TAV.18_relazione storica.pdf - Comune di Monreale
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Relazione storico-artisticaIl complesso bene monumentale della Cattedrale <strong>di</strong> Santa Maria Nuova <strong>di</strong> <strong>Monreale</strong> vedeil suo incipit <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazione nel 1172, esso viene genericamente e non a torto definito unmonumento normanno dai caratteri ispirati all’arte bizantina, in realtà queste definizionisono proprie della storia artistica relativa alla fase iniziale del grande corpo <strong>di</strong> fabbrica etuttavia sono adeguati a descrivere ciò che per prima caratterizza l’unicità <strong>di</strong> questomonumento, se, giustamente, lo si pensa nei termini della qualità e dell’importanza, atutti i livelli, del suo testo musivo.Come ogni significativo e<strong>di</strong>ficio monumentale, questo, ha subìto inevitabilmente nelcorso degli anni aggiunte, mo<strong>di</strong>fiche, restauri e rifacimenti che, ai più conservatori,risultano come indelebili alterazioni della storia tecnico-artistica dell’opera, mentre<strong>di</strong>versamente, sotto un’ottica più <strong>storica</strong>, ci permettono <strong>di</strong> analizzare queste come fasidella evoluzione <strong>di</strong> un monumento e anche sotto un aspetto <strong>di</strong> una crescita artisticodevozionale.A gran<strong>di</strong> passi si possono ripercorrere le fasi cronologiche, riducendole a sei, che vedonoimpegnate maestranze <strong>di</strong> ogni genere, epoca e provenienza che furono fondamentali nelladeterminazione <strong>di</strong> queste fasi che per sempre designarono l’attuale aspetto delmonumento.La prima fase chiaramente corrisponde a quella della costruzione della Cattedrale durantela quale viene concepito l’arduo e <strong>di</strong>dattico apparato musivo parietale e pavimentaledunque intorno alla fine del XII secolo; si dovrà attendere il XVI secolo per vederesignificative mo<strong>di</strong>fiche, in elegante stile rinascimentale, come quelle relative alrivestimento pavimentale voluto rispettivamente dagli arcivescovi Alessandro Farnese(1537 – 1573), Ludovico I Torres (1573 – 1583) e Ludovico II Torres (1588 – 1609) aquest’ultimo si deve anche l’e<strong>di</strong>ficazione della Cappella <strong>di</strong> San Castrense, attigua allanavata laterale destra, da notare che sotto gli arcivescova<strong>di</strong> Colonna e Me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> pocoprecedenti al Farnese si pensò al restauro dei tetti 1 . Di efficace effetto fastoso inoltre, lafase decorativa risalente all’Arcivescovo Roano che vede la costruzione della Cappella1 GIOVAN LUIGI LELLO, Historia della Chiesa <strong>di</strong> <strong>Monreale</strong> scritta da Giovan Luigi Lello, Roma, 1596,p. 22.
del Crocifisso per custo<strong>di</strong>re il tesoro del Duomo in pieno stile barocco dal caratteristicorivestimento decorativo a marmi mischi identificativo anche dell’altare per la Madonnadel Popolo alla destra dell’altare maggiore. I più visibili interventi settecenteschi sonoinvece da riferire all’e<strong>di</strong>ficazione della Cappella <strong>di</strong> San Benedetto. I soffitti e le coperturedella Cattedrale non sono affatto da riferire a nessuna delle predette fasi, e risulta, tral’altro, <strong>di</strong>fficoltoso ricostruirne le fasi evolutive antecedenti all’Ottocento, epoca in cui ladocumentazione si fa più fitta e dettagliata.Dalla data <strong>di</strong> costruzione della Cattedrale ai primi anni dell’Ottocento infatti, leinformazioni <strong>di</strong> carattere archivistico-documentario relative alla qualità e alla costruzionedelle coperture del monumento sono davvero sfuggenti e talvolta poco significative,illuminante in questo senso invece, risulta essere la documentazione prodotta dallaDiputazione dei Ristori del