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Monumenti Etruschi o di Etrusco nome

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Digitized by the Internet Archivein 2009 with fun<strong>di</strong>ng fromUniversity of Torontohttp://www.archive.org/details/monumentietrusch02ingli


SPECCHI MISTICISEME SECONDADEI MONUMENTI ETRUSCHI


Utinam iam Jacile vera invenire possem ,quain falsa convincere !eie.DE NAT. DEOR,


MONUMENTIETRUSCHIO DI ETRUSCO NOMEDISEGNATI, INCISI. ILLUSTRATIE PUBBLICATIDAL CAVALIEREFRANCESCOINGHIRAMITOMO II.POLIGBAFIA HESOLANADAI TORCHI dell'autoreMDCCCXXIV'


ALL'ORNATISSIMASIGNORA CONTESSAM. ANNA DE BOUTOURLINNATA CONTESSA DE Jl'ORONZOUWIL CAV. FRANCESCO INGIIIRAMI.L_//puhhlicazione <strong>di</strong> questo Secondo Volumedella mia Opera sopra i <strong>Monumenti</strong> <strong>Etruschi</strong>dehhesi riguardare come il henejìco effetto dallemagnanime Vostre insinuazioni prodotto j,allorchémi animaste a riprenderne la sollecita prosecuzione; sollevandomi con J'avore non or<strong>di</strong>nariodallo scoraggiamento in cui mi avci^a immersor assenza dei primi suoi promotori.E poiché la insufficienza mia solo alla boccaed al cuore dà campo <strong>di</strong> attestane la mia grati-


in<strong>di</strong>ne , così vi auguro che trovar possiate in Voistessa la compensazione <strong>di</strong> sì virtuose cure ^ nellasod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> giovare in tal guisa al sostegnodelle umane lettere e delle arti^ in qualunqueparte d' Europa vi troviate presente.


AVVERTIMENTON on consente lo spirito severamente analitico del s


irconsuetu<strong>di</strong>ne de^li antichi <strong>di</strong> ornare i loro utensili con soggettiper or<strong>di</strong>nario allusiin all' oggetto medesimo ed all' u-so cui questi erano destinati. Una tal serie dì consecutiveidee do\'èva condurre gli eru<strong>di</strong>ti a cercare nei sacrifizi, nellelibazioni e nelV espiazioni la ragione, il significato e<strong>di</strong>nclusive il <strong>nome</strong> delle figure che in questi bronzi si trovanoincisi'I sospetti che spargo nel presente mio scritto sull' usodagli antiquari assegnato finora a questi antichi Dischi <strong>di</strong>bronzo, fanno revocare in dubbio anche le interpetrazioniche adatlatamente alle precitate idee <strong>di</strong> sacrifizi e libazionifurono stese e pubblicate circa le figure ed i soggetti mitologiciche vi sì contengono. Se i miei dubbi si trovano valutabilipressochi gli esamina, segue <strong>di</strong>e non solo i monumenti<strong>di</strong> questa specie particolare , ma i soggetti medesimiche in essi contengonsì potranno presentarsi all'indagatoresagace sotto un nuovo punto <strong>di</strong> vista , e recare ad esso unresultamento <strong>di</strong> nuove ed inattese notizie circa gli <strong>Etruschi</strong>, al quale importante oggetto mirano unicamente le miecure neir esibire al Pubblico questi monumenti etruschiO DI ETRUSCO NOME .Avendo io per tanto sostituito al <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Patere sacrificiali,finora dato a questi Dischi in bronzo mamibriati, quello<strong>di</strong> Specchi mistici, presumer non debbo che tale sia peressere V inalterabile opinione da abbracciarsi; ma soltantooso proporla a chi dalle mie ragioni resterà convinto ,da ritenersialmeno fintantoché altro <strong>di</strong> me più sagace interpetrenon giunga con chiarezza maggiore a rilevare <strong>di</strong> questisingolari utensili antichi la vera natura, e <strong>di</strong>mostri nonessere stata da me conosciuta.


DEGLI SPECCHI MISTICITAVOLA PRIMA.XI plausibile scopo <strong>di</strong> raccogliere nei Musei le antichememorie, debb' essere quello <strong>di</strong> piacevolmente istruirci nellastoria dei trapassati. Queste ci ravvicinano ad essi, come sein certo modo vivessimo ai loro tempi, testimoni ocularide" loro costumi, religioni, scienze, arti, talché per esse,come osserva Cicerone, <strong>di</strong>latiamo le nostre cognizioni peri ^asti spazj del tempo, trionfando <strong>di</strong> quello. Reputo pertanto,che <strong>di</strong> quante ne giunsero fino a noi, sieno da porsitra le più interessanti quei Dischi in bronzo manubriati, chePatere etrusche comunemente si <strong>di</strong>cono ;poiché contengonoiscrizioni, e figure, che a vicenda si aiutano ad assicurarnel'interpetrazione, giovando del pari alla cognizione dell'antichitàfigurata, e delle lingue perdute; colle quali nozioniapresi largo campo a maggior cognizione della storia degliuomini. Per questi motivi, gli e<strong>di</strong>tori dell'opera Dempsterianaintitolata: de etruria regali fregiaronla <strong>di</strong> alcuni ramicontenenti quei Dischi antichi, allora conosciuti nei principaliMusei. Da questi han presa occasione <strong>di</strong> scrivere sullePatere degli <strong>Etruschi</strong>, e il Passeri, e il Cori, e il Buonarroti,come <strong>di</strong> oggetti che meritavano 1 attenzione dei dotti.Ebbe in animo ilPasseri <strong>di</strong> dare alla luce una collezioned'iscrizioni tolte dalle Patere etrusche; ma il pubblico nonvide altrimenti, se non l'accenno <strong>di</strong> questa <strong>di</strong> lui buona <strong>di</strong>sposizione,annunziata nella prefazione alla sua opera de" VasiS. Il I


2 DEGLI SPECCHI MISTICIetruschi <strong>di</strong>pinti '. Molti <strong>di</strong> questi Dischi illustrò il Cori,uomo che applicatosi in particolar modo alle indagini delleantichità etrusche, prese in esame i soggetti, che vi si trovanoespressi, e come altri antiquarj reputandoli anch' essoPatere spettanti a quel popolo, ne inserì buon numeronella vasta sua opera che intitolò: museum etruscum. In seguitoconosciuti altri Dischi, e consideratane l'importanza,si applicò a raccogliernequanti <strong>di</strong>segni potè, e molti ne feceincidere, con animo <strong>di</strong> pubblicarne un' opera a parte,per quanto apparisce dai suoi manoscritti. Ma ilbreve corsodella umana vita non corrispose alla vastità dei progetti <strong>di</strong>quell'uomo infaticabile a prò delle lettere e dell'arti. Giovaronperaltro i <strong>di</strong>segni da lui raccolti a quei Letterati chedel pari conobbero ildannoso vuoto, che faceva nella scienzaantiquaria la mancanza <strong>di</strong> una qualche collezione stampata<strong>di</strong> antichi Dischi, e se ne occuparono. Di fatto ne troviamouna nel saggio <strong>di</strong> Lingua etrusca del celebre Lanzi, che sebbenlimitata pel numero de' monumenti, è corredata per altro<strong>di</strong> dottissime interpetrazioni, colle quali Egli mostrò, piùche altrinon avea fatto, futilità che arrecar potevano ai letteraristudj le interpetrazioni delle figure, e delle iscrizioniche vi sitrovano, e bramò che adunati in assai maggior numerosi pubblicassero con illustrazioni.Alle provide cure delcelebre Contucci siamo debitori <strong>di</strong> una bella raccolta <strong>di</strong> questimonumenti, pubblicati col titolo <strong>di</strong> Patere etrusche del museoKirkeriano. Altri antiquarj ne lian dati alle stampe, trattandodelle antiche Patere sacrificiali.Ma ciò non basta a prò degli stu<strong>di</strong> che oggigiorno sivoglion fare su' monumenti; al quale effetto se n esige unapili estesa collezione, perchè vedutine molti, e fatti fra loro1 Passeri, Pict. Etrusc. in Vasc.; toni, i . p- xvv.


TAVOLA PRIMAOdei confronti, è da sperar <strong>di</strong> giungere a conoscerne l'indolee l'uso, e spiegarne con più certezza i soggetti che visi contengono. In fatti abbiamo saputo che il Cultis. Biancani,zelante <strong>di</strong> tali ricerche, <strong>di</strong>edesi ogni premura per otteneredagli eru<strong>di</strong>ti suoi amici, e per ogni dove notizie e<strong>di</strong>segni <strong>di</strong> antichi J3isciii, con animo d istruir se ed altri sopraquesta etrusca materia nel pubblicarne una collezionecorredataci" illustrazioni. Egli dunque fattosi un sistema sull'esame<strong>di</strong> questi antichi monumenti sbozzò in un modoinforme e compen<strong>di</strong>oso le interpetrazioni dei soggetti contenutivi,forse ad oggetto <strong>di</strong> darne piìi minuto ragguaglioallorché fosse stato per pubblicarle. JMa poiché le rappresentanze<strong>di</strong> quelli sono espresse in un modo assai vario dal consuetodei monumenti antichi, e in conseguenza <strong>di</strong>llicili a<strong>di</strong>nterpetrarsi, cosi richiedendo molto tempo da chi se neoccupa, non fu bastante al Biancani quanto restogli <strong>di</strong> >itaper mandare ad effetto il suo me<strong>di</strong>tato progetto.L' Emin. Car<strong>di</strong>nale Stefano Borgia zelante Mecenatedelle lettere, e gran letterato, conobbe aneli egli l'importanza<strong>di</strong> far noti al pulìblico per via <strong>di</strong> stampe i Dischi antichida lui raccolti nel celebre suo museo <strong>di</strong> Velletri; edaffrettatosi a farne incidere in rame i <strong>di</strong>segni, preferibilmentead infiniti altri monumenti del suo museo, gli spedìal Lanzi perchè gì' illustrasse . Mavecchio era ormai logoro da tante altre giàlo spirito <strong>di</strong> quel buonprodotte insigniletterarie fatiche, da non esser più in grado <strong>di</strong> compilareun'opera cosi laboriosa. Tuttavia si accinse a scri^erne alcuniarticoli che son giojelli d eru<strong>di</strong>zione, de' quali darò contoin compen<strong>di</strong>o, poiché verranno in luce per le cure delCh. suo successore nella carica, e nel merito d antiquarioSig. Ab. Giovanbattista Zannoni.


4 DEGLI SPECCHI MISTICIIl dotto g'iovine greco Stello Doria Prossalen<strong>di</strong>, poco famorto in Corfù segretario dell'università <strong>di</strong> quelllsola, speròpoter effettuare questo lavoro, vanamente intrapreso datanti altri ansiosi del progresso, che per mezzo dei Dischi sipuò arrecare alle lettere, e cercatene ancor esso da per tuttonotizie, per compilarne l'illustrazione e la stampa, seppein tale occasione che in Bologna esistevan sempre notipoche schede e <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> essi, lasciati dal già lodato Biancani.Per ottener le une e gli altri cercò favore presso 1'egregio Sig. Canonico Filippo Schiassi Prefetto del Museo d'antichità nell" Istituto <strong>di</strong> Bologna, e Professored'Archeologiain quella università; il quale con quell'aureo suo carattered urbanità che lo <strong>di</strong>stingue, volle compiacere il Prossalen<strong>di</strong>aprendo seco lui un carteggio letterario, nel quale si comprendevanole ricercate notizie^ e si esibivano i <strong>di</strong>segni lasciatidal Biancani per esser pubblicati; ma l'opera delProssalen<strong>di</strong>mancò d' effetto per l' iimnatura e compianta suamorte.Frattanto ancor io, che <strong>di</strong> tali stu<strong>di</strong> mi occupo e mi<strong>di</strong>letto, domandai al Sig. Profes. Schiassi queste notizie medesimedal Biancani lasciate in Bologna. Né meno sollecito,e bramoso ne fu il celebre antiquario francese L. A.Millin; alle quali moltiplici istanze risolvè il Sig. Canonicogenerosamente aderire, pubblicando l'intero suo letterariocai'teggio tenuto col Prossalen<strong>di</strong>, in un libro scritto in latino,corredato <strong>di</strong> trenta due rami che contengono altrettanti<strong>di</strong>segni dei Diselli in bronzo, che ivi hanno il <strong>nome</strong><strong>di</strong> Pnteìv degli antichi '. In una lettera <strong>di</strong>retta al prelodatoMillin in Parigi e inserita in quell'opera, si duole cheil Biancani sia morto prima <strong>di</strong> ^'edere quanto il Lanzi sciis-1 De Paleris antiijuor. ex Sche<strong>di</strong>s Biancani, Scrnio et Epistolae»


tAVtìLA PftlMA &se <strong>di</strong>poi circa le Patere, come pure della morte del Prossaleii<strong>di</strong>,che potutosi giovar degli scritti dal Biancani lasciati,non meno che dei sistemi del Lanzi, avrebbe potuto darcil'opera desiderata. Chiude quin<strong>di</strong> là lettera col manifestarla speranza eh' io mi voglia prendere un tale incarico\ forse ingannato da male sparsa fama ch'io ne possaesser capace. E se le mie fatiche, in qualunque modoesposte sieno, posson realmente giovare al pubblico, comenon pochi de' miei amici mi fanno sperare non tanto perla parte letteraria, quanto principalmente perchè professandoio le belle arti mi si reputa in grado <strong>di</strong> poter piìifacilmente che altri accingermi a raccoglier <strong>di</strong>segnie pubblicarli;cosi mirando io più alla pubblica utilità, che alla miainsufficienza mi espongo al cimento d'incaricarmene conimpegno e piacere.Le principali mie cure per effettnare questa impresa sono<strong>di</strong> porre nel mio portafoglio quanti <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> antichi Diselliho potuto adunare, tanto e<strong>di</strong>ti che ine<strong>di</strong>ti; giacché unaraccolta gli dee tutti comprendere. Oltre<strong>di</strong>chè ho domandatoper ogni dove ai possessori <strong>di</strong> questi monumenti, che mene comunicassero i <strong>di</strong>segni, per il qual mezzo ho arricchitanon poco la mia raccolta m modo da poterla dare alle stampepiù <strong>di</strong> sei volte maggiore delle sin qui e<strong>di</strong>te. Ho <strong>di</strong>segnatocon ogni precisione possibile tutti iDischi da me vedutiin originale, ancorché sieno stati già pubblicati da altri;ed ho pregati quei che si degnano inviarmene i <strong>di</strong>segni,<strong>di</strong> calcarli sull'originale, acciò io ne riporti inciso il <strong>di</strong>segnotal quale trovasi nel bronzo antico. In questa guisa i genialidelle indagini sulle antiche arti potranno fare ogni osservazioneche a loro piacesse, avendo sottocchio lamia in-1 5cliias£. 1. cit., p. vili.


6 DEGLI SPECCHI MISTICIcislone, come se avessero l'originale medesimo, quale appuntosi mostra il presente della Tav. i. <strong>di</strong> questa terza serie.È questo un Disco de piìi comuni per la forma, per lagrandezza, per il metallo, per il colore, come anche per lafigui'a muliebre che vi si vede incisa. Il tipo originale inbronzo conservasi nel museo <strong>di</strong> Volterra. Io Tho fedebnentecopiato a pennello nella sua <strong>di</strong>mensione, <strong>di</strong>segno e colorito.iSon è a mia notizia che sia stato mai pubblicato collestampe da alcuno. Lo nomino <strong>di</strong>sco mainl'briato per lacii'colare sua forma, e per 1 appen<strong>di</strong>ce che già fu unita almanubrio, aderente alla sua periferia. Molti sono i Dischiinanubriati simili a questo, la massima parte de'quah è inbronzo <strong>di</strong> >arie leghe, ed alcuni pochi <strong>di</strong> puro ferro che trovansicarichi <strong>di</strong> tartaro ferrugineo, e molto guasti dalle ossidazioni.La struttura loro consiste in una lamina <strong>di</strong> metallospesso cosi sottile, che non la giu<strong>di</strong>co atta a sostenerlungo tempo l'azione della gravità <strong>di</strong> un corpo soprappostovi,e per conseguenza incapace <strong>di</strong> serAÌre <strong>di</strong> recipiente.Gran parte <strong>di</strong> essitroNansi per questa ragione, e per la soffertaossidazione col manico staccato dalDisco, quale appuntosi mostra questo. La fragilità della struttura loro nonci permetterebbe <strong>di</strong> ritrovarli spesso anche intatti dopo varisecob, e solo tinti dal verderame, come io la <strong>di</strong>mostro ',se gli antichi non gli avessero espressamente chiusi neisepolcri, per alcune religiose loro superstizioni, che anderòindagando nello scrivere <strong>di</strong> questi monumenti. La figurapiù frequente che trovar si suole incisa in questi Dischiè appunto quella, che porta il presente, eseguita con incavo<strong>di</strong> linee nel metallo, come potrebb' essere incisa in unrame da stamparsi in semplice, ina largo contorno.1 \ed. ser. in, lav. i.


TAVOLA I, E 11. "^Sul significato <strong>di</strong> questa figura muliebre rappresentataviscrissero molti, e variamente, come avrò luogo <strong>di</strong> esporreove occorra: ed io pure ebbi occasione <strong>di</strong> scrivere che miè sembrata una Nemesi '. Non mi trattenni granfatto sulleragioni della mia congettura, ma non ostante non ho finoratrovati oppositori a questa opinione. Avrò luogo <strong>di</strong> prenderlain nuovo esame; contento per ora <strong>di</strong> accennare cheNemesi fu presso molti popoli l'emblema significativo dellaDivinità, in modo che noi la troviamo in<strong>di</strong>cata dagli scrittoricon <strong>di</strong>versi nomi come dagli artisti con <strong>di</strong>verse figurea seconda dei vari attributi della Divinità che nei monumentiscritti o figurati si è ^oluta rappresentare. Quanto<strong>di</strong>co ora in succinto non anderà esente dalle necessarie prove,quando tratterò <strong>di</strong> questa figura; poiché incontrasi spessonei Dischi della collezione che espongo. Qui per ora misi conceda come provato esser essi spettanti ad alcuna cosa<strong>di</strong> Religione, e la figura muliebre incisa in questo, esserestato il simbolo della Divinità presso gli antichi.TAVOLASEGOADAV>


8 DEGLI SPKCCm MISTICIne '. Ciò accade ered io rispetto all'antiquaria, pel cre<strong>di</strong>toe stima che presso il pubblico ebher coloro che i primi scrisserointorno alle <strong>di</strong>ssotterrate o scoperte anticaglie ; i qualicon soverchia fi'anchezza decisero e de" nomi e degli usie delle derivazioni <strong>di</strong> quanti monumenti venivano alla luce.Né ciò potea <strong>di</strong>versamente accadere, mentre si esigevache un antiquario tutto sapesse conoscere ed interpetrare;e quegli era maggiormente applau<strong>di</strong>to, che <strong>di</strong> maggiornovità e piìi strana facevasi propagatore. INIa siccome la sanacritica or fra i pochi, or fra i molti de' dotti sempre germoglia, così alle imposture d" Annio Viterbense cercò farargine un Pier Crinito; alle credulità <strong>di</strong> Curzio Inirhiramicontrappose il vero un Leone AUazio ; ai battesimi delCori rise un jNIaffei; alle Origini italiche del Guarnacci motteggiòun Antonioli; agli etruschi sistemi del Passeri obiettòun Lanzi, e così <strong>di</strong>casi <strong>di</strong> altri molti; ed io pure cercaicon ogni stu<strong>di</strong>o far note quelle verità che con ben tessuteparole furono travisate da chi scrisse dell'Italia avantiil tiominio de Romani^. Né il mio lavoro fu rigettato dagliamanti del vero, come fu loro gratisshno quello del Crinito,delf AUazio e <strong>di</strong> quanti altri operarono a rettificare glistudj dell'antiquaria. Mosso io pertanto da questo principio<strong>di</strong> utilità, mi lusingo <strong>di</strong> non gettar via vanamente iltempo, occupandomi nell'esame del <strong>nome</strong>, dell'uso e delsignificato dei Dischi manubriati, ai quali si é dato sinorail <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Patere, quasiché ad uso <strong>di</strong> sacrifizi fossero statiadoprati. Ma questo esame non sarà nuovo, poiché gli antiquariche scrissero de" monumenti figurati già ne <strong>di</strong>edero1 Ved. Mazzarella Farao, Lettera sul- 2 Ingliirami, Osserv. sopra i monum.le iiiterpetrazioiii <strong>di</strong> due Vasi fittili ant. uniti ali" opera intit. l' ItaliaPejtani, fatta dal Lanzi. avanti il dominio de' domani.


TAVOLA II.9quasi tutti il parer loro: non però unanime, né procedenteda eguali principj come esporrò; tantoché lo stu<strong>di</strong>oso Lettoreche N'Liole istruirsi in questa materia non sa per ora aqual partito doversi appigliare, mentre ognuno <strong>di</strong> essi gliviene esibito con ragioni e dottrine che hanno aspetto <strong>di</strong>esser plausibili e persuadenti, e da persone per cognizionie per cre<strong>di</strong>to sommamente autorevoli. Che se ora il parermio nudo nudo ancor io qui proponessi, qual fondamentoavrei <strong>di</strong> sperare che si anteponesse a quello <strong>di</strong> un Passeri,<strong>di</strong> un Lanzi, <strong>di</strong> un Visconti, <strong>di</strong> un Millin, <strong>di</strong> un Vermiglioli,<strong>di</strong> un x\kerblad, <strong>di</strong> un Ciampi, e <strong>di</strong> altri tali dottissimiuomini, che se ne sono egualmente occupati? Perrender utile questo mio trattato vedo necessario che mentretesserò in certa maniera la storia de' Dischi manubriatie <strong>di</strong> quanto né stato scritto, io <strong>di</strong>mostri con ragioni, dottrineed esempi la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> ammettere tutte le opinioniche <strong>di</strong>scordano da quella sola, sia d'altri, sia mia, che troveròla più idonea a farci chiari sull'astrusissimo e ricercatoarticolo del <strong>nome</strong>, dell'uso e del significato dei Dischimanubriati. Né la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> sra<strong>di</strong>carne ogni mal fondatadefinizione ed improprietà <strong>di</strong> <strong>nome</strong> può <strong>di</strong>sanimarmi dallooccuparmene; poiché d'altronde sperimentiamo continuamenteche giunge il tempo, nel quale il vero, snidata lafalsità, signoreggia e trionfa <strong>di</strong> quella. Protesto pertanto,che mi sarà caro il restituire ai monmnenti che esamino ilproprio loro legittimo <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Specchi mìstici, come traggodagli antichi scrittori (quando sien valide e convincenti lemie ragioni, del che non giu<strong>di</strong>co), egualmente che il trovarmida altri convinto che Patere o altri utensili da sacrifizio(come finora é stato creduto ) sieno i Dischi suddettiad onta d' ogni mio sforzo per pròvaie il contrai'io.S- IL a


10 DEGLI SPECCHI LIISTICINella totalità dei Dischi manuLriati che si son ritrovatifinora, la piìi gran parte va corredata <strong>di</strong> figui^e. Il restante<strong>di</strong> essi è semplice coinè quello che espongo in questa Tav.ir. I Dischi semplici formano il minor numero nella Italiame<strong>di</strong>a e nella superiore, come rilevasi dalle raccolte <strong>di</strong> antichitàdove sono adunati e conservati; si trovan poi frequentementenella ÌMagna-Grecia e nella Sicilia, ma quasi sem^pre senza figure come vengo assicm'ato dal Cult. Sig. i>Iarch.Gino Capponi ilquale viaggia per f Europa lodevolmenteoccupandosi a prò delle lettere, e delle scienze, e specialmente<strong>di</strong> quest'opera, come apparisce in più luoghi <strong>di</strong> essa.Ecco un artìcolo d'una sua lettera su tal proposito scrittamiprima del suo ritorno da quella parte d'Italia da lui percorsanel 1817. « Per so<strong>di</strong>sfare alle vostre interrogazioniegli scrive^ lio cercato agli Antiquarj delle notizie sul ritrovamentodei Diselli in bronzo manuhriati, ed ho saputo spe^cialinente dal dotto Monsig. Capecelatro J^ escovo <strong>di</strong> Taranto,espertissimo in queste materie antiquarie, che i vostri Dischisi trovano anche inquesti paesi, via non già con figurea grajjlto, come soglionsi trovare in Toscana e per lostato Romano '». DuiKjue l'oggetto per cui fiiron fatti generalmentei Dischi in bronzo nianubriati non fu il contenerequelle sacre istorie che in molti s'incontrano; altrimentiquei che ne son privi de' quali do un esempio in questaII. Tavola non sarebbero fatti a verun og-oetto: lo cheè assurdo. Spero poter dar conto in seguito del perchè sitrovano i Dischi semplici più frequentemente nella Italiainferiore che nella me<strong>di</strong>a e nella superiore. Il Ciatti riconosciutoper il più antico scrittoredei ritrovamenti <strong>di</strong> quesU1 Lcucra 5IS. esislculc utl mio carteggio letterario ul n. -j^.


TAVOLA II.IIdà loro il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> copercld <strong>di</strong> urne cinerarie, perchè ilcaso portò che in Perugia, come pure in Arezzo si trovaronoi primi sulla hocca <strong>di</strong> vasi cinerarj '". Lorenzo Legatiragionando <strong>di</strong> uno <strong>di</strong> questi Dischi in<strong>di</strong> a poi conosciutocol <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Patera Cospiana parimente trovato sopra unvaso <strong>di</strong> hronzo ripieno <strong>di</strong> ceneri, gli dà lo stesso <strong>nome</strong> <strong>di</strong>coperchio eli urna in bronzo ^. Il ÌMontalhani ^eduto questotal Disco situato nel ^luseo Cospi, e trovatolo corredato <strong>di</strong>sacre storie, senza prender cognizione della sua provenienzacome suppongo, lo credè utensile spettante ai sacrifizj <strong>di</strong>quella religione; •' lo che per altro accenna soltanto nel titolodel suo articolo come appresso: MA^"UBRIATI a>"tiquissimiDISCI ;HOC EST EMBLEMATICAE AE^'EAE LAMI>"AE VETUSTISSIMAE SA-CRiFiciALis iNTERPRETATio. Dopo <strong>di</strong> chc nicnt' altro scrisse inconferma <strong>di</strong> questa sua supposizione veramente gratuita. ^.lachi conosce le opere sue giu<strong>di</strong>cherà, che attesa la scentificasua vasta facon<strong>di</strong>a ed enciclope<strong>di</strong>ca eru<strong>di</strong>zione, dovea pro-IjaLilmente goder molta reputazione in Patria; talché sentiamodallo stesso Legati quanto erano autore^oli le <strong>di</strong> luiparole e giu<strong>di</strong>zi relativi al monumento in questione, ancorchépriNi <strong>di</strong> fondamento. i


12 DEGLI SPECCHI MISTICIPatera in questo scrittore, né per la forma o struttura sua,né per la circostanza del suo ritrovamento, né pel giu<strong>di</strong>zioche ne dà il Montalbani, al quale par che il Legati annuiscasol per ossequio al cre<strong>di</strong>to che aveva <strong>di</strong> uomo universalmenteeru<strong>di</strong>to, non peraltro <strong>di</strong> un ragionator critico epersuadente; giacché il INIontalLani non rende conto delleragioni che lo inducono a supporre una Patera quell'utensile.Vegliava già in quel tempo uno scritto dello accre<strong>di</strong>tatodotto Casali, nel quale si era dato un cenno <strong>di</strong> quellaopinione ', ammettendo che oltre le Patere consuetamentenote senza manubrio, ve n'erano alcune delle manubriate,fra le quali, pel <strong>di</strong>segno che n'esibisce il Casali, par cherestin compresi anche i Dischi esposti in questa mia opera.Ed in ^ero non furon le sole Patere senza manico simili aquella ch'io propongo per modello della vera Patera sacrifìcialepresso gli antichi ^, usate nei sacrificj, ma altri vasellamiancora, e <strong>di</strong> varia forma vi si adoprarono; <strong>di</strong> chefan fede le opere dell'arte ove si vedono espressi ^. Alcuni<strong>di</strong> essi vedonsi molto piani ed aperti '^ e talvolta manubriatì^ per modo che molto si assomigliano a quei Dischi manubriatidei quali ho preso a trattare, giu<strong>di</strong>candoli Specchimistici: onde avvenne che per taleapprossimativa somiglianzafurono dal Causeo confusi questi con quelli, ed a tuttifu dato <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Potere ^. Il INIontfaucon 7 ed altri ripro-1 Casali, De Veterib. AEgyjit. rit. n. a: tav. O: tav. P, Q, n. 3, e 5.cap. XV, de Romanor. Elhnicor. Sa- 4^*''^- t-'iv. G, n. a: tav. I, n. i.ciificiis, p. iSy. 5 Voci. lav. Q, n. 5: tav. M, n. a: tav.a \oJ. tav. B, n. i, Patera filicata ve- K, n. a: lav. O.duta geometricamente. N. a, la 6 Causoiis,Mus.Rom.,tom.ii, sect. m«tessa veduta in profilo spaccata. Instrum. SacriCciis apta, et Boiianni3 Ved. tav. G, n. a : tav. H, n. i , Mas. Kirclierianum , tab. v, p. 44.3. e 6: tav. I, n. i: tav. K, n. 5: 7 Aniiq. expliq., lom. II. pi. i.vx,ta\. L, u. 1: lav. 31, u. 2: tav. N. p. 143.


TATO!A II.l3dussero quella quantità stessa <strong>di</strong> antichi recipienti <strong>di</strong> variaforma, ed altrianche ne aggiunsero unitamente a molti Dischifigurati, o Specclìi mistici, non però da essi riconosciutiper tali, e a tutti assegnaron l'uso nei sacrifizj. Opporreiprimieramente a costoro il dubbio che tutti i vasellami epiatti da essi ai sacrifizj assegnati sieno stati realmente adopratiper usi tali. Chi entra pe' Musei d'oggigiorno restasbalor<strong>di</strong>to dalla innumerabil quantità <strong>di</strong> forme de' vasellami<strong>di</strong> metallo e <strong>di</strong> terra cotta che vi si mostrano. E s'ha dacredere che tutti per uso sacro fossero fabbricati? Nò certamente,poiché tali recipienti sono <strong>di</strong> frequentissimo usope' bisogni <strong>di</strong> nostra vita, e talvolta sono anche semplicementesimbolici, siccome nella serie v. de 'miei <strong>Monumenti</strong>son per provare. Sappiamo da Ateneo che gli antichi avevanocome noi abbiamo per ciascuno ufficio <strong>di</strong> nostra esistenzadei vasi particolari ', come da vari altri antichi scrittoridottamente interpetrati dal culto Creuzero ci è noto chenon pochi <strong>di</strong> essi furon <strong>di</strong> mistica rappresentanza ^: ed ec^coci per necessità pervenuti ad una <strong>di</strong>stinzione fra i vasi dasacrifizio, e i destinati ad altri oggetti. Non è dunque a secondadel capriccioso arbitrio del Montalbani, del Casali edel Causeo, che noi <strong>di</strong>stingueremo i vasi sacrificiali dai nonsacri ilciali, ma ci faremo guidare dalla evidenza, non che dalledescrizioni e dai monumenti degli antichi pagani. Consiffatte regole entro nel dritto <strong>di</strong> escludere dai sacrificialistrumenti i Dischi in bronzo nianubriatì perchè lo ammetterlinon consente colla sana critica, l'evidenza non mei<strong>di</strong>mostra, i classici antichi non ne parlano, i moderni scrittorine duljitano, i monumenti ove sono i sacrifizj non me1 r.renzcr, Dlonys,pars 1 , p. 38, 3i), 2 Allicn., Dipnosoph., lih. si.i»UL. sparsim.


l4 DEGLI SrECCHI MISTICIne offrono alcuno, come anelerò clicliiarando più particolarmentea suo luogo.Il Begero che tanto si fa stimare dai dotti pel retto giu<strong>di</strong>zioche suol portare sopra i monumenti anticlii, non volleaccordare al Causeo ed al Casali che i Dischi manuljriatie figurati si potessero supporre essere stati Patere da sacrifizio,e <strong>di</strong>chiara la sua negatila per due paragoni: la primaperchè ad esso non sembraron Patere: la seconda perchèquei due letterati sebbene le <strong>di</strong>ssero Patere, omisero poi <strong>di</strong>provarle tali '. Ed infatti non posson eglino pretender fiduciada chi vuol seguir la ragione piuttosto che f opinione.Le opposizioni del Begero non sfuggirono al Lanzi chele <strong>di</strong>chiara nel MS. della Imp. Galleria <strong>di</strong> Firenze; ove deiDiselli in questione scrive in questi termini: « Patera etnisca:così chiama il comune degli antiquari certe quasi lancimanuhriate ed orlate, che non hanno veruna profon<strong>di</strong>tàsolo pochissima, e spesso van fregiate <strong>di</strong> figure e anche <strong>di</strong>caratteri etruschi ^ jj . Quin<strong>di</strong>passa a dare un cenno <strong>di</strong> varieopinioni tenute dagli antiquari relativamente ai Dischi, fi-a lequali inserisce quella del Begero . ÌNIa il Lanzi non si espressecon simile incertezza, quando trattò delle vere Patere dasacrifizio prive <strong>di</strong> manico, e francamente le <strong>di</strong>sse « Patere<strong>di</strong> bronzo, che sono sul gusto che vedesi innioltissimi marmie medaglie che rappresentano Sacrifici^ jj. Dunque <strong>di</strong>casiche i primi antiquari che videro i Dischi, come il Ciatti e ilLegati non li giu<strong>di</strong>carono Patere : i primi che crederonoPatere i Dischi, non poterono dare <strong>di</strong> tal giu<strong>di</strong>zio ragioneche appagasse: i primi che \'\ si opposero sparsero per quella1 Beger., Tliesaur. Brandonburg. ria, stanze de" Bronzi, arma<strong>di</strong>o xii,to;n. Ili, Aniiq. A"ar. , fol. \i'\- exiii, Vasellame num. 43.2 Lanzi, Invculario MS. <strong>di</strong> Galle- 3 Lanzi, 1. cit., p. 33.


TAVOLA II.l5opinione dei <strong>di</strong>iLbi tali che fecero impressione nell'anijncdei maggiori antiquari fino ai nostri ultimi tempi. E dunquela forza della consuetu<strong>di</strong>ne che ci fa nominare Paterei Dischi manubriati, non già l'intima persuasione che sienotali; e questa forza, come in principio accennai è <strong>di</strong>fficile,a vincersi. Esaminiamo sopra <strong>di</strong> ciò ilseguito degli scrittori.II Fabretti, il Buonarroti, il Foggini, il Bourguet ed altriche scrissero su <strong>di</strong>verse rappresentanze espresse nei Dischi,non si occuparon del significato e dell'uso <strong>di</strong> questi utensilie nominarongli Patere, perchè tale era il <strong>nome</strong> che loroassegnavasi dal comune degli antiquari, come in<strong>di</strong>cò il Lanzi,ond è che ra<strong>di</strong>cato quel <strong>nome</strong>, ancorché per uso soltanto,non poteasi tor via da chi ne restava mal persuaso, senon entrando in un laberinto <strong>di</strong> lunghe <strong>di</strong>scussioni, ed esamiben ragionati. Troviamo infatti che il celebre IMontfaucon,allorché fra le immense antichità che produsse al pubblico,dovè parlare dei Dischi, non alterò il sistema clie alloratenevasi <strong>di</strong> ammetterli cioè fra i vasi da sacrifizio, enominolli Patere, appunto per non entrare, cred'io, inquella<strong>di</strong>sputa; ma protestò bensì in due luoghi della sua grandeopera che ammettevaU <strong>di</strong> mal grado come taliper la lorotroppo piana ed incapace superficie •.Il Bonanni confonde, come altri fecero, le Patere rotondecoi Dischi manubriati, ma conviene col Begero che questinon debbo v\si riconoscere per Patere da libazione '. Lostesso abbiamo in varie osservazioni del Conte <strong>di</strong> Coylus '.Anche il Winkelmann osserva che lePatere da sagrifizio neibassirilievi son vere tazze, mentre i Dischi da lui pur detti1 Moutfaucon,Amiq. p\plif{. . toni. II, 2 Miis. Kirckerian., class, i, p. 12,cap. V, p. 142, et Si;ppl. au Jivic eJit. a Pli. Bonanui.de rAuti(j. explicj., • .j. 11, p. 63 . 3 ;Vulii|uit. etr. , tom. vi, p, 97.


l6 DEGLI SPECCHI ansTiciPatere li trovan con orlo assai basso '. Il Contucci che secondone scrive il Lanzi ^ ed il Biancani presso lo Schiassi^ fii r interpetre dei Dischi adunati nel Museo del CollegioRomano, ammettendo come cosa provata che iDisellimanubriati spettassero alF ufizio <strong>di</strong> versare il sangue dellevittime sull'ara, è poi costretto a supporre che se ne versassein ben piccola dose, riflettendo alla figura loro e senzapunto labro o talvolta pochissimo 4, Esibisco peraltro atal uopo l'esempio <strong>di</strong> un monumento antico dove si vedeche la Patera destinata a ricevere il sangue della vittima èdelle più gran<strong>di</strong> e profonde ^.Il Passeri che cerca rendere una ragione probaljile perchèle così dette Patere etrusche sieno manubriate, mentrele vere Patere effigiate nei monumenti son prive <strong>di</strong> manico;immaginò che i Dischi manubriati si usassero per Paterein certi da lui supposti privati sacrifizi, ^ de 'quali però néscrittore alcuno, né verun monumento ci ha lasciata memoria.Quante strane ipotesi per sostenere un primo sbaglio!Né minori fole vennero in testa al Gori, poiché supposela ragione per la quale i Dischi da lui tenuti per Patereson piani e con bassissimo labbro attribuir si dovesse alle»*sere state in uso pei sacrifizi degli Dei infernali, ai qualifacevasi basso l'altare '. Ma noi, <strong>di</strong> grazia ricorriamo agli1 Winkelmann , delle Arti del Disegno un asino scannato in onor <strong>di</strong> Priapopresso gli ant., tom. i, lib. lu, è tolta da un .antico monumentocap, li, § 21, p. 190. in b. r. prodotto dal Boissard, e2 Saggio <strong>di</strong> Lingua etr., tom. 11 riprodotto dal Montfaucon Antiq.p. 199. explirj. , tom. I, pi. 181, e dame3 De Patcris antiq. ex sche<strong>di</strong>s Bianca- riportato alla tav. K. num. 4'delni,Epist. V, p. 56. la serie vi.4Contucci, Mns. Kirc. AErea nolis 6 Passeri, Parai, ad Dempst., p. 1 23 .illustr. , tom. I, p. 2. j Gori.Mus. etr., tom. m, p. i85.5 La ^iufa che riceve il sangue <strong>di</strong>


TAVOLA SECONDA. 17antiquari per esser tenuti a bada con capricciose ed aereeipotesi, o per essere istruiti sui veri usi degli antichi?Piacque al INIiilin cercar più plausibili ragioni per dareai Discili manubriati il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Patere, piuttostochè indagarese ad essi fu dagli antiquari suoi antecessori e contemporaneibene appropriato quel <strong>nome</strong>, opportunamentegiovandosi delle vaste cognizioni, delle quali egli era ornato;ma dovè al solito valersi <strong>di</strong> supposti, mentre nulla sitrova <strong>di</strong> antico, scritto o figurato a favore <strong>di</strong> quella ipotesi.Immaginò pertanto che i Romani imitassero gli <strong>Etruschi</strong>nell'esecuzione delle loro Patere, facendole manubriatecome sono i Dischi, e così le usassero nei sacrifizi; mache poi le rappresentassero totalmente rotonde e senza maniconei monumenti, per renderne più elegante la forma '.A ciò mi oppongo col produrre più monumenti, in alcunide' quali si fanno dei sacrifizi ^, ove sebben la Patera sia<strong>di</strong> forma rotonda, qual suol vedersi generalmente, ^ pure loscultore non vi ha posta gran pretensione <strong>di</strong> eleganza. Inun <strong>di</strong> essi, che è un fregio intiero <strong>di</strong> un qualche frontonesono adunati tutti gli arnesi da sacrifizio ^, e in conseguenzaanche la Patera che è rotonda e senza manubrio.Che se questo guastasse l'eleganza degli utensili, perchè nonne anderebbero privati e la scure, ed il simpulo, e il coltelloed o2:ni altro manubriato utensile sacrificiale?Volle il Lanzi provare la proprietà del <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Patereeh' egli avea dato ai Dischi, assegnando loro un uso particolarenei funebri sacrifizi, perchè trovati fiequenteniente1 Millin, Monum. antiq. inctl., tom. I, 2, tav. M, num. 5, lav. Q, num.p. igo, et soqq. 1, 2 e 3.a Ved. lav. H. num. 5 , tav. I. mini. I, 3 A ed. tav. H, num. ?..tav. K, num. 3 e 5, tav. L, num. 4 1^' > l'imi. i, a. e 3....


l8 DEGLI SPECCHI MISTICIpresso i cinerari e g-li ossuari dei morti; ma è necessario aparer mio pro^ ar prima che sien vere Patere e sacrificialiper quin<strong>di</strong> poterle supporre usate a' sacrifici funebri; giaccliènei sepolcri, per via d esempio, trovatisi ancor le medagliee glianelli, che sicuramente non fecer parte degli utensilifimebri sacrificiali. E se adopravansi ai riti bacchici,com'egli pure talvolta sospetta, trovandosene anche nelleciste mistiche, non per questo è da supporre con lui cheservissero in quei riti a versar liqui<strong>di</strong>, né ad offrir molesalse, o simili doni, come congettura questo dotto antiquario,ancorché ne abbia egli vedute delle profonde ' ;poiché nei vasi <strong>di</strong>pinti che cipresentano mille foggie <strong>di</strong> ritifimebri e bacciiici, come ne dà esempio il <strong>di</strong>segno da meesposto alla Tav. G, non vedesi mai che i manubriati Dischii^i espressi si adoprino in quelle cerimonie per versarliqui<strong>di</strong>, né verun alti'o contenuto. Si pròai pertantocon ragioni incontrastabili che i Dischi da me esibiti inquesta raccolta sieno stati fatti per uso <strong>di</strong> sacrifizi, e poiconcederò che si debba attendere a qualificarne la specie.Sceso in Italia già adulto Arnoldo Heeren Letterato Bremense,e veduti i manubriati Dischi nel tempo stesso chene senti il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Patere che qua loro si dava, non sipotè appagare della convenienza del <strong>nome</strong> coli' oggetto chelo portava; ed avendo in seguito dovuto scrivere in proposito<strong>di</strong> essi, gli nomalo Patere etruschi <strong>di</strong> bronzo, macon aggiungervi, ut imlgo cas appellare solent *.Il Ch. Vcrmiglioli fra gli ultimi scrittori <strong>di</strong> queste antichità,si mostra tuJtavia duijbioso, se i Diselli nianubriatvsieno stati veramente in uso per sacrifizio, e quasi fbsjLanzi, Sagg. <strong>di</strong> Liug. etr., tom, u, 2 Ilecrcn, Exposltlo fragni. IMus»p- 208 . Cor^iaui, p. g, noi. (e).


TAVOLA SECOIS'DA.I9se mal persuaso <strong>di</strong> quanto era stato detto fino a lui a prò<strong>di</strong> quella opinione, tenta altra via per giustificarla, e fravarie ragioni si risolve a non dubitarne, perchè si trovanonegl'Ipogei, e crede che s'adoprassero nelle sacre inferie •.Io credo che per realizzare delle supposizioni, non sia lavera strada quella <strong>di</strong> addurne delle altre in prova, poichécosi la proposizione resterebbe sempre dubbiosa. Quando<strong>di</strong>chiaro che i Dischi siano Specchi, cerco risolvere il dubbioin una massima certa, allegando coli' autorità degliscrittori che gli Specchi ponevansi nei sepolcri =, Così dunquemi si provi che vi si ponevano le Patere adoprate nellesacre inferie, giacché il supporlo non basta per persuadermene.Il Ch. Vermiglioli suppone altresì che nelle cistesi trovino le Patere che si adoprano nelle feste <strong>di</strong> Bacco ^,senza che ilsupposto abbia appoggi o conferme. Ed io sup-,pongo che vi si trovino Specchi, e lo proverò con <strong>di</strong>verseautorità degli antichi. Piìi modernamente fij scritto in Inghilterrasulle Patere degli antichi; e fra queste furono inseritii Dischi andati finora sotto quel <strong>nome</strong>, nella categoriadelle Patere etrusche. Ivi si fan <strong>di</strong>stinte da quelle delle altrenazioni antiche, per il manico del quale van corredatii Dischi ^. Questa opinione mi lusingo sarà cambiata alterminare del mio scritto sopra i sacri Specchi, o specchiMISTICI antichi, nei quali saranno convertite le Patere degli<strong>Etruschi</strong>. Scrisse poco tempo fa il Cult. Sig. Prof. Schiassiuna dotta Dissertazione sulle Patere degli antichi, ed aggregòad esse iDischi in bronzo manubriati, ma non attesea provare che questi erano del genere <strong>di</strong> quelle ^. Quin-1 Vermiglioli, Palerà elrusca iued., 4 Moses,.! colleclion of Vases, Alp.XXX.VIII. tars, Patcrae, j>. aS.4 Veti, sopra, p. 11. 5 Suliiassi, dePatcris Amia,jj Venniijlioli, i)ji4r


20 DEGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong> avendo io dato conto in un giornale <strong>di</strong> questa eru<strong>di</strong>taproduzione ', esposi i miei dubbi che i Dischi manubriatide'quali il Ch. Schiassi produsse un buon numero in ramicon interpetrazioni, non fossero realmente Patere sacrificiali^. Il mio scritto fii esaminato e riportato in altri giornali,né finora è stata da veruno <strong>di</strong>sapprovata la mia massima,che i Dischi manubriati non possono esser Patere sacrificiali^. Qui si chiude la storia in compen<strong>di</strong>o del <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Patere dato a questi Dischi. Riepilogata, si scopre che i prijniritrovamenti <strong>di</strong> essi non presentano idea <strong>di</strong> Patere: cheun tal <strong>nome</strong> gli fii assegnato ad arbitrio e senza prove, edunicamente perchè gli antiquari <strong>di</strong> quei tempi volevano dar<strong>nome</strong> ad ogni anticaglia; che quel <strong>nome</strong> gli fu contrastatoda <strong>di</strong>versi accre<strong>di</strong>tati antiquari: che si sostenne non ostantetra il comune <strong>di</strong> essi, non sapendosene, cred'io, sostituiresin qui uno più persuadente: che quei che vollero sostenereai Dischi il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Patere, dovettero farlo per via<strong>di</strong> arlìitrarie supposizioni prive affatto <strong>di</strong> appoggio, nonpotendo essi allegare né un monumento, né un passo <strong>di</strong>qualche antico scrittore a favore della loro opinione: chele vai'ie prove, credute finora valide a sostenere nei Dischiquel <strong>nome</strong> <strong>di</strong> utensili sacrificiali, non reggono ad un benponderato e critico esame: finalmente a misura che nell antiquariasi é aumentata quella critica, che è necessaria algiusto <strong>di</strong>scernimento dei monumenti, si è snervato il suppostoche i Dischi in bronzo manubriati fossero Patere dai Collezione <strong>di</strong> Opuscoli scientifici e 2 I\i, p. 93, e seg, uot. (i).letterari ed estratti d'Opere iuteres- 3 Giornale <strong>di</strong> Letteratura e Belle Arti",santi , volume xx , Estratto del libro toin. 11 , p. 20, e seg. IVIillin, Aunalesiiilit. De Pateris Antiq. , con aggiuii- Encvclopé<strong>di</strong>ques , fcvrier 1817,le <strong>di</strong> ossenazioui e uot


TAVOLA SECONDA. 21sacrifizio. Il finqui detto potrebbe essere per avventurabastante a giustificar la mia massima, che i Dischi manubriatisieno stati Specchi mistici e non gìh. Patere sacrificiali.Ma quest'ultimo <strong>nome</strong> assegnato ad essi dai più accre<strong>di</strong>tatiarcheologi dei nostri tempi, potendo toglier fiduciaal mio scritto e in conseguenza renderlo inutile; cosicredo necessario esibire altre prove a favor del mio assunto,prendendo brevemente in esame le vere Patere degli antichi,per mostrare quanto mal convenga il <strong>nome</strong> loro ai Dischimanubriati, e quanto mal si appropria ai Dischi ciò chedelle Patere sacrificiali ci <strong>di</strong>cono gli antichi e ci mostrano iloromonumenti.L'etimologia della voce Patera ch"è tutta latina trovasi inpatens da patendo, o qnod pateat ', come ricavasi da INIacrobio,il quale ce ne in<strong>di</strong>ca nel tempo stesso il genere ela forma che descrive per un bicchiere basso ed aperto '. Chela Patera si tenesse dai Latini nel genere dei bicchieri, vienconfermato anche da Varrone•*e da altri 4. Y. poi altresìchiaro che la voce Poculum derivata da pota quasi potacifi \ e<strong>di</strong> la maggior parte de' Lessicografimigliori della Lingua latina .2 Sed Plautus insuetuin <strong>nome</strong>n reliquitj aitque in fabula Amphitryonepateram. datarti cum longeutriwque poculi figura <strong>di</strong>versasic. Patera enim, ut et ipsum <strong>nome</strong>nin<strong>di</strong>cio est, planuni ac patensest. Macrob. , Salurn. , lib. v, cap.XXI, p. 519.3 Praeterea in poculis erant paterne,\aiT. , de Lingua latina,lib. IV , p. 3 14 Paterae Phialae sunt <strong>di</strong>ctae , re/quod in ipsis potare solemus , velquod patentes sujit <strong>di</strong>spansisquelabris. Isid., Etimologia!., lib.cap. V, p. i3i8.xx,In eo proelio Alboin Cunimundumocci<strong>di</strong>t , caputque illius sublatum,ad bibeiidum ex eo pocidumfecit, quod genus poculiapud eos scala <strong>di</strong>citur , linguarei o latina patera \'ocitaturPaid. Warnefr. <strong>di</strong>acon. , de Gest.Longobardor. , lib. i, cap. xxvii,p. 4a4.


22 DEGLI SPECCHI MISTICIIwn ', in<strong>di</strong>ca patentemente essere il bicchiere un vaso potorio,vale a <strong>di</strong>re un recipiente atto a contenere una bevanda.Ne <strong>di</strong>versa/nente poteva intendersi della Patera, mentrecomprendevasi nel genere dei bicchieri ancor essa, il chevien confermato più chiaramente da Varrone, il quale descrivela bevanda che nella Patera mandavasi attorno a commensaliin un convito ^. (J'uando mi si accor<strong>di</strong> esser questala definizione della Patera autorizzata dair etimologia e daiclassici, potrò francamente escludere dal genere delle Pateretut\to ciò che non è un recipiente atto a contenere unabevanda; dal che parmi restare esclusi naturalmente e ragionevolmentei tanti Dischi piani e <strong>di</strong> bronzo, nominatiPatere dai già riferiti scrittori <strong>di</strong> Archeologia, mentre laqualità in essiosservata d'esser piani e senza rilevato labbroall'intorno, li rende incapaci <strong>di</strong> contenerla. Le descrizioniche delle Patere ci lasciaron gli antichi, prese anche per piùsensi, combinano con la data definizione. Un chiaro passo<strong>di</strong> Virgilio ^' ci fa vedere, che i vari usi e le bevande fatte collePatere nelle libazioni eran tali, che non avTebbero potutoeseguirsi senza dare ad esse la capacità <strong>di</strong> un bicchiere.Ed afllnchè non si opponga chlo ritorco a senso mio la frasepoetica del citato x\utore, ne trascrivo la spiegazione latina1 \e<strong>di</strong> la maggior parte de' Lessico- iiendae caussa, ciim magistri figrafidella Lingua latina. mn, potio circumfertur-, et in2 Praeteiea in poculis erant paté- sacrificando Deeis, hoc pocurae,eo quod pateant , Latine ita lo magistvntus dat Deo vimini'<strong>di</strong>ctae. Heisce etiam nane in pu- Var:\ , 1. cit.blico con\>ii>io, antiqaitatis reti-3 in mensa latictim lihavit honorem,Primaqne libato sunimo tenns attigit ore,Tum Bitiae de<strong>di</strong>t increpitans: ille inipiger hausitSpiimanWm pntcram, et pieno se proluit auro:Post ala procercs (Aencid., lib. i, v. ^^40 seq.)


TAVOLA SECONDA.del più accre<strong>di</strong>tato interpetre Carlo Rueo, al quale comeimparziale può alìidarsi il lettore. Sti7/avit Di do in mensamvinum, honorem Uquonun, et eo stillato prima degustavit2Jreliquum swnmis tantnmmodo lahris: deinde de<strong>di</strong>t Bitiae liortanseum: ille alacer ehibit pateram spiunantem, et coìupersitsevino aurea& pater a e plenae: postea olii proceres 'Mi si <strong>di</strong>ca dunque se tante operazioni, e <strong>di</strong> gustar del a ino, e<strong>di</strong> averne versato in copia tale da farlo spumare, e <strong>di</strong> gettarnesopra la mensa ed indosso, e <strong>di</strong> farne gustare agliastanti, ancorché in piccola dose, si possan compiei'e collesole poche gocce <strong>di</strong> liquido, <strong>di</strong> cui è capace un <strong>di</strong>scopiano della grandezza <strong>di</strong> quello segnato in questa Tavola,con un labbro appena rilevato, o con picciolissima convessità,come il presente che espongo? E quel preciso del poetapieno se proluit auro ^ fa supporre che il recipientenon contenga men che un bicchiere <strong>di</strong> liquido. Il Chiar.Vermi^lioli consente che a ^ari uffizi fossero destinate lePatere, e che in un tempo medesimo più usi facevansi delliquore che contenevano già consacrato ai Numi, parte,egli <strong>di</strong>ce, se ne versava sulla vittima, parte sull'aro, e paiatesu gli astanti^. Ma. egli omette <strong>di</strong> osservare, che a farciò si richiedeva recipiente maggiore o sia piìi capace inprofon<strong>di</strong>tà che non è il Disco da lui esposto nel ragionaledelle Patere. Infatti il Lanzi che pure ammette essere statii Dischi usati a versar liquori, soggiunge che ^e ne sonoalcuni ben profon<strong>di</strong> ^. Se ne argomenti dunque che eglicredè la maggior parte dei Dischi, clie son piani o concavi1 Ruaei Infcrpivt. ad iisum Del- 3 Vcrmiglìoli, Palerà im-d. ,p. n:sxv.phini, ad V irgli. Afueid. lib. i, 4 L-iuzi. Sagg. <strong>di</strong> Ling. eir. , tom. ii,V. jfo et seq(j. p. 208.a \irg. 1. clt.,/


24' DEGLI SPEOriII GUSTICIquasi non atti ad uso <strong>di</strong> Patere. Quelli poi clie egli ad<strong>di</strong>tacome ben profon<strong>di</strong> non sono i Dischi riianubriati inbronzo e figurati dei quali ho preso a trattare, ma una qualità<strong>di</strong> vasellame particolare, del quale ragionerò nel trattardelle Tavole O, P e <strong>di</strong> altre. La descrizione che dellaPatera sacrificiale ci lasciarono gli antichi precitati scrittori,combina con una <strong>di</strong> queste tazze esistenti nella Imp. Galleria<strong>di</strong> Firenze, e che io esibisco in <strong>di</strong>segno alla Tavola Bnum. 16 2, colle sue precise misure '. Io tengo per certoesserquesta la vera Patera degh antichi, sieno Romani, sieno<strong>Etruschi</strong>, sien Greci, e <strong>di</strong> tutti e tre ne cito gli esempiin monumenti <strong>di</strong>versi ^. Il Lanzi che la nota nel già accennatoinventario fra i monumenti della Imp. Galleria <strong>di</strong>jFirenze, cosi la descrive « Una grande e bella Patera d' ar'1 L,i Patera in argento esistente inGalleria è precisamente il doppiopiù grande del Disco qui inciso.Il num. 1 è la veduta dell intieraPatera posta verticalmente . Ilnum. 2 è la sezione della stessaPatera veduta orizzontalmente.3 I monumenti romani dove si vedein uso la Patera rotonda sono allatav. H, n. 2 5 e 6, lav. K, n. , i ; 3 e4," tav. ^I, n. 5, tav. Q. n. i, ae 3 .I monumenti etruschi con la Paterasono alla tav. F, n. i, tav. I,n. a , tav. L, n. 2. I monumentiGreci con la Patera sono alla tav.in mano. coiTÌspondente alla * dellatav. B, n. 2. La figura del monumenton. 3 alla tav. K, <strong>di</strong>mostrala Patera veduta verticalmentedalla parte superiore e concava, dadove versatasi il liquido, corrispondenteal a 1 della tjiv. B. La figuran. 1 della tav. Ij, e quella dellatav. Q, n- 2 mostrano la Patera vedutain profilo e tenuta orizzontalmentecome vedesi al n. 2 della tav.B. Gli ornati nelle Patere dei monumentietruschi, come vedonsi allatav. I.n. 2, tav. Ili, della ser. Ij inquelle dei romani , ta v. H, n. 2 e 6,K, n. 5, tav. L, n. i, tav. M, n. 4-tav. Q, n.2, ed in quella dei greciLa fij^ura del tiiomim. n. 5, dellatav. H, mostra la Patera dalla parteinferiore, dove trovasi l'incavotav. K, n. 5, son simili a quelli dellaPatera in argento, veduta all.itav. B, n. 1 e 2.per introdurvi le<strong>di</strong>ta onde tenerla


TAVOLA li.^gerito ornata eli fogliarne simile al felce per tutta l'arca,fornita nel centro <strong>di</strong> un incavo per tenerla più sicuramentein mano nelV atto delle libazioni. Cicerone nomina P at e-ras fili caia s ' ». Notisi ora che nell'esame <strong>di</strong> questach'è vera Patera, trova il Lanzi l'inune<strong>di</strong>ata relazione fra ilmoniiinento ed il classico che ne tratta. L'inventario accennatoprosegue imuie<strong>di</strong>atamente in questi termini; « SeiPatere <strong>di</strong> bronzo tutte piccole e comunemente ornate <strong>di</strong> cerchia tornio. Sono sul gusto che vedesi in moltissimi marmie medaglie che rappresentano sacrifizi » '• Queste seiPatere da me esaminate nel citato gabinetto dei bronzi leho trovate della qualità medesima che la prima citata inargento, e non già come i Dischi manubriati . Passando ilLanzi a notare i Dischi manubriati nell'inventario medesimo,cosi ne descrive il i^v\n\o . f


26 DEGLI SPECCHI MISTICIglie <strong>di</strong> felce, come in<strong>di</strong>ca Cicerone, e come vedesi nellacitata Patera d argento della Tavola B, o con altri ornatia rosone quasi simili, come ve<strong>di</strong>amo nella vera Patera greca', nella etrusca "^ e nella romana ^ da me riportate nel corredo<strong>di</strong> questi monumenti. Dunque Cicerone accenna questeper Patere sacrificiali, e non già i Dischi in bronzo manubriati,che in questa raccolta nomino Specchi wistici. I monumentidelle mie Tavole <strong>di</strong> corredo a quest' opera giustificanola osservazione del Lanzi, che simili Patere vedonsinei marmi, ed anche nelle medaglie che spettano ai sacrifizi.Il fregio architettonico da me in<strong>di</strong>cato alla Tav. H,num. 1 , 2 e 3 racchiude come già <strong>di</strong>ssi gli utensili sacrificiali;e la Patera che per necessità vi debb' essere, se sicerca al num. 2, troverassi ivi in marmo, quale in argentoè quella della Galleria ^, rotonda senza manubrio, ornatadalle foglie <strong>di</strong> un rosone che ne comprende l'area, e cheforma col suo bocciolo lombilico del centro; prominentenella parte concava del recipiente, e concava ov'entran le<strong>di</strong>ta per tenerla nella parte esteriore, e convessa o inferioreche <strong>di</strong>r vogliasi che il marmo non mostra ^. 1] Tempio<strong>di</strong> Giove Statore, le cui rovine tuttora avanzano sulcolle Capitolino in Roma, aveva il fregio parimente ornatod'ogni utensile da sacrifizio, e ivi pure si vede la Paterache nella forma e negli ornamenti era simile alle precedenti^. Nò qui si ristringon gli esempi, mentre ogni tempioche per poco fosse ornato nel fregio, avea per lo piùnelle metope la vera Patera sacrificiale :, che non si vide1 Ved. tav. K, num. 5. 5 Tav. H, num. 2.2 Tav. I, num. 2. 6 Cipi-iani , Tempio <strong>di</strong> Giove To-3 Tav. H, num, a. nanle, tom. iii, num. 10, tav. vii.4 Tav. B, uiuu. 1. 7Ivi, Tempio della Sibilla, lav. iv_


. frequentementeTAVOLA II. 27mai simile ai Dischi male a proposito detti Patere^ qualisono per esempio le are sepolcrali, nei cui laterali vedesila Patera dall'una parte ed il simpulo dall'altra.Alcune volte questi recipienti sono aggruppati conaltri emblemi nella parte anteriore ov'è la iscrizione; e inqualche caso, se da un Iato sono emblemi d'altro genere,dall'altro è il simpulo colla Patera, come nel <strong>di</strong>segno chequi esibisco '. Parimente i bassirilievi ci recano esempi numerosi<strong>di</strong> sacrifizi e conviti ed altre sacre cerimonie, ovesono in uso le Patere simili alla già esposta in argento ',e non già come i Dischi in bronzo manubriati. Cosi <strong>di</strong>casi<strong>di</strong> quelle che ci ofFron le Gemme ^ ed i simulacri <strong>di</strong> totalerilievo Per '^' le medaglie citate dal Lanzi qual esempio specialeda vedervi Patere sacrificiali, io ne produco una spettantea Gor<strong>di</strong>ano luniore, ove nel rovescio è la Concor<strong>di</strong>aintorno ad un'ara in atto <strong>di</strong> sacrificare, o per meglio <strong>di</strong>relibando vino colla Patera, la quale per quanto piccola, pur.si <strong>di</strong>stingue simile a quelle dei tempj, delle are, dei bassirilievi,e <strong>di</strong> altri monumenti già ricordati ^. Il Monterchi ^,il Buonarroti "' e<strong>di</strong>l Rascke ^ illustratori <strong>di</strong> questo medviglioneosservano che la Concor<strong>di</strong>a nelle monete romanesi rappresenta colla Patera in mano. Aggiungo io laosservazione che le Concor<strong>di</strong>e son ft'equentissime in esse,e per conseguenza anche le Patere che hanno in mano;1 Ved. fav. II ,num. 6 6 Comment. in max Niiraismata seaTav. H, num, 5. Tav.K, num. 5. lecta ex Bibl. Card. Carpognae.Tav. L , num. 2 y Osservazioni sopra alcuni Meda-3 Tav. K, nnin. 1 . Tav. M,num. 4- glioni ani., Gor<strong>di</strong>ano xiv, num. h',Tav. Q, num. 1 e 2. p. 2^3.4 Tav. I, num. a.l'av. Q, num. 3. 8 Lexicon Nuniism., in voce Con-5 Tav. M, num. 5. cor<strong>di</strong>a.


28 DEGLI SPECCHI MISTICInessuna delle quali è mai simile ai Dischi manubriali. I vasifittili ancorché non citati in esempio dal Lanzi per trovarviPatere sacrificiali, pure le hanno dove si tratti positi-\ amente <strong>di</strong> libare o sacrificare ' ; e intanto i Dischi manubriatiche vi s'incontrano, spesso vcdonsi adoprati in cerimoniemolto <strong>di</strong>verse '. A più evidente <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong>quanto io <strong>di</strong>co, propongo un confronto ft'a i passi dei classiciove si tratta <strong>di</strong> Patere, e i monumenti che le esibisconoadattatamente a quanto quelline <strong>di</strong>cono. Descrive Omerola libazione dei Proci <strong>di</strong> Penelope in un convito, oveintendesi che avendo il coppiere <strong>di</strong>stribuito il vino nei bicchieridei commensah, libano essi agli Dei e quin<strong>di</strong> bevonoassai <strong>di</strong> quel vino '. Varrone altrove da me citato <strong>di</strong>chiarapili apertamente, che il bicchiere destinato nei conviti nominavasiPatera. Produco un bassorilievo etrusco da me<strong>di</strong>segnato fra le urne <strong>di</strong> Volterra ^, ove non solo si Aedeun convito, ma precisamente quello dei Proci, giacché vi1 Ved. tav. K; num. 5 . Tav. L, 2 Tav. G, imm. 4- Tav.N, num- 1-num. 1 . Tav. R , num. i .3 Sed agite, pocillator quidein iìicipiat poculisUt postquain-li b a V e r i imi s ,Hor.pitein \>ero sinamus in ae<strong>di</strong>bus Uljssisdecumbainas domum profectiiTelemacho curae-esse ; huim; enim <strong>di</strong>lectam venit ad domitni.Sic <strong>di</strong>xit; illis autein omnibus gi'atiun sermoiien <strong>di</strong>xit.Jpsis vero e r a ter e m niiscuit Mulius lierosPracco Di<strong>di</strong>chiensis ; fainiliis autem e


TAVOLA II. 2C)si rappresenta Ulisse in sembianza <strong>di</strong> vecchio men<strong>di</strong>co, introdottosinella sua Regia mentre i Proci banchettando offrondoni a Penelope affin <strong>di</strong> sedurla '. Qui si osservi, chefra i vasi mensari e potori che i convitati tengono in mano,si vede la Patera da libazione spettante al commensale seminudo:e questa pure <strong>di</strong> figura simile alla descritta in argento.Le Patere nei conviti son comunissime ne' monumenti,niuna delle quali peraltro può assomigliarsi ai Dischimanubriati, creduti Patere fino al presente. Si legge in unpasso insigne <strong>di</strong> Cicerone, che Coriolano avendo immolatoun toro, bevve il sangue che conteneva la Patera del suosacrifizio e cadde estinto per quella infausta bevanda "; talchérifletto che la bevanda dovea esser maggiore assai <strong>di</strong>quella che potrebbesi contenere in un Disco manidjriatoch'è quasi piano. Narra Petronio Arbitro,che u tre fanciu/Zivestiti in abito bianco e succinto entrarono , ed uno <strong>di</strong> essiportando attorno la Patera del vino invocava gli Dei propizi:>ì ^. K tale uffizio corrispondono quelle picciole figurein bronzo <strong>di</strong> giovanetti, conosciuti col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Pocillatorie <strong>di</strong> Lari, che da una mano tengono una Patera, dall'altraun ciato, come <strong>di</strong>mostra la statuetta ch'io riporto in esempioi Apparteneva dunque ai Pocillatori porgere il vino inPatere ai commensali; e <strong>di</strong> fatto son Patere i recipienti chequeste statuette tengono in mano e tutte simili all'argentea<strong>di</strong> Galleria e nessuna mai ai Dischi manubriati, per quantotali figure in ogni sorta <strong>di</strong> rilievo sieno innumcrabili nelle1 Homer. lib. cit claris Orai, ani Biulus, lib. iii,a Hunc ( Coriolanutn ) isti ajnrit caj). xi, p. ?,65 .cum launtm irninolavisset, e.rce- 3 Petron. Arb. Satjricon, cap. li,pissc sanguinem patera , et eo p. 3o5.polo mortuuin conci<strong>di</strong>sse. Gic. de 4 ^^'^^ tav. Q, nuua. 3.


