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Lettera aperta ad una donna consacrata - Incontri di "Fine Settimana"

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siamo chiamati <strong>ad</strong> essere fratelli e sorelle gli uni per gli altri, perché tutti siamo figlie e figli,amati da Dio, che è guida per i nostri passi sulla via della comprensione e della giustizia.Nell’essere a servizio della gente non hai orari e sei pronta <strong>ad</strong> ogni chiamata e <strong>ad</strong> ognicon<strong>di</strong>visione, in <strong>una</strong> logica che non chiede nulla in restituzione. Sai essere autorevole e ferma eusare, contemporaneamente, tanto buon senso per risolvere anche i problemi più complessi: ituoi sono i mo<strong>di</strong> franchi e spicci <strong>di</strong> chi non perde tempo e sa andare subito all’essenziale,valorizzando con saggezza gli aspetti positivi degli eventi e delle persone.Quando “<strong>di</strong>acona” e “parroca”?Grazie per l’umiltà e la pazienza con cui ti metti al servizio della chiesa, nella quale svolgimolteplici compiti senza averne <strong>ad</strong>eguato riconoscimento. Mi auguro che dalla chiesa la tuavoce sia presa maggiormente in considerazione. Come scriveva Giovanni Paolo IInell’esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata del 25 marzo 1996, del tutto legittima èla tua aspirazione a veder riconosciuta più chiaramente la tua identità, la tua capacità, la tuamissione, la tua responsabilità nella coscienza ecclesiale.Non ti ho mai sentita accampare, nell’ambito delle nostre comunità, questioni <strong>di</strong> «potere»: tusei, infatti, consapevole che «il più grande non è chi comanda ma chi serve» (Lc 22,26). Ciò nontoglie che ti senta ferita dalla <strong>di</strong>ffidenza <strong>di</strong> cui ti senti oggetto, dal momento che avverti che lachiesa non è ancora <strong>di</strong>sposta a riconoscerti <strong>di</strong>ritti e competenze equivalenti a quelle che voidonne in generale avete acquisito nella società.Quando, attraverso un pieno riconoscimento dei tuoi carismi e delle tue specificità, verràintrodotta un po’ <strong>di</strong> femminilità in questa nostra chiesa androcentrica troppo influenzata dalpotere maschile? Intuizione, concretezza, sensibilità, compassione, comprensione, misericor<strong>di</strong>a,indulgenza, tenerezza, partecipazione alle sofferenze altrui, arte <strong>di</strong> attirare le confidenze,capacità <strong>di</strong> creare ponti, prendersi cura...: tutte qualità femminili che influirebberopositivamente nel modo <strong>di</strong> essere chiesa!Il futuro della nuova evangelizzazione è impensabile senza un rinnovato contributo delle donnee specialmente delle donne consacrate. Il Cristo vittorioso sulla morte non è forse apparso perprimo <strong>ad</strong> <strong>una</strong> <strong>donna</strong>, Maria <strong>di</strong> Magdala, affidandole il messaggio straor<strong>di</strong>nario della suaresurrezione perché fosse proprio lei, <strong>donna</strong>, a comunicarne il contenuto agli apostoli tristi,piangenti e timorosi? Nel libro del profeta Gioele non si afferma forse che, quando Dioeffonderà lo Spirito sopra ogni essere umano, a profetizzare saranno non solo «i nostri figli» maanche «le nostre figlie»?Anche se l’attuale or<strong>di</strong>namento ecclesiale è orientato in modo <strong>di</strong>verso, continuo a sognare <strong>di</strong>vederti un giorno “<strong>di</strong>acona”, come succedeva nei primi secoli del cristianesimo. Quantoall’essere “parroca” (proprio così, femminile <strong>di</strong> “parroco”!), sogno che, grazie alla lungimiranzae saggezza dei nostri vescovi, tu lo possa davvero essere nelle comunità, sempre più numerose,che non hanno <strong>una</strong> presenza stabile del presbitero. Per come ti conosco, saresti certamente <strong>una</strong>utorevole punto <strong>di</strong> riferimento per la nostra vita cristiana, ricoprendo a tutti gli effetti il ruolo<strong>di</strong> “responsabile della comunità” che noi christifideles laici ben volentieri ti riconosceremmo.Sono sicuro che faresti molto bene. Spesso le donne possono entrare dove gli uomini trovanousci chiusi.Con stima, gratitu<strong>di</strong>ne e affetto.Andrea Lebra

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