sterramento, 45.000 m3 di calcestruzzo versato, 3.200 tonnellate di acciaio, 100 km di cavi elettrici,50.000 m2 di condotti di condizionamento e 3.500 kW di potenza elettrica installata.Il complesso, inaugurato nel 1969, ha tre strutture principali collegate tra loro: la sede centrale, ilmuseo ed il Grande Auditorium.L’edificio della sede centrale è lungo 125 metri e largo 25. I suoi sei piani ospitano gli ufficiamministrativi, i vari dipartimenti, un’area spaziosa per le manifestazioni culturali, installazionitecniche ed officine. Oltre alle sale riservate all’esposizione permanente della collezione d’arte delfondatore, il Museo Calouste Gulbenkian offre spazio alle varie funzioni educative dell’istituzione (unauditorium, sale di esposizione, sale per concerti ed altri eventi culturali). Questo edificio ospitaanche la Biblioteca d’Arte.Il Grande Auditorium confina con la sede centrale nella parte orientale. La sala dei concerti ha unacapienza di 1300 posti ed è allestita per tutti i tipi di spettacolo e convegni, per i quali è dotata diattrezzature per la traduzione simultanea. Il palcoscenico ha otto ascensori ed una volta acustica chesi può abbassare e sollevare. Queste apparecchiature consentono di adattare il palcoscenico alleesigenze di ogni spettacolo.Le tre strutture principali appena descritte sono collegate tra loro da una vasta area formata dalla saladelle Mostre Temporanee e dalla Zona dei Congressi. Quest’area viene utilizzata per manifestazioni dinatura artistica, scientifica e sociale – mostre, convegni, congressi, corsi, incontri scientifici, concerti,spettacoli cinematografici, balletti e commedie.
RETTORATO DELLA NUOVA UNIVERSITÀ DI <strong>LISBO</strong>NALocalizzazione – LisbonaProgetto – Aires Mateus ArchitectsFunzione – edificio scolastico ‐ 1998‐99Gli uffici amministrativi sono accorpati in un esile corpo di fabbrica a sbalzo con vista sul parco diMonsanto. Gli spazi più ampi come il foyer, le sale conferenze e quelle riunioni sono disposte nelbasamento dell’edificio e slittate sotto un plateau laterale cui è accostata una monumentale scalaesterna. La torre adiacente possiede la medesima altezza di gronda del vecchio edificio scolastico. Lesue facciate lunghe sono state rivestite da lastre di pietra naturale bianca. La distribuzione libera difinestre a fessura sul lato ovest si sovrappone alla disposizione dei piani dell’edificio.“Per me il muro di pietra è una delle più alte declinazioni architettoniche della materia, è ideale perdefinire e conchiudere lo spazio delle mie opere, che vedo come “contenitori di vita” destinati a durare.Voglio rapportarmi con la continuità della Storia e la pietra mi permette di farlo poiché resiste altrascorrere del tempo; stratificata nel dispositivo murario essa esprime un’idea di permanenza che misembra essenziale per la realizzazione di edifici significativi per dimensioni e destinazioni funzionali inrapporto alla città».È Manuel Aires Mateus, in una recente intervista, ad assegnare con queste parole un primato allamuralità litica, tema che con il fratello egli ha rielaborato più volte in realizzazioni complesse, pensateper trovare un rapporto di commisurazione con il contesto, affermando sì la loro presenza ma in unarelazione dialogica con un intorno materiale precostituito o, piuttosto, con una certa “idea materica” dicittà. È il caso del Centro Culturale di Sines, vicino ad un antico castello, e del Rettorato dell’Universitàdi Lisbona, calato nell’ampio tessuto della capitale illuminista. Entrambe gli edifici dimostrano che per iMateus la materia è un elemento fondamentale di lavoro e, declinata dal punto di vista costruttivo, essarisulta imprescindibile per poter distinguere l’opera dall’intorno urbano o dal territorio aperto e, allostesso tempo, per far sì che l’architettura inneschi una qualche forma di rapporto con il contesto.Il Centro Culturale di Sines, il Rettorato di Lisbona, come anche i recentissimi edifici Laguna Furnas nelleAzzorre, rappresentano gli esiti più alti di quella ricerca condotta sul tema del valore plasticovolumetricodella materia e, al contempo, sulla spazialità interna vista come entità autonoma capace dicondensare qualità ambivalenti ma non necessariamente contraddittorie: nel cuore delle architetturedegli Aires Mateus si aprono infatti vani articolati e complessi, orizzontali o verticalizzati, unidirezionalio animati da più assialità di sviluppo centrifugo o centripeto. Oltre il limite, dietro alle pareti chedefiniscono all’esterno l’edificio, viene rivelata così una spazialità ricca e seducente, delimitata da pianipavimentali e da soffitti su quote diverse, rischiarata da molteplici fonti di luce. «Si tratta di una ricerca“diretta, ossessiva, regolata”, che concentra la propria attenzione sul disegno del vuoto e sullapossibilità di rendere monumentale lo spazio interno lavorando sull’invenzione di luoghi inattesi e sulladifficoltà di percepirne le dimensioni reali». Ecco allora lo spazio, che unitamente alla materia va acomporre il binomio di elementi primari complementari, bastanti da soli ad alimentare il lavorioprogettuale degli architetti. Se le opere di Manuel e Francisco non dimostrano la predilezione per unatipologia spaziale precisa, evidenziano invece una cura insistita per la chiarezza degli spazi, che vengonodisegnati compiutamente dall’inizio alla fine; da quelli di maggiore rilievo a quelli più piccoli e residuali,