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MADRUGADA - Associazione Macondo

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<strong>MADRUGADA</strong>45anno 12marzo 2002rivista trimestrale dell'associazioneper l'incontro e la comunicazione tra i popoli


SOMMARIO3 controluceL’olimpiade delle religioni ovverola lezione della tolleranzala redazione4 controcorrenteSbarco a Porto Alegre do Brasildi Giuseppe Stoppiglia7 dentro il guscioFondamentalismo, anche cristianodi Paolo Naso9 leggenda e realtàIl naso nero del buddhadi Roberto Berton11 crisi e paureFondamentalismo islamicodi Adel Jabbar13 religione e politicaTra fondamentalismo e democraziadi Fabio Ciaramelli15 l’osservatorioLa globalizzazioneaccresce il benessere?a cura del Gruppo di Lugano19 un libroAttraversare il desertodalla prefazione di Francesco Monini21 itinerariPorto Alegre:un altro mondo è possibiledi Egidio Cardini23 scambio relazionaleLa sollecitudine per l’altrodi Michel e Colette Collard-Gambiez26 lettereSerbare nel cuoredi Ivo Lizzola28 notizie<strong>Macondo</strong> e dintornidi Gaetano Farinelli31 redazionaleAmori e predoneriedi Jean-Noël SchifanoHanno scritto fino ad oggi su Madrugada:Alberton Diego, Allievi Stefano, Alunni Istituto Alberghiero Abano Terme, Alves Dos Santos Valdira,Amado Jorge, Amoroso Bruno, Anonimo peruviano, Anonimo, Antonello Ortensio, AntoniazziSandro, Arveda Gianfranco, B.D., Balasuriya Tissa, Battistini Piero, Bayuku Peter Konteh,Benacchio Stefano, Benedetto da Sillico, Bertin Mario, Bertizzolo Valeria, Berton Roberto, BianchinSaul, Bonfanti Vittorio, Bordignon Alberto, Borsetti Corrado, Boschetto Benito, Boselli Ilaria,Braido Jayr, Brighi Cecilia, Brunetta Mariangela, Callegaro Fulvia, Camparmò Armida, CardiniEgidio, Casagrande Maurizio, Castegnaro Alessandro, Castellan Gianni, Cavadi Augusto,Cavaglion Alberto, Cavalieri Giuseppe, Cavalieri Massimo, Ceccato Pierina, Cescon Renato,Chierici Maurizio, Ciaramelli Fabio, Colagrossi Roberto, Collard-Gambiez Michel e Colette,Colli Carlo, Corradini Luca, Correia Nelma, Cortese Antonio, Crimi Marco, Crosta Mario, CrostiMassimo, Cucchini Chiara, Dalla Gassa Marcello, Dantas Socorro, De Benedetti Paolo, DeLourdes Almeida Leal Fernanda, De Marchi Alessandro, De Silva Denisia, De Vidi Arnaldo, DeganelloSara, Del Gaudio Michele, Della Queva Bruno, Demarchi Enzo, Di Felice Massimo, DiSante Carmine, Di Sapio Anna, Dos Santos Isabel Aparecida, Eunice Fatima, Eusebi Gigi, FabianiBarbara, Fantini Francesco, Farinelli Gaetano, Ferreira Maria Nazareth, Figueredo AiltonJosé, Fiorese Pier Egidio, Fogli Luigi, Fongaro Claudio e Lorenza, Furlan Loretta, Gaiani Alberto,Galieni Stefano, Gandini Andrea, Garbagnoli Viviana, Garcia Marco Aurelio, Gasparini Giovanni,Gattoni Mara, Gianesin Roberta, Giorgioni Luigi, Gomez de Souza Luiz Alberto, GrandeIvo, Grande Valentina, Gravier Olivier, Grisi Velôso Thelma Maria, Gruppo di Lugano, GuglielminiAdriano, Gurisatti Paolo, Hoyet Marie-José, Jabbar Adel, Lazzaretto Marco, LazzarettoMonica, Lazzarin Antonino, Lazzarini Mora Mosé, Lima Paulo, Liming Song, Lizzola Ivo, LupiMichela, Manghi Bruno, Marchesin Maurizio, Marchi Giuseppe e Giliana, Margini Luigia,Marini Daniele, Masina Ettore, Masserdotti Franco, Mastropaolo Alfio, Matti Giacomo, MedeirosJ.S. Salvino, Mendoza Kuauhkoatl Miguel Angel, Menghi Alberto, Mianzoukouta Albert, MiguelPedro Francisco, Milan Mariangela, Milani Annalisa, Miola Carmelo, Monini Francesco,Monini Giovanni, Montevecchi Silvia, Morelli Pippo, Morgagni Enzo, Mosconi Luis, MuradorPiera, Naso Paolo, Ortu Maurizio, P.R., Pagos Michele, Parenti Fabio Massimo, Pase Andrea, PedrazziniChiara, Pedrazzini Gianni, Pegoraro Tiziano, Pellegrino Mauro, Peruzzo Dilvo, PeruzzoKrohling Janaina, Petrella Riccardo, Peyretti Enrico, Peyrot Bruna, Pinhas Yarona, Pinto LúcioFlávio, Plastotecnica S.p.A., Ramaro Gianni, Ramos Valdecir Estacio, Realdi Giovanni, RibaniValeria, Ripamonti Ennio, Rossetto Giorgio, Rossi Achille, Ruffato Monica, Ruiz Samuel,Sansone Angelica, Santacà Antonella, Santarelli Elvezio, Santiago Jorge, Santori Cristiano, SartoriMichele, Sbai Zhor, Scotton Giuseppe, Sella Adriano, Sena Edilberto, Serato Stefano, SimoneschiGiovanni, Sonda Diego Baldo, Spinelli Sandro, Stanzione Gabriella, Stoppiglia Giuseppe,Stoppiglia Maria, Stradi Paola, Tanzarella Sergio, Tessari Leonida, Tomasin Paolo, TonucciPaolo, Tosi Giuseppe, Touadi Jean Leonard, Trevisan Renato, Turcotte François, Turrini Enrico,Vulterini Stefania, Zanetti Lorenzo, Zaniol Angelo, Zanovello Ivano.<strong>MADRUGADA</strong>45anno 12marzo 2002direttore editorialeGiuseppe Stoppigliadirettore responsabileFrancesco Moninicomitato di redazioneStefano BenacchioGaetano FarinellicollaboratoriMario BertinCorrado BorsettiEnzo DemarchiEttore MasinaAndrea Paseprogetto graficoAndrea BordinstampaLaboratorio Grafico BSTRomano d’Ezzelino (Vi)Stampato in 3.000 copieChiuso in tipografia il 28 febbraio 2002copertinaversi da un detto africanoimmaginitavole di Ugo AttardiVia Romanelle, 12336020 Pove del Grappa / Vitelefono 0424 80.84.07fax 0424 80.81.91c/c postale 12794368c/c bancario 65869veneto banca (abi 05418 - cab 60260)http://www.macondo.itE-mail: posta@macondo.itRegistrazione del Tribunale di Bassano n. 4889 del 19.12.90La redazione si riserva di modificare e abbreviare i testi originali.Studi, servizi e articoli di “Madrugada” possono essere riprodotti,purché ne siano citati la fonte e l’autore.


c o n t r o l u c eL’olimpiade delle religioniovverola lezione della tolleranzaScorrendo le pagine di MadrugadaLettore, lettrice,nel bel mezzo della rivista troverete un insertodi quattro facciate La globalizzazione accresceil benessere?, di Cristiano Santori e Fabio MassimoParenti, dell’osservatorio sulla globalizzazione,frutto della collaborazione tra <strong>Macondo</strong>e il Gruppo di Lugano. Puoi staccarlo,farne un aereo di carta, ma è cosa sospetta edunque inseriscilo in cartella in attesa dei prossiminumeri.Mi è caduta la penna per terra e butto l’occhiosui fogli accartocciati nel cestino; vi trovo un titolosovrastante: Fondamentalismo. Mi preoccupoche non sia uno stralcio di indagine americana,sottratto ai servizi segreti. Per questo decidodi pubblicarli, alla ricerca del proprietario.Mi sono inginocchiato e sciolgo i fogli accartocciatie strisciati. La pista porta in America;scrive dei primi radicalismi religiosi dellechiese evangeliche. Seguono poi i radicalismicattolici attuali, quelli aperti e quelli chiusi;conclude Paolo Naso, sul Fondamentalismo,anche cristiano conl’olimpiade delle religioni. Niente,dunque.A questo punto raccolgo il secondofoglio che recita: Dopo ifatti dell’11 settembre…, forse cisiamo, ma poi continua parlandodi conflitto tra modernità e lagamma dei vari fondamentalismi;in calce il nome dell’autore: FabioCiaramelli, che scrive Tra fondamentalismoe democrazia, valea dire della lotta e scontro trale due parti.Mi fanno male le ginocchia,faccio per alzarmi; ma mi colpisceil nome che firma la terza carta:Adel Jabbar, chiaramente unnome arabo. Questa carta scotta.Mi colpisce il sottotitolo: Interrogativiche forse richiama gli interrogatoridell’inchiesta; ma poimi accorgo che il fascicolo, chetitola Fondamentalismo islamico,è solo un’analisi sociologica percapire la ricerca di identità delleterre di periferia e delle societàislamiche.Mi guardava con meraviglia 1972Continuo a scartocciare e mi par proprio diaver trovato un bandolo del giallo e dell’inchiesta.Ma dov’è il terrorismo, o meglio dovesono i terroristi? si chiede l’autore Roberto Bertondi Marghera; e afferma che è pericoloso cercarlonelle lettere cubitali, se poi non lo cerchie non lo scopri tra le righe e le rughe del nostroonesto ben stare. Qualcuno dirà: ma perché cerchila pagliuzza, che hai davanti la trave? Forseperché nei gialli non bisogna lasciarsi convinceredalle soluzioni facili.Questo giallo mi ha portato lontano e trascinatovicino; ho perso i connotati e mi trovo oraa remare nel controcorrente, che GiuseppeStoppiglia ha firmato al rientro da Porto Alegre.Il sottotitolo suona: Una generazione si mette ingioco, in una battaglia che non sarà solo politica,ma anche culturale.Galleggia sull’onda un faldone di aforismi;non me ne abbia il vecchio Leibniz, a suo tempoattaccato da Voltaire: ci leggo che questonon è proprio il mondo migliorepossibile. E infatti Un altro mondoè possibile: si è aperto conquesta voce il secondo ForumMondiale a Porto Alegre del Brasile,di cui riferisce Egidio Cardinial suo rientro dalla vittoria delsamba della Mangueira, nel carnevaledi Rio de Janeiro.Finalmente attracco e raccolgouna carta scritta in francese di Michele Colette. Me la traduce EnzoDemarchi: è un dialogo condottone La sollecitudine per l’altro,abbandonato da tutti, e disorientatoa sé medesimo.Segue poi la storia piccola deldiario minimo di Francesco Monini.<strong>Macondo</strong> e dintorni si contorcenello spasimo della sua curiositàinappagata.Cerco tra le immagini del maestroUgo Attardi le tracce dell’enigma;mi accompagna la didascaliacritica di Jean-Noël Schifano.La redazione3


c o n t r o c o r r e n t eSbarco a Porto Alegre do BrasilUna generazione si mette in giocodi Giuseppe Stoppiglia«Non dire mai che sei arrivato:sei ovunque un viaggiatorein transito».[E. Jabes]«… e se credete orache tutto sia come primaperché avete votato ancorala sicurezza, la disciplina,convinti di allontanarela paura di cambiare…Verremo ancora alle vostre portee grideremo ancora più forteper quanto voi vi crediate assolti,siete per sempre coinvolti».[Fabrizio De André]Un giorno, sotto NataleErano i giorni dei mercatini di Natale,delle bancarelle colme di superfluitàfestose, di fantasiosi regaletti perl’albero di rito. La gente sciamava allaricerca di idee, di stimoli per gli acquisti;e dove si accodava ad una fila,state certi, c’era una degustazionegratuita di prodotti regionali, soprattuttodolciumi.Sul tavolo c’era solo una tazza dacaffè, vuota. Una donna ci poggiò latesta, senza che nessuno mostrasse difarci caso. Il locale era tranquillo, accogliente,frequentato in prevalenzada signore attempate. Passai accantoall’anziana cliente e la salutai con unsorriso: lei volse il capo sorridendo asua volta, in silenzio, mentre un’inservienteaccorreva a dirle bruscamenteche no, lì non poteva restare.Fu allora che notai, oltre il viso dolcee dimesso ed i capelli incolti, le saccheda clochard poggiate in terra: e ipiedi, i piedi nudi tra stracci di calzelacere, nelle ciabatte sbrindellate.Una vecchia algerinaindesiderataCapii al volo che non mi avrebberoconsentito di invitarla a sostare conme nel locale, frequentato da clientelaelegante e ben messa: un piccololocale decoroso, troppo rispettabileper ammettere e tollerare la presenzaindecente dei poveracci.Prima che la vecchietta si alzasse,umiliata e mite, mi avvicinai svelto:«Posso offrirle qualcosa?» e le porsidiscretamente un po’ di denaro. «Sonoalgerina – mi disse illuminandosi,in un buon francese di persona beneeducata – ma conosco molto bene l’Italia».E si avviò verso la strada pienadi gente. «Grazie, grazie tante!».Come avevo potuto lasciarla andarecosì, tutta sola, stremata, trascinandosiai margini dell’opulenza feroce,della bulimica orgia consumisticadi massa, invece di portarla conme a passare almeno le feste in unacasa calda? Non si festeggia forse unbimbo nato in una stalla, povero tra ipoveri, per rovesciare i valori delmondo? Dio mio, dove sarà andata,esposta ai rigori dell’inverno? Chevergogna per me, per noi, per questanostra folle economia, per questa disgustosasocietà del benessere e dell’indifferenza.Porto Alegre: voglia di vivereQuest’anno sono andato a Porto Alegre.Avevo bisogno di sapere, di conoscere,di ascoltare, di incontraregente. Ero convinto che i giovani, tanti,arrivati nella capitale dello stato piùmeridionale del Brasile, Rio Grandedo Sul, portavano dentro di sé un disagioprofondo per l’assenza di futuroe di senso della società in cui viviamo,insieme ad una ricerca disperatadi allegria e di condivisione disentimenti ed emozioni.È stato effettivamente un avvenimentomaestoso, un evento straordinariodi forza, di energia, di tenerezzae di partecipazione. Il clima che sirespirava era sano, libero, ma soprattuttofestoso, anche perché quandouna generazione si mette in gioco siproduce qualcosa di profondo nel tessutodella società.Ho colto, però, in maniera sottile equasi misteriosa, che molte delle paroleche i giovani gridavano non eranonate dentro le loro esperienze e laloro vita quotidiana, ma erano abilmenteseminate dagli “intellettuali” diturno, che continuavano a fantasticaredi improvvisi e persino miracolosiribaltamenti della situazione attuale.Personalmente sono convinto chenessun cambiamento e nessuna rivoluzionepossa essere fatta in nome e4


