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Lettera aperta ad una donna consacrata - Incontri di "Fine Settimana"

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<strong>Lettera</strong> <strong>aperta</strong> <strong>ad</strong> <strong>una</strong> <strong>donna</strong> consacrat<strong>ad</strong>i Andrea Lebrain “settimana” n. 17 del 1 maggio 2011Cara sorella in Cristo,tanto per iniziare, scusami se non mi rivolgo a te con l’appellativo <strong>di</strong> “suora”. Mi <strong>di</strong>spiacetroncare l’elegante e caldo termine latino soror che in italiano <strong>di</strong>ce “sorella”. Essendo tutti figli efiglie <strong>di</strong> Dio, il P<strong>ad</strong>re che ci ama con un cuore <strong>di</strong> M<strong>ad</strong>re, non dovremmo sempre e solo chiamarcie considerarci fratelli e sorelle?Sentieri che si incrocianoÈ da un po’ <strong>di</strong> tempo che mi frulla in mente l’idea <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzarti <strong>una</strong> lettera <strong>aperta</strong>, perché è daun po’ <strong>di</strong> tempo che i sentieri della mia vita <strong>di</strong> citt<strong>ad</strong>ino e <strong>di</strong> credente incrociano positivamente econ insistenza i tuoi: <strong>di</strong> <strong>donna</strong> che ha scelto l’amore per Cristo con cuore in<strong>di</strong>viso, testimoniandonela misericor<strong>di</strong>a e l’amore per tutti, con <strong>una</strong> pre<strong>di</strong>lezione per i più poveri e deboli; <strong>di</strong><strong>donna</strong> contemplativa che nella vita <strong>di</strong> clausura ha fatto del Signore il suo unico bene,continuando <strong>ad</strong> essere un servizio secondo il vangelo accolto da noi tutti con gratitu<strong>di</strong>ne e lodeal Signore; <strong>di</strong> <strong>donna</strong> “soggetto politico”, che lavora quoti<strong>di</strong>anamente per il bene della “polis”,chinandoti sulle miserie e sulle sofferenze umane per ricostruire un futuro a vite spezzate; <strong>di</strong><strong>donna</strong> «<strong>di</strong> prima linea» che sa infaticabilmente reinventare la vita dove ci sono solo possibilità <strong>di</strong>morte, portando un po’ <strong>di</strong> speranza dove c’è solo <strong>di</strong>sperazione.Due libri straor<strong>di</strong>nariA farmi decidere a scriverti questa lettera <strong>aperta</strong> è stata la reazione alla lettura <strong>di</strong> due libristraor<strong>di</strong>nari: Suore <strong>di</strong> Mariapia Bonanate (Paoli-ne 2010) che, «vent’anni dopo», aggiorna eimplementa un testo già e<strong>di</strong>to con lo stesso titolo nel 1990, e Confessioni <strong>di</strong> <strong>una</strong> religiosa <strong>di</strong> sr.Emmanuelle (Jaca Book 2010), opera, questa, che costituisce un vibrante omaggio a tutte lepersone amanti della giustizia che combattono per la causa dei poveri.Il libro <strong>di</strong> Mariapia Bonanate è de<strong>di</strong>cato «a tutte le donne che ogni giorno inventano la speranza edonano amore» e le cui storie sono destinate a «far conoscere, fra stupore e com-mozione, unpianeta femminile sconosciuto»: storie <strong>di</strong> donne «senza età, forse perché hanno l’età <strong>di</strong> Dio, cheè quella dell’amore». Le Confessioni <strong>di</strong> <strong>una</strong> religiosa, facendo rivivere «le lacrime <strong>di</strong> <strong>una</strong>bambina, le emozioni <strong>di</strong> un’<strong>ad</strong>olescente e le lotte <strong>di</strong> <strong>una</strong> <strong>donna</strong>» per alleviare la sofferenzaumana, vogliono essere non pagine e<strong>di</strong>ficanti, ma pagine «vere e autentiche» che raccontanocome l’Autrice, <strong>consacrata</strong>si a Dio con l’ideale <strong>di</strong> sant’Ireneo – homo vivens gloria Dei –, abbiaincontrato nel corso della sua lunga vita (è morta