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visita di istruzione a Ferrara e Ravenna

visita di istruzione a Ferrara e Ravenna

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<strong>Una</strong> storia tra le rive del fiume Po


Aveva emesso i suoi primi “Qua, qua” tra le canne della riva del<br />

Po, dove il fiume, non ancora molto largo, faceva un’ampia ansa e<br />

si disperdeva tra stagni e isolette. Appena uscito dall’uovo aveva<br />

incontrato il becco e gli occhi dolci della mamma e le piume soffici<br />

dei fratellini. Lui era l’ultimo arrivato di cinque. La mamma e il<br />

papà, una coppia di magnifici germani reali, avevano<br />

orgogliosamente passato in rassegna i loro piccoli e assegnato a<br />

ciascuno un nome.<br />

Papà germano scrutava attentamente ogni figliolo per scoprire<br />

qualche particolare che gli fornisse l’idea per un nome adatto.<br />

“Beccoforte ... Alalvento … Collarino d’oro … Piumazzurra ...Uhm!”<br />

Lo esaminò bene. Con un colpetto di zampa lo capovolse perfino.<br />

Ma in quell’ultimo anatroccolo non c’era proprio niente di speciale.<br />

Sembrava solo un mucchietto di piume. Mamma germano, però, lo<br />

guardò teneramente, piegò il collo flessuoso e sospirò: “Questo si<br />

chiamerà Germanino …”<br />

E Germanino rimase.<br />

Era il più piccolo della<br />

famiglia e quando mamma<br />

germano partiva a nuoto<br />

sull’ansa del fiume, con<br />

tutti i suoi piccoli che la<br />

seguivano in fila indiana,<br />

Germanino era sempre<br />

l’ultimo. Per di più<br />

Germanino si lasciava<br />

facilmente distrarre dallo<br />

spettacolo rumoroso e<br />

brulicante di vita della riva.


