u n l i b r ozionali: nessun ingrediente dei romanzid’appendice. Troverete, senzaveli e senza orpelli, il viaggio di unadonna alla ricerca di sé. La ricerca appassionata- dolorosa e gioiosa - dellalibertà e la lotta interiore contro unnemico potentissimo: il mostro, comelo chiamava Maria. Il condizionamento,il dover essere, il dover fare,le buone azioni, la coscienza a posto.Molte volte cerchiamo e ci accostiamoagli altri perché abbiamo incuore un sacro furore: salvare il mondo,aiutare i poveri ed altre meraviglie.Così non si realizza nessun autenticoincontro. Gli altri diventanosemplici strumenti della nostra ingombranteideologia; e ci deludonosempre, non si dimostrano all’altezzadei nostri sogni di gloria: il mondonon si fa salvare da noi, gli stolti noncapiscono le nostre parole, i poverinon ci ringraziano mai abbastanza.Maria viaggiava su una rotta opposta.Cercava sé, la sua autonomia, la libertàda tutto ciò che ci condiziona,appanna il nostro sguardo, appesantiscee falsifica ogni gesto d’amore. Solocercando se stessa, intuiva, avrebbeincontrato davvero l’altro da sé. Solocosì si sarebbe potuto realizzare unoscambio “alla pari”. Solo così le ideee le parole sarebbero diventate vita.Per compiere questo viaggio, Marianon aveva carte e mappe da seguire.Anzi, avrebbe dovuto gettare via, unoad uno, tutti i bagagli e tutte le zavorreche la appesantivano - la libertànon sopporta un bagaglio pesante - esi sarebbe trovata tante volte al buio,con la paura di perdersi e con la faticadella solitudine. E tutte le volteavrebbe ripreso a cercarsi e a cercare,a domandarsi e a domandare.Tappa dopo tappa, un viaggio iniziatoquasi con una fuga, diventasempre più cosciente, la ricerca si approfondisce,le scelte si fanno più impegnative.Il Brasile e il lavoro di accoglienzanella casa di Rio di Janeirosegneranno una svolta, sarà lo spaziodove sperimentare una identità piùmatura, ma non un approdo. Il viaggiodentro e fuori di sé prosegue: c’èda capire, da vivere e da combattere,tutto quanto limita la nostra libertà econdiziona il nostro rapporto con lecose e con le persone.Gaetano ha raccontato questa ricerca,scorrendo gli anni e seguendoMaria passo dopo passo, di qua e dilà dal mare. Da Pove del Grappa, aRoma, a Bologna, a Comacchio, a Riode Janeiro, fino al ritorno nella casache l’aveva vista nascere. Ci ha restituitoil suono della sua voce e dei suoipensieri: incontri, dialoghi, riflessioni,paure, scoperte. E Gaetano stessoentra nel libro: riflette, ricorda, si interroga,si mette in gioco. Utilizzandoun linguaggio aperto, facendo usodel dialogo come della poesia, delracconto come della filosofia. Inventandosiuna anarchia stilistica che riescemiracolosamente a rappresentarela ricchezza inesauribile di una vita.Dai frammenti di Gaetano ci arrivail dono tutto intero di Maria. Ha attraversatoil deserto - ma leggendoqueste pagine a me è sembrato piuttostoun mare enorme e poderoso - eora è ritornata. Il viaggio è compiuto:così, come doveva essere.Maria era una meravigliosa giornatadi sole. Per chi l’ha amata sarà impossibilenon rimpiangere la sua luce e ilsuo calore. Allora teniamoci caro questopiccolo libro. Tra le sue pagine c’èMaria. E Maria ha qualcosa da dirci.Gaetano FarinelliAttraversare il desertoIl cammino di una donnaalla ricerca della propria autonomiaCittà Aperta Edizioni – <strong>Macondo</strong> LibriTroina (En) – Pove del Grappa (Vi),novembre 2001, € 8,00.Francesco MoniniMaria Stoppiglia è nata a Bassano del Grappa il21 dicembre 1942. Cresciuta con la sua famigliaa Pove del Grappa, si trasferisce a Roma esuccessivamente a Bologna, dove lavora comeinfermiera alla Casa di Riposo «Giovanni XXIII».Nel 1989, dopo la pensione, si trasferisce a Riode Janeiro, in Brasile, per dirigere la Casa di accoglienza«Gianfranco Del Giovane», apertanel quartiere di Grajaù dall’<strong>Associazione</strong> <strong>Macondo</strong>per offrire ospitalità agli italiani in visita in Brasile e per i brasilianiimpegnati nell’attività di formazione e collaborazione con l’Italia.Nel 1999, dopo l’insorgere di una grave malattia, ritorna in Italia, nella suacasa di Pove del Grappa dove muore il 30 luglio 2000.Gaetano Farinelli è nato a Comacchio il 25 settembre 1942.Ordinato sacerdote nel 1968, viene inviato come coadiutore a Comacchio,nella parrocchia del Santo Rosario affidata a Giuseppe Stoppiglia. Con luisceglierà di fare il prete operaio a Bologna.Nel 1985 si trasferisce a Pove del Grappa, dove tuttora risiede. Insegna materieletterarie al liceo scientifico degli Istituti Filippin di Paderno del Grappa.