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Viganella - cai sezione villadossola

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COGLIERE LA MONTAGNA... la ViteFinito il periodo della lavorazione del ferroa <strong>Viganella</strong> si implementò la coltivazionedella vite e del noce, tanto ad aver portatonel suo territorio 6 torchi per l’uva ed altrettantemacine per le noci nello stessolocale. Di recente ritrovamento un torchioa pistone che serviva, con l’aiuto della poderosaleva del torchio, a ricavarne l’oliodalle noci. Quindi non solo ferro nel territoriodi <strong>Viganella</strong> ma anche un discretovino come merce di scambio, barattatopoi lungo l’antica “Via Antronesca” cheportava nel Vallese. Ora in Ossola, e quindianche a <strong>Viganella</strong> si ritorna a coltivarela vite con criteri moderni dettati da studiscientifici.La fascia pedemontana compresa tra Viladossolae Montescheno , già in epoca anticaè stata terrazzata per fare posto alla coltivazione della vite.Gli antichi abitatori dell’Ossola erano i Leponzi discendenti delle popolazioni reticheprovenienti dall’Asia Minore dove la vite era coltivata prima del II millennio a.C.Pertanto quando gli antichi vantavano i vini retici si riferivano a quelli prodotti nellevallate alpine abitate dai Reti e dalle popolazioni affini quindi i vini del Trentino, delVeronese, della Valtellina e dell’Ossola..Una importante testimonianza della antica coltivazione della vite in Ossola si trovanell’area megalitica di Varchignoli all’imboccatura della Valle Antrona nel comune diMontescheno, nella quale un ripido pendio esposto a mezzogiorno è stato trasformatoin una serie di gradonature terrazzate utilizzate per la coltivazione della vite edi altre specie indispensabili al sostentamento delle popolazioni locali.Le terrazze sono sostenute da alti muri di pietra a secco e sono corredate da seriedi scale sempre in pietra e da un sistema di drenaggio molto efficiente a cui si aggiungeun sistema superficiale di irrigazione necessario solo in periodi di eventualesiccità.Infisse perpendicolarmente al terreno vi sono lastre verticali con incavi a sella chesostengono i supporti di legno orizzontali mentre inserite orizzontalmente allasommità dei muri si trovano lastre di pietra a tenaglia (palanghèr) o a foro passante(schènsgian) per trattenere la palificazione verticale dell’impianto; l’insieme di questestrutture orizzontali e verticali di pietra e legno utilizzate per il sostegno delleviti, altrove chiamate pergole, in Ossola nel Medioevo vengono denominate “topie”.I vitigni attualmente coltivati sono Croatina, Merlot e Barbera, spesso coltivati insiemea ibridi americani e ad altre varietà non sempre conosciute; di conseguenzai vigneti sono caratterizzati da un’estrema eterogeneità sia per quanto riguarda levarietà sia per l’età dei vitigni stessi. Solo recentemente sta prendendo piede l’impiantodi vigneti monovitigno come un vigneto di Pinot nero, coltivato in una bellae soleggiata zona di <strong>Viganella</strong>.Il Nebbiolo e il Prunent sono invece coltivati maggiormente in altre zone ossolanedove il clima è più favorevole. Di particolare interesse sono due vitigni autoctonidella Valle Antrona, attualmente in fase di studio:la Rachina, vitigno a bacca rosata ritrovato anche in Valle Anzasca a bacca rosata e ilNegrùn o Negrone, a bacca rossa.Dal 1990, con il patrocinio delle Comunità Montane e della Provincia, è stato datol’avvio a un progetto di recupero e valorizzazione della viticoltura ossolanaIl progetto ha consentito di attuare i seguenti interventi:- assistenza tecnica ai viticoltori- introduzione della forma di allevamento a controspalliera (Guyot) con vitigni giàpresenti in zona- sperimentazione di nuovi vitigni e portinnesti- recupero dei vitigni autoctoni- promozione del prodottoMolti produttori hanno migliorato le tecniche di trasformazione delle uve adottando,con il supporto di un’assistenza tecnica continua, criteri razionali di vinificazionee conservazione dei vini.Testo elaborato da Maria Rosa NegriV i g a n e l l a d a S c o p r i r e V i g a n e l l a d a S c o p r i r e

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