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Hako 39 - Femminismoruggente.it

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HAKOMAGAZINEIncontri con le culture dell’america indigena Estate 2008Amazzonia 1


estate 2008HAKOIncontri con le culture dell’america indigenaSommarioestate 20084 . Intenti5 . Ed<strong>it</strong>oriale7 . Il trattato di Tordesillas13. Igapò, Várzea e TerraFirme21. Il FOIRN35. La Scuola come fucina d<strong>it</strong>radizioni indigene43. Popoli indigeni e sviluppoProssimamenteAmazzonia 2I russi in AmericaUn giaguaro (foto di S. Busatta)In copertina : “American Artemis”, creazione 3D di Flavia Busatta; particolare dai petroglifi diToca do Morcego a São Raimundo Nonato.In quarta di copertina: Maschera cerimoniale dell’etnia Kalapalo, Xingu.Corrispondenza:<strong>Hako</strong> - via N. Tommaseo 2435131 Padova e-mail: info@hakomagazine.nethttp://www.hakomagazine.netDirettore responsabile: Marco CrimiRedazione: Sandra e Flavia BusattaElaborazione dig<strong>it</strong>ale: Lucas CranachStampato in proprioAutorizzazione Tribunale di Padovan. 1542 del 28.2.19953


Amazzonia 1 estate 20084


estate 2008HAKOEd<strong>it</strong>orialeCon il crollo dell’impero sovietico il Sud America scomparve per un po’dalla scena mondiale, infranti i sogni rivoluzionari dai risultati elettorali,ma soprattutto dalla mancanza di finanziamenti per sostenere leguerriglie, o per sconfiggerle, dati dall’URSS e dagli USA. Stretto nellamorsa del narcotraffico, dell’inflazione galoppante, della bancarotta,di piani di sviluppo sbagliati, di istanze ambientaliste utopistiche,della diffusione dell’AIDS e del turismo sessuale e di movimentiindigenisti/rivoluzionari e/o gansteristico/reazionari, il continentesudamericano, e l’Amazzonia in particolare, sembrava destinato a seguirel’Africa sulla china del declino. Probabilmente proprio in questamancanza di riflettori sta invece il rapido crescere di nuove possibil<strong>it</strong>àe potenze regionali dal Brasile di Lula al Venezuela di Chavez, allaColombia di Uribe. In tutti questi progetti un ruolo centrale giocano ivasti bacini del Rio delle Amazzoni e dell’Orinoco ricchi di materieprime e per questo contesissimi.In questo numero cercheremo di mettere in luce alcuni aspetti del sistemaAmazzonia per poter dare ai nostri lettori propettive e informazionispesso riservate a pochi. La redazione di HAKO, tuttavia, come in altreoccasioni, non è necessariamente d’accordo con tutti gli articoli presentati.Per esempio, l’arroganza ideologica dell’articolo sulla scuola mostrasia ingenu<strong>it</strong>à che ignoranza del dibatt<strong>it</strong>o teorico di fondosull’alfabetizzazione. E’ stato però inser<strong>it</strong>o perchè rappresenta bene lospir<strong>it</strong>o che guida la maggioranza del personale delle ONG e dell’accademiamil<strong>it</strong>ante sull’argomento.5


Amazzonia 1 estate 2008Papa Alessandro VI Borgia, particolare di un affresco rappresentante la Resurrezione, dipinto tra il 1492 e il1495 dal Pinturicchio (1454 - 1513 [59]) nella Sala dei Misteri degli appartamenti Borgia in Vaticano.6


estate 2008HAKOMeridiani e paralleliIl Trattato di TordesillasIl trattato di Tordesillas divise la terra in due parti,una attribu<strong>it</strong>a alla Spagna e una al Portogallo; questoè il motivo per cui il Brasile divenne portoghese.Il Trattato di Tordesillas 1 , firmato aTordesillas, nella provincia diValladolid, Spagna, il 7 giugno 1494divideva le terre da poco scoperte aldi fuori dell’Europa, dandole inproprietà esclusiva a Spagna ePortogallo, lungo la linea del meridianoche passava a 370 leghe aovest delle Isole di Capo Verdenell’oceano Atlantico a occidentedella costa continentale africana.Questo punto era circa a metà delladistanza tra le isole del Capo Verde,già conquista portoghese, e le nuoveterre scoperte da Cristoforo Colombonel suo primo viaggio (rivendicatedalla Spagna), chiamate nel testo deltrattato Cipangu e Antilia (ovveroCuba e Hispaniola).Secondo il trattato le terre a est dellalinea, detta poi la Raya, sarebberoappartenute al Portogallo e le terre aovest alla Spagna. Il trattato furatificato in Spagna dalle corone diCastiglia (Isabella) e di Aragona(Ferdinando) e dal Portogallo.L’altra parte del mondo fu divisa,alcuni anni dopo, dal trattato diSaragozza, firmato il 22 aprile 1529,che specificava l’antimeridianocorrispondente alla Raya come lineadi confine.Il trattato di Tordesillas dovevarisolvere la disputa che si era creatadopo il r<strong>it</strong>orno di Colombo. Nel 1481la bolla papale Aeterni regis avevagarant<strong>it</strong>o tutte le terre a sud delleisole Canarie al Portogallo, ma il 4marzo 1493, il papa spagnolo AlessandroVI Borgia aveva decretato,con la bolla Inter caetera, che tutte leterre a ovest e a sud della linea dapolo a polo che correva a 100 leghe aovest e a sud di ogni isola delleAzorre (portoghesi) e del CapoVerde, avrebbero dovuto appartenerealla Spagna, mentre i terr<strong>it</strong>ori giàsotto la cristian<strong>it</strong>à nel 1492 avrebberodovuto rimanere intoccati.La bolla non menzionava il Portogalloo le sue terre, perciò il Portogallonon poteva reclamare terre scoperteper la prima volta anche se esse s<strong>it</strong>rovavano a est della linea. Un’altrabolla, Dudum siquidem, int<strong>it</strong>olataanche Estensione della concessioneapostolica e donazione delle Indie,datata 25 settembre 1493, concedevaalla Spagna tutte le terre continentalie le isole che appartenevanoall’India, anche se a est della linea.Il sovrano portoghese Giovanni IInon fu affatto contento di questasistemazione, essendo dell’idea chegli concedeva troppa poca terra -impedendogli di impossessarsidell’India, il suo primo obiettivo,dato che per il 1493 gli esploratoriportoghesi avevano raggiunto solo lacosta orientale dell’Africa. Egl<strong>it</strong>rattò allora con Isabella di Castigliae Ferdinando di Aragona, sovrani diSpagna, per spostare la linea un po’più a ovest e per avere il permesso direclamare tutte le terre scoperte inanteprima a est della Raya. Iltrattato in effetti contraddiceva labolla di Alessandro VI, ma nel 1506fu sanc<strong>it</strong>o da Giulio II, succedutocome papa al Borgia, con una nuovabolla. Tutte queste spartizionifurono fatte senza che nessuneuropeo avesse mai visto parte delleterre in disputa. In base all’accordola Spagna si attribuiva la maggiorparte delle Americhe. La parte piùPagina del Trattato di Tordesillas, copiaconservata alla Biblioteca Nazionale diLisbona.7


Amazzonia 1 estate 2008orientale del’’odiernoBrasile, che fu scoperta daPedro Alvarez Cabral nel1500, fu concessa al Portogallo.La divisione non eraimposta in modo fiscale -gli spagnoli non si opposeroall’espansione portoghesein Brasile oltre il meridiano- e d’altra parte esso rimasesenza significato dal 1580al 1640 quando le corone diSpagna e Portogallo furonoun<strong>it</strong>e sotto un unico sovrano.Questa s<strong>it</strong>uazione fudefin<strong>it</strong>a solo col trattato diMadrid del 1750 che garantivaal Portogallo il dominiodelle terre che giàoccupava in Sud Americaanche se questo trattato fupoi sub<strong>it</strong>o respinto dallaSpagna.La RayaIl trattato di Tordesillas indicava lalinea di demarcazione in leghedalle isole del Capo Verde, ma nonspecificava questa linea in gradi, néspecificava da quale specifica isolapartire, né l’un<strong>it</strong>à esatta corrispondentealla lunghezza di una lega.Di fatto il trattato stabiliva che taliquestioni dovessero essere risolteda un viaggio congiunto che nonavvenne mai. Il numero di gradipuò essere determinato attraversouna proporzione tra le leghemarine e i gradi che si applicavanoalla misura della Terra, o attraversouna specificalega marinaapplicata all’esattadimensioneterrestre.La prima posizionespagnola fuforn<strong>it</strong>a da JaimeFerrer nel 1495su richiesta e peril re e la regina diLa Raya come indicata nel mappamondo di Cantino del 1502.Spagna. Egli stabiliva che la lineadi demarcazione si trovava a 18°ovest di Fogo, la più centrale delleisole del Capo Verde secondoHarrisse (1897), che si trova allalong<strong>it</strong>udine di 24°25’ W rispetto aGreenwich. Perciò Ferrer pose lalinea a 42°25’W sulla sua sfera cheera più grande di quella da noi oggistimata di circa il 21,1%. Ferrerstabilì inoltre che la sua lega erapari a 32 stadi Olimpici, ovvero eradi 6.15264 km secondo Harrisse,così per Ferrer la Raya si trovavaa 2,276.5 km a ovest di Fogo a47°37’W sulla nostra sfera 2 .La prima posizione portoghese sipuò trovare sul planisfero diCantino del 1502. Poichè la sualinea di demarcazione si trova ametà tra il capo di Saint Roque (ilcapo più nordorientale del SudAmerica) e la foce del Rio delleAmazzoni (il cui estuario è indicatocome Todo esto mar he de aguadoçe [Tutto questo mare è di acquadolce] e il fiume come Rio Grande[Gran Fiume]), Harrisse deduceche la linea fosse a 42°30’W sulnostro planisfereo. Harrisse (1897)I vari punti proposti peril passaggio de La Rayain base alle possibiliinterpretazioni de<strong>it</strong>rattati di Tordesillas eSaragozza.8


estate 2008HAKOcredette che il largo estuariosub<strong>it</strong>o a ovest della linea sullamappa di Cantino fosse quello delRio Marañhao (questo estuario ènoto come Baìa de São Marcos e ilfiume è ora chiamato Mearim), lacui portata è così bassa che il suogolfo non contiene acqua dolce 3 .Nel 1518 Martin Fernandez deEnciso fornì una nuova interpretazionespagnola. Harrisse concluseche Enciso aveva posto la sua lineaa 47°24’W sul suo mappamondo(che era del 7,7% più piccolo delnostro), ovvero a 45°38’W sulnostro. Enciso decrisse anche lamorfologia costiera presso cuipassava la linea, ma in un modomolto confuso. Harrisse (1897)concluse da questa descrizione chela linea di Enciso potesse esserevicino alla foce del Rio delle Amazzoni,tra i 49° e i 50°W 4 .Nel 1524 i piloti spagnoli (cap<strong>it</strong>anidi nave) Thomas Duran, SebastianCaboto (figlio di Giovanni Caboto)e Juan Vespucci (nipote di AmerigoVespucci) fornirono la loro opinionealla Junta di Bajadoz, il cuifallimento nel risolvere la disputaportò al trattato di Saragozza. Essispecificarono che la linea era a 22°più circa 9 miglia a ovest del centrodi Santo Antão (la più occidentaledelle isole di Capo Verde), dacui Harrisse concluse che era a47°17’W della loro sfera (3,1% piùpiccola della nostra) e a 46°36’Wsulla nostra 4 .Nel 1524 i portoghesi presentaronoalla Junta di Bajadoz un globo sucui la linea era tracciata a 21°30’ aovest di Santo Antão (a 22°30’ sulnostro mappamondo).Le Molucche, dal “Livro das Plantas das Fortalezas, Cidades e Povoes do Estado da IndiaOriental” del XVII secolo.nuova terra che avessero scoperto,la Spagna a ovest e il Portogallo aest anche se essi si fossero sorpassatidall’altra parte del globo 7 . Mala scoperta portoghese delle prezioseMolucche nel 1512, fornì l’occasionealla Spagna, nel 1518, imporrenella discussione che il trattatodi Tordesillas dividesse la Terra indue emisferi uguali. Dopo che lenavi superst<strong>it</strong>i della flotta diMagellano avevano vis<strong>it</strong>ato leL’antimeridianoInizialmente la linea di demarcazionenon abbracciava tutta laterra. Di fatto Spagna e Portogalloavrebbero potuto conquistare ogniCarta anonima del 1522, attribu<strong>it</strong>a a PedroReinel, un cartografo portoghese al serviziodella Castiglia. In essa si possono vedere leIsole Molucche, erroneamente collocate a estdel meridiano di Tordesillas (linea rossa), nell’hemisfério castelhano (emisfero castigliano).9


Amazzonia 1 estate 2008Molucche nel 1521, la Spagnadichiarò che queste isole eranoall’interno del suo emisfero occidentale.Nel 1523 il Trattato diV<strong>it</strong>oria, chiese alla junta di Bajadozdi riunirsi nel 1524 per cui le duenazioni cercarono di accordarsi perl’antimeridiano, ma fallirono. Allafine esse accettarono nel trattato diSaragozza (Zaragoza) che la Spagnaavrebbe rinunciato alle sueambizioni sulle Molucche dietropagamento di 350.000 ducati d’oroda parte del Portogallo. Per impedireche la Spagna incamerasse leMolucche portoghesi, l’antimeridianodoveva essere di 297,5 leghe,ovvero passare a 17° a est delleMolucche, attraverso le isole di LasVelas e Santo Thome 8 . Questadistanza era di poco minoredelle 300 leghe determinate daMagellano come la distanza occidentaletra le Isole de los Ladrones(Marianne) e l’isola filippina diSamar, che è proprio ad ovest delpunto nord delle Molucche.Le Molucche sono un gruppo diisole immediatamente a ovest dellaNuova Guinea. Tuttavia a differenzadell’attuale grande arcipelagoindonesiano delle Muluku Islands,per gli europei del XVI secolo leMolucche era una piccola catena diisole, ma anche il solo luogo sullaterra dove crescessero i chiodi digarofano (Syzygium aromaticum, oEugenia aromaticum o Eugeniacaryophyllata), sub<strong>it</strong>o a nord dellagrande isola settentrionale delleMaluku, Halmahera (detta alloraGilolo). I chiodi di garofano eranocosì valutati dagli europei per i lorousi medicinali che essi valevanoMappa delle Molucche di Blaeu, incisione su rame esegu<strong>it</strong>a a Amsterdam nel 1630.tutto il loro peso in oro 10, 11 . Lemappe del XVI e XVII secolo e ledescrizioni indicano che le isoleprincipali erano Ternate, Tidore,Moti, Makian e Bacan, benchéquest’ultima fosse spesso ignorataanche se era di gran lunga la piùgrande 12, 13, 14 . L’isola principale eraTernate nell’estrem<strong>it</strong>à settentrionaledella catena (0°47’N, solo 11 km didiametro), sulla cui costa sudoccidentale,tra il 1522-23 15 , iportoghesi costruirono un forte inpietra (São João Bautista) che, inbase al trattato di Saragozza, potevasolo essere riparato, ma non modificato.Questa catena di isole corre danord a sud, occupa 2 gradi di lat<strong>it</strong>udinee viene divisa in due dall’Equatorea circa 127°24’E con Tidore,Ternate, Moti e Makian a nord eBacan a sud.Benché non si sia ancora identificatal’isola di Santo Thome deltrattato, le c<strong>it</strong>ate Islas de Las Velascompaiono in una storia spagnoladella Cina del 1585, nella mappadel mondo di Petrus Plancius del1594, su una mappa anonima delleMolucche nell’edizione londinese diLinschoten del 1598 e in una mappadel mondo di Petro Kaerio del 1607.Esse sono identificate come unacatena di isole che va da nord a sudnel Pacifico nordoccidentale e che inquel periodo sono chiamate ancheIslas de los Ladrones 16, 17, 18 . Nel1667 la Spagna cambiò loro nomein Isole Marianne, che includonoGuam nella loro estrem<strong>it</strong>à meridionale.La long<strong>it</strong>udine di Guam,144°45’E, è a oriente della long<strong>it</strong>udinedelle Molucche (1127°24’E) di17°21’, un dato notevolmentevicino, dal punto di vista de<strong>it</strong>rattati del XVII secolo, ai 17° Estdel trattato. Questa long<strong>it</strong>udinepassa attraverso l’estrem<strong>it</strong>à orientaledell’isola di Hokkaido, la piùsettentrionale dell’arcipelagogiapponese, e attraverso la puntaorientale della Nuova Guinea che èdove Frédéric Durand pose la lineadi demarcazione 19. . Moriarty eKeistman segnarono la linea didemarcazione a 147°E misurando16.4° a est dell’estrem<strong>it</strong>à occidentaledella Nuova Guinea (ovvero17° a est di 130°E) 20 . Malgrado lachiara dichiarazione del trattatoche la linea passava 17° a orientedelle Molucche, alcune fonti pongonola linea sub<strong>it</strong>o a oriente delleMolucche 21, 22, 23 .Il trattato di Saragozza non modificòné chiarì la linea di demarcazionedel trattato di Tordesillas, nèconvalidò la teoria della Spagna didue emisferi uguali (180° ciascuno)in modo che le due linee dividesserola Terra in parti uguali. Laporzione portoghese era circa 191°,mentre quella spagnola circa 169°.Entrambe le porzioni avevanoun’incertezza di ± 4° dovuti allalarga varietà delle opinioni circa la10


estate 2008HAKOposizione della linea di Tordesillas.Il Portogallo ottenne il controllo d<strong>it</strong>utte le terre e i mari a ovest dellalinea di Saragozza, inclusa tuttal’Asia e le sue isole più vicineappena “scoperte”, lasciando allaSpagna la gran parte dell’oceanoPacifico. Benché le Filippine nonfossero nominate dal trattato, laSpagna implic<strong>it</strong>amente lasciòperdere ogni rivendicazione sullestesse, dal momento che eranomolto a ovest della linea. Tuttavianel 1542, il re Carlo V decise dicolonizzare le Filippine, pensandoche il Portogallo non avrebbeprotestato troppo vigorosamente,visto che l’arcipelago non avevaspezie, ma fallì nell’impresa. Il reFilippo II, sal<strong>it</strong>o al trono nel 1565,stabilì un primo posto commercialea Manila. Oltre al Brasile e alleMolucche, il Portogallo avrebbealla fine avuto il controllo diAngola, Mozambico, Guinea-Bissau, São Tomé e Principe, inAfrica, Goa, Daman e Diu in India,Timor Est e Macao in EstremoOriente.La c<strong>it</strong>tà di Ternate nel XVII secolo.NoteQuesto articolo con ottime referenze e bibliografiaè tratto da Wikipedia. Ringraziamo l’anonimocuratore.1.Gli originali del Trattato sono conservati nell’ArchivioGeneral de Indias in Spagna enell’Arquivo Nacional da Tore do Tombo in Portogallo.2.Davenpot, pp. 85, 171.3.Harrisse, pp. 91–97, 178–190.4.Harrisse, pp. 100–102, 190–192.5.Harrisse, pp. 103–108, 122, 192–200.6.Harrisse, pp. 138–1<strong>39</strong>, 207–208.7.Harrisse, pp. 207–208.8.Bourne E. G., “Historical Introduction”, in Blair.9.Trattato di Saragozza in Blair.10.Lod Stanley of Alderley, The first voyage roundthe wold, by Magellan, London: Hakluyt, 1874,p.7111.Eaya, pp.1-312.Con, p.xxiv.13.Gavan Daws e Marty Fuj<strong>it</strong>a, Archipelago: TheIsles of Indonesia, (Berkeley: Univers<strong>it</strong>y diCalifonia Press, 1999), p.98 (early 1500s).14.The Portuguese in the Moluccas and in theLesser Sunda Islands di Marco Ramerini, in.15.Lord Stanley of Alderley, The first voyage roundthe world, by Magellan, London: Hakluyt Society,1874, pp. 126–7.16.Eaya, p.117. Dopo l’Unione Iberica (1580–1640)e l’effettiva conquista olandese delle Molucche(1605–1611, pp. 152–3), il forte fu distrutto daglispagnoli nel 1666 durante la loro r<strong>it</strong>irata verso leFilippine. (p.156)17.Knowlton, p.341. Le isole furono chiamate sia“las Velas” che “los Ladrones” in una c<strong>it</strong>azioneda Padre Juan González de Mendoza nellaHistoria de las cosas más notables, r<strong>it</strong>os ycostumbres del gran Reino de la China, 1585).18.Cotesao, p.224, con mappe dettagliate che nominanoogni singola isola in differenti mappe.19.John O. E. Clark, (ed.), 100 Maps (New Yok:Sterling, 2005) p.115, ISBN 1402728859.20.The cartography of the Orientals and SouthernEuropeans in the beginning of the westernexploration of South-Est Asia from the middle ofthe XVth century to the beginning of the XVIIthcentury di Frédéric Dure.21.Filippo II ordinò il viaggio del Primo Galeoneda Manila.21.Lines in the sea di Giampiero Francalanci e altri,p.3; circa 129°E o solo 1.5° a est delle Molucche.22.Linee di Demarcazione 1529 circa 134°E o 6.5°a est delle Molucche.23.Infoblatt Das Ze<strong>it</strong>alter der großen Entdeckungsfahrtensui 135°E o 7.5° est delle Molucche.Bibliografia essenzialeBlair E. H., (ed.), The Philippine Isles, 1493-1803(vol 1 di 55); Davenpot. F. G., European Treatiesbearing on the History di the Un<strong>it</strong>ed States and<strong>it</strong>s Dependencies to 1648, Washington, DC, 1917/1967; Harrisse H., The Diplomatic History of America:Its first chapter 1452-1493-1494, London:Stevens, 1897; Eaya L. Y., The world of Maluku:Estern Indonesia in the early modern periodHonolulu, 1993; Con C., The Scents of Eden, NewYok, NY, 1998; Knowlton E. C., “China e the Philippines”in El Periquillo Sarniento”, HispanicReview 31 (1963) 336-347; Cotesao A., “AntonioPereira e his map of circa 1545”, GeographicalReview 29 (19<strong>39</strong>) 205-225.11


Amazzonia 1 estate 2008Sopra: Ecosistemi del Bacino Amazzonico.La morfologia del continente sudamericano a sinistra nel Tardo Cretaceo (83-67 Ma) e a destra nel Pliocene ( Ma ad oggi).12


estate 2008HAKOMorfologiaIgapò, Várzea e Terra FirmeLa morfologia della foresta amazzonica ha sempredeterminato il popolamento, l’uso e lo sfruttamentodel bacino del Rio delle Amazzoni.Flavia BusattaGli sconvolgimenti geologici cheiniziarono tra la fine del Miocene el’Olocene modificarono totalmente e inmodo unico la morfologia geologica delBacino del Rio delle Amazzoni. DellaCordigliera andina la parte meridionaleè la più antica essendosi innalzataall’inizio del Cenozoico, circa 65milioni di anni (Ma) fa. La maggiorparte delle Ande centrali si innalzòsoprattutto nel medio e tardo Miocene(24-10 Ma), mentre l’innalzamentodella porzione settentrionale avvennenel Plio - Pleistocene (5,2 - 1,8 Ma).Con il sollevarsi delle Ande centrali ibassipiani “pre-Amazzonici” cheformavano un mare interno continentale,divennero un gigantesco lagointerno che lentamente mutava leproprie acque, che erano state salmastreper milioni di anni, in dolci e chegradualmente cominciò a riempirsi deisedimenti andini mentre il terreno s<strong>it</strong>rasformava in una palude di acquanera punteggiata da isole di terrenoasciutto non soggetto a inondazioni(terra firme). Questi terreni più elevatiera percorsi ed erosi da tributari difiumi più larghi, come il proto-Rio delleAmazzoni e il proto-Orinoco, cheinizialmente si gettavano nell’OceanoPacifico. Le selve di tipo rivierascodovettero adattarsi alla nuova inondazionedi acqua nera annuale evolvendosinelle specie vegetali ancor oggiesistenti nelle foreste, dette igapó 1 , e laloro morfologia testimonia la loroantich<strong>it</strong>à. Durante il tardo Mioceneanche un certo numero di animalimarini, come molluschi (conchiglie,ostriche e m<strong>it</strong>ili), gamberi, granchi,pesci (razze e squali), tartarughe,caimani, lamantini e delfini, si adattaronogradualmente all’acqua dolce.Quando, circa 12 milioni di anni fa, ilRio delle Amazzoni riuscì a spezzare ilponte tra gli scudi guayanico e brasiliano,presso Santarem, il suo corsocominciò a fluire verso l’OceanoAtlantico e l’Orinoco si versò Mar deiCaraibi. Dal fianco orientale dellagiovane catena delle Ande scendevanocorsi d’acqua che portavano e depos<strong>it</strong>avano,nella loro corsa verso l’Atlantico,enormi quant<strong>it</strong>à di fertile limo provenientedall’erosione dei nuovi terrenivulcanici. Ebbe così origine un secondotipo di foresta inondata, detta a várzea,che si adattò all’alluvione stagionale diacque fangose, dal color caffe-latte ericche di limo, di nutrienti e di saliminerali.Nel bacino amazzonico tre sono i tipidi acqua, classificati in base allatorbid<strong>it</strong>à e al grado di acid<strong>it</strong>à (pH).Le acque nera e chiara sono i tipi piùLe acque nere del Rio Negro entrano inquelle bianche del Rio delle Amazzoni.13


