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saracerminarae i colori dellanatura le terre infinite ... - Villa Cambiaso

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villacambiasoPubblicazione di informazione, arte e cultura • N. 10, ottobre 2001 • Reg. Trib. di Savona, reg. period., n. 519/2001 • Sped. in a. p. art. 2 comma 20/C, <strong>le</strong>gge 662/96 SavonaDirettore editoria<strong>le</strong>: Pio Vintera • Direttore responsabi<strong>le</strong>: Ferdinando Molteni • www.cambiaso.3000.it • cambiaso@freemail.it • tel. 019822546 • fax 019806657Editore: Editoria<strong>le</strong> Darsena • Direzione, redazione e amministrazione: via Torino 10, Savona • Stampa: Cooptipograf, c.so Viglienzoni 78r, Savona • Stampato e distribuito in 6000 copieDIMORA STORICA • MUSEO CAMBIASO • ASSOCIAZIONE D’ARTE, CULTURA E COLLEZIONISMOPiccoli equivociZECCHINIE SEBORGALuigi Zecchini era un artista sensibi<strong>le</strong>, distraordinaria intelligenza e di sicuro ta<strong>le</strong>nto.Era anche una bella persona. Deca,nello scorso numero di “<strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong>”ne ha delineato, con garbo e misura, unprofilo commovente.Lo stesso, a <strong>le</strong>ggere il breve saggio diPaola Mallone presente su questo numero,potrebbe dirsi di Guido Seborga, scrittoredi razza che alla nostra città, nel1961, dedicò anche un romanzo.Zecchini e Seborga, pur nel<strong>le</strong> scontatedifferenze, ci sembrano accomunati dauno stesso destino: quello che spinge (pervolontà propria o a causa del<strong>le</strong> circostanze)spiriti non comuni nell’ombra.Un’ombra che, col tempo, diventa talmentefonda da tramutarsi in oblìo, indimenticanza.Eppure, uomini come Luigi Zecchini eGuido Seborga, non possono esseredimenticati. A modo loro, pur nel disinteresseche ebbero in vita per i perversimeccanismi del mondo dell’arte e del<strong>le</strong><strong>le</strong>ttere, sembrano non vo<strong>le</strong>rsi far dimenticare.Che sia un vecchio amico e compagnod’avventure artistiche come Deca ouna giovane e appassionata studiosa comePaola Mallone, qualcuno disposto a prenderela penna in mano per loro sannoancora trovarlo.È sufficiente? Può bastare? Probabilmenteno, anche se è già qualcosa. Soprattuttoperché esperienze umane ed artistichecome quel<strong>le</strong> di Zecchini e Seborgaandrebbero maggiormente conosciute econdivise.Anche perché <strong>le</strong> loro vite — pur nel<strong>le</strong>loro parabo<strong>le</strong>, a volte tragiche — sono pernoi un salutare soffio d’aria fresca, unincoraggiamento e una <strong>le</strong>zione.Di discrezione e di umiltà.Ferdinando MolteniC.C. ART GALLERYMÉTROPOLE CENTERPLACE DU CASINOMONTE-CARLO1-31 OTTOBREDal 6 al 12 ottobre persona<strong>le</strong> a <strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong> dell’origina<strong>le</strong> artista ponentinaLE TERRE INFINITE DI CARMEN SPIGNOAffianca all’attività di pittrice quella di operatrice cultura<strong>le</strong> con un circolo che ospita numerosi artistiIn mostra a <strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong> dal 13 al 19 ottobre con una suggestiva persona<strong>le</strong>SARA CERMINARA E I COLORI DELLA NATURAAnche Cermi, come Carmen Spigno, integra la propria attività artistica con quella di operatrice cultura<strong>le</strong>Carmen Spigno è nata a DianoMarina, in Liguria, e fin dall’infanziasi è dedicata al disegno edalla pittura, manifestando estro creativo.La sua attività artistica risa<strong>le</strong> al 1960,epoca del<strong>le</strong> prime mostre, insieme con ilgruppo del Ciac (Centro italiano artisticocultura<strong>le</strong>) di Imperia diretto dal maestroGiuseppe Balbo di Bordighera.Com’è codificato per l’artista-donna,per molti anni ta<strong>le</strong> attività è stata condizionatadagli impegni della famiglia edalla professione di insegnante, nellaqua<strong>le</strong> ha profuso la sua creatività, praticandoun metodo di insegnamento innovativofondato sul disegno e la pitturacome e<strong>le</strong>menti sinergici e maieutici.Innumerevoli infatti i premi vinti daisuoi alunni in concorsi artistici nazionalied internazionali ed altrettanto numerosigli ex-allievi tuttora impegnati con successonel campo arti grafiche e visive.Numerosi sono stati i corsi di aggiornamentoprofessiona<strong>le</strong> per insegnanti da<strong>le</strong>i tenuti come docente su incaricodell’Irrsae Liguria. Da qualche anno puòdedicarsi interamente alla pittura ed ilsuo lavoro artistico sta diventando semprepiù intenso e qualificato.Fondamenta<strong>le</strong> è stato nel 1997 l’incontrocon il pittore genovese AndreaBagnasco, fondatore del “Gruppo del<strong>le</strong>Terre”, che ha segnato una svolta nellasua pittura, indirizzandola verso nuovericerche cromatiche e stilistiche.Letteralmente affascinata dagli incredibili<strong>colori</strong> del<strong>le</strong> <strong>terre</strong>, da allora si dedicaalla pittura con i pigmenti e <strong>le</strong> resinenaturali. Nella sua pittura, attraverso i“segni” e i “graffiti” e tramite i <strong>colori</strong>incontaminati della terra, emergono l’amoreper la Natura e <strong>le</strong> inquietudini spiritualidel nostro tempo. Dice la pittrice:«Nella nostra terra di Liguria la pitturacon i pigmenti naturali e <strong>le</strong> resine diventaun mezzo straordinario per esprimerenon solo ciò che si vede, ma ciò che sisente, si pensa e si sogna. Attraverso laterra, e<strong>le</strong>mento tangibi<strong>le</strong> e plasmabi<strong>le</strong>, lapittura si concretizza sulla tela, scaturitadalla memoria ancestra<strong>le</strong> dell’Uomo,come sul<strong>le</strong> pareti del<strong>le</strong> grotte diLescaux: un ritorno al<strong>le</strong> origini edall’essenza della vita». Ha partecipato anumerose mostre personali e col<strong>le</strong>ttive,riscuotendo notevoli consensi per l’originalitàdella sua pittura. L’artista vive elavora in Gar<strong>le</strong>nda.Pascal McLeeSara Cerminara, in arte Cermi, è una pittricedi lunga esperienza, come si evincedalla qualità della sua produzione, semprenotevolissima, e dalla consapevo<strong>le</strong>zza delproprio ruolo di “creatrice di emozioni”.«I <strong>colori</strong> dei boschi autunnali — scriveRaffaello Bertoli —, <strong>le</strong> emozioni lancinantidella primavera, <strong>le</strong> geometrie sapienti del<strong>le</strong>vigne, dei campi arati, dei frutteti. I “paesaggi”di Sara Cerminara hanno la dolcezzamalinconica del ricordo, del rimpianto, dellarif<strong>le</strong>ssione estatica. Una pittura accentata dipoesia, attenta ai ritmi, al<strong>le</strong> armonie cromatiche».Ma Cermi non è soltanto un sp<strong>le</strong>ndida artista,è anche un’appassionata operatrice cultura<strong>le</strong>,impegnata nella valorizzazione e nella divulgazionedel<strong>le</strong> arti figurative. È per questo che,nel 1995, ha dato vita al Gala (Gruppo artistico“L’approdo”) con sede a Cogo<strong>le</strong>to. Un circoloche racchiude esperienze diverse: vi siincontrano pittori, scultori, grafici, ceramisti,fotografi, ma anche poeti e narratori. Tuttiaccomunati dall’urgenza di comunicare, diconfrontarsi con il pubblico ma anche tra diloro.Ma l’attività di presidente del Gala, non hafatto dimenticare a Cermi la sua vocazione dipittrice. Del resto la sua attività espositiva ne èuna conferma. Tante sono state <strong>le</strong> occasioni diincontro con il pubblico: dall’esordio “casalingo”di Cogo<strong>le</strong>to datato 1990, al<strong>le</strong> esposizionidi Genova, Lucca, Firenze, Milano, Roma,Ferrara, Matera, Venezia, Padova, CivitanovaI <strong>colori</strong> autunnali di Carmen«Le pennellate di colore traduconoin immagini <strong>le</strong> sensazioni dell’animo,recuperano i segreti moti delcuore attraverso figurazioni vegetalie schemi compositivi di grandefascino e di notevo<strong>le</strong> equilibrionell’insieme.Peraltro i <strong>colori</strong> caldi, autunnali,danno al<strong>le</strong> immagini un tono dicalore intenso che si traduce, perchi li guarda, in un senso di meravigliache sconfigge ogni possibi<strong>le</strong>malinconia».Francesco Gal<strong>le</strong>aMarche, fino al<strong>le</strong> escursioni estere — spessonell’ambito del Premio Italia — a Budapest,Stoccolma, New York, Amsterdam, Nizza.«Si ha la sensazione — continua RaffaelloBertoli — che [Cermi] puntualmente insegua,quadro dopo quadro, i momenti salienti dellacommozione, della sua memoria nostalgica,per farne poi, con la fantasia creatrice, unaghirlanda lungo tutta la sua produzione.Attorno ai suoi “cascinali” remoti, in cima al<strong>le</strong>colline, non mancano certo il frinire dei grilli eil canto a sera dei rosignoli; nei suoi “acquitrini”ci sono intuizioni di rane tra i falaschi;nel<strong>le</strong> sue “marine” c’è la moltiplicazione dellaluce».r.v.c.