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I CANI DA FANGO di Franco Poletta - N° 71 - Giornaledellospinone.it

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www.continentalidaferma.<strong>it</strong>www.giornaledellospinone.<strong>it</strong> (Pagina 1 <strong>di</strong> 2)dellospinoneN° <strong>71</strong> - Aprile 2013il giornaleI <strong>CANI</strong> <strong>DA</strong> <strong>FANGO</strong><strong>di</strong> <strong>Franco</strong> <strong>Poletta</strong>Lo Spinone come cane da palude nella prima metà del secolo scorso.L’in<strong>di</strong>spensabile sua evoluzione deve far salva la versatil<strong>it</strong>à tipica del cane da carniere.Quando d’inverno lacaccia è chiusa, legiornate <strong>di</strong>ventanolunghe e l’unico rime<strong>di</strong>oè rispolverar ricor<strong>di</strong>appesi a foto <strong>di</strong>cani e <strong>di</strong> cacciatoridel tempo che fu, alettere, libri ed eventi<strong>di</strong> anni fugg<strong>it</strong>i troppoin fretta per noi e cheson stati un balenoper i nostri cani, la cuiv<strong>it</strong>a dura un soffio,interamente de<strong>di</strong>ta all’amoreper noi e checi son stati compagnidella nostra più profondapassione: la caccia.Nel caso mio, si tratta sempre <strong>di</strong>Spinoni, che in quei ricor<strong>di</strong> rivivonocol nome <strong>di</strong> “cani da fango”.Perché nel Mantovano, dove sonnato e cresciuto, non avevamo le attualivillette a schiera, ma vivevamonelle corti dove, al <strong>di</strong> là della siepe edell’orto <strong>di</strong> casa, era ormeggiato ilbarchino sempre pronto per la pescae la caccia nella palude e nellezone umide della valle del Busatelloche strabordava fino al Veneto: eraquella l’epoca della civiltà conta<strong>di</strong>nache da tali attiv<strong>it</strong>à traeva fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to,fatta <strong>di</strong> uomini con al fianco unoSpinone permanentemente immersonel fango. Per me – a quei tempi giovanealle prime armi – la scuola eraforn<strong>it</strong>a dall’esempio <strong>di</strong> mio zio, daglialtri ab<strong>it</strong>anti della corte e dai loro cani,immancabilmente Spinoni. E quandofinalmente ho avuto il mio primo fucileed ho affrontato la valle del Busatello,anch’io avevo al mio fiancoun cane da fango, cioè una Spinonache si chiamava Dea.Nessuno era più felice <strong>di</strong> me: incominciavoa cacciare all’alba e – conla breve sosta per il pranzo a mezzogiorno– proseguivo sino al tramonto.Quella caccia, immersa in un ambiente<strong>di</strong> incomparabilebellezza, producevaemozionifatte <strong>di</strong> silenzi rottisolo dagli striduli richiami<strong>di</strong> gallinelle,folaghe e dalla sorpresaprodotta dall’improvvisapresenza<strong>di</strong> uccellid’ogni tipo; io procedevoguar<strong>di</strong>ngosugli arginelli affiorantiqua e là nellapalude mentre Deascivolava fra i ciuffi<strong>di</strong> carice (*) immersanell’acqua che learrivava allo sterno, fermando conespressione sorniona i numerosi uccellineri presenti sul suo cammino,per quin<strong>di</strong> incalzarli ed indurli in volonon appena constatata la mia presenzaa tiro utile. Ed ogni riporto <strong>di</strong> uccellicaduti nell’acqua, nascosti da f<strong>it</strong>tavegetazione palustre, era un impegnativorecupero per il quale nasoe cervello dovevano collaborare inegual misura.Dea fu la mia vera maestra <strong>di</strong> caccia.E quando mi recavo in zone ove l’acquaera più alta, mi servivo del(*) carice stellata