Amazzonia 1 estate 2008Meandri in Amazzoniaantichi. I fiumi di acqua nera drenanosoprattutto i terreni delle forestee delle savane in aree con suoliestremamente poveri e sabbiosi (peresempio il Rio Negro e molti fiumidel bacino centrale delle Amazzon<strong>it</strong>agliano piccoli interfluvi con suolisabbiosi) e presentano un’acquacolor coca-cola, ricca di acidi folicicon pH acidi con valori attorno a 3-4.I fiumi ad acqua chiara scorronoprevalentemente sulle aree rocciosepre-Cambriane dello Scudo Brasiliano(ad esempio i fiumi Tapajós,Xingú e Aripuana) e dello ScudoGuayanico (per esempio i fiumiMarauiá, Padauarí, Demeni eBranco e tutti i fiumi delle Guayaneche scorrono in direzione sud-nordverso il Mar dei Caraibi). I fiumi diacqua chiara hanno acque cristallineper la maggior parte dell’anno e unpH neutro (attorno a 7). I fiumi diacqua bianca scorrono sempreattraverso regioni con fertili suoli diorigine vulcanica (ad es. i fiumiSolimões 3 , Rio delle Amazzoni,Ucayali, Putumayo, Japurà, Juruà,Purùs, Madeira, Javarí e i fiumiJapura/Caquetá come pure i lorotributari minori) e trasportano ilfertile limo che dà alle loro acque uncolore crema, ricco in sospensioni eleggermente basico con valori di pHtra 7 e 8.L’intero bassopiano amazzonico èpercorso da più di un migliaio difiumi, la maggior parte dei qualiinonda il proprio piano alluvionalesu base annua (“la piena annua”)con il picco dell’inondazione coincidentecon la fine della stagione dellepiogge. Le foreste alluvionali cheorlano i fiumi e i laghi per tratti dai10 a 100 km, si asciugano durante lastagione secca che dura circa 5-6mesi. La foresta rivierasca vieneinondata per periodi superiori ai 6-8mesi e il massimo della piena puòraggiungere i 7-13 metri. I vari tipidi foresta alluvionale sono associatial tipo di acque che li inondano;quelle da acqua chiara e da acquanera, o foreste igapó, sono del tipopiù antico, ma benchè condividanoalcuni tratti, sono molto diversenella composizione vegetale. Laforesta inondata da acqua bianca èchiamata foresta a várzea. E’ interessantecome la maggior parte dellespecie vegetali delle foreste alluvionaliaccordi la propria stagionefruttifera con il massimo del picco dipiena durante la seconda parte dellastagione delle piogge quando lamaggior parte dei frutti o dei semiviene dispersa o dall’acqua tram<strong>it</strong>e ilgalleggiamento o dai pesci e altrianimali. Durante l’anno la foresta avárzea osp<strong>it</strong>a animali parzialmente odel tutto folivori (mangiatori difoglie) o insettivori, mentre la forestaigapó offre possibil<strong>it</strong>à di v<strong>it</strong>a ad animaliche consumano soprattutto frutta esemi (frugivori) solo durante laseconda metà della stagione dell’inondazione.Le piante della forestaigapó, in generale, proteggono leproprie foglie con composti secondarialtamente tossici, mentre le foglie deglialberi e le liane della foresta a várzeapossono spesso essere consumate damangiatori di foglie come gli hoatzini,le iguane e le scimmie urlatrici.L’importante fenomeno della migrazionestagionale laterale da parte d<strong>it</strong>utti i tipi di animali mangiatori difrutta e/o semi (frugivori) che partonodalle lontane foreste delle terre altesecche e che passano circa tre mesiAirone (foto di S. Busatta).14


estate 2008HAKOpresso i fiumi e i laghi della foresteigapó, è finora scarsamente studiato.Questo fenomeno si sviluppa ovunquenei bassopiani amazzonici verso laseconda metà della stagione dell’inondazionee dura circa 2-3 mesi, là dove ivasti terr<strong>it</strong>ori allagati possono essereraggiunti dalle vicine zone dell’entroterraarido (terra firme). La produzionedi frutti e semi nella foreste igapó èaltamente sincronizzata e mostra deipicchi nei periodi in cui l’approvvigionamentodi frutti nella foresta a terrafirme crolla drammaticamente, versola fine della stagione delle piogge. Nellontano entroterra questo causascars<strong>it</strong>à di cibo o anche una veracarestia per i frugivori specializzati. Lecomun<strong>it</strong>à di fruigivori che vivono nellearee di foresta terra firme oltre i 10 kmdi distanza dagli estesi bassopianialluvionali di acqua chiara e nera e cheCapibara e (sotto) tapiro brasiliano (foto diS. Busatta)praticano la migrazione stagionalelaterale, mostrano biomasse e dens<strong>it</strong>àindividuali fino a 10 volte maggiori diquelli che vivono in foreste terra firmetroppo distanti e che pertanto ignoranol’esistenza di migliori terreni diraccolta come quelli delle foresteigapó. La mortal<strong>it</strong>à causata dallapenuria alimentare o dalle frequenticarestie può ben spiegare le dens<strong>it</strong>àdi popolazione, complessivamentefino a dieci volte minori, negliecosistemi delle foreste a terra firmeremote.Anche se il rilievo locale varia solo di40 m., il bacino amazzonico nascondedunque tre distinte zone ecologiche:la foresta igapò, detta ancheforesta a palude; la foresta a terrafirme e la foresta a várzea. Il lim<strong>it</strong>eorientale della foresta inondata avárzea, che cost<strong>it</strong>uisce il 10% delbacino amazzonico, si trova in unavasta area di foresta alla confluenzadei fiumi Japura e Solimões, 600 kma ovest di Manaus. L’elevazione diquesta regione varia dagli 80 ai 120metri e, con i suoi 2.500 millimetri diprecip<strong>it</strong>azioni l’anno e i 12 m difluttuazione sul livello del fiume, laforesta a várzea è una ecoregioneestremamente dinamica. La temperaturaha una media di 29° C e variapiù nel corso della giornata chedell’anno.Il substrato della foresta a várzea,come si è detto, è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da sedi-15


Amazzonia 1 estate 2008menti alluvionali e fluviali del recenteOlocene (vecchi meno di 10,000 anni)rilasciati dalle pendici orientali delleAnde e trasportati dalle possenticorrenti di questi fiumi impetuosi. Ifiumi straripano e rompono i loro bassiargini ogni anno durante la stagionedelle grandi piogge coprendo la forestacircostante con 6 / 12 m d’acqua perperiodi di circa otto mesi l’anno. Isedimenti ricchi di nutrienti si depos<strong>it</strong>anosul terreno rinnovando costantementela ricchezza in sostanze mineralidel suolo e rendendolo molto fertile.Sia la geomorfologia che la bio-geografiadella regione sono dominatedall’attiv<strong>it</strong>à di queste dinamichefluviali. Col trascorrere del tempo, icorsi dei fiumi creano meandri attraversoil terreno soggetto a inondazionerendendo la várzea un paesaggiosempre modificantesi ed eterogeneocon una divers<strong>it</strong>à di elementi fluvialicome le lanche (meandri del fiumesegregati dal corso principale per ladeposizione di materiali alluvionali),sbarramenti, meandri in golena e barremigranti. La divers<strong>it</strong>à delle tipologievegetali presenti nella várzea riflettequesta eterogene<strong>it</strong>à del terr<strong>it</strong>orio.A differenza dell’Alto Bacino del Riodelle Amazzoni dove il confine travárzea e terra firme è piuttostoindistinto, nella pianura alluvionaleamazzonica centrale la differenzaecologica tra questi due tipi di foresta èpiù distinta. Nella foresta a várzea, sidefiniscono quattro tipi di vegetazioneche sono delim<strong>it</strong>ate e create dal cicloattuale e storico delle inondazioni. Tresi trovano nei meandri della pianuraalluvionale, tutti causati dall’instabil<strong>it</strong>àdel corso dei fiumi: (1) sequenze divegetazione successionale, (2) foreste amosaico, (3) e vegetazione acquaticanelle aree con scarso drenaggio delleacque. Il quarto tipo è la vegetazionepaludosa permanente nei baciniallagati dei fiumi. La foresta a várzeaattua funzioni ecologiche cr<strong>it</strong>iche comela cattura e il rapido riciclo dei nutrienti,la presenza di una grande divers<strong>it</strong>àdi pesce d’acqua dolce e di mammiferiacquatici, la stabilizzazione dei suoliinondati e del terr<strong>it</strong>orio e forse forniscel’origine di nuove taxa (specie) checolonizzano la terra firme circostante.La foresta a várzea è contina e possiedeuna ricca storiacon rappresentantidelle specie vegetaliZingiberaceae,Maranthaceae eHeliconiaceae. Questeforeste a várzea sonopiù ricche in specie diquelle del basso corsodel Rio delle Amazzoni.La divers<strong>it</strong>àfloristica delle forestea várzea tende adessere minore diquella delle foreste aterra firme. Vi sonomolti specie arboreeeconomicamenteimportanti come glialberi di legno pregiatoCarapa guianensis,Iryanthera surinamensis,Ceiba pentandrae Calycophyllumspruceanum. LaBactris tefensis è unapalma endemica diquest’area. Gli alberipiù importanti neglisbarramenti sono laCeiba pentandra, laHura crep<strong>it</strong>ans e laParinari excelsa,mentre sugli sbarramentipiù bassi visono il Pterocarpusamazonicus, laEschweilera albiflora,la Piranhea trifoliatae la Neoxytheceelegans. In questeforeste a várzea lepalme sono relativamenterare rispettoalle foreste delle terre più elevate, maincludono la Astrocaryum jauari e laA. murumuru, la Bactris spp e laMaur<strong>it</strong>ia flexuosa.Nelle aree più basse, il bamboo (Bambusasp.) è abbondante insieme apiante pioniere come la Cecropiaspp., Pseudobombax munguba,numerose specie di ficus Ficus e lapalma Astrocaryum jauar. La Virolasurinamensis e l’Euterpe oleracea sonoconfinate nelle foreste inondate. LaCeiba pentandra è il più grande alberodella várzea e spesso ha estese radici aVarzea amazzonica. A: la foresta durante l’inondazione; B: la varzeadurante il periodo di massima produzione come dimostrato dallacresc<strong>it</strong>a di macrophyte; C: erosione e smottamenti. (foto: Parolin et al.).contrafforte. Altri alberi caratteristicidella foresta a várzea sono la Parkiainundabilis, la Septotheca tessmannii,la Coumarouna micrantha, la Ceibaburchellii, la Ochroma lagopus e laManilkara inundata. La foresta deibassopiani alluvionali alberga unadivers<strong>it</strong>à di alberi che producono frutticarnosi e che è cr<strong>it</strong>icha nel ciclo disopravvivenza dei pesci che mangianofrutta e che penetrano nel sottoboscodella foresta durante l’inondazione.Alcuni di questi importanti albericomprendono la mombima gialla16


estate 2008HAKOCanoa dei carajà sul rio Araguaia (foto di S. Busatta).(Spondias mombim), la palma jauari(Astrocaryum jauari), la biribá(Rollinia deliciosa), la tarumã (V<strong>it</strong>excymosa) e la apui (Ficus spp.).Nella regione nel suo insieme sonostate classificate 633 specie di uccelli;di questi molti sono acquatici come gliaironi e le egrette (Ardea e Egretta), leanatre (Dendrocygna spp.), le ibis(Cercibis spp., Theristicus spp.) e laspatola rosa (Ajaia ajaia).La fauna mammifera di queste foresteinondate è relativamente povera inconfronto a quella delle terre più alte,con 199 specie registrate. Vi è un’assenzacospicua dei mammiferi terrestrinelle terre della foresta a várzeaisolate, dal momento che l’inondazionepreclude la loro presenza nel cicloannuale e il fiume la migrazione. Dovela foresta a várzea si intreccia con laforesta terra firme gli animali terrestrisono molto più numerosi in quantosono in grado di migrare stagionalmente.Per esemnpio la RiservaMamirauá è residenza di due piccolespecie endemiche: le scimmie uakaribianche (Cacajao calvus calvus) e lescimmie scoiattolo brune (Saimirivanzolinii) . Essa presenta inoltre lapresenza della scimmia sakis (P<strong>it</strong>heciaalbicans), delle specie in pericolo comeil tamarino imperatore dal mento nero(Saguinus imperator), il tamarino dalpetto nero (Saguinus mystax), lescimmie notturne (Aotus nancymaae),le scimmie t<strong>it</strong>i (Callicebus dubius) e ipipistrelli (Scleronycteris ega) chehanno una distribuzione più ristretta.Altri mammiferi presenti includonoNinfee Victoria Regia (foto di S. Busatta).17


Amazzonia 1 estate 2008il pecari (Tayassu spp.), l’agouti(Dasyprocta spp.), il paca (Agoutipaca), il giaguaro (Panthera onca) e icapibara (Hydrochoeris hydrochaeris) ipiù grandi rod<strong>it</strong>ori del mondo. Nelleforeste inondate dell’alto corso del Riodelle Amazzoni vi sono varie specie d<strong>it</strong>opi spinosi arborei (Echimys). Tipicimammiferi acquatici di queste acquesono i cetacei di acqua dolce come idelfini rosa (Inia geoffrensis), i delfinigrigi (Sotalia fluviatilis) e i lamantini(Trichechus inunguis).I rettili comprendono la grandeanaconda (Eunectes murinus), ilcaimano nero (Melanosuchus niger) eil caimano dagli occhiali (Caimancrocodilus).In questi fiumi di acqua dolce vivonopesci di grandi dimensioni che durantela stagione delle inondazioni penetranonelle foreste inondate mangiando edisperdendo i frutti degli alberi. Questipesci comprendono il pacu (Metynnis eMylossoma), il tambaqui (Colossomamacropomum), il pirarucu (Arapaimagigas), il sardinha (Triportheusangulatus), e i piccoli characini carnivoricome i i pirana (Serrasalmusspp.). Molti pesci tropicali coloratiprovengono da questi fiumi, dai lorotributari e dai laghi della regione; traloro il pesce disco (Symphsodonaequifasciata sp.), centinaia di cichlididel genere Cichlasoma, vari characinidella famiglia degli Anostomidae, altridel genere Hemigrammus e Hyphessobrycon,e molti pescigatto dellefamiglie degli Aspredinidae, deiCorydoradinae, dei Doradidae e deiLoricariidae.A causa di questa differenza morfologicatra i vari tipi di foresta, igapò, avárzea e a terra firme, per cui i suolidella foresta a várzea presentano lepiù alte concentrazioni di nutrienti,mentre quelli della terra firme edell’igapó sono compabilmente piùpoveri di nutrienti, il potenzialeagricolo e silvicolo dei tre ecosistemi ènotevolmente diverso. Le foreste terrafirme sono il tipo di foresta più differenziatofioristicamente, mentre lavárzea si trova su un livello intermedioe la selva dell’igapó è la più povera dispecie.La manioca, pianta edula per eccellenzadell’Amazzonia, è coltivata anchenelle zone più alte di foresta terrafirme dove i suoli vengono “arricch<strong>it</strong>i”con il sistema del debbio (o "taglia ebrucia"), che però esaurisce il terrenodopo 3/4 raccolti e dà una produzioneinferiore. Quindi durante l'anno vienecoltivata solo una piccola parte dellazona appartenente al gruppo, che sisposta circa ogni 5 anni.Il più importante fattore di controllodel modello di sussistenza della forestaterra firme è la quant<strong>it</strong>à di proteinedisponibili: i fiumi minori non hannomolto pesce e non attirano grandirettili e mammiferi acquatici.Molti approcci verso le culture dellaforesta tropicale sono stati fortementeinfluenzati da recenti osservazionietnografiche, che descrivono le cultureindiane come piccole società ruralimolto semplici ded<strong>it</strong>e soprattutto allacultura della manioca col sistema adebbio. Questo quadro si basa soprattuttosu osservazioni di società indigenedella foresta terra firme e tende amostrare l'Amazzonia come culturalmentedepressa.Esistono invece antichi resoconti chetestimoniano l'esistenza di organizzazionisociali molto grandi tra gliOmagua e i Tapajo con popolosivillaggi e grandi provviste di cibo. Ivillaggi variavano dai 300 ai 2.500ab<strong>it</strong>anti, avevano capi potenti (inalmeno un caso la parola capo equivalevaa "dio"), sacerdoti, templi e fabbricavanoceramiche e tessuti che colpironogli osservatori europei per laqual<strong>it</strong>à. Queste popolazioni ab<strong>it</strong>avanola fertile foresta a várzea e possedevanograndi eccedenze di cibo chefavorirono lo sviluppo di società18


estate 2008HAKOUn giaguaro, foto di S. Busatta.A p. 16 : Egrette, foto di S. Busatta.stratificate con artigianispecializzati. Gli Omaguacolpirono tanto gli Spagnoli chenel loro terr<strong>it</strong>orio fu localizzatouno dei m<strong>it</strong>ici Eldoradi.I gruppi indiani che ab<strong>it</strong>avanole valli fluviali vennero sconf<strong>it</strong>tidalle malattie e dalle aggressionie i superst<strong>it</strong>i vennerorespinti nella più povera terrafirme che probabilmente eragià utilizzata dai cacciatoriraccogl<strong>it</strong>ori.Il processo di controllo europeodell'America offuscò le autentichedimensioni della societàindigena, costrinse popoli moltosviluppati ad abbandonare <strong>it</strong>erreni della foresta a várzea eli obbligò a tornare a sistemimeno progred<strong>it</strong>i, ma necessariper sopravvivere nella foresta terrafirme o in quella igapò.NoteQuesto articolo poggia particolarmente suvan Roosmalen M., Barefoot through theAmazon: On the Track of Evolution e MarkMcGinley, “Iqu<strong>it</strong>os Várzea” e “Purus Várzea”Encyclopedia of Earth.1La foresta igapò è una foresta pluviale cheviene regolarmente inondata per estesi periodidurante la stagione delle piogge (a volte vieneconsiderata una foresta pluviale permanentementeinondata). La più conosciuta di questeforeste si trova nel bacino del Rio delle Amazzoniin cui cost<strong>it</strong>uisce intorno al 2% della forestapluviale totale. Gli alberi dell’igapò sono piùbassi di quelli della foresta non inondata a causadell’instabil<strong>it</strong>à causata da suoli bagnati e pocodrenati (per questo motivo essa è talvolta conosciutacome “foresta a palude”) ed è caratterizzatada certe specie di alberi come Cecropia,Ceiba e le palme Maur<strong>it</strong>ia. Molte specie di alberidell’igapò hanno lunghe radici e strutturead arco che conferiscono supporto strutturale.I pesci giocano un importante ruolo nella dispersionedei semi in questo sistema forestale.2L’espressione “terra firme” (terra ferma) siriferisce alla foresta pluviale che non vieneinondata dai fiumi che straripano. Questa forestaè notevolmente più alta e diversa (oltre400 specie per ettaro in alcune aree) rispettoall’igapò. Si trova solo su suoli asciutti e bendrenati ed è caratterizzata da specie come nocibrasiliani, alberi della gomma e molti alber<strong>it</strong>ropicali a legno duro.3Nome del Rio delle Amazzoni a ovest diManaus.Bibliografia essenzialeDaly D. C., e M<strong>it</strong>chell J. D., “Lowland vegetation oftropical South America”, pp <strong>39</strong>1-453 in D. L. Lentz(ed.) Imperfect balance: Landscape transformationsin the Precolumbian Americas, New York, NY, 2000;Daly D.C., e Prance G.T., “Brazilian Amazon”, pp.401-426 in D.G. Campbell e H.D. Hammond (eds.)Floristic inventory of tropical countries. New YorkBotanical Garden, Bronx, NY, 1989; Etter A., MapaGeneral de Ecosistemas de Colombia. Escala1:1,500,000. Inst<strong>it</strong>uto de Investigación de RecursosBiológicos Alexander von Humboldt, Santa Fe deBogotá, 1998; Fundação Inst<strong>it</strong>uto Brasilero de GeografiaEstatástica-IBGE. Mapa de vegetação doBrasil. Map 1:5,000,000. Rio de Janeiro, Brazil,1993; Ducke A., e Black G.A., “Phytogeographicalnotes on the Brazilian Amazon”, Anais daAcademia Brasileira de Ciências 25: 1-46, 1953;Parolin P., W<strong>it</strong>tmann F., Schöngart J. e PiedadeM.T.F., “Amazonian Várzea Forests:Adaptive Strategies of Trees as Toolsfor Forest Management”, in EcologíaAplicada, 3(1,2), 2004; Prance G.T.,“Notes on the vegetation of AmazoniaIII. The terminology of Amazonianforest types subject to inundation”, inBr<strong>it</strong>tonia 31: 26-38, 1979; . PuhakkaM., e Kalliola R., “La vegatación enareas de inundación en la selva baja dela Amazonia Peruana” pp. 111-138 inR. Kalliola, M. Puhakka, e W. Danjoy(eds) Amazonia Peruana: vegetaciónhúmeda tropical en el llano subandino.Turku: PAUT and ONERN,1993;Rizzini C. T., “Nota prévia sôbre adivisão f<strong>it</strong>ogeográfica do Brasil”,Revista Brasileria de Geografia 1: 1-64, 1963. Silva, J.M. C. Um métodopara o estabelecimento de áreasprior<strong>it</strong>árias para a conservação naAmazônia Legal. Report prepared forWWF-Brazil. 17 pp., 1998; van Roosmalen M.,Barefoot through the Amazon: On the Track ofEvolution, in ; Vasconcellos Gama J.R., Lopesde Souza A., Martins S. V. e de Souza D. R.,“Comparação entre florestas de Várzea e de TerraFirme do estado do Pará”, in Revista Árvore,Viçosa, MG, Brasil, v.29, n.4, p.607-616, SIF, 2005;World Wildlife Fund (Content Partner); MarkMcGinley (Topic Ed.); “Iqu<strong>it</strong>os Várzea” e “PurusVárzea” in Cleveland C.J. (eds) Encyclopedia ofEarth, Environmental Information Coal<strong>it</strong>ion,National Council for Science and the Environment,Washington, D.C., 2007.Adattamento all’inondazione periodica: A Cratevabenthami con frutti maturi durante la piena; B radiciavventizie della Calophyllum brasiliense nell’igapò.19


Amazzonia 1 estate 2008Il presidente del Brasile Luiz Inácio da Silva abbraccia alcuni rappresentanti indigeni del Rio Negro.Sotto: Insediamento nella zona amazzonica.20


estate 2008HAKOMovimenti indigeniIl FOIRNIndiani, preti, mil<strong>it</strong>ari e ONG nel Rio Negro:il FOIRN e la formazione di un movimentoindigeno in Amazzonia.Sidnei PeresIntroduzione.La Federazione delle OrganizzazioniIndigene del Rio Negro (FOIRN) è unadelle più importanti organizzazioniindigene attualmente esistenti inBrasile. Essa opera in una regione sulcui il confine trinazionale vive unapopolazione indigena di grandi dimensioni(più di 35.000 indiani), caratterizzatada un’elevata divers<strong>it</strong>à etnica elinguistica, obiettivo delle pol<strong>it</strong>ichemissionarie di agenzie religiosecattoliche e protestanti, di interessigeopol<strong>it</strong>ici dello stato brasiliano, dellepreoccupazioni dei c<strong>it</strong>tadini del primomondo verso l’equilibrio ecologicoglobale e dei movimenti d’ident<strong>it</strong>àetnica strutturati in un’ampia reteassociativa costru<strong>it</strong>a intorno a dir<strong>it</strong>ticulturali e terr<strong>it</strong>oriali. Questo complessoe dinamico settore della costruzionesociale del dialogo interculturale èmolto ricco per l’analisi antropologicadi specifici processi di formazione dellanuova c<strong>it</strong>tadinanza indiana. Pertanto,questo articolo è fondamentale periniziare a costruire una coscienzasociale riflessiva dell’etnic<strong>it</strong>à nel RioNegro, riferendosi alla storia diun’ist<strong>it</strong>uzione la cui agenda e i cuiinteressi nella regione hanno contribu<strong>it</strong>oalla formazione di una sferapubblica di dibatt<strong>it</strong>o e di discussione inmateria di cultura e origini indiane.Il campo d’azione missionaria nelRio Negro, i salesiani e la produzionedi una coscienza sociale riflessivadell’etnic<strong>it</strong>à.L’attiv<strong>it</strong>à missionaria nel Rio Negro èstata precaria fino all’inizio del ventesimosecolo, 1910, quando Papa Pio Xconcesse la regione del Vaupés brasilianoai salesiani. Gesu<strong>it</strong>i, carmel<strong>it</strong>ani,cappuccini, francescani, monfortiani esaveriani, in generale, sono statiassociati con le forme coloniali direclutamento di manodopera indigena(truppe di riscatto o discesa 1 ) dal XVIal XVIII secolo, o con le pol<strong>it</strong>ichenazionali di “catechesi e civiltà” dellepopolazioni indigene, dei secoli XIX eXX (Jackson, 1984 e Cabalzar Filho,1999). Il processo di terr<strong>it</strong>orializzazionedel potere salesiano è iniziato nel1914/1915, con la creazione dellaPrefettura Apostolica (poi convert<strong>it</strong>a inPrelazia) a Sao Gabriel da Cachoeira(Jackson, 1984). In segu<strong>it</strong>o il suodominio si è ampliato con la fondazionedi diverse un<strong>it</strong>à pastorali: Manaus(1922), Barcelos (1925), Taracuá(1929), Iauareté (1929) e Pari-cascata(1940), Tapuruquara (1942), Içana(1950) , Cauburis (1958), Cucuí (1967)e Maturacá. Nel 1925 la PrefetturaApostolica di Rio Negro fu elevata aPrelazia, subordinata all’Ispettoratomissionario di Manaus, e, nel 1981,divenne Diocesi.I salesiani concentrarono la popolazioneindigena in posti d’azione, attaccarono- a volte anche violentemente -alcune ist<strong>it</strong>uzioni sociali, insistetteronell’imporre l’uso dello spagnolo o delportoghese e investirono nell’istruzionedei bambini nelle scuole-collegio. Lalogica di quest’ultima procedura eraquella di convertire e “civilizzare” ibambini, formando una futura generazionedi nuovi cristiani e un collegamentostrategico - una cassa di risonanza- per convincere gli anziani adabbandonare la loro v<strong>it</strong>a peccaminosa(Cabalzar Filho, 1999). La distruzionedelle Case Comuni - e gli attacchicontro lo sciamanesimo, le cerimonie,gli ornamenti corporali, il matrimoniotra cugini incrociati, l’ingestione dipiante allucinogene, ecc. — aveva unruolo di importanza cruciale per ilprogramma della salvezza di quelleanime, dato che le case comuni,considerate come il tempio del male,erano il modello del cosmo e il pernodel simbolismo nativo (Cabalzar Filho,1999). Il principale nemico da combatteredei missionari era quella “cultura”,che condannava quelle “animeinfelici” alla dannazione eterna eimpediva loro di vedere la luce dellevirtù cristiane, concep<strong>it</strong>e come unsistema di credenze e valori statico echiuso, reificato come un insieme fissodi tratti culturali, come qualcosa che siconserva o si abbandona, si custodisceo si smarrisce, ma anche come unaforza che obbliga lo spir<strong>it</strong>o umano,come una potente e malefica ent<strong>it</strong>à che21


