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"sergeant" Bartolomeo Marchelli di Francesco Edoardo De Salis

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<strong>Francesco</strong> <strong>Edoardo</strong> <strong>De</strong> <strong>Salis</strong> www.accademiaurbense.it URBS, XXIV, 3-4, Nov. 2011, pp.158-162.158Il Sergeant <strong>Bartolomeo</strong> <strong>Marchelli</strong>Le esperienze <strong>di</strong> un futuro garibal<strong>di</strong>no: legionario - sotto ban<strong>di</strong>era inglese - trail fango, le malattie e gli assalti ai bastioni <strong>di</strong> Sebastopoli<strong>di</strong> <strong>Francesco</strong> <strong>Edoardo</strong> <strong>De</strong> <strong>Salis</strong>Nove medaglie ornano la camiciarossa del capitano garibal<strong>di</strong>no <strong>Bartolomeo</strong><strong>Marchelli</strong> ma in particolare unaspicca per via del suo nastro celeste orlato<strong>di</strong> giallo: la Medaglia piemontesedella guerra <strong>di</strong> Crimea 1855 - 1856, decorazioneistituita da Vittorio Emanuele II il22 ottobre 1856 per insignire coloro cheavevano partecipato alla battaglia dellaCernaia ed alla presa <strong>di</strong> Sebastopoli. Verosimilmentevenne consegnata al sergeantdella British Italian Legion<strong>Bartolomeo</strong> <strong>Marchelli</strong>, reduce dalla“Guer ra d’Oriente”, da Domenico Buffa,<strong>De</strong>putato e Sindaco <strong>di</strong> Ovada, nel PalazzoComunale - allora in Piazza Cereseto- il 14 marzo 1857, genetliaco del Re- giorno tra<strong>di</strong>zionalmente deputato allaconsegna <strong>di</strong> onorificenze e decorazioniper sottolineare l’importanza della ricorrenza.Ma a fianco <strong>di</strong> questa è presenteanche una seconda medaglia, meno appariscente,ma <strong>di</strong> stile assolutamente ingleseper l’anomala attaccatura delnastrino celeste orlato <strong>di</strong> giallo (nel nostrocaso perduto e banalmente sostituitoda una persona inesperta con un nastrorelativo ad un’altra decorazione): laMedal of Crimea. Come il nostro futurocapitano garibal<strong>di</strong>no si fosse guadagnatotale ricompensa loapprenderemo dall’evolversi degli avvenimentiche seguono.Le ostilità in Crimea vennero originate,attorno al 1850, dal desideriodello Zar Nicola I <strong>di</strong> impossessarsidelle spoglie del fatiscente impero ottomano,il “malato d’Europa”, sebbenela Francia e l’Inghilterra si <strong>di</strong>mostrasserocontrarie allo smembramento <strong>di</strong>un impero ancora vivo ed ancora importantenel quadro della stabilità europea.Il “casus belli” venne offertoallo Zar da una controversia sorta traRussia e Turchia sulla regolamentazionedei transiti per le visite ai LuoghiSanti da parte dei monaci e deipellegrini appartenenti alla Chiesa Ortodossa.Il 20 maggio del 1853, dopotrattative dall’esito incerto, la SublimePorta respinse le proposte ultimativerusse e conseguentemente Nicola Irompeva le relazioni <strong>di</strong>plomatiche.Anzi truppe russe invadevano i principati<strong>di</strong> Moldavia e Valacchia (grosso modol’o<strong>di</strong>erna Romania) appartenenti all’im -pero ottomano mentre navi francesi e inglesicominciarono a stazionare inprossimità dei Dardanelli.Il 3 gennaio 1854 le flotte inglesi efrancesi entravano nel Mar Nero ed il 28marzo l’Inghilterra <strong>di</strong>chiarava guerra allaRussia presto seguita, in questa iniziativa,anche dalla Francia. Ma la minaccia austriaca<strong>di</strong> entrare in guerra contro la Russia,assolutista e semifeudale, obbligòquest’ultima a cessare l’oc cupazione deiprincipati danubiani. Sicché il teatro principaledella guerra <strong>di</strong>venne la Crimea conla sua appetibile piazzaforte <strong>di</strong> Sebastopoli,porto basilare per il territorio caucasicoe importante base navale. Quin<strong>di</strong>trascurabili <strong>di</strong>vennero gli scontri minorinei Balcani e nel Baltico mentre l’Austriaa fronte alla ritirata russa dalla