Il popolo del canneto lo affascinava: i ranocchi si tuffavano senza<br />

stancarsi mai e tra un “cra cra” e l’altro raccontavano delle<br />

imprese nelle spiagge della costa, di come era divertente sfrecciare<br />

sugli scivoli delle piscine, in compagnia di bambini vocianti e<br />

festosi.<br />

Le folaghe, elegantissime nella loro livrea color ebano, scivolavano<br />

sull’acqua come principesse al ballo dicendo:<br />

“Ma tu lo sai Germanino dove finisce il fiume?”<br />

“No, ma mi piacerebbe tanto poterlo vedere!”<br />

“Perché non ti unisci a noi? Vedrai che meraviglioso spettacolo!<br />

Domani all’alba si parte, raggiungeremo la zona centrale del fiume<br />

e ci lasceremo trasportare dalla corrente verso il sole nascente…<br />

E poi c’erano gli aironi, signorili e riservati che avevano imparato<br />

l’eleganza della vita di città e che con entusiasmo narravano a<br />

Germanino lo splendore dei mosaici e le storie affascinanti sugli<br />

antichi abitanti di Ravenna.<br />

Le libellule e una folla chiacchierona e impertinente di insetti, non<br />

faceva altro che parlare<br />

delle escursioni nella<br />

pineta di San Vitale, delle<br />

visite agli amici cavalli e<br />

alle furtive lepri e dei<br />

lauti banchetti a base di<br />

nettare di rose selvatiche<br />

e biancospino.<br />

Germanino era incantato<br />

dalle meraviglie che gli<br />

venivano narrate, grande


era in lui il desiderio di cominciare un avventuroso viaggio<br />

insieme agli amici della palude.<br />

Guardando però gli svassi che si immergevano con la velocità di<br />

un proiettile e riemergevano stringendo nel becco pesci guizzanti,<br />

senza prestare la minima attenzione ai racconti, si chiedeva se<br />

valesse la pena rinunciare al suo mondo comodo e sicuro per<br />

affrontare la nuova avventura.<br />

Germanino restava indietro e guardava di qua e di là. Così quando<br />

la mamma dava l’alt alla sua prole, finiva per andare a sbattere<br />

contro il delicato posteriore di Piumazzurra che lo precedeva. “Ahi!<br />

Mama Germanino mi ha di nuovo urtato!”. “Non l’ho fatto apposta,<br />

perdonami” si scusava Germanino. “Sei proprio tonto!”, insisteva<br />

beffardo Beccoforte con l’autorità del primogenito. Germanino si<br />

era ribellato ed era cominciata una baruffa, ma lui aveva avuto la<br />

peggio. E si era anche preso una sgridata dalla mamma.<br />

“Basta figlioli! State attenti a me ora. Questa mattina impariamo<br />

come si avvista il cibo anche se l’acqua è un po’ torbida” Ma<br />

Germanino era di nuovo distratto e contemplava con occhi<br />

sognanti l’acqua del fiume che scorreva placida e spariva oltre la<br />

grande ansa senza fermarsi mai. Quella sera, mentre i fratellini si<br />

divertivano a scivolare in acqua, usando come scivolo la schiena di<br />

papà, Germanino si avvicinò alla mamma e disse: “Mamma, voglio<br />

andare a conoscere il mondo insieme ai miei nuovi amici” La<br />

mamma o guardò, sorpresa. “ Ma costa stai dicendo? Questo è il<br />

tuo mondo, qui hai tutto ciò che ti serve, io sono l’unica che può<br />

proteggerti e insegnarti a vivere! “<br />

Germanino per nulla soddisfatto si avvicinò al padre. “Papà voglio<br />

andare a vedere il mondo! Figliolo, mangia qualcosa e divertiti un<br />

po’, invece di pensare a questa sciocchezza” ribatte il padre.<br />

Germanino si girò verso il fiume e fissando l’orizzonte scandì<br />

deciso: “Voglio andare a vedere! Io ascoltando i miei amici ho


capito la bellezza dello stare insieme e dello sperimentare nuove<br />

avventure. Non voglio fare come i tuffetti che al minimo rumore si<br />

nascondono spaventati e trascorrono tutta la giornata a fare<br />

sempre le stesse cose, senza gusto per la vita!”<br />

“Non ci pensare Germanino” disse la mamma raccogliendolo sotto<br />

una delle sue grandi ali. “Questo è un ottimo posto per vivere”<br />

Il giorno dopo, appena il sole<br />

fece capolino fra le canne,<br />

Germanino prese la grande<br />

decisione. Dopo essersi<br />

coccolato al tepore delle piume<br />

materne, si strinse forte sotto<br />

l’ala e in un bisbiglio disse: “Ho<br />

deciso mammina, voglio partire!”<br />

Mamma Germano emise un sospiro, poi con un colpo di becco gli<br />

sistemò le piume dicendo: “Va bene Germanino! Vai! È giusto che<br />

tu possa affrontare questa nuova esperienza, ma mi raccomando,<br />

stai molto attento!”.<br />

Scivolò in acqua, salutò con un cenno di ali la mamma e<br />

raggiunse i suoi amici nel punto stabilito. “Germanino, finalmente<br />

ti sei deciso! Vedrai come sarà bello vivere questa esperienza<br />

insieme. Scoprire il mondo è una meravigliosa avventura, quando<br />

la condividi con i tuoi amici.<br />

Oltre alle folaghe, si erano dati appuntamento due aironi, una<br />

combriccola di anatre selvatiche, due barbagianni, due pendolini,<br />

