9° <strong>Rapporto</strong> sull’Economia e Politiche Rurali in ToscanaEvoluzione delle superfici e delle produzioni di semi oleosi in Toscana2004-2006. Superfici (ettari); Produzioni (tonnellate)2004 2005 2006Sup. (ha) Prod. (t) Sup. (ha) Superfici Prod. (t) Produzioni Sup. (ha) Superfici Prod. (t) ProduzioniVar. % Var. % Var. % Var. %2004-05 2004-05 2005-06 2005-06Girasole 20.617 33.365 26.937 30,7% 46.754 40,1% 31.816 18,1% 55.070 17,8%Colza 430 542 835 94,2% 999 84,3% 960 15,0% 1.094 9,5%Soia 130 296 134 3,1% 366 23,6% 137 2,2% 372 1,6%Totale semi oleosi 21.177 34.203 27.906 31,8% 48.120 40,7% 32.913 17,9% 56.537 17,5%Fonte: Istatticolarmente evidente in Emilia-Romagna dove, nel 2006, lerese medie della soia sono scese a 2,4 t/ha rispetto alle 3,9t/ha del 2005. Diversamente, le rese medie del girasole sisono mantenute stabili intorno alle 2,2 t/ha con punte di oltre3 t/ha nelle regioni settentrionali.Scendendo nello specifico delle singole colture si può osservarecome, anche in termini quantitativi, il comparto deisemi oleosi a livello nazionale sia dominato dalla soia e dalgirasole che in media contribuiscono alla produzione complessivarispettivamente per il 64% e 35%.Per quanto riguarda la Toscana l’andamento delle superficidestinate a semi oleosi nel periodo 2004-2006 risulta similea quello riscontrato a livello nazionale, sebbene nelcontesto regionale il girasole rappresenti in media circa il97% della produzione totale di oleaginose, sia in termini disuperfici che di quantità. Anche nel 2006 la Toscana ha confermatola posizione di primo piano nella produzione di semidi girasole, che storicamente la caratterizza, confermandosi,in base ai dati Istat, la seconda regione italiana in terminidi superfici investite (22%) dietro l’Umbria e la terzain termini di contributo alla produzione (17%) dietro Umbriae Marche. Le produzioni Toscane di semi di girasole sonoperò condizionate, a causa delle condizioni pedo-climatichedel territorio, da una resa media per ettaro, pari a circa17 t/ha, inferiore alla media nazionale che si attesta sulle 22t/ha. Colza e soia ricoprono invece una posizione marginalenel contesto regionale.Nella campagna 2006 le semine di semi oleosi in Toscanahanno superato i 32 mila ettari raggiungendo una produzionedi oltre 55 mila tonnellate. Complessivamente, l’incrementorispetto al 2005 è stato, così come quello registratoper il girasole, del 18% sia in termini di superfici che diquantità prodotte.A livello provinciale, i dati Istat relativi alla produzione dioleaginose evidenziano, nel periodo 2004-2006, una ripresasostanziale degli investimenti a girasole in provincia diGrosseto (+62% rispetto al 2005), che si conferma la provinciapiù importante sia in termini di superfici investite(41% nel 2006) che di quantità prodotte (39% nel 2006). Inaumento anche gli investimenti, effettuati nel 2006, in provinciadi Firenze (+20%), stabili quelli registrati nelle provincedi Siena, Arezzo e Pisa, in calo la provincia di Livorno(-28%).Notevole anche l’incremento del colza, che, pur rimanendosu valori assoluti molto bassi, nel giro di due anni ha raddoppiatole superfici; stabile invece la soia. Il colza ha subitoun vero e proprio tracollo a partire dalla fine degli anni’90 a causa della concorrenza con i cereali autunno-verniniritenuti, a ragione, molto più remunerativi dagli agricoltori.In passato il colza era ampiamente diffuso nelle province diSiena e Grosseto, mentre il girasole era fiorente in provinciadi Pisa e Arezzo.Girasole in Toscana2004-2006. Superfici (ettari); Produzioni (tonnellate)2004 2005 2006Sup. (ha) Prod. (t) Sup. (ha) Prod. (t) Sup. (ha) Prod. (t)MS 0 0 0 0 0 0LU 237 683 227 658 236 684PT 480 1.056 520 1.040 480 1.056FI 990 1.980 1.200 2.760 1.440 3.145PO 110 286 170 476 190 475LI 1.400 2.800 2.520 5.040 1.800 3.600PI 4.000 10.800 2.900 6.960 2.900 6.960AR 3.200 6.400 3.200 6.400 3.520 8.800SI 9.000 7.200 8.200 9.020 8.250 8.250GR 1.200 2.160 8.000 