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Rivista n° 67 1a parte - Ordine degli Architetti della Provincia di ...

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<strong>67</strong>veronaARCHITETTI VERONA - Bimestrale sulla professione <strong>di</strong> Architetto dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>degli</strong> <strong>Architetti</strong>, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori <strong>della</strong> <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> VeronaSped. in A.P. - 70% - DCI VR - In caso <strong>di</strong> mancato recapito restituire all’Ufficio <strong>di</strong> Verona CMP detentore del conto per la restituzione al mittenteche si impegna a pagare la relativa tariffa - Tassa pagata PD I Sped cumulativa


ARCHITETTI VERONA<strong>Rivista</strong> bimestrale sulla professione<strong>di</strong> Architetto fondata nel 1959Terza E<strong>di</strong>zione - Anno XIAut. del Tribunale <strong>di</strong> VR n.1056del 15/06/1992E<strong>di</strong>toreORDINE DEGLI ARCHITETTI,PIANIFICATORI, PAESAGGISTIE CONSERVATORIDELLA PROVINCIA DI VERONACONSIGLIO DELL’ORDINEPresidente: Giorgio MassignanVi c e - p re s i d e n t e : A rnaldo To ff a l iSegretario: Marco ArfelliniTesoriere: Giancarlo FranchiniConsiglieri: Paola BonuzziLorella PoloPaola RavanelloEnrico SavoiaCOLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTIPresidente: Susanna GregoSegretario: Andrea CugolaRevisori: Marco Angelo BrugnoliRaffaele MalvasoAndrea Mantovania rchitetti verona 6 7g i o rg i o m a s s i g n a ne d i t o r i a l e1 1 inquinamento e trasporto pubblicor u g g e ro facchinv i g n e t t a1 3 teorie del re s t a u roalberto zanard ii n c o n t ro zero1 4 quale approccio alla metodologia pro g e t t u a l e . . .daniela cosnella bella vero n a1 8 una chiesa costruita sulla ro c c i aDirettore:Coor<strong>di</strong>natori:Giorgio MassignanSusanna GregoPaola Ravanellomassimiliano caviasca, marta bigonisant-louis: ricerca dell’identità <strong>di</strong> un paesaggio...2 2 l’esperienza <strong>di</strong> una tesi <strong>di</strong> laure aR e d a z i o n e : M o rena Alberghini • BertoBertaso • Marc o Brugnoli • Nicola Brunelli •Nicola Cacciatori • Federico Castagna • DanielaCos • Massimiliano Caviasca • GianmariaColognese • Mariano Dal Forno • Andrea Donelli• Stefania Emiliani • Ruggero Facchin • ElenaGranuzzo • Alexandros Mefalopulos • Marc oMolon • Giovanni Elia Perbellini • Laura Scarsini• Arnaldo To ffalli • Alberto Zanar<strong>di</strong> • Enrico ZorziQuesto numero è stato curato da:Susanna GregoProgetto Grafico: Susanna GregoZeno GuarientiImpaginazione: Stu<strong>di</strong>o 12Zeno GuarientiRedazione: Via Oberdan, 337121 VERONATel. 045.8034959Fax 045.592319e-mail: red-arch-verona@tiscali.itD i re t t o re Responsabile: G i o rgio Massignane - 2 0a cura <strong>di</strong> susanna gre g o1° “piano”2 8 un recinto sulle collinenicola brunellivincenzo scamozzi3 4 a rchitettura è scienzaa cura <strong>di</strong> a l e x a n d ros mefalopulosb i b l i o t e c a3 8 “costantinopoli” <strong>di</strong> philip mansela cura <strong>di</strong> elena granuzzom o s t r a4 0 duccio / mario bottaa cura <strong>di</strong> susanna gre g oe - 2 04 2 [eventi gennaio-febbraio 2004]Concessionaria esclusiva per la Pubblicità:Via Dietro Pallone, 12 - 37121 Ve ro n aTel / Fax 0 4 5 . 8 0 3 . 4 2 . 9 0s t u d i o 1 2 @ g u a r i e n t i . c o mStampa: Litografica Zerotre - VRFonti delle immagini: Ruggero Facchin; http://w3.uniroma3.it/<strong>di</strong>dattica/facolta/archit/corsi/post-laurea/perfezionamento/restauro_recupero/Curriculum/rest%20e%20riuso/rest.htm; http://www.comune.venezia.it/citta/sfon<strong>di</strong>.asp; Alberto Zanar<strong>di</strong>; Gianfranco Stella, “Storia Illustrata <strong>di</strong>Verona”; Gianni Perbellini, Lino Vittorio Bozzetto, “Verona, la piazzaforte ottocentesca nella cultura europea”; L. V. Bozzetto, “Verona. La cintmagistrale asburgica”; Pierpaolo Brugnoli, “Urbanistica a Verona (1880-1960)”; Flavia Pesci, “Il volto <strong>di</strong> Verona nell’arte”; Luigi Malnati, “Veronada capoluogo dei Cenomani a città romana”; Nino Cenni, Maria Fiorenza Coppari, “Il tempo e la storia, i segni <strong>della</strong> Verona Veneziana (1505-1620); Nino Cenni, Maria Fiorenza Coppari, “Il tempo e la storia, i segni <strong>della</strong> Verona Veneziana (il Seicento); Nino Cenni, Maria Fiorenza Coppari,“Il tempo e la storia, i segni <strong>della</strong> Verona Veneziana (il Settecento); Massimiliano Caviasca e Marta Bigoni; Archivio Architer s.a.s.Foto <strong>di</strong> Copertina: Giovanni PiccolboniGli articoli e le note firmate esprimono l’opinione <strong>degli</strong> Autori, e non impegnano l’E<strong>di</strong>tore e la Redazione del Perio<strong>di</strong>co. La rivista è aperta a quanti,<strong>Architetti</strong> e non, intendano offrire la loro collaborazione. La riproduzione <strong>di</strong> testi e <strong>di</strong> immagini è consentita citando la fonte.


PETER COXE L I M I NA L’UMIDITÀ DEI MURI.PER SEMPRE.Il sistema Peter Cox interrompe definitivamente l'effetto cap i l l a re che consente la risalitadell'acqua e quin<strong>di</strong> la formazione dell'umi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> risalita. Come è noto un ambiente umido è unambiente malsano con evidenti effetti sia estetici che igienico-sanitari sull'organismo.A ciò si aggiungono maggiori costi energetici <strong>di</strong> riscaldamento fino ad arr i v a re, in alcuni casi, ac o m p ro m e t t e re la struttura stessa dell'e<strong>di</strong>ficio. A queste problematiche risponde la tecnologiaPeter Cox con cinquant'anni <strong>di</strong> esperienza e la sicurezza <strong>di</strong> intervento che solo un'aziendaleader può garantire.800-V E RO N A : Tel 045.8303013 • Fax 045.8303014 • MILANO: Tel 02.730<strong>67</strong>5 • Fax 02.7384510 • RO M A : Tel 06.68132877 • Fax 06.6878438w w w. p e t e rc ox it a l i a . it • in f o@ pe t e rc ox i t a l i a . i t


