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relazione al 17° congresso provinciale fisascat pesaro

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provinci<strong>al</strong>e della <strong>fisascat</strong> cisl <strong>pesaro</strong> e urbinoTERZIARIO, TURISMO e SERVIZI,DIGNITA’ nel LAVORO eNUOVE OPPORTUNITA’ diSVILUPPO ECONOMICOdel TERRITORIORelazione del Segretario Gener<strong>al</strong>eLeonardo Piccinnomartedi 10 febbraio‘09ore 09.00 (aula magna)ISTITUTO PROFESSIONALEALBERGHIERO di STATO “S.MARTA” PESARO


ORDINE dei LAVORI08,45_Arrivo e accreditamento delegati ed invitati09,00_Nomina presidenza e elezione commissioni per losvolgimento del <strong>congresso</strong>09,15_Relazione del Segretario Gener<strong>al</strong>eLeonardo Piccinno10,00_S<strong>al</strong>uti ospitiLa S.V. è invitata ai lavori del17° Congresso Provinci<strong>al</strong>edella FISASCAT - CISLdella Provincia di Pesaro e Urbinoil Segretario Gener<strong>al</strong>eLeonardo Piccinno10,30_Tavola Rotonda sul tema: “Terziario: assetto delsistema territori<strong>al</strong>e, modelli di sviluppo, derogheCommerci<strong>al</strong>i”Intervengono:Prof. Fabio MussoDocente di Marketing Internazion<strong>al</strong>e, Università“Carlo BO” UrbinoDott. Vittoriano SolazziAssessore <strong>al</strong> Turismo, Commercio ecultura Regione MarcheDott. Amerigo VarottiDirettore Provinci<strong>al</strong>e CONFCOMMERCIOPesaro e UrbinoDott. Luca PieriAssessore Commercio e Turismo Comune di PesaroCoordina i lavori:Dott. Sauro RossiSegretario Gener<strong>al</strong>e UST CISL Pesaro e Urbino12, 30_Dibattito13,00_Intervento del Segretario Region<strong>al</strong>eFISASCAT MARCHE Selena Soleggiati13,15_Conclusioni dei lavori di Mario Piovesan,Segretario Nazion<strong>al</strong>e FISASCAT - CISL13,30_Colazione15,00_Apertura dei seggi e svolgimentodelle operazioni di voto16,30_Scrutinio e nomina degli eletti17,00_Direttivo Provinci<strong>al</strong>e ed elezione organidella Federazione Provinci<strong>al</strong>e18,00_Chiusura dei lavori


RELAZIONE AL 17° CONGRESSO PROVINCIALE FISASCAT PESAROInnanzitutto grazie a tutti per essere venuti a questo nostro <strong>congresso</strong>. A quattroanni d<strong>al</strong> precedente, ci interrogheremo sul mondo che ci circonda e quanto e qu<strong>al</strong>e camminoabbiamo percorso in questo tempo.Nel corso di questo quadriennio la famiglia si è <strong>al</strong>largata; ci ritroviamo, oggi in tanti,amici di un tempo in compagnia di nuovi, ma anche con il rammarico e la tristezza perl’assenza, purtroppo involontaria, di chi ci ha lasciato e qui, consentitemi, prima diaddentrarmi nei s<strong>al</strong>uti e nella <strong>relazione</strong>, sento il bisogno ed il dovere di rendere uncommosso omaggio <strong>al</strong>la memoria di S<strong>al</strong>vatore D’ANTONI, carissimo amico e componente disegreteria, che circa due anni fa, è s<strong>al</strong>ito <strong>al</strong>la casa del Signore, lasciando in noi e la famigliaun vuoto incolmabile. A voi chiedo di dedicargli un minuto di silenzio.Prima di addentrarmi a esporre <strong>al</strong>cune mie osservazioni e riflessioni sulla situazionesoci<strong>al</strong>e ed economica it<strong>al</strong>iana e della nostra re<strong>al</strong>tà provinci<strong>al</strong>e, più in particolare, mi èdoveroso ed anche piacevole rivolgere un ringraziamento sentito, di cuore, a Voi delegati cheoggi partecipate a questo importante appuntamento per la nostra federazione. Unappuntamento in cui ci interroghiamo sulla re<strong>al</strong>tà che ci circonda ma anche su cosa abbiamofatto nel corso di questi quattro anni appena trascorsi e in che modo ci prepariamo adaffrontare i prossimi, consapevoli, che il futuro che è presente di fronte a noi ci impone unforte impegno e coraggio per andare oltre l’evidente e rafforzare e consolidare l’esistente.Un ringraziamento vivissimo, per l’ apprezzamento e la considerazione che ci accord<strong>al</strong>a presenza delle Person<strong>al</strong>ità presenti ai nostri lavori:Un grazie a Mario PIOVESAN, segretario nazion<strong>al</strong>e della Fisascat, la cui presenza,non è solo “istituzion<strong>al</strong>e” ma, è senz’<strong>al</strong>tro quella di un amico, per questa federazione e mioperson<strong>al</strong>e, perché, da tempo ho avuto modo di apprezzare in Lui il tratto di umanità,impegno, profession<strong>al</strong>ità ed amicizia che pone <strong>al</strong> centro del Suo lavoro. Un grazie <strong>al</strong>l’amica1


Selena, segretario region<strong>al</strong>e Fisascat, per la presenza e il prezioso contributo, chesicuramente non ci farà mancare. Un ringraziamento a Sauro ROSSI, qui non solo in veste diSegretario Gener<strong>al</strong>e della UST, ma qu<strong>al</strong>e segno tangibile di quella vicinanza che, da sempre,la struttura orizzont<strong>al</strong>e, ha accordato a questa federazione e Lui, è l’espressione di unacontinuità fatta di collaborazione e fiducia, che prosegue anche dopo Norberto CRINELLI. ANorberto, che nel conseguimento della saggezza di pensionato, ha capito che il mondo esisteanche oltre la CISL ma che oggi, con la sua presenza ed amicizia, ci dimostra che di quelloprecedente non ne può fare, comunque, a meno.Un ringraziamento, <strong>al</strong> Professore Fabio MUSSO, docente di Marketing Internazion<strong>al</strong>e<strong>al</strong>l’Università “Carlo BO’ “ di Urbino, che ci aiuterà, con la Sua competenza a capire, nellatavola rotonda che seguirà, come cambiano i sistemi commerci<strong>al</strong>i e i modelli soci<strong>al</strong>i, adAmerigo VAROTTI, direttore della CONFCOMMERCIO PROV.LE, a Luca PIERI, ASSESSORE ALCOMMERCIO e Turismo del comune di Pesaro ed a Vittoriano SOLAZZI, ASSESSORE ALCOMMERCIO e TURISMO della Regione Marche, che dà lustro a questo nostro <strong>congresso</strong> eche unitamente agli <strong>al</strong>tri relatori appena citati, darà spessore e significato a questa occasionedi idee a confronto.Infine, non perché ultimi, ma, solo perché questo s<strong>al</strong>uto ha un vincolo affettivoprivato, <strong>al</strong> gruppo di fraterni amici, che sono arrivati, anche in questa occasione, d<strong>al</strong> miopaese di origine, con sindaco in testa, ma in incognito, ad infondermi coraggio con lapresenza e l’affetto.IL PAESE ITALIA, LA CRISI, IL MONDO DEL LAVORODicevo, che ci ritroviamo a provare a leggere la re<strong>al</strong>tà soci<strong>al</strong>e ed economica delnostro Paese e le ricadute nel territorio. Una re<strong>al</strong>tà, che mi spinge a dire, ancora una volta,che il tempo sembra non essere passato; niente è mutato, anzi, no, tutto è cambiato perritornare come prima.2


Nel 2005, avevamo, un governo guidato d<strong>al</strong>l’attu<strong>al</strong>e Premier. Un governo che fubocciato, dagli it<strong>al</strong>iani, <strong>al</strong>le elezioni del 2006, stanchi di una politica, fatta d’immagine, dipromesse non mantenute, di sogni irre<strong>al</strong>izzati, di disagio economico e soci<strong>al</strong>e. Un governo edun premier, che appena due anni dopo, gli elettori, a torto o ragione, hanno rivotato congrande consenso, convinti che “il peggio”, sia meno pesante dell’incertezza edell’inconcludenza della precedente compagine politica, immeritevole del consenso ricevuto.Un’aggregazione di partiti, in cui il Paese, o <strong>al</strong>meno una parte di esso, aveva ripostole speranze per rimettere <strong>al</strong> centro delle scelte, il lavoro, lo sviluppo economico e lenecessarie riforme, per riequilibrare le tante ingiustizie e diseguaglianze determinate d<strong>al</strong>precedente governo.L’UNIONE, l’avevano chiamata, ma di t<strong>al</strong>e significato, avevano solo la capacità didisfare il giorno dopo, come la tela di Penelope, ciò che faticosamente il giorno primacostruivano.Lavoratori, pensionati, ma anche il Sindacato, avevano visto con fiducia un governo,che <strong>al</strong>meno nel programma, puntava a ridurre le tasse, rilanciare la crescita occupazion<strong>al</strong>e,migliorare la redistribuzione economica in favore dei più deboli tanto, da accordare, forsesbagliando, un periodo di tranquillità soci<strong>al</strong>e nel Paese.Fiducia, che molto colpevolmente, quei partiti, che predicavano la tutela e la difesadei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, dei pensionati, l’hanno dilapidata e sbeffeggiatapenosamente, tanto da indurre molti di quelli che pensavano di rappresentare, a ritenere cheforse la politica della LEGA NORD, fosse più vicina ai loro interessi, premiando, il 10 e 11aprile 2008, ancora una volta, un premier e la sua co<strong>al</strong>izione politica, che apostrofavapubblicamente, gli It<strong>al</strong>iani con espressioni irriguardose, da loc<strong>al</strong>i da fronte del porto.Ci ritroviamo un governo legittimato d<strong>al</strong>la scelta di oltre il 60% degli it<strong>al</strong>iani. Ungoverno, il cui presidente, già in campagna elettor<strong>al</strong>e, aveva dichiarato che avrebbe dettomolti no e che molto sarebbe cambiato nel Paese e nella struttura soci<strong>al</strong>e.3