c o n t r o c o r r e n t eper conto dei poveri della Terra e magaricon strumenti come la Tobin taxo la detassazione dell’1% alle imprese,che non toccano minimamente ilfatto del perché, del come e dove produrrericchezza.Una rivoluzione nascedal rifiuto a delegareInnanzitutto, le rivoluzioni storichesono sempre state fatte in nome proprio,giacché il riscatto di un popoloo di una generazione comincia propriodal rifiuto di delegare ad altri ilcompito di definire i propri bisogni edi far valere i propri diritti.In secondo luogo, ogni strategia diriscatto implica una progettazione positivae quindi un’organizzazione delfuturo assetto dei poteri che si vuolerealizzare, e non già una pura negazionedistruttiva ed istantanea di ciòa cui ci si intende opporre.In terzo luogo, trovo sorprendenteche si combatta in nome di popolazioniassenti e lontane, quando nelproprio paese, nel proprio contestoculturale e territoriale, ci sono aree didegrado e di marginalizzazione gravie per certi versi molto inquietanti.Non mi ha mai entusiasmato questovolontariato lombardo-veneto, tantoesaltato, che non riesce a contrapporsie a combattere comportamentie strutture razziste, xenofobe e ideologicamentesettarie, che scorazzanoimpunemente nel suo territorio.Un movimento verosi radica nella realtàVorrei sottolineare come ogni movimentoche tende a mutamenti significatividello stato di cose esistenti devenecessariamente radicarsi in unarealtà effettiva e rappresentare nellasua pratica un’idea della collettività edel bene comune che è il contrariodel puro aggregarsi in moltitudini disingolarità separate da ogni stabile legamecon il contesto.A tale riguardo mi è stata rivelatricee chiara l’esperienza bellissima cheho vissuto avvicinando il movimentoSem terra in Brasile ed il movimentozapatista in Chiapas (Messico). Ho incontratopersone completamente spogliatedi tutto riscoprire la propria dignità,ritrovare se stesse attraverso ilcontatto con la terra e la comunionecon gli altri. Perché scoperta della terra?Una terra che noi abbiamo avvelenato,distrutto, ucciso, per amoredel denaro e dell’accumulazione,vendendola al miglior offerente e perdendocosì completamente la relazioneterra-vita, ebbene i Sem terra egli zapatisti la riscoprono e la redimonodalla speculazione di cui è diventataoggetto e per la quale chi hai soldi può comprare tutta la terra chevuole, anche se in gioco ci sono dellevite umane. Ritornando alla terra,riscoprono un valore che si era perdutoe si redimono di un delitto cheVidi un cavaliere 19615


c o n t r o c o r r e n t ela nostra società sta compiendo: la distruzionedella terra, prima fonte dellavita.La comunione con gli altri non è altroche la costruzione dell’incontro frale mani e l’intelligenza, per cui non èpiù possibile usare l’intelligenzaastrattamente, voltando le spalle aigrandi bisogni e alle grandi sofferenzedell’uomo.C’è una risposta alla guerrache si veste di giustizia?L’attuale clima, orrendo, di guerra,eletta a regime, tutrice del sistemamondiale dell’iniquità, vestita con ipanni della giustizia definitiva, celebratada un’informazione senza cuore,che illustra la guerra e non la giudica,ebbene un tale clima sembra fattoper produrre un ritorno spaventosodi fiducia nella violenza a servizio delbisogno insopprimibile di giustizia.La violenza non porta mai giustizia,ma accresce l’ingiustizia.Ci sono tracce per la speranza? Sì!,nei fermenti scarsi del corpo vivo dellasocietà civile. Li abbiamo visti aGenova, Assisi, Porto Alegre ed in tantealtre parti del mondo. Sui punti essenzialidella giustizia economica,della democrazia politica e della pace,l’umanità non si rassegna. Daglianarchici alle suore, dai settantenni aiquindicenni, c’è una reale coscienzain movimento.Questo moto non è anti-global, nomignolodato da un giornalismo chenon vuol capire la realtà. È, invece, unmovimento di autentica globalizzazione,cioè di unificazione umana deipopoli nell’uguaglianza dei diritti.I frutti di un sistemacinico e cieco:l’Argentina, ad esempioIl sistema, però, è cieco e non solo inAmerica Latina, in Asia o in Africa.Che cosa sono mai le persone in carneed ossa? Per gli economisti più famosi,numeri. Per i banchieri più potenti,debitori. Per i tecnocrati più efficienti,fastidi. Per i politici di maggiorsuccesso, voti.Intanto si continua a dire che siamotutti uguali davanti alla legge. A qualelegge? A quella divina? Di fronte aquella terrena, l’uguaglianza si diversificain ogni momento ed in ogniLa osservava 1985luogo, perché il potere ha l’abitudinedi sedersi su uno dei piatti della bilanciadella giustizia. Infatti, è un sistemache ruba con una mano ciòche presta con l’altra. Le sue vittime,più pagano, più devono. Più ricevono,meno hanno. Più vendono, menoincassano. L’esempio più luminoso èl’Argentina.Secondo la celebre definizione diOscar Wilde, cinico è colui che conosceil prezzo di tutto e il valore diniente.Il cinismo, oggi, in Italia, si travesteda realismo, e così la democrazia perdeprestigio. Il problema, impersonatonel capo del governo attuale e nei suoidipendenti, credo sia chiaro a tutti chenon è soltanto politico e giuridico,quanto soprattutto antropologico.Non è la patologia di una persona,ma di un modo di vivere la nostraumanità. È il sintomo – tra il comico,il tragico e il grottesco – di una regressioneantropologica a stadi inferioridi evoluzione umana.Necessaria unabattaglia culturaleLa battaglia non è solo politica, maprincipalmente culturale e spirituale: diche cosa alimentiamo i nostri spiriti?Viene da pensare che l’intento deipolitici del Primo Mondo, del restosemplici rappresentanti formali deipadroni effettivi del mondo, è quelloche nel Primo Mondo la gente siaddormenti nel suo benessere e nonsi faccia prendere da sentimenti digiustizia globale perché, in questocaso, il mercato globale non potrebbefunzionare e la rivoluzione, semprein agguato nella storia finché ladistribuzione delle ricchezze è cosìdisuguale, potrebbe dissestare gliequilibri che gli uomini dal sorrisopieno di denti candidi hanno creatoper loro.Il prepotente vince se il popolo sovranonon capisce, non sa valutare,non gli toglie il consenso, se addiritturaammira la prepotenza. Il consensonumeroso è ottenuto più facilmentecol blandire il peggio della naturaumana. La politica crede di dirigereed invece segue. Segue la culturae la morale di una società. Chi davveroguida il cammino di un popolo,nella giustizia o nell’ingiustizia, è chiforma - con l’informazione, la cultura,l’educazione, l’esempio - l’ethosdi quel popolo. Sono i buoni o i cattivimaestri che, in definitiva, fanno lastoria. Parole ed esempi giusti non sonoaffatto inutili.Strategie del pensiero unicoIl pensiero unico neoliberista sta dimostrandola propria efficacia ovunqueesistano governi disposti a prenderlocome guida del proprio progettopolitico. Il cuore del problema è farein modo che il disagio imposto alleclassi medie resti ad un livello tollerabilee la loro protesta non si saldicon quella delle classi deboli, cosìche la violenza repressiva possa restarenell’ambito della correttezzademocratica.La scuola deve smettere di crearecoscienze critiche e teste pensanti,adoperarsi, viceversa, alla costruzionedi una società di imbecilli ben addestratialle loro funzioni lavorative.Abolire l’insegnamento come formazione,favorendo l’insegnamento comeaddestramento professionale. Nell’etàdella tecnica, infatti, dove tutti ilavori e le funzioni sono parcellizzati,una mansione professionale si imparain sei mesi, ma guai a pensare,guai a chiedersi un senso al propriofare, guai a ipotizzare un mondo diversoda quello esistente…La società, la cui politica può affermarsialla sola condizione di spegnerela cultura, diventerà certamente terribile.Il percorso è già avviato, anchein Italia, ma per raggiungere il suoscopo ha assolutamente bisogno dellapassività e del concorso degli insegnantie degli educatori.Pove del Grappa, febbraio 2002Giuseppe Stoppiglia6


d e n t r o i 1 g u s c i oFondamentalismo, anche cristianoL’olimpiade delle religionidi Paolo NasoIl triste destinodi una parolaIl termine fondamentalismo è oggi impronunciabile:rimanda, infatti, a logichedi terrore, di violenza, di fanatismo.È un destino triste per un terminesorto negli anni ’20 dello scorsosecolo nell’ambito delle chieseevangeliche americane: con esso sivoleva designare una corrente teologicache si richiamava ad alcune veritàfondamentali espressamente contenutenella Bibbia.La prima, grande polemica dei fondamentalistievangelici americani fu,ad esempio, contro le teorie evoluzionistedi Darwin che finivano pernegare la “verità” biblica della creazionenarrata nel libro della Genesi.Questo pensavano negli anni ’20 equesto pensano ancora oggi i loro nipotiche recentemente, in quattro statidell’Unione, sono riusciti ad escluderele teorie evoluzioniste dai programmiscolastici. Si trattava, insomma,di un fenomeno controverso sottoil profilo teologico, ma assolutamentemite, socialmente innocuo.Ma è sotto gli occhi di tutti il fattoche il radicalismo religioso di matricecristiana degli ultimi decenni - oneofondamentalismo come qualcunopreferisce definirlo - ha altre caratteristiche.È politico, si è detto; inoltreha una sua specifica identità culturalee spirituale che si radica nel richiamoa un fatto storico, ad un mito,ad una età dell’oro che occorre far rivivere;ma soprattutto, il fondamentalismoreligioso è militante e rimandaad un’azione organizzata, a volteaddirittura di tipo paramilitare: si pensiagli attentati contro le cliniche chepraticano l’aborto o ai deliri razzistidi alcuni gruppi, sempre negli Usa,della cosiddetta “Christian Identity”,una rete di cellule armate che pretendonodi richiamarsi ai valori tradizionalidella società americana.I mille rivoli delfondamentalismoIl caso di studio più interessante delfondamentalismo cristiano è pertantocostituito dagli Stati Uniti, dove il vecchiofenomeno di quasi un secolo fasi è trasformato in un fiume che si gettain mare in mille rivoli, separati e distintigli uni dagli altri. Alcuni continuanoa caratterizzarsi per il forte richiamoal letteralismo biblico: pensiamoa tante chiese di matrice pentecostale,a predicatori come BillyGraham, a personalità profondamentedemocratiche come l’ex presidenteJimmy Carter. Altri, al contrario,hanno acquisito connotati espressamentepolitici, fino a diventare un veroe proprio soggetto che ricorrentementesi candida a condizionare ilquadro istituzionale del paese.Negli anni Moral Majority, ChristianCoalition, Promise Keepers sono statesolo alcune delle principali organizzazionidi questo mondo variegato edarticolato. La loro piattaforma comuneè abbastanza chiara: assolutizzarela radice cristiana dell’America, promuovereuna legislazione che la sostengaad esempio imponendo la preghieraobbligatoria nelle scuole, bandendola legge sull’aborto, cancellandole misure a favore delle ragazzimadri e così via.L’assalto al partito repubblicanoIn varie occasioni i fondamentalistidella destra cristiana hanno dato l’assaltoal partito repubblicano, con risultatisin qui decisamente deludenti.Dopo gli anni d’oro di Ronald Reaganche li ascoltava con attenzione e rispetto,né Bush padre, né il figlio, négli altri candidati del partito alla CasaBianca hanno avuto particolare stimaper questi estremisti di Dio. Alcontrario, la piattaforma repubblica-7


d e n t r o i 1 g u s c i ona con cui Bush ha vinto le elezioni,«per un conservatorismo compassionevole»,segna una grande distanzadai radicalismi politici e teologici delladestra cristiana di matrice fondamentalista.Esiste un fondamentalismocattolico?Parlando di fondamentalismo cristiano,sorge naturale una domanda: assuntoche il termine è nato e si è sviluppatoin casa protestante, esiste unfondamentalismo cattolico? La rispostaè articolata: no in senso tecnico,sì in una prospettiva politica e culturale.Mi spiego. Se alla sua origine ilfondamentalismo fu una corrente teologicadi recupero dei fondamenti biblicidella fede cristiana, è comprensibileche il fenomeno abbia una specificanatura protestante. È nelle chiesenate dalla Riforma, infatti, che lacentralità della Bibbia suona da semprecome valore fondante e irrinunciabile:non così nella tradizione cattolicache solo dopo il Concilio VaticanoII ha valorizzato il rapporto conil testo sacro. In questo senso, il fondamentalismoè più protestante checattolico.Ma se si guarda alla deriva politicae culturale del fondamentalismo, alloracredo si possa affermare che è unfenomeno anche cattolico. L’idea diuna “società cristiana”, costruita attornoai valori specifici di una tradizionedi fede, affermata anche sotto ilprofilo giuridico, ricorre con forza anchenella tradizione cattolica; vieneda dire, oggi soprattutto nella tradizionecattolica. Così come, peraltro,in quella ortodossa.Il fondamentalismo, insomma, èuna tentazione ecumenica che affliggele diverse comunità di fede.Sarà fondamentalista il Terzo millenniodella fede cristiana? Probabilmentesì, nel senso della ricerca diuna fede viva e impegnativa: non è uncaso che, sia in ambito cattolico cheevangelico, i movimenti di natura carismaticache pongono al centro dellaloro vita lo studio e l’amore per laBibbia, sono quelli che fanno registrarela crescita più significativa, soprattuttoin Africa e in America latina;probabilmente no nella prospettiva diuna affermazione politica e culturale.Una visione settaria ed esclusiva dellafede è incompatibile con societàsempre più pluraliste e articolate comele nostre.Una parabola per vedere oltreEra sola 1958Lo racconta con efficacia e con grazialetteraria Shafique Keshavjee, inun romanzo intitolato Il re, il saggio,il buffone, edito da Einaudi. È la storiadi un re che, di fronte alla crisimorale del suo regno, decise di indireun’olimpiade delle religioni per verificarequale fosse la migliore, quellapiù efficace e funzionale. I rappresentantidelle varie comunità di fedesi cimentarono dunque nelle varieprove con risultati alterni che nonsembravano convincere nessuno. Finchéil Saggio, che nel corso dellacompetizione continuava a sognareun ago e delle forbici, non ebbe unavisione: «Slegare e collegare, unificazionee differenziazione, attaccamento,morte e resurrezione, è questoil dinamismo dello Spirito… Dioè sempre più grande della nostra ideadi Dio e la realtà è più complessa dellanostra esperienza della realtà».Il Re, a sua volta, ebbe una intuizionee si rese conto di non potere assegnarenessuna medaglia d’oro:quello era un compito che spettava aDio soltanto. Egli, più modestamente,decise che dopo quattro anni, allaprossima olimpiade, avrebbe premiatocon una medaglia d’argento quellareligione che si fosse prodigata percomprendere e servire i fedeli delle altre,quella che insomma avesse saputoabbandonare tentazioni esclusiviste,aggressive e fondamentaliste. Ecosì fece.Paolo NasoRivista Confronti, Roma8


