QUADERNI DIDATTICI Dipartimento di Matematica Analisi ...
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Università <strong>di</strong>Torino<strong>QUADERNI</strong> <strong>DIDATTICI</strong>del<strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>G. Zampieri<strong>Analisi</strong> Vettorialea.a. 2001/2002Quaderno # 10 - Novembre 2001...........
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 1PREFAZIONEQuesto quaderno raccoglie le <strong>di</strong>spense <strong>di</strong> una parte del corso <strong>di</strong> “<strong>Analisi</strong> vettoriale eserie <strong>di</strong> funzioni” che ho svolto nell’anno accademico 2001/02. Si tratta <strong>di</strong> un corso <strong>di</strong>analisi matematica per studenti del secondo anno <strong>di</strong> fisica, preceduto, nel primo anno, da“Calcolo <strong>di</strong>fferenziale ed integrale” e da “Funzioni <strong>di</strong> più variabili”, entrambi in<strong>di</strong>spensabilialla comprensione del materiale qui presentato.Ho cercato <strong>di</strong> entrare nello spirito del nuovo or<strong>di</strong>namento <strong>di</strong>dattico, semplificando,dove possibile, la trattazione e cercando <strong>di</strong> legarla alla fisica. Non ho però rinunciato alle<strong>di</strong>mostrazioni che sono quasi sempre svolte, almeno in casi particolari. Credo infatti cheuna certa profon<strong>di</strong>tà sia in<strong>di</strong>spensabile agli studenti <strong>di</strong> fisica del secondo anno il cui interesseper la matematica è naturale dato lo stretto legame fra le due <strong>di</strong>scipline (“inconcepibileefficacia della matematica nelle scienze della natura, o Principio <strong>di</strong> Wigner”). Inoltrepenso che un percorso attraverso le idee, <strong>di</strong>versamente dall’esposizione <strong>di</strong> una cassettadegli attrezzi, faciliti la comprensione.Ringrazio gli studenti che mi hanno posto frequenti domande aiutandomi nell’esposizionedella materia non solo dal punto <strong>di</strong> vista matematico.INDICECAP. I: CURVE E FORME DIFFERENZIALI1. Curve rettificabili .........................................p. 22. Curve regolari, parametro d’arco ..........................p. 83. Lunghezza <strong>di</strong> curve piane cartesiane e polari ..............p. 84. Cammini .................................................p. 95. Integrali curvilinei al <strong>di</strong>fferenziale d’arco ..................p.106. Esercizi ..................................................p.117. Preliminari alle forme <strong>di</strong>fferenziali: spazio duale ..........p.148. Forme <strong>di</strong>fferenziali .......................................p.159. Integrali curvilinei .......................................p.1710. Primitive, omotopie e connessione semplice ..............p.2011. Esercizi svolti ...........................................p.27CAP. II: SUPERFICI E TEOREMI DI STOKES E GAUSS12. Teorema <strong>di</strong> Green .......................................p.3313. Area <strong>di</strong> superfici .........................................p.3814. Operatori <strong>di</strong>fferenziali e integrali superficiali .............p.4115. Teorema <strong>di</strong> Stokes ......................................p.4616. Il nastro <strong>di</strong> Möbius .....................................p.4917. Potenziale vettore, connessione superficiale semplice .....p.5118. Teorema della <strong>di</strong>vergenza <strong>di</strong> Gauss ......................p.5519. Esercizi ed esempi svolti ................................p.57Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
2 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeCap. I: Curve e Forme Differenziali1. Curve rettificabili.Un’applicazione φ : I → R n , con I intervallo <strong>di</strong> R si <strong>di</strong>ce curva (parametrica) in R n .Ci interesseranno solo le curve continue, cioè considereremo sempre φ continua. Inoltre ciinteresserà il caso in cui I =[a, b] intervallo compatto, anche se quello che <strong>di</strong>remo avràovvie estensioni ad intervalli <strong>di</strong> altro tipo. L’immagine φ([a, b]) è detta sostegno della curvae va <strong>di</strong>stinta dalla curva stessa; si pensi alla curva come al moto <strong>di</strong> un punto e al sostegnocome alla traiettoria del moto.Già sappiamo che il seguente limite in t 0 ∈ [a, b] viene detto vettore derivato in t 0 ,purchè esistaφ ′ (t 0 ) := limt→t0φ(t) − φ(t 0 )t − t 0∈ R n . (1.1)Naturalmente, se esiste ovunque poniamo φ ′ :[a, b] → R n ,t↦→ φ ′ (t).Definiamo l’integrale della curva continua φ :[a, b] → R n per componenti, cioè∫ (b∫ b∫ )bφ(t) dt := φ 1 (t) dt, . . . , φ n (t) dtaaa(1.2)dove φ(t) =(φ 1 (t),...,φ n (t)). Per la linearità dell’integrale, si verifica subito chev ·∫ baφ(t) dt =∫ badove v ∈ R n e il puntino ‘·’ denota il prodotto scalare.v · φ(t) dt (1.3)Proposizione 1.1. Sia φ :[a, b] → R n una curva continua. Allora∫ b∫ bφ(t) dt∣ ∣ ≤ |φ(t)| dt . (1.4)aaUniversitá <strong>di</strong> Torino
8 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale2. Curve regolari, parametro d’arco.Una curva φ :[a, b] → R n <strong>di</strong> classe C 1 e con φ ′ (t) ≠ 0 per ogni t ∈ [a, b] si <strong>di</strong>ceregolare.In tal caso dal teorema precedente abbiamo λ ′ (t) =|φ ′ (t)| ≠ 0 per ogni t eλ : [a, b] → [0,L(φ)] è un <strong>di</strong>ffeomorfismo cioè è una funzione biiettiva e <strong>di</strong> classe C 1assieme alla funzione inversa λ −1 . La nuova curva ψ := φ ◦ λ −1 è una riparametrizzazionedella curva φ; la nuova variabile in<strong>di</strong>pendente si <strong>di</strong>ce parametro d’arco e si in<strong>di</strong>ca spessocon s. Derivando la ψ(λ(t)) = φ(t) sihaψ ′ (λ(t))λ ′ (t) =φ ′ (t). Quin<strong>di</strong>, ricordando cheλ ′ (t) =|φ ′ (t)| echeL(φ) =L(ψ) (Proposizione 1.6), troviamo∣∣ψ ′ (s) ∣ ∣ =1, s ∈ [0,L(ψ)] , (2.1)il vettore tangente è quin<strong>di</strong> un versore se si considera il parametro d’arco.3. Lunghezza <strong>di</strong> curve piane cartesiane e polari.Come già detto nella Definizione 1.3, curva cartesiana (piana) y = f(x) è la curvaφ : t ↦→ (t, f(t)). Se f ∈ C 1 ([a, b]; R) allora si ha la seguente formula per la lunghezzaL(φ) =∫ ba∣ φ ′ (t) ∣ ∣ dt =∫ bOsserviamo anche che le curve cartesiane sono sempre regolari:a√1+f′(x) 2 dx (3.1)∣ φ ′ (t) ∣ ∣ =√1+f′(x) 2 ≠0.Passiamo ora a coor<strong>di</strong>nate polari ρ, θ legate alle cartesiane dalle relazioni x = ρ cos θ,y = ρ sen θ. In<strong>di</strong>chiamo con (e 1 ,e 2 ) la base canonica <strong>di</strong> R 2 , con u := cos θe 1 + sen θe 2 ilversore ‘ra<strong>di</strong>ale’ e con w := − sen θe 1 + cos θe 2 quello ‘trasverso’ (che ha il verso tale che(u,w) si possa ottenere dalla base canonica con una rotazione). Allora per φ ∈ C 1 e conovvio significato dei simboliφ(t) =x(t) e 1 + y(t) e 2 = ρ(t) (cos θ(t) e 1 + sen θ(t) e 2 )=ρ(t) u(t) ,Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 9φ ′ (t) =ρ ′ (t) u(t)+ρ(t) θ ′ (t) w(t) , |φ ′ (t)| = √ ρ ′ (t) 2 + ρ(t) 2 θ ′ (t) 2 .Quin<strong>di</strong>, se una curva φ è data in equazione polare ρ =ˆρ(θ), per t = θ abbiamo la seguenteformula per la sua lunghezzaL(φ) =∫ ba√) 2 (dˆρ+ˆρ(θ)dθ2 dθ . (3.2)4. Cammini.Si <strong>di</strong>ce cammino una curva continua γ :[a, b] → R n <strong>di</strong> classe C 1 a tratti, cioè per cuiesiste una sud<strong>di</strong>visione S = {t k : k =0,...,N}, a = t 0
10 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeQuin<strong>di</strong> γ è rettificabile ed essendo la lunghezza ad<strong>di</strong>tiva (Proposizione 1.7) si haL(γ) =∫ ba∣∣γ ′ (t) ∣ ∣ dt , (4.1)intendendo la somma degli integrali estesi ai tratti <strong>di</strong> classe C 1 .Si <strong>di</strong>ce che il cammino γ :[a, b] → R n è equivalente al cammino ˜γ :[c, d] → R nse esiste un <strong>di</strong>ffeomorfismo, cioè una funzione biiettiva e <strong>di</strong> classe C 1 assieme all’inversa,p :[c, d] → [a, b] con p(c) =a e p(d) =b tale che ˜γ = γ ◦ p (e naturalmente si ha p ′ (τ) > 0per ogni τ ∈ [c, d]).La relazione tra cammini così introdotta è un’equivalenza, cioè èriflessiva, simmetrica e transitiva.Cammini equivalenti hanno la stessa “orientazione”; invece se esiste un <strong>di</strong>ffeomorfismop come sopra ma con u(c) =b e u(d) =a allora u ′ (τ) < 0 e il sostegno è “percorsoin verso opposto”.Dato un cammino γ :[a, b] → R n <strong>di</strong>ciamo suo opposto il cammino−γ :[a, b] → R n , τ ↦→ γ(a + b − τ). Inoltre se a
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 11Proposizione 5.1. L’integrale curvilineo al <strong>di</strong>fferenziale d’arco ∫ γfdsè invariante passandoda γ ad un cammino equivalente ed anche cambiando l’orientazione.Dimostrazione. Siap :[c, d] → [a, b] un <strong>di</strong>ffeomorfismo. Se p ′ > 0 abbiamo∫γfds==∫ ba∫ dc∫ dcf ( γ(t) ) |γ ′ (t)| dt = f ( γ (p(τ)) ) |γ ′ (p(τ)) | p ′ (τ) dτ =f ( (γ ◦ p)(τ) ) ∫|(γ ◦ p) ′ (τ)| dτ = fdsche è la prima parte della tesi. Inoltre, se p ′ < 0γ◦p∫fds=γ∫ d=c∫ baf ( γ(t) ) |γ ′ (t)| dt =∫ cdf ( γ (p(τ)) ) |γ ′ (p(τ)) ||p ′ (τ)| dτ =f ( γ (p(τ)) ) |γ ′ (p(τ)) | p ′ (τ) dτ =∫ dcf ( (γ ◦ p)(τ) ) ∫|(γ ◦ p) ′ (τ)| dτ =γ◦pfds.Esempio 5.2. Gli integrali curvilinei al <strong>di</strong>fferenziale d’arco sono importanti in Meccanica.Ad esempio le coor<strong>di</strong>nate (x G ,y G ,z G ) del baricentro <strong>di</strong> una curva materiale (filo, astaflessibile) omogenea γ in R 3 sonox G := 1L(γ)∫γxds, y G := 1L(γ)∫γyds, z G := 1L(γ)∫γzds. (5.2)6. Esercizi.Esercizio 6.1. Mentre la ruota della bicicletta rotola senza strisciare, un punto del suobordo, <strong>di</strong>ciamo la valvola, descrive la cicloide φ :[0, 2π] → R 2 , t ↦→ R(t − sen t, 1 − cos t).In questa formula R>0è la lunghezza del raggio della ruota e t è un opportuno angolo.Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
