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Genova e le galee di Roma - Gruppo Banca Carige

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<strong>Genova</strong> e <strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e <strong>di</strong> <strong>Roma</strong><strong>di</strong> Pierangelo CampodonicoConservatore del<strong>le</strong> col<strong>le</strong>zioni <strong>di</strong> Galata Museo del Mare


specia<strong>le</strong> romA37


specia<strong>le</strong> romAUna pagina poco conosciuta:il contributo dei genovesi alla squadra permanentedel<strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e pontificie.Tra Pantero Pantera e Bartolomeo Crescenzio,quando, sul Tevere si varavano <strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e...Al<strong>le</strong> pagine precedentiIl <strong>di</strong>pinto Veduta<strong>di</strong> <strong>Genova</strong> nel 1481:il Papa chiede l’aiutodella flotta genoveseper riconquistare la città<strong>di</strong> Otranto, occupata daiturchi (Galata Museodel Mare, <strong>Genova</strong>).Il visitatore che si inoltra nel percorso musea<strong>le</strong> del Galata Museo del Mare, il piùgrande museo marittimo italiano, aperto nell’estate del 2004 nel quadro del<strong>le</strong> iniziativeper <strong>Genova</strong> Capita<strong>le</strong> Europea della Cultura, troverà davanti a sé la grandetempera su tela “Veduta <strong>di</strong> <strong>Genova</strong> nel 1481” 1 , <strong>di</strong> Cristoforo Grassi. Il <strong>di</strong>pinto, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> unanon eccelsa qualità artistica, presenta numerose e interessanti particolarità. Tra quel<strong>le</strong> menoconosciute vi è certamente uno strano corteo che attraversa la spiaggia della Foce, proprionello spazio che, nella seconda metà del ‘500, vedrà il sorgere del Lazzaretto.Una fila <strong>di</strong> uomini armati precede un uomo a cavallo, dal largo cappello: in questo corteosi è voluto riconoscere il car<strong>di</strong>nal Savelli che giunse a <strong>Genova</strong> nell’autunno del 1480 perchiedere alla città, e al suo doge il contributo <strong>di</strong> <strong>Genova</strong> a una particolare e urgente crociata:i turchi, <strong>di</strong>lagati nei Balcani, avevano avvertito il fascino del<strong>le</strong> floride terre oltre l’Adriaticoe, varcato <strong>di</strong> sorpresa il Cana<strong>le</strong>, avevano assalito Otranto, impadronendosi dellacittà e massacrandone la popolazione. La minaccia turca, si era rivelata, in quella <strong>di</strong>ffici<strong>le</strong>e terribi<strong>le</strong> seconda metà del XV secolo, insi<strong>di</strong>osa e incontenibi<strong>le</strong>: nel 1453 era caduta Co-38


stantinopoli e, in seguito, tutto l’oriente europeo e gli stessi balcani erano apparsi impotenticontro gli eserciti del Sultano. Ben lo sapevano i genovesi, che a Costantinopoli avevanopartecipato in doppia veste: come <strong>di</strong>fensori valorosi della città con il Giustiniani, <strong>le</strong>sue navi e i suoi armati, ma anche in veste dei pacifici coloni del quartiere-città <strong>di</strong> Pera (oGalata, secondo altre etimologie) che si erano affrettati a stipulare una “pace separata” conil Turco che aveva permesso <strong>di</strong> risparmiare vite e beni, anche se, in qualità <strong>di</strong> vassalli, avevanodovuto tirare <strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e dei turchi oltre la collina, per far<strong>le</strong> scendere in acqua <strong>di</strong> notte,nel bacino del Corno