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Le Foreste Vetuste in Italia - ondeweb.net

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Contributo tematico allaStrategia Nazionale per la Biodiversità<strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong><strong>in</strong> <strong>Italia</strong>PALOMBI EDITORI


Contributo tematico allaStrategia Nazionale per la Biodiversità<strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong> <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>NATIONAL FOCAL POINTM<strong>in</strong>istero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del MareDirezione per la Protezione della Natura e del MareDr. Aldo Cosent<strong>in</strong>o Direttore GeneraleVia Capitan Bavastro, 174 00154 Roma ItalyTel.: +39 06 57228701Fax: +39 06 57228707E-mail: dpn-dg@m<strong>in</strong>ambiente.itSocietà Botanica <strong>Italia</strong>naPresidente Francesco Maria RAIMONDOCentro di Ricerca Interuniversitario“Biodiversità, Fitosociologia ed Ecologia del Paesaggio”Sapienza Università di RomaDirettore Carlo BLASI© 2010Tutti i diritti riservati:M<strong>in</strong>istero dell’Ambiente e della Tuteladel Territorio e del MareDirezione della Protezione della Naturae del MareProgettazione a cura diPalombi & Partner S.r.l.Via Gregorio VII, 224,00165 Romawww.palombieditori.itStampato <strong>in</strong> Aprile 2010Palombi & Partner S.r.l.ISBN 978-88-6060-269-5A cura di:Carlo Blasi, Sab<strong>in</strong>a Burrascano, Antonio Maturani, Francesco Maria Sabat<strong>in</strong>iSupporto editoriale:Sandro BonacquistiFoto di:M. Azzella, M. Baumflek, S. Bonacquisti, S. Burrascano, E. Carli, R. Copiz, R. Di Pietro,F. Eather<strong>in</strong>gton, E. Giovi, W. S. Keeton, C. Lasen, F. Pretto, S. Properzi, F. M. Sabat<strong>in</strong>iFoto di copert<strong>in</strong>a:E. CarliFoto <strong>in</strong> terza di copert<strong>in</strong>a:M. Azzella


Introduzione – <strong>Le</strong> <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong> <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>Il territorio italiano è caratterizzato da una notevole eterogeneità ambientale e da unagrande diversità biologica.Nel nostro paese le foreste si estendono su una superficie di 8.759 km², pari al 29.1% delterritorio nazionale (INFC 2005).Nonostante i sistemi forestali italiani siano stati per millenni soggetti all’<strong>in</strong>fluenza delleattività umane, questi hanno conservato un elevato grado di naturalità, rappresentando unimportante patrimonio, sia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di risorse che di biodiversità.Negli ultimi decenni, l’<strong>in</strong>cremento dei costi delle attività selvicolturali ha fatto sì chel’utilizzazione a f<strong>in</strong>i produttivi dei boschi si concentrasse nelle zone di più facile accesso, mentremolte aree sono state lasciate alla libera evoluzione.Su queste premesse si basa il r<strong>in</strong>novato <strong>in</strong>teresse sorto recentemente <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> per le areeforestali caratterizzate prevalentemente da una d<strong>in</strong>amica naturale, concretizzatos<strong>in</strong>ell’attivazione del progetto “<strong>Le</strong> <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong> nei Parchi Nazionali <strong>Italia</strong>ni”, promosso dallaDirezione per la Protezione della Natura (DPN) <strong>in</strong> collaborazione con il Centro di RicercaInteruniversitario “Biodiversità, Fitosociologia e Paesaggio”, la cui prima fase è stata realizzatatra il 2006 ed il 2008. L’obiettivo del progetto è stato quello di raccogliere <strong>in</strong>formazioni sulleforeste italiane con attributi di vetustà così da selezionare quelle più aderenti alla def<strong>in</strong>izionedi foresta vetusta specificamente sviluppata. <strong>Le</strong> aree selezionate sono state qu<strong>in</strong>di cartografate,classificate <strong>in</strong> base ad una scala di vetustà e alla tipologia di vegetazione naturale potenziale,attraverso la costruzione di un geodatabase contenente sia dati strutturali che vegetazionali.Nonostante l’<strong>Italia</strong> non possa vantare foreste verg<strong>in</strong>i o completamente <strong>in</strong>disturbate dadiversi secoli, nell’ambito del progetto sono stati identificati e studiati numerosi boschi concaratteristiche di vetustà.La grande varietà di tipologie vegetazionali a cui sono ascritti, rende questa selezione unimportante punto di partenza per la costruzione di una Rete delle <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong> a livellonazionale su cui <strong>in</strong>traprendere azioni di monitoraggio.Stefania PrestigiacomoM<strong>in</strong>istro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare<strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong>Hepatica nobilis.Foto E. Giovi1


Gruppo di Ricerca<strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong>Responsabile scientificoProf. Carlo BLASISupporto Tecnico e ScientificoS. Burrascano, L. Rosati, S. BonacquistiAnalisi StrutturaliM. Marchetti, U. Chiavetta, A.Gabell<strong>in</strong>i, G. NavazioAnalisi VegetazionaliParco Nazionale del Gran Paradiso: C. S<strong>in</strong>iscalco, A. TisiParco Nazionale della Valgrande: C. Andreis, M. Caccianiga, S. VerdeParco Nazionale dello Stelvio: C. Lasen; C. Andreis, M. Caccianiga, S. VerdeParco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi: C. LasenParco Nazionale delle C<strong>in</strong>que Terre: M.G. MariottiParco Nazionale dell’Appenn<strong>in</strong>o Tosco-Emiliano: A. Gabell<strong>in</strong>iParco Nazionale delle <strong>Foreste</strong> Casent<strong>in</strong>esi, Monte Falterona e Campigna: A. Gabell<strong>in</strong>iParco Nazionale dell’Arcipelago Toscano: A. Gabell<strong>in</strong>iParco Nazionale dei Monti Sibill<strong>in</strong>i: A. Catorci, A. VitanziParco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga: G. Pirone, G. CiaschettiParco Nazionale della Majella: G. Pirone, G. CiaschettiParco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: C. Blasi, L. Rosati, S. BurrascanoParco Nazionale del Circeo: C. Blasi, L. Rosati, S. Burrascano, R. Copiz, A. Tilia, E. LattanziParco Nazionale del Vesuvio: L. FilesiParco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano: C. Blasi, L. Rosati, S. BurrascanoParco Nazionale dell’Alta Murgia: V. <strong>Le</strong>one, G. Misano.Parco Nazionale del Gargano: V. <strong>Le</strong>one, G. Misano, R. WagensommerParco Nazionale del Poll<strong>in</strong>o: R. Di Pietro, S. FascettiParco Nazionale della Sila: N. PassalacquaParco Nazionale dell’Aspromonte: G. Spamp<strong>in</strong>atoParco Nazionale dell’As<strong>in</strong>ara: R. Filigheddu, E. FarrisParco Nazionale della Maddalena: S. Bagella, E.FarrisParco Nazionale del Gennargentu e Golfo d’Orosei: G. BacchettaR<strong>in</strong>graziamentiÈ d’obbligo un sentito r<strong>in</strong>graziamento al Corpo Forestale dello Stato e allo staff deiParchi Nazionali per il loro contribuito sostanziale al progetto.2