Amazzonia 1 estate 2008è al di là della libertà di scelta (Wright,1996). L’obiettivo era quello di raggiungerel’intimo dell’indiano, cioè, la suaanima, di risvegliare la ragione addormentatain ciascuno di questi esseriabbrut<strong>it</strong>i per via della serv<strong>it</strong>ù alleesigenze di carne e alle passioni incostanti,imposte dal duro ambiente dellaforesta. Si comprende così la connessionetra salvezza e civiltà.Evangelizzarli significava umanizzarli,strapparli alla loro condizione selvaggia,quasi animale. Questo stato è identificatocome una s<strong>it</strong>uazione di estremascars<strong>it</strong>à materiale, rispetto all’abbondanzadelle virtù (cristiane) necessarieche sarebbero forn<strong>it</strong>e dai salesiani, alfine di far loro apprezzare il lavoro. Lamancanza di considerazione per leattiv<strong>it</strong>à produttive è concep<strong>it</strong>o come undifetto proprio della cultura nativa.Quindi l’accento sulla formazione comeprincipale strumento per la catechesi ela civilizzazione degli indiani. Furonoconcentrati molti sforzi nella costruzionedi una rete di scuole collegando lecomun<strong>it</strong>à dell’interno ai centri missionaricon la sede di missioni. Moltaenfasi fu posta sull’espansione dellastruttura scolastica e sul numero distudenti. Vi è una forte sovrapposizionetra educazione laica e indottrinamentoreligioso, dato che sono stati visti comeindissolubilmente legati, per esaudire ilcomp<strong>it</strong>o di “preparare buoni cristiani eonesti c<strong>it</strong>tadini per Dio e la patria.”L’assimilazione dell’indiano nellanazione brasiliana, instillandovi laferma disposizione al lavoro e l’amor dipatria, è stata inseparabile dalla suatrasformazione in buon cristiano.La pol<strong>it</strong>ica missionaria salesiana, neidecenni 1970 e ‘80, modificò i suoiprincipi e programmi, sottolineando “losviluppo della comun<strong>it</strong>à”, attraversocorsi di formazione per insegnanti,leader locali (i capi, gli amministratori opresidenti, a seconda della regione delRio Negro) e agenti pastorali. Lo sloganè stato organizzare i villaggi considerandoi seguenti piani: sociale, educativo,san<strong>it</strong>ario, ricreativo e agricolo. Questoprogetto era totalizzatore, dato checercava di operare su tutte le dimensionidella v<strong>it</strong>a sociale, a partire dall’imposizionedi un modello sociale concep<strong>it</strong>ocome un bene per gli indigeni e lepopolazioni rivierasche. In questo k<strong>it</strong>missionario del buon vivere nellacomun<strong>it</strong>à: “Il centro sociale, la scuola ela cappella sono i tre pilastri chesostengono la costruzione dello svilupponel Rio Negro.”La revisione della pratica missionariadava un ruolo importante alla formazionedi catechisti laici e operatori pastorali;le attiv<strong>it</strong>à s<strong>it</strong>uate in insediamentiindigeni (<strong>it</strong>inerâncias), e la partecipazionedei laici nella pianificazione e nellavalutazione del lavoro parrocchiale(consigli parrocchiali); una diminuzionedell’internato e una lim<strong>it</strong>azione delraggio d’azione delle sedi. Abbiamo unacombinazione - e non una sost<strong>it</strong>uzione -tra una modal<strong>it</strong>à d’azione basata sulcarisma attribu<strong>it</strong>o a manifestazionimateriali e spaziali salesiane (i grandiedifici, i sacramenti e le feste religiose),espressione di un potere monumentaleo spettacolare, che inscena la sovran<strong>it</strong>àmissionaria, con un altro più regolare einsidioso, il cui obiettivo è la coscienza eil comportamento quotidiano, è unaforma di potere religioso in cui laconoscenza della lingua e culturaindigena (inser<strong>it</strong>a nella lingua l<strong>it</strong>urgicacristiana) ha acquistato un carattereMessa domenicale, lettura del Nuovo Testamento in lingua tukano.22


estate 2008HAKOstrategico tram<strong>it</strong>e un’intensa e approfond<strong>it</strong>aassimilazione di credenze evalori cattolici.L’associativismo stesso è stimolato, inparticolare tra i giovani, sia per finistrettamente religiosi (organizzazione epartecipazione a eventi del calendarioparrocchiale) o per promuovere unvantaggio pubblico (san<strong>it</strong>à, istruzione,sostegno economico, pol<strong>it</strong>ico, ricreativo,ecc) . L’<strong>it</strong>ineranza combina la sacramentalizzazionesporadica dei cicli dellav<strong>it</strong>a dei singoli (battesimo, primacomunione, cresima, matrimonio,estrema unzione, messe per le anime,ecc.), che i resoconti parrocchialimostrano come un oggetto dellaproduttiv<strong>it</strong>à pastorale, e collettiva(celebrazioni del calendario cattolico),con l’attuazione di un modello disocial<strong>it</strong>à locale concentrata sulla scuola,la cappella e il centro comun<strong>it</strong>ario,stabilendo uno schema di mediazionemissionaria (di distribuzione delcap<strong>it</strong>ale sociale e pol<strong>it</strong>ico) intorno allefigure del maestro, del catechista e delcapo (amministratore o presidente, aseconda della regione del Rio Negro).Le feste, le celebrazioni e i sacramentisono rimasti i principali mezzi diproduzione appartenenti alla comun<strong>it</strong>àecclesiale, la cui attuazione è oracondivisa con gli agenti locali laici,associati all’organizzazione della v<strong>it</strong>anegli insediamenti secondo un’eticaassociativa. Vi è anche una chiararipartizione delle responsabil<strong>it</strong>à attraversouna struttura formale di posti dilavoro, i cui occupanti sono eletti e la cuidurata del mandato è deciso dallacomun<strong>it</strong>à. La comun<strong>it</strong>à è concep<strong>it</strong>acome una un<strong>it</strong>à autonoma, omogenea,armonica e cooperativa, come unafratern<strong>it</strong>à di eguali, e tutto ciò checontraddice tale nozione (l<strong>it</strong>i, interessidivergenti, le divisioni interne, omicidio,stregoneria, alcool, ecc.) deve esserecombattuto. Vi è una preferenza per leattiv<strong>it</strong>à che comportino un’ampiacollaborazione a livello di un interovillaggio e la permanenza delle famiglienelle aree registrate, come ad esempioorti o allevamenti comun<strong>it</strong>ari, a scap<strong>it</strong>odi attiv<strong>it</strong>à che si discostano da questomodello, come quelle estrattive peresempio.L’inculturazione era stata la componentepiù controversa della nuovaStato diAmazonas,regione del RioNegro: 1) maku,arawak, tukano2) yanomami.propostapastorale tragli indiani,perché simetteva indubbio lanecess<strong>it</strong>à diimparare lelingue degliindigeni daparte delmissionario el’introduzione di elementi di tradizioniindigene (oggetti, strumenti musicali,danze, canti, ecc.) nella l<strong>it</strong>urgia cattolica.L’inculturazione si focalizzava principalmentesulla dimensione più tangibiledell’immaginario nativo (artigianato,strumenti musicali, canti, danze,lingua, ecc.), isolati dal contesto storicoe dal complesso campo semantico delsignificato degli oggetti e dei comportamenti,selezionati per servire comeicone di ancestral<strong>it</strong>à e alter<strong>it</strong>à. Gliindiani furono chiamati dai salesiani apartecipare all’elaborazione di questisegni di autentic<strong>it</strong>à etnica in spazi didiscussione cattolica (assembleeparrocchiali, riunioni e corsi per leaderpastorali laici, ecc). Elementi di memoriainscr<strong>it</strong>ti nella coscienza pratica(m<strong>it</strong>ica e storica), come lo sciamanismoe le feste in onore dei santi patroni deivillaggi, furono relegati in una zonagrigia di penombra religiosa, o sonodiventati oggetti d’attacco pastorale.D’altro lato, mentre nei villaggi sipredicava il rispetto e l’incorporazionedella lingua della religios<strong>it</strong>à popolarecome condizione di evangelizzazioneliberatrice, nei collegi continuaval’attuazione di una rigida disciplinadelle attiv<strong>it</strong>à quotidiane degli interni,come vietare e punire gli studentiindigeni sorpresi parlare la proprialingua. Abbiamo pertanto la coesistenzadi due tendenze missionarie in RioNegro nel corso degli anni 1970 e 1980,una colonialista e conservatrice o pre-Concilio e un’altra “liberatrice” e12riformista o post-Concilio (il ConcilioVaticano II).Il problema della garanzia legale delleterre indigene divenne un importanteelemento di azione pastorale a metàdegli anni 80. I missionari consideravanoessenziale “formare una coscienzacr<strong>it</strong>ica” e organizzarono riunioni neivillaggi per parlare di delim<strong>it</strong>azione de<strong>it</strong>erreni, dir<strong>it</strong>ti indigeni, dello scenariopol<strong>it</strong>ico nazionale, della pol<strong>it</strong>ica indigenista,delle enormi trasformazionisociali ed economiche che interessavanola regione con lo sviluppo di progetti digrandi dimensioni e le interferenzedannose dei grandi interessi cap<strong>it</strong>alisticinazionali e stranieri, della san<strong>it</strong>à edell’istruzione. Partendo dalla premessache con il progresso materiale vienel’accettazione ingenua dell’ideologia disviluppo che copre il prezzo elevatoderivante dall’abbandono dell’ident<strong>it</strong>à edei valori culturali nativi, anche la verafede sarebbe compromessa, perché inquesta s<strong>it</strong>uazione vi è una totalesecolarizzazione della v<strong>it</strong>a, un diffusodisprezzo per la religione, che spinge igiovani confusi nell’abisso morale esociale (delinquenza, droga, alcolismo,ecc) ..Furono fatti grandi sforzi perché talepol<strong>it</strong>ica missionaria nel Rio Negroentrasse in sintonia con i cambiamentinella chiesa cattolica a livello mondiale,continentale e nazionale, espressi inmaniera sintetica nella famosa “opzionepreferenziale per i poveri”, filoconduttore di una pol<strong>it</strong>ica evangelizzatricerinnovata. In questa prospettiva23


Amazzonia 1 estate 2008l’azione pastorale doveva comprenderela realtà in cui si inseriva e posizionarsidi fronte a essa. La salvezza nonsarebbe stata una dimensione esclusivamentespir<strong>it</strong>uale, ma anche sociale,pol<strong>it</strong>ica ed economica, perché l’attuazionedel Regno di Dio può essereanticipata, anche se parzialmente, inquesto mondo attraverso la sensibilizzazione,la mobil<strong>it</strong>azione e la lottacontro tutte le forme di discriminazione,di ingiustizia e di disuguaglianza.Abbiamo un ascetismo pol<strong>it</strong>icamenteimpegnato, nel quale si combinano dueforme di mil<strong>it</strong>anza: la lotta contro lapovertà laica assume una leg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>àspir<strong>it</strong>uale e la guerra contro i mali cheaffliggono l’anima dà il coraggio e imezzi necessari per gli sforzi mirantialla promozione umana. La lottesociali si inquadrano in un linguaggioreligioso, mentre le esigenze religiose siinquadrano nel codice di attivismo indifesa dei dir<strong>it</strong>ti universali dell’uomo.In questa configurazione simbolicaemerge un’etica della contestazioneche, con la formazione del movimentoindigeno, sarà spogliata di qualsiasiapparenza religiosa, privata di qualsiasiriferimento a uno stato di perfezionesoprannaturale e riformulata in unalingua pol<strong>it</strong>ica di affermazione di unac<strong>it</strong>tadinanza etnicamente differenziata.Il rapporto tra le missioni salesiane e ilmovimento indigeno nel Rio Negronon è un nesso di causal<strong>it</strong>à consapevolmentepianificata dafunzionari religiosi, mauna convergenza imprevistadai soggetti tra losforzo di riforma pastoralee l’emergere di unaconsapevolezza riflessivadell’etnic<strong>it</strong>à. Cambiamentiavvenuti nellaChiesa cattolica, sulpiano mondiale, continentalee nazionale(Concilio Vaticano II,Puebla e la Teologia dellaLiberazione, la creazionedi CIMI), portaronoverso una evangelizzazionepol<strong>it</strong>icamenteimpegnata a favore degliesclusi e degli emarginati (che presupponeun modello di mobil<strong>it</strong>azionesociale per la promozione umana) ediedero una nuova direzione aglistimoli religiosi già esistenti checollocavano la cultura come l’oggettodella pol<strong>it</strong>ica missionaria, chiamandogli indiani a partecipare al dibatt<strong>it</strong>opubblico sulla loro cultura e sullerelazioni interetniche in cui eranoinser<strong>it</strong>i. La cultura indigena, per esseresalvata e conservata, si doveva trovareall’interno dell’agenda e del linguaggiomissionari e non fare riferimento adun programma autonomo e secolare direinvenzione delle tradizioni, a uninsieme relativamente articolato dipol<strong>it</strong>iche etniche, ma andava a condurleverso una particolare congiunturastorica.In un primo momento, si formò uncontesto di forti pressioni sulle risorsenaturali e l’accesso alla terra in AltoRio Negro, controllato e incoraggiatodal governo brasiliano attraverso lamil<strong>it</strong>arizzazione della sicurezza socialee dello spazio geografico, in congiunzionecon l’inserimento nella regionedell’agenda di un movimento indigenoa livello nazionale caratterizzato da unorientamento piuttosto gerarchizzato ecentralizzato. In secondo luogo, laCost<strong>it</strong>uzione federale del 1988 - cheforniva un quadro giuridico favorevoleall’organizzazione del movimentoindigeno su basi più orizzontali e piùdecentralizzate - accanto alla visibil<strong>it</strong>ànelle sfere pubbliche transnazionaliottenuta dalle richieste di dir<strong>it</strong>ti degliindigeni soprattutto a partire dal lorolegame con le preoccupazioni per lacrisi ecologica globale – forniva unquadro propizio per la proliferazionedelle associazioni indigene nel RioNegro. Abbiamo così la confluenza diprocessi che portano a diverse scalespaziali e temporali.Il movimento indigeno nel Rio Negro:il FOIRN e la lotta per una c<strong>it</strong>tadinanzadifferenziata.L’azione diretta indigenista dello Statonella regione del Rio Negro fu moltolim<strong>it</strong>ata di fronte alla potente concorrenzadella struttura missionariasalesiana attuata con il sostegno delgoverno. Negli anni 1920, l’Ufficio perla protezione degli indiani (SPI) 3 fuinstallato secondo obiettivi geopol<strong>it</strong>icidi integrazione nazionale di questosettore di frontiera. Le sue funzionierano il controllo del traffico di manodoperaindigena, dei confl<strong>it</strong>ti checoinvolgono le attiv<strong>it</strong>à degli operatorieconomici colombiani in Brasile e ilmon<strong>it</strong>oraggio delle attiv<strong>it</strong>à di catechesi.Perciò il centro di attiv<strong>it</strong>à scelto fu ilfiume Vaupés e il suo affluente Papuri. Isalesiani incorporarono anche ildiscorso statalista di “civilizzazione onazionalizzazione delle frontiere” perleg<strong>it</strong>timare la loro presenza. In questoSede del FOIRN a SãoGabriel da Cachoeira.24


estate 2008HAKOmodo essi si attribuivanoi seguenti comp<strong>it</strong>i:risanamento rurale,istruzione di base eagricola, oltre a migliorarele possibil<strong>it</strong>à dicomunicazione con ilpaese.Negli anni 1960,soprattutto dopo ilcolpo di stato mil<strong>it</strong>aredel 1964, lo statobrasiliano attivòun’altra strategia d<strong>it</strong>err<strong>it</strong>orializzazionedella sovran<strong>it</strong>à nazionalenel Rio Negro: creò laRiserva forestale delRio Negro, che coprivatutta la lunghezza delcomune di São Gabrielda Cachoeira e cost<strong>it</strong>uivaun enorme serbatoio di risorsenaturali per il futuro sfruttamentoeconomico. La costruzione della stradaPerimetral Norte (BR-307), cheattraversava la riserva forestale,intensificò la presenza di agenzie distato e del contingente mil<strong>it</strong>arenell’Alto Rio Negro. La rete indigenistaufficiale ricevette un nuovoimpulso con la riattivazione dellepostazioni indigene del vecchio SPI daparte della Fondazione Nazionaledell’Indiano (FUNAI). La possibil<strong>it</strong>à dilavorare per la costruzione della stradae acquisire terreno da distribuire daparte dell’INCRA lungo la BR-307,provocò un enorme flusso di migrantinordestini (dal Ceara e Maranhão). Lospostamento delle popolazioni nel RioNegro includeva anche indiani,soprattutto verso São Gabriel daCachoeira, che diventò un punto diconvergenza regionale delle attiv<strong>it</strong>àeconomiche e delle possibil<strong>it</strong>à di accessoai servizi pubblici 4 .Quando fu creato, l’UCIRT (Unionedelle comun<strong>it</strong>à indigene di Rio Tiquié)si scontrò sub<strong>it</strong>o con l’opposizione deisalesiani che sostenevano la vecchiaUFAC (Unione familiare animatoricristiani), fondata nei primi anni ‘70 esciolta nel 1984 dopo disaccordi tra ileader indigeni del distretto di Pari-Cacholina a causa della denuncia diAlvaro Tukano al Tribunale Russellnel 1980 contro le azioni di missionariIl Rio Negro a São Gabriel da Cachoeira.cattolici in Rio Negro (Ricardo, 1991).I leader dell’UFAC manifestaronopubblicamente contro l’iniziativa diAlvaro Sampaio. I salesiani, intanto,ispirati dal nuovo orientamento delConcilio Vaticano II, stavano investendonella formazione di agenti dellapastorale indigena e avvicinandosi allamaggior parte delle comun<strong>it</strong>à attraversole <strong>it</strong>inerâncias, attuando diversistrumenti di partecipazione laica nelladestinazioni parrocchiali - come adesempio i consigli e le assembleeparrocchiali. Nel nuovo programmamissionario, come abbiamo visto,venivano incluse la consapevolezza deicambiamenti in corso nella regione, ladifesa della cultura indigena e ladelim<strong>it</strong>azione del terr<strong>it</strong>orio. I salesianiattribuirono a sé il ruolo di agenti dimobil<strong>it</strong>azione indigena contro ilprogramma Calha Norte e la propostadella creazione di colonie indigene e diforeste nazionali.Dagli anni ‘70- le popolazioni indigenenel Pari-Cachoeira continuavano arivendicare un’area unica e non laframmentazione delle terre tradizionali.Testimonianze di mil<strong>it</strong>anti indigenie documenti salesiani relativi alle<strong>it</strong>inerâncias e alle assemblee parrocchialisottolineavano il rapporto tra laformazione di questa richiesta e ilnuovo orientamento pastorale attuatonel Rio Negro nei decenni 1970 e ‘80.Vi fu una mil<strong>it</strong>anza indigena, materializzataist<strong>it</strong>uzionalmente nell’UFAC,una sensibil<strong>it</strong>à che legava esplic<strong>it</strong>amenteil dir<strong>it</strong>to all’affermazione etnicaindiana. Ci furono anche le risposteist<strong>it</strong>uzionali del FUNAI a tale contesto5 . Nel 1978, l’UFAC convocò i leaderdegli indiani Taracuá, Içana, Iauareté ePari-Cachoeira per produrre unaproposta per un terr<strong>it</strong>orio unico perl’intero Alto Rio Negro. Questainiziativa non decollò a causa dellecontroversie tra i capi, evidenziatesinei negoziati con il FUNAI, e deiconfl<strong>it</strong>ti con i salesiani dopo le denunceal Tribunale Russell. I leader dei Pari-Cachoeira risolsero quindi di lottareseparatamente per la delim<strong>it</strong>azione diuna zona particolare.Nel 1986 i leader dell’UCIRT, insiemeall’amministratore regionale delFUNAI, viaggiarono a Manaus perottenere informazioni sul ProgettoCalha Norte 6 . Nel corso di un incontrocon il Segretario Generale del Consigliodi Sicurezza Nazionale, il generaleDenis Bayma - erano presenti anche ilMinistro degli Interni, Ronaldo CostaCouto e il presidente della FUNAI,Romero Jucá Filho. A Brasilia irappresentanti indigeni furono spintiad accettare la proposta della delim<strong>it</strong>azionedelle “colonie indigene” e delle25


Amazzonia 1 estate 2008“foreste nazionali.” Nello stesso annoci fu una l’assemblea di Pari-Cachoeirain cui si decise di mantenere la rivendicazionedi un terr<strong>it</strong>orio continuo. LaUCIRT firmò un accordo con laParanapanema e cedette i depos<strong>it</strong>idella Sierra do Traíra. Questo negoziatocomprendeva la promessa diimplementazione di un’infrastrutturadi prestazione di servizi, di sviluppoeconomico e, naturalmente, la garanziadella terra, anche se ridotta.L’assemblea della creazione delFOIRN risultò da un complessoprocesso di articolazione pol<strong>it</strong>ica traleader indigeni e funzionari di governoe fu l’atto inaugurale di un processo didemocratizzazione della sfera pubblicalocale 7 , pur con tutte le sue contraddizionie le sue ambigu<strong>it</strong>à. Il risultato fuun forte movimento di pol<strong>it</strong>icizzazionedelle ident<strong>it</strong>à etniche in cui furonoformulate richieste di partecipazionealle decisioni che riguardavano ildestino dell’Alto Rio Negro, espandendoil campo sociale di visibil<strong>it</strong>à, portandosullo scenario locale il dibatt<strong>it</strong>origuardante il piano geopol<strong>it</strong>ico disviluppo dello stato brasiliano preparatosegretamente dietro le quinte delvertice di governo. Se da un lato laprospettiva consisteva nel negoziare lerisorse e il riconoscimento giuridicodelle terre indigene e, infine, leproprie condizioni per l’introduzionedel PCN, dall’altro vi era il il tentativodi reindirizzare una struttura stataleche stava entrando in scena per ilconseguimento di obiettivi da essa nonprevisti: l’organizzazione di un movimentoindigeno secondo un modellofederale, verticale e centralizzato. LaFederazione sarebbe stata il collegamentotra il governo, le comun<strong>it</strong>à e ilmovimento indigeno.Il contesto fu difficile anche tra glistessi indigeni, dato che l’origineindigena era un fattore di discred<strong>it</strong>osociale nei contesti urbani dell’Alto RioNegro, ossia nelle vecchie sedi dellemissioni salesiane. Ricorderò laresistenza - o almeno la sorpresa, laperpless<strong>it</strong>à – con cui molti indigeniconsiderarono lo sforzo missionario divalorizzare le antiche tradizioni nativeall’interno della l<strong>it</strong>urgia cattolica.Quando l’ UCIRT organizzò la primaAssemblea Indigena del Rio Negro, aDomingos Tukano, presidente del FOIRN; foto di Jonne Roriz.Taracuá, l’indian<strong>it</strong>à era prevalentementestigmatizzata per il suo legamecon nozioni di r<strong>it</strong>ardo, barbarie emiseria. La mental<strong>it</strong>à comune apropos<strong>it</strong>o di indian<strong>it</strong>à era ancoracaricato della nozione di un essereumano inferiore che non era possibilené auspicabile recuperare. Questo èstato il grande ostacolo simbolico aduna ridefinizione dell’arena pol<strong>it</strong>icalocale a partire da un discorso divalorizzazione della tradizione comeperno per richieste collettive diridistribuzione dei benefici derivantidalla modern<strong>it</strong>à.Anche i mil<strong>it</strong>ari hanno cercato dilim<strong>it</strong>are la demarcazione di terre amonte di Ilha das Flores, che si trovaun po’ sopra della c<strong>it</strong>tà di Sao Gabrielda Cachoeira, con argomenti basati suquesta topografia immaginaria diindian<strong>it</strong>à. La fazione capeggiata daifratelli Machado 8 pensava all’assembleaindigena come a un spazio dinegoziazione con i “bianchi”, in cuierano rappresentate le agenzie governativee in cui l’asimmetria del contestodi dialogo sarebbe stata ridotta solocon l’appropriazione indigena dei segnidel potere nel mondo civile, in questocaso l’abbigliamento tipico del mondoimprend<strong>it</strong>oriale, l’ab<strong>it</strong>o intero e lacravatta. Da questo punto di vistal'assemblea diventava la scena dell’appropriazioneindigena degli emblemidella modern<strong>it</strong>à per acquisire dir<strong>it</strong>t<strong>it</strong>err<strong>it</strong>oriali originari, leg<strong>it</strong>timati dalricorso a un’ancestral<strong>it</strong>à indigena lacui rappresentazione cost<strong>it</strong>uiva unadimostrazione di debolezza anziché diforza. A differenza delle concezioni insegu<strong>it</strong>o prevalenti in cui l'assembleasarà un palco privilegiato per rappresentarela tradizione, soprattuttoattraverso l’uso delle lingue native, allalingua portoghese era data la proprietàdi equilibrare la correlazione di forze inun tale scenario comunicativo. Ildominio, anche se precario, dellalingua di un Altro rilevante (nei lorovari piani: lingua, abbigliamento,tecnologia, conoscenza, ecc.) era unadimostrazione di capac<strong>it</strong>à e intelligenzaindigene di gestire i propri affari e dideterminare il proprio destino in unmondo irrimediabilmente trasformatodalla civiltà. Atto di interpretazioneriflessiva, invertendo alcuni segni elasciandone intatti altri, di immaginariointeretnico locale nel quale l’indian<strong>it</strong>àe la modern<strong>it</strong>à fossero riconciliati.La cultura pol<strong>it</strong>ica in cui i soggettierano impegnati nelle loro relazioniinteretniche si sarebbe confrontata conmovimenti e pol<strong>it</strong>iche culturali, chepermettevano l’espansione di unacoscienza discorsiva di timbro emancipatorioo contestatorio sulle differenze26