inquinamento e trasporto pubblicoVerona, come altre città italiane in questo periodo dell’anno sta sopportando dei carichi d’inquinamentoatmosferico preoccupanti. Indubbiamente una delle cause principali sono le emissioni dei veicolia motore; sono stati più volte superati i limiti <strong>di</strong> legge registrati dall’Arpav.Verona, dopo Roma e Firenze ha il centro storico più rilevante e intatto d’Italia, ma, essendo caratterizzatoda una formazione me<strong>di</strong>evale, i relativi spazi e percorsi male si adattano al passaggio delleautomobili.Lo sviluppo urbanistico <strong>della</strong> città a cerchi concentrici attorno al centro storico non ha sicuramentefavorito la flui<strong>di</strong>tà dei trasporti citta<strong>di</strong>ni.Se a queste caratteristiche strutturali si aggiunge la <strong>di</strong>fficoltà delle nostre amministrazioni a prenderedelle decisioni chiare in tema dei trasporti, pur avendo interpellato alcuni tra i migliori espertinazionali tra cui il compianto professor Guglielmo Zambrini, preferendo lasciare le cose come sono e<strong>di</strong>battere su eventuali quanto impossibili panacee, tipo il traforo o i trafori <strong>della</strong> collina, si può capireperché la situazione <strong>della</strong> mobilità sia uno dei problemi più urgenti da risolvere.Dalla metà <strong>degli</strong> anni ’80 si iniziò a <strong>di</strong>battere su delle moderne e tecnologicamente avanzate struttureper il trasporto pubblico, si <strong>di</strong>scusse <strong>di</strong> metropolitana e <strong>di</strong> tramvia, infine la scelta cadde sullatramvia, tanto da essere inserita, come tracciato, nel Progetto Preliminare <strong>di</strong> Piano, o Piano <strong>di</strong>Salvaguar<strong>di</strong>a del 1993.Dopo <strong>di</strong>verse fasi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> tecnici e <strong>di</strong> <strong>di</strong>battiti politico/amministrativi il Consiglio Comunale all’inizio<strong>degli</strong> anni 2000 votò per la progettazione e realizzazione <strong>della</strong> tramvia.Finalmente Verona poteva superare il sistema <strong>di</strong> trasporti datato anni ’60.I se<strong>di</strong>ci chilometri <strong>di</strong> tramvia potranno trasportare 7000 passeggeri in un’ora: 3500 auto in meno inun’ora, 40.000 auto in 12 ore che non emetteranno più benzene e polveri sottili.La tramvia consentirà <strong>di</strong> integrare la rete dei trasporti urbani con quelli <strong>della</strong> provincia, ma soprattuttocon il treno: dalle aree <strong>della</strong> regione, dai gran<strong>di</strong> bacini nazionali (Milano, Roma) e da quelli europei(Monaco, Parigi, Zurigo, Vienna).Consentirà la soluzione per il trasporto delle gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> passeggeri in città, ma soprattuttopermetterà <strong>di</strong> assorbire l’elevato volume dei treni e dei bus <strong>della</strong> provincia.In città si potranno avere più bus nei quartieri e nelle zone non toccate dalla tramvia; nel territorioprovinciale avremo meno autobus sulle <strong>di</strong>rettrici ferroviarie e più nei paesi finora poco serviti.Risulta essenziale che il percorso <strong>della</strong> tramvia rimanga quello originale, che da Madonna <strong>di</strong>Campagna attraversa il centro storico da via xx settembre quin<strong>di</strong> all’altezza <strong>di</strong> Porta Palio si sud<strong>di</strong>videin due linee, una che da San. Zeno prosegue verso Borgo Trento e Parona, l’altro che a sua voltasi duplica in due rami, uno verso lo sta<strong>di</strong>o, l’altro verso la fiera, il policlinico ed il casello autostradale<strong>di</strong> Verona sud.Il percorso <strong>della</strong> tramvia deve coprire i più elevati flussi <strong>di</strong> traffico, spostarlo, come ha deciso laGiunta e ridurlo ad una sola linea che da Madonna <strong>di</strong> Campagna arriva in piazza Bra evitando il centrostorico per poi raggiungere lo sta<strong>di</strong>o, la Croce Bianca e Borgo Trento, è negativo, impegna dellegrosse risorse finanziarie e non risolve per nulla i problemi del traffico citta<strong>di</strong>no.A Verona ogni giorno ci sono 725 mila spostamenti, <strong>di</strong> cui 110 mila nelle ore <strong>di</strong> punta: il 70% è datodalle auto private, solo il 13% dal trasporto pubblico.Ogni giorno circolano in città oltre 150 mila auto: la metà nelle ore <strong>di</strong> punta.Il centro storico è l’area che attrae il maggior volume <strong>di</strong> traffico, con la penalizzazione <strong>della</strong> sua strutturaviaria storica.L’avvento <strong>della</strong> tramvia nella prima versione porterà la quota <strong>di</strong> trasporto pubblico a superare laquota del 20%, contribuendo oltre che a decongestionare il traffico a ridurre l’inquinamento.Ovviamente assieme alla tramvia andranno realizzati i parcheggi scambiatori e la mobilità alternativa:piste ciclabili e percorsi pedonali.av <strong>67</strong>11


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albertozanar<strong>di</strong>incontro zeroquale approccio alla metodologia pro g e t t u a l edel re s t a u ro arc h i t e t t o n i c o ?<strong>parte</strong> 1 - le riflessioni possibiliFoto <strong>di</strong> gruppo deirelatori alla TavolaRotondaRoma, loggia <strong>della</strong>Villa Lante al Gianicolo(1971-72). L’ i n t e rn o<strong>della</strong> loggia re s t a u r a t o ,con la nuovapavimentazione, lenuove vetrate e glistucchi re s t a u r a t iB rescia, il Bro l e t t o(1989-93): scavia rcheologici nelportico orientale,e ffetturati dallaS o p r i n t e n d e n z aA rcheologica <strong>di</strong>B re s c i aav <strong>67</strong>14Venerdì 14 Novembre 2003 (dalle 16.00 alle 20.00) si è tenuta, alPolo Didattico “GiorgioZanotto” presso l’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>Verona, un’interessantissima Tavola Rotonda sul tema “Approccialla metodologia progettuale del restauro architettonico: dallaconoscenza al recupero”. L’evento, che ha fatto da “apripista” alCorso <strong>di</strong> Aggiornamento Professionale sul RestauroArchitettonico 1 organizzato dall’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> dal 14 Novembre al 13Dicembre 2003, aveva lo scopo (attraverso l’apporto <strong>di</strong> professoriuniversitari e professionisti <strong>di</strong> chiara fama, <strong>di</strong> cui fossero note lacompetenza e l’impegno 2 ) <strong>di</strong> “stimolare” un <strong>di</strong>battito e un confrontosui temi chiave del Restauro architettonico.Devo <strong>di</strong>re che chi ha <strong>parte</strong>cipato quella sera alla bella iniziativa,ed io ero tra quelli, non se ne è certamente pentito: è stato cometrovarsi al cospetto, prendendo a prestito il termine impiegato dalm o d e r a t o re (il Soprintendente Ruggero Boschi), <strong>di</strong> un’“Enciclope<strong>di</strong>a del Restauro” vivente.È stata l’occasione per i presenti <strong>di</strong> “sentire” o “ri-sentire”, tutte(o quasi) le opinioni possibili; in maniera estremamente seria em e d i t a t a .Va comunque detto che i <strong>di</strong>versi orientamenti critico-metodologicinel campo <strong>della</strong> Conservazione e del Restauro, sono un po’<strong>di</strong>fficili da in<strong>di</strong>viduare: “..gli elementi car<strong>di</strong>ne dovrebbero essere leleggi, le Carte del Restauro, dovrebbero essere le ConvenzioniInternazionali; ma purtroppo tutti questi…sono strumenti estremamente‘sfumati’ o, anche se non sono poi tanto ‘sfumati’, già suglistessi termini c’è da <strong>di</strong>scutere, e non ci si trova maid’accordo…’fumi’ lontanissimi per poter avere…una ‘ricetta sicura’,una ‘formula magica’..per poter risolvere tutti i problemi relativial nostro rapporto con il compiuto…” 3 .La prima <strong>parte</strong> dell’incontro è stata caratterizzata da una serie <strong>di</strong>in<strong>di</strong>cazioni, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazioni, <strong>di</strong> riflessioni da <strong>parte</strong> <strong>degli</strong> illustri ospiti;che hanno cercato <strong>di</strong> stimolare i presenti, ciascuno secondo lapropria indole e le proprie esperienze.Il prof. Paolo Marconi, che è intervenuto per primo, ha presospunto da alcune delle sue opere realizzate negli ultimi quarant’anni<strong>di</strong> carriera 4 per fare dell’ “autocriticà” e delle osservazionial sempre più “vilipeso” mestiere <strong>di</strong> architetto: “…il mercato èsempre più scadente, perché qualcuno va sospirando che questerepliche sono falsi…essendo dei moralisti ce la pigliamo con i falsi;come se un falso <strong>di</strong> architettura avesse lo stesso scopo <strong>della</strong> truffa,a scopo <strong>di</strong> lucro, <strong>della</strong> duplicazione <strong>di</strong> un vaso…o <strong>di</strong> un oggettino….chiamarlo“falso” è improprio perché lo si assimila a undanaro fasullo, lo si assimila ad una copia a scopo <strong>di</strong> dolo insomma…”;“..ci si deve far carico, oltretutto, delle ‘performances’ dell’oggettonel corso del tempo; in un’attesa <strong>di</strong> vita che è almeno 100volte quella <strong>della</strong> vita umana…”; “.. il problema più grosso in questeoperazioni <strong>di</strong> progettazione <strong>della</strong> funzione <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio,…ilproblema più eminente è quasi sempre quello <strong>della</strong> scala <strong>di</strong> sicurezza…”;“…sono significative le cose intelligenti…le cose menointelligenti non dovrebbero esserlo se volessimo avviarci verso unmondo migliore…”; “…nel caso dell’architettura..delle architetture<strong>di</strong>fficili come queste…ebbene la ‘lingua’ va imparata…per giuntacome <strong>di</strong>ceva Giorgio Pasquali (grande filologo) deve essere anche‘poeta’: altrimenti le sue interpolazioni…inevitabili interpolazioni…sarebberoimpoetiche; e quin<strong>di</strong> poco producenti…”; “…biso-


