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Madrugada numero 73 - Associazione Macondo

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esodi<<br />

di Mario Bertin<br />

Violenza e poesia<br />

Il “taoismo noir” di Takeshi Kitano<br />

20<br />

Takeshi Kitano è uno dei grandi registi cult del cinema internazionale. La sua<br />

popolarità in Giappone non conosce uguali. Nel campo dello spettacolo si può<br />

dire che abbia fatto di tutto: attore e regista di film e di fiction televisive, cronista<br />

sportivo, conduttore di giochi a premi, di programmi educativi, di talk-show,<br />

opinionista di quotidiani e settimanali, romanziere e poeta. Protagonista quasi<br />

sempre dei suoi stessi film, ha creato il genere della “buffoneria tragica”, in cui<br />

coniuga come pochi violenza estrema e poesia. Le sue storie, pullulanti di yakuza<br />

e poliziotti, esplorano, in uno stile travolgente, la realtà criminale ed esplodono<br />

in una violenza ai limiti del credibile che rasenta la parodia e il clownesco.<br />

Nel 2005 Kitano ha presentato al Festival del cinema di Venezia il film Takeshis’,<br />

in cui mette in scena una parodia feroce di tutti i suoi lavori e si prende<br />

gioco delle critiche (positive) scritte su di lui. Un film che è, per citare Paolo<br />

Balmas, “una pernacchia globale agli spettatori del cosiddetto cinema d’autore di<br />

cui lo stesso Kitano farebbe parte”. Tutto in Takeshis’ viene bollato di non-senso.<br />

Unico suo film a non essere desacralizzato è Dolls (Bambole, Burattini), un film<br />

straordinario, entrato ormai a pieno titolo nella storia del grande cinema, che<br />

ha per tema l’amore impossibile.<br />

Amore ed espiazione<br />

Dolls è l’intreccio di tre storie d’amore, che finiscono tutte tragicamente. La<br />

principale, che funziona anche da collante delle altre due, narra del legame<br />

tra due giovani di condizioni sociali modeste che si spezza perché lui, una<br />

cenerentola al maschile, si innamora della figlia del suo datore di lavoro. Abbandonata,<br />

lei tenta il suicidio. Viene salvata, ma perde la ragione. Lui lo viene<br />

a sapere soltanto poche ore prima del matrimonio. Ne rimane sconvolto. È così<br />

importante il successo? si chiede. Pianta tutto e scappa. Ritrova la sua prima<br />

fidanzata in un ospedale psichiatrico, ma non viene riconosciuto. Non è più<br />

che una bellissima rossa farfalla morta. Scappano. Regredita allo stato infantile,<br />

lei lo segue come un automa. Diventano due vagabondi legati insieme da una<br />

lunga corda. Camminano uniti, ma estranei l’una all’altro, in un interminabile<br />

pellegrinaggio espiatorio, dentro un paesaggio sconvolgente che varia con il<br />

variare delle quattro stagioni, che segnano la durata del racconto. Una marcia<br />

muta ed estenuante li riporta al luogo dove avevano celebrato il loro fidanzamento.<br />

Il luogo dell’inizio. È la scintilla che risveglia in lei la coscienza. Gli sorride<br />

alla fine e scoppiano in un pianto liberatore. Ma sono costretti a riprendere la<br />

strada perché cacciati dal locale in cui avevano trovato rifugio. Camminano lesti,<br />

adesso, tra colline invase dalla neve. Non sanno che la loro sorte si compirà di<br />

lì a poco, quando saranno vittime di un incidente mortale. L’amore, non colto<br />

all’inizio, non può essere ricostruito. Quando i due protagonisti lo stanno per<br />

riafferrare, muoiono. Il loro destino è più forte di qualsiasi espiazione. Ma è<br />

possibile un qualsiasi amore?<br />

Amore e successo<br />

Protagonista della seconda storia è un anziano yakuza. Nella vita ha ottenuto<br />

tutto quello che ha voluto con l’uso spietato della forza. Ha ucciso per interesse<br />

anche il fratello. Fattosi vecchio e potente, capisce che è venuto il momento

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