d’Oro, al<strong>le</strong> spal<strong>le</strong> dei <strong>di</strong>fensori...Ma i genovesi, con i veneziani, erano stati tra i più penalizzati dall’espansione turca: il marNero, una sorta <strong>di</strong> “lago genovese” tra XIV e XV secolo, era crollato nel giro <strong>di</strong> pochi anni:era bastato chiudere lo stretto dei Dardanelli, e <strong>le</strong> colonie <strong>di</strong> Caffa, Tana e gli altri luoghidella rete <strong>di</strong> città-fondaco, i terminali della rotta orienta<strong>le</strong> che passava per terra, erano rimastistrangolati, tra asse<strong>di</strong>anti decisi e feroci e nella mancanza <strong>di</strong> mezzi, rifornimenti erinforzi. Dal papato arrivavano, nel frattempo, molteplici segnali per ban<strong>di</strong>re la crociata emai, come ora, era chiaro che questa crociata doveva contare su mezzi navali, navi e ga<strong>le</strong>e,per portare l’offesa a un regno terrestre la cui capacità <strong>di</strong> penetrazione sembrava inarrestabi<strong>le</strong>.Questa “flotta della crociata” o “flotta del papa”, all’inizio resta virtua<strong>le</strong>.Ne è un esempio il manoscritto della Biblioteca Naziona<strong>le</strong> <strong>di</strong> Parigi, il decreto “De Bellocontra Turchos gerendo” 2 , redatto da papa Enea Silvio Piccolomini, nel 1458: il frontespiziominiato del manoscritto mostra una grande flotta, sotto <strong>le</strong> ban<strong>di</strong>ere crociate, navi ega<strong>le</strong>e pronti a sfidare la potenza turca che è, ancora e soprattutto potenza terrestre.Nel 1481 la questione è ancora aperta: la crociata non si è mai materializzata e la minacciaturca colpisce la stessa Italia, a poche centinaia <strong>di</strong> miglia dalla stessa cattedra <strong>di</strong> Pietro. Ilpapa invoca il concorso della flotta genovese come decisiva per poter tagliare <strong>le</strong> comunicazionicon l’Albania che si sta rivelando la retrovia dei turchi asse<strong>di</strong>ati in Otranto. Nel<strong>le</strong>guerre a bassa tecnologia del Quattrocento, malgradol’uso del<strong>le</strong> prime bombarde, l’asse<strong>di</strong>o è <strong>le</strong>ntoed è giocato sulla capacità <strong>di</strong> resistenza della guarnigionee sulla sua capacità <strong>di</strong> sopportare l’ine<strong>di</strong>ae i sacrifici: tagliare i rifornimenti via mare è impe<strong>di</strong>reche l’occupante possa resistere indefinitamente.E i genovesi servono per questo: irretiti dallapossibilità <strong>di</strong> far bottino, si troveranno, viceversa,ad esercitare un blocco nava<strong>le</strong> <strong>le</strong>nto e stremante.Le prede, poche e modeste, saranno piccoli bastimenti<strong>di</strong> cabotaggio che tentano <strong>di</strong> portare generialimentari alla rocca <strong>di</strong> Otranto.L’occasione sarà triste e drammatica: in mesi e mesi<strong>di</strong> inattività, all’ancora, sotto il so<strong>le</strong>, equipaggistanchi e sfibrati dall’attesa, vedranno comparire lapeste, a causa del<strong>le</strong> abominevoli con<strong>di</strong>zioni igieniche.Marinai, vogatori e comiti moriranno colpitidalla pesti<strong>le</strong>nza. Altri, come Ceva Doria, consignore<strong>di</strong> Oneglia, faranno in tempo a tornare a casa, masolo per morirvi. Chi ricaverà vantaggio dall’impresa?Certamente uno dei personaggi più particolaridel Rinascimento genovese, il car<strong>di</strong>na<strong>le</strong> (ma anchedoge e pirata) Paolo Fregoso che il papa avevamesso a capo della flotta, inaugurando uno schemache i suoi successori seguiranno: un