3o DEGLI SPECCHI .MISTICIraccolte. Orazio conferma in certo modo quanto da Petroniosi accenna Ma '. più cliiaramente cel fa vedere Ateneodove narra, che Mercurio era il Pocillatore degli Dei ', elo conferma Luciano '. Un'antica gemma che io qui riporto,mostra ad evidenza ciò che accennano i due scrittori.Vi si vede INIercurio col caduceo da una mano e colla Pateradall'altra ^, e questa è parimente simile a quella <strong>di</strong> argentoespressa nella Tavola B, e non ai Dischi manubriati.Scannata la vittima nel sacrifizio, raccoglievasi il sanguenelle Patere com'è già noto ad ognuno, e oltre il già lodatopasso <strong>di</strong> Cicerone anche Virgilio verifica quanto io <strong>di</strong>co ^,al che corrispondono i monumenti dell'arte, uno dei qualigià pubblicato dal Boissardo ho trasportato fra i miei <strong>di</strong>segni,per mostrare che la Patera sottoposta alla vittima èrotonda ed assai recipiente ^, e non manubriata e quasi pianacome sarebbero i Dischi. Lo star colle Patere avantil'ara, come accenna Virgilio "', è replicato dall hnperatoreAntonino in un Canameo <strong>di</strong> questa Lnp. Galleria <strong>di</strong> Firenze^. Dallo stesso poeta appren<strong>di</strong>amo, che aspergevasi l'ara1 Hiric ad vina re<strong>di</strong>t laetus , et alterisTe niensis adhibet DeuniTe multa prece, te jirosequitar meroDefuso pateris ; . . . . Horat. Carm. lib. iv , Od. v . v. 3 1a Aihen. Deipn:Iib. XjCap. xsv, p. 55. Maiae,^- iii,-.3 In Deor , Dialog , , Mercurii et 4 ^^à- tav. M , num. 4 •5 Supponunt aia cultros , tepidumque cruoremSuscipiunt pateris.... Mrg. Aeneid. , lib. vi, v. 248.C ^ tei . lav. K, num. 4 •7 Post Idem inter se posilo certamine regesarmati lovis ante aras , paterasque teuentesStahaiit: .... \ irg. Aeneid., lib. viii , v. 63(),S Ned. tav. Q, num. a.


TAVOLA II.3ldel liquido nelle Patere contenuto ', <strong>di</strong> che abbiamo infinitiesempi nei monumenti, alcuni dei quali esibisco ancor io ^5ed ivi pure ravvisasi la necessità che le Patere abbiano unacapacità sufficiente a contenere il liquore che vedesi versarsull'ara, <strong>di</strong> che manca assolutamente la più gran parte deiDischi. Do fine a tanti esempi col mostrare ne monumentiriscontrato il passo <strong>di</strong> Cicerone, ove abbiamo che i simulacritengono in mano la Patera ^: un de' quali riporto frai miei <strong>di</strong>segni incisi *, eh è dei tanti e tanti, che in gemme,in bassirilievi, in statue d'ogni grandezza ed in bronzis'incontrano pe'Musei. Ivi pure la Patera non è manubriata,qual do vrebb' essere per corrispondere ai Dischi <strong>di</strong> bronzo,ma quale ho già con tanti esempi <strong>di</strong>chiarata per lavera sacrificiale. Ora io chiedo a chi sostiene per Patere iDischi in bronzo manubriati, che mi si contrapponga unsolo esempio dell'uso <strong>di</strong> tali strumenti come Patere, combinatocoll'antichità scritta o con delle circostanze che lopersuadano come ho fatto io con tanti esempi da me addotti,corroborati da incontrastabili ragioni, che la sola Paterausata nelle libazioni fu la rotonda, senza manico, <strong>di</strong>scretamenteconcava ed ornata spesso <strong>di</strong> foglie (quandose- n'eccettui una certa qualità <strong>di</strong> recipienti pur manubriatiche saranno da me <strong>di</strong>chiaratiove occorra). Ma per (juanto1 Dani fru^es manìlnix salsns . et tenijwra ferroSum'rui nolani pecudam , paterisifue aliarla lihantVirg. Aoiicid. , lib. xii, v. ij3.a Ved. tav- M, nuiu. 5. Tav. Q, hai: eaqie se accipere, non atinum.I . ferve , <strong>di</strong>cehat , Cic. , de3 Idem Fictoriolas auveas , et pa- natura Deor., lib. ni, cap. xxxiv ,teras cnronnsijiie ,qnae simula- p, 29.3.croritni porrectis manibus sustine- 4 ^ ^*i- '*^'* ^ >"^i'"- ' •bantur , sine dubitatione lolle-


32 DEGLI SPECCHI MÌSTICIgli antichi scrittori, non meno che gli antichi artisti ci mostrinoessere l'esibito alla Tavola B l'utensile <strong>di</strong>stinto col<strong>nome</strong> <strong>di</strong> Patera, pure i moderni, io ripeto, assegnano questo<strong>nome</strong> anche a quei Dischi manuLriati che io credo poternominare Speccid mistici. INIa in luogo <strong>di</strong> oppormi assertivamentea quanto essi ne han giu<strong>di</strong>cato, lascerò il miolettore arbitro <strong>di</strong> un ponderato giucUzio fra le mìe ragionie le loro, che ora anderò esponendo. Alcuni <strong>di</strong> quelliscrittori che ho nominati e nominerò nell'esame delle opinioniloro vivon tuttora, ond è eh io mi sottopongo allelor censure, pronto a <strong>di</strong>s<strong>di</strong>rmi ove la ragione mi persuada<strong>di</strong> ,avere errato; giacché lo scopo essenziale <strong>di</strong> questo mioscritto è il portar luce e progre<strong>di</strong>re nella scienza archeologica,e non già il far pompa <strong>di</strong> nuove opinioni.Il Casali che fu de' primi, come si <strong>di</strong>sse, a sospettare neiDischi l'uso <strong>di</strong> Patere, pretese limitarle allufizio <strong>di</strong> sole Patelle•; tantoché nominando queste ultime <strong>di</strong>etro la scorta<strong>di</strong> Varrone ', <strong>di</strong>sse che <strong>di</strong> tal natura erano le Patelle o Paterecol manico serbate fra i suoi monumenti antichi, ech'egli esibisce delineando un Disco manubriato; ma il confonderle Patere propriamente dette col <strong>di</strong>minutivo Patelle,non fa che queste sien <strong>di</strong>verse da quelle, mentre ve<strong>di</strong>amole une come le altre in mano degli Idoletti poco fam.entovati e conosciuti col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Lari ed anche <strong>di</strong> Pateìlari,come si raccoglie da Plauto ^, poiché hanno in manopiccole Patere, sempre per altro <strong>di</strong> forma simile alle1 Casali, de veteiibus Apoypt. riti- a Patina a patulo <strong>di</strong>xerunt quodbus, cap. xv> de Roman. Eilmico- libareut in cacnis patellas,]ìh. n,iumque sarificiis, p. iS^ .p. io.3 Di me omnes magni viiìiutiqne, et patellariiutxmt • . . . Cisiellaria , art. ii, Scena i, v. /\6,


TAVOLA SRCOTS'DA 33gran<strong>di</strong>, sacrihciali, non manubriate, e simili alla da meesposta in argento *.Il Passeri si <strong>di</strong>ede a credere che gli <strong>Etruschi</strong> avesserodue generi <strong>di</strong> Patere: cioè le ansate e le sferiche *. Questeultime che son le \eve Patere degli antichi, vengon daluidescritte avere nel fondo un prominente umbilico: quellech'ei <strong>di</strong>ce ansate, (sehben dovea <strong>di</strong>rle manubriate) <strong>di</strong>un fondo piano ed eguale, sono i Dischi in questione, l'usode' quali fu da esso creduto limitato a private e domestichelibazioni, e ciò lo argomenta dai ^asi (ch'ei pur vuoleetruschi,) ove son figure che portano in mano i Dischimanubriati. A render chiara la mia opinione che antepongoa quella del Passeri, fa d'uopo che io definisca la libazioneche usavasi presso ^ li antichi.Libare parola che deriva dal verbo latino Ubo, ha originegreca senza gran variazione da ìfjjSu)che significa <strong>di</strong>ffondere,versare, e nel tempo stesso libare agli dei; lo che sirileva da Omero, che ragionando <strong>di</strong> una libazione aglidei, cosi si esprime: xn^ov s cAoMaroisi Zio7( ^, mentre che altroveper <strong>di</strong>re che versavansi lacrime, servesi della medesimavoce Sày.pva. /£


34 DEGLI SPECCHI MISTICIrole corrispondono all'azione della gìh. esposta Concor<strong>di</strong>a %e <strong>di</strong> tutte le altre che trovansi nelle monete romane, lequali stanno sempre in atto <strong>di</strong> versare ove hanno in manola Patera; lo che spiega abbastanza l'atto della libazione ^.Non è così dei Dischi <strong>di</strong>pinti nei vasi, mentre le trentasettefigure che nella raccolta Passeriana portano il Disco,si vedon tutte <strong>di</strong>rigerlo all'alto ^ e non già in sembianza<strong>di</strong> versar li(|uore da quello; come chiaramente si vede dallefigure espresse nelle stampe <strong>di</strong> questa raccolta ^ che tengonoin mano la vera Patera da libazione. Oltre<strong>di</strong>chè sele Patere <strong>di</strong>pinte nei vasi fossero le manubriate secondo ilsistema del Passeri, come poi se ne vedrebbero tante neivasi stessi, senza manico in atto <strong>di</strong> versar da essi il liquore, e precisamente delineate nella stessa foggia della giàcitata in argento della Galleria <strong>di</strong> Firenze? ^Una prova che le opinioni <strong>di</strong> questi antiquari, ancorchédottissimi, non sono atten<strong>di</strong>bili in questo articolo delle Patere,si è quel sovente loro cangiar d'opinioni, senza cheluna sia più comprovata dell'altra. Scrisse il Passeri chequei Dischi eran Patere servite nelle funebri ceriinonie, nonmolto dopo aver già detto che le donne le usavano nelleprivate e domestiche libazioni, come ho accennato. Oppongoanche a questa opinione che i Chh. interpetri dei vasifittili <strong>di</strong>pinti, Italinscki, Fontani, Millin, Millingen, Labordeed altri accennarono in quelle pitture non poche hinebricerimonie, ma non per questo videsi libare in esse colla1 Vfd. p. 27. e 5, tav. L. u. 1 e 3, tav. M,a Ved. ser. vi, tav. M, num. 5. n. 5, tav. Q, n. 1, 2, e 3.3 Ved. tav. G, a. 4, tav. M, n. 6, 5 Ved. tav. B, n. 1, 6 2, tav. F,t.iv. R. n. 1 ,e 4- n. 2, lav. H, n. 2, e 6, tav. I,4 Ved. tav. H, n. 5, tav. K, n. 3, u. 3, tav. K, n. 5, lav. Q,u. 2.


TAVOLA SECONDA. 35Patera manuLriata. Che se in alcune <strong>di</strong> esse cerimonie s'incontran donne ch'abbiano in mano loSpeccliio mistico, ese questo secondo laddotta osservazione del Passeri è ripetutospesso nelle mani delle donne astanti a sacre funzioni,è più facile il dedurre da ciò, che tali utensili sien piuttostoveri Specchi mistici, che vere Patere da libazioni, o funebrio private ch'ei voglia <strong>di</strong>rle: lo che sarà da me <strong>di</strong>chiaratoa suo luogo .~^Non <strong>di</strong>ssimile contra<strong>di</strong>zione si trova nelle opere del Cori,che nel descrivere il Disco dov'è il natal <strong>di</strong> INIinervalo suppone una Patera adoperata in onor della Dea per lelibazioni che facevansi nel dì suo natalizio con gran pompasolennizzato '. Cangiatosi poi d opinione, scrive nell'operastessa esser cre<strong>di</strong>bile che queste Patere manubriate fosserousate nelle sacre inferie de'morti '. E per aumento <strong>di</strong> contra<strong>di</strong>zioneosservo che ragionando quivi <strong>di</strong> esse inferie ',produce un monumento ch'egli crede a quelle allusivo, edove si vede in effetto una libazione sopra d" Ifigenia consecrataper vittima a Diana *, eseguita con Patera comesolcasi: ina la Patera è rotonda, senza manico, quale si usòdai Creci, dai Romani, dagli <strong>Etruschi</strong>, secondo ciò che altroveho già <strong>di</strong>mostrato ^. Or questo esempio eh' io presentoa chi legge ^, così chiaro come il Cori stesso lo esibiscenei rami suoi ', avrebbe potuto <strong>di</strong>singannarlo dall'erroreche i Dischi si usassero nelle libazioni, se la cosuetu-1 Gori, Mus. rtr., Tom. ii, p. 243- netta toscanica.a Ibid., Tom. Ili, p. i34- 5 Ved. p. 24, not. 1.3 Ibid., Dissert. in, de sepulcr. or- 6 Ved. tav. L, uum. 2.namentis. j Gori, Mus. etr. , Tom. i, Tab.4 Ycd. Lanzi , Dissert. «opra un' Ur- clxxii, mim. 2.


36 DEGLI SPECCHI MISTICI i<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> questa credenza non avesse presa fbr/.a maggiored'ogni giusta ragione.Mi sembra che neppur "S'^'^inckelmann apportatore <strong>di</strong> tantaluce sulla interpetrazione dei monumenti antichi , abbiapreso a spiegare iDischi in un senso chiaro e sicuro, quantonel resto. Scrive questo grande arclieologo che gli <strong>Etruschi</strong>ci hanno lasciati saggi della loro abilità nell'inciderenon le gemme soltanto, ma i bronyj ancora « (/i <strong>di</strong>e, egliaggiunge, }?r fan fede le molle patere, ossìa tazze pe' sa~crìfizi che usavansi per versar Tacqua o il vino o il miele,parte su/l'ara, parte sulla vittima stessa 'w. Qui parmi chesien confuse col Disco la Patera e la tazza, come rilevasidalle sue stesse parole che or noterò,osservando prima chenelle vere Patere da sacrifizio non si videro mai le in<strong>di</strong>cateincisioni quali sitrovano realmente nei Dischi, de'qualipar che intenda voler parlare: e se tratta <strong>di</strong> questi non puòsenza errare <strong>di</strong>rli tazze; poiché egli stesso proseguendo ilsuo ragionamento soggiunge che le patere etnische, quellealmeno nelle quali si vedono figure incise, hanno la forma<strong>di</strong> un piattello con un orlo assai basso: qualità, com' iogiu<strong>di</strong>co, non in<strong>di</strong>canti una tazza. Né per le già da me allegateragioni conviene ai maimbriati Dischi il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Patere.iNIe ne somministra le prove egli stesso contro <strong>di</strong> se:mentre aggiunge che nei bb. ril. <strong>di</strong> Roma ove rappresentansisacrifizi, vi si vedon le patere rotonde senza manico. Questeson dunque le vere Patere sacrificiali. Or io domando:chi le vide mai prive <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà, con incisioni <strong>di</strong> figure,e manubriate, siccome i Dischi si vedono?Winckelmann per altro,cercate nei monumenti anche le1 Winckelmann, Storia delle arti del Disegno, Tom. i, lib. ni, cap. ii, p. 190,


TAVOLA SEC.O>^DA. 07Patere manubriate, adduce in esempio che inun Lassorilievadella villa Albani vedesi una Patera formata con manico '..A questo esempio posso dare due gran<strong>di</strong> eccezioni. Laprima è che un esempio unico non ha forza <strong>di</strong> prevalerea tanti contrari: la seconda che sempre più avvalora laprima si è, ciie esaminato il citato b. r. <strong>di</strong> villa Albani dalcelebre Zoega profondo conoscitore d'antichi monumenti,lo ha trovato più che per metà <strong>di</strong>minuito dal suo anticostato. Della figura sedente che in esso b. r. tien la manu-^briata Patera in mano, rimane ben poco <strong>di</strong> antico. Nel re--sto, ch'è moderno restauro, comprendonsi le braccia, la Pateramanubriata, e le mani che la sostengono ^. È dunquesvanito quel solo esempio, sul quale basa vasi dal A\'inckel-imann la credenza che gli antichi usassero nei sacrifizi Pateremanubriate, ed oinate <strong>di</strong> figure a graffito. Esempi <strong>di</strong> questafatta non mancano in antichi bb. rr. che per altro impongonosolo agl'incauti osservatori dei moderni restauri.Mi sovviene aver veduto un sacrifizio in b. r. inciso, se ionon erro, dal Rocchigiani, ove al basso dell'ara vi<strong>di</strong> perterra una Patera manubriata ed ornata <strong>di</strong> figure, fatta sulmetodo <strong>di</strong> questi mistici Specchi; ma vi riscontrai altresìcerte punteggiate lineette le quali soglionsi porre dagli ac'curati <strong>di</strong>segnatori e incisori per in<strong>di</strong>care il moderno restauro, nel quale ivi è compresa anche la Patera manubriata.Osservo a tal proposito che lo stesso Rocchigiani inaltre sue Opere espresse più d' uno <strong>di</strong> questi Dischi appièdelle are sacrificiali ^. Non furon dunque gli antichi, che po-1 Winckelmann , 1. cii. Amichi por uso degli artisti, in-2 Zoega, Bassirilievi ant. <strong>di</strong> Roma, cisi da Pietro Rugn , Tom, 11, tav.Tom. TI, lav. cxii, p. 280, e seg. iLirui, e xi-ix-3 Raccolta <strong>di</strong> cento tav. <strong>di</strong> Monum-


38 DEGLI SPECCHI MISTICIser le Patere manubriate nei sacrifizi, ma i moderni cheve leimmaginarono. Che poi quei Dischi fosser Patere particolarie proprie degli <strong>Etruschi</strong>, come par voglia intendereil citato Winckelmann al principio del suo ragionamento,ciò resta abbastanza smentito dai vari esempi dame citati ' ove le Patere deo-li <strong>Etruschi</strong> non son manubriate,ma simili a quelle dei Romani e dei Greci.Il Lanzi che più d ogni altro conobbe T importanza d'esaminarecon esattezza i monumenti prima <strong>di</strong> trai'ne da essiconseguenze adattabili alla scienza antiquaria, penetrò chein quel b. r. citato da Winckelmann v'era sospetto <strong>di</strong> restauro;e dal vedere che niun altro monumento antico aveaPatere maauljriate ne' sacrifici, ne argomentò per i pochilumi allora vigenti circa ai Dischi manubriati, che non sipoteva dar loro con certezza alcun <strong>nome</strong>. ]Ma poiché sitrovano entro le ciste mistiche, e vedonsi nei vasi <strong>di</strong>pintiin mano <strong>di</strong> donne e <strong>di</strong> uomini, ne argomentò il Lanziche avessero servito nei riti Bacchici a versar liquori ^.Più esempi ne potrei addurre in contrario, ma per i moltibasti solo quel <strong>di</strong> una figura che per essere avanti a Baccoin un vaso<strong>di</strong>pinto, facendo ad esso una libazione ^, è incontrastabileche quella sacra funzione si faccia secondo il Bacchicorito: eppur la figura versa il liquore da una veraPatera senza manico, e conforme a quella d'argento dellanostra Galleria, e de'bb. rr. Romani. Dunque nei riti Bacchicinon furono usate Patere <strong>di</strong> forme <strong>di</strong>verse dal consueto,onde si abbia a sospettare che fosser quelle ch'io <strong>di</strong>co misticiSpecchi. Fra le tante altre congetture ammesse dal1 Veci. p. 24, noi. 2. p. 208.2 Lanzi, Sag. <strong>di</strong> Ling. elr. , Tom. 11, 3 Ycd. scr. •sn, Uv. K, ntim. 5.


TAVOLA SECO!


4o DEGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong>e i monumenti etruschi han Patere in mano de'sacerdoti,rotonde, senza manico ed a foggia <strong>di</strong> semplici tazze; esospetta che i <strong>di</strong>schi manubriati <strong>di</strong>pinti nei vasi antichi,non sien Patere da sacrifizio:pare in somma che questo saggioAntiquario esaminando con giusta critica il <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Patere etrusche dato volgarmente ai Dischi, e non trovatolocoerente alsoggetto, ne abbia men<strong>di</strong>cato un qualche motivonella supposizione dell'uso <strong>di</strong> essi nelle sacre inferiecome accennossi, forse per giustificare il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Pateradel quale si serve egli per accennai'e il Disco manubriatoche illustra; piuttostochè per intima persuasione della proprietàe convenienza <strong>di</strong> un tal <strong>nome</strong> dato comunemente aquel monumento. Che questo sia plausibile giu<strong>di</strong>zio piùd'ogni mia apologia ne fan fede le parole precise <strong>di</strong> unasua domanda inserita nell'articolo stesso che ora esamino.J\Ia veramente, egli <strong>di</strong>ce^ le patere maniibriate sieno statead uso <strong>di</strong> sacrifizi? '. Quivi è motivo anche <strong>di</strong> riflettere,che se dopo tanti anni che si ragiona, e da tanti bravisoggetti sopra questi Dischinominati Patere, siamo tuttaviain dubbio sul <strong>nome</strong> che loro si è attribuito, ne viene inconseguenza il persuadersi, che i motivi <strong>di</strong> adattare ad essiun tal <strong>nome</strong> sieno stati ben deboli e mancanti <strong>di</strong> fondamento.Fra tanti scrittivenuti alla luce sulle Patere degli antichi,nessuno è piìi dotto, nò più <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> quello, che trattoda alcune schede dell' Antiquario Biancani, ha pubblicatomodernamente il Ch. Sig. Canonico Prof Schiassi'; ma non1 Vermiglioli, Patera etr. ine<strong>di</strong>ta, <strong>di</strong>s lacobi Talii Diancani, Seimop. xxxvui. et Epistolae.2 De Paleris Antiquonim ex sche-


TA\OM SECONUA. 4'per questo si viene in chiaro se i Dischi manuìjriati sian<strong>di</strong> quel genere; poiché in questo scritto si presume già trovatoe fuori d ogni dubbio, che vi sieno astate in antico piùqualità <strong>di</strong> Patere, alcune delle quali fossero le rotonde usatedai Latini, accennate da Varrò ne • e dai Classici, espressenei monumenti, esihite ne' musei, ove si vedono attea contener liqui<strong>di</strong> per eseguire le già descritte libazioni, ecostruite d'oro, d argento, <strong>di</strong> rame, <strong>di</strong> pietre preziose, <strong>di</strong>vetro e <strong>di</strong> terra cotta, descritte parimente dagli antichi 'e in gran parte riscontrate fra i monumenti: alcune altrepoi fosser le Patere manuhriate, circa le quali però il prelodatoSchiassi non trova che il B!ancani abbia citato verunantico testimone in prova <strong>di</strong> quanto scrive. La ragione <strong>di</strong>tal varietà <strong>di</strong> Patere la desume dalla varietà <strong>di</strong> costume <strong>di</strong>due nazioni, Romana ed Etrusca; credendo egliche a quellaspettino le rotonde e senza manico, ed a questa le manuhriate:massima da me già confutata per via <strong>di</strong> moltiplicatiesempi ^. Al che aggiungo essersi trovati non pochi Dischinel Prenestino ^ paese certamente romano quando questimonumenti furono in uso; talché non solo gli <strong>Etruschi</strong> mai Romani ancora se ne servirono, e perciò da non reputarsiper <strong>Etruschi</strong> generalmente tutti quelli <strong>di</strong>e si vedonope" musei. Oltre <strong>di</strong> che se il Biancani trovò tante dottrinesulla forma e sulla materia delle patere, come in<strong>di</strong>cai, perchènon trovò neppure un accenno <strong>di</strong> quei Dischi da Liii De ling. lat., lib. iv, cap. 26. Ved. 1. cit., p. 5.u II Ch. Sig. Prof. Scliiassi cita a 3 ^ ed. p. 17, e ser. vi, tav. F , n. 1,tal proposito Omero, Tuci<strong>di</strong>de, tav. I, n. s.Diodoro Siculo, Plinio, Solino, 4 Guatlani, Notizie sulle Anticliitìt,Stazio, Giovenale, Apulejo, Dio- per l'anno 178^, mese d'Aprile.aisio d'Alicarnasso e molti altri.S. II. 6


42 DEGLI SPECCHI inSTICIcreduti Patere manubriate? A ciò rispondo che delle verePatere, come quella in argento già. esposta \ se ne doveantrovare, come se ne trovano, tracce negli antichi scrittoried artisti . Non cosi delle manubriate ,perchè sono statesupposte tali dai moderni antiquari, mentre i Dischi manu^briati non sono che Specchi mistici.Alcuni <strong>di</strong> coloro che meco <strong>di</strong>sapprovarono il tener co^me Patere da sacrifizio i Dischi manubriati, ma pur pen-»sando che ad uso <strong>di</strong> recipienti fossero stati adoprati, immaginaronoche fossero gli Apoforeti * rammentati da Isidoro, non però da più antichi scrittori (quando non siconsideri ciò che <strong>di</strong> tali utensili scrive S. Ambrogio <strong>di</strong>qualche secolo anteriore al citato S. Isidoro ^) appo i qualinon trovasi mai nominato tale utensile. Secondo i due citatiscrittori era questo un piatto nel quale appresentavansi deicommestibili ^. Il Begero per le predette ragioni pensò anch'egli che i Dischi manubriati non altrimenti fossero Patere,ma apoforeti, con che in antico porgevansi le vivandenei conviti ^. Ancorché io concedessi poter ciò eseguirsicon alcuni Dischi dei più gran<strong>di</strong>, ad ogni modo non parverisimile che a quest'uso fossero adoprati quei per esempioriportati alle Tavv. 2. 3. /^. 5. mentre per la picciolezza loronon sono recipienti che <strong>di</strong> una troppo piccola porzioncella<strong>di</strong> commestibili: eppur la maggior parte dei Dischinon eccede gran fatto questa grandezza. Oltre <strong>di</strong> che il manubriospesso sottilmente e debolmente attaccato alla perife-1 Ved. tav. B, n. i , e a. poma, vel aliquid nominata : esS1 Lanzi, MS. <strong>di</strong> Galleria. enim piana. Isidor., lib. xx , e. 4.3 S. Ambros., Exortalio \ irgin., cap. 5 Boger. , Thrsaur. Brandenhurg. ,1, png. 1-]']. § Antiquitates variae, Voi. in, p,4 Apophorcta a Graecis a ferendo 4*4' ^' *


TAVOLA SECO^nA.4^ria del <strong>di</strong>sco, lo rende incapace <strong>di</strong> sostenere del peso, comealtrove ho avvertito '.Un'altra osservazione è ch'io non vedo a qual fine sifosser dovute incidere in quei piatti figure misteriose, rappresentanzeastrologiche ,precetti fisici e morali nascostisotto un velo allegorico, e parole scritte non facili ad intendersidal volgo profano, mentre non do^ean poi ser^ire chea porgere dei pezzi <strong>di</strong> carne e de' frutti ai commensalicome suppone il Begero. In fine, ciò che mi trattiene sopraogni altra ragione dall' ammettere la <strong>di</strong> lui opinione è ilvedere nei monumenti antichi Greci, <strong>Etruschi</strong> e Romani,rappresentati i conviti senza che questi manubriati Dischivi si vedano espressi mai, nonostante che vi sitrovino piatti,vasi inanubriati e recipienti <strong>di</strong> varie specie e grandezze.Vuole il Gori che alcuni Dischi per esser piani e <strong>di</strong> unlabbro appena preminente , ser^ isserò ad apprestar le vivandeagli Dei Inferi ne' funerali ^. Gli si oppone il Contucci,domandando in quale autore si trovi ciò, specialmenteper essere questi decorati <strong>di</strong> storie che nulla hanche fare colle funebri cerimonie ^ . Argomento più saldoda opporre al Gori si è il vedere in gran numero <strong>di</strong> vasifittili esprimenti cerimonie ftmebri, che il piatto, col qualesi presentan le offerte agli Dei, è una coppa grande, rotondae priva <strong>di</strong> manico ^. I bassirilievi Romani e Greci mostranlo stesso ^. Altri han creduto che si adoprassero adofferire mole salse e simili doni nei sacrifizi ,quando labassezza del labbro , e la superficie piana del tutto , che1 Ved. p. 6. Tab. iix, p. yy.a Gori, Mus. elr. , Tom. ii, C. i, 4 ^'^d. tav. G, n. a, e 3.Tab. Lx\sit, p. i85. 5 Ved. tav. I, n. i.3 Coatucci, Mus. Kirk. , Tom. i


44 DEGLI SPECCHI MISTICIin loro incontrasi, non permetta il crederli fatti per uso<strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>. Di tal parere furono il Lanzi ', il Biancani % edaltri che dei Dischi trattarono: supposizione che non po'soammettere se non accompagnata da esempi ne' monumentiscritti o figurati, de'quali finora manchiamo assolutamente.Altri finahnente opinarono, che in luogo <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>, si versasserocon essi i profumi e l'incenso sull'ara ne' sacrifizi.Il Contucci è fra questi: ma chi resterà mai appagato delsuo ragionamento rispetto a questa opinione? Egli ammettegià che l'incenso si gettasse nel fiioco a pochi grani tenuticon le due prime <strong>di</strong>ta, e lo ricava da un b. ril. da lui osservatonel Museo del P. Rirker in Roma '. Io non conoscoquel monumento, ma sibbene un simile che trovasinel vestibulo della Libreria <strong>di</strong> S. Marco in Venezia, riportatofra le mie Tavole, ove parimente un sacerdote gettacon due <strong>di</strong>ta l'incenso sull' ara, tolto dall' acerra. ^ Portopure in esempio altro inonumento già e<strong>di</strong>to ed illustratodal Ch. Antiquario della Imp. Galleria <strong>di</strong> Firenze l'Ab. Zannoni^. È questo il ritratto <strong>di</strong> Antonino Pio che sacrificaalla Speranza, scolpito in cammeo <strong>di</strong> onice, esistente nellaprefata Imp. Galleria ^. La piccola figura alata presso l'araè il Genio dell Lnperatore: <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong> un rango minore, siccomespiega il prelodato Zannoni, ma santissima e assaiterribile pe Romani, che spesso comparisce nel'e medagliea far libazioni suUara '. Prosegue il culto espositore ^ cheI Sagg. <strong>di</strong> Ling. etr., Tom. ii, p. 208 5 Galleria <strong>di</strong> Fir. ser. v, Cammeie MS. <strong>di</strong> Galleria. Voi. 1, p. 56.3 Ap. Schiassi De Paleris Antiquor. 6 Ser. vi , ta-v. Q, num. 2.3 Contucci, Mus. Kirker. Tom. i, j \ed. Rasche ad ver. Genius,p. -i. 8 Jl. Galleria <strong>di</strong> Fiv. 1. cit.4 Tav. y, q. a.


TAVOLA SECONDA.dall'acerra sostenuta dal Genio nella sinistra e dalla mossadella sua destra comprendesi che versa l'incenso sull'ara.L'acerra, com'è noto, era il ricettacolo dell'incenso; ondeda Ovi<strong>di</strong>o fu detta thuris acerra ', e questo poneasi sulfuoco, prendendosene i grani con tre <strong>di</strong>ta, come scrivono alcuni% e come si vede nel bel b. ril. dell'apoteosi d'Omero,o con due, come nota S. Girolamo -^ e come vedesi nontanto nel già esposto b. ril. della Biblioteca <strong>di</strong> S. Marco,quanto nel cammeo della Galleria Fiorentina parimente riportatonelle mie Tavole. Dunque più monumenti fan costaredell'uso assai praticato nell' antica liturgia <strong>di</strong> porrecioè l'incenso sull'ara con le <strong>di</strong>ta e non con la Patera. Aggiungeperò il Contucci la supposizione che per lo più lincensosi gettasse nel fuoco me<strong>di</strong>ante la Patera, perchè vedespesso nei monumenti i sacerdoti con essa in mano pendentesuir ara , e crede che la si usasse piena d' incensoallor quando se ne volea bruciare maggior copia '*. Taccioaltre anche men ragionate <strong>di</strong> lui supposizioni, ed oppongosoltanto a questa, che non v' è bisogno <strong>di</strong> men<strong>di</strong>careipotesi, ove soii chiari i monumenti e li scritti chemostrano e <strong>di</strong>cono essere state le Patere bassi bicchieri otazze, che <strong>di</strong>r vogliamo, atte a contener liqui<strong>di</strong> per usarlenelle mense, nei conviti e nelle libazioni. Ma quand'ancheper istrana combinazione si tacesse dagli antichi scrittoril'uso supposto <strong>di</strong> versar lincenso sull'ara per mezzo dellaPatera, e che realmente questo si versasse con essa dai sacrificantiespressi nei monumenti, aggiungo che questi ci4^1 Ovid. Fast., lib. iv, v. 934- ra compressa in bustum arac ja'2 Ihid., lib. Il, V. 5^3. Lact. lib. v, cint, ctc. S. llicron. Episl. XIV, adcap. 19, p. f\\o. Hfliod.3 6i (jais duobus <strong>di</strong>^ituHs thu- 4 Contucci, 1. cit.


4B DEGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong>stolgono dal supporre che i Dischi in bronzo manubrlatifosser destinati a quell'uso, mentre nei citati b. ril. si vedonocostantemente con Patere rotonde, profonde, umbilicate,e non già con Dischi manubriati, che per tante da meallegate ragioni si son veduti così <strong>di</strong>versi da quelle. E perapprossimarmi ancor più all'analisi della supposizione propostadal citato Contucci osservo, che allor quando voleasidagli antichi porre molto incenso sull'ara, vi si versava conpiena mano. ]\è lo suppongo a capriccio, ma con 1 autorità<strong>di</strong> un b. ril. da me riportato ' che me ne fa vedere un esempio.È questa una vecchia Sacerdotessa della Dea Frigia occupatain una cerimonia sacrificiale Mitriaca al <strong>di</strong>r <strong>di</strong> Polluce^. Il Zoega che trasse il presente monumento dallaraccolta <strong>di</strong> villa Albani, ed inserillo fra i suoi b. ril. da'quali io l'ho copiato, è <strong>di</strong> parere ancor egli che quella donnagetti con piena mano l'incenso sull'ara '. Concludasidunque che l'antichità scritta e la figurata non consentonoche suppongasi essere stati iDischi manubriati adoperati peruso <strong>di</strong> recipienti <strong>di</strong> specie alcuna. Ma non a torto tantonumero <strong>di</strong> Uomini per ingegno e dottrina sublimi già dame nominati credettero un recipiente quell'utensile, mentrevedendolo a primo aspetto tale il fa credere la sua struttura;come apparisce dal <strong>di</strong>segno che ne do a questa Tav. II.tanto che hanno motivo <strong>di</strong> supporlo , finché da me nonsi darà della sua struttura una spiegazione al <strong>di</strong>sco inbronzo manubriato più conveniente <strong>di</strong> quella già data daessi: lo che sarà soggetto <strong>di</strong> ragionamento per le Tavv. seguenti.1 Ved. tav. I, n. 1. 3 Zoega, B. ril. lav. Jo5.a Lib. Ili, cap. u, Segna, it.


47TAVOLA TERZA.li Monumento antico <strong>di</strong> bronzo esibito al num. i, <strong>di</strong> questaTav. Ili è un Disco manubriato dei più semplici, poichémanca <strong>di</strong> figura si dall una come dall'altra parte <strong>di</strong> esso, e<strong>di</strong> ogni sorte d'ornato. Io lo traggo da un rame inseritonel Giornale <strong>di</strong> belle Arti , che tempo fa pubblicavasi inRoma '. Ho accennato nella precedente spiegazione che iDischi si trovano nei sepolcri. Ora ne adduco un esempio.Nel Giornale si ha per iscopo <strong>di</strong> descrivere un' Umetta <strong>di</strong>metallo, trovata in un sepolcro <strong>di</strong> Frenaste, nella quale erail Disco <strong>di</strong> questa Tav., unitamente ad un pettine femminileed un ago da testa. Nella parte inferiore <strong>di</strong> questa Tavolasi vede 1 in<strong>di</strong>cata umetta. Sappiamo dal dotto compilatoredel Giornale, che questa fu acquistata da Monsig. Casali.Gli antiquari la reputarono concordemente una <strong>di</strong> quelleCiste mistiche ^ nelle quali , secondo il superstizioso ritode'pagani, alcune cose e simboliche figure per uso <strong>di</strong> varieiniziazioni e cerimonie religiosamente ascondevansi. Quivil'espositore rimanda eru<strong>di</strong>tamente agli apologisti della religionecristiana chi fosse vago <strong>di</strong> sapere quali eran gli oggetticontenuti in quelle ciste, che Valerio Fiacco chiamaplenas tcwita formi<strong>di</strong>ne, ed Apulejo tacita cistarum sacra.Ma pur descrive quei che Clemente Alessandrino già palesò^, fra i quali leggesi essere il pettine femminile e IoI Guattani, Notizie sulle Ant. e bel- p. 248.le ar. <strong>di</strong> Roma per l'Anno 1787, 3 Clcm. Alex., Colioit. ad Gente»tav. ni, p. 25. p. i5.a Ved. Lanzi , Ling. elr. Tom. 11


48 DEGLI SPECCHI MISTICIspecchio. Pare però che il Guattani voglia mettere in dul^biose sia quella una vera cista mistica, perchè essendo <strong>di</strong> metalloe storiata, <strong>di</strong>fferisce dalle cognite, per mezzo dellemedaglie e dei h. vìi., le quali compariscono per lo più tessute<strong>di</strong> vimini, o <strong>di</strong> simil pieghevole materia, come 1 etimologiadella voce richiede e come Ovi<strong>di</strong>o le accenna: Clahseiatactaeo texta de vìmine cista '. Oltre <strong>di</strong> che non vi trovail serpe, come si osserva quasi sempre nelle rappresentanze<strong>di</strong> queste ciste, avendo allusione a Bacco. A ciò rispondoper le osservazioni del P. Panel ^ scortato dalla testimonianza<strong>di</strong> Aristofane e <strong>di</strong> Demarato, che talvolta le ciste facevansianche d' oro , lo che <strong>di</strong>mostra che potettero essereanche <strong>di</strong> qualche metallo. Riguardo poi ai vimini che vedonsinelle ciste rappresentate in varie produzioni dellearti, è da riflettere alla necessità che hanno gli artisti <strong>di</strong> assegnareun carattere conveniente e permanente agli oggettiche rappresentano, acciò piti facilmente e senza equivocosien riconosciuti dagli spettatori; ond'è che a tale effetto,non solo fecero quelle sacre urnette sempre con in<strong>di</strong>cazione<strong>di</strong> vimini, come richiede l'etimologia rigorosa deltermine cista, affinchè per tali a prima vista si riconoscessero,ma vi posero anche il serpe, acciò da per se si manifestasseroper le ciste dei misteri. Nei vasi antichi <strong>di</strong>pintisono espresse anche le cassette o arche ^ contenenti le anzidettecose Bacchiche


TATOLA TERZA. 49xio Ciste mistiche potevan <strong>di</strong>rsi ',6 intanto non le ve<strong>di</strong>amocontrassegnate da' vimini, né dal serpe <strong>di</strong> Bacco, poiché sene <strong>di</strong>stingue patente l'uso; ma le canestre che son d'usofemminile, espresse nei vasi fittili hanno in vece <strong>di</strong> ^iminicerti ornati ^ che si ripetono nelle cassette: e per tale in<strong>di</strong>ziod'ornati si fa chiaro che l'uno e l'altro recipiente èdel genere delle ciste misteriose <strong>di</strong> Bacco, e <strong>di</strong> tutti queiNumi che (secondo nota 1" eru<strong>di</strong>to Lami) ^ ebbero lonordella cista nei loro misteri. Di sitì'atti in<strong>di</strong>zj non ebbe <strong>di</strong>bisogno la vera umetta, che per attuale e positivo uliizlo<strong>di</strong> essi misteri era fatta: giacché l'uso stesso meglio che isimboli ne ad<strong>di</strong>tava la qualità. Una cista bacchica rappresentatain un Disco <strong>di</strong> quei che son per esporre, prova cheil serpe non si apponeva a quel recipiente, ove altri in<strong>di</strong>zje per fino la scrittura la facevano riconoscere per la cista<strong>di</strong> Bacco, ma intanto i vimini non vi soii trascuratiIvi ancora impariamo la ragione <strong>di</strong> alcune maniglie, chea varie borchiette si vedono aggiunte nella nostra cista <strong>di</strong>bronzo, giacché comparisce nell'altra che le ciste attaccavansiper via <strong>di</strong> corde sospese ad un chiodo forse nellamuraglia, nel tempo <strong>di</strong> alcune funzioni. Senza un tale esempioci sarebbe ignoto lOggetto <strong>di</strong> quelle maniglie.Corroborate con maggiori probabilità le opinioni che l'urnain bronzo, dove il Disco che illustro era chiuso, fosserealmente una cista mistica, fa d uopo esaminare, se questoha somiglianza con alcuno dei sacri arcani oggetti nominatida Clemente Alessandrino, ed esposti dal nostro Autore.1 Synesii Calvìtii Eiicomiiim. Etr. <strong>di</strong> Cortona, Diss. ti, Toui.a Ved. tav. L, num. 3. i, p. ()3.3 Saggi <strong>di</strong> Dissert. dell" AccademiaS. IL 7


5o DEGLI SPECCHI MISTICITrovasi pertanto essere assomigliato allo Specchio rotondo,che <strong>di</strong> tal forma si usava in antico , rammentandolo Aristofane• Plinio ^ e Seneca ^ e i monumenti che presentanla toelette muliebre 'f e simili ^. E qui paionmi spinti troppoltrei dubbj del culto compilatore del giornale, mentre variecircostanze da lui lasciate inosservate avrebbero fattovedere il ravvicinamento fra le ciste mistiche, ed il monumentoscavato in Preneste, ove oltre il citato Specchio, trovossianche un pettine femminile, come egli stesso racconta;e il pettine femminile appunto è fra gli arcani oggetti chel'Alessandrino descrive: talché non restaoscura ad intendersise non la ragione <strong>di</strong> un ago da testa che unitamente alpettine ed allo Specchio erano entro la cista, quando nonsi voglia supporre che vi faccia le veci <strong>di</strong> una spada, chepur si trova rammentata dall'Alessandrino ^ fra le cose ripostenella mistica cista; poiché non par cre<strong>di</strong>bile che unaspada ad uso <strong>di</strong> combattere possa esser capace <strong>di</strong> ascondersientro un cestello. Piìi verosimilmente potrebbe rammentarl'aito fatale della Madre Idea''custo<strong>di</strong>to in Romafra le cose fatali, da cui faceasi <strong>di</strong>pendere la stabile conservazionedell Impero ^ Preoccupato ilChiar. x\utore dallideagià invalsa generalmente , che quei Dischi fosser Patere dasacrifizio, ne segue eh' egli credendo <strong>di</strong> vedere anche inquesto della Tav, 111 una Patera come scrisse, non potè ve-1 In Nubib., vers. 730. p. 89. et cbiamerk la presente Tavola.schol. 5 Nel corso <strong>di</strong> questo mio scritto2 Histor. Naturai, lib. 33, cap. 9, se ne troveranuo altri esempj.p. 608. 6 L. cit.3 Qiiaest. Naturai, lib. n, cap. v. 7Ser\'. ad Aeneid., lib. vii.v. 188.4 Questa sarà in uno dei vasi da 8 Cancellieri , Le sette cose Fatalispiegarsi nella serie V che ri- <strong>di</strong> Roma amica, p. 7.


TAVOLA in, E IV. 5lrificarne la natura, né riflettere che secondo gl'insegnainentidellAlesssandrino egli non dovea cercar patere sacri ficialientro le ciste mistiche. Né potè verificare la qualità dell'urna<strong>di</strong> bronzo che più chiaramente si manifesta per cistamistica, quando si trova che il suo contenuto combina coldescrittoci dall Apologista Cristiano come accennai ,perquin<strong>di</strong> nuovamente assicurarsi per invei'sa pruova , che ilDisco trovato in una cistamistico usato nei misteri <strong>di</strong> Bacco.non può essere che uno SpecchioTAVOLA QUARTA.la massima parte dei Dischi più ornati e figurati chevedonsi pe' musei hanno una struttura simile a quello e-spress


52 BEGLI SPECCHI MISTICIsporne la parte storiata. Io ve 1" ho aggiunto piuttosto perdar con esso una idea <strong>di</strong> questi monumenti in generaleche per raminenare quello in particolare. Son molti chenon hanno manubrio, come il Cospiano fra i più conosciuti '.Ma siccome nella più gran parte <strong>di</strong> essi trovatisi quei fori nell'appen<strong>di</strong>ceal Disco dove il manico dovrebbe attaccarsi, cosìè da supporre che per mezzo <strong>di</strong> chio<strong>di</strong> vi sia stato unitoin antico <strong>di</strong> altra materia enon <strong>di</strong> bronzo; e credo che perquesta ragione troviamo <strong>di</strong>derenza nei manubrj <strong>di</strong> questimedesimi Dischi <strong>di</strong>pinti ne vasi % perchè forse vi si Aolleroesprimere quei che si attaccavano ai Dis;hi, e non già quelli<strong>di</strong> bronzo che noi vi troviamo annessi. Infatti io ritengoi <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> alcuni Dischi trovati nella Grecia Italica, dadove provengono gran parte dei vasi <strong>di</strong>pinti, e manca loroilmanubrio, ma non già lappen<strong>di</strong>ce per aggiungervelo d'altramateria che <strong>di</strong> bronzo. Dalla fig. nuiu. 2 della seguenteTav. V s'intende chiaramente come fossero costrutti i Dischiprivi <strong>di</strong> manico-E regola costante in questi Specchi bacchici, che l'ornatoin rilievo composto <strong>di</strong> uno o due listelletti ed un ovolointagliato in rilievoanch esso, e che qualche volta degenex'ain semplice scannellatuia o simile ornamento, trovasi sempredalla parte opposta a quella oac sono espresse le figure^. Ora questa parte vuota <strong>di</strong> figure ed arrict hita degli in<strong>di</strong>catiornamenti è quella che io prendo in esame attualmente.Fra le varie strutture dei Dischi in bronzo pochi si trovano<strong>di</strong> superficie piana del tutto , ma pur se ne incontrano;1 Vpd. Tav: X. rie.1 Ved. la-». XI, <strong>di</strong> questa se- 3 Vf-d. tsr. t, e sna epieg.


TAVOLA QUARTA. 53e fra questi può citarsi il Cospiano , come noterò a suo luogo.O/e la superficie della lamina che compone il Discodeviando dalla figura piana si fa concava per una parte, vicorrisponf^e sempre una superficie convessa dall altra; e laconvessa è quella cfie si trova lucida a guisa <strong>di</strong> Specchio:e quando i! Disco abbia gli ornati <strong>di</strong> fusoria sopra in<strong>di</strong>cati,s'incontran sempre dalla superficie convessa e lucida qualeesprimo alla Tav. presente; e non mai dalla concava e figurata.Il manubrio procede con egual metodo ,poiché ilavori che vi si vedono in bassorilievo non proseguono ingiro, ma son per lo più limitati a questa sola superficie delcilindro ellittico , e ne lasciano spogliata la parte opposta,come ripeterò parlandone più estesamente altrove.Termina quasi sempre ilmanubrio <strong>di</strong> bronzo in una testa<strong>di</strong> animale, che presenta anch'essa la parte superiore dalIato , ove il Disco è lucido, dove son gli ornati in rilievo,e dove il manico è lavorato. L'appen<strong>di</strong>ce che attacca il manubrioalla circonferenza dello Specchio suole avere qualcheornato <strong>di</strong> capriccioso arabesco quale vedrassi per esempioalla Tav. V num. 2. Il Disco Boigiano che io riporto quiper cosa rara , in luogo dell' ornamento ha due figuretteche supposte insignificanti dai culti espositori <strong>di</strong> esso, Lanzie Visconti , non fissandovi la loro attenzione, si <strong>di</strong>spensaronodal ragionarne. Ma se il Lanzi tacque nel succintoesame da lui inserito nella celebre sua opera sulla linguaetrusca ', ne accennò alcun che per altro in un suo MS.che conservasi nella Imp. Galleria <strong>di</strong> Firenze ', <strong>di</strong>cendo soljTom. II , lav. X ,num. 2 , e p. Lapides antiqui, numismata, pon^igS. <strong>di</strong>-ra , rasa,a Libreria privata, num. 4< Lanzi >


54 DEGLI SPECCHI M[STICItanto che il Baccante e la Ninfa espressi nel manico sonoadatti al soggetto della nascita <strong>di</strong> Bacco effigiata nella parteopposta. Non vorrei che le in<strong>di</strong>cate avvertenze sembrasserotrite, inutili e da omettersi non portando conseguenze notabilialla piena cognizione della natura ed uffizio <strong>di</strong> questi<strong>Monumenti</strong>, che sotto il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Patere etrusche hannotanto interessato finqui i dotti e i curiosi indagatori delleantichità.Le due figure mi pajon bene in<strong>di</strong>cate dal Lanzi per dueBaccanti, non però come adattate soltanto al soggetto e-spresso nell'altra parte del Disco ; ma piuttosto conveniential Disco medesimo, che vedemmo già alla Tav. Ili far partedei mistici oggetti del culto bacchico.In fatti se ripren<strong>di</strong>amo l'esame della notata cista la troviamosormontata da un gruppo <strong>di</strong> figure, che serve ad essa<strong>di</strong> manico nel suo coperchio , in cui precisamente come inquesto mistico Specchio si vedono due persone <strong>di</strong> vario sessolottar nude fra loro. Il Ch. Visconti credè quel gruppoanalogo alla storia d Oreste rappresentata nel corpo cilindricodella cista mistica, perchè il costume <strong>di</strong> quelle lottevigeva in Sparta patria d'Oreste Ma siccome anche •. la cistaRirkeriana ha sul coperchio tre Baccanti abbracciate insieiTie^, sebbene intorno al corpo <strong>di</strong> essa non sianvi Oreste,né la nascita <strong>di</strong> Bacco, ma gli Argonauti; cosi è più verosimileil credere che i monumenti spettanti al culto <strong>di</strong> Bacco,o a' suoi misteri, ove avessero bisogno <strong>di</strong> un qualcheornamento, come nei tre manichi delle due ciste mistiche,e dello Specchio Borgiano , si componessero <strong>di</strong> simili bac-1 Visconti , ap. Guattani Monum. 2 Contucci, Musei Kirkeriani in Rojned.aul. per l'anao 1787, p. 3a. mano collegio, iErea, Tom. i.


TAVOLA QUARTA.chini scherzi. E qui mi piace riportare il55^parere del Guattaniciie le ligure sovrapposte aila cista molto rischiara ed illustra,col rillettere che alla santità <strong>di</strong> qualunque mistero nonfacea torto una licenziosa lotta <strong>di</strong> maschio e femmina, sendocostume che quelle arcane misteriose adunanze terminasseroin gozzoviglie amorose , come avvertì Euripide insegnandocicheFingon dì Bacco celebrar le feste.Ma onorari poi più y enere che Bacco '.Credo peraltro che talidepravate rappresentanze non si partisseroda un principio turpe e vizioso, ma bensì fosserouna degenerazione <strong>di</strong> certa massima comune alla nazionetutta de Greci , non meno che de' loro proseliti ; cioè cher Amore fosse il Genio primario degli Uomini tutti ^ , leanime de quali fossero da esso <strong>di</strong>rette al posse<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>sublimi virtù morali ^ e quin<strong>di</strong> anche <strong>di</strong> corporali ornamenti4, e non già <strong>di</strong> vituperevoli licenze come a primo aspettopresentano le due ligure <strong>di</strong> questo Disco , e tutte le altreche costituiscono gì mdecenti baccanali del PaganesimoChecché ne avvenisse peraltro dellabuso delle Ortiche adunanze,certo è che in origine altro esse non furono che unaggregato <strong>di</strong> Giovani i quali stretti fra loro in amicizia eru<strong>di</strong>vansiin ogni sorta <strong>di</strong> virtù ^. jNè altro pare a me che sidebba intendere per quelle due figure che s abbracciano in-1 Eurip. ap. Guatlani , 1. cit. tiim illi tum hi. Kanne, Aaalecta2 òtatuerunt Amorein in rerum Philologica.initio tum Cosmogonia Heaio- 3 Platon, in Symposio.dea, cum /jlurimi Philoso/ihi in- 4 Plular. De projtct- f^irtut. Sendea Pherecyde Sjrin , deinde tenliae.advptaverunt Orphici, <strong>di</strong>verga 5 Creuzer , in Praepar. ad liL. de<strong>di</strong>verso modo de co enarrantes Pulcrilud. Ploliui , p. xl.


56 DEGLI SPECCHI MISTICIsieme. Simili temi vedonsi ripetuti nei Dischi da esporsi iaseguito, unitamente alla ^arietà delle interpretazioni, dellequali sono suscettibili.La testa d'animale colla quale termina questo, come quasiogni altro manico dei Dischi in bronzo , dà occasione ad altrecongetture favorevoli per provare il mio assunto. Il CultissimoProf, <strong>di</strong> ai'cheologia Yermiglioli ha creduto vedereuna testa asinina nel manico <strong>di</strong> un famoso Disco da lui illustrato': ma l' esame d' un solo non basta a stabilirne lavera somiglianza; nonostante però che questo quadrupedesia provato dal Ch. A. spettare a Bacco. Il Lanzi che nedecide per le replicate osservazioni fatte in molti <strong>di</strong> questiutensili, le determina per teste <strong>di</strong> cavrioli '. Il Cajlus ^ edaltri ne pensarono egualmente. Ed infatti, quelle forme moltoallungate e quel muso assai ristretto, più al cavriolo cheall'asino siconvengono. In questo allegorico animale trovasiuna relazione fra i Dischi , e le ciste ;poiché nel già mentovatogiornale '5 vedonotato che nel Prenestino fu trovatauna cista mistica, entro la quale era un cavriolo ed unapantera, oltre due altri Dischi rammentati come patere inquella relazione. Della convenienza <strong>di</strong> siffatto animale coni sacri Specchj e con le ciste, arnesi spettanti a bacchicaliturgia se ne argomenta specialmente dal sapersi che dellasua pelle vedesi spesso coperto quel Nume , in memoriacome crede il Lanzi ^, della metamorfosi che <strong>di</strong> lui in queiVermiglioli , espos. duna Patera 3 Aiitiquit. Etr. Gieq. et Rom., Tom.etr. ined. , p. xxxvni. v, PI. xlvi , num. 5, p. 119.•A Lanzi, Sagg. <strong>di</strong> Liiig. etr., Tom. 4 Gualtani, 1. cit.II, p. 23 1 e 248» e ne' suoi MSS. 5 Vasi ant. <strong>di</strong>piali, Dissert. 11, 5 ".della Imp. Galleria <strong>di</strong> Fir. al Voi. p. 82.4, in più luoghi.


TAVOLA QUARTA.^7sto animale fece Giove per salvarlo, quando era infante,dalla madrigna Giunone. Né <strong>di</strong>versamente pensò il Buonarroti,cioè che rappresentassero cavrioli gli animali chenei vasi <strong>di</strong>pinti stanno presso a Bacco, quando non hannosembianza <strong>di</strong> Leoni o <strong>di</strong> Tigri '. Altrove darò ragione delcavriolo più coerente alla natura del Disco, che non è quellaesposta dal Lanzi. Qui basti per prova, che in quei manichivi si riconosce da più osservatori una testa <strong>di</strong> cavriolo.Tornando all' esame dell' area che resta chiusa fra gliornati del Disco, e che comparisce lucida in modo da giu<strong>di</strong>carsiuno Specchio, a me pare che manifesti un motivod' essere in quella guisa ,piuttostochè in altra. In primoluogo gli ornati descritti, che tutti si mostrano da questaparte dell' area lucida, e nessuno dall" opposta, in<strong>di</strong>cano chequel lucido aveva un oggetto, o usuale o significativo, necessarioin quell' utensile; mentre tutto il restante e dellaforma e degli ornati, pare a quello subor<strong>di</strong>nato. L' animalemedesimo eh' è in fondo del manico, dovendosi presentarerettamente allo spettatore <strong>di</strong>mostra che servivansi delf utensiledalla parte dove animale ha 1' il capo ; lo che corrispondeall' area lucida del Disco. Gli ornati e le figure vedonsinell'appen<strong>di</strong>ce del manubrio, e non già nelfarea lucida;mentre nell'opposta superficie del Disco le figure (quandovi sono ) che occupano l' intiero spazio dell' area , fancredere che questa dovea far mostra <strong>di</strong> se non per altroche per quel lucido che contiene in tutto lo spazio. E ilvedere o^ni ornato, come <strong>di</strong>ssi, da questa parte, ci assicurache r oggetto dell'intiero Disco è d'esser mirato oI Biionarr. , ad monum. optrìs D^mpstor. Explic et conir-ctiir.ip , p. iG.5. IL 8


58 DEGLI SPECCHI AIISTICIaduprato da questa, e considerato per il lucido che contiene,più che per le figure solite trovarsi nella superficieopposta alla lucida <strong>di</strong> molti Dischi. Che se queste fosseror oggetto primario <strong>di</strong> essi ,perchè mai se ne lascerebbeperpetuamente vuoto lo spazio lucido? Perchè avendo tuttir in<strong>di</strong>cato lucido, molti <strong>di</strong> essi mancano poi <strong>di</strong> figurenella parte opposta? Perchè ove si vedono dalla parte lucida(come nel Disco <strong>di</strong> questa Tav. IV) fiirono sottomesseal lucido stesso , e ristrette nella parte più ignobile dell' u-teusile ,qual" è 1" appen<strong>di</strong>ce che attacca il manico al Disco ?Eppure il soggetto medesimo <strong>di</strong> Satiri e Ninfe, quando èneir opposta parte (come vedremo in altri Dischi: in quellacioè che suol corredarsi delle consuete figure ) occupasempre il mezzo dell' area circolare, come ogni altra deità.Awò luogo <strong>di</strong> fare osservare che gran quantità <strong>di</strong> Dischimanubriati della natura medesima <strong>di</strong> quei che in questaraccolta mi accingo ad esporre, si trovano espressi neivasifittili antichi, e per quanto i Dischi positivi abbianofigure in uria delle loro superficie, pur le figure non comparisconomai nei Dischi <strong>di</strong>pinti nei vasi : tantoché parchiaro che la parte <strong>di</strong>pinta e ostensibile nei vasi sia la lucida,e non già la figurata; e quest ultim.a, com' io credo,veniva a formare il <strong>di</strong><strong>di</strong>etro del Disco, mentre lo spettatorelo dovea presentare a se dalla parte lucida. È dunquela superficie levigata a foggia <strong>di</strong> specchio, o vogliamo<strong>di</strong>re lo specchio medesimo l' oggetto principale <strong>di</strong> questoutensile; come anche in altri articoli <strong>di</strong> questa mia opera,e con più soli<strong>di</strong>argomenti, anderò <strong>di</strong>mostrando presentaud<strong>di</strong>nesenel' occasione.L idea generale <strong>di</strong> specchio implica a primo aspetto


TAVOLA QLAilTA.5qquella <strong>di</strong> un arnese atto a riportare al nostr' occhio l' immaginedegli oggetti che gli si pongono avanti, mentreguar<strong>di</strong>amo la <strong>di</strong> lui superficie: e per conseguenza ancheimmagine nostra allorché stando a^anti a quello perpen<strong>di</strong>colarmenteforma colla superficie dello specchio angoliretti. Questa immagine non si riflette egualmente al nostr'occhio allorché la superficie dello specchio è convessaperchè essa sparpaglia i raggi della luce che reflette^ rende<strong>di</strong>vergenti i paralelli, ed aumenta la <strong>di</strong>vergenza <strong>di</strong> quei che<strong>di</strong>vergono per natura. Quin<strong>di</strong> è che da alcuni <strong>di</strong> coloroai quali ho comunicate queste mie idee sugli antichi Dischi<strong>di</strong> hronzo manuhriati da me creduti Specchi , mi è statoohiettato che la convessità <strong>di</strong> varj <strong>di</strong> loro li rendeva incapacid" essere adoprati a tale ufizio , non potendo renderr immagine quale dall'oggetto reale la ricevevano '. Questaobiezione potrebbesi <strong>di</strong>riger contro V opinione <strong>di</strong> un granLetterato dei nostri giorni , il quale ha creduto che molti<strong>di</strong> questi Dischi sieno specchi sotterrati con belle donne infresca età rapite dalla morte ^: ma fa d' uopo intendereche questa congettura gli si è presentata nell' osservare, chevarj <strong>di</strong> essi essendo <strong>di</strong> una bellissima pulitura , sono affattopiani. E così par che da questa categoria ne eccettui queiche hanno una superficie non piana del tutto. TSè già escludequesti dal genere degli specchi , ma dottamente fa vedereper le autorità <strong>di</strong> Clemente Alessandrino e <strong>di</strong> Arnobioche anche ner misteri Bacchici si adopravan gli Specchi: del qual genere par che supponga esser quei che oraesamino. Da queste varie opinioni deducesi che 1' ignorar1 T^ettfra ms. a me <strong>di</strong>rclla dall'Or- 2 Akerhlad, Dissert. sopra due Jatnimanni,nel iSin. nelle <strong>di</strong> bronco, in fine.


6o DEGLI SPECCHI MASTICIl'uso <strong>di</strong> quei Disc/ii presso gli antichi non ha forza <strong>di</strong> abbatterela massima che possano essere Specchi. In fatti seprescin<strong>di</strong>amo dall' uso loro , troveremo che gli antichi ebberospecchi <strong>di</strong> varie superficie ', e per conseguenza potèesser fra queste la convessa. Un'altra prova, che pare a menon spregevole per confermarci che questi Dischi debbanessere stati Specchi presso gli antichi, è il sospetto chen' ebbero molti <strong>di</strong> coloro che ne hanno trattato , ancorchéin fine dassero loro il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> patere etrusche. Ed ho osservato, come <strong>di</strong>mostrerò , che gli hanno giu<strong>di</strong>cati Specchiquando gli hanno considerati per se stessi nelle loro qualità,vale a <strong>di</strong>re nella forma, nella materia, e nel lucido checontengono: ma gli hanno poi detti patere solo perchènon han potuto penetrare qual potesse essere 1' uso lorocome specchi convessi, perchè altri avean già dato a queimonumenti incautamente il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> patere. In un articolod'inventario scritto dal celebre letterato Cocchi per le anticaglieche conservansi nella Imp. Galleria <strong>di</strong> Firenze, allaquale egli ha preseduto, trovo queste sue precise parole : »Do<strong>di</strong>ci patere <strong>di</strong> metallo, alcune delle quali sono molto lucide,e pare che possino aver servito anche per specchio^. >-Questo articoletto ci persuade che chi ha per le mani inostri Dischi è costretto a giu<strong>di</strong>carli Specchi, ad onta del<strong>nome</strong> <strong>di</strong> patere che vien loro comunemente assegnato. Anchealtri che videro i Dischi usciti dagli scavi, sospettaronolo stesso ^ Parimente il Lanzi che ha dato un cenno <strong>di</strong>1 Plin., Hist. Nat.jlib. xxxiii , cap. 3 Notizie trovate sparsamente neiIX , p. 627. mss. <strong>di</strong> Galleria e da me copiati.a Cocnhi ,Inventario ms. della R. J^' Ormanni altrove cit. cosi seri-Galleria <strong>di</strong> Firooze, ve a me; Avevo Jino adeao


TAVOLA QUARTA.6'lsospetto che vi si riconoscessero Specchi antichi, piuttostoche patere , notando sagacemente che nei vasi etruschi veggonsiin mano <strong>di</strong> donne e <strong>di</strong> uomini, come nelle pompeegizie gli Specchi ; né meno nell' atto de' sacrificj vide questaforma <strong>di</strong> patere manubriate. E infine del suo paragrafosoggiunge le seguenti parole » Comunque siasi e qualunque<strong>nome</strong> com'enga meglio a tali anticaglie » ' indecisione natain lui dall' evidenza che que' monumenti fossero Specchi,e dal <strong>nome</strong> che comunemente han portato <strong>di</strong> patere.L' Akerblad chiude anch' egli il suo esame se i Dischi debbanocome Specchi esser considerati, oppur come patere,con <strong>di</strong>re che quest' oggetto meriterebbe una particolar<strong>di</strong>squisizione , eh' egli tralascia a coloro che han 1' ozio e<strong>di</strong> como<strong>di</strong> per occuparsene ^ Ai giusti dubbj che il Ch. EnnioQuirino Visconti propone se il Disco tenuto in manoda una donna <strong>di</strong>pinta in un vaso da luidottamente illustrato^ sia patera o flabello o Specchio, il Ch. Sig. Pietro Vivenziopiù affermativamente risponde che senza tema d'errorepar che sia Specchio siffatto arnese, come lo nominail prelodato Akerblad , contro la sentenza <strong>di</strong> coloro che lo<strong>di</strong>ssero patera, ragionando <strong>di</strong> quei ritrovati nelle ciste mistichedel museo Rirkeriano, Borgia, e CasaU ^. Il Ch. RegioAntiquario Sig. Ab. Zannoni in occasione <strong>di</strong> illustraredubitato che potessero exsere re d' un antico vaso fìttile trovaspecchi,attesa la loro faccia to nella Magna-Grecia, ed anpartevigatache presentano velia tenente a S. A. R. il Principefaccia alcun poco convessa, fol- Poniatowski , p. xi.terra 18 7. 4 Vivenzio, Lettera al Cav. d'Agìn-1 Lanzi, Saggio ec. Tom. 11, p. 208. court, nel Giornale Encicìop. <strong>di</strong>2 Akerblad, 1. cit. Firenze, Tom. jii, p. aG5.3 Visconti, esposizione delle pittu-


62 DEGLI SPECCHI MISTICIun monumento in queli' opera della Galleria <strong>di</strong> Firenzeche onora qnell' uomo sì culto, afferma d' esser pienamented' accordo coli' opinione prodotta dall' Akerblad sulle credutepatere, dal prelodato dotto Svedese tenute per specchi,ed avvalorata dal già lodato Sig. Vivenzio '. Più modernamenteancora il Ch. Sig. Canonico Prof. Schiassi, nelresporre una interessante serie <strong>di</strong> antichi Dischi , sebbeneabbia dato per titolo al bellissimo libro che gli correda: Depateris antiquonim, pure in esso propone il dubbio chepossano essere stati usati per ornamento nelle pompe , comeavea già sospettato il Lanzi ', che per tal motivo ilsuppose Specchi , come già <strong>di</strong>ssi. Egli ci avverte anche inpiù luoghi della prelodata sua opera, che se il Biancaniavesse vissuto abbastanza da poter vedere le opere delLanzi» avrebbe certamente cangiata opinione rapporto aquesti Dischi tenuti allora per patere da sacrifizio. II sospettoche gli antichi Dischi sieno Specchi proveniente da ripetuteosservazioni su i vasi fittili, non sfuggì neppure aidotti loro interpetri Italischi *, Millin '* e Millingen ^. Anchenei tempi andati e <strong>di</strong> minore esperienza reputò il Buonarrotiche fosser <strong>di</strong>pinti nei vasi specula rotundae formaeInter crepun<strong>di</strong>a Bacchi in Or^iis conwiinerata ^.Ma in siffatte cose <strong>di</strong> osservazione l'esperienza ed il tempodecidono molto della verità , e queste due circostanze1 Zannonì, lUustr. della Imp. Gal- 4 Peintures, de» Vas. ant., Tom. t,leria tii Firenze, Statue, Busti, pi. lxvi , p. ii8, not. (i).Tom. 1 , p. 38. 5 Peintures, des \ as. aut. iiied., pi.a Sc'liiassi , de Pateris antiq. ex scile- iv, p. ii.<strong>di</strong>s Biancaui , p. x. 6 Buonarroti , Explicat. et coniect3 Raccolta II. Hamiltoniana , Tom ad monum. Dempster.. f.1 6.1, tav. 38 , p. 38.


