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il “nonnismo” - enrico pozzi

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prospetti la possib<strong>il</strong>ità e le ferme di una sopravviyenza fisica epsicologica alla situazione presente. Il nonnismo è tuttoquesto. In una situazione di anomia al tempo stesso metodicaed estrema, esso offre alla recluta un micro-sistema sociale,cioè un insieme di strutture, status, ruoli, norme e valori.Propone un ' alternativa non istituzionale alla anomia. In questoconsiste la paradossale capacità gratificante delle frustrazioniche <strong>il</strong> nonnismo provoca, e dunque lo sua funzione latente: lesue frustrazioni sono la condizione della "civ<strong>il</strong>tà", cioè delsociale che sostituisce l'anomia.Il nonnismo crea gruppi sociali coesi là dove c'era solo !1vuoto della disgregazione. Nella caserma, per <strong>il</strong> soldato <strong>il</strong>tempo non significa solo una categoria percettiva o una fontedi sofferenza. Esso struttura gli stadi del divenire soldato. edunque g1_i stadi della sua nuova identità istituzionale. Unoscaglione non è solo un raggruppamento temporaleamministrativo(tutti i soldati chiamati alle armi in quelladata), è un insieme relativamente omogeneo di esperienzem<strong>il</strong>itari: identica fase del ciclo delle privazioni relative, identic<strong>il</strong>ivelli di " m<strong>il</strong>itarizzazione", identico grado di conoscenzadell'istituzione totale, dei suoi canali di comunicazione e dellasua vita sotterranea, analoghe reazioni psicosociali allacaserma e alla società civ<strong>il</strong>e esterna. I sottogruppi dicontingente che costituiscono <strong>il</strong> sistema sociale del nonnismoesprimono questa omogeneità di percezioni, frustrazioni, conoscenze,bisogni e fini che accomuna i componenti dei variscaglioni. Il nonnismo si limita a tradurla in strutture microsocialidi leadership (<strong>il</strong> "capo-stecca " , capo eletto delcontingente e suo sacerdote, responsab<strong>il</strong>e tra l'altro dei cerimonialidi gruppo, dell'applicazione dei codici informali dicomportamento, e giudice di pace nei conflitti interni), dinorme e valori (i diritti/doveri dei vari scaglioni), di ruoli emansioni (la divisione sociale del lavoro nei sottogruppi e nelgruppo complessivo).Il nonnismo inventa e/o trasmette una sottocultura. Sradicata.proiettata in un ambiente sociologicamente eterogeneo(soldati di ogni classe sociale, provenienza geografica, ecc.), larecluta non ha più una cultura. I nonni gliela restituiscono.Innanzitutto come memoria collettiva del gruppo al di L. delcontinuo ricambio dei suoi membri. Memoria tecnica: <strong>il</strong> knowhow della sopravvivenza in caserma, <strong>il</strong> cosa fare, <strong>il</strong> comearrangiarsi, le tecniche elementari del benessere, le m<strong>il</strong>le73


strategie pratiche che permettono alla recluta di minimizzare irischi della vita quotidiana nell'istituzione e di massimizzare legratificazioni. Memoria culturale: i valori, le gesta. gli eroieponimi, i fatti memorab<strong>il</strong>i delle precedenti generazioni deisoldati, che ricollegano <strong>il</strong> neosoldato ad una tradizione, loradicano nello spessore della "storia " , rafforzandone l'io socialee offrendogli modelli codificati di comportamento. In secondoluogo, i nonni trasmettono la sottocultura come sistema discansioni del tempo e di rituali di gruppo: i cerimonialicollettivi che celebrano la fuga del tempo econtemporaneamente riaffermano la continuità temporale delgruppo, la cena dei cento giorni, la cena dei congedanti,l'insieme dei riti che segnano la partenza del contingenteanziano e culminano nel passaggio della "stecca", quando i"borghesi" trasmettono ai nuovi "nonni " <strong>il</strong> simbolo totemico delgruppo e con esso, senza scossoni, <strong>il</strong> loro potere e i loropriv<strong>il</strong>egi, rendendo così evidente la funzione diautodifesa delproprio sistema sociale che hanno queste cerimonie per <strong>il</strong> peergroup dei soldati.Il nonnisino costruisce una struttura di « adattamenti secondari» (Goffman) parallela alla struttura di privazioni delsoldato. L'anzianità di uno scaglione