Promesse annunciate e mantenute.La condizione economica dell’It<strong>al</strong>ia, ènotevolmente peggiorata, non solo a causa della forte crisi finanziaria e poi economica eproduttiva dell’intero pianeta, ma princip<strong>al</strong>mente perché, in questi circa otto mesi, il governoe il mondo politico di tutto si è occupato, tranne che rilanciare l’economia ed i consumi,ridistribuire la giustizia soci<strong>al</strong>e, riequilibrare la pressione fisc<strong>al</strong>e, aiutare i più deboli.Una recente indagine dell’ISTAT, ha evidenziato come nel periodo 2001 – 2006, lacapacità di guadagno delle categorie autonome rispetto <strong>al</strong> lavoro dipendente è cresciutamediamente del 13% con un trend che si sta rafforzando ancora di più in questi ultimitempi, visto che la lotta <strong>al</strong>l’evasione fisc<strong>al</strong>e, è rimasta solo una dichiarazione politica dopo ladecisione del Ministro TREMONTI, di cancellare le misure antievasori, tanto da far dire a DIPIETRO, che il governo, pratica una politica “coraggiosa”, toglie ai poveri per dare ai ricchi.A questo modo di pensare e di agire, noi it<strong>al</strong>iani ci siamo adattati. Nessuno, si indignapiù per come vanno le cose: per la perdita di v<strong>al</strong>ori di riferimento, per la giustiziafarraginosa, per le politiche fisc<strong>al</strong>i inique.Tutti argomenti, che dovrebbero far sollevare indignati i cittadini di una nazionecosiddetta, civile e democratica. Assorbiamo passivamente, tutto ciò che ci viene propinatod<strong>al</strong>la stampa e d<strong>al</strong>la televisione. Ci intriga più il dibattito intorno <strong>al</strong>le “misure” di una certa“signorina”, ci interessa molto meno lo scempio che si è fatto dell’ALITALIA e del costo che ciè stato scaricato addosso.Non ci <strong>al</strong>larma più di tanto il fatto, che mentre in Europa e nel resto del mondo, igoverni si organizzano con provvedimenti concreti per uscire d<strong>al</strong>la crisi e rilanciare leeconomie produttive, In It<strong>al</strong>ia, continuiamo a discettare, di feder<strong>al</strong>ismo, intercettazioni,riforme della giustizia ed <strong>al</strong>tre tematiche varie, il cui vero obiettivo è distrarre l’attenzionedai problemi re<strong>al</strong>i.I banchieri, primi responsabili del disastro, non possono essere perseguibili perle loro scelte speculative, dice il Premier, i lavoratori e ci cittadini, che quelle scelte le hannosubite, possono pagare con la perdita del lavoro e l’incertezza di una vita dignitosa.4


Siamo in presenza di uno scenario drammatico, il peso delle perdite finanziariebruciate negli ultimi mesi è pari a circa 24 volte il PIL dell’intera economia mondi<strong>al</strong>e.Mentre <strong>al</strong>tri governi hanno cercato di correre ai ripari con stanziamenti di ingentirisorse economiche, per stimolare la ripresa produttiva e sostenere l’occupazione, dopo idisastri della finanza creativa in cui, la politica, è stata sub<strong>al</strong>terna <strong>al</strong> potere del capit<strong>al</strong>ismointernazion<strong>al</strong>e glob<strong>al</strong>izzato, in It<strong>al</strong>ia, si continua a procede in senso inverso.Si diffondono improbabili e f<strong>al</strong>si messaggi tranquillizzanti, orientando la collettività adavere fiducia nella borsa e verso i titoli di stato o considerati “amici” (ENEL, ENI, ed <strong>al</strong>tri) enon si fa niente per riaffermare la centr<strong>al</strong>ità del lavoro, rispetto a politiche finanziarie e dibilancio, che negli ultimi anni hanno determinato un cospicuo spostamento di risorse più afavore di profitti e rendite (finanziarie ed immobiliari), che hanno pen<strong>al</strong>izzato la quotadestinata <strong>al</strong> lavoro dipendente, già esposto <strong>al</strong>la concorrenza della manodoperainternazion<strong>al</strong>e.Il sistema bancario e creditizio che è stato causa princip<strong>al</strong>e dello sconquassofinanziario <strong>al</strong>l’origine di quest’attu<strong>al</strong>e crisi, per la irresponsabile politica infarcita di bollespeculative e di prodotti drogati, si sta rendendo, per la seconda, volta causa dei graviproblemi dell’economia.Il blocco del credito <strong>al</strong>la produzione è tra le prime cause della crisi di tante aziendeproduttive, con la chiusura e la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro.Mai come in questo periodo la produzione industri<strong>al</strong>e è c<strong>al</strong>ata così vertiginosamente.A novembre 2008, secondo i dati diffusi d<strong>al</strong>l’ISTAT, l’istituto di statistica centr<strong>al</strong>e,l’indice ha registrato un riduzione del 12,3 % rispetto a novembre 2007, con una riduzionesu base annua di circa il -9,7% rispetto <strong>al</strong>l’anno precedente.Un riduzione mai registrata così ampia da 17 anni a questa parte e di cui non siprevede nel breve periodo una fine. Guardando i dati dei macro-raggruppamenti industri<strong>al</strong>i,tutti i settori, mostrano un c<strong>al</strong>o marcato su base tendenzi<strong>al</strong>e, dove fanno una lieveeccezione solo i beni non durevoli, che arretrano di meno rispetto ai durevoli.5


Anche l’energia, dopo una lunga fase di ri<strong>al</strong>zo segna una brusca inversione ditendenza, con una produzione in c<strong>al</strong>o del 10,2%. Su base annua, la produzione di beni diconsumo ha avuto un c<strong>al</strong>o del 4,2%, con una diminuzione più forte per i beni durevoli del10,2% e del 2,8% per i non durevoli. Tra i settori che hanno registrato il c<strong>al</strong>o più vistoso ,sono da registrare in testa a tutti il settore dell’auto, come ormai ampiamente risaputo, cheha visto un ben – 46% su base annua ed a seguire via via tutti gli <strong>al</strong>tri: i mezzi di trasporto -22%, le lavorazioni di miner<strong>al</strong>i non met<strong>al</strong>liferi -13,9%, la gomma e materie plastiche -13,8% e non finisce qui. Il Centro Studi di Confindustria, dice che nel mese di dicembre, laproduzione industri<strong>al</strong>e ha registrato un ulteriore c<strong>al</strong>o dopo quello di novembre, con un -2,1%su base mensile ed un -11% rispetto a novembre 2007. Il marcato peggioramento dellaproduzione industri<strong>al</strong>e insieme <strong>al</strong>la persistente debolezza del settore terziario, solo undebolissimo + 0,8%, sottolinea il centro studi, porta il PIL del 2008 ad attestarsi ad un -0,6% con una pesante eredità di -1,1% nel 2009.Il 2009, si avvia <strong>al</strong>l’insegna di una previsione drammatica: si passerà da un tasso didisoccupazione del 6,7% registrato nel 2008 <strong>al</strong>l’8,2% nel 2009 e addirittura <strong>al</strong>l’8,7% nel2010.Una crisi estesa, che dovrà essere affrontata con prontezza e con provvedimenti chemirino <strong>al</strong>la s<strong>al</strong>vaguardia del reddito ed <strong>al</strong> mantenimento di posti di lavoro, perché la suaestensione, diviene imprevedibile e non si sa come e quando si incomincerà a vedere la fine.Anche la provincia di Pesaro è interessata, come il resto del paese da una fase diforte recessione.Il mondo imprenditori<strong>al</strong>e nostrano, come la gran parte dell’imprenditoria it<strong>al</strong>iana, hautilizzati gli anni della crescita economica più per le speculazioni finanziarie, attratti d<strong>al</strong>lafacilità offerta dai paesi emergenti, d<strong>al</strong>la facilità di collocare produzioni di medio v<strong>al</strong>ore inquelle re<strong>al</strong>tà, d<strong>al</strong>la capacità attrattiva di prodotti finanziari fasulli, senza preoccuparsi diriorganizzare il processo lavorativo, fare investimenti per lo sviluppo e l’ammodernamentotecnologico delle produzioni.6