quasi centenaria nel 2008) il Cristo umano e<strong>di</strong>vino «in tanti volti umani, in tanti tratti infantili e in tanti visi insanguinati».Testimonianza coraggiosaAvverto, cara sorella in Cristo, che la tua presenza energica e lucida si sta rivelando, senzaretorica e aggressività, come un prezioso servizio ed <strong>una</strong> eloquente testimonianza coraggiosamenteincarnata nell’oggi della società e della chiesa. Davvero grazie a te, appagata eserena come <strong>donna</strong> e come religiosa, posso concretamente intuire che cosa significa seguire ilSignore, in <strong>una</strong> ricerca incessante <strong>di</strong> conversione dagli idoli a Dio, l’Unico Necessario.Camminando alla sequela del Signore, tu che trasu<strong>di</strong> fede da tutti i pori gli metti a <strong>di</strong>sposizionemani, pie<strong>di</strong> e cuore perché la sua presenza accogliente e affascinante possa essere avvertita anchedagli uomini e dalle donne <strong>di</strong> oggi.Prima <strong>di</strong> essere religiosa, sei <strong>donna</strong> e cristiana, con tutta la forza e la bellezza che ne deriva:testimone vivente <strong>di</strong> <strong>una</strong> pienezza femminile che la scelta <strong>di</strong> vita religiosa esalta e trasforma ingioia e felicità. Mi piace pensare che, alla tua vita <strong>di</strong> <strong>donna</strong>, <strong>di</strong> cristiana e <strong>di</strong> religiosa sia affidatoil compito <strong>di</strong> essere per la chiesa un segno della tenerezza <strong>di</strong> Dio verso il genere umano e <strong>di</strong><strong>ad</strong><strong>di</strong>tarci il Figlio <strong>di</strong> Dio fatto uomo come l’infinita bellezza che, sola, può appagare totalmenteil cuore dell’uomo.Un debito <strong>di</strong> riconoscenzaNei tuoi confronti ho un grande debito <strong>di</strong> riconoscenza per tutto il bene che ho ricevuto da te o


per mezzo <strong>di</strong> te. Se v<strong>ad</strong>o con la memoria alla fanciullezza, ti ricordo, con nostalgia e simpatianei locali della scuola materna o tra i banchi della scuola elementare: mano ferma e decisa, che nonperdeva mai in dolcezza e umanità, anche quando mostrava un volto burbero in presenza dellebricconate <strong>di</strong> noi bambini.Adolescente, mi hai insegnato in tante occasioni la lealtà e l’impegno da mettere nelle cose chedevono essere fatte da noi e che nessuno può fare per noi. Sorella, amica, confidente econsigliera <strong>di</strong> tutti e <strong>di</strong> ciascuno, ho visto tante persone rivolgersi a te sicure <strong>di</strong> trovare ascolto,bussare alla tua porta sicure <strong>di</strong> essere accolte, cercare un tuo parere sicure <strong>di</strong> averlo puntuale esaggio.Nella maturità, ho avuto la fort<strong>una</strong> <strong>di</strong> averti accanto, presenza laboriosa e premurosa, che non simette in mostra, che non fa nulla per vanto, visibile solo nel servizio, segno <strong>di</strong> ciò che è la chiesa:donne e uomini <strong>di</strong> ogni tempo immersi nella vita, nelle gioie e nelle sofferenze, nel male e nelbene, come tutti, portando, però, in cuore la certezza dell’amore <strong>di</strong> Dio che si è reso visibile econcreta nella persona <strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong> Nazaret perché ogni creatura, per vie imperscrutabili che solo loSpirito conosce, possa raggiungere in lui la risurrezione e la vita.Esempio e stimoloTi ho conosciuta come <strong>donna</strong> preparata culturalmente e teologicamente, in gr<strong>ad</strong>o <strong>di</strong> offrirecontributi originali e pastoralmente efficaci per la crescita della comunità cristiana della qualefaccio parte.Mi hai sollecitato con l’esempio <strong>ad</strong> <strong>una</strong> carità viva e concreta. Mi hai incoraggiato nellasolidarietà e nelle opere buone, consapevole