significa una certa quotadi potere all'interno dell'istituzione. Il contingente più anzianodetiene in genere tutti gli incarichi nodali per l'accaparramentodelle gratificazioni legali e <strong>il</strong>legali della caserma. Ha icaporalmaggiori di truppa, i furieri, gli impiegati più anzianinegli uffici. Controlla i magazzini, lo spaccio e l'infermeria. Hastab<strong>il</strong>ito un gentlemen's agreement (favori in cambio dicontrollo sociale) con i sottufficiali e parte degli ufficiali,gestisce i telefoni (centralino) e la posta. Mantiene stretterelazioni con gli scaglioni corrispondenti di altri reparti dellastessa caserma. Aiutato dalla sua forte coesione sociale, è ingrado di « lavorarsi » (Goffman) con la massima efficacial'istituzione attraverso la metodica organizzazione della suavita sotterranea: contropotere diffuso di cui non si puòesagerare l'importanza, ma che media l'impatto del peer groupcan le privazioni, ne mina la logica regressiva, e garantisce aisoldati livelli di gratificazione ben al di là di quelli consentitiufficialmente dall'istituzione.Soprattutto, <strong>il</strong> nonnismo perpetua <strong>il</strong> "nonno". Come <strong>il</strong>nonno è lì, sopravvissuto e potente, così anche la spina diventeràun giorno — per forza di cose, semplicemente aspettando74


— un nonno. Il messaggio è duplice, e cruciale per l'iominacciato della spina. Primo, alla caserma si può sopravvivere,a patto di rispettare prima, di incarnare e di trasmetterepoi, le norme informali, l'ethos e la sottocultura delgruppo: <strong>il</strong> nemico è l'anomia. Secondo, la recluta sarà nonno:la lenta progressione lungo l'asse del tempo nonstasi, è una crescita dell'infante regredito della prima fase (la"spina") fino al più-che-padre (<strong>il</strong> "nonno") della fase finale. E'crescita di potere in quanto recupero di potenza. Promette unarestitutio ad pristinum: <strong>il</strong> recupero della identità civ<strong>il</strong>e (ovvero:adulta e potente) che è stata sottratta dalla caserma al soldatoe che questi teme magicamente irrecuperab<strong>il</strong>e.Offerta di un gruppo e di un sistema sociale forte, di unasottocultura, di un contropotere, di una identità rassicurantee certa: sul piano sociologico e psicologico-sociale, per <strong>il</strong>soldato <strong>il</strong> nonnismo è tutto questo. Le privazioni che impone— e che la vittima accetta di fatto — sono <strong>il</strong> prezzo diabolicodi questo salvataggio dall'anomia.L ' atteggiamento del potere istituzionaleSu questa funzione latente del nonnismo si innesta <strong>il</strong> potereistituzionale per pervertirne gli esiti. Il nonno controb<strong>il</strong>ancial'anomia necessaria all'istituzione per attribuire laidentità di soldato. In risposta, la caserma muoverà lungo duedirezioni. Da un lato, ristab<strong>il</strong>irà in parte l'anomia giocandosulle tensioni che <strong>il</strong> nonnismo genera tra i soldati. Dall'altro,contemporaneamente, sfrutterà la sua tolleranza tacita per icomportamenti <strong>il</strong>legali del nonno e la paura che l'anziano hadi perdere i suoi priv<strong>il</strong>egi, per trasformarlo nel difensore dellostatus quo, nel gestore della legge (istituzionale) e delconsenso ai valori ufficiali all'interno della caserma.Un esempio può chiarire la complessità della rispostaistituzionale. Nel reparto in questione, ufficiali e sottoufficialiribadivano di continuo la validità ufficiosa della struttura percontingenti: l'anzianità faceva grado, si ordinava ai nuoviarrivati l'obbedienza e <strong>il</strong> rispetto per gli anziani, siconsentivano i rituali di contingente anche se sfociavano ineventi <strong>il</strong>legali come cerimonie degradanti versi i più " giovani",la maggior parte degli incarichi di r<strong>il</strong>ievo era concentrata nellemani dei "nonni", che erano pure tacitamente favoriti neiservizi: niente guardie e corvées di cucina, sabati e domenicheliberi, e così via. D'altro lato si avevano però cicliche75