l e g g e n d a e r e a l t àIl naso nero del buddhaLettere sul fondamentalismodi Roberto BertonLa venuta del messia e la nonnaIntervista allo scrittoreisraeliano Amos OzA Mantova, alla “Festa della letteratura”,lei ha raccontato la storia delMessia e di sua nonna. Qual è il significatodi questa storia?Quand’ero ragazzo mia nonna mispiegò in parole semplici la differenzatra ebrei e cristiani. Mi disse: Vedi,figlio mio. I cristiani credono che ilMessia sia già stato qui una volta eche ritornerà un giorno, mentre gliebrei credono che il Messia debba ancoraarrivare. Attorno a queste posizioni,continuava mia nonna, ci sonostati grandi problemi e molto scorrimentodi sangue. Perché non si puòsemplicemente aspettare e stare aguardare. Se il Messia, venendo, dirà«Salve! Benritrovati…», allora gli ebreidovranno fare i conti con questo, mase il Messia verrà e dirà: «Come state?È un piacere incontrarvi…», alloral’intera comunità cristiana dovràchiedere scusa agli ebrei… Ma fino aquel momento, diceva mia nonna, viviamoe lasciamo vivere…La lezione di questa storia, per me,è stata quella della tolleranza.Ma in Israele ora, lasciando stare gli“ortodossi”, nella popolazione c’èquesta attesa del Messia o essa è tentatadi morire?Comincio col rispondere che la condizionedell’attesa è la condizione essenzialedel credente ed è proprio lacondizione teologica essenziale, siaper i cristiani che per gli ebrei.[dalla trasmissione sul tema dell’AT-TESA, in Uomini e profeti, Radio 3,autunno 2001]Il buddha dal naso neroUna monaca che cercava l’Illuminazionefece una statua per il buddha ela ricoprì tutta di una lamina d’oro.Dovunque andasse, portava con séquesto buddha d’oro.Passarono gli anni e la monaca,sempre portandosi dietro il suobuddha, andò a vivere in un piccolotempio in un paese dove c’erano moltibuddha, ognuno col suo altare.La monaca voleva bruciare l’incensodavanti al suo buddha d’oro. Nongarbandole l’idea che il profumo deviasseverso gli altri buddha, si fabbricòuna specie di piccola canna fumariache avrebbe fatto salire il fumosoltanto alla sua statua. Così il nasodel buddha d’oro diventò nero, rendendoloparticolarmente brutto.(da 101 storie Zen, Adelphi 1973)FONDAMENTALISMO,TERRORISMO,GUERRA AL TERRORISMODalle maiuscole alle minuscoleL’«aspettare e nel frattempo…» dellanonna di Oz e il lasciare che il nostrofumo salga anche verso altri buddha,cosa vorrà dire?Nulla, se non cala la dolce e buonanebbia nella quale ci hanno avvoltole infinite notizie di questi anni e mesi.Quale? Se il fondamentalismo, ilterrorismo, la guerra ecc. sono lì, inquei termini drammatici alla fin finecinematografici, scompaiono da qui.L’assassino e il ladro del giornale pulisconoda assassinio cliniche privateo pubbliche e le banche. Essendoquindi così innocenti non resta che“pregare per la pace” come ad Assisi.Ma, con la nonna di Oz, il raccontozen e con la crudele idea di Socrateche si è cattivi “in proporzione”, sipuò capire come l’essenza di ciò chec’è nelle maiuscole, c’è tutta nelle minuscole.Ecco, anche con l’aiuto delGesù del Vangelo, non della TV, alcunitentativi di ricerca del terrorismo. Eciò che si vede, chiede responsabilità.9


l e g g e n d a e r e a l t àSe ai cosiddetti immigrati si dà soloun permesso di lavoro e non di soggiorno,quale paura e terrore si immettein loro davanti ai padroni, allecondizioni di lavoro, di ambiente, dilegalità?Se dei “terroristi africani” facesserosaltare le raffinerie o il petrolchimicodi Marghera, quante chiacchiere sullaferocia dei neri e su noi, cittadinidi Marghera, “vittime innocenti”. Eppurea Marghera si raffina anche il petrolionigeriano, rubato ai nigeriani dacompagnie anche italiane. Allora noisaremmo le vittime innocenti e loroterroristi e immigrati? Se non possonodisporre delle loro economie perchésono nostre, dove sono questi immigratie i loro debiti?E il furto dove sarà, nei colpi allebanche o anche nel fatto che migliaiadi italiani, in comuni, parrocchie,diocesi piene di preti e vescovi silenziosi,si arricchiscono vendendo a300mila lire al mese un letto o anchevendendo braccia alle fabbriche?Nell’alta provincia di Treviso, occupazionefin dal primo mattino dellepanchine, per non farle occupare ainegri e lì, vicino, il vescovo in visitaad una parrocchia che ha aperto ancheuna discoteca in oratorio, per“conquistare i giovani”. Pensare chenon solo una discoteca ma anche unachiesa possa rimanere aperta vicinaad una fabbrica di mine bambola, èuna dolce illusione. Come credereche la fede della città di Treviso sia rimastaindenne dopo che il suo sindacoè stato rieletto dopo aver fatto tagliarele solite panchine e aver additatogli immigrati come bersagli aicacciatori?L’essenza del fondamentalismo è, sidiceva, il mio incenso solo al miobuddha. Si può pensare che la difesadei nostri formaggi e delle nostre economieabbia un qualche senso, dacercare con attenzione, di onestà, madentro confini, tutti da trovare, di reciprocitàcon tutte le economie.I nostri buddha dal naso neroIl mio cane amore possiede una sua purezza 1970 (Mitobiografia)Ma molti sono i buddha neri in ambitidove invece si dovrebbe lasciareche il proprio incenso salga dove ilvento vuole. Esempi di buddha neri?L’occidente economico-cristiano hada sempre la mania evangelizzatrice.Tutti gli angoli della terra devono avereil nostro messaggio e le nostre CocaCola.Come mai Gesù (Mt 23,13)era dubbioso che tutto questo andarein giro fosse così puro? Non è che sianoi missionari che hanno bisogno dei“selvaggi” come la CocaCola che siabevuta anche dagli extraterrestri?Altro buddha nero. Molte belle paroledi universalità, ecc. Ma poi lastella polare è sempre “il mio buddha”:vogliamo soldi per le nostre scuole,gli insegnanti della nostra fede nellascuola pubblica che è statalista e sovietica.Poi (proposta della Moratti eprima di Amato) se il vescovo nonvuole più un insegnante, lo assumalo Stato...Vogliamo anche soldi pubblici per isantuari dei nostri buddha-neri, comeil prossimo santo Padre Pio.Ma il più grande buddha dal nasosporco è quello che ormai è dato comela salvezza del mondo, cioè il volontariato.Invano Gesù (Mt 6) indicaanche il vero volontariato (forse inesistente,dato che è tutto retribuito)come un agire egoistico. Tutti lavoranoinvece per mostrare la bontà delle“buone azioni”. Ecco allora lo spettacoloche merita anch’esso l’aggettivo“terrorista”. Non solo i beni dei nigerianiricordati, ma tutti i diritti universali(il lavoro, la casa, la salute, l’istruzione,l’informazione, la democrazia,ecc.) da beni universali cheuna giusta fiscalità deve assicurare atutti, entrano nel mercato diventandobeni a domanda individuale. L’agirebuono dei cittadini credenti e noncredenti dovrebbe essere quello di lavorareanche per questo bene comune.Invece viene dirottato verso lagiungla del volontariato, vero o fasulloe soprattutto verso il mercato delcristianesimo aziendale di CL e dell’aziendacristiana chiamata Compagniadelle Opere. Quando Gesù diventaun posto di lavoro non è belfondamentalismo? E gli argentieri diEfeso (Atti 19,23 ss) non sono esattamentei fenomeni di tutti i buddha nericome Padre Pio, le varie Madonne,S. Antonio ecc.?Lasciare che salgano gli incensi nostrial vero buddha è il lavorare per ilbene comune che forse mai vedremo,rileggere la storia delle lotte operaie,forse già dalla fine del ‘700, rileggerele lettere dei condannati a morte delleresistenze europee, cioè ricordare,per imitarle, tutte le persone che hannolavorato senza spesso vedere nullanella loro vita. Fede e Costituzione,indicava don Dossetti. Della Costituzioneai devoti grandi e piccoli deibuddha neri serve solo l’articolo 7, dovec’è la loro roba. E si può subito chiedereai devoti grandi, prima, che tolganodal catechismo la liceità dellapena di morte (2267) per togliere allepersone l’idea che sia un riguardoai finanziamenti dei cattolici americani,poi i cc. 2307-2317 sulla liceitàdella guerra giusta. Guerre di autodifesapossono essere necessarie ma sonosempre colpevoli e sotto il giudiziodi Dio, come insegnavano S. Weile D. Bonhoeffer. E poi, per rompere ilsilenzio terroristico che grava sull’Italia,devoti dei buddha neri, avendonoi una fede che ha necessariamenteun’etica cristiana, un’etica professionalee pubblica, denunciate per favorela immoralità di tutti i grandi e piccoliconflitti di interesse non risolti.Roberto Berton10


c r i s i e p a u r eFondamentalismo islamicoInterrogatividi Adel Jabbar«Se Dio avesse volutoavrebbe potuto fare di voiuna comunità unica.Ma Egli ha voluto mettervialla prova per mezzodel dono che vi ha fatto.Fate a gara nel compiere il bene.Un giorno ritornerete a Dio,e allora Egli vi illumineràsulla ragioneper cui siete diversi».[Corano, 5, 48]PremessaOggi il mondo è attraversato da rivendicazioniche investono l’identitàe anche le società islamiche lo sono.Da questo presupposto si può partireper sviluppare una breve riflessione,per cercare di collocare all’internodi una visione complessiva e dentroun percorso storico aspetti contiguiche altrimenti sembrerebbero caratterizzareesclusivamente il mondoislamico.Infatti, individuare nell’Islam la causadi prassi che vengono comunementedefinite come fondamentalismoo integralismo può essere insufficienteper comprendere quanto staavvenendo nelle società musulmane.Parliamo di società e non di istituzioniperché le entità statuali di quasi tuttoil mondo musulmano sono schieratecontro il fondamentalismo e l’integralismo.Le élite governanti si trovanosu posizioni che possiamo definiremoderniste.Distinzione tra Islam efanatismoQuali sono i termini in lingua arabache si riferiscono a movimenti fondamentalisti?La parola gulu è traducibile conestremismo, mentre possiamo tradur-Per amore 196511


c r i s i e p a u r ere ta’assub con fanatismo. Questi vocaboliindicano due percorsi che hannoattraversato tutta la storia dell’Islam,dalla nascita della prima comunitàmusulmana, al tempo del profetaMuhammed, quindi dall’anno622 dell’era gregoriana, al periododei quattro califfi ben guidati (chiamatoanche periodo repubblicano), finoa tutte le successive formazioniislamiche.Va tenuto presente che il gulu e ilta’assub hanno caratterizzato il pensieroe le pratiche di alcuni musulmaninonostante esistessero autoritàriconosciute rappresentative di questareligione: il Profeta stesso, oppurei califfi.Va anche sottolineato che il cosiddettointegralismo non si muove incontrapposizione ai non musulmani,ma costituisce una forma estremisticache ha caratterizzato la vita di alcunifedeli nel concepire la fede, nel praticarlae nell’imporre la propria versionead altri musulmani.Tuttavia è risaputo che l’Islam nonriconosce ad alcun individuo la facoltàdi giudicare la religiosità diqualsiasi altro individuo ed attribuiscel’esperienza della fede alla ricercasoggettiva. L’assenza di gerarchienell’Islam, infatti, implica una responsabilitàper l’individuo, che deveattingere direttamente dal Corano edalla tradizione gli elementi per intraprendereun percorso di ricercapersonale. Quindi, dal momento chela fede è vissuta come intenzione,non è plausibile che alcuni individuipossano giudicare le intenzioni altrui:l’unica autorità è quella di Dio onnipotente.Questo non ha comunqueimpedito che gulu e ta’assub fosseropresenti nel vissuto di alcuni musulmani.Qualora poi queste due tendenzevengono a coincidere con particolarimomenti storico-politici, possonodivenire terreno fertile per lacontestazione del potere costituito:ciò è avvenuto in diversi momentidella storia delle società islamiche.Pertanto, possiamo comprendere imovimenti di ispirazione islamicaconsiderandoli come:• prodotto dell’impoverimento delpensiero islamico, della dinamicità ecomplessità che ha caratterizzato soprattuttol’Islam medioevale;• risposta alla modernità impostadall’esterno, vissuta in termini di sopraffazione,di assoggettamento e disubalternità.La condizione perifericadelle società musulmaneIn altri termini, le società musulmaneoggi vengono a collocarsi in una condizioneperiferica sia rispetto al propriopensiero sia rispetto alle dinamichecaratterizzanti il modello di sviluppodominante. Pensare alla periferiadi una grande città ci dà l’idea diquali possono essere le implicazionisul vissuto, sull’esperienza, sulla dinamicadelle relazioni, sull’impossibilitàdi accedere ai centri decisionali.La periferia è qui intesa comeesproprio della centralità dell’individuo,e a volte anche della sua dignità.Oggi gulu e ta’assub vengono acoincidere con tale condizione periferica.Va aggiunto che il recuperodel passato si presenta sovente in terminimitologici-nostalgici, del tipo:«Quanto grande era la nostra gloriagrazie alla nostra fede!»; «Dall’abbandonodella fede ci è arrivato il castigodel vivere in condizioni di desolazionee di subalternità». Questopensiero non fa che accentuare il vissutoperiferico, la rottura e la crisi diidentità dell’individuo e della collettivitàmusulmana.Movimenti settaPertanto, oggi l’agire di alcuni movimentipolitici di ispirazione islamicaè dettato dal tentativo di uscire da talesituazione periferica e dalla frattura.È un reagire, più che un agire, perchéspesso mancano elementi indispensabiliper elaborare e per costruireun progetto di emancipazionepolitica, sociale, economica e culturale.In effetti, alcuni di questi movimentisi avvicinano più alla formadella setta mistica-millenaristica, incuranticome sono di sviluppare unlinguaggio comprensibile alle masse,di estendere la propria popolarità e dimisurarsi in termini concreti.Movimenti pluralistiEsiste anche un altro filone di ispirazioneislamica, non caratterizzato daestremismo o fanatismo, ma non possiamonegare che sia presente in essola ricerca ostinata di un ripristino e diuna riparazione identitaria, capace diricollocare l’individuo musulmano inun mondo in trasformazione. In questoripristino, il modello ideale è rappresentatodalla comunità musulmanadella Medina, fondata dal profetaMuhammed, che nella propria costituzioneera plurale, dato che non vifacevano parte soltanto musulmani,ma anche altri gruppi e altri credo. Inquesta ottica la proiezione di una comunitàislamica non dovrebbe prescindereda una visione pluralista,non trattandosi di una identità esclusiva.Tale caratteristica di pluralità hacaratterizzato la prima comunità islamicama è perdurata anche in fasisuccessive.Il fondamentalismo non nascesolo da esperienze religioseConcludendo è bene ricordare cheoggi i fondamentalismi sono di varianatura. Anche se spesso vengono attribuitisoltanto ad alcune esperienzereligiose, possiamo rintracciarli anchein ambiti non religiosi. Si tratta di visioniassolutistiche che attraversanoanche il pensiero laico come ancheuna certa visione economicistica.Per leggere i movimenti politici diispirazione islamica, caratterizzati dagulu e ta’assub, è necessario collocarliin un periodo storico come quelloattuale. Ad esempio la modernità,arrivata per via coloniale, attraversocaste cresciute all’ombra delle potenzecoloniali, ha tradito l’attesa di democrazia.Quindi chiamare in causai movimenti estremistici, al-Gulat, puòessere pertinente solo in parte, poichégli ostacoli allo sviluppo democraticoin molti paesi musulmani hanno origineanche altrove.Forse oggi, di fronte all’empasse incui si trovano molte società musulmane- e non solo - è necessario interrogarsisu quale partecipazione siapossibile oggi nella vita pubblica e soprattuttosulla ricerca di un altro modellodi sviluppo che possa permetteregiustizia, dignità, libertà e sicurezzaper tutti.Questa è la sfida che dovrebbe accomunaretutti i cittadini del mondoe dunque affrontare i temi dei fondamentalismisignifica interrogarsi suquestioni di rilevanza globale.Adel Jabbarsociologo dei processimigratori e interculturali,Università Ca’ Foscari,Venezia12