che la carità è più grande della fede e dellasperanza ed è più forte della morte perché Dio è carità. Mi hai fatto capire, con l’esempio primaancora che con le parole, che oggi c’è più che mai bisogno <strong>di</strong> gente comune che decida <strong>di</strong> vivereil vangelo in prima persona, senza delegare <strong>ad</strong> altri scelte e testimonianze. Donna servizievoleche si lascia toccare dai tanti problemi che piegano le persone perché nulla <strong>di</strong> ciò che è umano tiè estraneo. Donna “accanto-a-noi” che, per testimoniare il primato <strong>di</strong> Dio e della sua grazia,non abiti conventi <strong>di</strong> pietra ma hai come monastero la nostra città e il nostro quartiere, lenostre vie e le nostre case.Ho con te con<strong>di</strong>viso il gusto della parola <strong>di</strong> Dio e, grazie al tuo genio femminile, <strong>di</strong> Dio P<strong>ad</strong>remi si è svelato il volto materno, fatto <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> tenerezza, <strong>di</strong> premura e <strong>di</strong> amabilità,riparatore <strong>di</strong> brecce, che non ama spezzare la canna incrinata o spegnere lo stoppino dallafiamma smorta.Per la <strong>di</strong>gnità della <strong>donna</strong>Oggi ho il privilegio <strong>di</strong> condurre con te <strong>una</strong> battaglia esaltante: contribuire a tutelare la <strong>di</strong>gnità<strong>di</strong> tante donne vilipese nei loro <strong>di</strong>ritti fondamentali.Sei tu che, recentemente, provocando meraviglia e ammirazione, con fermezza hai presoposizione contro l’immagine della <strong>donna</strong> data dai mezzi <strong>di</strong> informazione, esortando, senz<strong>ad</strong>iplomazia e ipocrisia, noi tutti <strong>ad</strong> uno scatto <strong>di</strong> orgoglio e responsabilità. Senza lasciarti neppuresfiorare dal timore <strong>di</strong> essere strumentalizzata, ti sei limitata a <strong>di</strong>re «parole <strong>di</strong> vangelo» perdenunciare le persistenti ingiustizie, violenze e forme <strong>di</strong> sfruttamento perpetrate nei confrontidelle donne... e sei stata così capace <strong>di</strong> sorprendere me<strong>di</strong>a, società civile, comunità ecclesiale emondo della politica.Con coraggio e de<strong>di</strong>zione, noncurante dei rischi e della fatica, senza cercare pubblicità, consensie tornaconto, ma semplicemente guidata dall’amore e dal rispetto per la persona, ti chini sullemiserie e sulle sofferenze umane, ricordandomi che gli ultimi, nel cuore <strong>di</strong> Dio, sono i primi, eregalando a chi ha la fort<strong>una</strong> <strong>di</strong> incontrarti <strong>una</strong> serenità che aiuta <strong>ad</strong> affrontare l’esistenza confiducia e speranza. Collaborare con te per aiutare degli esseri umani a rimettersi in pie<strong>di</strong> è per meun onore e motivo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione.Più gioia nel dare che nel ricevereDonna <strong>di</strong> Dio e sorella <strong>di</strong> noi tutti, hai scelto <strong>di</strong> essere segno vivente <strong>di</strong> sororità, sicura che viè più gioia nel dare che nel ricevere. La tua sola <strong>di</strong>visa è la consacrazione a Dio: un abito cheindossi con eleganza e <strong>di</strong>screzione e che ti crea attorno un alone <strong>di</strong> dolcezza, <strong>di</strong> serenità e <strong>di</strong>rispetto. Mi ricor<strong>di</strong> con la tua vita donata, più chiara ed efficace <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>che e <strong>di</strong>scorsi, che tutti