12 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeDopo un giro completo (cioè pert =2π), quanta strada ha percorso la valvola? In altritermini: quanto è lunga la cicloide? Risposta: 8R. Così, se ad esempio R =1/2 m,sihache il centro della ruota percorre 2πR = π m, circa 3, 14 m, e la valvola 8R =4m.Esercizio 6.2. La car<strong>di</strong>ode è la curva data dall’equazione polare ρ =2a(1 + cos θ) dovea>0eθ ∈ [−π, π]. Calcolare la lunghezza. Risposta: 16a.Esercizio 6.3. Calcolare la lunghezza della curva φ :[0,π/2] → R 3 , t ↦→ (2 cos t, 3 cos t −cos(3t), 3 sen t − sen(3t)). Risposta: 2 √ 10.Esercizio 6.4. Calcolare l’integrale curvilineo ∫ xy ds esteso al quarto <strong>di</strong> ellisse γ :γ[0,π/2] → R 2 , t ↦→ (2 cos t, sen t). Risposta: 14/9.Esercizio 6.5. Calcolare l’integrale curvilineo ∫ γ√1+x2 +3y ds dove γ è l’arco <strong>di</strong>parabola <strong>di</strong> equazione y = x 2 per x ∈ [0, 3]. Risposta: 39.Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 13Esercizio 6.6. Determinare il baricentro della cicloide (ve<strong>di</strong> Esercizio 6.1 ed Esempio 5.2).Risposta: (πR, 4R/3).Esercizio 6.7. In Ottica (<strong>di</strong>ffrazione <strong>di</strong> Fresnel) si incontra la clotoide(∫ tγ : R → R 2 ,t↦→ cos ( u 2) ∫ tdu, sen ( u 2) )du .0Il nome della curva è legato a Cloto, la Parca che filava lo stame della vita. Calcolandola lunghezza <strong>di</strong> un arco γ|[a, b], scoprire il significato <strong>di</strong> t. La curva ha limiti finiti pert →±∞. Si tratta <strong>di</strong> integrali impropri convergenti anche se gli integran<strong>di</strong> non tendono azero. La seguente figura mostra il grafico <strong>di</strong> sen(x 2 )0Verificare che la clotoide ha limiti finiti trasformando l’integrale <strong>di</strong> sen ( u 2) ,fra1e √ aper a>1, con la sostituzione v = u 2 , poi per parti considerando una primitiva <strong>di</strong> sen v,infine passando al limite per a → +∞.Per altra via si può <strong>di</strong>mostrare che γ(t) →( √ 2π/4, √ 2π/4) per t → +∞ (integrali <strong>di</strong> Fresnel). La clotoide descrive anche la velocitàdel baricentro <strong>di</strong> un’asta su un piano senza attrito soggetta ad una forza costanteperpen<strong>di</strong>colare; si pensi ad un fuoco d’artificio a L su un lago ghiacciato.Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
14 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale7. Preliminari alle forme <strong>di</strong>fferenziali: spazio duale.Sia (R n ) ∗ il duale <strong>di</strong> R n cioè lo spazio vettoriale delle applicazioni lineari R n → R,dette forme lineari su R n . Naturalmente la somma <strong>di</strong> due forme lineari T , F è definita da(T + F)(x) :=T (x)+F(x), inoltre il prodotto per lo scalare a ∈ R è (a F)(x) :=a F(x).Consideriamo la base canonica <strong>di</strong> R n ,(e 1 ,...,e n ), e sia e ∗ i : Rn → R, x ↦→ x i = e i · xla proiezione i-esima, con i ∈{1,...,n}. Data una forma lineare T ∈ (R n ) ∗ e x ∈ R n ,siha T (x) =T ( ∑ ni=1 x ie i )= ∑ ni=1 x iT (e i )= ∑ ni=1 T (e i)e ∗ i (x). Quin<strong>di</strong> T = ∑ ni=1 T (e i)e ∗ ie ve<strong>di</strong>amo che (e ∗ 1 ,...,e∗ n )è una base del duale detta base canonica.Sia ∗ : R n → (R n ) ∗ ,v ↦→ v ∗ la funzione definita da tramite: v ∗ (x) :=v · x. Poichè(v + w) ∗ (x) =(v + w) · x = v · x + w · x = v ∗ (x)+w ∗ (x), si ha che (v + w) ∗ = v ∗ + w ∗ ,eanalogamente (av) ∗ = av ∗ , quin<strong>di</strong> la funzione ∗ è lineare. L’immagine <strong>di</strong> e i tramite questafunzione è proprio la proiezione e ∗ i già vista prima. Usando la base canonica (e∗ 1 ,...,e∗ n )del duale, una forma lineare T si scrive in un solo modo come T = ∑ T i e ∗ i dove T i =T (e i ), queste sono le componenti <strong>di</strong> un vettore T ∈ R n esihaT ∗ = T , infatti T (x) =∑i T ie ∗ i (x) =∑ i T i x i = T · x. Abbiamo quin<strong>di</strong> che l’applicazione∗ : R n → (R n ) ∗ èbiiettiva e associa vettori a forme che hanno le stesse componenti nelle basi canoniche <strong>di</strong>R n e del duale rispettivamente. Essendo biiettiva e lineare, si <strong>di</strong>ce che ∗ èunisomorfismofra R n e il suo duale (R n ) ∗ .Si può definire la norma, il modulo, <strong>di</strong> una forma come il modulo del vettore corrispondente.Per i lettori matematicamente più esigenti quest’ultima frase può <strong>di</strong>ventare:l’isomorfismo conserva la norma se consideriamo su R n la norma euclidea |v| = √ v · v esul duale la norma operatoriale ‖T ‖ := sup |u|≤1 |T (u)|, infatti ‖v ∗ ‖ = sup |u|≤1 |v · u| = |v|.Le proiezioni sono funzioni lineari e quin<strong>di</strong> de ∗ i (x 0)=e ∗ i(preferiamo qui la notazionede ∗ i (x 0 ) invece <strong>di</strong> (e∗ i )′ (x 0 )). Ciò suggerisce la notazione dx i := e ∗ iche useremo nel seguito.Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 15Osservazione. In Meccanica Quantistica si usano le seguenti notazioni dovute a Dirac:| x>, | v >, detti “ket”, per i vettori x, v, dello spazio <strong>di</strong> partenza;
16 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeDefinizione 8.2. Una forma <strong>di</strong>fferenziale ω : D → (R n ) ∗ si <strong>di</strong>ce esatta o integrabile seesiste una funzione f : D → R <strong>di</strong> classe C 1 tale che ω = df e in tale caso f si <strong>di</strong>ce primitiva<strong>di</strong> ω.La traduzione <strong>di</strong> questa definizione nei termini del campo vettoriale w associato a ω èchequesto sia un gra<strong>di</strong>ente: ω è esatta se e solo se esiste f ∈ C 1 (D; R) tale chew(x) =∇f(x) , x ∈ D. (8.3)La primitiva f si <strong>di</strong>ce anche potenziale del campo vettoriale.Proposizione 8.3. Se D è un aperto connesso <strong>di</strong> R n e ω : D → (R n ) ∗ è esatta, alloraesiste un’unica primitiva f <strong>di</strong> ω a meno <strong>di</strong> costanti ad<strong>di</strong>tive.Dimostrazione. Siano f,g primitive. Allora df = ω = dg dà d(f − g)(x)h = 0 per ognih ∈ R n e x ∈ D, la funzione f − g è costante avendo <strong>di</strong>fferenziale nullo in un apertoconnesso (per un teorema noto).Teorema 8.4. La forma <strong>di</strong>fferenziale ω : D → (R n ) ∗ , <strong>di</strong> classe C 1 sull’aperto D <strong>di</strong> R n ,sia esatta. Allora i suoi coefficienti w i sod<strong>di</strong>sfano la seguente con<strong>di</strong>zione:∂ i w j = ∂ j w i , i,j =1,...,n. (8.4)Dimostrazione. Se esiste f tale che ω = df allora w j = ∂ j f per j =1,...,n. Il teorema <strong>di</strong>Schwarz ci dà ∂ i w j = ∂ i ∂ j f = ∂ j ∂ i f = ∂ j w i .Definizione 8.5. Una forma <strong>di</strong>fferenziale ω : D → (R n ) ∗ <strong>di</strong> classe C 1 si <strong>di</strong>ce chiusa sesod<strong>di</strong>sfa la con<strong>di</strong>zione (8.4) che è necessaria per l’integrabilità.Si noti che (8.4) sono uguaglianze fra funzioni, devono quin<strong>di</strong> valere in ogni punto deldominio.Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 17Esempio 8.6. Facciamo vedere un esempio <strong>di</strong> forma <strong>di</strong>fferenziale chiusa ma non esatta:ω : R 2 \{0} →(R 2 ) ∗ , ω(x, y) =− yx 2 + y 2 dx +xx 2 dy . (8.5)+ y2 È definita sul piano senza un punto. Per vedere che è chiusa basta verificare la con<strong>di</strong>zione(∂−y )∂y x 2 + y 2= ∂ ( ) x∂x x 2 + y 2 .Supponiamo per assurdo che sia esatta. Allora ω = df e, considerando la circonferenzaγ :[0, 2π] → R 2 \{0}, t ↦→ (cos t, sen t), si ha il seguente ragionamento che porta allacontrad<strong>di</strong>zione 0 = 2π:0=f(1, 0)−f(1, 0) = f(γ(2π))−f(γ(0)) =∫ 2π0∫d2πdt (f ◦γ)(t) dt =0df (γ(t))(γ ′ (t)) dt ==∫ 2π0ω(γ(t))(γ ′ (t)) dt =∫ 2π0(− sen tcoscos 2 t + sen 2 (− sen t)+t)tcos 2 t + sen 2 t cos t dt =2π.9. Integrali curvilinei.Definizione 9.1. Sia γ :[a, b] → D un cammino in un aperto D ⊆ R n (curva continua C 1a tratti) e ω : D → (R n ) ∗ una forma <strong>di</strong>fferenziale (continua). Si <strong>di</strong>ce integrale <strong>di</strong> ω sullacurva γ il numero∫γω :=∫ baω(γ(t)) ( γ ′ (t) ) dt . (9.1)Nella (9.1) al solito inten<strong>di</strong>amo la somma degli integrali sui tratti C 1 .Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
18 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeDefinizione 9.2. Sia γ :[a, b] → D un cammino nell’aperto D ⊆ R n e w : D → R n uncampo vettoriale continuo. Si <strong>di</strong>ce integrale <strong>di</strong> w sulla curva γ il numero∫γw · dγ :=∫ baw(γ(t)) · γ ′ (t) dt . (9.2)In Fisica gli integrali curvilinei sono importanti. Per esempio nel caso in cui w sia uncampo <strong>di</strong> forze posizionali, la (9.2) dà illavoro lungo il cammino γ.Se w(x) ∗ = ω(x), per ogni x ∈ D, allora∫γω :=∫ ban∑(w i (γ(t))dx i γ ′ (t) ) dt =i=1∫ ban∑∫w i (γ(t))γ i(t) ′ dt =i=1γw · dγ . (9.3)Esempio 9.3. Consideriamo la seguente forma <strong>di</strong>fferenziale: ω : R 2 → (R 2 ) ∗ ,(x, y) ↦→ydx+xy dy, che non è chiusa poichè ∂ 2 y =1≠ y = ∂ 1 (xy)pery ≠ 1. Consideriamo ancheil quarto <strong>di</strong> circonferenza percorso in verso antiorario γ :[0,π/2] → R 2 , t ↦→ (cos t, sen t).Allora∫γ∫ω = (ydx+ xy dy) =γ[ ] πsen t cos t2=20− 1 2∫ π20∫ π20[sen t(− sen t) + cos t sen t cos t] dt =[ cos 3 tdt −3] π20= − π 4 + 1 3 .Nel seguente enunciato usiamo la notazione γ = γ 1+ γ 2introdotta alla fine dellaSezione 4. La <strong>di</strong>mostrazione è banale, basta ricordare l’ad<strong>di</strong>tività dell’integrale or<strong>di</strong>nario.Proposizione 9.4. Siano γ = γ 1+ γ 2cammini nell’aperto D ⊆ R n , ω : D → (R n ) ∗ forma<strong>di</strong>fferenziale continua, e w : D → R n campo vettoriale continuo. Allora∫γ∫ ∫ω = ω + ω,γ γ 1 2∫γ∫∫w · dγ = w · dγ 1+ w · dγ 2. (9.4)γ γ 1 2Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 19Nella prossima Proposizione ripren<strong>di</strong>amo il concetto <strong>di</strong> equivalenza fra cammini introdottonella Sezione 4. Gli integrali curvilinei restano invariati nelle classi <strong>di</strong> equivalenza.Invece cambiano segno se passiamo al cammino opposto, a <strong>di</strong>fferenza degli integrali curvilineial <strong>di</strong>fferenziale d’arco che non <strong>di</strong>pendono nemmeno dall’orientazione, come abbiamovisto nella Proposizione 5.1.Proposizione 9.5. Siano γ, ˜γ cammini equivalenti nell’aperto D ⊆ R n e ω : D → (R n ) ∗una forma <strong>di</strong>fferenziale continua. Allora∫γ∫ω =˜γω,∫−γ∫ω = −γω. (9.5)Naturalmente valgono anche formule analoghe per i campi vettoriali.Dimostrazione. Per la Proposizione 9.4 (ad<strong>di</strong>tività) basta considerare curve C 1 (i camminisono C 1 a tratti). Sia ω = w ∗ , γ :[a, b] → D, ˜γ = γ ◦ p :[c, d] → D, allora∫γω ==∫ ba∫ dc∫ dcw(γ(t)) · γ ′ (t)dt = w(γ(p(τ))) · γ ′ (p(τ))p ′ (τ) dτ =w ( (γ ◦ p)(τ) ) ∫· (γ ◦ p) ′ (τ) dτ = ω˜γcome volevamo <strong>di</strong>mostrare. Ricordando ora che −γ :[a, b] → D, τ ↦→ γ(a+b−τ), abbiamo∫γω ==∫ ba∫ ab∫ aw(γ(t)) · γ ′ (t)dt = −b∫ bw(−γ(τ)) · (−γ) ′ (τ)dτ = −aw(γ(a + b − τ)) · γ ′ (a + b − τ)dτ =∫w(−γ(τ)) · (−γ) ′ (τ)dτ = −−γω.Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