e l i g i o n e e p o l i t i c aTra fondamentalismo e democraziaPer una riflessione criticadi Fabio CiaramelliUna premessaDopo i fatti dell’11 settembre, inutilenegarlo, si parla di fondamentalismo,ma si pensa all’islam, o se non proprioa tutto l’islam, almeno al radicalismoislamico (Bruno Etienne, L’islamismoradicale, Rizzoli 1988). E si dimenticache il fondamentalismo nascestoricamente nel mondo protestantestatunitense alla fine dell’Ottocento,e che poi si diffonde a macchiad’olio, tanto che non ne risultano immuniné l’ebraismo né il cattolicesimo,come mostrano ad abundantiamEnzo Pace e Renzo Guolo (I fondamentalismi,Laterza 1998).Dietro le loro differenze - favoritedalla grande plasticità della forma mentisfondamentalista, che si adatta allepiù diverse situazioni - c’è un minimocomun denominatore, ed è la centralitàdel nesso tra religione e politica.La società viene concepita come unatotalità di credenti raccolti da un pattosacro e indissolubile intorno a valoriirrinunciabili. Questi ultimi, poi,non sono ovviamente il frutto di scoperteumane più o meno antiche, mahanno un’origine divina.Ciò che accomuna i movimenti fondamentalistiè esattamente la convinzioneo la pretesa di possedere il monopoliodella verità integrale dell’esistenzae della storia umane, dalla qualediscendono regole ferree da realizzaresia nella vita privata sia nella vitapubblica. Il che mette immediatamentei movimenti fondamentalisti inrotta di collisione con la secolarizzazionedelle società moderne.Modernità e scomparsadel fondamento1973 (Cinque canti)L’avvento della modernità aveva datolibero corso alle contraddizioni generatedalla scomparsa d’un fondamentoevidente dell’ordine sociale,tale da renderlo intoccabile e immodificabile.Ciò ha comportato il rischiod’occultamento del principio politicodella società, che sembrava sempre13


l ’ o s s e r v a t o r i o · n u m e r o u n oLa globalizzazioneaccresce il benessere?Presentazione del progettoa cura del Gruppo di LuganoLa creazione di un Osservatorio sulla globalizzazione e sulle alternative è una scelta nata dalla collaborazionefra i membri del Gruppo di Lugano, tra cui vi è l’associazione <strong>Macondo</strong>, che è uno dei fondatori del Gruppo.La ragione principale di questa iniziativa è quella di dotarsi di un centro informativo che diventi, dauna parte, punto di raccordo per i vari contatti internazionali che i membri del Gruppo hanno in giro per ilmondo, dall’altra, organismo in grado di monitorare costantemente varie tematiche legate alla globalizzazioneed alle sue alternative.Lo spazio che Madrugada mette a disposizione del Gruppo rappresenta uno dei canali in cui l’Osservatoriopresenterà parte del proprio lavoro. Mentre altre iniziative editoriali, come dossier d’approfondimentosu argomenti specifici e rapporti annuali, saranno pubblicate singolarmente attraverso la casa editriceOasi città aperta in collaborazione con l’associazione <strong>Macondo</strong>. Anche i siti www.ilgruppodilugano.come www.macondo.it saranno divulgatori del lavoro dell’Osservatorio sulla globalizzazione e sulle alternative.Da questo momento in poi l’Osservatorio diviene un centro di raccolta ed elaborazione di informazioni su:• analisi dei processi di globalizzazione nelle economie occidentali (Nord America, Europa Occidentalee Giappone);• conseguenze, reazioni e movimenti di protesta (mondializzazione);• alternative: nazionali, integrazione regionale sud-sud, anelli di solidarietà nord-sud, ecc.Il materiale prodotto conterrà i punti di vista e le tesi che accomunano il Gruppo di Lugano messi a confrontocon l’attività di raccolta ed elaborazione dell’Osservatorio. Inoltre, l’Osservatorio è costituito da unasegreteria, da un comitato redazionale, da un comitato scientifico e da un gruppo di corrispondenti esteriche fornirà studi recenti da differenti parti del mondo.IPer cominciareLa prima lettera informativa di questo numero di marzoesamina:• gli effetti della globalizzazione sulla situazione socioeconomicae le disuguaglianze economiche esociali nell’epoca della globalizzazione (1980-2000);• alcune delle posizioni a confronto nel dibattito sullaglobalizzazione, tramite il parere di professionistidi diversa formazione e i dati eloquenti trattidai Rapporti annuali del Programma sullo Sviluppodelle Nazioni Unite (UNDP), della Banca Mondiale(WB) e del Worldwatch Institute.La globalizzazione:il nuovo volto del capitalismoÈ comunemente riconosciuto che il fenomeno dellaglobalizzazione si sia affermato negli ultimi venti anni,anche se non mancano richiami ai fenomeni di internazionalizzazionedel passato. Ad esempio, VandanaShiva individua la prima fase della globalizzazionenelle secolari vicende di colonizzazione dell’America,Africa, Asia e Australia, da parte delle potenze europee.La seconda fase, nell’imposizione al mondo delconcetto occidentale di sviluppo (dalla fine della secondaguerra mondiale al 1995). Ed infine, la terza fase(ultimi cinque anni) nella cosiddetta era del “liberoscambio”.Si può convenire su molti aspetti di questa analisiche parla dal punto di vista del Terzo Mondo, per ilquale la storia si ripete con varie forme di colonizzazione.Tuttavia, dal nostro punto di vista, la globaliz-


zazione è un fenomeno affermato, concreto e preciso, daintendere come la fase in cui il capitalismo diviene veramenteglobale, a seguito della disintegrazione dell’Urss.Dagli anni Ottanta in poi, il capitalismo globale assume unassetto triadico (Europa occidentale, Giappone e Nord America)in cui si concentrano i poteri forti dell’attuale sistemamondiale. Il nuovo volto del capitalismo è, nella descrizionefornitaci da Riccardo Petrella e Bruno Amoroso,l’apartheid globale.Lo studioGli effetti socioeconomici di tutto ciò a livello mondialesono stati monitorati da un recente studio del CEPR (Centrefor Economic and Policy Research). Questo istituto prendein considerazione, per il ventennio 1960-80 e per quello1980-2000, i dati di 116 paesi che sono divisi in cinquegruppi. I paesi sono raggruppati in base al livello di reddito,di mortalità (infantile e adulta) e di istruzione (spesapubblica e tassi di iscrizione scolastici) che avevano all’iniziodi ciascun periodo.Prima di esporre i risultati più significativi dello studioempirico, riassumiamo le principali linee di politica economicadei due periodi presi in esame.1960-1980Prima degli anni Ottanta, molti paesi scelsero la strada dell’isolamentoe della ricerca dell’autosufficienza economica,favorendo inoltre gli investimenti da parte delle impresestraniere che assumessero lavoratori locali, integrandosinel territorio. Lo strumento utilizzato è stato quello di proteggerele imprese nazionali tramite dazi, tariffe e sussidiimposti alle aziende che avevano scambi con l’estero. Siverificò così un aumento della ricchezza nazionale (tassodi crescita del reddito annuo pro capite) e un miglioramentodei servizi pubblici sociali (istruzione e sanità in primoluogo). I miglioramenti si concentrarono soprattuttonegli anni Sessanta, mentre negli anni Settanta la situazionefu aggravata dalle due crisi petrolifere e dalla conseguenteinflazione mondiale.1980-2000Agli inizi degli anni Ottanta si verificò una svolta generalizzatanelle politiche economiche dei paesi: rimozione delletariffe e delle barriere al commercio, liberalizzazione deicapitali, privatizzazione delle imprese pubbliche tra cui lebanche. Confidando nelle virtù del mercato, si sono eliminatistrumenti tesi a regolarlo, sotto l’azione insistente delleistituzioni finanziarie internazionali (Fondo MonetarioInternazionale e Banca Mondiale). Al fine di tenere bassi iprezzi e favorire gli scambi commerciali e finanziari internazionali,si sono adottate politiche monetarie restrittiveche hanno gravemente danneggiato i paesi e le popolazionipiù povere. Il debito estero dei paesi del Sud del mondoè cresciuto a dismisura (basti pensare che in Algeria ilrapporto tra servizio del debito ed esportazioni è aumentato,dal 1970 al 1988, dal 4% al 59%) e questo ha nonsolo frenato il progresso sociale precedentemente ottenuto,ma anche distrutto il tessuto produttivo con le tradizionie la cultura ad esso legate, nonché le risorse naturali.A questi paesi è stato imposto un sistema produttivo,incentrato unicamente su beni destinati ad essere esportati,e ciò li ha resi più vulnerabili rispetto alla congiunturainternazionale.I risultatiIl risultato dell’ampia comparazione condotta dal CEPR evidenziache negli ultimi due decenni si è verificata una riduzionedel progresso raggiunto nei venti anni precedenti.Il tasso di crescita del reddito pro capite nel periodo1980-2000 per i paesi più poveri (con reddito annuocompreso tra 375 e 1121 dollari) è drammaticamente scesofino ad assumere valori negativi, passando da una crescitamedia pro capite dell’1,9% ad una diminuzione dello 0,5%.4.0%3.5%3.0%2.5%2.0%1.5%1.0%0.5%0.0%-0.5%-1.0%Variazione media annua del Pil pro capitePil pro capite all’inizio dei periodi(1960-1980 e 1980-2000) in dollari statunitensi$375 -$1,121$1,121 -$1,826$1,826 -$3,364$3,364 -$7,681$7,681 -$22,33130|17 26|20 29|17 16|31 15|31Numero di paesi in ogni gruppo(1960-1980 e 1980-2000)Fonte: Penn World Table, Fondo monetario internazionale1960-19801980-2000I cinque gruppi di paesi, tranne il gruppo di quellipiù longevi, hanno conosciuto un declino del tasso annuodella speranza di vita. La caduta più forte si è registrata neipaesi della classe 44-53 anni (la più svantaggiata subitodopo quella 31-44): nel periodo 1980-2000 essi hanno registratoun crollo del tasso di crescita annuo della speranzadi vita dello 0,38% (da 0,56% a 0,18%); si è così interrottoil trend del ventennio precedente che aveva vistoquesti paesi accorciare la distanza (incremento complessivodi 11 anni) da quelli della classe più alta.I valori del tasso di mortalità infantile, così comequelli della mortalità entro il quinto anno di vita, peggioranonel periodo della globalizzazione rispetto al periodo precedente.La contrazione più accentuata si registra ancorauna volta per i paesi in maggiore difficoltà, appartenentialla classe 97-145 morti per mille nati vivi. Questa inversionedi tendenza ha coinvolto in misura relativamentemaggiore le femmine rispetto ai maschi.La generalizzata riduzione di spesa pubblica per l’istruzionenon sorprende se si affianca a tale indicatore lacontrazione della crescita del prodotto nazionale lordo.La crescita del tasso di alfabetizzazione (quota sullapopolazione) si è ridotta nei paesi più bisognosi delle clasl’ o s s e r v a t o r i o · n u m e r o u n oII


si 1-23% e 23-42%, mentre è migliorata per le classi 42-63% e 84-100%.Tra i vari dati osservati è spiccato il declino del tassodi iscrizione nella scuola secondaria nei gruppi intermedi,dove la crescita rispetto al periodo 1960-1980 è calatadi un punto percentuale: si tratta dei paesi con reddito medio-bassoche hanno visto ridursi le loro potenzialità di sviluppo.ConclusioniLo studio conferma quindi il peggioramento della posizionerelativa dei paesi poveri e delle aree meno ricche nelcontesto mondiale. Il risultato di questa ampia comparazionetra paesi, nel tempo e sulla base di categorie statisticheconvenzionali, mostra un chiaro deterioramento delprogresso nel periodo della globalizzazione. Ciò non dimostrache le politiche economiche connesse alla globalizzazionesiano responsabili di tale risultato, ma nemmeno chesiano neutrali. I fatti delle crisi più recenti sono stati ampiamentestudiati ed indicano nelle politiche di liberalizzazionefinanziaria la causa prima delle crisi economiche esociali. Ad esempio, ricordiamo che la Russia ha perso lametà del proprio PNL nell’arco di pochi anni; l’est asiaticoha conosciuto alla fine degli anni Novanta una durissimacrisi finanziaria; così come l’Argentina che non ha soldi néper pagare i dipendenti pubblici né tanto meno il servizioal debito: i prestiti del FMI serviranno a pagare parte deldebito estero salito alle stelle (128.000 milioni di dollari,circa il 40% del PIL argentino.Pareri sulla globalizzazionePrendiamo in esame le differenti tesi sulla globalizzazione di:Robert WadeProfessore di politica economica alla London School of Economics e membro alla Wissenshaftskolleg in Berlin.Leonardo UrbaniProfessore di urbanistica all’Università di Palermo, membro dell’Opus Dei evicepresidente dell’Istituto universitario per la cooperazione internazionale.Giovanni PeriUniversità Bocconi e Istituto Universitario Europeo.Paul SamuelsonProfessore di Economia al Massachussetts Institute of Technology e premio Nobel per l’economia nel 1970.IIIIn un articolo sul Corriere della Sera, uno dei sostenitorientusiasti della globalizzazione, Giovanni Peri, professoredella Bocconi di Milano, facendo propria la forte linea dipensiero affermatasi in Italia sull’asse Ruggero-D’Alema, hasostenuto che la globalizzazione “aiuta i poveri”. Per farlosi è servito dei risultati di una indagine della Banca Mondiale(ovviamente) che dimostra come la correlazione trala crescita del reddito medio di un paese e quella del quintopiù povero della rispettiva popolazione sia migliorata. Ilprof. Peri afferma che quando l’economia cresce, a seguitodell’apertura degli scambi nazionali e allo sviluppo dei mercatifinanziari, essa va a beneficio di tutti. Come se nonbastasse e dimostrando scarsa attenzione al dibattito, Periaggiunge che «gli economisti di tutto il mondo la pensanodiversamente» da chi mette in discussione la globalizzazione.Eppure qualche economista che dissente con Peri,Ruggero e D’Alema esiste. Un noto economista americano,Robert Wade, riferendosi a studi basati sempre su datidella World Bank, mette in evidenza l’aumento delle disuguaglianzedel reddito che si è accelerato negli ultimi venticinqueanni. Dal suo articolo, apparso sull’Economist (28aprile 2001) emerge che, dal 1988 al 1993, è aumentata laquota del reddito mondiale detenuto dal 10% della popolazionepiù ricca (da 48 a 52%) ed è diminuita, invece,quella detenuta dal 10% della popolazione più povera (da0,80% a 0,64%). Nel 1993 la maggior parte della popolazionemondiale aveva un reddito pro capite inferiore ai1.500 $ l’anno (gran parte dell’Africa, dell’India, dell’Indonesiae della Cina rurale), mentre nello stesso anno i maggioripaesi industrializzati avevano redditi pro capite annuisuperiori agli 11.500$. Solo un’irrisoria percentuale dellapopolazione mondiale rientrava nelle classi di reddito intermedie.Una così iniqua distribuzione del reddito è un segnaledella diffusione della povertà e della miseria: è perciònecessario agire sulle cause profonde di questo meccanismoglobale, e non cercare soluzioni su aspetti parziali(quello che Wade denuncia agli organismi internazionali comela Banca Mondiale); bisogna intervenire sulla ragionedi scambio che da decenni è troppo sfavorevole per i paesiesportatori di beni agricoli e di materie prime, e cioèquelli che rappresentano il Sud del mondo.La denuncia delle disuguaglianze nell’epoca dellaglobalizzazione proviene anche dal professore Leonardo Urbani,il quale afferma che «la globalizzazione ha per protagonistasoltanto un quinto della terra, ovvero gli USA edil Canada, l’Europa con la Valle Padana, l’asse renano e ilSud dell’Inghilterra, il Giappone e l’Australia. Gli altri quattroquinti la subiscono. Le aree che abbiamo detto attraggonosempre maggiori risorse ed energie, disponendo tral’altro dei centri studi e, soprattutto, della gestione finanziaria.(…) I geniacci delle borse sono riusciti a fare in modoche il gioco della valuta non sia più legato ai mercatireali, ma ne abbia uno proprio. (…). La globalizzazione, infatti,non è più alla ricerca dei mercati terzi, dove potercercare una nuova ricchezza, ma questa ricchezza la sta sviluppandonei mercati interni, un’area in competizione conl’altra. In questi paesi, infatti, le società transnazionalistanno realizzando prodotti sempre più sofisticati che il poveronon può permettersi». Un’idea del peso preponderantedegli scambi finanziari internazionali (valuta, titoli di