✳ Mostre a <strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong> ✳Ottobre-dicembre 20016 artisti di Gar<strong>le</strong>nda II29 settembre-5 ottobreMaria Rita BesagnoSandra Caval<strong>le</strong>riAnna CortiVincenzo De RosaMarinella FranchiGraziella MorchioCarmen Spigno6-12 ottobreSara Cerminara (Cermi)13-19 ottobre6 artisti di Gar<strong>le</strong>nda III20-26 ottobreGabry Comina<strong>le</strong>Anna FerrariGiulio MoiranoDonata MoraSanto NalboneGino Pisanello6 artisti di Gar<strong>le</strong>nda IV27 ottobre- 2 novembreGiuseppe FerrandoFlavio FurlaniAgostino GhezziLuigi MarchioniFranca TesseraMaria Teresa TissoneCarlo Giusto3-10 novembreMaria Filì18-23 novembreErmanno Morelli24 novembre-8 dicembreFranca Giugurta9-13 dicembreDi cielo e di mareAvventure, comics, figure15-29 dicembreNapo<strong>le</strong>one vi soggiornò primadella battaglia di Montenotte,Pio VII si raccolse in preghieranella cappella gentilizia,Mussolini si trattenne a pranzo.La grande Storia è passataanche da <strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong>.PROSSIMAMENTEERMANNO MORELLI15-29 dicembre 2001PICCOLO FORMATOCOLLETTIVA DI NATALEPICCOLO PRESEPIOAtrio di <strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong>Un’agi<strong>le</strong> guida,tutta a <strong>colori</strong>,a so<strong>le</strong> 7000 lire


Esordì come scrittore con “L’uomo di Camporosso” pubblicato nel 1948 da Mondadori. Interamente ambientato a Savona “Gli innocenti” del 1961GUIDO SEBORGA, ARTISTA DIMENTICATO«Egli rimane un’esperienza artistica globa<strong>le</strong>, rivoluzionaria, anticipatrice che varrebbe la pena e la doverosa onestà di ristudiare»Far luce — ancorché improvvisa, comedi flash — sulla personalità e sull’operadi un artista è proposito semprearduo e in sé limitante, per chi si accosti allinguaggio estetico e al<strong>le</strong> motivazioni sottesealla produzione di un autore.In maggior misura ciò va<strong>le</strong> nel caso di GuidoHess Seborga (pseudonimo, quest’ultimo,assunto dallo scrittore solo dopo laLiberazione, in omaggio al borgo ponentino,sul<strong>le</strong> alture di Bordighera) romanziere, giornalista,poeta, autore di teatro, pittore, scultoree probabilmente altro ancora.Guido Hess nasce a Torino nel 1909 da unafamiglia che vanta ascendenze liguri, egizianeed ebraiche (fra gli antenati degli Hess ilnoto intel<strong>le</strong>ttua<strong>le</strong> Moses Hess, che con KarlMarx aveva fondato la rivista “RheinischeZeitung” e con Engels, “Gesellschftsspiegel”,ma che poi aveva rotto po<strong>le</strong>micamente con idue filosofi). Viaggiatore instancabi<strong>le</strong>, soggiornaper lunghi periodi a Berlino, a Parigi,a Stoccolma, a Roma e a Milano, oltre chenel Ponente ligure, traendo, ogni volta, linfavita<strong>le</strong> per la sua fervida attività cultura<strong>le</strong> atutto sesto.Ad influenzarlo grandemente saranno Parigie la frequentazione degli artisti — da Eluarda Vercors, da Tristan Tzara a Sartre, daCocteau a Seghers, da Severini a Magnelli, aZadkine e a Music — che renderanno illustrela cultura del secolo appena trascorso:«Parigi ebbe su di me sempre anche primadella guerra — un suo tempo imponderabi<strong>le</strong>;fu il tempo della libertà quando noi vivevamosotto lo zoccolo fascista, che aveva comp<strong>le</strong>tamentealterato la realtà quotidiana eumana. Parigi fu anche una constatazioneintel<strong>le</strong>ttua<strong>le</strong> di molti autori <strong>le</strong>tti, di tanti artistiamati. Le mostre d’arte, i musei, la vita mifecero capire <strong>le</strong> effettive qualità e la misuradi un artista: la vastità e profondità di unmondo compiutamente espresso e comunicato.Le tendenze sono uno dei tanti mezzi peresprimersi, col tempo restano <strong>le</strong>personalità» 1 .Si forma nella Torino antifascista di AugustoMonti — di cui sarà allievo — di FeliceCasorati, di Piero Gobetti, di Massimo Mila,di Norberto Bobbio e della famiglia Einaudi,ma la sua natura insofferente e giustamenteinquieta («Sempre per me conta l’inquietudine,la mia rea<strong>le</strong> e chimerica amante, la solache non mi abbia mai stancato, perché mi haportato il contraddittorio e ricco senso dellavita». 2 ) avversa ai condizionamenti, al<strong>le</strong> ipocrisieed agli schematismi d’ogni sorta, gliimpedisce di concludere gli studi universitarie di laurearsi in filosofia, convinto com’è edichiara, ancora nel Diario, della necessità di«infrangere il tempo, rompere i concetti logisticie stabiliti come categorie chiuse e inamovibili»3 : «Non ho mai creduto — sonoparo<strong>le</strong> dell’autore in un suo articolo del 1947— al<strong>le</strong> nostre scuo<strong>le</strong> superiori. Oziavo e preferivoperdermi nel<strong>le</strong> valli o nel<strong>le</strong> pinete inriva al mare. Preferivo fuggire di casa, andarmeneper il mondo. Conoscere la vita.Leggere libri. Cioè non potevo accettare la“cultura” come me la offrivano <strong>le</strong> università.Non riuscivo ad accettare i testi di storia, cosìcome avrebbero voluto i miei insegnanti,fosse storia in senso proprio, o storia del pensiero,o storia della <strong>le</strong>tteratura. Non ho maicompreso il significato del<strong>le</strong> varie storie“obbiettive”, non so come possano esistere».Guido SeborgaIn un pezzo scritto per il “Bol<strong>le</strong>ttinodell’Unione Cultura<strong>le</strong> di Torino”, del 1946afferma inoltre: «A quelli che vorrebberodividere <strong>le</strong> correnti <strong>le</strong>tterarie in tre quattrocinque tendenze, risponderemo molto francamenteche non abbiamo rego<strong>le</strong>, che teniamoin sospetto tanto il metodo analitico, quantoquello psicologico, e ancora quel modo sensibi<strong>le</strong>e mistico di porsi di fronte al testo conun ordine già stabilito, circoscritto una voltaper sempre, e teniamo in sospetto i nuovimaestri d’umanesimo, di storia, di religione.La nostra misura è altrove, è in una lineasegreta e spazia<strong>le</strong> che inventa la vita ogniistante, nel tempo del suo azzardo».Non solo uomo d’istinto, di pensiero e di cultura,ma d’impegno attivo e di piena partecipazionesocia<strong>le</strong> e a cui non venne mai menouna forte carica di vitalismo, Seborga è strenuodifensore della libertà d’opinione e digiudizio, che lo indurrà prima all’antifascismoed alla lotta partigiana, nel<strong>le</strong> brigatesocialiste “Matteotti”, quindi all’attivismopolitico, nel Partito Socialista, collaboratoredel quotidiano “Avanti!” e vicedirettore dellarivista “Socialismo”, diretta da Lelio Basso.La “fortuna” di Seborga è certamente <strong>le</strong>gataalla produzione romanzesca “del<strong>le</strong> origini”,con i due romanzi mondadoriani L’uomo diCamporosso (1948) e Il figlio di Caino(1949), cui seguirono, fra gli altri, AmoriCapitali (poi Morte d’Europa), per i tipi dell’editoreRebellato di Padova (1959), GliInnocenti , tutto ambientato nella città diSavona, pubblicato a Milano, dall’editoreCeschina (1961), Ergastolo, sulla Genova delporto e degli scioperi operai, edito sempre daCeschina (1963) e Parigi due amori, dellacasa editrice torinese Edizioni dell’Albero(1968).Soffermarvisi imporrebbe un lavoro criticoed esegetico di ampio respiro, auspicabi<strong>le</strong> inaltra sede; qui basti dire del suo “realismo”incisivo ed autentico, fuor di maniera (chericonosce in Verga, Tozzi, Viani e in CorradoAlvaro, per ammissione dello stesso autore, isuoi illustri modelli, ma che forse, ad una piùlucida analisi, è meglio col<strong>le</strong>gabi<strong>le</strong> all’espressionismoromantico di marca tedesca o,per altra via, al surrealismo francese) e delsuo sguardo dilatato d’uomo e d’artistamoderno, che pervade, con rassegnata misura,l’intera sua opera.La sua vena poetica coltivata, qua<strong>le</strong> voce ineludibi<strong>le</strong>,per l’intera esistenza, risulta saldamenteinserita nel filone realista, poco o nullainteressato al<strong>le</strong> categorie del contenuto o aquel<strong>le</strong> formaliste (come la tradizione surrealista,da cui pur deriva — e che l’autore caldamentefece propria —, per opposizione, gliaveva suggerito), ma limpida espressione del“dominio ritmico della materia”.L’attenzione del poeta è tutta per <strong>le</strong> immaginidi un vivere minimo e integra<strong>le</strong> e la poesia,presente ovunque nel rea<strong>le</strong>, è sempre testimonedel sentimento di desolata accettazionedi un’esistenza che risulta fragi<strong>le</strong> e precaria,per l’inesorabi<strong>le</strong> ed incombente presenzadella figura della morte.All’artista, dunque, il compito di rivitalizzareGuido Seborga, Ideografia giallo-cosmica, 80x50, 