Real Tempio <strong>di</strong> <strong>Monreale</strong>, organo istituito nel 1817 al fine <strong>di</strong>amministrare i fon<strong>di</strong> provenienti dallo stato per le opere <strong>di</strong> restauro e ricostruzione, ma<strong>di</strong>stinto dalla Maramma, la Fabbriceria del Duomo cioè, che, con amministrazioneautonoma, già si occupava delle attività <strong>di</strong> manutenzione del Duomo.Altre fonti in aiuto per gli stu<strong>di</strong>osi della Cattedrale sono in genere costituite dal materialeiconografico riportato nelle dettagliatissime planimetrie e <strong>di</strong>segni relativi al monumento,tra le più note e atten<strong>di</strong>bili ricostruzioni iconografiche esistono quelle <strong>di</strong> BenedettoGravina e dello Zanth, tanto da costituire tutt’oggi un sicuro riferimento, e in ultimo larivelatrice pianta redatta nel 1590 sotto l’arcivescovado <strong>di</strong> Ludovico II Torres, e<strong>di</strong>ta perla prima volta da Schirò nel 2004 2 . Nessuna <strong>di</strong> queste tuttavia, riporta nel dettaglio il<strong>di</strong>segno delle coperture, che come già notato da Lucio Trizzino nel 1979 3 viene semprerappresentato schematicamente senza in<strong>di</strong>care le membrature strutturali.Notizie relative a interventi sui soffitti delle navate si possono desumere dall’attentoexcursus fornito da Maria Andaloro nel 1986 4 circa i restauri e gli interventi subiti dai2 GIUSEPPE SCHIRO’, Il rilievo dell’Abbazia del 1590, in , Il duomo <strong>di</strong> <strong>Monreale</strong>. Architettura <strong>di</strong> luce eicona, Palermo, Officine tipografiche Aiello, 2004.3 Si fa riferimento al cenno storico all’interno del progetto <strong>di</strong> restauro della Cattedrale <strong>di</strong> Santa Maria LaNuova, <strong>Monreale</strong>, redatto dall’Arch. Lucio Trizzino <strong>di</strong> concerto con l’Assessorato BB CC e P.I.-Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici del 18.2.1979.4 MARIA ANDALORO, I restauri antichi dal XV al XIX secolo, in Mosaici <strong>di</strong> <strong>Monreale</strong> : Restauri escoperte . (1965-1982). Catalogo <strong>di</strong> opere d'arte restaurate, a cura <strong>di</strong> Maria Andaloro, Girolamo NaselliFlores, Quaderno del bollettino B.C.A. Sicilia, Palermo, Regione Siciliana, 1986, pp. 71 – 80.
mosaici del Duomo durante gli anni, dal quale si estraggono brevi citazioni <strong>di</strong> pochiinterventi noti a partire dal 1435.Dalle fonti documentarie 5 si cercherà <strong>di</strong> comporre la cronistoria degli interventi effettuatisulle coperture della Cattedrale che, dal 1435, si susseguirono quasi naturalmente concadenza tra i trenta e i cinquanta anni. Tra il Quattrocento e fino a tutto il Seicento, sinota una forte <strong>di</strong>fficoltà nell’intervenire con un definitivo assetto strutturale e anchedecorativo delle coperture, gli Arcivescovi infatti si mostrano più interessati a corredarela Cattedrale <strong>di</strong> suppellettili preziosissime e sempre più restii ad impegnarsi in egualiesborsi economici per un intervento che avrebbe degnato il Tempio <strong>di</strong> un adeguatacopertura, come si vedrà, si preferirà tanto meglio acquistare rapaci ghiotti deicolombacci che abitavano la Cattedrale, che coprirla definitivamente.Dalla fine del Settecento in poi e per tutto l’Ottocento, invece, gli interventi si farannosempre più fitti e ravvicinati sia per le problematiche <strong>di</strong> degrado sovrappostesi nei secoli,sia per la più ampia documentazione pervenutaci, sia per l’interesse maggiore che leprofessionalità del tempo mostrarono verso la conservazione dei monumenti e inparticolare per il “Real Tempio <strong>di</strong> Guglielmo”. Dal 1817 interverrà la Deputazione deirestauri <strong>di</strong> <strong>Monreale</strong> nel farsi carico della gestione della manutenzione