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Il mulino ad acqua di Santo Stefano (Mulino Martorelli) - Pereto

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<strong>Il</strong> <strong>mulino</strong> <strong>ad</strong> <strong>acqua</strong> <strong>di</strong> <strong>Santo</strong> <strong>Stefano</strong> (<strong>Mulino</strong> <strong>Martorelli</strong>)• I mulini, sia quelli azionati dall’<strong>acqua</strong> che quelli azionati dal vento,non hanno mai ricevuto particolare attenzione dagli stu<strong>di</strong>osi, né sonomai stati presi in considerazione per il loro ingente contenutotecnologico, in continua evoluzione; il motivo è che accanto <strong>ad</strong> essierano e sono visibili beni culturali <strong>di</strong> maggiore attrazione, come areearcheologiche, e<strong>di</strong>fici storici civili e per il culto, ecc..• La pratica della molitura apparve con l’agricoltura durante l’etàneolitica. Mole azionate a mano con moto alternativo erano usate perprodurre farina. Questo sistema fu impiegato per migliaia <strong>di</strong> anni.L’uso <strong>di</strong> risorse rinnovabili per molire ebbe inizio con i mulini <strong>ad</strong><strong>acqua</strong>.• Antipatro <strong>di</strong> Salonica (85 a.c. ca) realizzò la prima descrizione nota <strong>di</strong>mulini in Europa; questi ultimi, tuttavia, furono probabilmente <strong>di</strong>ffusidai romani.• I mulini <strong>ad</strong> <strong>acqua</strong> si classificano sulla base della posizione dellaruota idraulica e sono sud<strong>di</strong>visi in due famiglie: mulini orizzontali emulini verticali.• I mulini a ruota idraulica verticale “a stramazzo” sono impiegati infiumi particolarmente irruenti e la loro potenza <strong>di</strong>pende dal <strong>di</strong>ametro edall’ampiezza della ruota.• I mulini a ruota idraulica orizzontale sono utilizzati in siti collinari,l<strong>ad</strong>dove è possibile <strong>ad</strong>durre <strong>acqua</strong> da livelli più elevati. La potenzasviluppata <strong>di</strong>pende dalla <strong>di</strong>fferenza tra il livello <strong>di</strong> <strong>ad</strong>duzione e <strong>di</strong>uscita dell’<strong>acqua</strong>, nonché dal flusso della stessa.• <strong>Il</strong> <strong>mulino</strong> <strong>ad</strong> <strong>acqua</strong> ha dominato la tecnologia del molire in Europafino al Me<strong>di</strong>o Evo.• I mulini a vento furono una fonte <strong>di</strong> energia <strong>di</strong> primaria importanzafino alla rivoluzione industriale. Non esiste alcuna notizia esatta inmerito al tempo ed al luogo della loro apparizione. <strong>Il</strong> primo riferimentoa mulini a vento (con albero verticale) viene dalla Persia e si data alVII secolo. Nel secolo XX, alcuni mulini a vento con primitive veleverticali sono ancora usati in Afghanistan. All’inizio del II millennio<strong>di</strong>versi testi arabi menzionano mulini a vento (probabilmente verticali)e si ritiene che proprio gli Arabi abbiano introdotto questo tipo <strong>di</strong><strong>mulino</strong> in Europa.• Molto spesso i mulini <strong>ad</strong> <strong>acqua</strong> e quelli a vento coesistono nellamedesima regione coprendo perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> attività complementari. I mulini<strong>ad</strong> <strong>acqua</strong> erano, infatti, utilizzati prevalentemente durante il periodoumido dell’anno, mentre quando l’<strong>acqua</strong> era scarsa la produzione <strong>di</strong>farina era assicurata dai mulini a vento.