gna essere <strong>di</strong>sponibili ad imparare se non le ‘lingue’ almeno il ‘vernacololocale’: non è una cosa <strong>di</strong>fficile, lo si faceva tranquillamentea fine ‘800. Gli architetti ben fatti, fatti da buone facoltà <strong>di</strong> architetturalo sapevano fare abbondantemente….imparare il linguaggioclassicista non è stato <strong>di</strong>fficile, è fattibile : c’è chi <strong>di</strong>ce che è peccato,ma a questo punto il peccato va <strong>di</strong>mostrato, bisogna vederefino a che punto…non sia più peccato per caso insistere nell’opporre/contrapporre/esaltareil proprio avanguar<strong>di</strong>smo a cent’annidai primi avanguar<strong>di</strong>sti…”; “…occorre che gli architetti stu<strong>di</strong>no piùla storia dell’architettura, non la storia <strong>degli</strong> architetti, o peggioancora la storia <strong>degli</strong> architetti contemporanei…”.Successivamente il prof. Paolo B. Torsello, prendendo spuntodai risultati <strong>di</strong> un’inchiesta svolta nel ‘98 5 , sottolineando il fatto cheattualmente una quantità sempre maggiore <strong>di</strong> “competenze <strong>di</strong>sciplinari”si riversano sul “mondo del Restauro” attraverso interventisul costruito storico, ha fatto una serie <strong>di</strong> interessanti considerazioniche nascono dal fatto che “..il Restauro Architettonico è unacosa <strong>di</strong>versa dagli altri restauri..”: “…L’architettura ha due <strong>di</strong>fetti daquesto punto <strong>di</strong> vista: è ingombrante..e le sue funzioni cambianocon le culture ra<strong>di</strong>cate..”; “…la funzione nel campo dell’architetturachiama in causa prepotentemente il progetto, non si può fare ameno del progetto nella doppia veste: sia come forma <strong>di</strong> tutela…siacome progetto <strong>della</strong> sua attualizzazione…”; “…l’architetturaè banalmente opera <strong>della</strong> cultura umana…in quanto è …artificio…”;“…in questa sua trasformazione …l’architettura curiosamentemanifesta, mostra, o registra ..i segni dell’ingegno umano,delle sue manipolazioni, del lavoro…insomma questa trasformazionenatura-artificio avviene lasciando delle impronte …possiamotentare <strong>di</strong> comprendere, <strong>di</strong> decifrare questo intervento dell’ingegnoumano sulla natura…proprio analizzando i segni…”; “…una voltaconsegnata al mondo, l’architettura è sottoposta comunque al calvariodelle mo<strong>di</strong>ficazioni, dell’invecchiamento, alle aggressioni deltempo, alle manipolazioni umane…”; “…il nostro compito è quello<strong>di</strong> riprendere la lotta contro la natura, per tentare <strong>di</strong> far vivere il piùa lungo possibile i nostri monumenti…perché noi abbiamo interesseper quei segni che in qualche maniera tramandano la cultura…pensandoche l’architettura va attualizzata”.Il professore, per fare questo, in<strong>di</strong>vidua altresì 3 obiettivi che ilRestauro deve assicurare e che sono quasi sempre incompatibilitra <strong>di</strong> loro:1. deve assicurare il prolungamento fisico, la vita fisica <strong>della</strong> fabbrica;2. deve assicurare la permanenza dei segni che tramandano cultura;3. deve riconoscere, in modo da attualizzarle le vocazioni formalie funzionali dell’architettura, perché deve vivere nel nostro tempo.Per risolvere il problema del conflitto tra i 3 precedenti compiti, ilprof. Torsello ha suggerito <strong>di</strong> ricorrere a 3 criteri che ha avuto modo<strong>di</strong> “sviluppare sul campo” durante l’elaborazione delle tesi 6 pressola Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in Restauro dei Monumenti <strong>di</strong>Genova dove egli insegna; e precisamente:1. il Restauro deve prolungare la vita dell’opera nella sua consistenzafisica con tutti i mezzi tecnici <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponiamo in modo chel’opera stessa risulti il più possibile solida, protetta e sana; purchétale azione non risulti in contrad<strong>di</strong>zione con il 2° criterio;2. il Restauro deve assicurare la permanenza dei segni che connotanola fabbrica nella sua configurazione generale, e nelle sueparti anche minime, in<strong>di</strong>pendentemente da ogni giu<strong>di</strong>zio, o preferenza<strong>di</strong> natura storica o estetica; purché tale azione non contrad<strong>di</strong>cail 1° e il 3° criterio;3. il Restauro deve assicurare l’utilizzabilità <strong>della</strong> fabbrica in tuttii casi in cui essa può assumere con proprietà forme e funzioni connesseall’abitare; a con<strong>di</strong>zione che ciò non contrad<strong>di</strong>ca il 1° e il 2°criterio.Il metodo, nonostante assomigli ad “un serpente che si mangiala coda”, appartiene alla logica formale; e secondo il professorefunzionerebbe moltissimo: “…perché il problema non è quello <strong>di</strong>Alcamo, castello deiConti <strong>di</strong> Mo<strong>di</strong>ca(1990): il fronte norddopo i lavoriB rescia, Chiesa <strong>di</strong> SanB a rnaba (1993-95):stato dell’interno <strong>della</strong>chiesa dopo les p o g l i a z i o n inapoleoniche, lem a n o m i s s i o n isuccessive e dopo gliscavi <strong>della</strong>S o p r i n t e n d e n z aA rcheologica primadei lavoriB rescia, Chiesa <strong>di</strong> SanB a rnaba (1993-95):lavori <strong>di</strong> ripristino deiparamenti <strong>della</strong> navataverso est, eseguiti instucco su supportif o n o a s s o r b e n t iCefalù, la Cattedrale(1990-95): fro n t eovest, prima dei lavori(manutenzione deipavimenti, dei tetti edelle murature )av <strong>67</strong>15