20 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeProposizione 9.6. Sia γ :[a, b] → D cammino nell’aperto D ⊆ R n e ω : D → (R n ) ∗forma <strong>di</strong>fferenziale continua. Allora∫∣γω∣ ≤ L(γ) max { ‖ω(x)‖ : x ∈ γ ([a, b]) } . (9.6)Dimostrazione. Siaw il campo vettoriale associato a ω, cioè w ∗ = ω. Abbiamo∫∣ ∣∣∣∣ ∫ b∫ bω∣ γ ∣ = w(γ(t)) · γ ′ (t) dta∣ ≤ ∣∣w(γ(t)) · γ ′ (t) ∣ ∫ b ∣dt ≤ ∣w(γ(t)) ∣ ∣ ∣γ ′ (t) ∣ dt ≤aa∣≤ max ∣w(γ(t)) ∣ ∫ b ∣∣γ ′ (t) ∣ dt = L(γ) max { ‖ω(x)‖ : x ∈ γ ([a, b]) }t∈[a,b]ve<strong>di</strong> la (1.6) e la seconda formula in (8.1).a10. Primitive, omotopie e connessione semplice.Nel seguente teorema usiamo il concetto <strong>di</strong> circuito introdotto nella Sezione 4.Teorema 10.1. Sia D un aperto connesso <strong>di</strong> R n eω : D → (R n ) ∗ forma <strong>di</strong>fferenzialecontinua. Allora sono equivalenti:(a) ∫ γ(b) ∫ γω =0per ogni circuito γ in D;ω <strong>di</strong>pende solo dagli estremi γ(a) e γ(b) per ogni cammino γ :[a, b] → D;(c) ω è esatta.Se ω è esatta, f : D → R è una primitiva, x 0 ,x∈ D e γ è un qualsiasi cammino in D conorigine x 0 ed estremo x, allora∫f (x) =f (x 0 )+γω.Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 21Dimostrazione. Faremo vedere (a) =⇒ (b) =⇒ (c) =⇒ (a). Assumiamo (a) e sianoγ 1:[a, b] → D, γ 2:[c, d] → D cammini con γ 1(a) =γ 2(c) eγ 1(b) =γ 2(d). Definiamoγ :[a, b + d − c] → D tramite γ|[a, b] =γ 1e γ|[b, b + d − c] =γ 2◦ p con p(t) =b + d − t. Ilcammino γ è un circuito, infatti γ(b + d − c) =(γ 2◦ p)(b + d − c) =γ 2(c) =γ 1(a) =γ(a).L’ipotesi (a) e la Proposizione 9.5 danno:∫0=γ∫ ∫ω = ω +γ 1γ 2◦p∫ ∫ ∫ω = ω + ω =γ −γ 1 2γ 1∫ω −γ 2ωpoichè γ 2◦ p è equivalente a −γ 2. Abbiamo quin<strong>di</strong> provato (b): ∫ γ 1ω = ∫ γ 2ω.Dobbiamo ora far vedere che (b) implica l’esistenza <strong>di</strong> f ∈ C 1 (D; R) tale che ω = df .Fissiamo un punto x 0 ∈ D. Poichè D è un aperto connesso, dato comunque x ∈ D esisteuna poligonale γ x:[a, b] → D con γ x(a) =x 0 e γ x(b) =x. Poniamo f(x) := ∫ γ xω, questaè una buona definizione della funzione f : D → R grazie all’ipotesi (b) (si noti che x 0 èfissato e che il valore f(x) non <strong>di</strong>pende dalla scelta della poligonale che congiunge x 0 ax). Dimostriamo che f è una primitiva per ω. Fissiamo anche x ∈ D e i ∈{1,...,n} efacciamo vedere che esiste la derivata parziale ∂ i f(x) edè uguale al coefficiente della forma<strong>di</strong>fferenziale: ∂ i f(x) =w i (x). Poichè D è aperto, esiste una palla aperta B(x; r) ⊆ D, ex + he i ∈ B(x; r) per ogni h ∈ ] − r/2,r/2[ . Sia ˜γ x:[b, b +1]→ D, t ↦→ x +(t − b)he i cheha per sostegno il segmento <strong>di</strong> estremi x,x+ he i . Abbiamo∫ ∫ ∫f(x + he i )= ω = ω + ω = f(x)+γ +˜γ γ x x x= f(x)+∫ b+1b˜γ x∫ b+1w i (x +(t − b)he i ) hdt= f(x)+b( )ω ˜γ x(t) (˜γ ′ (t)) dt =x∫ h0w i (x + τe i ) dτdove, nell’ultimo passaggio, siamo passati alla variabile τ =(t − b)h.. La funzione τ ↦→w i (x + τe i )è continua in ] − r/2,r/2[ e il teorema fondamentale del calcolo ci <strong>di</strong>ce cheh ↦→ f(x + he i )è derivabile in h = 0, cioè esiste ∂ i f(x), e si ha ∂ i f(x) =w i (x). Essendo xun qualsiasi punto <strong>di</strong> D, abbiamo provato che f è una primitiva <strong>di</strong> ω che quin<strong>di</strong> è esatta.Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
22 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeProviamo infine (c) =⇒ (a). Sia df = ω e γ :[a, b] → D un circuito. Siano a = t 0
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 23Teorema 10.3. (Derivazione sotto il segno <strong>di</strong> integrale). Sia F :[a, b] × A → R m ,dove[a, b] è un intervallo compatto (cioè chiuso e limitato) <strong>di</strong> R e A è un aperto <strong>di</strong> R n , unafunzione continua. Alloraf(x) :=∫ baF (t, x) dtè continua in A.Se inoltre esistono le derivate parziali∂F∂x i(t, x), i =1,...,n, e sonofunzioni continue <strong>di</strong> (t, x) in [a, b] × A, allora f è <strong>di</strong> classe C 1 in A e le sue derivate parzialisono∫∂ b∂x iaF (t, x) dt =∫ ba∂F∂x i(t, x) dt ,i =1,...,n.Dimostrazione del Teorema 10.2. Per il teorema <strong>di</strong> derivazione sotto il segno <strong>di</strong> integrale, lafunzione f definita da (10.1) è <strong>di</strong> classe C 1 poichè cosìè la funzione integranda [0, 1]×D →R, (t, x) ↦→ w (x 0 + t(x − x 0 )) · (x − x 0 ), inoltre lo stesso teorema ci <strong>di</strong>ce che per avere ∂ i fpossiamo portare l’operatore ∂ i sotto il segno <strong>di</strong> integrale.Per semplicità <strong>di</strong> notazionitrattiamo il caso in cui x 0 = 0 ma è chiaro che il caso generale è del tutto analogo. Peri =1,...,n abbiamo:⎛⎞∫ 1∂n∑∫ 1∂ i f(x) = ⎝ w j (tx)x j⎠ dt =0 ∂x i 0j=1⎛⎝⎞n∑∂ i w j (tx) tx j⎠ dt +j=1∫ 10w i (tx) dt .Ora usiamo la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> chiusura ∂ i w j = ∂ j w i , e poi integriamo per parti:⎛⎞∫ 1 n∑∫ 1∫ 1(∂ i f(x) = ⎝ ∂ j w i (tx)tx j⎠ ∂dt + w i (tx) dt =i(tx))000 ∂t w tdt++∫ 10j=1w i (tx) dt =[ ] t=1∫ 1w i (tx) t − t=0 0w i (tx) dt +∫ 10w i (tx) dt = w i (x) .Abbiamo quin<strong>di</strong> ∂ i f = w i che è quello che volevamo provare. Incidentalmente, si osserviche f ∈ C 2 .Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
24 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeUna conseguenza imme<strong>di</strong>ata del Teorema 10.2 è che ogni forma <strong>di</strong>fferenziale chiusa èlocalmente esatta, cioèCorollario 10.4. Sia ω : D ⊆ R n → (R n ) ∗ forma <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> classe C 1 chiusasull’aperto D <strong>di</strong> R n . Fissato comunque x ∈ D esiste un suo intorno aperto U ⊆ D tale cheω|U sia esatta.Per U basta infatti prendere una palla aperta B(x) ⊆ D che è convessa.Il Teorema 10.2 è interessante e <strong>di</strong> facile <strong>di</strong>mostrazione ma vogliamo trattare il problemaanche per aperti più generali, che non siano necessariamente stellati. Sappiamo che ω èintegrabile su un aperto connesso D quando ∫ γω = 0 per ogni circuito γ in D. Particolaricircuiti sono le curve costanti (il cui sostegno è un punto) e ovviamente ∫ γω = 0 per talicircuiti. L’idea che vogliamo precisare è approssimativamente la seguente: se D è tale cheogni circuito in esso sia “deformabile con continuità” ad un punto (circuito costante), alloraavremo che su un tale insieme ogni forma chiusa è esatta. Diremo che i circuiti α,β sono“omotopi” in D se α si può trasformare in β con una “deformazione continua” restandosempre in D. Precisamente abbiamo la seguente definizione che riguarda curve continueα :[0, 1] → D che sono chiuse cioè con α(0) = α(1) (non è qui rilevante considerare curve<strong>di</strong> classe C 1 a tratti).Definizione 10.5. Le curve continue chiuse α,β :[0, 1] → D, nell’aperto D ⊆ R n ,si<strong>di</strong>cono omotope in D se esiste una funzione continua (detta omotopia) h :[0, 1]×[0, 1] → Dtale che (i) h(t, 0) = α(t), eh(t, 1) = β(t), per ogni t ∈ [0, 1]; e inoltre (ii) h(0,λ)=h(1,λ)per ogni λ ∈ [0, 1].Si pensi ad una famiglia <strong>di</strong> curve h λ definite da h λ (t) =h(t, λ). Al variare <strong>di</strong> λ unacurva si trasforma nell’altra in modo continuo e ogni sta<strong>di</strong>o della deformazione è una curvaUniversitá <strong>di</strong> Torino
26 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeCorollario 10.9. Sia D ⊆ R n un aperto semplicemente connesso. Ogni forma <strong>di</strong>fferenziale<strong>di</strong> classe C 1 e chiusa ω : D → (R n ) ∗ è esatta.Esempio 10.10.Il piano senza un punto, ad esempio R 2 \{0}, non è semplicementeconnesso. Infatti basta considerare la forma <strong>di</strong>fferenziale (8.5) che è chiusa ma non esatta(ve<strong>di</strong> Esempio 8.6).Esercizio 10.11. Consideriamo la trasformazione x = ρ cos θ, y = ρ sen θ, fra coor<strong>di</strong>natepolari e coor<strong>di</strong>nate cartesiane nel piano. Provare che per ρ>0è localmente invertibile.Provare anche che, detta ( ρ(x, y),θ(x, y) ) un’inversa locale, si ha dθ(x, y) =ω(x, y) conω come in (8.5) forma <strong>di</strong>fferenziale chiusa ma non esatta <strong>di</strong> cui (x, y) ↦→ θ(x, y) è unaprimitiva locale. In particolare una primitiva nel semipiano x>0è arctan(y/x) mentre− arccos(x/ √ x 2 + y 2 )è primitiva per y
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 2711. Esercizi svolti.Esercizio 11.1. Sia D := {(x, y, z) ∈ R 3 : x>−1} e consideriamo la forma <strong>di</strong>fferenzialeω : D → ( R 3) ∗(ω(x, y, z) := Ay)1+x + B sen(2x)dx+(Cy cos z + H ln(1 + x)) dy+ ( Ky 2 sen z ) dz.i) Per quali costanti reali A, B, C, H, K la forma è esatta?ii) Calcolare una primitiva <strong>di</strong> ω quando è esatta.Soluzione.i) Essendo D un aperto semplicemente connesso, la forma ω che è <strong>di</strong> classe C 1 è esattase e solo se è chiusa cioè se e solo se⎧∂ω 1∂y (x, y, z) =∂ω 2(x, y, z)∂x⎪⎨∂ω 2∂z (x, y, z) =∂ω 3(x, y, z) ⇐⇒∂y⎪⎩ ∂ω 3∂x (x, y, z) =∂ω 1(x, y, z)∂z⎧A⎪⎨1+x = H1+x−Cy sen z =2Ky sen z⎪⎩0=0⇐⇒⎧⎨ H = A⎩K = −C/2La forma quin<strong>di</strong> è esatta se e solo se(ω(x, y, z) = Ay)1+x + B sen(2x)dx+(Cy cos z + A ln(1 + x)) dy− Cy2 sen zdz2(11.1)con A, B, C ∈ R arbitrarie.ii) Poichè D è prodotto <strong>di</strong> intervalli, possiamo calcolare una primitiva f integrandoQuaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