car<strong>di</strong>na<strong>le</strong>come ammiraglio e controllore della flotta.L’esperienza non si chiude invano: delusi e ama-A fronteLa città <strong>di</strong>Costantinopoli,il Corno d’Oro e la cittàquartiere<strong>di</strong> Pera(o Galata).Miniatura a marginedel manoscritto<strong>di</strong> CristoforoBuondelmonte Liberinsularum archipelagi,mss. Rés Ge FF 8351,tav. 37 (BibliothèqueNationa<strong>le</strong>, Parigi).Frontespizio del Decreto<strong>di</strong> Pio II De bello contraTurchos gerendo, mss.Ms. Lat. 5565 A, f. 101(Bibliothèque Nationa<strong>le</strong>,Parigi).Una ga<strong>le</strong>a alla voga.Manoscritto francesedel XVI secolo(Bibliothèque Nationa<strong>le</strong>,Parigi).specia<strong>le</strong> romA39


specia<strong>le</strong> romARitratto <strong>di</strong> Andrea Doria,olio su tela. Copia daSebastiano dal Piombo(Galata Museo del Mare,<strong>Genova</strong>).Anonimo, Ritratto<strong>di</strong> Antonio Doria, oliosu tela (Galata Museodel Mare, <strong>Genova</strong>).reggiati, i genovesi, lasceranno gli ormeggi non appenala guarnigione turca, arresasi, ma con la clausola <strong>di</strong> “salvala vita e <strong>le</strong> robe”, avrà lasciato Otranto con il suo bottinoe <strong>le</strong> sue armi, varcando il cana<strong>le</strong> in senso inverso. Lega<strong>le</strong>e torneranno in Liguria, ai porti d’armamento, nonprima – però – <strong>di</strong> avere protestato alla corte del Papa econ il Fregoso. È un’occasione in cui il papa, Sisto IV, siconvince da una parte della inaffidabilità dei suoi naturalipartners marittimi: i veneziani, con cui rimane sempreun clima <strong>di</strong> sospetto, se non <strong>di</strong> aperta contrapposizione,e i genovesi, accusati <strong>di</strong> essere troppo chiusi nella<strong>di</strong>fesa del loro interesse.Ma non c’è simmetria tra <strong>le</strong> due Repubbliche e il Papato:Venezia è comunque una potenza regiona<strong>le</strong>, ed è straor<strong>di</strong>narioil numero – un centinaio, circa – <strong>di</strong> ga<strong>le</strong>re che il suoArsena<strong>le</strong>, non a caso considerato la più grande fabbricad’Europa all’inizio dell’età moderna, è in grado <strong>di</strong> metterein mare nel giro <strong>di</strong> pochi giorni. La potenza nava<strong>le</strong> genovese,al confronto, è poca cosa: anche nell’epoca <strong>di</strong> AndreaDoria, tra l’ammiraglio <strong>di</strong> Carlo V, i suoi parenti e <strong>le</strong> ga<strong>le</strong>edei “privati” genovesi, raramente si superano <strong>le</strong> venticinqueunità. In questo senso non troveremo, ripercorrendola storia della flotta pontificia, un rapporto stretto con i veneziani:non costruiscono, pur avendone la possibilità, ga<strong>le</strong>eper il papa; e non vi sono capitani o ufficiali venezianiper la sua flotta. Diverso il rapporto con <strong>Genova</strong>: questanon ha l’esclusiva, certamente, del suo persona<strong>le</strong>, ma vi èun numero ta<strong>le</strong> <strong>di</strong> capitani che fanno sembrare questa liasontutt’altro che spora<strong>di</strong>ca.Ripercorrendo <strong>le</strong> tappe <strong>di</strong> questa storia, infatti, incontriamoun car<strong>di</strong>na<strong>le</strong> ligure, Giuliano della Rovere, vescovo <strong>di</strong>Ostia, che sa<strong>le</strong> al pontificato alla morte <strong>di</strong> papa A<strong>le</strong>ssandroBorgia. Giuliano, tra molti papi, è uno che il mare loconosce, lo frequenta e vi va per <strong>di</strong><strong>le</strong>tto. Giuliano, salvatoquando era car<strong>di</strong>na<strong>le</strong> dal<strong>le</strong> grinfie del Va<strong>le</strong>ntino proprio dauna provvidenzia<strong>le</strong> fuga in ga<strong>le</strong>a, quando sa<strong>le</strong> al potere chiama,come capitano del mare, colui che la fuga l’aveva <strong>di</strong>retta:un nobi<strong>le</strong> genovese, Baldassarre da Biassa. Questi,chiama intorno a sé il figlio Giovanni e un altro congiunto,Antonio.