inversioni di atteggiamento; un bel giorno <strong>il</strong> capitano"scopriva" che i "nonni" erano quasi sempre liberi e imponevadi eliminare le discriminazíoni per anzianità, un altro giornoeliminava un anziano da un incarico importante e losostituiva con un nuovo venuto; e poi improvvisamente pioggedi misure vessatorie contro <strong>il</strong> contingente "lavativo", ispezioninelle camerate (dove per tacito accordo i m<strong>il</strong>itari vicini alcongedo potevano sostare anche nelle ore di addestramento) eallo spaccio-truppa, e punizioni a non finire; intanto gli altricontingenti venivano coccolati e lodati, si spiegava loro chedovevano lavorare tanto era perché gli anziani non avevanovoglia di fare niente, che questa era una storia che dovevafinire, e loro dovevano denunciare tutti i soprusi, si sarebberopresi seri provvedimenti, ecc. La tattica era chiara: siriconosceva l'esistenza di una élite degli internati legittimatadall'anzianità, anzi <strong>il</strong> suo potere veniva gonfiatodall'attribuzione di incarichi, priv<strong>il</strong>egi e gradi; intanto però sitrasformava questa élite in bersaglio primario delledislocazioni dell'aggressività degli altri contingenti menopriv<strong>il</strong>egiati, e contemporaneamente si rendevano precari ipriv<strong>il</strong>egi degli anziani, minandone ciclicamente prestigio epotere. A questo punto la compatta struttura sociale deicontingenti poteva considerarsi seriamente minacciata: da unlato, i contingenti più "giovani" proiettavano sull'élite degli"anziani" l'aggressività generata dalla vita di caserma;dall'altra l'élite, continuamente messa in pericolodall'istituzione mediante l'ascesa dei gruppi subordinati,doveva riaffermare <strong>il</strong> suo potere accentuando <strong>il</strong> controllosociale sui meno anziani; l'ansietà di status aggrava così laspirale "aggressività spostata"/ "controllo sociale", mentre conun complesso gioco di specchi la casta m<strong>il</strong>itare sembravalegittimare e appoggiare sia la sopravvivenza della gerarchiaper contingenti, sia la ribellione dei contingenti nonpriv<strong>il</strong>egiati.In questo modo la funzione latente antianomica confluiscenelle funzioni manifeste di difesa dei priv<strong>il</strong>egi degli anziani daun lato, del divide et impera istituzionale dall'altro. Laconvergenza concretizzata dalla risposta della caserma aipericoli di una fine dell'anemia, trasforma i nomi in creatori egestori di una struttura microsociale in b<strong>il</strong>ico tra anomiapermanente e aggregazione distruttiva, tra frustrazionesistematica e gratificazioni regressive. Appunto l'equ<strong>il</strong>ibrio chel'istituzione cercava: una quadratura sociologica del cerchio76


che sembri tutta interna alle dinamiche del gruppo dei soldati(riguarda solo i nonni e gli altri contingenti) e occulti <strong>il</strong> ruolodel potere istituzionale, salvandolo dall'aggressivitàdell'internato.ANGOSCE E MECCANISMI DI DIFESAL'arrivo in casermaIl soldato che entra a far parte di una comunità m<strong>il</strong>itare èsottoposto fin dall'inizio a due tipi di angosce: depressive epersecutorie. Le prime sono in relazione all'esperienza dellaseparazione vissuta come perdita dei legami primari (famiglia,donna, amici, abitazione, luogo di residenza, lavoro, ecc.) che,oltre al valore affettivo intrinseco, servivano a dargli unaidentità attraverso una serie di ruoli più o menoarmonicamente integrati in un preciso quadro di riferimentoculturale. Le angosce persecutorie possono invece essere inrelazione al brusco impatto con l'istituzione m<strong>il</strong>itare (ordinicui è necessario obbedire senza discutere, abbandono degliabiti civ<strong>il</strong>i e imposizione dell'uniforme, taglio dei capelli evaccinazione obbligatori, ecc.) di cui solo confusamente e " persentita dire" conosce la cultura ma di coi avverteimmediatamente la pericolosità (continue allusioni a punizionie al carcere di Gaeta) derivata anche da questa stessaignoranza. Tipico esempio di tale situazione emotiva èl'angoscia che <strong>il</strong> soldato prova per <strong>il</strong> fatto di non conoscere conesattezza le gerarchie e <strong>il</strong> segno dei gradi dei superiori né leregole di comportamento la cui osservanza egli presume questipossano rigidamente aspettarsi. Non è solo <strong>il</strong> convergere diqueste angosce fondamentali che spinge <strong>il</strong> soldato