Oggi, un po’ tutti i settori sono in crisi: d<strong>al</strong> legno <strong>al</strong>la met<strong>al</strong> meccanica, d<strong>al</strong> tessile <strong>al</strong>lacantieristica, per finire ai settori dei servizi, delle pulizie, dei servizi soci<strong>al</strong>i, che risentonopesantemente della ridotta disponibilità economica delle Amministrazioni loc<strong>al</strong>i.Infatti, i primi dati significativi, indicano in circa 6 mila posti di lavoro persi nel 2008 nellaprovincia e di questi, circa un 9%, sono posti di lavoro persi nel settore del terziario, in granparte in aziende commerci<strong>al</strong>i collegate <strong>al</strong>le re<strong>al</strong>tà produttive in crisi e nel sistema degliapp<strong>al</strong>ti pubblici.Solo negli ultimi giorni, i Ministeri della Difesa e degli Interni, hanno diramato <strong>al</strong>leamministrazioni periferiche, disposizioni di ridurre il v<strong>al</strong>ore dei contratti di app<strong>al</strong>to,rispettivamente del 50% e di 1/5.App<strong>al</strong>ti in cui, il lavoratore più fortunato, ha un contratto di lavoro a 20 oresettiman<strong>al</strong>i, mentre tutti gli <strong>al</strong>tri oscillano, tra le 3 e le 10 ore la settimana.La stessa situazione, v<strong>al</strong>e per gli <strong>al</strong>tri servizi estern<strong>al</strong>izzati. La ridotta disponibilitàeconomica, spinge sempre più gli enti centr<strong>al</strong>i e periferici dello stato a ricorrere soloform<strong>al</strong>mente <strong>al</strong> sistema di affidamento secondo le norme europee, nella re<strong>al</strong>tà, prev<strong>al</strong>esempre più l’offerta economica a dispetto del v<strong>al</strong>ore complessivo del progetto.Il risultato degli app<strong>al</strong>ti legati <strong>al</strong>l’offerta economica <strong>al</strong> ribasso: servizi dequ<strong>al</strong>ificati,mancato rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro, lavoratori m<strong>al</strong> pagati, riduzione diorganici, imprese aggiudicatarie sempre più incerte nelle origini, nonostante il DURC .An<strong>al</strong>oga situazione, negli app<strong>al</strong>ti per i servizi <strong>al</strong>le persone. Il bisogno di contenerecosti, da parte delle Autonomie Loc<strong>al</strong>i, spinge sempre più ad affidamenti in convenzione, otramite app<strong>al</strong>ti, che innescano la solita concorrenza <strong>al</strong> ribasso tra soggetti cooperativistici,favorendo, spesso, coloro che di mutu<strong>al</strong>ità e cultura della solidarietà scarseggiano a pienemani.Anche qui, il risultato è di una qu<strong>al</strong>ità dei servizi, pessima, di lavoratori costretti apagare la tassa di socio (mediamente da 2000 a 3.500 € di quota soci<strong>al</strong>e), pur di lavorare,costi soci<strong>al</strong>i elevatissimi.7


Rappresenta tutto questo, una perdita drammatica di posti di lavoro, perché adifferenza dei settori industri<strong>al</strong>i, in cui interviene la cassa integrazione o la mobilità retribuita,in re<strong>al</strong>tà <strong>al</strong> di sopra dei 15 dipendenti, per i servizi, non esistono paracaduti soci<strong>al</strong>i, se non lacopertura della disoccupazione per i primi 8 mesi d<strong>al</strong>la perdita del lavoro.Occorre per questo, uno sforzo particolare, per rilanciare e sostenere la ripresaproduttiva attraverso un forte stanziamento di risorse economiche, anche a rischio diriaccendere l’indebitamento pubblico, legato ad un robusto piano di opere pubbliche,primarie, come le infrastrutture nel sud, le reti di trasporto nord – sud - estero ed unsostegno ai comparti produttivi e del terziario che più risentono della crisi dei consumi.Tutto questo, attraverso una politica coraggiosa incentrata sulla defisc<strong>al</strong>izzazione delcosto del lavoro e provvedimenti di sostegno <strong>al</strong> reddito struttur<strong>al</strong>i e non derogati comeinvece in questo momento sta avvenendo.Va rilanciata nel paese, una forte capacità di di<strong>al</strong>ogo e collaborazione tra le istituzioni,centr<strong>al</strong>i e periferiche, le forze soci<strong>al</strong>i, le istituzioni economiche, la politica, perché senza ungrande sforzo collettivo da questa crisi non si uscirà facilmente.Il contrasto cultur<strong>al</strong>e e politico muscolare, che persiste <strong>al</strong>l’interno del mondo politico edi governo, ma anche tra qu<strong>al</strong>che forza soci<strong>al</strong>e, non è sicuramente la scelta migliore peravviare quella operazione di fiducia di cui il popolo, l’economia, hanno tanto bisogno.Solo scelte coraggiose ed una politica concertata tra tutti i soggetti in campo, puòconsentire, davvero, di guardare verso il futuro con il convincimento, che d<strong>al</strong>la recessione, siuscirà e si potrà uscire, diversi da come ci siamo entrati, ma sicuramente più forti.In questo senso, va il recente accordo tra governo, imprenditori e forze sindac<strong>al</strong>i sullariforma del sistema di contrattazione.La riforma contrattu<strong>al</strong>e come quella degli ammortizzatori soci<strong>al</strong>i, sono gli strumentiprincipi per rimettere in moto il meccanismo della redistribuzione e del riequilibrio dellaricchezza economica.8


Oggi, c’è una fascia minoritaria di popolazione, composta, da imprenditori,professionisti, lavoratori autonomi, furbi delle diverse specie, che si dividono la maggiorefetta di ricchezza e che anche se in questo particolare momento, registrano qu<strong>al</strong>chesofferenza, più che <strong>al</strong>tro, a causa di scelte speculative sbagliate, possono guardare conmaggiore tranquillità <strong>al</strong> futuro, mentre, invece, la grandissima parte della popolazione, fattadi lavoratori dipendenti, giovani, precari, disoccupati, pensionati, si avvicinano sempre più<strong>al</strong>la soglia di povertà ed in tantissimi casi, per <strong>al</strong>cune categorie, già superata.In questo senso, i due strumenti devono essere di aiuto <strong>al</strong>la ripresa ed <strong>al</strong>la stabilità.Da una parte, la riforma contrattu<strong>al</strong>e, dovrà sempre più puntare a ridurre lapressione fisc<strong>al</strong>e sul s<strong>al</strong>ario per liberare risorse economiche da destinare <strong>al</strong>la produttività econvogliare verso il secondo livello di contrattazione gli sforzi necessari per accordi miratiintorno ad obiettivi di crescita produttiva, da compensare con premi s<strong>al</strong>ari<strong>al</strong>i per irrobustire labusta paga senza incrementare il costo del lavoro.D<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra, la riforma degli ammortizzatori soci<strong>al</strong>i, deve essere più equa e redistributivaoltre che struttur<strong>al</strong>e, di opportunità e sostegni a tutte le categorie di lavoratori.Il sistema degli ammortizzatori soci<strong>al</strong>i attu<strong>al</strong>e, è stato concepito per un modelloproduttivo incentrato sulla fabbrica, escludendo dai benefici tutti gli <strong>al</strong>tri settori di attività,:commercio, turismo, pulizie, servizi soci<strong>al</strong>i, tutti quei servizi non strettamente identificabilicon il concetto di luogo di produzione.Nel tempo, si è caratterizzato il paradosso; lavoratori che perdono il lavoro ericevono, seppure inadeguato, un sostegno <strong>al</strong> reddito ed <strong>al</strong>tri che <strong>al</strong> lavoro aggiungonoanche la perdita tot<strong>al</strong>e di un reddito, della dignità e della tranquillità soci<strong>al</strong>e e familiare.In t<strong>al</strong> senso, si rende necessaria una riforma che punti a superare l’attu<strong>al</strong>edifferenziazione ditipo dimension<strong>al</strong>e e categori<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la base dell’intervento e punti adincludere tutti le categorie del lavoro dipendente. Una riforma che deve avere il crisma distruttur<strong>al</strong>e e complessiva e non frammentaria ed emergenzi<strong>al</strong>e.9