1. Geomorfologia e archeologia della piana <strong>di</strong> Cammarone(Corvaro)• <strong>Il</strong> tema della relazione riguarda i mulini <strong>ad</strong> <strong>acqua</strong> <strong>di</strong> <strong>Santo</strong><strong>Stefano</strong> <strong>di</strong> Corvaro ed in particolare il <strong>mulino</strong> <strong>Martorelli</strong>, lanascita <strong>di</strong> questi mulini, la fonte <strong>di</strong> <strong>ad</strong>duzione dell’<strong>acqua</strong>utilizzata per la molitura. Infine si farà un cennosull’inse<strong>di</strong>amento urbano preromano e romano esistente nellapiana <strong>di</strong> Corvaro. La piana <strong>di</strong> Cammarone o <strong>di</strong> Corvaro (Fig.1) a quota 830 metri slm. è un vasto piano carsicotrapezoidale crivellato <strong>di</strong> doline, lungo 4 Km. e largo da 1,5 a3 Km.• In questa zona alcuni stu<strong>di</strong>osi hanno collocato l’anticaOrvinium, mentre secondo altri Orvinium è vicina all’attualeOrvinio, che ne ha ripreso il nome, nell’alto bacino del Turano.• La località era comunque abitata sin dall’antichità, cometestimoniano le iscrizioni, i resti murari in opera poligonalenella citt<strong>ad</strong>ella, la scoperta <strong>di</strong> un’area sacra e <strong>di</strong> una stipevotiva (II sec. a.c.) in località S. Erasmo. Su un bel resto <strong>di</strong>mura poligonali, sostenute da contrafforti e sormontata da unastruttura in opera incerta è stata e<strong>di</strong>ficata la Chiesa <strong>di</strong> SantaMaria delle Grazie. A poca <strong>di</strong>stanza si possono osservare iresti <strong>di</strong> una cisterna sotterranea <strong>di</strong> notevoli <strong>di</strong>mensioni (metri24 per 3), struttura, questa, pertinente <strong>ad</strong> una villa romana orascomparsa.• Al centro della conca <strong>di</strong> Corvaro <strong>di</strong> notevolissimo interesse è ilmonumentale tumulo sepolcrale, conosciuto localmente come'Montariolo'; misura 50 metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro ed è alto 3,7 metri dalpiano <strong>di</strong> campagna. Sul monte Frontino, <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>remo inseguito, che sovrasta l'attuale <strong>Santo</strong> <strong>Stefano</strong> <strong>di</strong> Corvaro, sonostati rinvenuti i resti <strong>di</strong> una cinta muraria in opera poligonale,nei cui pressi è stato possibile recuperare, tra gli altriframmenti, una fibula in bronzo con arco a losanga (VIII sec.a.c.) e numerosi frammenti ceramici <strong>di</strong> impasto.


2 – <strong>Il</strong> Monte Frontino ed il tunnel <strong>di</strong> <strong>ad</strong>duzione dell’<strong>acqua</strong>agli inse<strong>di</strong>amenti urbani della piana <strong>di</strong> Corvaro.• Con ogni probabilità il nome del monte è unomaggio a Sesto Giulio Frontino (nato tra il 30-40d.c. – e morto il 103-104 d.c.), politico e letteratoromano, <strong>di</strong> cui si hanno scarsissime notizie circa lasua vita. Si sa con certezza che fu curatore delleacque romane nel 97 d.c. . Tra l’altro fu tre volteconsole; suffectus nel 74 e nel 98 e or<strong>di</strong>narius nel100. Si conservano attualmente due operecomplete <strong>di</strong> Sesto Giulio Frontino: il De aquis urbisRomae (o De acque ductu) e gli Stratagemata. Èandato perduto un trattato <strong>di</strong> agrimensura.• A Frontino si deve, con ogni probabilità, ilfinanziamento e la <strong>di</strong>rezione dei lavori per lo scavodella galleria realizzata per convogliare a valle leacque del torrente Apa verso le abitazioni/termeesistenti nella piana <strong>di</strong> Corvaro. E’ pensabile,invece, vista la <strong>di</strong>fficoltà e l’onerosità dell’opera chela galleria, lunga 750 metri, larga, me<strong>di</strong>amente,100cm. e alta, in me<strong>di</strong>a 150 cm., servisse comefonte <strong>di</strong> rifornimento idrico <strong>di</strong> un vasto agglomeratourbano, comprese le eventuali terme esistenti, <strong>di</strong>cui, in parte per incuria delle popolazioni locali, sisono perse le tracce.