14.400 13.000 22.100Fonte: IstatAlla luce dell’importanza ricoperta all’interno del compartoregionale dei semi oleosi ed in relazione ai primi effettiprovocati dalla riforma della Pac, è proprio sul girasoleche si ritiene opportuno focalizzare l’attenzione.2.4.2 Il girasole: ripresa degli investimenti o effettosostituzione?Per comprendere il trend positivo che ha interessato il girasolenelle ultime campagne è opportuno considerare unaserie di fattori. Innanzitutto, con l’introduzione del disaccoppiamentoè venuta meno quella redditività che per moltianni ha contraddistinto, grazie anche agli aiuti comunitari,alcune colture, tra tutte, specialmente in Toscana, il granoduro. In assenza di aiuti accoppiati il girasole è in grado diesprimere una serie di vantaggi agronomici ed economiciche lo rendono preferibile ai cereali tradizionali. Ciò è particolarmentevero negli areali collinari dell’Italia centrale,quindi in gran parte del territorio toscano, che, oltre ad esserecaratterizzati da costi di produzione elevati e rese produttivecontenute, sono stati impoveriti, dal punto di vista75
9° <strong>Rapporto</strong> sull’Economia e Politiche Rurali in Toscananutrizionale, dai frequenti ringrani degli ultimi anni. Il girasole,infatti, è una tipica coltura da rinnovo della collinaasciutta, la cui ripresa è avvenuta principalmente a scapitodel grano duro attraverso un effetto sostituzione.Inoltre il tradizionale periodo di semina dei cereali autunno-verniniè stato ostacolato, nelle ultime due campagne(2004 e 2005), da un andamento climatico avverso caratterizzatoda abbondanti piogge. Il fenomeno è stato particolarmenteevidente in Italia centrale e in Toscana: questa situazionesi è quindi tradotta in una maggiore disponibilità disuperfici per le colture primaverili e tra queste, in assenza dialternative colturali, per il girasole.Un altro fattore che ha contribuito all’aumento degli investimentia semi oleosi, sia a livello regionale che nazionale,risiede nell’applicazione della riforma della barbabietolada zucchero entrata in vigore nel febbraio 2006. Moltibieticoltori sono stati infatti costretti, a causa del divieto loroimposto di realizzare questa coltura, a destinare ad altrecolture, tra cui il girasole, le superfici già programmate abarbabietola.Il girasole vanta, infine, una serie di caratteristiche endogeneche lo rendono preferibile ad altre colture primaveriliestive.Il girasole può essere infatti facilmente introdotto all’internodegli ordinamenti colturali, mostrando una buonacapacità produttiva anche in coltura asciutta. Inoltre, le tecnicheagronomiche del girasole risultano relativamente semplicie, grazie alla sua caratteristica di “rinnovo”, permetteun miglioramento del terreno per lo sviluppo delle colturesuccessive consentendo una diminuzione dei costi di lavorazioneper queste ultime, attraverso il ricorso alla lavorazione“minima” al posto di quella tradizionale.Nel complesso la crescita del girasole sembra in ogni casoprevalentemente imputabile a fattori di tipo congiunturalepiuttosto che strutturale. Una ripresa dei prezzi del granoduro o una maggiore convenienza economica di altri cerealipotrebbe quindi facilmente interrompere il trend positivodel girasole e dei semi oleosi in generale degli ultimi anni.Questa ipotesi è confermata dalle previsioni Ismea sulraccolto 2007 che evidenziano un decremento consistentedelle superfici nazionali investite ad oleaginose rispetto al2006, stimabile in -13% per la soia e -29% per il girasole.Per entrambe le oleaginose le contrazioni più consistenti,in valore assoluti, si dovrebbero riscontrare nelle aree amaggior vocazione: per la soia, Veneto (-11%), Emilia-Romagna(-36%) e Lombardia (-8%); per il girasole, Umbria(-30%), Marche (-27%) e Toscana (-38%). Tra le provincetoscane Grosseto dovrebbe essere colpita da un calo del35% delle superfici a girasole. Queste previsioni tengonoconto del sostanziale incremento delle superfici destinate