credito, azioni, opzioni, ecc.) su quelli commerciali (benie servizi) ci può essere fornita da un dato tratto daState of the World del 1999 a cura del Worldwatch Institute:il totale dei valori scambiati nei mercati azionariè superiore a 21.000 miliardi di dollari (1996),mentre il totale annuo del commercio mondiale di benie servizi è di 5.400 miliardi di dollari (1998).Un altro economista americano, Paul Samuelson,pur affermando le virtù del libero mercato, qualche dubbioin più di Peri se lo fa venire. Egli riconosce le ragionidi chi protesta contro gli effetti della globalizzazione.Egli dice: «Dal punto di vista di una fredda economiadi efficienza e sviluppo del reddito del prodottointerno lordo aggregativo, le ragioni per una maggiorliberalizzazione del commercio internazionale sono valide.(...) L'economia fredda ha la sua importanza, manon occupa il ruolo di unico supremo dominio nelle societàdemocratiche moderne. I critici benevoli dellospietato capitalismo di mercato, e in particolare i giovanialtruisti istruiti, si rendono conto che il puro capitalismodel laissez faire conduce a una dimensione didisuguaglianza e che, se non moderato da azioni stabilizzatricidelle banche centrali governative e dei programmifiscali, il laissez faire causerà alti e bassi economici,bolle speculative e bancarotte, e una periodicadisoccupazione» (in proposito Jeremy Rifkin ci ricordache negli Stati Uniti, ad esempio, la ristrutturazionedella produzione mette a rischio 90 milioni di posti dilavoro su un totale di 120 milioni).Sul versante istituzionale, è doveroso citare lacontraddizione in cui cade la Banca Mondiale. Infatti,mentre nel Rapporto sullo Sviluppo del 1999 si riconosceun aumento delle distanze tra i più ricchi e i più poveridella Terra, in quello del 2000 si sottolinea che l’aumentodella disuguaglianza nella distribuzione del reddito«non dovrebbe essere visto negativamente» se iredditi più bassi non calano ulteriormente e il numerodelle persone in condizioni di povertà diminuisce. Tuttavia,l’United Nations Development Programme (UNDP)del 1998 ci ricorda una realtà sconvolgente: le entratenette dei 358 multimiliardari mondiali equivalgono alleentrate combinate del 45% più povero dell’intera popolazioneche è costituito da circa 2,3 miliardi di esseriumani. Il 93% delle persone collegate ad Internet appartieneal quinto più ricco della popolazione. Alquantologico se si pensa che un normale computer costal’equivalente di un mese di stipendio per l’americanomedio rispetto a 8 anni di lavoro per un Bangladeshi.A questo fa riscontro che il 74% delle linee telefonicheè situato nei paesi ricchi, mentre nei paesi più poverisi trova solo un misero 1,5% di tutte le linee telefonichedel mondo. Analoghe conclusioni si raggiungonomisurando altri indicatori tra cui il numero di brevettiregistrati in un paese, il numero di istituti di ricercaavanzata, ecc. Ancora, tra il 1960 e il 1991 il rapportotra la ricchezza in mano al 20% dei più ricchi e il 20%dei più poveri della Terra è passato da 30/1 a 61/1 (unrapporto che nel 1997 è divenuto di 74/1). E pensareche c’è ancora tanta gente che nei nostri paesi dice «laglobalizzazione ha migliorato la vita di tutti», … forsesi tratta di eccessi d’individualismo.La concentrazione di potere economico e politicoriduce gli spazi democratici tanto a livello localequanto a livello globale. Da questa situazione prendonovantaggio, per esempio, il traffico delle armi e delledroghe: le spese militari nel mondo equivalgono a780 miliardi di dollari, mentre le droghe nel mondo corrispondonoa 400 miliardi di dollari (UNDP, 1998). Questeed altre attività criminali costituiscono i mercati piùredditizi dell’economia mondiale, trovando spazio d’azionenella finanza globale. Sicuramente non sarà facileplacare gli animi dei critici della globalizzazione, consapevolidel fatto che alcune alternative vi sono ed altrevanno costruite.I legami tra i nuovi strumenti di controllo e coercizione(brevetti di proprietà intellettuale sulla vita),le economie criminali e la finanziarizzazione dell’economiainternazionale nell’epoca della globalizzazionesaranno indagati dall’Osservatorio sulla globalizzazionee sulle alternative che vi racconterà, inoltre, esperienze,proposte e progetti alternativi alle logiche distruttivee omogeneizzanti della globalizzazione.l ’ o s s e r v a t o r i o · n u m e r o u n oBIBLIOTECA MINIMA• Amoroso B., Della globalizzazione, Molfetta, edizioni la meridiana, 1996.