due picchi versi, una avocetta, ventidue germani reali, cinque<br />

falchi di palude, tre garzette, tre alzavole, tre volpoche e due<br />

testuggini palustri. Erano guidati da un magnifico esemplare di


airone cenerino: tutti lo riconoscevano come il maestro, la guida<br />

da imitare ed ascoltare.<br />

Si misero in viaggio. Raggiunsero la zona centrale del fiume e si<br />

lasciarono trasportare dalla corrente che andava sempre più<br />

veloce. Dritti verso il sole nascente. Le prime ore furono inebrianti.<br />

Germanino era incantato dai paesaggi sempre nuovi e mutevoli<br />

delle rive. Riuscì persino a mangiare qualcosa. Salutò famiglie di<br />

anatre e di svassi e a anche un Martin pescatore che gli era<br />

sfrecciato accanto. Poi qualcosa cambiò. Il fiume si restrinse,<br />

costretto a correre tra due argini senza canne e senza verde.<br />

L’acqua era sempre più sporca e mandava un cattivo odore.<br />

Germanino era arrivato in città.<br />

Il fiume si era allargato, ma le rive erano fatte solo di cemento e<br />

pietre. L’anatroccolo, minuscolo in mezzo all’acqua, sembrava un<br />

mucchietto di piume sporche in balia della corrente.<br />

Germanino sentiva la propria fragilità.<br />

Dovette schivare più volte delle canoe che passavano veloci, con i<br />

remi che picchiano nell’acqua. Si fece male ruzzolando su alcuni<br />

scivoli di cemento che ostacolavano la corrente e lottò<br />

disperatamente per lunghissimi<br />

minuti per non essere risucchiato via<br />

da un canale laterale. Era però<br />

sostenuto dai compagni di viaggio che<br />

gli erano vicini, lo rassicuravano e lo<br />

accompagnavano nelle sue fatiche.<br />

L’airone cenerino lo spronava e lo<br />

aiutava nei momenti difficili,<br />

riparandolo sotto la sua ala forte e<br />

protettiva quando la nostalgia di casa<br />

si faceva sentire


Tante e tante altre volte il sole del mattino vide l’intrepido<br />

anatroccolo e il gruppo dei suoi amici riprendere il viaggio! Il fiume<br />

sempre più largo, sempre più placido, continuava a correre<br />

attraverso città, campi e boschi. Germanino imparò insieme agli<br />

altri a difendersi dai gatti che operavano felpate incursioni<br />

notturne sulle rive e a difendere le sue prede dai gabbiani<br />

prepotenti. Con il passare dei giorni, le sue penne avevano<br />

acquistato un bel colore ambrato, che tendeva ad scurirsi. Gli era<br />

sempre più facile mimetizzarsi nel chiaroscuro delle rive.<br />

Aveva <strong>visita</strong>to la pineta di<br />

San Vitale, si era<br />

rinfrescato sotto le chiome<br />

dei pini ad ombrello.,<br />

aveva giocato a nascondino<br />

fra le piante di pioppo e<br />

frassino, aveva stretto<br />

amicizia con picchi rossi,<br />

passerotti, civette e<br />

puzzole, aveva ammirato<br />

estasiato le galoppate dei<br />

cavalli allo stato brado, si era inebriato dei profumi del sottobosco.<br />

Finchè un giorno il fiume si allargò, si divise in tanti canali, si<br />

perse negli acquitrini, mentre la corrente principale si perdeva in<br />

mare.<br />

Erano arrivati alla meta.<br />

Contemplò le bellezze che aveva dinanzi a sé. Ripensò al percorso<br />

fatto insieme al gruppo di amici, a tutto ciò che aveva imparato, ai<br />

momenti di debolezza avuti e a come era riuscito a superarli con<br />

l’aiuto degli altri.


Ora che era giunto alla meta era immensamente felice e<br />

soddisfatto. Iniziava però a sentire la nostalgia di casa. Ma subito<br />

si riprese immaginando con entusiasmo ciò che avrebbe<br />

raccontato ai suoi familiari al ritorno. Finalmente anche lui era<br />

protagonista di una delle tante avventure che aveva sentito<br />

narrare tra le canne della palude. Chissà cosa avrebbero detto i<br />

suoi fratelli! Forse sarebbe riuscito a convincerli a partecipare alla<br />

prossima avventura.<br />

Mentre faceva tutti questi pensieri notò il suo riflesso nel mare.<br />

Come aveva fatto a non<br />

accorgersene prima? Durante il<br />

viaggio si era trasformato: era<br />

diventato un magnifico<br />

esemplare di germano reale con<br />

la testa nobile e gli occhi vigili, il<br />

becco tagliente e scattante, le ali<br />

ampie e forti capaci di farlo<br />

scivolare velocissimo sull’acqua.<br />

“Tornerò a casa volando”, pensò.<br />

E così fece.<br />

Seguendo il nastro d’argento del fiume la compagnia volò verso<br />

casa. Giunti a destinazione, nel punto da cui erano partiti,<br />

Germanino salutò i suoi amici e ringraziò l’airone cenerino che<br />

l’aveva aiutato a crescere.<br />

Attraversò la palude dirigendosi verso casa. Grandi e piccoli,<br />

persino i superbi svassi, lo guardavano con ammirazione. Vide i<br />

suoi fratelli e si diresse verso di loro. Lo fissarono con rispetto<br />

imbarazzato. Non lo avevano riconosciuto.