1967“l’inconfondibi<strong>le</strong> sapore umano”, d’illuminarne,anche se per deboli tratti, <strong>le</strong> più intimeragioni, nella ferma consapevo<strong>le</strong>zza dell’impossibilità,per l’uomo, di vincere la situazionetragica del suo destino ma, anche, di doverprendere d’assalto, alla Don Quijote, la vita etutti i suoi continui pretesti di pienezza.Molto altro si dovrebbe aggiungere, invero,sulla vivacità espressiva di Guido Seborga,pittore e scultore, inventore della cosiddetta“pittura ideografica”, ispirata a modelli pariginima, dice lui, influenzata dalla visione deigraffiti della Val<strong>le</strong> del<strong>le</strong> Meraviglie, di cuil’autore fornisce, nel Diario, un’ampia edaccurata disamina: «L’ideografia ha in sé lacapacità di creare l’uomo nel<strong>le</strong> sue intimeemozioni, nel<strong>le</strong> sue idee, nel suo pensierorea<strong>le</strong> e cosmico sino alla conflagrazione fina<strong>le</strong>.Io invero in me il tutto. Invento anche unanuova anatomia dell’uomo e della donna,sino anche a trasformarne il volto, una nuovaanatomia in misure e dismisure nuovissime.Perché l’ideografia è in sostanza un nuovomodo di disegnare, una forza del sangue pernoi mediterranei. Ritornando al<strong>le</strong> origini (manulla di superficialmente primitivo o rozzamentemisero), svincolandoci nel<strong>le</strong> estremealienazioni attuali, cercando la misteriosarealtà dell’inconscio nella psiche sino allarivelazione... Amo esistere in una fluiditàineluttabi<strong>le</strong>. Non capisco la morte [...]. Espesso ritorno per imparare allaVal<strong>le</strong> del<strong>le</strong>Meraviglie che mi rivela i Principi del<strong>le</strong>Origini e dopo vedo tutta la realtà e gli uominid’oggi più profondamente 4 .Ai luoghi d’una Liguria estrema, che s’apresenza indugi su scenari e scorci d’altra e benmescidata cultura, si riconduce, come pare,l’intera parabola esistenzia<strong>le</strong> di GuidoSeborga, di cui resta mirabi<strong>le</strong> — e documentatoper l’intera produzione — l’accorato tentativodi testimoniare, nel dato artistico, il“meraviglioso fenomeno del vivere e del sentire”5 .«Bordighera vecchia sulla collina ha di fronteStraordinaria affluenza di pubblico per la rassegna dedicata al Santuario di N.S. di Misericordia di SavonaIL SUCCESSO DI FLAVIA FOLCOIn mostra, per la prima volta, anche <strong>le</strong> foto della cappella della Crocetta restaurata da Rosanna Venturinouno spiazzo immenso. Un giardino di agavi edi pini scende sino al mare, al Capo Ampelio.Un’ampia strada e sentieri tra gli alberi unisconoil vecchio paese con la cittadina; qui alpaese vecchio con <strong>le</strong> sue case lavate dalvento, dagli alti muri bianchi o grigi, sotto gliaranci, ci sono <strong>le</strong> betto<strong>le</strong>, luogo di ritrovo,amate da molti. Pescatori scalzi e con <strong>le</strong>maglie logore girano per i vicoli, il paeseattrae, c’è un pubblico vario nel<strong>le</strong> betto<strong>le</strong>,pescatori, coltivatori, turisti [...]» 6 . E ancora:«Qui tutto è ugua<strong>le</strong>, senza monotonia. Laval<strong>le</strong> è tanto ricca e sonora e sa<strong>le</strong>ndo in macchinaverso la montagna, cominci a distinguereanche <strong>le</strong> valli vicine di Borghetto e diVal<strong>le</strong> Bona, sino al col<strong>le</strong> più alto diPerinaldo. E <strong>le</strong> colline hanno tagli fantastici eimprovvisi che sembrano forme umaneinventate da chissà qua<strong>le</strong> gigantesco architettoe scultore; nascono case solitarie, fuori daipaeselli, in posizioni impensate tra alberi epietre, vive d’aria e di luce; vive come ilnostro cuore alla gioia dello spazio, all’ebrezzadell’immenso» 7 . E infine: «La notteera buia ma lucente di cielo e di stel<strong>le</strong>, mauna notte fonda tra gli alberi alti nel vastouliveto pauroso e fantastico, una notte senzaluna, <strong>le</strong> case antiche sembravano sventrate dacolpi di vento, un mistral subdolo che giungevada un mondo ignoto e lontano, oltre ilcrina<strong>le</strong> del<strong>le</strong> colline e del<strong>le</strong> montagne non sipoteva salire, ma la vallata ampia che scendevaal mare, era un imbocco che prendeva ilvento e lo portava sino sui poggi e sui monti,ventate che riempivano la val<strong>le</strong> e gli animidegli uomini 8 ».Malgrado l’ostracismo della <strong>le</strong>tteratura “ufficia<strong>le</strong>”e la caduta piena (Seborga non ha fattonulla per fermarla!) dal canone tradiziona<strong>le</strong> ece<strong>le</strong>brativo («Chi, oggi, conosce, il nome diGuido Seborga?») egli rimane un’esperienzaartistica globa<strong>le</strong>, rivoluzionaria, anticipatrice(a tal proposito, per coloro che navigano suInternet, il nuovo sito dell’artista, elaboratocon cura e con particolare affetto dalla figliaLaura Hess è: web.tiscali.it/guidoseborga)che varrebbe la pena e la doverosa onestà diristudiare e di comunicare a un pubblicosempre più disorientato.NotePaola Mallone1 Cfr. G. SEBORGA, Occhio fol<strong>le</strong> occhio lucido,Milano, Ceschina, 1968, p. 21.2 ID., Tra pietre antiche, l’inquietudine, in “Lafiera <strong>le</strong>tteraria”, 27 novembre 1955, p. 3.3ID., Occhio fol<strong>le</strong> cit., p. 9.4 ID., Occhio fol<strong>le</strong> occhi lucido, in G. SEBORGA,Pittura ideografica, catalogo della mostra allaGal<strong>le</strong>ria Narciso di Milano, 18 apri<strong>le</strong>-10 maggio1974, Torino, 1974, pp. 10-11.5 Cfr. A.M. ORTESE, Corpo ce<strong>le</strong>ste, Milano,Adelphi, 1997, p. 61.6 G. SEBORGA, Storia di uomini del paese vecchio,in “Corriere mercanti<strong>le</strong>”, 8 apri<strong>le</strong> 1959, p. 3.7ID., Donne in corriera, in “Il Lavoro Nuovo”, 11novembre 1946, pp. 2-3.8 ID., Il diavolo a Perinaldo, in “CorriereMercanti<strong>le</strong>”, 2 Ottobre 1959, p. 3.Non vi è dubbio che sia stato uno degliavvenimenti culturali della stagione, lamostra Omaggio al Santuario di FlaviaFolco realizzata con la collaborazione di RosannaVenturino. Un’affluenza di pubblico straordinariaha confermato quanto affetto ed interesse circondinoil santuario cittadino, coloro che lavoranoper il suo recupero e la sua valorizzazione, e illavoro di Flavia Folco che, al luogo dell’apparizionemariana, ha indissolubilmente <strong>le</strong>gato il proprionome.In mostra, infatti, vi era una cospicua rappresentanzadei disegni della Folco che, dalla fine deglianni Quaranta ad oggi, ha instancabilmente dedicatoall’arte, alla natura, alla gente del Santuario.Sì perché Flavia Folco, alla stregua dei viaggiatoridei secoli passati, non si muove se nella borsa nonha una manciata di fogli da disegno e qualcosaper tracciarvi sopra dei segni (una mattina, maanche una penna o un pennarello…). E, dunque, illavoro della Folco, prima ancora che un’attivitàartistica (che pure è) appare come un lavoro dacronista, da documentarista, da studiosa.Il successo della mostra, infatti, ha anche confermatocome il passato, ma anche il presente di unluogo, possa essere efficacemente rappresentatoda un disegno, da un’opera che, al contrario dellafotografia, appare non oggettiva, ma filtrata dauna sensibilità, da una cultura. Dunque doppiamentesignificativa.Al<strong>le</strong> opere di Flavia Folco erano affiancate, perprecisa volontà dell’artista, <strong>le</strong> fotografie del recuperodella cappella della Crocetta, realizzato dall’architettoRosanna Venturino.Omaggio al Santuario è stato, dunque, un’occasioneper fare il punto su una del<strong>le</strong> zone più bel<strong>le</strong>e trascurate della città, per secoli meta di pel<strong>le</strong>grinaggied oggi, ma non da oggi, condannato ad un<strong>le</strong>nto declino. A questo declino, fortunatamente,non crede Flavia Folco e, ci piace pensarlo, anchemolti dei savonesi — politici, intel<strong>le</strong>ttuali, artisti,persino devoti — che hanno gremito <strong>le</strong> sa<strong>le</strong> dell’esposizionedi <strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong>.E Flavia Folco non si è fatta sfuggire l’occasione,e con pazienza, ma anche con decisione, a tutti haspiegato <strong>le</strong> ragioni profonde che guidano questasua straordinaria e importante “crociata”.r.v.c.[A lato: il sindaco di Savona Carlo Ruggeri,Rosanna Venturino (al centro) e Flavia Folco]2