Per raggiungere questi obiettivi, occorre superare il concetto: “ammortizzatorisoci<strong>al</strong>i come, assistenzi<strong>al</strong>ismo e silenziatore soci<strong>al</strong>e”. Necessita destinare a questavoce, sostanzi<strong>al</strong>i risorse economiche d<strong>al</strong> bilancio pubblico, contrariamente a quanto si faoggi, dove l’It<strong>al</strong>ia, assegna appena lo 0,5% del PIL, mentre la media europea si attesta<strong>al</strong>l’1,7%.Un’azione mirata di politiche organiche per il mercato del lavoro, inteso, comesistema integr<strong>al</strong>e di una serie di interventi che vanno, d<strong>al</strong>la tutela del posto di lavoro, <strong>al</strong>sostegno <strong>al</strong> reddito in caso di crisi, <strong>al</strong>l’opportunità di nuovo lavoro, ecc., in It<strong>al</strong>ia, non é maistata fatta. Un tentativo fu fatto con l’accordo interconfeder<strong>al</strong>e del 23 luglio 2007 ,tra il governo PRODI e le forze soci<strong>al</strong>i ed imprenditori<strong>al</strong>i ( in quel caso la firma della CGIL,avvenne con grande sofferenza). La caduta dello stesso, ha vanificato gran parte diquell’accordo e proprio, la parte destinata <strong>al</strong>la riforma degli ammortizzatori.L’accordo sulla riforma della contrattazione sottoscritto nei giorni scorsi, tra governo eparti soci<strong>al</strong>i, segna fin<strong>al</strong>mente, un cambiamento importante nelle relazioni sindac<strong>al</strong>i .Come ha detto Raffaele BONANNI, è un fatto “STORICO”, perché avvia una nuova fase digrande cambiamento nell’economia it<strong>al</strong>iana. Mentre da una parte, archivia, definitivamente,l’accordo, pur importante ma incompleto del luglio 93, che si basava sull’inflazioneprogrammata, cioè sul fatto che le retribuzioni dipendevano da una decisione politica,d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra, rilancia la capacità delle parti in campo di fare accordi ed in particolare, di accordipiù moderni e meno conflittu<strong>al</strong>i.In sostanza, da una parte il contratto nazion<strong>al</strong>e resta il fulcro unitario garantista pertutti, d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra, il baricentro della contrattazione e delle relazioni si sposta nelle aziende e neiterritori per migliorare sia la competitività delle imprese e sia una più equilibrataredistribuzione della ricchezza prodotta anche ai lavoratori.Un fatto storico, dicevo, ma anche un appuntamento mancato verso uno sforzounitario di tutte le forze in campo. L’accordo è stato firmato d<strong>al</strong> governo e da <strong>al</strong>tre 35 sigle10


sindac<strong>al</strong>i, dei lavoratori e delle imprese, adeccezione della CGIL e delle banche(responsabili primarie del disastro economico).Auspico che anche in questo caso gli amici della CGIL, possano rivedere la loroposizione isolazionista, posto il fatto, che come categorie dei servizi, nel territorio di Pesaro,in questo momento, ci troviamo in una posizione privilegiata.Ci troviamo quasi sul traguardo per concludere l’integrativo provinci<strong>al</strong>e del commercioe qu<strong>al</strong>e occasione migliore per tradurre, unitariamente le positività della riforma in risultatiutili per i nostri lavoratori e le imprese del territorio.TERZIARIO, TURISMO, SERVIZI E RUOLO DELLA FISASCATNon è compito mio andare oltre, nella disamina della situazione politica it<strong>al</strong>iana,saranno <strong>al</strong>tri livelli dell’organizzazione a soffermarsi più compiutamente su questi temi, conan<strong>al</strong>isi, ma anche con proposte concrete per uscire d<strong>al</strong> pantano in cui ci troviamo.La disamina, mi è servita per inquadrare la situazione in cui si trovano i nostri settoridi competenza, a partire d<strong>al</strong> Terziario, d<strong>al</strong> Turismo e via, via tutti gli <strong>al</strong>tri servizi.Durante le precedenti crisi economiche, settori<strong>al</strong>i, il terziario in gener<strong>al</strong>e è stato dasempre il settore rifugio in cui si concentrava una sorta di equilibrio economicodell’economia.Mentre <strong>al</strong>tri settori, registravano un periodo di difficoltà, in questo si registrava unacrescita ed un conseguente sbocco per l’occupazione.Oggi, non è più così. La situazione gener<strong>al</strong>e e la paura verso il futuro, generata dapolitiche inadeguate ad un’uscita ravvicinata d<strong>al</strong> tunnel e la difficoltà di risorse economichesempre meno disponibili, sono causa di una forte contrazione dei consumi, tanto dadeterminare anche per questo settore, una notevole perdita di posti di lavoro negli ultimimesi.E’ sintomatico, il fatto, che la Grande Distribuzione, o, ha limitato lo sviluppo di nuoveaperture, oppure dismette punti vendita. La sola CARREFOUR, nel 2008, ha ceduto ben 1311


ipermercati nel sud del Paese con conseguente riduzione di circa 3500 posti di lavoro, <strong>al</strong>tri,hanno dismesso addirittura le strutture.L’esempio di CARREFOUR, non è l’ unico, potrei aggiungerne <strong>al</strong>tri. E’ solo ladimostrazione delle difficoltà del momento attu<strong>al</strong>e che, investe, non solo le piccole re<strong>al</strong>tàdel commercio, ma in particolare, la grande distribuzione organizzata e diffusa, che proprioper la sua caratteristica gener<strong>al</strong>izia e despeci<strong>al</strong>izzata, risente maggiormente della crisi deiconsumi, ovvero, della paura della gente, a spendere in beni durevoli e a maggiore v<strong>al</strong>oreaggiunto.L’eccessivo sbilanciamento tra ricavi e costi, sta innescando nel sistema distributivo, ilrischio maggiore per la revisione dei modelli organizzativi, dei servizi offerti econseguentemente di un minore apporto di fabbisogno occupazion<strong>al</strong>e.A ciò, è da aggiungere la debolezza struttur<strong>al</strong>e del sistema commerci<strong>al</strong>e minore eloc<strong>al</strong>istico, dove le imprese sono costrette da tempo, a difendersi da una crisi generata d<strong>al</strong>diffondersi del modello distributivo organizzato, appesantite oggi, ulteriormented<strong>al</strong>l’aggravamento della situazione economica.La v<strong>al</strong>vola di sfogo del terziario non è più t<strong>al</strong>e, per questo occorre ripensare <strong>al</strong>modello di sviluppo commerci<strong>al</strong>e, favorire e rilanciare un maggiore equilibrio tra mod<strong>al</strong>itàdistributive, favorire un diverso peso del costo del lavoro a vantaggio di un più dignitosos<strong>al</strong>ario, ricercare nuove flessibilità e modelli soci<strong>al</strong>i in grado di conciliare il lavoro e la qu<strong>al</strong>itàdella vita privata.In questa logica, da tempo, la Segreteria Nazion<strong>al</strong>e FISASCAT, guidata da PierangeloRAINERI, ha cercato di indirizzare le politiche contrattu<strong>al</strong>i verso un obiettivo che conciliasse,la capacità delle imprese a rispondere in modo puntu<strong>al</strong>e <strong>al</strong>le esigenze del mercato e nelcontempo, dare risposte, sia s<strong>al</strong>ari<strong>al</strong>i che di qu<strong>al</strong>ità della vita ai lavoratori del terziario(inteso in senso più ampio del termine), caratterizzato, da una forte presenza femminile.Questa logica ha in sé, la forza ed il ruolo del contratto nazion<strong>al</strong>e come regolatoreunico delle dinamiche del rapporto di lavoro e la v<strong>al</strong>orizzazione della contrattazione12


territori<strong>al</strong>e e/o aziend<strong>al</strong>e come il luogo di incontro delle volontà ed esigenze delle parti aricercare le soluzioni utili <strong>al</strong>l’interesse comune.Alcuni recenti rinnovi contrattu<strong>al</strong>i, quello del TERZIARIO, in primis, hanno fattoregistrare precise manifestazioni di volontà verso un più importante ruolo dellacontrattazione decentrata aziend<strong>al</strong>e.Da una parte quindi, il contratto nazion<strong>al</strong>e come luogo di individuazione di regolenormative e di s<strong>al</strong>ario condivisi per tutti. Luogo dove le parti in campo, affermano la volontàcomune di farsi carico di soluzioni “Bilater<strong>al</strong>i” che rispondono, <strong>al</strong>le esigenze gener<strong>al</strong>i, delleimprese, come dei lavoratori e d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra, la contrattazione aziend<strong>al</strong>e che individua spazi estrumenti utili, proprio <strong>al</strong>l’interno degli “ENTI BILATERALI TERRITORIALI” (per redistribuirela maggiore ricchezza prodotta, anche tra i lavoratori) ed una maggiore flessibilità del lavoro,per essere più rispondenti ai bisogni della clientela e del territorio.Il WELFARE CONTRATTUALE (FONDI PESNIONI E SANITARI), IL PART-TIME POSTMATERNITA’, GLI ENTI BILATERALI, LA FORMAZIONE PROFESSIONALE IN AZIENDA, sonogli esempi di come il CCNL non è solo regolazione del rapporto di lavoro e crescita s<strong>al</strong>ari<strong>al</strong>e,ma lo strumento, dove le parti, superata la logica della contrapposizione ideologica epregiudizi<strong>al</strong>e, si fanno, in maniera autonoma, con soluzioni, a tot<strong>al</strong>e carico di lavoratori edimprese, “sostituto dello “STATO” nel ruolo di soggetto soci<strong>al</strong>e e solidaristico.In una stagione difficile per i rinnovi contrattu<strong>al</strong>i, <strong>al</strong>imentata da forti venti direvisionismo cultur<strong>al</strong>e, princip<strong>al</strong>mente annidato nella componente della grande distribuzioneorganizzata, sempre più, egemonizzata da modelli e culture sindac<strong>al</strong>i d’oltr<strong>al</strong>pe, siamo riuscitia frenare le spinte più retrive provenienti da quel fronte (superamento di diritticonsolidati, flessibilità esasperata, maggior s<strong>al</strong>ario a fronte di rinunce), portando acasa, un rinnovo del CCNL TERZIARIO DISTRIBUZIONE E SERVIZI, che, oltre a respingerequeste rigidi pretese, ha migliorato le condizioni economiche e normative esistenti.In questo percorso, nonostante tutto, si è potuto contare su quelle organizzazionidatori<strong>al</strong>i CONFCOMMERCIO, in testa, ma anche CONFESERCENTI E DISTRIBUZIONE13