siamo chiamati <strong>ad</strong> essere fratelli e sorelle gli uni per gli altri, perché tutti siamo figlie e figli,amati da Dio, che è guida per i nostri passi sulla via della comprensione e della giustizia.Nell’essere a servizio della gente non hai orari e sei pronta <strong>ad</strong> ogni chiamata e <strong>ad</strong> ognicon<strong>di</strong>visione, in <strong>una</strong> logica che non chiede nulla in restituzione. Sai essere autorevole e ferma eusare, contemporaneamente, tanto buon senso per risolvere anche i problemi più complessi: ituoi sono i mo<strong>di</strong> franchi e spicci <strong>di</strong> chi non perde tempo e sa andare subito all’essenziale,valorizzando con saggezza gli aspetti positivi degli eventi e delle persone.Quando “<strong>di</strong>acona” e “parroca”?Grazie per l’umiltà e la pazienza con cui ti metti al servizio della chiesa, nella quale svolgimolteplici compiti senza averne <strong>ad</strong>eguato riconoscimento. Mi auguro che dalla chiesa la tuavoce sia presa maggiormente in considerazione. Come scriveva Giovanni Paolo IInell’esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata del 25 marzo 1996, del tutto legittima èla tua aspirazione a veder riconosciuta più chiaramente la tua identità, la tua capacità, la tuamissione, la tua responsabilità nella coscienza ecclesiale.Non ti ho mai sentita accampare, nell’ambito delle nostre comunità, questioni <strong>di</strong> «potere»: tusei, infatti, consapevole che «il più grande non è chi comanda ma chi serve» (Lc 22,26). Ciò nontoglie che ti senta ferita dalla <strong>di</strong>ffidenza <strong>di</strong> cui ti senti oggetto, dal momento che avverti che lachiesa non è ancora <strong>di</strong>sposta a riconoscerti <strong>di</strong>ritti e competenze equivalenti a quelle che voidonne in generale avete acquisito nella società.Quando, attraverso un pieno riconoscimento dei tuoi carismi e delle tue specificità, verràintrodotta un po’ <strong>di</strong> femminilità in questa nostra chiesa androcentrica troppo influenzata dalpotere maschile? Intuizione, concretezza, sensibilità, compassione, comprensione, misericor<strong>di</strong>a,indulgenza, tenerezza, partecipazione alle sofferenze altrui, arte <strong>di</strong> attirare le confidenze,capacità <strong>di</strong> creare ponti, prendersi cura...: tutte qualità femminili che influirebberopositivamente nel modo <strong>di</strong> essere chiesa!Il futuro della nuova evangelizzazione è impensabile senza un rinnovato contributo delle donnee specialmente delle donne consacrate. Il Cristo vittorioso sulla morte non è forse apparso perprimo <strong>ad</strong> <strong>una</strong> <strong>donna</strong>, Maria <strong>di</strong> Magdala, affidandole il messaggio straor<strong>di</strong>nario della suaresurrezione perché fosse proprio lei, <strong>donna</strong>, a comunicarne il contenuto agli apostoli tristi,piangenti e timorosi? Nel libro del profeta Gioele non si afferma forse che, quando Dioeffonderà lo Spirito sopra ogni essere umano, a profetizzare saranno non solo «i nostri figli» maanche «le nostre figlie»?Anche se l’attuale or<strong>di</strong>namento ecclesiale è orientato in modo <strong>di</strong>verso, continuo a sognare <strong>di</strong>vederti un giorno “<strong>di</strong>acona”, come succedeva nei primi secoli del cristianesimo. Quantoall’essere “parroca” (proprio così, femminile <strong>di</strong> “parroco”!), sogno che, grazie alla lungimiranzae saggezza dei nostri vescovi, tu lo possa davvero essere nelle comunità, sempre più numerose,che non hanno <strong>una</strong> presenza stabile del presbitero. Per come ti conosco, saresti certamente <strong>una</strong>utorevole punto <strong>di</strong> riferimento per la nostra vita cristiana, ricoprendo a tutti gli effetti il ruolo<strong>di</strong> “responsabile della comunità” che noi christifideles laici ben volentieri ti riconosceremmo.Sono sicuro che faresti molto bene. Spesso le donne possono entrare dove gli uomini trovanousci chiusi.Con stima, gratitu<strong>di</strong>ne e affetto.Andrea Lebra

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