Roma, bibliotecanazionale giuri<strong>di</strong>ca nelPalazzo <strong>di</strong> Giustizia(1993-95): lavori <strong>di</strong>trasformazione <strong>della</strong>sala dei Passi Perd u t i ,del piano terre n oTorino, Venaria Reale(1990-2000): intern o<strong>della</strong> citro n i e r averso ovestav <strong>67</strong>16risolvere i conflitti…cercando dei banali compromessi (un po’ <strong>di</strong>uno e un po’ dell’altro, in realtà sacrificando un po’ <strong>di</strong> tutto)…senzarisolvere in pieno mai nessuno <strong>degli</strong> obiettivi che ci si pone. Bensìquello <strong>di</strong> ‘cavalcare’ il conflitto, accettandolo fino in fondo”.Da un punto <strong>di</strong> vista operativo un tale proce<strong>di</strong>mento comporta,sempre a detta del prof. Torsello 3 cose:1. le tecniche non possono essere assunte semplicemente inmodo banalmente strumentale (esse vanno in qualche maniera riconsiderateogni volta, adattate e re-inventate se necessario);2. il Restauro non è un’operazione che fornisce le risposte, elascia integro l’universo delle domande che l’opera propone (l’operad’arte restaurata deve altresì suscitare la curiosità delle “origini”ri-velando, senza spiegare tutto, l’ ”enigma”);3. la cultura progettuale deve avere il coraggio <strong>di</strong> rimettersi in<strong>di</strong>scussione, prendendo l’eterno come referente (il restauratoredeve svolgere un’azione responsabile nei confronti del “testo”).Concorde con le affermazioni del prof. Torsello si è rivelatoanche il prof. Amedeo Bellini, il quale ha voluto fare alcune precisazionisu due termini chiave utilizzati dal Prof. Marconi all’internodel suo intervento: “…è semplicemente un valore aggiunto…” e“…sono significative le cose intelligenti, non significative quellenon intelligenti…”.Secondo il prof. Bellini il “semplicemente aggiunto” va confrontato con le in<strong>di</strong>cazioni (date dal Prof. Torsello) tra testo pre -esistente e il suo essere luogo dove si è depositata la culturadei tempi; inoltre si potrebbe fare un elenco infinito <strong>di</strong> cose chesono state considerate intelligentissime da un’epoca che le hap rodotte, prive <strong>di</strong> qualsiasi valore in un’epoca successiva, ericonsiderate straor<strong>di</strong>nariamente intelligenti in un’epoca ancoras u c c e s s i v a 7 .E sempre secondo Bellini: “..non sussistono criteri <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne storiografico,o criteri <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne estetico che possono darci una ‘bussola’,un punto <strong>di</strong> riferimento, un valore definito, non definitivo; lastoria non è in grado <strong>di</strong> darci alcuna certezza. Il che ci deve rendereestremamente cauti <strong>di</strong> fronte all’ eventualità <strong>di</strong> perdere un‘segno’ <strong>della</strong> storia. Questo vale in linea generale <strong>di</strong> fronte alla stratificazione,vale <strong>di</strong> fronte all’aggiunta…vale <strong>di</strong> fronte al segnolasciato dal tempo..”; “…il documento …non ha valore solo sulpiano qualitativo, ma anche sul piano quantitativo: perché se lostu<strong>di</strong>o non è quello <strong>degli</strong> eventi eccezionali…è l’elemento quantitativoche è probante, e non quello qualitativo. Per farla breve nonesiste una gerarchia, ma esistono infinite gerarchie…in<strong>di</strong>viduabilisolo all’interno <strong>di</strong> un percorso storiografico…significativo soloall’interno <strong>di</strong> una specifica sistemazione..”.Per Bellini non si deve scordare l’esigenza dell’ autenticità <strong>di</strong>conservare e mantenere i segni, senza scordarsi <strong>di</strong> attualizzare;sarebbe allarmante una civiltà che rinunciasse, in nome <strong>della</strong>copia, al progetto (ovvero alla “ri-finalizzazione” o “progetto <strong>di</strong>riuso”): “Di solito si accusa il conservatore…come colui che vuoleimbalsamare l’e<strong>di</strong>ficio, per tenerlo a tutti i costi. …non è corretto,chi si preoccupa <strong>della</strong> conservazione rifiuta a se stesso il rifacimento;e soprattutto vede la pericolosità dell’avallare la possibilità<strong>di</strong> ‘ri-facimento’, perché è l’anticamera dell’abbandono”.Oltretutto l’architettura impone e determina dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita chetalvolta non sono accettabili: in questo caso le esigenze vitali dell’uomosono “…l’unico parametro a fronte del quale io posso pensare<strong>di</strong> sacrificare una permanenza, o un segno”.Anche Bellini, come Torsello, ha riba<strong>di</strong>to alcuni concetti chiaveche caratterizzano la “conservazione dei dati”: “l’architettura ha inse i segni <strong>della</strong> cultura, l’architettura ha in se una struttura chedetermina mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita; e noi dobbiamo garantire luoghi <strong>di</strong> vita chesiano coerenti con la nostra cultura, la nostra civiltà; e dobbiamofarlo massimizzando le presenze del passato. Anche perché nelpassato riconosciamo mo<strong>di</strong> e strumenti <strong>di</strong> vita che devono esserecomunque attualizzati, perché se non lo fossero creeremmo il1 • Si tratta <strong>di</strong> un Corso che l’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>degli</strong> <strong>Architetti</strong>,Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori <strong>della</strong> <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Ve r o n aha organizzato sul finire del 2003 (dal 14 Novembre al 13Dicembre 2003) presso l’Aula T1 del Polo Didattico “GiorgioZanotto”; per complessivi 8 incontri + 1 (il primo incontro, l’incontro“zero”, era strutturato sotto forma <strong>di</strong> Tavola Rotonda).2 • Erano presenti: il prof. Amedeo Bellini (Attuale Direttore<strong>della</strong> Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in Restauro dei Monumenti delPolitecnico <strong>di</strong> Milano); il prof. Paolo Marconi (Direttore dei Corsi <strong>di</strong>Perfezionamento in Restauro Architettonico e Recupero E<strong>di</strong>lizio,Urbano e Ambientale dell’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> Roma Tre); il prof.Paolo B. Torsello (Direttore <strong>della</strong> Scuola <strong>di</strong> Specializzazione inRestauro dei Monumenti, Facoltà <strong>di</strong> architettura dell’Università <strong>di</strong>Genova); il prof. Eugenio Vassallo (Docente <strong>di</strong> RestauroArchitettonico presso l’Istituto Universitario <strong>di</strong> Architettura <strong>di</strong>Venezia); e il prof. Ruggero Boschi, moderatore (Soprintendenteper i Beni Architettonici e per il Paesaggio <strong>di</strong> Ve r o n a ) .3 • Affermazione fatta dal moderatore <strong>della</strong> Tavola Rotonda, ilSoprintendente Ruggero Boschi.4 • La replica <strong>della</strong> “Cuspide del Tempietto <strong>di</strong> San Giovanni inOleo” del Borromini, a Porta Latina (Roma, 19<strong>67</strong>); “Santa Mariadei Miracoli” a Piazza del Popolo (Roma, 1969-’70); la “Loggia <strong>di</strong>Villa Lante”, al Gianicolo (Roma, 1971-’72 e 1980-‘81); la“Chiesa e il Convento <strong>della</strong> Trinità dei Monti” (Roma, 1972-’80);la “Chiesa e Convento americani <strong>di</strong> Saint Paul’s within the walls”,in via Nazionale (Roma, 1976-’78); il “Consolidamento e Bonificadelle pen<strong>di</strong>ci e del ciglio <strong>della</strong> Rupe <strong>di</strong> Orvieto” (Orvieto, 1978); le“ Volte <strong>della</strong> Zisa”, (Palermo 1978-’80); il “Palazzo Nar<strong>di</strong>ni”, in viadel Governo Vecchio (Roma, 1984-’85); il “Complesso delBroleto” (Brescia, 1989-’93); il “Castello dei Conti <strong>di</strong> Mo<strong>di</strong>ca”, adAlcamo (Sicilia, 1990); la trasformazione <strong>della</strong> “Chiesa <strong>di</strong> S.B a rnaba” in Au<strong>di</strong>torium, in Corso Magenta (Brescia, 1993-’95);la “Biblioteca Nazionale Giuri<strong>di</strong>ca”, nel Palazzo <strong>di</strong> Giustizia (Roma,1993-’95); “Palazzo Galletti”, a Piazza Marina (Palermo, 1994-’95); la trasformazione in Museo <strong>di</strong> arte contemporanea <strong>di</strong>“Palazzo Colonna” (Genazzano, 1997); “Palazzo Riccio <strong>di</strong> SanGioacchino”, a Trapani (Sicilia, 1997); il “Ripristino delle coperture<strong>della</strong> Casa delle Nozze d’Argento” per conto del “Wo r l dMonument Fund - Kress Foundation” (Pompei, 1998-’99); il concorsointernazionale per la progettazione e <strong>di</strong>rezione dei lavori <strong>di</strong>restauro dei “Corpi <strong>di</strong> fabbrica juvarriani <strong>della</strong> Citroniera e <strong>della</strong>Grande Scuderia” per la realizzazione del polo museale-espositivo(Torino, 1990-2000); il concorso “Forum Tevere” con riproget-