TAVOLA QUARTA. 63par che confermino ì prelodati scrittori nella esposta loroopinione. Fra i preziosi mss. del più volte lodato Lanziche si conservano nella Imp. Galleria <strong>di</strong> Firenze , ho lettoun articolo scritto posteriormente al saggio <strong>di</strong> lingua etrusca,ove riproduce con fondamenti maggiori il sospetto cheai Dischi anticiii manubriati convenga il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Specchi;e trova nello Spanemio un appoggio per sostenere che glispecchi antichi , o <strong>di</strong> argento , o <strong>di</strong> bronzo si fecero pianicome pure convessi; e che tali metalli e tali forme combinanocoi Dischi ; ed aggiunge per cosa molto probabileche la parte figurata del Disco fosse la meno consideratain quel mobile, e che la più degna parte fosse la oppostapura che deggia <strong>di</strong>rsi, quale appunto è quella che servirpoteva <strong>di</strong> Specchio. Quin<strong>di</strong> adduce un esempio che moltoavvalora quanto già esposi a questo proposito , ed è cheuna Cariatide in bronzo da lui veduta presso Bires, tenevauno <strong>di</strong> questi Dischi, il cui liscio era <strong>di</strong>nanzi, e <strong>di</strong> <strong>di</strong>etroerano le figure. Né da tacere è 1' altra sua osservazione ciienel Disco attinente al museo Petrini, e in alcuni dei Me<strong>di</strong>ceiche conservano vestigj d' inargentatufa, questa noncomparisce in ambedue i lati, ma solo in uno; <strong>di</strong> che nonsa trovar più persuadente ragione che supponendo quellaparte dover fare specchio , quell altra no. ' Io non asseriscogià che il Lanzi tenesse ferma questa opinione preferibilmentead ogni altra rapporto ai Dischi; mentre anchein queste osservazioni sempre li nomina patere , sebbene lesue riflessioni molto dalle patere vere sacrificiali gli allontanino.Ed ancorché io non abbia trovato seiiipre costante1 Lanzi, MS. oslsteiite In Galleria <strong>di</strong> l'iicnze.


64 DEGLI SPECCHI MISTICInei Dischi quanto egli accenna rapporto alle loro inargentature,pur noto eh' egli sospettò in principio che questiDischi potessero essere Specchi, come già confessò ingenuamentenel suo Saggio <strong>di</strong> lingua etrusca, e che il sospettosi accrebbe col tempo e coli' esperienza <strong>di</strong> altri che amano a mano veniva ad esaminare. Ma spiegando perumiltà la propria opinione, quell' uomo per questa comeper altre morali virtù gran<strong>di</strong>ssimo, tentò, sebbene con deboliappoggi , sostener 1' opinione altrui circa quei Dischi ;talché a quel foglio del suo ms. se ne trova un altro dalui sostituito, dove vuole (come vedremo) che quei Dischispettassero ai sacrifizi '. Più saldo nella propria opinione iltempo e l'esperienza tennero il rinomato Akerblad; ond èche in una sua lettera a me <strong>di</strong>retta si esprime, che inquanto alla sua congettura che molte delle cosi dette paterenon sieno altro che Specchi, 1' abbandona a chi vonàconfutarla o approvarla; ma che intanto avendo in questiultimianni esaminato un numero non piccolo <strong>di</strong> questi Dischi,non ha incontrata cosa <strong>di</strong> momento a farlo mutard' opinione '. Anche il Ch. prelodato Schiassi ne ha mantenutidei dubbj, ed in un articolo <strong>di</strong> sua lettera a me <strong>di</strong>rettatrovo la seguente interrogazione. » Ma che pensa elladell' uso <strong>di</strong> queste che finora si son chiamate patere ?Crederebl/ ella che nella parte liscia avessero sen>ito comeSpecchi ^ ? 5J II Ch. Vermiglioli antiquario assai noto per lesue opere, a cui ho comunicate molte delle mie idee sugliantichi Dischi, mi scrive che attualmente legge dalla sua1 Lnn?.! , 1. cit. 3 Lettera manoscruta a me <strong>di</strong>mt»2 l.fitera segnala del i8i5 da Ro- dal Ch. Sig. Piv.f. Schiassi, nelBla. l8i5 da Dolorila.


TAVOLA QLAhTA.Cattedra la seguente massima. « Una lui circostaitza è dìnon lieve peso per coiìferrnarci nella nuova dottrina delCav. Inghirami , il quale in una sua non peranco e<strong>di</strong>ta ope^ra <strong>di</strong>mostra quasi ad evidenza,come tali Dischi mannbriatinon debbon tenersi per patere ed istrumenti da sacrijizj , comesono stati reputati sia qui, ma sibbene per Specchi etc ' >•Né <strong>di</strong>versamente pensa uno de' più gran letterati dellaGermania, per quanto nelle sue pubblicate dottissime opereabbia egli accennati i Dischi col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Patere Etrusche.Ad esso ho comunicate alcune mie congetture ondetogliere ai Dischi il consueto <strong>nome</strong> <strong>di</strong> patere , sostituendoviquello <strong>di</strong> Specchi im'stici, come lo accennano i Classici; alche egli si compiace rispondermi in questi precisi termini»Ifl'itur recte tu ad illapenetralia pedem refers, et firmo gradain arcem conten<strong>di</strong>s veteris sapientiae. De speculo quaescripsisti , ne vivant si magis quid


C6 DEGLI SPECCHI MISTICIra ricevei lettere dal Ch. Sig. Conte Cav. Cicognara Presidentedell" I. R. Accademia delle Belle Arti in Venezia, ovesi legge r ai-ticolo seguente:» Ho parlato coi ciotti Inglesi,e alcujii si tengono forti ad un' opinione che sembra oniaiprevalente, cioè che le patere niaruibriate altro non fosseroche specchi- Ho fatto quante obiezioni per me si potè'va che saria peclantisnio ripetere:e mi si è sempre risposto,che si osserva costantemente la parte levigata atta a rifletterl' immagine esser quella opposta all' incisione :che V orlorilevato era destinato ad impe<strong>di</strong>re che (posando lo Specchio)potessero danneggiarsi o fregarsi le figure delineatedelicatamente :( quantunque a me sembri il contrario ,poiché uno sfregio leggiero e uno strupicciamento qualunquedovea portar pili danno alla paiate levigata, che alla Jigurataed incisa a solchi profon<strong>di</strong> )• • • che si osserva costantementeai'ere il manico finito e colla testa rivolta verso chisi riguardasse nella parte destinata a rifletter V immaginee mai verso le figure delineate: che in vasi, monete e sculture7ion s' incontrano quasi mai sacrificatori con patere mamibriate,ma sogliono avere nella mano scodelle profonde e senza manico: che le patere maiiubriate o Specchi trovansi per lo piliin mano a donne e non a uomini, mostrandosi suppelli'tti-^li muliebri, e siccome s' incontrano scodelle non manubriatee figurate e letterate dalla interna parte , cosi può in talguisa essere stata impropriamente applicata l' istessa denominazioneagli Sj>ecchi per la rassomiglianza <strong>di</strong> costruzionein grazia del tenue labbro che hanno attorno.Mi si mostrano argomenti <strong>di</strong>versi per queste opinioni efra questi una scodella del museo Britannico, da me qui


TAVOLA QLAPa'A. (^7riportata al nuin. 14 '• Ma pare pia trionfante argomentor ispezione salii Specchi dell' In<strong>di</strong>a <strong>di</strong> varia mole e lavoro,con altri Oronzi ed antichità passati dal Sig. CarloTownlej al museo Britannico, i qualiSpecchi bellissimi edatti a servire al lor uso aiwhe presentemente , hanno lai'orifinissimi d' ogni maniera dall' una parte coli' orlorilevatoe sono levigati dall' altra , e sono manubriati '. »A questa medesima idea fa eco 1' Italia. Si legge <strong>di</strong>fattinel Giornale Arca<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Roma una eru<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>ssertazionedel Ch. Sig. L. Vescovali sopra \ interpetrazione d' un bellissimoDisco posseduto dal prelodato Autore, il quale siesprime al nostro proposito nei termini seguenti: « DopoCIÒ che ne ha scritto--- il Cav- Ingìiirami-..- credo non doversipiìt dubitare che questi Dischi manubriati tenesserole veci dei nostri specchi ^. In altro accre<strong>di</strong>tato Giornaleitaliano dove nel dar conto delle opere attualmente in esecuzioneparlasi ancora della presente , e del vantaggio chereca alla scienza antiquaria, vi trovo scritto così w anche leantiche famose patere etnische , sulle quali si è scritto tanto, cambiano ora d' aspetto ne più si tengono per patere ^.Così tacendo <strong>di</strong> altri Giornali italiani che non ricusano lemie nuove proposizioni ^, noto soltanto che quelli esteri giàin<strong>di</strong>cano questi Dischi sotto <strong>nome</strong> <strong>di</strong> specchi mistici ^\1 Dì fjiicstn Disco ile sarà dato CI). Sig. Acerbi, nnm. lxi, e laii,conto a suo liin^o. anno 1821, p. 128.1 Lettera del Ch. Sig. Conte Cav. 5 Giornale Arca<strong>di</strong>co, Tom. vili, an-Cicognara a me <strong>di</strong>retta da LoiiJra no 18-20, p. 111 e 112.iu data del settembre 181^. Al)l)revialore, anno i8ao, voi. 11.3 L. Vescovab", ved. il Gioin.de p. 102, e seg.Arca<strong>di</strong>co <strong>di</strong> scienze, lettere ed ar- G Ned. Bibl. iiiiivcrs. , Genève, Tom.ti, Tom. IX. anno 18-21, p. iy>. xvi, p. r)8. l'u-vue Eni-vcl(i]ied. .4 13d)'iiulL'ca llaiìaua , compii, dal l'arisi, ec.


(S8 DEGLI SPECCHI MISTICIOr le allegate autorità dei Classici antichi , le moltipliciosservazioni dei moderni più celebrati scrittori e le conferme<strong>di</strong> non pochi <strong>di</strong> loro, unitamente alle mie già esposteragioni, non danno peso all'asserto, che i Dischi manubriatisieno stati Specchi presso gli antichi? Mi si potrebbeopporre, che nonostante le addotte opinioni dei moderni,in fine eglino stessi combinaronsi tutti a nominarli paterenelle opere loro, e considerarli come sacrificiali strumenti.A ciò risponderei volentieri che sarà mia messe il raccorree dai classici e dall' evidenza quanto abusivamente siasi seguitaquesta falsa <strong>nome</strong>nclatura, e quanto privi <strong>di</strong> sal<strong>di</strong> appoggisieno stati i motivi che indussero i letterati modernia preferir questa all' altra da me annunziata opinione, Ioche servirà <strong>di</strong> materia a trattare della Tav. Y. Intanto proseguendol'esame del mio monumento <strong>di</strong> questa Tav. IV, Ioconsidero per il lato della sua totale figura trovandolo similissimoad uno specchio che vedesi sopra una iscrizioneinsieme con un pettine ed un altro utensile da toeletta ».La figura circolare è la più consueta negli specchi antichi.Il Caylus che per aver visitati innumerabili monumenti meritafiducia, <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver trovati quasi tutti gli specchi <strong>di</strong> figuracircolare ^. Vedonsi peraltro ne' musei specchi <strong>di</strong> figureangolari; ma è d'uopo convenire per l'esperienza chela più gran parte <strong>di</strong> essi presso gli antichi furono circolari,come quello al cui proposito ragiona il prelodato scrittoree da me copiato ^ ; il quale arnese ,quando se n' ec-1 Ved. Uv. H, nunj. 4» s^*". vi iti iv, p. i56, et \, p. ij3.monum. <strong>di</strong> corredo. 3 Ved. tav. K, num. a, della ser,9 Caylus, Recueil d'Antiq. , Tom. \i cil.


TAVOLA QUARTA. %cettui l'ornato, resta per la sua figura e pel suo manubrio,come anche pel metallo che lo compone , simile ai Dischiin questione. L' antichità scritta ci assicura anch' essa <strong>di</strong> talconsuetu<strong>di</strong>ne , come infatti leggiamo in Aristofane che permostrar la forma <strong>di</strong> certa cassetta , la <strong>di</strong>ce rotonda comeuno specchio '. Il suo Scoliaste ripete a tal proposito , chela luna è tonda come uno specchio *. È dunque vero chel'idea <strong>di</strong> specchio presso gli antichi implicava l'idea <strong>di</strong> formacircolare. E 1' uso che se ne dovea fare <strong>di</strong> mirarvi lapropria immagine, suggeriva 1' aggiunta <strong>di</strong> un manico perpoterlo comodamente tenere avanti <strong>di</strong> se.In questa guisa sivedono in fatti gli specchi frequentissimi nei monumenti ^.Un' altra circostanza propria dei nostri Dischi è da esaminarsi:cioè se può loro convenire, considerati come Specchi,il luogo dove si trovano. Dissi già che il ritrovarsientro le ciste mistiche era proprio degli Specchi piuttostochèdelle patere, sulla testimonianza <strong>di</strong> Clemente Alessandrino4. Aggiungo quella <strong>di</strong> Eusebio che ripete quanto accennal'Alessandrino ^, come anche Arnobio, il quale rammentandovarie delle cose simboliche chiuse entro le cistemistiche descritte da Clemente, e varie omettendone comeforse <strong>di</strong> minor considerazione o importanza nei sacri riti,non lascia però lo Specchio, quasi fosse tra le cose essenziali<strong>di</strong> quelle ceste ^ In fatti asserisce l' ingenuo già nostro1 Aristoph. , in Nub. , v. ^So, p. 4 ^e^- p- 47"4^-89. 5 Praepar. Evangol., lib. ii; cap. t,3 Ibìd. p. 61.3 Pitture d' Ercolano , taT. 26, del 6 Arnob. , centra Geni., lib. \, p.Tom. Ili, riportato (|iii alla tav. ai 3.I, mina. 6.


70 DEGLI SPECCHI MISTICIAntiquario Lanzi nel suo Saggio <strong>di</strong> Lingua Etrusca e ratificanei suoi mss. ', che nessuna cista <strong>di</strong> cinque già trova-'te in Italia si è finora conosciuta, senza che contenesse unqualche Disco. Ma non tutti ci provengono dalle ciste;mentre molti <strong>di</strong> essi, come narrerò nel descriverli, si trovarononei sepolcri. Un insigne passo <strong>di</strong> Plinio finora inosservatomi autorizza a crederli Specchi anche per questacircostanza. Narra egli aver saputo da un certo IMuclanoche gli Specchi, unitamente agli strigili posti coi cadaverinei sepolcri <strong>di</strong> pietra d' asso, venivano dopo qualche tempoa pietrificarsi ^. Ecco in qual modo sappiamo che gliSpecchi ponevansi nei sepolcri, ove ora non trovando chei nostri Dischi , convien <strong>di</strong>re che sian questi gli Specchinominati da Plinio. Un' altra circostanza stringe ancor piùr argomento : le ciste sono state trovate quasi tutte nei sepolcri,e quelladel Museo Borgiano fu trovata con due deinostri Dischi, uno stilo, ed uno strigile *. Talché se glistrigili accompagnano i Dischi nei sepolcri come gli specchi<strong>di</strong> Plinio, convien <strong>di</strong>re che questi sien della natura <strong>di</strong>quelli ,quando tante altre circostanze lo mostrano , e nessunavi si oppone.Premesse queste osservazioni, resta ora la parte per quantosembrami la più <strong>di</strong>fficile a <strong>di</strong>chiarare, eh' è il determinarela specie e la qualità precisa <strong>di</strong> questi Specchi ,per quin<strong>di</strong>passare a conoscerne l'uso. Plinio ^, Seneca ^, ed altri1 Tom. II, p. 9o8. 5 Nat. Hist. , lib. xwiii , cap. ix,1 L.Tiiii, MS. <strong>di</strong> Galleria, num. 4- P- ^^^'•3 l'iin., Nal. Ilist., lib. xxxvi , cap. 6 Nntur. Quaest. ,lib. i, cap. v,17- p- 747- P ^^^•4 GuaUaui , 1. cit.


TAVOLA QUARTA. 71antichi ci avvertono, che ai tempi loro varie qualità <strong>di</strong>specchi si conoscevano. Per andar più sul sicuro in si <strong>di</strong>fficileindagine, credo esser la via più breve quella <strong>di</strong> escluderedall' esame tutte le qualità <strong>di</strong> specchi non confacentiair indole ed alla qualità dei Dischi in esame; onde restida adottarsi al nostro proposito quella sola che può convenirea tutti i Dischi generalmente, come anche a tutte lecircostanze che I' accompagnano. Non ammetto che questiDischi, considerati ora come Specchi fosser quelli che portavansiper ornamento nelle sacre pompe, come citando asuo favore Apulejo, sospettò il Lanzi ' seguito poi dal Ch.Prof Schiassi ^ e da altri ;poiché quell* antico scrittore narrache negli specchi portati da alcune donne nelle pomped'Egitto, vedevasi tutta la turba che seguitava la Dea Iside,emanandone i raggi <strong>di</strong> riflessione verso il simulacro, e intantola turba vi vedeva la Dea; giacché le donne a ciòdestinate li portavano voltati in<strong>di</strong>etro ^. Dunque né la figuraconvessa, né la lor piccolezza avrebbe permesso ainostri Dischi d' essere atti a far l' ufizio <strong>di</strong> Specchi tali cheriflettessero l' intiera turba verso la Dea, o che la Dea potessemostrarsi con essi alla moltitu<strong>di</strong>ne. La superficie convessagli esclude, a mio parere, anco dal genere <strong>di</strong> quelli«pecclii tenuti dai devoti avanti le statue <strong>di</strong> Giunone eMinerva, allorché altri devoti figuravano <strong>di</strong> ornar le Deeinanellando i loro capelli *, sebbene in questa categoria gliponga il Ch. Vivenzio fra le varie sue congetture ad essi1 Lanzi, Saggio, Tom. ii, p. ao8. t! .p. io33.2 Schiassi , De Pat. Aniiq in Epi- 4 Sem-ca ,ap. S. \tij;iisl. , 1;1>. vi,stola ad Citiel. Vìgnaferrium, p. x. cap. io, p. i Ji).3 Beroald. , io Apul. Me lain. , lib.


7-2 BEGLI SPSrxni MISTICIrelative ' ;giacché ancor questi dovean esser piani ad og'getto <strong>di</strong> rifletter giustamente la immagine che ricevevano ,né troverei ragione perchè Specchi serviti per usi tali, dovesseropoi chiudersi nei sepolcri. Non so neppure ammettere,come suppone altresì lo stesso prelodato Sig. Vivenzio,che questi Specchi sien' quelli offerti nei Teinpj a varie<strong>di</strong>vinità, come egli trae da iscrizioni antiche: imperciocché<strong>di</strong> quelli parla anche Plinio , ma in occasione <strong>di</strong>trattar degli Specchi d' argento ^, e mi persuado che il donodoveva esser <strong>di</strong> prezzo perchè meritasse una iscrizione<strong>di</strong> marmo a perpetua memoria , come per (or<strong>di</strong>nario vi sileggeva. Sappiamo da Seneca che i Romani ebbero specchid' oro e d' argento, <strong>di</strong> smisurata grandezza pari alla statura.d' un uomo : talché per uno <strong>di</strong> essi non fu sufficiente prez.-zo la dote che assegnò il Senato per darsi a Scipione ^ Undono <strong>di</strong> questa fatta è onorifico per chi lo fa, e per iltempio che lo ritiene. Lo stesso passo <strong>di</strong> Apulejo riportai©dal prelodato Sig . Vivenzio sta contro il suo supposto. Ivisi <strong>di</strong>ce (parlando del tempio <strong>di</strong> Giunone Samia) che vierano ricchi doni offerti alla Dea, gran quantità d'argentoin piatti, specchi, bicchieri e arnesi tali ^. Era dunque nellaqualità del metallo che consisteva l' importanza del donoe non già nella qualità dell' arnese. Or mi si <strong>di</strong>ca se fìnquìsi è mai trovato un Disco, del genere <strong>di</strong> quei che illustro,che fosse in argento? Questi son tutti <strong>di</strong> bronzo, eccettuatialcuni pochi <strong>di</strong> ferro, e perciò doni noti degni da offrir-1 L. cit. 775.2 Nat. Hist. , lib. XXXIII, eap. ix, 4 Fiorici., cap. xv, presso Vivenzi©.p. 6i6, et seq. 1. ciu3 ScDPca ,Quaest. Nat , lib. i , p.


TAVOLA QUARTA.'^"^asi in un tempio. E quand' anche fossero stati donati alleDivinità nei tempi ? come mai si potrebbero attualmente [ritrovarfra i cadaveri nei sepolcri? E poi inutile ricordarespecchi <strong>di</strong> oricalco, d'ambra, <strong>di</strong> vetro e <strong>di</strong> altre tali materie,come in proposito dei nostri Dischi rammenta il precitatoVivenzio, giacché qui si tratta <strong>di</strong> quei <strong>di</strong> bronzo. Nécredo già cjie }o Specchio in bronzo , manubristo , con simbolichefigure dalla parte opposta come son quei della miaserie, sia <strong>di</strong> que' che usaNan le donne nelle loro toelette,onde spente in fresca età sieno state ''serra te con essi neisepolcri. Il Ch. Akerblad che ne propone il supposto , loc()^igekura dall' ihcontrarsi nei sepOTcri delle donne anchecollane, smaniglie, ed ogni sorta <strong>di</strong> ornati muliebri '. MaseM nostri Dischi fossero stati <strong>di</strong> quell'uso medesimo, perchèfra i tanti trovati nei soli sepolcri <strong>di</strong> Volterra ( eh' iocito fra tanti esempj ) neppur uno è d' argento, ma tutti<strong>di</strong> bronzo? Eppure gì' ipogei nei quali furon trovati i Dischiappartennero a nobili e facoltose famiglie, come oltrequanto ne scrisse il Lanzi ^ congetturandolo dalle etruseheiscrizoni da lui dottamente interpelrate , si verifica ancoraper i molti ornamenti muliebri , non che virili , in oro e<strong>di</strong>n gemme, <strong>di</strong> cui va sì ricco il museo <strong>di</strong> Volterra.Io dunque su questi dati suppongo che insieme colleceneri dei cadaveri fossero riposti nelle urne quegli ornamentipiù,preziosi che i defonti avevano in dosso, comeattestano per le tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> molti antichi il Meursio ^ edaltri scrittori <strong>di</strong> funebri cerimonie; e suppongo altresì che1 L. cit. 3 Meurs., Oper., Voi. V ,Defim»!-2 V'ed. Saggio <strong>di</strong> Ling. etr. , e <strong>di</strong> re, cap. xtn , p. 3j6".altre auliclie d Italia.S. II. 10


74 DKGLI SPECCHI MISTICIJe donne <strong>di</strong> Volterra , come <strong>di</strong> molti altri luoghi , non costumassero<strong>di</strong> porre g\ì arnesi <strong>di</strong> loro toelette nei sepolcrie che se mai fosse invalso tal uso fra loro, ve ne avrebberoposti alcuni anche in argento: ed è perciò che specchida toelette si trovali rarissimi; e finalmente suppongo chei Dischi in bronzo si frequenti nei sepolcri, specialmenteToscani, vi si ponessero per tutt' altro oggetto che per rammentarla toeletta delle donne, giacché a tal uopo, come<strong>di</strong>co, non li credo mai stati in uso per la convessità <strong>di</strong>non pochi <strong>di</strong> loro, e per le altre già da me allegate ragioni.INlolto meno cred' io che questi Specchi veduti anchedal Ch. prof. Ciampi in mano delle Baccanti servissero araccogliere i raggi luminosi emanati dal fuoco acceso sull'ara,come a lui sembra vederli in alcuni sarcofagi <strong>di</strong> Pisa'. II raccogliere i raggi luminosi è proprio degli specchiconcavi e non convessi , come sono i Dischi in bronzo manubriatiin gran parte: né so a quale oggetto si debba fareuna tale operazione dalle Baccanti intorno al fuoco <strong>di</strong>un'ara; talché mi do a supporre che il b. ril. dal Ch. Prof.proposto per norma <strong>di</strong> questa funzione, sia suscettibile <strong>di</strong>migliore interpetrazione. Cadono ora sotto l'esame gli Specchinominati da Clemente Alessandrino e da altri, da megià in<strong>di</strong>cati nelle pagine scorse.Ci son già noti gli antichi misteri, sotto il cui <strong>nome</strong>si <strong>di</strong>stinsero in modo speciale le orgie Cabiriche, le Samotraciche^, le Bacchiche, le iniziazioni Eleusinie etc. ^Questa voce mistero par che prenda origine da Muf.>, cl^ei Ciampi, ]. cit. 3 Euseb., de Praep. Evang., cap. r,a Pausan. , in Boeolicis , cap. xxv, p. Ci, et Clem. Alex, apud euaip.758 , et seq. <strong>di</strong>'ui 1. cit.


TAVOLA QUARTA. 76vale insegnar ciò che spetta alle cose <strong>di</strong>vine , ed anche iniziare•: verbo che viene da (/.jc- che vuol <strong>di</strong>i* chiudere, poiché( come <strong>di</strong>cliiara Eustazio ) xoic pisrau cioè agli iniziaticonviene fiùei» tó {TOf^a, xai ft»j ÉxyaivEtv à(iS{xij»ivTai cuiuder la bocca,e non manifestare (juelle cose in cui sono stati iniziati.Quin<strong>di</strong> si fece MuiT/,ptov mistero, termine passato anche aiLatini con poca variazione, mysterium. Lo che fu intesoanche per arcano spettante a cose sacre, cioè cose arcane,cognite a pochi, né comunicabili che agi' iniziati: così Ero<strong>di</strong>ano'. Da queste voci venne anche mOstixoj fra i Greci,e mysticus appo i Latini; lo che, seguendo noi Marziale,inten<strong>di</strong>amo per quello che faceasi nelle arcane e sacre cerimoniedegli Dei '. Così Virgilio <strong>di</strong>sse mistico il vaglio <strong>di</strong>lacco, poiché questo era usato nei misteri <strong>di</strong> Bacco, nongià per vagliar civaje, al qual uso è flitto quell'arnese, maper figurar con esso la purgazione delle anime , mentrevengono esse purgate per mezzo dei misteri, come il frumentosi purga col vaglio: interpetrazione non mia, ma <strong>di</strong>Servio '*.Così ancora Clemente Alessandrino mistiche nominale ciste nel seguente periodo: oi'«, sì r.a\ ai xììtui l^i;T^xxl,cioè; Quali sono le ciste mistiche P e quin<strong>di</strong> passando egliad in<strong>di</strong>viduare i simboli che contenevano, dà a questi l'epiteto<strong>di</strong> cose sante «Ctwv xà «yi» in due luoghi del periodoche segue al già riferito ^. In altri sci'ittori antichi non sondette mistiche le ciste, ma secretorum capaces in Apulejo;plenas tacita formi<strong>di</strong>ne in Valerio Fiacco, come <strong>di</strong>ssi altro-1 Vid. Plularc, in lib. deexilio, p. 4 AJ Virg. Georg., lih. i, v. 166.607. 5 Clero. Alex., in Cohort. aJ Gtiiipji.2 Lib. 8. p. ifj.3 Marlial., Jib. vi, epigr. gì.


^6 DEGLI SPECCHI MISTICIve. Quegli epiteti dunque <strong>di</strong> tacite, e <strong>di</strong> secrete equivalgonoal termine mistiche; giacché vedemmo che mistico vuol<strong>di</strong>r segreto, occulto, arcano, santo o religioso. Né soltantole ceste, ma ciò che in esse contenevasi denominar sipuò coll'aggettivo <strong>di</strong> mistico; mentre l' Alessandrino dà aquelle cose il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> sante, Apulejo quel <strong>di</strong> secrete, e ValerioFiacco <strong>di</strong> occulte. Dunque lo Specchio eh' é fra le coseracchiuse nelle ceste, se dai citati scrittori si <strong>di</strong>sse anch'essotacito, occulto, saato, dee <strong>di</strong>rsi Tnistico- Osserviamo infatti che ragionando il Creuzero dello Specchio Bacchico daClemente Alessandrino, e da Arnobio annoverato fra i trastullidel nume infante' , lo nomina Specchio mistico <strong>di</strong>Bacco e in più luoghi della sua opera ^.Per le addotte» ragioni, come per le altre che s'incontranoin questo scritto, sembrami che i Dischi in bronzo manubriatifinora in<strong>di</strong>cati col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> patere, dovranno orariconoscersi con quello <strong>di</strong> Specchi mistici degli antichi, preferibilmentead ogni altro <strong>nome</strong>, e per qualunque altra opinionepiù o meno prossima alla presente <strong>di</strong> quei rispettabiliUomini che <strong>di</strong> questa indagine si occuparono; poichésebbene in esse si accenni potere essere stati Specchi i Dischimanubriati <strong>di</strong> questa raccolta, ciò si fece con tale perplessità<strong>di</strong> assertive, e con tali ambiguità <strong>di</strong> espressioni cheil già lodato Prof. Ciampi fattosi interpetre <strong>di</strong> alcuni articolipubblicati su tal particolare dai più moderni scrittori,intende che 1' opinione d' essere specchi i <strong>di</strong>schi <strong>di</strong> bronzoin questione sia vacillante, come rilevasi da quanto scrive:M Una delle Baccanti, egli <strong>di</strong>ce, componenti la storia <strong>di</strong>PentdO in un Cippo della Imj). Galleria <strong>di</strong> Firenze ilhijCreuz., Dionys., p. 39 , /\o. 2 Ibid,, p. 38, Sg.


TAVOLA QUARTA. 77strata dal sig. Ab. Giov. Batta. Zannonì ', tiene, oltre iltirso, una patera. Qui il sig. Zannonì rammenta l' opinionedel Ch. sig. Akerblad, cioè che le credute Patere trovatenelle ciste mistiche e nei sepolcri non sempre fossero veramentepatere, ma piuttosto specchi; opinione che quel dottoantiquario dopo averla avvalorata con molte con<strong>di</strong>zioninondà per totalmente provata, tua meritevole d" una particolare<strong>di</strong>squisizione. Nel presente b. ril. il sig. Zannonì propendea credere che sia veramente una patera quella che tiene inmano la Baccante. In un laterale d" un sarcofago pisanovedesi pure un Baccante che ha una patera nel medesimoatteggiamento che la tiene questa Baccante w ^. E potrò iofrancamente proporre che i Dischi manubriati sian tenutiper Specchi, e come tali considerati nel corso <strong>di</strong> questemie illustrazioni contro il sentimento <strong>di</strong> Uomini sì versatineir antiquaria? Se riflettiamo che non ostante i sospettiallegati <strong>di</strong> altri dotti a favore <strong>di</strong> questa nuo^a opinione,eglino stessi scrivendo nominarono patere questi utensiliquasiché nelle loro perplessità trovato avessero probabilitàmaggiore nel crederle patere, piuttostochè Specchi; convieneh' io prenda prima in esame tutti i dati su i quali si <strong>di</strong>sserpatere i Dischi manubriati per decider <strong>di</strong>poi con maggiorsicurezza e stabilire se come Specchi piuttostochè comepatere si debbano considerare, e per quin<strong>di</strong> anco vederese Specchi mistici posson <strong>di</strong>rsi, perchè spettanti ai misteri.1 R. Galleria <strong>di</strong> Firenze, ser. iv 2 Ciampi, iid Giornale Enciclop.,Voi. 1, lav. XVII. Tom. iv , uuin. .if), p. 268-:i6().


fòTA\ OLA QUIETA.


TAVOT.V QIINTA.7^che la superficie A sia la paite lucida veduta in profilo defDisco g'ih esposto <strong>di</strong> fronte alla Tav. IV B sia 1 ornato <strong>di</strong>fusoria che lo circonda: C D sia tutto il manubrio: E siala superficie concava che mostra il Disco della Tav. II , laquale manca <strong>di</strong> quel piccolo listello che vedemmo in B Galla figura num. i , mostrando soltanto gì interstizj dell' ornato<strong>di</strong> fusoria che si manifesta dall' esterior parte B Cunitamente all' ornato del manico ed alla testa <strong>di</strong> cerbiattoin D.La figura num. 3 presenta un' altra varietà <strong>di</strong> forma chesuol trovarsi frequentemente nei Dischi, ove si vede chementre tutto il <strong>di</strong>ametro A C del num. i mostra una superficiepiana, ha poi una tale convessità in E che ne contornar interno , eccettuatane però la porzioncella dove ilmanico è unito al Disco : nel qual punto essendo interrottol'ornato, viene interrotta anche la concavità dell'interno.L' interiore concavità comunica qualche poca <strong>di</strong> convessitàall' esterna ossia opposta superficie che suol esser la lucida,la cui cicloide vedesi verso A e C. Il manico degenera purealcuna volta in cicloide; e quivi, come nell'antecedentemanubrio, si vede che la parte dei manichi corrispondenteall' interno E è sempre liscia , mentre si trova ornata laparte opposta dov' è lo Specchio.E necessario ammettere che i Dischi manuliriati sieno statifatti per qualche uso o positivo o significativo o allegoricoo qualunque altro siasi. Vedemmo già che per usopositivo <strong>di</strong> specchi da mirarvi gli oggetti riflessi (quali potrebberoesser quei <strong>di</strong> superficie piana simili alla figura del_la Tav. IV, ed al num. i della Tav. Ili ) non potettero esserfatti, perchè ve ne son molli che dalla parte lucida fan


8o BECT.I SPECCHI MISTICIvedere una superficie più o meno convessa, come <strong>di</strong>mostranoi numeri 2 e 3 <strong>di</strong> questa Tav. per cui si re/idono incapaci<strong>di</strong> tale ufizio. Né per 1' opposto possono esser tazze orecipienti per la superficie piana del tutto che hanno moltialtri simili a quello della iàg. num. 1 <strong>di</strong> questa Tavola, enum. 1 della Tav. III. Stabilito ciò per le molte ragioni dame allegate nelle spiegazioni delle Tavole precedenti, fad' uopo cercare in questi monumenti a quale uso sieno statiadoprati. La via più sicura sarà <strong>di</strong> notare in essi quellequalità soltanto che sono a tutti comuni. Queste ristringonsialle seguenti. 1° La loro fonna sempre rotonda. 2". Unadelle loro superficie sempre lucida come uno specchio. 3".Gli ornati del manico e del Disco^ quando son <strong>di</strong> fiasoria,sempre dalla parte lucida e convessa <strong>di</strong> esso. 4° H metallodel quale son fatti i Dischi sempre <strong>di</strong> bronzo. 5" Tutti iDischi corredatid' un manico.Gli antichi e soprattutto gli Orientali non presentavanoi lor pensieri , la loro morale , le loro cognizioni nella fisica,nella metafìsica, nella religione, se non sotto il velodell'apologo, dell'allegoria, delle favole, degli enigmi e deigeroglifici '. Molte <strong>di</strong> queste qualità si trovano nei Dischi;,talché a misura che nello spiegarli s'incontrano, ci persuarderemo che 1' uso loro sia stato piuttosto rappresentativoche positivo. E in primo luogo sappiamo per Ateneo , comeper altri, che gli antichi avevano in venerazione grandela figura rotonda perchè imitava il inondo ^. Per tal1 Ved. Gnbelin, spiriLo allegorico 2 Allienaeus, lib. xi , p. 3 i 3 ,et seq.degli Ant. , Estratto dell' Ab. Ce- ex script. Asclepia<strong>di</strong>s Myrieani.saroiti, Voi. X ,par. ii , p. 12, net. Clem. Alexandr., Strom., liL v, p.(.1). • 66a.


TAVOLA QUIETA.8lmotivo Platone asserì esser la figura sferica la più perfetta<strong>di</strong> tutte '. Se u<strong>di</strong>amo Porfirio, la sfera e tutte le forine sferichesono attribuite al mondo, al sole, alla luna, alla Fortuna,alla Speranza =*. Si rammenti chi legge che Cibele trovasirappres nlata con un <strong>di</strong>sco verticalmente posto presso<strong>di</strong> se, e sul quale appoggia per lo più la man destra. Qualche\olta hanno dato i greci artisti a questo emblematicooggetto la figura d" un cembalo , o timpano che <strong>di</strong>r si voglia,forse per maggiore eleganza , come appunto si vedenella bella statua <strong>di</strong> Cibele del museo P. dementino '; e ipoeti ne trasseroposteriormente argomento che quello strumentomusicale per esser proprio dei pastori e in conseguenzacaratteristico <strong>di</strong> Ati, fosse poi caro a Cibele comeamante <strong>di</strong> quel pastore ^: altri <strong>di</strong>ssero ch'esprimesse lo strepitodei Titani per nascondere i vagiti <strong>di</strong> Giove infante ^:altri che il rumor del timpano scacciasse i maligni spiriti ^.Tutto ciò potrebbe anche accordarsi, se Cibele avesse costantementepresso <strong>di</strong> se o il cembalo , o il timpano ; masiccome spesso in sua vece tiene un semplice Disco o unglobo, e per fino una base <strong>di</strong> colonna ^ posta verticalmentecome il cembalo, è dunque la forma delf oggetto qualunquesiasi, e non il genere, che racchiude 1' enigma allegoricoper cui fu posto nelle mani della Dea. E chiaro in ciòun passo <strong>di</strong> S. Agostino, da cui si apprende che Cibele ha1 Plat. , in Timaeo, Tom. iii.p. C)5. 5 Ved. Creuzer ad Nonn. Dionvs.2 Porph. , apud Euscb. ,praepar. p. aSi.evang., lib. hi, cap. vii, p. 98. 6 Zoega, Bassiril., spiegazione delle3 \ iseonli , Mus. P. Clem. , Statue, tav. xiii, e xiv.Voi. I, p. 77, tav. 40' 7 Nella raecolta <strong>di</strong> IMonum, inrìsi4 Ved. Millin , Dizioii. milolog. art. della Galleria Giustiniani; p. aStì^Cembali. num. By.S. IL K 1


82 DEGLI SPECCHI MISTICIcostantemente in mano il timpano siii^nilìcante1*orbe delmondo '. VaiTone e Servio citati da Millin ' attestan lostesso dei vai] simboli <strong>di</strong> Cibele che han figura rotonda. Milimito a riportare in esempio una Cibele del museo Capitolino,che in luogo <strong>di</strong> tutt' altri oggetti roton<strong>di</strong> , ha in manoun Disco manubriato shnile a quello che illustro ^. Cosìfra i molti attributi <strong>di</strong> questa Dea che han forma circolareposti nelle are a lei de<strong>di</strong>cate, si vede ripetuto ancheil Disco manubriato ^.Un passo <strong>di</strong> Sinesio e' insegna che realmente i filosofied i sacerdoti dell' antichità servivansi <strong>di</strong> semplicissimi oggettiper me<strong>di</strong>tare e venerare i pro<strong>di</strong>gj del Creatore nelleopere portentose del mondo creato, w / sai'/ d" Egitto , egli-<strong>di</strong>ce , con rostri <strong>di</strong> sparvieri e dì cicogne scolpiti nel vestìbolodei loro tempj e nei simulacri, si burlano del popolo jmentre intantoritirati nel lor santuario, con danze misteriosestannosi venerando certe cassette, in cui son riposti alcuniglobi, che se il popolo vedesse, gli avrebbe a scherno comecose ovvie, avendo egli bisogno <strong>di</strong> portenti: e come no?s' egli è plebe ? ^ w Così Sinesio. Tornando ai monumentitrovo in un vaso fittile <strong>di</strong> greca maniera una composizione<strong>di</strong> varie figure eh' io riporto alla Serie TI, ove una donna ^tiene colla destra una cassetta e colla sinistra uno Specchio:un'altra ' che oltre l'avere in mano Tapoforeta, in<strong>di</strong>ca collasinistra un globo: nel mezzo ad esse è un' e<strong>di</strong>cola, o1 S. Aug., de Civit. Dei, llb. vii, 4 Gruter., Inscript. , Tom. i, Pait.cap. XXIV, p. 180. i, p. 27.3 Millin, Diz. miiolog., art. Tirnva- 5 Sjnejii , Calv. Eiicom., p. jB.no. 6 Ved. tav. G, num. 4-3 Ved. ser. vi, lav. R, num. 4- 7 '^'j num. 3.


TAVOLA QUINTA .tì3monuiiiento sepolcrale <strong>di</strong>e qui tien luogo <strong>di</strong> santuario,'giusta i detti <strong>di</strong> Sinesio, intorno a cui stan le devote concassette e globi coin' egli accenna , e nel tempo stesso visi vede adoprato il Disco manubriato venerato nel santuariocon altri simboli. Rammentiamoci ancora che il Lanzi, stu<strong>di</strong>atea fondo le pitture de' vasi fittili , scrisse che per lopiù esprimon Bacco, il suo coro, i suoi misteri, le sue pompe.'Se la pittura che espongo è da annoverarsi fra quelle,pei tirsi che vi si notano ^, io mi persuado che vi sitrattano ceremonie de' suoi misteri. Dunque i monumentici mostrano che gli Specchi sacri adopravansi nei misteriocculti del paganesimo, ed ivi per la lor forma rammentavanola roton<strong>di</strong>tà del globo mon<strong>di</strong>ale. In fatti se più minutamentesi esamina ciò che da Clemente Alessandrino, eda Arnobio è descritto contenersi nelle ciste mistiche <strong>di</strong>Bacco e della Fortuna col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> sacri arcani simboli,troveremo che quasi ogni oggetto ha figura che si mostrain giro. Narra il primo che i simboli del sacro arcano racchiusinella cista <strong>di</strong> Bacco erano un dado, una palla, unaruzzola, un pomo, una trottola, uno Specchio ed una pelle*. Tolgansi i due estremi oggetti, il dado e la pelle, esi troverà che gli altri sogliono essere assegnati nelle manidella Madre Idea per denotare il globo mon<strong>di</strong>ale colla roton<strong>di</strong>tàdella loro forma ^. Descrive il secondo quei dellaFortuna che son quasi gli stessi, nominandoli, ruzzola, da-1 Ivi.num. 5. *o in mano.a Lanzi, de' Vasi ani. <strong>di</strong>pinti, Dis- 4 Clem. Alex., Coliort. ad Geni.seri. 11, § 1, p. 77.Tom. i, p. 12.3 Le figure 1 e n della tav. ci- Ved. p. 80, e SPg.lata <strong>di</strong> questo libro hanno tir-


c4 EFGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong>, Specchio, trottola^ rotelle che girano, palle ben tornite,e pomi d" oro delle Esperi<strong>di</strong>. La figura <strong>di</strong> tutti questisimboli arcani riducesi al globo e al Disco, quali appuntosi vedono presso le due donne del monumento della Tav.G. Clemente Alessandrino ci spiega che questi simboli rammentanoi trastulli <strong>di</strong> Bacco , coi quali baloccavasi quandofu sorpreso dai Titani e sbranato '. Ma è da riflettere chequesta è la spiegazione che se ne dava nella teologia poetica: ed in fatti protesta egli d' aver presa la favola dallepoesie d' Orfeo, ed aggiunge che svela queste misteriose coseper mostrarne il ri<strong>di</strong>colo '. Si osservi peraltro che quantoegli racconta, spettando alla teologia poetica, vien rigettatodai savj del paganesimo, e persino proscritto ^Sappiamo già che Varrone <strong>di</strong>stingue tre sorte <strong>di</strong> teologie:la favolosa, la fisica e la civile. La prima, eh' è lapoetica, era nota al popolo e potevasene parlar su i teatri '>,ed a questa spetta la favola <strong>di</strong> Bacco sbranato mentre sibaloccava. Non così la seconda che tratta degli Dei e dellaloro natura ^ e della conoscenza dell' universo , <strong>di</strong> chenon poteasi parlare in pubblico ^. Cicerone ci avverte chei misteri spiegati in un senso ragionevole fanno conoscerela natura delle cose ancor più che quella degli Dei '. Chebisogna dunque intender qui se non la teologica natura della<strong>di</strong>vinità relativa ali" universo che abbi-accia tutte quelle1 Clem. Alex., 1. cil., 5 Stanleii , Hisl. Phil. de principio2 Ihid. rerum uatur. ex mente Heracliti,3 Willoison , de triplici tlieologia Dlssert. i, Tom. i, Part. ix, cap.mj'sleriisque vet. commenlatio, in- vi, p- 4^^fi-a.6 'NVilloison, 1. cit., p. aS.4 vS. Ausust., de Civit. Dei, lib. vi, 7 Cicer. ,de nat. Deor. ,lib. i, Scap. V, p. i5o. XLii, p. 23.


TAVOLA QU1>TA. 85cose, le quali han rapporto non solo colla sua forma e collasua <strong>di</strong>sposizione, ma anco con gì' importanti problemi dellasua origine? È dunque abbastanza chiaro pei monumenti eper gli scritti antichi che gli oggetti ascosi nella cista <strong>di</strong>Bacco , fra i quali è lo Specchio , sono per la lor formarappresentativi della natura dei numi e dell" universo , secondola teologia fisica da Varrone in<strong>di</strong>cata.Non è meno importante l'osservazione che gran partedei Dischi hanno qualche convessità nella parte speculareed in conseguenza (per esser composti d una lamina ) sonconcavi dalla opposta parte; lo che rende questi utensiliincapaci <strong>di</strong> servire per uso <strong>di</strong> specchio^ se non rappresentativo;mancando <strong>di</strong> quella superficie piana tanto necessariaal positivo specchio usuale. Ma intanto acquistano unaforma che partecipa della orbiculare^ Questa sebbene espressain mo<strong>di</strong> variatissimi, noi la troviamo replicata in alcuniidoletti orientali, e specialmente degli Egiziani concettosissiminelle loro allegorie; <strong>di</strong> che do un esempio alla Ser. VI *del quale si è lodevolmente servito il Ch. prof Creuzer perprovare quel eh' io <strong>di</strong>co ^. Crede egli pertanto che <strong>di</strong> unamostruosa forma quasi simile fosse il Vulcano IMenfitico.deriso perciò da Can<strong>di</strong>ise : ^ cosi compariscon derisi da Clementei descritti oggetti racchiusi nella cista mistica: cosìil popolo avrebbe derisi quei globi che ci ha descritti Sinesio: cosi da non pochi saran derise alcune figure eh' iopubblico espresse in questi miei Dischi. Eppure <strong>di</strong> quesfogenere furono anche i Cabiri, come avrò luogo <strong>di</strong> espcire,e i Fateci, e (jiove Belo, ed altri Dei de' Fenicj e dei1 Ved. tav. C A, niim. 2. 3 Herodot., lib. 111, p. 87.a Greuicr, 1. cit., p. ujy, lab. i, n. 5.


86 DEGLI SPECCHI MISTICISirj, ed anche Ercole Mensario ed Arpocrate, e l'etruscoTaaete, e Y eAzìano Gtnobo, e Bacco Cabirico, e tutti insomma gli Dei benefici che <strong>di</strong>cevausi Dei potenti, Dei buoni,Dei magni , tenuti per i creatori , salvatori e conservatori<strong>di</strong> queir universo che rammentano al filosofo intelligente. ed air iniziato nei misteri colla presenza della forma loroorhicuìare', e <strong>di</strong>e formano il ri<strong>di</strong>colo <strong>di</strong> coloro che nongli tengono per oggetti allegorici, o che non sono intesida quei che gli tengono per oggetti positivi: come ad<strong>di</strong>vienedei Dischi in bronzo manubriati che per la struttura lorose ne argomentò fino ad ora essere statipatere da sacrifizio.Della natura dei soprain<strong>di</strong>cati oggetti ed idoli, sono anchele uova dei Dioscuri , e 1' uovo che posero gli Egizianiin bocca del Vulcano l^^ro, altrimenti detto Phtha, e generalmente1 uovo cosmogonico immaginato da tutti i Cosmoloo-idel paganesimo ^. Ma perchè sia chiara la relazionetra questi oggetti e lo Specchio sacro <strong>di</strong> cui ragiono, fad' uopo eh' io esponga alcune mie riflessioni sulla cosmogoniadegli antichi , e su i loro misteri nei quali <strong>di</strong> essa trattavasi,ed a contemplazione della quale, cred' io, si feceroiDischi in bronzo manubriati che han sembianza <strong>di</strong> specchi.Fu la cosmogonia un articolo <strong>di</strong> somma venerazione pergli antichi popoli <strong>di</strong> qualunque religione essi fossero. Lospettacolodell' universo è come un gran libro esposto ai dottied agi' indotti, che parla a tutti gli uomini con un linguaggio,a cui la ragione non può ricusare <strong>di</strong> prestar fede.11 portentoso aspetto del creato in<strong>di</strong>ca all' uomo anche1 ("reiu.cr., Dionys , Commentalion, 2 Id., p. 166-171.p. i3i — 148.


TAVOLA QUINTA. 87li più rozzo un Essere creatore ; e 1' or<strong>di</strong>ne inaravigliosoonde alternansi le stagioni , succedonsi i giorni e le notti<strong>di</strong>struggonsi e si riproducono gli esseri viventi, <strong>di</strong>mostrala presenza <strong>di</strong> un Ente riproduttore e conservatore . Chiarissimaper tutti è la t ^''^'- licclesiasl. art. AitTov^y:'»a Syuesius, 1. cil. opus aliqaod publicuin facio. llr-3 .>:iTOJv/taì\IiuislPriumquodhaLetur svch.


8fi DEGLI SPECCHI MISTICIdai sacerdoti, e trasmettendo con cautela ai soli gerofantied iniziati la teologia fisica consistente in gran parte neife<strong>nome</strong>ni della natiu'a, e nell'or<strong>di</strong>ne cosmogonico, invc>Itiperaltro nell'oscuro velame dell'allegoria e dell enigma, edando a ciò il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> mistero a-jcri.oio-j da


TAVOLA QUI>'TA.re <strong>di</strong> Persia, il quale al tempo che fondò Persepoli mostròcon questo vaso le dottrine dell' astrologia, e tutta la scienzadelle cose naturali. Qui propone il Ch. Creuzer <strong>di</strong> consultareun certo scrittore <strong>di</strong> cose orientali il quale insegnache giani in lingua persiana significa un vaso ed uno Specchio.Avverte intanto che gli Orientali fabbricando vasid' ogni figura e d' ogni materia, purché partecipassero dellasfericità, <strong>di</strong>edero ad essi lo stesso <strong>nome</strong> che ritenevaun tal globo celeste '.Esibite tali dottrine, non mi par male a proposito il farner applicazione ai Dischi <strong>di</strong> bronzo manubriati num. 2 enuin. 3 <strong>di</strong> questa Tavola. La curva lor forma * non menoin qu'^sti come in altri, dove più, dove meno sensibilmentemostrandosi '', dà a questi arnesi la principalequalità significativa eh' ebbero i venerati vasi persiani, cioèsferica e recipiente ; e in conseguenza per questa formapossono i Dischi aver servito <strong>di</strong> simbolico segno dell' universoe della <strong>di</strong>vinità, perchè tutti han le medesime qualità<strong>di</strong>mostrative della roton<strong>di</strong>tà , e non aver servito <strong>di</strong> patereperchè non tutti han la qualità <strong>di</strong> recipiente atto a contenerliqui<strong>di</strong> , come provai trattando della Tav. IV.2. Una delle superficie dei Dischi è sempre lucida comeuno specchio . Questa particolarità in essi <strong>di</strong> esser luci<strong>di</strong>dalla parte alquanto convessa, li rende pari a ciò che inOriente <strong>di</strong>cesi condy o giam interpetrato per vaso, perspecchio, e per globo; mentre pajon fatti in modo che partecipinoalquanto delle tre qualità stjpraddette. Dunque la8g1 V. Herbelot. Bibliolh. Orlriit. !n 2 Ve<strong>di</strong> .mclie tav. vii, e vui.verbo Giam ap. Creiizcrum. , l. 3 In A, num. a.cit., p. 27, not. (**).S. IL la


gODEGLI SPECCm MISTICIqualità <strong>di</strong> specchio nei Dischi si accorda con quanto abl)iamodetto finora; mentre, se si considerano come patere peruso <strong>di</strong> sacrifizi, non sapremo a qual fine potessero esseredalla parte inferiore levigati a foggia <strong>di</strong> specchi; né ve<strong>di</strong>amogiammai nelle vere patere che si conservano ne' museiuna tal particolarità. Considerati pertanto come Specchi,si cerchi nell etimologia del <strong>nome</strong> loro qualche lume perr uso al quale saranno stati impiegati.Dalla voce ancorché <strong>di</strong>susata òinoiJ.ai video ne derivanoiizTT.p, qui videi-, speculatori 'éiroTnpov speculum, ÈfftjrTopat aspicio, contemplor <strong>di</strong>lìgenti facta inspectione , secerno , eligoe simili. Quin<strong>di</strong> troviamo le Epoptea iTzóTTreixà. o sacre contemplazionidella natura e degli esseri regolati, o sieno degliastri, e delle cause, o sieno Dei, alle quali contemplazionierano ammessi gli ìtzóttto^i cioè gli ultimi graduati <strong>di</strong>perfezione nei misteri •; lo scopo de' quali era <strong>di</strong> unire l' uomoal mondo ed alla Divinità ^. La contemplazione é anchedetta /.xTijTTia e quin<strong>di</strong> lo specchio ziTorTpov, il contemplatore-/aTOTrr,;. In finc y.^-rompio^ significa il far delleriflessioni, come è proprio dello specchio che riflette gli oggetti.Analizzate queste voci, trovasi che il contemplare e<strong>di</strong>l contemplante per più sinonimi derivano da una stessara<strong>di</strong>cale, ed hanno pure un medesimo significato; tantochécombinandosi, come ho <strong>di</strong>mostrato, che lo specchio ha lara<strong>di</strong>cale medesima, e partecipa costantemente <strong>di</strong> quelle voci,può considerarsi come lo strumento per cui la potenzadell" animo nostro si esercita nella contemplazione, e come1 Cloni. Alex. , Slrora. , lib. v , p- 2 Sallust. Filos. Ved. Cesarotli, Voi.ì>8a. X, part. ii, p. 3o.


TAVOLA QUINTA.9Iil continente allegorico delle cose da contemplarsi nei misteri,dove adopravasi; mentre per le qualità già osservatevirammenta misticamente la Divinità e 1' universo.Se dai paragoni d' etimologie si passa a quei de' monumenti,trovasi (come già esposi) che in un vaso fittile quiesibito alla Tav. G. num. 4 come in varj altri, è <strong>di</strong>pintauna donna che tiene un <strong>di</strong>sco in mano nell' atto <strong>di</strong> occuparsid'una sacra funzione; che vai quanto <strong>di</strong>re, in atto<strong>di</strong> trovarsi mentalmente alla presenza dei Numi, e <strong>di</strong> queisacri oggetti che doveansi considerar nei Misteri '. Aggiungoanclie 1' esempio <strong>di</strong> un uomo che ha specchio in mano,come tanti se ne incontrano in vasi fittili, acciò nonsì tenga per utensile muliebre ad oggetto <strong>di</strong> ornarsi. ^ Ilgià lodato Creuzer che prima <strong>di</strong> me lo ha pubblicato, losuppone un Neofita assorto nella contemplazione. ^Propongoancora all'esame un'altra pittura fittile, ove un Geniomostra ad una donna il <strong>di</strong>sco ^ quasi ad essa proponesse<strong>di</strong> far con quello alla maìio alcuna considerazione dei misterisecreti che spettavano agli Epapti da noi rammentati, come se gli <strong>di</strong>cessimo speculiferi o portatori <strong>di</strong> Specchiper far le considerazioni degli Dei e dell' universo comeera loro ispezione. Combina con questa supposizione l'attodelle già esposte figure, ove il Disco è tenuto avanti agliocchi, quasiché presentasse alla mente l'immagine <strong>di</strong> ciò cheV iniziato debba considerare. E non è questa l'azione propria<strong>di</strong> chi mira una qualche immagine dentro uno specchio?É peraltro all'occhio della mente, piuttostochè al-1 Ved. ser. v, tav. xix. der. «Iten Vòlc, Tom. ut, § a8, p.a Ved. ser. v, lav. xxi. 533-3 Creuxer , SLoibolic. und. mitliol. 4 ^^^- tav. R, Dum. i.


4)2 DEGLI SPECCHI MISTICIr organo della visione che questo Specchio riflette gli oggettida considerarsi , e perciò può essere anche convessoe sempre atto a tal uso. Che se 1' iniziato rivolge lo Specchiodalla opposta superficie, allora gli oggetti consideratisi fan più sensibili per le figure che vi sono delineate. Orase il Disco fosse una patera sacrificiale come si vuole , dovrebb'ella forse tenersi in mano in simile situazione? Sitorni ad esaminar le mie Tavole dove • si vedon patere dasacrifizio, e dall' atto stesso <strong>di</strong> chi le tiene se ne argomenteràl'uso <strong>di</strong>verso da quello dei Dischi. E le figure che sicontengono in molti <strong>di</strong> essi non convengon più allo Specchio, dove r iniziato dee considerare la <strong>di</strong>vinità , che allapatera o al piatto, con cui ponevansi a mensa le frutte, oversavasi il vino sull' ara nei sacrifizj ? Ciò basti per ora a<strong>di</strong>mostrare , che il costante lucido nei Dischi , mentre glicaratterizza per Specchi e non mai per patere sacrificiali,ci rischiara viepiù sul significato <strong>di</strong> essi tutto proprio deimisteri del paganesimo, e concorde in tutto alle circostanze;ciie le molte altre pruove che si possono addurre in confermadella convenienza del <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Specchi da me datoai Dischi in bronzo manubriati in fronte <strong>di</strong> questo libroson riserbate a più opportuna circostanza a misura che i Dischimedesimi nell" illustrarli me ne porgeranno occasione.3. Gli ornati <strong>di</strong> fusoria del <strong>di</strong>sco e del manubrio si trovansempre dalla parte lucida e convessa <strong>di</strong> esso. Il Disconum. 2 della presente Tav. V è il profilo <strong>di</strong> quello segnatoalla Tav. II a rovescio, ed alla Tav. IV a <strong>di</strong>ritto, la cuisuperficie A che si mostra convessa, è lucida in guisa <strong>di</strong>specchio, ed ha gli ornamenti <strong>di</strong> fusoria in B. C. La parte1 Vcd. «cr. TI, tav. II, K, L, Q.


TAVOLA QriTsTA.g5opposta B che è concava, è quella che suol essere ornata<strong>di</strong> figure. Questa forma <strong>di</strong> Dischi che ha qualche poco <strong>di</strong>concavità^ ha somministrato motivo <strong>di</strong> saspettare che pateree non altro fosser queste anticaglie. Il Ch. Sig. ProfessorCiampi fece incidere in rame, non ha gran tempo, un utensilequasi simile ' ai Dischi de' quali io tratto. Elgli videloscolpito in un sarcofago pisano, che essendo nelle mani<strong>di</strong> un ministro de' sacrifizj, dà sicuro in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> essere unutensile destinato a tal ceremonia. Dico però quasi simile enon eguale del tutto, giacché vi è fra i due monumenti lagran <strong>di</strong>fferenza, che ove nel monumento num. 2 <strong>di</strong> questaTav. V la testa dell' animale si mostra dalla parte lucidadel Disco, segnata <strong>di</strong> lettera A, come anche più chiaramentevedesi alla Tav. IV ove il Disco si mostra dalla superficieconvessa; vedesi all' opposto nel monumento prodottodal prelodato Sig. Ciampi , ove la testa dell' animalesi mostra dalla parte concava. Questo sacrificiale strumentonon è raro fra le antichità: io n'esibisco uno = già espostodal Conte <strong>di</strong> Caylus ', dei varj che si son trovati perlo più in terra cotta. Questo per esser in profilo e tagliato, meglio si paragona col Disco inciso al num. 2 <strong>di</strong> questaTav. V, e chiaramente ci mostra che la testa dell' animalee gli ornati del labbro simili a quei <strong>di</strong> fusoria nel <strong>di</strong>scoin bronzo, trovansi in questo vaso <strong>di</strong> terra dalla parteconcava, mentre nel bronzo son dalla parte lucida e convessa. Dunque la superficie <strong>di</strong> queste tazze <strong>di</strong> terra cottaposta in uso come patera sacrificiale , doveva esser la1 Ved. ser. vi, tav. M, num. 2. 3 Recuell d'Aiiliq. Egypt Etr. , Gr.a Ved. ser. vi, tav. Q, num. 5. ci Rom. , Tom. v, pi. civ, num. 7.


(^4 DEGLI SPECCHI MISTICIconcava, che ve<strong>di</strong>amo ornata ed esibente la testa dell' animalenel suo naturale aspetto; così la parte lucida dei Dischisuppongasi la frequentata per l'uso che se ne faceva,perchè i suoi ornati <strong>di</strong> fusoria si trovan da questa parteeh' è la convessa. Talché potremo <strong>di</strong>re che siccome le tazzemanuliriate del Caylus e del Ciampi son patere congedate<strong>di</strong> ornamenti , cosi i <strong>di</strong>schi in bronzo sono Specchimistici ornati egualmente.Quando i <strong>di</strong>schi son corredati <strong>di</strong> figure da una superficie, e <strong>di</strong> ornati in fusoria dall' altra, si può essere incertiqual <strong>di</strong> esse abbia la preminenza per l' uso : ma se mancanole figure, come in molti Dischi suole accadere, e gliornati pur si trovano dalla parte lurida e convessa <strong>di</strong> essi,pare in tal caso assai chiaro, che quella e non altra siala primaria. Il presente articolo, molto interessante alla cognizionedeir uso dei Dischi, viene altrove richiamato nuovamentein esame con altreancor più solide pruove. Servaper ora 1' aver <strong>di</strong>mostrato col confronto delle vere pateremanubriate che allorquando gli antichi vollero destinar siffattetazze ad uso <strong>di</strong> patere da sacrifizio, non ostante averloro data una costruzione molto simile a quella dei Dischi<strong>di</strong> questa serie, furon però costretti a cangiare in loro lasituazione degli ornati , affinchè in<strong>di</strong>cassero 1' uso <strong>di</strong> essedalla parte concava ; mentre i Dischi che non servironmai per tal uso <strong>di</strong> libazione, 1' ebbero dalla parte convessae lucida, vale a <strong>di</strong>re dalla superficie che sitenne come Specchiosimbolico.4- È osservabile in quarto luogo che i Dischi son sempre<strong>di</strong> bronzo, mentre le patere sacrificiali si conoscono eseguitein <strong>di</strong>verse materie ; talché ho ragione <strong>di</strong> supporre an-


TAVOLA QUI>TA. 9che per questo motivo ', che questi fossero destinati ad ufiicj<strong>di</strong>vei'si da quelle. E poiché <strong>di</strong>ssi che per la circolare lorofigurapresentavano l'immagine <strong>di</strong> Dio creatore dell'universo,non meno che delluniverso medesimo da esso creato*; così presentemente ricerco se ciò concorda colla materialesua struttura sempre <strong>di</strong> bronzo.Premetto che gli antichi par che accozzassero insiemele idee <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> universo, <strong>di</strong> natura, <strong>di</strong> cielo ^ senza <strong>di</strong>stinguerlefi'a loro , sennonché all' occorrenza <strong>di</strong> dovernetrattare in particolare. A misura che esamino i miei Dischi,sembrami che ancor essi mi presentino le medesime ideecoir allegorico linguaggio dell' arte j dovecchè i filosofi ed isacerdoti ne han lasciata memoria col cauto linguaggio dellascrittura lineare. Per esser convinti <strong>di</strong> questa massimarispetto agli scrittori, basta leggere il primo capitolo delsecondo libro <strong>di</strong> Plinio, e nell' esame del mio scritto nevedrà il lettore 1' applicazione a questi monumenti. Ora milimito a <strong>di</strong>chiarare che il filosofo Possidonio pretendeva, comeZenone, che il mondo in generale ed il cielo in particolarecomponessero la sostanza della Divinità, che Boetopiù astrologicamente faceva risedere nel firmamento e nellasfera de' fissi ^. Dunque perchè i sacri Specchi de' qualitratto, rammentassero ai devoti l'immagine della Divinitàin complesso , bisognava , secondo i citati scrittori , che inparticolar modo rappresentassero il cielo. E posto ancora,com' io <strong>di</strong>ceva, che il significato allegorico degli Specchimistici abbia avuta una provenienza antichissima e tutta o-1 Ved. p. 71. 3 Dìog., Laerl., Vit. Ztuon.,p. 566.a Vcd. p. S3.