estate 2008HAKOetniche. La sfida fu la creazione di undiffuso senso di autostima basatosull’orgoglio etnico per sostenererichieste di c<strong>it</strong>tadinanza differenziata, icui principi etici erano forgiati su variescale (locale, regionale, nazionale eglobale) e le cui immagini e messaggierano eterogenei e persino contradd<strong>it</strong>tori. Le assemblee e le associazioni, e alivello regionale maggiore, la propriaFederazione cost<strong>it</strong>uirono lo spazioist<strong>it</strong>uzionale favorevole a rafforzare lacapac<strong>it</strong>à interpellativa della retoricaetnica e la etnicizzazione dell’arenapol<strong>it</strong>ica nell’Alto Rio Negro. Questoprocesso fu concom<strong>it</strong>ante con laproiezione nella regione di una societàcivile globale, in particolare il settorededicato alla conservazione ambientale.E’ in questo circu<strong>it</strong>o relativamenteautonomo e globalizzato di pratiche erappresentazioni di indian<strong>it</strong>à checonsidero la formazione di leaderindigeni come intellettuali, comemediatori interculturali, agenti deglisforzi deliberati di localizzazione,tradotti secondo schemi locali disignificato, di queste pratiche e rappresentazioni.Il primo organo direttivo eletto dellaFederazione delle OrganizzazioniIndigene del Rio Negro (FOIRN), il cuimandato era di tre anni (fino al 1989),era cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da: Edgar Fernandes(Baré); presidente; Melgueiro Orlando(Baré), vice presidente e Pedro Garcia(Tariano), segretario e Edna Trindade,tesoriera. La FUNAI finanziò il viaggiodi Edgar Fernandes a Brasilia asostenere l’estrazione mineraria nelleterre indigene nel corso della AssembleaNazionale Cost<strong>it</strong>uente. Egliconcordò con la proposta di colonieindigene e l’esplorazione mineraria inarea indigena, purché avesse il consensodella comun<strong>it</strong>à coinvolta. Gli altrimembri del consiglio direttivo nonerano d’accordo e decisero di fare unariunione straordinaria per discutere laquestione. Orlando Melgueiro e PedroGarcia viaggiarono verso San Paolo,cercarono consiglio attraverso l’UNI(Unione delle Nazioni indigene) eottennero il sostegno del CIMI (ConsiglioMissionario indiano) e del CEDI(Centro Ecumenico di Documentazionee Informazione). Edgar Fernandesrassegnò le dimissioni e OrlandoMelgueiro (Baré) fu eletto presidentenell’Assemblea straordinaria nel mesedi settembre 1987. Pedro Garcia(Tariana) ebbe la carica di segretario eSebastian Sanchez (Tukano), tesoriere.Capi indigeni, sotto l’egida del FUNAI,andarono a Brasilia a sostenere iprogetti di estrazione mineraria nelleterre indigene durante l’<strong>it</strong>er parlamentaredella stesura della Cost<strong>it</strong>uzionefederale e la frammentazione delterr<strong>it</strong>orio indigeno. I leader del FOIRNfurono accusati di essere contro ilprogresso e di fare campagna contro ilgoverno e il PCN. Questo momento fucaratterizzato da un confronto tra ileader del FOIRN, cui fu imped<strong>it</strong>o diimbarcarsi su aerei dell’aviazionebrasiliana, e i rappresentanti localidello Stato (eserc<strong>it</strong>o e FUNAI). Unarete di alleanze e partnership permanentee consolidata ancora nonesisteva. La Federazione ricevette soloqualche sostegno dall’UNI, da doveprovenivano le risorse per recarsi inaltri Stati del paese, l’UNI-Amazon ela CIMI-Norte I. La CIMI facevaconsulenza anche per le assemblee dialcune associazioni contrarie alleminiere, al PCN e all’isolamento delleloro terre. I leader dell’UCIRT e dialtre organizzazioni indigene accettavanole colonie indigene in vista dellepromesse di progetti di sviluppoaccennati dai mil<strong>it</strong>ari e dalla FUNAI.La creazione del FOIRN, i nuoviprocessi confl<strong>it</strong>tuali di occupazione e diuso di risorse naturali nell’ Alto eMedio Rio Negro e il riconoscimentoda parte della Cost<strong>it</strong>uzione federale del1988 del dir<strong>it</strong>to delle popolazioniindigene e delle loro organizzazioni diessere rappresentate direttamente ne<strong>it</strong>ribunali e di fronte allo stato brasiliano,provocò l’espansione dell’associazionismocome forma privilegiata dimobil<strong>it</strong>azione e di organizzazionepol<strong>it</strong>ica dell’etnic<strong>it</strong>à. Avvenne alculmine di un fenomeno di trasformazionedella stigmatizzazione dell’origineindiana in orgoglio etnico, direcupero morale dell’etnic<strong>it</strong>à indianacome un elemento pos<strong>it</strong>ivo di costruzionesociale del Sé individuale ecollettivo. Gli sforzi deliberati eriflessivi di ridefinizione dei confinietnici furono generati in un spaziodiscorsivo emergente e relativamenteautonomo, non più legato esclusivamenteal campo semantico dell’azionemissionaria salesiana e delle sue nuovee sottili strategie di controllo ecclesiastico.Una diminuzione dell’importanzadel nuovo involucro assunta dallasalvezza delle anime e dall’affermazionedella dign<strong>it</strong>à umana, tra i quali ilsalvataggio e il recupero della tradizionemenzionati, avvenne dissociando lefigure dell’operatore pastorale laico -soprattutto il catechista - e l’attivistaper gli indigeni. La lealtà e il compromessocon la conservazione di unpatrimonio culturale genuino furonospogliati dei segni della religionecattolica.Le associazioni, dopo la Cost<strong>it</strong>uzionefederale del 1988, il cui perno è ilconcetto di riconoscimento universaledi una c<strong>it</strong>tadinanza differenziata,sost<strong>it</strong>uirono il cristianesimo postConcilio Vaticano II del 1962, il cuiprincipio centrale era l’opzione preferenzialeper i poveri. Nuovi alleatisono: le ONG, al posto delle missioni, eun nuovo mediatore non indigeno:l’antropologo ufficiale (principaleautor<strong>it</strong>à accademica sulle popolazioniindigene, ma che non esclude ilcontributo di altri esperti, come adesempio gli avvocati, medici, agronomi,giornalisti, educatori ... in generalesotto la guida o di ispirazione antropologica),in sost<strong>it</strong>uzione del sacerdote<strong>it</strong>inerante, e un nuovo tipo di azione: lacollaborazione scientifica o tecnica inluogo della predicazione religiosa, maentrambe pol<strong>it</strong>icamente impegnate.Emerge un sfera pubblica intornoall’indian<strong>it</strong>à, una nascente societàcivile e locale indigena preme gli agentigovernativi a parlare. Questi a lorovolta, di fronte a questa domanda di27


Amazzonia 1 estate 2008partecipazione, assumono strategicamenteleader per i propri quadri difunzionari e cercano di dirigere ilmovimento indigeno emergentesecondo i propri obiettivi geopol<strong>it</strong>ici.Manipolano categorie di immaginariointeretnico regionale interpretandolein base ai concetti ufficiali attuali di“indiano isolato o arretrato” e “indianointegrato o acculturato”. In questocontesto lo sviluppo e la piena garanziadi dir<strong>it</strong>ti terr<strong>it</strong>oriali si rappresentavanoper molti come incompatibili; latradizione e la modern<strong>it</strong>à non sipotevano conciliare.Nel periodo tra il 1987 e il 1992 dodicinuove associazioni 10 emersero in unclima di grave confl<strong>it</strong>to all’interno dellapopolazione indigena su propostealternative alla delim<strong>it</strong>azione dellecolonie indigene o al terr<strong>it</strong>orio continuo.Il cr<strong>it</strong>erio unificante era geografico(una serie di villaggi s<strong>it</strong>uati in untratto di fiume in uno o più fiumi, o inun distretto), e la composizione eraetnicamente diversificata. Ciò dimostrache l’attuale distribuzione deigruppi etnici lungo i fiumi, l’interdipendenzatra di loro (il cui perno è ilprincipio di esogamia) e i problemicomuni di un certo numero di comun<strong>it</strong>àcon sede in una determinata local<strong>it</strong>àconfigurano il modello associativo dimobil<strong>it</strong>azione pol<strong>it</strong>ica dell’etnic<strong>it</strong>à sulRio Negro. Si possono identificarealcune motivazioni più immediate:dissidenza verso qualche associazionegià esistente, la richiesta di rappresentanzapol<strong>it</strong>ica e la mobil<strong>it</strong>azione di ungruppo di comun<strong>it</strong>à non ancoraintegrate nella struttura associativaemergente o inser<strong>it</strong>e in una associazioneche non ha alcuna visibil<strong>it</strong>à propriae espressione di interessi settoriali(genere, occupazione, ecc).All’inizio degli anni 1990, le condizionifisiche e logistiche (sede, attrezzaturedi gestione, comunicazione, trasporti,ecc.) del FOIRN erano estremamenteprecarie: un piccolo edificio (che oggi èil magazzino), un tavolo, una macchinada scrivere manuale in prest<strong>it</strong>o e unsolo ciclostile ad alcol. A livello locale lasola che sosteneva l’organizzazione erala Chiesa cattolica di São Gabriel daCachoeira che fornì le attrezzaturenecessarie per l’attiv<strong>it</strong>à di routine diamministrazione. Il direttivo delRagazza tukano.FOIRN fece una diagnosi del movimentoindigeno nel Rio Negro fino adallora ed elaborò una programmazionebiennale (1990/1991). Contavanosull’assistenza della sezione Norte I delCIMI. Tale piano di lavoro, diffusoinsieme a gruppi di sostegno, ricevettel’aiuto finanziario di un ente belga perla promozione, la Broederlijk Delen. IlFOIRN cominciò a poggiare i piedi sulterreno della cooperazione internazionale.Questo fu solo il primo passo diuna strategia più ampia per svilupparela gamma di contatti e cercare piùduratura partnership con organizzazioniindigene e gruppi di sostegno suscala multipla (regionale, nazionale emondiale). Vennero previlegiati dueobiettivi: mettere in piedi una infrastrutturaamministrativa (fax, telefono,ciclostile, macchina da scrivere,forn<strong>it</strong>ure per ufficio ... infine la sedecentrale dell’organizzazione) e legamipiù stretti fra la Federazione, lecomun<strong>it</strong>à e le associazioni in materiadi formazione (la pubblicazione e ladiffusione della rivista di informazioneAYURI, attraverso viaggi nell’interno,la partecipazione alle assemblee delleorganizzazioni locali).Con l’espansione della rete associativaindigena le richieste di accesso aibenefici pubblici furono strettamentecollegate a atti riflessivi di conservazionedel “patrimonio culturale e naturale”dei popoli del Rio Negro. Lacosmopol<strong>it</strong>icizzazione delle esigenzelocali entrò in sintonia con la preoccupazionemondiale per la crisi ecologicaglobale e il destino del Rio delleAmazzoni connettendo il FOIRN consfere pubbliche transnazionali, espandendola sua visibil<strong>it</strong>à, la sua capac<strong>it</strong>àinterpellativa e la sua gamma dialleanze con vari forum pol<strong>it</strong>ici,conferendo al movimento indigeno delRio Negro un nuovo impulso. In mezzoa questo processo, l’agenda di lottaindigena si ampliò notevolmenteriguardo i temi del trasporto e dellacomunicazione, l’istruzione e la san<strong>it</strong>à,della valorizzazione culturale e dellealternative economiche. Il collegamentodi problemi locali dei popoli indigenidel Rio Negro con gli interessi deic<strong>it</strong>tadini del primo mondo per laconservazione delle foreste tropicalifornì al FOIRN il cap<strong>it</strong>ale simbolicoche fu convert<strong>it</strong>o in partnenariatiist<strong>it</strong>uzionali con organizzazioniambientaliste straniere.Una commissione dell’Ist<strong>it</strong>uto per laCooperazione Internazionale dell’Austria/ IIZ fece un tour del Rio Negronel maggio 1993 insieme ai rappresentantidella CEDI e del FOIRN, il cuirisultato fu la firma di un memorandumdi cooperazione tra le tre ent<strong>it</strong>àper pianificare ed eseguire progettinell’amb<strong>it</strong>o della rete ambientalista“Alleanza per il Clima”, compresi fondidal governo austriaco. Alcuni mesi piùtardi Brás França, l’allora Presidentedel FOIRN, vis<strong>it</strong>ava i comuni coinvoltinella campagna europea di Alleanzaper il Clima, sanzionando l’inserimentodel movimento indigeno del RioNegro nella campagna europea indifesa degli equilibri ecologici delpianeta. Il perno della struttura disostegno (pol<strong>it</strong>ico, amministrativo,finanziario, logistico, scientifico,tecnico, ecc.) del FOIRN cessò di esserela CIMI / Broederlijk Delen e divenne ilCEDI / IIZ. CEDI e IIZ assunsero unaforma più regolare e permanente diconsulenza e finanziamento di ampisettori di attiv<strong>it</strong>à del movimentoindigeno del Rio Negro. Con l’ampliamentoe la consolidazione del sostegnofinanziario della Federazione siridefinì il nucleo di azioni e di condizioniper il rafforzamento ist<strong>it</strong>uziona-28


estate 2008HAKOle del FOIRN, tra cui altri frontid’azione precedentemente consideraticome progetti specifici.La struttura amministrativa delFOIRN crebbe a causa della nuovagestione di quant<strong>it</strong>à crescenti di risorsefinanziarie e materiali e la necess<strong>it</strong>à diregistrare, archiviare e trattare leinformazioni relative alla programmazione,attuazione, valutazione ediffusione di una crescente e complessaserie di comp<strong>it</strong>i e richieste. Fu inoltreinvest<strong>it</strong>o in logistica, trasporti ecomunicazione (barche, motori,sistema di radiofonia), necessari persuperare gli ostacoli geografici cheimpedivano l’approccio e la sintonizzazionepol<strong>it</strong>ica della Federazione con leassociazioni affiliate e le comun<strong>it</strong>àindigene. Altre agenzie di promozionecollaborarono per fornire alcuneorganizzazioni locali di mezzi d<strong>it</strong>rasporto per sviluppare sia la loroattiv<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>ica nella comun<strong>it</strong>à sia peril miglioramento della commercializzazionedei prodotti locali (farina,piaçava, artigianato, ecc). Anche ilsistema di radiofonia venne esteso conil sostegno di altri partner.Su scala locale l’espansione del movimentoindigeno nel Rio Negro si spostòverso aree pionieristiche come il fiumePapuri, l’Alto Içana/Aiari, l’Alto Tiquiée le più remote aree del Medio RioNegro (le più vicine alla c<strong>it</strong>tà SantaIsabel del Rio Negro), dove erano statecreate alcune associazioni. Il problemadell’invasione di enormi gruppidi minatori nell’Alto Içana e nelCauaburis, nel Medio Rio Negro,aumentò la preoccupazione per lademarcazione delle terre indigenedell’Alto e Medio Rio Negro e stimolòla creazione di associazioni indigene siacome fenomeni di divisione di associazioniche avevano avuto un più ampiocampo di rappresentanza sia comeestensione del circu<strong>it</strong>o associativo anuovi settori. Il fenomeno associativoera in movimento e susc<strong>it</strong>ò aspettativecrescenti di partecipazione e richiestedi visibil<strong>it</strong>à nella rete in formazione diagenzie di costruzione sociale dellac<strong>it</strong>tadinanza indigena.Con la prospettiva di un quadro piùpos<strong>it</strong>ivo nel 1996, quanto alla garanziaufficiale delle terre indigene dell’Alto eMedio Rio Negro 11 , la gestione terr<strong>it</strong>orialee la creazione di alternativeeconomiche ricevettero maggioreattenzione attraverso lo sviluppo diprogetti pilota. La strategia per lospazio di auto-sostentamento dellecomun<strong>it</strong>à fu chiaramente defin<strong>it</strong>a alfine di selezionarne alcune per losviluppo di esperienze (piscicoltura,agricoltura, allevamento di pollame,estrazione mineraria, artigianato eecoturismo) che potessero esserediffuse in caso di successo - i progettipilota. Le iniziative che furono vistecome laboratori per le future proposteper un macro programma di svilupposostenibile regionale, furono quelledella pescicultura nell’Alto Tiquié,dell’artigianato nell’Alto Içana edell’istruzione nell’Alto Içana e AltoTiquié. Altre iniziative continuarono aricevere finanziamenti, ma si ist<strong>it</strong>uìuna struttura permanente di supportotecnico, logistico e finanziario, checoncentrò gli investimenti più intensivie sistematici di partenariato FOIRN /ISA / IIZ in poche aree selezionate. Cifurono poi nuove possibil<strong>it</strong>à di collegamentotra il mercato, lo Stato, le ent<strong>it</strong>àcivile di sostegno e una società indigenaorganizzata secondo schemiassociativi.La formulazione e l’attuazione di unprogramma regionale di salute differenziatoper le popolazioni indigenenel Rio Negro si basò su una serie dipartenariati del FOIRN che coinvolserouna organizzazione religiosa(Diocesi / Centro Salute Scuola),un’ent<strong>it</strong>à civile (San<strong>it</strong>à Senza Lim<strong>it</strong>i ),una agenzia governativa locale(segretariato comunale della salute /SEMSA-SG) e una federale (FondazioneNazionale della Salute / FNS). IlFOIRN fin dal 1996 firmò un accordocon la FNS e poi con i forn<strong>it</strong>ori diservizi di assistenza san<strong>it</strong>aria di cuisopra al fine di attuare azioni miratead una creazione di risorse umane, allavigilanza degli agenti san<strong>it</strong>ari indigeni,alla mobil<strong>it</strong>azione della comun<strong>it</strong>à,all’educazione san<strong>it</strong>aria e all’incoraggiamentodella medicina tradizionale.Il FOIRN, il Centro per la SaluteScuola, la SSL, l’Associazione delleAgenzie della San<strong>it</strong>à indigene dell’AltoRio Negro (AAISARN) e l’Associazionedegli infermieri di São Gabriel fondaronola Società per lo sviluppo dellaSan<strong>it</strong>à Indigena dell’Alto Rio Negro(SSS/NR), formando un sforzo collettivoper cambiare la precaria s<strong>it</strong>uazionesan<strong>it</strong>aria nella regione.Il settore della san<strong>it</strong>à crebbe conl’acquisto di spazio nella strutturaorganizzativa, finanziaria e operativadella Federazione: creazione deldipartimento della salute, aumento delvolume di bilancio per questo scopo eSão Gabriel da Cachoeira.29


Amazzonia 1 estate 2008proliferazione di iniziative orientatealla creazione di capac<strong>it</strong>à (corsi eworkshop) e di opportun<strong>it</strong>à di partecipazionee discussione dei leader dellacomun<strong>it</strong>à, dei leader di associazioni edei funzionari san<strong>it</strong>ari indigeni (riunioni,incontri, forum, ecc). Attualmente imeccanismi di mon<strong>it</strong>oraggio dellasocietà civile locale sulle pol<strong>it</strong>iche dellasan<strong>it</strong>à pubblica, hanno cominciato aformarsi, i consigli locali, e a rafforzarsi,come il consiglio comunale dellasalute. Nelle assemblee delle organizzazioniaffiliate e dello stesso FOIRNquesta tematica ha acquis<strong>it</strong>o sempremaggiore attenzione. Questo processosi è ampliato ed è culminato nellediscussioni, soprattutto a partire dal1999, circa la creazione del DistrettoSan<strong>it</strong>ario Speciale Indigeno del RioNegro/DSEI-RN.Il DSEI è una conquista derivata dallalotta dei movimenti indigeni per unsistema differenziato della promozionedella salute per le popolazioni indigene- ampliando il canale di comunicazionecon lo stato e democratizzando di piùCentro di Istruzione Commandos n° 1, EP, Brasile.la formulazione delle pol<strong>it</strong>iche pubbliche.E’ anche un esempio di esternalizzazionedelle responsabil<strong>it</strong>à governative,dettata dalla pol<strong>it</strong>ica neoliberista diadeguamento strutturale ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalpresidente Fernando HenriqueCardoso. Questo destatalizzazionedella forn<strong>it</strong>ura di servizi pubblicidivenne problematica perché imponevaun’eccessiva burocratizzazione delFOIRN, ci fu perciò una notevoleespansione del suo dipartimento disalute, un netto incremento nellacreazione di funzionari e nel volumedelle risorse materiali e delle risorsefinanziarie disponibili (medici, infermieri,operatori san<strong>it</strong>ari, dentisti,ecc.), comp<strong>it</strong>i amministrativi chehanno assunto una scala monumentale.Il FOIRN concretamente non silim<strong>it</strong>ò al controllo sociale, ma siincaricò della costruzione di poli dibase, ossia, si occupò di azioni relativealla prestazione di servizi. Questocompromise l’esercizio della funzioneprecípua del FOIRN quello di accompagnaree valutare il lavoro dei prestatoridi cure san<strong>it</strong>arie; anzi il consigliodirettivo della FOIRN fu sottoposto acr<strong>it</strong>iche perché si confondeva con gliagenti per l’esecuzione e si allontanavadal suo ruolo di supervisore. Inoltre, ilDSEI/RN esigeva un’attenzionesproporzionata di fronte alla complessaserie di responsabil<strong>it</strong>à del consigliodirettivo.Il FOIRN cattura risorse da fonti difinanziamento e servizi di enti disostegno e le distribuisce tra le associazioniaderenti, che a loro volta passanoqueste risorse e servizi per le comun<strong>it</strong>àe i settori organizzati della popolazioneindigena per genere o occupazione,nella organizzazione di assemblee eriunioni del consiglio amministrativo.Le associazioni, a loro volta, invianoalla direzione piani annuali di attiv<strong>it</strong>à,relazioni descr<strong>it</strong>tive e rendiconti chesono anch’essi elaborati per la direzionee inviati alle agenzie finanziatrici.D’altro canto, le comun<strong>it</strong>à e i settoriindigeni sono rappresentati da associazioniche formano il canale di accesso edi partecipazione agli organi decisionali30


estate 2008HAKOdella Federazione, assemblea e Consiglioamministrativo, che eleggono imembri del direttivo, elaborano periodicamenteuna programmazione delleattiv<strong>it</strong>à e valutano le prestazioni ol’impegno del direttivo. Ricordiamo cheha preso carattere normativo il ruolomediatorio delle associazioni tra lecomun<strong>it</strong>à e il FOIRN, sia nella partecipazioneagli organi decisionali (direttorioesecutivo, assemblea e consiglioamministrativo) sia nei flussi deifondi ottenuti attraverso il regime dipartnership per la regione. Infatti,l’associazionismo è il metodo leg<strong>it</strong>timodi acquisire visibil<strong>it</strong>à e spazio pol<strong>it</strong>iconella struttura organizzativa dellaFederazione 12 . Tuttavia, questo nonsignifica che non ci siano problemi. Inquesto schema di flusso delle decisioni,risorse, servizi e informazione, leassociazioni sono completamentedipendenti dal FOIRN, quindi nonsviluppano schemi propri di cattura dirisorse e servizi, anche se sono le basidella partecipazione pol<strong>it</strong>ica e disostegno nelle assemblee generali, neiconsigli amministrativi e del direttorioesecutivo.Caratterizzo schematicamente questonuovo scenario di negoziazione emediazione interculturale, ins<strong>it</strong>o in uncontesto molto complesso di relazioniinteretniche nel Rio Negro come segue:a) la cooperazione internazionale comeun importante serbatoio di risorse persoddisfare gli alti costi (comunicazione,trasporti, amministrazione, ecc.) diriunione e di gestione di una strutturapermanente d’azione verso una c<strong>it</strong>tadinanzadifferenziata;b) dominio dei procedimenti normatividi trasferimento di richieste (progetti)che richiedono notevole accumulo diinformazioni, di riflessione sullas<strong>it</strong>uazione interetnica esper<strong>it</strong>a ecompetenza argomentativa per garantirealleanze nel campo degli aiutiuman<strong>it</strong>ari e delle preoccupazioniambientali;c) scale multiple (locale, regionale,nazionale e mondiale) di sfere pubblichedove si trasferisce la lotta per i dir<strong>it</strong>tiindigeni e la diversificazione degliinterlocutori;d) eterogene<strong>it</strong>à e temi trasversali (laconservazione e la giustizia ambientale,i dir<strong>it</strong>ti umani, il femminismo, i popol<strong>it</strong>radizionali, i popoli della foresta, losviluppo, la biodivers<strong>it</strong>à, la democrazia,la discriminazione, la povertà, ecc.) chesorpassano il settore della costruzionesociale e simbolica della c<strong>it</strong>tadinanzaindigena;e) cosmo pol<strong>it</strong>icizzazione della mil<strong>it</strong>anzaindigena: ampliamento dell’orizzontedei dislocamenti spaziali e semantici,capac<strong>it</strong>à di trans<strong>it</strong>o attraverso varieprovince di significato e di processo etraduzione dei messaggi generati inquesti diversi sistemi di codifica,atteggiamento coltivato di distanziamentodi fronte alla propria cultura ealle culture altrui, sforzi deliberati diproduzione e di visualizzazione diautentic<strong>it</strong>à etnica attraverso pol<strong>it</strong>iche diriformulazione (recupero o conservazione)di un complesso selezionato d<strong>it</strong>radizioni considerate emblematichedell’ancestral<strong>it</strong>à nativa.f) struttura decentrata e orizzontaledell’organizzazione del movimentoindigeno, in cui il disegno associativo dipol<strong>it</strong>icizzazione della memoria etnicadiventa predominante;g) articolazione in rete con altri movimentisociali, ONG, organismi e forumBarreto della FOIRN parla al ginnasio di São Gabriel da Cachoeira. Foto di Ricardo Isa.31