Intervista / Parla il curatore della “mostra-evento” dell’anno, Nicola Mi<strong>le</strong>tiPICASSO? MEGLIO DI NIENTELa rassegna del pittore spagnolo — afferma Mi<strong>le</strong>ti — è servita a dare «uno scrollone» alla cittàNicola Mi<strong>le</strong>ti è stato incaricato dalcomune di Savona dell’al<strong>le</strong>stimentodella mostra di Picasso sul Priamàr.Direttore del Museo della ceramica diCastellamonte, curatore ed organizzatore dimostre, in passato si è dedicato alla ceramica,alla scultura, alla pittura e alla scenografia.Ama definirsi un “operaio del<strong>le</strong> mostre”.Ho avvicinato Mi<strong>le</strong>ti per conoscere il suoparere sulla mostra di Picasso, soprattuttodopo l’intervista di Mauro Malmignati sulloscorso numero di “<strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong>”. Pernulla preoccupato, sempre pieno di al<strong>le</strong>gria evivacità, mi ha dedicato il suo preziosotempo per controbattere al<strong>le</strong> affermazioni diMalmignati. Ne è risultato un colloquio cordia<strong>le</strong>,costruttivo, distensivo in cui, tra l’altro,è emerso un allineamento con <strong>le</strong> opinionidi Malmignati sul tema della comunicazionecultura<strong>le</strong> e artistica.La mostra di Picasso è stata uti<strong>le</strong> perdivulgare il messaggio dell’arte? Ne seisoddisfatto? Non pensi di aver offerto alpubblico un prodotto artistico non bencomprensibi<strong>le</strong>, tanto da poter essere banalizzatodai visitatori? Cosa deve rappresentarel’arte per la gente, come insegnaread avvicinarla, a conoscerla meglio?Discorso lungo e comp<strong>le</strong>sso. La mostra potevaessere di Picasso come su Michelangelo osu Giotto. La gente è totalmente impreparata,incompetente, ignorante. Non per sua colpa,Caro Pio Vintera, la mia amica RenataMinuto mi aveva invogliata ad esporreinsieme con gli altri nella mostra al<strong>le</strong>stitain ricordo di Luigi Pennone.Onestamente non potevo: non ho mai espostonella gal<strong>le</strong>ria di Sant’Andrea! Ciò nonostante,grazie al<strong>le</strong> assidue frequentazioni, ebbi modo giovanissimadi entrare nel mondo della pittura cheportò i miei interessi verso altre città ove mi ritrovaiinnanzi ad un Goya o un Leonardo Da Vinci.Nel decennio tra il 1950 e il 1960 pochissimi artistiche conobbi ebbero il coraggio di affirontaredei viaggi per conoscere più vicìno i capolavoridella storia o quelli più recenti per es. di unChagall, un Pollock, un Birolli o un Morlotti.L’interesse mi spinse all’Accademia Albertina diTorino nello studio di Felice Casorati, poi a quellaLigustica di Genova e infine presso lo scultore,ceramista e pittore Achil<strong>le</strong> Cabiati che non avevamai visto un Picasso, ma era stato a Roma conGuttuso. Egli, gentilmente mi offrì in quel diVado Ligure, una stanzetta con un focolaio oveavrei potuto realizzare il mio studio pittorico.Nella cantina sottostante, dove nascevano nell’umiditài pezzi destinati al fuoco del forno a <strong>le</strong>gna,ma per una società che non sa offrire una purminima base cultura<strong>le</strong>. È solo capace diimbottirci di sottoprodotti, di bombardarci disesso, acqua minera<strong>le</strong>, Coca-cola. Che differenzapassa tra un quadro di Giotto eCaravaggio? La gente guarda e commenta“che bel viso, mi sorride, sembra che simuova”. Fine della storia. Dunque la mostradi Picasso è giusto che ci sia stata, perché c’èbisogno di uno scrollone.Preso atto dell’inclinazione dell’amministrazionepubblica a spendere per l’“evento”,su qualcosa che faccia comunque parlaredi se, qua<strong>le</strong> autore consiglieresti?La cultura, da un’amministrazione, è sempreUn’opera di Anja della qua<strong>le</strong> Mi<strong>le</strong>ti ha al<strong>le</strong>stito una mostral’ultima ad essere presa in considerazione. Èpur vero che ci sono molti bisogni primaricome l’asilo, la strada, il ponte, la carta igienicadegli uffici pubblici… e che la basefinanziaria per divulgare la cultura è semprepovera. Tuttavia occorre che un comuneoperi per una cultura di base che non obblighiil grande pubblico ad andare a Parigi pervedere Picasso. Ben spesi, dunque, in soldiper la nostra mostra: sono serviti per far fruireun prodotto artistico. Almeno sono statispesi per l’arte.Tu Mauro Malmignati, pittore, io NicolaMi<strong>le</strong>ti, operaio del<strong>le</strong> mostre, siamo uniti dauna grandissima gioia: quella di amareentrambi l’arte. Sono d’accordo con te — emi fa ma<strong>le</strong> — quando affermi che l’arteviene derisa. Ma fino a quando, caro Mauro,non ci metteremo in testa di prendere lagente per mano e aiutarla a camminare, essacontinuerà a ridere della testa di Picasso contre occhi.Poi, “come operaio del<strong>le</strong> mostre”, sono aposto con la mia coscienza. Mi è stato chiestoun servizio e l’ho eseguito nel modomigliore. Certo, non ci si poteva aspettare,per questa mostra, pezzi unici di Picasso. Lasomma a disposizione non sarebbe stata sufficiente.Però uno scrollone c’è stato eSavona ha risposto bene, tutto sommato.Certo, il caso della mostra di Anja, che horecentemente al<strong>le</strong>stito ad Albisola è bendiverso: la gente è felice di visitarla perché èdi faci<strong>le</strong> ed immediata comprensione. Adattaalla sua mentalità… non si sforza.Pio VinteraLettera / In margine alla grande mostra ce<strong>le</strong>brativa di Luigi PennoneLE AMICIZIE DI UN’ARTISTA DEGLI ANNI 60Sul prossimo numero un articolo “controcorrente” sull’attività del ce<strong>le</strong>bre gal<strong>le</strong>rista savoneseRenata Minuto e Rita Spirito stavano per volgeread altri lidi.Qui appresi la manualità dell’argilla con RivoBarsotti e collaborai con Cabiati al<strong>le</strong> commissioniper pannelli in ceramica artistica per l’edilizia el’elaborazione di portali per cancellate in ferro.Purtroppo, in quel tempo, disdegnai l’offerta cheil vecchio, caro Lorenzo Bonfiglio pittore e affrescatore,mi fece offrendomi un lavoro da “boccia”nel Santuario del Bambin Gesù di Arenzano.Rifiutai anche l’offerta che mi fu proposta daEliseo Salino di Albisola di seguirlo inDanimarca ove avrebbe dovuto fare dei grandipannelli in ceramica. Intercalando lavori d’ufficionecessari per l’acquisto del materia<strong>le</strong> con il qua<strong>le</strong>poter comprare il necessario per fare arte, condussiscelte consone alla mia personalità. Dal 1959 al1965 vissi gli anni più entusiasmanti culturalmentefrequentando Albisola nel suo momento sp<strong>le</strong>ndidodi So<strong>le</strong> e di Lune magnetiche. Poi accadderodei fatti che cambiarono il mio approccio con lapittura senza, tuttavia, restarne estranea collaborandoalla Gal<strong>le</strong>ria La Tana, d’Antiquariato in ViaPia, entrambe in Savona, alla Pescetto in Albisolae allo Zodiaco di Vara7 e, insoddisfatta, dopoessere rimasta affascinata dal si<strong>le</strong>nzio dellacasa-museo di Arturo Martini, m’isolai dalla cerchiadegli amici dell’arte, continuando ad alternarelavoro d’ufficio e ricerca pittorica continuandoad esporre al Premio Naziona<strong>le</strong> Città di Imperia.L’amicizia costruttiva con Dante Tiglio, AldoChiar<strong>le</strong>, Arecco, Giuseppe Bertolazzi, GiorgioBonelli, e la predi<strong>le</strong>tta Caterina Volta con DarioMezzano, non furono sufficienti a ridarmi la serenitàche desideravo. Così cominciai a scrivere.Dalla solitudine al coinvolgimento con ‘11Narciso” ed il Premio di Poesia Leporati a Torino.Vincendo premi e segnalazioni. Insieme al poetasavonese Giancarlo Satragno conobbi: AngeloPrini, Minnie Alzona. Enotrio Mastrolonardo,Renato Righetti, Massimo Grillandi. Da AldoCapasso, ad Altare, e da Dino Dardi a Trieste,ebbi consigli tecnici sullo scrivere. Le scelte dellavita si svolgono come una girandola colorata cheora si ferma, ora riprende a girare vorticosa sulsuo asse innamorata dei vento che la sfiora. Sonoqui a proporre, se lo ritieni, un breve scritto suLuigi Pennone. Cogliendo l’occasione per inviarela quota socia<strong>le</strong> di “<strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong>” per il 2002.Silvana Alliri VenturinoLettera / Continua il dibattito sul<strong>le</strong> attività locali“EVENTI” POCO CULTURALIUn dato pericoloso? La crisi qualitativa e quantitativa del pubblicoCondivido i giudizi espressi da Molteni sul<strong>le</strong> caratteristiche che deve avereuna seria politica cultura<strong>le</strong> e, in particolare, condivido un deciso fastidio perl’uso, ormai diffusissimo, della parola “evento”.