È fondatore, con Giuseppe Stoppiglia, di <strong>Macondo</strong>, <strong>Associazione</strong> per l’incontroe la comunicazione tra i popoli.Ha accompagnato in Brasile numerosi gruppi di persone interessate a conoscerela realtà brasiliana e latinoamericana e le iniziative di solidarietàche la coinvolgono.La sua vicinanza a Maria Stoppiglia, con la quale ha vissuto molti anni assiemeal fratello Giuseppe, a Bologna prima e a Pove poi, e il cammino assiemea lei percorso nel periodo della malattia, lo hanno portato a scriverequesto libro.Mercoledì 17 aprile 2002ore 20.30, Bologna, Sala Govoni, sede Cisl - Via Milazzo n. 16Gaetano Farinelli converserà con alcuni testimoni e il pubblicoin occasione della presentazione del suo libro20
i t i n e r a r iPorto Alegre:un altro mondo è possibiledi Egidio CardiniDal 31 gennaio al 5 febbraio si è svoltonella città brasiliana di Porto Alegreil II Forum Sociale Mondiale sultema Un altro mondo è possibile. Si ètrattato di un evento dalle dimensioniimponenti, con la partecipazionedi alcune decine di migliaia di delegatie di uditori provenienti da tutte leparti del mondo e l’interesse destatonell’opinione pubblica è stato già diper se stesso un motivo di successo.Nel corso dei lavori, svoltisi in un contestodi festoso “happening” e strutturatisu una miriade di conferenze,convegni, assemblee, seminari, dibattiti,incontri, testimonianze e laboratoritematici, non potevano certamenteemergere sviluppi omogeneie unitari. Tuttavia è apparso chiaro come,fin dal primo giorno, ogni approssimazioneideologica si frantumassedavanti a una condizione dell’umanitàche oggi pone mille interrogativie soprattutto si è capito subitocome le piccole questioni, che ognicontesto politico-sociale locale (a partiredal nostro) deve affrontare, perdesserodi significato davanti alla dimensioneplanetaria dei problemi ealla profondità dei drammi che via viastanno esplodendo.Una contestazione allaglobalizzazioneÈ ovvio che si è trattato di una contestazionealla globalizzazione, ma nonin quanto tale, bensì come sistemache produce uno sfruttamento dellerisorse umane e naturali senza alcunrispetto per la vita e per la dignità.Sinteticamente, a mio giudizio, questisono i punti fermi emersi:1. Il modello politico-economiconeoliberista non risolve i problemi degliuomini, ma al contrario crea e provocaun disinteresse violento e cinicoverso la vita dei moltissimi chenon potranno mai accedere alle ricchezzee che vivranno perennementeai margini;2. È necessaria un’opposizione chiarae forte contro una logica mercantileche riduce gli uomini a cose e chepremia una visione pesantemente individualistica,generando aspettativefrustranti e illusioni che sfociano spessonella fame e nella miseria;3. Il neoliberismo è eticamente morto,anzi non è mai vissuto come valoreper il bene della persona, instaurandosoltanto un principio di sfruttamentoe di prevaricazione e un sensodi colpa per chi non sa o non puòemergere;4. È importante contestare questomodello occidentale di sviluppo, fondatospesso su strategie di annientamentodelle differenze culturali e sull’esaltazionedell’avanzamento tecnologicoe del mercato, ma non è sufficiente.Il modello dello sviluppo sostenibiledeve costituirne la vera alternativa;5. Oggi il confronto tra le culturepare imporsi non più su basi ideologicheo astrattamente politiche, ma èincontro di mille identità che chiedonodi essere accolte e rispettate e chesi ribellano quando questo non accade,affermandosi comunque senzachiedere il permesso ai detentori digrandi poteri.Nella direzione della giustiziaDentro questi elementi unitari è convissutauna varietà immensa di sensibilità.Tanto per intenderci, il laboratoriotematico dei vescovi brasiliani sull’alimentazioneha offerto spunti chenon sempre hanno avuto le medesimepremesse o identiche conclusionidi movimenti politici che si sono occupatidella stessa questione e che sonopartiti da un profilo culturale infinitamentediverso, così come non si21