Amazzonia 1 estate 2008multilaterali e agenzie governative, condiverse agende ed etiche che a volteentrano in confl<strong>it</strong>to e richiedono unadeliberata azione di conciliazione.Considerazioni finali.L’etnografia del movimento indigenonel Rio Negro ha come perno il processodi formazione di una coscienza riflessivadella cultura. La prassi missionariasalesiana, tanto l’attacco iconoclastaquanto l’inculturazione, hanno contribu<strong>it</strong>oall’oggettivazione della cultura edell’ident<strong>it</strong>à indigena nel Rio Negro.Cambiamenti nella struttura pastoraleconnessi con l’autonomizzazione afronte degli obiettivi strategici dellostato brasiliano nella regione – incorporandoun linguaggio d’azione indigenista- portarono la struttura ecclesiasticaa giocare il ruolo di incubatrice ist<strong>it</strong>uzionaledell’attivismo indigeno. Il processodi terr<strong>it</strong>orializzazione del poteremissionario stabilì il progresso e lasalvezza come stato da conquistarecombattendo l’ arretratezza, la povertàe la barbarie inerenti all’indian<strong>it</strong>à; adifferenza della struttura statale checoncepiva il progresso e la civiltà comeinev<strong>it</strong>abile destino i cui effetti perversidovrebbero essere attenuati. Se in uncaso l’indiano dovrebbe essere sostenuto(protetto e aiutato) nel diventare unc<strong>it</strong>tadino brasiliano, nell’ altro deveessere liberato dal peccato per diventareun cristiano brasiliano. La formazionedi un attivismo indigeno - sia sottoforma di associazioni cattoliche oetniche - ha dovuto affrontare questaimmagine moralmente avvil<strong>it</strong>a dell’origineindigena, intervenendo attivamentenel settore delle lotte simboliche edelle strategie di negoziazione dell’ident<strong>it</strong>à.La cost<strong>it</strong>uzione di una vasta rete diassociativa, abbinata a un complessoapparato di mon<strong>it</strong>oraggio delle relazioniinteretniche altamente riflessivo, dicattura di risorse che hanno originenella cooperazione internazionaleattraverso la cosmopol<strong>it</strong>icizzazione delleistanze locali in termini di c<strong>it</strong>tadinanzaambientalista transnazionale, hapermesso l’inversione dello stigma inorgoglio etnico. Casi di personalizzazionenon si oppongono in questo contestoa sforzi deliberati di affermazione e dirafforzamento dei legami di solidarietàcomun<strong>it</strong>ari, la valorizzazione dellatradizione non esclude l’invenzione el’innovazione culturali, oltre all’intensaricerca dei vantaggi della modern<strong>it</strong>à.Il c<strong>it</strong>tadino indiano presupponel’ambigu<strong>it</strong>à di una scelta volontaria avincoli e lealtà primari, riassuntanelle formule “Voglio essere indiano”e “Dobbiamo ricercare i nostri antichicostumi.” In altre parole, la mil<strong>it</strong>anzaindigena si basa su un atto morale diriconoscimento di se stesso, come unimpegno etico spesso espresso come larivelazione di una connessioneessenziale a un’origine precedentementenascosta, negata, soppressa odeprecata; ossia, come unica possibil<strong>it</strong>àdi un Sé autentico, ostinatamentepromosso e difeso di fronte al “bianco”o “civilizzato” o anche di frontedelle “autor<strong>it</strong>à”.Le assemblee sono poi formate inspazi fortemente formalizzati dirappresentanza (drammatizzazione,nel senso Goffmaniano) dell’indian<strong>it</strong>à,della sovversione delle relazioni didipendenza interetnica e dell’inclusionedei flussi di beni e di servizi dallamodern<strong>it</strong>à, nel linguaggio di dir<strong>it</strong>tietnici originari. Tuttavia, la configurazioneculturale delle assembleevaria in base ai diversi scenari direlazioni interetniche e alla strutturadel campo semantico dell’etnic<strong>it</strong>à,determinando la scelta strategica afavore dell’ostentazione o l’occultamentodelle origini come una risorsanel gioco pol<strong>it</strong>ico di richiesta dic<strong>it</strong>tadinanza. Urge lo sviluppo dietnografie delle assemblee al fine dievidenziare le numerose combinazionipossibili e la differenza di peso tra iloro aspetti organizzativi, ist<strong>it</strong>uzionalie di ident<strong>it</strong>à, al fine di superare gliapprocci che vedono le associazionicome semplice passiva accettazione daparte degli indiani di modelli pol<strong>it</strong>icioccidentali.Futuri studi antropologici dei movimentiindigeni contemporanei potrebberoanche dimostrare che il rispettodelle pol<strong>it</strong>iche di ident<strong>it</strong>à etnica non èomogeneo né automatico, ma dipendedalla varietà di inserzioni nella reteassociazionista di razionalizzazione(nel senso weberiano) di etnic<strong>it</strong>à, chevanno dalla simpatia diffusa all’impegnomil<strong>it</strong>ante. Tali posizioni di fronteall’attivismo indigeno (indifferenza,adesione passiva, sostegno e mil<strong>it</strong>anzaoccasionali) riguardano l’acquisizionee la detenzione di cap<strong>it</strong>ale simbolico ecompetenza pol<strong>it</strong>ica e il campo diformazione di una coscienza etnicaaltamente riflessiva e di progetti dicontrollo e gestione razionale dellerelazioni interetniche. L’espansionedell’adesione richiede strategie diFesta tribale dei tukano; foto di YusseffAbrahim.32


estate 2008HAKOCentro di Istruzione di Guerra nella Selva, -Brasile. Osp<strong>it</strong>i dell’eserc<strong>it</strong>o peruviano per uncorso di addestramento congiunto.mobil<strong>it</strong>azione collettiva che nonpresuppongono una coerenza logicaastratta e precedentemente stipulatanella comunicazione tra attivisti elaici. La convergenza di significati traideologie e ontologie etniche nonrichiede omogene<strong>it</strong>à culturale, maazioni mutuamente interessate allaproduzione di un orizzonte di comprensionetra i soggetti coinvolti in uncampo di pratiche e rappresentazionidell’indian<strong>it</strong>à nel processo acceleratodi diversificazione e globalizzazione.Note1.Truppe indiane ausiliarie che ab<strong>it</strong>avanoinsediamenti missionari e che servivano per lacaccia agli schiavi nella seconda metà del XVIIIsecolo.2.Sto parlando del Bacino idrografico del Rio Negro,un affluente del Rio delle Amazzoni, s<strong>it</strong>uatonell’Amazzonia brasiliana nord-occidentale. Questaregione è ab<strong>it</strong>ata da numerosi gruppi indigeniappartenenti alle famiglie di lingua Aruak, Tukanoe Maku, che sono: Tukano, Bará, Tuyuka, Desana,Arapaço, Kubeo, Pira-tapuia, Barasana, Werekena,Mir<strong>it</strong>i-Tapuia, Wanana, Karapanã, Baniwa, Baré,Tariana, Kuripaco, Maku-Hupda, Maku-uhupde.3.Organizzazione indigena statale creata nel 1910e chiusa nel 1967, quando fu sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a dall’attuale,Fondazione Nazionale dell’Indiano (FUNAI).4.La migrazione di famiglie indigene provenientida comun<strong>it</strong>à e s<strong>it</strong>i vicini alla sede municipale avvenneanche a causa della chiusura dei collegisalesiani a partire dalla fine degli anni 1970. Stabilirela residenza a São Gabriel si rese necessarioper consentire la prosecuzione degli studi ai bambini.5.Fu cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o un gruppo di lavoro (GT) di identificazionenel 1976, che formulò una prima propostadi area. Fu segu<strong>it</strong>o il modello di terr<strong>it</strong>orializzazionedel potere salesiano, proponendo la delim<strong>it</strong>azionedelle tre un<strong>it</strong>à distinte e contigui: Pari-Cachoeira(1.020.000 ettari), Iauareté (990.000 ettari) e Içana-Aiari (896.000 ettari). Nel 1985, un altro GT proposel’inclusione dei giacimenti della Serra do Traíranella T. I. Pari-Cachoeira (la cui estensione aumenteràfino a 1.418.000 ettari). L’anno successivo, unanuova proposta della FUNAI ampliò ulteriormentei confini di questa terra indigena (2.069.000 ettari).Continuò inglobando la Serra do Traíra, riconosciutacome tradizionale terr<strong>it</strong>orio dei Maku.6.Progetto governativo di integrazione della regionea nord dei corsi del Rio delle Amazzoni e Solimoesconsiste nelle pol<strong>it</strong>iche di sviluppo e occupazionemil<strong>it</strong>are, soprattutto delle aree di confine internazionale,proposto e attuato durante il governo delpresidente José Sarney.7.La seconda Assemblea dei Popoli Indigeni del RioNegro si tenne tra il 28 e 30 aprile 1987, nella palestradel collegio salesiano in São Gabriel daCachoeira, Amazonas. L’importanza dell’Alto RioNegro per il raggiungimento degli obiettivi governativiper la regione può essere valutata in basealla presenza del Segretario Generale del Consigliodi Sicurezza nazionale, il generale DenisBayma, per l’evento. Vi parteciparono rappresentantidi varie agenzie governative (MIRAD, INCRA,FUNAI, CSN, l’eserc<strong>it</strong>o), le organizzazioni indigenee delle ent<strong>it</strong>à di supporto (UNI, e CEDI, CIMI),delle miniere (Paranapanema e Gold Amazon) egli operatori economici e pol<strong>it</strong>ici locali.8.Come erano conosciuti i fratelli Pietro e CarlosGermano Machado, leader Tukano di Pari-Cachoeira, vecchia sede missionaria salesiana, cheoccuparono posizioni direttive dell’UCIRT fin dallasua fondazione.9.All’inizio del 1988, furono create tre colonie indigene(Pari-Cachoeira I, II e III) e due foreste nazionali.L’anno seguente, il quadro fu completato conil riconoscimento ufficiale nell’Alto Rio Negro didue aree indigene, nove colonie indigene e noveforeste nazionali. Nel 1990, le colonie indigene furonoomologate come aree indigene, circondate daforeste nazionali. In questo percorso pol<strong>it</strong>ico-amministrativo,scomparve sia la necess<strong>it</strong>à di autorizzazionedelle comun<strong>it</strong>à indigene (attraverso icontratti di esplorazione stipulati tra imprese, associazioniindigene, FUNAI e CSN) per l’utilizzazioneeconomica di queste riserve di risorse naturalida parte di non-indiani sia la loro destinazioneper l’attuazione dei progetti di sviluppo e di assistenzaalle comun<strong>it</strong>à indigene (Buchillet, 1991).10.Organizzazioni indigene del Rio Negro (ISA,2000: 267-268). Quattro di queste associazionisorsero sul corso del Içana / Xie, quattro sul corsodel Rio Negro, tre sul basso Vaupés / Tiquié e unosull’AltoVaupés / Papuri.11.Delim<strong>it</strong>azione (emissione di decreto ministeriale)delle TI Alto Rio Negro, Medio Rio Negro I,Medio Rio Negro II, Apapóris e Téa. Nel 1998, questecinque terre indigene sono stati approvate.12.E’ un esempio perfetto di democrazia partecipativae pluriétnica che dovrebbe essere osservata piùda vicino in molti paesi in America Latina i cuigoverni hanno riconosciuto il proprio profilomulticulturale e multinazionale. Per le analisi sullas<strong>it</strong>uazione contemporanea, paradossalmente,non sempre incoraggianti, delle popolazioni indigenein diversi paesi latino-americani che hannoguadagnato un ampio spazio sulla scena pol<strong>it</strong>icanazionale e un alto grado di riconoscimento socialedei dir<strong>it</strong>ti culturali vedi: Maybury-Lewis, 2002.Bibliografia.Buchillet D., “Pari-Cachoeira: o laboratórioTukano do projeto Calha Norte”, Povos Indígenasno Brasil: 1987-1990. Aconteceu Especial 18. SãoPaulo: Centro Ecumênico de Documentação eInformação, 1991; Cabalzar Filho A., “O temploprofanado: missionários salesianos e a transformaçãoda maloca tuyuka”, in: Robin Wright (org.).Transformando os deuses: os múltiplos sentidosda conversão entre os povos indígenas no Brasil.Campinas, SP, Ed<strong>it</strong>ora da Unicamp, 1999; ISA.Povos Indígenas no Brasil: 1996-2000. São Paulo,Inst<strong>it</strong>uto Socioambiental, 2000; Jackson J.,“Traducciones Compet<strong>it</strong>ivas del Evangelio en elVaupés, Colombia”, in América Indígena, 44 (1):49-94, 1984; Maybury-Lewis D., (ed.), The Pol<strong>it</strong>icsof Ethnic<strong>it</strong>y: Indigenous Peoples in Latin AmericanStates, Cambridge, MA, Harvard Univers<strong>it</strong>y Press,2002; Peres S., Cultura, Política e Identidade naAmazônia: o associativismo indígena no Baixo RioNegro. Tesi di dottorato, Inst<strong>it</strong>uto de FilosofiaCiências Humanas da Universidade Estadual deCampinas. Campinas, 2003; Ricardo C. A., “Jogoduro na Cabeça do Cachorro”, in: CEDI. PovosIndígenas no Brasil: 1987-1990. AconteceuEspecial 18. São Paulo: Centro Ecumênico deDocumentação e Informação, 1991; Wright R., “Aosque vão nascer”. Uma etnografia dos índiosBaniwa. Tesi di libera docenza, Inst<strong>it</strong>uto de Filosofiae Ciências Humanas da UniversidadeEstadual de Campinas, 1996.33


Amazzonia 1 estate 2008Sopra: Maria Rachel Coelho Pereira, coordinatrice statale di Movimento Educação Já!, in Amazzonia con degli indos yanomami.Sotto: “abc” foto di Meire Santiago.34


estate 2008HAKOEducazioneLa Scuola come fucina di tradizioni indigeneNote sull’educazione indigena nell’Amazzoniabrasiliana.Paride BollettinL’intento di questo articolo è quello dicollocare all’attenzione alcune questionirilevanti a propos<strong>it</strong>o della tematicadell’educazione indigena tra le popolazioninative dell’Amazzonia brasiliana.Quando si usa «educazione indigena»,usualmente ci si riferisce alle pratichedi alfabetizzazione ed a tutti queiprocessi educativi formali destinati allepopolazioni indigene, ma sarebbe piùcorretto, a mio avviso, usare in questocaso l’espressione «educazione scolasticaindigena», già che l’«educazioneindigena» propriamente detta sta adindicare i tradizionali sistemi diproduzione e comunicazione delleconoscenze tra i membri di questecomun<strong>it</strong>à. Userò quindi le due espressionicon queste particolari accezioninel corso di questo lavoro. Data lacompless<strong>it</strong>à e varietà delle s<strong>it</strong>uazionivissute dalle diverse società indigene inAmazzonia, non ho la pretesa didipingere un quadro esaustivo, mapresentare ed analizzare alcunequestioni che possono stimolareriflessioni più approfond<strong>it</strong>e riguardol’argomento. All’inizio analizzerò las<strong>it</strong>uazione dell’educazione formale,ossia quella che ho chiamato «educazionescolastica indigena», oggi tra lepopolazioni indigene. Per fare ciòcercherò di evidenziare quali sono lecaratteristiche generali che hanno ache fare con l’edificazione di talesistema scolastico, presentando, nelcontempo, alcuni esempi che possonoaprire nuove prospettive e nuovi spazi.In segu<strong>it</strong>o dirigerò l’attenzione delladiscussione verso la “tradizionale”(tralascio qui il seppur importantedibatt<strong>it</strong>o antropologico attuale sultermine “tradizione”, intendendosemplicemente con esso le pratiche inuso precedentemente all’incontro con inon-indigeni) attiv<strong>it</strong>à di creazione etrasmissione dei saperi tra i membridelle comun<strong>it</strong>à indigene. Alla finecercherò di analizzare quali sono leaffin<strong>it</strong>à e le differenze tra i due sistemieducativi e le influenze che la sovrapposizionedei due ha su tali società.Per cominciare ad affrontare questaquestione è necessario dire come, inBrasile, dal XVI secolo fino al giornod’oggi, l’offerta di programmi educatividestinati alle comun<strong>it</strong>à native attraversol’ist<strong>it</strong>uzione di scuole è semprestata diretta verso la catechizzazione,la “civilizzazione”, infine verso l’integrazionealla società nazionale. Questa“civilizzazione” è iniziata con i missionarigesu<strong>it</strong>i, passando per i pos<strong>it</strong>ivistidel Serviço de Proteção ao Índio (SPI),per il Summer Inst<strong>it</strong>ute of Linguistics(SIL) fino alla Fundação Nacional doÍndio (FUNAI), inclusi l’insegnamentodi catechesi e l’insegnamento bilingue.La final<strong>it</strong>à è rimasta invariata: negarela differenza, riuscire a fare sì chel’indigeno si trasformasse in qualchecosa di diverso da ciò che era, ossia chedivenisse “bianco”, abbandonandotutto quell’insieme di conoscenzeancestrali delle quali la comun<strong>it</strong>àindigena è portatrice. In questo sensola creazione della Scuola nei diversigruppi amazzonici è serv<strong>it</strong>a comestrumento di imposizione di valorialieni e di negazione delle ident<strong>it</strong>àparticolari e differenziate dei gruppistessi.Negli ultimi anni questo quadrosembra che stia subendo un rapidoprocesso di trasformazione. In manieraalternativa, e talvolta confl<strong>it</strong>tuale, alleprecedenti pratiche e retoriche portateavanti dallo Stato e dai diversi soggetticoinvolti nei processi educativi, nuoviattori hanno cominciato a lavorare inaccordo con le comun<strong>it</strong>à, nel tentativodi trovare alternative alla sottomissionedi questi gruppi. In questa maniera,la Scuola sta acquisendo un nuovosignificato, trasformandosi in unostrumento che garantisce l’accesso aconoscenze generali, senza negare conciò le specific<strong>it</strong>à culturali e le diverseident<strong>it</strong>à. Queste nuove esperienzestanno sorgendo in diverse zone delBrasile, a partire dalla partecipazione,a volte, degli stessi leaders indigeni,con la costruzione di curriculumeducativi adatti alla realtà sociale,culturale e storica di ogni gruppo.L’obiettivo sembra essere quello diconformare tali indirizzi educativi allostesso progetto di futuro della comun<strong>it</strong>à.Storicamente la categoria etnica e35


Amazzonia 1 estate 2008Una quarta classe di unascuola elementare.sociale defin<strong>it</strong>a come“indigena” è sempre statavista come trans<strong>it</strong>oria efatalmente a rischio diestinzione. Le nuoves<strong>it</strong>uazioni pol<strong>it</strong>iche esociali, nelle quali possiamoosservare un incrementodemografico, ma anche unaumento delle rivendicazionidei propri valoriculturali, assieme ad una crescentemobilizzazione dei diversi leaders,hanno evidenziato la necess<strong>it</strong>à distabilire nuove forme di relazionamentogiuridico tra i vari schemi all’internodei quali si inserisce la produzione etrasmissione del sapere.Questa nuova prospettiva, che hacome final<strong>it</strong>à la creazione di una nuovaScuola Indigena, porta a credere che sistiano cercando forme innovative perconiugare i saperi “universali” dell’uman<strong>it</strong>àcon la conoscenze specifichedi ogni gruppo, all’interno delle diverses<strong>it</strong>uazioni e realtà socioculturali deipopoli indigeni. Bisogna ricordare,però, che quando ci si riferisce ai“saperi universali”, stiamo parlando disaperi legati ad una specifica visionedel mondo, quella propria delle societàoccidentali, condivisa anche in Brasilee negli altri paesi latino-americani. Inquesta maniera si può capire comeall’interno della Scuola si assista ad unincontro tra prospettive cosmologichee sistemi esplicativi del mondo diversi,quindi il momento centrale debbaessere la creazione di una Scuola cheabbia come punto di partenza gli stessiindigeni. La recente formazione diprofessori indigeni o l’utilizzazione dimateriale scolastico elaborato daglistessi membri delle comun<strong>it</strong>à rappresentanostrumenti che possonopermettere di raggiungere risultati inquesta direzione. Ma la s<strong>it</strong>uazione nonè uguale per tutti i gruppi, lato a latocon queste esperienze più sensibili allenuove prospettive, esistono altri gruppiindigeni per i quali la Scuola continuaad essere una forma di oppressione e diannichilimento della propria ident<strong>it</strong>à,anche se con strumenti più sottili edisfarsati che non in passato.Recentemente, le norme giuridichehanno posto i termini della discussionein una nuova prospettiva, mettendo inevidenza punti importanti per ciò cheriguarda l’autonomia di ogni popolazionenei confronti dei curriculumscolastici e dei sistemi educativi dautilizzare all’interno delle aule scolastiche.A partire dalla Cost<strong>it</strong>uzioneFederale, con ad esempio l’articolo 210o l’articolo 215, e proseguendo con la“Lei de Diretrizes de Base”, la normativagiuridica brasiliana assicura allecomun<strong>it</strong>à indigene l’utilizzo dellapropria lingua materna e di propriprocessi di apprendimento, lasciandoallo Stato il ruolo di protettore dellemanifestazioni culturali indigene.Nonostante esistano tali leggi chericonoscono la necess<strong>it</strong>à di garantire ildir<strong>it</strong>to alla differenza, in realtà esistonograndi problemi e contraddizioniche devono essere affrontati. Moltospesso, queste importanti conquisterestano sulla carta senza che, inpratica, sia realmente realizzata unaeducazione specifica, differenziata e diqual<strong>it</strong>à. La Scuola Indigena deveessere elaborata e pensata con l’apportodi tutti i soggetti coinvolti:professori, alunni ecomun<strong>it</strong>à, solamente inquesta maniera è possibilecreare una relazione tral’educazione formalepromossa dalla strutturascolastica e la realtà vissutanella sua propria dinamicastorica da parte del gruppoindigeno. L’obiettivoSão Gabriel da Cachoeira ha unvescovo cinese: dom José SongSui Wan, SDB.principale deve essere quello di coniugarele conoscenze tradizionali di ognipopolazione con i saperi propri dellasocietà nazionale brasiliana all’internodella quale la comun<strong>it</strong>à si inserisce econ la quale deve fare i conti tutti igiorni. La strada da seguire, a mioavviso, deve passare necessariamenteattraverso la formazione di personalespecializzato e l’elaborazione dicurriculum scolastici specifici e vicinialla realtà vissuta. In questa maniera,esiste la possibil<strong>it</strong>à di porre in pratica ilpieno esercizio della c<strong>it</strong>tadinanza e delrispetto della differenza culturale daparte degli alunni indigeni, attraversola valorizzazione delle specific<strong>it</strong>àlinguistiche, culturali ed educative diogni popolo.Un punto che deve essere evidenziatoè quello dell’estrema divers<strong>it</strong>à delles<strong>it</strong>uazioni vissute dalle diverse comun<strong>it</strong>àindigene: da un lato esistonocomun<strong>it</strong>à che resistono da secoli alcontatto con il mondo europeo prima ebrasiliano dopo, dall’altro lato altrecomun<strong>it</strong>à affrontano la drammatic<strong>it</strong>àdi questo contatto da pochi anni. Unaulteriore importante caratteristica èche i soggetti coinvolti nelle praticheeducative sono molteplici: missionari,professori indigeni, professori nonindigeni,alunni, membri delle comun<strong>it</strong>à,ecc. Se la legislazione prevede lineegenerali di attuazione, in realtà ognicaso è diverso, a causa delle s<strong>it</strong>uazionispecifiche vissute da ogni comun<strong>it</strong>à ederivate dalla storia propria di ciascungruppo. Nonostante molte dellecomun<strong>it</strong>à indigene amazzonicheabbiano conosciuto diverse tipologie diScuola, nel corso del tempo e dipendendodal tipo di contatto intrattenutocon la società nazionale, bisogna36


estate 2008HAKOinterrogarsi sul senso ed il significatodella costruzione di un progettoeducativo e pedagogico per quellerealtà che fino a pochi anni or sononon avevano neanche l’idea di unaistruzione formalizzata. Allo stessotempo, se è vero che il fine della Scuolaè la preparazione delle persone per lav<strong>it</strong>a di domani, bisogna interrogarsianche sul significato specifico di talecomp<strong>it</strong>o all’interno di ogni popoloindigeno. Un punto che r<strong>it</strong>engofondamentale è la costruzione diprogetti educativi che tengano contodei differenti percorsi di costruzionedell’ident<strong>it</strong>à singola e collettiva, ciòperché la final<strong>it</strong>à di qualsiasi percorsoeducativo deve essere quella di valorizzarele particolar<strong>it</strong>à di ognuna diquesta comun<strong>it</strong>à. Data la loro partecipazioneai processi di trasformazioneculturale, i processi pedagogici sono diestrema importanza nella creazione diuna nuova forma di essere “persona”,così come viene defin<strong>it</strong>a da parte diogni gruppo umano, questo aspetto èancora più importante nel caso dellecomun<strong>it</strong>à indigene amazzoniche, acausa del forte impatto eserc<strong>it</strong>ato suqueste da parte della realtà esogena.Nelle diverse realtà del Brasile indigenosi cerca una risposta alla difficoltàdi mediazione tra le istanze conservatricidi parte delle società e quelle piùaperte al mondo esterno attraverso lapartecipazione degli stessi interessatialla preparazione del materiale scolasticoe nella pianificazione delle attiv<strong>it</strong>àeducative. In questo senso, nel partecipareall’elaborazione dei libri comedelle attiv<strong>it</strong>à che saranno affrontateall’interno delle aule, la comun<strong>it</strong>àcome un tutto produce e trasmette leconoscenze. R<strong>it</strong>engo importantemettere in risalto come in alcuni casi laScuola, defin<strong>it</strong>a attraverso le linee diattuazione qui presentate, può assumereanche l’importante ruolo distrumento di rivalutazione, recupero erev<strong>it</strong>alizzazione di tratti culturali chetalvolta possono venire altriment<strong>it</strong>rascurati. Possiamo vedere ad esempiocome, nel caso di gruppi in cui igiovani non conoscono più la total<strong>it</strong>àdella storia tradizionale che spiega ilmondo, l’azione educativa portataavanti da parte dei membri dellacomun<strong>it</strong>à che ancora conosconol’insieme m<strong>it</strong>ologico che si colloca allabase dello specifico essere ident<strong>it</strong>ario,generalmente i più anziani, puòrendere possibile questo recupero dellecaratteristiche specifiche della comun<strong>it</strong>àall’interno delle nuove s<strong>it</strong>uazioniche essa si trova ad affrontare. Agendoin questa maniera, tutti i soggetticoinvolti nella pratica educativa,professori ed alunni, partecipano deiprocessi educativi e culturali chelegano la Scuola con i saperi tradizionali,permettendo così la creazione diuna estetica e di una letteraturaindigena, attraverso l’elaborazione dilibri e di altro materiale didattico. Traquesti materiali mer<strong>it</strong>ano di esserericordate le esperienze delle narrazionistoriche dei “tempos da maloca”(tempi della casa comune) o “temposdos antepassados” (tempo degliantenati), che, attraverso la ricostruzionee ricompilazione di m<strong>it</strong>ologie,canti, leggende ed altre storie, permettonola riappropriazione e ridefinizionedelle visioni cosmologiche, dellespiegazioni del mondo e la realtà daparte dell’insieme dei membri dellacomun<strong>it</strong>à, che così agisce e si colloca inmaniera coerente all’interno delproprio universo. Penso che sia utilericordare che l’incontro tra prospettiveBimbe attendono un provino al centro multimediale della SEDUC (Centro de Mídias daSecretaria de Estado de Educação) a Manaus.cosmologiche diverse, come nel casodell’incontro tra le comun<strong>it</strong>à indigeneamazzoniche ed il mondo occidentale,porta a rivedere e ripensare tutte lespiegazioni della propria presenza nelmondo. Così, la possibil<strong>it</strong>à offerta dallaScuola di elaborare le nuove teorie apartire dalle aule scolastiche si rivestedi una importanza fondamentaleperché si cost<strong>it</strong>uisce come la base dellacreazione di una nuova forma di“essere”. Allo stesso tempo, il passaggiodalla lingua orale alla scr<strong>it</strong>turapermette di collocare queste produzionial livello della “letteratura”, daparte degli stessi scr<strong>it</strong>tori oltre che deilettori. Le popolazioni indigene, fermorestando che queste note sono unageneralizzazione e non pretendono dipresentare la specific<strong>it</strong>à di ogni comun<strong>it</strong>à,sono portate spesso a considerarecome superiori i materiali scolasticiprodotti e offerti dai “bianchi”, essendoquesti presentati in forma scr<strong>it</strong>ta.La partecipazione all’elaborazione diquesti nuovi materiali scr<strong>it</strong>ti, che sonoprodotti per e da loro stessi, permettecosì da un lato la contestualizzazionedei saperi indigeni come aventi lostesso valore di quelli esogeni, edall’altro lato un aumento della fiducianei propri saperi tradizionali. Possiamo37


