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relazione di Cristina sulla gita

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10 giugno 2012Gita CAI al rifugio Alpe <strong>di</strong> Campo, in ValsesiaPartiamo oggi per la Valsesia al consueto orario (6.15 da Sesto FS) un po' impietosoper qualcuno, tanto più che il cielo molto scuro sembra promettere solo pioggiaabbondante: noncuranti delle previsioni meteo, però, 17 assonnati ma fedelissimiescursionisti CAI si ritrovano per il mensile appuntamento con Fabio Frigerio e (novitàassoluta) il suo successore nell'organizzazione <strong>di</strong> future gite del genere. Si chiama AndreaTaldo e si presenta brevemente dopo essere salito sul pullman a Sesto Rondò.Dopo circa due tranquille ore <strong>di</strong> pullman raggiungiamo il Sacro Monte <strong>di</strong> Varallo, cheviene elogiato e raccomandato da Fabio. Poco oltre ci si ferma intorno alle 8 per latra<strong>di</strong>zionale colazione, presso il bar trattoria l'Antica Quercia. Questo è un punto <strong>di</strong> sostaper noi quasi obbligato nelle gite in Valsesia, anche perché lì vicino è aperto anche <strong>di</strong>domenica un negozio <strong>di</strong> generi alimentari con pane fresco, <strong>di</strong> cui ovviamente variepersone del gruppo approfittano.Verso le 9 arriviamo in perfetto orario nel paesino <strong>di</strong> Pedemonte, che è una frazione<strong>di</strong> Alagna a circa 1200 metri. Qui il pullman ci lascia in un parcheggio collocato accantoall'impetuoso fiume Sesia. Quin<strong>di</strong> cominciamo a salire. Attraversato il fiume,fiancheggiamo il Museo Walser, che quattro persone del gruppo (compresa la sottoscritta)visiteranno al termine della <strong>di</strong>scesa. Lì vicino c'è anche una bella chiesetta concoloratissimi affreschi <strong>sulla</strong> facciata. Ben presto imbocchiamo un sentiero formato da ripi<strong>di</strong>lastroni <strong>di</strong> pietra. E' solo l'inizio <strong>di</strong> una scalinata che ci sembrerà talvolta lunga e senzatregua. Questa scalinata rappresenta la parte predominante del nostro percorso,raramente contrassegnato da tratti meno ripi<strong>di</strong>. Il nostro sentiero, che è il numero 9, sisnoda dapprima in un bosco <strong>di</strong> conifere a lato <strong>di</strong> un ruscello. Poi, un po' ansimanti e inapprensione per le nuvole basse giungiamo ad un primo villaggio della popolazioneWalser tra i prati: ci sono ovviamente le loro caratteristiche case in legno, raggruppatequasi per sostenersi a vicenda… Come spesso accade, questi luoghi appaiono perlopiù<strong>di</strong>sabitati, anche se sono ben tenuti. Incontriamo solo il proprietario <strong>di</strong> una <strong>di</strong> queste case,intento a tagliare l'erba tra le case.I Walser le hanno costruite e abitate per secoli. Si tratta <strong>di</strong> un pacifico popolo <strong>di</strong>montanari <strong>di</strong> origine e <strong>di</strong> lingua tedesca che arrivarono qui dalla zone svizzere del Vallesetra il X e il XII secolo. Ma le loro lontane origini si perdono nella notte dei tempi e sonostate localizzate nientemeno che nella Germania meri<strong>di</strong>onale, in zona alemanna. I motividei loro spostamenti verso sud nel corso del Me<strong>di</strong>oevo erano però sempre gli stessi:l'aumento demografico li spingeva a migrare per trovare nuove terre. I Walser sono statipacifici coloni che si inse<strong>di</strong>arono in aree montane semi<strong>di</strong>sabitate e considerateimproduttive, ma da loro bonificate, <strong>di</strong>sboscate e trasformate in pascoli. È ammirevole latenacia e l'ingegno con cui riuscirono per secoli a provvedere al proprio sostentamento adaltezze intorno ai 1500-1800 metri in villaggi che ospitavano comunità praticamenteautonome (dotate <strong>di</strong> forno e cappella, ad esempio). Ma lo sfruttamento delle risorsenaturali non è mai stato per loro in<strong>di</strong>scriminato: la parola ARMONIA è quella che mirisuona nella mente mentre avanzo sul sentiero: armonia tra uomini, bestiame e animali ingenere, boschi, prati, ruscelli. Penso che avremmo molto da imparare da questa gentesemplice che ha per secoli vissuto in tale perfetta simbiosi con la natura rispettandonel'equilibrio malgrado le loro dure con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita. Poi, però, rifletto anche <strong>sulla</strong> faticosavita dei Walser, pensando che qualche volta c'è il rischio <strong>di</strong> idealizzare troppo il passato,cancellandone gli aspetti pesanti che non abbiamo neppure conosciuto e quin<strong>di</strong> nonimmaginiamo.Di certo gli inse<strong>di</strong>amenti Walser hanno mantenuto intatta la bellezza <strong>di</strong> queste zone,dove il turismo <strong>di</strong>struttivo e <strong>di</strong> massa non è mai giunto (per fortuna!). Presto ci inoltriamo <strong>di</strong>