credito, azioni, opzioni, ecc.) su quelli commerciali (benie servizi) ci può essere fornita da un dato tratto daState of the World del 1999 a cura del Worldwatch Institute:il totale dei valori scambiati nei mercati azionariè superiore a 21.000 miliardi di dollari (1996),mentre il totale annuo del commercio mondiale di benie servizi è di 5.400 miliardi di dollari (1998).Un altro economista americano, Paul Samuelson,pur affermando le virtù del libero mercato, qualche dubbioin più di Peri se lo fa venire. Egli riconosce le ragionidi chi protesta contro gli effetti della globalizzazione.Egli dice: «Dal punto di vista di una fredda economiadi efficienza e sviluppo del reddito del prodottointerno lordo aggregativo, le ragioni per una maggiorliberalizzazione del commercio internazionale sono valide.(...) L'economia fredda ha la sua importanza, manon occupa il ruolo di unico supremo dominio nelle societàdemocratiche moderne. I critici benevoli dellospietato capitalismo di mercato, e in particolare i giovanialtruisti istruiti, si rendono conto che il puro capitalismodel laissez faire conduce a una dimensione didisuguaglianza e che, se non moderato da azioni stabilizzatricidelle banche centrali governative e dei programmifiscali, il laissez faire causerà alti e bassi economici,bolle speculative e bancarotte, e una periodicadisoccupazione» (in proposito Jeremy Rifkin ci ricordache negli Stati Uniti, ad esempio, la ristrutturazionedella produzione mette a rischio 90 milioni di posti dilavoro su un totale di 120 milioni).Sul versante istituzionale, è doveroso citare lacontraddizione in cui cade la Banca Mondiale. Infatti,mentre nel Rapporto sullo Sviluppo del 1999 si riconosceun aumento delle distanze tra i più ricchi e i più poveridella Terra, in quello del 2000 si sottolinea che l’aumentodella disuguaglianza nella distribuzione del reddito«non dovrebbe essere visto negativamente» se iredditi più bassi non calano ulteriormente e il numerodelle persone in condizioni di povertà diminuisce. Tuttavia,l’United Nations Development Programme (UNDP)del 1998 ci ricorda una realtà sconvolgente: le entratenette dei 358 multimiliardari mondiali equivalgono alleentrate combinate del 45% più povero dell’intera popolazioneche è costituito da circa 2,3 miliardi di esseriumani. Il 93% delle persone collegate ad Internet appartieneal quinto più ricco della popolazione. Alquantologico se si pensa che un normale computer costal’equivalente di un mese di stipendio per l’americanomedio rispetto a 8 anni di lavoro per un Bangladeshi.A questo fa riscontro che il 74% delle linee telefonicheè situato nei paesi ricchi, mentre nei paesi più poverisi trova solo un misero 1,5% di tutte le linee telefonichedel mondo. Analoghe conclusioni si raggiungonomisurando altri indicatori tra cui il numero di brevettiregistrati in un paese, il numero di istituti di ricercaavanzata, ecc. Ancora, tra il 1960 e il 1991 il rapportotra la ricchezza in mano al 20% dei più ricchi e il 20%dei più poveri della Terra è passato da 30/1 a 61/1 (unrapporto che nel 1997 è divenuto di 74/1). E pensareche c’è ancora tanta gente che nei nostri paesi dice «laglobalizzazione ha migliorato la vita di tutti», … forsesi tratta di eccessi d’individualismo.La concentrazione di potere economico e politicoriduce gli spazi democratici tanto a livello localequanto a livello globale. Da questa situazione prendonovantaggio, per esempio, il traffico delle armi e delledroghe: le spese militari nel mondo equivalgono a780 miliardi di dollari, mentre le droghe nel mondo corrispondonoa 400 miliardi di dollari (UNDP, 1998). Questeed altre attività criminali costituiscono i mercati piùredditizi dell’economia mondiale, trovando spazio d’azionenella finanza globale. Sicuramente non sarà facileplacare gli animi dei critici della globalizzazione, consapevolidel fatto che alcune alternative vi sono ed altrevanno costruite.I legami tra i nuovi strumenti di controllo e coercizione(brevetti di proprietà intellettuale sulla vita),le economie criminali e la finanziarizzazione dell’economiainternazionale nell’epoca della globalizzazionesaranno indagati dall’Osservatorio sulla globalizzazionee sulle alternative che vi racconterà, inoltre, esperienze,proposte e progetti alternativi alle logiche distruttivee omogeneizzanti della globalizzazione.l ’ o s s e r v a t o r i o · n u m e r o u n oBIBLIOTECA MINIMA• Amoroso B., Della globalizzazione, Molfetta, edizioni la meridiana, 1996.• Amoroso B., L’apartheid globale, Roma, Edizioni Lavoro, 1999.• Barcellona P., Individuo e comunità, Roma, Edizioni Lavoro, 2000.• Latouche S., L’occidentalizzazione del mondo, Torino, Bollati Boringhieri, 1992.• Petrella R., Il rapporto del Gruppo di Lisbona.• Rifkin J., Il secolo biotech, Milano, Baldini&Castoldi, 1998.• Shiva V., Biopirateria, Napoli, CUEN, 1999.SegreteriaFabio Massimo Parenti e Cristiano Santori.Comitato redazionaleAndrea Gallina, Carlo Nicolais, Riccardo Troisi, Pietro Masina, Susanna Caliceti.Comitato scientificoBruno Amoroso, Pietro Barcellona, Stefano Benacchio, Mario Bertin, Gaetano Farinelli, Sergio Gomez, Nico Perrone.IV


u n l i b r oAttraversare il desertodalla prefazione di Francesco MoniniNella bassa stanza«Era il trenta di luglio di una giornatadi sole, come doveva essere». È la frase- bellissima - che conclude questopiccolo libro.Il trenta di luglio del Duemila Mariaci ha lasciato. Dopo alcuni mesi,anche su sollecitazione degli amici,Gaetano ha incominciato a ordinarenella mente centomila ricordi e a scriveredi lei, provando e riprovando,cercando le parole.Ho appena finito di leggere le suepagine e mi pare che Gaetano sia riuscitoin un’impresa non facile: raccontareil mistero di Maria. Che nonequivale a svelarlo - i misteri non possonoessere risolti come le equazionio gli indovinelli - ma significa darevoce e memoria a quel mistero, rendercelovicino e presente.Il piccolo libro che vi sta davantinon è una biografia. Se lo fosse, probabilmenteMaria non ne sarebbe statacontenta.Si scrivono biografie sulle «personeimportanti» - generali, poeti, profetied esploratori - e Maria non è mai statasul palcoscenico; non ha mai cercatole luci della ribalta. Maria era altrove.Maria cercava altro. Non voleva- e non vorrebbe oggi - «un piedistalloin forma di parole». Per farnecosa? E sarebbe subito scattata in unarisata fragorosa.Maria, però, era eccome una personaimportante. Importante per un numerodi persone non facilmente numerabile.Lo era per l’autore di questepagine: amico, complice, compagnodi viaggio, interlocutore incessante.Lo era per i suoi familiari e peri tanti amici sparsi per l’Italia e per ilBrasile. E lo era, credo, per qualsiasipersona la avesse incontrata veramente,si fosse seduta al suo tavoloanche solo per «fare due chiacchiere»bevendo il caffè, avesse avuto lafortuna e il coraggio di incrociarel’azzurro limpido dei suoi occhi.Incontravi Maria perché Maria c’era.Era lì, poco distante, lungo la tuastrada, appena dietro la porta, alla tuastessa altezza quotidiana.Maria ascoltava, Maria parlava, Mariagiocava, Maria si metteva in gioco.Non aveva sentenze, cartucce nascoste,barriere ideologiche, giudiziscontati.Era, credo, la vera e più autenticaanima di <strong>Macondo</strong> (una stramba associazioneper l’incontro tra i popoli e lepersone), l’esempio vivente di come sipossa vivere l’utopia senza l’ideologia.Gaetano non ha avuto paura a mettersidi fronte al mistero di Maria, adinterrogarsi su una ricerca lunga comela sua vita terrena. E Maria, ho pensato,doveva essere accanto a lui mentrescriveva: solo così - credo pagando ancheun grande prezzo al dolore dellaseparazione - Gaetano è riuscito a restituirciil senso di un viaggio che nonè altro da noi, ma che rimbalza paginadopo pagina nella nostra vita.Non troverete in queste pagine mirabolantiavventure e scoperte ecce-19


u n l i b r ozionali: nessun ingrediente dei romanzid’appendice. Troverete, senzaveli e senza orpelli, il viaggio di unadonna alla ricerca di sé. La ricerca appassionata- dolorosa e gioiosa - dellalibertà e la lotta interiore contro unnemico potentissimo: il mostro, comelo chiamava Maria. Il condizionamento,il dover essere, il dover fare,le buone azioni, la coscienza a posto.Molte volte cerchiamo e ci accostiamoagli altri perché abbiamo incuore un sacro furore: salvare il mondo,aiutare i poveri ed altre meraviglie.Così non si realizza nessun autenticoincontro. Gli altri diventanosemplici strumenti della nostra ingombranteideologia; e ci deludonosempre, non si dimostrano all’altezzadei nostri sogni di gloria: il mondonon si fa salvare da noi, gli stolti noncapiscono le nostre parole, i poverinon ci ringraziano mai abbastanza.Maria viaggiava su una rotta opposta.Cercava sé, la sua autonomia, la libertàda tutto ciò che ci condiziona,appanna il nostro sguardo, appesantiscee falsifica ogni gesto d’amore. Solocercando se stessa, intuiva, avrebbeincontrato davvero l’altro da sé. Solocosì si sarebbe potuto realizzare unoscambio “alla pari”. Solo così le ideee le parole sarebbero diventate vita.Per compiere questo viaggio, Marianon aveva carte e mappe da seguire.Anzi, avrebbe dovuto gettare via, unoad uno, tutti i bagagli e tutte le zavorreche la appesantivano - la libertànon sopporta un bagaglio pesante - esi sarebbe trovata tante volte al buio,con la paura di perdersi e con la faticadella solitudine. E tutte le volteavrebbe ripreso a cercarsi e a cercare,a domandarsi e a domandare.Tappa dopo tappa, un viaggio iniziatoquasi con una fuga, diventasempre più cosciente, la ricerca si approfondisce,le scelte si fanno più impegnative.Il Brasile e il lavoro di accoglienzanella casa di Rio di Janeirosegneranno una svolta, sarà lo spaziodove sperimentare una identità piùmatura, ma non un approdo. Il viaggiodentro e fuori di sé prosegue: c’èda capire, da vivere e da combattere,tutto quanto limita la nostra libertà econdiziona il nostro rapporto con lecose e con le persone.Gaetano ha raccontato questa ricerca,scorrendo gli anni e seguendoMaria passo dopo passo, di qua e dilà dal mare. Da Pove del Grappa, aRoma, a Bologna, a Comacchio, a Riode Janeiro, fino al ritorno nella casache l’aveva vista nascere. Ci ha restituitoil suono della sua voce e dei suoipensieri: incontri, dialoghi, riflessioni,paure, scoperte. E Gaetano stessoentra nel libro: riflette, ricorda, si interroga,si mette in gioco. Utilizzandoun linguaggio aperto, facendo usodel dialogo come della poesia, delracconto come della filosofia. Inventandosiuna anarchia stilistica che riescemiracolosamente a rappresentarela ricchezza inesauribile di una vita.Dai frammenti di Gaetano ci arrivail dono tutto intero di Maria. Ha attraversatoil deserto - ma leggendoqueste pagine a me è sembrato piuttostoun mare enorme e poderoso - eora è ritornata. Il viaggio è compiuto:così, come doveva essere.Maria era una meravigliosa giornatadi sole. Per chi l’ha amata sarà impossibilenon rimpiangere la sua luce e ilsuo calore. Allora teniamoci caro questopiccolo libro. Tra le sue pagine c’èMaria. E Maria ha qualcosa da dirci.Gaetano FarinelliAttraversare il desertoIl cammino di una donnaalla ricerca della propria autonomiaCittà Aperta Edizioni – <strong>Macondo</strong> LibriTroina (En) – Pove del Grappa (Vi),novembre 2001, € 8,00.Francesco MoniniMaria Stoppiglia è nata a Bassano del Grappa il21 dicembre 1942. Cresciuta con la sua famigliaa Pove del Grappa, si trasferisce a Roma esuccessivamente a Bologna, dove lavora comeinfermiera alla Casa di Riposo «Giovanni XXIII».Nel 1989, dopo la pensione, si trasferisce a Riode Janeiro, in Brasile, per dirigere la Casa di accoglienza«Gianfranco Del Giovane», apertanel quartiere di Grajaù dall’<strong>Associazione</strong> <strong>Macondo</strong>per offrire ospitalità agli italiani in visita in Brasile e per i brasilianiimpegnati nell’attività di formazione e collaborazione con l’Italia.Nel 1999, dopo l’insorgere di una grave malattia, ritorna in Italia, nella suacasa di Pove del Grappa dove muore il 30 luglio 2000.Gaetano Farinelli è nato a Comacchio il 25 settembre 1942.Ordinato sacerdote nel 1968, viene inviato come coadiutore a Comacchio,nella parrocchia del Santo Rosario affidata a Giuseppe Stoppiglia. Con luisceglierà di fare il prete operaio a Bologna.Nel 1985 si trasferisce a Pove del Grappa, dove tuttora risiede. Insegna materieletterarie al liceo scientifico degli Istituti Filippin di Paderno del Grappa.È fondatore, con Giuseppe Stoppiglia, di <strong>Macondo</strong>, <strong>Associazione</strong> per l’incontroe la comunicazione tra i popoli.Ha accompagnato in Brasile numerosi gruppi di persone interessate a conoscerela realtà brasiliana e latinoamericana e le iniziative di solidarietàche la coinvolgono.La sua vicinanza a Maria Stoppiglia, con la quale ha vissuto molti anni assiemeal fratello Giuseppe, a Bologna prima e a Pove poi, e il cammino assiemea lei percorso nel periodo della malattia, lo hanno portato a scriverequesto libro.Mercoledì 17 aprile 2002ore 20.30, Bologna, Sala Govoni, sede Cisl - Via Milazzo n. 16Gaetano Farinelli converserà con alcuni testimoni e il pubblicoin occasione della presentazione del suo libro20