1)6 DEGLI SPECCHI MISTICIrientale ', qui aggiungo esser manifesto, secondo Fornuto,che Omero ed Esiodo tennero le loro allegorie da piùsecoli anteriormente tramandate al tempo loro, dai Maghi,dagli Egiziani, dai Celti, dai Libj e da varie altre nazioniantiche d' Oriente '.Omero dunque (per citarne un esempio ) in più luoghidel suo poema finge che il cielo sia <strong>di</strong> bronzo ^. Io soa<strong>di</strong> parere che egli non avrebbe azzardata una tal metafora,se non avesse avuti esempj degli antichi onde poterlacon qualche ragione sostenere, mentre ai suoi tempi si dovevaavere del cielo un'idea non tanto strana. Pindaro^ancorché meno antico, si esprime colla medesima frase ^.E se m' insinuo a ricercarne V origine più antica negliOrientali, maggiormente me ne confermo. E assai pregevoleper 1' originaria ricerca <strong>di</strong> molti usi e opinioni 1 aureolibro <strong>di</strong> Giobbe: e quivi pure si trova la seguente espressione= Tu forsitan cum eo faòrìcatus es caelos ^qui soli<strong>di</strong>ssimiquasi aere fusi sunt ^. Par dunque che ancor gliEbrei si fossero ideato il cielo come un corpo soli<strong>di</strong>ssimo,formato da una lamina <strong>di</strong> bronzo. Così i settanta interpetrispiegan la voce RaJ


TAAOLA QUINTA. ()7bro a forza <strong>di</strong> martello E '. per maggior conferma , che ilDisco <strong>di</strong> bronzo in sembianza <strong>di</strong> Specchio con dati non e-quivoci può essere un'allegoria del cielo, riporto la interpetrazionedel citato testo ebraico, che <strong>di</strong>ce: extencUsti , velitimalico cluxistì caelos adeo liti speculum fusimi: oltre quelladel testo Caldeo ne" seguenti termini: exttn<strong>di</strong>sti cum cocaelosvalidos, quorum aspectus sicut speculum fiisile, quorumsuperficies ita levis est liti speculimi ^. Qual simbolo adunquepiù espressivo del nostro Disco <strong>di</strong> bronzo in sembianza<strong>di</strong> specciiio potrà meglio esprimere 1" antica allegoria delcielo? xinassimene <strong>di</strong> Mileto fu il primo fra i Greci che insegnassela teoria della soli<strong>di</strong>tà del cielo , suH' esempio degliOrientali ^ Crede Plutarco eh' egli lo immaginasse <strong>di</strong>terra, vale a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> una materia solida e dura ^. In fattiriflettendo al movimento che volta tutte le stelle dalP orienteall' occidente conservando 1' or<strong>di</strong>ne loro e le loro <strong>di</strong>stanze,si è potuto supporre che il cielo fosse un inviluppo sfericoe solido al quale le stelle fossero attaccate come altrettantichio<strong>di</strong> . Anche i meno antichi scrittori ce ne dannouna simile idea. E' co Clemente Alessandrino il quale <strong>di</strong>mostrache Id<strong>di</strong>o formò il cielo solido, perchè tutto ciò cheè solido, è sensibile ^. Spiacemi <strong>di</strong> non rammentarmi inqua! co<strong>di</strong>ce antichissimo della Chiesa si veda efligiato l'EternoPadre con martello in mano, in atto <strong>di</strong> alligger le stellenel cielo. Dunque in ogni tempo ed in ogni religiune1 Ved. Calmpt. , Comment. Ut. in p. 201.Genes., cap. 1, i'. 6, p. 5. 4 De Placitis Pliilos. , lib. ni, cap.2 Calmet., in Lib. lob. cap. xxxvii, x, p. 896.^. 18, p. 689. 5 Clem. Alex., Stroni.) lib. V, p. 5()3.3 Baillj' , Hist. de l'Aslr. ancienne,S. IL ,3


98 DEGLI SPECCHI MISTICIfu ammessa, jiercosì <strong>di</strong>re, questa emblematica immagine delcielo <strong>di</strong> solido bronzo , come vien rappresentata dai Dischisempre <strong>di</strong> tal metallo fusi o battuti.Per quanto gli antichi Specchi si facessero <strong>di</strong> varj metalli,come già <strong>di</strong>ssi averci insegnato Plinio ', pare però chenei Dischi siasi scelto il bronzo per esprimer 1' allegoricosimbolo dei cielo, come lo concepivano gli Orientali; mentrelo consideravano in un tempo stesso come una gransuperficie solida e <strong>di</strong> bronzo, e perciò lucida e levigata comeuno specchio.Quelle frasi che gli anticlii usarono per esprimere il cielo,vale a <strong>di</strong>i'e quella volta stellata che presentasi ai nostrisguar<strong>di</strong> in tempo <strong>di</strong> notte, o quello vSpazio che noi ve<strong>di</strong>amopercorrere al sole e alla luna in pieno giorno, sembrache le usassero egualmente per esprimere l intiero universo,comprendendovi la terra come un pianeta celeste. IDischi in bronzo par che abbian lo stesso figurativo significatoe <strong>di</strong> cielo, e <strong>di</strong> terra, e dell'intiero universo. Cosiancor noi non <strong>di</strong> rado usiamo <strong>di</strong>re che il Mondo è pieno<strong>di</strong> <strong>di</strong>sastri, volendo esprimere che questi son contingentiai mortali abitatori del globo terrestre. Chiudo (juesto paragrafocon darne un esempio, e nel tempo stesso mostrarela continua relazione che i Dischi hanno colle dottrine cosmogonicheed orientali da me accennate varie pagine in<strong>di</strong>etro=*. Secondo la cosmogonia del Giappone, il mondoera chiuso in un uovo duna immensa grandezza, e 1 suoguscio era <strong>di</strong> bronzo ^. Qui vien compreso il cielo e la terra,figurando quelf uovo, immaginato anche dagli Orfici e1 \ed p. ò'i), not. i, o jo, iiot. 5. 3 Embass., ol llie Enip. of lapon2 Ved. p. 8o. p. 2^5.


TAVOLA QlINTA.gyda altre sette, 1' orbe intiero mon<strong>di</strong>ale, il cui esteriore involucro<strong>di</strong> bronzo è rappresentato compen<strong>di</strong>osamente dainostri Dischi <strong>di</strong> bronzo in foggia <strong>di</strong> specchi.5. E finalmente osservabile in tutti i Dischi la qualitàd' esser manubriati. Dico dunque a questo proposito cheuna quantità grande <strong>di</strong> antichi specchi furono <strong>di</strong> una figuracircolare, corredati <strong>di</strong> una lunga appen<strong>di</strong>ce comoda aservire <strong>di</strong> manubrio per poter presentai'e questo utensile confacilità davanti al nostro volto. ' Ecconein prova un' anticaVenere cesellata in un piccolo utensile <strong>di</strong> una toeletta.darsid'argento, alla quale, adattatamente al soggetto, alcuni Geniettipresentan lo specchio sopranmiesso ad un manico '.L' arnese che ha in mano una donna in atto <strong>di</strong> accomoicapelli <strong>di</strong>pinta in Ercolano, è certamente uno specchio^. Lo stesso vedesi in mano d mia donna in un vasogreco pubblicato dall' Italiski '•. Costei s' imbelletta il voltocon un pennello, come chiaramente apparisce, e in conseguenzail Disco manubriato che tiene alla sinistra p^r questoulfizio , non si può giu<strong>di</strong>car che uno specchio. Un altro<strong>di</strong> tali utensili ha propriamente ripetuta T effigie della donnache se lo tiene avanti agli occhi Ma ^. i vasi fittili d' ogniitalica regione somministrano esempi <strong>di</strong> specchi manubriati.Gli amplessi <strong>di</strong> Amore e Psiche per lo più accompagnatidallo specchio nei monumenti deli' arte, lo hanno manubriatoneir esempio che ne adduco <strong>di</strong> una bella tazza fittile^<strong>di</strong>ssepolta nella Grecia Italica ^. IMillin che ne pubblicòil tipo da cui 1 ho copiato , nominò specchio quel mauu-1 Vtd. scr. VI, tav. K, nuni. 2. 4 Vasi, Tom. 11, tav. Lvtn.a Veti. ser. vi, tav. C 2, mini. 3. 5 Ivi, Tom. i, tav. ^y.3 Ved. ser. \i, lav. M, iiura. 6. 6 Ved. scr. vi, tav. ^. num, 4-


lOO DEGLI SPECCHI MISTICIbriato utensile, sebbene sia simile in tutto ad altri cbe eglinomina patere Un '. coperchio <strong>di</strong> antico etrusco cinerarioha una matrona recumbente, che mostra d^ avere in manouno specchio. Visitando il Lanzi per la prima volta il Museo<strong>di</strong> Volterra j e notando in particolare il coperchio delsarcofago eh io riporto, ' cosi scrisse nel suo libretto <strong>di</strong> appuntie memorie « pi ho anche veduto Io specchio se giànon fosse patella, e quella cornicina non significasse lasponda <strong>di</strong> essa ^. w Frattanto osservo che la prima idearisvegliata al Lanzi da quel manubriato utensile fu <strong>di</strong> specchio.E altresì nota fra le sculture etrusche 1' umetta peruginadove è una donna che avendo uno <strong>di</strong> questi Specchimanubriati nella mano sinistra, vi mira se stessa ^.Il Gori ^ il Lanzi ^ e modernamente il Ch. Vermiglioli 5che hanno riprodotto questo monumento nelle opere loro,nominano specchio quel rotondo manubriato utensile. Lnaltro Amore abbracciato con Psiche da me riprodotto ^ dopoil Bonarroti 9 e il ^lillin '°, lavoro de' tempi bassi, hapur vicino a se un manubriato Disco, giu<strong>di</strong>cato uno specchiodai due prelodati scrittori. E se apriamo le iconologiedel Ripa ", del INIattei e <strong>di</strong> altri, vi troveremo la Prudenza,la Verità ed altre figure allegoriche con lo specchio in ma-1 Millin, Peintures de Vas. Antiq., part. n , tab. ahi, num. 8.Tom. I, p. 117, pi. 65. 7 Antiche Iscrizioni Pei-ugiue, Tom.2 Ved. ser. vi, tav. H 2, num. i. i, tav. 1, num. 6.3 Lanzi , ms. esistente nella R. Gal- 8 Ved. ser. vi, tav. N, num. 6.leria <strong>di</strong> Firenze. 9 Vetri Ant. , tav. xxvm ,num. 3.4 ^ed. ser. vi, tav. G 2, num. 1. 10 Gallerie miiholog., Tom. i, pi.5 Mus. Eir. , Tom. i, t.ib. cxxxvii, xlvu, num. 197.uum. 2. 11 Tom. iv, P.42S.6 Saggio <strong>di</strong> ling. etr. , Tom. 11


TAVOLA QUINTA, E SESTA. 10 1no sempre manubriato a guisa dei nostri Dischi . Anchea dì nostri si <strong>di</strong>pingono e si fanno specchi roton<strong>di</strong> e manubriati.Dico in fine che anche gli specchi antichi, da mecitati là dove ho trattato della lor forma, hanno parimenteilmanubrio '.Con tanti esempi <strong>di</strong> manubrj dati agli specchi in ogniluogo , in ogni tempo ed in ogni sorte <strong>di</strong> opere d' artecome potremo noi negar <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Specchi ai Dischi da meillustrati? mentre oltre la figura ed il lucido^ qual si convieneallo Specchio, han poi come tanti altri Specchi ancheil manubrio ? Se ne potrà dunque concludere che lequalità generalmente dominanti nei Dischi in bronzo masiubriaticoncorron tutte a farceli riconoscere Specchi, enon patere sacrificialiTAVOLA SESTA.Xl Disco <strong>di</strong> questa Tav. Yl presenta all' osservatore lasua lucida superficie, ove comparisce l'ornato <strong>di</strong> fusoria intornoalla periferia, come anche nel manico; siccome giàin<strong>di</strong>cai in B. C. al num. 3 della Tav. V. Il campo lucido èprivo <strong>di</strong> figure , come ogni altro della sua specie ; mentrela superficie opposta e non lucida le contiene , e mancad' ornati <strong>di</strong> fusoria nel contorno e nel manico, siccome vedremoallorché sarò per esporlo. Winkelmann fu il primoa far conoscer al pubblico questo Disco ^ e in seguito !oreplicarono altri, come noterò scrivendo delle sue figure;1 Veci. p. 82, e srg. l33, p. 174*zWìiikeltuann, Monum. incd., num.


102 DEGLI SPECCHI MISTICIma tutti si occuparon <strong>di</strong> queste soltanto, ossia della superficieopposta alla presente, e intanto questa ch'io prendoa <strong>di</strong>chiarare è restata finora ine<strong>di</strong>ta e inc^sservata . Io T hotrovato casualmente dentro una cartella <strong>di</strong> varj <strong>di</strong>segni dellaluip. e R. Galleria <strong>di</strong> Firenze, ove esiste tuttora nell'archivioprivato del Sig. Direttore , che gentilmente si compiacquepermettermi eh' io n' estraessi una copia ;la qualeio riporto incisa cosi come l'ho calcata sul <strong>di</strong>segno originale.Nel campo lucido si leggon delle lettere etrusche. Io nonso se il Latizi 1' abbia veduto , mentre fii 1' x\ntiquario <strong>di</strong>quello Stabilimento. Fra le voci etrusche da lui registratenelle sue opere non si fa menzione <strong>di</strong> questo monumentoscritto. Ebbe egli peraltro certamente sott' occhio unfi-ammento <strong>di</strong> altro <strong>di</strong>sco, che aggiungo al num. 3 <strong>di</strong> questaTav. VI, mentre 1' ho trovato inciso ha le sue stampedei <strong>di</strong>schi Borgiani, e precisamente in un suo cartolare,dove conservasi anche la stampa della parte opposta delfiammento , con altri pezzi che tengono figure e paroleetrusche, e delle quali esiste nel cartolare medesimo ìa. spiegazionescritta da questo letterato, e forse preparata perpubblicarsi '. INIa non vi ho trovato memoria alcuna , chefosse relativa alla voce scritta nel frammento, e che è lamedesima in ambedue i bronzi che espongo.Essendo pertanto riserba to a me il ragionarne per la primavolta, <strong>di</strong>rò che i due <strong>di</strong>schi hanno flalla parte oppostaaltre iscrizioni che in<strong>di</strong>cano i nomi delle figure che vi sivedono, e così accade per lo più in altri Dischi corredati<strong>di</strong> parole. Le superficie lucine <strong>di</strong> questi bronzi soii tutteI II Cartolare citalo si trova nell' <strong>di</strong> Fireaae.Archivio privalo della R. Galleria


TAVOLA SESTA.lo5anepigrafe per quante io ne alibia vedute, eccettuate quelleche portano l'etrusca parola che leggesi nei due monumenti<strong>di</strong> questa Tav. VI, egualmentechè in altro Disco e-sistente in Francia, del quale 1 ornatissimo Sig. MarcheseGino Capponi, premuroso dell'avanzamento delle lettere,ed in particolar modo <strong>di</strong> questa mia opera, mi ha procuratoun esatto calco . Ora tre leggende perfettamente uguali traloro, e tutte e tre le sole che si trovino dalla parte lucida<strong>di</strong> questi Dischi, mi porgono giusto argomento <strong>di</strong> crederlein<strong>di</strong>canti o <strong>nome</strong> o qualità speciale <strong>di</strong> questi monumentimedesimi, come appunto più Veneri vi si trovano accompagnateda una voce che leggesi Turan e che giu<strong>di</strong>casiperciò essere il <strong>nome</strong> etrusco <strong>di</strong> questa DeaSe la lingua etrusca ci fosse cognita al segno da poterneinterpetrare con certezza le voci, sarebbe <strong>di</strong>ssipato ogni dubbiosul vero signilicato dei Dischi, sempre peraltro che siammetta che quella epigrafe ne spieghi il<strong>nome</strong>, o l'oggettoa cui erano destinati: ma 1 incertezza inclusive delle lettere,e dei primi elementi <strong>di</strong> essa renderà dubbioso qualunqueargomento che relativamente a questa voce io possa premettereper ispiegarla. Si allaccia il dubbio imme<strong>di</strong>atamentealla prima lettera che nel monumento comparisce a destradel riguai dante; poiché a tenore <strong>di</strong> altre iscrizioni etruschepare che si debba leggere in senso retrogrado, cioèair orientale . Sanno i dotti che quella lettera etrusca , laquale ha figura della nostra INI, fu letta per M da tutti quelliche precederono il Lanzi; il quale fatto accorto dall' isj e-zione <strong>di</strong> un abbondante numero d iscrizioni, stabilì nel suoSaggio <strong>di</strong> lingua etrusca doversi tenere per lui i alla greca


Jo4 DEGLI SPliCCHI MISTICIrovesciato, e leggersi per S Le '. altre lettere non opponendogran <strong>di</strong>lllcoltà, e potendo per conseguenza esser lette aseconda dell'antico greco, e <strong>di</strong> altre lingue antiche d" Italia,offrono insieme la seguente leggenda sutina.Così è letta dal prelodato Lanzi la voce stessa in unbronzo antico del museo Borgia in Velletri, consistente inun Telamone, o manico probabilmente spettante, coin' eglicrede, ad alcuno <strong>di</strong> questi Dischi ora in esame. Assegnaegli a tal voce la corrispondente suthìna, aggiungendo egliche tal vocabolo è vicino a sntJii per modo che sembra unsuo derivato, la cui significazione se procedesse dal zwst/)«anzi dal s^rcijoa de' Greci, tradurrebesi per saluti brevetitolo ch'egli trova in un'ara <strong>di</strong> Pesaro. Sembragli poi ancoverisimile, che se Suthia significa salute, la Dea chepresiede si chiamasse Suthìna con desinenza usitatissima inlatino antico, rispetto a Numi che invocavansi per tutela.Gli esempi che ne adduce in prova sono: Tutiìina, generico<strong>nome</strong> <strong>di</strong> tutela, e quei che invocavansi per gl'infanti,Statilinus, Fabulinus ^ Quest'ultima ipotesi mi pare verosimilein modo che non si debba richiamare in sussi<strong>di</strong>o uncaso obliquo in quel <strong>nome</strong>, dove il caso retto si presentaSI chiaro. Vero è che in terzo caso, dallo stesso Lanzi <strong>di</strong>chiaratoassai raro, si potrebbe leggere una tal voce larthiaed anche altre: ma non essendo esclusi i femminini terminatiin A in caso retto perchè '^ fra questi non potrà essereanco la voce scritta in questi Dischi? Altrove si hanno,da esso ragioni plausibili da interpetrare Siitliil sincopato1 Lanzi, Saggio <strong>di</strong> ling. etr., Tom. x, p. 495-1, pari, n, cap. ii, §x, p. 212. 3 Ivi, p. 3o2, 3o4-3 Ivi, Tom. il, pan. 111, § 1, num.


TA\OLA .SESTA.Io5da siitliial per la formula donwn prò sahite , siccome Minervalinterpetrasi dai grammatici donum prò Minerva osia prò stu<strong>di</strong>is Minervae. Quin<strong>di</strong> soggiunge che anche suthur,voce lasciata in tronco, siccome platur , o thiicer,può supplirsi con una finale come sùrnfo. o ow^rpia-j donum pròsalute: parola che egualmente trovasi nei donarj greci e<strong>di</strong>n autori latini '. Nota per ultimo che nel medesimo senso<strong>di</strong>cesi ff


jo6 DEGLI SPECCHI MISTICI]a leggenda senza epentesi, né sincope, ne metatesi è trasportatain Siitìiina creduto dal citato Lanzi quel <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Dea che presiede alla salute, qual' era Cerere nei misteridel paganesimo, ai quali ho già avanzato il sospetto cheappartenessero questi Specchi, lo che mi ha coartato a <strong>di</strong>stinguerlicol <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Specchi mistici.A render compito 1' esame <strong>di</strong> questa iscrizione mi restaora da proporre il mio dubbio sulla maniera <strong>di</strong> leggerla.Imperciocché se il Lanzi prescrisse doversi leggere la INI inetrusco dando ad essa il valore del sigma greco, non estesela resrola in modo che non soffrisse eccezione; anzi avvertìche nelle lingue antiche pare che sia regola generale;in Etruria poi per qualciie caso, ancorché rarissimo, parda confondersi con la M '. Ne offre lo stesso Lanzi un e-sempio nei tegoli etruschi mortuali della famiglia Publiciatrovati in To<strong>di</strong> , ove si legge Marcus Publicius che in linguaetrusca incomincia per una M <strong>di</strong> forma simile a quelleche mostrano i bronzi che illustro; e quin<strong>di</strong> letta perM, enon già per S dal Lanzi ^. Forse altri esempi si trovano inquel saggio <strong>di</strong> lingua etrusca. Tralascio quelli per addurnealtri fra le iscrizioni etrusche Perugine dal Ch. Vermigliolicon sagace dottrina interpetrate , ove si trova parimenteche la iniziale della famiglia dei Marcanj registrata in urnettaetrusca è chiaramente una M simile alle nostre \ equi pure altri esempi si omettono per brevità, ma si prova,che due dei più celebri interpetri della lingua etruscanon escludono sempre la m etrusca dal positivo significato1 Lanzi, 1. cit., Tom. i, pait. in, cap. 3 Vermiglioli, Iscriz. Perugine, Tom.II, § X, p. 2 12. 1, ci. y, num. cLXXXiv, p. 198.s IJ., Tom. 11, p;irt. ni, ri. n, p. 882.


TAVOLA SESTA.IO7<strong>di</strong> ìli, ile sempre lo convertoiio in s. Potendo pertanto esserla ni del nostro monumento fra queste che ritengonoil suono pari alla figura ,potremo sospettare che in luogo<strong>di</strong> siithiaa, come si <strong>di</strong>sse, vi si debba leggere mythina. Ldunque conveniente che si esamini il sig;nificato <strong>di</strong> questavoce resultata dalla possibilità <strong>di</strong> dover esser letta in talguisa, come l'abbiamo esaminata suppoziendo che vi si leggessesu TMINA.A me sembra AfiTHiNA un composto da ^iw chiudo, e Sivdoricamente Dio, o Divinità; se ammettesi che in mancanza<strong>di</strong> cognizione dell' etrusca lingua si debba cercar soccorsodalla greca. Ed in vero per quanto le due lingue sienostate tra se <strong>di</strong>verse, è però probabile che gli <strong>Etruschi</strong> nelraccettar gran parte del culto originato in Oriente e riformatoin Grecia, ne ricevessero e ritenessero parimenteil frasario non alterato qua in Etruria se non per qualcheaccidentale mo<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> pronunzia. Che la prima sillabaproveniente dal verbo greco chiudere desse <strong>nome</strong> alla vocemistero, fu da me provato altrove '. Che Tina o Dinasia la voce già usata dagli Etruscht per nominare la Divinitàprincipale sarà da me parimente provato <strong>di</strong>etro quantone scrissero i celebri antiquarj Lanzi e Visconti, allorchéla trovarono scritta in un Disco <strong>di</strong> quei eh io sono perammettere in questa raccolta. Credo peraltro che più naturalmentequel Thina etrusco potrebbe derivar da Ar>oschein greco suona mente e consi^ìio sostituitavi la T dagliEtiuschi in mancanza della D che le si reputa affine.Adott


108 DEGLI SPECCHI MISTICIne in<strong>di</strong>ca sovente Id<strong>di</strong>o coli' attributo della <strong>di</strong>vina sua mente,come vedremo. Le due voci, ( se pur son tali ) checoncorrono a formar la parola etrusca hythina, potrebberoinlicarci ch'ella significhi mistero <strong>di</strong>vijso, o arcako segretoDELLA DIVINA MEISTE.È dunque da cercarsi qual relazione aver possa il Discoe precisamente lo Specchio, sulla cui superficie si leggel'epigrafe anzidetta con i misteri della Divinità. Per esserbreve bisogna ch'io premetta più cose come provate; talchéper avere un idea dei misteri presso gli antichi, convien<strong>di</strong>re che dalle dotte osservazioni fatte su questa materiadai celebri letterati Santa—Croce ', Willoison ^, Ouvaroff•^, ultimi scrittori <strong>di</strong> tal materia, oltre il INJeursio ^ e imolti più che ne aveano già scritto, resulta che in essirichiamavasi l'origine <strong>di</strong> tutto ad un solo Dio, eh' è perse stesso, e da cui tutto il rimanente riceve l'essere ^: spiegavansile relazioni dell' universo e dell uomo con la Divinità,r immortalità dell' anima, i mezzi del suo ritorno versoDio, r or<strong>di</strong>ne delle cose dopo la morte ^, l' espettativa <strong>di</strong>una miglior vita futura, € la memoria della presenza <strong>di</strong> quelrEnte che vede tutto '. Noi vedremo che la maggior parte<strong>di</strong> queste massime son considerate nei Dischi. Per quantosi citino come fondatori dei misteri, personaggi <strong>di</strong>stinti dellapiù remota antichità, comparisce però dalla storia che•À1 Recherches historiqnes et criti- 4 ^p., Tom. ii, Eleusiiiia , p. 458.ques sur le Mystères du Pagani- 5 Pluchc, Revisione della storia delsme. Cielo, Tom. i , p. i4-Ibid. notes, et Tom. ii, do triplici 6 Ouvaroff. I. cit. estratto ,da Mil-Thi'ologia IMysteriisque veterum lin, Aniial encyclop. Voi. i, p. 339.commcntatio. 7Finche, 1. cit.3 Essay sur le Mjster. d'Eleus.


TAVOLA SESTA. 1 09non si sostennero costantemente con egual grido e reputazione,e furon soggetti a cangiamenti e vicende nello spaziosointervallo dagli In a<strong>di</strong>i, dai Cadmi, dagli Eumolpi, <strong>di</strong>esì <strong>di</strong>cono i fondatori in varie regioni, fino ai \ alentiniani,ai Teodosi che ne furono i <strong>di</strong>struttori '. Lo stabilimentodel Platonismo fu per i misteri un momento <strong>di</strong> auge e <strong>di</strong>fanatismo ^. E noi vedremo quale sviluppo arrechino allacoq:nizione dei nostri <strong>di</strong>schi le dottrine Platoniche. Volendosipartire da sicuri dati appoggiati a cose <strong>di</strong> fatto nelrindagine <strong>di</strong> questi Dischi, fa d' uopo rammentarsi aver ioprovato che provenendo essi dalle ciste mistiche, spettanoai misteri, e che avendo una superficie lucida, si consideranocome Specchi ^. Ora è da cercarsi per qual simbolocran gli Specchi entro le ciste mistiche; e come si leghi l'ideaeh essi danno del Cielo con queste ciste <strong>di</strong> Bacco. Ilfavoloso racconto poeticamente narrato al volgo paganocirca le avventure <strong>di</strong> Bacco si era, che i Titani per comando<strong>di</strong> Giunone, cercato il nascosto Bacco figlio <strong>di</strong> Giove e<strong>di</strong> Cerere o Proserpina e trovatolo a balocco fra puerili trastullilo fecero in pezzi; ma Cerere raunatene le membra ilricompose, e per virtù <strong>di</strong> Giove ritornò in vita ^. Si aggiun-1 Ouvaroff, 1. cit. eendo, <strong>di</strong>e la t'ite ricevendo l'e-2 Ibid. sisteiiza dalla terra , Cerere , e3 Veci. p. 49- e 5o. dall'aria. Giove, produce il Vi-4 La Favola <strong>di</strong> Bacco sbranato dai no. Bacco. / Conta<strong>di</strong>ni , TitaniTitani è narrata da molti ( Vid. vendemmiano staccando il frut-Clem. Alex., Cohort. ad Gi'iUe.«i, p. to dalla vite, e pestandolo per12) ma con alquante varia- trarne il vino spezzano Baczionci'Ue,che non alterano però co, ma la terra, Cpirro , dopt^gran Jatto il racconto. Dio loro la vendemmia e l' amputazione.Ite spii'ga l' enigma Jisico <strong>di</strong>- rende alla vite nuova fertilità.


Ilo DEGLI SPECCHI MISTICIgè poi che fra i puerili balocchi eravi anche lo specchio ':ond' è che per questa ragione portavansi fra le cose sacrereligiosamente entro la cista mistica nelle Orgie ^. Maè da notarsi che il racconto è tutto poetico, narrato da I-gino ^, il quale (come osserva il Ch. Creuzero ) trasse lesue favole dalle antiche trage<strong>di</strong>e, e quin<strong>di</strong> dalla favola sene concepì 1' allegoria fisica da Furnuto spiegata ^, o dall' allegoria,se ne compose la favola; ma se riflettiamo che laorigine dei misteri ha una data più antica assai delle trage<strong>di</strong>ede' Greci, potremo supporre che quelli avessero in usolo Specchio per altra causa assai men frivola <strong>di</strong> quella chein<strong>di</strong>casse un trastullo <strong>di</strong> Bacco bambino, come i poeti narranoal volgo. Sappiamo da Clemente Alessandrino 5, e daEusebio ^ che il gran sacerdote dei misteri apriva le adunanzecolformulario seguente « Ascoltate le mie parole, fovi ho da <strong>di</strong>re importanti verità w. Cicerone in più luoghi ciad<strong>di</strong>ta che nei misteri realmente si conservavano imp(jrtantinozioni sulla esistenza d' un Dio, e sulle speranze d" unavita futura '. I balocchi <strong>di</strong> Bacco sbranato e risorto intesialla lettera non costituisco!! per certo né una verità, né unacosa importante. Noi peraltro non possiamo con certezzaesser informati del vero modo <strong>di</strong> concepir 1' allegoria delloSpecchio in un senso più importante come solcasi daglic/oè restituisce a Bacco nuova vita. 3 Fab. iG-», p. 282.\ iJ. Phurnut., de JN'at. Deor., cap. 4 ^*ià. p. 109 noia 4-XXX, p. 77. 5 L. cit.1 Clem Alex., 1. cit. Ariiob. adver- 6 Praepar. Evang., lib- xiii, Proem.,sus gent. , lib. V, p. 21 3. Vid. p. 375.Creuzpr, Dioays. , p, 4o- 7 Tuscul. , lib. i, cap. xii.p. i53.a Clem. Ales., }. cit. De nat. Deor., cap. xui , p. 4»


TAVOLA SESTAIliiniziati ai Misteri, giacché quel poco che ne sappiamo dalpiù volte citato Alessandrino par piuttosto spettante al sensopoetico, che al mistico ed importante che da\asi agli oggettichiusi entro le ciste, detti da Apulejo tacita cistarunisacra '; mentre quanto <strong>di</strong> tutto ciò seppe il volgo dai Poetipar che non abbia gran parte nelle rappresentanze deiDischi spettanti, come ho detto, ad altra teologia che allapoetica. Ma da varie congetture argomentiamo quali potesseroessere le arcane dottrine dei Pagani misteri.Sappiamo da Erodoto, da Apollodoro, da Diodoro, da Plutarco,e da altri ^ che i Greci tennero per istitutore dei misteriun personaggio d' immemorabile antichità nominatoOrfeo, che istruitosene in Egitto ne trasportò in Grecia ledottrine ed i riti ', <strong>di</strong>ffusi poi da Inaco, e da altri in variegreche regioni, come si <strong>di</strong>sse ^. Ora per quanto si dubitise un tale Orfeo abbia mai avuta esistenza ^, nonostanteesistono per sicuro inni e dottrine teologiche e filosofichele quali vanno sotto il suo <strong>nome</strong> ^: e gli uni e le altre siaggirano principalmente sulle Cosmogonie, e Teogonie lepiù antiche. Siamo altresì venuti in cognizione per i severistu<strong>di</strong> <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tati moderni scrittori ', che le dottrineOrfiche sono il ristretto delle principali massime filosofichedei più antichi Persiani, In<strong>di</strong>ani, Egiziani, ed altri Orientali,abbracciate poi dai Pitlagorici, e dai Platonici, per cui1 Apul., lil). XI, p. 1 46. 5 Vid. Kannp, 1. cit.2 Vid. Kanne, Fab. Cosmogon., p. 6 Vid. Creuzer, Dionvs., sive dr?4'>- Rcr. Barchicarum Orphicar. orig. ,3 Vid. Ial)Ionscki, Pantheon Aegypt., sparsim.lib. I , p. 17 ag 4^' 7 ^ ''^- Kaniip , 1. cit., p. 4y e gli;4 Ved. p. 109. altri da lui citati.


•4 12 DEGLI SPECCHI MISTICIsi <strong>di</strong>ssero i lor fondatori iniziati nei Misteri. Eccone unaprova <strong>di</strong> paragone. Allorquando il Demiurgo o capo deimisteri dovea parlare agli iniziati della Divinità, premettevail seguente <strong>di</strong>scorso: jj Io mi rivolgo a quelli che hannodritto <strong>di</strong> ascoltarmi. Chiudete bene le porte a tutti i profani:>i \ Così, secondo Platone, era molto arduo il <strong>di</strong>svelai-er Artefice dell' Universo , e dopo averlo <strong>di</strong>svelato non erapoi bene ragionarne con tutti ^.Concludasi dunque che la misteriosa ragione dello Specchioconservato nelle ciste Bacchiche si debba trovar piuttostonelle dottrine degU antichi filosofi, che nelle favoledei poeti; e siccome i Platonici sono i soli che parlino <strong>di</strong>uno Specchio mistico spettante a Bacco, è per questa ragioneche mi trovo astretto <strong>di</strong> ricorrere alle loro, benché a-struse dottrine ,per rintracciare in qual modo introducevasinei misteri <strong>di</strong> Bacco un così fatto arnese. Eaccoglie ileultissimo Creuzer da varj passi <strong>di</strong> Proclo interpetre <strong>di</strong> Platone, che Bacco vide la creazione <strong>di</strong> tutte le cose dellanatura contemplando in uno specchio la propria effigie ^Plutarco il quale parimente tentò interpetrar le dottrine <strong>di</strong>Platone scrisse, che il Mondo egualmente che T anima dell'uomo non avesse avuto principio <strong>di</strong> creazione nel tempomateriale, ma che avesse ricevuto il suo sviluppo nell' essercontemplato da Dio ^. Or questa contemplazione parche si facesse come in uno specchio, poiché altrove sogaiuiiirelo stesso Autore che w intelletto è la mente nelle1. Euseb. Praeparat. Evang., lib. xiii, 3 Creuzer, Dionys., p. 4'-cap. XII, p. 388. Clein. Alex.. Co- 4 De Animae procreai, e Timaeo, p.hort. ad Getu., p. 48. I0i3.2 In Tim., p. 28.


lìwtleniatiche-^ la quctìaTAVOLA SESTA J 1vi agisce come negli spcccJd ove purealla sola mente si presentano le apparenti immagini deglioggetti >j '. Un tal parallelo fra la mente e Io specchionon è proprio soltanto dei filosofi pagani, poiché gì' interpetridelle sacre carte se ne servirono sovente; ond' è cheRemigio Vescovo nel <strong>di</strong>chiarar le lettere <strong>di</strong> S. Paolo così siesprime: w come in uno specchio contempliamo V immaginedegli oggetti, cosi nella niente ve<strong>di</strong>amo la stessa immaginedei concetti w '. E chi fosse vago <strong>di</strong> meglio conoscere come1 Onnipotente creasse colla sua mente <strong>di</strong>vina o YerlioXoyo; tV-èc, le cose tutte <strong>di</strong> questo mondo, consulti la mirabileEpistola dell' Apostolo Paolo, dove leggonsi queste preciseparole jj Filium Dei, qui Patris imago est, esse paritercreaturarwn primogenitum jquoniam in ipso con<strong>di</strong>ta sunt u-niversa in coelis et in terra visihilia et invisihilia.. omnia peripsum, et in ipso creata esse , et ipsum esse ante omnia jj ^.Ma torniamo a Proclo donde partimmo . Egli pertantoe' istruisce che i Teologi del Paganesimo fino da antichissimitempi hanno preso lo specchio per simbolo adattatoa denotare la mentale creazione del mondo ^, e lo accennaappunto nel ragionare dello Specchio <strong>di</strong> Bacco . Tantobasti a farci sicuri che lo Specchio racchiuso nelle misticheciste <strong>di</strong> questo nume simboleggia propriamente la creazioneuniversale . Aggiunge Proclo la favolosa opinione cheVulcano fabbricasse uno Specchio a Bacco, in cui rimirandoil nume e vedendo 1' immagine <strong>di</strong> se stesso procede a1 Platonìcae quarst., p. 1002. 3 Proci, in Timaco, p. i63.a Explanat. in Epist. n, B. Paul. Ap. 4 Epist. ad Coloss., cap i, *. 16-ad Corinth., cap. iv, p. ppi. In 18.CiLliotli. Veter. Palr., Tom. viii.S. IL ,5


1 14 DEGLI SPECCHr MISTICItutta la creazione materiale '. Concludasi dunque per la interpetrazioneche io do alla voce scritta nei due Specchi<strong>di</strong> questa Tav. VI, che per essersi trovati nelle ciste misteriose<strong>di</strong> Bacco, misteriosi posson <strong>di</strong>rsi ancor essi, e per leallegate ragioni , e perchè formano il contenuto tacito arcanodelle ciste medesime. Concludasi parimente che usandosinei misteri non tanto le ciste, quanto ciò che in essechiadevasi, può convenientemente Io Specchio parteciparedel <strong>nome</strong> <strong>di</strong> mistero, in<strong>di</strong>candone l'uso: che ne' misteritrattavasi della creazione del mondo e del sommo Arteficesuo: che ciò tene vasi misteriosamente occulto non solo dag\'iniziati, ma dai filosofi ancora; dunque a ragione doveadarsi il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> misterioso oppur mistico anche all' oggettomateriale che ne era il simbolo rappresentativo.ISè occorre che io ripeta quanto da' filosofi più o menoantichi sia stato scritto circa la mente <strong>di</strong>vina, relativamenteal mistero della creazione dell' universo per provare chemolto a proposito sarebbe scritto nello Specchio sacro mi<strong>di</strong>na,cioè mistero della <strong>di</strong>vina mente per esprimere la creazione. In molti dei Dischi esposti in questa serie si trovanoincise a graffitofigure e soggetti mitologici che richiamanoquesta medesima idea, lo che può servir <strong>di</strong> confermadalla mia spiegazione , e così le due parti del Discoposson recarsi luce a vicenda. Il <strong>di</strong>re che tal figura espressanei Dischi è Venere , tal altra è Giove , non appagaogni curioso: si vuol sapere da molti a quale oggetto questaVenere e questo Giove sieno là; sopra <strong>di</strong> che vertonoprincipalmente le mie cure, e le mie osservai:,ioni . Da essei Proci. , 1. lil.


TAVOLA SESTA. ' '^duii(]ue traggo argomento, che i due Dischi <strong>di</strong> questa Tav.VI avendo non solo figure dall'opposta parte, ma ancheparole che in<strong>di</strong>cano i respettivi soggetti in essi rappresentati,COSI la parola che trovasi nell' opposta parte levigatapotrà esprimere il soggetto o la ragione <strong>di</strong> quella sua levigatezza.Un passaggio <strong>di</strong> Proclo me ne fa concepire il soggetto:egli parla dello Specchio come simbolo della creazionein occasione appunto <strong>di</strong> sviluppare la platonica ideache il mondo sia una macchina luci<strong>di</strong>s.NÌma, quasiché il suofattore l'avesse levigata al tornio ', <strong>di</strong> che do altrove qualchealtrocenno.La probabilità che la interpetrazione eh' io do a questavoce etrusca possa esser giusta, non esclude il potersi apprezzarecome tale anche quella proposta dal Lanzi ;poichéla sola certezza dovrebbe ammettere un significato soltanto, mail probabile può esser proposto in più sensi . Eperù da notare che ilLanzi sembra propenso a credere infine che questa epigrafe significasse donarlo, ali uso, comeegli <strong>di</strong>ce , dei Latini e dei Greci ^ . Ciò mi richiama allamente che il titolo <strong>di</strong> consacrazione per gli etruschi é giànoto nella voce phleres, come Io stesso Lanzi e' insegna 'e ci ratifica il Ch. Vermiglioli '^. Ma oltre il non veder tracciaveruna <strong>di</strong> questa voce nelle iscrizioni della presenteTav. VI, mi sorprenderebbe il trovate uno stesso titolo <strong>di</strong>consacrazione sempre nei Dischi, e non mai negli altri monumenticertamente consacrati agli Dei, ove per altro siravvisala in<strong>di</strong>cata leggenda phleres <strong>di</strong> significazione incontrastabilmentede<strong>di</strong>catoria.1 Vid. luterpr. Creuzpr. Dionys. 3 L. clt. Tom. ii. pars. iii. p. |8o,Pars. I, p. 39, (*) ubi plura. 4 ^^cr. Perniine, Tom. i, ci. n, p.2 Ved. p. io5. 38.


IID DEGLI SPECCHI MISTICIQualche altra osservazione circa questo soggetto sarà dame proposta nel dar conto del Disco notato con questamedesima epigrafe mi<strong>di</strong>iia, esistente in Parigi.TAVOLA SETTIMA.(e mie osservazioni su i Dischi manubriati, espostiin questa collezione, mi conducono a persuadermi che appartenesseroun tempo ai misteri del paganesimo col <strong>nome</strong><strong>di</strong> Specchi mistici, <strong>di</strong> che ho dato già qualche cenno. Quelloche vedesi esposto in questa Tav. VII contiene in mezzoa varj ornati una figura virile, barbata e con gambeserpentine terminate in una coda <strong>di</strong> pesce, partecipantein questo aspetto della struttura <strong>di</strong> quelle mostruose figureche gli antichi nominaron Giganti e cattivi Genj o mostriinfernali. Ora si esamini se dessa può convenire con unoggetto usato negli occulti misteri.Il segreto nel quale tenevasi dagl' Iniziati ciò che spettavaalle loro cerimonie e dottrine, ( la rivelazione dellequali fu in qualche circostanza capitale delitto • ) produssel'effetto che non pochi degli antichi scrittori avendo avutooccasione <strong>di</strong> ragionarne per incidenza in iscritto , il fecerocon cautela tale, con tal concisione, così enigmaticamenteed oscuramente, che appena dagl' iniziati soltanto e consapevolidel segreto potevano essere intesi. Non cosi <strong>di</strong> alcuneopere d' arte spettanti a questi misteri . Esse eran fatteper servire a quelle religiose funzioni, e quin<strong>di</strong> chiude-1 Vid. Fiutare, iu Nici.i, p. 526.


tavola" settima. 117vansi nelle tombe degl' iniziati , come avrò luogo <strong>di</strong> provarein varie occasioni. E poicliè i sepolcri erano inaccessibiliai profani, e rispettati da tutti ', così gli antichi vi depositaronosenza riserva gli oggetti arcani, misteriosi e segreti<strong>di</strong> lor religione, e quivi serbaronsi fino a' dì nostri ( frai quali oggetti già ammisi gli Specchi mistici) mentre <strong>di</strong> essiappena ci resta qualche oscuro cenno presso gli antichiscrittori. Se combiniamo pertanto quel poco <strong>di</strong> scritto cheabbiamo, col molto <strong>di</strong> figurato in queste materie, ne avremoil resultato <strong>di</strong> non pochi lumi alla cognizione vicendevolee dei misteri, e dei monumenti che li contengono.Così la inevitabile congettura che supplir debbe alladeficienza degli scrittori troverà non debol sussi<strong>di</strong>o nellamoltiplice espressione degli artisti, unico mezzo perchè ilpuramente congetturale, da non pochi usato finora nei trattatid'Antiquaria, ceda una volta al probabile, e questo abbialuogo soltanto dove non si abbiano documenti bastantia scuoprire una verità incontrastabile.Propongo a tal uopo che si <strong>di</strong>chiari uno <strong>di</strong> questi oscuripassi lasciatoci scritto da Cicerone relativo ai misteri <strong>di</strong>Lemno da esso veduti in Samotracia a Non s' ha , <strong>di</strong>e' egli,da cercare in cotesti inviluppi tante Deità. E' sono destinatipiuttosto ad insegnarci qual sia la natura delle cose chemolto e' importano » '. E che mai si debbe intendere perla natura delle cose che molto e' importano? Strabone ci<strong>di</strong>ce quasi lo stesso circa la mitologia Persiana ^. Eusebio1 DanielisGlassenii, Theolog. Gent., 2 Cic de Nat , Dcor., lib. i, ^ xlii ,lib. I, cap. XIII, 5viit : extal ia p. aS.Tlicsaur. GrouoT. , Tom. vy , p. 3 Strab-, lih. iv, p. j33.(6y)


1 1 DEGLI SPECCHI MISTICICesareense, che dal paganesimo passando alla religione cristiana, si credè sciolto dall' obbligo <strong>di</strong> tener segreto ciòche nei misteri occultavasi, ci dà qualche lume, cred'io,per rispondere alla domanda. Egli ci trasmette alcuni squarci<strong>di</strong> orientale cosmogonia pei frammenti <strong>di</strong> Sanconiatonerecataci dalla Persia. Ivi compariscono il cielo e la terradeilìcati col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Urano e Ghe; cosi il sole, il tempo,ed altri naturali oggetti personificati forman tra loro untessuto <strong>di</strong> fatti che in sostanza contengono 1' or<strong>di</strong>ne cosmogonicodella natura, scritto nello stile della storia '. Sappiamoin fatti quanto era grande il genio degli Orientali <strong>di</strong>nascondere la filosofia sotto il velo delle allegorie e dellefavole misteriose '. Sappiamo altresì dall'antico citato scrittoreche i nominati oggetti naturali erano parimente presentatidal Gerofanle sotto allegoriche figure e racconti,con cui eran descritti i fe<strong>nome</strong>ni della natura, e 1' or<strong>di</strong>necosmico insegnato nelle orgie e nelle iniziazioni ^. Da tuttociò si desume che le ìnolte deità del paganesimo noneran poi tenute come tali nelle recon<strong>di</strong>te assemblee deimisteri, se non in quanto lo richiedeva la espressione allegorica:ma in sostanza vi si trattava della scienza dell'universoreputata importante, perchè non solo abbraccia le cosetutte che han rapporto alla sua forma e alla sua <strong>di</strong>sposizione,ma anche il problema della sua origine, della suaantichità, della sua durata e della sua fine. Io son pertantopienamente d" accordo con un moderno filosofo ^ nel1 Euseb. , Praep. Evang. , lib. ni, pari, ii, p. i.cap. X, p. 64- 3 Euseb., ]. cit.a Ved. Gebelin, sopra lo spirito al- 4 Boulanger, Antiquitè devoilée, lib.Ipgorico dell" Antichità : Estratto in, chap. i, de l'inslitutioii des mydcUAb.Cesarotti, Op. , Voi. x, stere» ec. Tom n, p. i, et suiv.


TAVOLA SETTIMA.ligcredere che siffatte questioni oscure non meno che interessantiformassero un dei segreti dei misteri, reputato nocivoa manifestarsi al popolo non solo dal santuario, madalle scuole ancora de' filosofi ', che non con tutti ragionavano<strong>di</strong> così suhlimi dottrine '.Questo stu<strong>di</strong>odell' universo conduceva d' altronde a renderconto dei fe<strong>nome</strong>ni, e delle rivoluzioni fisiche, e quin<strong>di</strong>a cercare il principio del òene e del ma/e, che è statoun problema per uomini sommi <strong>di</strong> tutte le età e <strong>di</strong> tutti ipopoli; mentre alcuni han confessato un Dio solo <strong>di</strong>spensatored' una giustizia terribile ed arbitro unico dei destinidell'universo, ed altri han dato alla Divinità uzi av\ersario,per introdurre il male in tutte le opere sue: massimache ebbe sede ra<strong>di</strong>cale in Persia, e quin<strong>di</strong> anche in altre-''regioni si <strong>di</strong>tfuse col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Dualismo. Trovandosi d'altrondel'uomo nel go<strong>di</strong>mento del bene mentre è circondatodalla luce del giorno, e nella tristezza quando n' è privo,prese da ciò il motivo d'immaginar due sostanze <strong>di</strong>natura opposta, all' impero delle quali si credè vicendevolmentesottoposto con supporre che 1 una <strong>di</strong> esse contribuissealle sue felicità, l'altra a' suoi mali. Quin<strong>di</strong> ne avvenneche le parole luce e bene <strong>di</strong>vennero sinonimi , comeanche tenebre e male. Tali furono i principali attributi della<strong>di</strong>stinzione de' due principj buono e cattivo, ammessi inmolte teologie, i quali furono la base principale del sistemaloro religioso. Ed è presumibile che ciò entrasse nellefavole, nelle cosmogonie, e nei misteri dell'antichità. Que-1 Bailly, Astron. anc., lib. vii, Jxvii, 3 Zend-Avesta, cap. ii, p. 3oi, ap.p 2o5. Creuzer , Symbol, und MjlLol-,a Plat., de Legib., llb. vii, p. 818. Tom. iv, § 3y, p. 269.


] 20 DEGLI SPECCni MISTICISta conclusione si trova appoggiata all' autorità <strong>di</strong> Plutarco 'e <strong>di</strong> Euripide da esso citato, il quale ha per massima che ilbene non sia separato dal male: miscuglio necessario perchètutto abbia il suo corso. Furon dunque dagli antichiammessi due Dei, soggiunge Plutarco ' , ma <strong>di</strong> natura e <strong>di</strong>potenza opposta , che portan 1' una verso la dritta , Y altraverso la sinistra, e che in tal guisa governano la nostravita, egualmente che il mondo sublunare, soggetto perquesta doppia causa a tanti cangiamenti ed irregolarità <strong>di</strong>ogni specie. L'uno <strong>di</strong> questi numi era riconosciuto col titolo<strong>di</strong> Dio per eccellenza, l'altro con quello <strong>di</strong> Demone.I Persiani, o Zoroastro che fu capo della religione loro,nominano il primo Oromazo , o Oronusd, ed il secondoAriman, <strong>di</strong>cendo che il primo è della natura della luce,r altro delle tenebre. Questa dottrina è <strong>di</strong>poi passata daimitologi ai legislatori, ai poeti ed ai filosofi. L'autore n'i'>-noto, ma 1' opinione è per se stessa sanzionata dalle tra<strong>di</strong>zioni<strong>di</strong> molti popoli, e consacrata per mezzo de' misteripresso i Greci come presso altre nazioni. Vi si riconoscein sostanza il domina dei principj opposti della natura, cheper la loro contrarietà producono il miscuglio del bene edel male. Aggiunge poi lo stesso Plutarco l'osservazione,che i Greci ne' tempi anche i più antichi ebbero per Iostesso principio il loro Giove, ed il loro Plutone, e questivedevasi come Serapide avviluppato da un serpente *.Un dotto Francese riflette a questo proposito che il serpenteè in tutte le teologie la forma simbolica del capo deiGenj delle tenebre, del Tifone, del Diavolo, dei Giganti,1 De Iside, p. 369. 3 IblJ., p. 370.2 Ibid.


TAVOLA SETTIMA. 1 11dei Titani, <strong>di</strong> Pitone nennico <strong>di</strong> Apollo, del Drago nemicodell' Agnello dell' Apocalisse , <strong>di</strong> Plutone , sovrano del cupobaratro infernale, del tentatore <strong>di</strong> Eva. Da queste nozionivien giustificata la mia supposizione che la figura posta inmezzo del Disco debba riguardarsi come un cattivo Genio,nemico del Genio benefico, e come un mostro infernale,quale viene in<strong>di</strong>cato dalle sue gambe partecipanti del carattere<strong>di</strong> serpente . Resta pertanto ad esaminare il perchè ilserpente fosse tenuto dagli antichi qual simbolo del GeniocattivoL' equinozio della primavera segnato dall' Ariete zo<strong>di</strong>acalefissa il principio del benigno influsso del sole sopra ilnostro globo terrestre , s\ iluppando nella natura il germeL della fecondazione , moderando i rigori della stagione iemale,portando sull'orizzonte un aumento <strong>di</strong> tempo luminoso,arrecandoci in somma quanto <strong>di</strong> buono possiamo desiderarsulla terra . Al comparire <strong>di</strong> questo segno , trovasinel globo celeste che si nasconde, l' opposto segno dellaBilancia e con esso la costellazione del Drasro che l'accompagna.Immaginaron pertanto gli antichi, che da tale equinozioincominciasse 1" influenza <strong>di</strong> quel Genio benefico ilquale, facendoci ricchi de" suoi benefizi, allontanasse da noii tristi effetti del cattivo Genio. Per opposta ragione: alcomparir della Bilancia nell' equinozio autunnale , sorgendonuovamente il Drago, noi ve<strong>di</strong>amo languir la natura, e sopravvenireuna stagione sgradevole e tenebrosa neh' allungardelle notti, quasi che un Genio maligno rivestito <strong>di</strong>dlesen<strong>di</strong>ianze del Drago venisse a privarci <strong>di</strong> quei beni:;iiieffetti che la natura gode ne' sei mesi che il sole si trattieneniaggiormentc sul nostro oiizzonte. È ({uesfo. perS. IL ,0


) 22 DEGLI SPECCHI MISTICIquanto mi sembra, il più felice sviluppo che dar si possaalle oscure favole cosmogoniche degli antichi Persiani ', lecui dottrine sul Genio buono e sul cattivo furon poi adottatee trasmesse in altre anticjie religioni, come ho accennatoin principio. Par dunque che nasca <strong>di</strong> qui ogni opinionesul cattivo Genio, e sul <strong>di</strong> lui soggiorno nelle tenebre, e sulla <strong>di</strong> lui formale rappresentanza partecipante delserpenteEcco in qual maniera do conto per ora del cattivo Geniomostro infernale che vedesi nel mezzo del Disco espostoin questa Tav. VII. E siccome in altre tavole <strong>di</strong> questi E-truschi monumenti s' incontrano simili mostruose figure,così ho luogo, illustrandole, <strong>di</strong> provare più estesamente econ chiari ducumenti ciò che ora propongo. Resta tuttaviada esaminare come questa che illustro sia emblematica delcattivo Genio e d' un demone infernale, e nel tempo stessoun <strong>di</strong> quei spiriti immaginati che i Gentili chiamaronGigantiL ira giusta <strong>di</strong> Dio fu sempre temuta dagli uomini <strong>di</strong>qualunque religione . E stata anche ispezione de' sacri ministriil rammentarla nelle ammonizioni verbali, e '1 niantenerlapresente alla memoria degli uomini per mezzo <strong>di</strong>simboli, <strong>di</strong> allegorie, e <strong>di</strong> altre opere dell'arte. Leggiamoin Clemente Alessandrino il più volte da me citato <strong>di</strong>scorsoche dal Gerofante facevasi agi' iniziati nei misteri , coitermini seguenti : w Se volete incammiiiarvì per la sicurastrado, pensate sempre che i %' ostri passi sono osservati dal-1 Ved. il Trattato del Bcausohre sul libri sneri <strong>di</strong> ossi, compresi ncl-MaiiiclieismoPcjnplIo dell HvJe sul- la collezione iiDiiiin:ita Zeii(t-A>c-1 antica reii^i()ile de Peisìaui , e i sta.


TAVOT.A SEUrMA. 1 JOl' unico Re del mondo. Egli penetra tutto ^ né puh a/cunosottrarsi a' suoi sguar<strong>di</strong>a '. Io mi do a dubitare, come altrovene ho fatto cenno, che trai segni da Cicerone ad<strong>di</strong>tatiin uso presso gì' iniziati, per mezzo de' quali essi riducevansia memoria la massima , che xmendo bene, si assicuravanouno stato migliore dopo la morte ^, egli vi contasseanche gli Specchi sacri, mentre io ne vedo rappresentatiin mano degl' iniziati, allor quando si mostrano occupatinelle religiose cerimonie <strong>di</strong>pinte nei vasi fittili '*; talché inquesti specchi trovar si debbe qualche segno personificato(come solevasi ) della Divina giustizia. E siccome varj in<strong>di</strong>ziconcorrono a provare che il Disco sacro, <strong>di</strong> cui trattoin questa Tav. VII^ sia del genere <strong>di</strong> quei che vedunsi <strong>di</strong>pintinei vasi; così credo che per confermarmene sia dacercarsi se anco il soggetto ivi espresso corrisponda a quantosuppongo figurato in quelli dei vasi suddetti.Trovo pertanto nelle sacre scritture che allorquando ilSignore volle minacciar Babilonia dell' ira sua, proferì perbocca del Profeta Isaia le seguenti parole « f^erranno i Gigantiper adempire ilmio furore, e goderanno neW arrecarvidei danni >> "^i così voltano i Settanta, mentre dalla Volgatane abbiamo la seguente interpetrazione: w chiamai imiei forti nelV ira mia, esultanti nel rendermi trionfante. «Mi sembra dunque che questo passo debbasi considerarecome una enfatica orientale espressione, che prende forzadal rappresentare i Giganti come ministri dell' ira <strong>di</strong> Dio-La voce ebrea Neslnlim usata dalla Scritlura in significato1 Cohoit. ad Grnles, p. 4*^- altrovp alla sor v.•2 De Loi;ib., ]ib. ii , § vni, p. \'j.\. Is.iia , cap. \in , it 3.3 Veti, ser vi, ta\. G, uum. f^, e


• • inl'eruiim124 DF.GLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong> Giganti ytyavr:; è tradotta dall'Aquila irruentes JrtovTs.:,versione che esprime tutta la forza della voce ebrea, significantenemici impetuosamente scagliantisi, o facenti impetoin altri '. ISon <strong>di</strong>versamente furono considerati i Gigantidel gentilesimo, descrivettdoceli Ovi<strong>di</strong>o come nati dalla terra,smisurati mostri insubor<strong>di</strong>nati, che ar<strong>di</strong>ron persino muovergu


p.TAVOLA SETTIMA.» -^fa espressamente che le armi dei Giganti non eran ch^sassi e tronchi accesi <strong>di</strong> quercia, ed aggiunge anchegli chein volto comparivano spaventosi perchè coperti <strong>di</strong> pelamele teste e le gote ', quale appunto ne ve<strong>di</strong>amo l'effigie nelDisco . L' esser poi detti figli della terra, combina coir esserlistati dati dagli artisti i serpenti per gambe ^; poichéil serpente mancando <strong>di</strong> pie<strong>di</strong> è fra gli animali il più aderentealla terra. Nella presente figura, come in molti deiGiganti <strong>di</strong> simil fatta, espressi specialmente in sarcofagi e<strong>di</strong>n lucerne fittili, viene aggiunta alle gambe serpentine ^ lacoda falcata <strong>di</strong> pesce. Più ragioni, cre<strong>di</strong>o, posson concorrerea darne motivo. Le acque, per via d' esempio, sottok quaU <strong>di</strong>cemmo essere oppressi i Giganti, e per frequentarle quali fa d'uopo aver natura piuttosto <strong>di</strong> pesce che<strong>di</strong> serpente. Qui nel Disco son rappresentate queste acqueanche dal tortuoso ed ondeggiante ornato che ricorreattorno attorno vicino al suo lembo: ornato che \iene usatonei monumenti ogni volta che voglionsi rammentate leonde dell'acque. ^ Dunque il mostro corredato, come sivede, <strong>di</strong> pistrici e d'acque potria <strong>di</strong>rsidel genere de" Tritoni.Ed in vero noi ve<strong>di</strong>amo negli antichi sarcofagi, e specialmentenelle urne etrusche <strong>di</strong> Volterra, frequentatissimii mostri marini probabilmente allusivi al transito per maredelle anime trapassate da questa vita alle Isole fortunate \i Apollodor., lib. I, p. 19. co Astronom., Voi. it, p. i4a.a Ovid., ]. cit. ,r. 36'.E la ser. i, <strong>di</strong> (juesl' opera , tav.3 Gori, Mus. etr.,Toin. iii, ci. iii, v, p. 4o.'•'b '" 5 Cornei a Lnpid. in Genesim, cap.4 Vedasi una mia memoria ripor- x, *. 4, p i3J. Ved. scr. 1. lav.lata dal Sig. Barone <strong>di</strong> Zack nel- wi ,. ijj.la sua opera inlit. Correspotiueu-


126 DEGLI SPECCHI MISTICIMa è altresì da notarsi che la magi^ior parte <strong>di</strong> questi mostriespressi nelle urne etrusche <strong>di</strong> Volterra, han caratterid' orrida fierezza, or con ali spaventevoli, ora con sassi inmano, or con faci, or con gladj e con altri mici<strong>di</strong>ali strumenti,adattati ad esprimer piuttosto i ministri <strong>di</strong> punizioneche i condottieri delle anime agli Elisi. Scrissi in altramia opera ', che da in<strong>di</strong>zi tali si può congetturare esserquesti i mostri orren<strong>di</strong> che da Virgilio ^ e dai mitologi so- ,no assegnati ali ingresso dell'inferno come altrettanti ministridella <strong>di</strong>vina giustizia contro i colpevoli: mi confermoin questa opinion- vedendo, che oltre questi mostri checome il nostro partecipano del marino e del terrestre, sonoanche frequenti nelle urne <strong>di</strong> Volterra i Centauri, ^ ele teste <strong>di</strong> Medusa, ed altri mostri descritti da Virgilio inquel tremendo ingresso infernale; ed è perciò che io li credogeneralmente mostri infernali, effigiati nelle urne cinerariee negli Specchi sacri, per rammentar che l'ira <strong>di</strong>vinaè pronta sempre a punire coloro i quali non vivonosecondo i savi precetti del Gerofante pocofa rammentatonel parlar dei misteri. Nella Serie delle anzidette urne etruschepiù chiaramente io tratto <strong>di</strong> quest' articolo interessantedei mostri infernali. Al proposito del presente Discodebbo aggiungere non esser facile assegnare il vero motivo<strong>di</strong> quelle onde esclusivamente da quei più che ho accennati.E però vero che in questi Dischi par che gli antichiabbian voluto presentare alla mente dello spettatorepiù argomenti compen<strong>di</strong>ati in pochi simbolici segni , dei« Iiighiraini , Ossor\a/,ioni sopra t mani, p. 5y.iiioniitn. ani. utiìiì ali" op. iiiiit. a Antieid., lib. vi, v*. 286.I/lliliì avanti il iloini(i!iio de Ro- 3 VcJ. ser. i, tay. ix , p. loi.


TAVOLA SETTIMA.'-7quali non è da sperare che noi possiamo <strong>di</strong> tutti ugualmentetrovare un felice sviluppo.E che mai dunque vorranno significare nel mostro <strong>di</strong>questo mistico Specchio, come in tutti i Tritoni ed altrimostri marini, quelle code <strong>di</strong> pesce voltate sempre in aria,e sempre fuori dell' acqua mentre galleggiano sull' onde ?Leggesi nei trattati d' astronomia dei Lalande, e Bailljr"che la mitologia può essere in gran parte originata dalleosservazioni astronomiche delle costellazioni, e <strong>di</strong> ogni altrocorpo celeste '. Né io credo spregevole quel sistema,purché si liiniti al semplice parallelo fra alcune favole orappresentanze dell' arte, ed alcune astrologiche osservazioni. Ammessoun tal metodo e volendolo applicare in particolarea spiegar questo Disco, è a proposito il <strong>di</strong>videreun planisfero celeste in due sezioni al circolo dell'Eclittica,quale suol sud<strong>di</strong>vidersi in do<strong>di</strong>ci parti che comprendono ledo<strong>di</strong>ci costellazioni del Zo<strong>di</strong>aco, e <strong>di</strong> nuovo aggruppar questein due <strong>di</strong>\ isioni <strong>di</strong> sei costellazioni per ciaschedunanominando per comodo 1 una <strong>di</strong> esse parti 1' emisfero luminosoche comprende l'Ariete, il Toro, i Gemini, il Cancro,il Lione, la Vergine; l'altra f emisfero tenebroso checomprende le Bilance , lo Scorpione , il Sagittario , il Capricorno,l'Aquario e i Pesci. xVccenno per luminoso quelremisfero compreso fra i due equinozi che ha i giorni piìilunghi delle notti; e per tenebioso quello che trovasi al<strong>di</strong>sotto della linea equinoziale, e che contenendosi in essole due stagioni autimnale ed iemale, ha le notti piìi limghedeigiorni.1 Baillj: Ilistoire de lAslronom. «ntitiiiie, livr. iv, ^ n, p. r;3.


! 28 DEGLI SPECCHI MISTICIÈ importante ancora il premettere che gli astrologi sole-\aii <strong>di</strong>videre i segni delle costellazioni zo<strong>di</strong>acali in tre particomprese nel solo spazio <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci gra<strong>di</strong>, e perciò nominatedecani. Quin<strong>di</strong> essi traevano il loro oroscopo non solodai segni zo<strong>di</strong>acali, ma dalle costellazioni ancora estrazo<strong>di</strong>acaliche trovatisi combinate nel predetto spazio deldecano. Senza <strong>di</strong>partirmi dalla premessa che il mostro <strong>di</strong>questo Disco abbia una provenienza orientale, trovo fra lecostellazioni la Balena che dalla maggior parte degli astronomiviene in<strong>di</strong>cata col generico <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Cetos ' che vaimostro marino, <strong>di</strong> qualunque specie egli sia ', e smisuratopesce, e in conseguenza metaforicamente il pesce del mare.Nella sfera Persica trovo che questo mostro col <strong>nome</strong><strong>di</strong> Pi'scis ex mari vien situato nelf emisfero eh' io nominotenebroso, poiché vi leggo che la sola coda partecipa delprimo decano dell'Ariete. L'espressione del dotto AlDen —Ezra è concepita in questi termini Cauda Piscis ex mariinstar viperae in felle ^ . Se il presente mostro provienedall' immagine della Balena celeste, debbe aver la coda qualvipera irritata che s'innalza sulle sue spire; ed ecco in qualmodo, cred'io, si è immaginato dagli artisti <strong>di</strong> figurar questomostro colla coda inalzata. Con questo principio misembra che si possa dar conto <strong>di</strong> tutta la sua struttura.Le gambe che partecipano del serpe par che prendanmotivo e dalP immagine Persiana che 1' assomiglia alla vipera,e dal <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Drago dato a quella costellazione in1 Germ-in., Caes. in Arai. Pliaenom., 2 Arai., e. 6/{c}.Commentar., p. 82. Nomi., lib. 3 Abon Ezra, spher. Persie Aries,XXV, i'. \±?). Arai., v. 354- Proci., Decaiiuscuji. 16.


TAVOLA SETTIMA.Il'ypiù trattati <strong>di</strong> astronomia ' . Bayer nella sua urauometria<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> pili, elle gli asterismi <strong>di</strong> questa costellazione ricliiedonpiuttosto che vi si rappresenti il drago marino, che labalena; giaccliè varie sfere antiche, e varj monumenti trovatia Roma le danno questa figura ^. In fatti noi ve<strong>di</strong>amoche tal mostro in qualunque maniera venga efllgiato,non manca peraltro del carattere <strong>di</strong> serpente e <strong>di</strong> pescenelle sue inferiori estremità, come nel nostro si vede: esiccome fra i molti nomi eh' ebbe questa costellazione vi fuancora quel <strong>di</strong> Leone ^, cosi par che vi si conformi 1' artistache ha dato al mostro del Disco non solo un aspettoferino qual si conviene più al lione che all' uomo , mainluogo <strong>di</strong> barba lo ha contornato <strong>di</strong> certa criniera e <strong>di</strong>gran<strong>di</strong> orecchi, quasi vi fosse realmente effigiato un lione.E poiché Arato nomina questa costellazione il gran mostro^, così gli artisti han dato a tal chimerica figura ognimostruosa forma che loro cadeva in idea, purché peraltropartecipasse in modo speciale della qualità <strong>di</strong> leone, <strong>di</strong> serpentee <strong>di</strong> pesce ( come abbiamo veduto ) , e nel tempostesso <strong>di</strong> quella dei Giganti eh' erano i mostri più 'erribilidegli antichi, mentre osaron perfino far guerra agli Dei.Partecipa degf in<strong>di</strong>cati caratteri <strong>di</strong> pesce, <strong>di</strong> leone, <strong>di</strong> dragoe <strong>di</strong> potente Gigante anche 1' orrida bestia mistica dell A-pocalisse che avea la potestà <strong>di</strong> far guerra ai Santi, e chenon apriva bocca se non per bestemmiare Id<strong>di</strong>o ^, e dellaquale l'immacolato Agnello avrebbe un giorno trionfato °;1 Vid. Caesii, C.ipI. astron.,p. 2?.5. > i a.a Kirk. , Oe<strong>di</strong>p. , Tom. n,p.irs. ii, f\ Iliid.p. 199- 5 Apocalyp. , cip. xiii , v. 3, 7.3 Arai. , i'. Cac). t'Uig ni-ii;li, p. 110- 6 Ibid., cap. xiv, e. i.S. IL, 7


IJO DEGLI SPEDCHI MISTICIe in questo animale appunto è figurato il demonio infernaledelle sacre carte ribelle al suo Dio, come interpetranoi nostri teologi ' . Ma si tengano pure per ambigue variecircostanze della mia spiegazione, semprechè mi si possaaccordare che la figura del Disco in<strong>di</strong>ca un Gigante, mostroabitatore del tenebroso baratro infernale, che avendoin mano smisurati sassi in atto <strong>di</strong> scagliarli, sembra esserpronto a punire con essi chi è colpevole al cospetto <strong>di</strong> Dio.La forma <strong>di</strong> questo Disco è <strong>di</strong> una tazza manubriataavente maggior concavità che non ne sogliono avere i consuetiSpecchi sacri <strong>di</strong> questa mia raccolta ; sicché a <strong>di</strong>fferenzadegli altri incapaci <strong>di</strong> contener liqui<strong>di</strong>, cerne <strong>di</strong>cemmo,per la superficie loro quasi piana del tutto, questopuò <strong>di</strong>rsi un recipiente perchè concavo a suiEcienza a taluopo. jMa s' io lo considero già usato a versar liqui<strong>di</strong> sulleare nei sacrifizi, come potrò spiegare al curioso osservatorela ragione <strong>di</strong> quelle tre fermezze appuntate e ritorteche vedonsi al lembo <strong>di</strong> esso, e vicine al manubrio? e dellealtre due attaccature che stanno verso il labbro dallaparte superiore? Certo è che tali aggiunte non servironpe' liqui<strong>di</strong> , né per veruno <strong>di</strong> que' commestibili che con lesupposte patere manubriate <strong>di</strong>cevansi gettati nelle are peroiTrirsi agli Dei '. Winckelmann vide questo bel monumentoin <strong>di</strong>segno fra quei delle patere etrusche preparate dalCori per pubblicarsi, e ne pubblicò egli stesso anticipatamenteun esemplare copiato da quello del Gori '; ma tol-I Calrapt, Comment. in Sacr. Script-, 3 Winck«>]mann, Monum. ant. inrd.,Tom. vili, Apocalj p, cap. xiii , p. p;irt. ii, cap. xxxiii , p. lao, uuni.875. i56.a Ved. p. 4:^, e 43.