28 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale(11.1) lungo la poligonale ((0, 0, 0), (x, 0, 0), (x, y, 0), (x, y, z))∫ x∫ y∫ zf(x, y, z) = w 1 (ξ,0, 0) dξ+ w 2 (x, η, 0) dη+ w 3 (x, y, ζ) dζ =0∫ x0∫ y= B sen(2ξ) dξ+ (Cη + A ln(1 + x)) dη− 1 Cy 2 sen ζdζ=002 0=[− B ] ξ=x [ ] η=y [ ] ζ=zC C2 cos(2ξ) +2 η2 + Aη ln(1 + x) +2 y2 cos ζ =ξ=0= 1 (−B cos(2x)+B + Cy 2 +2Ay ln(1 + x)+Cy 2 cos z − Cy 2) =2=Ay ln(1 + x)+B sen 2 x + C 2 y2 cos z.0η=0∫ zζ=0Esercizio 11.2. Siaω(x, y) =(2 x + ln(x + y)+ x )dx +x + yxx + y dy .i) Trovare il dominio D cioè il massimo insieme del piano dove ha senso.ii) La forma ω : D → (R 2 ) ∗ è chiusa? È esatta?iii) Si calcoli l’integrale curvilineo <strong>di</strong> ω sul cammino γ dato dall’equazione x 2 + y 2 = 2 nelprimo quadrante, orientato nel verso delle y decrescenti.Soluzione.i) Il dominio D è il semipiano aperto x + y>0.ii) Essendo il dominio convesso, la forma è esatta se e solo se è chiusa. La con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> chiusura è verificata, infatti:∂ 2 ω 1 (x, y) = 1x + y −x(x + y) 2 = ∂ 1ω 2 (x, y) .Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 29iii) Per rispondere si può parametrizzare il cammino come γ :[0,π/2] → D, t ↦→√2(cos(−t + π/2), sen(−t + π/2))=√2(sen(t), cos(t)), ma conviene scegliere un altrocammino con gli stessi estremi, in particolare il segmento, poichè sappiamo che l’integralecurvilineo <strong>di</strong>pende solo dagli estremi (Teorema 10.1).Possiamo anche trovare una primitiva f <strong>di</strong> ω e poi calcolare la <strong>di</strong>fferenza fra i valori<strong>di</strong> f nell’estremo e nell’origine <strong>di</strong> γ∫ω = f( √ 2, 0) − f(0, √ 2) . (11.2)γScegliamo quest’ultima strada.Non essendo D prodotto <strong>di</strong> intervalli, non possiamo questa volta usare la stessa tecnicadell’Esercizio 11.1 perché quelle poligonali possono uscire da D.Proviamo invece nelseguente modo: cerchiamo una primitiva in y <strong>di</strong> ω 2 (x, y), che è x ln(x + y) +g(x) con gfunzione arbitraria <strong>di</strong> classe C 1 ; imponiamo poi la con<strong>di</strong>zione∂f∂x (x, y) =ω 1(x, y) ⇐⇒ ln(x + y)+ xx + y + g′ (x) =2x + ln(x + y)+xx + yda cui g ′ (x) =2x che dà g(x) =x 2 + c con c costante arbitraria. Abbiamo trovato laprimitiva f(x, y) =x ln(x + y)+x 2 . Quin<strong>di</strong> (11.2) dà∫ω = √ 2 ln( √ 2+0)+2− 0 ln(0 + √ 2) − 0=2+ √ 2ln √ 2 .γOsservazione.Il metodo usato nell’esercizio precedente può essere descritto con laseguente proposizione <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ata verifica: sia ω(x, y) :=w 1 (x, y)dx + w 2 (x, y)dy unaforma <strong>di</strong>fferenziale C 1 su un aperto D del piano; supponiamo <strong>di</strong> aver trovato due funzionih, k ∈ C 2 (D) tali che (i) ∂ y h ≡ w 2 , (ii) ∂ y k ≡ 0, (iii) ∂ x k ≡ w 1 − ∂ x h; allora h + k è unaprimitiva <strong>di</strong> ω.Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
30 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeEsercizio 11.3.Sia f ∈ C 1 (]0, +∞[; R), c ∈ R e si consideri la forma <strong>di</strong>fferenzialeω : R 2 \{(0, 0)} →(R 2 ) ∗ω(x, y) :=(xf(x 2 + y 2 ) −cy )x 2 + y 2 dx+ y + cxx 2 + y 2 dy.i) Per quali funzioni f ∈ C 1 (]0, +∞[; R) e costanti c ∈ R la forma ω è chiusa?ii) Per quali funzioni f ∈ C 1 (]0, +∞[; R) e costanti c ∈ R la forma ω è esatta? (Usare ilseguente fatto: una forma chiusa è esatta in R 2 \{(0, 0)} se e solo se il suo integralesul circolo unitario γ(t) =(cost, sen t) ,t∈ [0, 2π] è nullo).iii) Calcolare le primitive <strong>di</strong> ω quando è esatta.Soluzione.i) Detti w i i coefficienti della forma <strong>di</strong>fferenziale ω, siha∂w 1∂y= ∂ ∂y(xf ( x 2 + y 2) −cy )x 2 + y 2 =xf ′ ( x 2 + y 2) 2y − c x2 + y 2 − 2y 2(x 2 + y 2 ) 2 ==2xyf ′ ( x 2 + y 2) y 2 − x 2+ c(x 2 + y 2 ) 2∂w 2∂x = ∂∂x( ) y + cxx 2 + y 2 = c ( x 2 + y 2) − 2x(y + cx)(x 2 + y 2 ) 2 = −2xy + c ( y 2 − x 2)(x 2 + y 2 ) 2 .La forma <strong>di</strong>fferenziale ω è chiusa se e solo se∂w 1∂y = ∂w 2∂x⇐⇒ 2xyf ′ ( x 2 + y 2) = −2xy(x 2 + y 2 ) 2per ogni (x, y) ∈ R 2 \{(0, 0)}. Equivalentemente, se e solo se per ogni (x, y) ∈ R 2 \{(0, 0)}f ′ ( x 2 + y 2) 1= −(x 2 + y 2 ) 2 ⇐⇒ f ′ (t) =− 1 t 2 per ogni t>0 .Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 31In definitiva, la forma ω è chiusa se e solo se esiste a ∈ R tale chef(t) = 1 t+ a, t>0 . (11.3)ii) L’integrale <strong>di</strong> ω sul circolo unitario è∫ ∫ 2πω = [(cos tf(1) − c sen t) (− sen t) + (sen t + c cos t) cos t] dt=γ 0=∫ 2π0[(−f(1) + 1) cos t sen t + c] dt=2πc =0 ⇐⇒ c =0.Quin<strong>di</strong> ω è esatta se e solo se c = 0 ed esiste a ∈ R tale che valga la (11.3); in tal caso sihaω(x, y) =(ax +)xx 2 + y 2 dx+yx 2 dy. (11.4)+ y2 iii) Cerchiamo una primitiva F con la tecnica vista nell’esercizio precedente.Unaprimitiva in y <strong>di</strong> ω 2 (x, y) è∫yx 2 + y 2 dy = 1 2 ln(x2 + y 2 )+g(x)con g funzione arbitraria <strong>di</strong> classe C 1 . Imponiamo poi la con<strong>di</strong>zione∂F∂x (x, y) =ω 1(x, y)⇐⇒xx 2 + y 2 + g′ (x) =ax +xx 2 + y 2da cui g ′ (x) =ax che dà g(x) =ax 2 /2+c con c costante arbitraria. Abbiamo trovatoF (x, y) = a 2 x2 +ln √ x 2 + y 2 , (x, y) ∈ R 2 \{(0, 0)} , (11.5)che è una primitiva su tutto R 2 \{(0, 0)} .Potevamo anche trovare una primitiva sull’aperto R 2 \{(x, 0) : x ≤ 0} (che èildominio della forma senza il semiasse x < 0) integrando lungo il cammino in figura.Percorriamo l’asse x da (1, 0) a (ρ(x, y), 0), con ρ(x, y) = √ x 2 + y 2 , cioè il segmentoQuaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
32 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettorialeσ : [0, 1] → R 2 \{(0, 0)}, t ↦→ (1 + t(ρ(x, y) − 1), 0), e poi l’arco <strong>di</strong> circonferenza da(ρ(x, y), 0) a (x, y) cioè γ :[0, 1] → R 2 \{(0, 0)}, t ↦→ ρ(x, y) (cos(tθ(x, y)), sen(tθ(x, y)))dove θ(x, y) ∈ ] − π, π[ è la funzione in (10.4).∫F (x, y) =σ∫ω +γω =∫ 1∫ 1((+ aρ cos(tθ)+ ρ cos(tθ) )0ρ 2=[a0(a (1 + t(ρ − 1)) +(−ρθ sen(tθ)) + ρ sen(tθ)ρ 2(t + t2 2 (ρ − 1) )(ρ − 1)+ln(1+t(ρ − 1)) − aρ22)1+t(ρ − 1)(1 + t(ρ − 1)) 2 (ρ − 1) dt+)ρθ cos(tθ) dt=] t=1sen 2 (tθ) =t=0= a 2 (ρ2 − 1)+lnρ − a 2 ρ2 sen 2 θ = a 2 (x2 + y 2 − 1) + ln √ x 2 + y 2 − a 2 y2che coincide con la F (x, y) in (11.5) a meno <strong>di</strong> una costante ad<strong>di</strong>tiva. La formula cosìtrovata per la primitiva funziona in realtà anche nei punti (x, 0),x < 0, che avevamoescluso, e dà una primitiva in tutto il dominio della forma: R 2 \{(0, 0)}.Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 33Cap. II: Superfici e Teoremi <strong>di</strong> Stokes e Gauss12. Teorema <strong>di</strong> Green.Una curva φ :[a, b] → R n <strong>di</strong> classe C 1 e con φ ′ (t) ≠ 0 per ogni t ∈ [a, b] si <strong>di</strong>ceregolare. Sappiamo che queste curve si possono riparametrizzare con un <strong>di</strong>ffeomorfismocrescente passando al parametro d’arco.Una curva continua <strong>di</strong> classe C 1 a tratti si <strong>di</strong>ce cammino e un cammino si <strong>di</strong>ce regolarese tali sono i suoi tratti. Un circuito regolare γ :[a, b] → R n è un cammino regolare chiuso,cioè con γ(a) =γ(b), e si <strong>di</strong>ce semplice se la restrizione γ|[a, b[ è iniettiva.L’integrale curvilineo <strong>di</strong> una forma <strong>di</strong>fferenziale (continua) ω esteso a un camminoregolare è la somma degli integrali curvilinei sui tratti C 1 che lo compongono. D’altraparte, su ciascun tratto C 1 , l’integrale curvilineo non cambia se passiamo al parametrod’arco. Quin<strong>di</strong> per circuiti regolari semplici, che ci interessano nel seguito, si può parlare<strong>di</strong> integrali curvilinei estesi ai sostegni orientati per cui useremo la notazione∫+Γ∫ω :=γω,dove +Γ è il ‘sostegno orientato’ del circuito regolare semplice γ.Qui ci interessano i circuiti regolari piani γ = (γ 1 ,γ 2 ) : [a, b] → R 2 .In<strong>di</strong>chiamocon T (t) :=γ ′ (t)/|γ ′ (t)| il versore tangente e con N(t) :=(γ 2(t), ′ −γ 1(t))/|γ ′ ′ (t)| il versorenormale che abbiamo qui scelto fra i due versori ortogonali a T (t) in modo che la coppiaor<strong>di</strong>nata (N(t),T(t)) si ottenga dalla canonica (e 1 ,e 2 ) con una rotazione propria. In altritermini, se consideriamo i corrispondenti vettori <strong>di</strong> R 3 , Ñ(t) :=(N 1(t),N 2 (t), 0) e ˜T (t) :=Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
34 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale(T 1 (t),T 2 (t), 0), allora il loro prodotto esterno dà il terzo versore della base canonica <strong>di</strong> R 3come mostra il seguente determinante formaleÑ(t) ∧ ˜T (t) = det⎛⎜⎝e 1 e 2 e⎞3γ ′ 2 (t)|γ ′ (t)|− γ′ 1 (t)|γ ′ (t)|0γ ′ 1 (t)|γ ′ (t)|γ ′ 2 (t)|γ ′ (t)|0⎟⎠ = e 3 .Diciamo dominio regolare piano ogni compatto (chiuso e limitato) D ⊂ R 2 che sia lachiusura <strong>di</strong> un aperto connesso la cui frontiera ∂D sia unione <strong>di</strong> un numero finito <strong>di</strong> sostegni<strong>di</strong> circuiti regolari semplici. Per definizione (<strong>di</strong> dominio regolare piano) ammettiamo inoltrela possibilità <strong>di</strong> scegliere ognuno <strong>di</strong> tali circuiti γ iin modo che N(t) punti sempre fuori<strong>di</strong> D nei punti non angolosi. Allora <strong>di</strong>ciamo che ogni curva (sostegno orientato) +Γ i <strong>di</strong>∂D è orientata coerentemente a D e all’orientazione del piano (il verso <strong>di</strong> percorrenza cosìfissato lascia D solo alla sinistra). Data una forma <strong>di</strong>fferenziale (continua) ω :Ω→ (R 2 ) ∗su un aperto Ω ⊃ D, poniamo∫+∂Dω := ∑ i∫+Γ iω.Si <strong>di</strong>mostra facilmente che il sostegno φ([a, b]) <strong>di</strong> una curva regolare è <strong>di</strong> misura n-<strong>di</strong>mensionale nulla. La frontiera ∂D <strong>di</strong> un dominio regolare D ha misura nulla essendounione finita <strong>di</strong> sostegni <strong>di</strong> curve regolari. Questo risultato garantisce che D sia misurabileelementarmente, cioè alla Peano Jordan.Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 35Osservazione. Chi non avesse familiarità con la teoria della misura, prenda per buonal’esistenza degli integrali doppi <strong>di</strong> funzioni continue estesi a un compatto misurabile D<strong>di</strong> R 2 .Siamo ora in grado <strong>di</strong> vedere ilTeorema <strong>di</strong> Green. Sia D ⊂ R 2 un dominio regolare piano, e P, Q funzioni a valori reali<strong>di</strong> classe C 1 in un aperto Ω ⊃ D. Allora∫∫D( ∂Q∂x − ∂P ) ∫dx dy =∂y+∂D(P (x, y) dx + Q(x, y) dy) . (12.1)Come conseguenza imme<strong>di</strong>ata della (12.1) si ha la seguente formula per l’area <strong>di</strong> Dottenuta ponendo Q(x, y) =x e P (x, y) =−y:area(D) = 1 2∫+∂D(−ydx+ xdy) . (12.2)Non <strong>di</strong>mostriamo il teorema nella massima generalità. Ci accontentiamo <strong>di</strong> provarela (12.1) nel caso in cui Q ≡ 0eD è un dominio regolare normale rispetto all’asse x, cioèD = {(x, y) ∈ R 2 : a ≤ x ≤ b, α(x) ≤ y ≤ β(x)} (12.3)Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