tazione del “Porto <strong>di</strong> Ripetta” e <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> “Ripa Grande” nonchéripristino <strong>di</strong> “via <strong>della</strong> Lungara” e “via Giulia” (Roma, 2002-2003).5 • Trattasi <strong>di</strong> un’inchiesta svolta nel ’98 proprio sul tema del“Restauro e <strong>della</strong> Conservazione in Italia”: da questa inchiestarisultava che la quantità <strong>di</strong> investimenti fatti in Italia negli anni ‘60in campo e<strong>di</strong>lizio riguardava, per il 92%, la costruzione <strong>di</strong> “nuovaarchitettura”; e per il restante 8% “restauri” o comunque “interventi<strong>di</strong> tutela del costruito”. Oltretutto questa situazione negli anni’90 è stata completamente capovolta, perché il 64% era destinatoalla “vecchia e<strong>di</strong>lizia” e solo il 36% all’ “e<strong>di</strong>lizia del nuovo”.6 • Trattasi, come il professor Paolo B. Torsello ci ha spiegato,<strong>di</strong> veri e propri progetti che lo specializzando e tenuto aseguire sul territorio a conclusione del suo iter <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> presso laScuola <strong>di</strong> Specializzazione in restauro dei Monumenti <strong>di</strong> Genova.7 • Per esempio il prof. Bellini cita alcuni casi ecclatanti tracui: la rivalutazione dell’arte ottocentesca, che a suo tempo imaestri del movimento moderno volevano <strong>di</strong>struggere in certisettori dell’architettura e <strong>della</strong> pittura; la recente rivalutazione dell’artepittorica ottocentesca simbolica e mitologica; la pittura <strong>di</strong>paesaggi dell’800; o la rivalutazione dell’800 lombardo, un tempoconsiderato il “colmo del passatismo”.8 • “Cà Vendramin” è la sede del Casinò <strong>di</strong> Venezia sulCanal Grande; trattasi <strong>di</strong> una delle opere terminali <strong>di</strong> MauroCodussi, la cui realizzazione è stata collocata tra il 1486 e il1506-7 (quin<strong>di</strong> poco dopo la morte del progettista).Attualmente presenta una facciata “nerissima” con croste nereche hanno ricoperto circa l’80% <strong>della</strong> superficie; il restante 20%in pietra è completamente corrosa.9 • Il prof. Vassallo cita nella sua esposizione anche l’operamonografica su “Mauro Codussi” <strong>di</strong> L. Olivato e L. Puppi, edElecta (Milano, 1976).10 • Il professore, con novizia <strong>di</strong> particolari, porta a suffragiodelle sue affermazioni il caso <strong>di</strong> due testi “importanti” per l’architetturaveneziana che, per integrare le operazioni materiche <strong>di</strong>analisi dei segni su “Cà Vendramin”, sono stati da lui steso consultati.Si tratta <strong>di</strong>: “Le fabbriche <strong>di</strong> Venezia” <strong>di</strong> L. Cicognara -A.Diedo - G.A.Selva (Venezia 1815); e il più recente“ L’architettura veneziana del primo Rinascimento” a cura <strong>di</strong> J. McA n d r e w, ed. Marsilio (Venezia 1983, 1995). In essi il professorerileva una serie <strong>di</strong> “incongruenze più o meno gravi” frutto a suo<strong>di</strong>re <strong>di</strong> una descrizione semplicemente documentaria “…dell’e<strong>di</strong>ficioimmaginato nell’800…”; e non <strong>della</strong> realtà che lui oggi apotuto appurare.“grande museo”. …la dove sia necessario ri-fare, si può rifare, sideve ri-fare; ma quando sia strettamente necessario: non è mainecessario ri-fare una forma; può essere necessario ri-fare o ri-pristinareuna struttura; una organizzazione logica <strong>degli</strong> spazi; unavivibilità”.A seguire il prof. Eugenio Vassallo ha ripreso un po’ i temi, cheerano stati fin lì affrontati, parlando <strong>di</strong> una cosa molto “concreta”;ossia uno <strong>degli</strong> ultimi progetti <strong>di</strong> cantiere che stà ultimamenteseguendo: il restauro <strong>della</strong> facciata <strong>di</strong> “Cà Vendramin” 8 .L’e<strong>di</strong>ficio in questione presenta, a detta del professore, una stranasituazione strutturale: sulla facciata si addossano 6 gran<strong>di</strong>ssimetravi; <strong>di</strong> queste 2 travoni, in maniera un po’ deforme, si vanno adappoggiare proprio sulle “orecchie” delle finestre <strong>della</strong> facciata(finestre il cui apparato decorativo e scultoreo, le rende particolarmente“trasparenti” e “fragili”). Tale situazione parrebbe apparentementeun palese erro re strutturale del progettista MauroCodussi 9 . Il professore ci descrive a questo punto le “peripezie”per ripercorrere e capire la storia <strong>di</strong> questo e<strong>di</strong>ficio: “…prima ancora<strong>di</strong> cominciare a leggere i segni del tempo; o meglio, contestualmenteai segni del tempo….perché la sua vita costruttiva, le suetrasformazioni, tutti gli accidenti che ha subito e che ha vissutosono incisi sul suo corpo materiale”.Egli afferma che spesso non ci si deve fidare delle “appare n t i ”verità che i documenti storici ci pro p o n g o n o 1 0 ; ma <strong>di</strong> contareesclusivamente su ciò che noi riusciamo a leggere e a vedere :“ … d i rei <strong>di</strong> presentarsi davanti alla fabbrica senza un bagaglioideologico pre-costituito; ma cercando <strong>di</strong> capire quali sono levocazioni <strong>di</strong> questa fabbrica…”. E porta ad esempio del “buonre s t a u r a t o re” il prof. Marconi che “…questa architettura se lag u a rda, se la stu<strong>di</strong>a, ci entra dentro…”; perché “ …al centro dell’attivitàdell’architetto c’è il progetto!! Gli architetti si manifestanop rogettando!!…il nostro e il vostro obiettivo deve essere semprequello <strong>di</strong> saper leggere la fabbrica, <strong>di</strong> saper leggere i segni, <strong>di</strong> riusc i re a capire che cosa significano”.Partendo da una con<strong>di</strong>zione, che lui stesso ha definito oppostaa quella <strong>di</strong> Paolo Marconi, il prof. Amedeo Bellini ad un certopunto ha detto “ri-fare quando è strettamente necessario”; ma peril prof. Vassallo “non si può escludere a priori una qualsiasi dellescelte possibili, con le quali intervenire”: bisogna a suo <strong>di</strong>re porremolta attenzione alle contrad<strong>di</strong>zioni in cui Paolo B. Torsello cirichiamava, “…non tanto per risolverle e comporle, ma sicuramenteper sommarle…”.Per Vassallo mettere al centro la fabbrica, che noi ovviamentedobbiamo saper leggere vuol <strong>di</strong>re: “…non fidarsi <strong>di</strong> quelle veritàche i documenti ci propongono 10 …è quin<strong>di</strong> fidarsi esclusivamente<strong>di</strong> ciò che noi riusciamo a leggere ed a vedere…presentandosisempre davanti alla fabbrica senza un bagaglio ideologico precostituito:cercando <strong>di</strong> capire quali sono le vocazioni <strong>di</strong> questa fabbrica…lasciandoaperti tutti quanti i dubbi,…lasciando aperte tuttele parti deboli, quelle che non si sono comprese e che normalmentesono le prime a sparire!!”.Il prof. Vassallo conclude il suo intervento concordando con ilprof. Torsello sul fatto <strong>di</strong> “lasciare un prodotto che <strong>di</strong>a solamentedomande, che ponga continuamente domande”.Il prof. Bellini, stimolato dal racconto del prof. Vassallo, puntualizzache “…la storia <strong>della</strong> pittura (la ri-cognizione <strong>di</strong>retta non è solodell’architettura), è sempre stata fatta su delle fotografie!! Quin<strong>di</strong> imutamenti <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> riproduzione fotografica hanno portatoa mutamenti critici straor<strong>di</strong>nari”.A questo punto è seguita un’attenta riflessione da <strong>parte</strong> delmoderatore, il Soprintendente Ruggero Boschi; che ha sollevatoalcune perplessità su alcune delle affermazioni fin lì sentite: parleremo<strong>di</strong> queste perplessità in un’articolo specifico sul prossimonumero <strong>della</strong> rivista, de<strong>di</strong>cato interamente agli approfon<strong>di</strong>mentigenerati dal <strong>di</strong>battito.Palermo, La Zisa(1978-80): la facciataorientale a lavori finitiVenezia, CàVendramin Calergi:facciata sul CanalGrande prima <strong>degli</strong>attuali interventi <strong>di</strong>restauroav <strong>67</strong>17


alla Tomba <strong>di</strong> Giulietta in Ve rona - S. Francesco al Corso.Le prime notizie <strong>di</strong>rette sulla grotta sono contenute, comedetto, nel Ritmo Pipiniano (seconda metà del secolo VIII),m e n t re un secondo riferimento viene rilevato nellaIconografia Rateriana risalente agli anni 915-922. Nell’anno961 gli Ungari <strong>di</strong>strussero alcune chiese veronesi nei <strong>di</strong>ntorni<strong>della</strong> città tra le quali quella dei Santi Nazaro e Celso.Questa primitiva chiesa, che l’anonimo autore del Ve r s u sde Ve ro n a colloca a <strong>di</strong>fesa spirituale <strong>della</strong> città, era fuori dallemura durante il regno <strong>di</strong> Pipino, prima delle invasioni ungareche devastarono i sobborghi veronesi dove prosperavano imonasteri e le botteghe artigiane.La chiesa con monastero benedettino annesso era quin<strong>di</strong>posta esternamente le mura citta<strong>di</strong>ne, sia dell’antica cerc h i aromana che <strong>della</strong> prima cinta comunale. Circondata da orti eda povere case, vi rimase fino al secolo XIII quando gliScaligeri rifecero la cinta muraria <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa citta<strong>di</strong>na dandolequell’andamento che si conserva ancora attualmente da S.G i o rgio fino a Porta Vescovo. Nelle fortificazioni a sinistradell’A<strong>di</strong>ge, Cangrande comprese l’intero arco delle collineerigendo le nuove cortine sul crinale e collegandole quin<strong>di</strong>con il recinto già portato da Alberto fino a Porta Ve s c o v o .Restò così compresa nella cerchia l’intera Ve ronetta, popolosaed artigiana.La chiesa <strong>di</strong> San Nazaro, costruita dai monaci benedettiniche si inse<strong>di</strong>arono in questa località nel secolo X, dovevap ro v v e d e re alla evangelizzazione <strong>della</strong> città e <strong>della</strong> campagna.Nel tempo, la comunità dei monaci andò acquisendouna pro g ressiva consistente potenza religiosa ed economica.Per l’aumento <strong>della</strong> popolazione, il vescovo Giovanni (1016-1037) ritenne necessaria l’e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> una nuova chiesache, collegata a un monastero, fu retta dai Benedettini con iltitolo <strong>di</strong> abbazia. Il fabbro-poeta Francesco Corna daSoncino, alla maniera dei cantastorie, <strong>parte</strong>ndo dai tempidelle Crociate, così avrebbe scritto nel secolo XV: “Già vi<strong>di</strong> aSan Nazaro un tempio antico, che più d’anni ottocento fuba<strong>di</strong>a; e poi al tempo de lo re Federico conduse in queste<strong>parte</strong> ruberia, e, perché egli era de gesie nemico, de moltiSanti si portava via: e questo certo fu, senza alcun motto, del’ano millecentosettantaotto. …”.Con il passare <strong>degli</strong> anni, il tempo, i terremoti e le guerrere s e ro angusto e fatiscente l’e<strong>di</strong>ficio romanico a cinquenavate e<strong>di</strong>ficato nel 1031 e si rese necessaria la costruzione<strong>di</strong> un altro e<strong>di</strong>ficio sacro .Con questo e<strong>di</strong>ficio e con quello <strong>di</strong> S. Giorgio e <strong>di</strong> S. Mariain Organo si può, a detta dei critici, considerare terminato ilGotico in città per lasciare spazio al Rinascimento.L’attuale chiesa dei santi Nazaro e Celso fu innalzata nellostesso luogo <strong>della</strong> precedente tra il 1464 e il 1466; fu terminatacirca nel 1468 e consacrata nel 1483.La prima pietra <strong>della</strong> Cappella <strong>di</strong> San Biagio fu posta il 7marzo 1488 e i lavori si pro t r a s s e ro fino al 1508. I resti <strong>della</strong>chiesa preesistente sare b b e ro apparsi agli occhi dei fabbricatori<strong>della</strong> stessa cappella che doveva custo<strong>di</strong>re i corpi <strong>di</strong>San Biagio e <strong>di</strong> Santa Giuliana. Nel 1489 venne istituita laC o n f r a t e rnita <strong>di</strong> San Biagio che curò la costruzione <strong>della</strong>suddetta cappella. Alla confraternita <strong>di</strong> San Biagio figuravanoiscritti i più prestigiosi nomi <strong>della</strong> nobiltà vero n e s e :M a ffei, Giusti, Sagramoso, Dal Pozzo, Peccana, Cipolla,Volpini, Da Lisca, Nichesola, Moscardo, Spolverini,Morando, Guadagnini e molti altri. È da ricord a re la definizioneche <strong>di</strong>ede l’abate Magrini <strong>della</strong> cappella: “Il Panteondei veronesi pittori”.Il campanile <strong>della</strong> chiesa fu commissionato nel <strong>di</strong>cembredel 1550 dall’abate padre Mauro Ve rcelli al tagliapietraAssonometria <strong>della</strong>chiesa e delm o n a s t e ro dei SS.N a z a ro e CelsoLa chiesa dei SantiN a z a ro e Celsovista da sudIl secentesco portalea l l ’ i n g resso delsagrato <strong>della</strong> Chiesadei Santi Nazaroe Celsoav <strong>67</strong>19