TAVOLA SETTIMA.l3lrene alcune particolarità del manico, delle quali tratterò asuo luogo, egli tace affatto del monumento, e soltanto lonomina come patera antica. Il Biancani che parimente videla nominata Goriana raccolta de' <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> patere , non nefece alcun caso nelle sue memoi"ie che preparò per questeanticaglie ; altrimenti il Ch. prof. Canonico Schiassi esattoespositore <strong>di</strong> quanto ci ha lasciato il Biancani su questoparticolare, non avrebbe trascurato <strong>di</strong> darcene conto. IlLanzi che pur gli vide e gli citò ', tace <strong>di</strong> questo,- sebbenci avverta che Winckelmann ci annunziò la collezione Goriananel pubblicare in rame il monmnento del quale iotratto. Né io dovrei cimentarmi a scriverne dopo che sigran<strong>di</strong> uomini lo passarono sotto silenzio. Ma in un' operacosì estesa come la mia, nulla si dee preterire; talché senon sarà utile quanto scrivo in questo proposito, varrà moltoil rame che io ne do a vantaggio <strong>di</strong> quei che son piùilluminati in queste materie: mentre qui troveranno anclieil rovescio del monumento che né Winckelmann, né altrihan dato mai alle stampe; e quello che Winckelmann hadato, assai si allontana dal suo originale. Appiè del medesimotrovo memoria che fu <strong>di</strong>ssotterrato in Pozzuolo. La suamisura eccede in grandezza quanti Dischi manubriati si videroin metallo fino al presente.Tutte queste notizie non somministrando alcun lume aconoscere 1' uso delle in<strong>di</strong>cate fermezze, ricorro ad alcunemie congetture. Le vedo sovrapposte alla parte concavadel Disco: dunque poteron esse tenervi fissato un (jualchesolido che incastravasi forse in quel vuoto, e veniva nella) Laazi , Sagg. <strong>di</strong> Ling- cir., Tom. ii , p. 219.


102 DF.GLI SPECCHI MISTICIparte superiore ad essere aderente alle fermezze medesime.La fis^ura del Disco è simile nel contorno agli Specchi degliantichi, perchè rotondo e manuljriato ,qual ^ edesi inmano della donna alla Ser. V, Tav. XIX e dell uomo Tav.XXI, e Ser. VI, Tav. M^ num. 6, ed R num. i. Qui mirammento che il Caylus in<strong>di</strong>ca fra' suoi monumenti alcunispecchi piani <strong>di</strong> figura circolare, senza manubrio, né cornicealcuna alf intorno , e nella parte loro posteriore <strong>di</strong> formaarcuata quasi che fossero una sezione <strong>di</strong> un globo 'come nel corredo de' miei monumenti si vede ^. Questi peresser posti in opera ad uso <strong>di</strong> specchi, dovean certamenteincastrarsi in un qualche recipiente manubriato per poterlitenere in mano; e il recipiente dovea necessariamente averedelle fermezze per ritenere stabilmente la piastra delmetallo speculare. Ora siccome io vedo che la parte oppostaallo specchio esibito dal Caylus è precisamente della formastessa del concavo che presenta il Disco, cosi io possosupporre che siffatte lastre metalliche speculari si ponesseroentro il vuoto dei Dischi simili al presente, e con le in<strong>di</strong>catefermezze vi si tenessero stabili . Comunque ciò siaegli è certo che manca all' enunciato specchio del Caylusun continente, come al vuoto del presente Disco un contenuto,ed è congetturabile che uniti insieme i due oggetti,potrebbero formare un vero Specchio; onde non è cosadel tutto fuor <strong>di</strong> raarione il credere che l'uno sia stato fattoper r altro. Sappiamo, è vero, che queste masse metallichespeculari alcune volte si racchiudevano in certe custo<strong>di</strong>efatte a libretto, come ce ne avverte lo stesso Caylus ^;ì Cnliis, Tìi-ruril d" Aiitiq. Egvpt. 3 VeJ. ser. vi , tav. N, nuia. 5.Gi'cc. et Koni.. Tom. Ili, pi. L.\i\i.\. 3 ivi.


TAVOLA SETTIMA. '33ma ciò non esclude che siano state apposte anche ai Dischinianubiiati. Ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> fatto in più vasi <strong>di</strong>pinti alcuniDischi in profilo <strong>di</strong> una considerabile grossezza e quasi similiad una scatola rotonda: e non poteron questi contenereuna delle accennate masse metalliche speculari? • Si osservilo specchio che ha in mano la donna Ercolanese dame esibita ' , e si troverà che non tutta 1' area del pianocircolare è liscia qual si conviene ad uno intiero specchio,ma ui>a parte più centrale è <strong>di</strong>visa per una lineaconcentrica dalla parte esteriore che la circonda : dunquegli specchi degli antichi là nella Magna Grecia, ove trovaronsie i vasi e le pitture e il Disco che illustro, annettevanoallo specchio una certa cornice che io suppongo essereo la periferia del Disco, o altr' oggetto retto dalle in<strong>di</strong>catefermezze che vi si vedonoEsposta questa mia congettura, dell' apposizione d' unospecchio amovibile al nostro Disco, mi si domanderà perchènel fondo del recipiente vi si veda una figura? Rispondo,che supposto il Disco usato per sacro rito potè aver piùsignificati, ed essere adoprato in più maniere, come gli altrisacri Specchi più semplici da me già esposti, che a miocredere, si tenevano in mano (come vedesi nei vasi <strong>di</strong>pinti) ,per ponderarne or la parte dritta ov' era lo Specchioor la parte opposta ov' erano le figure.•''Suppongo ancorache il vuoto <strong>di</strong> questo Disco, che a <strong>di</strong>fferenza degli altri èprofondo in modo da servire <strong>di</strong> recipiente, sia slato effettivamentein uso per libazioni. Me ne conferma altro Di-1 Alibil<strong>di</strong>ingon, zu Crnuzors Symbo- 2 Ved. ser. vi, tav. M, niim. 6.lik und Mytliologie der alien Voi. 3 Yrd. la spiegazione della lav. \m,Ker., laf. ix. alla s< r. v-


l34 DEGLI SPECCHI MISTICISCO manubriato ( che parimente riporto ) ', il quale è costruitoquasi nella medesima guisa, ad eccezione che nonha le fermezze <strong>di</strong> questo, ed ha <strong>di</strong> piìi un beccuccio cheindubitatamente lo manifesta un utensile atto a versare deiliqui<strong>di</strong>. Quanto io <strong>di</strong>co par che favorisca 1' opinione <strong>di</strong> coloroche sostennero, (e forse anco taluni tuttora sostengono,)che i Dischi manubriati sono in origine le patere degliantichi. Ma se ammetto in questo la capacità <strong>di</strong> contenerliqui<strong>di</strong> per la sua sufficiente profon<strong>di</strong>tà, non posso ammetterloin quei che vedonsi d' una superficie affatto piana,come son per esempio i molti de' quali esposi il profilo allaTav. V, num. i. Nel trattare <strong>di</strong> quei che spettano ai numeri2 e 3 della Tav. stessa manifestai la mia osservazionesulla sfericità che incontrasi nel profilo <strong>di</strong> molti Dischi, laquale più o meno sensibilmente si mostra nella maggiorparte<strong>di</strong> essi.Alle dottrine recatevi debbo aggiungere, che siccome hocreduto che i Dischi sacri prendessero origine dal celebrevaso Persiano in<strong>di</strong>cato col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Condy da Nicomacopresso Ateneo ', così ricorro <strong>di</strong> nuovo a quello per vedernecol Disco attualmente in esame tutta 1' analogia. In quellopertanto consìderavansì ì miracoli degli Dei e quanto si generasulla terra , e con esso facevansi le libazioni: cosi A-teneo ^. Il Disco in esame par che abbia contenuto lo Specchiosacro, nel quale, come pur <strong>di</strong>ssi ^, per la roton<strong>di</strong>tàdella figura e per la levigatezza della superficie, consideravansila Divinità del Creatore ed i portenti dell" universocreato. Tolto da esso lo Specchio che dalle fermezze cono-1 Ved. ser. vi, tavv. O, e P 3 Lib. xi , cap. lv, p. 269.a Ved. p. 88. 4 Ved. p. ^.


TAVOLA SETTIMA. 1 55scesi essere stato amovibile, si dovea vedere il Gigante nelquale consideravasi la giustizia <strong>di</strong>vina l'iserbataci in una vitafutura; articoli <strong>di</strong> considerazione spettanti ai misteri. Puòavere ilGigante anche un cosmogonico simbolico significato,ed è lo sconvolgimento della natura per mezzo dei fulmini,dei tuoni e delle tempeste, o d altri simili flagelli rappresentatiper mezzo de' Titani o Giganti ministri <strong>di</strong> Giove,s'?condo le dottrine Orfiche ed Esiodee '; il che spetta alsistema della natura ed alle sue varie accidentalità. Ma ilvaso in<strong>di</strong>cato da Nicomaco fu anche in uso per libazioni:ed io suppongo che lo specchio si togliesse dal Disco quiesposto per far <strong>di</strong> questo utensile una patera sacrificiale, oche almeno come tale ne avesse la rappresentanza.È da sapersi che il vaso aperto , o coppa o patera che<strong>di</strong>r vogliamo, fu dagli antichi destinato a simboleggiar piùcose: né potendo io penetrare con precisione quali fosserole considerate particolarmente nei misteri per mezzo degliSpecchi sacri che <strong>di</strong> patere han sempre più o menocarattere nella loro concavità, pure ne accenno alcune chemi paiono le più analoghe alle altre circostanze <strong>di</strong> questosacro utensile. Prepongo a tutt' altro la massima degli antichitramandataci da Vitruvio, cioè che tutte le cose innatura traggano la loro esistenza dall' umi<strong>di</strong>tà del liquore '.Da questo principio vedesi derivato 1' ossequio per i vasiche contengono i liqui<strong>di</strong>, e così viene spiegata la ragioneperchè i sacerdoti in Egitto portatisi al tempio tenendo inmano un' idria d'acqua, ringraziavano il Cielo del benefìziche sparge sulla natura a nostro vantaggio, come nana lo1 Vid. Kanae , Fab. Cosmog.. p. 87, 2 Vitruv. , traci, del Galiani. Prefa/..,et se^. al iil). vm, p. 3oi.


l36 DEGLI SPECCHI MISTICIstesso Vitriivio '. Osserva il eultissimo Creuzer ' che il passair^io<strong>di</strong> Vitrusio è <strong>di</strong>chiarato con molta luce da Firmico,il quale insegna che gli abitatori d' Egitto tributarono venerazioneall'acqua dalla quale ricevevano benefizi, talchésupplicavano colle acque, e le veneravano con superstiziosacontinuazione <strong>di</strong> voti ^: racconti che vengono confermatida Clemente Alessandrino ^, da Sinesio ^, e specialmenteda Apuleio, il quale narra in particolar modo la processioneEgiziana ove dal sacerdote portavasi una umetta pulitamenteincavata, con fondo rotondo, ed effigiata esteriormenteda figure ; il cui orifizio elevato alquanto dal restodel labi'o, formava un lungo rivolo. ® Si noti che Apuleioparla della venerazione degli Egiziani pel vaso atto a contenerela in<strong>di</strong>cata umi<strong>di</strong>tà ^ e tace pei <strong>di</strong> questa umi<strong>di</strong>tà;dunque il vaso stesso rotondamente incavato, com' egli <strong>di</strong>ce', era per essi un oggetto venerabile e sacro; <strong>di</strong> che abbiamopiù chiara conferma dallo stesso Apuleio il qualenomina quell' umetta: effigie venerata del Dio d'^ Egitto, felicitanteil seno del sacerdote che la trasporta. Io dunquepotrei sospettare che la tazza manubriata con beccuccio *fosse qualche cosa <strong>di</strong> anali:)go al vaso Egiziano da Ajjuleiodescritto . Ma senza indagare particolarità si minute ,possiamostabilire che sicuramente gli antichi ebbero tazzemanubriate delle quali servironsi come patere per i lorosacrifizi e libazioni. Il monumento proposto dal Ch. Sig.) Ibid., p. 3o3. 5 Encom., p. y3-1 Dionys., p. 212. 6 Apul., Metamorph, lib. xi, p. 793.3 Firinic, De errore profanar, re- 7 L'inula faberrime cavata fuiulolig., p. 3. (fiiain rotando. Apul., 1. cit.4 Siromai. iv, p. -38. 8 Vrd. sor. vi, lav. O , e P.


TAVOLA SETTIMA. 1-^7Prof. Ciampi ' n' è un esempio sufficiente ;poiché in fattinoi troviamo pe' musei varie tazze manubriate che a quellasi ravvicinano ': ma bene osservate, han certi caratteri chealquanto le <strong>di</strong>versificano dal Disco <strong>di</strong> questa Tav. VII, eancor più dal resto dei Dischi manubriati che io riconoscoper sacri Specchi. In queste tazze manubriate si trova costantementeil manico terminato in una testa d' ariete , enon già <strong>di</strong> cavriolo come terminan quei degli Specchi sacri.Se il cavriolo, come già provai, allude a Bacco ^, aMercurio è de<strong>di</strong>cato 1" ariete. Il Lanzi spiegando in un suonis. il monumento Borgiano ^ che ho posto alla Tav. Odella Ser. VI, ne trova ragione plausibile nella protezioneche a Mercurio si assegna dall' autore degf inni omerici inquel verso che lo <strong>di</strong>chiara pastor dei greggi ^: né per altraragione egli crede che gli antichi statuari lo figurasserocon pelle d'ariete, or sotto il braccio, or sugli omeriond' ebbe il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> y.^^iòoopo; ^, <strong>di</strong> che più luminoso esempionon saprei addurre <strong>di</strong> un'antica corniola incisa, ovesi vede IMercurio con caduceo nella destra, e con pateranella sinistra, entro la quale è la testa d'ariete >, come sitrova nei manichi <strong>di</strong> queste patere manubriate, delle quali1 Ved. ser. vi , tav. M, num. 2. /Camilli che preparano altri oggettida sacrifizio, in<strong>di</strong>cano chela tazza portata in mano da un<strong>di</strong> loro spettala a questa funzione.a Di queste ho parlato a p. 98 , e neho esibito V esempio alla tav. Q,num. 5.3 Ved. p. 5G.ò. //.4 Manoscr. esistente nella R. Galleria<strong>di</strong> Firenze.5 Hymn., in Mere., r. 568.6 Pausan., Boeotic., cap. xxii, p. ^52.^ Ved. ser. vi , tav. RI , num. 4-Questa figura è stata da me copiatada un'impronta che gentilmentemi ha favorita il Nob.Sig- /"rancesco Glohert possessore<strong>di</strong> questo singoiar monumento.18


.38 DEGLI SPÈCCHI MISTICIora tratto • Unaltra circostanza che gli <strong>di</strong>versifica dai Dischiin bronzo eh" io riconosco per sacri Specchi, è l'ornatocostantemente dalla parte concava dell' utensile, mentrei sacri Specchi V han sempre dalla parte convessa ; comealtrove ne ho proposta 1' osservazione ' . Altra circostanzavariante son le figure che non s'incontrano quasi mai inqueste tazze, mentre i Dischi speculari le han quasi semprenel loro rovescio. La profon<strong>di</strong>tà loro è pure da considerarsicome circostanza che le <strong>di</strong>versifica dai sacri Specchi . Asserìil Lanzi aver veduti <strong>di</strong> questi ultimi monumenti conmolta profon<strong>di</strong>tà ' ; ma si noti eh' egli nomina patere tantogli Specchi sacri quanto queste tazze manubriate; e intal caso non era ftiori del vero, poiché mischiate le tazze,che son queste delle quali io tratto, coi Dischi per i qualiintendo i sacri Specchi, troveremo quelle esser profonde,sebben questi non sieno. Di più è anche notabile che seper le teste <strong>di</strong> cavriolo si conoscono i Dischi spettare aBacco, dovremo <strong>di</strong>re che le tazze manubriate spettano adaltro culto in<strong>di</strong>candolo la testa d'ariete.Conclu<strong>di</strong>amo da ciò che oltre i Dischi manubriati chefurono sacri Specchi ed oggetti servibili alla pura memoria<strong>di</strong> massime filosofiche, e non punto ad usi meccanici e manuali;e oltre le patere da sacrifizio che furono senza manico,usate meccanicamente a versar liquori sulle are edaltrove per libazioni ed offerte, vi fu un altro genere <strong>di</strong>monumenti che alcuni antiquari per similitu<strong>di</strong>ne d'utensilechiamaron cazzarole. Uno <strong>di</strong> questi utensili ch'io riporto^fra i monumenti <strong>di</strong> corredo si mostra costruito in modo1 \ed. tav. IV. p. Sj. 3 VeJ. ser. vi, tav. N, nuni. /j.2 Ved. [I. ^3. uot. 4-


TAVOLA SETTIMA. Uyche per avere un manubrio piano e sottile non poteva terminarein una testa d'ariete, la quale richiede un prominenterilievo : quivi osservo che la testa <strong>di</strong> quell' animalenon vi è trascurata, ma è posta sull' attaccatura del manicoalla tazza, sebbene per la convenienza del recipiente vi stiaimpropriamente, occupandone goffamente una porzione.Dunque è da risolvere per l'esposte osservazioni, che questivasi manubriati eran de<strong>di</strong>cati al culto <strong>di</strong> Mercurio esclusivamentedalle altre deità, oppure ebbero con Mercurioimme<strong>di</strong>ato rapporto. Il giovine con patera manubriata inmano che pone il Ch, Sig. Ciampi per osservarsi, e da meinciso, trovasi in un sarcofago gentilesco situato nel Campo-santo<strong>di</strong> Pisa: il resto del b. r. presenta un sacrifizio <strong>di</strong>un vitello che, secondo Ovi<strong>di</strong>o, è offerto a Mercurio ', e intal caso la mia opinione ha un appoggio in quest' esempio.Osservo ancora che d' innumerabili patere sacrificialiche vedonsipe' musei, e in natura e in monumenti presentate,pochissime son quelle che sì trovano in foggia <strong>di</strong> tazze manubriate,e questa proposta dal Sig. Ciampi è fra le rare chesi vedono messe inopera nell" accennato monumento. Nessuna<strong>di</strong> queste tazze ha caratteri decisi <strong>di</strong> remota antichità;ed il sarcofago dov'è scolpito l'esibito anaglifo si manifesta,pe' caratteri della scultura', dell' ultima età del paganesimo.Ma perchè mai si pensò a far tazze manubriate ad uso<strong>di</strong> patere da sacrifizi con emblemi del solo Mercurio, mentregli altri Dei non ebbero particolari patere per le offerteche loro si fecero? Io non so penetrarlo, non somministrandomeneveruna ragione l'antichità scritta, né la figuiMelam. , lib. iv, v- ySS.


l4oDEGLI SPECCHI MISTICIrata. Solo io congetturo che tar<strong>di</strong> e da poclii per sacrifizie funzioni che a Mercurio ebbero relazione, si fecero patereinanubriate <strong>di</strong> simil fogg^ia , e si costruirono a moltasomigHanza coi sacri Specchi. Stabilitane l'epoca, sitrae dallastoria che i misteri pagani ebbero delle vicende <strong>di</strong> degradazionee <strong>di</strong> risorgimento, tanto che quando il politeismopresso la sua caduta, volle ancor combattere la ReligioneCristiana, ripristinò quanto i misteri ebbero <strong>di</strong> piùimportante, quanto la filosofia ebbe <strong>di</strong> più elevato ', e sipretese <strong>di</strong> scusar colf allegorismo le assur<strong>di</strong>tà introdotte nelpaganesimo, richiamando a nuova pratica le cerimonie piùantiche <strong>di</strong> quello ". Premesse tali storiche notizie, non dobbiamoesser meravigliati vedendo negli ultimi monumentidel politeismo alcuni usi , alcuni simboli , alcune maniere<strong>di</strong> esprimere, alcuni utensili, alcuni segni non usati per loinnanzi dal complesso del paganesimo. Considero fra questile poche tazze manubriate da sacrifizio , esposte nelleTa\ole X, O, P, Q. È probabile che in tale occasione siandasse a rintracciare Y origine dei sacri Specchi , e trovatalain un vaso nel quale consideravansi molte cose naturalie soprannaturali, e insiememente facevansi le libazioi]i'; e trovato che con i sacri Specchi non poteasi adempirequesta seconda parte <strong>di</strong> espressione, perchè non eranvere tazze da poter con esse libare , così fu , a mio parere,istituito un altro genere <strong>di</strong> monumenti che son queglidelle patere manubriate già esposte, colle quali neltempo che si adempiva sostanzialmente 1' atto libatorio ad1 Ouvaroff, Saggio su' Misteri d' E- allegorico ilcirAntichith.Iciisi. 3 Ved. p. 88, e i3{.a Gcbcliu, Diss'ert. sopra lo spirilo


TAVOLA SETTIMA.l4lesempio e in memoria del già esercitato atto col vaso <strong>di</strong>Dischemo,si veniva a rammemorare parte ancora del significatodelle altre qualità astratte <strong>di</strong> quel vaso, me<strong>di</strong>ante lastruttura manubriata <strong>di</strong> esse tazze; perchè rassomigliando assainella forma ai sacri Specchi, poteano esprimerne anchele rappresentanze allegoriche a quelli attribuite, delle qualiho ragionato nellepagine scorse.Il manico d' queste tazze , come <strong>di</strong>cemmo , va sempre ornato<strong>di</strong> una testa d' ariete in luogo <strong>di</strong> quella del cavriolo,cerne hatmo gli Specchi sacri; e <strong>di</strong> ciò si potrebbeassegnare per presunta ragione,che spettando queste tazzepiù determinatamente alla libazione, doveano esser sacrepiuttosto a Mercurio che a Bacco, e in conseguenza serbarl'effigie dell'ariete, che si riconosceva per animale sacro aMercurio '. Accennai <strong>di</strong> più che le libazioni erano atti <strong>di</strong>ossequio che si porgevano ai Numi '. L'occasione peraltro<strong>di</strong> questo culto era per domandar loro alcuna cosa, porgendoad essi le preci a tal uopo. Or chi non sa essere statocreduto Mercurio il ministro apportatore agli Dei delle precidegli uomini? Egli fu <strong>di</strong> fatto nominato dai Latini Cammillo^, e tal <strong>di</strong>cevasi pure il ministro dei sacrifizi e d'ognialtra sacra fìmzione * e perciò della libazione ancora . Eccodunque adunate le idee <strong>di</strong> rapporto fra INIercurio, la testad' ariete, la libazione, le preci offerte agli Dei e lanostra tazza manubriata che ora si esamina . A qualunquedegli Dei si facessero libazioni, Mercurio ne doveva essereinvocato me<strong>di</strong>atore: così ognuna <strong>di</strong> quelle manubriate taz-I Visconti, INIus. P. Clem, Voi. IV, 3 Plutarc, in Numa , p. 64-Bassiril., tav. iv. 4 ^lacrob. Saturn., lib. iii, cap. viii,a Ved. p. iS , not. 2. p. ì-\.


j42 degli specchi misticize , o patere che <strong>di</strong>r vogliamo , aveva le insegne <strong>di</strong> Mercurioper in<strong>di</strong>care, cred'io, che con esse libavasi agli Deicolla me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> Mercurio. Che se i Dischi in bronzofossero stati egualmente in uso per libazioni, come tanti etanti han sospettato, avrebbero anch'essi dei segni relativia Mercurio a cui s' in<strong>di</strong>rizzavano le libazioni ; <strong>di</strong> che nonpuò dubitarsi dopo che ve<strong>di</strong>amo ne' monumenti non pochiMercuri con patera in mano'; e inclusive Anubi pressogli Egiziani, che a Mercurio lo sostituivano, vedesi rappresentatocolla medesima patera ^ . Premesso quanto ho scritto,paleso adesso quanto ho risposto alla seguente corteselettera scrittami dal Ch. Sig. Prof. Ciampi da Pisa nell' inviarmiil <strong>di</strong>segno dei tre ministri <strong>di</strong> un sacrifizio che hofedelmente riportati alla Tav. M, num. 2 della sesta serie<strong>di</strong> questi monumenti. « Sotio siato, egli scrive, al Camposanto^ e qui le accludo il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> un laterale, nel qualevedesi una patera. Io, come Ella stessa conoscerà , non poS'so trovar dubbio che questa, ancorché manubriata, sia r'eramenteuna patera , giacché il vaso della libazione, V abitosacerdotale <strong>di</strong> chi V ha in mano , e la vittima preparatanell' altro laterale del sarcofago , tutto mostra il sacrifizioQuesta patera ha il manubrio che termina in una testa <strong>di</strong>animale, come i manubrj d' alcune Patere del Biancani nelleTavole VII, Vili, XXPL Avverta che il sarcofago cuiappartiene questo laterale è lavoro del terzo o quarto secolodell' era volgare, e certamente non d' un' epoca alta . « Inuna seconda lettera mi scri\ e quanto appresso . w Spiacemiassai che non vi sia pervenuta un altra mia, coni' io supjVeli, ser VI, lav. M, num. 4- ^ Ved. Creuzer, Dionys., p. aaS.


TAVOLA SETTIMA. i\5poìì-go , perchè vi era accluso un piccolo <strong>di</strong>segno d' un lo'terale <strong>di</strong> sarcofago del Campo-santo <strong>di</strong> Pisa, nel quale èun sacrificatore con la patera all' uso etrusco , ossia comequelle in questione. Il sacerdote è vestito all' etnisca , edetnisca ha la pettinatura . Questa patera simile a varie <strong>di</strong>quelle del Biancani in ìnano del sacerdote ,panni che' tolgaogni dubbio sali' uso delle medesime , ed anco sulV antichitànon tanto alta, se pure non vuoisi mantenuto V uso dellemedesime dal tempo piti antico fino al terzo o quarto secolo,come è probabile. Pisa 6 Maggio 1816. « E poi da aggiungerea quanto io trascrivo un paragrafo <strong>di</strong> questo dottox\rcheologo suU' uso dei sacri specchi, da esso credutipatere; col quale chiude la sua prima lettera. Eccone leparole sue w. Le confesso il vero che dopo aver fatta attenzionea quella patera, io non so dare altro <strong>nome</strong> a questiutensilij sebbene altra volta io ne abbia dubitato, ed anchel ispezione <strong>di</strong> un altro laterale mi avesse tenuto sospeso, secioè potesse credersi uno Specchio o altro arnese sacro. Lapoca profon<strong>di</strong>tà e in molti nessuna che vi si riscontra, nontoglie che non servissero ad uso <strong>di</strong> patera; poiché dovendosispargere la libazione, dal vaso si profondeva d' allo sud'esse, le quali levigatissinie e lustrate a specchio facevanoschizzare il licpiore, e cosi molto pili si <strong>di</strong>ffondeva, eperciò propriamente adattate alle libazioni. l\<strong>di</strong> troì'O descrittele patere anche da Macrobio '; patera, etc. ipsumnoinen in<strong>di</strong>cio est, planum ac patens est, carchesium veroprocerum et circa me<strong>di</strong>ain parteui compressum. Ella facciaquel conto <strong>di</strong>e crede <strong>di</strong> queste mie osservazioni . Pisai Sai urti., lib. y, cap. xxi , p. a35.


l4'|- DEGLI SPECCni MISTICI22 Aprile 1816. w A queste due lettere ho resa la seguenterisposta.ce Ch. Sìg' Prof. Amico Caris.'"" Le due care i'ostre presentandominel Disegno che mi si rimette un argomentoìnioi'O sulle patere, non mi han permesso rispondervi cosisollecitamente, come avete sperato. T eduto il <strong>di</strong>segno e lettoquanto ne giu<strong>di</strong>cate, trovo savissimo che reputiate una pateraV utensile nianuhriato in mano del Cantillo e preparatapel sacrijìzio. È ben chiaro che il manubrio della espostapatera ha una testa d' animale, ma vedo altresìche questoha caratteri <strong>di</strong>stintissimi d' ariete , e in conseguenza v ènotabile varietà fra questo utensile e quelli che illustra ilBiancani alle Tavole FU, FUI, XXT I .,chehan testa <strong>di</strong>cavriolo. Di piii noto che presentando il Camillo la parteconcava della patera, <strong>di</strong>mostra che da questa parte è anchela testa dell' animale, a <strong>di</strong>fferenza degli utensili esposti dalBiancani oi'e la testa vedesi costantemente dalla parte convessa.Concorro poi pienamente nel vostro plausibile senti'mento che il sarcofago in esame non. possa esser <strong>di</strong> un epocaalta, né mi opporrei a chi lo giu<strong>di</strong>casse anche assai posterioreal quarto secolo dell' era nostra. E chi potrà dunquecensurarvi inai del vostro savissimo credere una pateramanubriata quella che ha in mano il Camillo, mentre pertutti i riguar<strong>di</strong> si mostra tale? Il dubbio sulle vostre opinionipotrebbe solo per avventura cadere nel dovervi o noaccordare che la tazza manubriata


TAVOLA SETTIMA. 1/psìa utensile sacri/iciale ,quanto ìniprobahile che i Dischi inbronzo nianuhriati ,gran parte elei quali senza profon<strong>di</strong>tà,come voi notate, e da voi stesso alcuna volta creduti Specchio altri arnesi sacri, sien patere da libar liqui<strong>di</strong>. Edunque inutilech^ mi ponghiate avanti agli occhi una ipotesitutta vostra, tutta gratuita ed, a mio credere, insussistente<strong>di</strong>llo schizzar V acqua dal simpulo nella /iurte lucidadel Disco per libare agli Dei . Rammentatevi che se ilDisco ha qualche convessità, questa è sempre dalla partelucida', e chi sì persuaderà mai che per libare si versasseun liquido sopra un carpo convesso per farlo schizzare? Ilpasso <strong>di</strong> Macrobio clic citate a tal uopo, quando si levigaintiero, e' insegna che la patera debb' essere un bicchiere <strong>di</strong>(juei piani ed aperti. Seti Plaulus insuefum tiomen reliquir;nitque in Fabula Ainpliltryone pateram (ìafam: curii longeutriusque '^oc\^\ figura <strong>di</strong>versa siL Patera cnim, ut et ipsiiinnoinen in<strong>di</strong>cio est, planuin ac patens est. ' e il bicchiere(poculum) è un vaso potorio, e non già.una superficie globosasulla quale facciasi schizzar dell' acqua. Ma giti sapetequanto io sia alieno dall' auunettere ipotesi. Per esseammiro in voi un ingegno fertile , sagace, industrioso; manulla imparo <strong>di</strong> positivo a favore dei Dischi manubriatiche esamino. Se altri monumenti vi si presentano relatii'ialla mia opera sulle cosi dette patere antiche, vi prego <strong>di</strong>comunicarmeli, poiché tutto accetto e da tutto imparo: equello che mi avete spe<strong>di</strong>lo arreca non poca luce a spiegai^neuno che pongo alla Tav. i II della mia opera, e ve nesono iufnitamente obbligato. Alla vostra seconda letterasul-I Saturii-, I. fit-, p. 5i


Ì^G DEGLI SPECCH[ MÌSTICIlo Stesso soggetto della prima serve <strong>di</strong> risposta questa medesimamia. ^Jggiungo soltanto che circa le potere, da voinominate all' uso etrusco, scrissi abbastanza nello spiegarle prime tavole del mio libro, onde voi ne vedrete le rispostequando incomincerò a pubblicarlo:né minori osservazionitroverete inseguito <strong>di</strong> quel mio scritto, s sul vestito, e sullapettinatura etnisca del sacerdote come accennate. Conservatemiil vostro ajfetto quanto quello che unitamente allado^'utastima ho per voi. ^Restami ora da osservare 1' ornato nella periferia del Discoformato da tre rosoni coiirposti <strong>di</strong> minuti globetti. Diquanti mistici Specchi ho raccolti in <strong>di</strong>segno per arricchirnel'opera che scrivo, questo unicamente è fregiato <strong>di</strong> taleornamento. Non così nei Dischi <strong>di</strong>pinti che vedonsi neivasi, ove son fx'equenti siffatti rosoni a globetti, <strong>di</strong> che sivedono ripetizioni nelle mie tavole •. Finché io non avessitrovato un esempio <strong>di</strong> un qualche Disco in bronzo cheavesse gli ornati medesimi <strong>di</strong> quei <strong>di</strong>pinti nei Vasi , mi sipoteva sempre obiettare <strong>di</strong> esservi <strong>di</strong>fferenza fra loro, enon potersi perciò trarre alcun lume dai <strong>di</strong>pinti a favoredei jjositivi, nel sospetto che non fosser gf istessi; ma contale esempio io mi son fatto franco a <strong>di</strong>chiararli d' un generestesso ed'una medesima specie. Resta ora da esaminareil perchè fra tanti e tanti Dischi <strong>di</strong>ssotterrati, quest' unosoltanto va ornato a foggia <strong>di</strong> quei <strong>di</strong>pinti. Rifletto a talproposito che la maggior parte <strong>di</strong> questi Specchi da meadunati si trovaron sotterrati nell' Italia me<strong>di</strong>a e nella su-1 Ved scr. vi. tnv. G, num. 4. tav.R, iium. 1, e st't'. V, tav. xxi , e


TAVOLA SETTIMA.l47periore, e particolarmente dove fu il Lazio e 1 Etruria: ivasi <strong>di</strong>pinti per Io contrario trovaronsi fino ad ora la piùgran parte nell Italia inferiore che fu detta INIagna-Grecia,e in Sicilia. Or sebbene la religione fosse in massima lamedesima per tutta Italia, pure in certe particolarità <strong>di</strong> ritie <strong>di</strong> arre<strong>di</strong> sacri dovevano esservi <strong>di</strong>fferenze notabili franazione e nazione . Rammentiamoci quanto <strong>di</strong>ssi in principio,cioè elle il Disco <strong>di</strong> questa Tavola VII fu trovato nellevicinanze <strong>di</strong> Cuma, eh" è presso Nola, suolo abbondantissimo<strong>di</strong> fittili <strong>di</strong>pinti, dove si vedon gli Specchi ornati intal guisa ; motivo per cui è chiarissimo che rassomigli nellasua costruzione più agli Specchi <strong>di</strong>pinti nei vasi <strong>di</strong> Nola,che ai positivi delf Etruria e del Lazio.Il manubrio <strong>di</strong> questo Disco essendo costituito da variefigure,merita la nostra particolare attenzione. Winckelmannche pubblicollo, come <strong>di</strong>ssi altrove, si occupò <strong>di</strong> alcune<strong>di</strong> queste esclusivamente dal resto. Mirò pertanto a spiegarqueir uomo che in raddoppiata immagine si vede legatosotto il corpo degli arieti simmetricamente posti al <strong>di</strong>sopradel giovine Telamone (seppure come tale si dee ravvisare).Dichiarò dunque che quegli abbia da essere Ulisse, allorchéper fuggir 1' ira <strong>di</strong> Polifemo si asconde legato sotto 1ventre d'un ariete. Se riprendo l'esame dell'utensile sacrificialeposto alla Tav. O dei monumenti <strong>di</strong> corredo, trovonel manico un giovine nudo in simile atteggiamento, chesostiene da ciascuna mano un semplice montone , e coipie<strong>di</strong> calca una testa <strong>di</strong> tale animale. 11 Lanzi che dottamentescrisse in proposito <strong>di</strong> tal monumento, non dulùtache o£:ni simbolo hi aderente non sia relativo a Mercurio.E chi non sa <strong>di</strong> fatti che il gallo, il caduceo e l'ariete rap-


l/j3 ni


TAVOLA SF/n'IMA. I/fcarte ' che* il inislcrioso susd Persiano col quale faccvarisile libazioni, fu detto anche lanterna astrologica d' Ermete,cioè <strong>di</strong> Mercurio Egiziano '. Chi non fosse appagato delleproposte su[)posizioni del Lanzi adottate a .spiegare la relazionefra Mercurio e le patere libatorie, potrà volger lamente al significato del <strong>nome</strong> <strong>di</strong> tal <strong>di</strong>vinità, che gli Egizianichiamarono Ermete o Tliolh ^, e che ben ponderatodall' lablonski scortalo dalle autorità <strong>di</strong> gravi scrittori, si <strong>di</strong>chiaraessere stato favoloso del tutto ed anche mistico <strong>nome</strong>;mentre Mercurio non era già un uomo che fosse vissuto interra, ma sibbene intendeasi per esso la forza della <strong>di</strong>vina sapienza,tantoché ogni libro scientifico scritto dai sapientid'Egitto s'intitolava libro d'Ermete ''. Aggiungasi l'osservazionedel Creuzero, dove nota che, secondo Ateneo, <strong>di</strong>cevasiEf/w-vv un certo genere <strong>di</strong> bevanda presso gli Egiziani,e precisamente 1' ultimo bicchiere che liei conviti bevevasi'•> . Una tal cerimonia entra nel genere delle libazioni.Aggiungo inoltre che fra i libri attribuiti ad Ermete, tieneil primo luogo quello intitolato t.i^ì y.rji^i.,r/^.y.-^!.-j.i ^ ed è anchein<strong>di</strong>cato col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> libro delia sapi(;nza presso gli E-giziani 7. Posso in fine arjche notare che lo stesso gran sacerdotepollava nella pompa sacra d' Egitto i libri astrt>logici<strong>di</strong> Ermete, e gli astiologici simboli ^; nienli'e si <strong>di</strong>ceancora che un tal saceidote portaNa un \aso tIk; lappresentavail mondo col <strong>nome</strong> d' Idria sacra 'J.1 \(m1. p. 88, 89. 5 Vili. Crcuzcr, IJioiiys , p. 3i.a \ ((J. 1. cit., noi. .\. 6 Clc-m. Alex., Suoinal. , liL, m, 53 l.ililoiibki , l'aiiilicoii Aogypilor. iv, p. ^5^.l'rtrs 111, li|) V, e;!)). V, ^ ().ylliid.4 (lliJVi r. . ci (J(iiiriiii|. in l'aliricii M lil , .ii). (iicii/.cr, Dioiivs. , p. iQ.bll<strong>di</strong>dlli. CJiat.f., \ (.1, I, p. ,{n. () \|iul. "Mitrim. lili. \|, |i. J^j.


i5o DEGLI SPECCHI MISTICIEcco pertanto con quale ingegnoso ncvsso trovansi legatele idee <strong>di</strong> Mercurio, <strong>di</strong> vaso, <strong>di</strong> libazione, <strong>di</strong> cosmogonichedottrine e <strong>di</strong> sacro utensile; cose tutte che ho fattenotare trattando dei mistici Specchi. I\fa ciò non basta achi brama che si renda ragione <strong>di</strong> tutto; ed anconhè ei vedail nesso d' idee che legarono Mercurio, le cosmogonichedottrine, la libazione ed il vaso con cui si facevano, pureignora le cause che mossero i filosofi, ed i sacerdoti a legarqueste ideeA ciò posso rispondere che altrove avrò occasione <strong>di</strong>porrein chiaro 1' origine ed il positivo significato della libazione;e ove si mostri che proviene da principi '^^ cosmogonichedottrine scritte nei libri che a Mercurio si attribuivano,e che si accennavano taKolta con una semplicetazza ', verremo in chiaro dei motivi per i quali adaltatamentesi apponevano in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> Mercurio alle patere da libare,come anche talvolta agli Specchi mistici, emblematicidell" antica cosmogonia ed astrologia, come piìi volte honotato.Sostenuto da fondamenti siffatti, non so ritenermi dal giu<strong>di</strong>careun Mercurio, quella nuda figura che serve <strong>di</strong> manubrioair utensile che ho posto alla Tav. O, iiell' atto <strong>di</strong> reggerl'ariete <strong>di</strong> sua pertinenza, e conseguentemente giu<strong>di</strong>cospettante ad esso anche la testa d' ariete, eh' è nel fondodel manico <strong>di</strong> questa, come d ogni altra tazza da sacrifizidel genere particolare da me già notato. Siamo, cred'io, tuttavianella curiosità <strong>di</strong> sapere la positiva ragione perchè aMercurio si dasse per simbolo ii montone. È <strong>di</strong> parere ili ^ ed. la spiegazione deUa lav. ts.


TAVOLA SElTiMA. 1Visconti, alfìdato a Diodoro <strong>di</strong> Sicilia ', che ciò alluda allainvenzione dei sacrifizi attribuita a Mercurio ^. Ma vi si o[>pone la mia <strong>di</strong>chiarazione antecedente d' aver dato gli E-giziani il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> Mercurio a tutti quei che trattavano<strong>di</strong> sacre liturgie, come anche a quei delle scienzeche in Egitto fiorivano ^. Abbiamo però degli esempi <strong>di</strong>statue mercuriali che hanno come questa l'ariete sulle braccia4, sopra <strong>di</strong> che il D. Girolamo Carli si dà a dubitareche queir animale abbia qualche arcano significato ^. Pausaniane attribuisce in parte il motivo alla greggia, sorta<strong>di</strong> ricchezze assegnata come quasi tutte le altre alla curaed alla ispezione <strong>di</strong> Mercurio ^, al che annuisce sopra ognialtra sentenza il Visconti; ma oltre che 1 attributo si renderebbetroppo generico, è da notarsi che Pausania stessoaggiunge <strong>di</strong> saperne ancora delle ragioni arcane eh' ei vuoltacere '. Ora poiché il Visconti ha trovato in un vaso fittile<strong>di</strong>pinta la favola <strong>di</strong> Mercurio in atto <strong>di</strong> concedere aNefele il mez'avigliuso montone del vello d' oro che camminavaper aria, e sul quale salvar si doveano Elle e Frissoper esser trasportati in Colchide "; e poiché d' altrondei dotti Ercolanesi 9, stu<strong>di</strong>ate le varie sentenze degli antichiscrittori, han trovato che tutti convengono in questo, <strong>di</strong>eil monton <strong>di</strong> Frisse è 1 ariete celeste, e che la sua pelle èil famoso vello d'oro cagione della celebre spe<strong>di</strong>zione degliArgonauti, uopo è conseiiire che l'ariete addetto a Mer-1 I.ib. I, p. i4- 5 Carli, Disscrt. due, p. 33, e seg.2 Visconti, Op., ci. I, Voi. it , p. 6 Pausan., Corinth., cap. m, p. 117.49, not. (a). 7 Ivi.3 Vid. Greuzfr, 1. cit., p. 2.^. 8 \ isconli , 1. cit-, p. 3 11.4 Viscoiili, 1. cit., p. /18. y PillUif, T. lii, t.iv IV, p.ui, noi (8}.


l52 DEGLI SPECCHI MISTICI^'Uiio sia la costellazione zo<strong>di</strong>acale <strong>di</strong> questo <strong>nome</strong>. E siccomele deità unitamente ai loro attributi altro non eranoche i fe<strong>nome</strong>ni della natura dei quali trattavasi occultamentenei misteri, come ho sovente ripetuto, com a buona ragionePausania nega <strong>di</strong> palesar questo, che nei misteri soltantosi sarà probabilmente manifestato. Altri importantiin<strong>di</strong>zi fan sospettare <strong>di</strong> ciò che tacquero gli scrittori; il vedereper esempio gli Elei tanto devoti <strong>di</strong> Giove Aminoneprestare un culto particolare anclie a Paramno eh' era ilMercurio Libico , cioè il famoso Perseo situato suU' arieteceleste; egualmente che il Giove Ammone in Arca<strong>di</strong>a conle corna d'ariete confuso col Mercurio degli Elei ', ed insostanza rappresentato con quegli attributi del segno equinoziale<strong>di</strong> primavera ^; sopra <strong>di</strong> che mi sarà utile il farnuovi esami in altre occasioni.Ora si abbia come stabilito che l' ariete del manubriospettante al monumento della Tav. O sia quello della costellazioneequinoziale. Dopo <strong>di</strong> che portando lo stesso esamesopra lo specchio mistico <strong>di</strong> questa tavola VII, dallaquale ci <strong>di</strong>partimmo, e ravvisando\i la stessa nuda figurache alzando le mani sostiene in un quasi simile atteggiamentol'ariete, come nelf altro monumento si vede, e <strong>di</strong>pili vedendola ornata il capo <strong>di</strong> spire quasi fosse munita <strong>di</strong>corna simili a quelle d" ariete, ci rammentiamo per esso loanzidetto Mercurio Paramno degli Elei portante 1' arietedella celeste costellazione.Accordo al ffià lodato Winckelmann che sotto al ventreo'1 l'ausnn., Eliac. prior. cap. xv. p. 2 Liician , de Astrologia ,Tom. 114 16, et Arcad :ri sri|.cap. xvi , p. 6Jv, p. 3b"4.


TAVOLI SETTIMA.l55<strong>di</strong> quegli animali siavi duplicatamente rappresentato Ulissejper quanto nell' aver fedelmente copiato il prototipo<strong>di</strong> questo Disco non vi abbia ravvisato quel berretto cheWinckehnann gli attribuisce, e per quanto la picciolezzadel metallo ci potrebbe far giu<strong>di</strong>care nella raddoppiata figurai due figli <strong>di</strong> Nefele che vogliono salvarsi sotto la condotta<strong>di</strong> queir ariete^ e per quanto le altre due teste chevedonsi al <strong>di</strong>sopra degli arieti mostrino alle ritorte corna<strong>di</strong>figurar Giove Ammone, che nessuna relazione ha con lafuga <strong>di</strong> Ulisse, ma ben si connette con Mercurio Libico,per tutto quello che ho esposto. D' altronde le corde chechiaramente si vedono legar con gli arieti le sottoposte figure,stanno perfettamente d' accordo con la narrazioned' Omero che in simil guisa descrive la maniera <strong>di</strong> salvarsie d'Ulisse e de' suoi compagni ', e in conseguenza potràesservi espresso questo eroe d' Omero e non altri soggetti.Non<strong>di</strong>meno io potrò sospettare che in quel manuLrio siasi1 Eran nel gregge del feroce mostroMolti grassi tnonton <strong>di</strong> folta lana ,Di colore assai vago , alti e gagliar<strong>di</strong> :Questi tacitamente insieme unimmoCon le ritortefuni onde 'l Ciclope,Empio mostro e crudel , sifacea letto.Tre legandone insieme, e quel del mezzoSotto 'l ventre havea un huom legato, e i dueDa i lati il <strong>di</strong>fendeano, andando al pari}Sì ch'ogni tre portaro un mio compagno.Et io preso un monion, che sovra gli altriD'egregia forma e <strong>di</strong> grandezza avanza.Per le spalle il tenea giacendo sottoAll'irto ventre e gli abbracciava 'l dorso,Con manforte strìngendo 'l folto vello. OJiss.IX, p. 203.trad. dal Baccelli, lib.ò. //. 20


l54 DEGLI SPECCHI MISTICIvoluta ^re allusione al montone <strong>di</strong> Mercurio spettante allacostellazione dell" equinozio <strong>di</strong> primavera, e quin<strong>di</strong> da Pausaaiataciuta per essere allusione misteriosa: ed aggiungo<strong>di</strong> più la supposizione, non senza un qualche fondamento,( come andrò svilup])ando ali" occasione ) che la fuga <strong>di</strong>Ulisse in^entata da Omero possa essere una favola siderea,come varie altre che rammento sparsamente in quest' opera'; e perciò possa aver luogo in questo manubrio, comepotrebI)e averlo anche Frisso in egual senso, mentre vadoscuoprendo nei mistici Specchi frequenti allusioni all'equinozio<strong>di</strong> primavera.Ho detto altrove che il sole giungendo al punto equinoziale<strong>di</strong> primavera segnato dall'ariete, trionfa dei suoi nemici,quasi che uscisse dalle tenebre che prevalendo nellastagione d'inverno, il tenevano an^^ustiato ed inerte. Pertale allusione Frisso scampa dal minacciato sacrifizio a cuidoveva servir <strong>di</strong> vittima, tostochè si unisce all'ariete ': cosiGiasone si sottrae dalle macchinate trame <strong>di</strong> Aete subitocliès'impossessa della famosa pelle <strong>di</strong> quest'ariete •': cosii seguaci <strong>di</strong> Bacco afflitti da cruda sete si ristorano ad unfonte loro ad<strong>di</strong>tato da un ariete, ed ivi stabiliscono un tempiode<strong>di</strong>cato a (^iove Ammone ^; talché Nigi<strong>di</strong>o raccontandoneil fatto 5 nomina quest" ariete 1" in<strong>di</strong>catore della sorgenteimmortale che <strong>di</strong>ssetò Bacco e l' armata che lo segui-1 Ved. la mia Dissert. <strong>di</strong> Filottete nella ser. v, <strong>di</strong> questi monum.riportala dal Gli. Baione <strong>di</strong> Zack, 4 Isidor., On'g., lib. in, c;ip. l\x, p.Coiti spoiidence aslroiiom. , Voi. 9'''TI, p. i4?.. 5 Gennan. Caes. in Aiat Phaenoni.1 Ovid. Fast., lil). Ili, i'. 85i, 8^5. Coniment. , r. %>.'i, p. 6o, et stcj.3 Ved. la spiegazioue della tav. xii.


TAVOLA. SETTIMA. 1 55va: COSI Giove sotto le sembianze d' ariete col <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Giove Aminone spiega la sua forza allusiva parimente agliardori del sole che prendon vigore all'abbreviare delle notturnetenebre, dopo aver passato il punto equinoziale <strong>di</strong>primavera '. E non potremo noi vedere siffatta allusionein Ulisse che stando chiuso nell'antro oscuro <strong>di</strong> Polilemo,e minacciato d'esserne <strong>di</strong>vorato, scampa finalmente da talpericolo unendosi all' ariete, colla quale già narrata astuziariacquistata la libertà, riprende il corso de' suoi \iaggi dopoaver trionfato dello smisurato Gigante ?L'impugnare f entità delf asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Troja, e tutte le storieche ne <strong>di</strong>pendono ridurre a favole puramente allegoricheinventate da Omero e da altri, e da quello tessute informa <strong>di</strong> poemi, non è facile impresa; poiché gli antichiscrittori non lo palesano, e Dion Grisostomo non trova fede^ in confronto dei marmi <strong>di</strong> Paros e <strong>di</strong> altre autorevolicronache, ove si legge l'epoca precisa dell'avvenimentoe che hanno per titolo=^Verità della guerra <strong>di</strong> Troja. ^ Sed altronde peraltro i monumenti mi danno continuati sospettiche queste narrazioni d Omero non abbiano uno storicofondamento, ma siano stu<strong>di</strong>atamente accomodate aspiegare i fe<strong>nome</strong>ni della natura, e quin<strong>di</strong> velate in modoe confuse talmente con estranei episodj ed aggiunti da nonesser compresi che dai consapevoli del segreto; io non debboin modo alcuno tacerlo , tostochè mi son fatto <strong>di</strong> questimonumenti rinter[)etre. Circa seicento ch'io ne sottopongo] Euseb. ,praep. evang. , lib. iii 3 Ved. Ferrarlo, Costume ani. e mocap.XII , p. yo. derno <strong>di</strong> tulli i popoli ,par. iii ,a Graz, detta, L' Italica. ^ ed. Cesa- dell Europa , \ol. i, fase, u, <strong>di</strong>rotti.Op. \ol. X, par. I, p. 1. slrib. xxi. p. 85.


l56 DEGLI SPECCHI MISTICIair esame in quest' opera mi <strong>di</strong>spensano dall' intrudermi insiffatte questioni, né sia poco s'io mi occupo ad esaminareciò che vi si volle mostrare. Così lascio ai dotti la cura <strong>di</strong>conciliare l'apparente contra<strong>di</strong>zione fra l'antichità scritta ela figurata, postochè si ammetta che nell' esame <strong>di</strong> questaultima ionon vada errato.Prolungherei più del dovere questa mia spiegazione sevolessi dar conto del mostro che vedesi ai pie<strong>di</strong> dell'ormai<strong>di</strong>chiarato Mercurio. La Tav. IX <strong>di</strong> questa serie <strong>di</strong> Specchimistici ne ha uno simile. Spiegando quello per un mostroinfernale, potrò ratificare come tale anche questo; e intanto<strong>di</strong>chiarare come il nume qui tien le mani presso l' arieteeh' è posto in cielo, ed i pie<strong>di</strong> sopra un demone dell' infernocon cui si viene meravigliosamente a in<strong>di</strong>care 1' ufizio<strong>di</strong> Mercurio negoziatore dei numi fra 1 cielo e la terra, efra la terra e 1 inferno ' . Verranno altri monumenti ad e-same, ove si vedrà chiaro che la tazza, sia nelle mani <strong>di</strong>Mercurio o <strong>di</strong> altre deità, come anche la libazione, son figure<strong>di</strong> quel benefico amore che nell' equinozio <strong>di</strong> primaverasi unisce coi raggi invigoriti del sole in congiunzionedell' asterismo d" Ariete per cooperare allo sviluppo dellagenerazione, me<strong>di</strong>ante la quale son rivestite le anime d'umanaspoglia. Ecco ciò che, a mio credere, si deve intenderenon solo per INIercurio Crioforo in varie guise introdottonella qualità <strong>di</strong> patere hbatorie qui esaminate, comeanche in alcuni mistici specchi; ma ezian<strong>di</strong>o per Mercurioche porta la tazza sopra la quale è una testa d' ariete, qualeho ^mostrato ', e per altri Mercuij u\e si vede otFesa laverecon<strong>di</strong>a1 Ved SII-. 1, p. 64. 2 \l•^\. scr. vi, tav. ?.I , num


,57TAVOLA OTTAVA.Jr rima <strong>di</strong> cercare il significato della figura che vedeslnel rovescio dell'antecedente antico monumento in questaTav. Vili espresso, mi occorre <strong>di</strong> sottomettere all'osservazione<strong>di</strong> chi legge, un b. ril. che troverà alla Tav. Snum. 1 dei monumenti <strong>di</strong> corredo che formano la SerieVI <strong>di</strong> quest'opera. Il Begero che lo prese ad illustrare, <strong>di</strong>chiaròesservi rappresentata la nascita <strong>di</strong> Pittagora '. Vi sivedono tre donne in pie<strong>di</strong> spettatrici della lustrazione delbambino, che facevasi nel quinto giorno dopo la nascita.Ei le nomina i Fati nell' in<strong>di</strong>care , che una <strong>di</strong> esse ha unra<strong>di</strong>o ed un volume, l'altra un libro, la terza uno scettro,e <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> se una ruota. Corrobora la sua congettura chele in<strong>di</strong>cate donne esser debbano i Fati, con allegare altriesempi <strong>di</strong> simili figure con scettri e volumi in antichi monumenti, spiegate per Fati dallo Spanemio e dal Pichio, ehinvero fanno, per la dottrina loro, autorità non spregevole.Ma quel che dà maggior peso all'asserto del Begero èil trovarsi in alcuni sarcofagi una figura del tutto simile aquella che vedesi in questo b. ril. con la ruota vicina aipie<strong>di</strong> ', la quale porta la iscrizione seguente, Tribus Fatisie ititanto gli attributi loro son quelli della Fortuna. Eaccordata la ruota per simbolo anche alla jNemesi ^, la qna-1 Bpgor. , Spicilpg. Antiq. , § ni. In- Roma, Tom. xv, p. 6i.ciinabula Pythagorac , p. i36. 3 Clau<strong>di</strong>aii., de Bello Gclico circaa Gi'uler. Itiscript. , Tom i, p 3of, fin., Aiiitnian., lib. xiv, cap. xi , p.Duiu. ()., Zue^a b. ril. autiilii <strong>di</strong> Z'i.


l58 DEGLI SPECCHI MISTICIle è d' altronde confusa da Platone col Fato ' . I sarcofagiRomani non ci presentano una figura particolare allegoricadel Fato, ma per Io più ce lo hanno espresso colle insegnedella Fortuna; talché sentiamo da Virgilio confondere lepersonificazioni:Fortuna omnìjjotfns , et ìneluctahile fatuin '.E quando siche Fati sialdueammette, secondo f insegnamento <strong>di</strong> Ausonio ',nominavano anche le Parche, troveremo coerentenostro supposto circa la fortuna, che Pausania sull'autorità<strong>di</strong> Pindaro '^ in<strong>di</strong>chi la Fortuna come una delle Parche, laquale supera in potere le altre sorelle . Ciò non ostante iomi do a credere che la figura in<strong>di</strong>cata con la ruota ai pie<strong>di</strong>fra queste tre donne rappresenti nel caso nostro piuttostola Morte, che la Fortuna. Quando ciò fosse, ne avverrebbetuttavia <strong>di</strong> potersi riconoscere in esse le Parche, o itre Fati. Eccone le pruove.La prima che le altre precede, ha sulla fronte due penne;ornamento che si dà alle Muse, come in più monumentiantichi si vede ^ . I poeti ce le ad<strong>di</strong>tano come rappresentative<strong>di</strong> quel fregio che ne fecero alla loro fronte le Musestesse, quando nel conflitto dpi canto con le Pieri<strong>di</strong>, spennaronoquei pseudovolatili ^, sebbene la mistica religioneavrà dato a quelle altro significato. Il ra<strong>di</strong>o che essa tienein atto <strong>di</strong> segnare alcuna cosa nelfalto, ed il pilastro chedopo breve spazio gli vien sottoposto, fan credere che in1 Plat. in Titn. Locr., p. loj. i, tav. xxv, p. i62,Gori, Inscription.a Aeiieid., lib. vtu, v- 334- a'it- 'piae extant ia Etnir. Urb.,3 Eidjll. XI , p. 34o. Pars in , taL. 33.4 Achaic, p. 533.6' Ovid. Melamorphos., lib. v, Fab.3 Viscouti, Op.,Mus. P. Clem., Voi. s,v. i.


TAVOLA OTTAVA.I Sgantico fessevi anche un globo, non già scolpito e rilevatonello stesso massello del blocco , ma soprammesso al pilastro,forse perchè l'artista lo avrà voluto tornire a parte,come spesso vedesi fatto e de' vasi e <strong>di</strong> altri non pochi oggettieseguiti staccatamente dal corpo del b. ril. Infatti secosì non fosse, a che quel pilastro? a che quella mano in<strong>di</strong>cantecol ra<strong>di</strong>o nel puro campo? a che quel vuoto nelcampo medesimo?Produco in rame un altro esempio <strong>di</strong> un soggetto parimentegenetliaco' , il quale fa parte <strong>di</strong> un bel sarcofagospettante al Museo Panfili ^. Ivi è il globo tuttavia sul pilastro,e si vede come la donna tiene alzata la mano perin<strong>di</strong>carvi alcuna cosa. Queste medesime donne son dettele Muse dal Lanzi quando ha spiegato un cassone cinerariodella R. Galleria <strong>di</strong> Firenze, dove esse ad<strong>di</strong>tano alcunacosa nel globo che vedesi riportato sul pilastro ^, com' io^<strong>di</strong>ceva. Dunque anche la donna del b. ril. che esamino *si dee tenere per la musa Urania me<strong>di</strong>ante 1' acconciatura<strong>di</strong> testa, il globo che ha dovuto avere necessariamente, e<strong>di</strong>l ra<strong>di</strong>o, perpetui suoi simboli ^. Passo a <strong>di</strong>r brevementeche Urania, l'ottava musa secondo Esiodo ^, trae '1 <strong>nome</strong>da Urano eh' è il cielo. È dessa infatti che presiede al cielode' fissi superiore alle sette sfere planetarie , e perciòApollo in qualità d Intelligenza salutare o Genio <strong>di</strong> quel-1 Ved. ser. vi, tav. G 2, uum. 3. p. 4?-a Vid. Sanct. Battoli , Àdmiranda 4 Ved. sor. vi, tav. S, unni, 1.Urb Romae, tab. 80. 5 ÌNIillin, exposé de Cours Mjlho-3 Gaaltaiii, Moniira. ani. ined. per loj?., p. 42-1 anno 1784- Tom. i, tav. 1,2, Iheogon., »•. 6 j8.


l6oDEGLI SPECCm MISTICIr astro essendo giu<strong>di</strong>cato ne] centro dell'armonia e del sistemaplanetario, prende sovente il titolo <strong>di</strong> capo delle Museo Musagete, come ognun sa, e le jMuse stesse <strong>di</strong>consiinventrici della celeste armonia '. Queste son le Muse <strong>di</strong>Esiodo ^ che rallegrano col canto gli Dei, e che, come ipianeti, annunziano all'universo i decreti del destino ^. Orasiccome insegnò Platone che Id<strong>di</strong>o <strong>di</strong>stribuì un numero <strong>di</strong>anime pari a quello degli astri, governandole con le^sgi fatali^, così è conveniente che una Musa, e in special modoUrania, sia <strong>di</strong> questo astrifero fato la interpetre. In questaguisa è espresso il superstizioso rito d' indagare fin dallanascita l'indole e la fortuna <strong>di</strong> ognuno ^. Riguardavasi accuratamenteil globo celeste notando il segno sotto cui ciascunoera nato, e i gra<strong>di</strong> delle <strong>di</strong>stanze tra il sole e la luna, e certe altre minute cose spettanti all' oroscopo che Manilio,quasi misteri della scienza astronomica, ha cantatenel suo poema ^, e che lo Scaligero con pazientissima <strong>di</strong>ligenzae con varie tavole ha spiegato nel commentarlo 'L' or<strong>di</strong>ne col quale son <strong>di</strong>sposte le tre figure femminili delmonumento sembra che, oltre alle in<strong>di</strong>cate cose, ci riportiair idea delle tre Parche dotninanti la nascita, la vita, e lamorte dell'uomo. Inten<strong>di</strong>amo da Igino ^ che Omero nonattribuì ad Urania l'invenzione dell'astronomia, come già<strong>di</strong>ssi avere accennato Orfeo, ma sibbene a Venere, da cuir apprese Mercurio . I dotti Ercolanesi raccolgono dagli an-1 Orph.,Hyran. ap. Natal. Cofn.,My- 5 Casaub. in Pe^^, Sat. v, p. 385.tholog., lib. vn , cap. xv,p. aS^. 6 Manil., lib. iv, sparsim.a Theog., v. 36. 7 V. Lanzi ap. Guattani , 1. cit.3 Ibid., i'. ^5. 8 Astronom. Poet., lib. 11, Fab. 4*>'\ Plat. ia Tim. Locr., p. 99. p. 498-


TAVOLA OTTAVA.IDItichi scritti che Venere Celeste, o Venere Urania, sia la'stessa che l'Urania IMusa. ^È poi anco da sapersi che Venere Celeste è detta la più anticadelle Parche in una iscrizione <strong>di</strong> antichissima data, descrittada Pausania ^; lo che assai combinerebbe coli' espressionedel b. ril. che pone Urania come la prima delle altredue Dee, e spettante alla nascita dell'uomo, eh' è quanto<strong>di</strong>re alla più antica delle tre in<strong>di</strong>cate epoche sue. Ve<strong>di</strong>amoancora che siccome Urania prendeasi cura <strong>di</strong> spiegare ilfortunato destino del nato bambino, così Venere Genitricepresedeva alla <strong>di</strong> lui vegetazione vitale -^j ed ognun sa chetutto ciò che nasceva nella natura, era sotto la <strong>di</strong> lei protezione5. Anche la <strong>di</strong>vinazione come ad Urania, spettòpure a Venere ^; talché non è improprio il prendere quellaprima figura muliebre del b. ril. per la prima delle treParche qual fu Venere Urania. E chiaro a questo proposito1 antico trattato del Mondo 7, e concorda con altri autorevoliscritti ove <strong>di</strong>cesi che le tre Parche sono un'allegoriadella <strong>di</strong>visione del tempo, in passato, in presente ed in futuro;talché se l'Urania che qui si confonde colla Parcariguarda poi ancora il natale del neonato infante del monumento,sapremo che le altre due spettano alle cose presenti<strong>di</strong> quel personaggio, ed anche alle future, fra le qualiè la morte. Ammesso pertanto l'or<strong>di</strong>ne e la <strong>di</strong>sposizionedelle figure qui espresse, coerente alf or<strong>di</strong>ne de' tempi ad<strong>di</strong>-I Pitture d' Ercolano , Tom. ii , p. 4 ^- Bartol. , Aiitiq. vet. PuerperiI5o, noi. 1. synops., p. 8.a V. Argoli, ad Panvin. de Lud. Gir- 5 Lucret., de nat. rcr., v. 23.cen., lib. ii, cap. xix, v. 12, p. 120. 6 Ilorod., Melpom., p. 3j8.3 Alile, cap. XIX, p. 44- 7 Arislot., de Mundo, p. OiO'.S. II. 21


ìGz DEGLI SPECCHI MISTICItato dal supposto Aristotele, dovremo considerar l'ultima<strong>di</strong> esse come in<strong>di</strong>cante 1' ultimo dei destini dell' uomo qualè la morte, o sia il termine del periodo del tempo futuro.È incerto il sig^nificato <strong>di</strong> quella ruota, poiché più allegorievi si possono intendere. Quando la Parca vi pone sopra ilpiede, come vedesi in più monumenti ', è chiaro ch'ellane arresta il corso calcandola. Qui potrebbesi con pari allusionespiegar quei versi d Anacreonte che in italiano suonai!cosi:Perchè qual ruotalierteLa vita ognor si volve ,E tutti in tempo breveSaremo poca polve '.A questo proposito cito una gemma del Museo Borioni 'dove chiari si vedono i simboli della vita umana, e nelmezzo è uno scheletro sedente sopra d' una fiala cineraria,il quale tiene sotto i pie<strong>di</strong> una ruota. Par dunque che laruota spetti a quella Parca la quale regola il termine dell'umanavita. La bacchetta è propria <strong>di</strong> chi accenna in cieloil destino che ci sovrasta; quin<strong>di</strong> è che gii Auguri eraiidecorati <strong>di</strong> tale insegna che lituo ancora si nomina o bacchetta<strong>di</strong>vinatoria . Cistituisce anche la tra<strong>di</strong>zione verbaleper i racconti che ci <strong>di</strong>vertono nella nostra infanzia, chele Fate ( e son le Parche come già <strong>di</strong>ssi ) hanno la bacchettafatata cui nulla è impossibile. E non è questa immaginepari alla misera massima <strong>di</strong> Erodoto


TAVOLA OTTAVA.»t'3ferma che la sentenza pronunziata dal Fato non può evitarsineppur da Dio?Ora che ho provato esser le Parche quelle due figure primaed ultima del gruppo <strong>di</strong> donne in esame, qual dubbioresterà che la terza non per anco da me esaminata, e chesta fra loro in mezzo, non sia una Parca ancor essa? Tre<strong>di</strong> fatti , come già ho accennato , ne assegnaron gli antichipoeti e filosofi '. Non son ovvj i suoi <strong>di</strong>stintivi, manon repugnano al carattere d'una Parca. Ha in mano unlibro , sul quale <strong>di</strong>ssertò eru<strong>di</strong>tamente il Begero nell illustrarquesto monumento ^, e provò colf autorità <strong>di</strong> antichiscrittori che sta in mano <strong>di</strong> lei per in<strong>di</strong>care che i destiniregistrati in esso <strong>di</strong>vengono impermutabili; motivo per cuida Marziano furon nominate scribas ac librarias supenun :€ questa è pur la ragione per cui la prima <strong>di</strong> quelle tieneparimente nella mano un volume ^ . Torno <strong>di</strong> nuovoair esame delle due figure che fan parte del sarcofago Panfilioesibito da Santi Eartoli nelf Admìranda ^, ed osservoche imme<strong>di</strong>atamente dopo f Urania, che ivi tien luogo <strong>di</strong>Parca, ne segue una femmina avente in mano la conoc-


l64 DEGLI SPECCHI MISTICIle •; e per tale poetica allegoria intendevasi dai filosofi nonaltro che il giro delle celesti rivoluzioni degli astri, la cuicoincidenza perfetta produce la misura perfetta del tempo.Di ciò se ne mostra informato lo scultore del sarcofagoPanfilio ", mentre ha segnate le Parche con gli astri, chevedonsi presso le loro teste. Ma poiché positivo loro significatoè la misura del tempo, cosi, cred'io, non sempre sidette loro dagli artisti il fuso; giacché elleno e non il fusoerano il significato del tempo. Or le tre figure del b. ril.in<strong>di</strong>cano il tempo passato, presente, e futuro, peixhè rappresentatile Parche, ancorché non abbiano il fuso.Ma si venga ormai all' oggetto per cui mi son occupatoa spiegar questa porzione del sarcofago Begeriano, qual èappunto il costume <strong>di</strong> quella Parca che sta in mezzo allealtre. Ila in testa certo berretto alla frigia insolito a vedersinelle figure muliebri. Non è però questa la sola Parcamunita <strong>di</strong> siffatto pileo. Eccone una•''cheio copio da unantichissimo co<strong>di</strong>ce manoscritto esibito dal Bartolini 'i, riconoscibileal fuso che tiene appeso alla conocchia. L'essereancor questa come quella presso un bambino, mi fa vedereche ambedue vi sono espresse per uno stesso significato.Par dunque indubitato che rappresentino entrambiuna stessa Parca; e che quel berretto <strong>di</strong> cui scn coperte,sia un suo simbolo particolare. La conseguenza <strong>di</strong> tutto1 Plat. de Repub. , lib. x, p. 617. Comment. Bihlioth. Caesar., liò.a Ved. ser. vi, tav. G a.num. u e 3. ///• £'x quo Co<strong>di</strong>ce fragmen-3 Ved. ser. vi , tav. G a , num. a. tiim cap. Sp. Geneseos deline-4 Eefero degaiitissimam Tabulant at ita Lamhecius. Tliom. BarautiquissimiCo<strong>di</strong>cis manuscri- ilinlinns, de Puerperio ^ clerumf)ti Geiifseoi , ufiud Lambecium p- loa.