2.1 – <strong>Il</strong> Monte Frontino ed il tunnel <strong>di</strong> <strong>ad</strong>duzione dell’<strong>acqua</strong>agli inse<strong>di</strong>amenti urbani della piana <strong>di</strong> Corvaro.• Molti dei ritrovamenti effettuati sono stati nascostialle autorità competenti e la scarsità <strong>di</strong> mezzi delleSovraintendenze interessate alla zona non hannopermesso <strong>di</strong> programmare campagne <strong>di</strong> scavo<strong>ad</strong>eguate. .Lo storico Teodoro Bonanni in un libropubblicato nel 1883 menzionava la galleria comeuna delle meraviglie dell' Abruzzo UlterioreSecondo. Meraviglia nascosta in quanto lapresenza della stessa non ha mai avuta una<strong>ad</strong>eguata indagine da parte degli stu<strong>di</strong>osi; in questomodo il limitato stu<strong>di</strong>o archeologico della piana <strong>di</strong>Corvaro non ha mai tenuto in considerazionequesta notevole opera idraulica, nè tantomeno lamedesima è stata inqu<strong>ad</strong>rata in un contesto localeforse molto più importante <strong>di</strong> quanto appaia a primavista. Nel 1900 in occasione della realizzazione dell'acquedotto comunale <strong>di</strong> Borgorose, durante la posain opera <strong>di</strong> tubature all' interno della galleria furonorinvenuti lucerne <strong>di</strong> terracotta e <strong>di</strong> bronzo, cheerano sicuramente servite durante i lavori <strong>di</strong> scavodella galleria. All’inizio degli anni trenta fu realizzatoun secondo acquedotto comunale, che convogliavale acque potabili dalle sorgenti della Valle del Malitoa valle per servire i paesi sottostanti utilizzando,sempre, la galleria come passaggio più comodo emeno oneroso. La galleria continuò a fornire <strong>acqua</strong>per le attività molitoria fino agli anni 1930/35 quandone fu vietato l’uso. In seguito a tale provve<strong>di</strong>mento imulini <strong>ad</strong> <strong>acqua</strong> cessarono l' attività molitoria einiziarono a funzionare i mulini elettrici, fino al 1944,anno in cui alcuni mulini <strong>ad</strong> <strong>acqua</strong> furono riattivatipoiché in seguito a bombardamenti i mulini elettricierano stati completamente <strong>di</strong>strutti.


3 – I Mulini <strong>di</strong> <strong>Santo</strong> <strong>Stefano</strong> e la loro collocazionealtimetrica• E’ nella tr<strong>ad</strong>izione <strong>di</strong> <strong>Santo</strong> <strong>Stefano</strong> che il primoutilizzo “industriale” dell’<strong>acqua</strong> captata dal torrenteApa e portata a valle attraverso la Galleria abbiaazionato una o più gualchiere, macchine per lafollatura della lana, azionate dalla forza idraulicaattraverso una ruota verticale <strong>ad</strong> asse orizzontale.La gualchiera, quin<strong>di</strong> non era che un <strong>di</strong>scendentedell’antico <strong>mulino</strong>. L’ipotesi è plausibile vista la granquantità <strong>di</strong> ovini allevati nella zona. L’attività dellafollatura della lana cessò verso la fine del 1600 inquanto <strong>di</strong>venuta antieconomica a caus<strong>ad</strong>ell’industrializzazione della follatura della lana inToscana, industrializzazione fortemente voluta daiMe<strong>di</strong>ci. Al XVII secolo risale la costruzione <strong>di</strong> ben12 mulini idraulici <strong>di</strong>slocati lungo un canale chedall’imbocco della galleria (quota 1000 m. circa)scendeva verso il paese, dove erano ubicati ben 4mulini, per poi piegare <strong>ad</strong> est , in località Aie, versoCorvaro dove erano allocati altri 8 mulini ( è nellatr<strong>ad</strong>izione locale confortata da resti murari che imulini fossero più <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci, in quanto <strong>ad</strong> ovest <strong>di</strong><strong>Santo</strong> <strong>Stefano</strong>, verso il paese <strong>di</strong> Collefegato eranopresenti e attivi altri mulini). L’ultimo <strong>mulino</strong>, ildo<strong>di</strong>cesimo, era ubicato a quota 860 m circa.


3.1 – I Mulini <strong>di</strong> <strong>Santo</strong> <strong>Stefano</strong> e la loro collocazionealtimetrica• Oggi <strong>di</strong> 10 mulini si è persa ogni traccia, alloro posto sono state costruite le casedell’o<strong>di</strong>erna <strong>Santo</strong> <strong>Stefano</strong>. Dei due restanti,uno, il <strong>mulino</strong> Franchi conserva integra solola struttura muraria, il secondo, il <strong>mulino</strong><strong>Martorelli</strong> è l’unico che ha conservatoinalterate la struttura muraria (<strong>ad</strong> eccezionedegli stipiti della porta, ricostruiti) e non hasubito alcuna alterazione nella strutturamolitoria e nel meccanismo <strong>di</strong>funzionamento <strong>Il</strong> <strong>mulino</strong> <strong>Martorelli</strong> hacessato <strong>di</strong> molire nel 1958, alla morte delproprietario Giacomo <strong>Martorelli</strong>. Oggi <strong>di</strong> 10mulini si è persa ogni traccia, al loro postosono state costruite le case dell’o<strong>di</strong>erna<strong>Santo</strong> <strong>Stefano</strong>. Dei due restanti, uno, il<strong>mulino</strong> Franchi conserva integra solo lastruttura muraria, il secondo, il <strong>mulino</strong><strong>Martorelli</strong> è l’unico che ha conservatoinalterate la struttura muraria (<strong>ad</strong> eccezionedegli stipiti della porta, ricostruiti) e non hasubito alcuna alterazione nella strutturamolitoria e nel meccanismo <strong>di</strong>funzionamento. <strong>Il</strong> <strong>mulino</strong> <strong>Martorelli</strong> hacessato <strong>di</strong> molire nel 1958, alla morte delproprietario Giacomo <strong>Martorelli</strong>.