“Germanino!” Fu la mamma a sciogliere l’imbarazzo. Allora si<br />

abbracciarono tutti. “Uhm … Dovremmo cambiargli nome”<br />

brontolò papà germano. Era orgoglioso di suo figlio.<br />

Germanino si sentì veramente felice.<br />

“Allora com’è il mondo?” gli chiese Collarino d’oro. “Non riesco a<br />

spiegartelo. Quello che conta è andare a vedere!”<br />

Liberamente tratto da “Crescere è progredire” di Bruno Ferrero<br />

Disegni di www.midisegni.it


Fonte: oasivirtuale.forumfree.it<br />

FOLAGA. Il piumaggio della folaga è completamente nero. Ha il<br />

becco bianco e una macchia bianca sulla fronte. I maschi,<br />

riconoscibili dalla macchia un po' più grande. Le folaghe sono<br />

ottime nuotatrici e tuffatrici, mentre sulla terraferma si muovono<br />

goffamente. Preferisce stagni calmi, laghi, terreni umidi e acque<br />

che scorrono lentamente con molte piante Si nutre di insetti<br />

acquatici, piccoli pesci, crostacei, molluschi, germogli di piante<br />

acquatiche.<br />

(www.wikipedia.it)<br />

fonte: cacciapassione.com<br />

AIRONE CENERINO. Si distingue dagli altri aironi<br />

per le grandi dimensioni. Ha una livrea grigio<br />

cenere (da cui il nome). Le parti superiori sono<br />

grigie, il collo e la testa bianchi con una striscia<br />

nera sulla nuca. Il lungo e affilato becco è<br />

giallastro, le grandi zampe brunastre, ma<br />

entrambi diventano di colore rossastro in<br />

primavera. Frequenta stagni, risaie, prati allagati,<br />

canali, fiumi, laghi, e coste marine. Se ne sta<br />

immobile per lungo tempo nell'acqua bassa<br />

nell'attesa della preda, di solito costituita da rane,<br />

pesci, rettili, che cattura con un fulmineo colpo del<br />

lungo becco. (www.animalinelmondo.com)<br />

Fonte: arcicacciasicilia.it<br />

GERMANO REALE. Il germano reale è certamente<br />

l’anatra selvatica più conosciuta. C’è una diversità di<br />

piumaggio fra il maschio e la femmina. Il maschio<br />

ha un piumaggio con colori molto appariscenti: il<br />

capo verde scuro, il petto nocciola rossiccio, un<br />

sottile collarino bianco e il becco giallino; la<br />

femmina ha invece colori poco appariscenti che<br />

servono per mimetizzarla fra la vegetazione durante<br />

il periodo di cova. Già il secondo giorno dopo la<br />

nascita i piccoli escono dal nido e subito nuotano, si<br />

tuffano e cercano cibo nell’acqua con estrema<br />

naturalezza.