È una squadra, quella voluta da un papa savonese e <strong>di</strong>rettada un capitano genovese che viene applicata nei <strong>di</strong>versiscacchieri del Me<strong>di</strong>terraneo dove sono in gioco gli interessidel pontificato. Per questa squadra – o “stuolo” – sononecessarie ga<strong>le</strong>e, nuove ga<strong>le</strong>e. E così troviamo, nel 1509,che Giulio II scrive alla città <strong>di</strong> Ancona: “Sapendo per tantoche in cotesta città nostra <strong>di</strong> Ancona, specialmente <strong>di</strong><strong>le</strong>tta,si possono costruire eccel<strong>le</strong>nti ga<strong>le</strong>e, vogliamo che intantone siano cominciate sei sotto la vostra <strong>di</strong>rezione”. Purprofondamente “informando” <strong>di</strong> genovesità la sua flotta,Giulio II fa costruire <strong>le</strong> sue navi nel<strong>le</strong> spiaggie del papato.Giulio II adopera questa flotta contro i veneziani, poi, nel40


1510 la volge contro i francesi e la fazione dei genovesi al potere: contro <strong>di</strong> loro utilizza lasquadra <strong>di</strong> Baldassarre da Biassa, rinforzata da tutti i fuoriusciti genovesi e una squadra veneziana.L’operazione non ha successo perché genovesi e francesi hanno al loro capo unammiraglio va<strong>le</strong>nte con Prejean de Bidoux che riesce a tenere in scacco la squadra dellacoalizione. Nell’anno successivo viene formata una nuova squadra – due ga<strong>le</strong>e e due brigantini– con lo scopo <strong>di</strong> assicurare la <strong>di</strong>fesa della spiaggia <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>: e, a questa squadra,viene comandato Giovanni da Biassa.Al cambio dei papi, solitamente coincidono <strong>le</strong> mutazioni dei ruoli <strong>di</strong> governo del pontificato.Papa Leone X, che viene intronizzato nel 1513, chiama al ruolo <strong>di</strong> capitano del mareil suo amico fiorentino, Paolo Vettori. È l’inizio <strong>di</strong> una carica che durerà, senza interruzioni,fino al 1526 e che porterà questi a servire tre <strong>di</strong>versi pontefici: oltre Leone,Adriano VI (dal 1522) e C<strong>le</strong>mente VII (1523) fino al 1526, anno della sua morte. C<strong>le</strong>menteVII, in un’ora particolarmente grave del pontificato, affida il ruolo del capitanato a un uomoche bene conosce <strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e e bene conosce <strong>Roma</strong>, per esserestato uomo d’armi <strong>di</strong> Giuliano della Rovere, AndreaDoria, figlio <strong>di</strong> quel Ceva, morto in seguito ai patimenti <strong>di</strong>Otranto. Il Doria non solo assume l’incarico <strong>di</strong> capitanodel mare: fede<strong>le</strong> a un modello sperimentato a <strong>Genova</strong>, messoa punto sotto Francesco I e Carlo V, quello dell’asiento(“affitto”), porta in dotazione la sua squadra e per questaviene pagato. Impren<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> guerra marittima, vecchiocapitano <strong>di</strong> ventura, l’intuizione del Doria è quella <strong>di</strong> costruire,armare e mantenere a sue spese una squadra, perla qua<strong>le</strong> riceve