Pianta <strong>della</strong> chiesa<strong>di</strong> San BiagioLa porzione muralecon Porta Ve s c o v o ,e<strong>di</strong>ficata nel 1520, e ilbastione <strong>di</strong> SantaToscana, realizzato interriccio dagliimperiali, costituenti,con il bastione delleMaddalene, iltracciato d’unionecon le mura <strong>di</strong>C a n g r a n d eIn basso: pianta<strong>della</strong> cappella<strong>di</strong> San Biagioav <strong>67</strong>20Francesco Da Castello (1486-1570). Il maestro lapicida intervenneanche nel <strong>di</strong>cembre 1552 nei lavori <strong>di</strong> ampliamento delm o n a s t e ro. La linea architettonica <strong>di</strong> questo campanile è particolarmenteoriginale rispetto ai tanti campanili che si elevanoin città. I recenti lavori <strong>di</strong> re s t a u ro (seguiti dall’arc h i t e t t oGianni Perbellini) hanno restituito ai veronesi tutta la bellezzadell’antico campanile.Nel 1688 fu costruita dall’architetto veronese AntonioSaletti la cosiddetta rotonda, antistante la chiesa, patro c i n a-ta dal nobile Francesco Moscardo.Nell’anno 1770, epoca <strong>della</strong> soppressione da <strong>parte</strong> <strong>della</strong>Repubblica Veneta, la gloriosa abbazia dei Santi Nazaro eCelso fu spogliata <strong>di</strong> ogni sua pro p r i e t à .Nel breve periodo che va dal 1801 al 1806, quando la cittàera <strong>di</strong>visa tra francesi e austriaci, la chiesa <strong>di</strong> S. Nazaro ebbefunzione <strong>di</strong> Cattedrale <strong>di</strong> Ve rona. Napoleone, con decreto del18 <strong>di</strong>cembre 1807, stabiliva anche la concentrazione dellep a r rocchie sulla sinistra dell’A<strong>di</strong>ge, ormai giuri<strong>di</strong>camenteannessa al Regno Italico.Con l’e<strong>di</strong>tto napoleonico del 1810 finiva definitivamente lastoria <strong>di</strong> questo vasto e antico monastero, le mura del qualev e n n e ro in <strong>parte</strong> demolite e in <strong>parte</strong> vendute a privati, fintanto che nel 1922 passarono all’e<strong>di</strong>tore Arnoldo Mondadoriche proprio qui <strong>di</strong>ede inizio a quell’attività libraria ed e<strong>di</strong>torialeche in pochi anni <strong>di</strong>ventò famosa in tutto il mondo. La chiesa<strong>di</strong> San Nazaro, privata <strong>di</strong> ogni sua proprietà, si trovò ade s s e re incuneata nello stabilimento Mondatori. A partire dal1964 Arnoldo Mondadori lasciò il vecchio stabilimento <strong>di</strong> SanN a z a ro e si trasferì in periferia, nella frazione <strong>di</strong> San MicheleExtra. Mondadori donò a Monsignor Emilio Venturi, alloraa rc i p rete <strong>della</strong> chiesa dei Santi Nazaro e Celso, quanto re s t a-va dell’antico glorioso monastero benedettino ed altre a<strong>di</strong>acenzeche, dagli albori del Mille fino al 1770 epoca <strong>della</strong> soppressione, fu come tutti i cenobi benedettini sparsi nelmondo nucleo <strong>di</strong> letterati, <strong>di</strong> illuminati e <strong>di</strong> santi. Dopo 194anni il monastero <strong>di</strong> San Nazaro tornò <strong>di</strong> proprietà <strong>della</strong> chiesa,almeno per quanto <strong>di</strong> esso rimane.Per sanare i danni provocati dal rigido inverno del 1984-1985 la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Arc h i t e t t o n i c i<strong>di</strong> Ve rona intervenne sulla cappella <strong>di</strong> San Biagio negli anni1985-1988 (progettista e <strong>di</strong>re t t o re dei lavori l’arc h i t e t t oSabina Ferrari, soprintendente l’architetto Ruggero Boschi).Fu eseguito il ripasso del manto <strong>di</strong> copertura e la re a l i z z a z i o-ne <strong>di</strong> converse e canali <strong>di</strong> scolo in rame. Effettuata un’ispezionenel sottotetto, venne rimossa un’ingente quantità <strong>di</strong>detriti gravanti sull’estradosso delle volte che sovraccaricavanole strutture impedendo l’areazione dei sottotetti e causandoil conseguente degrado <strong>degli</strong> intonaci aff rescati sottostanti.Fu quin<strong>di</strong> restaurato il tetto, scavando sul perimetroe s t e rno un profondo cunicolo <strong>di</strong> areazione e revisionati econsolidati gli intonaci esterni. Tali interventi completaro n oquelli effettuati vent’anni prima dall’architetto D’Alberto, conla creazione dell’intercape<strong>di</strong>ne aerata perimetrale alla cappella,per contrastare il fenomeno dell’umi<strong>di</strong>tà per risalita.Nel corso del 2000, dopo circa sei anni <strong>di</strong> intenso lavoro ,si completò così il re s t a u ro <strong>della</strong> Cappella <strong>di</strong> San Biagio, fortementevoluto dallo scomparso Presidente <strong>della</strong> BancaP o p o l a re <strong>di</strong> Ve rona, professor Giorgio Zanotto. Il progetto peril re c u p e ro architettonico fu redatto dagli architetti GualtieroRizzi e Fabrizio Marchesini; l’architetto Gualtiero Rizzi fecec o n c l u d e re l’isolamento delle murature interne col metododelle resine iniettate. Il re s t a u ro dei <strong>di</strong>pinti <strong>della</strong> cappella fucurato dal re s t a u r a t o re Pierpaolo Cristani.La cappella <strong>di</strong> San Biagio è la più grande aff rescata nelVeneto con i suoi ottocento metri quadrati <strong>di</strong> decorazione pit-