È solo una piccola, innocua moda, ma è anche la spia di un certo modo di intenderela politica e <strong>le</strong> scelte culturali che mi sembra molto discutibi<strong>le</strong>.Oggi qualsiasi ente, pubblico e privato, dal più importante ministero alla più minuscolaproloco di paese non realizza più iniziative, ma “eventi”. Assurge al rango dievento qualunque pur modesto avvenimento.E’ solo una sostituzione linguistica? Non credo. In realtà da qualche anno a questaparte gli enti pubblici hanno smesso, comp<strong>le</strong>ssivamente, di costruire una loro politicasulla cultura (ma aggiungo anche sulla formazione e sulla scuola) e il bisogno dicoordinamento, l’esigenza di col<strong>le</strong>gamento tra <strong>le</strong> realtà esistenti è venuta progressivamentemeno.Oggi ogni ente tende a proporre <strong>le</strong> proprie iniziative, svincolandosi dal lavoro congli altri; <strong>le</strong> scelte si orientano sempre più su ciò che può colpire, fare effetto: la politicaverso la cultura, che dovrebbe durare tutto l’anno, è sostituita da una serie diepisodi isolati, privi di riferimento tra di loro e di col<strong>le</strong>gamento con la realtà in cuisono realizzati.Una seria politica cultura<strong>le</strong> chiede, anzitutto, la valorizzazione del<strong>le</strong> realtà locali,non per provincialismo ma perché soltanto un serio sforzo verso <strong>le</strong> arti figurative, lamusica, l’editoria a livello loca<strong>le</strong> può consentire a queste realtà di offrirsi ai cittadinie di misurarsi confrontandosi. Occorre faticare per coordinare il lavoro dei musei,della biblioteca, del<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> con gli enti piccoli e grandi e con i singoli: uno sforzodefatigante, ma inevitabi<strong>le</strong>.La realtà loca<strong>le</strong> può produrre molto sul piano qualitativo: se la politica cultura<strong>le</strong> siriduce a una serie di scelte di pura ospitalità si ottiene il risultato di deprimere laqualità della ricerca a livello loca<strong>le</strong>.Viene alla mente l’antico detto: non dare all’affamato solo un pesce: insegnagli apescare!Occorre sapere sempre conciliare la doverosa ospitalità verso artisti molto noti (undoveroso arricchimento di tutti) con l’offrire spazi, occasioni, certezze all’iniziativaloca<strong>le</strong>.Ma incombe l’ “evento”: quindi <strong>le</strong> poche risorse si concentrano su alcune iniziativedi indiscutibi<strong>le</strong> richiamo ben amplificate dai giornali.In realtà ciò non aiuta a crescere e a ricostruire un pubblico attento, partecipe ematuro.La crisi qualitativa e quantitativa del pubblico è oggi, a mio avviso, un dato ri<strong>le</strong>vantee pericoloso: anche nel<strong>le</strong> stagioni concertistiche più prestigiose si sta assistendoalla concentrazione dell’interesse su pochi, chiamiamoli pure, “eventi” solo il pubblicopiù esperto — una minoranza — ha gli strumenti per differenziare <strong>le</strong> sue scelte;per il resto, pensiamo solo al fenomeno dei Tre Tenori e del<strong>le</strong> loro ripetute costosissimeesibizioni, sta preva<strong>le</strong>ndo una fruizione non qualitativa anzi, mediata da unpreva<strong>le</strong>nte e soffocante sistema pubblicitario e commercia<strong>le</strong> distorcente e dequalificata.Anche nella cultura, va<strong>le</strong> la <strong>le</strong>gge dell’economia: la moneta cattiva scacciaquella buona.Insomma, per essere bruta<strong>le</strong> e chiaro, negli “eventi” di cultura ce n’è ben poca, unapolitica costruita su iniziative isolate e casuali, come sta purtroppo preva<strong>le</strong>ndo, nonsvolge una funzione di crescita, di stimolo, di confronto, ma solo la funzione di soddisfarealcune esigenze turistico-commerciali, certamente importanti, ma che sperabilmentenon dovrebbero essere preva<strong>le</strong>nti.Molte realtà significative, anche nella nostra realtà (circoli culturali, laboratori teatrali,associazioni, scuo<strong>le</strong> ) continuano il loro lavoro, ma in solitudine: in questosenso <strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong> ha già svolto un ruolo molto positivo ed ha potenzialità anchemaggiori per il futuro; è una bella iniziativa, fatta di aperture, di ospitalità e di dialogoche sa coltivare con cura quel rapporto con studiosi, artisti, musicisti, semplicicittadini che non accettano di essere fruitori passivi ed aspirano a fare, capire eragionare.Realizzare una mostra, un dibattito, un concerto non serve solo a chi lo realizza, maanche a tutti coloro che ne sanno usufruire con la loro sensibilità e la loro attenzione.In questo modo si aiuta a crescere e si tiene in piedi l’insieme dei rapporti sociali eumani che sono parte integrante della nostra vita.Sergio TortaroloSotto: Pio Vintera, Fortezza del Priamàr (particolare), olio su tela, 60x200,1981 (Col<strong>le</strong>zione E. Motta)3


Nel<strong>le</strong> sa<strong>le</strong> espositive, dal 29 settembre al 5 ottobre, continua la grande col<strong>le</strong>ttiva del gruppo “Amici nell’arte”GLI ARTISTI DI GARLENDA A VILLA CAMBIASOTante voci unite dalla passione per <strong>le</strong> arti figurative. Il circolo consente un costante scambio di esperienze ma anche l’organizzazione di mostre come questaMARIA RITA BESAGNOSANDRA CAVALLERIANNA CORTIMaria Rita Besagno, pittrice attiva all’interno del circolocultura<strong>le</strong> “Amici nell’arte” di Gar<strong>le</strong>nda, si dedica datempo al<strong>le</strong> arti figurative. I suoi dipinti, pur partendoda un dato realistico, grazie ai particolari e agli ambienti scelti,suggeriscono all’osservatore un mondo poetico che si nutre disentimenti ed emozioni. I suoi visi, il suo particolare approccioall’ambiente natura<strong>le</strong>, la perizia tecnica, rendono la pittura diMaria Tira Besagno interessante e godibi<strong>le</strong>.VINCENZO DE ROSALigure, Sandra Caval<strong>le</strong>ri, ha insegnato ing<strong>le</strong>se nel<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong>superiori per diciotto anni e contemporaneamente ha coltivatoil suo interesse per la ceramica, tramutandolo inuna ricerca persona<strong>le</strong>. Nel corso del tempo ha imparato a conoscerela terra, a modellarla, a renderla viva ed insieme ha affinatola sua capacità scultorea. Studi e sperimentazíoni l’hannocondotta all’uso della tecnica Raku alla qua<strong>le</strong> si dedica in questiultimi anni. Ha realizzato mostre personali, partecipato a col<strong>le</strong>ttivee a premi nazionali ed internazionali.MARINELLA FRANCHIAnna Corti è nata a Torino dove frequenta l’istituto stata<strong>le</strong>d’arte per il disegno della moda e del costume. Entra finda giovanissima nel mondo della moda come stilista edisegnatrice di tessuti collaborando con <strong>le</strong> più importanti aziendedi abbigliamento per molti anni.La pittura è una passione che l’accompagna e alla qua<strong>le</strong> oggi sidedica comp<strong>le</strong>tamente.I suoi quadri sono sensazioni, desideri, fughe verso la libertà.GRAZIELLA MORCHIOVincenzo De Rosa è nato il 17 marzo 1957 a Loano dovevive con la sua famiglia e lavora nel suo studio in viaTagliamento 15.Solo nel 1999 inizia l’attività pittorica con grande forza divolontà e determinazione.Nel corso di due anni ha partecipato a numerose mostre col<strong>le</strong>ttivee concorsi di pittura. È inoltre socio di diversi circoli dove haconosciuto molti artisti con i quali può scambiare opinioniriguardo ad un argomento che più di ogni altro è soggettivo : lapittura.Vincenzo De Rosa, pittore giovane e pieno di “grinta”, di estrazioneastrattista e del parere che un quadro deve essere un quadroe basta.Rifugge dal<strong>le</strong> imitazioni, perché imitare la natura? Un paesaggio,del<strong>le</strong> case o la figura? Non ha senso.Per questo usa il colore così d’istinto, senza ripensamenti e ilrisultato è valido.Nei quadri di Vincenzo De Rosa uno ci si può vedere tutto quelloche vuo<strong>le</strong>, in questa maniera si raggiunge lo scopo della pitturache non è certo quello di imitare ma è pura invenzione efantasia.Ha partecipato a numerose mostre col<strong>le</strong>ttive, a rassegne estemporaneee a concorsi ottenendo sempre lusinghieri apprezzamenti.Umbra cresciuta in Liguria, Marinella Franchi, cessati gliimpegni professionali, nell’anno 1998 si è iscritta all’associazioneartistica “Lo Schizzo” di Toirano, dove hafrequentato vari corsi di acquerello.Iscritta all’Unitre di Loano, ha frequentato i corsi tenuti sul<strong>le</strong>diverse tecniche pittoriche approfondendo l’acquerello conFranca Tessera. Realizza anche pittura su tessuto.Infine si è iscritta al circolo artistico “Amici nell’arte” diGar<strong>le</strong>nda.Antonio Donorà ha scritto: «l’incisiva capacità di ricezione e ilconseguente trasporto poetico che <strong>le</strong> opere di Marinella Franchisanno trasmettere, instaurano un dialogo con l’osservatore chenon ha difficoltà ad ammirare. Chiarista nel colore, si sta formandouno sti<strong>le</strong> persona<strong>le</strong>».«I dipinti di Marinella Franchi — aggiunge Antonia Mariani —,sono il risultato di una mediazione tra l’attenta osservazionedella realtà e la poetica interpretazione del<strong>le</strong> sue emozioni, sipresentano al nostro sguardo freschi, misurati, gradevoli; ci raccontanol’amore per gli animali, la natura, i paesi lontani rimastinei suoi ricordi, la sua quotidiana attenzione per la vita che lacirconda e, contemporaneamente, il diritto di appartenenza adun mondo genti<strong>le</strong> e fantastico».Graziella Verardo Morchio si è data alla pittura da pochianni, dopo aver dedicato il suo tempo al lavoro ed allafamiglia.La pittura è sempre stata una del<strong>le</strong> sue passioni. Autodidatta, hafrequentato i corsi di pittura ad olio e ad acquerello di AntonioDonorà e Antonia Mariani, che <strong>le</strong> hanno permesso di esprimereliberamente <strong>le</strong> sue aspirazioni.Nella sua pittura traspaiono i ricordi, i sogni, <strong>le</strong> atmosfere e <strong>le</strong>emozioni del suo vissuto. Vi si intravede una gioiosa speranzanel futuro.È iscritta ad alcune associazioni culturali, fra cui, l’associazioneartistica “Lo Schizzo “ di Toirano, il circolo artistico-cultura<strong>le</strong>“Amici nell’arte “ di Gar<strong>le</strong>nda e Unitre di Alassio.Vive e lavora in Albenga.Nel 2000 ha esposto alla Mostra Col<strong>le</strong>ttiva “Gumbi” di Toiranoe alla col<strong>le</strong>ttiva natalizia, sempre a Toirano.5