PENDOLINO. Piccolo uccello noto per le straordinarie doti di<br />

costruttore. Nell’adulto spicca la mascherina facciale nera sulla testa<br />

grigia e il dorso color ruggine. Predilige ambienti d’acqua dolce con.<br />

Costruisce un caratteristico nido a fiaschetta, con apertura rivolta<br />

verso il basso. Il nido si trova di solito appeso all’estremità della<br />

fronda di un salice, in vicinanza dell’acqua.<br />

fonte: parcoincisionigrosio.it<br />

Fonte: zoneumidetoscane.it<br />

PICCHIO VERDE. Tipico abitante delle foreste di alto fusto ricche di<br />

alberi morti in cui è più facile scavare il nido. Ha il piumaggio<br />

prevalentemente verde, più chiaro nelle parti inferiori. Si nutre<br />

prevalentemente di formiche che non esita a cacciare scavando i<br />

formicai.<br />

AVOCETTA. Questo elegante<br />

uccello porta un abito di piume<br />

come un vero e proprio smoking: il bianco puro domina;<br />

delle strisce nere impreziosiscono il dorso e ciascun lato,<br />

lungo delle linee diagonali ai bordi delle ali terminando<br />

sulla coda; anche la testa è coperta dal piumaggio nero,<br />

quasi fosse un cappello. Altra particolarità è data dal<br />

lungo becco fine e rivolto verso l’alto. Anche le zampe<br />

sono particolarmente slanciate e di color verde-blu¸ esse<br />

sono palmate, così da permettere il perfetto equilibrio<br />

anche in ambienti melmosi. Si nutre di crostacei,<br />

lombrichi ed insetti d’acqua che cattura dopo aver<br />

sondato il terreno melmoso e l’acqua con la testa.<br />

(www.migratoria.it)<br />

Fonte: scuola21maserati.wordpress.com<br />

fonte: inoz.ilcannocchiale.it<br />

FALCO DI PALUDE. Vola basso a pochi metri dal<br />

suolo. Le zampe sono munite artigli molto<br />

affilati; il becco è curvo e tagliente, la vista<br />

acutissima, è specializzata nel riconoscere gli<br />

oggetti in movimento. Come dice il nome,<br />

questo rapace è strettamente legato agli<br />

ambienti umidi e agli argini ricchi di canneti nei<br />

quali cerca il cibo e costruisce il nido. Si ciba<br />

prevalentemente di piccoli mammiferi ed uccelli<br />

compresi le uova, senza disdegnare però pesci e<br />

insetti.


BARBAGIANNI. Il barbagianni vive negli anfratti rocciosi. E'<br />

un uccello sedentario. Si nutre di grossi insetti, talpe, ratti e<br />

piccoli uccelli che cattura durante le sua caccia notturna. Il<br />

suo corpo è caratterizzato da due dischi facciali di colore<br />

argenteo che formano un cuore sul volto.<br />

(www.animalinelmondo.com)<br />

Fonte: edizionidanaus.com<br />

GARZETTA. E' un piccolo airone bianco candido che vive in ambienti<br />

umidi. Molto snella, presenta piumaggio bianco, zampe nere e piedi<br />

gialli, collo sottile, becco nero e affusolato. La garzetta ha<br />

l’abitudine di pescare pesciolini nell’acqua molto. Si ciba anche di<br />

larve e crostacei che trova nelle acque basse e aperte; a volte<br />

capita che la preda venga trafitta dal becco potente e appuntito con<br />

un improvviso movimento del capo.<br />

(www.animalinelmondo.com)<br />

fonte: nature-diary.co.uk<br />

ALZAVOLA. L'alzavola la pi piccola fra tutte le anatre di<br />

superficie. D'estate si intrattiene in stagni e paludi<br />

circondati da canneti, d'inverno può svernare anche in<br />

baie e laghi. L 'alzavola nuota con grande agilità ed<br />

un'ottima tuffatrice, tanto che in caso di pericolo<br />

preferisce nascondersi tuffandosi, anziché alzandosi in<br />

volo. E’ un animale sociale e rumoroso quando è in<br />

gruppo, ma quando da sola molto timida e paurosa. Si<br />

nutre di piccoli insetti, molluschi e sementi.<br />

Fonte: cacciapassione.com<br />

VOLPOCA. Questa anatra deve il suo caratteristico nome all'abitudine<br />

di occupare le tane delle volpi e dei tassi. Popola le coste marine e le<br />

zone salmastre. Il piumaggio di base è bianco; la testa e il collo sono<br />

neri-Si nutre di pesciolini, molluschi, insetti, erbe, sementi e bacche.<br />

I piccoli appena nati vengono condotti dalla madre verso la più vicina<br />

zona d'acqua per insegnare loro a nuotare e a nutrirsi.<br />

(www.agraria.org)<br />

Fonte: summagallicana.it


www.googlemaps.it


Fonte: ita24.it<br />

Stemma del Comune di Ferrara; si notano la corona ducale, il ramo di ulivo (simbolo di<br />

pace) e il ramo di quercia (simbolo di forza).


Ferrara è un comune italiano di 135.360 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in<br />

Emilia-Romagna.<br />

Il palazzo ducale era l’abitazione dei duchi di Ferrara, gli Estensi. Nato come una fortezza fu poi<br />

trasformato in residenza ducale grazie anche al lavoro di molti artisti.<br />

Situata nella bassa pianura emiliana, la città di Ferrara sorge sulle sponde del Po di Volano<br />

che separa la città medioevale dal primitivo borgo di San Giorgio e delimita il confine con i<br />

quartieri più recenti a sud delle mura. Ferrara gode di un importante periodo ricco quando<br />

nel Basso Medioevo e nel Rinascimento sotto il governo della famiglia degli Este viene<br />

trasformata in un centro artistico di grande importanza non solo italiano, ma anche<br />

europeo, arrivando ad ospitare personalità come Ludovico Ariosto e Torquato Tasso<br />

(scrittori), Niccolò Copernico e Paracelso (scienziati), Andrea Mantegna e Tiziano (pittori),<br />

Pico della Mirandola e Pietro Bembo (scrittori). Durante il Rinascimento a Ferrara si realizza<br />

una delle più importanti progettazioni della città della storia europea moderna, l'Addizione<br />