Amazzonia 1 estate 2008notare come questo processo dicreazione di una nuova forma diespressione letteraria da parte dellepopolazioni indigene si riveste di unrilevante ruolo pol<strong>it</strong>ico nel tentativo divalorizzare le conoscenze delle comun<strong>it</strong>à,al fine di rivendicare l’importanzadella specific<strong>it</strong>à di ciascuna di queste,ma anche evidenziandone il valoreintrinseco all’interno della propriavisione cosmologica. In questa prospettivasi assiste alla creazione di significatoper una ist<strong>it</strong>uzione che non èpropria della comun<strong>it</strong>à indigena. LaScuola diviene così una strumento diriproposizione del ruolo collettivo dellacomun<strong>it</strong>à nell’elaborazione dei programmieducativi, ma si riveste anchedi un ruolo nella elaborazione/rielaborazionedella quotidian<strong>it</strong>à e del significatodi questa. Attraverso la produzionedei materiali scolastici la comun<strong>it</strong>àcome un tutto agisce nella concettualizzazionedel proprio luogo nel mondo,potendo così discutere le nuoves<strong>it</strong>uazioni vissute in segu<strong>it</strong>o al contattocon il mondo non-indigeno, nello stessotempo in cui r<strong>it</strong>rova un significato pertutte le spiegazioni messe in discussioneda questo incontro con una alter<strong>it</strong>àtecnologicamente più avanzata.La partecipazione delle comun<strong>it</strong>à inquesto lavoro collettivo di sistematizzazionedei saperi tradizionali, comeanche altri aspetti delle pol<strong>it</strong>icheeducative, è molto diversa da unarealtà all’altra, così se alcune rivestonoun ruolo attivo nell’elaborazione deiprogrammi scolastici, altre preferisconoche la Scuola, essendo una ist<strong>it</strong>uzionestraniera, sia amministrata dapersonale non-indigeno. Nel primocaso la Scuola, e più in generale leist<strong>it</strong>uzioni che vengono “da fuori”, èinterpretata e assunta come unostrumento che può aiutare la cresc<strong>it</strong>aculturale dei membri del gruppo cosìche questi possano un domani affrontarecon successo e con le proprie forzela società non indigena. Nel secondocaso, la stessa ist<strong>it</strong>uzione è vissutaancora come uno strumento di dominazioneche riguarda la comun<strong>it</strong>à nellamisura in cui trasmette ai giovanivalori diversi da quelli ancestrali,portandoli a preferire lo stile di v<strong>it</strong>a deinon-indigeni e ad abbandonare iltradizionale. Questa seconda prospettivaderiva dal problema che fino ad oggiin molte comun<strong>it</strong>à indigene le scuolecercano di essere una replica dellescuole urbane o rurali destinate allapopolazione non-indigena, ossia con glistessi curriculum, senza considerare lespecific<strong>it</strong>à delle conoscenze di ognipopolazione, con lo stesso calendarioscolastico, disprezzando il calendariodelle attiv<strong>it</strong>à tradizionali, di sostentamentoo r<strong>it</strong>uali, delle comun<strong>it</strong>à, oancora con gli stessi sistemi valutativi,che considerano solamente i saperioccidentali senza guardare alla cresc<strong>it</strong>adei saperi propri delle comun<strong>it</strong>à.Storicamente, come ho già detto, laScuola è sempre stata vista come unostrumento per integrare le popolazioniindigene alla società nazionale, e finoad oggi essa è vista come un mezzo diascensione sociale: ancora si pensa cheun indigeno che studia potrà migliorarela propria condizione di v<strong>it</strong>a trovandoun lavoro in c<strong>it</strong>tà. Ciò nonostante,negli ultimi anni ci sono stati importanticambiamenti di questo paradigma,le esperienze di partecipazionedelle comun<strong>it</strong>à nelle pratiche educative,secondo quanto scr<strong>it</strong>to anche nellaCost<strong>it</strong>uzione brasiliana ed in altre leggisull’argomento, evidenziano come, inuna prospettiva pol<strong>it</strong>ica di rivendicazionedei propri dir<strong>it</strong>ti, una educazioneche valorizzi la specific<strong>it</strong>à di ognicomun<strong>it</strong>à e l’ident<strong>it</strong>à di ogni popolazioneè sempre più sent<strong>it</strong>a come unanecess<strong>it</strong>à da parte dei gruppi indigeni.In questa maniera, una Scuola checontempli sia i saperi esogeni sia isaperi tradizionali e nella quale lapartecipazione degli indigeni siadeterminante diviene una forma divalorizzare la propria ident<strong>it</strong>à culturalee sociale, ma anche una forma dipressione pol<strong>it</strong>ica all’interno delpanorama di cresc<strong>it</strong>a dei popoliindigeni in Brasile, sia in una prospettivademografica che di espressionepol<strong>it</strong>ica e culturale.I problemi delle comun<strong>it</strong>à indigene sulpiano educativo, oltre alla mancanzadi risorse e nonostante le nuovecondizioni di alcune s<strong>it</strong>uazioni, siriflettono in una questione metodologicache ha bisogno di una riflessionea propos<strong>it</strong>o delle pol<strong>it</strong>iche educativeportate avanti. Uno dei punti cher<strong>it</strong>engo debbano essere considerati èquello della trasformazione di unalingua orale in lingua scr<strong>it</strong>ta, ciòperché la forma con cui una cultura s<strong>it</strong>rasmette da una generazione all’altra,ossia in forma orale o scr<strong>it</strong>ta, assumegià di per sé stessa un significatoculturale, nel senso e nella misura incui evidenzia le strutture di potere chestanno alla base della distribuzione delsapere, come anche le costruzioni disignificato di tali conoscenze. Il passaggioverso la forma scr<strong>it</strong>ta delle lingueindigene, la maggior parte delle qualiorali fino a pochi anni or sono, portadelle conseguenze in molti aspetti dellav<strong>it</strong>a di queste comun<strong>it</strong>à, la profond<strong>it</strong>à el’incidenza delle quali varia d’accordocon la natura specifica e con la distribuzionetra i membri delle comun<strong>it</strong>àdel nuovo strumento di produzione etrasmissione dei saperi. Detto altrimenti,ciò dipende dall’efficacia con cuiil nuovo sistema diviene un mezzo dicomunicazione, se esclusivo o generalizzato,ovvero dipende dal grado in cuiil sistema è utilizzato da parte deimembri delle comun<strong>it</strong>à. Un’altraquestione che deve essere considerataparallelamente a questa è che, talvolta,la lingua scr<strong>it</strong>ta è superficiale nei suoireali contributi educativi, ad esempioleggendo un libro si può avere l’illusionedi avere acquis<strong>it</strong>o ciò che vi ècontenuto, ma può essere che talesapere possa essere veramente acquis<strong>it</strong>osolo attraverso la conversazione,com’è evidenziato dall’enfasi che moltecomun<strong>it</strong>à indigene ripongono nell’abil<strong>it</strong>àoratoria come forma per ottenereprestigio. I nuovi saperi necess<strong>it</strong>anoanch’essi della conversazione e delladiscussione tra alunni e professori peressere compresi correttamente. Da ciòderiva la necess<strong>it</strong>à di stimolare edapprofondire la pratica del dialogo e38


estate 2008HAKOdella costruzione di significato daparte delle comun<strong>it</strong>à, all’interno eall’esterno delle aule scolastiche. Inquesta maniera si possono coniugarela due forme del sapere: la scr<strong>it</strong>tura el’oral<strong>it</strong>à, come strumenti di costruzionedi un nuovo sistema di elaborazionedelle conoscenze indigene assieme conle occidentali, senza per questo perdereil valore della trasmissione orale comeforma di ricostruire il valore pratico esimbolico delle stesse.All’interno delle comun<strong>it</strong>à indigene,infatti, esistono altri sistemi di produzionee trasmissione dei saperi, oltre aquello scolastico, diversi da unacomun<strong>it</strong>à all’altra come qualsiasicreazione culturale, che per millennihanno garant<strong>it</strong>o la continu<strong>it</strong>à dipratiche quotidiane, cosmologie,visioni e spiegazioni del mondo, e chechiamerò qui, seppur forse superficialmente,“Educazione Indigena”. Unprimo e fondamentale aspetto diqueste pratiche è che non sonoformalizzate, ma costru<strong>it</strong>e giorno pergiorno attraverso l’interazione costantetra i membri della comun<strong>it</strong>à attraversola parola, la r<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à e tutti gliaspetti del vivere come assieme. Comealtri processi educativi, l’elaborazione ela comunicazione dei saperi di unacomun<strong>it</strong>à è il frutto di una particolarevisione del mondo e, in questo senso,porta con sé alcuni aspetti di granderilievo, come i concetti di spazio etempo. Comunemente l’infanziaè inoltre considerata comela fase più importante per iprocessi di apprendimento.Questa fase della v<strong>it</strong>a si caratterizzanelle società indigeneamazzoniche per una assolutalibertà nelle esperienze spazialie temporali, ossia i bambinipossono essere in qualsiasiluogo in qualsiasi momento,avendo così una conoscenzadelle relazioni sociali costru<strong>it</strong>eall’interno della comun<strong>it</strong>à nonmediata da qualcuno, mainvece vissuta in ogni momentoed in autonomia. Questalibertà sperimentata nei primianni di v<strong>it</strong>a permette unacomprensione ed una condivisione delsociale che si differenzia sensibilmentedalla s<strong>it</strong>uazione dei bambini occidentali,i quali sono legati alla mediazionedei gen<strong>it</strong>ori o di altri soggetti. I giovaniindigeni, al contrario, hanno la possibil<strong>it</strong>àdi comprendere da soli le forme diorganizzazione delle proprie comun<strong>it</strong>à,comprese anche le relazioni menoovvie tra gli individui, proprio perchéle vivono ad ogni momento e questoaspetto contribuisce poi nella formazionedell’individuo.All’interno delle comun<strong>it</strong>à indigeneesiste anche uno spazio espressamentededicato alla social<strong>it</strong>à ed all’educazioneinformale, il quale è concretamentevissuto, non solamente dai bambinima da tutti i membri della comun<strong>it</strong>à,questo aspetto deve essere analizzato epreso in considerazione nella riflessionesul ruolo dell’educazione formaleper le popolazioni indigene dell’AmazzoniaBrasiliana. La condizione dipermissiv<strong>it</strong>à quasi senza lim<strong>it</strong>i vissutadai bambini in gran parte di questecomun<strong>it</strong>à differisce da quella degliadulti, i quali partecipano alle formeorganizzate del sociale marcate dalim<strong>it</strong>i precisi e da costrizioni specifichead ogni gruppo. Queste lim<strong>it</strong>azionisono conosciute dalle nuove generazioniattraverso questa apparente mancanzadi ordine, che caratterizza iprimi anni di v<strong>it</strong>a, ma che a ben vederepuò essere intesa come il centro di unprocesso educativo, perché anche seappare caotico, obbedisce a precisischemi di costruzione e trasmissione disaperi. Attraverso le pratiche libere ibambini assimilano questi saperi eprendono coscienza di essi, in unamaniera molto libera, abbordandoli evivendoli in ogni momento, conoscendocosì i diversi aspetti della v<strong>it</strong>asociale, con la sue regole, visioni, idee econcezioni che sono la base chepermette loro di comprendere ilmondo e di interpretarlo.Anche se i bambini hanno la possibil<strong>it</strong>àdi vedere tutto e di stare in qualsiasiluogo in ogni momento, la trasmissionee l’apprendimento di nomi, costumie significati simbolici delle costruzioniculturali, così come dell’ambiente edelle risorse naturali, dipendono dallecondizioni individuali e dalle s<strong>it</strong>uazionisociali, come, ad esempio, il sesso, l’età,la famiglia di appartenenza, la posizionepol<strong>it</strong>ica, tra gli altri. Si viene adefinire così una differenziazione nellepossibil<strong>it</strong>à di accesso ai saperi. Perchiarire può essere utile evidenziare ilfatto che l’appartenenza a questo oquel genere determina una facil<strong>it</strong>à diaccesso a conoscenze delle diversespecie animali e vegetali. Nella maggiorparte delle società indigene, gliuomini sono portatori di un sapere piùapprofond<strong>it</strong>o riguardo gli animali, giàche si dedicano fin da piccoli allacaccia, per altro verso le donne deten-Studenti xavante alla cerimonia deldiploma.<strong>39</strong>


Amazzonia 1 estate 2008Sigillo della Faculdade Católica do Tocantins,parte del programma di espansione dellaEducazione Cattolica nella Regione Amazôniadella Conferenza Nazionale dei Vescovi delBrasile (CNBB).gono una maggiore conoscenza deivegetali, dato che rivestono un ruolomolto importante nel lavoro di seminae raccolta, poiché questo è, il più dellevolte, un ruolo femminile. Oltre alladifferenza di genere, in altre occasioni,appartenere a questa o a quellafamiglia può influire sui processi diapprendimento, per esempio chiappartiene alla famiglia del capoapprenderà aspetti della v<strong>it</strong>a socialeche altri non avranno la possibil<strong>it</strong>à diimparare, allo stesso modo in cui ilfiglio del pajé (sciamano) avrà unaeducazione più indirizzata verso gliaspetti metafisici del mondo, e così via.Il contesto sociale assume un ruolodecisivo nell’apprendimento di ogniindividuo, così come le strutturegerarchiche ed i diversi bagagli familiari.Questi aspetti determineranno iltipo di saperi a riguardo delle costruzioniculturali e dell’organizzazionesociale, riproducendo schemi di potereche si basano sulle conoscenze, inqueste società in cui non esiste unastratificazione sociale basata su unpotere coerc<strong>it</strong>ivo.R<strong>it</strong>engo importante inoltre mettere inevidenza come tutti questi processi dielaborazione delle conoscenze coinvolganola comun<strong>it</strong>à come un tutto, anchequando ciò non è esplic<strong>it</strong>o. Il fatto che ibambini vivano tutto ciò che succedeloro attorno fa sì che essi entrino inrelazione con tutti i membri dellacomun<strong>it</strong>à e in questa maniera apprendanonaturalmente i valori ed i costumidella v<strong>it</strong>a della comun<strong>it</strong>à. Inoltre ilruolo degli anziani permette a tutti imembri della comun<strong>it</strong>à, quindi nonsolo ai bambini, di apprendere letradizioni attraverso le riunionicollettive. Gli stessi r<strong>it</strong>uali, coinvolgendotutta la società, rappresentanoimportanti momenti di produzione eriproduzione dei saperi sul mondo esulla stessa società, nei quali la collettiv<strong>it</strong>àagisce in maniera un<strong>it</strong>aria nelprocesso educativo, anche in questocaso non solo dei più giovani, ma d<strong>it</strong>utti i membri del gruppo, in unacostante attiv<strong>it</strong>à di ricordo e rielaborazionedei saperi tradizionali.Tra le sfide, sempre marcate darelazioni di diseguaglianza, che ilmondo attuale sottopone alle societàindigene, le questioni dell’EducazioneIndigena e dell’Educazione ScolasticaIndigena si rivestono di un rilevanteaspetto pol<strong>it</strong>ico. L’Educazione Scolastica,che per molto tempo è statastrumento di una pol<strong>it</strong>ica di “civilizzazione”,ed ora comincia ad esserevalorizzata in alcuni casi come unostrumento nelle mani degli indigeniperché permette loro di gestire larealtà esterna, allo stesso tempo,funziona come un mezzo per riv<strong>it</strong>alizzarele conoscenze tradizionali,permettendo anche una valutazionedelle esperienze passate e di quellevissute quotidianamente. L’elaborazionedei nuovi processi collettivi è unimportante mezzo di sensibilizzazionepol<strong>it</strong>ica, ma anche così esiste unacontraddizione tra la Scuola, ist<strong>it</strong>uzioneomogeneizzante, e le specific<strong>it</strong>à diogni gruppo indigeno. È necessario chequesto dir<strong>it</strong>to alla differenza, chepoggia su di una base giuridica, nondetermini che l’educazione differenziatadestinata alle popolazioni indigenesia di seconda qual<strong>it</strong>à, ma invece cheacquisisca un valore aggiunto chepermetta l’effettiva emancipazione diquesti gruppi, attraverso l’unione deisaperi occidentali con quelli tradizionali.È necessario che l’incontro traquesti diversi sistemi di produzione etrasmissione di conoscenze nonconsideri le culture indigene comequalche cosa di statico, ma come unacontinua elaborazione e ricreazione disignificati, e che inoltre prenda inconsiderazione i processi di relazionecon i non-indigeni in cui attuanoqueste comun<strong>it</strong>à. È necessario riconoscereche i saperi che la Scuola trasmetteai villaggi contribuiscono aduna modificazione della cultura e delpensiero di tali popolazioni in unprocesso di trasformazione che èsempre esist<strong>it</strong>o, ma che diviene40


estate 2008HAKOpericoloso a causa della supremaziatecnologica dei non-indigeni. Diconseguenza la Scuola deve essere unmezzo di incontro culturale in cui lacultura tradizionale non venga svalorizzatae, allo stesso tempo, fornisca glistrumenti per una assimilazionegraduale dei nuovi saperi. Il pericolomaggiore risiede nella possibil<strong>it</strong>à chequeste trasformazioni colpiscano <strong>it</strong>radizionali sistemi di potere con lerispettive strutture gerarchiche, cosìcome le spiegazioni cosmologiche,l’attribuzione di significati, infine tuttala costruzione di senso e la visione sulmondo. I processi educativi, per il loroessere uno strumento di costruzionedella realtà di domani, si rivestono diuna importanza fondamentale.L’incontro tra le diverse esperienzeumane porta ad una cresc<strong>it</strong>a di tutti gliindividui coinvolti solamente se èfinalizzato alla conoscenza reciproca,nel rispetto delle differenze e dellespecific<strong>it</strong>à di ognuno. La ScuolaIndigena ha il fondamentale ruolo diaiutare queste culture a costruirestrategie di rielaborazione dei saperiancestrali all’interno dei nuovi contesti,dell’incontro con saperi stranieri.Essa deve tenere conto dell’insiemedelle costruzioni sociali e culturali diquesti popoli, arricchendo non solo leconoscenze indigene, ma ancheaiutandoci ad avere una maggiorecoscienza dell’importanza di tutti idiversi saperi elaborati dalle diversecomun<strong>it</strong>à umane.BibliografiaAA.VV., “Temi e problemi linguistici nell’Americanativa: l’Educazione Interculturale Bilingue”,Thule Rivista <strong>it</strong>aliana di studi americanistici,Num. 12/13, Lecce, 2002; BenziGrupioni L. D., Lopes Da Silva A. (ed.), Atemática indígena na escola: novos subsídiospara professores de 1º e 2º graus, MEC/MARI/UNESCO, Brasília, 1995; Benzi Grupioni L. D.(ed.), “Experiências e Desafios na Formação deProfessores Indígenas no Brasil”, Em Aberto,Vol. 20, Num. 76, Inep/MEC, Brasila, 2003;Bollettin P., “Educação indígena e educaçãoescolar indígena no Brasil”, in Quaderni diThule, Atti del XXVIII Convegno Internazionaledi Americanistica, Num.VI, Perugia, pp.263-268; BRASIL, Const<strong>it</strong>uição da RepúblicaFederativa do Brasil, Governo Federal, Brasilia,1988; BRASIL, Lei de Diretrizes e Bases daEducação Nacional, Num. 9.<strong>39</strong>4/96, GovernoFederal, Brasilia, 1996; Capacla M. V., “ODebate sobre a Educação Indígena no Brasil(1975-1995): resenhas de teses e livros”,Cadernos de Educação Indígena, Vol. I, MEC -MARI - USP, Brasília - São Paulo, 1995;Faustino R. C., Rodrigues I. C., Gilberto P. C. B.Delgado, Melo S. A., “O papel da educaçãoescolar na defesa da cultura indígena”, inRevista GeoNotas, Vol 5 Num.4, Departamentode Geografia, Maringá, 2001; Gomes De MatosF., Comunicar para o Bem. Rumo à paz comunicativa,São Paulo, 2002; Goody J. (Org.),L<strong>it</strong>eracy in tradicional societies, Cambridge,1968; Lenzi Grillini F., “L’Educazione indigenain Brasile”, Quaderni di Thule, Atti del XXVConvegno Internazionale di Americanistica,Vol. III/1, Lecce, pp. 379-384, 2003; Lopes DaSilva A., Nunes A., Lopes Da Silva Macedo A.V. (ed.), Crianças Indígenas: ensaios antropológicos,São Paulo, 2002; Santos Farah M. F.,Batista Barboza H. (eds.), Novas Experiênciasde Gestão Pública e Cidadania, ProgramaGestão Pública e Cidadania, São Paulo, 2000;Porto Borges P. H., “Uma visão indígena dahistória”, Cadernos Cedes, ano XIX, n. 49,Dezembro, 1999.41


Amazzonia 1 estate 2008Sopra: Modello di ab<strong>it</strong>azione tradizionale del sertão maranhense, il villaggio di Bacabal dos Maciel.Sotto: Uomini riun<strong>it</strong>i nella piazza e bambini che camminano nel sentierri radiali dell’aldeia Porquinhos.42


estate 2008HAKOGrandi progettiPopoli indigeni e sviluppoProgetti e programmi di sviluppo, azioniindigeniste e popoli indigeni nel Maranhãocentro-meridionale.Adalberto Luiz de Oliveira RizzoIntroduzioneIl presente articolo parla del processo disviluppo, avvenuto negli ultimi decenni,nella zona centrale e meridionale dellostato del Maranhão, e delle sue conseguenzeper le popolazioni indigene eregionali. Terremo in particolareconsiderazione la s<strong>it</strong>uazione derivantedalla realizzazione del Progetto Ferro-Carajas, un mega-progetto per l’esplorazionee lo sfruttamento minerario, edel Programma Grande Carajas, unampio programma di attiv<strong>it</strong>à industrialie di agricoltura/allevamento volte,soprattutto, al mercato esterno, e il loroimpatto su due popolazioni indigenes<strong>it</strong>uate nel Maranhão centro-meridionale:gli Apaniekrá e i Ramkokamekra-Shin.Con le attiv<strong>it</strong>à iniziate nei primi anni1980, durante l’ultimo governo delregime mil<strong>it</strong>are in Brasile, il ProgettoFerro-Carajas (PFC) che nasceva dalladomanda del mercato internazionaledi minerali per uso industriale (ferro,rame, alluminio, ecc), venne finanziatoda agenzie internazionali per promuoverelo “sviluppo”, come la Bancamondiale (BIRS), la banca Interamericanadi Sviluppo (IDB) e altre. Ilgoverno brasiliano nominò comeesecutore del PFC, la Companhia Valedo Rio Doce (CVRD), un’impresastatale di esplorazione mineraria, cheera responsabile per le infrastrutture,lo sfruttamento e la commercializzazionedei giacimenti della Serra dosCarajas.Il PFC e il PGC sono quindi prodottidell’agenda di promozione dellosviluppo dello stato autor<strong>it</strong>ario brasiliano,che nel 1978-79 aveva affidatoalla Japan International ConsultingAssociation (JICA), uno studio sulpotenziale economico della zonaattorno alla Serra dos Carajas. Daquesto studio veloce e generico, cheignorava la presenza delle popolazioniindigene e degli agricoltori, come purela variabile ambientale, ebbe luogotutta la pianificazione strategica dellosfruttamento dei giacimenti di Carajas,ossia il PFC vero e proprio, e le attiv<strong>it</strong>àcomplementari che componevano ilPGC.Come opera di infrastruttura essenzialeper il funzionamento del PFC, cioè,l’esplorazione, lo sfruttamento el’esportazione di minerali di ferro emetallici trovati nella Serra dosCarajas (sud-est del Parà) fu costru<strong>it</strong>ala Ferrovia Carajas (EFC), di circa di890 km di lunghezza, che metteva incomunicazione i depos<strong>it</strong>i Carajas con ilporto di Itaquí, sull’isola di Sao Luis doMaranhão. L’uso di questa infrastrutturadiede inizio al dispiegamento delProgramma Grande Carajas (PGC)che implicava attiv<strong>it</strong>à agricole e diallevamento, forestali, minerarieindustriali, infrastrutture e servizi,lungo il cosiddetto “Corridoio Carajas,”e in altri settori della “regione-programma”1 .Attraverso terr<strong>it</strong>ori indigeni e le altrearee forestali non incorporate nelmercato delle terre, l’EFC e il suo“corridoio di esportazione” colpirono lepopolazioni indigene, le zone rurali ezone urbane dell’Amazzonia orientalein particolare nel sud-ovest e, più tardi,l’oriente e il meridione dello stato delMaranhão. Dal decennio precedente, gliab<strong>it</strong>anti, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i in gran parte, daindiani e contadini senza terra, s<strong>it</strong>rovavano coinvolti in confl<strong>it</strong>ti agrarisorti dalla violenta occupazione delleterre da parte di agenti del cap<strong>it</strong>alismodel settore, come i gruppi imprend<strong>it</strong>orialie i grileiros ad essi associati 2 .In questo quadro pre-esistente diconfl<strong>it</strong>ti, si delineò una nuova dinamicaa partire dal dispiegamento del PFC edel PGC che fece scattare altri processiche coinvolgevano popolazioni indigene,contadini senza terra, agenti di tutela esviluppo e che portarono al sorgere eallo spostamento di questi confl<strong>it</strong>ti ne<strong>it</strong>err<strong>it</strong>ori indigeni s<strong>it</strong>uati nella fascia diimpatto della Ferrovia Carajas. Quindi,la deforestazione per l’apertura del lettodel CEF consentì l’accesso dei contadinisenza terra alle aree indigene MadreMaria, dei Gaviao-Parkateyê, e Carú,Tenetehara, così come altre parti dellapre-Amazzonia Maranhãoense, dove s<strong>it</strong>rovava il terr<strong>it</strong>orio, non ancoradelim<strong>it</strong>ato, degli Awá-Guajá 3 .43