COOPERATIVA, che pur tra i travagli interni, hanno saputo, con responsabilità, affrontare ilcambiamento.Anche qui e per la prima volta, da circa un decennio, ci siamo trovati a fronteggiareun incomprensibile defilarsi, d<strong>al</strong> rischio della responsabilità, i colleghi della FILCAMS CGIL.Dico incomprensibile, perché fino <strong>al</strong>la firma del recente CCNL del terziario si eramarciati fianco a fianco nel confronto e nella tensione, ritrovandoci <strong>al</strong>l’ultimo momento, inpresenza di posizioni estreme non supportate da elementi comprensibili, d<strong>al</strong> momento che,ciò che si è rifiutato da una parte, si è accettato d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra.D<strong>al</strong> mese di ottobre scorso, in linea con quanto demandato d<strong>al</strong> contratto nazion<strong>al</strong>e,abbiamo presentato (in questo caso, in maniera unitaria), <strong>al</strong>la Confcommercio provinci<strong>al</strong>e,una piattaforma rivendicativa per rinnovare il contratto integrativo provinci<strong>al</strong>e del Terziariodella provincia di Pesaro e Urbino, convinti che il territorio, inteso nella sua identificazioneprovinci<strong>al</strong>e, o l’azienda, siano i luoghi deputati a dare v<strong>al</strong>ore <strong>al</strong>la contrattazione di secondolivello.Richiesta, che si muove nel solco della v<strong>al</strong>orizzazione del territorio, che punta a darerisposte, reciprocamente, ai soggetti in campo, consapevoli del fatto che, in questa provinciasi è avuta da tempo la capacità di un di<strong>al</strong>ogo costruttivo tra imprese e sindacati deilavoratori.E’ stato avviato un confronto che doveva essere concluso prima di Nat<strong>al</strong>e scorso, m<strong>al</strong>a CONFCOMMERCIO, per ragioni non chiarite, pur concordando sul merito delle richieste, hachiesto di sospenderlo. Spero che vengano superate <strong>al</strong> più presto le riflessioni interne e cheriprendiamo velocemente il confronto, anche perché come dicevo in precedenza,diversamente, sciuperemmo un occasione importante.Non solo il Terziario Confcommercio, ma anche, Confesercenti, Distribuzione cooperativa,cooperative soci<strong>al</strong>i, Agidae, studi profession<strong>al</strong>i, pur nel difficile momento, hanno trovato lanatur<strong>al</strong>e e positiva conclusione, tanto da rendere i settori più facilmente gestibili.14


Per la Distribuzione Cooperativa, intendo esprimere in questa occasione unariflessione particolare.Da sempre, questo contratto, ha rappresentato per la Fisascat un terreno accidentatoa causa della forte caratterizzazione e identificazione cultur<strong>al</strong>e e politica delle impreseinteressate.La gestione di Mario PIOVESAN, qui presente, grazie a un lavorio, paziente, costantee martellante, ha fatto si che la nostra categoria non fosse più un interlocutore, accettato em<strong>al</strong> digerito, ma, un preciso punto di riferimento politico e di confronto cultur<strong>al</strong>e nellacostruzione dei rapporti e dei risultati contrattu<strong>al</strong>i.Il diverso modello contrattu<strong>al</strong>e ed il ruolo della mediazione decentrata, portanoinevitabilmente a riflettere anche sui modelli soci<strong>al</strong>i che impongono la flessibilità e laproduzione del lavoro in funzione delle risposte <strong>al</strong> mercato.La distribuzione commerci<strong>al</strong>e organizzata, ha imposto, ormai da qu<strong>al</strong>che decennio, ilmodello dell’ ipermercato o del “centro commerci<strong>al</strong>e” qu<strong>al</strong>e luogo dove si consuma il ritosoci<strong>al</strong>e del’incontro tra domanda ed offerta di prodotti e servizi sempre più ampi.Questo cambiamento, ha comportato la modificazione dei modelli di vita soci<strong>al</strong>e, latipologia e la dimension<strong>al</strong>ità dell’impresa, soppiantando per certi versi le dinamichetradizion<strong>al</strong>i della vita soci<strong>al</strong>e, che si manifestavano <strong>al</strong>l’interno dei luoghi centr<strong>al</strong>i dellecomunità ed il commercio tradizion<strong>al</strong>e, ne era il punto di incontro e di attrazione vit<strong>al</strong>e,spostandoli sempre più <strong>al</strong>l’esterno di essi, ma <strong>al</strong>l’interno di luoghi dove si incontrano mercie servizi, tra i più disparati ed invitanti, in uno sfavillio, illusivo, di “tutto è possibile”.Tutto questo, ha comportato, di conseguenza, anche il cambiamento del fabbisognodella prestazione lavorativa, concentrata in determinati momenti della giornata, dellasettimana, dell’anno, imponendo prestazioni lavorative strutturate sull’esigenza del servizio inluogo della condizione dei lavoratori.15


Una recente indagine del Professor Fabio MUSSO, qui presente (nella tavola rotondaci aiuterà a capire meglio la dinamica di questo cambiamento), ha evidenziato proprio, comenella regione Marche e nella provincia di Pesaro più in particolare, l’avvento del modellodistributivo organizzato, ha portato ad una modificazione delle abitudini, della dimensioneaziend<strong>al</strong>e, <strong>al</strong>la scomparsa di tipologie commerci<strong>al</strong>i tipiche, ad un plafonamento del modelloorganizzato e ad un delta occupazion<strong>al</strong>e che non ha prodotto benefici di elevata crescita.In più, secondo un mio giudizio, ha anche impoverito il patrimonio imprenditori<strong>al</strong>eloc<strong>al</strong>e, tanto da registrare sempre più attività, si, loc<strong>al</strong>i, ma strettamente dipendenti dacatene nazion<strong>al</strong>i o internazion<strong>al</strong>i, monomarche o plurimarche.Per capire meglio l’andamento, cito qui, <strong>al</strong>cuni dati estrapolati d<strong>al</strong>la ricerca delProfessore, che sicuramente, poi, sarà molto più preciso.La struttura distributivo/commerci<strong>al</strong>e della provincia di Pesaro, ha risentito, nelperiodo, tra gli anni settanta-ottanta, come nel resto del Paese, la modificazione della suacomposizione e dimension<strong>al</strong>ità in particolare per l’evoluzione degli usi e modelli soci<strong>al</strong>i el’avvento della distribuzione a succurs<strong>al</strong>i. Ciò ha contribuito, a ridurre fortemente il numerodi imprese speci<strong>al</strong>izzate, specie nel settore <strong>al</strong>imentare a fronte di un forte sviluppo di impresedespeci<strong>al</strong>izzate (supermercati-ipermercati), dovuto <strong>al</strong>l’avvento delle grandi catene distributivenazion<strong>al</strong>i ed estere più in gener<strong>al</strong>e.Il numero di imprese commerci<strong>al</strong>i <strong>al</strong> dettaglio di prodotti <strong>al</strong>imentari è passato nelperiodo 1971-2001 da circa 1353 a 699 con una perdita secca del -48% (s<strong>al</strong>umerie,macellerie, ortofrutta, ecc.), rispetto <strong>al</strong> settore non <strong>al</strong>imentare speci<strong>al</strong>izzato (elettrodomestici,mobili, c<strong>al</strong>zature, abbigliamento), che ha incrementato addirittura un +11,6%, passando da2076 a 2317.La diminuzione maggiore delle imprese, si è avuta nel corso degli anni novanta, inconcomitanza con lo sviluppo dei sistemi distributivi (supermercati – ipermercati), che nelterritorio provinci<strong>al</strong>e si sono particolarmente accentuati (di quel periodo la nascita delloJoiland- MIGLIARINI a Fano e dell’IPERCOOP a Pesaro).16