Erculea, il primo esempio di pianificazione ragionata degli spazi urbani, commissionata nel<br />

1484 dal duca Ercole I d'Este (da cui prende il nome) all'architetto Biagio Rossetti.<br />

La nuova parte della città viene chiamata Arianuova sia perché in periferia, sia perché<br />

caratterizzata da ampie aree verdi prive di edifici, dette "orti e giardini". Questo quartiere<br />

fu circondato da possenti mura. Grazie a quest'opera architettonica Ferrara viene<br />

considerata dagli studiosi la prima città moderna d'Europa.<br />

Ferrara ha una consistente presenza ebraica, favorita dall’ospitalità e dalla protezione che<br />

garantivano i duchi: diviene così un centro internazionale di cultura ebraica. Il ghetto<br />

(quartiere) si trova nei dintorni di via Mazzini dove possiamo vedere la sinagoga.<br />

L'UNESCO le conferisce il titolo di patrimonio mondiale dell'umanità per la prima volta nel<br />

1995 come città del Rinascimento e successivamente, nel 1999, riceve un ulteriore<br />

riconoscimento per il Delta del Po.


Ferrara inoltre è una dei 4 capoluoghi di provincia (assieme a Bergamo, Lucca e Grosseto), il<br />

cui centro storico è rimasto quasi completamente circondato dalle mura che, a loro volta,<br />

hanno mantenuto pressoché intatto il loro aspetto originario nel corso dei secoli.<br />

Ferrara è antica sede universitaria (Università degli Studi di Ferrara) e sede arcivescovile<br />

(Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio). Ospita importanti centri culturali: la Pinacoteca<br />

Nazionale del Palazzo dei Diamanti, la sede della Fondazione Ermitage Italia, il Museo<br />

Archeologico Nazionale, il Museo del Risorgimento e della Resistenza, il Museo d'arte<br />

moderna e contemporanea Filippo de Pisis, il Museo della Cattedrale, il Museo Giovanni<br />

Boldini e numerosi altri musei.<br />

Il Palazzo dei Diamanti si chiama così perché è rivestito<br />

interamente da mattonelle, chiamate bugne, a punta e<br />

inclinate in modo diverso per catturare maggiormente la<br />

luce e così facendole sembrare tante punte di diamante.<br />

La cattedrale è dedicata a san Giorgio,<br />

patrono della città. E’ stata edificata con<br />

stili architettonici diversi. L’interno è<br />

diviso in tre navate da due ordini (file) di<br />

colonne.<br />

La città contemporanea vive di un'economia<br />

basata sulla produzione agricola e industriale<br />

che ne fanno un centro di primaria importanza grazie alla presenza di numerosi impianti<br />

industriali presenti nell'area del petrolchimico e della piccola e media impresa. I settori più<br />

rappresentativi sono quelli della chimica industriale, dell'industria metalmeccanica,<br />

dell'elettrotecnica e dell'industria tessile e alimentare. Inoltre le reti stradali e ferroviarie la<br />

inseriscono all'interno del circuito commerciale sia regionale che nazionale grazie alla<br />

presenza di adeguate vie di comunicazione come l'Autostrada A13, lo scalo merci della<br />

stazione ferroviaria e gli scali portuali situati a Pontelagoscuro che collegano la città al Po e<br />

al Mar Adriatico.


Fonte: comuni-italiani.it<br />

Gli elementi che maggiormente caratterizzano lo stemma attuale sono: i due campi oro e<br />

rosso, contenenti due leoni e al centro un pino verde. Uil colore dello stemma era già<br />

presente in quello dei Da Polenta, signori della città dalla metà del 1200 fino al 1441<br />

quando essi furono sostituiti dai veneziani il cui stendardo recava gli stessi colori.<br />

Probabilmente questo è il motivo per cui nello stemma sono presenti non solo i due colori<br />

ma anche i due leoni con colori opposti: figura rossa in campo oro (come era l’aquila dei Da<br />

Polenta) e figura oro in campo rosso (come il Leone di San Marco). Il pino che sale a<br />

dividere lo scudo ricorda la pineta di Ravenna. Si riconosce inoltre: lo scudo come<br />

contenitore, il contorno di rami di quercia e di alloro, il nastro e la corona (rappresenta la<br />