Cos’è una Foresta Vetusta?In generale il term<strong>in</strong>e foreste vetuste viene utilizzato per <strong>in</strong>dicarecomunità forestali che hanno raggiunto una fase di sviluppo caratterizzatada un’elevata eterogeneità strutturale. Molte def<strong>in</strong>izionisono state formulate da diversi studiosi, al f<strong>in</strong>e di meglio delimitarel’ambito di applicazione di questo term<strong>in</strong>e. L’acquisita consapevolezzache tra diverse tipologie forestali esistano alcune analogie e moltedifferenze negli attributi utilizzati per caratterizzare un bosco vetusto,ha però impedito f<strong>in</strong>o ad oggi di mettere a punto una def<strong>in</strong>izioneunanimemente condivisa.Si è tentato di raggiungere una s<strong>in</strong>tesi nell’ambito di unaConferenza organizzata dalla FAO nel 2001, al f<strong>in</strong>e di armonizzarela term<strong>in</strong>ologia <strong>in</strong> ambito forestale. La def<strong>in</strong>izione proposta <strong>in</strong>quella sede è stata:“Una foresta vetusta è un bosco primario o secondario che abbiaraggiunto un’età nella quale specie e attributi strutturali normalmenteassociati con foreste primarie senescenti dello stesso tipo, sisiano sufficientemente accumulati così da renderlo dist<strong>in</strong>to comeecosistema rispetto a boschi più giovani” (UNEP/CBD/SBSTTA 2001).Una def<strong>in</strong>izione così generale trova difficile applicazionequalora si voglia procedere all’identificazione di foreste vetuste,anche alla luce del fatto che <strong>in</strong> Europa non esistono più foresteprimarie (ossia foreste <strong>in</strong> cui il disturbo antropico è sempre statotrascurabile) per la maggior parte delle tipologie forestali.Di seguito si riportano alcune delle def<strong>in</strong>izioni proposte a livello<strong>in</strong>ternazionale dal 1980 ad oggi per quanto riguarda le forestetemperate, <strong>in</strong> maniera tale da <strong>in</strong>quadrare brevemente ildibattito attorno a questo argomento ed evidenziare i criteri piùlargamente condivisi.Bosco di abete bianco (Abies alba), Ai Pez.Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.Foto C. Lasen3


Allocco maculato americano(Strix occidentalis caur<strong>in</strong>a),specie <strong>in</strong>timamente legata alle forestevetuste nel Pacific Northwest. USA.Foto F. Eather<strong>in</strong>gton.Il punto di vista AmericanoIn Nord America l’<strong>in</strong>teresse per i boschi vetusti è <strong>in</strong>iziato giànegli anni ’80, grazie ad alcune importanti ricerche svoltenell’area del “Pacific Northwest”. Nella regione fu istituito ungruppo di lavoro (Old-growth def<strong>in</strong>ition Task Group) conl’obiettivo di formulare una def<strong>in</strong>izione basata su parametrirelativi ad attributi già riconosciuti come significativi daFrankl<strong>in</strong> et al. (1981), quali la densità di <strong>in</strong>dividui con fusto oltreuna certa soglia diametricao la quantità di necromassa legnosa <strong>in</strong> piedi e a terra.L’importanza degli attributi strutturali per l’identificazionedelle foreste vetuste è stata evidenziata anche da studisuccessivi, secondo cui la struttura può essere considerata unbuon <strong>in</strong>dicatore sia delle funzionalità dell’ecosistema forestaleche della sua composizione specifica (Frankl<strong>in</strong> & Spies 1991).Su queste basi è stata messa a punto una delle def<strong>in</strong>izioni piùutilizzate a livello globale:<strong>Le</strong> foreste vetuste sono ecosistemi caratterizzati da alberisenescenti e dai relativi attributi strutturali, che possono<strong>in</strong>cludere la dimensione dei fusti, l’accumulo di grandiquantità di necromassa legnosa, la complessa stratificazioneverticale della volta arborea, la composizione specifica e lefunzionalità ecosistemiche (USDA 1989) .Uno studio sulle foreste temperate decidue dell’America nordorientale(Keddy & Drummond 1996), ha def<strong>in</strong>ito i boschivetusti attraverso parametri sia ecologici (diversità specificaarborea, caratteristiche del sottobosco, diversità specificatotale) che strutturali (area di base, quantità di necromassa,numero di alberi senescenti).Studi dalla regione temperata del Sud America riportano ilcaso delle foreste vetuste delle isole cilene. Anche se l’obiettivodi questi studi non ha riguardato la messa a punto di unadef<strong>in</strong>izione, emergono comunque le più importanticaratteristiche strutturali di queste foreste: elevata area basale,densità di specie sciafile, elevata ricchezza di specie arboree,presenza di alberi di notevoli dimensioni, eterogeneità verticaleed età superiore a 200 anni. (Gutiérrez et al. 2009).Paesaggio forestale del Parco NazionaleTorres del Pa<strong>in</strong>e. Cile.Foto M. Baumflek4