aicereali autunno-vernini nell’autunno 2006, che è stato spintosia dalle favorevoli condizioni climatiche che hanno caratterizzatoil periodo di semina, sia dall’andamento favorevoledelle quotazioni del frumento registrate nel medesimoperiodo.Il girasole si è dimostrato, per i motivi sopra citati, unavalida alternativa per gli agricoltori nei primi anni di applicazionedel disaccoppiamento, caratterizzati da un periododi assestamento, ma sconta, come vedremo in seguito, il fattodi non avere una filiera particolarmente strutturata sul territorio.2.4.3 Redditività e mercato del girasoleIn base alla riforma Fischler il sostegno previsto per il girasoleè confluito a partire dal 2005 nel premio unico aziendale.Il girasole può inoltre beneficiare di un pagamento supplementarein base all’art. 69 del Reg. CE n. 1782/2003, purchél’agricoltore utilizzi sementi certificate ed assolva all’obbligodell’avvicendamento almeno biennale con colture miglioratricio da rinnovo. L’entità di questo pagamento accoppiatosi aggira intorno ai 48 €/ha e solo in alcuni casi potràinfluenzare le decisioni dell’agricoltore nei confronti del girasole.Nel nuovo contesto la permanenza di questa coltura,come di altre, nell’ordinamento colturale non è più determinatadall’aiuto erogato a livello comunitario, ma dipende dallasua redditività, la quale a sua volta è influenzata da almenotre fattori: le rese, i prezzi di mercato ed i costi di produzione.Sul versante dei prezzi le principali piazze di riferimentoa livello nazionale sono la Borsa Merci di Bologna e quelladi Milano; le contrattazioni però avvengono soltanto neimesi del raccolto o immediatamente successivi (da settembrea dicembre) e sono fortemente condizionate dai corsimondiali e dal rapporto tra euro e dollaro dal momento cheil mercato delle oleaginose, e quindi anche del girasole, nonha protezioni tariffarie alla frontiera. Anche per questo motivole dinamiche dei prezzi delle oleaginose sono caratterizzateda un andamento altalenante, come dimostra anchel’andamento delle quotazioni del prezzo medio del girasoleregistrato sulla piazza di Bologna nel periodo 1998-2206,che ha oscillato tra i 169 €/t del 2000 ed i 243 €/t del 2002,stabilizzandosi intorno ai 202 €/t nel 2006.È su queste quotazioni che si basano le trattative per lavendita del girasole, che di solito avviene attraverso trattativedirette tra produttori, centro di raccolta e industria di trasformazione(l’ultimo accordo interprofessionale per il girasolead uso alimentare che regolava anche la fissazione delprezzo risale al 2002).Alla luce di un simile andamento dei prezzi, tra l’altro totalmentesubito dall’agricoltore, la redditività della colturadeve essere perseguita attraverso un aumento delle rese produttive,in grado di raggiungere almeno le 2-2,3 t/ha, ed ilcontenimento dei costi di produzione. Altrimenti il girasolerimarrà una coltura residuale utile in assenza di valide alternative,ma non riuscirà a mantenere uno spazio produttivoed economico adeguato [Frascarelli, 2006].La campagna di commercializzazione 2004/05 dei semidi girasole ha contribuito, in base ai dati Ismea, a soddisfareil 54% del fabbisogno interno, confermando il forte deficitcommerciale a livello nazionale. L’incremento delle produzionidi girasole può aiutare il mantenimento di una filieraagroindustriale nazionale che negli ultimi anni ha fatto ingrande misura ricorso alle importazioni, in particolare daipaesi dell’Est europeo.A livello regionale la commercializzazione del girasole avvieneprincipalmente attraverso la rete dei Consorzi AgrariProvinciali e i centri di raccolta privati e cooperativi che assicuranoil collocamento del seme alle industrie di triturazione.Attualmente in Toscana nel settore della triturazione deisemi oleosi opera un unico impianto, appartenente alla societàItalcol ed ubicato nel comune di Castel Fiorentino,punto di riferimento per le consegne delle oleaginose prodottesul territorio regionale.76