Moldaviae dalla Valacchia assunse un atteggiamentoneutrale.Si giunse così al Novembre del 1854quando la Gran Bretagna chiese al GovernoPiemontese un corpo <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zioneda assoldare similmente a quanto avveniva,sin da quell’anno, per la British ForeignLegion (Legione Straniera Britannica)corpo composto da mercenarisimile alla Legion Etrangère francese 1 ,formato in base all’ Enlistement of ForeignersAct del 1854.Questa Legione era sud<strong>di</strong>visa in <strong>di</strong>versireparti a seconda del paese <strong>di</strong> originedelle reclute: British GermanLegion, British Swiss Legion, British PolishLegion.Il reparto italiano la British Italian Le -gion - aveva il suo centro <strong>di</strong> reclutamentoe deposito a Chivasso ed aveva unabuona organizzazione tanto chel’ufficiale me<strong>di</strong>co era Joseph SampsonGamgee, citta<strong>di</strong>no inglese ma nato a Livornonel 1828, il quale aveva collaboratoper un certo periodo con Pasteurall’Università <strong>di</strong> Parigi e successivamenteaveva lavorato nell’ospedale italianoa Malta.Scorrendo la Naval and Army Gazetdell’anno 1855 si nota che gli ufficiali addettiall’inquadramento erano per lo piùinglesi - spesso provenienti da reggimentiblasonati - ma non veniva <strong>di</strong>sdegnatol’arruolamento <strong>di</strong> ufficiali <strong>di</strong> origine italianaanche se dal passato burrascoso.Il nostro <strong>Marchelli</strong> ne fu affascinato e<strong>di</strong>rresistibilmente attratto non avendopotuto arruolarsi - a causa della suagiovane età - per la campagna risorgimentaledel ’48 (era nato nel 1834).L’ignoto cronista dell’Alto Monferratocosì ricordò l’episo<strong>di</strong>o:«... quando l’Inghilterra, nel 1855,aperse l’ingaggio per la spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>Crimea, egli corse ad offrire l’opera sua<strong>di</strong> soldato. Giovane e forte fu facilmenteaccettato, e, sotto la ban<strong>di</strong>era inglese,fece la lunga e <strong>di</strong>fficilecampagna guadagnandosi i galloni <strong>di</strong>sergente.»Invece il Cavour non volle sentireragioni: rifiutò sdegnosamente l’in gag -gio delle truppe piemontesi per poteressere un vero alleato con inglesi, francesie turchi - piuttosto che un prezzolatomercenario - onde coglierel’oc ca sione <strong>di</strong> assegnare al Piemonteun ruolo nei giochi <strong>di</strong> equilibrio che legran<strong>di</strong> potenze esercitavano in Europa.


<strong>Francesco</strong> <strong>Edoardo</strong> <strong>De</strong> <strong>Salis</strong> www.accademiaurbense.it URBS, XXIV, 3-4, Nov. 2011, pp.158-162.160A pag.158, <strong>Bartolomeo</strong> <strong>Marchelli</strong>in un pieghevole pubblicitario<strong>di</strong>ffuso in occasione deisuoi spettacoliAlla pag. precedente, postazione<strong>di</strong> mortai sui trinceramenti<strong>di</strong> SebastopoliA lato in alto, uniforme dellafanteria <strong>di</strong> linea russaIn basso, uniforme <strong>di</strong> un fanteturcoNella pag. a lato, le rovine deibastioni <strong>di</strong> Sebastopoli dopo lapresalare odore <strong>di</strong> carbon fossile, <strong>di</strong> letame,<strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà e <strong>di</strong> carne bovina; migliaia <strong>di</strong>svariati oggetti, legname, carne, gabbioni,farina, ferro e così via, giaccionoammucchiati vicino al pontile; soldatiappartenenti a <strong>di</strong>versi reggimenti, conzaino e fucile, senza zaino e senza fucile,vi si ammassano, fumano, imprecano,trascinano pesi su una nave che, fumando,sta ferma vicino al ponte; barcheprivate piene zeppe <strong>di</strong> gente <strong>di</strong> ogni specie,<strong>di</strong> soldati, <strong>di</strong> marinai, <strong>di</strong> mercanti e<strong>di</strong> donne approdano e salpano dall’im -barcadero.”; “Lungo la riva si muovonorumorosamente schiere <strong>di</strong> soldati grigi,<strong>di</strong> marinai