i t i n e r a r iPorto Alegre:un altro mondo è possibiledi Egidio CardiniDal 31 gennaio al 5 febbraio si è svoltonella città brasiliana di Porto Alegreil II Forum Sociale Mondiale sultema Un altro mondo è possibile. Si ètrattato di un evento dalle dimensioniimponenti, con la partecipazionedi alcune decine di migliaia di delegatie di uditori provenienti da tutte leparti del mondo e l’interesse destatonell’opinione pubblica è stato già diper se stesso un motivo di successo.Nel corso dei lavori, svoltisi in un contestodi festoso “happening” e strutturatisu una miriade di conferenze,convegni, assemblee, seminari, dibattiti,incontri, testimonianze e laboratoritematici, non potevano certamenteemergere sviluppi omogeneie unitari. Tuttavia è apparso chiaro come,fin dal primo giorno, ogni approssimazioneideologica si frantumassedavanti a una condizione dell’umanitàche oggi pone mille interrogativie soprattutto si è capito subitocome le piccole questioni, che ognicontesto politico-sociale locale (a partiredal nostro) deve affrontare, perdesserodi significato davanti alla dimensioneplanetaria dei problemi ealla profondità dei drammi che via viastanno esplodendo.Una contestazione allaglobalizzazioneÈ ovvio che si è trattato di una contestazionealla globalizzazione, ma nonin quanto tale, bensì come sistemache produce uno sfruttamento dellerisorse umane e naturali senza alcunrispetto per la vita e per la dignità.Sinteticamente, a mio giudizio, questisono i punti fermi emersi:1. Il modello politico-economiconeoliberista non risolve i problemi degliuomini, ma al contrario crea e provocaun disinteresse violento e cinicoverso la vita dei moltissimi chenon potranno mai accedere alle ricchezzee che vivranno perennementeai margini;2. È necessaria un’opposizione chiarae forte contro una logica mercantileche riduce gli uomini a cose e chepremia una visione pesantemente individualistica,generando aspettativefrustranti e illusioni che sfociano spessonella fame e nella miseria;3. Il neoliberismo è eticamente morto,anzi non è mai vissuto come valoreper il bene della persona, instaurandosoltanto un principio di sfruttamentoe di prevaricazione e un sensodi colpa per chi non sa o non puòemergere;4. È importante contestare questomodello occidentale di sviluppo, fondatospesso su strategie di annientamentodelle differenze culturali e sull’esaltazionedell’avanzamento tecnologicoe del mercato, ma non è sufficiente.Il modello dello sviluppo sostenibiledeve costituirne la vera alternativa;5. Oggi il confronto tra le culturepare imporsi non più su basi ideologicheo astrattamente politiche, ma èincontro di mille identità che chiedonodi essere accolte e rispettate e chesi ribellano quando questo non accade,affermandosi comunque senzachiedere il permesso ai detentori digrandi poteri.Nella direzione della giustiziaDentro questi elementi unitari è convissutauna varietà immensa di sensibilità.Tanto per intenderci, il laboratoriotematico dei vescovi brasiliani sull’alimentazioneha offerto spunti chenon sempre hanno avuto le medesimepremesse o identiche conclusionidi movimenti politici che si sono occupatidella stessa questione e che sonopartiti da un profilo culturale infinitamentediverso, così come non si21


i t i n e r a r ipoteva pretendere che partecipasseroa molti incontri personaggi a tutti graditi.Le differenze erano profonde.Tuttavia in tutti c’era il desiderio diproporre un mondo diverso dall’attualenella direzione della giustizia edel riconoscimento dei diritti fondamentalidella persona.Quello che si è rivelato senz’altromolto interessante è stata la presenzain se stessa di tutti i delegati. Era importanteesserci per comunicare il desideriodi un’alternativa possibile e diun’opposizione delle coscienze a unmodello violento e soffocante, al di làdelle differenze culturali e religiose.Oggi questa opposizione taglia trasversalmentele grandi problematiche,dal lavoro all’ambiente, dal diritto dieducazione all’accesso ai beni economici,dalla libertà di coscienza aldiritto all’autodeterminazione dei popoli,ed è alla ricerca di un denominatorecomune. L’impegno civile e lapassione per la giustizia sono stati imessaggi più dirompenti provenientidalle delegazioni di molti Paesi latino-americanie africani e oggi sonoun autentico presagio di speranza perchi è stato a Porto Alegre, così comesono fonte di inquietudine per chi alcontrario difende a denti stretti «unmondo di privilegi e di poteri forti».La sfida: dall’opposizionealla propostaIl passaggio dall’opposizione allaproposta di un mondo diverso è lavera sfida che sgorga da Porto Alegre,proprio perché rappresenta il passaggioda un atto di contestazione planetariaa una serie di proposte e distili nuovi in ogni Paese, in ogni regione,in ogni città e in ogni istituzione.È il contrasto dell’utopia chesi afferma contro l’accettazione passivadi modelli che propongono l’avanzamentotecnologico e l’economiadi mercato in forme assolute etotalizzanti.Porto Alegre è stato un respiro di libertàe un anelito di giustizia e quindiva accettato come tale. Ognunopotrà prenderne la sua parte, ricomponendolanel suo contesto, a menoche non si creda che “questa” globalizzazionevada bene così. Ci sonoscelte che, davanti al clamore assordantedella povertà, prima o poi andrannocompiute e pertanto sarà sempreopportuno e intelligente ascoltarele voci provenienti da eventi comequesto. Oltre le ristrettezze di un Occidentesenza fiato.Egidio Cardinii n f o r m i a m oL’agendadi <strong>Macondo</strong>Domenica 23 giugno 2002a Marostica (VI) si terrà la2ª MARCIAPER I BAMBINI DI STRADAPercorso: km. 6 - 12 - 22Orario: 7:30 - 9:00Chiusura ore 13:30Per informazioni e adesioni:Fabio Lunardon - tel. 0424 75276Sul bastimento olandese verso la fine di agosto 197922


s c a m b i or e l a z i o n a l eLa sollecitudine per l’altroRiflessione a due vocidi Michel e Colette Collard-GambiezDa vari anni Colette e Michel Collard-Gambiez condividono concretamentela vita delle persone senza fissa dimorain diverse città della Francia edel Belgio. Hanno scelto di essere lorostessi senza casa e senza mezzi, eseguono i circuiti di vita e di sopravvivenzadi coloro a cui si sono uniti.Giungendo a mani vuote fra gli sprovvistid’ogni mezzo, essi si lascianosemplicemente incontrare e ricevereda loro in una presenza sorprendentementeamichevole e fraterna. Diventanocosì gli ospiti dei senza tetto.Il mondo alla rovescia!Nel 1998 hanno pubblicato un librotradotto in italiano col titolo “Unuomo che chiamano CLOCHARD -Quando l’escluso diventa l’eletto”,Ed. Lavoro / <strong>Macondo</strong> Libri, Roma1999: un libro-testimonianza, riccodi un vissuto concretissimo, accompagnatoda riflessioni e analisi varie.ColetteÈ l’essere umano, sin dalla nascita,spontaneamente rivolto ad altri? Senzadubbio, in parte. Mi sembra che,come il bene e il male coabitano dasempre nell’umanità, così l’uomo siaportatore di energie centripete che loriconducono a se stesso (in manieratalvolta eccessivamente egoista, esclusivae autoritaria), ma anche di forzecentrifughe che lo invitano più o menoistintivamente e liberamente a farsistrada verso l’altro, verso il suo simile,che è però anche il diverso dalui. Questo secondo movimento, tuttavia,non è totalmente innato e maicompletamente acquisito. Il bambino,il giovane hanno bisogno di farneesperienza, prima nella propria famiglia,poi attraverso vari impegni personaliper imparare progressivamente,sentire e “misurare” quanto l’incontrocon l’altro, con gli altri, sia unafortunata occasione sul suo camminodi compimento umano e spirituale.La capacità di meraviglia, il desideriodi scoperta, di dialogo, di “giusto”confronto del proprio “io” con l’“iodegli altri” si imparano (o non si imparano)assai per tempo e si educanogiorno per giorno. Anche se la“preoccupazione per l’altro” è stata(lo è ancora?) presentata come unavirtù cristiana (vedi il famoso amoredel prossimo), è certo che molti altricredenti e anche famiglie agnosticheo atee possono essere impregnate inprofondità di un magnifico slancioumanista che si inscrive in molte esvariate maniere in una lotta per lagiustizia e per la pace. Michel ed ioabbiamo avuto la grazia di crescerein universi nei quali dapprima e inlarga misura abbiamo “beneficiatodella sollecitudine” (= amore) dei nostrigenitori nei nostri riguardi. È undono d’inestimabile valore! Quandoviene a mancare, se ne misurano rovinequasi irreparabili. Abbiamo appresola bellezza e l’esigenza del servizio.I genitori sono ancora questo tipodi educatori? Il Vangelo, nella personae nella vita di Gesù, è stato e restauna formidabile leva, una fonteinesauribile che, da una parte, ha plasmatole nostre essenziali scelte di vita,e, dall’altra, ci fa gustare, ancor oggi,quanto la “sollecitudine per l’altro”,come noi la sperimentiamo, siaproprio la gioia profonda e senza posarinnovata di tutta la nostra vita personalee di coniugi.MichelNel mio itinerario personale, la sollecitudineper l’altro ha preso una svoltadeterminante quando, da giovanefrate francescano, cercavo di dare unorientamento concreto alla mia vita.Come capita sovente in casi simili,sono stati incontri che lasciano il segnoa guidarmi nella mia ricerca. Così,sono stato condotto per la primavolta nella mia vita - avevo circa 2323


s c a m b i or e l a z i o n a l eanni - a penetrare nel mondo dellagrande miseria proprio al centro dellenostre società ricche. Questa scopertaha provocato in me uno sconvolgimentoprofondo, una specie dinuova nascita. Non scoprivo soltantoun’umanità diversa da quella in senoalla quale ero fino ad allora cresciuto,ma imparavo soprattutto una nuovamaniera di “comprendere” il mondo.Fino a quel momento il mio mododi vedere era piuttosto meschino,convenzionale, marcato da una religionedel dovere e del merito, che facevadell’onorabilità, tra le altre, unavirtù pressoché essenziale. Ora, bisognadirlo, in mezzo a quei “tipi” (i poverissimi)questa sedicente virtù nonsaltava affatto agli occhi!Ciò che ho imparato tra coloro chemi hanno educato nell’incontro deipoverissimi, è che la prima cosa da fare,se veramente ci si vuole interessaredi loro, è ascoltarli. E ascoltarli vuoldire in primo luogo rinunciare al propriomodo troppo affrettato e istintivodi giudicare una situazione a partiredai propri criteri e dalle proprie risorse.Fare parimenti tacere tutti i pregiudizi,tutte le buone parole e soprattuttoi consigli, per non dire i rimproveri,che si è così spesso inclini aprodigare ai poveri per il loro bene.Queste persone sono così ferite chebisogna imparare a fare silenzio, aguardare, ad ascoltare in profondità.Avere il coraggio di lasciare che losguardo dell’uomo che soffre ci raggiungascendendo fino al fondo di noistessi. In questo nuovo modo di essere,sentivo che era in gioco qualcosadi importante, vale a dire che l’altro,per quanto svilito mi apparisse, si mostravaa me con un suo proprio volto.Egli aveva, dunque, veramente un proprioposto, che dovevo imparare a rispettarepienamente, desideroso dicomprendere l’incomprensibile e d’esseretestimone d’un vissuto cui nonavevo, a tutta prima, accesso, perchécosì estraneo al mio.Come, per esempio, nelle nostre societàfondate sulla scrittura, uno chenon ha appreso né a leggere né a scrivere,può captare il reale, diventareesperto nelle molteplici dimensionidell’esistenza? In quale posizione socialeverrà a trovarsi? La sollecitudineper l’altro, da questo punto di vista,non consiste dunque nel considerareindigente come uno che non sa e acui si detterà cosa deve fare, ma innanzituttonell’imparare da lui di checosa è fatta la sua vita, e com’egli lavede, come la vorrebbe, la subisce forse,ma anche come la porta avanti ela difende giorno per giorno. D’altraparte, questo modo d’accostarsi al povero,improntato a rispetto, pudore,delicatezza, veniva rafforzato dallasensibilità umana che scoprivo semprepiù in Francesco d’Assisi. In particolare,il suo ardente desiderio di essere“uno” in mezzo a tutti gli altri,nel cuore della creazione. Non soltanto“essere uno” tra gli uomini, mauno anche in mezzo a piante, animali,stelle, vento, acqua e fuoco. Desideriod’essere “uno in mezzo a”, e“uno fraterno”. Francesco non si davatregua per diventare un essere fraterno.Anche qui si coglie bene la postain gioco d’una sollecitudine perl’altro che non sia intaccata da alcunsentimento di superiorità, di dominazione,di conquista, di paternalismo.Francesco d’Assisi, nei pochi scrittiche possediamo di lui, non inviava isuoi frati a guarire i lebbrosi o a soccorrerei mendicanti, ma li invitava soprattuttoa «rallegrarsi di essere in lorocompagnia». Unicamente la gioiad’essere insieme. Una visione rivoluzionariadella carità tradizionale, perchél’“essere insieme” è più importantedel “fare”. Un essere insieme fraterno,suscitato dalla povertà. La povertàevangelica rende infatti profondamenteliberi: nell’incontro con l’altro,non c’è nulla da desiderare di possedere,da conquistare, da difendere.Non c’è più nemmeno il bisogno divolerlo cambiare, di educarlo. C’è soltantoil desiderio di accostarsi a lui comeed un fratello.ColetteOggi, nel nostro stare insieme con lepersone senza casa, è questo stessosentire, questa stessa vibrazione a sostenercie a rallegrarci. Noi desideriamounicamente avvicinarci condolcezza a coloro che non hanno piùposto nella vita sociale per lasciarciricevere da loro. Con una formula unpo’ paradossale, si potrebbe dire chel’interessamento che noi abbiamo peril povero consiste innanzitutto nel restituirglila possibilità di interessarsia noi.Così, venendo a mani nude pressocoloro che diventano a poco a pococompagni e amici, la sollecitudineche noi manifestiamo loro risvegliale potenzialità loro proprie di prendersicura di noi. Strano rovesciamentoche conduce alle meraviglie,ai miracoli, oseremmo dire, della tenerezzacondivisa: alcuni ci invitanonel loro squatt con la precauzione difarci trovare preparate in anticipodelle coperte, altri ci riservano unposto al loro fianco in un centrod’accoglienza dove vengono offertidei pasti. Altri ancora ci fanno capireche la nostra semplice presenza èun conforto nella loro disgrazia, incoraggiandoci,quindi, per ciò stessoa proseguire il nostro cammino inmezzo a loro.Gli esclusi, eternamente assistiti, sono,infatti, anzitutto degli esclusi dallacapacità di dare, e più ancora didarsi. Sono mutilati della possibilitàd’amare perché non c’è nessuno a ricevereil loro dono. Sta qui il drammapiù essenziale di donne e uominicondannati alla miseria della strada.Sofferenza infinitamente più acutadelle scomodità concrete sulle qualipure fissiamo il più delle volte tutta lanostra attenzione, riducendo così l’umanitàdel povero al suo guscio, allesue carenze visibili, occultando le dimensioniculturali e spirituali, costitutivedi ogni vita umana. Come ungiorno si esprimeva una giovane donna:«La gente mi chiede senza posacome faccio per mangiare, per dormire,per scaldarmi», ma lei esclama:«Dopo tutto questo, come faccio pervivere, vivere dentro di me? Ebbene,questo non interessa per niente!». Lasollecitudine per l’altro non dovrebbedunque essere l’angustiante preoccupazionedi soddisfare necessità materiali,ciò che troppo spesso contribuiscea umiliare il povero, ma dovrebberidargli esistenza e consistenzagrazie a uno scambio relazionale,a un incontro umanizzante perché veramentevissuto in eguaglianza d’umanità.Troppo spesso noi siamo anzituttoed esclusivamente preoccupatidi “fare qualcosa” là dove occorrerebbepiuttosto colmare le nostre relazioni,i nostri incontri di autenticapresenza. Infatti l’assenza o la perditadi legami positivi e valorizzanti costituiscela più grande mancanza, lamiseria più abissale di coloro che soffronodi isolamento, d’abbandono,d’esclusione.Per questo motivo, nell’impegnoche ci caratterizza di incontrare personein situazione di erranza (vagabondaggio),senza dimora e più ancorasenza legami sociali e affettivi,è proprio l’incontro stesso che di-24