della Cattedraleproducendo, tra l’altro, una precisa documentazione che ci ha permesso <strong>di</strong> seguirne annoper anno la sua attività; è stato possibile, infatti, identificare gli incaricati dei restauri, chea loro volta presentando le loro <strong>di</strong>agnosi e relative proposte <strong>di</strong> intervento, hanno lasciatola testimonianza scritta <strong>di</strong> come i loro interventi venivano effettuati, specificandonemanifattura, materiali e tecniche. Spesso, è interessante notare, molte delle cause addotteagli ammaloramenti delle coperture risultano essere pressoché le stesse <strong>di</strong> quelle chepossiamo addurre oggi o nell’intervento del 1979: infiltrazioni <strong>di</strong> acque meteoriche, fortiraffiche <strong>di</strong> vento, eccessivo carico nelle tegole.Le fasi <strong>di</strong> seguito riportate corrispondono agli eventi e agli interventi <strong>di</strong> maggior rilievo,utili a delineare l’evoluzione tecnico-<strong>storica</strong> relativa alle coperture della Cattedrale <strong>di</strong><strong>Monreale</strong>.5 Si fa riferimento alle cronache sullo stato della Cattedrale <strong>di</strong> Giovan Luigi Lello nel 1596, alle vicendedella cattedrale narrate dal Gravina nel 1859 e al tracciato sui restauri del Duomo delineato da MariaAndaloro nel 1986 (dette fonti sono <strong>di</strong> seguito in nota).
- 1629: Si riferisce <strong>di</strong> un altro riparo del soffitto della navata maggiore alla mortedell’Arcivescovo Girolamo Venero 10 , nella terza trave che venne <strong>di</strong>smessa vi futrovata <strong>di</strong>pinta l’immagine <strong>di</strong> Santa Rosalia.- 1658: sotto la spinta innovatrice e attiva dell’arcivescovo Luigi Alfonso de LosCameros, venne anche attribuita l’eliminazione <strong>di</strong> lastre <strong>di</strong> piombo corrosedall’azione del tempo che ricoprivano le travi della copertura, facendole sostituirecon uno strato <strong>di</strong> tegole <strong>di</strong> creta 11 .- 1673/1703: a causa delle infiltrazioni <strong>di</strong> acque meteoriche vennero spesi 1500scu<strong>di</strong> per rivestire le pareti esterne del Duomo con “calce novella” onde garantireuna sorta <strong>di</strong> impermeabilizzazione 12 .- 1728: La Regia Corte finanziò il rifacimento del tetto del coro, essa tuttavia siinteressò unicamente <strong>di</strong> ricucire le lacune strutturali senza riprendere l’antico<strong>di</strong>segno 13 .- 1776: Fer<strong>di</strong>nando IV <strong>di</strong> Borbone, allora Re <strong>di</strong> Sicilia in seguito alla sua fuga daNapoli, si volle accertare <strong>di</strong> persona dello stato “lacrimevole 14 ” in cui versava laCattedrale <strong>di</strong> <strong>Monreale</strong>, e successivamente or<strong>di</strong>nò il restauro dei tetti, alloratotalmente mancanti della soffittatura che vennero puntellati, la torre meri<strong>di</strong>onalevenne alleggerita <strong>di</strong> un piano e cintata con catene <strong>di</strong> ferro 15 .- 1807: un fulmine colpì la torre destra e ne <strong>di</strong>strusse la guglia, ciò causò dellefessurazioni lungo i tetti sopra la solea e all’esterno questi apparivano piuttostoprovati dall’azione del tempo e dei tarli.- 1809: Mastro Sebastiano Zerbo, uno degli attori più in auge nel teatro dei restauridel soffitto nella prima parte dell’Ottocento, comincia a rinforzare, con massi <strong>di</strong>10 D. B. GRAVINA, 2008, pp.15-16.11 D. B. GRAVINA, 2008, p.16.12 D. B. GRAVINA, 2008, p.17.13 Idem.14 Idem.15 Si fa riferimento al cenno storico all’interno del progetto <strong>di</strong> restauro della Cattedrale <strong>di</strong> Santa Maria LaNuova, <strong>Monreale</strong>, redatto dall’Arch. Lucio Trizzino <strong>di</strong> concerto con l’Assessorato BB CC e P.I.-Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici del 18.2.1979, p 5.