neri e <strong>di</strong> donne variopinte. Alcunevecchie vendono panini, conta<strong>di</strong>nirussi muniti <strong>di</strong> samovar gridano «Sbiten’bollente!», e qui, sui primi gra<strong>di</strong>ni, sonoaccatastate palle arrugginite, bombe,pezzi per tiro a mitraglia e cannoni inghisa, <strong>di</strong> calibro <strong>di</strong>verso. Un po’ più inlà si trova la grande piazza, sulla qualegiacciono in <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne alcune travi <strong>di</strong>grosse <strong>di</strong>mensioni, supporti <strong>di</strong> cannoni,soldati immersi nel sonno; vi si trovanocavalli, carri, pezzi d’artiglieria ver<strong>di</strong> ecasse <strong>di</strong> munizioni, cavalletti <strong>di</strong> fanteria;si muo vono soldati, marinai, ufficiali,donne, bambini, mercanti; passano carriche trasportano fieno, sacchi e botti; quae là passeranno un cosacco e un ufficialea cavallo, un generale su una piccolacarrozza. A destra la strada è cinta da unabarricata, sulla quale, nelle feritoie,stanno ritti alcuni piccoli cannoni, e vicinoad essi siede un marinaio che fumala pipa. A sinistra una bella casa concifre romane sul frontone, sotto il qualevi sono dei soldati e delle barelle insanguinate- dovunque vedete i segni spiacevoli<strong>di</strong> un accampamento. La vostraimpressione sarà certamente molto sgradevole:l’insolita commistione <strong>di</strong> vita dacampo e vita citta<strong>di</strong>na, <strong>di</strong> una bella cittàe <strong>di</strong> uno sporco bivacco non solo è unacosa piacevole, ma assomiglia a un <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>neripugnante .... Sì! Indubbiamenteproverete una delusione, facendo per laprima volta ingresso a Sebastopoli.» eancora: «... Fatti duecento passi, entratein uno spazio pieno <strong>di</strong> buche, fangoso,circondato su tutti i lati da gabbioni, terrapieni,cave, piattaforme, rifugi, neiquali si trovano grossi cannoni in ghisae giacciono, ammucchiate con or<strong>di</strong>ne,delle palle <strong>di</strong> cannone. Tutto ciò vi sembraaccatastato senza alcun scopo, sensooppure or<strong>di</strong>ne. Qui sulla batteria sta sedutoun gruppetto <strong>di</strong> marinai; là, al centrodella piattaforma, affondato fino ametà del fango, giace un cannone fuoriuso; più oltre un giovane soldato <strong>di</strong> fanteria,che cerca con il fucile <strong>di</strong> passaretra le batterie e a malapena riesce a tirarefuori le gambe dal fango appiccicoso;dappertutto, in ogni angolo, vedeteschegge, bombe non esplose, palle,tracce dell’ac cam pamento, tutto sommersodal fango liquido e vischioso. Visembra <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re non lontano da voi ilcolpo <strong>di</strong> una palla, e da ogni parte <strong>di</strong>versirumori <strong>di</strong> proiettili che ronzanocome api, fischiano, veloci e stridenticome la corda <strong>di</strong> uno strumento, u<strong>di</strong>te iltremendo rimbombo <strong>di</strong> una cannonata,che vi scuote tutto e vi appare comequalcosa <strong>di</strong> tremendamente terrificante.“Eccolo dunque, il Quarto Bastione,eccolo, questo luogo davvero terribile espaventoso”, pensate tra voi, provandoun piccolo senso d’orgoglio e unagrande sensazione <strong>di</strong> paura soffocata.Ma restate delusi: questo non è ancora ilQuarto Bastione. Si tratta del ridotto Jazonovskij:un luogo, al confronto, deltutto sicuro e per nulla terrificante. Perandare al Quarto Bastione prendete a destra,lungo questa trincea stretta, per laquale, chinato, si è messo a camminare ilgiovane soldato <strong>di</strong> fanteria. Forse incontrerete<strong>di</strong> nuovo, lungo questa trincea,una barella, un marinaio, dei soldati conba<strong>di</strong>li, vedete dei veicoli <strong>di</strong> mine, rifuginel fango nei quali, chine, possono entraresolo due persone, e là vedrete i cosacchiesploratori dei battaglioni del MarNero, che vi si cambiano i