un compenso forfettario, ta<strong>le</strong> da coprire <strong>le</strong>spese e rappresentare un guadagno.Il periodo del Doria è drammatico: dal maggio del ’26 al <strong>di</strong>cembredel ’27, ed è il tempo in cui <strong>Roma</strong> viene posta a saccodal<strong>le</strong> truppe del Duca <strong>di</strong> Borbone. Doria, senza istruzionie senza paghe, si chiude in Civitavecchia e attende che <strong>le</strong>trattative <strong>di</strong> C<strong>le</strong>mente VII abbiano esito. Alla fine dell’anno,conclusa la pace tra il papa e i suoi nemici, il Doria chiedelicenza e passa al servizio <strong>di</strong> Francesco I con <strong>le</strong> sue ga<strong>le</strong>e. Alsuo posto resta il luogotenente e cugino, Antonio Doria (ilcommittente del palazzo oggi sede della Prefettura <strong>di</strong> <strong>Genova</strong>)che porta al servizio del papa, come a suo tempo avevafatto Andrea, <strong>le</strong> sue ga<strong>le</strong>e private 3 .La figura <strong>di</strong> Antonio determina un periodo <strong>di</strong> forte connessione tra gli interessi e <strong>le</strong> imprese<strong>di</strong> Carlo V, imperatore e re <strong>di</strong> Spagna, e il papato: nel momento in cui si avverte progressivamentepiù forte il peso della guerra contro Turchi e Barbareschi, la flotta comandatada Andrea vede solitamente <strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e spagno<strong>le</strong>, genovesi, papaline e dei cavalieri <strong>di</strong> SanGiovanni, agire <strong>di</strong> conserva, in imprese come quella <strong>di</strong> Corone, <strong>di</strong> cui il Galata Museo delMare conserva un importante <strong>di</strong>pinto attribuito a Lazzaro Calvi 4 . Antonio Doria lasceràl’incarico nel 1533, tornando a <strong>Genova</strong>, e mettendosi <strong>di</strong>rettamente a servizio della corte <strong>di</strong>Carlo V, dove il cugino Andrea è <strong>di</strong>ventato uno dei più ascoltati consiglieri e interpretidella politica dell’imperatore.Nel periodo successivo, il capitanato è retto da nobili romani, da Bernardo Salviati (1533-34) e quin<strong>di</strong> da Virginio Orsini (1534-48). Sono anni particolarmente cruenti: il livello delloscontro con il mondo musulmano sa<strong>le</strong> progressivamente, e si confrontano da una parteAndrea Doria e dall’altra il Kair-ed-<strong>di</strong>n, il Barbarossa, sovrano d’Algeri. Sono gli annidell’impresa <strong>di</strong> Tunisi, della costituzione della Sacra Lega, la cui partenza è rappresentatada un prezioso <strong>di</strong>pinto su tavola conservato presso il Galata Museo del Mare 5 e il successivofallimento della Prevesa. Agli anni dell’offensiva spagnola, che culmina nell’insuccessoLazzaro Calvi(attribuito), Asse<strong>di</strong>odella fortezza inferiore<strong>di</strong> Corone dal mare(1532), olio su telaapplicato su tavola(Galata Museo delMare, <strong>Genova</strong>).specia<strong>le</strong> romA41


specia<strong>le</strong> romAAnonimo, Al<strong>le</strong>goria<strong>di</strong> un convegno nava<strong>le</strong>in occasione della SacraLega del 1538(Galata Museodel Mare, <strong>Genova</strong>).