Il punto di vista Asiatico<strong>Le</strong> foreste vetuste asiatiche meglio conosciute nella letteraturascientifica sono quelle situate nella Riserva Naturale diChangbaishan (C<strong>in</strong>a) delle quali recenti studi hanno evidenziatole pr<strong>in</strong>cipali caratteristiche strutturali e composizionali.Dal punto di vista della struttura il sito è caratterizzato sia dauna distribuzione diametrica dei fusti a J-rovesciata (giàidentificata per foreste vetuste <strong>in</strong> altre regioni del mondo), cheda numerosi <strong>in</strong>dividui arborei di notevoli dimensioni. Accanto aquesti attributi, gli studi svolti <strong>in</strong> C<strong>in</strong>a pongono anchel’attenzione sulla distribuzione spaziale assunta <strong>in</strong> questi boschida alberi, radure e chiarìe. La volta arborea <strong>in</strong> particolare risultaparticolarmente complessa e organizzata <strong>in</strong> strati di differentealtezza, di cui il più eterogeneo è quello <strong>in</strong>feriore. Anche leaperture nella volta risultano più articolate rispetto a quantoriportato per altre regioni, essendo raggruppate e caratterizzateda una morfologia irregolare(Chen & Bradshaw 1999). Questa complessità strutturale èrisultata correlata con la distribuzione spaziale della diversitàbiologica (Wang et al. 2008).Il punto di vista AustralianoI ricercatori australiani furono i primi a porre l’attenzione sullecaratteristiche che differenziano le foreste vetuste afferenti adiverse tipologie forestali, ammettendo la difficoltà di arrivaread una def<strong>in</strong>izione condivisa di questi complessi ecosistemi.La def<strong>in</strong>izione proposta da Woodgate et al. (1996) è rivoltapr<strong>in</strong>cipalmente al regime di disturbo cui queste foreste sonosoggette. Secondo questo autore è vetusta una foresta il cuistrato superiore della volta arborea è caratterizzata dallasignificativa presenza di alberi senescenti e <strong>in</strong> cui l’effetto dieventi di disturbo del passato sia ormai trascurabile.5


Il punto di vista EuropeoAnche <strong>in</strong> Europa gli attributi strutturali (alberi senescenti) cosìcome il regime di disturbo (assenza di disturbo antropico almenoper tutto il periodo di sviluppo degli alberi attualmente presenti)svolgono un ruolo chiave nell’identificazione delle foreste vetuste(Nilsson et al. 2002)Di seguito si riportano le def<strong>in</strong>izioni presentate <strong>in</strong> una rassegnafrancese su questo tema (Gilg 2004):• ecosistemi caratterizzati dalla presenza di alberi senescentie dalle caratteristiche strutturali che ne derivano;• foreste che <strong>in</strong>cludono gli stadi di sviluppo f<strong>in</strong>ali della vegetazione<strong>in</strong> un sito. Stadi che tipicamente si differenzianoda quelli più giovani a causa di: dimensione degli alberi,accumulo di grandi quantità di necromassa legnosa, complessastratificazione della volta arborea, composizionespecifica e funzioni ecologiche;• foreste prive di tracce di disturbo antropico recente ecomposte di specie native.`Albero sradicato nella foresta di Bialowieža. Polonia.Foto F. Pretto`Maestoso <strong>in</strong>dividuo di abete rosso (Picea abies).Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.Foto C. Lasen6


Bosco misto di faggio (Fagus sylvatica) e abete bianco (Abies alba),Lagoduglia. Parco Nazionale del Poll<strong>in</strong>o.Foto R. Di PietroIl punto di vista <strong>Italia</strong>noL’argomento ha recentemente sollevato molto <strong>in</strong>teresse <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>,grazie al progetto di ricerca f<strong>in</strong>anziato dal M<strong>in</strong>istero dell’Ambientee della Tutela del Territorio e del Mare e portato avantidal Centro di Ricerca Interuniversitario “Biodiversità, Fitosociologiaed Ecologia del Paesaggio”. Uno degli scopi di tale progettoè stato quello di mettere a punto una def<strong>in</strong>izione di foresta vetustache tenesse conto sia della nutrita letteratura <strong>in</strong>ternazionalesull’argomento che delle caratteristiche dei boschi italiani:<strong>Foreste</strong> <strong>in</strong> cui il disturbo antropico sia assente o trascurabile, ca-ratterizzate da: una d<strong>in</strong>amica naturale che determ<strong>in</strong>a la presenza,al loro <strong>in</strong>terno, di tutte le fasi di rigenerazione, compresaquella senescente. Tale fase è caratterizzata da <strong>in</strong>dividui di notevolidimensioni ed età; presenza di legno morto (alberi morti<strong>in</strong> piedi, rami e alberi caduti a terra); una flora coerente con ilcontesto biogeografico caratterizzata dalla presenza di speciealtamente specializzate che beneficiano del basso grado di disturboe di specie legate ai microhabitat determ<strong>in</strong>ati dall’eterogeneitàstrutturale.Bosco di Fagus sylvatica. <strong>Italia</strong> CentraleFoto R. Copiz7


Perchè studiare le <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong>?La necessità di approfondire lo studio delle foreste vetuste è giustificatada molteplici ragioni <strong>in</strong>erenti la biodiversità e la gestioneforestale.Molti autori riconoscono <strong>in</strong> tali foreste un importante punto diriferimento al f<strong>in</strong>e della valutazione dell’impatto delle attivitàumane sugli ecosistemi forestali (Peterken 1996; Keeton 2006),necessario per lo sviluppo di tecniche per una Gestione ForestaleSostenibile che <strong>in</strong>tegri funzioni ecologiche, sociali ed economichedel bosco (UNCED 1992; FAO 2005).D’altro canto è stato dimostrato che la gestione forestale ha unnotevole impatto sulla diversità biologica di numerosi gruppi tassonomici,quali <strong>in</strong>vertebrati (Siitonen 2001), licheni, briofite, funghi(Norden et al. 2007), uccelli (Jansson & Andren 2003) epiante vascolari (Aude & Lawesson 1998).Lilium bulbiferum.Foto M. AzzellaL’orchidea Cephalanthera damasonium.Foto F.M. Sabat<strong>in</strong>i8