nuovo nel bosco, accolti dal canto <strong>di</strong> numerosi uccelli e dal profumo <strong>di</strong> piante varie e… <strong>di</strong>funghi. Il nostro gruppo si <strong>di</strong>rada <strong>di</strong>videndosi in gruppetti, perché ormai ciascuno segue unpo' il suo passo. Quando alla fine arriviamo su un ampio prato, non possiamo fare a meno<strong>di</strong> ammirare i ghiacciai del massiccio del Monte Rosa, anche se appaiono e scompaionotra le nuvole dando l'impressione <strong>di</strong> essere "a macchia <strong>di</strong> leopardo". Il bosco rigoglioso haormai lasciato il posto ad un erboso altopiano e, una volta superato uno dei tanti ruscelli,cominciamo ad intravedere in lontananza il rifugio Alpe <strong>di</strong> Campo. Questa è la nostra metao<strong>di</strong>erna, a circa 2000 mt. <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne. Ci arriviamo intorno alle 11 dopo circa 1 ora emezza <strong>di</strong> cammino, secondo i tempi previsti dai cartelli.In prossimità del Rifugio c'è una sorta <strong>di</strong> chiesina la cui porta e campana erano quelledella Capanna Margherita in epoca ottocentesca. E sono in buone con<strong>di</strong>zioni, consideratoche vengono da un rifugio alto più <strong>di</strong> 4000 metri! Su suggerimento <strong>di</strong> Luigi, un allegroescursionista che ha spesso frequentato anche le mie zone <strong>di</strong> montagne bergamasche,alcuni <strong>di</strong> noi proseguono poi in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una zona ancora innevata, su un altopianocollocato subito sopra un grazioso laghetto a fianco del rifugio. Le nevi dei ghiacciai sispecchiano in parte nelle trasparenti acque del laghetto. In seguito dobbiamo fare qualcheguado, perché dai sovrastanti ghiacciai si staccano vari ruscelli che occorre superare.Però le nostre scenografiche foto nella neve a giugno sono per noi una bella ricompensadopo questa piccola fatica supplementare. Alle 12 non ci resta che consumare inun'allegra tavolata davanti al rifugio il nostro pranzo al sacco, dato che il rifugio è ancorachiuso. A questo punto si tiene una piccola riunione presieduta da Andrea per decideredemocraticamente cosa fare nel pomeriggio: viene scartata l'ipotesi del Sacro Monte <strong>di</strong>Varallo, per poter invece scendere con calma e fermarsi ad Alagna. Dopo aver mangiatofacciamo la tra<strong>di</strong>zionale foto <strong>di</strong> gruppo e scen<strong>di</strong>amo prima del previsto, poiché le nuvoleincombono sopra <strong>di</strong> noi e sembrano sempre più minacciose.Il sentiero è ripido e talvolta scivoloso per le recenti piogge: quin<strong>di</strong>, io e mio maritoMaurizio affrontiamo con maggiore prudenza e lentezza la <strong>di</strong>scesa, arrivando tra le ultimepersone: per fortuna Andrea, che saggiamente chiude il gruppo arrivando dopo <strong>di</strong> noi, ciin<strong>di</strong>ca al termine della <strong>di</strong>scesa il giusto percorso per tornare a Pedemonte nel luogo da cuisiamo partiti. Quin<strong>di</strong> abbiamo il tempo per visitare il museo Walser (ricavato all'interno <strong>di</strong>una loro tipica casa <strong>di</strong> due piani) e per fare una sosta caffè nel sottostante paese <strong>di</strong>Alagna. Il museo è ricavato proprio all'interno <strong>di</strong> una tipica casa Walser strutturata su trelivelli e presentata in un video iniziale. Alla base vi è la stalla in pietra: colpisce il fatto chela stalla ospita da un lato anche il soggiorno della casa, dove gli esseri umani simantenevano al caldo col fiato degli animali. In una sala antistante ci sono le cucine e unasaletta per la lavorazione dei formaggi e del burro. Subito sopra visitiamo la tipica Stubeinteramente rivestita <strong>di</strong> legno, che funge da camera da letto. Qui ammiriamo un corredoWalser, con biancheria ricamata e stupen<strong>di</strong> abiti da donna. Sono neri con ricamiraffiguranti coloratissimi fiori, che ricordano quelli visti oggi nei campi attorno ai villaggiWalser. Dietro la Stube c'è una stanza per la lavorazione del legno. Qui sono esposti variattrezzi <strong>di</strong> indubbia utilità (trappole per i topi, corni da richiamo, posate <strong>di</strong> legno, contenitorivari per il cibo...). C'è anche una stanza per la tessitura della canapa. Infine visitiamo, alpiano superiore, il fienile. L'impressione è che questo luogo fosse abitato da personenotevolmente attive ed ingegnose.Poco dopo le ore 16 deci<strong>di</strong>amo saggiamente <strong>di</strong> anticipare il rientro a Sesto. La pioggiacomincia quasi subito a farsi sentire sui vetri del nostro pullman, mentre qualcuno dorme,qualcuno preferisce conversare ricordando precedenti gite CAI e, infine, qualcun altrochiede <strong>di</strong> poter ascoltare alla ra<strong>di</strong>o la partita Italia Spagna. Andrea ci illustra infine ilprogramma della prossima <strong>gita</strong> in Enga<strong>di</strong>na al Lago Lunghin, tessendo le lo<strong>di</strong> della zonache potremo ammirare in tutta la sua bellezza naturalistica sopra il Passo del Maloja.


Dopo circa due tranquille ore giungiamo a Sesto FS, salutandoci per la bella <strong>gita</strong> fattainsieme: siamo un po' stanchi ma allegri e incre<strong>di</strong>bilmente asciutti!

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