La situazione provinci<strong>al</strong>e è sostanzi<strong>al</strong>mente in linea con il resto della regione Marche,che risulta essere, una tra le regioni più modernizzate in It<strong>al</strong>ia per quanto riguard<strong>al</strong>’incidenza del rapporto punti vendita –popolazione per metro quadro, tanto da essereinserita <strong>al</strong> sesto posto fra le prime, per numero di superfici di vendita complessive, in<strong>relazione</strong> <strong>al</strong> numero di abitanti, con v<strong>al</strong>ori di poco inferiori a quelle più sviluppate, FRIULI,VENETO, TRENTINO ALTO ADIGE, LOMBARDIA, UMBRIA).Per comprendere meglio il fenomeno di saturazione del territorio, basta dire che aFano sono presenti 16 supermercati, 1 ipermercato e 12 centri commerci<strong>al</strong>i, mentre aPesaro, con maggior numero di abitanti, sono presenti 12 supermercati, 2 iper ed appena 3centri commerci<strong>al</strong>i e contano su un bacino di utenza più ridotto del 35,06% rispetto <strong>al</strong> restod’It<strong>al</strong>ia.Pertanto, si può tranquillamente affermare che la provincia di Pesaro, presenta indicidi elevata modernizzazione e saturazione del territorio rispetto <strong>al</strong> quadro nazion<strong>al</strong>e,soprattutto se si tiene conto dell’influenza che hanno le province limitrofe di Rimini e Ancona,anch’esse con elevata presenza di medie e grandi strutture commerci<strong>al</strong>i (ipermercati e grandisuperfici speci<strong>al</strong>izzate), facilmente collegate d<strong>al</strong> sistema viario.Guardando <strong>al</strong> dato occupazion<strong>al</strong>e, mentre il numero delle imprese <strong>al</strong> dettaglio<strong>al</strong>imentare ha avuto un drastico c<strong>al</strong>o, negli anni novanta, passando da circa 5.949 a 4.609,pari <strong>al</strong> 22,5%, il numero degli addetti è andato in controtendenza, passando a un +24,7%(da 13.053 del 1971 a 16.282 del 2001 ), appena superiore <strong>al</strong> dato medio nazion<strong>al</strong>e del24,3%.Va tenuto conto, comunque, che l’apparente s<strong>al</strong>do positivo, dell’ incrementooccupazion<strong>al</strong>e, è frutto dell’impatto generato d<strong>al</strong>lo sviluppo del commercio organizzato edelle grandi e medie superfici, a scapito di quei settori, non solo <strong>al</strong>imentari, ma di cosiddettaspeci<strong>al</strong>izzazione (es.: cas<strong>al</strong>inghi, ferramenta, biancheria, prodotti per l’igiene ecc.), chehanno visto i bilanci delle imprese andare in crisi e di conseguenza uscire d<strong>al</strong> mercato conconseguente perdita occupazion<strong>al</strong>e.17


Questi dati, ben evidenziano, come il sistema distributivo organizzato, haprogressivamente ridotta la presenza dell’impresa loc<strong>al</strong>e, sia nei settori <strong>al</strong>imentari che inquelli a forte speci<strong>al</strong>izzazione non <strong>al</strong>imentare (elettronica, abbigliamento, bricolage,ecc),relegando la presenza del commercio tradizion<strong>al</strong>e e speci<strong>al</strong>izzato più che <strong>al</strong>tro in prossimitàdei centri storici.Questo stato di cose, e la forte attrattiva che proviene d<strong>al</strong>le province limitrofe (lapresenza di strutture, come i c.c. delle BEFANE a Rimini e ROMAGNA CENTER a Savignanosul Rubicone, su un versante e IKEA, CARREFOUR, AUCHAN ed <strong>al</strong>tri d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra parte),unitamente <strong>al</strong>le strutture presenti nel territorio (basta guardare lo sviluppo di nuovi centricommerci<strong>al</strong>i nell’area tra Pesaro e Montelabbate), spostano sempre più consistenti flussi diconsumatori, verso questa tipologia distributiva a scapito del commercio tradizion<strong>al</strong>e.Il commercio organizzato, a succurs<strong>al</strong>i di medie e grandi dimensioni, quasi sempre,rappresenta e trascina un economia di natura nazion<strong>al</strong>e ed internazion<strong>al</strong>e e sempre menoquella loc<strong>al</strong>e e tradizion<strong>al</strong>e.Questo è un aspetto di non poco conto se, consideriamo che la grande distribuzioneorganizzata, sia in It<strong>al</strong>ia che nel territorio provinci<strong>al</strong>e è, ormai da anni, espressione di grandigruppi stranieri, spesso francesi e tedeschi (AUCHAN, SMA/SIMPLY, CARREFOUR, IKEA,BILLA AG STANDA, MEDIA WORLD, BRICO, OBI, ecc.) e quella poca presenza ancora diimprenditoria nazion<strong>al</strong>e (FINIPER partecipata da CARREFOUR, A&O, ESSELUNGA, CONAD eCOOP ITALIA in accordi commerci<strong>al</strong>i con E LECLERC e LAFAYETTE, francesi), per sua natura,è improntata ad approvvigionarsi, attraverso i grandi centri di acquisto, su mercatiinternazion<strong>al</strong>i e sempre meno <strong>al</strong>la v<strong>al</strong>orizzazione della produzione nazion<strong>al</strong>e e territori<strong>al</strong>e.Nel tempo in cui, si fa un gran parlare di difesa della “it<strong>al</strong>ianità”, (caso ALITALIA),unitamente <strong>al</strong>la crisi produttiva e recessiva che stiamo vivendo, ripensare a una diversainterazione tra produzione e consumi non mi sembra un esercizio inutile.Per queste ragioni, occorre interrogarsi verso qu<strong>al</strong>e tipo di sviluppo commerci<strong>al</strong>e sivoglia orientare le politiche distributive future.18


Bene ha fatto, l’Assessore SOLAZZI, che ha deciso di bloccare per un periodo di unanno lo sviluppo di grandi superfici ed avviare, nel contempo, una fase di riflessione.Orientare ancora lo sguardo verso il modello attu<strong>al</strong>e, sviluppatosi negli anni a cav<strong>al</strong>lodei novanta fino ai nostri giorni, significa indebolire ancora di più la capacità imprenditori<strong>al</strong>eloc<strong>al</strong>e e creare le condizioni per un’ ulteriore perdita di posti di lavoro, considerato cheproprio questo modello, sta registrando le maggiori difficoltà legate <strong>al</strong>la riduzione deiconsumi nel paese.Per questo, occorre guardare verso <strong>al</strong>tri orizzonti ed in particolare, come far diventarela provincia di Pesaro e Urbino ed in particolare i poli commerci<strong>al</strong>i dei comuni più grandi,Pesaro e Fano ad esempio, centri di vera interazione attrattiva e di polarizzazione diinteressi, che puntino a v<strong>al</strong>orizzare le energie imprenditori<strong>al</strong>i del territorio e le produzioniloc<strong>al</strong>i, carenti oggi, di strutture promozion<strong>al</strong>i e commerci<strong>al</strong>i funzion<strong>al</strong>i a t<strong>al</strong>e scopo.Non sono pregiudizi<strong>al</strong>mente in opposizione <strong>al</strong>la grande distribuzione organizzata (cheè tutt’ora un grande veicolo di sviluppo occupazion<strong>al</strong>e), ritengo però, che aver mutuatomodelli e culture imprenditori<strong>al</strong>i extranazion<strong>al</strong>i, senza il filtro dell’integrazione dei modelliterritori<strong>al</strong>i è stata un grave errore storico, visto che il commercio it<strong>al</strong>iano è, oggi,strettamente dipendente da scelte economiche e programmi di sviluppo di multinazion<strong>al</strong>iestere, in cui l’It<strong>al</strong>ia resta semplicemente un centro di costo.Occorre, in sostanza, immaginare <strong>al</strong>tro, occorre pensare a centri di v<strong>al</strong>orizzazione epromozione delle produzioni dei settori economici emergenti (cantieristica, nautica,produzioni <strong>al</strong>imentari, ecc.), espressioni di iniziative territori<strong>al</strong>i, anche attraverso la forma deicentri condomini<strong>al</strong>i, in cui si centr<strong>al</strong>izzano i costi dei servizi e si dà <strong>al</strong> consumatore un offertamerceologica più variegata.Occorre, inoltre, rilanciare i centri storici, con una disponibilità di offerta commerci<strong>al</strong>especi<strong>al</strong>izzata e gener<strong>al</strong>izia, in grado di attirare la curiosità dei consumatori, non solo per latipologia merceologica, ma anche per le politiche soci<strong>al</strong>i significative.19