Affermazione di una giovane coorte <strong>in</strong> un gap nella faggeta di ValleCervara. Parco Nazionale Abruzzo, Lazio & Molise.Foto S. BurrascanoStadi di sviluppo di una foresta naturale (Frankl<strong>in</strong> et al. 2002)La d<strong>in</strong>amica di un bosco naturale può essere ricondotta a differenti modelli di sviluppo, teorizzat<strong>in</strong>egli anni da differenti autori, sulla base di studi svolti <strong>in</strong> diverse aree del mondo. Diseguito si riporta uno di questi modelli, messo a punto sulla base di osservazioni compiutesui boschi vetusti di abete di Douglas (Pseudotsuga menziesii), una delle tipologie forestalimeglio studiate, nella regione del Pacific Northwest.1. Fase di disturbo e creazione delle ‘eredità biologiche’ – L’evento di disturbo che crea lecondizioni per l’affermazione di una nuova coorte di alberi raramente elim<strong>in</strong>a tutti gli elementistrutturali del preesistente popolamento. Talvolta alberi sessualmente maturi o giovani<strong>in</strong>dividui dom<strong>in</strong>ati sopravvivono, <strong>in</strong>fluenzando l’attecchimento della r<strong>in</strong>novazione. Oltre a<strong>in</strong>dividui vivi, spesso anche alberi morti <strong>in</strong> piedi, sradicati o spezzati possono persistere.2. Affermazione della coorte – Si afferma una nuova generazione di alberi. La durata diquesta fase varia <strong>in</strong> base alla quantità di r<strong>in</strong>novazione sopravvissuta al disturbo. È dunquevalida l’<strong>in</strong>terpretazione secondo la quale talvolta l’affermazione della coorte precede l’evento di disturbo.3. Chiusura della volta arborea – Rappresenta uno dei cambiamenti più drastici nelle condizioni ambientali del bosco. I fattori piùdecisamente <strong>in</strong>fluenzati riguardano la riduzione dei livelli di lum<strong>in</strong>osità, l’attenuazione delle oscillazioni termiche, l’<strong>in</strong>nalzamentodell’umidità relativa e la quasi esclusione del vento. Avvengono dunque cambiamenti significativi sia nella composizione che nellafunzione dell’ecosistema forestale. Alcune specie erbacee, arbustive ed alcuni licheni vengono esclusi dalla fitocenosi, mentre altri taxaquali saprofiti e <strong>in</strong>vertebrati detritivori risultano avvantaggiati.4. Esclusione competitiva e accumulo di biomassa – La coorte pr<strong>in</strong>cipale dom<strong>in</strong>a totalmente il giovane bosco. Si ha rapido accumulo dibiomassa, derivato sia dall’<strong>in</strong>cremento diametrico dei fusti che dalla loro crescita <strong>in</strong> altezza, molto apprezzato dalla selvicoltura orientata af<strong>in</strong>i produttivi. Gli alberi sono soggetti a meccanismi di mortalità densità-dipendenti (auto-diradamento). La diversità di molti gruppi diorganismi decl<strong>in</strong>a a causa del progressivo aduggiamento che sopprime o elim<strong>in</strong>a le specie più eliofile dal sottobosco, riducendo la disponibilitàdi risorse per gli <strong>in</strong>setti fitofagi. Prosperano di contro le specie più sciafile legate a condizioni di maggiore umidità e a lettiere più ricche.5. Maturazione – La coorte di alberi raggiunge la sua massima altezza ed espansione laterale delle chiome. La necromassa legnosa a terraè a livelli m<strong>in</strong>imi. La morte di alcuni <strong>in</strong>dividui della volta consente una maggiore disponibilità lum<strong>in</strong>osa al suolo e la riaffermazione diuna più ricca comunità nel sottobosco. <strong>Le</strong> pr<strong>in</strong>cipali cause di morte degli <strong>in</strong>dividui arborei sono <strong>in</strong> questa fase densità-<strong>in</strong>dipendenti(<strong>in</strong>setti, malattie, vento ecc.) causando un cambiamento del pattern di mortalità da uniforme ad aggregato.6. Diversificazione verticale – Alcune caratteristiche di vetustà si affermano <strong>in</strong> questo periodo. La volta si stratifica, ristabilendo così un certogrado di cont<strong>in</strong>uità verticale grazie all’affermazione sia di specie arboree sciafile negli strati dom<strong>in</strong>ati ed <strong>in</strong>termedi che di rami epicormici.La mortalità di alberi maturi genera una grande quantità di necromassa <strong>in</strong> piedi e a terra che raggiunge livelli tipici delle foreste vetuste.7. Diversificazione orizzontale – Il bosco si evolve <strong>in</strong> un mosaico di unità strutturali comerisultato di fenomeni di mortalità spazialmente aggregati che determ<strong>in</strong>ano la creazione edespansione di radure e chiarìe. Questo processo contribuisce alla coesistenza di aree aperte edaree densamente ombreggiate determ<strong>in</strong>ando un elevato grado di eterogeneità orizzontale.8. Perdita della coorte <strong>in</strong>iziale – Pur essendo ancora presenti specie eliofile, la loror<strong>in</strong>novazione non riesce più ad attecchire a causa dell’assenza di gap di dimensioni sufficienti.Struttura f<strong>in</strong>ale<strong>Le</strong> fasi precedenti sono caratteristiche dello sviluppo di un bosco composto dallamescolanza di specie pioniere eliofile, associate a specie più sciafile, a partire da un eventodi disturbo catastrofico. Lo sviluppo term<strong>in</strong>a con un bosco notevolmente eterogeneo siaorizzontalmente che verticalmente, con caratteristiche strutturali variabili ed una cospicuadiversificazione <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di nicchie ecologiche.Una struttura f<strong>in</strong>ale diversificata caratterizza anche boschi naturali presenti <strong>in</strong> regionisoggette a un regime di disturbo di bassa-media <strong>in</strong>tensità. Ne consegue una più marcataeterogeneità spaziale rispetto a foreste soggette ad eventi di disturbo catastrofici, derivanteda un mosaico di unità strutturali che andrà a complessivamente costituire il bosco.Creazione di una chiarìa a seguito dello schianto di unfaggio. Parco Nazionale del Cilento & Vallo di Diano.Foto S. Burrascano9


Disturbo e biodiversitàL’importanza delle foreste vetuste per il mantenimento della biodiversitàè stata evidenziata da molti studi negli ultimi decenni(Frankl<strong>in</strong> & Spies 1991; Keddy & Drummond 1996). Tale caratteristicava pr<strong>in</strong>cipalmente imputata alla presenza di specie nemoraliche beneficiano di bassi livelli di disturbo e della presenza dimicrohabitat idonei generati dall’elevata eterogeneità strutturale(Nordén & Appelqvist 2001).Il ruolo del regime di disturbo nei confronti della diversità biologicaè stato più volte sottol<strong>in</strong>eato. Disturbi frequenti consentonoesclusivamente il permanere nell’ecosistema di specie generaliste,mentre fenomeni di disturbo particolarmente rari possonorafforzare meccanismi di esclusione competitiva che deprimonola ricchezza specifica. Frequenze <strong>in</strong>termedie tendono <strong>in</strong>vece amantenere massimi livelli di diversità, consentendo, a scala dimosaico forestale, la coesistenza di specie pioniere accanto aspecie più longeve e specialiste (Bazzaz 1999).Anche la scala spaziale alla quale si esprime il disturbo <strong>in</strong>fluenzala biodiversità. <strong>Le</strong> foreste vetuste sono spesso <strong>in</strong>fluenzate da fenomenidi disturbo a piccola scala causando una eterogeneitàstrutturale che <strong>in</strong>fluenza la densità di specie (Peterken 1996).Cont<strong>in</strong>uità EcologicaIl concetto di disturbo a piccola scala è <strong>in</strong>timamente legato a quellodi Cont<strong>in</strong>uità Ecologica, <strong>in</strong>tesa come la persistenza per un lungo periododi tempo nello stesso luogo di condizioni ambientali simili,solo marg<strong>in</strong>almente <strong>in</strong>fluenzate da eventi di disturbo. Una tale situazioneconsente la colonizzazione da parte di taxa specializzatiche trovano condizioni ecologiche idonee alla loro sopravvivenzanel mosaico di fasi di sviluppo che compone le foreste naturali.Il concetto di Cont<strong>in</strong>uità Ecologica è spesso applicato alle forestenaturali e vetuste e molti organismi nemorali sono ritenuti legatia questa condizione.Umpqua National Forest,due settimane dopo l’<strong>in</strong>cendiodel Settembre 2008. Oregon. USA.Foto F. Eather<strong>in</strong>gtonPlatanthera chlorantha.Parco Nazionale del Cilento & Vallo di Diano.Foto S. Burrascano10