36 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettorialecon α, β :[a, b] → R funzioni <strong>di</strong> classe C 1 e α ≤ β. Usando la formula <strong>di</strong> riduzione degliintegrali doppi abbiamo∫∫∫ (∂Pb ∫ β(x)∂y (x, y) dx dy =Daα(x)) ∫∂Pb∂y (x, y) dy dx =a(P (x, β(x)) − P (x, α(x))) dx .D’altra parte, ponendo γ α(t) :=(t, α(t)), γ β(t) :=(t, β(t)), e osservando che è nulloil contributo dei segmenti verticali al seguente integrale, abbiamo∫∫∫∫ bP (x, y) dx = P (x, y) dx + P (x, y) dx = (P (x, α(x)) − P (x, β(x))) dx .+∂Dγ −γ aα βOvviamente la <strong>di</strong>mostrazione si estende subito a domini regolari che si possono decomporrein un numero finito <strong>di</strong> domini regolari normali rispetto all’asse x. Si fanno dei“tagli” paralleli all’asse y e si osserva che gli integrali curvilinei lungo i tagli si cancellanoa coppie. Osserviamo infine che il suddetto ragionamento permette <strong>di</strong> provare la (12.1)anche per Q ≢ 0seD è un dominio normale rispetto ad entrambi gli assi cartesiani.Esempio 12.1. Con il teorema <strong>di</strong> Green calcoliamo il seguente integrale doppio∫∫}I = x 2 y 2 dx dy con D :={(x, y) ∈ R 2 : x2a 2 + y2b 2 ≤ 1 , a,b > 0 .D(12.4)Usiamo la (12.1) con P ≡ 0eQ(x, y) =x 3 y 2 /3∫∫∫∫∫∂QD ∂x∫+∂Ddx dy = Q(x, y) dy cioè x 2 y 2 x 3 y 2dx dy =dy .D+∂D 3Possiamo parametrizzare l’ellisse +∂D con il circuito regolare semplice γ :[0, 2π] → R 2 ,t ↦→ (a cos t, b sen t) . Si osservi che il verso <strong>di</strong> percorrenza è corretto poichè lascia D asinistra (verso antiorario). Abbiamo quin<strong>di</strong>∫x 3 y 2I =dy = 1 ∫ 2π(a cos t) 3 (b sen t) 2 b cos tdt= a3 b 33 33+∂D0∫ 2π0cos 4 t sen 2 tdt== 4 a3 b 33∫ π20cos 4 t ( 1 − cos 2 t ) dt = 4 a3 b 33( 3π16 − 5π )= πa3 b 3.32 24Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 37Esempio 12.2. Con il teorema <strong>di</strong> Green calcoliamo l’area dell’ellisse D in (12.4). Usiamola formula (12.2) parametrizzando +∂D come nell’esempio precedentearea(D) = 1 2∫+∂D(−ydx+ xdy)== 1 2∫ 2π0[−b sen t (−a sen t)+a cos t (b cos t)] dt = 1 2∫ 2π0abdt= πab.Esempio 12.3. Con il teorema <strong>di</strong> Green calcoliamo il seguente integrale doppio∫∫I =D(x +2y) dx dy (12.5)con D ⊂ R 2 limitato dall’asse x e dalla cicloide φ :[0, 2π] → R 2 ,t↦→ (t − sen t, 1 − cos t).Usiamo la (12.1) con Q ≡ 0eP (x, y) =−xy − y 2∫∫D− ∂P∂y dx dy = ∫+∂DP (x, y) dxcioè∫∫D∫(x +2y) dx dy =+∂D(−xy − y2 ) dx .Tenendo conto del fatto che il segmento <strong>di</strong> asse x dà contributo nullo perchè lì y =0,eche la curva φ è orientata in modo opposto a +∂D abbiamo=∫ 2π0∫I =−φ(−xy − y2 ) ∫(dx = − −xy − y2 ) dx =φ[(t − sen t)(1 − cos t)+(1− cos t)2 ] (1 − cos t) dt = ...=5π +3π 2 .Esempio 12.4. Con il teorema <strong>di</strong> Green calcoliamo il seguente integrale doppio∫∫I =D11+x dx dy con D := { (x, y) ∈ R 2 :0≤ x ≤ 1 ,x 2 ≤ y ≤ √ x } . (12.6)Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
38 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeUsiamo la (12.1) con con Q ≡ 0eP (x, y) =−y/(1 + x)∫∫D− ∂P∂y dx dy = ∫+∂DP (x, y) dxcioè∫∫D11+x dx dy = ∫+∂D−y1+x dx .La regione D è racchiusa dalle due parabole y = x 2 e x = y 2 la prima va orientata nelsenso delle x crescenti, la seconda in quello delle x decrescenti. Quin<strong>di</strong>I =∫ 10−x 2 ∫ 11+x dx −0− √ ∫x11+x dx = −0x 2 − 1+11+xdx +∫ 10t1+t 2 2tdt=∫ 1= −0(x − 1+ 1 ) ∫ 1dx +21+x0t 2 +1− 11+t 2 dt =[ ] x21 [] 1−2 − x + log (1 + x) +2 t − arctan t = 5 − π00 2− log 2 .13. Area <strong>di</strong> superfici.Sia D un compatto <strong>di</strong> R 2 , chiusura <strong>di</strong> un aperto connesso, che sia anche misurabilealla Peano Jordan (ve<strong>di</strong> l’Osservazione prima del Teorema <strong>di</strong> Green). Diciamo superficie(parametrica) in R 3 <strong>di</strong> classe C k ,dovek ≥ 1, una funzione S : D → R 3 ,(u, v) ↦→ S(u, v)<strong>di</strong> classe C k . Cioè esiste Ω aperto <strong>di</strong> R 2 tale che Ω ⊃ D e S è la restrizione a D <strong>di</strong> unafunzione <strong>di</strong> classe C k su Ω. Dato (u 0 ,v 0 ) ∈ D consideriamo i vettori <strong>di</strong> R 3∂S∂u (u 0,v 0 ) ,∂S∂v (u 0,v 0 ) ,∂S∂u (u 0,v 0 ) ∧ ∂S∂v (u 0,v 0 ) , (13.1)Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 39l’ultimo vettore essendo il prodotto esterno dei primi due. Se γ =(γ 1 ,γ 2 ):]− ε, ε[ → Dè una curva C 1 con γ(0) = (u 0 ,v 0 ), allora la curva Γ := S ◦ γ è giacente sulla superficie epassa per il punto S(u 0 ,v 0 ). Il vettore tangente a questa curva in t =0èΓ ′ (0) = ∂S∂u (u 0,v 0 ) γ ′ 1(0) + ∂S∂v (u 0,v 0 ) γ ′ 2(0) ,ed è una combinazione lineare dei primi due vettori in (13.1). Se questi due vettori sonolinearmente in<strong>di</strong>pendenti è allora naturale <strong>di</strong>re piano tangente alla superficie in S(u 0 ,v 0 )il piano per quel punto da essi generato. Il terzo vettore è detto invece vettore normalealla superficie in S(u 0 ,v 0 ) essendo ortogonale ai primi due. Il modulo del vettore normaleè l’area del parallelogramma in<strong>di</strong>viduato dai primi due vettori in (13.1), quando è <strong>di</strong>versoda zero è definito il versore normaleν(u 0 ,v 0 ):=∂S∂u (u 0,v 0 ) ∧ ∂S∂v (u 0,v 0 )∣ ∂S∂u (u 0,v 0 ) ∧ ∂S∂v (u . (13.2)0,v 0 ) ∣Si <strong>di</strong>ce area della superficie S : D → R 3 <strong>di</strong> classe C 1 il numero nonnegativo∫∫D∂S∣ ∂u(u, v) ∧∂S∂v (u, v) ∣ ∣∣∣du dv . (13.3)Se la superficie è data in forma cartesiana dall’equazione z = f(x, y) con f : D → R,f ∈ C 1 , cioè seS(x, y) =(x, y, f(x, y)), allora l’area è√∫∫ ( ) 2 ( ) 2 ∂f ∂f1+ + dx dy . (13.4)∂x ∂yDInfatti,⎛∂S∂x ∧ ∂S∂y = det ⎝ e 1 e 2 e 31 0 ∂f/∂x0 1 ∂f/∂y⎞⎠ = − ∂f∂x e 1 − ∂f∂y e 2 + e 3 . (13.5)Esempio 13.1. Calcoliamo l’area della sfera x 2 + y 2 + z 2 = r 2 . Come primo passocalcoliamo l’area della sua porzione data in forma cartesiana dall’equazione z = f(x, y)Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
40 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettorialedove f : D a = {(x, y) : √ x 2 + y 2 ≤ a
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 41Sia S : D → R 3 superficie <strong>di</strong> classe C 1 , e sia R : E → R 3 una superficie equivalente aS cioè esista un <strong>di</strong>ffeomorfismo g : E → D tale che R = S ◦ g (al solito g è la restrizioneal compatto misurabile E <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffeomorfismo fra aperti <strong>di</strong> R 2 ). In<strong>di</strong>cato con (u, v) =(U(ξ,η),V(ξ,η)) = g(ξ,η) il cambio <strong>di</strong> variabili, abbiamo∂R∂ξ = ∂S ∂U∂u ∂ξ + ∂S ∂V∂v ∂ξ ,∂R∂η = ∂S ∂U∂u ∂η + ∂S ∂V∂v ∂η ,∂R∂ξ ∧ ∂R ( ∂S∂η = ∂u ∧ ∂S )( ∂U ∂V∂v ∂ξ ∂η − ∂U∂η∂R∂ξ ∧ ∂R ( ∂S∂η = ∂u ∧ ∂S )∂v)∂V∂ξdet g ′ (13.8)con g ′ (ξ,η) matrice Jacobiana. Per il teorema sul cambiamento <strong>di</strong> variabili per gli integralimultipli, e per la (13.8), abbiamo quin<strong>di</strong>∫∫∣ ∂S ∂S ∣∣∣∣ (u, v) ∧D ∂u ∂v (u, v) du dv =∫∫∣ =∂S ∂S ∣∣∣ ∣ ∣∣∣ (g(ξ,η)) ∧E ∂u ∂v (g(ξ,η)) det g ′ (ξ,η) ∣ dξ dη =∫∫∣ =∂R ∂R ∣∣∣∣ (ξ,η) ∧∂ξ ∂η (ξ,η) dξ dη .Ciò <strong>di</strong>mostra il seguente fattoEProposizione. L’area <strong>di</strong> una superficie <strong>di</strong> classe C 1 non cambia se la riparametrizziamocon un <strong>di</strong>ffeomorfismo.14. Operatori <strong>di</strong>fferenziali e integrali superficiali.Nel seguito Ω sarà sempre un aperto <strong>di</strong> R 3 .Diciamo campo scalare una funzionef :Ω→ R e campo vettoriale una F :Ω→ R 3 .Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
42 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeGra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> un campo scalare f <strong>di</strong> classe C 1 è il campo vettoriale continuo∇f :Ω→ R 3 ,(x, y, z) ↦→ ∂f∂x e 1 + ∂f∂y e 2 + ∂f∂z e 3 . (14.1)L’operatore ∇ è una funzione fra insiemi <strong>di</strong> funzioni, e manda un campo scalare <strong>di</strong> classeC 1 su Ω, in un campo vettoriale continuo; in simboli ∇ : C 1 (Ω; R) → C 0 (Ω; R 3 ) e si hacontinuo∇ = e 1∂∂x + e 2∂∂y + e 3∂∂z . (14.2)Divergenza <strong>di</strong> un campo vettoriale F = ∑ 3i=1 F ie i , <strong>di</strong> classe C 1 ,è il campo scalare<strong>di</strong>v F :Ω→ R , (x, y, z) ↦→ ∂F 1∂x + ∂F 2∂y + ∂F 3∂z . (14.3)L’operatore <strong>di</strong>v : C 1 (Ω; R 3 ) → C 0 (Ω; R) sipuò pensare come prodotto scalare formale∇·F := <strong>di</strong>v F .Rotore <strong>di</strong> un campo vettoriale F <strong>di</strong> classe C 1 ,è il campo vettoriale continuorot F :Ω→ R 3 ,(x, y, z) ↦→( ∂F3∂y − ∂F ) (2 ∂F1e∂z 1 +∂z − ∂F ) (3 ∂F2e∂x 2 +∂x − ∂F )1e∂y 3 .Ma èpiù semplice ricordarlo come prodotto esterno formale fra (14.2) e F :⎛rot F = ∇∧F = det ⎝ e ⎞1 e 2 e 3∂ 1 ∂ 2 ∂ 3⎠ .F 1 F 2 F 3L’operatore rot : C 1 (Ω; R 3 ) → C 0 (Ω; R 3 ), a <strong>di</strong>fferenza dei precedenti, ha senso solo per R 3 .Un campo vettoriale F ∈ C 1 si <strong>di</strong>ce solenoidale se <strong>di</strong>v F ≡ 0, si <strong>di</strong>ce invece irrotazionalese rot F ≡ 0.Un campo vettoriale F ∈ C 0 si <strong>di</strong>ce conservativo se è un gra<strong>di</strong>ente, cioè se esiste uncampo scalare f <strong>di</strong> classe C 1 , detto potenziale <strong>di</strong> F , tale che F = ∇f. Se il potenzialef è <strong>di</strong> classe C 2 , dal teorema <strong>di</strong> Schwarz sull’uguaglianza delle derivate seconde miste siUniversitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 43ha rot ∇f ≡ 0: un campo <strong>di</strong> classe C 1 conservativo è irrotazionale. Il viceversa non èin generale vero, ma lo èseΩ è semplicemente connesso. Tutto ciò lo abbiamo già vistoparlando <strong>di</strong> forme <strong>di</strong>fferenziali chiuse e esatte (ve<strong>di</strong> Cap. I, Sezione 10); infatti l’irrotazionalità<strong>di</strong>F equivale alla chiusura della forma <strong>di</strong>fferenziale ω = F 1 dx + F 2 dy + F 3 dz eF è conservativo se e solo se ω è esatta (si noti però che ha senso parlare <strong>di</strong> chiusura <strong>di</strong>una forma in <strong>di</strong>mensione qualsiasi). Il seguente campo vettoriale è irrotazionale ma non èconservativo (ve<strong>di</strong> Esempio 8.6)(w : R 3 \{(0, 0,z):z ∈ R} →R 3 , w(x, y, z) = −yx 2 + y 2 ,)xx 2 + y 2 , 0 . (14.4)Abbiamo già visto che se γ :[a, b] → Ωè un cammino (curva continua C 1 a tratti) eF :Ω→ R 3 è un campo vettoriale continuo, allora l’integrale <strong>di</strong> F su γ è definito come∫γF · dγ :=∫ baF (γ(t)) · γ ′ (t)dt . (14.5)Qui ci interessa in particolare che γ sia un circuito (cammino chiuso); in quel caso (14.5)si chiama anche circuitazione del campo vettoriale F su γ. Come visto all’inizio <strong>di</strong> questa<strong>di</strong>spensa, se γ è un circuito regolare semplice, possiamo parlare <strong>di</strong> circuitazione sul suosostegno orientato +Γ e per essa useremo la notazione∫+Γ∫F · T ds :=+Γ∫(F 1 dx + F 2 dy + F 3 dz) =γF · dγ . (14.6)Introduciamo ora il concetto <strong>di</strong> integrale superficiale, oflusso, <strong>di</strong> un campo vettoriale.Sia F :Ω→ R 3 un campo vettoriale continuo e S : D → Ω una superficie in Ω <strong>di</strong> classeC 1 (ve<strong>di</strong> l’inizio della Sezione 2 per le ipotesi su D). Si <strong>di</strong>ce flusso <strong>di</strong> F attraverso S ilnumero∫∫S∫∫F · ν dσ :=DF (S(u, v)) · ∂S∂u∂S(u, v) ∧ (u, v) du dv (14.7)∂vQuaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