calzari, mangiano,fumano la pipa, abitano, e <strong>di</strong>nuovo noterete fetido fango, tracce delcampo e ghisa, in ogni forma possibile,buttata qua e là. Trecento passi piùavanti, <strong>di</strong> nuovo uscite sulla batteria,sulla piazzuola piena <strong>di</strong> buche e fortificatatutto intorno da gabbioni, coperti <strong>di</strong>terra, da cannoni sulle piattaforme e daterrapieni.»Queste erano scene consuete dell’asse<strong>di</strong>oiniziato il 17 ottobre 1854 ma l’ 8settembre dell’anno seguente le fanterieanglo-francesi e piemontesi iniziaronol’assalto decisivo al bastioni Malachovche il sottotenente Tolstoj ebbe modo <strong>di</strong>osservare dall’alto dei gabbioni della suabatteria al Quarto Bastione:«Che cosa c’é là? Che cosa succede?Un movimento nelle trincee, colonneserrate sono in marcia...Guarda, guarda! Sono usciti dallatrincea”.Infatti si poteva vedere a occhionudo come le macchie scure si muovesserodal monte attraverso la valle, dallebatterie francesi in <strong>di</strong>rezione dei bastioni.Davanti a queste macchie eranovisibili delle strisce scure già vicino allanostra linea. Sui bastioni <strong>di</strong>vamparonoin <strong>di</strong>versi punti, rincorrendosi, i bianchifumi degli spari. Il vento portò i rumoridegli spari <strong>di</strong> fucile, fitti come la pioggiache batte sui vetri delle finestre. Lestrisce nere si muovevano proprio dentroil fumo, avvicinandosi sempre <strong>di</strong> più. Irumori degli spari, facendosi sempre piùintensi, si confondevano in un frastuonocontinuo, roboante. Il fumo, sollevandosisempre più fitto, si spargeva velocementelungo la linea e infine formòun’unica nube viola, che si intrecciava e


<strong>Francesco</strong> <strong>Edoardo</strong> <strong>De</strong> <strong>Salis</strong> www.accademiaurbense.it URBS, XXIV, 3-4, Nov. 2011, pp.158-162.si strecciava, dentro la quale qua e là balenavanofuochi e punti neri - tutti i rumorisi riunirono in un crepitioassordante. ...”Non può essere che l’abbianopreso!”, <strong>di</strong>sse l’ufficiale a cavallo.“Oh, Dio, la ban<strong>di</strong>era! Guarda!Guarda!”, <strong>di</strong>sse l’altro, respirando affannosamentee togliendo gli occhi dal binocolo.“I francesi sono sul Malachov”“Non è possibile!».Invece in questa operazione i fanti alleati,ben coor<strong>di</strong>nati e sospinti da unafuria incontenibile, con un assalto finaleall’arma bianca erano riusciti ad impossessarsidavvero dei Bastioni “Malakoff”e “Gran Redan”, opere fortificate <strong>di</strong> incontestabileimportanza. La piazzaforte<strong>di</strong>venne in<strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bile ed i russi iniziaronoa demolire, con cariche esplosive, le fortificazioniancora in loro possesso e <strong>di</strong>ederoil via alla lenta, ma in<strong>di</strong>fferibile,evacuazione <strong>di</strong> Sebastopoli:“Per tutta la linea dei bastioni <strong>di</strong> Sebastopoli,che per tanti mesi avevano ribollito<strong>di</strong> vita inusualmente energica,che per tanti mesi avevano visto eroimorire uno dopo l’altro, sostituendosidavanti alla morte, che per tanti mesiavevano destato paura, o<strong>di</strong>o e infinel’ammirazione dei nemici, sui bastioni<strong>di</strong> Sebastopoli non c’era più nessuno danessuna parte. Tutto era morto, selvaggio,terribile ma non sereno: tutto stavaancora crollando. Sulla terra perforata,sconquassata dalle recenti esplosioni siammassavano ovunque affusti rotti, cheschiacciavano i cadaveri <strong>di</strong> soldati russie nemici, pesanti cannoni <strong>di</strong> ghisa, persempre ammutoliti, gettati nei fossati dauna forza terribile e coperti fino a metà<strong>di</strong> terra, bombe, palle, ancora cadaveri,fosse, frammenti <strong>di</strong> travi, <strong>di</strong> rifugi, e ancoracadaveri muti in cappotti grigi e turchini.Tutto questo spesso fremevaancora e veniva illuminato dalla fiammapurpurea delle esplosioni, che continuavanoa scuotere