tufo calcareo, i fianchi dell’arco maggiore del coro, venne iniziato il restauro deltetto con l’inserzione <strong>di</strong> travi <strong>di</strong> legno <strong>di</strong> castagno.- 1811: i recenti ultimi e vali<strong>di</strong> sforzi per la ricostruzione <strong>di</strong> un solido tetto vennerovanificati dall’ impietoso incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> quest’anno. L’incen<strong>di</strong>o fu causato dallasvista <strong>di</strong> un chierichetto <strong>di</strong> sette anni che da solo veniva lasciato in Cattedraledopo l’ultima messa a spegnere le candele e a riporre le vesti e le suppellettili,una candela bruciò una veste appoggiatavi vicino e in poco tempo <strong>di</strong>vampò pertutto l’e<strong>di</strong>ficio 16 . Tra i danni si registrarono le per<strong>di</strong>te del coro ligneo dell’epocadel Torres, degli organi voluti da Los Cameros e, oltre ai molti oggetti e altarifortemente compromessi, quella del tetto <strong>di</strong> tutta l’area presbiteriale e dellenavate laterali che crollò e ci vollero cinque anni perché si rimise manonuovamente al suo recupero, la Cattedrale infatti rimase nuovamente scopertacausando il deterioramento dei mosaici che nemmeno dall’incen<strong>di</strong>o erano statiintaccati, furono innalzati muri provvisori e costruzioni che vennero demoliti nel1816 quando cominciò la vera e propria ricostruzione.- 1816/1837: sotto l’arcivescovado <strong>di</strong> Domenico Balsamo vennero resi <strong>di</strong>sponibili ifon<strong>di</strong> del governo borbonico e cominciarono i lavori per la ricostruzione dellaCattedrale. Il cantiere fu ben organizzato sotto la Direzione dei lavoridell’Architetto camerale Luigi Speranza, Sebastiano Zerbo con i figli eseguirono ilavori, non venne più impiegato il costoso e resistente legno <strong>di</strong> castagno, ma fuacquistato abete <strong>di</strong> Trieste per le travi delle coperture che vennero poste in operacon non pochi problemi <strong>di</strong> movimentazione e con perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> sospensione deilavori che lasciavano i materiali all’aperto. Nel ’18 viene completato ilrivestimento <strong>di</strong> tegole, queste, stagnate nelle fornaci <strong>di</strong> S. Stefano <strong>di</strong> Calastra perl’impermeabilizzazione della superficie, furono probabilmente mal lavorate dalmomento che dopo poco presentavano problemi all’ingobbiatura che si staccavadal suo supporto ceramico. Per tutto il ’19 furono decorate le travi .- 1817: venne istituita la “Deputazione per i Ristori del Real Tempio <strong>di</strong> <strong>Monreale</strong>”organismo creato per amministrare i fon<strong>di</strong> deputati alla ricostruzione.16 D. B. GRAVINA, 2008, p.18.