Nel<strong>le</strong> sa<strong>le</strong> espositive, dal 20 al 26 ottobre, continua la grande col<strong>le</strong>ttiva del gruppo “Amici nell’arte”GLI ARTISTI DI GARLENDA A VILLA CAMBIASOIn questa “sezione” compaiono anche la ceramica e la scultura, ulteriore testimonianza della ricchezza espressiva degli artisti ponentiniGABRY COMINALEANNA FERRARIGIULIO MOIRANOGabry Cornina<strong>le</strong> è nata a Genova. Dopo esperienze pittorichesviluppate in ambito regiona<strong>le</strong>, si avvicina allaceramica partecipando ad un corso presso la FabbricaCasa Museo Mazzotti 1903 di Albissola Marina. Dal 1997 frequentala Scuola di Ceramica di Albisola Superiore. Si avvicinaal<strong>le</strong> metodologie Raku sotto la guida del maestro GuidoGarbarino. Nel biennio 1997-98 al<strong>le</strong>stisce una persona<strong>le</strong> e partecipaa numerose col<strong>le</strong>ttive fra <strong>le</strong> quali spiccano la “Muffolad’argento”, la prima rassegna naziona<strong>le</strong> “Albisola città d’arte eceramica” e numerose partecipazioni ad esposizioni nella saladel comune di Savona. Nell’estate del 1998 — dopo un lusinghierosuccesso ottenuto a Sestri (prima classificata) — partecipacome assistente di Claudio Carrieri a “SpiaggiArte”. Nellostesso anno entra a far parte de “Il giardino del mago”, gruppoartistico che lavora in interazione con il socia<strong>le</strong>, con il qua<strong>le</strong>partecipa ad eventi-performance in Italia e all’estero. Tra <strong>le</strong>mostre recenti si segnalano <strong>le</strong> varie edizioni di “Artisti in bilico”(Savona) e <strong>le</strong> rassegne del presepe d’arte. Nel 2000 partecipaancora a “SpiaggiArte” come assistente di Graziano Marini eAnsgar Elde e realizza la costruzione del totem progettato dalloscultore Yoshin Ogata. Alcune sue opere sono esposte nella gal<strong>le</strong>riadi Anna Osemont ad Albisola Marina.Anna Ferrari nasce a Sanremo il 4 marzo 1965. Il padreGiuseppe Ferrari era pittore, scrittore, musicista e studiosodi storia loca<strong>le</strong>. Sin dalla prima infanzia inizia adipingere e disegnare, soprattutto ad acquerello.Nel 1988 ottiene in dottorato artistico in pittura all’Accademiadi bel<strong>le</strong> arti di Genova. Dopo vari corsi di specializzazione intraprendela carriera imprenditoria<strong>le</strong>, dapprima nel settore dellagrafica e dell’editoria, successivamente nell’ambito del webdesign.Nella primavera del 2001 prende contatto con l’associazione“Amici nell’arte” di Gar<strong>le</strong>nda e partecipa con entusiasmoad alcune iniziative, tra cui la II bienna<strong>le</strong> d’arte contemporaneaal castello di Gar<strong>le</strong>nda.Non ricordo con esattezza quando ho conosciuto Moirano; mi sembradi conoscere da sempre il suo sorriso, i suoi modi di fare.L’amore per i campi, la pesca, la caccia intesa nei suoi giustilimiti, ne fanno una del<strong>le</strong> poche personalità artistiche, al giorno d’oggiancora aderenti alla natura che ci circonda. Ben ha fatto Manuela Gaia acitare il verso montaliano “Pietre di spugna ritornano alla vita”, a propositodella pietra di Cisano, “colorata dal so<strong>le</strong> e dall’argilla e punteggiatada innumerevoli diaspri, battuta, corrosa, resa aspra e ruvida dall’acqua edal vento”. Non tralasciando la pietra del Fina<strong>le</strong> che “più pura, rosata,all’apparenza più delicata e soave emana ancora il profumo di mare epiante aromatiche…” […].Aldo GhidettiDONATA MORASANTO NALBONEGINO PISANELLODonata Mora è nata a Cassano Magnago (Varese). Dopostudi ed esperienze nel campo della pedagogia e dellapsicologia infanti<strong>le</strong>, ha sviluppato e maturato un profondointeresse per <strong>le</strong> pittura studiando all’Accademia di bel<strong>le</strong> artidi Brera a Milano sotto la guida di Saverio Terruso«Compaiono nel lavoro di Donata Mora — ha scritto MiriamScherini —, tracce <strong>le</strong>ggere, orme fugaci abbozzate alla matita,acquarellate con tocchi vivaci di colore che, come infiorescenzedissolte, ti sospingono ad inseguire il percorso di un lungo viaggio.S’incontrano allora schizzi appena appuntati, brevi chiosedi chi si sofferma, annota e va oltre, ma che a tratti dilagano inimmagini si<strong>le</strong>nti e cristalline, memorie o presenze che affiorano,lontane dai simulacri in pixel del chiassoso navigare odierno».Ha esposto alla col<strong>le</strong>ttiva della Gal<strong>le</strong>ria di via Giovasso(Milano) nell’apri<strong>le</strong> 1982, in Donne… presso l’ex scuola mediadi Cervignano del Friuli nel dicembre 1996, in Antropologosnell’ex chiesa di Sant’Anna a Caltagirone ancora nel dicembre1996, in Tracce dei sensi e Percorsi presso la sala “Everest” diBusto Arsizio rispettivamente nel febbraio 1997 e marzo 1998,in col<strong>le</strong>ttiva con Michela Marcellino presso la Gal<strong>le</strong>ria d’artedel Santuario di Santa Maria a Busto Arsizio, alla col<strong>le</strong>ttiva estivaorganizzata dalla Proloco di Gar<strong>le</strong>nda (1999) e alla col<strong>le</strong>ttivadel Tennis Club di Castano (Milano) nel settembre 2000.Santo Nalbone, attivissimo socio dell’associazione cultura<strong>le</strong>“Amici nell’arte” di Gar<strong>le</strong>nda propone una pittura istintiva,ricca di echi provenienti da culture folkloriche lontane.Suggestivo l’uso dei <strong>colori</strong> e l’utilizzo della luce che consenteall’osservatore un approccio non mediato con l’arte di Nalbone.Ma quello che rende “importante” il lavoro di Santo Nalbone è l’attenzionea temi di stringente attualità, come l’ambiente, la globalizzazione,l’utilizzo dell’energia. Nalbone, in definitiva, si colloca inuna linea artistica che rifugge l’arte come intrattenimento ma che lanobilità con messaggi capaci di far rif<strong>le</strong>ttere sul<strong>le</strong> contraddizioni delmondo contemporaneo.Così l’artista descrive il suo quadro Dove si va? (nella foto): «Ilmondo andrà dove l’uomo lo farà andare. Il futuro dipende da noi.Possiamo costruire un mondo migliore oppure continuare a distruggerlo».L’artista ha esposto presso la Sala Avis di Noli (22 dicembre 2000-6gennaio 2001); dal 20 al 28 febbraio 2001 ha partecipato alla VIrassegna d’arte Metti una canzone in cornice presso <strong>Villa</strong> Ormond aSanremo; dal 18 al 29 apri<strong>le</strong> ha partecipato alla mostra-concorso diprimavera L’arte italiana nel III mil<strong>le</strong>nnio presso l’Auditorium diPietra Ligure ottenendo una menzione particolare per l’operaGlobalizzazione; alla rassegna severiade dell’Accademia Sever divia della Moscova a Milano si è classificato al secondo posto conl’opera Nuc<strong>le</strong>are.Ha partecipazione al concorso Massenzio ArtAmbiente 2001 presso“Massenzio Arte” di via Pa<strong>le</strong>rmo a Roma. Di rilievo, dal 1 luglio al30 settembre la sua mostra persona<strong>le</strong> Il G8 a <strong>colori</strong>, presso il Pubbydi Noli.Gino Pisanello svolge la sua attività artistica a Campochiesad’Albenga. Ha studiato e lavorato in Messico ed in Italia. Èmembro di diverse associazioni culturali. Partecipa attivamenteal<strong>le</strong> più importanti manifestazioni artistiche regionali e nazionali conseguendopremi ed affermazioni. Del suo lavoro si sono interessatinumerosi quotidiani, settimanali e riviste d’arte. Sue opere si trovano innumerose col<strong>le</strong>zioni italiane e straniere. «Dei suoi dipinti ad olio suvelluto — scrive Luciano Marcucci — hanno parlato ormani tanti criticiin Italia ed all’estero. Un po’ meno si è parlato dei suoi olii su tela edel suo lavoro di ceramica e mosaico. Gino Pisanello, artista versati<strong>le</strong>che vanta una lunga esperienza di lavoro in Messico, esprime sempre,in ogni caso, un notevo<strong>le</strong> senso classico sia della forma che della composizione,caratterizzato da una fine vena intimistica».6