Dal legno morto la vita della ForestaAccanto all’eterogeneità strutturale e alla cont<strong>in</strong>utàecologica, un ruolo chiave nel mantenimento della diversitàbiologica nelle foreste vetuste è svolto dalla necromassalegnosa (Christensen & Emborg 1996). Èormai riconosciuto che l’abbondanza del legno morto<strong>in</strong> decomposizione sia una delle caratteristiche tipichedelle foreste vetuste essendo stato osservato il suo variare<strong>in</strong> funzione del regime di disturbo e dell’età delbosco. Molti studi suggeriscono che il legno <strong>in</strong> decomposizione<strong>in</strong>fluenzi i livelli di diversità biologica di diversigruppi tassonomici quali <strong>in</strong>vertebrati (Samuelsso<strong>net</strong> al. 1994), funghi (Heilmann-Clausen 2001), briofite(Ódor & Standovár 2001), licheni (Humphrey et al.2002), anfibi (Raymond & Hardy 1991), piccoli mammiferi(Harmon et al. 1986), uccelli (Mikus<strong>in</strong>ski & Angelstam1997) e piante (Burrascano et al. 2008).Esemplari di Fomes fomentariussu un tronco di faggio schiantato.Parco Nazionale Abruzzo, Lazio & Molise.Foto S. BurrascanoOxalis acetosella.Parco Nazionale Abruzzo, Lazio & Molise.Foto S. Burrascanosu `Muschi substrato legnoso.Bialowieža. Polonia.Foto F. Pretto11


<strong>Le</strong> <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong> nelle politiche di conservazioneOltre che nella letteratura scientifica la necessità di studiarele foreste vetuste è emersa anche da diverse convenzioni <strong>in</strong>ternazionalif<strong>in</strong>alizzate alla conservazione della biodiversità.Taxus baccata.Foto E. GioviLa Strategia Pan-Europea per la Diversità Biologica e delPaesaggio (PEBLDS) nel tema d’azione dedicato alle foreste(tema 9) <strong>in</strong>dica come obiettivi pr<strong>in</strong>cipali:- assicurare la conservazione di tutte le tipologie forestali<strong>in</strong> Europa, tutelando prioritariamente la maggior partedelle rimanenti foreste secondarie più antiche;- conservare gli habitat forestali delle specie chenecessitano di habitat estesi e <strong>in</strong>disturbati, compresespecie <strong>in</strong>dicate nella Convenzione di Berna, nellaDirettiva Habitat e specie m<strong>in</strong>acciate secondo l’UNECE(Commissione Economica delle Nazioni Unite perl’Europa).Tra gli obiettivi a scala regionale è <strong>in</strong>oltre riportato quello di:- rafforzare la gestione sostenibile delle foreste e la protezionedi foreste vetuste nella regione mediterranea meridionale perl’analisi di casi studio e lo scambio di competenze.La Strategia Europea per la Conservazione delle Piante(2008-2014) evidenzia che nonostante la superficie forestalestia aumentando, <strong>in</strong> Europa le foreste vetuste particolarmentericche <strong>in</strong> biodiversità, sono fortemente m<strong>in</strong>acciatedall’<strong>in</strong>tensa attività selvicolturale, anche illegale, soprattutto<strong>in</strong> Europa sud-orientale. Viene qu<strong>in</strong>di posto l’obiettivodi gestire <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i naturalistici almeno il 30% delle forestesfruttate a f<strong>in</strong>i produttivi <strong>in</strong> maniera da conservare la diversitàvegetale.12


La rete delle <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong> nei Parchi Nazionali <strong>Italia</strong>niIn Europa, specialmente nella regione mediterranea,le foreste vetuste sono estremamenterare (Gilg 2004). In <strong>Italia</strong> le risorse naturalisono sottoposte a sfruttamento da millenni,con un ultimo severo episodio durante la SecondaGuerra Mondiale e negli anni immediatamentesuccessivi. F<strong>in</strong>o a qualche anno fa, nonerano noti <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> boschi con caratteristiche divetustà (Motta 2002); solo recentemente alcuneforeste con tali caratteristuche sono state<strong>in</strong>dividuate e approfonditamente studiate daricercatori italiani (Piovesan et al. 2005; Burrascanoet al. 2008, 2009).Il M<strong>in</strong>istero dell’Ambiente e della Tutela del Territorioe del Mare ha f<strong>in</strong>anziato un programmadi ricerca avente per obiettivo la creazione diuna Rete di <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong> nei Parchi Nazionali.Il progetto è stato coord<strong>in</strong>ato dal Centro diRicerca Interuniversitario “Biodiversità, Fitosociologiaed Ecologia del Paesaggio” ed ha co<strong>in</strong>voltooltre agli enti di tutti i Parchi Nazionali,numerosi dipartimenti universitari e il CorpoForestale dello Stato.L’obiettivo del progetto di ricerca è stata lacreazione di una Rete di <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong> chefosse il più possibile rappresentativa dell’eterogeneitàecologica e fitogeografica delle foresteitaliane, su cui potersi concentrare perulteriori <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i ai f<strong>in</strong>i della def<strong>in</strong>izione di l<strong>in</strong>eeguida, diversificate per tipologie vegetazionali,per la gestione sostenibile delle foreste <strong>in</strong> term<strong>in</strong>idi biodiversità.Paesaggio dei Monti Alburni.Parco Nazionale Cilento & Vallo di Diano.Foto M. AzzellaPisc<strong>in</strong>a delle Bagnature.Parco Nazionale del Circeo.Foto S. Bonacquisti 13