verso unaregressione emotiva (tipica delle reclute) ma è anchel'istituzione m<strong>il</strong>itare che, spogliandolo nudo, manipolandolo erivestendolo in uniforme (privandolo così di quell'identitàpersonale che si era andato costruendo fino a quel momento),fornendogli vitto ed alloggio "gratis" e le m<strong>il</strong>le lire al giorno perle piccole spese, gli comunica in modo implicito che lui è unindividuo non autonomo, in tutto e per tutto dipendente per lasua sopravvivenza da altri e quindi immaturo, « non ancorauomo ». A ciò concorre anche la particolare situazione in cu<strong>il</strong>'istituzione pone l'individuo inserendolo in strutture collettive(squadra, plotone, compagnia) ma vietandogli al tempo stesso77


di ut<strong>il</strong>izzare tale associazione come memento di crescitapersonale attraverso l'instaurarsi di un rapporto dialetticogruppo-istituzione volto a recuperare ambiti di autonomia. E' <strong>il</strong>convergere di questi due fattori (angosce individuali epressione istituzionale) che spinge verso una regressioneemotiva la persona che si trova nel ruolo di recluta e chespiega l ' adozione, d parte di questa, di un meccanismo didifesa tipicamente infant<strong>il</strong>e: l'identificazione ( 1).L'identificazione col nonnoSono fondamentalmente due le figure che possono essereprese a modello, da parte dei nuovi arrivati, nella caserma: gliufficiali (generalmente vissuti come padri) ed i m<strong>il</strong>itari di levaprossimi al congedo (generalmente vissuti come fratellimaggiori). Più frequentemente l'identificazione si rivolge versoquesti ultimi in quanto <strong>il</strong> " nonno" rappresenta una figura chedimostra di aver saputo superare in analoga circostanzal'impatto con l'istituzione m<strong>il</strong>itare e specifica un ruolo che tuttisanno di poter ricoprire nella realtà una volta maturata lanecessaria anzianità di servizio. E' però importante notare chel'identificazione si rivolge contemporaneamente, anche se ingrado minore, verso le figure idealizzate degli ufficiali; questoappare più evidente nei "nonni" che ne imitano spesso <strong>il</strong>comportamento e, in particolare, <strong>il</strong> linguaggio. In tutti i casiperò l'identificazione sembra essere dello stesso tipo nel sensoche assume, in parte, le connotazioni dell'identificazione colpersecutore — in realtà infatti <strong>il</strong> "nonno" per la recluta el'ufficiale per <strong>il</strong> "nonno " sono figure con connotazioni anche( 1) Nel 1915, in Lutto e nzelanconia, S. Freud ha <strong>il</strong>lustrato per la prima voltai rapporti tra identificazione e introiezione mentre in L'io e l'es (1922) h aprecisato <strong>il</strong> tatto che questi due meccanismi fanno parte del normaleprocesso di sv<strong>il</strong>uppo dell'individuo e portano alla costituzione del Superio,Successivamente M. Klein ha osservato che non vi è soloun'identificazione che è conseguente ad un'introiezione di « oggetti esterni»nel « mondo interno», ma anche un'identificazione «proiettiva » connessaai processi di sv<strong>il</strong>uppo dei primi mesi di vita, quando cioè sono più attivi imeccanismi di scissione e <strong>il</strong> bambino si trova sottoposto a r<strong>il</strong>evantiangosce persecutorie (posizione schizoparanoíde). Prescindendo da unulteriore approfondimento di questo tema (che è tuttora oggetto di studioin campo psicoanalitico) ci limitiamo in questa sede a sottolineare come visiano situazioni in cui « oggetti esterni persecutori » vengono introiettati el'io si identifica con essi nel tentativo di porli sotto controllo; ciòavverrebbe quando la persecuzione è troppo intensa per essere sopportatae viene così negata trattando come ideale l ' oggetto persecutorio(identificazione col persecutore).78