Nel<strong>le</strong> sa<strong>le</strong> espositive, dal 27 ottobre al 2 novembre, si conclude la grande col<strong>le</strong>ttiva del gruppo “Amici nell’arte”GLI ARTISTI DI GARLENDA A VILLA CAMBIASODall’informa<strong>le</strong> alla ritrattistica, dal paesaggio alla scultura: tante esperienze nel nome dell’amore per <strong>le</strong> arti figurativeGIUSEPPE FERRANDOFLAVIO FURLANIAGOSTINO GHEZZINato a Loano nel 1942, Giuseppe Ferrando vive e lavoranella vicina Ceria<strong>le</strong>. La sua opera, oltre che rif<strong>le</strong>ttereuna cultura artistica di autodidatta maturata negli anniattraverso uno studio appassionato del<strong>le</strong> varie correnti pittoriche,rivela tutto il suo amore per la propria terra, per il mare, per<strong>le</strong> bel<strong>le</strong>zze della natura, per il suo mondo di cui tentò di catturarela poesia ed il mistero. Ha cominciato ad esporre <strong>le</strong> proprieopere nel 1997. «Libero per la sua pittura d’azione — scriveAlfredo Pasolino —, i quadri di Giuseppe evidenziano un persona<strong>le</strong>naturalismo cromatico intessuto di luce e di subconsciaccenti archetipali, quasi gangli del suo racconto biomorficoricostruito in senso espressionista, con una forza dirompente delcolore e trasfigurazione della vita in opera».LUIGI MARCHIONIFlavio Furlani, fotografo e scultore, ha lo studio di sculturaad Albenga È va<strong>le</strong>nte fotografo ed abi<strong>le</strong> scultore in <strong>le</strong>gno,marmo e materiali vari. Autodidatta, ha scoperto la suainclinazione artistica da bambino, quando raccoglieva l’argilladestinata ai mattoni, per modellare piccoli oggetti, presepi ecc.La prima parte della sua vita è stata dedicata alla fotografia incui è diventato un noto professionista specializzandosi in ripreseaeree. Circa quindici anni fa ha cominciato a dedicarsi alla sculturacon grande entusiasmoHa partecipato a numerose mostre e concorsi ottenendo notevolisuccessi.FRANCA TESSERANato a Renate (Milano) nel 1946, è pittore, scultore epoeta. Ha lavorato per anni come disegnatore tessi<strong>le</strong>,perfezionando in modo persona<strong>le</strong> e sempre piùapprofondito <strong>le</strong> tecniche relative al colore ed all’uso dei materiali.Ha maturato, con l’esperienza ed il proprio estro, uno sti<strong>le</strong> dipittura origina<strong>le</strong> ed inconfondibi<strong>le</strong>.Ha partecipato a numerose mostre personali e col<strong>le</strong>ttive, ottenendolusinghieri successi. Vive e lavora ad Albenga.MARIA TERESA TISSONELuigi Marchioni è nato a Ginevra nel 1920. Ha frequentatola Scuola di Bel<strong>le</strong> Arti presso l’Università di Ginevra. Nel1965 si è trasferito in Italia, a Varigotti, sedotto dalla lucedel mare e della terra ligure. Dal 1961 espone con successo inSvizzera, Francia, Marocco, Italia, luoghi nei quali ha conseguitoambiti premi ed ampi consensi. Ora, libero dagli impegni dellavoro, può dedicarsi pienamente alla pittura, nella qua<strong>le</strong> continuaa trovare fonte costante di gratificazione persona<strong>le</strong>. Vive e lavoraa Gar<strong>le</strong>nda.Il materia<strong>le</strong> relativo al<strong>le</strong> col<strong>le</strong>ttive degli artisti di Gar<strong>le</strong>nda èstato fornito dagli stessi artisti e dall’associazione “Amici nell’arte”.Testi e immagini sono stati in qualche caso modificatiper esigenze d’impaginazione. Alcune immagini provengonodal sito dell’associazione www.amicinellarte.it.Nella sua pittura — scrive Isa Bernardoni — vi sono <strong>le</strong>matrici del realismo impreziosito da un chiarismo tona<strong>le</strong>dove la realtà, permeata di luce, dà una trasfigurazionelirica spinta al<strong>le</strong> sue estreme conseguenze; l’artista con una sotti<strong>le</strong>vibrazione dei piani rivela <strong>le</strong> emozioni sensuali del suo spiritopoetico…».«Sul<strong>le</strong> sue te<strong>le</strong> — aggiunge Marina Martini — sono fissate <strong>le</strong>emozioni di chi sa ancora guardare la natura con l’animo dispostoalla meraviglia, con la capacità di stupire di fronte agli aspetti piùsemplici della realtà. È un modo di accostarsi al Creato con ladelicatezza e il rispetto di chi ne coglie l’intimo palpitare, di chisente la sacralità della vita anche nell’esi<strong>le</strong> ondeggiare di unostelo. Per questo i paesaggi sono fissati con <strong>colori</strong> in puri e trasparenti,illuminati da una luce intensa e immota, senza tempo».«La luce — afferma Roberto Melchiorti — dice dei suoi quadri èsempre meridiana, piena, incapace di gettare ombre che non sianocolorate, luminose anch’esse, ombre, quindi, per diversa qualitàdi luce, non per suo limite o impotenza. Tutto questo non sarebbepossibi<strong>le</strong> senza una tavolozza di singolare pulizia e di voluta semplicità.Questa luce squaderna, per così dire, gli spazi, li restituiscetutti nel visibi<strong>le</strong> e contemporaneamente li porta in prossimità,li avvicina, li dispone in composta e pacificata continuità».«Un dolce mosaico riempie <strong>le</strong> te<strong>le</strong> — conclude MorenoSartorello —, <strong>colori</strong> dolcissimi e sognanti trasparenze, la delicatezzae la pulizia del suo segno regala attimi d’estasiante coinvolgimento».Negli anni della sua infanzia ha visto il borgo antico diVoze, il paesaggio circostante «lavorato» nel corso deisecoli secondo l’antica sapienza dei nostri contadini, i<strong>colori</strong> della campagna e dei boschi che ornano da sempre il centrostorico di questa nostra città, Noli, antica e nobi<strong>le</strong> repubblicamarinara. Allora, Camillo Sbarbaro, che abitava nella vicinaSpotorno, descriveva con grande afflato poetico, nel<strong>le</strong> sue liriche,<strong>le</strong> emozioni di questa nostra terra Liguria, quando, in cercadi licheni, saliva dalla costa verso il nostro entroterra del<strong>le</strong>Manie. Oggi, Maria Teresa Tissone ha riscoperto la voglia dipraticare la pittura ricordandosi gli incoraggiamenti che a scuola<strong>le</strong> venivano dal<strong>le</strong> maestre dai professori del tempo. La produzioneartistica della Tissone rende testimonianza di un percorsoa ritroso nel tempo e si può col<strong>le</strong>gare al<strong>le</strong> esperienze di quanti, ametà 800, rompendo gli schemi tradizionali di quel periodo, tentaronodi riportare sulla tela <strong>le</strong> loro impressioni derivate dall’osservazionedella natura. […]Mario Lorenzo Paggi7


Storia / I prezzi dei generi alimentari a Savona durante la Seconda guerra mondia<strong>le</strong>VILLAPIANA NEL 1942Le cifre aumentavano e si facevano i conti con la tessera annonaria. Frequentate, nonostante tutto, <strong>le</strong> osterieIniziativa del circolo “Branda<strong>le</strong>” di SavonaARTE IN CARCERETestimonianze da fuori e dentro <strong>le</strong> mura del Sant’AgostinoSavona toccò al 31 dicembre1942 settantamila abitanti: diessi — e ciò risulta dalla relazionedella sua attività nel mese dimarzo l942— 11.580 (quindi oltreil 16%), componenti 3.601 famiglie,erano poveri gratificati dall’EnteComuna<strong>le</strong> di Assistenza, sempre inquel mese, con 35.580 litri di latte,883 dozzine di uova, 38.725 chilogrammidi pane, 12.534 chilogrammidi generi da minestra (riso epasta), 9.324 chilogrammi di oliod’oliva, con indumenti e coperte per49.887 lire, con pasti per 25.436lire, con 20.362 lire in sussidi,pegno polizze... La Befana Fascistanica con la neve ed invece fu radiosadi so<strong>le</strong> primaveri<strong>le</strong>. Il termometrosalì a più dieci. La prima, nevecadde quando nessuno più se l’aspettava,la domenica 8 febbraio enel frattempo, finite <strong>le</strong> lunghevacanze natalizie, a metà gennaio,gli scolari del<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> e<strong>le</strong>mentariRosa Maltoni Mussolini dovetterotrasferirsi “per superiori esigenze”:esse erano state destinate a Centrologistico di un reparto motorizzatodell’Esercito nell’edificio PaoloBoselli dietro la piazza XXVIIIOttobre, con turni pomeridiani dal<strong>le</strong>ore 13.30 al<strong>le</strong> 19.Le paghe degli operai dell’industriasurrogato del caffè a base di cicoriaa lire 24 e 50 e a base di malto o diriso a lire 23,30. Le uova a lire 1 e60 centesimi cadauna, il vino scioltoa lire 3,80 al litro e l’olio di oliva alire 14 e 20.Nel<strong>le</strong> trattorie esistenti in <strong>Villa</strong>Piana, <strong>le</strong> piú frequentate del<strong>le</strong> qualierano quel<strong>le</strong> di Giovanni Aimo, invia Piave, di Teresa Ravaschio invia Torino e quella detta “DelGal<strong>le</strong>tto” di Margherita Murialdo, invia Verdi, si poteva pranzare