torica. La molteplicità dei contributi artistici presenti nellacappella costituisce una altissima testimonianza e una mirabile“antologia” <strong>della</strong> pittura dell’epoca. Aver restituito allacittà questo splen<strong>di</strong>do esempio <strong>di</strong> arte tra Quattro eCinquecento permette altresì <strong>di</strong> valorizzare una zona <strong>di</strong>Ve rona ingiustamente trascurata dal turismo, in un contestourbanistico ricco <strong>di</strong> importanti testimonianze <strong>di</strong> storia e <strong>di</strong>arte. Nel quartiere popolare <strong>di</strong> Ve ronetta, considerato periferianel panorama citta<strong>di</strong>no, la chiesa <strong>di</strong> San Nazaro conservaquin<strong>di</strong> tante testimonianze <strong>di</strong> un passato glorioso, legato, inbuona <strong>parte</strong>, alle vicende <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> complessi conventuali.Dalla chiesa <strong>di</strong> San Nazaro, in <strong>di</strong>rezione Porta Ve s c o v o ,p roseguendo per lo Scalone XVI Ottobre si raggiunge sullasommità del monte la località “Alto San Nazaro” dove daanni esiste una generale situazione <strong>di</strong> grave degrado edabbandono. Parallelamente allo Scalone troviamo Vi c o l oCieco Fiumicello. I toponimi fluviali si riferiscono al Fiumicello<strong>di</strong> Montorio, che entrava dalla breccia <strong>di</strong> Porta Vescovo edusciva dalle mura al Cimitero, per gettarsi poi nell’A<strong>di</strong>ge. Orainterrato, dà ancora il nome a questo lungo vicolo e alle duebranche del “Terrà” <strong>di</strong> fronte alla chiesa, che conserva le targhein pietra con i dati idrometrici.N e l l ’ a rea denominata “Alto San Nazaro” nei primi decennidel ’900 è stato e<strong>di</strong>ficato il piccolo quartiere "XVI Ottobre", ilprimo esempio <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia economico-popolare a Ve rona; iltoponimo “Quartiere XVI Ottobre”, col vicino “Scalone” e“ Vicolo XVI Ottobre”, ricorda la data dell’entrata in Ve ro n adelle truppe italiane da Porta Vescovo nel 1866. In questazona si sta attualmente definendo il piano <strong>di</strong> re c u p e ro per larealizzazione <strong>di</strong> un nuovo complesso abitativo con la ristrutturazione<strong>degli</strong> e<strong>di</strong>fici esistenti sulla medesima area, con lac reazione <strong>di</strong> garages sotterranei e presumibili impianti sportivi.A fianco del suddetto intervento si sta progettando un’areaverde pubblica attrezzata <strong>di</strong> circa 14.000 metri quadrati.La suddetta area è situata nella zona Nord-Est del centro abitatoad una quota me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> circa 85 metri s.l.m. e si sviluppaper una lunghezza complessiva <strong>di</strong> circa 200 metri.Va ricordato che questa zona collinare citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong>chiarata<strong>di</strong> notevole interesse pubblico costituisce un notevole quadro <strong>di</strong> eccezionale bellezza paesaggistica (D.M. 7-1-’66 - L.29-6-1939 n°. 1497).I terreni situati in questa fascia collinare, dal punto <strong>di</strong> vistageomorfologico, secondo quanto reperito in letteratura,ap<strong>parte</strong>ngono ad una zona <strong>di</strong> denudazione <strong>di</strong> rocce calcare ea ffioranti o subaff i o r a n t i .A l l ’ i n t o rno dello Scalone che raccorda Via San Nazaro conAlto San Nazaro lo stato <strong>della</strong> parete in alcuni punti ben visibiliappare stabile; si notano murature <strong>di</strong> consolidamento <strong>di</strong>antica costruzione in buono stato <strong>di</strong> efficienza. La pare t enella zona in prossimità <strong>della</strong> Piazza Santa Toscana, ai cuipie<strong>di</strong> sono costruiti arretrati alcuni e<strong>di</strong>fici (uno dei quali, inp rossimità <strong>di</strong> Vicolo Porta Vescovo, è ad<strong>di</strong>rittura inglobatonella stessa parete rocciosa), è costituita invece, in alcunipunti, da roccia fratturata che abbisognerebbe, a pare re deitecnici, <strong>di</strong> mirati interventi <strong>di</strong> consolidamento. Dal punto <strong>di</strong>vista geologico la roccia che costituisce la parete rocciosa èformata da Calcareniti a Pettini<strong>di</strong> risalenti al Miocene Me<strong>di</strong>oe precisamente al Serravalliano-Langhiano. Questa estesa<strong>parte</strong> <strong>di</strong> “paesaggio storico”, che va dalla chiesa <strong>di</strong> SanN a z a ro alla sommità del monte Costiglione - “Quartiere XVIO t t o b re”, presenta quin<strong>di</strong> precise connotazioni a livello arc h i-tettonico-monumentale, archeologico-scenografico eambientale. Vale la pena che questo patrimonio artisticoarchitettonico “costruito sulla roccia” sia salvaguardato econservato nella sua “solida” bellezza.Planimetria catastalezona d’indagineCarta tecnicaregionale - ubicazioned e l l ’ a rea d’indagineFoto zona intern apiazza Santa To s c a n a -Vicolo Porta Ve s c o v oFoto aerea anni ’80Piazza Santa To s c a n a -Via San Nazaro conveduta quartiere “XVIO t t o b re ”av <strong>67</strong>21


m a s s i m i l i a n ocaviascam a r t abigonisant-louis: ricerca dell’identità<strong>di</strong> un paesaggio dal 1936 al 2002l’esperienza <strong>di</strong> una tesi <strong>di</strong> laure aAttraverso l’esperienza <strong>di</strong> ricerca svolta presso l’IstitutoUniversitario Di Architettura Di Venezia con alcune tesi <strong>di</strong> laure asostenute nella sessione estiva del 2001 si è cercato <strong>di</strong> dare concretezza ad alcune possibili forme <strong>di</strong> interpretazione arc h i t e t t o n i c adel paesaggio.Da queste esperienze si evince la volontà <strong>di</strong> connettere pro g e t-tualmente paesaggio ed architettura, ma soprattutto si è cercato <strong>di</strong>d e f i n i re “un modo operativo” <strong>di</strong> approccio al tema tale da potere s s e re assunto quale riferimento per i progettisti del paesaggiourbano ed architettonico.La città <strong>di</strong> Saint Louis definita fisicamente e storicamente dalMississippi ha perio<strong>di</strong>camente riscoperto l’importanza del suo river- front. Nel momento in cui il suo ruolo durante la metà del XX secolovenne meno (1936) è stato indetto dove Eero Saarinen propose ilfamoso arco come simbolo <strong>della</strong> memoria, che venne re a l i z z a t olasciando però incompiuto il parco sottostante. Successivamentenel 1999 fu ban<strong>di</strong>to un concorso per definire il rapportocittà - fiume.Il progetto si struttura su alcuni principi fondamentali“utili” a risolvere il problema <strong>di</strong> connessionetra downtown e riva d’acqua (Mississippi).Sulla traiettoria tra questi due punti, città-fiume, siincontra il parco “tardo paesaggistico” pro g e t t a t oda Eero Saarinen che funge da base per il grandea rco simbolo <strong>della</strong> tecnologia e <strong>della</strong> modern i t à<strong>degli</strong> anni sessanta.Come per gli autori <strong>di</strong> land art, il progetto si fondasu un’unica operazione: il solco inteso in terminia rchitettonici, come perc o r renza naturale oppurecome perc o r renza costruita, compresa quin<strong>di</strong> tradue muri. Ma non si <strong>di</strong>mentica nemmeno la necessitàdell’architettura e dell’urbanistica <strong>di</strong> dare misuraa quelli che sono gli spazi urbani e, quin<strong>di</strong>, si èdeciso <strong>di</strong> dare un metro al parco attraverso la procedura<strong>di</strong> uno sviluppo ipogeo che trova le suematrici nella maglia urbana come elemento re g o l a ree re g o l a t o re. Il parco quin<strong>di</strong> si strutturerà attraversola rivisitazione dei terrazzamenti che hanno insito ilprincipio dei <strong>di</strong>slivelli, attraverso una frammentazione<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> lastre che ruotano come lame in tre<strong>di</strong>mensioni. La necessità <strong>di</strong> non confrontarsi con igran<strong>di</strong> elementi architettonici che circondano e definisconol’area ha portato alla necessità <strong>di</strong> un’invenzionemorfologica: una nuova idea <strong>di</strong> sviluppo urbanoipogeo.Saint-Louis: Collegamento città fiumeEERO SAARINEN: “l’arco potrebbe essere una rco trionfale per i giorni nostri: alto <strong>di</strong>namico,molto rappresentativo, l’arco potrebbe essere unc e n t ro visivo del parco che rappresenta lo spiritodell’intera are a ” .Definita e formata dal Mississippi, la città <strong>di</strong> Saint-Louis ha perio<strong>di</strong>camente riscoperto l’importanza delriver front. Nel momento in cui il ruolo storico delfiume <strong>di</strong>minuì durante la metà del XX secolo, il centro commerciale si sposta dal waterfront versoovest. La Jefferson Expansion Memorial pensatanel 1936 intendeva originariamente cre a reun nuovoinsieme <strong>di</strong> vantaggi per il river front incluso la rivitalizzazionedel zona commerciale <strong>della</strong> città e laav <strong>67</strong>22


