c o n t r o c o r r e n t eSbarco a Porto Alegre do BrasilUna generazione si mette in giocodi Giuseppe Stoppiglia«Non dire mai che sei arrivato:sei ovunque un viaggiatorein transito».[E. Jabes]«… e se credete orache tutto sia come primaperché avete votato ancorala sicurezza, la disciplina,convinti di allontanarela paura di cambiare…Verremo ancora alle vostre portee grideremo ancora più forteper quanto voi vi crediate assolti,siete per sempre coinvolti».[Fabrizio De André]Un giorno, sotto NataleErano i giorni dei mercatini di Natale,delle bancarelle colme di superfluitàfestose, di fantasiosi regaletti perl’albero di rito. La gente sciamava allaricerca di idee, di stimoli per gli acquisti;e dove si accodava ad una fila,state certi, c’era una degustazionegratuita di prodotti regionali, soprattuttodolciumi.Sul tavolo c’era solo una tazza dacaffè, vuota. Una donna ci poggiò latesta, senza che nessuno mostrasse difarci caso. Il locale era tranquillo, accogliente,frequentato in prevalenzada signore attempate. Passai accantoall’anziana cliente e la salutai con unsorriso: lei volse il capo sorridendo asua volta, in silenzio, mentre un’inservienteaccorreva a dirle bruscamenteche no, lì non poteva restare.Fu allora che notai, oltre il viso dolcee dimesso ed i capelli incolti, le saccheda clochard poggiate in terra: e ipiedi, i piedi nudi tra stracci di calzelacere, nelle ciabatte sbrindellate.Una vecchia algerinaindesiderataCapii al volo che non mi avrebberoconsentito di invitarla a sostare conme nel locale, frequentato da clientelaelegante e ben messa: un piccololocale decoroso, troppo rispettabileper ammettere e tollerare la presenzaindecente dei poveracci.Prima che la vecchietta si alzasse,umiliata e mite, mi avvicinai svelto:«Posso offrirle qualcosa?» e le porsidiscretamente un po’ di denaro. «Sonoalgerina – mi disse illuminandosi,in un buon francese di persona beneeducata – ma conosco molto bene l’Italia».E si avviò verso la strada pienadi gente. «Grazie, grazie tante!».Come avevo potuto lasciarla andarecosì, tutta sola, stremata, trascinandosiai margini dell’opulenza feroce,della bulimica orgia consumisticadi massa, invece di portarla conme a passare almeno le feste in unacasa calda? Non si festeggia forse unbimbo nato in una stalla, povero tra ipoveri, per rovesciare i valori delmondo? Dio mio, dove sarà andata,esposta ai rigori dell’inverno? Chevergogna per me, per noi, per questanostra folle economia, per questa disgustosasocietà del benessere e dell’indifferenza.Porto Alegre: voglia di vivereQuest’anno sono andato a Porto Alegre.Avevo bisogno di sapere, di conoscere,di ascoltare, di incontraregente. Ero convinto che i giovani, tanti,arrivati nella capitale dello stato piùmeridionale del Brasile, Rio Grandedo Sul, portavano dentro di sé un disagioprofondo per l’assenza di futuroe di senso della società in cui viviamo,insieme ad una ricerca disperatadi allegria e di condivisione disentimenti ed emozioni.È stato effettivamente un avvenimentomaestoso, un evento straordinariodi forza, di energia, di tenerezzae di partecipazione. Il clima che sirespirava era sano, libero, ma soprattuttofestoso, anche perché quandouna generazione si mette in gioco siproduce qualcosa di profondo nel tessutodella società.Ho colto, però, in maniera sottile equasi misteriosa, che molte delle paroleche i giovani gridavano non eranonate dentro le loro esperienze e laloro vita quotidiana, ma erano abilmenteseminate dagli “intellettuali” diturno, che continuavano a fantasticaredi improvvisi e persino miracolosiribaltamenti della situazione attuale.Personalmente sono convinto chenessun cambiamento e nessuna rivoluzionepossa essere fatta in nome e4
c o n t r o c o r r e n t eper conto dei poveri della Terra e magaricon strumenti come la Tobin taxo la detassazione dell’1% alle imprese,che non toccano minimamente ilfatto del perché, del come e dove produrrericchezza.Una rivoluzione nascedal rifiuto a delegareInnanzitutto, le rivoluzioni storichesono sempre state fatte in nome proprio,giacché il riscatto di un popoloo di una generazione comincia propriodal rifiuto di delegare ad altri ilcompito di definire i propri bisogni edi far valere i propri diritti.In secondo luogo, ogni strategia diriscatto implica una progettazione positivae quindi un’organizzazione delfuturo assetto dei poteri che si vuolerealizzare, e non già una pura negazionedistruttiva ed istantanea di ciòa cui ci si intende opporre.In terzo luogo, trovo sorprendenteche si combatta in nome di popolazioniassenti e lontane, quando nelproprio paese, nel proprio contestoculturale e territoriale, ci sono aree didegrado e di marginalizzazione gravie per certi versi molto inquietanti.Non mi ha mai entusiasmato questovolontariato lombardo-veneto, tantoesaltato, che non riesce a contrapporsie a combattere comportamentie strutture razziste, xenofobe e ideologicamentesettarie, che scorazzanoimpunemente nel suo territorio.Un movimento verosi radica nella realtàVorrei sottolineare come ogni movimentoche tende a mutamenti significatividello stato di cose esistenti devenecessariamente radicarsi in unarealtà effettiva e rappresentare nellasua pratica un’idea della collettività edel bene comune che è il contrariodel puro aggregarsi in moltitudini disingolarità separate da ogni stabile legamecon il contesto.A tale riguardo mi è stata rivelatricee chiara l’esperienza bellissima cheho vissuto avvicinando il movimentoSem terra in Brasile ed il movimentozapatista in Chiapas (Messico). Ho incontratopersone completamente spogliatedi tutto riscoprire la propria dignità,ritrovare se stesse attraverso ilcontatto con la terra e la comunionecon gli altri. Perché scoperta della terra?Una terra che noi abbiamo avvelenato,distrutto, ucciso, per amoredel denaro e dell’accumulazione,vendendola al miglior offerente e perdendocosì completamente la relazioneterra-vita, ebbene i Sem terra egli zapatisti la riscoprono e la redimonodalla speculazione di cui è diventataoggetto e per la quale chi hai soldi può comprare tutta la terra chevuole, anche se in gioco ci sono dellevite umane. Ritornando alla terra,riscoprono un valore che si era perdutoe si redimono di un delitto cheVidi un cavaliere 19615