positive. Quello che però va sottolineato è che larassicurazione che viene fornita da queste identificazioni èsempre prevalentemente stab<strong>il</strong>ita nei confronti di angoscepersecutorie la cui fonte viene via via individuata (a volteseguendo una scala gerarchica inversa rispetto a quella delleidentificazioni successive) in "oggetti esterni" diversi: ufficiali,comandante, istituzione m<strong>il</strong>itare, società civ<strong>il</strong>e (ad esempioquando è massimo l'adattamento alla cultura m<strong>il</strong>itare e vienevissuta con paura la fine del servizio di leva), nuove reclute,ecc. In questa prospettiva riteniamo legittimo un riferimento asituazioni molto differenti ma in cui sono stati evidenziatiprocessi psicodinamici sim<strong>il</strong>i.V.E. Frankl, in Uno psicologo nei lager, ricordando l'arrivoad Auschwitz, scrive: « E poi qualcuno apre con uno strappola porta del vagone, una piccola muta di internati, nei solitivestiti a strisce, si precipita nel vagone, <strong>il</strong> cranio rasato ma conun aspetto decisamente florido; parlano in tutte le possib<strong>il</strong><strong>il</strong>ingue europee, tutti ostentano una giovialità che in questomomento e in questa situazione pare grottesca. Come chi staper annegare s'afferra a un f<strong>il</strong>o di paglia, così quelfondamentale ottimismo che mi sorreggerà proprio neimomenti più diffic<strong>il</strong>i. s'aggrappa a questo dato di fatto: non hal'aria di star male, questa gente; hanno buona cera. e ridonopersino. Chi mi dice che non capiterò anch'io nella situazioneabbastanza fortunata e felice di questi detenuti? La psichiatriaconosce i sintomi del cosiddetto delirio di grazia: <strong>il</strong> condannatoa morte comincia, proprio negli ultimi istanti, a delirare chesarà graziato poco prima della sua esecuzione. Così, anche noici aggrappiamo a speranze e non abbiamo creduto finoall'ultimo che sarebbe stato, che poteva essere così tremendo.Guarda i volti di questi prigionieri, le loro guance paffute, legote rosee! Non sapevamo ancora che erano una élite. quelgruppo di internati scelti per accogliere i convogli di migliaia diuomini che ogni giorno — per anni — giungevano alla stazionedi Auschwitz, e cioè per prendere in custodia <strong>il</strong> loro bagaglio,insieme con i valori che ancora v'erano riposti, o meglio, nascosti:alcuni oggetti di uso quotidiano, i gioielli contrabbandati» (pp. 36-37). L'analogia con l'identificazione tra spina enonno è evidente. Dal canto suo Bettelheim descrive, in Ilprezzo della vita, l ' atteggiamento di alcuni prigionieri anziani,che si costruivano con stracci, panni vari e vecchie giacche,lontane imitazioni delle divise delle SS. Qui l'identificazione tral'anziano e l ' autorità istituzionale salda la catena delle79


identificazioni.L'identificazione coane introiezione di normeL'attribuzione della funzione di modello alla figura delnonno" risulta dunque specificata, come abbiamo visto inprecedenza, da una serie di caratteristiche che ne individuano<strong>il</strong> ruolo. La condizione posta alla recluta per attuare laidentifícaziene col "nonno" è quella di accettare di esserechiamato "spina" e di assumerne <strong>il</strong> ruolo; questo implica <strong>il</strong>riconoscimento formale dell ' autorità del "nonno" 'che puòanche passare attraverso <strong>il</strong> rito iniziatico del " gavettone" ( 2) ( 3)e la adesione alla sua cultura (attraverso l'apprendimento dellinguaggio e delle regole di comportamento).Questo processo può essere interpretato, in chiave psicodinamica,come l'esito di un'identificazione attraverso la qualevengono introiettate le norme fondamentali della vita m<strong>il</strong>itare:a) al superiore è dovuta obbedienza: «Ogni m<strong>il</strong>itare /... / deve:eseguire gli ordini con prontezza, lealtà ed esattezza,impiegando tutte le proprie capacità ed energie » (Fieg,Disciplina M<strong>il</strong>itare, art. 10); b) l'anzianità fa grado: « ...quando più m<strong>il</strong>itari si trovano insieme per qualsiasi motivosenza essere inquadrati in regolare comando o unità, tuttisono subordinati al più elevato in grado o, a parità di grado,al più anziano tra i presenti » (Art. 9).Risulta così chiaro che l'identificazione col "nonno",sottointendendo l'assunzione di ruoli norme e linguaggio specificidi un sottosistema culturale costituitosi nell'ambito dellacomunità dei m<strong>il</strong>itari di leva, è condizione implicita perl'adesione al sistema (l'istituzione m<strong>il</strong>itare) da cui tale sottosistemaha mutuato la struttura. La situazione assume cosìaspetti paradossali: mentre la recluta crede di riconquistarel'autonomia grazie alla identificazione col "nonno" (che riesce a( 2) Riti iniziatici sono quelli che sanciscono l'entrata di uno o più individuiin un gruppo sociale precostituito. A partire dagli studi sui « rites depassage », antropologi sociologi e psicoanalisti hanno compiuto, nellerispettive chiavi di lettura, svariate interpretazioni dei « riti di iniziazione». Le due espressioni, come sottolineato da B. Bettelheim in SymbolicWounds, non sono sempre equivalenti in quanto non tutti i riti iniziaticiriguardano <strong>il</strong> passaggio dall'adolescenza all'età adulta.