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MADRUGADA - Associazione Macondo

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i t i n e r a r iPorto Alegre:un altro mondo è possibiledi Egidio CardiniDal 31 gennaio al 5 febbraio si è svoltonella città brasiliana di Porto Alegreil II Forum Sociale Mondiale sultema Un altro mondo è possibile. Si ètrattato di un evento dalle dimensioniimponenti, con la partecipazionedi alcune decine di migliaia di delegatie di uditori provenienti da tutte leparti del mondo e l’interesse destatonell’opinione pubblica è stato già diper se stesso un motivo di successo.Nel corso dei lavori, svoltisi in un contestodi festoso “happening” e strutturatisu una miriade di conferenze,convegni, assemblee, seminari, dibattiti,incontri, testimonianze e laboratoritematici, non potevano certamenteemergere sviluppi omogeneie unitari. Tuttavia è apparso chiaro come,fin dal primo giorno, ogni approssimazioneideologica si frantumassedavanti a una condizione dell’umanitàche oggi pone mille interrogativie soprattutto si è capito subitocome le piccole questioni, che ognicontesto politico-sociale locale (a partiredal nostro) deve affrontare, perdesserodi significato davanti alla dimensioneplanetaria dei problemi ealla profondità dei drammi che via viastanno esplodendo.Una contestazione allaglobalizzazioneÈ ovvio che si è trattato di una contestazionealla globalizzazione, ma nonin quanto tale, bensì come sistemache produce uno sfruttamento dellerisorse umane e naturali senza alcunrispetto per la vita e per la dignità.Sinteticamente, a mio giudizio, questisono i punti fermi emersi:1. Il modello politico-economiconeoliberista non risolve i problemi degliuomini, ma al contrario crea e provocaun disinteresse violento e cinicoverso la vita dei moltissimi chenon potranno mai accedere alle ricchezzee che vivranno perennementeai margini;2. È necessaria un’opposizione chiarae forte contro una logica mercantileche riduce gli uomini a cose e chepremia una visione pesantemente individualistica,generando aspettativefrustranti e illusioni che sfociano spessonella fame e nella miseria;3. Il neoliberismo è eticamente morto,anzi non è mai vissuto come valoreper il bene della persona, instaurandosoltanto un principio di sfruttamentoe di prevaricazione e un sensodi colpa per chi non sa o non puòemergere;4. È importante contestare questomodello occidentale di sviluppo, fondatospesso su strategie di annientamentodelle differenze culturali e sull’esaltazionedell’avanzamento tecnologicoe del mercato, ma non è sufficiente.Il modello dello sviluppo sostenibiledeve costituirne la vera alternativa;5. Oggi il confronto tra le culturepare imporsi non più su basi ideologicheo astrattamente politiche, ma èincontro di mille identità che chiedonodi essere accolte e rispettate e chesi ribellano quando questo non accade,affermandosi comunque senzachiedere il permesso ai detentori digrandi poteri.Nella direzione della giustiziaDentro questi elementi unitari è convissutauna varietà immensa di sensibilità.Tanto per intenderci, il laboratoriotematico dei vescovi brasiliani sull’alimentazioneha offerto spunti chenon sempre hanno avuto le medesimepremesse o identiche conclusionidi movimenti politici che si sono occupatidella stessa questione e che sonopartiti da un profilo culturale infinitamentediverso, così come non si21

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