discretamenteal prezzo fisso di 12 lire,tutto compreso, previa consegna deinecessari bollini della tessera annonaria.Era libera invece la venditaAbbiamo chiesto a tutti di scrivere qualcosa sul carcere — dice KarenHeliot del circolo “Branda<strong>le</strong>”—, molti non hanno avuto tempo.Abbiamo chiesto anche al<strong>le</strong> persone carcerate sapendo che per loro ècomunque diffici<strong>le</strong>. Qui di seguito presentiamo alcuni interventi invitandovialla esposizione di manufatti artistici prodotti dal<strong>le</strong> persone carcerate, aperta dal3 al 31 ottobre nei giorni da merco<strong>le</strong>dì a sabato con orario dal<strong>le</strong> 17 al<strong>le</strong> 19 neilocali parrocchiali di S. Maria Giuseppa Rossello (traversa di via Mistrangelo)a Savona.Scrive Francesca Romani direttore del U.O.Ser.T. dell’Asl 2: «Dal 1996 ilServizio per <strong>le</strong> tossicodipendenze dell’Asl 2 svolge <strong>le</strong> sue attività presso la casacircondaria<strong>le</strong> “S. Agostino” di Savona mediante l’intervento settimana<strong>le</strong> di unmedico, uno psicologo ed un assistente socia<strong>le</strong> nei confronti dei detenuti tossicodipendenti.Il lavoro è svolto nell’ottica di perseguire il miglioramento dellostato di salute e della qualità della vita di chi vive l’esperienza dell’istituzionecarceraria. Pertanto si integra e si comp<strong>le</strong>ta con ogni progetto come quello deilaboratorio artistico del circolo “Branda<strong>le</strong>”, indirizzato alla persona nel<strong>le</strong> suedimensioni biologiche, psicologiche e sociali ed al<strong>le</strong> sue capacità evolutiveBollini necessari per acquistare il pane da utilizzare nel mese di novembre 1944fu quell’anno, nei suoi pacchi dono,più prodiga che mai di indumenti,cibarie e, nel<strong>le</strong> Officine Scarpa &Magnano, si mostrò alla presenzadel prefetto Dina<strong>le</strong>, del segretarioprovincia<strong>le</strong> del P.N.F. Catto, del sindacalistadottor Margara, ricevutidal presidente di quel Dopolavoroazienda<strong>le</strong>, Giuseppe Scarpa.Dalla notte del 29 settembre 1941trascorsero i mesi dell’autunno edell’inverno senza, più un segna<strong>le</strong> diallarme aereo o nava<strong>le</strong> per Savonaed il tempo infine non fu particolarmenterigido, ma un poco matto, sì,e senza neve. Non piovve e frequentifurono gli incendi nei boschi:anche verso Ranco e su allaMadonna degli Angeli. Poi, il 22gennaio, la temperatura scese sullozero, il sabato 24 il freddo si fecepiù intenso, come non si era ancorariscontrato; il termometro segnòmeno due gradi, cadde un po’ dinevischio che immediatarnente gelòper <strong>le</strong> strade: si pensò che il giornosuccessivo sarebbe stata una dome-— i più numerosi — che ancora inquella primavera del 1942 andavanoda circa una lira e 50 centesimi a 4lire all’ora per gli uomini e da circauna lira a 2 lire e 50 centesimi per <strong>le</strong>donne, da moltiplicarsi per 48 ore dilavoro settimanali, sia pure con l’aggiuntadegli assegni famigliari, sitrovavano desolatamente spiaccicatedal nuovo aumento dei prezzi stabilitidal Consiglio Provincia<strong>le</strong> del<strong>le</strong>Corporazioni per i generi alimentari,quasi tutti oramai razionati. Conesso, infatti, lo zucchero saliva a lire7 e 60 centesimi al chilogrammo, lafarina di castagne a lire 7, i fagiolisecchi a lire 5,55, il prosciutto cottoa lire 36,50, il burro a lire 27, lapasta a lire 3 e 20, il riso a lire 2 e40, la carne (muscolo, scaramella) alire 10 e 30, se di vitello e a lire 9 e30, se di vitellone, la carne di cavalloa lire 26 al chilogrammo, il formaggiograna da lire 22,10 a lire24,15, il pane, nel<strong>le</strong> forme di 60 granimia lire 2,60 al chilo e di oltre300 grammi a lire 2 e 5 centesimi, ilS.M.S. “XXIV APRILE”1911-2001della farinata, che costava 14 lire ilchilo nel<strong>le</strong> tradizionali botteghe diIda De Bernardi e di GiuseppeParodi, situate l’una all’inizio, l’altraa metà della Via S. Lorenzo. Econ il mese di marzo anche il baccalàe lo stoccafisso furono messi invendita con la carta annonaria, dietrorimessa dei buoni n. 170 e 171dei generi vari: il primo al prezzo dilire 8 e 65 centesimi al chilo, neinegozi autorizzati di GiuseppinaGrappioli in via Piave, di LuigiFrumento in piazza Brennero e dellaGenepesca in via Cavour, il secondoa 8 lire e 10 centesimi, ancora pressoGiuseppina Grappioli oltre chenei negozi di Silvio Ganora in viaPiave e di Angela Belli in viaTorino.Rodolfo Badarello[Il presente articolo è uno stralciotratto da una inedita Storia di<strong>Villa</strong>piana durante l’ultima guerra]Ce<strong>le</strong>brazioni del 90° anniversario di fondazione28 ottobre 2001<strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong>, via Torino 10, SavonaConvegno sul tema“Tra storia e futurodel<strong>le</strong> società operaie di mutuo soccorso”con la partecipazione di Giorgio Amico,di Tom Benetollo, presidente naziona<strong>le</strong> Arcie del presidente naziona<strong>le</strong> del<strong>le</strong> S.M.S. Missagliaanche mediante l’espressività e la creativitò artistica».Filippo Costantino Ferla: «Ai savonesi e ai turisti che, nel<strong>le</strong> sere di luglio, sonoandati in cerca di fresco sulla fortezza dei Priamàr sarà forse accaduto di imbattersiin una del<strong>le</strong> iniziative dei “Progetto S. Agostino”, trovandosi di fronte unaschiera di burattini, oggetti ceramici e dipinti trasportati tra quel<strong>le</strong> mura poderosee antiche e prodotte entro mura altrettanto poderose e antiche non lontane incittà, ma sicuramente allontanate nella nostra coscienza, come tutto ciò che fapaura, dà disagio, è diverso e evoca dolore. Il pensiero immancabilmente correvaa quella dimensione paral<strong>le</strong>la, repressa entro <strong>le</strong> mura dello storico comp<strong>le</strong>ssoagostiniano, così inappropriato alla sua attua<strong>le</strong> funzione e così brutalmente sottrattoal centro di una città che, a pochissimi metri, pulsa e scorre a ritmo velocee inconsapevo<strong>le</strong> della vita quotidiana. Eppure la corpu<strong>le</strong>nta presenza di S.Agostirio sta lì a dirci che quel comp<strong>le</strong>sso è di tutti noi, con l’intero suo valorestorico e cultura<strong>le</strong> e l’intero suo contenuto di dolore umano: ogni dibattito èpossibi<strong>le</strong>, ogni opinione <strong>le</strong>gittima, prenderne atto è doveroso. Grazie dunque atutti coloro che, promuovendo e realizzando questo progetto, ce lo ricordano».Don Giovanni Lupino: «Carcere nuovo a Savona? Otto lunghi anni di servizionel carcere Sant’Agostino di Savona mi hanno permesso di conoscere a fondouna struttura radicalmente inadeguata ad ospitare detenuti e operatori carcerari.Il carcere di Savona è una realtà immora<strong>le</strong> e disumana, tanto per chi deve scontarela sua pena quanto per chi ci deve lavorare. Niente è conforme al<strong>le</strong> esigenzedi un carcere moderno e ciò mi rende sempre più convinto che non bisognaarrendersi e non demordere mai nel continuare a chiedere per Savona e per laciviltà giuridica del nostro Paese un penitenziario nuovo. Insistiamo allora nelripetere che spetta ad una amministtazione comuna<strong>le</strong> coraggiosa e oculata reperireun sito idea<strong>le</strong> alla costruzione di un nuovo carcere che nello stesso temporechi, per il nostro territorio, un arricchimento di strade e altri servizi socialiutili a tutti».A<strong>le</strong>xander Denic: «Ciao sono A<strong>le</strong>ssandro!! Ho 18 anni. E vengo dallaJugoslavia. Però ormai sono tanti anni come vivo in Italia, e si può dire che unaparte di me è Italiana. Fino a 10 anni ho vissuto a Torino, ma a causa dei prob<strong>le</strong>miin famiglia ora abito ad Aosta. E devo ammettere che non nascondo chemi ci sono affezionato, e in questo momento mi manca tantissimo. A me questacittà mi piace perché mi da tanta sicurezza, perché et una città tranquilla!! lavita qui è tutt’altro di quella fuori, perché è faci<strong>le</strong> entrare ma è diffici<strong>le</strong> uscire.È una vita che un uomo non potrà mai avere come quella dell’esterno; cioè larestrizione non permette un buon recupero socia<strong>le</strong>. In quanto alla vita carcerariache conduco in questo istituto, mi sento molto represso e sono del parere cheun’esperienza simi<strong>le</strong> non potrà mai essere un discorso costruttivo per il miofuturo. Con ciò e nonostante tutta la sofferenza che sto trascorrendo approfittodi questo periodo per rif<strong>le</strong>ttere su quali sono i veri valori della vita. E vivo speranzosodi uscire da qua trionfante».[Nella foto: alcuni manufatti dei detenuti del Sant’Agostino di Savona]8

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