<strong>di</strong> Algeri (1541), seguono gli anni dell’offensiva turca e barbaresca: <strong>le</strong> scorrerie del 1545 edel 1546, quando <strong>le</strong> flotte congiunte dei barbareschi e dei turchi scorrono il Tirreno e riparanoper lo sciverno nel porto <strong>di</strong> Marsiglia.Anni <strong>di</strong>fficili, anni <strong>di</strong> tensioni: dove il pericolo per <strong>Roma</strong> è concreto, e più <strong>di</strong> una volta imusulmani sembrano essere nel<strong>le</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> poter risalire il Tevere e dare l’assaltoalla città.La seconda metà del secolo, per la squadra pontificia è dominata essenzialmente da nobiliromani che assumono sia l’incarico <strong>di</strong> capitani e supervisori della flotta, sia <strong>di</strong> comandantidel<strong>le</strong> singo<strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e. È una flotta “a geometria variabi<strong>le</strong>”, la cui consistenza varia nelcorso del tempo, a seconda del<strong>le</strong> circostanze, fino all’appuntamento con Lepanto, il 6 ottobredel 1571, quando la squadra pontificia è al centro dello schieramento, guidato da DonGiovanni d’Austria, che sconfigge in una battaglia sanguinosa e memorabi<strong>le</strong> la flotta turca,condotta da Piali Pascià. Sono questi gli anni in cui la flotta dei pontefici è dominata daMarco Antonio Colonna, condottiero <strong>di</strong> grande valore e, con ogni probabilità, il miglioreammiraglio mai avuto dai romani.Il periodo “romano” si chiude con morte <strong>di</strong> Gregorio XIII e l’ascesa <strong>di</strong> Sisto V.Sisto V valuta negativamente gli anni succeduti a Lepanto. La formula dell’asiento, nonfunziona più: è troppo costosa e <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa, gli asientisti, a suo giu<strong>di</strong>zio, spesso pensanoprima alla salvaguar<strong>di</strong>a della loro flotta che all’interesse <strong>di</strong> chi li ha affittati. È tipico <strong>di</strong>un papa fortemente attento all’aspetto economico (alla sua morte lasciò un tesoro <strong>di</strong> quattromilioni <strong>di</strong> scu<strong>di</strong> d’oro in Castel Sant’Angelo, frutto del risanamento del<strong>le</strong> casse delpapato e dei risparmi <strong>di</strong> spesa fatti combattendo gli sprechi). Sisto V, in alternativa, tornaa guardare a <strong>Genova</strong>, dove la Repubblica, già a partire dal 1554, ha rinunciato ad avva<strong>le</strong>rsidegli asientisti e ha costituito, al loro posto, una stuolo permanente che, dal 1561, è formatoda almeno sei ga<strong>le</strong>e armate, pronte in ogni momento dell’anno a entrare in mareper la <strong>di</strong>fesa dello stato.Nella visione <strong>di</strong> Sisto V, la squadra permanente <strong>di</strong> ga<strong>le</strong>e rappresenta l’estensione, sulmare, <strong>di</strong> quella lotta al brigantaggio che ha fatto condurre nell’interno con tanto successo.“[…] fa mestieri adesso provvedere alla sicurezza comune dalla parte del mare,perché <strong>le</strong> nostre riviere superiori e inferiori, per quanto è possibi<strong>le</strong> sieno garantite dallaprepotenza dei pirati e ladroni”, fa scrivere nella Const. “Immensa aeterni Dei” del 2242


specia<strong>le</strong> romAIl 30 maggio successivo, la squadra si raduna in Civitavecchia. Ad essa viene inviato comePrefetto e Legato del<strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e, lo stesso arcivescovo <strong>di</strong> <strong>Genova</strong>, Antonmaria Sauli. Il car<strong>di</strong>na<strong>le</strong>Sauli, inoltre, ha scelto come Luogotenente genera<strong>le</strong> (e cioè capitano del<strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e) unaltro genovese: Orazio Lercari, e un altro ancora, il capitano Gianmaria Schiaffino è statoposto come Provve<strong>di</strong>tore, nel luogo delicatissimo della logistica e dell’amministrazione del<strong>le</strong>risorse. I capitani della squadra, invece, hanno estrazioni <strong>di</strong>verse, ma tutte interne allostato della chiesa: ai capitani Castellani, Orsini e Frangipani <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>, si aggiungono ufficialiprovenienti da Camerino, Iesi, Perugia, Terni e Ravenna. I genovesi sono gli unici, inpratica, a non provenire dai ceti nobiliari pontifici.