44 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale(nel termine a sinistra troviamo il versore normale ν ed il simbolo dσ che possiamo <strong>di</strong>re“elemento d’area”).Il nome “flusso” è giustificato dal fatto che se F (x, y, z) =µ(x, y, z) v(x, y, z) con µdensità <strong>di</strong> massa e v velocità <strong>di</strong> un fluido, allora il flusso <strong>di</strong> F attraverso S è la massa <strong>di</strong>fluido che attraversa la superficie nell’unità <strong>di</strong> tempo.Ve<strong>di</strong>amo come si comporta il flusso riparametrizzando S. S ia R = S ◦ g : E → R 3come nel ragionamento che include la (13.8). Il determinante Jacobiano det g ′ è una funzionecontinua mai nulla. Quin<strong>di</strong> o è sempre strettamente positivo o sempre strettamentenegativo, si ricor<strong>di</strong> infatti che D è la chiusura <strong>di</strong> un aperto connesso. Se in<strong>di</strong>chiamo con ɛ ilsuo segno, nel primo caso abbiamo ɛ = 1 e nel secondo ɛ = −1. Usando la (13.8) abbiamo∫∫∫∫F · ν dσ = F (S(u, v)) · ∂SSD∂u ∧ ∂S du dv =∂v∫∫= F ( S ( g(ξ,η) )) · ∂S ∂S∣ ∣∣(g(ξ,η)) ∧E∂u ∂v (g(ξ,η)) det g ′ (ξ,η) ∣ dξ dη =∫∫= ɛ F · ∂RE ∂ξ ∧ ∂R∂η∫∫Rdξ dη = ɛ F · ν dσ .Ciò <strong>di</strong>mostra il seguente fattoProposizione. Il flusso <strong>di</strong> un campo vettoriale continuo attraverso una superficie <strong>di</strong> classeC 1 non cambia se la riparametrizziamo con un <strong>di</strong>ffeomorfismo a determinante Jacobianopositivo. Diventa invece l’opposto se il determinante Jacobiano è negativo.Esempio 14.1. Calcoliamo il flusso del rotore del campo vettoriale F : R 3 → R 3 ,(x, y, z) ↦→ (z − y, z + x, −x − y) attraverso la porzione <strong>di</strong> paraboloide z =4− x 2 − y 2data da z ≥ 0. Sia f : D = {(x, y) ∈ R 2 : x 2 + y 2 ≤ 4} →R , (x, y) ↦→ 4 − x 2 − y 2eS(x, y) =(x, y, f(x, y)) . Allora ricordando la (13.5) abbiamo∂S∂x ∧ ∂S∂y = −∂f ∂x e 1 − ∂f∂y e 2 + e 3 =2xe 1 +2ye 2 + e 3 . (14.8)Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 45rot F (S(x, y)) · ∂S∂x ∧ ∂S∂y =( ∂F3=∂y − ∂F ) (2 ∂F12x +∂z ∂z − ∂F ) (3 ∂F22y +∂x ∂x − ∂F )1= −4x +4y +2.∂y∫∫∫∫rot F · ν dσ = rot F (S(x, y)) · ∂SSD∂x ∧ ∂S dx dy =∂y∫∫∫∫= (−4x +4y +2)dx dy = 2 dx dy =8πDil penultimo passaggio essendo dovuto al fatto che gli integrali sul cerchio delle funzioni(x, y) ↦→ x e(x, y) ↦→ y sono nulli per motivi <strong>di</strong> simmetria.DInfine, definiamo gli integrali superficiali al <strong>di</strong>fferenziale d’area per completezza <strong>di</strong><strong>di</strong>scorso anche se non ne avremo bisogno nel seguito. Si usa questo termine per∫∫ ∫∫∣ fdσ:= f(S(u, v))∂S ∂S ∣∣∣∣ (u, v) ∧SD∂u ∂v (u, v) du dv (14.9)dove f :Ω→ R è un campo scalare continuo e S : D → Ωè una superficie C 1 nell’apertoΩ<strong>di</strong>R 3 . Naturalmente, il caso particolare f ≡ 1cidà l’area della superficie (ve<strong>di</strong> formula(13.3)).Esempio 14.2. SiaS come nell’Esempio 14.1 una porzione <strong>di</strong> paraboloide. Calcoliamonel’area e l’integrale superficiale (14.9) con f(x, y, z) =z. Dalla (14.8) si ha subito per l’area∫∫ ∫∫dσ =∂S∣SD ∂x ∧ ∂S∫∫∂y ∣ dx dy = √∫∫4x2 +4y 2 +1dx dy = ρ √ 4ρ 2 +1dρ dθ =D∆∫ 2π ∫ 2= dθ ρ √ [ 1 (4ρ 2 +1dρ =2π 4ρ 2 +1 ) ] 2 ( ) 32= 17 3 π2 − 10 01206dove ∆ := {(ρ, θ) ∈ R 2 :0≤ ρ ≤ 2 , 0 ≤ θ ≤ 2π }. Invece∫∫ ∫∫fdσ:= f(x, y, 4−x 2 −y 2 )∂S∣ ∂x ∧ ∂S∫∫∂y ∣ dx dy = ρ ( 4 − ρ 2) √4ρ2 +1dρ dθ =SD=2π∫ 20∆ρ ( 4 − ρ 2) √4ρ2 +1dρ = ...Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
46 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeEsempio 14.3. Gli integrali superficiali al <strong>di</strong>fferenziale d’area sono importanti in Meccanica.Ad esempio le coor<strong>di</strong>nate (x G ,y G ,z G ) del baricentro <strong>di</strong> una superficie materiale(guscio, membrana) omogenea S in R 3 sonox G :=1area(S)∫∫Sxdσ, y G :=1area(S)∫∫Sydσ, z G :=1area(S)∫∫Szdσ.15. Teorema <strong>di</strong> Stokes.Preliminarmente, richiamiamo il Teorema <strong>di</strong> Green. Sia D ⊂ R 2 un dominio regolarepiano e P, Q : D → R funzioni <strong>di</strong> classe C 1 (esten<strong>di</strong>bili a funzioni C 1 in un aperto), allora∫∫D( ) ∫∂Q ∂P(u, v) −∂u ∂v (u, v) du dv =+∂D(P (u, v) du + Q(u, v) dv) . (15.1)Passiamo ora alla <strong>di</strong>mostrazione del Teorema <strong>di</strong> Stokes che enunceremo alla fine. SiaF :Ω→ R 3 un campo vettoriale continuo su Ω aperto <strong>di</strong> R 3 ,eS : D → Ω una superficieC 1 con D dominio regolare piano. Sia inoltre γ i:[a, b] → R 2 uno dei circuiti componenti+∂D, e+Γ i il sostegno orientato <strong>di</strong> γ i. Consideriamo la circuitazione <strong>di</strong> F su s(+Γ i ):∫s(+Γ i )∫ bF · T ds = F (S(γ i(t))) · (S ◦ γ i) ′ (t) dt =a∫ b(= F (S(γ i(t))) · ∂Sa∂u (γ (t)) i γ′ i1(t)+F (S(γ i(t))) · ∂S)∂v (γ (t)) i γ′ i2(t) dt =(= F (S(u, v)) ·∫γ ∂S)∂S(u, v) du + F (S(u, v)) ·∂u ∂v (u, v) dv .iSommando sui circuiti abbiamo quin<strong>di</strong> la circuitazione <strong>di</strong> F su S(+∂D)∫S(+∂D)F · T ds = ∑ i∫S(+Γ i )∫F · T ds =+∂D(P (u, v) du + Q(u, v) dv)Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 47dove abbiamo postoP (u, v) :=F (S(u, v)) · ∂S (u, v) ,∂u∂SQ(u, v) :=F (S(u, v)) · (u, v) . (15.2)∂vVogliamo usare la (15.1). Pertanto supponiamo che P e Q in (15.2) siano <strong>di</strong> classe C 1 ;ciò sarà vero se S ∈ C 2 e F ∈ C 1 rafforzando le ipotesi fin qui usate. Calcoliamo quin<strong>di</strong>l’integrando del termine <strong>di</strong> sinistra in (15.1)(F (S(u, v)) · ∂S∂Q ∂P(u, v) −∂u ∂v3∑=i,j=1∂(u, v) =∂u∂F i( ∂Sj∂x j ∂u∂S i∂v − ∂S i ∂S j∂u ∂v)∂v (u, v) − ∂ ∂v)(F (S(u, v)) · ∂S∂u (u, v) )=dove abbiamo usato il teorema <strong>di</strong> Schwarz sull’uguaglianza delle derivate miste. Scambiandoi e j il termine fra parentesi cambia segno ed è nullo quando i = j; accoppiando iltermine ij con quello ji abbiamo quin<strong>di</strong>(∂Q ∂P(u, v) −∂u ∂v (u, v) = ∂F3− ∂F )(2 ∂S2∂x 2 ∂x 3 ∂uAbbiamo quin<strong>di</strong> provato il:( ∂F1+ − ∂F )(3 ∂S3∂x 3 ∂x 1 ∂u( ∂F2+ − ∂F )(1 ∂S1∂x 1 ∂x 2 ∂u= rot F (S(u, v)) ·∂S 3∂v − ∂S 3∂u∂S 1∂v − ∂S 1∂u∂S 2∂v − ∂S 2∂u)∂S 2∂v)∂S 3∂v∂S 1∂v)( )∂S ∂S(u, v) ∧∂u ∂v (u, v) .Teorema <strong>di</strong> Stokes. Sia F :Ω→ R 3 un campo vettoriale C 1 nell’aperto Ω <strong>di</strong> R 3 edS : D → Ω una superficie <strong>di</strong> classe C 2 con D ⊂ R 2 dominio regolare piano. Allora∫∫∫rot F · ν dσ =SS(+∂D)F · T ds . (15.3)Il flusso del rotore <strong>di</strong> F è uguale alla circuitazione <strong>di</strong> F sul trasformato del bordo <strong>di</strong> D:S(+∂D).Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
48 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeOsserviamo che, nelle ipotesi del teorema <strong>di</strong> Green, ponendo S : D → R 3 ,(u, v) ↦→(u, v, 0), e F (x, y, z) =P (x, y)e 1 + Q(x, y)e 2 , la (15.3) ci dà la (15.1) (verificarlo).La formula che abbiamo <strong>di</strong>mostrato coinvolge il trasformato S(+∂D) del bordo <strong>di</strong> Dche non coincide necessariamente con quello che è intuitivamente “il bordo della superficie”.Ve<strong>di</strong>amo due esempi.Esempio 15.1. Consideriamo la sfera. Si tratta <strong>di</strong> una superficie intuitivamente “senzabordo”. Usiamo la parametrizzazione in (2.6)S : D =[0, 2π] × [0,π] → R 3 , (φ, θ) ↦→ r sen θ cos φe 1 + r sen θ sen φe 2 + r cos θe 3 ,dove φ è la longitu<strong>di</strong>ne e θ la colatitu<strong>di</strong>ne.Il bordo del rettangolo +∂D, percorso insenso antiorario, viene trasformato da S nel seguente circuito sulla sfera: il lato inferiore[0, 2π] ×{0} ha per immagine il polo nord, il lato destro {2π}×[0,π] va nel semimeri<strong>di</strong>ano“<strong>di</strong> Greenwich” percorso da nord a sud, il lato superiore [0, 2π] ×{π} si riduce al polo sud,infine il lato sinistro {0} ×[0,π]è ancora il semimeri<strong>di</strong>ano “<strong>di</strong> Greenwich” ma percorsoda sud a nord.Per ogni campo vettoriale F ∈ C 1 la circuitazione su S(+∂D) è nulladato che i contributi relativi al semimeri<strong>di</strong>ano si elidono e quin<strong>di</strong> il teorema <strong>di</strong> Stokes dà∫∫rot F · ν dσ =0.SEsempio 15.2. Consideriamo oraS : D =[0, 2π] × [0, 1] → R 3 , (φ, η) ↦→ r cos φe 1 + r sen φe 2 + hηe 3 .Si tratta della superficie laterale <strong>di</strong> un cilindro circolare retto <strong>di</strong> raggio r>0 e altezzah>0 (farsi una figura). Il lato inferiore del rettangolo D si trasforma nella circonferenzainferiore (sul piano z = 0) percorsa in senso antiorario, il lato destro va nel segmentoverticale [(r, 0, 0), (r, 0,h)] percorso dal basso all’alto, il lato superiore va nella circonferenzaUniversitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 49superiore (sul piano z = h) percorsa in senso orario, infine il lato sinistro <strong>di</strong> +∂D <strong>di</strong>venta ilsegmento verticale <strong>di</strong> prima ma percorso ora dall’alto al basso. Dato un campo vettorialeF ∈ C 1 si ha che la circuitazione ∫ S(+∂D)F ·T ds coincide con la somma delle circuitazionisulle due circonferenze poichè i contributi dovuti al segmento verticale si elidono.In questi esempi abbiamo visto che S(+∂D) èpiù grande del ‘bordo intuitivo’ <strong>di</strong> Sma le parti in più danno contributo nullo. Ciò non è però sempre vero come vedremo conil nastro <strong>di</strong> Möbius fra poco. Nel caso particolare <strong>di</strong> S iniettiva e con ∂S∂u ∧ ∂S∂v≠ 0 in tuttoD, possiamo parlare senz’altro <strong>di</strong> ‘bordo <strong>di</strong> S’ invece che <strong>di</strong> ‘trasformato del bordo <strong>di</strong> D’,queste superfici sono dette regolari.16. Il nastro <strong>di</strong> Möbius.Pren<strong>di</strong>amo un nastro rettangolare e attacchiamo le due estremità dopo averne rovesciatauna dando così una torsione <strong>di</strong> 180 O alla striscia. In questo modo otteniamouna superficie detta nastro (o anello) <strong>di</strong> Möbius. Una rappresentazione parametrica dellasuperficie èS :D a =[−1, 1] × [a, a +2π] → R 3 , (ρ, φ) ↦→con u(φ) = cos φe 1 + sen φe 2 .(R + ρ cos φ )u(φ)+ρ sen φ 22 e 3(16.1)ΦΡQuaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