4 – <strong>Il</strong> <strong>Mulino</strong> <strong>Martorelli</strong> nelle sue varie fasi <strong>di</strong> ristrutturazione• <strong>Il</strong> primo dei Mulini e il più antico è il <strong>mulino</strong><strong>Martorelli</strong>, acquistato verso la metà del 1880da Francesco <strong>Martorelli</strong> dal PrincipeColonna <strong>di</strong> Tagliacozzo. Era, fino al 2004, instato <strong>di</strong> totale abbandono sia nella partemuraria sia negli apparati de<strong>di</strong>cati allamolitura come è ben evidenziato dalle.L’ultimo dei proprietari del <strong>mulino</strong>, Domenico<strong>Martorelli</strong>, ha completamente ripristinato, aproprie spese (con un modesto contributodella provincia <strong>di</strong> Rieti), con le proprie forzee il proprio ingegno ed arte, sia la partemuraria che i vari apparati del <strong>mulino</strong>,rendendolo nuovamente atto, all’occorrenza,alla molitura. Passiamo ora <strong>ad</strong> analizzare lecomponenti <strong>di</strong> maggiore interesse del<strong>mulino</strong>; nell’or<strong>di</strong>ne, per prima la Turbina del<strong>mulino</strong> (Retrecene del <strong>mulino</strong>) evidenziandole sue varie componenti; successivamentela parte molitoria vera e propria; anche <strong>di</strong>essa si metteranno in risalto i vari apparatiche rendevano possibile al mugnaio lagestione della molitura.


4.1 – <strong>Il</strong> <strong>Mulino</strong> <strong>Martorelli</strong> nelle sue varie fasi <strong>di</strong>ristrutturazione• Prima descrivere le parti essenziali dellaturbina e <strong>di</strong> esse lo stato prima e dopo laricostruzione, è anche interessanteosservare gli attrezzi utilizzati perl’abbisogna. Si parla <strong>di</strong> asce, scalpellidentati <strong>di</strong> varie misure, scalpelli a taglio <strong>di</strong>varie fogie anch’essi ricostruiti avendo <strong>ad</strong>esempio altre attrezzature allo statoinutilizzabili.


4.1 – La turbina orizzontale del <strong>Mulino</strong> (Retrecene del<strong>Mulino</strong>)• 1 – Traversa• 2 – Rospo (inclusa ranocchia)• 3 - Punteruolo• 4 – Pale del <strong>mulino</strong> (18)• 5 – Ciocco• 6 – Parte superiore dell’asse


4.4 – Leva del <strong>Mulino</strong>• Sistema costituito da una serie <strong>di</strong> leve perregolare la <strong>di</strong>stanza tra le due macine.L’apparato è costituito da un' asse verticalequ<strong>ad</strong>rangolare incatenato alla traversa postasotto la turbina la parte superiore <strong>di</strong> questoasse giunge dentro il vano del <strong>mulino</strong>, allasua sommità è ricavato un foro in cui èinserita una traversina <strong>di</strong> legno massello,fissa nella parte posteriore, mentre la parteanteriore è azionata da una leva che poggiasu un fulcro che viene azionata secondo lenecessità del molitore. Azionando questoasse, sul fulcro, si ottiene il sollevamento <strong>di</strong>tutto l’apparato molitorio cioè sia dellaturbina che della macina superiore.• Determinata la giusta posizione la stessa èmantenuta costante da un piolo inserito inun alloggiamento ricavato nella parete cortasinistra del farinaio. Tra il piolo e l'asta dellaleva si inserisce un cuneo per regolareulteriormente la <strong>di</strong>stanza tra la macinasuperiore e quella inferiore fissa.

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