È importante esaminare ulteriormente lo stato maggiore del<strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e pontificie: già nel 1588,vi troviamo un me<strong>di</strong>co toscano, Nicolò Ghiberti, mentre compare, con il ruolo <strong>di</strong> Idrografo,Bartolomeo Crescenzio e, nel ruolo <strong>di</strong> nobi<strong>le</strong> <strong>di</strong> poppa – esattamente lo stesso tipo <strong>di</strong>appellativo usato nel<strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e genovesi –, il cavaliere Pantero Pantera. Se del primo conosciamopoco, il secondo è una figura fondamenta<strong>le</strong> per la conoscenza della marineria italianatra il XVI e il XVII secolo. Figlio <strong>di</strong> una famosa famiglia romana, mostra propensioneper <strong>le</strong> scienze, dalla geografia alla geometria, dalla costruzione nava<strong>le</strong> all’arte militare.Ricca la sua produzione: nel 1595 dava al<strong>le</strong> stampe il Proteo Militare, un piccolo trattato nelqua<strong>le</strong> esponeva i <strong>di</strong>versi usi <strong>di</strong> un regolo calcolatore, uti<strong>le</strong> per l’artiglieria, come per la navigazionee la geometria 8 . Successivamente, nel 1596, è autore e pubblica una Carta Maggioreda navigare con tutti i rombi e gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>ne. Infine, nel 1602, pubblica congiuntamenteil Portolano della maggior parte de’ luoghi da stantiar, et ga<strong>le</strong>e in tutto il MareMe<strong>di</strong>terraneo, con <strong>le</strong> sue traversie, e luoghi pericolosi e la Nautica Me<strong>di</strong>terranea, dove, in <strong>di</strong>versilibri, affronta i temi marittimi, dalla costruzione del<strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e, alla scienza della navigazione,dalla costruzioni <strong>di</strong> porti e arsenali fino alla guerra marittima.Pantero Pantera (1568-1625), gentiluomo comasco, s’imbarca molto giovane nella flotta epresto <strong>di</strong>venta uno dei più vali<strong>di</strong> consiglieri del Genera<strong>le</strong> del<strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e. Successivamente, Panteraviene promosso a capitano della Santa Lucia: ed è a bordo <strong>di</strong> questa nave, costruitadai genovesi, che scriverà <strong>le</strong> sue opere: L’Armata Nava<strong>le</strong> e il suo portolano, Idrografia nauticame<strong>di</strong>terranea, entrambi pubblicati nel 1614. Nel 1617, Pantero torna a Como e nei luoghidove oggi sorge Villa Da Riva, costruisce la sua abitazione in riva al lago. La sua importanzaè soprattutto <strong>le</strong>gata alla tattica nava<strong>le</strong>, <strong>di</strong> cui rappresenta uno dei maggiori trattatistiinsieme ad Alonso de Chaves e al car<strong>di</strong>na<strong>le</strong> Richelieu.Per quanto riguarda l’azione del Legato Sauli, la sua missione durò fino alla primavera del1590, quando chiese congedo per occuparsi della <strong>di</strong>ocesi genovese, e con lui partì anche ilGenera<strong>le</strong> Lercari: ma l’avvicendamento porta ancora con sé altri genovesi, il Car<strong>di</strong>na<strong>le</strong> DomenicoPinelli, nuovo Legato alla squadra permanente e Francesco