( 3) Si intende per « gavettone » <strong>il</strong> bagnare qualcuno con qualcosa (acqua,feci, sapone, peli, ecc.); le varianti sono moltissime e riguardano sia lesostanze impiegate sia le condizioni e le modalità con cui l'atto vieneeffettuato.80


sottrarsi a certi obblighi imposti dal sistema), di fatto ricadeper via di questo stesso meccanismo di difesa, che implical'introiezione delle norme del « nonnismo » (che sono le stessedell'istituzione), in una situazione di dipendenza.Il nonnismo come rassicurazionedall'angoscia di castrazioneIl fenomeno risulta però meno paradossale se si consideranole cose sul piano simbolico e dal punto di vista delleemozioni. L'ingresso in una comunità masch<strong>il</strong>e scatena infattiin un giovane, qualora le condizioni ambientali spinganol'individuo verso una regressione (come avviene comunementenella caserma), <strong>il</strong> riemergere delle componenti omosessualirimosse. La notevole riduzione degli impulsi sessuali vienesignificativamente interpretata dalle reclute in modo delirantecome dovuta agli effetti del bromuro messo nei cibi e nellebevande: è questa una classica tematica persecutoriaricollegab<strong>il</strong>e al controllo di desideri e di spinte omosessuali.Trattandosi generalmente di persone "normali", gli aspettipsicopatologici si limitano di solito a questi spunti deliranti,culturalmente accettati, ed all'inibizione sessuale, <strong>il</strong> cuisignificato difensivo nei confronti dell'equazione simbolicainconscia: m<strong>il</strong>itare = castrato = omosessuale è a nostro avvisoevidente. Non a caso alla recluta viene detto di continuo che «<strong>il</strong> nonno è potente » (come tentativo di rassicurazione neiconfronti della transitorietà dell'inibizione sessuale e delleangosce che questa contribuisce a riattivare) e la culturatramanda un'immagine mistificata del soldato come simbolo divir<strong>il</strong>ità.Sulla base di queste considerazioni è possib<strong>il</strong>e tentare alcuneinterpretazioni del gavettone: su un piano di realtà esso,come tutte le forme di "scherzo" a cui la recluta non devereagire, ripropone la regola dell'obbedienza; ad un livello piùprofondo assume un valore rassicuratorio nei confronti delleangosce mob<strong>il</strong>izzate dall'impatto con l'istituzione m<strong>il</strong>itare (edin particolare con le figure degli ufficiali vissutipersecutoriamente come genitori castranti). In questo senso <strong>il</strong>gavettone si configurerebbe come un rito connesso ad unadinamica « uretrale », officiato dai " nonni"-fratelli sopravvissutiagli ufficiali-padri (significativa in tal senso è anche la sceltadel termine " nonno") ed ai loro cruenti riti iniziatici cherichiamano (ad es. nel simbolismo del taglio dei capelli) più81


arcaici e temib<strong>il</strong>i riti di castrazione. Riteniamo pertinente, aquesto punto, un riferimento alla « subincisione »nell'interpretazione di G. Ròheim ( 4).Proprio per <strong>il</strong> suo valore rassicuratorio <strong>il</strong> gavettone è laclassica punizione per chi « si sta allargando », cioè sta infrangendole regole. Un atteggiamento di aperta opposizione al« nonnismo » potrebbe infatti preludere, qualora l'individuoriuscisse a riprendersi questo primo margine d'autonomia, adun analogo comportamento verso <strong>il</strong> sistema m<strong>il</strong>itare cheinterverrebbe allora in modo più duro e repressivo. Ilgavettone, sul piano della realtà, rappresenta così un precisomessaggio a mantenere la sottomissione verso i "nonni", inquanto è solo per loro tramite che la "spina" può sperare inuna protezione dai superiori e