TAVOLA OTTAVA. I 6'5il finqui esposto si è che la figura muliebre posta In mezzodel Disco <strong>di</strong> questa Tav. Vili, ancorché non abbia verunaltro simbolo che il berretto pari a quello delle altredue già esposte, possa credersi una Parca ancor essa.Dicemmo in oltre che Nemesi fu riguardata per una <strong>di</strong> esse, e più estesamente sarò per provarlo in seguito.Il non aver questa Dea verun attributo, mentre le trealtre a lei simiglianti e da me giu<strong>di</strong>cate Parche ne vanno<strong>di</strong>stinte , sembrami essere una espressione dell' artista , concui volle mostrare che nella persona <strong>di</strong> lei comprender sidebbono i fati particolari, essendo essa la Parca dell' universo,cioè la Fatalità personificata. In fatti poiché <strong>di</strong>ssiche le tre Parche, o Fati del già esaminato b. ril. Panfilioin<strong>di</strong>cavano il <strong>di</strong>vino arbitrio sopra i tre tempi, cioè passato,presente e futuro, qui ne faccio l'applicazione a questasola figura del Fato, e con Cicerone la <strong>di</strong>chiaro: causa aeternaciir et ea quae praeterierunt facta sunt, et qiiae instuntfiant, et quae sequuntiir futura sint '. Al che, se aggiungesila definizione che del Fato ci ha lasciata Crisippo ^ similealla ripetuta da Cicerone , avremo il resultamento rappresentativo<strong>di</strong> un Essere supremo creatore e <strong>di</strong>spotico dell'universo, vale a <strong>di</strong>re il simbolo della Divinità in tutti isuoi attributi. E non <strong>di</strong>ssi altra volta che tal figura mulie-1 Cic, de Divinai., lib. i, p. 122. Crisippo citalo dal Caruso. Di-3 Fatum est timn<strong>di</strong> ratio, \el lex scorso accadeuiiro sopra il Fatoeorum, quae in mando provi- e la Forluna. VeJ. Caloserà, Racdentiaconstituuntur, aut ratio colta d'opuscoli scient. e filoloadquam rationem omnia quae f}c\ , Tom. xxiii , aauo 174'' P-fueraut , facta, qua qiie sunt , 457-JiaiU, Jienlquc, quaefutura sunt.


t66 DEGLI sPErrm MT?;TTribre in questi <strong>di</strong>schi rappresentava la Divinità in qualchemodo personificata? 'Posso frattanto notare altri in<strong>di</strong>zj: il libro per esempioche tiene in mano la donna che nel notato gruppo Panfilioè simile a questa della Tav. Vili, in<strong>di</strong>ca il libro dei destiniche lo stesso Dio, secondo i gentili, non poteva cambiare= ;vale a <strong>di</strong>re eh' è in<strong>di</strong>zio della provvidenza <strong>di</strong>vina,la quale avendo tutto prestabilito infallibilmente, non habisogno <strong>di</strong> cangiamento. Ma quale idea ebbero i Greci <strong>di</strong>questa Divinità? I monumenti, oltre quanto scrissero i filosofi,ne scuoprono l'errore. Credettero fra gli altri gliStoici, che essendo la materia del mondo puramente passiva,muovere, attuare e vivificar si dovesse da un Moventesia principio universale che intimamente con essa unendosir animasse, e le desse <strong>di</strong>verse forme- errore che sparsepure nei suoi versi il Poetatotamqiie infusa per artusMens agitai molem ^.Questo gran Movente , o sia anima del mondo <strong>di</strong>ffusaper tutta la materia movente passiva, è quella cagione certae violenta la quale fu creduta in noi e partirsi da noi,e che movendo tutte le altre cagioni da lei formate e vivificate,costituisce il Fato ^. Sebbene gli antichi si accor<strong>di</strong>noad ammettere che sia il Fato una inflessibile necessitàche sovranamente regola e governa tutti gli or<strong>di</strong>ni dellanatura, non tutti però egualmente la definiscono. Le varie1 Ved. p. y. sii- Senec, De ProTÌd., cap. v, p.2 Ipse ille omnium con<strong>di</strong>tor ac re- 5oi.ctor scripsit qui/lem fata , sai 3 V'irg., Aeneid., lib. i , i). 266.iequitur, semper paret, semel jui- 4 ^^à. Caruso, 1. cit., p. 456.


TAVOLA OTTAVA. 167opinioni son dottamente raccolte da un rispettabile Ecclesiastico<strong>di</strong> Palermo, dalle quali una principalmente io netrag-go, la più coerente ai monumenti che spiego. Essa è<strong>di</strong> Eraclito il quale <strong>di</strong>chiara essere il Fato una intelligenzache si frammischia dappertutto, e questa non esser altro senon il corpo spiritoso etereo, anima e seme della generazionedell universo '. Questa intelligenza, e questo spiritosocorpo si rappresentano, cred'io, dalla femmina alata delnostro Disco. Noi vedremo in altri monumenti quest'Entepersonificato dall' arte in varie guise,a seconda peraltro dellevarie definizioni che gli si vollero dare dai sapienti delpaganesimo.Qui frattanto si osservi che l'atto <strong>di</strong> genuflettere nel qualesi mostra la nostra figura, e per cui comprende ed occupainsieme con le ali tutto lo spazio del circolo dov' èincisa, corrisponde all' espressione del citato filosofo, il qualepensa che questa intelligenza si trovi inerente ad ognispazio della natura , mentre si frammischia dappertuttoIside, che io credo una variata rappresentanza <strong>di</strong> questoente medesimo, si vede in più monumenti dell' arte d' E-gitto non sempre in pie<strong>di</strong> , ma genuflessa talvolta , con leali e le braccia stese, occupando sempre un considerabilespazio '. In simil positura si vede Ercole ingenicoio fra lecostellazioni,ma non ne trovo so<strong>di</strong>sfaciente spiegazione inveruno autore. Io peraltro rifletto che siccome egli fissa\acol suo tramontare il solstizio estivo in cui il sole giungevaal leone, eh' è quanto dh'e alla sua maggior forza, cosii Ivi, p. 457. l' antiq. expl., Tom. 11, p. 142a Moulfauc, Supplem. au li\re de Piane apres la Sj.


l68 DEGLI SPECCHI MISTICIquella positura, pare a me, che esprimesse colle membrasparse per varie parti, la forza solare che fassi sentire dappertutto,come nella nostra figura muliebre si voleva forsein<strong>di</strong>care l'universale potenza delP anima del mondo, che iGentili erroneamente tenevano per la <strong>di</strong>vina onnipotenza.INelle antiche monete <strong>di</strong> Camerino comparisce una figura,or seminuda, ora affatto spogliata, ma sempre in unapositura simile nei ginocchi a quella della donna che esaminoin questa Tav. Vili. I numismatici non tardarono aconvenire esser quella donna una Nemesi non ostante cheper lo innanzi tenute avessero <strong>di</strong> tale immagine <strong>di</strong>verse o-pinioni ', e molto più dell' ulthna opinione furono convintiallorché si avvidero che la figura talvolta circolare e tal altraellittica posata sul ventre <strong>di</strong> lei non poteva esser cher uovo cosmogonico generato da Giove convertito in cigno*, <strong>di</strong> che potrà il lettore meglio eru<strong>di</strong>rsi vedendo lamedaglia stessa ch'io riporto alla Tav. M, num. i , e 3. Unparagone si evidente mi accerta dell' analogia da me suppostatra la figura <strong>di</strong> questo Disco, e la Nemesi degli antichi.Le ali ancora compariscono in quello egualmente chenelle citate monete. x\ltrove sarà più estesamente trattatoquestoargomento.La Gorgone ( che per tale io ravviso quella testa <strong>di</strong> rilievoai pie<strong>di</strong> della già illustrata figura ) ancorché da me in<strong>di</strong>catacome sostegno al riposo del convesso Disco allorchéposa in piano, potrebbe non essere scevra <strong>di</strong> allegorico significato.In quella situazione denotando essere al basso,può esprimere l'inferno,regione sottoposta a quella abitata1 V. Eckhel, Doclr. Num. vet.,Pars a Hygln. Poet. astron. , lib. ii , cap.I, Tom. I, p. 199, et seij. viu, p. 44i-


TAVOLA OTTAVA.1Gydai numi, quale sarebLe il piccolo Disco entro cui si cuiiiprendela Nemesi. Questa mostruosa larva non <strong>di</strong>rado pressogli antichi rammentò le regioni infernali; poiché, secondole osservazioni degli astronomi, si presenta nel cielocoli Idra infuocata e col cane Sirio che accompagna la Na-\e d Iside, ossia la barca in cui fu immaginato che passasserole anime all'inferno '. Ditatti noi troviamo questaIar\a situata da Omero " e da Virgilio ^ tra i mostri spaventevoli<strong>di</strong> quell orrido soggiorno. Ma la tèlice combinazioneche gli antichi solevano trovare per esprimere un aggregatonon breve d idee con pochi cenni dell arte, mi fasospettare che quella testa, unitamente alla figura superiorecombinata nella parte del Disco opposta a quella che occupala tavola antecedente, nasconda qualche altra misteriosaallegoria.Fra le moltiplici antiche narrazioni della supposta ^ledusanotasi quella che il Sole aveva una figlia chiamata EgaCapra, d'uno splendore abbagliante e d'uno spaventevoleaspetto. Essa fu in seguito la nutrice <strong>di</strong> Giove. Questo immaginarioDio <strong>di</strong>venuto adulto, dovè intraprendere la guerracontro i Titani, e consultato come solcasi l'oracolo, glifu suggerito che se voleva trionfare , dovea combatterli armatodella testa <strong>di</strong> Medusa, e della pelle della Capra Amalteao Egea A questa finzione ''. si dà la spiegazione seguente.Si possono considerare i Titani come i Genj delle tenebre,<strong>di</strong>chiarati nemici del principio <strong>di</strong> luce eh" è Giove, oaltrimenti la <strong>di</strong>vinità. Si avverta qui che i Giganti, secon-1 Lenoir, La Franche - Maronnerie 2 Odyss., lib. xi, i\ G33.ren<strong>di</strong>le a sa verilahle origine, p. 3 Aeiicid. , lib. vi, t'. 280.l'iy- 4 Eralosl., cii|j. xin , p. ii.S. II. 22


1/0 DEGLI SPECCHI MISTICIdo quello che <strong>di</strong>ssi nella passata interpetrazione della Tav.VII, compariscono della natura medesima dei Titani quimentovati. Ho detto altresì che il <strong>di</strong>o della luce trionfa soprai suoi nemici, cioè sulle tenebre allorché i giorni si fannopiù lunghi delle notti '. Ciò accade soltanto dopo l'equinozio<strong>di</strong> primavera, vale a <strong>di</strong>re in quel tempo nel qualeil sole domina il segno dell' Ariete sopra cui sono le costellazioniove si fingono Medusa e la Capra . Dunque ilcomplesso della rappresentanza <strong>di</strong> questa parte del Discoin<strong>di</strong>ca la potenza <strong>di</strong>vina che spiega le sue facoltà ; mentrer opposta parte simboleggia lapotenza <strong>di</strong>abolica nemica <strong>di</strong>questa ed in contrasto entrambe fra loro, e perciò, cred'io,rappresentate in questo Disco medesimo una 1' opposta all'altra . Noi vedremo spesso nel giro <strong>di</strong> questi monumentii due Genj, uno buono, e l'altro cattivo in più guise rappresentati,ma sempre in un modo variato, enigmatico e misterioso.Qui basti quanto ne ho detto,TAVOLA NONA.Jlispongo in rame il presente Disco che un tempoappartemie al Museo Andreini, come asserisce il Buonarroti,^ ed ora alla 1. e R. Galleria <strong>di</strong> Firenze; e lo espongonella precisa grandezza dell' originale e cos'i fedelmentequasiché ogni tratto fosse calcato sul bronzo antico, siccomegià feci per ottenerne il <strong>di</strong>segno. Do così una chiara1 Ved. p. Ili della srr. i. § xvi . p. 21.a Ad Dernpsl. , E\pl. et Coiiject.


X111--45- exi., Voi. I, tab. xvi , iiura. iii ,TAVOLA ì^rONA . I/ «idea della grandezza me<strong>di</strong>a che sogliono avere questi sacrispecchi, e del carattere particolare che ha il <strong>di</strong>segno linearedelle figure intagliate in questi bronzi, non molto comunecon altri monumenti . Neil' Inventario del Gabinetto deibronzi della suddetta Galleria scritto dal Lanzi che ne fur Antiquario, lo trovo notato coi seguenti termini « Pateracon Circe in atto <strong>di</strong> presentare una tazza <strong>di</strong> liquore in'cantato ad Ulissey da cui egli rimane illeso per viriti dell'erba moli figurata ivi appresso. La sponda della Pateraè ripiena <strong>di</strong> varie fiere: non vi ha caratteri . w Cosi il Lanzi'. INfa quando lo scrisse non avendo per anche pubblicatoil suo Saggio <strong>di</strong> lingua etrusca, forse non avrà neppureavuta occasione <strong>di</strong> esaminare quei Dischi con fondamentipari alle sue cognizioni. Per questa ragione sembra cheegli si riporti a quanto ne avea già scritto il Gori illustrandolonel pubblicarlo: né presentossi al Lanzi altra occasione<strong>di</strong> trattarne in veruna delle sue opere . Suppongo ciòneir osservare ch'egli cita il Gori, e non il Buonarroti, cheprima <strong>di</strong> lui avea data a quel Disco la medesima spiegazione,in prova che gli <strong>Etruschi</strong> trattaron le storie dei Greci'. Ma su tali ricerche pii^i non cade questione fra gli Antiquaride' nostri giorni; onde conviene osservare questi monumentisotto altro aspetto.Trovo dunque <strong>di</strong>falto il presente Disco in<strong>di</strong>cato nelleopere del Gori ^, ove da esso affermasi che vi si vede effigiatala storia d' Ulisse e Circe ristretta in un contorno1 Inventario MS. nella libreria pri- plicaliones et Couject, §xvi, p. ai.vata della I. e R. Galleria <strong>di</strong> Fir., 3 Inscriptiones ant. in Etruriae urb.2 Buonarroti, ad op. Dempster. Ex- p. lxxix.


172 DEGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong> vallati animali che in<strong>di</strong>cano i compagni <strong>di</strong> quell" Eroeabbrutiti per incantesimo. La donna in pie<strong>di</strong> è consideratadal Gori per una delle ancelle <strong>di</strong> Circe. Conclude poi chenel manubrio debba riconoscersi laDea Tempesta, che spezzacolle mani la sua corona. Per quali ragioni questo Antiquariovedesse la Tempesta in quella figura piuttosto chealtr' allegoria , non ci è stato da lui palesato ; talché è dadubitare che la sua interpetrazione fosse totalmente arbitraria.Questo medesimo Disco fu da lui preparato in <strong>di</strong>versorame per riprodursi in altrasua opera, e forse con più per»-suadenteinterpetrazioneIn seguito anche il Ch. Professore Schiassi ha avuta occasione<strong>di</strong> trattarne esponendo al Pubblico quanto il Biancaniavea detto sulle Pateie degli antichi. Ammette pertantocome il Gori che vi sia espressa la storia d' Ulisse e<strong>di</strong> Circe, e crede che la donna in pie<strong>di</strong> sia Angizia sorella<strong>di</strong> lei. Confessa che fu ignota al Biancani la significazionedei pesci e del mostro che vedonsi al basso del Disco, sebbenei non dubiti che non possano riferirsi a Circe '.Se ancor io debbo giu<strong>di</strong>car del soggetto che \i si racchiude,premetto che gli antichi non operarono a caso nelcomporre la rajipresenìazione d un qualsivoglia racconto.Che se alcuni luiono inesperti nel saperlo esporre secondoveniva narrato, \ì supplivano imitando gli artisti che godevanoreputazione <strong>di</strong>dotti, quando me adempita ogni prescrizionede' sacerdoti e de' gerofanti in ciò che spellassealla parte liturgica ^. Un tal sistema lacilitava e tuttora) Srhiassi , (l


TAVOLA KONA. 173facilita l'intelligenza de monumenti anche i più rozzi. Scendasiora all'applicazione della massima al nostro Disco. Mostrail <strong>di</strong>segno e la composizione <strong>di</strong> esso che non ne fuApelle, né Policleto, né certamente persona <strong>di</strong> simil gridol'autore, ma un assai me<strong>di</strong>ocre artista; il quale se avessedovuto rappresentare Ulisse e Circe, avrebbe sicuramentecercato nelle opere dei migliori maestri dell' arte conquali caratteri si dovevano esprimere quei personaggi, eper quali contrassegni dovevan essere riconosciuti daglispettatori. Diversamente facendo, e immaginando un Ulissea capriccio, e ponendo in capo a Circe un berretto Irigio,come potea mai sperare che la sua opera giungesseall'intelligenza <strong>di</strong> chi la vedeva? Io pertanto raramente vi<strong>di</strong>fra i monumenti antichi Ulisse privo <strong>di</strong> barba, nò inaisenza il suo consueto berretto viatorio. E quando egli nonsia nudo all' eroica, il vestiario ancora ha qualche cosa <strong>di</strong>suo proprio carattere. Tali contrassegni, ben noti a chi hapratica <strong>di</strong> monumenti , nonsi ravvisano in quel giovineche nel Disco pretendesi Ulisse. Raro è veder Circe nelropere d'arte: peraltro in uti b. ril. esposto con belle dottrinedall' Ab. Ridollìiio Venuti ', la vi si vede rappresentatain un modo assai <strong>di</strong>fferente dalla presunta in questomistico Specchio. Anche l'Ulisse del b. ril. è simile ai consueti,ma <strong>di</strong>ssimile dal supposto in questa Tav. IX. I <strong>di</strong> luiseguaci nei b. ril. non compariscono assolute lìeie che avicenda si <strong>di</strong>vorano, (luali ve<strong>di</strong>amo nel Disco; ma cometichi dell'Opera iniit., L Italia a- ni. V. Gnatlaiii , JMonuni. ant.vanti il dominio de Romani , p. ine<strong>di</strong>ti , Seuil. , tav. m, Dassorilie-4'(- vo con luNoI.i <strong>di</strong> Circe, p. xi.1 Bassoiilievo del Musco Fiunduni-


l74 DEGLI SFECCm MISTICIuomini che han cangiata la lor sembianza, e quin<strong>di</strong> la testasoltanto è ferina , ed umano il resto del corpo . Cosivedonsi nelle urne etrusche <strong>di</strong> Volterra, come nella primaserie de' miei monumenti si fa palese •Se la donna in pie<strong>di</strong> è ancella <strong>di</strong> Circe come vuole ilGori, o sorella come crede il Biancani, per quanto riferisceil Ch. Schiassi, perchè è vestita in un modo sì <strong>di</strong>fferenteda quella? E quel posarsi delle figure sulf acqua in<strong>di</strong>catachiaramente dai pesci, qual relazione avrà mai collafavola <strong>di</strong> Circe scritta in forma <strong>di</strong> storico avvenimento?Quando nelle produzioni dell' arte trovo tanta varietà <strong>di</strong>costumi e stranezza <strong>di</strong> composizione, io vi giu<strong>di</strong>co piuttostoun'allegoria, che una storia.Quin<strong>di</strong> è che <strong>di</strong>ssento dal parere dei citati scrittori, e<strong>di</strong>n luogo <strong>di</strong> Circe vi ravviso Cibele o Rea o la Madre Terraed anche Opì, oppur Cerere: una <strong>di</strong>vinità insomma <strong>di</strong>.sesso muliebre che somministrò gran copia <strong>di</strong> allegorie. Hatunica munita <strong>di</strong> doppia manica lunga fino al pericarpioair uso degli orientali: costume dai Greci chiamato barbaro,perchè non praticato fra loro '. Nelle urne <strong>di</strong> VolterraParide, quando non sia coperto <strong>di</strong> sola clamide ^ è sempre<strong>di</strong>stinto da tal foggia <strong>di</strong> vestiario, come pure ogni Frigioin quelle scolpito ^, ancorché in tal genere <strong>di</strong> sculture nonsempre il vestiario si trovi perfettamente analogo al soggetto.Nel nostro Disco non sembra mancare siffatta analogiafra il vestiario e'I soggetto rappresentato; perchè altre duefigure, una d'uomo, l'altra <strong>di</strong> donna che stanno allato a1 Ved anche Guarnacci, Origini Ital., 25, et serj.Tom, I, tav. ii , p. 347- 3 Ved. la serie i, in yarj soggeU».a MìULd , Vas. peint. , Tom. t , p-


TAVOLA NONA-17^quella sedente, sono ammantate <strong>di</strong>versamente. Il berretto<strong>di</strong> lei vedesi ripetuto in testa delle Amazzoni ' ed in figureIn<strong>di</strong>ane, Persiane, Egiziane ed in altre Orientali '.Considerandola come una Cibele, si trova rappresentatanel Disco egualmente che in<strong>di</strong>cata negli scrittori. Se questaè sedente, quella descritta da Lucrezio è cosi concepita:Affermando olir' a ciò che pende in ariaLa gran macchina sua, né può la teiTaFermarsi interra. ^Cosicché inten<strong>di</strong>amo che nel bronzo sifa seduta per mostrareche non posa sulla terra, essendo la terra ella stessa;ma sulla se<strong>di</strong>a per cui s'intende l'aria. La Cibele <strong>di</strong>fatti sirappresenta nei monumenti quasi sempre sedente .''Il suppedaneoeh' è inciso nel Disco esprime anch'esso che la Deanon posa i pie<strong>di</strong> in terra.L'abito e'I berretto alla foggia orientale, principal caratteristicadei popoli della Frigia, si ad<strong>di</strong>ce alla Dea che nelmonte Ida ebbe culto speciale; talché scrisse Lucrezio:Ella da genti variePer antico costume è nominataNé" sacrijicjla gran Madre Idea.Le aggiungoìi poscia le Trojane ^ turbePer sue Jide seguaci1 Milllngen , Peiatures dcs Vascs 5 Lcggesi nel testo latino « VhvyGrecs, pi. xxxvii. giasque catervas Dani comiCesoa Abbildungen , zu Creuzrrs Sym- alle (inali parole non scnibianubolik unJ Mythologie dcr alien corrispondere con esattezza la vcr-Volker. , tab. xx, xxi, xxvni, xxix. sione del Marchetti.3 De Nat. Rer., lib. ii , v. 602, 6o3. G L. cit., i-. 610, et scq., Trad. delTrad. del Marchetti , p. c)6. Marchetti , p. 97.4 Ved. scr. vi , tav. Pv , num. 4-^


176 DEGLI SPECCHI MISTICIfavtjla che lia un fondo allegorico; poiché si tenne tlagliantichi filosofi che la terra <strong>di</strong> cui fu simholo Rea o sia Cibele,ci avesse tramandata dall Oliente la primitiva generazione,coma conferma lo stesso poeta ove cosi prosegueacantare:essendo famaChe pria da (/ne' confila inconùnciasseA generarsi e propagarsi il grano 'L' in<strong>di</strong>cato elemento dove nuotano i pesci allude probabilmentealla sottintesa forza dell' umore pel quale eranocredute generarsi le cose nell' universo, al cui proposito seguelostesso:Pria la terra contiene i corpi primi,Onde con moto assiduo il mare immensoSi /innuovi da' fonti, i quai sossopraT olgono i 'fiumiQui peraltro può intendersi anco per quella parte <strong>di</strong> superficieche costituisce la sfera terrestre, giacché la terra,ossia la parte solida e vegetante del nostro globo é significataper la Cibele che sta sedente al <strong>di</strong> sopra delle acque.I pesci che vi si vedono sono pure suscettibili <strong>di</strong> più sensi;mentre nelle Urne ^ ed in altri monumenti vi sono appostiper in<strong>di</strong>care le acque del mare. Qui possono inoltre <strong>di</strong>notareil regno degli animali aquatici sottoposti ancor essiad Opi o Cibele, o a quella Divinità qualunque ella sia o <strong>di</strong>1 Anche la presente espressione sena- i. »)i3. March., pag. 97.bra un poco troppo lontana dal- 2 Ibi , v. 589. .March, p. 96.r originale <strong>di</strong> Lucrezio che <strong>di</strong>ce: 3 Vcd. la sp^eg. della ser i, tav. xi.


TAVOLA NONA. 177qualunque <strong>nome</strong> che presiede alla natura in generale, <strong>di</strong>che abbiamo contezza dal medesimo Lucrezio:Ond" ellasol fu degli Dei gran madreDetta, emadre de' bruti e genitriceDe' nostri corpi '.Né per esser questa Dea Opi <strong>di</strong>notata col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> MadreTerra si volle escludere dal dominio delle acque; poichéla ve<strong>di</strong>amo in varie monete coli' aggiunto <strong>di</strong> un fiume ^o <strong>di</strong> acque marittime o <strong>di</strong> nave ^. È singolare fia questeut)a moneta <strong>di</strong> Alessandria dal Zoega illustrata '* , ove laDea (che ivi è Iside) cammina sul mare con vela spiegatae retta dalle sue mani, stando vicina al Faro: al cui propositoé degna <strong>di</strong> esser qui ripetuta con lode la osservazionedel culto Creuzero, il quale nota che nella più anticareligione egiziana si attribuiva il dominio del mare aTifone demone malefico in Egitto; ma in tempi meno antichisi pose il mare sotto la protezione d' Iside dagli Alessandrini,r esistenza de' quali <strong>di</strong>pendeva in parte dal commerciomarittimo ^. Adunque l'aggregato <strong>di</strong> molti attributiin questo nostro monumento ci debbe dare in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>antichitànon molto remotaQuin<strong>di</strong> riflette lo stesso dotto Scrittore che all' idea <strong>di</strong>Iside fiirono a mano a mano aggregate quelle della NeithSaitica e <strong>di</strong> altre, per modo che sotto questa deità s' intese1 Ibi , V. 598, et seq. March., p. 96. 3 Zoega , Num.Aegypt. Imp. , lab.2 Ved. il rovescio <strong>di</strong> una moneta in \ii, num. 12, p. i35.argento <strong>di</strong> Geta , ove ò Opi cor- 4 ^^ cit., num. iG.ronte sopra un leone, sotto i cui 5 Creuzer, Sjmbolik und Mjtliolopie<strong>di</strong>scaturisce un fiume . Choulgie der alten Volker, Tom. i, p.p. 83. 290.S. IL 23


) 78 DKGT.I SPECCHI MISTICIin line il principio femminino <strong>di</strong> tutti gli enti, e 1" universalenatura terrestre • . Un altro moderno Scrittore da luicitato conferma esser questa Dea il complesso dei nomi <strong>di</strong>ogni altra <strong>di</strong>vinità, vale a <strong>di</strong>re la pienezza suiliciente a tutteJe cose e soprabbomlante . Ond" è che anche i <strong>di</strong> lei simulacriespressi in busti dall'arte, ce la rappresentano multimammia,e talvolta circondata dai quattro elementi sottole specie <strong>di</strong> quattro animali; cioè dalla salamandra pel fuoco,dall'aquila per laria. dal delfino per T acqua, dalla lionessaper la terra, come si vede in una gemma del INIuseoRomano ^ già dal Causeo pubblicata, e dal prclodatoCreuzero nuovamente prodotta ^. La Dea del nostro misticoSpecchio è anch' essa circondata da varj animali nellaperiferia del Disco, ma non li credo espressi ali oggettomedesimo <strong>di</strong> alludere ai quattro elementi, giacché si mostranocon un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>verso. Credo peraltro che nella citatagemma abbiano gli animali un doppio signitìii-ato, parte<strong>di</strong> cui si ritrovi anco nel nostro Disco. Perocché ho replicatauienteaccennato essere stata creduta madre dei brutila Dea che in questi monumenti sotto varie forme, nonperò assai fra loro <strong>di</strong>ssimili, si esprime; quin<strong>di</strong> è che si vedevanoin Siria nutriti nel cortile a>anti al vestibolo deltempio della Dea ^, ed in Efeso scolpiti attorno all' abitoche cinge Diana in qualità <strong>di</strong> Opi ^; mentre la vocec:;ri( pretendesi derivata da apia, e spiegata per madre ^.i Ui. p. 4!^3.a Cinsri . Mas. Roman., Tom. i, 5 Callimacli.. Ilrnm. in Del. e. «qa.l.tb. xxMv. n. a3 6 V. Il.inrarvill»'. Rrclierch. sur l"o-3 Crtruzer., 1. cit., Tom. i , tab. i rigine ci lo progròs dos Aris dennin. 3 1" Grece, Tom. i, livr. i, chap.4 Lucìan., do Doa Syria , Tom. ni ui .p iSj.


TAVOL\ NOVA. I7rme e maniere nelrappresentarle, sempre variate a seconda delle ciicostanze,plultostochò a secoiula degli in<strong>di</strong>>idui che \i si Nollero (inora<strong>di</strong>stinguere. Un passo <strong>di</strong> S. (Girolamo addotto dal prelodato\ isconti vScuopre che la Diana lì,resina era cotisiderataquasi simbolo della natura, coni' egli osserva nelle segncniiautografe parole: Dinna/n nitiltiinaiuntiam colchaiit Enlicsiinon itane vfiiatrict'm, (/iiae aivuni tcnct, at


l8o DEGLI SPECCHI xMISTICIviamente il Visconti potersi riguardale la Diana d Efeso come1 immagine mistica della natura, o della terra medesimaconfusa colla natura stessa per essere la nudrice <strong>di</strong> quantoquaggiìi ve<strong>di</strong>amo '. Io soggiungo pertanto, che si ergevanoe si veneravano questi simulacri per adorare non già la terrao la natura, ma la <strong>di</strong>vinità che alla teiTa ed alla naturasistimava inerente. Di questa massima non mancano esem-.pj Ciiiaramente lo <strong>di</strong>ce Seneca in queste sue parole : quidenim aliud est natura^ qiiam Deus et dn>ina ratio, ioti ntuiidoet partiòus cj'us inserta '? Il Menetrejo che si annoveratra gli antiquari che pensarono esser Iside la Diana Efesinaed altre simiglianti femminili deità referibili ad uno stesso<strong>di</strong>vino attributo, non fu sistematico, ma soltanto storico dellemoltiplici opinioni scritte dagli antichi a questo proposi?to, riportando il parere <strong>di</strong> Macrobio, <strong>di</strong> Lattanzio, <strong>di</strong> Epicuro,<strong>di</strong> Seneca e <strong>di</strong> altri, e concluse che c< la natura dellecose, come anche la terra, furon prese per simbolo della<strong>di</strong>vinità non solo presso gli Efesii, dei quali tratta, ma damolti altri popoli >j ^. Eccomi autorizzato a cercare nelleinterpetrazioni degli antichi circa gli animali effigiati nellaDiana Efesina la ragione <strong>di</strong> quei che si tro\ano ali intornodel mio Disco, il quale contenendo nel mezzo 1' immagine<strong>di</strong> Opi o Cibele, presenta in sostanza come la Diana d Efesola <strong>di</strong>vinità della natura personificata in una femmina,come nello spiegare il primo Disco <strong>di</strong> questa serie accennai<strong>di</strong> passaggio ^.X ^ isoonti , 1. cit., p. igcj. plipsinae statua, ap. Gronov. TheaSeneca, de Bencfìc. , lib. IV, cap. saur. Grat-c Aiiliq., Tutu, mi, p.VII, p. 66. 388.3 MciiLircii , Symbolica Diaoae E- 4 ^^à. p. 7.


TA\OLA >01SA.j8iPer non abbandonare il primo concetto sulla pluralità deisignificati <strong>di</strong> questi animali, ancorché non rappresentino glielementi come nella citata gemma del Causeo, vi trovo cheoltre 1 intender da essi che la terra si fa madre e nudricedegli esseri viventi, giusta la dottrina poc'anzi in<strong>di</strong>cata <strong>di</strong>S. Girolamo, rammentano ancora colla grafica loro posizioneche questi in natura si succedono continuamente; talchévive l'uno al morir dell'altro, e quin<strong>di</strong> la morte non alteramai la conservazione delle specie. Ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>fatti cheessi mordonsi reciprocamente, quasiché si volesse in<strong>di</strong>careche la morte degli uni alimenta la vita degli altriE chi sa che ad oggetto <strong>di</strong> rammentare la vicendevole vitae morte degli oggetti vitalinella natura non sieno espressetante cacce, e tante lotte nei sarcofagi, e negl" Ipogei,e sieno stati aggregati ai funerali anche i gla<strong>di</strong>atori combattimentie le cacce? Il Millin che prende ad illustrare leTombe <strong>di</strong> Pompei, dove appunto effigiate si vedono le caccee le lotte, ci vuole istruire che gli antichi cercaxano <strong>di</strong>rendere ifunerali più sontuosi e magnifici colf ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>quegli spettacoli chiamati Venationes ', ch'erano cacce nellequali si facevano perseguitare or<strong>di</strong>nariamente varj animalitimi<strong>di</strong> da altri che ne fanno preda, come anche combatterdegli uomini contro le bestie feroci ^; a schiarimento<strong>di</strong> che adduce soltantonon poche testimonianze <strong>di</strong> scrittori,e <strong>di</strong> lapi<strong>di</strong> per attestare della passione che mostraronovivamente i Pompeiani per simili esercizj ^. Ma s'io notoche le urne etrusciie <strong>di</strong> Volterra '^, gT ipogei Curneta-I Cic, Epist. fam., ]ib. vm, p. gS. 3 Ivi , p. &\.a Milliii ,Descript, des Tonibciiiix 4 ^ cJ- ^t^'"' !> P-3.>. ed allro\e.cl« Pompei, p. 5^.


l82 DEGLI SPECCni MISTir.Ini ', i sarcofagi anticlii conservati nel Camposanto <strong>di</strong> Pisa', e i h on/À <strong>di</strong> Peruf^ia ^ e molti altri monumenti grecie romani, e specialmente gli antichi vasi <strong>di</strong>pinti contengonotali contrasti e <strong>di</strong> animali e <strong>di</strong> uomini, potremo noiattribuirne il significato alla passione pei giuochi dal INIillinad<strong>di</strong>tata? li tema della questione si rende interessante perchèfinora agitato e non risoluto; e perchè, sciolto con idovutifondamenti <strong>di</strong>critica, servirà a spiegare una gran quantitàfli antichi monumenti. Io non mi cimento a trattainefinché il lettore noti abbia vedute più tavole <strong>di</strong> monumenti<strong>di</strong> quest'opera. Un altro Specchio mistico parimente figuratoe pocofa dal Ch. Sig. Vescovali illustrato ^, ha ingiro le figure <strong>di</strong> animali come il presente. Io che lo debboammettere in questa seconda serie <strong>di</strong> monumenti, avròluogo <strong>di</strong> tornare sui tema stesso, e trattarlo più estesamente.Nella figura femminile che vedesi allato alla sedente, comparisceche r artista volle condurla con quella grazia delportamento del corpo, che soleva in antico accompagnarele statue <strong>di</strong> buon modello: ma quanto vi si vede eseguitonon sembra corrispondere a tale intenzione ;dalche arguisco che 1' arte già nota quando il monumento fufatto, cadeva in depravazione per essere nelle mani <strong>di</strong> troppi.E chi non vede che il gusto è degenerato in una soverchiae malintesa ricercatezza <strong>di</strong> meccanismo? Avrò dun-1 Micali , Antichi monum. por l'o- 3 Vcrmiglioli ,Bronzi elr. trovatipera iiiiit. I Italia av. il doiniaio nell' agro Perugino , tav. i, ii , p.dt'i Romani , tav. lui. qS.2 VcJ. Ciampi, due Urne scpolcra- 4^


TAVOLA. NOINA. 1 83que ragione <strong>di</strong> ammettere nella interpetrazione del monumentoche illustro ,quelle dottrine che fiorivano al decadere,e non al sorgere delle belle arti. Il giovine eh' è <strong>di</strong>controannunzia nel modo stesso 1' arte decadente. I trattiche in<strong>di</strong>cano l' anatomica <strong>di</strong>chiarazione dei muscoli, vi sonposti con profusione, ma senza intelligenza, senza consultareil vero, senza voler risolvere in un bello effetto, e soltantoperchè ormai sapevasi che vi dovevano essere. Cosìcoir insieme della persona è trascurato ogni accordo dellemembra, alle quali nulla manca per esser compite in ognilor parte: <strong>di</strong>fetti costantemente caratteristici dei monumentieseguiti nei bassi tempi . Sul medesimo gusto son condottigli animali, i quali sebbene alterati nei muscoli, in generaleperaltro conservano nei contorni quella idea <strong>di</strong> sveltezzaed agilità che è propria del far dei Greci nei buonitempi dell' arte. Me<strong>di</strong>ante questa guida io so che debbo spiegareil monumento con tlottrine che fiorirono sul cadere delpaganesimo, fra le quali molto brillò il platonismo.La donna in pie<strong>di</strong> non è facile a decifrarsi, perchè mancante<strong>di</strong> quegli attributi che solevansi porre ad intelligen/adel soggetto. Il vistoso <strong>di</strong>adema che tiene in testa potrebbein<strong>di</strong>carla per una Giunone, mentre la sua nu<strong>di</strong>tà, ed ifemminili ornamenti, e <strong>di</strong> vezzi e <strong>di</strong> armille, possono <strong>di</strong>chiararlauna Venere. Il manto che le cuopre parte del corpo,apparisce non <strong>di</strong>rado nelle figure etrusche <strong>di</strong> altri <strong>di</strong>schie <strong>di</strong> cinerarj che rappresentano Venere, le quali hanno, emanto, e <strong>di</strong>adema ed ornamenti preziosi. Se questa è Venere,potrei anche dar conto del motivo per cui si efiigiòappoggiata ad Opi, come pure perchè (jui come alti'ovenegli Specchi mistici si mostra sempre copiala nei pie<strong>di</strong>:


184 DEGLI SPECCHI MISTICIma <strong>di</strong> tutto ciò si ragioni all' opportunità <strong>di</strong> sostenere lemie confetture col confronto <strong>di</strong> alni monumenti.Il giovine in pie<strong>di</strong> con ristretto pallio sul dorso e contazza in mano, può sempre spiegarsi per mi Bacco; e quinon mi sembra fuori <strong>di</strong> luogo in compagnia d' Opi e <strong>di</strong>Venere. Ho già provato che Opi, o Cibele o Rea che <strong>di</strong>rsi debba, non può stare sulla terra ^ mentre è la Terra ellastessa; ed aggiungo, guidato da Apulejo, che gli Egizianifiguravanola Iside loro cc^ pie<strong>di</strong> sulf acqua , e non sulla terra'. Qui ve<strong>di</strong>amo anche Venere sullo stesso elementOj nonperò fuori del consueto; mentre la Venere figlia <strong>di</strong> Urano,o Cielo si fa nata dalla spuma del mare come ne avverteil <strong>nome</strong> stesso, A'ypoòc-r. datole dai Greci, che vale: natadalla spillila. Così fra i miei monumenti <strong>di</strong> corredo la ve<strong>di</strong>amoassisa entro una conchiglia marina ', scolpita in unelegante utensile da toeletta d' argento ^. In seguito daròconto come Venere presso gli <strong>Etruschi</strong> si <strong>di</strong>stingua col <strong>nome</strong><strong>di</strong> figlia <strong>di</strong> Urano. Era poi necessario che anche Baccoper essere in compagnia delle Dee, si trovasse come quellesulle acque; il che non <strong>di</strong>scorda dalle allegoriche dottrinespettanti a questo nume, come per vari esempi raccoltidal Ch. Zannoni si prova. Egli dà conto <strong>di</strong> una gemmadella R. Galleria <strong>di</strong> Firenze, ove Bacco espresso con figura<strong>di</strong> bove e testa umana, portante una Baccante sul dorsocammina sulle acque del mare ^. A tal proposito adduce1 Apul. Metamoi-ph., lib. XI , p. afi. scoati su d' un' antica argenteria2 Ved. ser. vi , tav. C 2, num. 3. scoperta in Roma.3 Agincoiirt, Ilistoir. de lait par 4 Zan., Descriz- della R. Galleriale monuinents., Scuipture, pi, ix. <strong>di</strong> Firenze, Cammei ed Intagli,Ved. anche, Lettera <strong>di</strong> E. Q Vi- Ser. i, tav. ix, n. a, p. 73.


TAVOLA KO?fA. 1 85in esempio che nel Dionisiaci <strong>di</strong> Nonno corre Pane sulleacque, nuotano le Baccanti, i Sileni ed i Satiri ', e Baccostesso invita Ampelo a gareggiar seco nel nuoto '. Di ciòpotrei rendere quella ragione, che il prelodato Antiquariotralasciò per volere esser conciso; ma ne riserbo anch'io losviluppo a migliore occasione che incontrerò in quest'opera.Basti per ora ch'io provi, almeno con esempi d'antichiscritti e monumenti figurati, che Bacco, Opi, Venere hanpilirapporto coli' acque sottoposte a quelle figure del nostrouaistico Specchio,, che non ne lianno Ulisse, Circe, e la sorellao 1 ancella <strong>di</strong> lei.ÌNIa si torni alla figura virile eh' è presso a Cibele suppostagià essere Ulisse, e che io tetigo esser Bacco. Della relazione<strong>di</strong> questi due numi tra loro abbiamo chiara testimonianzadalle Orgie, ove rendevasi un culto promiscuo adentrambi. Il Lami-^coli' autorità <strong>di</strong> Demostene e <strong>di</strong> Strabone,e Mlllin ^ con .la scorta <strong>di</strong> molti altri antichi ed autorevoliscrittori lo provano in modo da so<strong>di</strong>sfare il curiosolettore, ed a quelli io lo rimando per questo punto <strong>di</strong>eru<strong>di</strong>zione. A miglior <strong>di</strong>chiai'azione <strong>di</strong> questo mistico Specchiosolo aggiungerò, che Bacco era 1' assistente <strong>di</strong> Cererenelle antiche religioni in<strong>di</strong>cate negl'inni orfici ^, ove CerereEleusinia è detta la partecipatrice dell'altare <strong>di</strong> Bacco.La tazza che tiene il Nume, ed alla quale stende la manoanche la Dea, può alludere all'accennata partecipazione allelibazioni che loro si offrivano su gli altari. Consideran-1 Non. Dionys lib.,x, w. iSp, et scq. 4 Peint. des Vases, Tom. i, PI. xl,2 Ibi, lib. XI, r. Il), et seq. p. ino.3 Dissoit. Accad. <strong>di</strong> Cortona , Tom. 5 Orpli. llvrun. in Cprcr. Elcus., w.L, Part. I, Diss. V, p. yo, et seq. io.ò. //.24


l86 DEGLI SPECCHI MISTICIdo la nostra Diva col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Buona Dea, e Bacco nelnumero degli Dei Buoni, come soleasi ', può all'una ^ edall' altro convenire il cratere in rapporto <strong>di</strong> simbolo dellecose buone e gioconde della vita da quelli concesse; sopra<strong>di</strong> che dottamente fu scritto dal Ch.""" Creuzero ', avvertendo,che gli antichi ritengon tracce <strong>di</strong> ciò anche in Cerere;poiché si legge in Ateneo che questa Dea era venerata inAcaja portando tazze, come osserva anche Winckelmann ^.Di qui la ragione perchè nello stesso inno orfico da me citato,si prega la Dea <strong>di</strong> concedere la ricchezza consolatoria,e la regina della vita, cioè la salute ^.Due dotti scrittori moderni hanno affermato che la tazza<strong>di</strong> Bacco fu anche simbolo dell' anima , la quale per la memoriae sollecitazionedel piacere contrae un'umida gravità,per cui scende aggravata in terra **: così legarono in unmedesimo simbolo l'idea <strong>di</strong> giocon<strong>di</strong>tà e piacere, con quella<strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà. Quin<strong>di</strong> nasce ancora la giustificazione <strong>di</strong> unmio principio sparso qua e là per questa mia opera, cioèche la maggior parte dei monumenti figurati che si trovanochiusi negl' ipogei o nei sepolcri, o le rappresentanzedell'arte che ornano i sepolcri medesimi, abbiano qualcherapporto colle teologiche dottrine del paganesimo circa leanime umane . JNè perciò resta escluso il resultato dell' altramia osservazione, che molte favole e molte rappresentanzedell' arte riconoscono la origine loro dalle combinazionie dagli aspetti del corso degli astri. Ricercatane f al-1 Ved. p. 86.a Juvenal., Sat. ii , v. 86.3 Dionys., p. ai 5.4 Moiium. ilice!., p. ìG.5 Orph. Hyflin. cit., u. 20.6 Creuzer, Dionys, p. 296. Heyne,ad Vii-gil., excurs, xin ad lib. vi,y. 74o> P- ^"9-


TAVOLA NO!«A. I87lusione a questo Disco, si trova che la Dea sedente si approssimaalla tazza <strong>di</strong> Bacco, appunto come la costellazionedella celeste Cerere o sia della Vergine • , sorge sull' orizzonteinsieme con la Coppa celeste ', la quale viene daalcuni scrittori particolarmente <strong>di</strong>stinta col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> coppa<strong>di</strong> Bacco ^ Dio della vendemmia, mentre il sorgere eliaco<strong>di</strong> questa costellazione precede la vendeumiia <strong>di</strong> pochi giorni;e frattanto da altri scrittori vien legato un tal simboloalle religiose finzioni dei misteri , ed alla teoria segretasul viaggio delle anime attraverso agli astri ^ ed alla stagioneautunnale in cui celebravasene la commemorazione ^:<strong>di</strong> che multo scrisse Platone ^ seguito poi dai suoi settatori'; ond' è che Plutarco * citando Pindaro ci avverte chei Greci crederono Bacco inventore e pre')ide non solo delvino, ma anche <strong>di</strong> tutta l'umida natura. Leggasi Atenagora9 e Damascio '°,ed anche più antichi autori, Omero, Esiodo,gli Orfici e quanti aduna il dotto Kanne cosmogoniciscrittori ", e troveremo ammessa costantemente l'acqua comeil principio <strong>di</strong> tutte le cose che insieme col calore delsole tutto vivifica, tutto alimenta; né v' è chi ignori essereil sole simboleggiato dallo stesso Bacco nominato perciònegl' inni Orfici 7ruptix:ropo?'^. Nuova giustificazione si trae <strong>di</strong>questa massima dall' esser Bacco ed unitamente le altredue <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong> questo Specchio posanti sull' acqua, quasi-1 Ved. ser. vi, tav. V, num. 6. 7 ^ id. Heyne , 1. cit.2 Ivi, num. 11. 8 De Isid. et Osir., p. 365.3 Ilygin., lib. II, cap. xli, p. 494- 9 L^g'''' P'i ipyj>v, p. aSa.5 ^ ed. ser. i , p. 93. 1 1 Ved. Kanne , Fab. Cosmogon.6 lu Pltaed. sparsila. 12 Ilyma. in Diony;. v. 1.


l88 DEGLI SPECCHI MISTICIehè rappresentino 1' Oceano, dal quale <strong>di</strong>ceasi avere avutoprincipio tutte le cose della natura, ed in mezzo ' a cuistesse il firmamento prima che le sue parti prendesseroforma nella creazione. Comunque si abbia da intendere, aparlar propriamente io debbo attenermi all'espressione dell'artistadel monumento che esamino, e giustificarmi conquelle degli scrittori che han professata la <strong>di</strong> lui religione. IlBanier, che stu<strong>di</strong>ate le poche dottrine <strong>di</strong> Beroso presso Sincellorapporto alle opinioni dei Caldei, le confronta conquelle <strong>di</strong> Talete IMilesio e d Omero, conclude che per leanzidette ragioni quest' ultimo chiamò Oceano 1' il padredegli Dei =*, vale a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> tutte le ccse che costituiscono ilmondo, ^ inerente al quale fu creduta la <strong>di</strong>vinità dagli antichi.-Se neir esaminare il mio monumento volgo il pensieroalle libazioni ove usavansi tazze quasi simili a quella cheha in mano il giovane Bacco e che patere si nominavano ^,non mi credo lontano dal verosimile; tantopiìi che la donnacoir atto della mano e del corpo mostra gra<strong>di</strong>rne 1' offerta.Aggiungo poi che Macrobio ci attesta <strong>di</strong> avere appresoda un antico per <strong>nome</strong> Filocoro che le prime libazionied offerte dei popoli nella Grecia furono ,per insegnamento<strong>di</strong> Cecrope, de<strong>di</strong>cate a Saturno e ad Opi, eh'quanto <strong>di</strong>re, secondo Macrobio stesso, al Cielo e alla Terra.' Se l'etimologia delle voci talvolta corrobora le conget-1 Servius ad Virg. Georg., lib. it, it, p. 5 a.f- 366. 4 Ved. p. 22.2 B.»nier, Mytliol., Tom. ii, lib. ii, 5 Macrob., Satura., lib. i, cap. x, p.cap. TI, p. 3i8. 52, et soq.3 Marc. Aurei., De rebus suis, lib.


TAVOLA IvONA. 189tare, propongo l'esame del verbo libare per far libazioneche in latino <strong>di</strong>cesi libo, accusandosi proveniente dal grecox.ip£ej3«,ed osservazione da me ripetutaalla stessa occasione <strong>di</strong> esaminare l'atto della libazione'. Al greco Jiei'pu corrispondono altresì il fiuere latinoe l'italiano y?// //-e, donde àev'is^. fluido ; col qua! giro <strong>di</strong>voci tornasi al fluido contenuto nella tazza <strong>di</strong> Bacco <strong>di</strong> so*pra in<strong>di</strong>cato. Se giusto è il mio raziocinio, avremo la ragioneperchè Cecrope istituì la libazione alia Terra ed al Cielo,significando con essa, cred'io, quell'umore benefico, il qualedal cielo scendendo in terra dà vita e vegetazione ad o-gni essere vivente, in quella guisa che le piante prendonoquoti<strong>di</strong>ano alimento dalla rugiada: e hen <strong>di</strong> questa dovevaintender Cecrope nel portar in Grecia religiosi istituiti dall'Egitto, ove la rugiada tien luogo <strong>di</strong> pioggia.Frattanto con questi dati meglio si comprenderà l' enigmatico<strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> quel Persiano Dschemo da me altroveriportato , che facea vedere i portenti dogli Dei e quantosi genera sulla terra, (cioè spiegava i fe<strong>nome</strong>ni della natura)per mezzo della tazza medesima con la quale ancolibava '. Cosi pure si potrà intendere come gli Specchi misticida me presi ad illustrare, ritengono qualche somiglianzacon le patere da libare agli Dei, nel tempo stesso chele figurate hanno dei soggetti allusivi ai fe<strong>nome</strong>ni della natura.3 Quello stesso che abbiamo in esame attuahnente,1 Ved. p. 33. 3 Veti, la spieg. della tav. vii ja2 Veci. p. 88. fuic, i. i5G.


igo DEGLI SPECCHI MISTICInon ce ne dà un esempio assai luminoso? Ma più opportunoluo^o <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care s'io do nel segno sarà dove sia percompirsi tutta quest'opera.Ili tal guisa spiegando il presente Disco, non mi restaoscuro neppure l'albero che presso a Bacco si vede; quelloio <strong>di</strong>co già creduto e dal Lanzi e dagli altri rammentaticommentatori <strong>di</strong> questo monumento, l'erba muli <strong>di</strong> Ulisse,' mentovata nella favola delle <strong>di</strong> lui avventure couCirce. Fra le ispezioni <strong>di</strong> Bacco dagli antichi affidategli,vi fu ancora la tutela degli alberi e d' ogni specie <strong>di</strong> piante.LEckhel ^ e il Creuzer ^ebbero opportunità <strong>di</strong> conoscerecolla lettura <strong>di</strong> vari classici , che quel nume fu talvoltanominato Dendrite, vale a <strong>di</strong>re tutore degli alberi,come fragli altri lo mostra Pindaro citato a tal proposito da Plutarco^. Se dunque nel Disco vedesi un albero presso a Bacco, si può supporre che l' incisore vi abbia voluto esprimereBacco Dendrite qual veneravasi nei misteri, ove appuntoil suo culto restava confuso con quel <strong>di</strong> Cerere o siaCibele, come consegna Strabone, cioè che Bacco nominatoancora lacco, è principio dei misteri e Genio <strong>di</strong> Cerere;tantoché i rami, i cori e i sacrifizi son comuni ad entrambiquesti Dei ^: nuovo argomento per <strong>di</strong>mostrare quantoconvenevolmente siano essi uniti nel nostro Disco.Anche i fiori sparsi nel campo possono avere un significatoallusivo a quel nume, che reputato fecondatore deglialberi dandocene i frutti, veniva invocato come protettorej VeJ. la spieg. <strong>di</strong> questa taT. ix 3 Dionys, p. a46.in principio. 4 ^'^ 's'*^ ^' Osir., p. 365, et seq.a Syllog. numor. varior. ,tab. t, 5 Strab., lib. x, p. 717.num. 7, p. 6.


TAVOLA NO?fA.I91<strong>di</strong> tutte generalmente le piante , ed amante sopra (>gni altracosa dei fiori, yi>oiT£>a»o«'. Una med^iglia <strong>di</strong> Metapontoriportata dall' Eckhel ^ ha nel <strong>di</strong>ritto un giovine nudo conlungo ramo in mano che potria tenersi per in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> unalbero, mentre nel rovescio ha una spiga <strong>di</strong> grano ^. I duelodati antiquari Eckhel e Creuzer suppongono che il giovanepossa esser Bacco Dendrite che nella medaglia <strong>di</strong>mostrala fecon<strong>di</strong>tà delle campagne <strong>di</strong> Metaponto. La spiegazionepotea restar dubbia finora, perchè ivi esso non haverun altro in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> quel nume , se non il ramo dell' albero; come può vedersi nelle mie tavole <strong>di</strong> corredo ^ : mail Disco può citarsi in conferma della moneta, perchè inquello Bacco è manifesto per la tazza che tiene in mano, ^mentre <strong>di</strong>mostra che anticamente si rappresentò Bacco Dendrite,in<strong>di</strong>cato dall'albero in questi due monumenti, o Baccodetto Padre Libero, cioè padre della natura vegetantee principalmente <strong>di</strong> quanto fa d uopo al nostro mantenimentosignificato da Cerere o Cibele nel Disco, e dallaspiga <strong>di</strong> grano nella soprin<strong>di</strong>cata moneta.Allorché si ammette che gli antichi spesso confondesseroi nomi <strong>di</strong> Cerere , <strong>di</strong> Opi , d" Iside e <strong>di</strong> altre deità femminili,<strong>di</strong> che pur troppo son costretto a convincermi a misurache più m' inoltro nelle ricerche delle antichità deiPagani ^, ritrovo che Cerere, egualmentechè la nostra donnadel Disco, stanno unite per attendere in particolar mo-1 Vid. Creuz., 1. cit., p. 2^6. 4^'^à. ser. vi, lav. N, num. 1.2 Eckhel , 1. cit., lab. 1, num. y. 5 Ved. p. 188.ì Ved anche Creuzer, Abbil<strong>di</strong>mgen fi Vedasi il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong>e Apulcjozu Syniholik und Mjlol. der al- jione in bocca d' Iside, Metam. lib.len Vcilker, lab. 111, uum. j). \i ,p. 2,^0, el seij.


11^2 DEGLI SPECCHI MISTICIdo dal coltivatori un culto comune. Essi invocano l' una col<strong>nome</strong> <strong>di</strong> Anesidora, e nell'altro vedono il Dio che fa fruttificaregli alberi , ed arricchisce Y autunno <strong>di</strong> frutti ' ; ovesoggiunge Teone che gli antichi unirono questo culto <strong>di</strong>Bacco e Cerere per consacrare con tale unione enigmaticala facoltà fecondatrice del principio umido ^; su <strong>di</strong> chequant» accordo sia fra gli scrittori e il monumento, benlo attesta la già esaminata tazza nelle mani <strong>di</strong> esso, comeanche 1' albero ed i fiori che ha intorno, alla cui presidenzaessendo stato deputato dai Greci , sacrificavano ad essocol titolo <strong>di</strong> Bacco Floo ^.Una rappresentanza che può meglio servire <strong>di</strong> sviluppoall'unione <strong>di</strong> Bacco e delle mentovate deità femminili, sitrova in un bel vaso <strong>di</strong>pinto e dottamente illustrato daINIillin. Egli che la descrive ci avverte ciie vi si vede unadonna la cui testa è turrita, ed ha un tirso ornato <strong>di</strong> nastro,neir atto <strong>di</strong> presentare una tazza ad un giovine chesta davanti a lei ornato <strong>di</strong> corona ra<strong>di</strong>ata. Questi alza conuna mano il suo pallio, mentre coli' altra tiene una corona:v' è pure un'altra donna che tiene un vaso. Svolazzafra loro un giovinetto alato con una benda in mano, in<strong>di</strong>catodal Millin col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Genio de' misteri. Questovalente archeologo pretende che una tal pittura debba esserintesa soltanto dagl' iniziati ai misteri <strong>di</strong> Bacco ;e inconseguenza <strong>di</strong>chiara l' impossibilità <strong>di</strong> comprenderne intieramenteil senso. Soggiunge peraltro esser facile il riconoscerviCibele e Bacco, mentre le torri <strong>di</strong>e coronano laDea non lasciano alcun dubbio sopra questo punto. La don—1. Pljtar. in Syrop , lib. ix , p. y\ò. 3 Fiutar. 1. cit. , lib. v, p. 683.a TWeon , p. 3 17.


TAVOLA >'0>'A.«9'^na sedente nel mio Specchio mistico può esser parimentegiu<strong>di</strong>cata una Cibele, ancorché abbia un berretto in luogo<strong>di</strong> corona turrita; giacché 1' antichità ci somministra e-sempi ove questa Dea (indubitatamente Cibele, come attestanoaltri suoi shnboli e specialmente i leoni ) ha un apicein testa in vece <strong>di</strong> tal corona'. Entrando cosi in materiail mentovato scrittore prosiegue a <strong>di</strong>re esser già noto,che nei misteri vi erano delle gran<strong>di</strong> relazioni fra questedue <strong>di</strong>vinità, Bacco e Cibele. Riflette quin<strong>di</strong> che i Grecidopo aver ricevuto il culto della gran Madre Dea dai Fenici,lo mischiarono con quello <strong>di</strong> Rea loro <strong>di</strong>vinità parziale,che <strong>di</strong>venne ancor Terra e Cerere che nutrisce i mortali,-ma siccome questa riunione recava della confusione, covsìnon fu più conservata che nei misteri *. L'opinione cheBacco e Cibele fossero in quelli uniti proviene da vari passaggi<strong>di</strong> antichi scrittori, fra i quali egli molto opportunamentecita a tal uopo il seguente: «Felice qu-^gli che istruitonei misteri sacri ha purificata la sua vita e iniziafa lasua anima nelle tiasi <strong>di</strong>vine, dandosi sulle montagne al culto<strong>di</strong> Bacco con delle cerimonie sacre, e che praticando leOrgia della gran madre Cibele, agitando il tirso e coronato<strong>di</strong> ellera, onora il Dio <strong>di</strong> Nisa « '.I misteri del paganesimo son dunque un evidente nesso,che lega i vasi antichi <strong>di</strong>pinti in terra cotta, gli Specchimistici , e i bassirilievi delle urne sepolcrali sotto un medesimopunto <strong>di</strong> vista: dal che si fa chiaro perchè noi troviamoquesti tre oggetti <strong>di</strong>versi nei sepolcreti medesimi, equin<strong>di</strong> ancora cidobbiamo viemaggiormente convincere che1 Ved. ser. vi, tav. R, num. 4- p'- ^^> P- '"o-!t Millin , Peint. de Vas., Tom. i 3 Eurii)id. , Bacch., v. 78, et «eq.S. II. a5


ig4 DEGLI SPECCHI MISTICIl'allusione <strong>di</strong> tutto ciò miri or più, ora meno alla dottrinacirca lo stato delle anime dopo la morte, i cui dogmi certamentesi trattavano in segreto dagl'iniziati '.Anche Venere, quale io credo esser colei che stassene inpie<strong>di</strong> presso la sedente Opi <strong>di</strong> già accennata, non vi si trovasenza una <strong>di</strong>mostrabile connessione. A questa son datipertanto presso a poco i medesimi attributi che a quellaSe Opi è conosciuta col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Magna-Mater ^perchè tuttoproduce, ed alimenta; Venere ha quello <strong>di</strong> Alma-Venus ^da tilo che parimente in<strong>di</strong>ca alimento, sostegno. Fiancheggiaquesta mia opinione l'autorità del dotto Heyne, il qualeinterpetrando la Venere Ojnerica scrive, significare essaor la natura delle cose; or la terra, madre feconda degliesseri tutti; or la potenza che sviluppa i germi, e risvegliaal tornar <strong>di</strong> primavera le assopite forze della natura; orala fertilità della terra ; sovente ancora la tendenza ai sensualipiaceri ed altre somiglianti cose. < Euripide così la descrivein quei versi:vanne questaDea Ciprigna,E su per V aere , e in mezzo all'onde salseHa nido: tutto da costei già nacque.Questa è colei ,ch'amor sparge e produceDel quale amor su questa terra noiSiam tutti figli ^.i Vid. Saintfc-Croix , Recliprc. sur 3 Ibid., lib. ì , \>. t.les Mjst(;res, Toni, ii , Secl. viii, 4 Heyne, De T orig. des fables d'Art. Il, p. i3S. Homere: dans le Conservatoire desa nnare Ma(rna Deiìm Mntcr, Scien. et Art., p. iSy.Materrf.fcrarum.Lìiciet.,DeTer. 5 Hippol. Coron., t'. 448, et se^.nal. , lib. II, r. 98. Trad. del Carmeli, p. 75.