Potentilla micrantha.Foto S. BonacquistiDef<strong>in</strong>izione della ReteAl f<strong>in</strong>e di raccogliere <strong>in</strong>formazioni per l’<strong>in</strong>dividuazione dei boschicon le migliori caratteristiche di vetustà, un questionario è statoformulato ed <strong>in</strong>viato a tutti gli Enti Parco e ai Coord<strong>in</strong>amenti Territorialiper l’Ambiente (CTA) del Corpo Forestale dello Stato competentiper ciascun Parco Nazionale.Un primo elenco di massima è stato ottenuto <strong>in</strong>tegrando le segnalazioniricevute da Enti Parco e CTA con quelle degli espertilocali. Si è operata una selezione delle segnalazioni sulla basedelle <strong>in</strong>formazioni contenute nel questionario, della rappresentativitàdei siti segnalati e dei sopralluoghi effettuati dagliesperti locali.Nei boschi selezionati sono state effettuate analisi floristico/vegetazionalie strutturali f<strong>in</strong>alizzate alla loro caratterizzazionee alla valutazione della loro rappresentatività <strong>in</strong> relazionealle Serie di Vegetazione.L’analisi strutturale è stata svolta attraverso un protocollo studiato permettere <strong>in</strong> evidenza i pr<strong>in</strong>cipali caratteri di vetustà, quali la presenzadi alberi di notevoli dimensioni ed età e di legno morto, e ha reso possibilel’assegnazione di una classe di vetustà per ciascun bosco.Individuo sradicato di Carp<strong>in</strong>us betulus. Foto S. BonacquistiIndividui isolati di P<strong>in</strong>us leucodermis.Parco Nazionale del Poll<strong>in</strong>o.Foto E. CarliPer valutare la rappresentatività <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di Vegetazione NaturalePotenziale si è proceduto ad effettuare un censimento delle Seriedi Vegetazione di ciascun Parco Nazionale. Tale analisi è statasvolta <strong>in</strong>crociando la carta delle fisionomie forestali, derivata a partiredalla carta di uso del suolo (Cor<strong>in</strong>e Land Cover IV livello) conla Carta delle Serie di Vegetazione d’<strong>Italia</strong> (Blasi et al. <strong>in</strong> stampa).L’<strong>in</strong>crocio di questi due tematismi ha permesso di verificare lamisura <strong>in</strong> cui le varie serie di vegetazione con tappa matura ditipo forestale fossero rappresentate nei diversi Parchi Nazionalied è stato propedeutico alla valutazione della rappresentativitàdei boschi prelim<strong>in</strong>armente selezionati al f<strong>in</strong>e del loro <strong>in</strong>serimentonella Rete delle <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong>.14


Raccolta di <strong>in</strong>formazioni attraverso questionari <strong>in</strong>viati agli Enti Parcoe ai Coord<strong>in</strong>amenti Territoriali per l’Ambientedel Corpo Forestale dello StatoEsperti regionaliSelezione ed <strong>in</strong>tegrazione della lista dei sitiDef<strong>in</strong>izione della Rete di <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong>Rilievo della vegetazioneRilievo strutturaleCreazione del DatabaseAnalisi dei DatiCaratterizzazione delle <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong>15


Assegnazione delle classi di vetustàPer l’assegnazione delle classi di vetustà si sono presi <strong>in</strong> considerazionediversi caratteri strutturali che possono essere divisi<strong>in</strong> 3 gruppi: :• caratteristiche legate agli alberi vivi (diametri);• analisi quantitativa del legno morto (volumi);• analisi qualitativa del legno morto (classi di decomposizione).La distribuzione dei diametri e il numero di alberi di notevoli dimensionidanno un’idea dell’età e della disetaneità del popolamento; laquantità di legno morto, valutato nelle sue diverse componenti è ritenutoa livello <strong>in</strong>ternazionale un <strong>in</strong>dicatore fondamentale di boscovetusto; <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e il numero di classi di decomposizione e la massimaclasse di decomposizione sono <strong>in</strong>dicativi di lunghezza e cont<strong>in</strong>uitàdel periodo di tempo senza disturbo antropico sia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di tagliche di raccolta di legna a terra.Per quando riguarda la struttura viva si è assegnato un punteggio da0 a 4 a ciascun sito sulla base della sua rispondenza alle curve di distribuzionediametrica ritenute tipiche delle foreste vetuste <strong>in</strong> letteratura<strong>in</strong>ternazionale, <strong>in</strong> particolare la distribuzione a J rovesciata che<strong>in</strong>dica la presenza di numerosissimi <strong>in</strong>dividui giovani ed una decrescentepresenza di <strong>in</strong>dividui nelle classi diametriche via via più grandi;e la curva sigmoide rovesciata che sottol<strong>in</strong>ea la maggiore frequenzadelle classi diametriche maggiori. (Lorimer & Frelich 1984).Campanula persicifolia.Foto S. BurrascanoLicheni del gen. Lobaria su una corteccia di faggio.Parco Nazionale Abruzzo, Lazio & Molise.Foto S. Burrascano16


Un punto è stato assegnato sulla base della quantità di alberi d<strong>in</strong>otevoli dimensioni ed età (DBH>40 cm) per ettaro. Ogni sitocon più di 70 alberi con DBH>40 cm per ettaro ha ottenuto unpunto. Questo limite è stato def<strong>in</strong>ito sulla base di quanto riportatoda Nilsson et al. (2002).Ulteriori 4 punti sono stati assegnati per il legno morto, sullabase della quantità (volumi) delle varie componenti del legnomorto per ettaro (2 punti) e della qualità, numero e massimaclasse di decomposizione (2 punti). Riferendosi rispettivamentealla quantità media di legno morto rilevata nel corso di questoprogetto e alla presenza di più classi di decomposizione con lamassima classe medio-alta.Il punteggio così ottenuto <strong>in</strong> una scala da 0 a 9 è stato diviso per 3 esi è arrivati all’assegnazione di 3 classi di vetustà: bassa, media e alta.Classe di Vetustà n° di sitiBassa 26Media 37Alta 5Per ciascun parco è stata dunque compilato l’elenco delle seriedi vegetazione censite, la cartografia delle foreste vetuste da <strong>in</strong>cluderenella Rete e la descrizione di tutti i siti visitati <strong>in</strong> term<strong>in</strong>ivegetazionali e strutturali.Strato musc<strong>in</strong>alesu corteccia di faggio(Fagus sylvatica).Foto S. Bonacquisti17