in un margine (sia pur minimo)di autonomia dai rigidi regolamenti m<strong>il</strong>itari. Per altri versi la"bagnatura " della "spina " recalcitrante corrisponde al tentativodi recuperare <strong>il</strong> deviante nella comunità attraverso laripetizione del rito iniziatico. Ad un livello più profondo, <strong>il</strong>messaggio ultimo che passa col gavettone è che larassicurazione fornita nei riguardi dell'angoscia di castrazione( 4)B. Spencer e F.J. G<strong>il</strong>len descrivono la pratica rituale dellasubincisione presso tribù australiane; si tratta di un'incisione che vadaI meato urinario all'altezza dello scroto, in modo tale da mettere incomunicazione con l'esterno la cavità uretrale. G. Roheim descrive,sempre in Australia, i riti « ngallunga » (questo termine significa « noisiamo amici ») nel corso di alcuni dei quali gli uomini dicono: «Ngallunga! » e mostrano ai giovani « l'utero del pene » (come viene daloro chiamata la cavità ricavata dalla subincisione). La suainterpretazione di questi riti è che essi servono allo scopo di separarei giovani dalle madri ed inserirli nel gruppo degli adulti; <strong>il</strong> ritosarebbe cioè la drammatizzazione della separazione dal corpo fantasmatico materno e della rinascita nel corpo sociale. I1 processo siattua passando attraverso una « dinamica uretrale » che veicola lefantasie di separazione su di un livello « transizionale » tra lapersecuzione materna e quella paterna. In altri termini è come se, inquesta cultura, fosse considerato pericoloso (perché capace disuscitare intense angosce di castrazione) un troppo brusco contattocon una figura di padre fallico per cui si presenta una figura paternasimbolicamente bisessuale.Diventa allora sug g estivo <strong>il</strong> parallelo tra la funzione della figura del"nonno" (intermediario nel processo di identificazione con l'ufficiale edi introiezione delle norme m<strong>il</strong>itari) e quella dell'adulto subinciso dicerti riti « ngallunga » (intermediario nel processo di passaggiodall'attaccamento alla madre all'adesione alla « società dei padri »).Entrambi infatti, avulsi dal loro contesto, potrebbero essereconsiderati figure transizionali in un ipotetico processo diidentificazione con un « padre fallico », di cui servirebbero acontrollare la persecutorietà, assolvendo contemporaneamente lafunzione di ridurre le angosce relative al distacco dalla madre(ambiente pre-m<strong>il</strong>itare).82


dall'essere ammessi nella comunità dei "nonni"-fratelli èsempre subordinata alla rinuncia all'autonomia, all'obbedienzaalle regole, all'adesione ad una sottocultura mistificante.Quanto sopra esposto a proposito dell'inconscio significatorassicuratorio del gavettone rende ragione, in parte,della sua sopravvivenza nonostante l'intensità delle angosceche vengono provate da chi lo subisce. Anche queste d'altraparte non sono certe spiegab<strong>il</strong>i solo sul piano razionale, inquanto non sono giustificab<strong>il</strong>i dal fatto di doversi cambiare gliabiti e di non poter dormire sul letto bagnato. E' questoessere bagnati (che, sul piano simbolico, significa anche probab<strong>il</strong>mente<strong>il</strong> dover riconoscere l'avvenuta regressione adun'epoca in cui non si era in grado di controllare neppure glisfinteri) <strong>il</strong> motivo di tale intensità d'angoscia, per cui unsoldato può anche restare tutta la notte sveglio, con gli occhisbarrati, nel terrore di subire <strong>il</strong> gavettone. I nonni bagnatori ela spina bagnata agiscono (attraverso una scissione, nei dueruoli comportamentali, ed una proiezione, che consente dicontrollare (« parti » pericolose del sé — ed è <strong>il</strong> contestoambientale a definire quali in base ai ruoli) i due momenti diuna stessa angosciante fantasia inconscia sul temadell'impotenza a controllare la propria distruttività (sadismouretrale) e/o la propria componente omosessuale.Conclusioni83