s c a m b i or e l a z i o n a l eAmori e paure del re di Francia 1988venta, in quanto tale, la manifestazionedell’interessamento per l’altro.Non voler salvare l’altro, non desideraredi cambiarlo oppure proiettaresu di lui i nostri bisogni e i nostridesideri, bensì camminare fraternamentecon lui, fare un pezzo di stradainsieme, scoprirsi di esistere nelloscambiarsi uno sguardo, un sorriso,un abbraccio. La preoccupazioneper l’altro, che potrebbe talvoltadiventare inquietudine malsana, coscienzacolpevolizzata e/o colpevolizzante,possesso, si trasforma allorain uno scambio libero e leggero alcentro d’una presenza reciproca e feconda.Si tratta, in fondo, di accompagnare,d’“accettare anche compagnia”e non di sostituirsi-a. Accompagnareuno che soffre, vuol dire puremisurare il mio passo sul suo, muovermial suo ritmo, essere presente aquello ch’egli vive, permettergli, conattenzione discreta, di ritrovare i propridesideri più profondi, sepolti avolte sotto le macerie di troppi fallimenti.Accompagnare è ridare vita aquesti desideri, permettere loro diesprimersi in un benevolo faccia afaccia. Non si aiuta veramente qualcunose non sapendone accoglierela sofferenza, posando su di lui unosguardo luminoso. È questo sguardoche invita l’essere che sta soffrendoa prendere coscienza di ciò che hain sé di luce. Confermare qualcunonel suo valore, nella sua essenza, significapermettergli di raccogliersi interamente,di rimettersi in piedi anchequando è sprofondato nella disperazione.MichelL’uomo in balìa della strada smarrisceprogressivamente tutti i punti di riferimento,soprattutto i legami che cifanno esistere. Sentendosi a poco apoco estraneo al mondo che lo circonda,egli diventa, più fondamentalmenteancora, estraneo a se stesso.L’esclusione sociale prolungata, vissutacome un abbandono, contribuiscefortemente alla perdita d’identitàdell’essere in quanto soggetto.La grande miseria dei nostri paesisviluppati risiede effettivamente inquesto: i poveri si sperimentano comedegli scarti, dei rifiuti. Hanno fallitoin tutti i campi. Giorno dopo giorno,essi si svalutano e si colpevolizzano,interiorizzano di essere dei“buoni a nulla”, tanto più che la societànel suo insieme (cioè noi, i cittadinima anche i servizi, le istituzioni,ecc.) si incarica di far loro sentireche sono colpevoli e indesiderabili.Ora, l’assenza di destinatario effettivoe affettivo della parola, del grido,della disperazione lanciate dai poveri,provoca l’angoscia, la chiusura inse stessi oppure la rivolta e la violenza,soprattutto tra i più giovani. Ed èprobabile che queste invocazioni senzarisposta possano essere all’originedella confusione mentale che si riscontracosì sovente nelle personeche conducono una vita errante. Daqui l’importanza, assolutamente essenziale,della relazione. Ben più chepane, vestiti o anche un tetto, è urgenteoffrire alle persone senza fissadimora una relazione: una relazioneumana e umanizzante.Ci pare, infine, egualmente importantesapersi ritirare a tempo, impararea decolonizzare le nostre relazioni,cosa che è sempre assai difficilenell’esercizio della bontà. L’episodioevangelico del Buon Samaritano, comelo si chiama comunemente, ci indicabene che la compassione versol’uomo ferito al bordo della stradanon si prolunga al di là del necessario.Questo viandante sensibile affidad’altronde molto presto a qualcun altro,il locandiere in questo caso, lacura del ferito. Bisogna, dunque, sapersieclissare, imparare addirittura ascomparire. Permettere ad altri d’esserese stesso, lasciargli la strada liberae continuare pure da parte nostrail nostro viaggio.Un ultimo aspetto: abbiamo già ricordatoche per noi questa sollecitudineper l’altro, per il povero in particolare,ha avuto origine, in gran partealmeno, dal Vangelo e al seguito difigure come quella di Francesco d’Assisi.Tuttavia, per ciò che in ogni casomi riguarda e così come intendo oggile cose, non è a motivo di Dio néper Lui che perseguo questa forma divita e di presenza. Gesù e Francescomi hanno semplicemente sedotto,aprendomi dei sentieri sui quali camminare,verso il compimento d’unaumanizzazione che mi si presenta desiderabile.Se nel mio itinerario Dio,e in senso più largo tutto ciò che hacostituito la mia esperienza religiosa,è all’origine della mia sollecitudineper l’altro, credo di poter dire ora chenutro maggiormente interesse per l’uomoche per Dio. Ogni amore si nutredi momenti privilegiati, ma nella misurain cui, come suggerisce Lévinas,la presenza di Dio è essenzialmenteda scoprire nel volto dell’altro, è versoquest’altro che desidero voltarmi,senza con questo negare che nel cuoredell’incontro vissuto nel modo cheabbiamo sopra descritto, sia anchepresente un Altro e che Egli sia Coluiche dà all’incontro tutta la sua densitàe profondità.Michel e Colette Collard-Gambiezfebbraio 2001(traduzione di Enzo Demarchi)25


l e t t e r eSerbare nel cuoredi Ivo LizzolaCaro figlio,sto partendo e vorrei dirti che aveviragione quando indicavi nel mio desideriodi immobilità l’impossibilità diabitare insieme questa terra…Caro padre,sto tornando e vorrei dirti che nonavevi torto quando segnalavi nel miodesiderio d’andare sempre altrovel’impossibilità di viaggiare in comuniterre di mezzo…Lul 1974 (Mitobiografia)26


l e t t e r eOra che sto andando, mi pare di impararea lasciare quel che credevomio, e che invece ho rammemoratoessere costruito da altri per me, o dame per altri, per te figlio nascente, pergusto o per obbligazione, per dignità:partire è riconsegnare, rimettere in circolo…Ora lo capisco: è solo nel ritornareche si prova a tenere il filo di un viaggiodentro di sé, e della densità degliincontri, delle parole scambiate; sonostato sorpreso vedendo che ciòche pensavo di trovare altrove, in altriposti, uomini, donne, era o apparivain me:attraversava me, il mio paesaggio interiore,la dignità…Avevi ragione, tu ragazzo, a chiedereche gusto poi ci fosse a stare a ridossodelle pietre come l’acqua deinostri fiumi, attaccati a saperi già saputi,a sentire cose già sentite: e le maree?quel che non sai di non sapere?gli echi dell’inaudito?Avevi ragione, tu grande, a guardarescettico il vagare con poco gusto,nel timore di consistere, sfuggendo ilmorso del limite e del finire: evitandol’incontro che trattiene, e rischia disvelarti: e il respiro? il riposare nell’altro?l’intrattenerti in libertà?Abitare questa terra è disegnarla -segno la tua indicazione - e disegnarlaè desiderio, è inseguimento dellastella, è farla abitare dalla tenerezzatesa tra noi, tesa tra noi e l’attesa dicieli nuovi, cupola della nostra ospitalitàreciproca:nulla è mai uguale a prima, la terra èdestinata.Viaggiare nelle terre di mezzo è disegnaree ritessere le mappe - me losegnalavi - tra noi e con altri: e ritessereè fedeltà e resistenza, esistenzache torna e si riapre, e continuità nelracconto scambiato con chi, rispettosoe pacifico, è venuto all’incontronulla è più uguale a prima, la nostalgiasetaccia il buono e il giusto…Questa terra, giovane figlio, te laconsegno lasciandola, pensando cheabitandola con dignità e cura anchea te l’ho dedicata;abitarla a volte è sconsacrarla, possederlaè violarla, ma abitarla insiemeè viverne l’estraneità, l’esserne emigranti-immigrati,sradicati amanti,in terre che son sempre terre dimezzo:non mie, non tue, né di nessuno, materre tra noi, perché una promessa sidia…Le terre di mezzo, padre mio, le tengoora dentro, e non son più sfondo diavventura ma racconto di un cammino,la mia storia, storia con altri, tra noi;passaggio nella meraviglia dell’accoglienzae del rispetto, e nella felice capacitàd’offrire gesti accoglienti,terre di mezzo, per tornare a conoscerciunici, finiti, a volte buoni e giusti:non mie, non tue, né di tutti indifferentemente,ma terre tra noi, perchéuna speranza viva…Caro figlio,sto partendo e abiteremo la distanzaa cui ti ho chiamato generandoti,perché il viaggio fosse tuo, e sapendoche non poteva essere anche mio; tison grato per avermi strappato dall’immobilitàe dal presidio delle mieopere con lo stupore dei tuoi passinell’inedito.Caro padre, sto tornando e mancheràil tempo di attraversare insieme la terrache ho intravisto, e nella quale hoscoperto la tua consegna, da generato;ti son grato per avermi richiamatodal vagare presuntuoso e in fuga, ed’avermi ridato la memoria con la nostalgiadei racconti tra noi.Resta l’incanto, mio compagno e figliomio, che ho serbato ora dolente,ora dolce e appassionato, della compagniadi vita, dell’avervi tenuti in corpo,del cogliere un crescere senzapossedere, e un lasciare senza abbandonare:con te, compagno, un crescere cercandoil rispetto;con te, piccolo, un separarci in corpidiversi senza abbandonarci.E serbo nel cuore tutto questo comepromessa di un incontro nuovo.Ivo LizzolaFESTA NAZIONALE DI MACONDODomenica 26 maggio 2002Spin di Romano d’Ezzelino (Vi)Casa dei Fratelli delle Scuole Cristianecon inizio alle ore 9.30sul temaBASSANOVITNPDSPINTVsuperstradauscitaRomano sudMontebelluna«La giustizia è una dea che abbandona sempreil campo dei vincitori»27


n o t i z i e<strong>Macondo</strong> e dintorniCronaca dalla sede nazionaledi Gaetano Farinelli19 novembre 2001 - Dopoessere stato al mattino allaCooperativa Olivotti, nelpomeriggio Giuseppe incontra,nella sede di <strong>Macondo</strong>,gli Scauts di San Martinodi Lupari. È un gruppodi capi, che vuole elaborarecontenuti e metodi per sestessi e per i gruppi che hannosotto la loro responsabilità.Per questo è necessariocrescere, per poter poi comunicarenella parola e conla presenza; una presenzamite, ma forte insieme.22 novembre 2001 - TVAntenna 3. Su invito del conduttoredella rubrica I coloridella solidarietà, Giuseppeparla dei bambini di stradain Brasile: una società sigiudica dal rapporto che hacon i bambini. Questo nonvale solo per il Brasile. I nostrifigli sono protetti e vivononella solitudine, nonabbiamo tempo per loro;sembra una contraddizione,ma è una società che vivesulla quantità e non sullaqualità.26 novembre 2001 - Bologna.È morta Rosanna Naldi.Se ne è andata in fretta.Ha inseguito la vita e le è rimastoil rammarico di nonaver potuto esprimere tuttase stessa. Ha vissuto una maternitàdrammatica: anchequando si è spezzato il filodella vita negli occhi raccoglievaancora una speranzanon rassegnata. Al funeraleha partecipato Giuseppe, perl’antico legame di affetti chelo lega alla famiglia Naldied in particolare a Valter, cheè stato il suo istruttore e maestroalla fabbrica Calzoni.1/2 dicembre 2001 - Bologna.Seminario di studioorganizzato da Mauro Pellegrinoe Alberto Camata.Relatori Francesco Lazzarisu Globalizzazione e cambiamenticulturali e AndreaGandini su La piramide rovesciata.Con metodo diversohanno affrontato il problemadella globalizzazione.Rigoroso il primo, cuisono seguiti alcuni interventiinterrogativi o continuativi;Gandini ha prodotto un interventosoggettivo, che parteappunto dalle risorse, pocheo tante del soggetto, dallasua corporeità e dalla suaanima, dalla sua condizionedi uomo capace di analisie di sintesi. Hanno partecipatocirca cento persone.L’incontro si è conclusocon il pranzo della domenica.Alcuni hanno richiestoal professor Gandini dipoter continuare quella lineadi lavoro e di interventopersonale, che lui avevatracciato al mattino assiemeal gruppo.3 dicembre 2001 - SanGiacomo di Romano d’Ezzelino(Vi). La sala di VillaFerrari è gremita quando MarioCapanna prende postoal tavolo della presidenza.Dopo una breve presentazionedi Farinelli, con la fogae la verve che gli è propriasnocciola i dati dell’ingiustizia,del malessere nelmondo; ma poi ricorda lapaziente tenacia di chi, giornodopo giorno, ricostruiscei fili della società, della politicadi base, del dialogo,dell’informazione. Il pubblicoè galvanizzato. Intervengonouomini e donneche vorrebbero interrogare,e poi chiedono che la speranzasi faccia costruzionedi solidarietà, barriera control’ingiustizia.7 dicembre 2001 - Taranto.Funerale di Angelica Sansone.È passato poco tempodal primo annuncio di malattia,dal ricovero di Angelica.Aveva allevato il gruppodi giovani e ragazze conamore e tenacia; ed ha lasciatoai suoi ragazzi la vogliadi sognare, la ricerca diautonomia, il senso della responsabilità,che sono puntifermi e mete da riconquistare.Fuori della chiesa doveil popolo assisteva al rito,i suoi ragazzi stendevanoun lenzuolo bianco dovescrivere parole di tenerezzae di fedeltà. Il presidenteGiuseppe ricordavaAngelica, che affettuosamentechiamava la Donnadel Sud, e la sua fede nell’uomo,il suo cammino ostinatoverso un’autonomiaconquistata tra le secche delleideologie forti e conservatrici.9 dicembre 2001 - Troina(En)-Venezia. Rientrano dallaSicilia e scendono dall’ippogrifoalato all’aeroportoMarco Polo, Stefano Benacchio,Francesco Monini eGaetano Farinelli, reduci dauna visita di lavoro ed amiciziapresso Mario e BenitaBertin, che li hanno accoltinella terra ospitale della Trinacria,tra i nuovi amici dellaFondazione Oasi Cittàaperta. Hanno potuto godere,nei tre giorni di permanenza,il clima mite, le vestigiadi una grande civiltà,ed il sapore del pane, dell’olioe del vino.Nello stesso giorno nasceEster Maria Zanchetta, figliadi Chiara e Baldassare. Portacon sé due nomi di donnaforti e tenaci; quelli dellatradizione biblica e quellidel patrimonio familiare.È bionda, è dolce, ha gli occhicelesti, come nel formulariodelle donne affascinanti.12 dicembre 2001 – Lucca,Parrocchia di san Marco.I responsabili dell’ACI Diocesanasettore adulti hannoinvitato Giuseppe a parlaredel futuro, delle prospettiveed insieme del tema vivace:Tutti vogliono arricchire ilmondo, nessuno vuole migliorarlo.È una variazionesul tema dello sviluppo umano,che si oppone ad unacrescita economica che nontiene conto dei bisogni e dellespinte del sociale; ma èanche la presa di coscienzache la redistribuzione delreddito nasce da una sensibilitànuova e dalla fiducianelle risorse spirituali dell’uomo,che sono il fruttodelle sue lotte.15 dicembre 2001 - Marostica(Vi). Andrea Bordinorganizza nella sala del Castellodegli scacchi la presentazionedell’iniziativa dell’Alpetrans,che ha allestito28