• Amoroso B., L’apartheid globale, Roma, Edizioni Lavoro, 1999.• Barcellona P., Individuo e comunità, Roma, Edizioni Lavoro, 2000.• Latouche S., L’occidentalizzazione del mondo, Torino, Bollati Boringhieri, 1992.• Petrella R., Il rapporto del Gruppo di Lisbona.• Rifkin J., Il secolo biotech, Milano, Baldini&Castoldi, 1998.• Shiva V., Biopirateria, Napoli, CUEN, 1999.SegreteriaFabio Massimo Parenti e Cristiano Santori.Comitato redazionaleAndrea Gallina, Carlo Nicolais, Riccardo Troisi, Pietro Masina, Susanna Caliceti.Comitato scientificoBruno Amoroso, Pietro Barcellona, Stefano Benacchio, Mario Bertin, Gaetano Farinelli, Sergio Gomez, Nico Perrone.IV
u n l i b r oAttraversare il desertodalla prefazione di Francesco MoniniNella bassa stanza«Era il trenta di luglio di una giornatadi sole, come doveva essere». È la frase- bellissima - che conclude questopiccolo libro.Il trenta di luglio del Duemila Mariaci ha lasciato. Dopo alcuni mesi,anche su sollecitazione degli amici,Gaetano ha incominciato a ordinarenella mente centomila ricordi e a scriveredi lei, provando e riprovando,cercando le parole.Ho appena finito di leggere le suepagine e mi pare che Gaetano sia riuscitoin un’impresa non facile: raccontareil mistero di Maria. Che nonequivale a svelarlo - i misteri non possonoessere risolti come le equazionio gli indovinelli - ma significa darevoce e memoria a quel mistero, rendercelovicino e presente.Il piccolo libro che vi sta davantinon è una biografia. Se lo fosse, probabilmenteMaria non ne sarebbe statacontenta.Si scrivono biografie sulle «personeimportanti» - generali, poeti, profetied esploratori - e Maria non è mai statasul palcoscenico; non ha mai cercatole luci della ribalta. Maria era altrove.Maria cercava altro. Non voleva- e non vorrebbe oggi - «un piedistalloin forma di parole». Per farnecosa? E sarebbe subito scattata in unarisata fragorosa.Maria, però, era eccome una personaimportante. Importante per un numerodi persone non facilmente numerabile.Lo era per l’autore di questepagine: amico, complice, compagnodi viaggio, interlocutore incessante.Lo era per i suoi familiari e peri tanti amici sparsi per l’Italia e per ilBrasile. E lo era, credo, per qualsiasipersona la avesse incontrata veramente,si fosse seduta al suo tavoloanche solo per «fare due chiacchiere»bevendo il caffè, avesse avuto lafortuna e il coraggio di incrociarel’azzurro limpido dei suoi occhi.Incontravi Maria perché Maria c’era.Era lì, poco distante, lungo la tuastrada, appena dietro la porta, alla tuastessa altezza quotidiana.Maria ascoltava, Maria parlava, Mariagiocava, Maria si metteva in gioco.Non aveva sentenze, cartucce nascoste,barriere ideologiche, giudiziscontati.Era, credo, la vera e più autenticaanima di <strong>Macondo</strong> (una stramba associazioneper l’incontro tra i popoli e lepersone), l’esempio vivente di come sipossa vivere l’utopia senza l’ideologia.Gaetano non ha avuto paura a mettersidi fronte al mistero di Maria, adinterrogarsi su una ricerca lunga comela sua vita terrena. E Maria, ho pensato,doveva essere accanto a lui mentrescriveva: solo così - credo pagando ancheun grande prezzo al dolore dellaseparazione - Gaetano è riuscito a restituirciil senso di un viaggio che nonè altro da noi, ma che rimbalza paginadopo pagina nella nostra vita.Non troverete in queste pagine mirabolantiavventure e scoperte ecce-19