Sul piano sociale, <strong>il</strong> « nonnismo » struttura <strong>il</strong> gruppo e loprotegge contro l'anomia organizzata del potere istituzionale.Contemporaneamente però, esso media nel gruppo le norme, ivalori e le forme di organizzazione sociale più funzionali allacaserma.Sul piano psico-sociale, <strong>il</strong> "nonno" come ruolo puntellal'io relazionale del neosoldato, ma secondo modalità e formeche garantiscono la "socializzazione riuscita" della recluta,cioè <strong>il</strong> suo consenso interiorizzato all'istituzione.Sul piano psicologico, l'identificazione con <strong>il</strong> nonno (sianei suoi aspetti idealizzati che persecutori) consente di superare,attraverso gratificazioni surrogate e regressive, la crisi diidentità e le angosce mob<strong>il</strong>izzate dall'aggressione istituzionale.Ai tre livelli dell'analisi, la molteplice ambiguità funzionaledel nonnismo culmina in un identico paradosso: difendendosidall'istituzione si conferma l'istituzione.riassuntoGli AA. analizzano <strong>il</strong> fenomeno del « nonnismo » in caserma comeesempio di sistema di controllo sociale in un'istituzione totale. Lostudio è condotto sia su un piano sociologico che psicologico e portaall ' individuazione di una funzione omeostatica del fenomeno che presentauna duplice valenza protettiva: nei confronti delle reclute(esposte ad una crisi d ' identità nell ' impatto con la caserma) e neiconfronti dell'istituzione (esposta ad analoga crisi per l'ingresso digiovani estranei alla vita ed alla mentalità m<strong>il</strong>itare). Il nonnismo èl'espressione di una sottocultura che ha integralmente mutuato ruolinorme e linguaggio da quelli della cultura m<strong>il</strong>itare nel tentativo diriformularli in una versione che è solo apparentemente originale.Esso consente così all'istituzione di raggiungere i propri fini evitandouno scontro violento con le reclute e lasciando a queste l'<strong>il</strong>lusione 'dinon essere state del tutto controllate dall'istituzione stessa. Ciòavviene grazie ad un complicato gioco di identificazioni checostituisce <strong>il</strong> substrato psicologico del fenomeno.summary84


The authors analyse the phenomenon of the « old-handism » (nonnismo)in the barracks life as example of a social control system in atotal institution. The study is pursued both on sociological and psychologicallevels and leads to the individuation of a homeostatic functionof the phenomenon, presenting double protective effect: towardsthe recruits (exposed to a crisis of identity in the impact with the life inthe barracks) and towards the institution (exposed to an analogouscrisis for the impact with young men who are alien to the m<strong>il</strong>itary lifeand mentality). The « old-handism » is expression of a subculture,which has totally borrowed roles, norms and language from the m<strong>il</strong>itaryculture, in the attempt to reformulate them in aversion, which isonly apparently original. The institution is thus allowed to reach itsgoals, avoiding violent clash with the recruits and leaving them the<strong>il</strong>lusion to have partially avoided the control by the institution itself.This happens thanks to a complicated game of identifications,constituting the psychological base of the phenomenon.résuméLes auteurs analysent le phénomène du «nonnismo » dans la casernecomme exemple d'un système de contrôle social dans une institutiontotale. L'étude est menée sur les plans sociologique et psychologiqueet porte à l'individuation d'une fonction homéostatique du phénomènequi présente une double valence protectrice: à l'égard desrecrues (exposées à une crise d ' identité dans l'impact avec la caserne)et à l'égard de l'institution (exposée à une crise analogue à cause del'impact avec des jeunes gens qui sont étrangers à la vie et mentalitém<strong>il</strong>itaires). Le « nonnismo » est l ' expression d'une sous-culture qui aintégralement enprunté ses rôles, normes et language à ceux de laculture m<strong>il</strong>itaire, en essayant de les reformuler dans une version quin ' est qu ' apparemment originale. Il permet ainsi à l ' institution d'atteindreson but, évitant un choc violent avec les recrues et laissant àcelles-ci l ' <strong>il</strong>lusion de ne pas avoir été complètement contrôlées parl ' institution même. Ce fait se produit grêce à un jeu d ' identificationscompliqué qui représente le substrat psychologique du phénomène.85


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