Tutto questo, non può avvenire solamente affidando <strong>al</strong>le “domeniche aperte” unadiversa qu<strong>al</strong>ità del commercio e della vita di comunità.Come FISASCAT provinci<strong>al</strong>e, da tempo, ci siamo battuti per ridurre la corsa <strong>al</strong>leaperture domenic<strong>al</strong>i, come invece avviene in molte parti d’It<strong>al</strong>ia.Le deroghe domenic<strong>al</strong>i, sono certamente una risposta <strong>al</strong>la richiesta di opportunità dievasione d<strong>al</strong>la quotidianità per le popolazioni, ma lo sono princip<strong>al</strong>mente per quelle loc<strong>al</strong>itàcon strutture, particolarmente attrattive, con un offerta gener<strong>al</strong>izzata fruibile nel territorio econ mod<strong>al</strong>ità che rivit<strong>al</strong>izzano le comunità loc<strong>al</strong>i.Inoltre, la struttura soci<strong>al</strong>e e dei servizi oggi esistente, è strutturata sull’economiaproduttiva a settimana corta e si evidenzia come una forte pen<strong>al</strong>izzazione per i lavoratoriinteressati che, tranne in pochissimi casi, in cui la contrattazione decentrata è riuscita acompensare economicamente i disagi, comporta costi economici e soci<strong>al</strong>i superiori ai beneficis<strong>al</strong>ari<strong>al</strong>i.L’esperienza maturata nella città, di Pesaro, ma anche nella vicina Fano, dove inconcorso con FILCAMS e UILTUCS siamo riusciti, nel corso di questi anni, a mettere in piediun tavolo di confronto con le organizzazioni datori<strong>al</strong>i, non solo del commercio tradizion<strong>al</strong>e,ma anche delle grandi catene distributive e con le Istituzioni loc<strong>al</strong>i, a partire d<strong>al</strong> qui presenteAssessore PIERI, ha portato ad una continua e progressiva riduzione delle deroghecommerci<strong>al</strong>i previste d<strong>al</strong>la legge region<strong>al</strong>e, portandole d<strong>al</strong>le 28+7, attu<strong>al</strong>i, a 20 per Pesaro e21 per Fano, nel 2009.La proposta di legge in discussione in consiglio region<strong>al</strong>e, che modifica la precedente,fin<strong>al</strong>mente, con l’avvento dell’assessore SOLAZZI, si è riusciti a portarla in dibattito in aula.Proposta, che nonostante tutto si attesta a 24+3.Questi dati, pongono un interrogativo molto serio: “ E’ possibile concepire undiverso modello commerci<strong>al</strong>e e soci<strong>al</strong>e, oppure, non solo i lavoratori, ma gliimprenditori delle due città, sono autolesionisti?”20


Person<strong>al</strong>mente, credo v<strong>al</strong>ida la prima domanda. Perché, se effettivamente ledomeniche aperte, in ogni tempo, fossero portatrici di fatturati e sviluppo, gli operatoricommerci<strong>al</strong>i sceglierebbero le aperture.Ad oggi, ci si è accorti che da sola la domenica non basta, occorre creare continuitànella settimana, interessi collater<strong>al</strong>i, eventi, infrastrutture utili a movimentare ed accogliere iconsumatori. Bisogna, in sostanza rendere operativa la stessa infrastrutturazione soci<strong>al</strong>edegli <strong>al</strong>tri giorni. In questo modo, si potrà rendere il commercio una opportunità per tutti edun lavoro dignitoso per gli operatori.Un opportunità per tutti, che significa anche un turismo più attrattivo, che generiinteresse non solo per il mare, ma per l’arte, la cultura il territorio, lo shopping.Un turismo concepito non solo come la cenerentola dell’economia provinci<strong>al</strong>e, ma unsettore trainante che coaguli intorno a se, interessi più diffusi, che trasformino in forza vit<strong>al</strong>eun modo di concepire la vacanza, non più solo come soggiorno per famiglie o terza età maopportunità di vivere un ‘esperienza di vita diversa.Alcune sperimentazioni in t<strong>al</strong> senso sono state messe in campo: dai weekendgastronomici di Confcommercio, agli eventi speci<strong>al</strong>i dei guinnes, d<strong>al</strong>la terza giornata delmese, <strong>al</strong>le tre serate dell’orario continuo nel periodo estivo.Iniziative interessanti, ma caratterizzate, d<strong>al</strong>la parzi<strong>al</strong>ità e non d<strong>al</strong>l’organicitàstruttur<strong>al</strong>e di un modo di concepire un turismo diverso.Per questo, ritengo necessaria, una grande iniziativa di riflessione che veda coinvoltitutti i soggetti in campo: imprenditori, forze sindac<strong>al</strong>i, amministrazioni loc<strong>al</strong>i, la Provincia etutti gli <strong>al</strong>tri per lanciare un progetto operativo che faccia diventare il turismo, non un’attivitàmeramente estiva e marina, ma un settore economico primario che trascini intorno a seanche tutti gli <strong>al</strong>tri settori dei servizi, della produzione del tessile-abbigliamento, del mobiled’arredo, delle produzioni artistiche, dell’eccellenza <strong>al</strong>imentare, ecc.Venire, in vacanza oggi in Pesaro e provincia, significa, scegliere un modello diturismo di secondo ordine, con infrastrutture ricettive non sempre <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tezza, assenza tot<strong>al</strong>e21


di eventi attrattivi (se si esclude il ROF), una debole cultura dell’accoglienza (in estate la“movida”, si ferma a mezzanotte per non disturbare la “quiete pubblica”). In sostanz<strong>al</strong>’esatto opposto dell’industria del “divertimentificio”, che si concretizza ai due lembi estremidei confini provinci<strong>al</strong>i.La provincia, ha tutte le caratteristiche per emergere: il territorio, la storia, l’arte, lebellezze paesaggistiche ed architettoniche. Per riuscire, occorre declinare un nuovo modo dipensare e scommettere su un secondo modello di sviluppo. Non più e solo la centr<strong>al</strong>ità dellafabbrica ma l’interazione tra settori economici, rilanciando l’infrastrutturazione ricettiva e deitrasporti, qu<strong>al</strong>ificando l’offerta e la comunicazione.Bisogna sperimentare nuove opportunità di turismo. Occorre v<strong>al</strong>orizzare e mettere aprofitto quelle infrastrutture oggi esistenti nel territorio: l’ADRIATIC ARENA, l’area delleFIERE DI PESARO, per cogliere <strong>al</strong>tri segmenti turistici, come il congressu<strong>al</strong>e.Per riuscire, necessitano investimenti in risorse e profession<strong>al</strong>ità, che oggiscarseggiano nel territorio. L’ENTE BILATERALE DEL TURISMO, da anni, sta promuovendouna politica di progetti formativi a disposizione delle imprese del territorio, utili a formare,nuove figure profession<strong>al</strong>i che l’ammodernamento degli standard turistici richiedono.LA FISASCAT DI PESARO E URBINO. CHI SIAMO E COSA VOGLIAMO ESSEREHo detto <strong>al</strong>l’inizio, che siamo in tanti. Rappresentiamo circa 1500 lavoratori, cherispetto <strong>al</strong> 2001, anno di inizio di questa bella avventura, sono cresciuti di circa il 44,6%.Un dato in cui, sul tot<strong>al</strong>e, il tesseramento diretto è rappresentato da un 0,8%, letessere legate <strong>al</strong>le DS del turismo, un 35% e il restante, sono adesioni tramite delegasindac<strong>al</strong>e.Un risultato di grande soddisfazione, che in tempi di crisi e di disaffezione verso ilmondo dell’associazionismo , non è di poco conto.22


Questo è stato possibile, non solo per l’impegno che person<strong>al</strong>mente ho potutomettere in questa scommessa, ma princip<strong>al</strong>mente per quello che voi delegati avete dato econtinuate a dare.Per l’ apporto che l’avvento di Domenico, vero braccio armato operativo, primacome delegato in azienda e poi come operatore politico, ha significato per questa Fisascat.Il primo contatto per il sindacato nei posti di lavoro sono i delegati. Il primo elementodi fiducia e di garanzia che i lavoratori trovano o cercano nel momento del bisogno siete Voi;Voi, che mettete a disposizione, risorse, tempo libero ed impegno person<strong>al</strong>e.Siamo arrivati a questi traguardi, perché abbiamo creduto ed investito in un progettoformativo che puntasse a rendere la Fisascat sempre più punto di riferimento credibile per itanti lavoratori dei settori che rappresentiamo.Oggi, siamo presenti non solo nelle re<strong>al</strong>tà tradizion<strong>al</strong>i per la nostra categoria:commercio, turismo, vigilanza. Organizziamo lavoratori della cooperazione soci<strong>al</strong>e, delleimprese di pulizia, delle case di riposo, dell’AGIDAE, FARMACIE PRIVATE E SPECIALI, STUDIPROFESSIONALI, ecc.Abbiamo puntato molto sulla formazione dei delegati, perché fossero in grado di darerisposte competenti e credibili ai lavoratori. Essere capaci di relazionarsi in manieraconvincente con i lavoratori e con le direzioni aziend<strong>al</strong>i.Abbiamo puntato molto, sulla “fidelizzazione” dell’iscritto, a partire, d<strong>al</strong>la formazionedi un gruppo di lavoratori, che non fossero la sommatoria di rappresentanti sindac<strong>al</strong>i, diaziende e di settori, ma un gruppo di amici, che si confrontano, si aiutano, crescono insieme,lottano insieme.In occasione del periodo nat<strong>al</strong>izio, appena trascorso, abbiamo lanciato, unacampagna di comunicazione pubblicitaria fatta di manifesti mur<strong>al</strong>i e di grandi poster 6x3 sucui campeggiava, per la seconda volta, la foto di gruppo del direttivo provinci<strong>al</strong>e.Non è stata una scelta “edonistica”, come per qu<strong>al</strong>cuno è sembrata, ma il frutto di unpercorso formativo sulla comunicazione, che ha visto i delegati trasformarsi in “testimoni<strong>al</strong>”23