Porta Aurea).<br />

Le origini di Ravenna sono antichissime e la città ha conosciuto diverse dominazioni nel<br />

corso dei secoli: dagli Etruschi, ai Romani fino a i Bizantini.<br />

Venne scelta come capitale dell’Impero d’Occidente nel 402 per diventare snodo e<br />

passaggio fra la cultura bizantina e quella romana. Con la caduta dell’Impero, Ravenna<br />

diventa la capitale del regno di Odoacre e poi di quello di Teodorico ricoprendo così il ruolo<br />

di potenza bizantina in Italia. Nel Medioevo, terminati i rapporti con l’Oriente, la città<br />

affronta un periodo di forte degrado e isolamento che finirà solo con la dominazione<br />

veneziana durante il quale la città tornerà a splendere e a svilupparsi.


’<br />

La basilica di Sant'Apollinare in Classe è una basilica situata a circa 5 chilometri dal centro di<br />

Ravenna. È stata costruita nella prima metà del VI secolo ed è stata dedicata a<br />

sant'Apollinare, il primo vescovo di Ravenna. Egli morì lapidato e le sue spoglie furono<br />

sepolte fuori dalla città, nel luogo ove sorge la basilica. Quando fu costruita, 1500 anni fa,<br />

la basilica si trovava in riva al mare. L’imponente architettura della pianta della basilica che<br />

oggi si erge nella campagna alle porte di Ravenna, fu a suo tempo pensata e realizzata sulle<br />

rive dell’Adriatico che oggi si trova a qualche chilometro di distanza. Infatti accanto alla<br />

chiesa troviamo una grande area archeologica dell’antica città di Classe, sede della flotta<br />

romana.<br />

La basilica è a tre navate. L’esterno della chiesa è molto semplice, edificato in mattoni<br />

lunghi e stretti, alternati con spessi strati di calce che creano l’effetto cromatico di strisce<br />

bianche e rosse. A sinistra della chiesa c'è il campanile del IX secolo che si alza con la sua<br />

forma cilindrica, mentre le finestre, dal basso verso l'alto, prima sono monofore, poi bifore<br />

e infine trifore. Questo accorgimento permette di rendere l'edificio più stabile e leggero, in<br />

modo che possa reggersi senza crollare.<br />

All'interno della basilica le pareti sono spoglie,<br />

eccetto la zona absidale, ricoperta da mosaici,<br />

risalenti ad epoche diverse. Sono divisi in due<br />

fasce.<br />

Nella parte superiore un grande disco racchiude<br />

un cielo stellato nel quale campeggia una croce<br />

gemmata. Nella zona più bassa si allarga una verde<br />

valle fiorita, con rocce, cespugli, piante e uccelli. Al<br />

centro si erge solenne la figura di sant'Apollinare,<br />

primo vescovo di Ravenna, ritratto nel momento di innalzare le sue preghiere a Dio. perché<br />

conceda la grazia ai fedeli affidati alla sua cura, qui rappresentati da dodici agnelli bianchi.


La basilica di san Vitale è una delle<br />

chiese più famose di Ravenna ed è<br />

esemplare capolavoro dell’arte<br />

paleocristiana (l’arte dei primi secoli<br />

dell’era cristiana) e bizantina in Italia<br />

soprattutto per la bellezza dei suoi<br />

mosaici.<br />

Ha la pianta ottagonale (l’otto era<br />

simbolo di Resurrezione, essendo la<br />

somma di sette, il tempo, più uno, Dio).<br />

L’influenza orientale, sempre presente<br />

nell’architettura ravennate, assume qui un ruolo dominante.<br />

Quando si entra nella basilica lo sguardo viene catturato dagli alti spazi, dalle stupende<br />

decorazioni e dagli affreschi barocchi della cupola. Su un lato del pavimento ottagonale è<br />

rappresentato un labirinto. Le piccole frecce<br />

partono dal centro del labirinto e attraverso un<br />

percorso tortuoso portano verso il centro della<br />

basilica. Nei primi anni della cristianità il<br />

labirinto spesso era il simbolo del peccato e del<br />

percorso verso la purificazione. Trovare la via<br />

d’uscita dal labirinto rappresentava un atto di<br />

rinascita.<br />

<strong>Una</strong> volta completato il percorso del labirinto<br />

si possono alzare gli occhi verso l’altare e<br />

contemplare i mosaici più belli della cristianità.<br />

Famosissimi sono i mosaici collocati entro due<br />

pannelli in posizione speculare, con il corteo<br />

dell’imperatore Giustiniano e della moglie<br />

Teodora. Le figure sono ritratte frontalmente<br />

con al centro Giustiniano e Teodora circondati<br />

da dignitari e guardie.