l’aria.I nemici vedevano che qualcosa <strong>di</strong>incomprensibile stava accadendo nellatremenda Sebastopoli. Queste esplosionie il morto silenzio dei bastioni li facevanotremare; ma essi ancora non osavanocredere, sotto l’impressione dellaforte e tranquilla resistenza <strong>di</strong> quelgiorno, che il loro nemico incrollabilefosse sparito, e tacendo, senza muoversi,attendevano con trepidazione la finedella notte tenebrosa.L’esercito <strong>di</strong> Sebastopoli, come ilmare nella notte cupa e tenebrosa, mischiandosi,separandosi e ondeggiandoaffannosamente in tutta la sua massa,agitandosi nella baia lungo il ponte e allaSevernaja, lentamente si allontanavanell’impenetrabile oscurità dal luogo sulquale aveva lasciato tanti fratelli coraggiosi,dal luogo tutto cosparso del lorosangue, dal luogo <strong>di</strong>feso ad oltranza perun<strong>di</strong>ci mesi contro un nemico due voltepiù forte, e che ora, secondo gli or<strong>di</strong>ni,bisognava abbandonare senza combattere.Non è possibile capire quanto fossepenosa per ogni russo la prima impressionesuscitata da quest’or<strong>di</strong>ne. Il secondosentimento fu la paura <strong>di</strong> essereinseguiti. Gli uomini si sentirono in<strong>di</strong>fesinon appena ebbero lasciato quei luoghi,sui quali si erano abituati a battersi,e con agitazione si ammassavano nell’oscurità,all’entrata del ponte che unvento intenso faceva traballare. Urtandosicon le baionette e affollandosi inreggimenti, equipaggi e milizie, la fanteriasi era stretta, facendo passare avantigli ufficiali a cavallo con le <strong>di</strong>sposizioni;piangevano e supplicavano gli abitanti egli attendenti con i bagagli, che non riuscivanoa passare; rumoreggiando con leruote, l’artiglieria si apriva un varcoverso la baia, affrettandosi ad andarsene.Nonostante fossero nervosamente intentia varie operazioni, l’istinto <strong>di</strong> autoconservazionee il desiderio <strong>di</strong> andarsene alpiù presto da questo luogo terribile <strong>di</strong>morte era presente nel cuore <strong>di</strong> ognuno.”Sentimenti molto comprensibili poichéi russi nell’arco <strong>di</strong> quasi un anno <strong>di</strong>


<strong>Francesco</strong> <strong>Edoardo</strong> <strong>De</strong> <strong>Salis</strong> www.accademiaurbense.it URBS, XXIV, 3-4, Nov. 2011, pp.158-162.162A lato, insenatura del porto <strong>di</strong>Sebastopoli visto dagli spalti <strong>di</strong>un forteIn basso carta del teatro <strong>di</strong> operazioni,in basso sulla destra ilporto <strong>di</strong> Balaklavaasse<strong>di</strong>o avevano avuto 4.000 morti e perduto16.000 uomini tra feriti e prigionieria cui si dovevano aggiungere le per<strong>di</strong>te<strong>di</strong> due terzi delle reclute, costrette a estenuantimarce invernali per raggiungereSebastopoli, a causa della esigua rete ferroviariarussa e del Servizio sanitario talmentedeficitario che lo Stato Maggiorerusso era stato costretto a reclutare ufficialime<strong>di</strong>ci anche in Prussia.Al congresso <strong>di</strong> pace a Parigi, l’Im pe -ro russo, ora retto dallo Zar AlessandroII, accettò il principio <strong>di</strong> neutralità sulMar Nero e l’abbandono delle isole deldelta del Danubio, ma non si ritirò dalCaucaso e quin<strong>di</strong> le sue per<strong>di</strong>te territorialifurono talmente minime che non fuchiaro chi fosse il vinto o il vincitore. Itrattati <strong>di</strong> pace, firmati a Vienna, furonoresi esecutivi dal Congresso <strong>di</strong> Parigichiuso il 3 marzo 1856 e quin<strong>di</strong> da taledata iniziarono i rientri definitivi da Sebastopoli.Il legionario <strong>Marchelli</strong> si era comportatocon tale valore da ottenere i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong>sergente della Legione Straniera Britannica- settore British Italian sciolto a Dicembredel 1856. Il sergeant <strong>Marchelli</strong>venne decorato con la Medaglia Inglese<strong>di</strong> Crimea