TAVOLA ISO^A.1 9^Quin<strong>di</strong> nei «eguenti anche Lucrezio:al primo arrivoTuo svaniscon le nubi', a te germogliaErbe e fiori odorosi il suolo ìndustre:Tu rassereni i giorni foschi e ren<strong>di</strong>Col dolce sguardo il mar chiaro eEd Omero:E degli uomin mortai domò leGli augei volanti in del,tranquillo 'razzele fiere tutte ^Quelle che il suol molte nutrisce, calmare. *Tornando al genere de' fiori, giu<strong>di</strong>co essere il vero loto,o ninfea ^ quel che si vede superiormente alla testa <strong>di</strong> Bacco, la cui forma è simile a quella che spesso sostiene laDivinità dell'Egitto, come comparisce nelle tavole aderentiad un'opera d un naturalista. ^ Esso è propriamente la capsulaentro cui stanno le nocciuole che servivan <strong>di</strong> cibo.Tal frutto fu detto dai Greci /t,6wpt!iv, dal quale furono imitatealcuna tazze e vasi che ritennero il medesimo <strong>nome</strong>,e si destinarono al servizio del culto. ^ vSimbolo dunque <strong>di</strong>vegetazione e della virtìi alimentatrice dell' acqua è quiviil loto, ed analogo a Bacco nel quale , come <strong>di</strong>ssi altrove ^,vien figurato il Sole, che vivifica la natura coli' attività delsuo calore.Anche la Venere del nostro Specchio interposta fra l'acquae l'aria ha intorno a se <strong>di</strong>versi fiori, come cento vol-1 De nat. rpr., lib. i, f. 7 8. Trad. p. 4(>S, num. 1^6.del IMarch.. p i. 4 Pluche, Stor. del Cielo, Tom. 1,a Hvmn. in Venerem , r. 3 5 Trad. tav. 11 , niim. i, e tav. m, iiuin. 3.del Salvini , p. 449- 5 Vid. Hernesl! Lexicon.3 Targion. , Istituz. Botan., Tom. u, 6 Ved. ser v, p. 56.


jgÓ' DEGLI SPECCHI MISTICIte ci vien descritta da' poeti, fra' quali il citato Lucrezio,che così canto <strong>di</strong> essa:Torna la vaga primavera^ e seco"p enere toj-na^ e messaggier <strong>di</strong> P enereZeJJiro aluto,e V orme sue precorre^Cui la madre de'fior tuttacospergeLa strada innanzi <strong>di</strong> color novelliBianchi, gialli^ vermigli, azzurri e misti,E <strong>di</strong> soavi odor V aere riempie 'Qui peraltro l'artista ha voluto estendere l'espressione deipoeta, poiché oltre i fiori aggiunse alla Dea la più seducentevenustà del corpo, il quale scoperto per l'alzar del manto,ornato comparisce in varie parti <strong>di</strong> vezzi, <strong>di</strong> monili, e<strong>di</strong> <strong>di</strong>adema; alludendosi cosi alla bella stagione <strong>di</strong> primavera,in cui mercè lo sviluppo della natura, <strong>di</strong>schiude la terral'ampio seno, e spuntar fa dalle piante vaghissimi fiori.Ecco pertanto ristretta nei citati pochi esempi la ragionedelle figure, dei fiori, e dei pesci che nel Disco si vedono,a Venere non che ad Opi ad<strong>di</strong>cevoli per le ragionimedesime. Osservo parimente che se il Disco rappresenta,com'io suppongo, il mondo creato, Venere o qualche segnodel <strong>di</strong> lei culto vi dee comparire. Difatti gli Orfici attribuironoad essa una considerabile possanza nel mondo, per cuisi trovano negl'Inni Orfici i versi seguenti:Omnia iunxistì: per te stant pondera mun<strong>di</strong>,Tmperasrpte tribus Parcis, atque omnia gignisQuae mare, (piae caelum late, terram


TAVOLA >OXA. 197La Stessa nu<strong>di</strong>tà sua non tanto mostra lascivia, quanto i recon<strong>di</strong>tiarcani della natura in lei svelati ; al che può riferirsiquanto <strong>di</strong>ce Arnobio <strong>di</strong> Venere Dionea, cioè che ella mostravacon indecenza si' intestini••Quanto ho detto <strong>di</strong> questa femminile figura basti a provareche potrà giu<strong>di</strong>carsi piuttosto una Dea che la sorella <strong>di</strong>Circe; poiché questa vi sarebbe inattiva, insignificante e<strong>di</strong>nutile, ancorché vi fossero Circe ed Ulisse come è statosupposto. Ma potremo noi con egualeragionevolezza assicurareesser quella una Venere, piuttostochè una Giunone comeil <strong>di</strong> lei <strong>di</strong>adema fa sospettare? E posto ancora che questonon debba essere un <strong>di</strong>stintivo sufficiente a <strong>di</strong>chiararlatale , fa d' uopo riflettere che siccome Cil^ele o Rea <strong>di</strong>\ idecon Venere molti dei suoi attrijuti, come ho accennato qualcheverso <strong>di</strong> sopra, per cui fu detta e'-/ /savia (^suscitatrice)^, così ha con Giunone tanta comunanza <strong>di</strong> significati,che Luciano esaminata 1' indole del culto e degli attributiallegorici della Dea Siria, scrisse clie corrispondeva in assaicose alla Giunone dei Greci ' . AH' incontro gli stessi Frigjebbero un tempio sotto 1' invocazione <strong>di</strong> Venere Cibele ^.La sola astronomia ,per quanto sembrami ,può darci qualcheragione <strong>di</strong> questo intreccio, che in tutt' altro aspetto restainconseguente. Stabilirono pertanto gli astrologi, che ilpianeta Venere fosse l'astro d' Iside, <strong>di</strong> Giunone e dellaMadre degli Dei ^, e che intanto si registrasse nel numerodelle stelle benefiche ^,- il che ben corrisponde allusivamen-I Arnob. , lib. i, p. Sa. 5 Plin. , Hist. Nat., lib. u, cap. vm.a Orpl). Hymn. ad Naturam, t^. 2. p. yS.3 Lurinri ,de Dea Sjr., p. 478. 6 Sext. Empir, adv. Aslrolog. , lib,4 iNoou., Dionys., bb. ìltih.i^. 654- v, p. ^i^ò.


1q8 Dr.OLI SPECCHI MISTICIte alla Dea Buona, eh' è quanto <strong>di</strong>i'e ai benefizi che dalla<strong>di</strong>vina provvidenza ottiene il genere umano. Ora se i beneficieffetti della Divinità si fan sentire a noi mortali in piùmo<strong>di</strong> , e si son voluti personificare dagli antichi ,qualeincongruenza potremo accusare nella moltiplicità delle personeche nei monumenti gli rappresentano? Non è egli forseabbastanza chiaro Cicerone al nostro proposito? Io nonripeto qui ciò che ne <strong>di</strong>ssi in ad<strong>di</strong>etro, ma si legga ', e sitroverà ciie realmente le apparenti deità non sono in questimonumenti che ogsretti materiali cosmosronici o conseguenze<strong>di</strong> quelli; vale a <strong>di</strong>re le cose del mondo, come Ciceronele nomina ', sostituite al loro motore.Portiamo attualmente la nostra considerazione sulla figu^ra che resta al basso del Disco, dove ebbe principio il manubrio.L alata: mostra femminili sembianze: ha veste succinta:termina in figura d" uccello; stringe tra le mani dueserpi. Io la ere lo un mostro infernale. Chi vede le Urnesepolcrali <strong>di</strong> Volteira in questa mia opera, sa che retriiv=fanazione sfoggiò nell' immaginare una variatiasima quantità<strong>di</strong> siffatti mostri ^. Qui il mostro ha sembianza d'Arpia qualefij descritta da Virgilio con forme <strong>di</strong> Furia, e <strong>di</strong> uccello^; giacché le Furie si figuravano donne con ali alle spalle,con abito succinto, con serpi alla mano, tanto pressogli <strong>Etruschi</strong>, quanto ancora presso i Greci e i Romani. Maqual relazione aver può mai un mostro d' Avemo ^ con1 Ved. p. 11^. r Italia av. il domiaio de' Romaoìa De nat. Deor., lib. i, 5 4*> P* P-58.a5. 4 ^ irg- Aeneid. , lib. iii , f. a53,3 Ved. le mie Osserv. sopra i mo- a63.num. aat. uqìiì all'op. imitolata, 5 V. Serv. ad Aenid. , lib. iii, i'. aii.


TAVOLA NONA. 1 99Cerere o Cibele, con Bacco e con Giunone o Venere? Nessuna,io <strong>di</strong>co, se si riguardano separatamente; ma se ria*»-sumesi il già in<strong>di</strong>cato mio supposto che tutto insieme ilDisco rappresenti il mondo creato, comparirà che 1 un soggettonon sia <strong>di</strong>sgiunto dall' altro , e si troveranno con ragionecombinati insieme.Abbiamo da Macrobio che, considerato l'orbe terraqueocome <strong>di</strong>viso in due parti. Venere significò l'emisfero superiore,e 1 inferiore fu da Proserpina simboleggiato. ' Quin<strong>di</strong>ne avvenne che per esprimere il benefizio del sole toltoalla superficie della terra nella stagione iemale, fu immaginato,secondo narra lo stesso autore, che Venere perdesseAdone ritenuto da Proserpina con una quasi temporariamorte, <strong>di</strong> che la Dea del piacere facevasi trista, come tristaè la natura tutta nell'inverno; e che poscia risorto Adone,allora la Dea ne gioiva. Ecco in pochi tratti <strong>di</strong> quellafavola inviluppato il sistema generale della natura, ed eccoi personaggi contenuti nel Disco. Qui Venere mostrasigioconda ,perchè il sole sotto la figura <strong>di</strong> Bacco feconda coisuoi benefizi la terra. E chi non sa che Adone e Bacco furonoun soggetto medesimo, * e che quest' ultimo fu simbolodel sole apportatore <strong>di</strong> benefizi ^? Ma per in<strong>di</strong>care ilTartaro dove Pruserpiiia, rapito Adone, face^alasua <strong>di</strong>morasecondo la narrata favola, come ancora per <strong>di</strong>mostrarefisicamente che il Tartaro era dagli antichi filosofi compresonel sistema del mondo, se ne <strong>di</strong>ede, cred io, un accennoqui dair arteficedel monumento con quel mostro inferiMacrob., Saturn., Jib. i, cap. x, 3 Macrob., Satura, lib. i, cap. xxuip. Sa, et seq. p. i i6.a Vid. Oiph. Hjmn. in Adon.


20ODEGÙ SPECCHI JnsTlC.Inaie . L' esser questo situato sotto al circolo del Disco dame tenuto per simbolo del cielo, come ho voluto antecedentementeprovare ', non meno che sotto la donna sedente,in cui è figurata la terra, può <strong>di</strong>notare implicitamenter opinione degli antichi filosofi i quali affermano che ilTartaro trovasi al <strong>di</strong>sotto del cielo e della terra; <strong>di</strong> che douna testimonianza da ApoUodoro somministratami, ove parlasi<strong>di</strong> certa incu<strong>di</strong>ne che dal cielo fu balzata in terra, edalla terra nel Tartaro. Per quanto gli <strong>Etruschi</strong> abbianodato alle Furie la face per simbolo, pure a questa figura sivedono i serpi, onde si comprenda (forse) che il Tartaro èluogo <strong>di</strong> oscurità e <strong>di</strong> tormenti. Nel resto non <strong>di</strong>fferisce dalconsueto.Ma q'ial fu in sostanza 1' oggetto degli antichi paganinel far questo mistico specchio efligiandovi la surriferita cosmogonicaallegoria che io interpetro nelle figure , tra lequali Rea o la Terra si <strong>di</strong>stingue? Torno a ratificare la miaopinione che in questi Dischi venerandosi isimboli della <strong>di</strong>vinità,si <strong>di</strong>cessero sacri per questo motivo. Ripeto ancorache nelle dottrine sacre <strong>di</strong> costoro confusasi la <strong>di</strong>vinità conla natura del mondo ' che n'è soltanto un prodotto, si tennepoi la natura mon<strong>di</strong>ale per la <strong>di</strong>vinità stessa ^. Quin<strong>di</strong>è che si volle venerare in Rea la <strong>di</strong>vinità della terra; inVenere quella delle cose create; in Bacco quella del sole1 Ved. p. 9^. Non intelligis te , cum hoc <strong>di</strong>aEpicurus ilìe ,qui Deos aul o- eis , mutare <strong>nome</strong>n DeoT Quidtiosos fingit aut nullo s, ìiaturam enim aliud est natura, quamtamen superponit. AL Miaucii Deus et <strong>di</strong>vina ratio toti mundoFel. Octav., p. 347. et partibus ejus inserta ? Senec.3 Natura . . haec mihi pranstat De beuefic, Lb. it, J va, p. 66.


TAVOLA ^'o::A. 201benefico sotto le sembianze del protogono o generatore dellanatura; negli ornati l'or<strong>di</strong>ne meraviglioso della continuaproduzione, <strong>di</strong>struzione e riproduzione degli esseri vegetabilie viventi in essa, e finalmente nell'in<strong>di</strong>zio del Tartarosi volle probabilmente ridurre a memoria la dottrinadel destino delle anime dopo la morte del corpo, alla cuicommemorazione dovette prestarsi anche tutto insieme l'arnesemistico per essere in sembianza <strong>di</strong> Specchio, come hogià spiegato altrove • , ed a cui suppongo essere più particolarmenteintenta lacontemplazione <strong>di</strong> quei devoti che neivasi <strong>di</strong>pinti si vedono , con questi sacri utensili avanti agliocchi, star presso le are, i tempj, i sepolcri, venerando la<strong>di</strong>vinità e considerando la unione loro futura con essa nelpassaggio da questa all' altra vita ^ : motivi che in qualchemodo giustificano il religioso rito <strong>di</strong> pori-e questa sorta <strong>di</strong>Specchi nei sepolcri dei morti.Sembrerà forse a talunoche con soverchia <strong>di</strong>ceria <strong>di</strong> suppostiabbia trattato il presente argomento, xidduco a miagiustificazione, che alcuni <strong>di</strong> quei già lodati antiquari i qualivollero al pari <strong>di</strong> me interpetrare il presente monumento,vedendovi peraltro la storia d'Ulisse e <strong>di</strong> Circe, confessarono,come <strong>di</strong>ssi, <strong>di</strong> non intendere la ragione dei pescie della figura alata, e secondo le mie congetture neppureintesero ilprincipal soggetto della rappresentanza. D'altrondeil celebre Heyne trae dalla rozzezza e dal poco buongusto degli <strong>Etruschi</strong> o anche de' greci antichissimi arteficila cagione <strong>di</strong> quella folla <strong>di</strong> piccoli emblemi che ingombraiVed. la spieg. della tav. v <strong>di</strong> qiie- 2 V«d. p. 90.«taserie.S. IL 26


202 DEGLI SPECCHI MISTICIno sovente il campo delle composizioni si nei vasi, chenelle patere, come egli <strong>di</strong>ce '; al che aggiunge anche ilVisconti che il volere interpetrare siffatti emblemi sarebbeingrato e malagevole lavoro ^. IMi son dunque trattenutosopra questi particolari e piccoli emblemi più del consuetoper provare contro l'altrui sentenza, che ove non ne inten<strong>di</strong>amoil significato, si può forse attribuire piuttosto a mancanza<strong>di</strong> cognizione in noi delf etrusche dottrine , che arozzezza ed a poco buon gusto degli <strong>Etruschi</strong> nelle loroopere <strong>di</strong> sacra liturgia.TAVOLA X.Xl primo antico Discoin bronzo manubriato, e figurato,del qual si trovi fatta menzione dagli scrittori, è quello cheespongo nella presente Tav. X. conosciuto attualmente col<strong>nome</strong> <strong>di</strong> Patera Cospiana, poiché lungamente appartenneal museo <strong>di</strong> quel <strong>nome</strong>. Fu trovato in Arezzo circa fannoi63o sopra un vaso <strong>di</strong> bronzo ripieno <strong>di</strong> ceneri, dentro delquale v'era un anello d'oro che in luogo <strong>di</strong> gemma avevauna scatoletta che racchiudeva della cenere. Acquistato daFrancesco Maria degli Azzi, fu da esso inviato al Cav." Castiglioni,e da questi ceduto al March.' Cospi <strong>di</strong> Bolognaunitamente alla lettera deU'Azzi con data del i6"44; e ilvaso ove era stato trovato si vede ora nel museo Barberiniin Roma ^. Nel 1743 questo prezioso monumento passò col-1 Heyne , presso il Visconti , Mus. 3 Legati , Mus. Cospiano , lib. iiiP. Clem. , Tom. \i , p. 48. cap. xx\ , p. Saa.2 \ iscouii , 1. cil.


TAVOLA X.2o3la raccolta Cospiana ad ornare il museo del Marsìliano Istituto<strong>di</strong> Bologna, da dove negli ultimi Italici <strong>di</strong>sastri del-1 anno 1796 fu trasportato in Parigi '. Ciò che ne avvennelo intesi in parte dal CIi.°'° Sig. Canonico Prof. Schiassi,il quale così me ne scrisse . «. Ho poi tardalo a risponderealla sua ultima lettera per aver notizia della sorte dellanostra Patera Cospiana, della quale vengo accertato che fuda Parigi spe<strong>di</strong>ta per via dì mare fin dal principio <strong>di</strong> quesfanno1816 con altre anticaglie da restiiu irsi al nostromuseo. Finora pero non è qui arrivata, né so che ne sia-Di essa alhiaìno nel Museo una stampa fornuita sulla Paterastessa la quale stampa è in tutto simile all' originaledel Gori Tom. I, Tav. 1 20 ; se non che l incisione del Goricorrisponde perfettamente all' originale anche in quanto allasituazione delle figure, laddove la nostra carta, <strong>di</strong>' è statacalcata sulla Patera , ha le figure in situazione inversa , comeè pure in quelle del Dempstero , Foggini , Lanzi ec. «Mèmore questo mio pregiatissimo amico delle premure dame fattegli per essere informato del destino <strong>di</strong> si preziosomonumento, pubblicò nel 1818 una lettera latina a me <strong>di</strong>retta,ove mi significa il piacere <strong>di</strong> aver veduto nuovamenteriposto neir anzidetto Museo Bolognese il Disco Cospianodopo ventidue anni <strong>di</strong> assenza; aggiungendo che essendostato restituito da Parigi a Roma, universale ne è stato ilgra<strong>di</strong>mento dei dotti e degli intendenti <strong>di</strong> antichità. Maoltremodo contento egli si <strong>di</strong>mostra per porgersegli 1' occasione<strong>di</strong> mandarmi un rame esprimente quel Disco esattamenteinciso dall'abile bulino del Rosaspina. Mi significau Philippi Schiassi , de Patera Cospiana , e\>\s,\.o\d , p. 4> not. (i).


204 DEGLI SPECCHI MISTICIancora essere stato eseguito il lavoro così accurato e completo,che non solo rappresenta i delineamenti della partegià nota colle figure, ma anche quelli della opposta, che onon sono stati fin qui considerati o, per quanto sappiasi,almen finora ine<strong>di</strong>ti '. Lo spettatore vede tutto ciò fedelmentetrasportato in questa Tav. X.Siccome il Disco Cospiano figurato è de' più gran<strong>di</strong> chesi conoscano, mentre gli altri da me già esposti son dellapiù piccola <strong>di</strong>mensione ira questi monumenti, così potrà ilmio lettore, col paragone <strong>di</strong> queste due estreme grandezze,farsi uh' idea della misura me<strong>di</strong>a e consueta dei Dischiche nella continua sua variazione non oltrepassa questidue limiti . E anche singolare questo che espongo , perchèa <strong>di</strong>tferenza degli altri che vedonsi in profilo alla Tav.quinta corredati <strong>di</strong> leggero labro all' intorno ,questo essendoneprivo si ritrova esser piano del tutto; lo che secondoaccennai sta in opposizione colf opinione <strong>di</strong> quei che<strong>di</strong>ssex'o, questi Dischi esser patere sacrificiali.11 Ciatti , che il primo a mia notizia scrisse <strong>di</strong> questiDischi ebbe occasione <strong>di</strong> citare il presente appellandolo uncoperchio d' urna colle seguenti parole : « iVW r^ual coperchioè delineato il parto <strong>di</strong> Giove, dal capo parturienteMinerva, con la presenza <strong>di</strong> Giunone, appunto cosi <strong>di</strong>pintocome Lucano ^ lo descrisse: ed ajjinchè le persone iviespresse maggiormente si riconoscano , ciascuna appresso <strong>di</strong>sé con lettere Etrusche ha il proprio <strong>nome</strong> intagliato ; traquali con il modo da me troK'ato per combinare le lettere% Lettera ms. del Ch. Sig. Prof. a Lucian., Dialog. Deor., ia Dial.Canonico Scliiassi a me <strong>di</strong>retta \iii,p- 225.nel 1816.


TAVOLA X.2o5Etnische io combinai <strong>di</strong>js che è il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Giove stesso. ' wEcco i primi passi alla cognizione della lingua Etrusca colsoccorso <strong>di</strong> questi Dischi, non meno che col paragone delpiù antico greco alfabeto; mentre il Lanzi e il Visconti poco<strong>di</strong>versamente lessero quella voce, come vedremo. Dalladescrizione del Ciatti non comparisce qual sia fra le duedonne del Disco la <strong>di</strong> lui supposta Giunone, come puretrovo male in<strong>di</strong>cato che Lucano (e vclea <strong>di</strong>r Luciano) abbiaposta Giunone presente al parto <strong>di</strong> GioveIl IMontalbani espose al pubblico questo insigne monumentoinciso e spiegato col seguente titolo. « Manubriatianti(/uissimi Etnisci Disci. Hoc est embìematicae aeneac laminaevetits sacrificialis interpretatio . ^ w Comparisce daquesto titolo eh' egli sia stato il primo a sospettare che iDischi manubriati fossero ad uso <strong>di</strong> sacrifizi presso gli antichi.Egli vide in esso una pianta <strong>di</strong> melograno, e lo credèallusivo al parto <strong>di</strong> (iiove; poiché i grani <strong>di</strong> quel frutto,che hanno membrane, epidermide, osso,ed un rosso umorea foggia <strong>di</strong> sangue, li rassomgliù ad un feto. Frattantoda un più minuto esame fatto su quella rappresentanza nonresulta che gli antichi vi ponessero il melograno per taleallusione, ma piuttosto per in<strong>di</strong>\iduar con esso un qualcheNume; giacché molti <strong>di</strong> loro avevano un vegetabile a lorconsecrato, come osserva Cesare Ripa ', <strong>di</strong>etro l'autoritàdegli antichi , e questi eran dagli artisti posti nei monumentipresso le Deità per farle <strong>di</strong>stinguer fra loro. L'osservazionedei Dischi che son per esporre mi fa vedere che inessi è conservato costantemente questo sistema.1 Ciatti , Porng. Eir., lib. IV, p. ia2. lib. u . cap. v, p. 601.3 Ulyssis Al<strong>di</strong>ovan<strong>di</strong> Dendrologia, 3 Iconologia, Tom. i, p, 16. eseg.


20f? DF.GLT SPECCHI MISTICIr Fu opinione del Montalbani che il volatile posto dall' arteficesuir arboscello del melograno fosse una colomba; nésarebbe improbabile, qualora altre circostanze dell' intieracomposizione combinassero in quel sospetto. Credè Venerela figura femminile presso la colomba. Disse esser Giove ilnume scettrifero e fulininigero sedente sulle nuvole, ma ilse<strong>di</strong>le <strong>di</strong> Giove comparisce formato <strong>di</strong> rozze pietre piuttostoche <strong>di</strong> nubi per la rigidezza marcata delle linee che locompongono. Convenne ancor egli che la piccola Palladeera in atto <strong>di</strong> nascere dalla testa del padre. Credè parimenteche avanti a Giove fosse Giunone Lucina, che in qualità<strong>di</strong> ostetrice ricevesse fra le braccia il feto <strong>di</strong> Giove, opinionemodernamente impugnata: e credè rinnovato a' suoipie<strong>di</strong> il melograno; lo che io non ammetto, per la <strong>di</strong>fferenzaespressa nel Disco fra quelle due piante. Suppose infineesser Mercurio il giovine presso <strong>di</strong> lei , ed un istrumentoginnastico quella evidente bipenne manubriata che ha inmano; al che si oppongono con ragioni giustissime tuttiquei che <strong>di</strong> questo Disco scrissero dopo <strong>di</strong> lui. Congetturòche le voci etrusche presso le figure ci facessero sapere inomi <strong>di</strong> quelle in lingua etrusca, e modestamente confessònon conoscer la lingua per leggerle o pronunziarle; ma purtuttavia lesse come pura supposizione Anlao per Venere,Anil per Giove, Dasao per Giunone, Mnaloes per Mercurio.Fa torto alla vasta dottrina <strong>di</strong> quelfuomo il vederlaoccupata in ricerche <strong>di</strong> strane ed inconcludenti etimologie,per provare che gli <strong>Etruschi</strong> potettero valersi <strong>di</strong> quelle vociper in<strong>di</strong>car le accennate Deità.Il P. Atanasio Kirker reputatissimo Antiquario ebbe inanimo <strong>di</strong> produrre al pubblico una grande opera sulle anti-


TAVOLA X. 207ehità etrusche, nella quale si era proposto <strong>di</strong> espoiTe il DiscoCospiano, ed approvare la spiegazione già datane dalMontalbani '; ma quell'opera non fu sottomessa ai torchi.Lorenzo Legati nell' esporre il Museo Cospiano molto si<strong>di</strong>ffuse neir illustrare questo Disco, citandolo per la più pregiatagioja delt antichità che vantasse quel iMus-iO. ^; e datolocon stampa in legno, come già il Montalbani avea fatto,vi riconobbe il misterioso jiasciniento <strong>di</strong> Minerva eiaGiove. Fra le cose più interessanti che e" invita ad osservare,io trascrivo in compen<strong>di</strong>o ch'egli notò INLnerva spuntardal capo fesso <strong>di</strong> Giove colla celata in testa, e nel rimanentetutta armata ed in atto <strong>di</strong> crollar l'asta che ha nelladestra,sollevando rotondo scudo colla sinistra quasi vibrandolo,(e perciò da Quinto Calabro chiamata jaxÉ


2o8 DEGLI SPF.CCni MISTICIMercurio vuol ciie fosse presente a quel parto, anzi vi cooperasse^com'ei <strong>di</strong>ce, spalancando a Pallade l'uscita dal capo<strong>di</strong> Giove col fenderglielo con un gran colpo della taglientesua scure <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante, come Giove stesso gli aveacomandato; <strong>di</strong> che sì chiaramente scrisse Luciano: questioneche verrà decisa dal <strong>nome</strong> appostovi; mentre , come vedrassi,1' uno e1"altro furon supposti cooperatori <strong>di</strong> quelparto. Molto ingegnosa è poi la spiegazione del motivo perclièVulcano sia qui rappresentato sì giovane. Che se IMinerva,egli <strong>di</strong>ce, nascente dal cerebro del Padre significal'Industria figliuola dell'applicazione mentale, che inventòtutte le arti utili all' uomo;così Vulcano , che pure è figliuolo<strong>di</strong> Giove, espresso giovine e destro ^ simboleggia ilfuoco, eh' è il più agile <strong>di</strong> tutti gli elementi, e cagione dellaperfezione <strong>di</strong> molte arti, e perciò Fornuto <strong>di</strong>sse che learti erano attribuite a INIinerva ed a Vulcano: a Minervaper la prudenza ed industria; a Vulcano pel fuoco col qualemolte arti si perfezionano ' . Ond' è che il cooperar <strong>di</strong>Vulcano al nascimento <strong>di</strong> INIinerva esprime l'ajuto che learti tra <strong>di</strong> loro si danno, e molte esser nate per opera <strong>di</strong>altre . Sull' esame che fa il Legati e delle lettere del Discoe <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong> esse ne scrisse il Ciatti ed il Montalbani,nulla impariamo; giacché tutto è congetturale e incoerentecon gli attuali nostri sistemi, <strong>di</strong> che n'è chiara prova la riprensionech'egli fa al Ciatti d'aver preso ajuto dalla linguagreca per interpetrare l'etrusco <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Giove, mentreche il Lanzi molto ripete dal greco. Circa l'uso <strong>di</strong> questoDisco, scrive il Legati che dal Montalbani fu credutoi PUuraut. , de aat. Dcor. , p- ^o.


TAVOLA X. 209servir <strong>di</strong> Patera ne" sacrifizi degli antichi Toscani, il che e-gli vorrebbe concedere quando s'intendesse de' sacrifizi mortuali,presone il motivo dal suo ritrovamento: <strong>di</strong>scussioneda me agitata sparsamente in questo mio scritto '.Tommaso Coke nel pubblicare l'opera De Etrurìa regalidello Svedese Professor <strong>di</strong> Pisa Tommaso Dempstero, viinserì vari rami <strong>di</strong> etruschi monumenti, che dal Buonarrotie dal Passeri sono stati dottamente illustrati. Fra questiè il primo quello che rappresenta il Disco Cospiano ' colquale ilBuonarroti <strong>di</strong>mostra che gli <strong>Etruschi</strong> adoraron Giove,esibendolo, com' ei <strong>di</strong>ce, la Patera Cospiana . I\Ia siccomeegli non dà conto del perchè Patera e non <strong>di</strong>sco nominiquel monumento, cosi io credo doverlo nominar <strong>di</strong>sco, nonostante l'opposizione a si dotto uomo. Crede egli che il giovinecolla bipenne sia Mercurio, perchè ammesso dalle favolegreche presente al nascere <strong>di</strong> Minerva, lo che dottamentecontrovertono il Cori ^ e il Fosfoini ^. Crede che icaratteri possano essere d'antico greco, come d'etruscoi<strong>di</strong>oma;onde non già per essi attribuir si possa agli <strong>Etruschi</strong>un tal monumento, ma sivvero perchè molti <strong>di</strong> tali Dischihanno parole ahenissime da greca derivazione: affermatisa,secondo me, troppo franca in quei tempi ne' quali non siera fatta una sì minuta analisi della lingua etrusca, comeora abbiamo dal Eanzi. Si trovano <strong>di</strong>fatti non pochi <strong>di</strong> essiDischi a Chiusi in Toscana: ed ecco una prova incontrastabile<strong>di</strong> loro provenienza. In fine egli <strong>di</strong>chiara che i Grecinon dettero a Giove, ed a Bacco il fulmino formato nel-1 Legali , I. cit., p. 322- 4 Foggini , Saggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssert. accad.2 Tom. I, p. ^8. Tom. 11, p. 91.ì Mus. ctr , Tom. 11, p. a^i.S. II. 27


210 DEGLI SPECCHI MISTICIVla ofuisa che si vede nei Dischi ' : osservazione che io eredofallace.Molto posteriormente al Buonarroti scrisse <strong>di</strong> tal Discoil Passeri ^ nell' esporre i monumenti medesimi del Dempstero;e notando vari <strong>di</strong> quei che prima <strong>di</strong> lui ne aveanragionato, par persuaso che il giovane portante la bipenneper le loro dottrine si dovesse tenere per Vulcano . Quin<strong>di</strong>passa ad argomentare che siccome nessuno scrittorefragli anticlii ammette la presenza <strong>di</strong> donne alla nascita <strong>di</strong>Pallade, così i soli nomi <strong>di</strong> esse scritti nel Disco ce le possonofar conoscere. Crede il <strong>nome</strong> Tit^a spettare a Minervaquasi A0U.NA de" Greci, e non a Giove come altri pensarono:questione che debb' essere sciolta dal solo consensode'dotti che vi scrissero in seguito , come vedremo . La voceThalna segnata presso la donna che vedesi alle spalle <strong>di</strong>Giove, la ricerca nella greca ©aaeia jmbescens colla facilepermutazione della n etrusca in ei . Sotto questa denominazionetrovasi, com'egli osserva, e la Musa Talia e Giunone,ricavandolo d^ Pausania in più luoghi ^ e da Pindaro•*; onde a Giunone attribuisce e la figura e '1 <strong>nome</strong>che l'in<strong>di</strong>ca. Due simboli egli osserva nel Disco spettantia Giunone che favoriscono la sua opinione ; l' albero delMelograno , ed il Cuculo che vi è sopra . Io non dubito del1 Buonarroti , ad Monument. eir. lunonem Jovi nuptani tsaeixv ì>o-Dempster., explic. et conject., § ii, casse- Id. in Aica<strong>di</strong>c, cap. xxii, p.p. 9. 6\o.a In Dempster.. lib. de etr. Reg. 4 Pi'itlanis quoque (^lYem. X") hocParalipom., in tab. i, p. 18. codcin tioiitiiie. lunonem Hebei3 » Templi Namen Telean , idest miitrem nuncu/'at, est enim a «aadtdtamIntionem vocarit. Pan- ).5w pubesco. Passeri , 1. cii., p. 21.san. in Bocot. ,cap. n, p. yi5.


TAVOLA X. 211primo, giacché anche il Montalbani per tale lo giu<strong>di</strong>ca, eil monumento par che chiaro lo mostri ed incontrastabile:né controverto il secondo, mentre quella forma <strong>di</strong> animalea molti volatili può attribuirsi. Adduce Pausania in provache a Giunone era de<strong>di</strong>cato quel frutto ; e per vero <strong>di</strong>re anche>arie medaglie si potrebbero citare che attestan lo stesso' . La ragione <strong>di</strong> tal de<strong>di</strong>ca non si cerchi ,perché lostesso Pausania ce la dà per arcana * . L' emblema poi delCuculo allude alla nota favola <strong>di</strong> Giove che trasformato inesso potè essere accettato nel grembo della verginella Giunone,e così restar da esso ingannata: favola che in<strong>di</strong>catada Pausania è addotta dal Passeri per chiarir quanto trovanel Disco. La voce presso 1' altra Dea si legge da questiThana, e si spiega per significato <strong>di</strong> Dea, padrona, signora,prendendo ra<strong>di</strong>ce dalla lingua greca; ma egli non <strong>di</strong>chiaraqual Dea particolarmente vi si accenni. Io non riporto levarie sue congetture, mentre in altri scrittori trovasi <strong>di</strong> chemeglio appagare la curiosità dell" eru<strong>di</strong>to. Né piij felice simostra per la interpetrazione del <strong>nome</strong> che spetta a Vulcano.Il Fabretti inserì fra le sue iscrizioni la figura incisascorrettamente in legno <strong>di</strong> questo Disco unicamente per<strong>di</strong>mostrare che Minerva simboleggia il consiglio, e perciòfavoleggiavasi nata dal cerebro <strong>di</strong> Gìonc -^.Il Causeo che parimente lo riproduce inserito fra i saciificialistrumenti, poiché già invalsa era l'opinione che taliI Paus. in Coriuth. , cajj. xvii , p. praetereo. Pausan., 1. cit.i48. 3 Fabretti , Inscripiion. auiiq. doaQuae de malo punico arcanis mcst., cap. vii ,nuca. 887, p. 538.consigliata sunt sacris, silentio


212 DEGLI SPtCCni MISTICIDischi fosser Patere etnische, si <strong>di</strong>ffonde in particolar modosul significato dell'intiero soggetto che vi si contiene ',no:i dà veruna interpe trazione alle donne che assiston Giove,ma le chiama soltanto ostetrici. Ammette esser Vulcanoil giovine bipennato, perchè fii quegli che aprì il capo <strong>di</strong>Giove d'onde Pallade venisse a luce ^. Coli' autorità <strong>di</strong> Fornutopro\a ^ che Minerva è propriamente l'intelletto <strong>di</strong>Giove o la <strong>di</strong> lui provvidenza, talché in onor <strong>di</strong> Minervafurono inalziti tempj alla Provvidenza. Adduce quin<strong>di</strong> Porfiriopresso Eusebio ^ e Giorgio Co<strong>di</strong>no ^ per ispiegar cheGiove sta sedente a denotar la stabilità e la fermezza <strong>di</strong>sua potestà; che è nudo nella superior parte del corpo perchèapertamente fa mostra <strong>di</strong> se agli spiriti intelligenti ecelesti, ma che ha coperte le parti del corpo inferiori, perchèDio è nella sua essenza nascosto ai mortali che abitanoin questa bassa terra. Giu<strong>di</strong>ca lo scettro in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> potestà,e in fine quell'uccello che egli tieii per un'aquila,crede in<strong>di</strong>car 1" imperio <strong>di</strong> Giove sugli spiriti aerei. La miapratica de'raonumenti vi si oppone, perchè vi<strong>di</strong> l'aquila sempreaderente a Giove, e non posata su d'un alberetto, chescemerebbe la <strong>di</strong>irnità <strong>di</strong> sì fastoso animale. Nella Raccoltad' antichità romane, ove è stato riportato l'interessante <strong>di</strong>lui trattato degli strumenti atti ai sacrifici, trovasi ripetutoanche il Disco in rame ^ simile a quello eh' è nel Museo1 Cause! , Mus. Rom. , Tom.ii 4 Lib. iii , Praep. Evang. ,cap. iiiScct. Ili ,Instruui. Sacrif. apta p. 89.tab. 23. 5 De Orig. Constantinop. , Extat in2 Lucian., Dialog. Deor., Dial. vni, Oper. Meurs., Tom. vii, p. bo5.p. 224. 6 Graev. , Aatiq. Rom. , Tom. v, p.?i Pliuruut. , de X. Deor. , p. 4^' ^'^^'


TAVOLA X.2l3romano, unitamente alla ripetuta interpetrazione, che pervero <strong>di</strong>re può ammettersi ancorché breve fra le più so<strong>di</strong>sfacentiche sieno state date al Disco, del quale io tratto.Il P. iMontfaucon, che fra gf innumerabili monumenti dalui pubblicati non trascurò il Cospiano, accennò soltantoche il soggetto espressovi è Minerva dalla testa <strong>di</strong> Giovenascente per opera <strong>di</strong> Vulcano, e colf assistenza <strong>di</strong>due femmine.Ma siccome trova <strong>di</strong>versità fra il rame che ne dà ilCauseo il qual ne trasse il <strong>di</strong>segno dalle carte <strong>di</strong> Santi Bartoli, e quello del Fabretti che lo copiò da altro <strong>di</strong>segno esistentenella Galleria <strong>di</strong> Firenze, cosi nel sospetto che fosserostati in originale due Dischi <strong>di</strong>versi, ne dà due incisioni, mentre in sostanza non si conosce che quel solo•Disco nominato il Cospiano attenente al museo <strong>di</strong> Bologna,espresso in questa Tav. X.11 Proposto Gori che ha dato alle stampe un intiero Museo<strong>di</strong> numerosi etruschi monumenti, non ha trascurato ilCospiano ^j emendando lo sbaglio <strong>di</strong> alcuni che antecedenteinentelo avean espresso in senso contrario, esibendo adestra ciò che nell'originale è a sinistra, e cosi viceversa.Corregge pure il Fabretti ^, che lo espose come esistentenel museo Me<strong>di</strong>ceo <strong>di</strong> Firenze, ove non fìi mai; bensi vise ne conserva un antico <strong>di</strong>segno che '* io credo sorgente<strong>di</strong> quell'equivoco. Espone il metodo da lui tenuto per riportarecon fedeltà dall originalo la stampa del monumcn-I Montfaucon , Anilq. expliq., Tom. 38^, p. 538.II, p. i44' p'- Lxn , mini. i,e a. /{ Vedasi alla Galloria <strong>di</strong> Firpnxea Gori , Mus. etr., Tom. i , tab. cxx, il libro <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni intitolato MuetToni. II, p. 3a9. seo «1 mini. l'Mj nella stanza dct-3 Inscript. anii(j. , cap. vii , niim. ta dt:l Frale.


2l4 DEGLI SPECtnr MISTICIto, qual è quello <strong>di</strong> servirsi del calco o impressione traftadall' originale medesimo già inciso a foggia <strong>di</strong> un rame dastampare; metodo il più sicuro, che uso anch'io quandoahbia alle mani li originali, perchè ognuno conosca precisamenteil vero carattere dell' antico <strong>di</strong>segno dei Dischi.In quanto alla favola espressavi crede il Gori, che levarietà che passano fra il racconto fattone da Luciano eda altri scrittori Greci e Latini, e l'espressione del monumento,derivino dall' aver gh <strong>Etruschi</strong> favole altrimentinarrate da quelle dei Greci; ed io penso che l'autore delDisco non già per seguir le favole etrusche, le quali per lopiìj trovo esser le stesse che quelle deGreci, ma per esprimereche in quell'azione si rappresenta un parto, fu costrettoa porvi l'intervento <strong>di</strong> due levatrici, sehben taciutedai mitologi greci e latini, come <strong>di</strong>mostrerò a miglior luogo.Anche le piccole accidentali variazioncelle d'esecuzioneson pel Gori argomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza fra nazione e nazione:cos'i nota il fulmine nelle mani <strong>di</strong> Giove d'una formanon comune, e perciò particolarmente etrusca, com'egli <strong>di</strong>ce;e intanto non osserva che tale è variatissimo in moltiDischi sebbene egualmente etruschi. Lo scettro <strong>di</strong> Gioveè pel nostro Antiquario altro segno <strong>di</strong> etruscismo nel <strong>di</strong>sco,e ciò deriva dalla casualità <strong>di</strong> picciol frego che nellasommità del bastone si vede nel <strong>di</strong>segno prodotto dal Gori,e che io non ho posto nel mio, perchè lo trovo tralasciatonegli altri <strong>di</strong>segni fatti in Bologna colf originale allamano '; forse perchè ogni altro <strong>di</strong>segnatore giu<strong>di</strong>cò quel minutosegnucciu fattovi per puro caso dall'ingiuria del tem-1 Vfil. i <strong>di</strong>segni da me <strong>di</strong>ati del ]\IoniaIIiaiii ,del Fahrcllì e del Legati


TAVOLA X. 21po, e non già dalla mano dell'artefice <strong>di</strong> tutto ilgraflito,né tampoco ad oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione fra gli scettri etruschie i non etruschi. Le Urne etrusche <strong>di</strong> Volterra, chehanno spessissimo nei loro bassirilievi insegne tali d impero,non ce le mostrano <strong>di</strong>verse da quelle d'altre nazioni.Entro all'uopo in sì minute <strong>di</strong>scussioni sperando far cosagrata al culto pubblico nel determinare in che consistapositivamente e solidamente il tanto ricercato etruscismodei monumenti che io prendo in esame. Osserva il Cori(oltre il già notato da altri ) che Pallade manca del capodella Gorgone non per anco troncato da Perseo per <strong>di</strong> leivirtù. Crede poi Giunone la donna che stende le bracciaverso Minerva , unicamente perchè porta sulla fronte un<strong>di</strong>adema più ampio e più ornato dell'altra: ma ciò non bastaa <strong>di</strong>stinguer Giunone, poiché ve<strong>di</strong>amo nelle urne etrusche<strong>di</strong>ademi magnifici in capo ad ogni qualità <strong>di</strong> donneche non per questo si reputano tutte Giunoni . Giu<strong>di</strong>ca ilramo d'erba od albero, che si vede a' <strong>di</strong> lei pie<strong>di</strong>, essere a-nalogo alla massima de' poeti che ove passeggian gli Deinascano piante <strong>di</strong> fiori odorosi: interpetrazione, della qualeegli stesso non si mostra pienamente appagato, ed allaqualespero sostituirne una più persuadente . Considera 1" altra figuraper Venere posta a soccorrer Giove nel parto qua!' altraostetrice unitamente a Giunone; io che ammetterei sealtri esempi <strong>di</strong> antichità figurata o scritta mi facessero certoche Venere sia stata per alcuna volta occupata propriamentea simile ufizio. Quanto al volatile creduto anche dal Coriuna colomlja, eh' é motivo per lui <strong>di</strong> suppor Venere ladonna predetta, essendo suscettibile <strong>di</strong>varie iiiterpetrazioni,io preferisco per esso le opinioni già esposte del Passeri che


2l6 DKGLI SPECCHI MISTICImi paion le più ragionate '. Suppone poi che 1' etrusco artistaabbia espresso \ ulcano con piede sopra uno scoglioper inHicarlo zoppo; al che oppongo avere osservato che simileatteggiamento è frequente in gemme ed in altri monumentigreci e romani ove non sempre s' incontra Vulcano.Ne faccia fede per tutti il vaso Me<strong>di</strong>ceo che ha dueprincipali eroi della Grecia spettatori del sacrifizio d' Ifigenia,ed in simile positura, che per lo più è propria <strong>di</strong> queiche stando in pie<strong>di</strong> in atto <strong>di</strong> riposo ragionali con altri; ^cosi appunto trovasi in altro Disco ^lercurio che ragionacon Paride. ^ Né può accordarsi al Gori che l'etrusco arteficeabbia posto nel <strong>di</strong>sco il pomo granato per avere nellasommità una quasi corona ra<strong>di</strong>ata come simbolo dellasuprema potestà <strong>di</strong> Giove; poiché nelle mitologiche o in altreantiche rappresentanze la potestà suprema o regia nonsi esprime con la corona ra<strong>di</strong>ata , mentre le corone realipresso gli antichi eran <strong>di</strong> forma molto <strong>di</strong>versa da quella a-dombrata nella sommità del pomo granato. Molto meno puòammettersi che per esser nati idue gemelli Diana ed Apollopresso un albero in Delo, si debba intendere che fra glialberi si convenga la nascita d' ogni nume ; coti che vuoleil Gori spiegar la ragione degli alberi espressi nel Disco .Passando egli all' esame delle lettere che vi sono , supponeche gli <strong>Etruschi</strong> in<strong>di</strong>cassero i loro Dei con un cog<strong>nome</strong>loro, piuttosto che col <strong>nome</strong> proprio ; lo che quantoabbia poco fondamento, potrò farlo manifesto coli' esamedei molti nomi <strong>di</strong> Dei che si tro\ano sparsi nei Dischi. Leg-1 Ved. p. 2 11. mini. 5S6.a Millia, GaleriuMylliolog., pi. Lcv, 3 Id., pi. cu, num. 535.


TAVOLA X. 217gè pertanto il Gori la voce tina, e la spiega per tonans,ma con qual fondamento? Minerva, com'egli <strong>di</strong>ce, non ha<strong>nome</strong> scritto, perchè non avealo per anche ricevuto da Giove. Prosegue il Gori leggendo thana che trova simile alGreco ©sa, Dia, Di\'a, Dea, e rigetta il parer del Bourghetche vi lesse audax, magnanima. Per la voce thalna chespetta alla da lui creduta Venere, ammette l' interpetrazionedel Bourghet che spiegò refocillatrix . Presso a Vulcano leggeGethlanm, e gratuitamente suppone significare Ignis Deus.L'approvazione delle interpetrazioni ragionate dei dottimoderni che io son per esporre, relativamente ainomi scrittiin questo Disco, sarà la più spe<strong>di</strong>ta censura che si possafare agli antecedenti da me accennati . Circa la favola e-spressa nel Disco, ammette anche il Gori che possa alluderealle arti, per la presenza <strong>di</strong> Minerva e <strong>di</strong> Vulcano ,edalla provvidenza <strong>di</strong>vina per la stessa Minerva emanata dalcapo <strong>di</strong>Giove.Il Foggini • che ad istanza degli Accademici <strong>Etruschi</strong> tessèuna lunga <strong>di</strong>ssertazione sul Disco Cospiano, prova conessa in primo luogo l'incertezza degli antichi sul vero significatoallegorico della favola in esso contenuta, e riportandociil rame ov' è il Disco in senso contrario come altrifecero, l'esamina minutamente, e si getta dal parer <strong>di</strong> coloroche <strong>di</strong>con Venere la donna che sostien Giove, e peril suo modo <strong>di</strong> vestire, che a parer mio nulla decide in questocaso, perchè nulla ha <strong>di</strong> particolare che solo a Venere«spetti, e per la colomba che già <strong>di</strong>ssi poter essere anchetutt' altro volatile, e per lasua influenza sulla generazione; e» Disscri. deirAccademia Etnisca <strong>di</strong> Cortona, Tom. 11, X)iss. v, p. o3-S. II. ?8


21 8 DEGLI SPECCHI MISTICIintanto non riflette il nostro Autore che qui si tratta in specialmodo <strong>di</strong> parto piuttosto che <strong>di</strong> generazione. Reputa poiGiunone l'altra e pel <strong>di</strong>adema, cosa già da me combattuta,e per la <strong>di</strong> lei presidenza ai parti, e intanto non rammentache anche Diana ebbe lo stesso incarico. Giu<strong>di</strong>caVulcano e non Mercurio ilNume bipennato e per la capellatura,che io non so adottar come valevole conferma <strong>di</strong>sua sentenza, e per esser nominato dai favoleggiatori presenteal natale <strong>di</strong> Minerva, lo che ha forza <strong>di</strong> pruova, eper la <strong>di</strong>tferenza del <strong>nome</strong> appostovi sethlan^ mentre in altriDischi il vero Mercurio vien detto Turms: pruove cheappagano ogni buon critico. Né so perchè non si aggiungaesser qui riconosciuto Vulcano per la scure, suo propriosimbolo usato sovente nelle arti antiche ' . Edotte ricerche se realmente quel giovine siaper le <strong>di</strong> luiVulcano o Mercurioo Prometeo, giacché tutti e tre, com'egli prova, furondetti ritrovatori del fuoco, e tutti e tre sono stati da<strong>di</strong>versi Scrittori favoleggiati come ostetricatori <strong>di</strong> Giove ,parea me chiaro che la favola voglia esprimere 'principalmenteche le arti meccaniche quasi tutte figlie del tiiocohan dato ajuto al nascimento delle scienze per Minerva significate.Dà quin<strong>di</strong> plausibil ragione della semplicità delloscettro che ha in mano Giove, quale antico pastore e insiemere, che con semplice verga guida il suo gregge e governail suo popolo. Non sto a ripetere che il Foggini comealtri che scrissero su questo Disco, si <strong>di</strong>ffusero nell'esaminarea qual sorta <strong>di</strong> sacrifizi servisse quell'utensile, credendologià una patera sacrificiale; <strong>di</strong> che iio ragionato abi^. Milliii, Vas. Peiiit., Tom. i, pi. ix , p. aa.


TAVOLA X.2i^bastanza in contrario. Osservi il mio lettore come cosa singolare,che il Foggiai ed altri Antiquarj attribuirono a particolareper noi recon<strong>di</strong>ta dottrina degli <strong>Etruschi</strong> ciò che nonpoterono spiegare nei monumenti. Eccone le <strong>di</strong> lui preciseparole . « In quanto poi al luogo , ove gli <strong>Etruschi</strong> credesseroche Minerva nascesse, le piante, che quivi nella nostraPatera si veggono espresse, questo solo ci ad<strong>di</strong>tano,aiver eglino creduto non esser ciò seguito in cielo, ma interra, w Io vedo per altro che questa dottrina Etrusca liavita solo finché da altri autori non si trova la vera ragione<strong>di</strong> quelle piante . Dunque gli <strong>Etruschi</strong> ebbero o nonebbero dottrine particolari e <strong>di</strong>fferenti da quelle de' Romanie de' Greci ? La nioltiplicità dei monumenti , che mi propongoprodurre in quest' opera , recheranno gran luce a <strong>di</strong>scuterequesta questione . Chiude il Foggini la sua dotta<strong>di</strong>ssertazione colla ricerca della interpetrazione dei nomiscritti nel monumento, in che non si è mostrato più felice<strong>di</strong> quei che ne scrissero nell'età sua.In fatti il Passeri perspicace investigatore <strong>di</strong> lingua etruscanotò nelle sue lettere Roncagliesi ', che per quantochiarissimi uomini avesser parlato <strong>di</strong> questo Disco ,pocoera stato detto fin allora <strong>di</strong> verisimile intorno ai nomi inquello segnati; e nell'esame ch'egli ne fa, crede che tolna<strong>di</strong>penda da er,>« che vai nudrice, epiteto ch'ei suppone trattodall' uffizio nel quale la donna cui appartiene è occupata;e ne inferisce per questa come per altre osservazioni,che gli <strong>Etruschi</strong> non ci trasmisero già i nomi dei loro Dei,I Raccolta dOpuscoli Scienllf. e Fi- Sig. Annibale degli Abati Olivier.,lolog., Tom. xxiu. Leltera ix al p. 3o8, e seg.


220 DEGLI SPECCHI MISTICIma gl'in<strong>di</strong>caron solo per varj epiteti; questi meto<strong>di</strong> peraltronon reggono alla costante osservazione della moltiplicitàde' monumenti che io aduno espressamente per appagarnei curiosi indagatori. Ed infatti poco appagato eglistesso delle etimologiche sue ricerche, n'esibisce varie d'unostesso <strong>nome</strong>, né sa qual sarà la più accetta. È perplessopur anco se il <strong>nome</strong> Ti^a spetti a Pallade o a Giove,giacché prima <strong>di</strong> lui altri l' ascrissero a questo , ed egli vuolprovare con lunga serie d' etimologie quanto più a quellaconvenga ma.; riportandone in seguito il parer del Lanziguiderò con maggior sicurezza il mio lettore a scegliere ilpiù plausibil partito fra le varie esibite opinioni.Allora quando il Lanzi ebbe in animo <strong>di</strong> darci un saggio<strong>di</strong> lingua etrusca , vide la necessità <strong>di</strong> prevalersi deiDischi in bronzo manubriati , ove molte voci etrusche sonoscolpite, e adunatine un <strong>di</strong>screto numero dei più genuini,ne inserì <strong>di</strong>ciotto incisi in tre tavole in quella celebratissiuiasua opera; e <strong>di</strong> quelli scrisse tanto quanto era necessarioall'intelligenza delle voci che vi si contengono; edato principio al trattato <strong>di</strong> essi (che intitola Patere Etrusche)dal Disco Cospiano come • altri avean fatto, lo descrivenon senza qualche leggerissimo equivoco <strong>di</strong> pertinenzadei nomi alle figure. Fra le spiegazioni che fino a luierano state date alia favola del Disco, approva quella cheiNIons. Foggini trae da Stesicoro il quale la inventò per insegnareche la sapienza non è opera umana, ma dono dellaProvvidenza.Al parer <strong>di</strong> coloro che crederon Tina il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Palla-1 Lariiil , Saggio <strong>di</strong> ling. etr., Tom. ii, p. iga, tav. vi, num. i.


TAVOLA X. 221de, Oppone l'autorevole esempio <strong>di</strong> altri Dischi ove questaDea è detta espressamente Minerva, onde è che il <strong>nome</strong>Tina si dovrà credere 1' etrusco sicuramente attinente aGiove; ed a chi ne chiede ragione la rende il dotto autore,osservando che a lui può competer quel <strong>nome</strong> assainaturalmente supponendolo derivato dal dorico xw*'o \r.^,onde l'antica Etruria che mancò delle prime lettere, sostituendol'affine formò Tina. Non attende il Lanzi l'ultimalettera in quella lingua nella quale esperimenta queste sivaghee sì ridondanti. Vuol poi che Thalna si legga con ausiliareThalina , e derivata dal greco eà>iva si spieghi mcnina,che è la Venere myàyia d' Artemidoro ^. Propone quin<strong>di</strong>potersi leggere anche ©à),),iva da 0à)),« oì^ior, germino, aggiuntaviuna desinenza simile a rumina dall' antico ruma. Osservoio per altro che tali interpetrazioni provengono inparte da una precedente persuasione che la donna a cui appartienequella voce sia Venere, in<strong>di</strong>cata anche dalla piantaeh' ei crede un mirto, e dal volatile che tiene per unacolomba, come egli accenna descrivendo il Disco: cose tutteche ho già revocate in dubbio nelle pagine in<strong>di</strong>etro. Lavoce Thana ch'egli crede provenir da eàvaaja la spiega perDiana o altra Dea, che invocavasi ne' parti sotto <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Lucina. Più anche naturalmente credè derivar da ©jC^c chedovean <strong>di</strong>re in luogo <strong>di</strong> zeì-j . E «juivi aggiunge che i Latinida Divus, che fu <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Giove ^ , formarono Diviana ^ed accordatamente Diana: gli <strong>Etruschi</strong> da ©io? fecero The-ANA, e accorciatamente Thana. La finale, secondo ilLanzi,I Eustat. in Hom., p. 1887. gci'e son mo<strong>di</strong> sinonimi. Lan^ia Lanzi, 1. cit., p. i()3. 1. cit., p. ig/f, noi. i.3 Ì3ub loye agere, e sub Divo a- 4 Varr., lib. iv, cap. x, p. i3>


2 22 DEGLI SPr.r.CRT MISTICIspesso in<strong>di</strong>ca filiazione ond'è che crede probabilmente derivarsidalla madre e.-ia che gli antichi scrivevano ec» . ,- Consideraper ultimo il<strong>nome</strong> <strong>di</strong> Vulcano, Sethlans, che suppliscecoli ausiliare SETHLjyES, voce che tanto ha esercitata la curiositàdegli antiquari; ascrivendo, com'egli <strong>di</strong>ce, più patrie aquesto vocabolo che non si ascrivono a Omero. Supponepertanto con Varrone, che dalla forza e violenza del fuocosia derivato il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Vulcano , e trova giusta l' etimologia<strong>di</strong> una deità a cui tutto cede, e a cui, giusta Omero,niun nume può resistere ' . Gli antichi Greci <strong>di</strong>sser o/x» pervis. Da questo vocabolo ei <strong>di</strong>mostra provenir oUaAi valìdusvìolens ' Ma siccome gli antichi alle aspirazioni sostituivanoor la r or la S, e gli stessi popoli <strong>di</strong> Axo in medaglie segnavanor:t|icùv *, così egli trova che i Latini fecero Volca-Nos ,• e i Tirreni che non avean ogni vocale fecero Selca-NES, e poi con picciola alterazione SsTHLAyEs . Crede pertantoquel grand" autore <strong>di</strong> non dovere impiegare moltaopera a persuadere ogni lettore sulla verisimiglianza <strong>di</strong> talietimologie, dopo avere a lungo nella sua bell'opera consideratole alterazioni che soffre una voce stessa fra nazioni<strong>di</strong>verseIllustrando il Visconti un suo celebre Disco, prese occasione<strong>di</strong> esaminare anche il Cospiano rappresentante i natali<strong>di</strong> Minerva -^ Ivi ammette che Ti^a o Di^a, com'egli legge,sia lo stesso che Aia Giove, dottamente osservando chel'epentesi della n nella voce <strong>di</strong>v» è molto conforme a' <strong>di</strong>alettidella greca lingua costumati in Italia, che amarono in-1 Uiad , sxii , V. 357. 3 Visconti , Mus. P. Clem., Tom. iv,2 Lanzi, 1. cil., p. igS. p. 99, e seg.


TAVOLA X. 223terròmpere coll'jv le terminazioni pure <strong>di</strong> quella favella, facendoCOSI da A*)Tw A»!Too{ Latonam, da ai


m?224 DTCLT SPECCHI MISTICIiTii e quelle figure femminili sien suscettibili <strong>di</strong> varia Interpetrazione.Ma prima d'entrare in siffatta ricerca sentiamocompletamente quanto tutti ne han detto, per aderire alpiù persuadente partito, o per sostituir nuove opinioni ovepotessero aver luogoLettosi dall' Ab. Lanzi quanto il Visconti avea pubblicatoin opposizione alle sue interpetrazioni, scrisse <strong>di</strong> nuovo percedere in parte a migliore opinione, e in parte sostenerequanto credè aver detto con ben fondate ragioni, ma quelloscritto non vide la pubblica luce ai suoi giorni, e restatoin deposito per Sovrana clemenza nella R. Galleria <strong>di</strong> Firenze,mi è stato permesso poterne estrarre le seguenti notizie.Giu<strong>di</strong>ca egli in questo suo manoscritto • ,primeriamenteessere stata celebre la Dea Thal^a fra i Tirreni, perchè indue <strong>di</strong>versi Dischi la trova in<strong>di</strong>cata. Parlando pertanto dellaprima che nel Disco del Museo Cespi ha <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Tha-NA, <strong>di</strong>mostra che i Latini non bisognosi <strong>di</strong> mutare il s inì, dair antico ai,- lupiter, a somiglianza de'patronimici, fecerquella Dea e sulla voce che l' accompagna . MaDiana; e qui si termina ogni questione sul significato <strong>di</strong>egli prosegueil suo nuovo esame sull" altra Dea col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Thal-NA, che in questo Disco stando alla sinistra <strong>di</strong> Giove quasifosse una seconda ostetrice, lo tiene abbracciato e fermo inquell'atto, e rammentando il volatile presso <strong>di</strong> lei, lo giu<strong>di</strong>casempre una colomba; con aggiunger che per un talein<strong>di</strong>zio da più scrittori sitenne esser Venere, opponendo allaopinione dellUeeren e del Visconti che giu<strong>di</strong>caronla co-I Lanz! ,<strong>di</strong> Galler., n. 4 Lapliles .4nti(jui, JYnmìsmata, Pondera- fasa er.


TAVOLA X. 225lomba Dodonea spet^ante a Giove, che più verisimile sarebbeove quel Nume comparisse fanciullo, meufre in quellaetà ebbe nudriniento dalle colombe; ma come la capra nodrice<strong>di</strong> lui più celebre spesso dagli antichi si appone aGiove bambino, né mai forse a lui adulto, crede lo stessoessersi fatto della colomba: così stabilisce che l'aquila è ilperpetuo simbolo <strong>di</strong> Giove, e la colomba il simbolo <strong>di</strong> luibensi, ma nella sua infanzia. « Che se anche la colombadella Patera ( mi servo delle sue stesse parole ) si dovesseaccordare a Giove, non è facil consentire al Sig." Heeren,che la Thalu^a ivi espressa sia la Lucina degli <strong>Etruschi</strong>,perchè trovandosi in questa Patera Cospiana chiaramenteDiana che equivale a Lucina, 1' altra ostetrice debb' esser<strong>di</strong>versa Dea. jj Qui non posso astenermi dal <strong>di</strong>re che se imentovati rispettabili scrittori, in luogo <strong>di</strong> occuparsi nell'indaginedella Lucina Etrusca si rammentavano che due Lucineson chiare nella Mitolog^ia degli antichi, come avròluogo d' esporre , la spiegazione <strong>di</strong> questo Disco e delle vociche r accompagnano sarebbe stata in poche righe sbrigata.All'opinione del Ch. Visconti, che vuol quella donnariconoscer per Tallo o Tallona una delle Ore, oppone rispettosamenteche il <strong>di</strong> lei <strong>nome</strong> era sì poco noto in Italia,da non supporsi frequente nei monumenti, essendo le Oreuniversalmente conosciute dagli antichi sotto i nomi <strong>di</strong> Dice,Irene ed Euri<strong>nome</strong> ';nè altrimenti nominaronle il coj^ìdetto Orfeo, e Museo, e Pindaro, e Diodoro, e Apollodoroe Fornuto. Conviene il Lanzi che più tar<strong>di</strong> si pensò a farneor <strong>di</strong>eci or do<strong>di</strong>ci , una delle quali fu Tallo o Tallona ;I Ilesiod., Theog., v. goS.S- IL 29


226 DEGLI SPECCHI MÌSTICIma osserva altresì avere aggiunto Pausania, che in Ateneove ella era venerata, non si seguiva il parer comune circale Ore, ma una particolar tra<strong>di</strong>zione della città; e perciòforse Clemente Alessandrino nomina Tallo espressamentecome Dea degli Ateniesi. Ecco in qual modo ne inferisceil Lanzi che una Dea si poco nota, o almen tar<strong>di</strong> fuorid AtenCj e che non ha lasciate tracce del suo <strong>nome</strong> inRoma, non potesse poi esser sì celehre in Etruria da vedersicollocata ne' monumenti come ostetrice <strong>di</strong> Giove. Questeragioni unite al simbolo sempre pel nostro scrittore <strong>di</strong>una colomba, lo fanno opinare che la Thalna non sia cheVenere, a cui gli antichi dettero per simbolo un fiore nonbene aperto, come vedesi nella celebre Ara Capitolina, 'detto da Greci sì;.i


TAVOLA X. 227esservi Minerva armata che esce dal capo <strong>di</strong> Giove, ai qualeVulcano ha aperto il cranio colla scure ;che Diana Lucinatrae la fanciulla dalla testa del Padre sostenuto da Venere,caratterizzata da una colomba posta sopra un albero<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> essa; che nel fondo vi si rappresentan le nuvoledell'Olimpo, e che i nomi scritti notano T espressevi Deità.Terminata la narrazione in compen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> quanto è statoscritto sul Disco Cospiano, avanzo anch'io le mie opinionisopra '1monumento e sopra quanto n'è stato pensato. Avreidesiderato primieramente maggiore esattezza nell' analogiache dai soprallodati rispettabili scrittori si è ricercata fra '1monumento ed ì classici che a spiegarlo sono stati citati;come, per via d'esempio, se ammettiamo che l'uccello postosull'albero espresso nel Disco sia la colomba Dodonea,dovrebbe confrontarne la specie dell' albero ; or mentre sappiamoche l'albero delle colombe Dodonee fu una famosissimaquerce ' , ve<strong>di</strong>amo nel Disco essere un piccol melograno,come già ho notato nelle pagine in<strong>di</strong>etro. Debbo<strong>di</strong>chiarare peraltro, che il piccol frutto contenente il semenelle piante <strong>di</strong> mirto ha una forma che molto si assomigliaad un piccolissimo pomo granato; tanto che contro <strong>di</strong>coloro, che <strong>di</strong>ssero mirto quella pianta nel Disco ^ sta soltanto, che la non si espresse mai nei monumenti per mezzodel suo frutticello^ ma soltanto delle allungate sue foglie. A <strong>di</strong>iferenza il melograno che fii ceìebrato per i suoifrutti, coi frutti stessi si fa <strong>di</strong>stinguere nelle opere delle arti.E ar<strong>di</strong>mentoso il pronunziare ove uomini si gravi e per1 Vocalemque sua tfirrani Dodo- trag. Sonecae , Tom. n, Commentìiida quereli. Ovid., Mctam., lib. in Mcdcaiu., p. ^^.XIII, V. jt(j. Vid. Dtlrii , Syulagm.


228 DEGLI SPECCHI MISTICIautorità e per dottrina <strong>di</strong>sputarono con ogni loro sapere :non ostante, senza spregiare le opinioni loro avanzo le mie,perchè, secondo che io ne penso unitamente al Lanzi ', l'x^ntiquariaEtrusca non essendo per anche adulta, i dubbj chesi muovono circa ad essa, ove sien ragionevoli, rischiaratida nuovi lumi pjsson talora passare in certezza. Qui mi èd' uopo esaminare il soggetto del Disco, quasiché io fossipratico artista piuttosto che letterato Antiquario, e per conseguenzasospendo per ora ogni indagine sulle epigrafi appostealle figure. È evidente che vi si tratta del parto <strong>di</strong>Giove emanante Pallade dal cervello. La invenzione dellafavola non fu dell'artefice, ma <strong>di</strong> Stesicoro come <strong>di</strong>cemmo,che la descrisse, e con parole potè facilmente spiegarci cher uscir <strong>di</strong> Pallade dal capo <strong>di</strong> Giove fu un parto <strong>di</strong> questoDio: non così l'artefice, ch'essendo privo <strong>di</strong> verbi nel suomodo d'esprimersi dovette cercar soccorso da altre circostanze,giacché il vedere una donna armata soprapposta al capo<strong>di</strong> un uomo tranquillamente sedente ,non avrebbe se non dopolunga me<strong>di</strong>tazione presentata alla memoria dello spettatorer idea d' un parto , e quin<strong>di</strong> del parto <strong>di</strong> Giove . Adoggetto dunque <strong>di</strong>prontamente esprimersi, (come ad espertoartista appartiene) <strong>di</strong>e il fumine al provetto sedente, edecco un Giove, pose intorno a lui due ostetrici, ed eccoun parto. Ammettasi per similitu<strong>di</strong>ne, che l'artista medesimoavesse dovuto esprimere l'atto <strong>di</strong> Vulcano che per comando<strong>di</strong> Giove fende con un gran colpo <strong>di</strong> scure la testa<strong>di</strong> Giove stesso, allineile ne nasca Minerva, secondo ladescrizione <strong>di</strong> Luciano. Chi non avrebbe rav\isato nella rnp-I MS. esisterne nrlla Galleria <strong>di</strong> Firenze.