50 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialeNella formula (16.1) il parametro R>1è legato alla forma del nastro <strong>di</strong> Möbiuscome vedremo fra poco, invece il parametro a ∈ R non ha nessuna influenza sul sostegnodella superficie parametrica cioè suS (D a ) ma ha un’influenza sui termini del teorema <strong>di</strong>Stokes tanto da renderli non significativi per una superficie come questa “non orientabile”.Diremo qualcosa <strong>di</strong> piu’ su cosa inten<strong>di</strong>amo con questo termine, ora <strong>di</strong>ciamo subito cheil teorema <strong>di</strong> Stokes parametrico, <strong>di</strong>mostrato nel paragrafo precedente, continua a valereanche in questo caso. Il problema non è la vali<strong>di</strong>tà dell’uguaglianza, ma il significato deisuoi termini.Cerchiamo innanzi tutto <strong>di</strong> capire la formula (16.1). Per ciascun φ fissato si ha lafunzione affine <strong>di</strong> ρ, il segmento, l φ : ρ ↦→ S(ρ, φ) che ha come punto me<strong>di</strong>oc(φ) = 1 2((R − cos φ )u(φ) − sen φ (22 e 3 + R + cos φ )u(φ) + sen φ )22 e 3 = Ru(φ) .Inoltre il segmento l φ ha lunghezza costantemente uguale a 2 come si vede facilmente.Al variare <strong>di</strong> φ, il centro del segmento c(φ) descrive la circonferenza del piano z =0<strong>di</strong>centro l’origine e raggio R mentre il segmento l φ ruota mantenendosi perpen<strong>di</strong>colare allacirconferenza (dato che entrambi i versori u(φ) ee 3 lo sono).Mentre φ varia <strong>di</strong> 2π, ilsegmento ruota attorno alla circonferenza <strong>di</strong> solo 1/2 giro e il suo centro percorre l’interacirconferenza.La funzione S è iniettiva salvo sui lati del rettangolo: [−1, 1]×{a} e[−1, 1]×{a+2π}.Calcolando la circuitazione <strong>di</strong> un campo vettoriale su S(+∂D a ) il lato superiore nellafigura va percorso in senso opposto a quello inferiore e si tratta dello stesso segmento <strong>di</strong>R 3 percorso nello stesso verso(l a+2π (−ρ) = R − ρ cos a +2π2(= R + ρ cos a 2)u(a +2π) − ρ sen a +2π2)u(a)+ρ sen a 2 e 3 = l a (ρ) .e 3Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 51I due integrali non si elidono come nell’Esempio 15.2 ma anzi si sommano e la circuitazione<strong>di</strong>pende in generale da a.D’altra parte se calcoliamo il flusso <strong>di</strong> un campo vettorialeattraverso S troviamo un risultato che <strong>di</strong>pende da a: per esempio il flusso del campocostante e 3 è −8R sen(a/2) come vedremo nell’Esempio 16.1. Chiaramente un tale flussonon ha alcun interesse poichè <strong>di</strong>pende dalla parametrizzazione.In definitiva il teorema <strong>di</strong> Stokes parametrico continua a valere ma non ha senso. Ciòè legato al fatto che S non è orientabile, cioè non è possibile definire sul sostegno S(D a )un campo continuo <strong>di</strong> versori normali, un fatto che accettiamo senza <strong>di</strong>mostrazione.Esempio 16.1. Calcoliamo il flusso del campo e 3 attraverso la superficie S in (16.1). È∂S∂ρ (ρ, φ) = cos φ 2 u(φ) + sen φ 2 e 3 ,∂S∂φ (ρ, φ) =−ρ 2 sen φ 2 u(φ)+ (R + ρ cos φ 2∫∫=∫∫e 3 · ν dσ :=S∫ a+2π ∫ 1a−1De 3 · ∂S∂ρ ∧ ∂S∂φ = cos φ 2e 3 · ∂S∂ρ ∧ ∂S∂φ dρ dφ = ∫ a+2πR cos φ 2 dρ dφ =2R ∫ a+2πa)(− sen φe 1 + cos φe 2 )+ ρ 2 cos φ 2 e 3 ,(R + ρ cos φ ),2∫ 1cos φa −1 2cos φ [2 dφ = 4R sen φ 2(R + ρ cos φ )dρ dφ2] a+2πa= −8R sen a 2 .17. Potenziale vettore, connessione superficiale semplice.SianoF ,A:Ω→ R 3 campi vettoriali sull’aperto Ω <strong>di</strong> R 3 con A <strong>di</strong> classe C 1 . S eF = rot A allora <strong>di</strong>ciamo che A èunpotenziale vettore per F echeF èunrotore.Abbiamo già osservato che per un qualsiasi campo scalare f, <strong>di</strong> classe C 2 su un apertoΩ<strong>di</strong>R 3 ,siharot∇f ≡ 0; quin<strong>di</strong>, se A è un potenziale vettore per F , allora anche A+∇f loQuaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
52 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettorialeè. Se Ω è inoltre semplicemente connesso (ve<strong>di</strong> Sezione 10 del Cap. I) allora ogni potenzialevettore è del tipo A+∇f, infatti, se A e B sono potenziali vettori, allora F = rot B = rot Adà rot(B − A) = 0 e il campo vettoriale B − A è un gra<strong>di</strong>ente essendo irrotazionale.Ve<strong>di</strong>amo ora una con<strong>di</strong>zione necessaria per l’esistenza <strong>di</strong> un potenziale vettore per uncampo vettoriale <strong>di</strong> classe C 1 .Proposizione 17.1. Un campo vettoriale F :Ω→ R 3 , <strong>di</strong> classe C 1 nell’aperto Ω <strong>di</strong> R 3 ,che sia un rotore, è solenoidale: <strong>di</strong>v F ≡ 0.Dimostrazione. S e F = rot A allora <strong>di</strong>v F = ∂ 1 F 1 + ∂ 2 F 2 + ∂ 3 F 3 = ∂ 1 (∂ 2 A 3 − ∂ 3 A 2 )+∂ 2 (∂ 3 A 1 − ∂ 1 A 3 )+∂ 3 (∂ 1 A 2 − ∂ 2 A 1 ) = 0 per il teorema <strong>di</strong> Schwarz.La con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong>v F ≡ 0è anche sufficiente perchè un campo vettoriale C 1 sia unrotore? Il problema dell’esistenza <strong>di</strong> un potenziale vettore è simile a quello <strong>di</strong> un potenzialescalare: grezzamente un campo vettoriale è un gra<strong>di</strong>ente se e solo se è irrotazionale ed èunrotore se e solo se è solenoidale. Ma sappiamo che ci sono campi vettoriali irrotazionali chenon sono gra<strong>di</strong>enti, analogamente nell’Esempio 17.4 vedremo che il campo elettrostaticoè solenoidale ma non è un rotore.Nella teoria del potenziale scalare un ruolo crucialehanno gli aperti semplicemente connessi su cui i campi irrotazionali sono tutti gra<strong>di</strong>enti.Il campo elettrostatico è definito su R 3 privato <strong>di</strong> un punto che è un aperto semplicementeconnesso.Per la teoria del potenziale vettore il concetto chiave non è la connessionesemplice, enunciamolo senza <strong>di</strong>mostrazione:Teorema 17.2. Un aperto connesso Ω <strong>di</strong> R 3 è detto a connessione superficiale semplicese per ogni aperto limitato Λ <strong>di</strong> R 3 si ha:∂Λ ⊆ Ω =⇒ Λ ⊆ Ω. Su un tale aperto Ω uncampo vettoriale F :Ω→ R 3 <strong>di</strong> classe C 1 è un rotore se e solo se è solenoidale <strong>di</strong>v F ≡ 0.Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 53Nella Proposizione 10.8 del Cap. I avevamo visto che un aperto stellato è semplicementeconnesso. Ora ve<strong>di</strong>amo che è pure a connessione superficiale semplice, così abbiamouna vasta classe <strong>di</strong> aperti comuni ai due concetti.Proposizione 17.3. Un aperto stellato Ω <strong>di</strong> R 3 è a connessione superficiale semplice.Dimostrazione. Sia infatti Ω stellato rispetto al suo punto x 0 , cioè il segmento [x 0 ,x]:={x 0 + t(x − x 0 ):t ∈ [0, 1]} ⊆Ω per ogni x ∈ Ω. Sia inoltre Λ un aperto limitato con∂Λ ⊆ Ω e, per assurdo, supponiamo che esista x 1 ∈ Λ con x 1 /∈ Ω. Si consideri la semiretta<strong>di</strong> origine x 0 per x 1 . Dopo x 1 , nessun punto <strong>di</strong> tale semiretta sta in Ω e qualche puntonon sta in Λ, dato che Λ è limitato. Se x 2 /∈ Λè uno <strong>di</strong> questi punti, qualche punto delsegmento [x 1 ,x 2 ] sta in ∂Λ e quin<strong>di</strong> in Ω, assurdo.L’aperto che si ottiene da R 3 cavando un punto x 0 è semplicemente connesso ma nonè a connessione superficiale semplice come si vede subito considerando una palla apertalimitata Λ <strong>di</strong> centro x 0 , e su questi aperti esistono campi solenoidali che non sono rotori(ve<strong>di</strong> Esempio 17.4). Invece l’aperto che si ottiene cavando una retta da R 3 è a connessionesuperficiale semplice (accettiamolo senza prova) ma, come sappiamo, non è semplicementeconnesso.Esempio 17.4. SiaΩ=R 3 \{0} e su questo aperto consideriamo il campo vettorialeE(x) =q4πɛ 0x|x| 3 = ∇ −q4πɛ 0 |x|(17.1)che rappresenta il campo elettrostatico generato da una carica puntiforme q posta nell’origine(in opportune unità <strong>di</strong> misura). Come mostra la (17.1), è un campo conservativo,cioè è un gra<strong>di</strong>ente e in particolare è irrotazionale. È anche solenoidale, infatti( )∂ x i∂x i |x| 3 = 1|x| 3 − 3x2 i5, i =1, 2, 3 ,|x|Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
54 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale<strong>di</strong>v E(x) =3 q4πɛ 0 |x| 3 −3 q (x24πɛ 0 |x| 5 1 + x 2 2 + x 2 )3 =0. (17.2)Ma E non è un rotore. Infatti, supponiamo per assurdo che esista A tale che E = rot A.Nell’Esempio 15.1, usando il teorema <strong>di</strong> Stokes, abbiamo visto che è nullo il flusso delrotore <strong>di</strong> un qualsiasi campo C 1 attraverso la sfera S, <strong>di</strong> centro l’origine e raggio r>0.Applicando questo risultato al campo A si ha∫∫0=S∫∫rot A · ν dσ =SE · ν dσ . (17.3)Se il campo elettrostatico fosse un rotore il suo flusso attraverso la sfera sarebbe nullo.Calcoliamo <strong>di</strong>rettamente il flusso. Dalla (13.7) abbiamoE (S(φ, θ)) · ∂S∂φ∫∫S∂S(φ, θ) ∧ (φ, θ) =q∂θ∫∫E · ν dσ ==D∫ 2π04πɛ 0S(φ, θ)r 3 · (−r sen θ S(φ, θ)) = − q4πɛ 0sen θ,E (S(φ, θ)) · ∂S ∂S(φ, θ) ∧ (φ, θ) dφ dθ =∂φ ∂θ(∫ π−q )sen θdθ dφ = − q ≠04πɛ 0 ɛ 00(17.4)che contrad<strong>di</strong>ce (17.3) e prova che E non può essere un rotore. Incidentalmente, osserviamoche quello che abbiamo appena calcolato è il “flusso entrante” nella sfera, naturalmente il“flusso uscente” è q/ɛ 0 ed è in<strong>di</strong>pendente dal raggio della sfera. Nel prossimo paragrafointrodurremo il concetto <strong>di</strong> “flusso uscente” che qui abbiamo usato in modo intuitivoriferendoci alla semplice sfera.Osservazione.Certamente non <strong>di</strong>ciamo “patologico” il campo elettrostatico che èsolenoidale ma non è un rotore. Analogamente dovrebbero esserci familiari i campi irrotazionaliche non sono conservativi, come il (14.4).Universitá <strong>di</strong> Torino