Grimal<strong>di</strong>, Genera<strong>le</strong>. Nonsarà un periodo lungo; il 27 agosto 1590, Sisto V muore e sa<strong>le</strong> sulla cattedra <strong>di</strong> Pietro C<strong>le</strong>menteVIII. Il ruolo dei genovesi, se non è concluso, viene drasticamente ridotto. Vengonocongedati sia il Pinelli che il Grimal<strong>di</strong> ed è fatto Genera<strong>le</strong> Emilio Pucci, amico e compagnodel papa, quando era ancora il car<strong>di</strong>na<strong>le</strong> Ippolito Aldobran<strong>di</strong>ni. Altri genovesi, in seguito,torneranno a svolgere ruoli ri<strong>le</strong>vanti, come Francesco Centurione, figlio <strong>di</strong> Giorgio, doge <strong>di</strong><strong>Genova</strong>, Genera<strong>le</strong> dal 1610 al 1620; oppure A<strong>le</strong>ssandro Pallavicino, Genera<strong>le</strong> a sua volta dal1620 al 1621, e <strong>di</strong>missionario in seguito all’e<strong>le</strong>zione del nuovo papa, Gregorio XV.Con l’e<strong>le</strong>zione <strong>di</strong> papa Gregorio, si chiude il periodo <strong>di</strong> maggiore influenza della marineriagenovese su quella pontificia: il modello, servito ad esempio per Sisto V è stato assimilato ecapitani e uomini <strong>di</strong> mare hanno provveduto al passaggio <strong>di</strong> cognizioni dai campi più <strong>di</strong>versi,dalla navigazione alla costruzione nava<strong>le</strong>. Ancora una volta, per quanto riguarda i genovesi,poco avvezzi a lasciare documentazioni scritte, il passaggio <strong>di</strong> know-how è avvenuto in formaora<strong>le</strong>, navigando e combattendo insieme. Anzi, saranno proprio i capitani formati daigenovesi, come Pantero Pantera e, soprattutto, Bartolomeo Crescenzio, a lasciarci <strong>le</strong> maggioriinformazioni su un modo <strong>di</strong> navigare, <strong>di</strong> gestire la nave e <strong>di</strong> costruirla, quel modo particolareche ha contrad<strong>di</strong>stinto i marinai genovesi nei secoli dell’età moderna.44


specia<strong>le</strong> romALa ricostruzione dellaga<strong>le</strong>a genovese “SanFrancesco”, sullo scalodel<strong>le</strong> Arcate Nuovedell’Arsena<strong>le</strong> (oggidenominato Galata).Buona partedella ricostruzione èavvenuta utilizzando<strong>le</strong> in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong>Bartolomeo Crescenzio(Galata Museodel Mare, <strong>Genova</strong>).Note1C. Grassi, Veduta <strong>di</strong> <strong>Genova</strong> nel 1481, tempera su tela, N.I.M.N. 3486.2Manoscritto Ms. Lat. 5565 A, f. 101. Parigi, Biblioteca Naziona<strong>le</strong>.3Di Antonio Doria, il Galata Museo del Mare espone il <strong>di</strong>pinto: Anonimo, Ritratto <strong>di</strong> Antonio Doria (1495-1577), olio su tela, N.I.P.B. 195.4L. Calvi, Asse<strong>di</strong>o della fortezza inferiore <strong>di</strong> Corone dal mare (1532), olio su tela applicato su tavola, N.I.M.N. 3374.5Anonimo, Al<strong>le</strong>goria <strong>di</strong> un convegno nava<strong>le</strong> in occasione della Sacra Lega del 1538, olio su tavola, N.I.M.N. 3369.6B. Crescenzio, Nautica Me<strong>di</strong>terranea, <strong>Roma</strong>, 1607, p. 6. Il Crescenzio, peraltro, ricorda ma<strong>le</strong>: <strong>le</strong> ga<strong>le</strong>e costruitea <strong>Genova</strong> sono Santa Maria e Santa Lucia.7A. Guglielmotti, Storia della Marina Pontificia. La squadra permanente della marina romana (1573-1644),<strong>Roma</strong>, 1892, pp. 30-34.8B. Crescenzio, Proteo Militare, <strong>Roma</strong> , 1595.45

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