c reazione <strong>di</strong> un nuovo grande parco che celebrasseil ruolo del Mississippi nella grande espansioneverso occidente <strong>degli</strong> Stati Uniti.La proposta vincente per la Memorial <strong>di</strong> EeroSaarinen è <strong>di</strong>ventata uno dei più significativi contributiall’architettura americana del XX secolo, unarisposta astratta e audace al luogo e al pro g r a m m ache esprime una sapienza tecnologica senza rivali.Fra le varie proposte dello schema <strong>di</strong> Saarinenc’era il ri<strong>di</strong>segno attento <strong>degli</strong> elementi del parc o ,includendo i sentieri le strade e la vegetazione,che integravano la forma dell’arco nel paesaggioc i rc o s t a n t e .Durante gli anni ‘60 la crescita del sistema autostradaleinterstatale e lo sviluppo delle tecnicheingegneristiche concorrono a trasformare l’autostradaMemorial Drive nella Interstate 70 allontanandoe ffettivamente e simbolicamente il parco dalla suaidentità <strong>di</strong> spazio urbano in continuità con la città.Storia cronologica del sito• 1803 - firmato il Louisiana Purchase, e dal 1804la popolazione del villaggio <strong>di</strong> Saint-Louis è <strong>di</strong>a p p rossimativamente <strong>di</strong> 1000 abitanti.• 1822 - la città <strong>di</strong> Saint Louis <strong>di</strong>venta una grande città• 1834 - la basilica <strong>di</strong> Saint-Louis King of France(Old Cathedral) è completata.• 1839 - comincia la costruzione <strong>della</strong> Old Courthouse• 1874 - viene completato il ponte Eads attraversoil Mississippi.• 1876/1881 - la città <strong>di</strong> Saint-Louis si separadallo stato <strong>di</strong> Saint-Louis e fissa i confini. Dal 1881c i rca 120 miglia <strong>di</strong> linee tranviarie, tram interurbani et reni pendolari definiscono la scena <strong>della</strong> suburbanizzazione<strong>della</strong> città. Dal 1887 vengono completatii tram elettrici. Cominciano a formarsi i numero s is o b b o rghi <strong>della</strong> città.• 1892 - il Wainwright buil<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> Adler e Sullivanviene completato sull’angolo Chestnut e 7th st• 1904 - Saint Louis ospita la più grande fiera delmondo mai allestita.• 1907 - due anni dopo il City Plan <strong>di</strong> Saint Louisp ropone un parco lungo il Mississippi e un’area inmemoria dell’espansione occidentale• 1910 - Eero Saarinen nasce il 20 agosto aKirkkonummi, Finlan<strong>di</strong>a.• 1933 - alla fine <strong>della</strong> Grande Depressione LutherEly Smith, un avvocato <strong>di</strong> Saint Louis propone alsindaco Bern a rd F. Dickmann la demolizione deimagazzini commerciali e delle fattorie del XIX secolocollocate in 40 acri sul river front per ripulire illuogo. Lo scopo è la creazione <strong>di</strong> un parco commemorantel’espansione occidentale. Il sindacoDickmann <strong>di</strong>spone un comitato civico per lavorareper la creazione <strong>di</strong> un Federal Memorial <strong>della</strong>Louisiana Purchase e la colonizzazione <strong>della</strong> valle del Mississippi• 1934 - il congresso <strong>degli</strong> Stati Uniti stabilisce un’area commemorativaper gli Stati Uniti e prende in considerazione l’idea <strong>di</strong> proge t t a re un’opera lungo i fiume nella città <strong>di</strong> Saint-Louis. Luther ElySmith <strong>di</strong>venta presidente <strong>della</strong> nuova associazione Jeff e r s o nNational Expansion Memorial.• 1935 - il congresso <strong>degli</strong> Stati Uniti sancisce il luogo storico e ilp rogetto. I citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Saint Louis approvano <strong>di</strong> emettere un contributo<strong>di</strong> 7.500.000 <strong>di</strong> dollari per il territorio Expansion Memorial. Il 22d i c e m b re il presidente Roosvelt firma un or<strong>di</strong>ne esecutivo che assegnala responsabilità <strong>della</strong> <strong>di</strong>rezione del sito al National Park Service.E m e rgency Federal stanzia 6.750.000 dollari al National Park Serviceper acquistare, ripulire e sviluppare il sito del Memorial.• 1937 - nel giugno comincia l’acquisto dell’area. In 13 mesi vengonoemessi dal governo federale 40 atti <strong>di</strong> esproprio.• 1936/39 - sebbene gli atti <strong>di</strong> esproprio per la maggior <strong>parte</strong> dellep roprietà erano stati emessi nel 1939 gli ostacoli legali per l’acquisizionedel sito saranno completamente risolti nel 1944.• 1939/49 - la demolizione <strong>degli</strong> e<strong>di</strong>fici comincia nel 1939 e dal1940 i contratti <strong>di</strong> demolizioni che coprivano l’intero sito sono rilasciati.La Old Courthouse è aggiunta all’area del Memorial nel 1940.• 1940 - Eero Saarinen progettando in collaborazione con il st.louisiano Charles Eames vince due primi premi per un concorso <strong>di</strong>design <strong>di</strong> mobili sponsorizzato dal MoMA.• 1941/47 - la demolizione del sito è completata nel 1941 ma tuttele attività secondarie sono sospese a causa <strong>della</strong> guerra.• 1945/47 - l’architetto Joseph Murphy convince Luther Ely Smitha sponsorizzare due concorsi nazionali a idee aperti ad architetti eartisti. Murpy propone anche l’architetto George Howe come consi-av <strong>67</strong>23


av <strong>67</strong>24g l i e re professionale del concorso e ideatore delbando. La Jefferson National Expansion MemorialAssociation <strong>di</strong>retta da Smith richiede i fon<strong>di</strong> perf i n a n z i a re il concorso <strong>di</strong> architettura <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioninazionali per il Memorial Park. Charles E. Petersondel National Park Service recupera una <strong>parte</strong> <strong>di</strong> unafacciata in vetro <strong>di</strong> un attico <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio tipico del1877 demolito durante la pulizia dell’area memoriale la conserva come <strong>parte</strong> <strong>della</strong> collezione del futuromuseo dell’architettura americana.• 1947 - $ 225.000 è il contributo <strong>della</strong> associazioneper il concorso nazionale <strong>di</strong> progettazione e perp ro m u o v e re una primaria realizzazione del memorial.- iniziano i progetti per l’autostrada Interstatelungo il confine ovest dell’are a .- viene organizzato il concorso nazionale pre s i e-duto dall’architetto <strong>di</strong> Philadelphia Gorge Howe perla Jefferson National Expansion Memorial.- il 26 settembre 1947 la giuria del concorso seleziona5 finalisti tra i 172 <strong>parte</strong>cipanti, tra i quali EeroSaarinen, per la <strong>parte</strong>cipazione alla selezione finaledel concorso. Un museo dell’architettura americananon è incluso nella competizione del 1947, però i<strong>parte</strong>cipanti sono stimolati a considerare la possibilità<strong>di</strong> una ricostruzione e una riproduzione <strong>di</strong> alcunitipici piccoli e<strong>di</strong>fici <strong>della</strong> vecchia Saint Louis; con lap revisione <strong>di</strong> un museo, o <strong>di</strong> più musei, de<strong>di</strong>catia l l ’ i n t e r p retazione del significato storico delWe s t w a rd Movement.• 1948 - il 17 febbraio1948 la giuria selezionaall’unanimità Eero Saarinen come vincitore .• 1950 - il presidente Harry Thurman inaugura ilsito con una cerimonia svolta sulla gra<strong>di</strong>nata <strong>della</strong>Old Cathedral. La popolazione <strong>di</strong> Saint Louis è <strong>di</strong>856.796 abitanti.• 1961 - Eero Saarinen muore 4 anni prima delcompletamento dell’arco. L’appalto per la costruzionedell’area è vinto da Mc Donald ConstructionC o m p a n y.• 1965/68 - la costruzione dell’arco è completata.L’ a rco e i suoi 82 acri <strong>di</strong> terreno vennero aperti alpubblico nel 19<strong>67</strong>, il sito è ufficialmente inauguratoil 25 maggio 1968, nello stesso periodo viene completatolo scavo per la interstate 70. la popolazione<strong>della</strong> città <strong>di</strong>minuisce a 711.000 ab. Negli anni 60c’è il boom delle costruzioni nella down town <strong>di</strong>SaintLouis stimato in 503.000.000 <strong>di</strong> dollari investitiin nuovi e<strong>di</strong>fici.• 1983 - twain, la scultura <strong>di</strong> Richard Serra, èposizionata sul viale Gateway tra la 10 e l’11 stre e t ,sette isolati a est del sito dell’arco e <strong>della</strong> OldC o u r t h o u s e .• Dal 1990 la popolazione <strong>della</strong> città <strong>di</strong> Saint-Louis è <strong>di</strong>minuita a 396.685. Il census bureau <strong>degli</strong>

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