della Fisascat. Spendersi, cioè, in prima persona, “mettere la faccia”, per trasmettere agli<strong>al</strong>tri lavoratori e colleghi, che lo stare insieme è un bene ed un punto forza per riuscire atutelare e migliorare il lavoro . Un’ iniziativa, che ha portato i suoi frutti, tanto daincoraggiare, molti indecisi, a “fidarsi” dei propri compagni ed a scommettere con noi.Tre esempi per tutti: in IPERCOOP, siamo stati sempre m<strong>al</strong> sopportati d<strong>al</strong>l’azienda evisti con diffidenza dai lavoratori. Oggi, grazie ad un “vulcano in eruzione” di nome Loredana,siamo circa una cinquantina rispetto ai 10 che conobbi nel 1996. A Mondolfo, nella casa diRiposo, Anna Rosa, per anni si è ritrovata in perfetta solitudine, oggi rappresenta il 90%della forza lavoro presente, <strong>al</strong>l’osped<strong>al</strong>e di Fano, siamo, grazie <strong>al</strong> lavoro di Enza, a circa il96% dei dipendenti nei servizi ausiliari e delle pulizie. Potrei citarne <strong>al</strong>tri di casi, tutti degni dimenzione, ma per brevità, non vado oltre.Segno che diventare punto di riferimento, si può ed è possibile.Abbiamo creduto molto nella bilater<strong>al</strong>ità, negli ENTI BILATERALI. Insieme <strong>al</strong>le <strong>al</strong>treOO. SS. e le associazioni datori<strong>al</strong>i, CONFCOMMERCIO, in particolare, abbiamo contribuito afar crescere uno strumento <strong>al</strong> servizio dei lavoratori e delle imprese.Gli ENTI BILATERALI del Commercio e Turismo, sono una re<strong>al</strong>tà che mette adisposizione delle imprese, opportunità e progetti formativi per le nuove figure profession<strong>al</strong>ied assistenze per sostenere il reddito dei lavoratori.Nel solo 2008, i due Enti,complessivamente hanno erogato circa 380 prestazioni (rimborsi, per spese oculistiche,dentistiche, buoni libri, ecc.), di cui circa 70 patrocinati d<strong>al</strong>la Fisascat e concessi quasi unmigliaio di pareri di conformità per progetti di apprendistato profession<strong>al</strong>izzante presentatid<strong>al</strong>le imprese.Si avvierà a breve, il servizio di assistenza e prevenzione della sicurezza sul lavoroper le aziende del terziario e del turismo, con meno di 15 dipendenti. Un’attività, oggi dievidente importanza fondament<strong>al</strong>e per i lavoratori e le stesse imprese.24


Tutto questo, nella logica del rapporto bilater<strong>al</strong>e e del di<strong>al</strong>ogo concertativo traorganizzazioni dei lavoratori e mondo delle imprese. Caratteristica, che come dicevo inprecedenza, in questa provincia è, da tempo una re<strong>al</strong>tà.Abbiamo lavorato molto per sviluppare la contrattazione di secondo livello nelterritorio, a partire, d<strong>al</strong>l’Accordo integrativo provinci<strong>al</strong>e della vigilanza, del terziario, delturismo e di importanti accordi aziend<strong>al</strong>i: nelle farmacie Speci<strong>al</strong>i, in A&O ed in FINIPER.All’IPER ROSSINI, siamo riusciti a sottoscrivere, per la prima volta, un accordointegrativo con il s<strong>al</strong>ario variabile, quando l’azienda negli <strong>al</strong>tri ipermercati aveva bloccato lacontrattazione.Siamo impegnati a sostenere con forza, il progetto di una FISASCAT REGIONALE,forte e coesa.In questo progetto abbiamo creduto fin d<strong>al</strong>l’inizio e d<strong>al</strong>l’inizio non facciamo mancaretutto il nostro apporto, certi che, lavorando tutti insieme, gomito a gomito, nel pieno rispettodei ruoli e delle identità, si potrà costruire una re<strong>al</strong>tà region<strong>al</strong>e che potrà competere conautorità e dignità <strong>al</strong> pari di <strong>al</strong>tre organizzazioni.Proprio con gli amici delle <strong>al</strong>tre organizzazioni, occorre rilanciare la scommessa dellacollaborazione, del rapporto unitario costruttivo, fatto di rispetto e reciproca affidabilità.Quanto, fino ad oggi, di unitario abbiamo costruito nel territorio, è stato fatto apartire d<strong>al</strong> reciproco riconoscimento, delle persone prima e delle organizzazioni poi.Auspico che, il prossimo futuro, a partire dai tanti temi aperti: l’integrativo delterziario, il funzionamento degli Enti, la crisi che inc<strong>al</strong>za, ci trovi capaci di affrontare ecostruire un percorso in grado di dare nuove risposte.Tutto questo non basta, bisogna guardare avanti, occorre migliore ed adeguare <strong>al</strong>lenuove esigenze la struttura organizzativa.Ci sono tutte le condizioni per crescere, ulteriormente, in termini di iscritti. L’obiettivoper il prossimo quadriennio di toccare le 2000 adesioni è sicuramente raggiungibile ed a25


portata di mano. Dobbiamo impegnarci, consapevoli del fatto, che quando si lavora bene,con serietà e profession<strong>al</strong>ità, i lavoratori non fanno mancare la fiducia.In questa provincia, negli ultimi tempi, registriamo un forte bisogno di riferimenti certie credibili, non solo da parte dei lavoratori ma anche d<strong>al</strong>le imprese, che richiedonointerlocutori affidabili ed aperti <strong>al</strong> confronto.Per la CISL, di<strong>al</strong>ogare, contrattare, costruire relazioni, sono stati da sempre iriferimenti di orizzonte. L’arroccamento ideologico e pregiudizi<strong>al</strong>e, non paga. Disorienta. Ilavoratori, i giovani, in particolare, hanno sempre più bisogno di capire il perché di unaproposta. L’indottrinamento è una pratica del passato che non trova, nella società odierna,terreno fertile. Occorre essere duri, inflessibili, quando è necessario, aprirsi <strong>al</strong> confronto percostruire la prospettiva, ricercare le soluzioni come principio, in <strong>al</strong>tri momenti.I giovani sono un mondo tutto da scoprire e da avvicinare, senza prevaricazioni osottov<strong>al</strong>utazioni, ma con il rispetto di chi vede la vita da un’<strong>al</strong>tra prospettiva e con occhi edaspettative diverse da come abbiamo contribuito a re<strong>al</strong>izzare l’odierna società.Abbiamo oggi, una seconda generazione di amici che sono stati scelti dai loro colleghiper rappresentarli nel ruolo di delegati.Questa nuova generazione, abbiamo voluta rappresentarla anche fisicamente, nellagrafica che illustra questo <strong>congresso</strong>. L’immagine della copertina di <strong>relazione</strong>, comenell’invito, abbiamo simboleggiato una piantina che cresce, che sta ramificandosi con nuovirami e foglie. Questi germogli e ramificazioni, sono i delegati .Con loro, siamo impegnati a costruire la squadra del futuro, attraverso la formazionee l’esperienza sul campo, per essere in grado di raccogliere le sfide prossime venture.Domenico, Enza, Fiorella, Monica, senza di loro, senza l’apporto di umanità,profession<strong>al</strong>ità ed energia, che hanno portato, non sarei riuscito ad arrivare fin qui.Rappresentano la nuova generazione, la prospettiva. Ma non solo loro, tutti voi, di cui noncito i nomi per non rischiare di omettere nessuno, siete la forza trainante e il futuro di questafederazione.26


Per quanto mi riguarda, se ho fatto bene oppure m<strong>al</strong>e, spetta a Voi,<strong>al</strong>l’organizzazione, giudicare e v<strong>al</strong>utare. In ogni caso, ho operato nel convincimento di farbene nell’interesse dei lavoratori e di quanti ci hanno concesso la loro fiducia. Sono un uomodell’organizzazione e sono a disposizione, quel che riterrete più opportuno, per me, sarà lascelta migliore. A tutti, indistintamente, rivolgo un grazie sentito di cuore.Prima di chiudere, consentitemi un ringraziamento privato. A mia moglie, che da 28anni, sopporta con pazienza e stoicismo questo mio modo di essere.Auguri a tutti di buon lavoro.27

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