18. Teorema della <strong>di</strong>vergenza <strong>di</strong> Gauss.Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 55Un aperto connesso e limitato <strong>di</strong> R 3 si <strong>di</strong>ce regolare se esiste una funzione f : R 3 → R,<strong>di</strong> classe C 1 , tale che A e la sua frontiera ∂A siano dati rispettivamente daA = {x ∈ R 3 : f(x) < 0} , ∂A = {x ∈ R 3 : f(x) =0} , (18.1)e valga la seguente proprietà∇f(x) ≠ 0 per ogni x ∈ ∂A. (18.2)Inoltre un aperto regolare sod<strong>di</strong>sfa una con<strong>di</strong>zione che vedremo fra poco.Il vettore ∇f(x 0 )è ortogonale all’insieme ∂A in x 0 e punta verso l’esterno dato chef0 fuori. Usiamolo per orientare ∂A verso l’esterno, ottenendo così+∂A. Per definizione (<strong>di</strong> aperto regolare) ammettiamo <strong>di</strong> poter fornire un numero finito <strong>di</strong>superfici regolari S j : D j → R 3 , (u, v) ↦→ S j (u, v), con D j chiusura <strong>di</strong> un aperto connessolimitato e misurabile <strong>di</strong> R 2 , che sono tali che (i) il versore normaleν(u, v) :=∂S j∂u (u, v) ∧ ∂S j∂v(u, v)∣ ∣ ∂S j∂u (u, v) ∧ ∂S j ∣∣= ∇f(S j (u, v))∂v (u, v) ∣ ∇f(Sj (u, v)) ∣ , (18.3)(ii) ∂A = ∪ j S j (D j ) ed infine (iii) l’intersezione S i (D i ) ∩S j (D j ) sia un’unione finita <strong>di</strong>sostegni <strong>di</strong> cammini regolari semplici per ogni i ≠ j. Dato un campo vettoriale continuoF su un insieme che contiene la chiusuraĀ := A ∪ ∂A, definiamo quin<strong>di</strong> il flusso <strong>di</strong> Fuscente da A, o flusso attraverso +∂A, tramite∫∫F · νdσ := ∑ ∫∫F · ν dσ =+∂Aj S j= ∑ ∫∫F (S j (u, v)) · ∂S jj D j∂u (u, v) ∧ ∂S (18.4)j∂v (u, v) du dvche è ben definito dato che si può provare che è in<strong>di</strong>pendente dalla scelta delle suddettesuperfici regolari S j . Si noti +∂A può essere un’unica superficie chiusa come una sfera oQuaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
56 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettorialeuna ciambella toroidale, ma anche più superfici come ad esempio due sfere concentricheche racchiudono il solido Ā, in questo caso il versore della normale esterna punta fuori perla grande e punta verso il centro per la piccola.Osservazione.La con<strong>di</strong>zione (18.2), grazie al teorema della funzione implicita <strong>di</strong>Dini, ci permette <strong>di</strong> affermare che, fissato ad arbitrio un punto x 0 ∈ ∂A, esiste un suoopportuno intorno in R 3 in cui ∂A è il grafico <strong>di</strong> una funzione C 1 <strong>di</strong> due coor<strong>di</strong>natecartesiane. Per esempio, se ∂ 1 f(x 0 ) ≠ 0 allora si può esplicitare localmente x = h(y, z)elaS(u, v) =(h(u, v),u,v), oppure S(u, v) =(h(v, u),v,u), localmente sono una buonarappresentazione parametrica <strong>di</strong> +∂A.Possiamo quin<strong>di</strong> enunciare l’importante teorema <strong>di</strong> Gauss della <strong>di</strong>vergenzaTeorema <strong>di</strong> Gauss. Sia F :Ω→ R 3 un campo vettoriale <strong>di</strong> classe C 1 nell’aperto Ω <strong>di</strong>R 3 , e sia A un aperto regolare <strong>di</strong> R 3 (connesso e limitato) con chiusuraĀ ⊂ Ω. Alloral’integrale della <strong>di</strong>vergenza è uguale al flusso uscente∫∫∫∫∫<strong>di</strong>v F dx dy dz =Ā+∂AF · ν dσ . (18.5)Il teorema (che non <strong>di</strong>mostriamo) potrebbe essere generalizzato per trattare ad esempioil caso <strong>di</strong> un parallepipedo o <strong>di</strong> una scatola più complicata.Esempio 18.1. S ia A un aperto regolare <strong>di</strong> R 3 che contiene l’origine dove è situata unacarica q che genera il campo campo elettrostatico E in (17.1) e supponiamo che ∂A siaomeomorfa ad una sfera. Vogliamo calcolare il flusso <strong>di</strong> E uscente da A. Consideriamouna palla chiusa B <strong>di</strong> centro l’origine e <strong>di</strong> raggio r>0 abbastanza piccolo cosicchè B ⊂ A.L’aperto A = A \ B è regolare e la sua frontiera orientata è costituita da +∂A edaS : D =[0, 2π] × [0,π] → R 3 , (φ, θ) ↦→ r sen θ cos φe 1 + r sen θ sen φe 2 + r cos θe 3 .Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 57Il campo elettrostatico è solenoidale (17.2), perciò il teorema <strong>di</strong> Gauss ci dà∫∫∫∫∫∫∫∫∫0=Ā<strong>di</strong>v E dx dy dz =+∂AE · ν dσ =+∂AE · ν dσ +SE · ν dσ .L’ultimo flusso della formula precedente è già stato calcolato in (17.4) e vale −q/ɛ 0 (qualunquesia il raggio della sfera), perciò il flusso del campo elettrostatico uscente da unaqualunque superficie che racchiuda la carica è∫∫+∂AE · ν dσ = qɛ 0. (18.6)19. Esercizi ed esempi svolti.Esercizio 19.1. Consideriamo il seguente campo vettorialeF : R 3 → R 3 , (x, y, z) ↦→ (y 2 ,xy,xz) . (19.1)Sia D := {(x, y) ∈ R 2 : x 2 +(y − 1) 2 ≤ 1} e S : D → R 3 , (x, y) ↦→ (x, y, y). Tramite ilteorema <strong>di</strong> Stokes si calcoli la circuitazione <strong>di</strong> F su S(+∂D).Soluzione. Dobbiamo calcolare il seguente primo integrale tramite il secondo, usando cosìil teorema <strong>di</strong> Stokes∫∫∫S(+∂D)F · T ds =Srot F · ν dσ .Il solito determinante formale dà⎛∂S∂x ∧ ∂S∂y = det ⎝ e ⎞1 e 2 e 31 0 0 ⎠ = −e 2 + e 3 .0 1 1Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
58 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale⎛rot F = ∇∧F = det ⎝ e ⎞1 e 2 e 3∂ 1 ∂ 2 ∂ 3⎠ = −ze 2 +(y − 2y) e 3 = −ze 2 − ye 3 .F 1 F 2 F 3rot F (S(x, y)) = −ye 2 − ye 3 .∫∫S∫∫rot F · ν dσ =Drot F (S(x, y)) · ∂S∂x ∧ ∂S∂y∫∫Ddx dy = (y − y) dx dy =0.Esercizio 19.2. Consideriamo il seguente campo vettorialeF : R 3 → R 3 , (x, y, z) ↦→ (y, −x, x 2 + y 2 ) . (19.2)Tramite il teorema <strong>di</strong> Stokes si calcoli il flusso <strong>di</strong> rot F attraverso la porzione del paraboloideellittico z =4− x 2 − 4y 2 data da z ≥ 0. Si calcoli il flusso anche <strong>di</strong>rettamente.Soluzione. Sia D := {(x, y) ∈ R 2 : x 2 +4y 2 ≤ 4} e sia S : D → R 3 , (x, y) ↦→(x, y, 4 − x 2 − 4y 2 ). Dobbiamo calcolare il seguente primo integrale tramite il secondo,usando così il teorema <strong>di</strong> Stokes∫∫S∫rot F · ν dσ =S(+∂D)F · T ds .Una buona parametrizzazione dell’ellisse +∂D è γ :[0, 2π] → R 2 ,t ↦→ (2 cos t, sen t) edàS(γ(t)) = (2 cos t, sen t, 0). Perciò∫S(+∂D)F · T ds =∫ 2π0F (S(γ(t))) · (S ◦ γ) ′ (t) dt ==∫ 2π0[sen t (−2 sen t)+(−2 cos t) cos t +0]dt =∫ 2π0−2 dt = −4π.Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 59Facciamo ora il calcolo <strong>di</strong>retto del flusso.Posto h(x, y) :=4− x 2 − 4y 2 abbiamoS(x, y) =(x, y, h(x, y)) che dà⎛∂S∂x ∧ ∂S∂y = det ⎝ e ⎞1 e 2 e 31 0 ∂ 1 h0 1 ∂ 2 h⎛∫∫Srot F = ∇∧F = det⎠ = − ∂h∂x e 1 − ∂h∂y e 2 + e 3 =2xe 1 +8ye 2 + e 3 .⎝ e ⎞1 e 2 e 3∂ 1 ∂ 2 ∂ 3⎠ =2ye 1 − 2xe 2 − 2 e 3 .F 1 F 2 F 3∫∫rot F · ν dσ = rot F (S(x, y)) · ∂SD∂x ∧ ∂S∂y∫∫Ddx dy = (4xy − 16xy − 2) dx dy =∫∫∫∫= −2 (6xy +1)dx dy = −2 dx dy = −4π.DIl penultimo passaggio è dovuto al fatto che l’integrale <strong>di</strong> (x, y) ↦→ xy sull’ellisse D è nulloper motivi <strong>di</strong> simmetria; l’ultimo passaggio invece dà per nota l’area dell’ellisse.DEsercizio 19.3. Sia D := {(x, y) ∈ R 2 : x 2 +(y − 1) 2 ≤ 1} . Usando il teorema <strong>di</strong> Greensi calcoli l’integrale curvilineo∫I :=+∂D(xy 2 dy − yx 2 dx ) . (19.3)Si calcoli poi <strong>di</strong>rettamente I.Soluzione. Usando la formula <strong>di</strong> Green si ha∫(I := xy 2 dy − yx 2 dx ) ∫∫=+∂DD(x 2 + y 2) dx dy .Passiamo a coor<strong>di</strong>nate polari ρ, θ osservando che la frontiera <strong>di</strong> D è il circolo x 2 +y 2 −2y =0la cui equazione polare è ρ = 2 sen θ con θ ∈ [0,π]. Posto ∆ := {(ρ, θ) ∈ R 2 :0≤ θ ≤ π,0 ≤ ρ ≤ 2 sen θ } ,sihacheI è uguale a∫∫∫ (π ∫ )2 sen θρ 2 ρdρdθ =ρ 3 dρ dθ =4∆00∫ π0sen 4 θdθ =[ 3θ2] πsen 4θ− sen 2θ +80= 3π 2 .Quaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>
60 Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> VettorialePer eseguire il calcolo <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> I parametrizziamo il circolo +∂D nel modo usualetenendo conto che il centro è(x, y) = (0, 1). Otteniamo così il circuito: γ : [0, 2π],t ↦→ (cos t, 1 + sen t) e quin<strong>di</strong>∫I =γ(xy 2 dy − yx 2 dx ) =∫ 2π0[cos t (1 + sen t) 2 cos t − (1 + sen t) cos 2 t (− sen t) ] dt ==∫ 2π0[cos 2 t + 2 sen 2 t cos 2 t + 3 sen t cos 2 t ] dt =∫ 2π[ t=2] 2π [ ] 2πsen 2t t sen 4t+ + − = π + π 404 1602 = 3π 2 .0[cos 2 t + 2 sen 2 t cos 2 t ] dt =Esercizio 19.4. Calcolare l’area della porzione della sfera x 2 + y 2 + z 2 = r 2 <strong>di</strong> raggior>0 compresa nel cilindro <strong>di</strong> equazione (x − r/2) 2 + y 2 ≤ r 2 /4 , detta finestra <strong>di</strong> Viviani.Soluzione. L’area richiesta S è il doppio <strong>di</strong> quella relativa a z ≥ 0 cioè il doppio dell’areadella superficie z = f(x, y) con f : D = {(x, y) ∈ R 2 :(x − r/2) 2 + y 2 ≤ r 2 /4} →R ,(x, y) ↦→ √ r 2 − x 2 − y 2 . Pertanto√∫∫S =2 1+D( ) 2 ( ) 2 ∫∫∂f ∂f+ dx dy =2r∂x ∂yDdx dy√r2 − x 2 − y 2Universitá <strong>di</strong> Torino
Gaetano Zampieri - <strong>Analisi</strong> Vettoriale 61Passiamo a coor<strong>di</strong>nate polari ρ, θ osservando che la frontiera <strong>di</strong> D è il circolo x 2 +y 2 −rx =0la cui equazione polare è ρ = r cos θ con θ ∈ [−π/2,π/2]. Posto ∆ := {(ρ, θ) ∈ R 2 :(−π/2) ≤ θ ≤ (π/2), 0 ≤ ρ ≤ r cos θ } ,siha∫∫S =2r∆∫ π2=2r[− √ ] ρ=r cos θr 2 − ρ 2− π ρ=02Infine S =2r 2 (π − 2).∫ πρdρdθ√r2 − ρ =2r 22− π 2dθ =2r 2 ∫ π2− π 2( ∫ r cos θ0)ρ√r2 − ρ dρ dθ =2∫ )π(1 −|sen θ|) dθ =2r(π 2 2− 2 sen θdθ .0Esempio 19.5. Vogliamo ritrovare il risultato dell’Esempio 14.1, questa volta usando ilteorema <strong>di</strong> Stokes. Usiamo le notazioni dell’Esempio 14.1. Una buona parametrizzazione<strong>di</strong> +∂D è γ :[0, 2π] → R 2 , t ↦→ 2(cos t, sen t) e dà S(γ(t)) = 2(cos t, sen t, 0). Perciò(15.3) porge∫∫S∫rot F · ν dσ =S(+∂D)F · T ds =∫ 2π0F (S(γ(t))) · (S ◦ γ) ′ (t) dt ==∫ 2π0[(0 − 2 sen t)(−2 sen t)+(0+2cost) 2 cos t +0]dt =∫ 2π04 dt =8πQuaderni Didattici del <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Matematica</strong>