www.continentalidaferma.<strong>it</strong>www.giornaledellospinone.<strong>it</strong>barchino che scivolava fra le canne,mentre Dea nuotava silenziosa colnaso sempre proteso a captare lenumerose presenze attorno a noi;oppure costeggiava dove l’acqua erameno fonda, per quin<strong>di</strong> scomparirealla vista nelle f<strong>it</strong>te canne: ed era soloil lento <strong>di</strong>menio della sua coda a rivelarla sua presenza in quel groviglio<strong>di</strong> vegetazione. Quin<strong>di</strong>, per assurdoche possa sembrare agli o<strong>di</strong>ernipuristi della cinofilia, quel <strong>di</strong>menio<strong>di</strong> coda era funzionale…..Del resto se penso alle attuali prestazionidei nostri Spinoni impegnatia svolgere la cerca <strong>di</strong> starne o fagianisu ampi terreni aperti, mi vien spontaneochiedermi se quegli stessi canisaprebbero adattarsi all’azione speculativache svolgeva Dea nella valledel Busatello: il mondo cambia e gliSpinoni pure, però sarebbe bello preservareanche quei preziosi valori checontrad<strong>di</strong>stinguevano i nostri “cani dafango”.E nella ridda <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> emergono raccontiche hanno dell’inverosimile e <strong>di</strong>cui fan fede i nomi dei vecchi che celi hanno tramandati. Un caro amico<strong>di</strong> Carpi – nel modenese – mi raccontavache cacciava le an<strong>it</strong>re all’aspettocon l’ausilio per il riportodel suo Spinone che avvertiva l’arrivodegli anati<strong>di</strong> quando ancora eranlontani e lo segnalava cambiandoespressione; ma ancor più strabiliante,mi <strong>di</strong>ceva che il cane si acquattavaimmobile nei campi in cui gli stornisi posavano per la pastura notturnaed allorché gli passavano dappresso,riusciva ad afferrarli al volo perconsegnarli ancor vivi al suo padrone.Vero o falso che <strong>di</strong>fferenza fa? È cosìche nascon le legende!Fatto sta che Mantova, posta a cavallo<strong>di</strong> tre laghi, è stata culla <strong>di</strong> molticacciatori – oggi ormai passati a migliorv<strong>it</strong>a – che negli anni ‘40 e ’50 <strong>di</strong>caccia e pesca vivevano e che, sapendola mia passione per gli Spinoni,mi raccontavano le mirabolanti gesta<strong>di</strong> un’ampia comun<strong>it</strong>à stimabile in unasettantina <strong>di</strong> famiglie. Ed eran loro cherifornivano il mercato del pesce d’acquadolce in via Pescheria nel centro<strong>di</strong> Mantova e le numerose trattorieai margini dei laghi che offrivano selvagginacome loro special<strong>it</strong>à.Qualcuno si chiederà perché ho raccontatotutto questo: al <strong>di</strong> là del compiacimentolegato alla nostalgia cheI cani da fango (Pagina 2 <strong>di</strong> 2)tutti nutriamo per i bei tempi passati,vi è il desiderio <strong>di</strong> informare soprattuttoi giovani <strong>di</strong> una realtà così <strong>di</strong>versada quella o<strong>di</strong>erna.I terreni umi<strong>di</strong> sono stati in buonaparte bonificati per far posto a coltivazioni<strong>di</strong> mais, oppure sono <strong>di</strong>ventatioasi <strong>di</strong> protezione LIPU col risultatoche la nutria è rimasta l’unicafauna presente; ed anche i nostri amatiSpinoni sono molto cambiati per essereottimi ausiliari in altre forme <strong>di</strong>caccia e per fornirci gran<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni– sia pur molto <strong>di</strong>verse da quelleche hanno allietato le precedenti generazioni.Però è giusto saper cosaerano i nostri cani del passato, peressere consapevoli del cambiamentoe dei gran<strong>di</strong> valori <strong>di</strong> ieri e <strong>di</strong> oggi.L’evoluzione c’è stata, così comel’attualizzazione rispetto alla v<strong>it</strong>ao<strong>di</strong>erna; ma sta a noi non barattarel’anima del “cane da fango” con ilcane del futuro, bensì mantenere il piùpossibile la versatil<strong>it</strong>à che lo ha caratterizzatoin passato come cane dacarniere e che ha donato ai cinofilidella mia generazione gran<strong>di</strong> gioie,così come ne darà altrettante ai giovaniappassionati <strong>di</strong> oggi.

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