Corteo di Giustiniano<br />

Il corteo dell'imperatore si presenta con<br />

tanti personaggi schierati.<br />

L'imperatore spicca di più perché è al<br />

centro, ha un abbigliamento ricco e<br />

appariscente, è davanti a tutti, non è<br />

coperto da nessun altro, e ha l'aureola<br />

(editto di Costantino). Ha una patera<br />

d'oro in mano da portare in offerta per<br />

la messa.<br />

Poi si riconosce il vescovo Massimiano,<br />

indicato dalla scritta. Il generale con la<br />

barba è Belisario, il conquistatore di<br />

Ravenna.<br />

Corteo di Teodora<br />

La disposizione delle figure è la stessa<br />

dell'altro corteo. Queste due scene<br />

rappresentano le offerte imperiali alla<br />

città di Ravenna. Si tratta di cerimonie<br />

simboliche, mai avvenute nella realtà.<br />

Questa scena è più vivace dell'altra<br />

perché i costumi femminili sono più<br />

variati nelle fogge e nei colori.<br />

L'imperatrice si riconosce perché è più<br />

alta, ha le vesti e i gioielli più ricchi, ha<br />

l'aureola. In mano porta il calice d'oro<br />

per la messa. Sull'orlo della veste si<br />

vede un ricamo con i re magi.<br />

Vicino a lei le due dame sono Antonina e Giovannina, la moglie e la figlia di Belisario.<br />

Le altre dame che entrano in scena sembrano essere molte e continuare anche oltre la<br />

tenda.<br />

In questi mosaici non esiste prospettiva spaziale, tanto che i vari personaggi sono su un<br />

unico piano, hanno gli orli delle vesti piatti e sembrano pestarsi i piedi l’un l’altro.


’<br />

Fu fatta costruire da Teodorico per<br />

gli ariani intorno al 493 – 496 e fu<br />

poi convertita al culto cattolico nel<br />

secolo successivo. La basilica<br />

assunse il suo nome attuale solo<br />

intorno al IX secolo dopo che vi<br />

furono portate le reliquie di<br />

Sant’Apollinare, primo vescovo di<br />

Ravenna per sottrarle al pericolo<br />

delle scorrerie dei pirati.<br />

È a tre navate divise da 24 colonne di marmo greco, con le pareti della navata maggiore<br />

rivestite da mosaici che risalgono a due periodi. La fascia superiore fu eseguita al tempo di<br />

Teodorico, quella inferiore risale al tempo di Giustiniano.<br />

I mosaici della basilica di Sant’Apollinare Nuovo sono molto importanti, oltre che per la<br />

qualità altissima anche perché mostrano l’evoluzione dello stile bizantino proprio perché<br />

appartengono a per iodi diversi .<br />

Sul lato destro la chiesa è affiancata da un bel campanile cilindrico.<br />

La basilica è uno degli otto monumenti ravennati dichiarati dall’UNESCO patrimonio<br />

mondiale dell’umanità.


Il Battistero Neoniano, detto anche degli Ortodossi (per distinguerlo da quello degli Ariani)<br />

risale al V secolo e prende il nome dal vescovo Neone che ne ha fatto proseguire la<br />

costruzione dopo il suo predecessore Orso. La sua costruzione fu avviata intorno al 400 e si<br />

concluse nel 459 circa. Sorge sul fianco sinistro del Duomo.<br />

La pianta è di forma ottagonale.<br />

Esternamente ha un semplice<br />

rivestimento in laterizio.<br />

Il battistero è conosciuto soprattutto<br />

per il mosaico che occupa tutto lo<br />

spazio della cupola centrale<br />

dell0’edificio. All’interno di tre anelli<br />

concentrici sono rappresentati vari<br />

soggetti. In particolare, la seconda<br />

fascia presenta i dodici aposto li su<br />

sfondo azzurro, con le vesti alternate<br />

nei colori bianco e oro. Nel tondo centrale, su sfondo oro, si trova la scena del Battesimo di<br />

Gesù con San Giovanni Battista nell’atto di somministrare il sacramento a Cristo immerso<br />

fino alla vita nel fiume Giordano. Sopra Cristo svetta la colomba dello Spirito Santo.


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