Dati raccolti tramite questionariComplessivamente sono stati raccolti 157questionari compilati da parte degli EntiParco, da operatori del Corpo Forestale delloStato e da botanici referenti per i vari Parchi.Parco Nazionale N° segnalazioniGran Paradiso 22Abruzzo, Lazio & Molise 20Poll<strong>in</strong>o 19Stelvio 18Sila 18Dolomiti Bellunesi 11Aspromonte 8Gennargentu 8Gran Sasso 8Majella 7Valgrande 4Cilento 3Gargano 3As<strong>in</strong>ara 2La Maddalena 2Sibill<strong>in</strong>i 2Circeo 1Vesuvio 1Totale 157Numero di segnalazioni ricevute per ciascunParco NazionaleIl numero di siti segnalati suggerisce chela def<strong>in</strong>izione fornita abbia dato a luogo adiverse <strong>in</strong>terpretazioni da parte deicompilatori dei questionari. Si è scelto cosìdi svolgere un’ulteriore selezione basatasu rilievi di campo.<strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong> selezionate nei Parchi Nazionali <strong>Italia</strong>ni18Vista del Monte Amaro.Parco Nazionale Abruzzo, Lazio & Molise.Foto S. Burrascano


Siti selezionati per la Rete di <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong>Tra le segnalazioni ricevute sono state selezionate 68 <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong> da <strong>in</strong>serire nella ReteNazionale. Nella selezione si è tenuto conto sia delle caratteristiche di vetustà dei siti chedella tipologia di Vegetazione Naturale Potenziale, al f<strong>in</strong>e di <strong>in</strong>cludere nella Rete il maggiornumero possibile di tipologie presenti nei Parchi Nazionali. I Parchi Nazionali per cui si sono<strong>in</strong>dividuati un maggior numero di siti sono quelli caratterizzati da una maggiore estensione,da una maggior eterogeneità delle cenosi forestali o di più antica istituzione.Per quanto riguarda <strong>in</strong>vece il numero di siti per fisionomia vegetale si vede come i boschi adom<strong>in</strong>anza di Fagus sylvatica siano la maggioranza sul numero totale dei siti; tuttavia il numerodi fisionomie forestali rappresentate nella Rete delle <strong>Foreste</strong> <strong>Vetuste</strong> é piuttosto alto (16).Parco NazionaleN° di Siti selezionatiCilento & Vallo di Diano 8Gargano 7Abruzzo, Lazio & Molise 6Poll<strong>in</strong>o 5Aspromonte 5Stelvio 5Dolomiti Bellunesi 5Gran Paradiso 5Majella 4Gran Sasso & Monti della Laga 4<strong>Foreste</strong> Casent<strong>in</strong>esi, Monte Falterona & Campigna 4Sila 3Gennargentu & Golfo di Orosei 2Monti Sibill<strong>in</strong>i 2Valgrande 2Circeo 1Totale 68Numero di siti selezionati per ciascun Parco NazionaleFisionomiaNumero dei sitiBosco a dom<strong>in</strong>anza di Fagus sylvatica 27Bosco misto di Fagus sylvatica e conifere 13Bosco misto mesofilo 4Bosco di Larix decidua e P<strong>in</strong>us cembra 3Bosco a dom<strong>in</strong>anza di Larix decidua 3Bosco a dom<strong>in</strong>anza di Quercus cerris 7Bosco a dom<strong>in</strong>anza di Quercus ilex 3Bosco a dom<strong>in</strong>anza di Picea abies 3Bosco a dom<strong>in</strong>anza di Abies alba 2Bosco di P<strong>in</strong>us sylvestris 2Bosco a dom<strong>in</strong>anza di Carp<strong>in</strong>us betulus 2Bosco a dom<strong>in</strong>anza di P<strong>in</strong>us nigra subsp. laricio 2Bosco a dom<strong>in</strong>anza di Quercus petraea 1Bosco di Juniperus phoenicea e Olea europaea 1Bosco a dom<strong>in</strong>anza di Alnus cordata 1Bosco a dom<strong>in</strong>anza di Alnus glut<strong>in</strong>osa 1Totale 75Albero morto <strong>in</strong> piedi,Valle Cervara.Parco Nazionale Abruzzo, Lazio & Molise.Foto W.S. KeetonNumero di siti per ciascuna fisionomia(il numero totale risulta maggiore del numerodi siti nella tabella precedente poichè <strong>in</strong> alcuniè stato rilevato un mosaico tra più fisionomie).19


Valle Cervara – Un caso studioLa faggeta situata <strong>in</strong> Valle Cervara, nel Parco Nazionale d’Abruzzo,Lazio e Molise è, tra i boschi selezionati, uno dei più significatividal punto di vista delle caratteristiche di vetustà. Per la sua posizione<strong>in</strong>accessibile è stato <strong>in</strong>fatti sottratto alle utilizzazioni selvicolturalida almeno un secolo, periodo durante il quale non èstato soggetto a fenomeni di disturbo catastrofici.La parte vetusta del bosco si estende su un’area pari a circa 24ha, su un pendio esposto a nord tra 1600 e 1850 m. Il bosco èfortemente dom<strong>in</strong>ato dal faggio (Fagus sylvatica) e si riferisceall’associazione Cardam<strong>in</strong>o kitaibelii-Fagetum sylvaticae (Aremonio-Fagion),tipica di faggete neutro-basifile situate alle quotepiù alte <strong>in</strong> Appenn<strong>in</strong>o centrale e settentrionale.Questa foresta è stata selezionata per la raccolta di ulteriori <strong>in</strong>formazioniper via della sua struttura molto eterogenea (Piovesa<strong>net</strong> al. 2005). Diverse coorti si sono affermate grazie allamorte di alcuni alberi dom<strong>in</strong>anti, alcuni dei quali vecchi f<strong>in</strong>o a500 anni (mentre f<strong>in</strong>o a poco tempo prima si pensava che la longevitàmassima del faggio nella regione Mediterranea fosse <strong>in</strong>feriorea 300 anni), con la creazione di <strong>in</strong>terruzioni della voltaarborea che hanno consentito l’impostarsi della r<strong>in</strong>novazione.Attributi quali la densità di <strong>in</strong>dividui (totali e con diametro maggioredi 40 cm) l’area basimetrica, il volume e la biomassa per ettaro sonoparagonabili a quelli proposti da numerosi autori per le faggete vetusted’Europa e per le foreste vetuste <strong>in</strong> generale (Nilsson et al. 2002; Keddy & Drummond 1996; Peterken 1996). Anche la distribuzionediametrica del bosco di Valle Cervara sembra concordare con il modello a sigmoide-ruotata, considerato legato a condizioni di elevata naturalità(Lorimer & Frelich 1984). Inoltre nel sito è presente unagrande quantità di legno <strong>in</strong> decomposizione, anche se <strong>in</strong>feriore aquanto riportato per i boschi vetusti Europei e nord-americani.Al f<strong>in</strong>e di <strong>in</strong>dagare le caratteristiche composizionali della forestadi Valle Cervara è stato eseguito uno studio comparativo <strong>in</strong> cuiè stata selezionata come area di confronto una faggeta gestitacon analoghe caratteristiche ambientali, premessa necessariaper assicurare la presenza della stessa vegetazione naturale potenziale(Blasi et al. 2000; Blasi & Michetti 2005).L’obiettivo di questo studio è stato mirato a:1) verificare l’esistenza di differenze nella composizione floristica,2) valutare se queste differenze comportano una maggiorericchezza di specie,3) correlare gli attributi strutturali della foresta con le differenzeriscontrate nella composizione specifica, identificando quegliattributi più fortemente correlati alla vegetazione per quantoriguarda la foresta non gestita.Questi obiettivi sono stati motivati dalla completa mancanza di<strong>in</strong>formazioni simili per l’<strong>Italia</strong> e dalla generale scarsità di dati perl’Europa meridionale.I risultati evidenziano differenze significative tra i boschi confrontatisia da un punto di vista strutturale che composizionale.In effetti il bosco vetusto mostra, non solo differenze nella quantitàe qualità della necromassa legnosa e nella distribuzione20Digitalis micrantha.Foto S. BurrascanoSistema radicale di faggio, Valle Cervara.Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio & Molise.Foto W.S. Keeton


