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MADRUGADA - Associazione Macondo

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l e t t e r eOra che sto andando, mi pare di impararea lasciare quel che credevomio, e che invece ho rammemoratoessere costruito da altri per me, o dame per altri, per te figlio nascente, pergusto o per obbligazione, per dignità:partire è riconsegnare, rimettere in circolo…Ora lo capisco: è solo nel ritornareche si prova a tenere il filo di un viaggiodentro di sé, e della densità degliincontri, delle parole scambiate; sonostato sorpreso vedendo che ciòche pensavo di trovare altrove, in altriposti, uomini, donne, era o apparivain me:attraversava me, il mio paesaggio interiore,la dignità…Avevi ragione, tu ragazzo, a chiedereche gusto poi ci fosse a stare a ridossodelle pietre come l’acqua deinostri fiumi, attaccati a saperi già saputi,a sentire cose già sentite: e le maree?quel che non sai di non sapere?gli echi dell’inaudito?Avevi ragione, tu grande, a guardarescettico il vagare con poco gusto,nel timore di consistere, sfuggendo ilmorso del limite e del finire: evitandol’incontro che trattiene, e rischia disvelarti: e il respiro? il riposare nell’altro?l’intrattenerti in libertà?Abitare questa terra è disegnarla -segno la tua indicazione - e disegnarlaè desiderio, è inseguimento dellastella, è farla abitare dalla tenerezzatesa tra noi, tesa tra noi e l’attesa dicieli nuovi, cupola della nostra ospitalitàreciproca:nulla è mai uguale a prima, la terra èdestinata.Viaggiare nelle terre di mezzo è disegnaree ritessere le mappe - me losegnalavi - tra noi e con altri: e ritessereè fedeltà e resistenza, esistenzache torna e si riapre, e continuità nelracconto scambiato con chi, rispettosoe pacifico, è venuto all’incontronulla è più uguale a prima, la nostalgiasetaccia il buono e il giusto…Questa terra, giovane figlio, te laconsegno lasciandola, pensando cheabitandola con dignità e cura anchea te l’ho dedicata;abitarla a volte è sconsacrarla, possederlaè violarla, ma abitarla insiemeè viverne l’estraneità, l’esserne emigranti-immigrati,sradicati amanti,in terre che son sempre terre dimezzo:non mie, non tue, né di nessuno, materre tra noi, perché una promessa sidia…Le terre di mezzo, padre mio, le tengoora dentro, e non son più sfondo diavventura ma racconto di un cammino,la mia storia, storia con altri, tra noi;passaggio nella meraviglia dell’accoglienzae del rispetto, e nella felice capacitàd’offrire gesti accoglienti,terre di mezzo, per tornare a conoscerciunici, finiti, a volte buoni e giusti:non mie, non tue, né di tutti indifferentemente,ma terre tra noi, perchéuna speranza viva…Caro figlio,sto partendo e abiteremo la distanzaa cui ti ho chiamato generandoti,perché il viaggio fosse tuo, e sapendoche non poteva essere anche mio; tison grato per avermi strappato dall’immobilitàe dal presidio delle mieopere con lo stupore dei tuoi passinell’inedito.Caro padre, sto tornando e mancheràil tempo di attraversare insieme la terrache ho intravisto, e nella quale hoscoperto la tua consegna, da generato;ti son grato per avermi richiamatodal vagare presuntuoso e in fuga, ed’avermi ridato la memoria con la nostalgiadei racconti tra noi.Resta l’incanto, mio compagno e figliomio, che ho serbato ora dolente,ora dolce e appassionato, della compagniadi vita, dell’avervi tenuti in corpo,del cogliere un crescere senzapossedere, e un lasciare senza abbandonare:con te, compagno, un crescere cercandoil rispetto;con te, piccolo, un separarci in corpidiversi senza abbandonarci.E serbo nel cuore tutto questo comepromessa di un incontro nuovo.Ivo LizzolaFESTA NAZIONALE DI MACONDODomenica 26 maggio 2002Spin di Romano d’Ezzelino (Vi)Casa dei Fratelli delle Scuole Cristianecon inizio alle ore 9.30sul temaBASSANOVITNPDSPINTVsuperstradauscitaRomano sudMontebelluna«La giustizia è una dea che abbandona sempreil campo dei vincitori»27

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