n o t i z i ealcuni camion con pellicoleadesive laterali, che riproduconoin foto gigante ibimbi di Rio ed in grafia ilprogetto de I bambini tornerannoa giocare. Ha apertola mattinata titolata a Lasolidarietà viaggia... il fotografoFrancesco Fantini, conun reportage sul lavoro minorilein Brasile. A seguirel’amministratore dell’Alpetrans,sig. Dino Tolfo, poiGiuseppe Stoppiglia, quindiLorenzo Bertacco, assessoreal turismo e FrancescoFilippi, presidente della proMarostica. Il freddo e ilghiaccio hanno decimato lepresenze e annullato l’arrivodegli alunni marosticani.Ma i camion dell’Alpetranscontinuano a viaggiare perl’Italia e nell’Unione. E tu,non l’hai ancora visto il giganteche parla e non dice,in bella mostra?Troina (Enna) In serata pressola Fondazione Oasi CittàAperta hanno presentato,con la mitezza e la forza cheli distinguono, la loro esperienzadi vita tra i clochard(barboni) Michel e Colette,marito e moglie, che vivonotra Francia e Belgio; sonoinnamorati dell’Italia eamici di Mario Bertin, giàcuratore dell’edizione italianadi Clochard, che moltidi voi già conoscono. Laserata ha aperto il dibattitoattorno ad una esperienzadi vita, che vuole essere segnodi umana tenerezza.17 dicembre 2001 - Pezzoli(Ro). Riprende l’itinerariocoi giovani di Pezzoli edintorni, per scandagliare lepossibilità dell’esistenza, vederecom’è cambiato il Venetoe costruire spazi di incontroe di intervento, anchese l’auditel è pessimista;Maurizio vorrebbe essere pagatoin base agli ascolti, esoffocare gli ultimi bisbiglidi chi fa ragionare senza spotpubblicitari. Che moralista!20 dicembre 2001 - Povedel Grappa (Vi). Tutto èpronto all’Hotel Miramonti.C’è anche Carla Rigoni,dall’Australia. Nella salaadiacente la reception si presentail libro di Maria, Attraversareil deserto. Il camminodi una donna alla ricercadella propria autonomia.Ci sono le sorelle diMaria. Al tavolo della presidenzadon Piero Battistini,Francesco Monini, StefanoBenacchio e l’autoreGaetano Farinelli. Un colloquiointimo, a volte duro,a tratti nostalgico, a momentidolce com’era Maria negliultimi mesi prima di partire,quando aveva raggiuntola pienezza ed aspettava soloun segnale. Giuseppe infondo alla sala ascoltavacommosso.21 dicembre 2001 - Carpi(Mo). Festa di <strong>Macondo</strong>.Nella grande piazza del castelloalla destra dei torrionisi apre il Teatro Comunaledi Carpi, accogliente comele donne che stanno allestendoil tavolo dei libri di<strong>Macondo</strong> all’entrata. I palchi,il soffitto sono in legno.Le poltroncine in platea comode.Conduce la serata,dedicata all’Angola e organizzatadall’<strong>Associazione</strong>Con-Fusione delle arti, ClaudioSabelli Fioretti. Vienepresentato ufficialmente ilCD di Laura Polato: Il segretodell’anima, come canzoneper <strong>Macondo</strong>. Molte sonole compagnie d’artisti presenti,tra i partecipanti pureMale riposa 1968don Giuseppe, don Adriano,inoltre la cantante Cinziadi Romano che lavoraassieme a Laura Polato. Emolti ospiti d’onore tra cuiil dottor Caselli e la moglieLaura. A tratti scompare ladistinzione tra pubblico e attori,e ci si diverte comebambini a fare teatro, mentrecontinuano le musiche,le danze, i cori e la rappresentazione.Una recitazionecomposta, i ritmi vibranti,creativo il conduttore, ironico,sornione.1 gennaio 2002 - NasceLudovica, figlia di Beatricee di Andrea Bordin, primorampollo di un albero in fiore;è arrivata con il freddo econ la neve che ancora copreil terreno. Accosta il suonome ai grandi della letteraturae della storia; e raccoglieil sorriso dei nonni edegli amici, nella pace e neisogni.3 gennaio 2002 - Pove delGrappa (Vi). Incontro nellasede di <strong>Macondo</strong> tra padrePol Zayat, due giovani dell’Argentinae un gruppo diamici di Bassano del Grappache opera nel volontariato,perché assieme argentinie italiani costruiscanoun ponte di solidarietà.Padre Pol racconta la cronistoriadel loro itinerario. Eparla del loro progetto all’internodella storia argentina.François traduce. Allafine si prendono accordi, appuntamentie si consuma poidalla Mena un pranzo festosoe frugale.6 gennaio 2002 - Bassanodel Grappa (Vi). Per quelliche sono interessati a ritrovarsiattorno all’eucaristia ealla parola di Dio, la primadomenica di ogni mese. Oggici si ritrova a Casa Betaniain Bassano. Nelle letturedi oggi si coglie un doppiosegno, e un segno doppio:il riconoscimento dellaSalvezza attraverso i simbolidel potere; e nell’accoglienzadel povero. Non èquello che entra nel corpoche contamina, ma il maleparte da dentro; non è unenigma, solo un confrontocon ciascuno di noi e contutti.9 gennaio 2002 - Bassanodel Grappa (Vi). Piero Pelù,cantautore, leader a suotempo dei Litfiba, oggi cantantesolista, viene invitatoa parlare ai giovani su di untema raccolto da lui stessotra le parole di una sua canzone:Non è la fame, ma èl’ignoranza che uccide. Alteatro Remondini di Bassanosi è aperto un dialogo trail presidente di <strong>Macondo</strong>,Piero Pelù ed il pubblico.Ciascuno ha cercato di comunicarepartendo dallapropria esperienza e trasparenza.Per comunicareci vogliono silenzio e ascolto,e cercare sempre oltre laverità, che non è astratta,ma si costruisce e non certonei canali ufficiali. Perquesto - diceva Pelù - io nonguardo più la televisione. Ilteatro era al completo; sulpalco, accanto a Pelù, il sindacodi un paesino della Toscana.Attorno fotografi eduna TV locale. Per la cronacarimando agli articolidel dottor Silvano Mocellinsul Gazzettino, esaurientied efficaci. Gira poi la storiametropolitana che BassanoTVha irradiato un belservizio su Pelù e contornidi serata, tant’è che una ma-29


n o t i z i erea di fans ha richiesto lacassetta; che poi dopo la visionel’ avrebbero lanciata,depositata all’ingresso dellasede TV: soliti vandali! ele ruspe hanno faticato giornia rimuoverle: la forza dell’ingratitudine!Lo spirito dipatata! Non c’è senso dell’humor!12 gennaio 2002 - Padova.Il GIM Comboniani, nellapersona di padre MoséMora, ha invitato GiuseppeStoppiglia a parlare di Chiesae politica. Ha aperto laconversazione con una provocazione:non basta esseregiusti, occorre renderegiusto il mondo, passandopoi alla distinzione tra moralee fede, alla politica comecammino con il poveroe riflettendo sull’immaginedella Chiesa oggi, con i rigurgitidi fondamentalismo,sovrapposizione di fede ecultura maggioritaria.13 gennaio 2002 - Altavilla(Vi). In una chiesetta, iconiugi Riccardo e MariaRosa De Fonzo celebranocon gli amici venticinqueanni di matrimonio. Il rito èaccompagnato da un corodi voci della parrocchia e sicostruisce con le parole egli affetti di tutti e di ciascuno.La figlia apre il librodelle letture e tesse assiemeagli altri i fili della memoriadi un rapporto di vita edi amore, gratuito come l’ariache respiriamo (ad oggi),che la legge rinfranca,ma non condiziona. Il celebranteaccoglie sull’altareRiccardo e Maria Rosa,che distribuiscono ai convitatiil pane di vita.14 gennaio 2002 - Troina(En). Giuseppe in visita nellagenerosa terra di Sicilia,ospite di Mario Bertin e diBenita. Si incontra con padreFerlauto, fondatore dell’Oasi,alla ricerca di spazidi collaborazione, perché ilgrano germogli, e le carovanedi un’umanità nomadeper costituzione, trovinoristoro e nuova energia in altreimprese umane.20 gennaio 2002 - Povedel Grappa (Vi), sede di <strong>Macondo</strong>.Si apre il corso di socio-politicaorganizzato daBaldassare Zanchetta e LuigiZuccheri. Relatore GiuseppeStoppiglia su Etica epolitica, che ha esordito conle parole di Eric Fromm: lafame è più radicale del sesso.Questo per scardinare laideologia del pensiero unico,ricomporre la scala deibisogni, quelli veri e quelliindotti; e per liberarci dallamacchina robot, che vorrebbesovvertire l’umanità ela sensibilità solidaria. Ilgruppo si ritrova ancora perquattro volte fino a marzo.Entrò nella mia camera 1970 (Mitobiografia)21 gennaio 2002 - Povedel Grappa (Vi). In preparazionedella marcia che siterrà a Marostica a giugno,si è riunito il comitato organizzatore,numeroso già all’inizioattorno al suo leader,Fabio Lunardon, per stabilireun calendario di incontrie di verifiche di percorso.22 gennaio 2002 - Venezia.È partito per il Brasilee l’Argentina il presidente,accompagnato da padreUmberto Scalabrini. Si fermeràal Forum di Porto Alegre,ma prenderà contattocon la São Martino a Rio deJaneiro, anche in preparazioneal viaggio e alla permanenzadei 37 giovani edonne di Rossano Venetoche faranno vita comunecoi ragazzi di strada. In questigiorni, fino al 29 gennaio,si mette in moto unafolta delegazione di <strong>Macondo</strong>:saranno ben trentapersone, in partenza per ilForum di Porto Alegre, dicui ci renderà conto già inquesto numero l’emeritoEgidio Cardini, capo delegazionedi <strong>Macondo</strong>, scrittoresatirico per sesso essoagip transgresso, al suo rientrodal carnevale di Rio deJaneiro, dove a suo parerevincerà la Mangueira.27 gennaio 2002 - Povedel Grappa (Vi). Nella salariunioni un folto gruppo dialmeno quaranta persone seguecon attenzione la relazionedel dottor Ivo Lizzolasu Società e politica, che hasaputo cogliere le voci nascoste,positive, di questa societàdefinita spesso frantumata,ma che ha pure un tessutoumano, per poter tessereuna nuova politica fuoridegli schemi.1 febbraio 2002 - RossanoVeneto (Vi). Nel duomoil gruppo ANSPI e <strong>Macondo</strong>presentano il Coro giovanidi Bovolenta, che si esibiscein canti pieni di vita.Il concerto è per i “Meninosde rua” del Brasile. Durantel’esibizione vengonoproiettate scene di vita deiragazzi di strada. La serata,che ha visto la presenza dipiù di cento giovani, ha saputodare forma ad una relazioneche si fa sempre piùviva tra i giovani di questaterra ed i ragazzi del Brasile.Animatore, promotoredell’incontro è don Sandro,che costruisce con entusiasmoe generosità uno spaziodi incontro e di formazioneumana e cristiana.4 febbraio 2002 - PortoAlegre (Brasile). La delegazionedi <strong>Macondo</strong> organizzaun seminario all’internodel grande convegno cui partecipanopiù di cento personedi varia nazionalità. Neviene data notizia in altraparte della rivista.Gaetano Farinelli30


e d a z i o n a l eAmori e predonerieUgo Attardi, disegni e incisioni, 1952-1991Le immagini di questo numero di MadrugadaAttardi scolpisce, dipinge, disegna questo mondoin cui viviamo, e gli specchi infranti che citende, concavi, convessi, smussati, senza foglia,testimoniano un realismo magistrale. Direi dunqueche Attardi è un maestro della sola arte chevalga in questa fine di secolo: quella che io chiamorealismo barocco. Il cronista dei nostri poterie delle nostre impotenze disegna da realistabarocco la bellezza dei corpi e le loro infermità.[…] L’artista non possiede la bellezza che mutilandola,che ingravidandola, che deformandola,perla nera o perla bianca, maschio o femmina,irregolare, sempre. Tutto questo turba gli occhi,disorganizza i neuroni, fa paura. Solo il corponon mente. Attardi l’ha capito: il corpo è l’esattospecchio dell’anima. Il mondo in cui regna lamenzogna, a cominciare da questa scatola degliinganni, arma dei poteri, che si chiama televisione,si handicappa, s’atrofizza, s’enuclea, sigambemozza, ed amputa la nostra visione dellaverità e della bellezza.Montaigne: «Il mondo non è che un traballamentoperenne. Ogni cosa vi traballa senza tregua…Non dipingo l’essere. Dipingo il passaggio…».Ecco: Attardi dipinge il passaggio, disegnail passaggio, e miracolosamente le sue gigantesse,e i suoi giganti, di bronzo o di legno,scolpiscono il loro passaggio schiacciante nellospazio. Stupratore di forme, di colori, frantumatoredi tratti: è col fuoco nelle dita che Attardicrea baroccamente questi passaggi del nostro essereeffimero dall’anima difforme; e la minacciache pesa su ogni forma che passa sospende lametamorfosi verso un’altra forma, un’altra ancora,e questa propensione, in un semplice trattodi matita, pone l’uomo barocco di questa finedi secolo tra la vita estrema e la morte estrema,dove schizza il pennello, morde lo scalpello,serpenteggia la piombaggine nel Paradiso perdutodella prima Eva venuta d’Africa, straccod’orrori, di violenze e scevro di selvatichezza.Jean-Noël Schifanodalla prefazione alla raccoltaDisegni e Incisioni 1952-1991Ringraziamo il maestro Ugo Attardi,simpatizzante di <strong>Macondo</strong>,per averci gentilmente concesso la riproduzionedi immagini tratte dalle sue raccolte.Attardi, Scultura pittura incisione,Editori Riuniti, Roma 1976.Attardi, Amori e predonerie,Disegni e Incisioni, 1952-1991.La donna della Cuba (da Boccaccio) 197231


SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% - ART. 2, COMMA 20/B, LEGGE 662/96 - VICENZA FERROVIA - TAXE PERÇUE - TASSA RISCOSSA.IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE ALL’UFFICIO DI VICENZA FERROVIA, DETENTORE DEL CONTO, PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE(VIA ROMANELLE, 123 - 36020 POVE DEL GRAPPA - VI) CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA.

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