Amazzonia 1 estate 2008Allevamento del bestiame presso i Canela.Sotto: Macchine escavatrici nelle miniere diferro Serra dos Carajàs.1. L’ “Accordo CVRD-FUNAI” e lepopolazioni indigeneAll’inizio degli anni ‘80, a causa delledenunce rese sulla stampa nazionale einternazionale da ricercatori e daorganizzazioni non governative sul“silenzio” del governo brasiliano edelle agenzie di sviluppo in relazionealla presenza di gruppi indigeni econtadini nella regione in cui sisviluppava il PFC e il PCM, la BIRS ele altre agenzie di finanziamentocondizionarono la concessione dinuove risorse alla continu<strong>it</strong>à di questiprogetti e allo sviluppo, da parte delgoverno brasiliano, di un programmaper garantire dign<strong>it</strong>ose condizioni disopravvivenza per le popolazioniindigene colp<strong>it</strong>e da tali progetti.Di conseguenza fu firmato un accordotra CVRD, società di Stato responsabileper l’ist<strong>it</strong>uzione e il funzionamentodel PFC, e l’agenzia di tutela delloStato brasiliano, la Fondazione Nazionaledell’Indio (FUNAI), al fine disviluppare progetti e attiv<strong>it</strong>à volte agarantire i dir<strong>it</strong>ti e a soddisfare leesigenze delle popolazioni indigeneinfluenzate dal PFC e il PGC. Così, nelgennaio 1982 fu firmato l’ “AccordoCVRD-FUNAI”, che prevedeval’investimento di circa 13,6 milioni didollari a favore delle popolazioniindigene stanziate nelle zone consideratedi impatto del PFC e del PGC.Queste risorse dovevano essere messein opera nell’arco di un periodo di 5anni (1982-1986), e furono giustificatecome segue:«In una impresa di queste dimensioni,il FUNAI deve far presente, dalmomento che si influenzano le comun<strong>it</strong>àindigene in tutti gli aspetti, sociale,culturale ed economico, che si dovràoffrire un contributo maggiore diassistenza a igiene e san<strong>it</strong>à, servizisociali, istruzione, promozione comun<strong>it</strong>aria,alloggi e urbanizzazione, comunicazioni,trasporti, agricoltura eallevamento, energia e amministrazionedi cui al presente progetto 4 ».Inizialmente le risorse dell’ “Accordo-CVRD - FUNAI” furono applicate allepopolazioni indigene legate a 13 terreindigene (TIS) s<strong>it</strong>uate negli Stati delParà, Maranhão e nord del Goiàs(Tocantins), all’interno del terr<strong>it</strong>oriodefin<strong>it</strong>o come “spazio di impattodiretto” , includendo i soli gruppis<strong>it</strong>uati lungo il “Corridoio Carajas”.Dal 1985, i gruppi s<strong>it</strong>uati nelle zone di“effetto indiretto” - al di fuori del“corridoio Carajas” – vennero a farparte anch’essi dell’accordo. A quelpunto, tra le popolazioni indigenes<strong>it</strong>uate nel Maranhão, furono inser<strong>it</strong>icome “beneficiari” del “CVRD-FUNAI,” i Tenetehara s<strong>it</strong>uati in terreindigene lungo i fiumi Grajaú e AltoMearim, e gli Apaniekrá e RamkokamekraCanela, s<strong>it</strong>uati a sud delcomune di Barra do Corda 5 .Progettato in gran fretta, in quantoderivante da “ostacoli” creati dalladiffusione del PFC e del PGC, ilprogetto “Sostegno alle comun<strong>it</strong>àindigene”, tanto quanto i suoi predecessori,fu concep<strong>it</strong>o in termini autor<strong>it</strong>arie gerarchici, senza la partecipazionedelle popolazioni indigene coinvolte,né dei membri della comun<strong>it</strong>à accademica(antropologi, linguisti, biologi,ecc), che stavano svolgendo attiv<strong>it</strong>à diricerca e sviluppo sulla cultura diquesti popoli e sulla s<strong>it</strong>uazione storicain cui si trovavano.Di fronte alle pressioni della societàcivile brasiliana e dell’opinione pubblicainternazionale, la Companhia Valedo Rio Doce (CVRD), che attuava ilPCF e il PGC, formalizzò un accordocon l’Associazione Brasiliana diAntropologia, che indicò antropologicome consiglieri speciali per l’agenzia,per mon<strong>it</strong>orare l’attuazione dellerisorse dell’ “Accordo-CVRD FUNAI”con le popolazioni indigene influenzatedal programma e dal progetto disviluppo.Difendendo l’idea che queste popolazionidovessero essere ascoltate nelleloro richieste e che partecipassero inmaniera efficace alle decisioni inmateria di applicazione di tali risorse,questi nuovi attori proposero l’attuazionedi una programmazione differenziataspecifica per ciascun gruppoindigeno. Rivendicavano, inoltre,l’accesso alla s<strong>it</strong>uazione delle terreindigene in relazione agli investimentirealizzati con le risorse dell’accordo(CEDI, 1986: 78).Si sviluppò una s<strong>it</strong>uazione confl<strong>it</strong>tualetra gli investigatori, agenti dellaFUNAI e la stessa CVRD, causata daidiversi interessi e punti di vista sullaquestione indigena nelle zone abbracciatedal PCF e il PGC, e ancor più perla sorte delle risorse generate dall’AccordoCVRD-FUNAI. I leader indigenicominciarono gradualmente a eserc<strong>it</strong>a-44


estate 2008HAKOre una forte pressione sulla rappresentanzadell’agenzia di tutela nelMaranhão, cercando di direttamentemanipolare queste risorse o di influenzarnel’applicazione.Inoltre, il consiglio di CVRD mettevain dubbio il fatto che la diagnosi e leraccomandazioni presentate dagliantropologi per ciascun gruppo e zonaindiana, fossero state conteggiate nelprogramma di investimento di risorseelaborato dalla FUNAI, secondo il“Progetto di Sostegno delle comun<strong>it</strong>àindigene”. Per i ricercatori, questoprogetto «aveva gravi difetti di progettazione:si intendeva al servizio dellepopolazioni indigene», ma serviva permantenere e realizzare l’infrastrutturadella FUNAI, «il che aveva portatoall’assegnazione della maggior partedelle risorse alla voce ‘amministrazione’»,vale a dire al mantenimento dellamacchina amministrativa dell’agenziatutelare nella regione, contrariamenteai termini dell’accordo.Secondo questi attori, questo progettonon considerava le esigenze di ognigruppo di indigeni o le loro specific<strong>it</strong>àculturali. Rilevavano, ancora, «... ilfallimento e l’inadeguatezza deimodelli ‘di progetti d’appoggio’ disegnatidalla FUNAI, attestata nelmantenimento e nel rafforzamentodella sua stessa arcaica struttura,l’inutile assunzione di personale nonqualificato, e l’acquisizione di veicoli ededifici con le risorse del fondo perl’accordo.» Affermavano anche chel’attuazione di questa pol<strong>it</strong>ica «eraserv<strong>it</strong>a a sostenere la macchinafallimentare che è ora il FUNAI(1986), molto di più che a fornire realeassistenza alle comun<strong>it</strong>à indigene».Infine, i ricercatori sostenevano che lademarcazione delle terre indigene el’efficace tutela della salute di questepopolazioni dovevano essere la prior<strong>it</strong>ànell’applicazione di tali risorse, invece,servivano soltanto per il mantenimentodella struttura dell’organo indigenista.L’esperienza degli anni dell’AccordoCVRD-FUNAI, nonostante lagrande quant<strong>it</strong>à di risorse invest<strong>it</strong>e,non promosse né il rafforzamento dellepopolazioni indigene, né aumentò laloro capac<strong>it</strong>à di resistenza per quantoriguarda le modifiche derivanti dalPFC e il PGC. (CEDI, 1986: 78).2. Interessi regionali, confl<strong>it</strong>ti e terraindigena2.1 La delim<strong>it</strong>azione della terraindigena KrikatiOltre a questi confl<strong>it</strong>ti nell’arenapol<strong>it</strong>ica dell’indigenismo delMaranhão, scoppiarono altri confl<strong>it</strong>tinel processo intersocietario regionale acausa delle trasformazioni economichee sociali causate dal PFC e il PGC.Nella regione tocantina, uno storicoconfl<strong>it</strong>to tra indiani Krikati e allevator<strong>it</strong>radizionali di Montes Altos tese atrasformarsi in scontro armato per lademarcazione della Terra IndigenaKrikati. Vivendo in uno dei pochisettori non ancora ufficialmentedelim<strong>it</strong>ati del Maranhão, i Krikati neoccupavano una porzione lim<strong>it</strong>ata,invasa dagli allevatori e, più recentemente,dai fazenderos venuti dal sud eda famiglie di agricoltori senza terra.(Barata, 1981)Questo processo risaliva al decennio1930, quando i Krikati furono oggettodi un tentativo di massacro, da parte45


Amazzonia 1 estate 2008degli allevatori locali, che portò allatemporanea dispersione del gruppo.Negli anni 1970, la Terra IndigenaKrikati venne attraversata da unastrada statale di collegamento traImperatriz e la strada BR-226 e siconsolidò l’occupazione del terr<strong>it</strong>orio daparte di allevatori e posseiros (contadinisenza terra). Dal 1982, l’area indigenafu nuovamente ridimensionata dauna linea di trasmissione dellaCompagnia Idroelettrica di SanFrancisco (CHESF), che pagò l’acquistodi veicoli e bovini come “compensazione”per i Krikati.S<strong>it</strong>uati in una zona considerata di“impatto diretto” in relazione al PFC eil PGC, i Krikati si aspettavano che lerisorse dell’Accordo CVRD-FUNAIconsentissero la delim<strong>it</strong>azione delterr<strong>it</strong>orio e la regolarizzazione della TIKrikati. Tuttavia, il processo didemarcazione della terra indigena s<strong>it</strong>rascinò nei tribunali per altri duedecenni. Le successive proposte didemarcazione trasmesse dalla FUNAI,a partire dalla rivolta degli antropologi,furono contrastate da verdetti preliminariutilizzati da “residenti”, sostenutidalla loro rappresentanza pol<strong>it</strong>icalocale, regionale e federale.Le contraddizioni scatur<strong>it</strong>e dagliinvestimenti realizzati nella T.I. Krikatidalle agenzie di sviluppo, e dall’aumentodella dens<strong>it</strong>à degli invasori de<strong>it</strong>err<strong>it</strong>ori indigeni, si fecero sentire nel1987, all’epoca della formale chiusuradell’Accordo CVRD-FUNAI. Nellostesso periodo, un nuovo volume dirisorse venne pattu<strong>it</strong>o con i Krikati,come “compensazione” per il passaggiodi una seconda linea di trasmissioneelettrica promossa da ELETRONORTEche collegava i comuni e ImperatricePresidente Dutra. Grazie a questonuovo accordo (Eletronorte-FUNAI)furono sviluppate attiv<strong>it</strong>à san<strong>it</strong>arie,educative e produttive con i Krikati, cheallora contavano 380 persone.La principale richiesta dei Krikati inquel periodo, la demarcazione defin<strong>it</strong>ivadel loro terr<strong>it</strong>orio, si trascinò peranni nelle corti di giustizia federali delMaranhão, imbrigliata da una serie dimanovre da parte degli avvocati degliallevatori di Montes Altos. Le pressionisul terr<strong>it</strong>orio e sul popolo Krikati siriattizzavano a ogni decisione favorevoleagli indiani mentre i gruppi antiindigeni cercavano di consolidare leinfrastrutture degli insediamentis<strong>it</strong>uati all’interno della T. I. Krikat<strong>it</strong>rasformando, di fatto, un’occupazioneillegale in dir<strong>it</strong>to. L’aumento delnumero di invasori e la deforestazionesi sommavano alle minacce e alleumiliazioni sub<strong>it</strong>e dai Krikati sullestrade e nell’area urbana di MontesAltos, e comuni lim<strong>it</strong>rofi. Le invasionie i tagli illegali di legname, già comuniin altre zone indigene della regione,iniziarono a verificarsi nel terr<strong>it</strong>orioKrikati, indifferenti al processodemarcatorio.Nel luglio 1992, mediante decretoministeriale che riconosceva loro unperimetro di 146 mila ettari, vennedichiarata ufficialmente la Terra46


estate 2008HAKOindigena Krikati, ma il processo didemarcazione effettiva delle terreIndigene si arrestò per diversi anni,con la permanenza degli invasoriall’interno, a causa azioni giuridichevolte a ridurlo. Quando, nel dicembredel 1994, fu avviato il lavoro fisico didemarcazione, gli allevatori e gli altriintrusi si mobil<strong>it</strong>arono per impedirloanche tram<strong>it</strong>e la distruzione di ponti,la costruzione di sbarramenti e lachiusura temporanea delle vie diaccesso alle terre indigene e alla sedemunicipale di Montes Altos. Furonooccupate agenzie di banche, i funzionaridel FUNAI furono detenuti eminacciati di morte, così come <strong>it</strong>ecnici della società di agrimensura eperfino la polizia federale. Un clima dipaura e di tensione si creò nellaregione per impedire l’effettivadelim<strong>it</strong>azione della T. I. Krikati.Nonostante la predominanza delmandonismo (concetto che denominala struttura di potere gerarchica epersonalizzata dei boss locali, N.d.T.),come pratica pol<strong>it</strong>ica locale, e dell’adesionedi pol<strong>it</strong>ici di rappresentanzaregionale - in particolare prefetti eparlamentari statali e federali - agliinteressi contrari alla demarcazione,quest’ultima venne effettuata dalgoverno federale conrisorse dell’AccordoCVRD-FUNAI. Losgombero del terr<strong>it</strong>orioKrikati si svolse inblocchi, avviandosi allasua fase finale, nonostantevi sia ancora dellaresistenza occasionale,soprattutto per quantoriguarda i risarcimentipagati agli occupantidella Terra IndigenaKrikati, la cui omologazioneebbe luogo nel2004.2.2 Compagnie minerarie,contadini e il terr<strong>it</strong>orioAwá-GuajáIn quello stesso periodofurono anche avviateindagini per la demarcazione dellaTerra Indigena Awá, terr<strong>it</strong>orioindigeno tradizionale degli Awá-Guajá, s<strong>it</strong>uato nei municipi di BomJardim e Zé Doca, nell’AmazzoniaMaranhãoense, in una zona consideratadi “influenza diretta” rispettoalla Ferrovia Carajàs.Con una storia ugualmente problematicaper quanto riguarda la delim<strong>it</strong>azione,che risale agli anni 1980,proprio quando la CVRD e altresocietà espressero interesse perl’esplorazione mineraria in tutta laregione, il terr<strong>it</strong>orio indigeno Awá-Guajá si trovava in quel momentosotto l’invasione, resa possibile dallaapertura del letto della EFC, delleimprese di allevamento e del legnamee di famiglie di posseiros.Fin dalle indagini svolte dall’Ufficioper la tutela e dalle prime relazionidei consulenti antropologici dell’AccordoCVRD-FUNAI dei primi anni80, si comprese la necess<strong>it</strong>à urgente didelim<strong>it</strong>are il terr<strong>it</strong>orio ab<strong>it</strong>ato dagliindios Guajá, considerati l’ultimogruppo <strong>it</strong>inerante di indigeni cacciatorie raccogl<strong>it</strong>ori dell’Amazzoniaorientale. Secondo un’indagineantropologica condotta nel 1985,l’allora Area indigena Awá venneidentificata con un perimetro di 232mila ettari, tra le Aree Indigene AltoTuriaçú e Caru, considerate le attiv<strong>it</strong>àdi sopravvivenza di quel gruppo.Questo terr<strong>it</strong>orio sarebbe passatoattraverso successive riduzioni nellasua configurazione, fino alla pubblicazionedel decreto ministeriale finale ealla demarcazione defin<strong>it</strong>iva dellaTerra Indigena Awá,nel 2003 6 .Dopo successivi tentativi e in obbedienzaal decreto ministeriale 373 (27/07/1992), che determinò la delim<strong>it</strong>azionedella Terra Indigena Awá, <strong>it</strong>ecnici della società responsabile dellerilevazioni agrimensorie cominciaronoa subire minacce di morte da partedi uomini d’affari con interessi inquelle terre, appoggiati dai prefetti epersino dai sindacati dei lavoratoridelle zone rurali della regione.Tali pressioni sospesero momentaneamentela demarcazione fisica delterr<strong>it</strong>orio degli Awá-Guajá che, dopodecenni di confl<strong>it</strong>to contro gli interessicommerciali e scontri armati,finalmente raggiunsero l’obiettivodella demarcazione alla fine del 2003.Nel frattempo, la demarcazioneufficiale del terr<strong>it</strong>orio indigeno nonsignificò la fine del processo, dalmomento che continuano le invasioniMiniera di ferro a cieloaperto: Serra dos carajàsMina N5.47


Amazzonia 1 estate 2008di allevatori, di aziende del legname edi agricoltori senza terra che, attraversomanovre giuridiche, cercano diinvertire il processo di demarcazione.2.3 Espansione della soia e terr<strong>it</strong>oriCanelaDalla metà degli anni 1980, si accentuaronole trasformazioni economicheall’interno della “regione-programma”prodotte dal Progetto Ferro-Carajas edalle attiv<strong>it</strong>à legate al ProgrammaGrande Carajas. Nella regione meridionaledello stato di Maranhão questicambiamenti si caratterizzarono comeun “nuovo” fronte di espansione legatoall’agro-business e attuato attraverso igrandi progetti di agricoltura meccanizzata,principalmente volti allaproduzione di soia e diretti, in granparte, al mercato estero.Questo nuovo fronte, conosciuto comela “ultima frontiera”, era reso dinamicodall’attuazione della Ferrovia Nord-Sud, un asse ferroviario che connessoall’EFC permetteva l’uso del “corridoioCarajas” come via di smaltimento dellaproduzione agricola, dell’allevamento edell’industria estrattiva delle regionisettentrionali, nord-orientali e centroorientalidel Brasile, intensificandol’integrazione del cerrado (savana) delMaranhão meridionale, tradizionalmentecost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da fazende di allevamentoestensivo e dall’espansioneeconomica dell’agro-business, inparticolare della soia.Questo processo iniziò verso la metàdegli anni 1970, quando gli agricoltoridello stato di Rio Grande do Sul,segu<strong>it</strong>i da quelli dello stato di SantaCatarina, Paranà e, più recentemente,degli stati di Sao Paulo, Minas Gerais eGoiàs 7 iniziarono ad acquistare terreninella regione a prezzi irrisori: 30 ettaridi terreno nel Rio Grande do Sulequivalevano a 3 mila ettari di terranel sud del Maranhão, intorno allac<strong>it</strong>tà di Balsas.S<strong>it</strong>uata nel tratto iniziale dell’autostradaTransamazzonica (BR-230),che collega queste terre con le regionicentrorientali e sudorientali delBrasile, tram<strong>it</strong>e l’autostrada Belem-Brasilia, e collegata anche al Nord-estattraverso una rete stradale formatanello stesso decennio, la regione diBalsas offriva maggiori attrattive agliinvest<strong>it</strong>ori, a partire dall’attuazionedel PFC e, in particolare, il cosiddetto“corridoio di esportazione”, consolidatopiù tardi, con la costruzione dellaFerrovia Nord-Sud e il suo collegamentocon la Ferrovia Carajas (EFC).Le terre di cerrado (savana) delMaranhão, fino ad allora considerateinutili per l’agricoltura e per l’allevamentosemi-estensivo del bestiame,diventarono oggetto di interesse degliinvest<strong>it</strong>ori grazie ai nuovi processi perla correzione chimica del suolo sviluppatidall’Empresa Brasileira dePesquisa Agropecuaria ( EMBRAPA),che rese tali terreni altamente produttivi.Così, in due decenni, la produzionenel Cerrado di Balsas trasformò ilIndigeno CanelaMaranhão nel secondo maggiorproduttore di granaglie del nord-est enel quarto stato maggior produttore diriso del Brasile.Con l’85% della soia prodotta nellaregione trasportata da CVRD, attraversol’asse Ferrovia Nord-Sud -Ferrovia Carajas, ed esportata neimercati europei e asiatici attraverso ilporto di Itaquí (São Luis), la regione diBalsas sperimentò in nove anni, unaumento della superficie coltivata del2.215%, e si suppone di avere ancoratra 800 mila e 1 milione di ettaripotenzialmente utili per l’agricoltura,soprattutto agro-business.Un esempio di grandi imprese con sedenella regione è l’azienda del ParanáAgrosserra, che ha una superficie di106 mila ettari di terreno di savana eche, nel 2000, piantò circa 13 milaettari a soia con un raccolto di 30 milatonnellate, oltre a 12 mila ettari dicanna da zucchero. Dal 2001 i datimostrano una cresc<strong>it</strong>a dell’areacoltivata nella zona meridionale dellostato del Maranhão di circa 218 milaettari, di 60 mila ettari nel meridionedello stato di Piauí e di 50 mila ettariMaschi Apaniekrá-Canela sarchiano ilterreno per prepararlo alla coltivazione dipiante native, Terra Indígena Porquinhos.48


estate 2008HAKOnello stato di Tocantins, con unaumento della produzione da 26 milatonnellate (1991-92) a più di 700 milatonnellate nel periodo 2000-2001.La creazione di grandi imprese diacquisto di cereali nella regione diBalsas 8 contribuì alla nasc<strong>it</strong>a diimprese, come la Agrosserra, e portòalla cresc<strong>it</strong>a della produzione locale.Queste società multinazionali hannocominciato a determinare il prezzo diacquisto dei future di semi di soia allaBorsa di Chicago, svalorizzando laproduzione locale, monopolizzando ilmercato regionale tram<strong>it</strong>e il finanziamentoai produttori e l’acquistoanticipato della produzione - i “semi disoia verde” - mantenendo sottocontrollo e imponendo il proprioprezzo di commercializzazione. Questesocietà, a loro volta,attribuivano i bassiprezzi pagati ai produttorial CVRD, accusatodi modificare continuamentele tariffe per iltrasporto della soia viaEFC a causa dellefluttuazioni del dollaro 9 .Questi problemi,tuttavia, non impedironola forte e costantecresc<strong>it</strong>a delle colture disoia e di altre produzionidi agro-business(canna da zucchero,cotone, bestiame) nellaregione di Balsas e laloro espansione asempre più ampioraggio. Da un certo punto di vista,questo risultato è attribu<strong>it</strong>o al “dinamismodei produttori”, ma dovrebbeanche essere collegato a una dinamicaagraria in una regione più ampia,che coinvolge non solo il meridione,ma anche il centro ed l’oriente dellostato del Maranhão, oltre alla partesettentrionale dello stato di Tocantins ea quella meridionale dello stato diPiauí.Dal decennio 1990 le colture meccanizzatesi svilupparono in terre di cerrados<strong>it</strong>uate intorno ad aree di conservazioneambientale e a terre indigene, incorporandonell’agro-business una granparte delle “terre sviluppate” delGoverno federale e dello Stato delMaranhão 10 , che sono per la maggiorparte occupazioni storiche di comun<strong>it</strong>àagricole prive di t<strong>it</strong>oli di proprietà.Questa integrazione si è sviluppata, ingran parte, attraverso l’«acquisto» diproprietà familiari e il grilagem[appropriazione indeb<strong>it</strong>a con certificatifalsi di proprietà, N.d.T.] di aree moltopiù grandi che cost<strong>it</strong>uiscono così inuovi latifondi cap<strong>it</strong>alistici, da trasformarerapidamente in vaste colture disoia.Questo processo si è verificato in modocrescente negli ultimi dieci anni, intutta la regione meridionale delMaranhão raggiungendo oggi i municipidella regione centrale dello stato,finora considerati al di fuori dei lim<strong>it</strong>idi espansione delle colture estensive disoia. Nel 1994 - 95, le denunce digrilagem e di violenta occupazionedelle terre di savana da parte di un“progetto” di soia legato a una grandeimpresa del sud del paese creò confl<strong>it</strong>t<strong>it</strong>ra gli antichi residenti e gli agenti diquesta espansione fraudolenta 11 . Inmolti casi, questo processo fu “precip<strong>it</strong>oso”,attraverso minacce e l’uso dellaforza come una risorsa per lo sgomberodelle terre.Di recente, questo fronte espansionistasi estendeva in vari municipi centromeridionalidel Maranhão, comeGrajaú, Fortaleza dos Nogueira e altri,avvicinandosi al municipio di Barra doCorda, dove si stavano sviluppandoalcuni “progetti sperimentali” lungo lastrada BR- 226 e anche nella regionedel sertão [la regione semi-arida delBrasile nordorientale] 12 . L’articolazionedegli imprend<strong>it</strong>ori della soia e degli altriagro-business con le carvoarias [aziendedel carbone] generò un rapporto direciproc<strong>it</strong>à, dove “la base di scambio”stava nel disboscamento dei terreniacquis<strong>it</strong>i di recente con il legnameimmediatamente sfruttato per laproduzione di carbone per le industriesiderurgiche associate con il PFC e ilPGC.Negli anni 2004 - 2005, questo ricercatoreè stato in grado di osservare ins<strong>it</strong>u, una grande azienda di coltivazionedella soia recentemente stabil<strong>it</strong>asinella parte meridionale del municipioFernando Falcão, su terrenis<strong>it</strong>uati intorno alla Terra IndigenaPorquinhos ab<strong>it</strong>ata dagli indianiApaniekra-Canela. Queste terre s<strong>it</strong>rovavano all’interno di un processogiuridico di integrazione legale alterr<strong>it</strong>orio indigeno, attraverso unprogetto di espansione dei confiniufficiali di tale terr<strong>it</strong>orio promossodalla FUNAI, organismo di tutelavincolato allo stato brasiliano.Questi nuovi latifondi cap<strong>it</strong>alisticihanno radicalmente trasformato ilpaesaggio e la v<strong>it</strong>a sociale ed economicadel sertão del Maranhão centromeridionale,generando un forteimpatto sulle popolazioni indigene esulla regione. Attraverso tecnicheefficienti di deforestazione, con l’uso d<strong>it</strong>rattori e di correntões [sistema dideforestazione che usa due trattori49


