i t i n e r a r ipoteva pretendere che partecipasseroa molti incontri personaggi a tutti graditi.Le differenze erano profonde.Tuttavia in tutti c’era il desiderio diproporre un mondo diverso dall’attualenella direzione della giustizia edel riconoscimento dei diritti fondamentalidella persona.Quello che si è rivelato senz’altromolto interessante è stata la presenzain se stessa di tutti i delegati. Era importanteesserci per comunicare il desideriodi un’alternativa possibile e diun’opposizione delle coscienze a unmodello violento e soffocante, al di làdelle differenze culturali e religiose.Oggi questa opposizione taglia trasversalmentele grandi problematiche,dal lavoro all’ambiente, dal diritto dieducazione all’accesso ai beni economici,dalla libertà di coscienza aldiritto all’autodeterminazione dei popoli,ed è alla ricerca di un denominatorecomune. L’impegno civile e lapassione per la giustizia sono stati imessaggi più dirompenti provenientidalle delegazioni di molti Paesi latino-americanie africani e oggi sonoun autentico presagio di speranza perchi è stato a Porto Alegre, così comesono fonte di inquietudine per chi alcontrario difende a denti stretti «unmondo di privilegi e di poteri forti».La sfida: dall’opposizionealla propostaIl passaggio dall’opposizione allaproposta di un mondo diverso è lavera sfida che sgorga da Porto Alegre,proprio perché rappresenta il passaggioda un atto di contestazione planetariaa una serie di proposte e distili nuovi in ogni Paese, in ogni regione,in ogni città e in ogni istituzione.È il contrasto dell’utopia chesi afferma contro l’accettazione passivadi modelli che propongono l’avanzamentotecnologico e l’economiadi mercato in forme assolute etotalizzanti.Porto Alegre è stato un respiro di libertàe un anelito di giustizia e quindiva accettato come tale. Ognunopotrà prenderne la sua parte, ricomponendolanel suo contesto, a menoche non si creda che “questa” globalizzazionevada bene così. Ci sonoscelte che, davanti al clamore assordantedella povertà, prima o poi andrannocompiute e pertanto sarà sempreopportuno e intelligente ascoltarele voci provenienti da eventi comequesto. Oltre le ristrettezze di un Occidentesenza fiato.Egidio Cardinii n f o r m i a m oL’agendadi <strong>Macondo</strong>Domenica 23 giugno 2002a Marostica (VI) si terrà la2ª MARCIAPER I BAMBINI DI STRADAPercorso: km. 6 - 12 - 22Orario: 7:30 - 9:00Chiusura ore 13:30Per informazioni e adesioni:Fabio Lunardon - tel. 0424 75276Sul bastimento olandese verso la fine di agosto 197922
s c a m b i or e l a z i o n a l eLa sollecitudine per l’altroRiflessione a due vocidi Michel e Colette Collard-GambiezDa vari anni Colette e Michel Collard-Gambiez condividono concretamentela vita delle persone senza fissa dimorain diverse città della Francia edel Belgio. Hanno scelto di essere lorostessi senza casa e senza mezzi, eseguono i circuiti di vita e di sopravvivenzadi coloro a cui si sono uniti.Giungendo a mani vuote fra gli sprovvistid’ogni mezzo, essi si lascianosemplicemente incontrare e ricevereda loro in una presenza sorprendentementeamichevole e fraterna. Diventanocosì gli ospiti dei senza tetto.Il mondo alla rovescia!Nel 1998 hanno pubblicato un librotradotto in italiano col titolo “Unuomo che chiamano CLOCHARD -Quando l’escluso diventa l’eletto”,Ed. Lavoro / <strong>Macondo</strong> Libri, Roma1999: un libro-testimonianza, riccodi un vissuto concretissimo, accompagnatoda riflessioni e analisi varie.ColetteÈ l’essere umano, sin dalla nascita,spontaneamente rivolto ad altri? Senzadubbio, in parte. Mi sembra che,come il bene e il male coabitano dasempre nell’umanità, così l’uomo siaportatore di energie centripete che loriconducono a se stesso (in manieratalvolta eccessivamente egoista, esclusivae autoritaria), ma anche di forzecentrifughe che lo invitano più o menoistintivamente e liberamente a farsistrada verso l’altro, verso il suo simile,che è però anche il diverso dalui. Questo secondo movimento, tuttavia,non è totalmente innato e maicompletamente acquisito. Il bambino,il giovane hanno bisogno di farneesperienza, prima nella propria famiglia,poi attraverso vari impegni personaliper imparare progressivamente,sentire e “misurare” quanto l’incontrocon l’altro, con gli altri, sia unafortunata occasione sul suo camminodi compimento umano e spirituale.La capacità di meraviglia, il desideriodi scoperta, di dialogo, di “giusto”confronto del proprio “io” con l’“iodegli altri” si imparano (o non si imparano)assai per tempo e si educanogiorno per giorno. Anche se la“preoccupazione per l’altro” è stata(lo è ancora?) presentata come unavirtù cristiana (vedi il famoso amoredel prossimo), è certo che molti altricredenti e anche famiglie agnosticheo atee possono essere impregnate inprofondità di un magnifico slancioumanista che si inscrive in molte esvariate maniere in una lotta per lagiustizia e per la pace. Michel ed ioabbiamo avuto la grazia di crescerein universi nei quali dapprima e inlarga misura abbiamo “beneficiatodella sollecitudine” (= amore) dei nostrigenitori nei nostri riguardi. È undono d’inestimabile valore! Quandoviene a mancare, se ne misurano rovinequasi irreparabili. Abbiamo appresola bellezza e l’esigenza del servizio.I genitori sono ancora questo tipodi educatori? Il Vangelo, nella personae nella vita di Gesù, è stato e restauna formidabile leva, una fonteinesauribile che, da una parte, ha plasmatole nostre essenziali scelte di vita,e, dall’altra, ci fa gustare, ancor oggi,quanto la “sollecitudine per l’altro”,come noi la sperimentiamo, siaproprio la gioia profonda e senza posarinnovata di tutta la nostra vita personalee di coniugi.MichelNel mio itinerario personale, la sollecitudineper l’altro ha preso una svoltadeterminante quando, da giovanefrate francescano, cercavo di dare unorientamento concreto alla mia vita.Come capita sovente in casi simili,sono stati incontri che lasciano il segnoa guidarmi nella mia ricerca. Così,sono stato condotto per la primavolta nella mia vita - avevo circa 2323