e rientrò in Ovada accolto congrande simpatia dai suoi concitta<strong>di</strong>ni che- probabilmente - in quella occasione gliaffibbiarono il soprannome <strong>di</strong> Bazara,termine che ha forte attinenza col terminebazar che - come è noto - in<strong>di</strong>ca un mercatocaratteristico dei paesi orientali. Maera destinato a partecipare ad un’impresaancora più gloriosa ed in<strong>di</strong>menticabileper noi italiani: la spe<strong>di</strong>zione dei Mille.Note(1) Legion étrangère: venne istituita conLegge 9 marzo 1831 ed in base all’Or<strong>di</strong>nanzadel Re Luigi Filippo del 10 Marzo 1831 a sostegnodella guerra d’Algeria, incorporando tuttigli stranieri che avessero voluto firmare volontariamenteun ingaggio. Il reggimento si comportòtalmente bene dameritarsi le spalline rosse ever<strong>di</strong> dei granatieri. In seguitopartecipò alla Guerra <strong>di</strong>Crimea, alla II^ guerrad’In<strong>di</strong>pendenza e poi a tuttele guerre combattute dallaFrancia mantenendo semprefede al proprio motto. “LegioPatria Nostra”.(2) <strong>Francesco</strong> Vincenzo<strong>De</strong> Rossi <strong>di</strong> Trisobbio: perulteriori notizie su questoUfficiale si veda il Supplementoal N° 1 - anno XXIV -Marzo 2011- <strong>di</strong> “URBS” -.(3) Leone NicolaievicTolstoj : massimo scrittorerusso <strong>di</strong> tutti i tempi, nacquea Jasnaja Polijana (RaduraSerena - grande tenuta <strong>di</strong>proprietà della madre - governatorato<strong>di</strong> Tula) il 28agosto 1828. Perduti i genitori(la madre a due anni e<strong>di</strong>l padre a sette anni) fu allevatoda lontani parenti. Frequentòl’Università <strong>di</strong> Kazanseguendo i corsi <strong>di</strong> lingueorientali senza peraltro concluderli per passare astu<strong>di</strong> <strong>di</strong> legge, anch’essi prematuramente interrotti.Dopo soggiorni brilllanti a Mosca e SanPietroburgo per sottrarsi a quella vita piena <strong>di</strong>feste e gozzoviglie raggiunse il fratello Nicola,militare nel Caucaso, ove, preso dal nuovo ambiente,si arruolò anch’egli come ufficiale <strong>di</strong> artiglieria.Assegnato in servizio a Sebastopoliasse<strong>di</strong>ata scrisse la trilogia: Sebastopoli nel <strong>di</strong>cembre1854 - Sebastopoli nel maggio 1855 -Sebastopoli nell’Agosto 1855. Al termine dellaguerra <strong>di</strong> Crimea rientrò a Pietroburgo entusiasticamenteaccolto nei circoli letterari. Nel 1862sposò Sofia Bers e si ritirò a Jasnaja Polijanadove scrisse le sue opere più famose: Guerra ePace e Anna Karenina Per <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong> con la moglieSofia e con i figli sulla destinazione dell’ere<strong>di</strong>tà,in quanto voleva cedere le proprie terre ai conta<strong>di</strong>nie rinunciare ai <strong>di</strong>ritti d’autore derivantidalla pubblicazione delle sue opere, lasciò JasnajaPolijana e partì per Rostov, sul Don, madopo pochi giorni, a causa <strong>di</strong> una grave forma<strong>di</strong> polmonite, dovette interrompere il viaggio efermarsi nella stazione ferroviaria <strong>di</strong> Astapovo(citta<strong>di</strong>na a circa 350 km a sud-est <strong>di</strong> Mosca -dal 1918, Lev Tolstoj -) ove morì il 20 novembre1910. .BibliografiaLEONE NICOLAIEVIC TOLSTOI, I racconti <strong>di</strong>Sebastopoli, Rizzoli E<strong>di</strong>t. 1959.EMILIO COSTA, <strong>Bartolomeo</strong> <strong>Marchelli</strong> capitanogaribal<strong>di</strong>no (1834 - 1903) - Comune <strong>di</strong>Ovada, 1961.P. VERGNANO, La campagna <strong>di</strong> Crimea, inEserciti e Armi - Suppl. Aviaz. e Marina n 84 -Dic. 1971.AUTORE IGNOTO, Onoranze al Capitano<strong>Marchelli</strong>, in «L’alto Monferrato - Corriere della<strong>De</strong>mocrazia» - Anno II - Ovada 22 Settembre1912 - N. 65 -.AA.VV., La guerra russo- turca del 1853,in Eserciti e Armi - Suppl. Aviaz. e Marina n 100- 1973.

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