- 1820: Si registra il primo completamento del tetto. Tuttavia emersero le primemacchie <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> acque meteoriche probabilmente accelerate dagli scarsimateriali impiegati per le tegole.- 1823: Un violento terremoto compromise nuovamente la stabilità delle strutturedella Cattedrale, la deputazione dei restauri si rimise in attività e vennero ripresi ilavori del manto tegolato che venne allettato con malta <strong>di</strong> calce e cenere e mattoniappesantendone la struttura e quelli dei passi <strong>di</strong> scolo delle acque che si eranofessurati. A cause delle acque che ristagnavano per la porosità <strong>di</strong> questi materialiadottati, le tegole furono separate dai mattoni dal elementi tetrapo<strong>di</strong> chegarantivano l’adesione dei due strati, permettendo la traspirazione dei materiali.- 1893: degno <strong>di</strong> nota l’intervento <strong>di</strong> Giuseppe Patricolo che revisionò totalmente ilsistema <strong>di</strong> smaltimento delle acque sui tetti.- 1979: ultimo intervento <strong>di</strong> restauro delle coperture a cura dell’Architetto LucioTrizzino che vide interventi <strong>di</strong> consolidamento dei legni, la bonifica dei legni contrattamenti antitermitici me<strong>di</strong>ante spazzolatura meccanica e applicazione <strong>di</strong>prodotti chimici, utilizzo <strong>di</strong> malta epossi<strong>di</strong>ca, e gomma siliconica…In un ine<strong>di</strong>to documento manoscritto, relativo alla Deputazione dei restauri del Duomo,troviamo un conto preventivo relativo al restauro delle coperture 17 ossia il computometrico dettagliato fase per fase, datato 13 Maggio 1835 e firmato da Luigi Speranza,architetto camerale e <strong>di</strong>rettore dei lavori delle coperture della cattedrale eseguiti tra il1816 e il 1837, eseguito per conto della Deputazione dei Restauri del Real Tempio <strong>di</strong><strong>Monreale</strong>.La citazione del documento risulta essere illuminante circa la messa in opera deimateriali, la qualità e le proporzioni dei materiali utilizzati in una fase <strong>di</strong> intervento traquelle sopradette che fu determinante per l’attuale assetto nonostante le revisioni e lemo<strong>di</strong>fiche successive.Tra le problematiche evidenziate allora dallo scrivente troviamo l’esistenza <strong>di</strong> parecchietegole scomposte; lineamenti lungo i passaggi, danni <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> acque meteoritichealle “impellicciature” <strong>di</strong> marmo all’interno degli apparati decorativi, proveniente daimuri rustici esterni e altri danni <strong>di</strong> carattere meccanico dovuti secondo il parere17 A.S.D.M. Conto preventivo prudenziale che da me si produce all’Ill.ma Deputazione del ristoro del RealTempio <strong>di</strong> <strong>Monreale</strong>, 13 Maggio 1835, Deputazione dei Restauri, fasc. 125, busta ?,
dell’architetto all’”impetuoso vento successo” incessante del mese <strong>di</strong> Marzo dello stessoanno.Ai fini della ricostruzione <strong>storica</strong> delle tecniche esecutive, è utile riportare alcuni branidal documento per stu<strong>di</strong>are passo dopo passo le tecniche costruttive e <strong>di</strong> ripristino nonchéi materiali allora in uso suggeriti da Speranza circa l’esecuzione delle dette coperture.L’architetto denuncia all’inizio: “A causa dell’impetuoso vento successo nel giornocinque ed altri susseguenti del corrente marzo furono scomposte moltissime tegole ecanaletti specialmente della parte <strong>di</strong> Tramontana e Ponente ( nord - ovest) per cuibisognano ricomporsi e murarli con imprimitura e calce <strong>di</strong> tuffo e pozzolana 18 ”Viene proposto infatti <strong>di</strong> ricomporre le tegole scomposte dal vento con imprimitura <strong>di</strong>calce, <strong>di</strong> “murare” alcuni lineamenti nel suolo dei passaggi e riparare al danno chel’umido reca ai pannelli marmorei all’interno del Duomo e ai mosaici; ma più indettaglio si parla ad esempio <strong>di</strong> recuperare “cinque filari <strong>di</strong> (coppi) embriciati chericevono l’acqua piovana 19 ”, causa del loro <strong>di</strong>stacco e murarli con calce <strong>di</strong> tufo epozzolana. Notiamo dunque una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> degrado abbastanza frequente circa lecoperture del Duomo e l’utilizzo <strong>di</strong> tegole “ embriciate” con canaletti a coprire le“commessure” tra le tegole in modo da far defluire le acque; calce <strong>di</strong> tufo e pozzolanarappresentano i materiali impiegati nelle fughe e tra le tegole.Non <strong>di</strong>ssimile, come si vedrà, l’attuale composizione delle coperture che la tendenzacorrente <strong>di</strong> restauro tende a mantenere il più possibile nel rispetto delle antichemanifatture e nella propensione a legare i moderni interventi con l’evoluzione <strong>storica</strong> delmonumento.Natalia Noce18 A.S.D.M. Conto preventivo…, 13 Maggio 1835, Deputazione dei Restauri, fasc. 125, busta ?,19 Idem.