Amazzonia 1 estate 2008Strada aperta nella selva a sud di TerraIndígena Porquinhos per collegare aziendeproduttrici di soia con autostrade statali ofederali.enormi legati da una catena, chespazza via tutto, N.d.T.], la millenariavegetazione della savana sta rapidamentecedendo il passo a pesticidi ecorrettivi chimici del suolo, volti adadeguare i terreni alla produzione disoia e altre colture. In poche settimane,ampie zone di savana, storicamentesfruttate in modo sostenibile da gruppiindigeni e popolazione del sertão,hanno dato luogo al “vermiglio” dellaterra denudata. Torrenti e altririferimenti geografici sono statiriemp<strong>it</strong>i di terra o inquinati dapesticidi ottenendo una grandepianura su cui sono sparse tonnellatedi fertilizzanti e di altri interventicorrettivi per la preparazione dei futuri“raccolti”.Oltre all’impatto ambientale causatodalla repentina e radicale trasformazionedel cerrado del Maranhão - dovecoab<strong>it</strong>avano indiani e sertanejos - conla perd<strong>it</strong>a del manto vegetale e ilcambiamento delle condizioni disfruttamento di questi terr<strong>it</strong>ori, inpoco tempo vi fu una serie di cambiamentieconomici e sociali per la semprepiù assidua presenza dei funzionari diqueste società, dei grandi camion chetrasportano le forn<strong>it</strong>ure e i prodotti eper l’espulsione di molti sertanejosverso la periferia dei capoluoghi, senzale condizioni di dign<strong>it</strong>à che precedentementegodevano.Il governo a livello federale, statale ecomunale, si è dimostrato incapace econnivente con il processo di occupazionepredatoria della savana delMaranhão centro-meridionale. Ledenunce trasmesse agli organi legati allatutela dell’ambiente, come l’IBAMA e laSegreteria di Stato per l’Ambiente,anche quando verificate, non hannoavuto segu<strong>it</strong>o, né tantomeno sonostati pun<strong>it</strong>i i responsabili, il che rendequeste zone una terra di nessuno,dove gli agenti di questa espansionepredatoria, in particolare la partelegata al grilagem della terra e alband<strong>it</strong>ismo, con assoluta impun<strong>it</strong>àminacciano i residenti, distruggendovaste distese di savana e colpendo irappresentanti locali con attentati.2.3.1 Le revisioni demarcatorie e iconfl<strong>it</strong>ti nel sertão cordinoConsiderando questa rapida espansionedelle frontiere dell’agro-business nelMaranhão centromeridionale, leconseguenti trasformazioni economichee sociali e l’impatto sent<strong>it</strong>o dellepopolazioni indigene della regione, inparticolare quelle s<strong>it</strong>uate in zone disavana, l’agenzia tutelare ufficiale(FUNAI) avviò un processo di revisionedei confini delle Terre Indigene Kanelae Porquinhos, s<strong>it</strong>uate nell’attualemunicipio Fernando Falcão.Questa recensione demarcatoria avevacome obiettivo un possibile ampliamentodelle un<strong>it</strong>à terr<strong>it</strong>oriali in vistadella cresc<strong>it</strong>a demografica di questepopolazioni, le lim<strong>it</strong>azioni ambientalidi questi terr<strong>it</strong>ori e la necess<strong>it</strong>à diaffrontare l’impatto derivante dalprocedere dell’impulso economico,dagli anni 1980 del PFC e il PGC,attraverso l’espansione dell’agrobusinesse gli altri cambiamenti in attonella economia e nella società dellaregione.Questo processo deve essere consideratoin rapporto alle dinamiche dellerelazioni intersocietarie nel Maranhãocentro-meridionale nel suo complesso,e nel sertão cordino in particolare, dauna prospettiva storica e processuale.In generale, le relazioni intersocietarietra i Apaniekrá e i Ramkokamekra-Canela, lo stato e la società regionalesono state caratterizzate da diverseforme di occupazione dello spazioambiente, riflesso di ordini sociali edeconomici contradd<strong>it</strong>tori, dando luogoa specifiche elaborazioni sulle rispettiveterr<strong>it</strong>orial<strong>it</strong>à, tra queste popolazioniindigene e segmenti regionali.Fino alla metà del ventesimo secolo,questa contraddizione fondamentalmentesi basava sui diversi modi diutilizzare il terr<strong>it</strong>orio degli indiani edegli allevatori del sertão cordino,derivanti dalla dominazione colonialesui Timbira, durante la quale iRamkokamekra e gli Apaniekráfurono relegati in piccole porzioni delproprio terr<strong>it</strong>orio tradizionale, cheall’inizio del contatto era lim<strong>it</strong>ato anord-est dall’alto corso dei fiumiAlpercatas e Itapecuru, a sud e sud-estdalla Sierra das Alpercatas e a sudoveste nord-ovest dai fiumi Mearim eCorda.Tale terr<strong>it</strong>orio fu occupato dalla metàdel XIX secolo dagli allevatori e daivaccari vincolati ai pascoli tradizionali,provenienti dal Nordeste versol’Amazzonia. Dopo un periodo diguerre interne con le bandeiras[spedizioni di esplorazione] e le truppeda Caxias e Pastos Bons 14 , i Capiekran- principale gruppo che formò gliattuali Ramkokamekra - sigillaronouna “pace” e una “alleanza” con iconquistatori, che fornì loro una certagaranzia durante i confl<strong>it</strong>ti.Utilizzati come ausiliari nelle spedizionidi repressione e di sterminio di50


estate 2008HAKOgruppi indigeni considerati dagli agenticoloniali come “ostili”, in particolarequelli s<strong>it</strong>uati nei corsi dell’Itapecuru edell’alto Mearim, i Canela parteciparonoalla lotta contro i Sakamekrans o“Timbiras Matteiros” e i “Gamella diCodó “, che furono neutralizzati allafine del XIX secolo. Parteciparonoanche, insieme a truppe ufficiali, allarepressione dei Guajajara nel confl<strong>it</strong>todel 1901, noto come “il massacro di AltoAlegre” 15 .Gli scontri tra Ramkokamekra eApaniekrá e gli allevatori stabil<strong>it</strong>isi nelloro antico terr<strong>it</strong>orio cominciarono averificarsi con l’uccisione di bovinidegli allevatori da parte degli indianiquasi impossibil<strong>it</strong>ati a praticare lacaccia nei terr<strong>it</strong>ori occupati dall’allevamentoestensivo di bestiame tipicodelle aziende che penetravano nelleterre indigene.La s<strong>it</strong>uazione di attr<strong>it</strong>o tra i popoliTimbira, tradizionalmente cacciatori eraccogl<strong>it</strong>ori e la società regionale diallevatori che si era stabil<strong>it</strong>a colà,generò confl<strong>it</strong>ti, di cui i più noti sono il“massacro del Villaggio Chinela”,avvenuta nel 1913, e la repressione e il“movimento messianico Canela”, nel1963. Nel primo caso, un villaggioformato da indios Kenkateyê, ungruppo legato agli Apaniekrá, venneattaccato e distrutto per ordine di unagricoltore locale, il che portò all’estinzioneetnica. Nell’altro caso, le reazionialle crescenti pressioni sul terr<strong>it</strong>orio esulla società Canela, combinate con laloro m<strong>it</strong>ologia di contatto, portò allanaasc<strong>it</strong>a di un movimento socioreligiosodi timbro “messianico”.Guidati da una profezia, i Ramkokamekracominciarono ad abbatteresistematicamente i bovini dei “cristiani”,che organizzarono una campagnaper sterminare questo gruppo Timbira.Dopo un lungo periodo di esilio insiemeai Guajajara, i Ramkokamekra tornarononel loro terr<strong>it</strong>orio nel 1968, quando fuavviato il processo demarcatorio diqueste zone indigene.Le Terre Indigene Kanela e Porquinhos,s<strong>it</strong>uate tra la savana e le foreste d<strong>it</strong>ransizione, si trovano a sud del municipioattuale di Fernando Falcão, creatonel 1995 con la divisione dell’anticomunicipio di Barra do Corda. La TerraIndigena Kanela è s<strong>it</strong>uata a circa 70chilometri dalla sede municipale diBarra do Corda, e a circa 6 km dallasede di Fernando Falcão, che si trovavicino a un antico nucleo sertanejo. Haun perimetro di 125.212 ettari e il suoprocesso demarcatorio fu completatonel 1983.La Terra Indigena Porquinhos, con79.520 ettari, è s<strong>it</strong>uata a ovest dellaprima e circa 80 km a sud-ovest diBarra do Corda. Questi terr<strong>it</strong>ori,delim<strong>it</strong>ati e regolarizzati all’inizio deglianni ‘80, sono formati, per la maggiorparte, da terreni sabbiosi coperti dasavana e da boschi a galleria cheaccompagnano i corsi d’acqua esistenti.La T. I. Porquinhos è tagliata, poi,dall’alto corso del fiume Corda e ha piùrisorse forestali di quella Kanela peressendo un terzo più piccola.Negli ultimi decenni la forte cresc<strong>it</strong>ademografica di Ramkokamekra-Canela e Apaniekrá è stata un fattorepreso in considerazione nella prospettivadi espandere le un<strong>it</strong>à terr<strong>it</strong>orialiindigene. Di fronte a un significativoaumento demografico, che presenta ilraddoppio della popolazione ogni 20anni, questi popoli, considerandoanche la scarsa produttiv<strong>it</strong>à agricoladella savana dove vivono, fatta soprattuttosuolo sabbioso, chiedono unampliamento delle aree potenzialmenteagricole, dove poter sviluppare lapropria economia basata sulla coltivazionedegli orti da parte di famiglieallargate e sulla caccia e raccolta, oggimolto lim<strong>it</strong>ate 17 .Le terre intorno alle attuali TerreIndigene Kanela e Porquinhos cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e,per la maggior parte, da areerest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e dal governo federale e dalloStato del Maranhão e da una un<strong>it</strong>à diconservazione ambientale - il Parcostatale del Mirador - sono state storicamenteoccupate da agenti del frontepastorale tradizionale e oggi sono unaserie di “proprietà”, nella maggiorparte prive di t<strong>it</strong>olo, ma storicamenteconsolidate che le famiglie di piccoliallevatori e di agricoltori di sussistenzache vivono in questa terra da piùgenerazioni, sfruttano in modo pocopredatorio.Su queste “piccole proprietà” senzat<strong>it</strong>olo viene portato avanti il processodi “acquisto” e di grilagem di terre,che sta trasformando il sertão cordino,e in particolare i terreni che circondanola Terra Indigena Kanela e Porquinhos,in grandi imprese di agro-business,soprattutto di produzione di soia. Difronte al problema di “perdere” laterra che occupano da generazioni inuna possibile estensione di terreindigene, le famiglie dei residenti deivillaggi sertanejos hanno venduto aprezzi irrisori i “miglioramenti” aintermediari che operano nel sertãocordino e che si appropriano tram<strong>it</strong>e ilgrilagem di terreno pubblico, che poivendono a imprend<strong>it</strong>ori rurali brasilianidel sud-est, del sud e centro-orientali.La vicinanza di importanti strade per ilCapi degll’etnia Canela51


Amazzonia 1 estate 2008Area della selva disboscata per prepararla per la piantagione di soia s<strong>it</strong>uata a sud della Terra Indígena Porquinhos.trasporto della produzione, come laMA-006 (Grajáu-Balsas), la BR-230(Transamazzonica), che danno accessoalla Ferrovia Nord-Sud, e la BR-226(Timon-Porto Franco), che facil<strong>it</strong>anol’accesso per strada e per ferrovia alporto di Itaquí a São Luis, è un grandestimolo per tali imprese. Inoltre, lepol<strong>it</strong>iche di incentivazione delle attiv<strong>it</strong>àdi agro-business hanno permesso lacresc<strong>it</strong>a di questi mega-progetti confinanziamento governativo, che hannoportato alla rapida espansione deicampi di soia, di canna da zucchero e dialtre colture nella savana del Brasilecentrale nel suo complesso e, soprattutto,nella savana del Maranhão.L’impatto dell’espansione dell’agrobusinessnel Maranhão centro-meridionalesulla continu<strong>it</strong>à etnica degliApaniekrá e Ramkokamekra-Canela ènella fase iniziale. La sost<strong>it</strong>uzione deiloro tradizionali vicini sertanejos congli imprend<strong>it</strong>ori della soia comincia afarsi sentire sulla terra “rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a”,che sarebbe potenzialmente possibileincludere in una revisione dei confinidelle terre indigene. Anche se saràannessa ai terr<strong>it</strong>ori indigeni, questaterra ha ormai perso l’originalecopertura vegetale a savana ed è sottol’azione di fertilizzanti e di pesticidi,che possono avere contaminato <strong>it</strong>orrenti e i fiumi che bagnano questeriserve, come lo stesso fiume Corda.La s<strong>it</strong>uazione attualmente vissuta daaltri gruppi timbira del cerrado, come iKrahô e gli Apinayé , nel nord dellostato di Tocantins, dove le terre checircondano loro terr<strong>it</strong>ori sono già infase avanzata di occupazione da partedell’agro-business, è sintomatica di ciòche potrebbe verificarsi, sul mediotermine, anche per gli Apaniekrá e iRamkokamekra-Canela. Da unrapporto storico con allevatori estensivioriginato dal fronte pastoraletradizionale, i Krahô e gli Apinayéadesso sono circondati dalle stessecoltivazioni di soia e di agro-business,che negli ultimi dieci anni si sonoaffermate nel cerrado tocantino.Una delle conseguenze di tale presenzaè la contaminazione con pesticidi deicorsi d’acqua che bagnano la riservaindigena con conseguente peggioramentodelle qual<strong>it</strong>à delle risorse idrichedi queste comun<strong>it</strong>à per l’avanzamentodelle produzioni di soia fino alle rive difiumi e ruscelli. Secondo i leaderindigeni, gli agenti di tutela e le organizzazioninon governative che operanonella regione, le colture di soiastanno circondando le terre indigene e inuclei sertanejos, e stanno incidendo sudi esse anche attraverso i pesticidilanciati dagli aerei.Nonostante le denunce presentate daindiani e agenti delle ONG, gli organismistatali e federali responsabili delmon<strong>it</strong>oraggio mancano al loro dovere egiocano a scaricarsi la responsabil<strong>it</strong>à,mentre bambini e adulti muoiono acausa dell’avvelenamento della terra edell’acqua. Il governo federale, ilmaggior responsabile della difesa deidir<strong>it</strong>ti indigeni e del rispetto dellalegislazione in materia ambientale, si52


estate 2008HAKOè dimostrato incapace o indifferentedi fronte alle denunce per gli elevatiprof<strong>it</strong>ti derivanti dalle esportazionidi soia e degli altri prodotti estrattidal cerrado 18 .ConclusioneLe trasformazioni economiche e socialiinnescate dai grandi progetti disviluppo attuati dalla fine degli anni1970 e primi anni ‘80 e, in particolare,il Progetto Ferro-Carajas, il ProgrammaCarajas e l’ampio spettro di attiv<strong>it</strong>àche hanno generato anche in questonuovo millennio, hanno avutoconseguenze disastrose per lepopolazioni indigene e le comun<strong>it</strong>àregionali, che tradizionalmenteab<strong>it</strong>ano la regione delle savaneorientali dell’Amazzonia e in particolareil maranhense centro-meridionale.Un fattore da considerare è che diquesti progetti e programmi di sviluppohanno beneficiato esclusivamente leimprese volte alle esportazioni e imercati consumatori di tali prodotticome pure i grandi conglomeratifinanziari internazionali che finanziaronoqueste imprese. Con l’elezionedell’Amazzonia orientale, nella suatotal<strong>it</strong>à, a “regione-programma”, lostato brasiliano, sotto il regime mil<strong>it</strong>are,decretò una radicale trasformazioneeconomica e sociale di una vastaregione di foresta e savana naturali invista dello sfruttamento delle risorseminerali e dell’allevamento/agricolturaper il mercato internazionale.Fornendo l’accesso a zone dell’Amazzoniaorientale fino ad allora isolate, ilche garantiva alle popolazioni indigeneche la ab<strong>it</strong>ano un certo isolamentorispetto ai fronti di colonizzazionenazionale - in particolare a gruppi dicacciatori e raccogl<strong>it</strong>ori <strong>it</strong>ineranti,come gli Awá-Guajá, i cui terr<strong>it</strong>ori sonostati occupati dalle imprese agroindustrialie industriali, come quelledel legno e le acciaierie - il PFC e PGCinnescarono un processo di distruzionedelle foreste e di inquinamento deifiumi della regione e portarono all’intensificazionedei contatti di questigruppi indigeni con gli attori locali diquesta trasformazione.Questi mega-progetti di sviluppo,nell’accelerare anche il processo dioccupazione del cerrado da parte diimprese legate all’agro-business,hanno portato alla radicale trasformazioneeconomica di una regione dioccupazione pastorale tradizionale,dove prima esisteva una s<strong>it</strong>uazione dicontatto interetnico relativamentestabile tra indiani e sertajenos, conconseguenze devastanti per le popolazioniindigene e regionali.Azioni orientate allo sviluppo regionaleinnescate dal governo federale e statalesi sono aggiunte ai grandi progetti eprogrammi di sviluppo, come il PFC eil PGC, portando alla trasformazioneeconomica e sociale del Maranhãocentro-meridionale. In questo senso, losmembramento e la creazione di nuovimunicipi, la definizione di programmifocalizzati sulla realizzazione delleopere infrastrutturali - strade, reti dienergia elettrica, telefonia e altro -soprattutto in quei municipi consideratia basso indice di sviluppo umano(HDI) 19 , servirono da attrattore per ildislocamento di popolazione e l’occupazionedei terreni “rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i” a unr<strong>it</strong>mo sempre più veloce rispetto aquanto avvenuto fino ad allora.L’inclusione delle popolazioni indigenenei programmi orientati allo sviluppodelle piccole comun<strong>it</strong>à rurali, come ilProgramma di lotta contro la povertàrurale (PCPR), attuato dal governodello stato del Maranhão in “partenariato”con la Banca mondiale (BIRD)rappresenta un’altra dimensione dellepol<strong>it</strong>iche di sviluppo attuate nell’Amazzoniaorientale, con un impattodiretto su sue popolazioni. Negli ultimianni, i Ramkokmekra-Canela e altrigruppi indigeni della regione sono stati“premiati” con le risorse di questoprogramma, attraverso il quale sonostati attuati l’elettrificazione deivillaggi e l’acquisto di trattori eattrezzature volti a “modernizzare” illavoro agricolo.Un altro “vantaggio” dello sviluppoper i Timbira, fu l’installazione di un“telefono di comun<strong>it</strong>à”, che consentivala comunicazione con altre c<strong>it</strong>tà delBrasile e l’accesso a Internet dalla sededel posto dell’agenzia indiana. Attraversoun programma finanziato dallaagenzie multilaterali, il FondazioneNationale Salute (FUNASA) attuò laperforazione di un profondo pozzoartesiano nel villaggio Escalvado eist<strong>it</strong>uì un sistema di distribuzionedell’acqua nelle case Canela, che sonostate anche “beneficiate” da un sistemadi fosse settiche.Pertanto, le azioni e le pol<strong>it</strong>iche vincolateallo “sviluppo”, sia per mezzo digrandi progetti e programmi di sviluppoIndigeno Canela.53


Amazzonia 1 estate 2008generati nel periodo mil<strong>it</strong>are, siatram<strong>it</strong>e i programmi orientati verso le“comun<strong>it</strong>à svantaggiate” mostrano incomune un’ossessione per il cambiamentosociale, per la trasformazione digruppi etnici e regionali a immagine esomiglianza, anche se vaga e deformata,della società brasiliana. Come moltiautori suggeriscono, lo “sviluppo” èun insieme di pratiche e una ideologiache emana dal mondo occidentale peril cosiddetto “Terzo Mondo”, conobiettivi defin<strong>it</strong>i (Escobar, 1996).Dal punto di vista dell’ordine economicomondiale, lo “sviluppo” mira aincorporare le popolazioni e le risorsenaturali nella dinamica dei rapporticap<strong>it</strong>alistici e a fornire una ricchezzadi risorse minerali, agro-estrattive eindustriali a disposizione del cap<strong>it</strong>aleglobalizzato. Dal punto di vistaideologico è un discorso che cerca diripristinare la tradizionale dicotomiaattraverso il quale l’Occidente haconcep<strong>it</strong>o altri popoli e le tradizionicivilizzatrici, nel corso della suastoria.Così, i “pagani”, i“barbari”, i “selvaggi”e i “prim<strong>it</strong>ivi” del passato,danno origine agli attuali popoli“sottosviluppati”, al risarcimento deiquali l’Occidente attribuisce lapropria missione civilizzatrice.Questa ideologia soddisfa, così, le duerichieste: l’inclusione di vaste aree erisorse naturali del “Terzo Mondo”nella dinamica di relazioni cap<strong>it</strong>alistee la “salvezza” delle loro popolazion<strong>it</strong>ram<strong>it</strong>e l’ideologia e la pratica dello“sviluppo”.Note1.Il “Corridoio Carajas” corrisponde a una fascia di100 chilometri lungo la Ferrovia Carajas (EFC),dove sono state programmate attiv<strong>it</strong>à agro-industrialie minerario-metallurgiche in appoggio alPFC. La “regione-programma” si estende su unasuperficie di 900 mila chilometri quadrati, tra i fiumiXingú e Parnaíba, negli stati di Parà, Maranhãoe Tocantins, dove si sono sviluppati i progetti agricolie industriali legati a PGC.2.In Amazzonia sono noti come “grileiros”, gli agentiesecutori dei comp<strong>it</strong>i preliminari di occupazione d<strong>it</strong>erra nella regione. Comprando piccoli appezza-menti di terreno, senza t<strong>it</strong>olo di proprietà, occupatida contadini senza terra - “posseiros” - o semplicementeottenendo la terra con la violenza, con laconseguente espulsione dei contadini, i “grileiros”espandono tremendamente questi terr<strong>it</strong>ori attraversomanovre cartoriali, passandoli successivamentea imprend<strong>it</strong>ori rurali, spesso provenienti daaltre regioni del paese. Quindi ha questa forma l’occupazionedelle terre e la formazione dei moderni“latifondi” nell’Amazzonia brasiliana.3.Vedi cartina 01.4.Progetto Ferro-Carajas: Supporto per le comun<strong>it</strong>àindigene. (CVRD-Funai, 1982: 1).5.Inizialmente sono stati oggetto, nello stato delMaranhão, i Tenetehara delle T.I. Caru, Pindaré eAraribóia; i Gaviao-Pukobyê e i Krikati, oltre aiAwá-Guajá. Successivamente, sono stati inclusi iTenetehara delle T.I. Canabrava, Lagoa Comprida,Bacurizinho, Urucú-Jurua e Morro Branco, i“Timbira” della T.I. Geralda-Toco Preto, gliApaniekra e i Ramkokamekra-Canela (Vedi cartina01).6.Un decreto ministeriale del maggio 1988 riduceval’Area Indigena Awá a 147,5 mila ettari, nel settembredello stesso anno quella zona era ridotta a65,7 mila ettari. Nel 1990 la stessa area fu ampliataa 84.450 ettari e, infine, nel 1992, un decretoministeriale, portò la Terra Indigena Awá a 118.800ettari (Oliveira, 2003: 24-25).7.Riferimento agli agricoltori e imprend<strong>it</strong>ori ruralivenuti dagli Stati di Rio Grande do Sul, SantaCatarina, Paraná, Sao Paulo, Minas Gerais e Goiás,che acquisirono terre nella regione meridionale delMaranhão.Segheria (foto di S. Busatta).54


estate 2008HAKO8.Grandi società multinazionali come la Cargill(Monsanto) e Ceval (Bunge), sono installate nellaregione.9.Vedi la rivista Agroanalysis - FGV-Ist<strong>it</strong>uto Brasilianodi Economia. Vol 21, 11, novembre 2001.10.Sono considerati come “terra rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a” dal governofederale e gli Stati, i terr<strong>it</strong>ori che non sonoformalmente entrati nel mercato fondiario, terresenza t<strong>it</strong>olo di proprietà privata, che però non cost<strong>it</strong>uisconoaree di riserva naturale o terr<strong>it</strong>orio indigenolegalmente riconosciuto.11.Una grande impresa di latticini, con sede nellostato del Paranà, voleva attuare un grande “progetto”di soia, nel mezzo della Sierra Alpercatasnelle terre ab<strong>it</strong>ate da generazioni e da famigliesertanejas e s<strong>it</strong>uate entro i confini di una un<strong>it</strong>à diprotezione ambientale, il Parco statale di Mirador.12.Il municipio di Barra do Corda è nella zona d<strong>it</strong>ransizione tra la foresta secondaria e la savana,che si estende nel Brasile centrale. Le Terre IndigeneKanela e Porquinhos si s<strong>it</strong>uano nella regionedel Cerrado, chiamata dai residenti come sertãocordino, che secondo la divisione e la creazione dinuovi municipi è attualmente s<strong>it</strong>uato nel municipiodi Fernando Falcão.13.Ist<strong>it</strong>uto Brasiliano dell’Ambiente e delle RisorseNaturali Rinnovabili.14.La c<strong>it</strong>tà di Caxias e Pastos Bons s<strong>it</strong>uate rispettivamentenella parte superiore dei fiumi Itapecurue Parnaíba cost<strong>it</strong>uirono i punti più avanzati delloStazione Internet dei tukano nella selva.stato attuale del Maranhão, all’inizio del XIX secolo,un periodo in cui ha avuto inizio l’occupazionedella regione di savana ab<strong>it</strong>ata, da più di 15 gruppiTimbira, tra i quali i formatori degli attualiApaniekrá e Ramkokamekra-Canela (Cfr. Oliveira,2002).15.Vedere Oliveira, 2002.16.Censimenti condotti dalla FUNAI e ricercatorisuggeriscono una variazione di 600 per i 1262Ramkokamekra, tra il 1979 e il 2000 e di 225 per i458 Apaniekrá nello stesso periodo. (Vedere ISA,2001).17.Dati del 2004 mostrano le popolazioni Ramkokamekrae Apaniekrá rispettivamente di 1698 e670 individui. (Vedere CIMI, settembre 2004).18.Vedere Folhaonline, 18/03/2005.19.Questo è il caso del municipio Fernando Falcão ealtri s<strong>it</strong>uato nel Maranhão centro-meridionale.Referenze BibliograficheBarata M. H., Os Pukobyê e os Kupen: análise deum drama. Dissertação de Mestrado. Brasília, UnB,1981; CEDI. Aconteceu. Povos Indígenas no Brasil– 1985-86, São Paulo, 1986; CIMI, “S<strong>it</strong>uação jurídicoadministrativaatual das terras indígenas noBrasil” (24/09/2004), scaricato il 15/03/2005; Coelho E. M. B., “Culturae Sobrevivência dos Índios do Maranhão”, SãoLuís, EDFMA - Série Antropologia – 2, 1987;CVRD-FUNAI, Projeto Ferro-Carajás: Apoio às ComunidadesIndígenas, Rio de Janeiro – Brasília,1982; Escobar A., La Invención del TerceroMundo. Construcción y Desconstrución delDesarrollo, Bogotá, 1996; FOLHA ONLINE.“Índios denunciam contaminação de rios pôragrotóxico”, , 18/03/2005,scaricato nel 19/03/2005; Fundação GETULIOVARGAS. Agroanalysis. Revista de Negócios daFGV / IBE, Rio de Janeiro, Vol. 21, no. 11, novembre2001; ISA. Povos Indígenas no Brasil. Enciclopedia.Canela, scaricato il 15/03/2005; Oliveira de, A. L.R., Ramkokamekra - Canela: Dominação eResistênci a de um povo timbira no centroestemaranhense, Dissertação de Mestrado, Campinas,UNICAMP, 2002; Política Indigenista e Desenvolvimentismo:Programa Grande Carajás e as PopulaçõesIndígenas no Maranhão, (ciclostilato), SãoLuís, julho de 2003; Pinto L. F., Carajás, o ataque aocoração da Amazônia, Rio de Janeiro, Marco Zero,1982; Vidal L., “A questão Indígena”, in AlmeidaJR., (ed.), Carajás: Desafio Político, Ecologia eDesenvolvimento, Brasília-São Paulo, CNPq-Brasiliense,1986.A p. 56: Farfalle, foto di S. Busatta.55


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