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Inforum 40/41 aprile/settembre 2012 - Territorio - Regione Emilia ...

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Domanda di cittàindividui. Essi hanno dato origine a nuove forme diorganizzazione dell’economia e del lavoro, a nuovepercezioni del rapporto spazio/temporale, a nuoveinterazioni finanziarie trasformando completamentele relazioni tra le diverse culture, sconvolgendo le dinamichedei processi identitari, mutando profondamentei ritmi della vita quotidiana di masse semprepiù imponenti di individui.Tuttavia alla transnazionalizzazione delle economiecorrisponde una frammentazione localistica dellepolitiche e delle pratiche quotidiane mentre l’inquietudineche deriva dai fermenti propri dei processi diglobalizzazione è presente trasversalmente in tutti igruppi sociali.Le città divengono sempre più le “discariche” dellaglobalizzazione, i terreni su cui si addensano i problemiche da essa scaturiscono, anche se la loro origineesula in maniera crescente dai confini urbani; icittadini, con i loro rappresentanti, si trovano davantial difficile compito di trovare soluzioni locali a contraddizioniglobali: ad esempio, come conseguenzadella costante crescita dei pericoli su scala globale,cresce la tendenza a convogliare i problemi esistenzialidell’endemica insicurezza tipica della nostracontemporaneità, nella sola preoccupazione per legaranzie della sicurezza personale.Oggi, sempre di più, i territori urbani vengono ridisegnatidall’avvicendamento di gruppi, di immagini,di movimenti: la stessa demarcazione tra centro eperiferia perde la sua pregnanza in seguito ai processidi “gentrificazione” del centro, in seguito aldegrado di alcune aree periferiche e al contemporaneosviluppo in esse di quartieri residenziali. Lacrescente eterogeneità della composizione non solodelle nostre città ma delle loro aree, dei loro quartieri,delle stesse loro strade, mette a repentaglio ilsenso di comunità e di appartenenza ad una cittadinanza:e molti studi quantitativi e qualitativi sonoconcordi nel rilevare che il senso di omogeneità diun gruppo rafforza la sua fiducia e la sua sicurezza,mentre di converso ricerche svolte in aree in cui lacommistione “sociale, generazionale, etnica” è elevatapresentano alti livelli di insicurezza e di incertezza:insicurezza nei percorsi quotidiani, incertezzanell’affrontare situazioni improvvise e nuove.Da un panorama di paura ad una sicurezza localeLa globalizzazione non è un processo pacifico, néintende pacificare il mondo. Come ha scritto StuartHall, essa lavora “sul terreno della cultura postmodernacome una formazione globalein uno spazioestremamente contraddittorio, entro il quale abbiamo,in forme completamente nuove che solo ora cominciamoa capire, le stesse vecchie contraddizioni,la stessa vecchia lotta” (Hall, 1991, p. 26)La cultura della diseguaglianza che si va definendoin questi anni con i suoi squilibri, con i suoi andamentinon lineari, con ritmi irregolari e imprevedibili,nasconde un potenziale di grande aggressività eappare, ogni giorno di più, una miscela esplosiva.Le élites dei paesi ricchi e dei paesi poveri si saldanonei loro propositi di espropriazione e di durata,emarginando i più attivi degli esclusi con molteplicie differenziati meccanismi: conformismo e passivitàindotti dai mezzi di comunicazione di massa,sottoistruzione e disoccupazione intellettuale, commerciillegali e diffusione di droghe, negazioni deidiritti di cittadinanza. Nello stesso tempo la microdelinquenza, la violenza diffusa, l’organizzazioneinternazionale del vizio, il terrorismo politico, sonotutti fenomeni destinati a crescere per l’affermazionedell’individualismo proprietario, per la circolazionedell’antagonismo predatorio, per la perdita di valoredei sistemi di mediazione tra parti sociali e gruppisempre più lacerati e ostili.Di fronte a questa situazione che squaderna in tuttaEuropa insieme al dilagare di localismi esasperatilo scoppio di violenze e di intolleranze, una politicadella città per la città potrebbe anche dichiararsiimpotente davanti al cumulo di problemi che per decisioniprese altrove, da entità di cui si intravede afatica il volto, si scaricano sul suo territorio. Potrebbecosì rinunciare ad interpretare ciò che appare caosindistinto e imprevedibile nelle forme e nelle direzioni,rifiutarsi di elaborare proposte che di fronte adun panorama mondiale possono apparire minime eininfluenti. Ed invece è proprio da politiche applicateal territorio che è necessario e indispensabile muovereper disegnare una nuova antropologia delledifferenze, è dal proprio territorio che bisogna muovereper parlare ai diversi gruppi che costituiscono ilmosaico urbano della contemporaneità di nuovi dirittidi cittadinanza, di nuovi modelli di uso delle areeurbane, di partecipazione alla gestione del tempo edello spazio cittadino. è solo da una complessa edecisa politica di riappropriazione della conoscenza19

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