Valle Cervara.Parco Nazionale Abruzzo, Lazio & Molise.Foto S. Burrascanodiametrica, ma anche una maggiore ricchezza <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di piantevascolari. <strong>Le</strong> variabili strutturali già citate (necromassa a terra e<strong>in</strong> piedi, numero di classi di decomposizione, numero di alberi digrandi dimensioni, numero di classi diametriche) risultano esserele più importanti nell’<strong>in</strong>fluenzare la composizione della floravascolare del bosco vetusto, per questo motivo si suggerisce ditenerle <strong>in</strong> considerazione nell’ambito di una gestione selvicolturaleorientata alla conservazione (Burrascano et al. 2008).In una successiva ricerca le specie campionate, limitatamente alsottobosco, sono state caratterizzate <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di attributi funzionali,<strong>in</strong>dici di Ellenberg e distanze tassonomiche (Burrascanoet al. 2009). Oltre a mostrare una ricchezza specifica maggiore,la flora associata alla foresta vetusta si è dimostrata essere significativamentedifferente da quella rilevata nell’area di confrontosia dal punto di vista composizionale che sulla base della suaconnotazione funzionale, ecologica e tassonomica.Tra le specie che caratterizzano la foresta vetusta, sono state segnalatespecie molto differenti <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di attributi funzionali:specie nemorali con scarse capacità dispersive dovute sia alle dimensionidel seme che alla sua modalità di dispersione; speciecon caratteristiche più idonee ad habitat aperti, ossia specie constrategia competitiva e piccoli semi a dispersione anemocora.La presenza di diversi microhabitat nella foresta non gestita <strong>in</strong>crementa le differenze riscontrate tra la flora dei due boschi ancheanalizzando la distribuzione degli <strong>in</strong>dici di Ellenberg. Secondo questi <strong>in</strong>dici una maggiore proporzione di specie rilevate nella forestavetusta sono adattate a situazioni di maggiore lum<strong>in</strong>osità e concentrazione di nutrienti. Queste specie possono prosperare graziealla presenza, nelle foreste vetuste, di radure e accumuli di necromassa legnosa, che determ<strong>in</strong>ano condizioni differenziate. Inf<strong>in</strong>ela differenza tra la flora dei due boschi <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di struttura tassonomica è risultata significativa <strong>in</strong> accordo con il concetto che lerelazioni filoge<strong>net</strong>iche tra due taxa rispecchiano spesso il grado di somiglianza <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di esigenze ecologiche.Questi risultati suggeriscono che la gestione forestale determ<strong>in</strong>a differenze nelle condizioni ecologiche che <strong>in</strong>fluiscono fortementesulla flora, sia dal punto di vista composizionale che funzionale; ne consegue la necessità di potenziare le azioni di monitoraggio <strong>in</strong> ambitoforestale al f<strong>in</strong>e di consentire lo sviluppo di nuovi approcci e pratiche selvicolturali mirate alla conservazione della biodiversità.21


ConclusioniI risultati del progetto rappresentano un importante punto dipartenza sia per programmi di ricerca e monitoraggio forestale,per i quali è lecito aspettarsi l’apertura di una nuova stagione,sia per le politiche di conservazione <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>.I siti con le caratteristiche di vetustà più marcate dovranno esseremonitorati attraverso un approccio ecosistemico, <strong>in</strong>cludendo<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i sulla biodiversità, specialmente per quei taxanoti per essere strettamente legati a foreste vetuste (organismisaproxilici, licheni, briofite etc.) Queste analisi potrebbero rappresentareun ulteriore passo verso una conoscenza completadella foreste italiane più vic<strong>in</strong>e a condizioni di naturalità.Accanto ad analisi approfondite sulla biodiversità, l’approcciocomparativo utilizzato nel caso del bosco di Valle Cervara puòessere esteso ad altre tipologie forestali, al f<strong>in</strong>e di sviluppare unmodello completo delle d<strong>in</strong>amiche naturali degli ecosistemi forestaliitaliani, strumento di estrema utilità per def<strong>in</strong>ire l<strong>in</strong>eeguida di gestione mirate alla conservazione della biodiversità dausarsi nell’ambito delle aree protette.Queste azioni, assieme ad un maggior co<strong>in</strong>volgimento di decisoripolitici, amm<strong>in</strong>istrazioni, enti pubblici, mondo accademico e altrerealtà <strong>in</strong>teressate, potrebbe contribuire alla messa a punto di politichedi gestione selvicolturale volte all’<strong>in</strong>cremento del valoredelle foreste italiane. Al giorno d’oggi <strong>in</strong>fatti, non è più pensabileconsiderare il valore di un bosco tenendo conto esclusivamentedella funzione produttiva tralasciando fattori quali l’accumulo dicarbonio, la conservazione della biodiversità e la totalità dei serviziecosistemici forniti, di importanza critica per garantire allepersone un’adeguata qualità della vita.Faggio schiantato. Macchiatonda.Parco Nazionale dei Monti Sibill<strong>in</strong>i.Foto S. ProperziAcer obtusatum <strong>in</strong> autunno.Foto S. Bonacquisti22


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