TAVOLA X. 229presentanza <strong>di</strong> questo semplice fatto piuttosto un deici<strong>di</strong>o,che un' operazione ostetricia? Dichiarata pertanto con taliesempi la convenienza nell' artista <strong>di</strong> ricorrere ad episodj edaccessorj per esprimere intelligibilmente il soggetto che l'autoredescrive, vengo ad aver provata lanecessaria, o almenola plausibile aggiunta delle due ostetrici nella nascita <strong>di</strong>Pallade, omesse dagli scrittori. Or quali in<strong>di</strong>\idui potevar artista sceglier meglio a tal' uopo, che le due Dee <strong>di</strong>chiaratecelesti ostetrici Giunone e Diana? destinate ad un medesimoincarico e perciò <strong>di</strong> uno stesso <strong>nome</strong>, luna <strong>di</strong> GiunoneLucina, e <strong>di</strong> Diana Lucina l'altra ' . 'Sìa ciò non basta:dovea l'artista in<strong>di</strong>care con espressi^i simboli il <strong>nome</strong>delle due <strong>di</strong>ve, come <strong>di</strong>fatto par che siano in<strong>di</strong>cate nel Disco.La donna che fra le braccia riceve la nascente Minervaha vicino ai suoi pie<strong>di</strong> un umile arboscello, ma sufficienteper in<strong>di</strong>care esser Diana che sovente si <strong>di</strong>letta fragli alberi ad inseguir le fiere dei boschi , e perciò da Orazioè detta Neinonmique T irgo ^ . Vedremo in altro DiscoDiana parimente in<strong>di</strong>cata con siffatto simbolo. Px'esso l'altraè un monticello sul quale parimente è falberetto, chedalle foglie e dai frutti par <strong>di</strong>stinto per un pomo granatopiuttostochè per un mirto: né quel pomo che strettamenteuniti tiene i suoi grani è estraneo alla Dea, che presiedealla conservazione della unione dei popoli , come appren<strong>di</strong>amodalle medaglie <strong>di</strong> Mammea, ove si legge Inno Conservatrix^ . Più verosimile ancora sarà il congetturare cheil pomo granato vi sia come mistico simbolo, <strong>di</strong> che som-1 Callimac. , Hymn. in Dolum. , w. 1 rarmin., lib. ni, Od. xxii, w. 1.60, 61 , et Spanlietn. iu eunidem, 3 Ned. Cps. Ripa, Iconolog., Tom.Tom. n , p. 42 1. . ! , p. 18.


23oDEGLI SPECCHI MISTICIministra qualche cenno Pausania nel descrivere la GiunoneArgiva, che da una mano tenea lo scettro, e dall'altrail pomo granato ;su <strong>di</strong> che egli protesta <strong>di</strong> astenersi dalrenderne ragione ',come uomo che religiosamente rispettai segreti de' misteri, nelle cui mistiche ciste anche tal fruttoebbe luogo '', forse per qualche allusione allo Inferno,d' onde Proserpina gustato quel pomo non potè più uscire ^.Fra gliuccelli che son consacrati a Giunone panni più verisimiled'ogn' altro quivi espresso il Cuculo. Giove, comeognun sa, trasformossi in quest'uccello per ingannar la sorellaGiunone, la quale trovandosi incinta <strong>di</strong> lui, ebbe inrisarcimento d' onore e la destra del Tonante e la presidenzaai parti col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Lucina a lucendo, perchè ponea luce i nascenti bambini ''. Il Sig." Quatre-Mere de Quincyche dalla lettura <strong>di</strong> vari antichi e dalla osservazione de' monumenticongettura la rappresentanza della in<strong>di</strong>cata GiunoneArgiva, le pone in mano il melogranato e sullo scettroil Cuculo ^. Si potrebbe anche <strong>di</strong>re , che il monticello sulquale si erge 1' albero del pomo granato , rammenti il monteTauro sul quale Giunone fu da Giove sorpresa ancorfanciulla : e lo suppongo perchè vedo in piana terra 1' altroalbero attenente a Diana. Io non starò ad esaminare se Giunonerealmente convien che si veda presente al parto <strong>di</strong>Giove prestandogli soccorso , mentre sappiamo d' altrondeche essa fu nemica <strong>di</strong> quella dotta prole; ma sia che 1' ariPausan. jCorinih., lib. 11, cap. XYii, 4 C.'IIimac, Hymn. in Delum .p. l/fS. 1 eli.2 Id. , 1. cit. 5 Le Jupiter Olyinpieu ou 1' art de3 Ved. Maflci, Osserv. Lclterarie, la sciilpiuie anti([ue ,pi. xx, p.Tom. Ili, p. 'x^"^. 3.i8.


TAVOLA X.23 Itista <strong>di</strong> questo Disco non si mostrasse eru<strong>di</strong>to abbastanza,sia che tali favole in mille guise narrate dagli antichi nonlasciarono orma sicura per tesserne la rappresentanza; siache le dottrine dei misteri, come questi Specchi e' insegnano,non ammettesser le favole tali quali si trovano pressoil popolo e presso i poeti , certo è che in questa par chel'artista abbia voluto coi predetti segni in<strong>di</strong>care l'espressavoce <strong>di</strong> Giunone preferibilmente a quelle già supposte <strong>di</strong>Venere, <strong>di</strong> Tallona, delle Ore e <strong>di</strong> altre credute Deità.Ora si passi all' esame delle voci scritte nel Disco . rjis'.i,per consenso anche de] Lanzi che più degh altri analizzaquel <strong>nome</strong>, è interpetrato per Diana , come accennai . Fraquesto e 1' altro <strong>nome</strong> talna vi passa picciola <strong>di</strong>fferenza,come non molta tra '1 <strong>nome</strong> antico latino <strong>di</strong> Diana, e quel<strong>di</strong> Giunone . Sentiamo Nigi<strong>di</strong>o appresso Macrobio che <strong>di</strong>ce^pollinern lùnum esse , Dianamc/ue lanam , apposita D Uttcraqiiae saepe I lìterae causa decorìs apponiiur :^ ut re-'<strong>di</strong>tti r , redhìhctur , re<strong>di</strong>ntegratur et simìlìa '. Vi fu dunqueun tempo che in Italia tra' Latini si <strong>di</strong>ssero le due Dee Azn«,e limo. Né la pronunzia dovè porre tra quei due nomigran <strong>di</strong>fferenza, giacché in antico, forse per simile affinità<strong>di</strong> pronunzie, si confusero due nomi lanus ed lon inun sol personaggio, sebbene il primo sia il Giano anticod' Italia, e il secondo sia Jone figlio <strong>di</strong> Xuto che regnò inAtene ed ali altro assai posteriore *. Presso gli antichi Orientalipar che non si facesse <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> nomi fra queste dueDee, giacché Inno e lana come si ricava dai lessici Ebreii Nigid. ap. Macrob , Satura., lib. a Yed. ser. iii , p. 8i.I , cap. IX , p. 112.


202 DEGLI SPECCHI MISTICIvan sotto un medesimo <strong>nome</strong> , ond' è che poi conservossicome io ne penso, l'opinione che avessero un comune incarico<strong>di</strong> levatrici , allorché forse d' una sola <strong>di</strong>vinità si fecerpiù Dee . Vedansi a questo proposito i due variati rovescidelle stesse medaglie degli Ascaloniti ', ove la DeaSiria che in Oriente significò egualmente Diana e Giunone,si vede in questi rappresentata or come Diana perchèha la luna in testa , or come Giunone perchè ha la coronaturrita ^, e il volatile presso <strong>di</strong> se come appunto ènel Disco. È a proposito il rammentare un insigne passo<strong>di</strong> Luciano , dal quale appren<strong>di</strong>amo che nel tempio dellaDea Siria in Oriente eravi anche la statua <strong>di</strong> Giunone , laquale partecipava alquanto <strong>di</strong> JNemesi, <strong>di</strong> Venere, <strong>di</strong> Minerva, delle Parche e <strong>di</strong> Diana '. Noi troveremo una Dearipetuta nei Dischi sotto questi <strong>di</strong>versi aspetti , lo che mifa credere che quivi ancora possa esser la stessa . Ora milimito a rammentare che nella famosa corona <strong>di</strong> Giunone,descrittaci da Marziano Capella ^, fra le do<strong>di</strong>ci pietre prezioseche rappresentavano i do<strong>di</strong>ci mesi dell' anno ,quellache maggiormente splendeva per grandezza e per luce erala Lyclinis ^ altrimenti detta Selenite o Lunaria, perchè funotato che il suo lume cresceva e <strong>di</strong>minuiva secondo le fasilunari ^ . Tanto hastò perchè se ne facesse il principaleornamento della Giunone Assiria, che secondo Luciano a-I VeJ. ser. ti, tav. Q, niim. 4> e 6. Le 3 Ibid.medaglie furono pubbl. dal Car- 4 ^^- v ,cap. v, p. 24-<strong>di</strong>u. Noris. Op. omnia , Tom. ii, 5 Lucian., 1. cit.Diss. V, de Epochis Syromaced., 6 Aaonym. in Dionys. Perieg. , v-cap. IV, § I j p. 533, et 538- 3i6.2 Lucian., De Dea Syr., p. 478-


TAVOLA X.2ÓJvea molti caratteri che gli eran comuni con la Luna e conDiana. Siffatti esem-pi rischiarano i motivi dei simboli <strong>di</strong>queste due Dee nei rovesci delle medaglie degli Ascaloniti .Ma comunque ciò sia, io son d' opinione che un artistapossa in<strong>di</strong>care per mezzo <strong>di</strong> simboli , <strong>di</strong> accessorj , <strong>di</strong> emblemi,<strong>di</strong> attributi e <strong>di</strong> episodj la persona che rappresenta,come appunto nelle levatrici <strong>di</strong>Giove ha preteso <strong>di</strong> fare conin<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> selva, <strong>di</strong> melograno, e del cuculo l'inventore <strong>di</strong>questo <strong>di</strong>segno . Quel <strong>nome</strong> talna ancorché fosse privo <strong>di</strong>evidenti affinità etimologiche col latino o col greco ,potrebbenonostante esprimere Giunone in etrusco ,giacciièla lingua, per esser <strong>di</strong>versa dalla greca e dalla latina puòavere e voci e mo<strong>di</strong> e frasi e nomi <strong>di</strong>versi da quelli dellealtre due, <strong>di</strong> che ne abbiamo continuamente sotto gli occhigli esempi '. Quanto ho supposto rapporto alla credutaGiunone, secondando l' opinione del Passeri ,può incontrarequalche <strong>di</strong>fficoltà nell' osservare un altro Disco, dove unafemmina che assiste Giove partoriente Bacco porta lo stesso<strong>nome</strong> talt^a^ che dovrebbe tenersi per altraGiunone parimenteassistente al parto <strong>di</strong> Giove in qualità <strong>di</strong> levatricee Lucina, se Giunone è quella cjfcl Disco Cospiano. E d'altrondenon par cre<strong>di</strong>bile che Giunone, la quale fingoasi daipoeti aver cijoperato alla morte <strong>di</strong> Bacco bambino e <strong>di</strong> suamadre Semele, ne favorisse la nascita col suo soccorso. Mariflettiamo che le favole antiche Orientali ed Orfiche soleansinarrare, coin'io <strong>di</strong>ssi, <strong>di</strong>versamente dalle Greche poetichee più recenti, e che trattate nei Misteri, ancorché gre-1 V. Lrtnzi, Saggio <strong>di</strong> ling. clr. ,^aiucnle nell'opera.Tom. 11 , p. 2 48 , ed altrove &pars.li 3o


234 DEGLI SPECCHI MISTICIcamente, conservavan per altro qualche tratto <strong>di</strong> Orientalismo.Non <strong>di</strong>co ciò a puro azzardo, ma' giornalmente Ioscuopro nelle indagini che faccio nei più antichi vasi <strong>di</strong>pintispettanti ai Misteri ( come ognuno in oggi si persuade') ed in esempi, che sarò per citare in più opportunaoccasione , Sotto questo aspetto può 1 artefice avere aN utedelle particolari ed occulte ragioni <strong>di</strong> porre Giunone ovea noi non par conveniente. Io pertanto sospetto che la Giunonedel Disco sia quel Nume che in Egitto ebbe cultoparticolare , e <strong>di</strong> cui i Greci ce ne trasmisero le notizie nominandoloirap, e Aj-jj, ed anche a^wo, voce che interpetraronoper Giunone e per Venere, come per molti esempiosserva il dotto lablonski ^ : non però quella Giunone, dellaquale i Greci e i Latini inventarono stranissime gelosie pelmarito suo Giove, mentre questa si <strong>di</strong>ce chiaramente daErodoto essere stata ignota in Egitto ^ ; né quella Venerecelebrata da' Poeti figlia della spuma del mare , moglie<strong>di</strong> Vulcano ed ausiliatrice d' illeciti amori ,poiché ancorquesta fu straniera a tutto 1' Oriente non che in Egitto ^ ;ma quella deità che per Giunone e per Venere celeste , secondoche accenna Plutarco, fu dagli Orientali col <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Dea Siria venerata, come Dea madre della natura tutta, edella generazione, e della germinazione, e della prosperitàdelle creature viventi ^. Né questa al <strong>di</strong>r <strong>di</strong> Macrobio fuignota agli <strong>Etruschi</strong>, ma fu loro propria; mentre secondo le1 V. Lanzi, Vasi antichi <strong>di</strong>pinti, p. i8o.Diss. Il, § II, p. i35. 4 ^'"i- laWonski, Pantheon Aegypt.,2 Pantheon Aegyptiorum, lib. i, cap. 1. cit.I , p. 5 , e spi|. 5 Plutarc in vita Crass. , p 553.3 lleiodot , IJisior., lib ii . cap.l,


TA\OLA X. 235sue parole Lunam oc lunonein eaindem putantes * , lo cheperfettamente consuona colla prossimità dei due nomi poc'anzi osservati nell' <strong>Etrusco</strong> taiariLatini rammentata con antico <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Dione o Dionea ^che dal <strong>nome</strong> Giunone non si scosta gran fatto ,qualor sisciolga in Dea Inno pretto latino, o <strong>di</strong> Iona latino piùantico, per le ragioni da me allegate parlando altrove <strong>di</strong>Diana ^. Sostiene il Bianchini sommo filologo, che la voceDione in linguaggio degli Orientali vale lo stesso che DeaColomba composta da Di <strong>nome</strong> in<strong>di</strong>cante la <strong>di</strong>vinità , e Ionache si rende colomba 7 . I Greci che tutto altera^ anoper le loro etimologie, <strong>di</strong>ssero colombe, per tal ragionecred'io, quelle donne che dall'Asia (donde proviene anchel'idolo Dioneo) vennero in Dodona, e fondarono il famoso1 Maciob. Saturn,, lib. i, cap. xv, Lanzi sul Saggio <strong>di</strong> ling. etr.P- >3o. 5 \irg. Aeiieid. , lib. ni, v. 19.2 Lib. V, p. 3'%. Ovid. Fast., lib. ji, v. 461.3 Lanzi, Sagg. <strong>di</strong> ling. ctr. , Tom. 6 Ved. p. 221.II, p. 199. y Biauciiiui, Sior. univers., p. 261,4 Vedasi su <strong>di</strong> ciò lutla l' opera del


236 DEGLI SPECCHI MISTICIoracolo Dodoneo antichissimo; lo che sappiamo specialmenteda Erodoto " . È dunque da supporsi che per la stessaragione gli antichissimi popoli, e quin<strong>di</strong> anche i Greci segnasseroGiunone per mezzo <strong>di</strong> una colomba, come nellegià citate medaglie degli Ascaloniti ^ si vede la Dea con»-trassegnata da questo animale, che ivi porta il <strong>nome</strong> athrATHOR ^. Quivi propriamente saria Semiramide , che inantico fu confusa con la Dea Siria ed athor come si <strong>di</strong>sse,e questa con Giunone e con Venere, come ho parimente <strong>di</strong>mostrato.Mi persuade il già lodato Bianchini che quest'Idolosemipanteo fosse introdotto da' Cureti dall'Asia in Cipro,* ove più volentieri col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Venere celeste fu venerato,e par che conservasse quivi ancora 1' emblema dellacolomba, sul qual volatile sacro a Venere tanto favoleggiaronoi poeti, cangiandone per altro affatto la vera derivazione.Simil volatile spettò dunque egualmente a Giunone, e forse 1' ebbero gli antichissimi monumenti dell' arteche han dato occasione ai poeti <strong>di</strong> tesser favole variatissime5; né sarebbe improbabile che interpetrato da qualcheantico per un cuculo piuttosto che per una colomba, comeesser doveva il volatile spettante a Giunone, se ne sia quin<strong>di</strong>formata la favola che superiormente narrai.I sacri Specchi che illustro ritengon per or<strong>di</strong>nario granparte delle più antiche dottrine del paganesimo, miste peròcon i meno antichi favolosi racconti; tanto che resta incertose il volatile espresso nel Disco Cospiano sia una co-1 Hist., lib. I , p. ip. 5 CliI vorrà istruirsene ampiamente2 \ od. ser. vi , lav. Q, num. 4, e 5. potrà scorrere la dotta Opera del3 Biancliiiii, p. 2(i3. (^h- Creuzer, dei Dionisiaci4 W. , 1. cit., p. 260.


TAVOLA %. 23;lomba, come quelli in<strong>di</strong>carono, attenente a Giunone, o unCuculo come questi più modernamente favoleggiarono. Nò<strong>di</strong>sapproverei <strong>di</strong>rsi Venere quella donna presso il volatile,come ilLanzi suppose, se in piii Dischi Venere non avessealtro <strong>nome</strong> in <strong>Etrusco</strong>. È poi da supporre che l'accennatacolossale statua <strong>di</strong> Giunone Argiva eseguita da Policleto edesistita fino ai tempi <strong>di</strong> Pausania, che ce la descrive, dovesseservir <strong>di</strong> norma agli artisti per apporre alla Dea i convenientisuoi simboli: or questi furono un cuculo, ed unpomo granato, come appunto si vedono in<strong>di</strong>cati nel Disco ',qualora il volatile si voglia interpetrare per un tale animale.Si concluda pertanto che il finquì detto lungi dal portareuno schiarimento sul vero significato <strong>di</strong> quella figura,che nella composizione sostien le parti <strong>di</strong> levatrice <strong>di</strong> Giove,rende anzi più incerte le interpetrazioni finora datele,rna non <strong>di</strong>strugge 1' ipotesi che sotto T aspetto anche presunto<strong>di</strong> Venere, non possa in realtà significar Giunone,come par che lo accennino gì' in<strong>di</strong>cati segni del volatile e<strong>di</strong> melograno, simboli che soli fanno ostacolo alla dotta i-potesi del Visconti , cioè che quella possa esser una delleOre che portano a maturazione il parto <strong>di</strong> Giove, comeanche ad ammettere coli' Heeren che possa essere una delleDodonee nutrici <strong>di</strong> Giove, dai poeti spesso introdotte nelleloro composizioni '; e che a questa si competa la colombacome simbolo dell' oracolo Dodoneo,perchè in tal caso ilmelograno resta senza interpetrazione. Dunque la sola Giunonedegli Orientali, cojne già <strong>di</strong>ssi, può conciliarsi colla1 Ved. p. aio, e spg. 4 '2. v. i68.2 Vid. Scpiiocl. Tracliiniae ,pag.


238 DCGLI SPECCHI MISTICInascita <strong>di</strong> Pallade ed anche <strong>di</strong> Bacco, cogli uffizi <strong>di</strong> levatrice,col melograno, colla colomba o cuculo che vogliamo interpetrarequel volatile, e in fine colla convenienza dellacomposizione espressa dall artefice del Disco: il quale parche abbia voluto introdurre nel parto <strong>di</strong> Giove le due levatricio Lucine, Diana e Giunone, ancorché <strong>di</strong> esse non sitrovi fatta menzione in simil circostanza dagli scrittori-Diro <strong>di</strong> pili che Giunone, o Venere che <strong>di</strong>r si voglia, comeDea della germinazione è addattatamente simboleggiatanei Dischi, che han l'in<strong>di</strong>cato scopo ' <strong>di</strong> rappresentare siffattematerie; come pure l' intiero soggetto della <strong>di</strong>vina mente<strong>di</strong> Giove, che emana la sapienza espressa per Pallade, ècoerente alla iscrizione esplicativa dei sacri Specchi ove holetto misteri della <strong>di</strong>vina mente, <strong>di</strong> che ho già trattato moltonella Tavola VI . Questa Dea polinomia sembra checoincida colle qualità del pianeta Venere, che secondo Pliniofu l'astro <strong>di</strong> Giunone e d'Iside o sia <strong>di</strong> Diana ^. Se laosserviamo in cielo essa non si <strong>di</strong>scosta gran fatto nel suoepiciclo daU" astro supremo eh' è il sole, onde appare cheor lo preceda or lo segua, ma sempre in poca <strong>di</strong>stanza eda seconda delle sue celesti posizioni rispetto al sole, prendendonomi <strong>di</strong>versi, or <strong>di</strong> Fosforo o <strong>di</strong> Lucifero, ed orad'Esperò ^, nomi che la <strong>di</strong>chiarano perpetua compagna dellaluce o fuoco celeste, che gli Orientali <strong>di</strong>ssero Mitra, eda cui gli stranieri sostituirono Giove; ed al quale nei misteripar che si desse astronomicamente per compagna quellaVenere stessa, che si <strong>di</strong>sse anche Giunone, e che secondo1 Ved. la spieg. della tav. ix. 3 CIc. de Nat. Deor,. lib- ii. p. 72.^ Plin., lib. u, cap. vni, p- 75.


TAVOLA X. 239Erodoto fu detta Mitra ancor essa '; mentre si trovan legatefra loro <strong>di</strong>verse favole^ come in certi dati tempi si legalifra loro gli aspetti degli emblemi astronomici.Qui darò termine con proporre, che si cerchi fra le costellazionir altra ragione dell' apparente confusione fra lenominate Dee Diana, Venere e Giunone ,e vi si troveràche il sole è in cong-iunzione col segno dei Pesci, luogovicino all' Aquario e sede affetta a Giunone nella <strong>di</strong>stribuzionedelle do<strong>di</strong>ci maggiori Deità fra i segni del Zo<strong>di</strong>aco ',allorché nella parte opposta del cielo ,quando il plenilunio( che è Diana ) trovasi nel segno della Vergine luogo <strong>di</strong>esaltazione <strong>di</strong>Venere. Queste apparenze simultanee del cielohan servito <strong>di</strong> fondamento a delle unioni in apparenzamostruose ed inconciliabili. Per le stesse ragioni ve<strong>di</strong>amonella esibita moneta <strong>di</strong> Ascalona unite le forme <strong>di</strong> un pescead una Vergine, sottoposta ad altra che porta le insegne<strong>di</strong> Diana.Altri Autori', che fecero speciale menzione <strong>di</strong> questo Discoe ne riportaron stampata la copia , fra gli ultimi deiquali annoverare debbo con lode il eultissimo Creuzer ^,avendo aderito nella interpetrazione loro a quelle già trascritteda chi gli ha preceduti, e dei quali ho già compen<strong>di</strong>atoil sensOj dunque non ne faccio ulteriore menzione.Non cos\ del bel Trattato circa questo Disco , che nellalettera latina a me <strong>di</strong>retta ed altrove accennata pubblicòI V. il Baron Silvestro de Sacy uel 2 ^fyg'" > Poet. Astron ,lib. i;i, caplib. intit. Recht-rches sur Ics My- xl , p. 543.«leres du Paganisme par le Baroa 3 AbilJungen , zu Syrubolik undde Saint-Croix, Tom. 11 , p, 121, My ilio logie dcr altcti Vòlker,not I. tab. xxMx , uuiu. 5


24o DEGtl SPECCHI MISTICIil Cìi. Sig-. SehiassI ', posteriormente a quanto ne aveva iopreparato nei miei MS. per sottoporre alla stampa, e <strong>di</strong> cuiper tal motivo ne aggiungo qui come appen<strong>di</strong>ce il com-,pen<strong>di</strong>o; tralasciando secondo il mio consueto stile ogni articologià <strong>di</strong>scusso da altri, e sul quale non cade novità oquestioneveruna.Converrebbe in primo luogo eh' io dessi conto <strong>di</strong> quellatesta muliebre, che accompagnata dai due volatili emanada un fiore, ornando in questa guisa la posterior parte delDisco, dove per le cure del prelodato e<strong>di</strong>tore vedesi espressa;ma poiché queste emblematiche facce son frequenti neimonumenti che illustro, così troverà il lettore spiegato ilsenso <strong>di</strong> questa, dove qualunque altro siasi monumento chene riporti una simile, debba esser da me interpetrato.Il già lodato Schiassi ha voluto portar la sua <strong>di</strong>ligenza finoa mostrarci in un piccolo ondeggiante listello quell' ornatoche chiude la periferia dello specchio opposto alla incisaparte <strong>di</strong> questo Disco; lo che mi serve sempre più <strong>di</strong>conferma che gli ornamenti <strong>di</strong> fusoria si ponevano dagli antichinella parte speculare <strong>di</strong> questi Dischi , e che a parermio la principale si reputava.In aumento a quanto sopra questo Disco scrisse il Viscontisoggiunge, che Tluilna è detta perchè, aggiunta a tal vocela doppia // e l'ausiliare /, se ne forma Tltallina, quasivenisse da t«>Xw orior germino ^ lo che più adequatamenteal presente soggetto si ad<strong>di</strong>ce che Thalina da tùTlì-ìx ma'rìna, o TraàTna ^ e principalmente perchè, come avvertì ilCh. Sig. Prof. Orioli, dal greco Tàx>« i latini, e gì' itali antijVed. p. 204. not. ». 2 Lanzi , Sag. <strong>di</strong> Ling. etr. , p. i3^.


TAVOLA X. 241chi dedussero thalla, ihallus, talia, talea, Idrqnìlalli, hiir/ititallire,Uileare e altri simili '; talché sembrai^li niente esser<strong>di</strong> più verosimile che dagli <strong>Etruschi</strong> fosse chiamata Thallinacioè germinante^ o ancora Taleua: <strong>nome</strong> probabilmente derivatoda' Talenati popoli dell'Umbria ^. Ed osserva che <strong>di</strong>fattiTliahia è chiamata la Venere della cosi detta pateraBorgiana, vedendovisiegualmente occupata presso <strong>di</strong> Giovepartoriente Bacco da! femore, mentre ove non si rappresentanotali soersretti ella è chiamata con altro <strong>nome</strong>. Ci rammentaaltresì l'eru<strong>di</strong>to scrittore, che il Visconti trascura <strong>di</strong>far menzione del melograno, seguendo forse il parere de!-iHeyne ^, che pensa doversi negligentare siffatti emblemi,dagli <strong>Etruschi</strong> improntati tanto in vasi che in patere, persola ignoranza d artefici o per arbitrio; sopra <strong>di</strong> che altroveho creduto <strong>di</strong> dover fare alcune mie opposizioni ^. Perla stessa ragione crede che il Visconti abbia trascurato o2:niattenzione sul!' arboscello che nasce presso i pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Vulcano,che dall' Avercampo fu creduto un olivo, ed altro daaltri. Ciò basta per esso a far chiaro che sia da rilìularsi lasentenza dell' Avercampo , il quale dall'albero <strong>di</strong> melogranoe dal cuculo argomentò esservi rappresentata ProserpinaDa siffatte indagini egli deduc^e che sia parimente da rifiutarsila sentenza del Passeri, che i\i crede introdotta Giunone;poiché sia pure il melograno che alla Giunone stessadebbasi riferire, non però ad essa giu<strong>di</strong>ca referibile lacolomba, nò ammette che si possa credere piuttosto un cuculo;<strong>di</strong> che a lar chiaro il lettore gioverà quanto ne ho1 Vos!-ii , Etyiiio'og. Tj. L. Episr., p, io.2 Lai. zi , 1. rit , [1. 198. 4 Ytd. p. 201, e r>.o2.3 Sci) lassi , (lo Palerà CospiiiiH ,


2^2. DEGLI SPECCHI MISTICIscritto ancor io poche pagine in<strong>di</strong>etro. Quin<strong>di</strong> ancora dottamentesostiene, che non già Tìuilna ma Capra dagli E-truschi fu detta , secondo che insegna Strabene'; voce forsederivata da Cipro, che presso gì' Itali antichi ebbe significato<strong>di</strong> buono, come insegna Varrone stesso ' riscontratodal Lanzi-^; tantoché suppone potersi <strong>di</strong>re che Giunonepresso gli <strong>Etruschi</strong> fosse con la Dea Bona dei Latini unacosa medesima. Ma lanu<strong>di</strong>tà della presente figura è pel Ch.scrittore argomento da credere, che Venere e non Giunonevi si debba conoscereChi segue i miei principi non avrà <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> convenire,che mentre le particolari deità de'gentili non eran peressi in sostanza che particolari attributi delf Ente supremo,erroneamente in seguito <strong>di</strong>vinizzati in un modo speciale estaccato dall' esser primario , ove non sieno stati simbolidella Natura o delle sue parti, o fisici effetti; cosi non è<strong>di</strong>fficile che una stessa <strong>di</strong>vinità fosse <strong>di</strong>visata con un tal <strong>nome</strong>respettivamente ad alcuno attributo <strong>di</strong>vino, e con nonìe<strong>di</strong>verso rispetto a un <strong>di</strong>verso attributo; per cui non <strong>di</strong> radosi vede confusa Diana con Ecate e Proserpina, o Isidetalvolta celeste, tal" altra terrestre. Non è dunque da potersiasseverantemente sostenere che ove Giunone si veda rappresentata,escluder ne dubbiamo qualunque idea <strong>di</strong> Venere,della Dea Bona, e d'altre femminili <strong>di</strong>vinità '^.Passa quin<strong>di</strong> a ragionare delf altra figura che accoglie IMinervastendendo a quella le braccia. Riproduce in succintoquanto della figura e del nonie appostovi <strong>di</strong>ssertarono il1 Lib. V , ap. Lanzi , Sagg. <strong>di</strong> Liiig. 3 Lanzi , 1. cit. , p. 8og.rir. , Tom. ii , p. lyg, Gin. A \cd. p- 23^.a Lib. IV , cip. xxxii


TAVOLA X. 243Cori, il Passeri, il Visconti e il Lanzi, aggiungendo infine che con questo <strong>nome</strong> Thana o Tanat , come sappiamodal dotto Akerblad, viene chiamata Diana in un'iscrizioneFenicia trovata in Atene. Ciò confermerebbe la già espostamia supposizione che in quella figura e in quel <strong>nome</strong> nonaltro intender si dovesse che Diana Lucina 'Vuole intanto l'eru<strong>di</strong>to Schiassi che si ponga mente allanotata iscrizione, dalla quale, per esser Fenicia come viene attestatodall' Akerblad , se ne può argomentare qualche veritàistorica a favor <strong>di</strong> coloro, che <strong>di</strong>chiarano gli <strong>Etruschi</strong>derivati dai Li<strong>di</strong>i, usando lingua e costumi Orientali ^. Masaggiamente pone avanti un dubbio, giàproposito da un illuminato moderno '^:promosso a questodubbio che non confondealtri dotti i quali continuamente riproducono congetturenovelle, per mostrare che negli antichi tempi fu daiFenici praticala \ Italia ^. E poiché altrove ebbi occasione<strong>di</strong> <strong>di</strong>re che in molti Specchi mistici trovasi efllgiata una figuratale, che si può <strong>di</strong>visare per Nemesi, cosi lo Schiassine trae il seguente argomento. .. favella, cap. n , p. 5.3 i)acy, louriiil des Sa\ans, Paris, 5 Schiassi, 1. cit., p. 12.


244 DEGÙ SPECCHI MISTICI<strong>di</strong> mostrarsi persuaso che in quanto all'uso <strong>di</strong> questi Dischiche illustro, secondar si debha il parere del Lanzi, che glivuole usati in qualità <strong>di</strong> patere sacrificiali nei riti bacchicie funebri, o per ornato nelle sacre pompe; sopra <strong>di</strong> chemi riporto a quello che ho già stampato, esaminando ì\pareredel Lanzi medesimo ' . Fa inoltre il prelodato Schiassialcune osservazioni su i Dischi manubriati fin ora detti pateremanubriate, riguardate cioè come <strong>di</strong>fferenti da quelleprive <strong>di</strong> manico, notandone alcune che vedonsi nelle sculture;sopra <strong>di</strong> eh? parimente ho detto altrove abbastanza ".Non debbo astenermi dal render conto che anche 1' eru<strong>di</strong>toSig. Terrario, sci'ivendo una gran<strong>di</strong>osa opera sopra icostumi <strong>di</strong> tutti i popoli, ha creduto con questo Disco nonsolo <strong>di</strong> ornarla, ma anche <strong>di</strong> portar luce con esso ai costumiche degli <strong>Etruschi</strong> si vaimo indagando , riguardantispecialmente ilculto religioso <strong>di</strong> quella illustre Nazione ^. Intanto( egli <strong>di</strong>ce )passiamo ad esaminare alcnna <strong>di</strong> tali patere,il quale esame meglio <strong>di</strong>e qualunque raziocinio ci faràconoscere le variazioni accadute all' Etnisca mitoìn^ia.E qui ad<strong>di</strong>tando la Tav. X\ I num. i della <strong>di</strong> lui beli O-pera, dove il Disco ora illustrato si vede impresso, lo accompagnacon descrizione o interpetrazione dalle cause dame descritte non <strong>di</strong>tierente, ove peraltro vuol notato cheil Dio principale mostrasi air usanza greca e latina: e quin<strong>di</strong>la cliiude con queste parole. Ecco il Giove etrusco gre'cìzzare con i/uesto mostruoso parto, del quale nessunissima1 Vpd. p. i8, e seg. Voi. ii, Fnsc. ii , dÌDlribuzione2 Ivi, p. ig, fc gc). LWII, p. Ili, ii4-3 Ferrarlo , Coslumi dell' Europa ,


allusione siTAVOLA X, E XT. 24^ha ne nella Storia, ne nei più antichi monumentinazionali. Ora io domanderei, per quali ragioni si puòesiger dagli <strong>Etruschi</strong> un Giove <strong>di</strong>fferente da quello de' Greci?All'occasione <strong>di</strong> far parola del presente Disco, crede eglidoverci avvertire che i Romani abbian tratto il culto <strong>di</strong> Giunonedagli <strong>Etruschi</strong> e non già dai Greci, per certe indaginiche egli prescrive da farsi circa i tempi antecedenti la fondazione<strong>di</strong> Roma. Io peraltro non credo che questioni talisieno da risolversi con poche parole o con asserzioni, macon lunghe <strong>di</strong>scussioni , seppure ciò basti; né saprei quale nefosse r utile oggetto. Sembrami piuttosto che tal materia siada rifondersi completamente; lo che potrassi per avventuraeseguire con qualche dato meno ipotetico, se lo pren<strong>di</strong>auìodai monumenti che in questa mia Opera adunoTAVOLA XI.jL er quanto semplice sia la figura muliebre, che inquesto Disco mi do a spiegare, pure dalf esame d'ogni suoaccessorio parmi riconoscervi la Fortuna. Quel simbolo chesi vede ai suoi pie<strong>di</strong> non altro, cred io, potrà rappresentareche una ruota in<strong>di</strong>cata e dai replicati circoli e dai raggiche legano gli uni con gli altri, come si conviene alla ruotad un carro; e <strong>di</strong> taf indole suol esser quella comunementeattribuita al'a Fortuna nei monumenti antichi e moderni.Credo peraltro che quel simbolo abbia in certa guisa piùsignificati, e che lappen<strong>di</strong>ce che vi si vede a foggia <strong>di</strong> unluj)go nastio denoti la fionda, cc-lla quale scagliavasi \\n certosasso rotondo, che facendo le veci dell'in<strong>di</strong>cata ruota dal-


246 DEGLI SPECCHI MISTICIla forza scagliato, dove questo fermavasi ivi cadeva la Fortuna.U<strong>di</strong>amolo da Pacuvio presso Cicerone in questo paragrafo.Philosophi Fortunam ìnsanam esse et caecam et hrutaraperliibent ;saxoque illam globoso instare prae<strong>di</strong>cant voluhilem. Ideo quo saxiim impiderìt fors^ cadere eo Fortwnam autiimant Vero '. è che la ruota della Fortuna ebbe altrisigailìcati , che esporremo soltanto ove aiuti l' intelligenzadei monumenti.Le ali soii proprie <strong>di</strong> questa Dea, conforme da Oraziole vengono attribuite ^ per <strong>di</strong>notarne 1' incostanza ^, maprobabilmente 1' A. del Disco poteva avere anche altra intenzione<strong>di</strong>versa da questa, nell'aggiunger 1' ali alla sua figura;<strong>di</strong> che sarà fatta parola nel seguito dell'esame su questiDischi, ove molte son le figure <strong>di</strong> donne alate. Quelliornati che se li vedono al collo, sulla fronte e agli orecchi,insoliti in questi monumenti, conciliano colla nostrafigura la descrizione, che da Marziano Capella si ha dellaFortuna come la piìi garrula e la più sfarzosamente ornatad'ogn' altra fanciulla ^. In proposito della sua nu<strong>di</strong>tà potrà<strong>di</strong>rsi con Lattanzio ^ e con Giovanni Damasceno ^ che gliantichi tennero per una deità medesima e la Natura è laFortuna , e in questo caso 1' una e l' altra dovranno esprimersiin un modo medesimo. Si consulti Cesare Ripa i sipratico delle figure simboliche, e troverassi che la Natura1 Cicer., Op. ad Herenn. , llb. ii , 4 Martinn. Capei, ap. Lil. Gyrald-,§a3, p. 48. Deor. Syntaf;., p- 458.2 Horat. , lib. in, Od. xxix, i'. 53. 5 Lartant. Finn., cap. sxix, Divin.3 Dpinpstpr. , Paralipom. ad Rosili. Iiistit., Tom. i. p. 268."Anticj. Romaa., lib. u, cap. xvi, Lib. u, Ortbod. Fidei , cap. xv.p. aaS. 7 Iconologia, Tom. iv, p. 2u3.


TAVOLA XI. 247è rappresentata nuda, come ricava da un' antica medagliad' Adriano, e da alcune massime <strong>di</strong> Aristotele • e da altriautorevoli fonti. Dunque anche la Fortuna potrà nel modostesso esser nuda. La sua mossa fugace , seppur tale si debbainterpetrare , aumenta all'ali l'espressione <strong>di</strong> celerità, attribuitaglida Orazio in quei versi.sì celeresquatitPennas, resìgno quae de<strong>di</strong>t ^.Ora invito l'osservatore a riflettere che la composizione<strong>di</strong> questa figura in <strong>di</strong>segno si assomiglia moltissimo a quellada me esibita alla Tav. 1 <strong>di</strong> questa serie <strong>di</strong> monumenti;e si rammenti fi'attanto che nell'intei-petrazione <strong>di</strong> quellasoltanto <strong>di</strong>ssi essere stato il simbolo della <strong>di</strong>vinità pressogli antichi ^ . Lapresente figura può sviluppare in parteil senso della spiegazione <strong>di</strong> quella. Esclama Plinio che inogni luogo, in ogni circostanza e in ogni tempo s' invocala Fortuna, quasiché non sia stato riconosciuto altro <strong>di</strong>o ^,Ed in vero s' incontrano frequenti prove, che se non pressoi Greci, almeno appo i Romani sicuramente si venerò laFortuna con molti nomi, qual primaria loro deità. Se neascolti da Macrobio il motivo. Omero, egli <strong>di</strong>ce, che nonsembra aver <strong>di</strong>chiarata con proprio <strong>nome</strong> qual deità la Fortuna,ne commette il <strong>di</strong>vino potere alla sola <strong>di</strong>vinità chegli antif hi riconoscevano col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> moToz-j. Ove ali incontroVirgilio attribuì alla Fortuna tutta quella <strong>di</strong>vinità cheè propria d un <strong>di</strong>o. Ma i filosofi più moderatamente decisero,che per quanto potente ella fosse, nulla polca peraltroda se stessa arbitrare, onde la vollero amministratrice1 Physic. , Nat. Aiisrult. , lil) ii, 3 Vod. p. 7.cap I, et 11, p 3ii8, ò-xij. 4l'I'"-' ''^ ". cap. vik^v, p. ^3.3 Ilorat., 1. tìt


248 DEGLI SPECCHI MISTICIe non arbitra della Provvidenza e dei decreti <strong>di</strong> <strong>di</strong>o '.Quin<strong>di</strong>è che Io stesso Virgilio confondendo la Fortuna col Fatocosì si esprimeFortuna onwipoteiis. et inelnctahile fatum."^Il monumento che spiego è stato trovato negl' ipogeidell'etrusca Volterra, e si conserva ine<strong>di</strong>to nel JMuseo etrusco<strong>di</strong> quella città, ove ebbi agio <strong>di</strong> trarne 1 esattissimo <strong>di</strong>segnoche qui espongo, sebbene in <strong>di</strong>mensione alquantopiù piccola. E chi non sa <strong>di</strong>e i Romani appresero moltedottrine sacre dagli <strong>Etruschi</strong> ^, e che gli<strong>Etruschi</strong> tenneroil Fato per loro massimo nume? Mi lusingo dunque <strong>di</strong> nonavere errato nel <strong>di</strong>chiarar la figura quasi simile a questa enel primo Disco <strong>di</strong> questa Serie rappresentata, essere statail simbolo della <strong>di</strong>vinità presso gli antichi; siccome ora me<strong>di</strong>antela figura presente posso anche aggiungere che questa,essendo allusiva al Fato, ci manifesta l'effigie della <strong>di</strong>vinitàpresso gli antichi <strong>Etruschi</strong>, non solo per essere statoil presente Disco ritrovato in Etruria, ma perchè ancorami è noto che il Fato fu la primaria <strong>di</strong>vinità degli <strong>Etruschi</strong>,confuso con la Fortuna.E quand" anche della sola Fortuna si cerchi , se dagli E-truschi sia stata particolarmente venerata, noi ne troviamol'affermativa in un passaggio insigne <strong>di</strong> Marziano Capella,sagacemente accennato a tal proposito dal Gori, versatissimoletterato in materie <strong>di</strong> etrusche antichità. Tratta eglidella Dea Norzia, ove aggiunge esser questa colla Fortunauna metlesiina Dea '-^^ <strong>di</strong>cendo, che da varie iscrizioni ri-1 Macrob., Saiurn., lib. v. cnp. i6. \ Gori, Mus. e'r., Tom. ii ,CImss.2 Aoivicl , ri), vti, V. 334. I, tav. IV, -\onia Tuscor. Dea,3 \ed. ser. in, p. iJ2. p iG.


TAVOLA XI. 249trovate in Etruria, e nominatamente in Volsinio, in Firenzee in Volterra, come anche da alcuni autori Latini ', si argomentache questi Popoli fossero alla Dea Norzia particolarmentedevoti, onorandola alcuno <strong>di</strong> essi col <strong>nome</strong> speciale<strong>di</strong> Magna Dea, forse perchè, come della Fortuna notòCicerone, fu grande in ogni parte la <strong>di</strong> lei forza, sia nellefavorevoli o nelle contrarie ^. Aggiunge poi lo stesso Goriche un tal <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Norzia fu dagli antichi applicato allasorte ed a Nemesi, e più sovente a Tiche cioè alla Fortuna,come <strong>di</strong>ce aver letto in Marziano Capella ^. Altroveporterò sopra questo argomento delleimportanti osservazioni.Qui noto che la figura della Tav. I <strong>di</strong> questa Serie<strong>di</strong> <strong>Monumenti</strong> essendo, come io <strong>di</strong>ssi, molto simile alla presente^, fu in altro mio già pubblicato scritto <strong>di</strong>chiarata peruna Nemesi, come il culto Prof Schiassi rammenta nellasua lettera latina ^. Tantoché volendo alcuno riconoscereanche in questa figura una Nemesi pe' i suoi attributi, nonfarebbe che seguireClau<strong>di</strong>ano laddove canta:Sed Dca^ fjuae nimiis ohstat Rhamnusia votisIngenmit ,Jlexitqne rotain ^.Ratifico adesso che nei misteri della Fortuna si adopravanoparticolarmente gli Specchi Mistici ', mentre in questoio trovo rappresentata la Fortuna medesima, e frattantovengo a provare invariabilmente che a tali utensili altro <strong>nome</strong>non può competere se non quello <strong>di</strong> Mistici Specchi.1 Cinclus, Alim. ap. Liv., lib. -vii 4 ^'^cJ. p. 7.eap IH, p. 4'6- 5 Vcd. p. 243.2 Cic. , C)p., ad Q. Fratr.. epist. i, 6 Clau<strong>di</strong>an., Op. de bi'llo Getic.§ t, p 2. 63 1, p. 44^'3 Yid. Gori , I. cii. 7 Ved. p. 83.S. Il 32


25o DKGLI SPECCnr MISTICIAd un' altra riflessione m' induce 1' esame <strong>di</strong> questo bronzo,<strong>di</strong> cui finora fu ignoto 1' uso^ e ch'io pre<strong>di</strong>ssi esserestato idoneo a qualche sacra considerazione '. Si ascolti lassaiculto Geinos il quale ha osservato, che Erodoto aveastabilite certe massime alle quali solea riportare spessissimola conseguenza morale dei fatti ch'egli narrava; e questemassime sono: che non bisogna lasciarsi abbagliare dallosplendore della potenza e delie ricchezze ;che 1' uomo ilquale gode <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>ocre fortuna è spesso più felice <strong>di</strong>quegli che si asside sul trono ; che non è possibile sottrarsiai decreti del Fato; che in questo basso mondo tutto èsottoposto ai capricci d'una <strong>di</strong>vinità invi<strong>di</strong>osa, che si compiace<strong>di</strong> confondere 1 orgoglio della vanità degli uomini e<strong>di</strong> turbarne la felicità; e che per conseguenza non si può<strong>di</strong>re che un uomo sia veramente felice, se non quando haterminata felicemente la vita '. E ciie mai rappresenterannoquelle donne che tanto spesso vedonsi ripetute con loSpecchio in mano, <strong>di</strong>pinte nei Vasi fittili, se non le animeistruite nei misteri in atto <strong>di</strong> considerar queste massimeonde ben condursi nel corso della vita •''? La Fortuna ivirappresentata avrà dunque per principale oggetto <strong>di</strong> rammentare,a chi pondera in questo Disco, i varj effetti dellasua potenza descritti da Erodoto, e 1' uso che se ne deefare per ben condursi in questo mondo, per cui non solopromettevasi il premio d' un' aurea felicità in vita, mauna vita anche migliore dopo la morte; <strong>di</strong> che ho una te-1 VeJ. p. 90. XXXVI , p 206.a Mc'iu. de l' Acad. de* inscr, Tom. 3 Vcd. la tav. i.\vii, della ser. y.


TAVOLA XI, E XII. 25stimonianza in Cicerone da me citato, appunto in occasione<strong>di</strong> trattare dell'uso <strong>di</strong> questi Mistici Specchi '.TAVOLA XII.k3e vi è motivo che giustamente ci faccia esser dolentidella trascuratezza , nella quale sì spesso cadon gli arte^fici dell'opere Italiche agli <strong>Etruschi</strong> per lo più attribuite, èceitamente giustificato nel Disco framinentato , che nella TavolaXII <strong>di</strong> questa Ser. prendo in esame. E se per avventuravenisse il dubbio allo spettatore , che mal fondate fosserole mie congetture sopra quel tanto che sono per <strong>di</strong>re,e che deduco dal <strong>di</strong>segno del monumento medesimo, immaginandoegli che potrebbe anche questo <strong>di</strong>segno non corrispondereal suo originale, si accerti pure ch'io stesso mene son cautelato.Imperciocché dopo averlo esattamente copiatodai rami pubblicati dal eultissimo Sig. Prof. Schiassinella Raccolta <strong>di</strong> Patere degli Antichi, dal Biancani dottamentespiegate ^, domandai al prelodato Sig. Schiassi se potevaessercerto, che quelle sue copie in rame corrispondesseroperfettamente agli originali; su <strong>di</strong> che egli gentilmenterisposemi nel tenore seguente ^,« E intorno a queste (VdXevo.del Museo dell Istituto ) avendole io <strong>di</strong> nuovo insieme conaltri <strong>di</strong>ligentemente confrontate coli' incisioni, le ho trovatetutto affatto ajfatto corrispondenti w.Dai lineamenti del volto <strong>di</strong> questa, benché muliebre fi-1 Yod. p. 1 23. , not. 2 3 Lettera del Sig. Prof Schiassi aa Scliiassi , c|f P.'iiPi-is antiq. ex nie clintiH in data <strong>di</strong> Bologna liເln<strong>di</strong>s bii*nc.iui, tab. xi. <strong>di</strong>eeinbre i8it).


202 DEGLI SPErrm MISTICIffura, apparisce chiarammte che sia barljata; ma il Binncani,che prima <strong>di</strong> me ne ha stucìiato il significato, ntm facendocaso <strong>di</strong> qiiegl in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> barba che manifestamente seJi vedono al mento, pose questa figura fra quelle, che tuttegiu<strong>di</strong>cò rappresentanti la Notte 'Paragonata questa figura colle due già esibite alle Tavv.I e II, vedo che non facendo conto dellin<strong>di</strong>cata barba, potrebbe<strong>di</strong>rsi quest' ultima una quasi replica delf altre due.E poiché a non equivoci segni credo essermi attenuto pergiu<strong>di</strong>carla muliebre figura della Tav. XI una Fortuna, cosinon crederò andare errato <strong>di</strong>cendo esser la figura dellaTav. XII una Fortuna barbata. Né a siffatto giu<strong>di</strong>zio potreiattenermi , se la mitologia degli antichi non me la rammentassein varie occasionij <strong>di</strong> che alcuni esempi ora voglioesibire.Sappiamo da Plutarco essere stata esposta in Roma allapubblica venerazione la Fortuna barbata, posta in un tabernacolopresso il tempio <strong>di</strong> Venere per comando <strong>di</strong> ServioTulio, il quale ebbene un'altra nella propria Regia ^.Altre ne in<strong>di</strong>cano S. Agostino e Lattanzio ^. Più questionisi suscitarono fra i dotti sulla derivazione <strong>di</strong> quest' immagine,-e dove Lattanzio <strong>di</strong>chiara che i Filosofi ammettevanola Fortuna maschile, sebbene il volgo la considerasse<strong>di</strong> opposto sesso, il <strong>di</strong> lui Cementatore soggiunge non saperneil motivo . Il Mazzocchi trovando in Tertulliano ^ fat-1 Biancani, ap. Schiassi, 1. cit., Epi- p. 266, de falsa sapieiu. Pliilos.»t. ut, p. /(O. lib. m, cap. xxix.a Plutarc. , Op.de Fortuna Roma- 4 Tertulliaa. Op., de Monogam. , p,uor., Tom. ti , p. SaS. ^y^-3 Lactantii Fina. Op. , Tom. i ,


TAVOLA xn. 253ta menzione rifila Fortuna barbata, suppone che la rappresentasserota'e perchè non <strong>di</strong>versificava dal Genio, chepur solca farsi barbato ': ma il Biagi gli contrasta in {)artequesta non spregevole idea ". Io peraltro spiego tuttociòin un modo alquanto <strong>di</strong>verso. Ebbero gli Orfici l'opinioneche il Caos eterno, ingenito, infinito, ma informe un tempo,prendesse <strong>di</strong>poi ammassato in se stesso la forma <strong>di</strong> unuovo, e che da questo ne avvenisse una prole dotata dell'unoe dell'altro sesso^ che <strong>di</strong>e principio a tutte le cose,<strong>di</strong>stinse il cielo dalla terra, e fece insomma dell'operazioniche son proprie dei vero Dio creatore '. In seguito <strong>di</strong> taldottrina ve<strong>di</strong>amo presso gli scrittori e gli artisti che a quelliDei princi])ali, cui si volle dar l'attributo <strong>di</strong> creatori dell'universo e <strong>di</strong> primigenii , fu assegnata la qualità <strong>di</strong> x\ndrogini,partecipanti cioè delle due <strong>di</strong>verse nature '* . DiGiove per via <strong>di</strong> esempio cantò Valerio SoranoTu genitor, genitrixfjue Dewìi'.<strong>di</strong> Venere <strong>di</strong>sse LavinioT enerem ìgitur aìmum adorans ^^cosi <strong>di</strong> Racco, <strong>di</strong> Fanete, <strong>di</strong> Cupido, e <strong>di</strong> quant' altri numiche si <strong>di</strong>sser protogoni e primigenii ^. Se ne trovanoesempi anche in questa Serie dei sacri Specchi , come infattivedemmo Giove che partorisce Minerva, mentre il partospetta naturalmente alle donne 't. A ciò allude anche la1 Mazzocchi, Spicileg. biblic, Tom. 4 ^'^^ ser. iii , p. i46.II, p. 258, 2^3. 5 ^'id. hi duo ap. Aiit. Delrii , Syn-3 Monumenta Graera ex Mus. Na- tagm. tragic-, pars ii, p. 235.nian. in § xni, p- 4'- ^ Dtinpsier Paralip. ax Rosin., lib.3 Vici- Orph. et Hrjiorl. in Cosinog. iv, cap. viii, p. ijj.ap. Kauiie, Anale. Philolog. p. 56. j?Ned. cjuesla ser. ii, lav. x.


254 DEGLI SPECCHI MISTICInostra Fortuna coli' avere il suo mento barbato esprimente,ered' io, que'noini ad essa dati dagli Scrittori <strong>di</strong> Fortuna virile,Fortuna primigenia ', Fortuna barbata. E per contrarioargomento io <strong>di</strong>rò, che se per questo mio scritto restaprovato che la presente figura sia la Fortuna, ancorché bar-Lata, potrò più facilmente convincer chi legge che l'altraposta alla Tav. antecedente sia una Fortuna ancor essa, perchèoltre alle addotte ragioni quella vi aggiungo <strong>di</strong> esserquasi simile alla Fortuna espressa in questa Tav. XII. *.TAVOLA XIU.LJ na figura qiiasi simile all'antecedente si mostranel Disco <strong>di</strong> questa Tav. XIII ,il cui berretto che non possoparagonare all'altro della Tav. ora spiegata per le sottertefranture, ha la forma stessa <strong>di</strong> quello della donna che è postaalla Tav. I. La mossa della presente figura non eguagliain tutto quella dell'antecedente, ma se le approssimain parte; e le ali hanno certe appen<strong>di</strong>ci che si ripetono nelledue Tavv. I e XII. Ed è perciò che io mi azzardo <strong>di</strong>qualificare la figura presente del genere medesimo delle duementovate. Né faccia ostacolo la <strong>di</strong>\ersità del sesso, poichénella stessa figura vedesi in<strong>di</strong>cato il petto, per modo che manifestamentesi volle in esso dall artefice <strong>di</strong>chiararlo temniineo.Ciò non parni incongruente, se qui ini si lascianoi Cic, de Legib , llb. n , § xi , p. Aniìquoruin, Epislol. itr, p /{o .3356. ap|iaiii'iine un tempo al Muse»a Questo Disco secondo ne scrivo il TroiuLelliliiiiucauie lo ^chiassi , de l'aleiis


TAVOLA xiir. 255attribuire alla presente figura quegli epiteti, già da me replicatineirauTecedente spiegazione, <strong>di</strong> Fortuna virile, Fortunaprimigenia. Fortuna barbata, che a questo nume si davanodagli antichi. Anche nei Vasi fittili mi si porge ocrasione<strong>di</strong> far parola <strong>di</strong> simil nume, in cui dagli artisti siconfondevano i sessi, onde render manifeste certe idee cosmogonichefatte sacre nel culto, e perciò in questi monumentirammentate con queste figure '. Potremo dunque insequela <strong>di</strong> tali principj <strong>di</strong>chiarar questo soggetto per la <strong>di</strong>vinitàdegli <strong>Etruschi</strong>, senza che 1' accennate varietà ci obblighinoa <strong>di</strong>stinguere in particolar modo (juesto da quelle.Ed in vero, che erli <strong>Etruschi</strong> non asse2:nas:,ero un'in<strong>di</strong>vidualefigura personificata a rappresentare la Divinità, re lo insegnaSeneca, il quale apfi'rtamente ci spiega qual' idea sifacessero gli <strong>Etruschi</strong> dell'Ente Supremo. Io qui trascri^oquell'insigne passo ne' suoi precisi termini, sul dubbio dal"terarne il senso colla versione. « Eiindem, quem nos lovem,inttlligiint custodein rectorcmque imù'ersi, anìnium, oc spìrìtum^mundani huius operis dominum et artijìcein^ cui <strong>nome</strong>nomiie coiwemt . Vis illian Fatimi vacare? non errabis . Hìcest, ex quo suspensa sunt omnia, caussa caussarum. Visillum Providentiani <strong>di</strong>cere ? recie <strong>di</strong>ces . Est enini , cuiiisConsilio hìiìc mando providetur ut inconcussus eat , et actussnos explicet.Vis illum JSaturam vocare? non peccoòis . Estenim ex quo nata sunt omnia, cuiiis spirita vivinuis. Visillum vocare munduni ? non falleris. Ipse enim est totumquod vides, totus suis jiartibus in<strong>di</strong>tus , et se substinens visua. Idem Etruscis (pioque visum est ec ' w.1 V


256 DEGLI SPECCni MISTICIQuanto sono per <strong>di</strong>re non devici à dal tema che tratto,ma ci condurrà a mostrare più evidentemente l'idee degli<strong>Etruschi</strong> relative alla <strong>di</strong>vinità, per quin<strong>di</strong> piìi chiaramentevenire alla spiegazione della figura che illustro, la quale essendostata trovata in Chiusi non ammette dubbio che visi rappresenti cosa spettante a Etrusca mitologia '. Leggoin Eliano che nessuno dei barbari (e tali erano gli Orientalirispetto a lui ) ha negato 1 esistenza degli Dei né lalor providenza.cc Tutti, egli <strong>di</strong>ce, l'In<strong>di</strong>ano, il Celto, l'Egizianosono stati persuasi che vi eran degli Dei, e che prendevansicura <strong>di</strong> noi ' w. A costoro vuole un letterato moderno,il Sig. Mignot, che si aggiungano anche i Persiani e iCaldei, i quali egualmente ammettevano il dogma della Providenza^. Dunque la massima <strong>di</strong> una Providenza che tuttoregge e governa, e dagli <strong>Etruschi</strong> adottata, è sicuramenteOrientale. Per somiglianza <strong>di</strong> queste colle massime filosofichedegli Stoici potè <strong>di</strong>re il Lanzi, che gli <strong>Etruschi</strong> coltivatoridella filosofia sopra ogn' altra facoltà dello spirito,preferirono all' altre la Stoica; ma nel trattare siffatto argomentosi trovò astretto a concludere che non fosseroStoici del tutto •*. E chi ci vieta il supporre che gii <strong>Etruschi</strong>1 Pnragrsfo <strong>di</strong> una lettera a me <strong>di</strong>rettadal Sig. Desiderio Mnggi indata del <strong>di</strong> 12 Aprile 1817 neitermini seguenti « Onorato dal<strong>di</strong> Lei troppo cortese invito mifaccio un dovere corrisponderea tanta <strong>di</strong> Lei garbatezza m-viandole i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> due Patere.'anepigrafi che esistono presso<strong>di</strong> me trovate negli scavi <strong>di</strong>questi Pressi contermini al territorioChiusino e abitati da unaColonia <strong>di</strong> Etrusci come vadoa <strong>di</strong>mostrare . . .2 Aelian., Var. Histor., lib. 11, cap.XXXI, p. '47' ^ *''§•3 Mignot , Memoire pour les AnciensPhilosoplies de l'inde insereèsous les -Memoires de 1' Acad.des Inscriptions et beli. Icttr. ,Tom. XXXI , p. 2^3.4 Lanzi , Saggio <strong>di</strong> Ling. rtr. , Tom,II, part. Ili, p. 5()y, 56d.


TAVOLA XIII. 267avessero delle massime filosofiche e dei sistemi teologici,già or<strong>di</strong>nati fino da quando da stranieri paesi pervenneroin queste terre':* Osserva inoltre il prelodato INlignut chei Persiani parlando <strong>di</strong> Dio, si servono <strong>di</strong> un'espressione chesembra <strong>di</strong>struggere quest'attributo d Essere sovrano, perchèse cre<strong>di</strong>amo all'asserzione <strong>di</strong> Teodctro <strong>di</strong> Mopsuesta ' essidavano a Zarouvan o Hazaro\'aa ( così nominato da loroil principio <strong>di</strong> tutte le cose ) il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Fortuna T^/n. IlToHio maravigliato <strong>di</strong> tale apparente contra<strong>di</strong>zione ha credutoche questo termine si t'osse per errore introdotto neltesto <strong>di</strong> Fozio, il quale ci ha dato l' estratto <strong>di</strong> quello <strong>di</strong>Teodoro, e vi ha sostituita la voce iiiterpetrata luce sp/endore,nomi assegnati dai Persiani all'Essere supremo.Qui riflette ancora il ^lignot, non avere osservato qtielcritico abile , che i più zelanti partigiani della Provvidenzanon <strong>di</strong>ilicultarono d' impiegare questa espressione ,per loroin<strong>di</strong>cante non già un azzardo cieco né un'insana fortuna, ma r influsso della Provvidenza sopra tutte le cose continorenti:convinti che nulla succede nel mondo senza 1 or<strong>di</strong>neo la permissione del Sovrano moderatore ^.Eccoci dunque flicilmente condotti per tal <strong>di</strong>gressionedalle dottrine orientali a quelle d'Etruria, i\o\e imparammosi'ih. da Seneca essere stata venerata la Provvidt nza inmodo speciale, e quin<strong>di</strong> ancora sentiam.o come intender sidebba la Fortuna per la Provvidenza medesima. Che poiquesta Provvitlenza si confondesse con Giove e col F;ito,lo abbiamo già nel citato passo <strong>di</strong> Seneca; tantoché facil-I A|iim1 Pli'it.. rìiMid'.li ca Cod'ciim, 2 IMiguol, 1. cit.Coti. 81, p. jSo.s. II. 53


Tom.258 DEGLI SPECCHI MISTICImente potrà intendersi il significato della figura <strong>di</strong> questoDisco, trasportando a proposito <strong>di</strong> esso le dottinne già esposte,ove compren<strong>di</strong>amo in sostanza, che o col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Fato,o con quello <strong>di</strong> Fortuna, o <strong>di</strong> Provvidenza rammentavasila Divinità non tanto agli Orientali quanto agli <strong>Etruschi</strong>Ecco dunque il perchè una figura quasi sempre listessa,sebbene alternata <strong>di</strong> sesso, ne rappresenta in questi Dischir immagine .Se del fin qui detto volessi addurre altre prove per convalidarnela massima , ritrovar le potrei nelle dottrine <strong>di</strong>Pittagora, il quale, attinto molto del suo sapere daglln<strong>di</strong>aiiie dai Caldei, pre<strong>di</strong>ca che la provvidenza <strong>di</strong> Dio si estendesopra ogni cosa creata; al che anche aggiunse che questomondo sublunare per quattro cause si regge. Id<strong>di</strong>o, ilDestino, il nostro consiglio e arbitrio, e la Fortuna. Platoneinsegnava egualmente, che « Dio guida\a tutto, e laFortuna e l'occasione guidavan con lui le cose umane w ';ma queste cause si riducevano ad una stessa: esse non eranche nomi <strong>di</strong>fferenti, co' quali esprimevasi l'azione dell'Esseresovrano. Or tali cause, io domando, espresse nei nostriDischi, come io già son persuaso, dovranno elleno portarseco la necessaria <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> maschi o <strong>di</strong> femmine?Se ciò non ha in esse un positivo significato per molti rapporti,avrò dunque spiegato come queste figure rappresentinola cosa medesima, ancorché <strong>di</strong>segnata con sesso <strong>di</strong>verso.Siamo infine avvertiti da Plutarco, che pel <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Giove intesero talvolta gli antichi l'Ente supremo, taKolfaanche la Fortuna, e tal" altra il Destino \ Ed io mostrai <strong>di</strong>1 Plat. , Op., Tom. iii ,p. 709. Je 2 Pliit. ,Op,11, p. aS , deLcjj-, lib. IV. auJieuJis Po';tis.


TAVOLA XIII, E XIV. 269fatti nei Dischi fin qui pubblicati non solo Giove nella XTav., ma la Fortuna nell'XI e nella XIT, e se vogliamo,potremo intendere il Destino o Fato che <strong>di</strong>r si voglia inquesta XIII. A render più sicuro il lettore <strong>di</strong> quanto io <strong>di</strong>coposso anche aggiungere, che gli <strong>Etruschi</strong> nominaronoId<strong>di</strong>o colla voce Aesar ', e anche questa spiegata per ledotte etimologie del Lanzi significa propriamente Fato, =•voce che invero ritrovasi nella Teologia degli Stoici, ingran parte ritenuta anche in Etruria. Xon avrò dunqueerrato nel <strong>di</strong>re che in generale questa sorte <strong>di</strong> figure, ch'ioritrovo in varie guise rappresentata ne' sacri Specchi, significassela Divinità dagli <strong>Etruschi</strong> adoiata.TAVOLA XIV.^a figura muliebre <strong>di</strong> questa XIV, Tav. somiglia talmentealla già illustrata nella XI, che io non saprei attribuirlealtro significato se non quello della Fortuna pressogli <strong>Etruschi</strong>. Le piccole alterazioni che dall'altra la <strong>di</strong>stinguono,potranno per avventura costringere gli Antiquari ariguardarla bensì come la Fortuna, ma con un <strong>nome</strong> cheda quella alcun poco la faccia <strong>di</strong>scernere . Di fatti qui nontrovo la ruota come nell' altro Disco; e ove in quello sivedono alla figura le mani vuote, in questo a <strong>di</strong>fferenza tienela donna qualche cosa in mano che sembra una fiala, dellaquale mi sia permesso far parola in altre occasioni1 Sveton ,Op. , Tom. i, p. 368, 2 Lan/.i , S«g. <strong>di</strong> Lirig. elr. , Tom.cap. xcvii, de vii. Caes. Aug. 11, appcud. , p. 794-


260 DFXrtl SPECr.m MISTICIL'insigne passo <strong>di</strong> Seneca da me altrove citato, svelandor idea che gli <strong>Etruschi</strong> si formarono della <strong>di</strong>vinità, mostraciie per tale tennero la Natura egualmente che la Provvidenza'. Nò mi è stato <strong>di</strong>fficile il sostenere, che questi <strong>Etruschi</strong>non facessero gran <strong>di</strong>fferenza tra la Fortuna, la Provvidenza,la Natura ed il Fato ^. Meglio peraltro delle mieopinioni iarà persuaso il lettore un altro passaggio <strong>di</strong> undotto antico scrittore Ecclesiastico, il quale riportando ( comeda costoro solcasi) le dottrine del paganesimo per combatterle,ce ne tramanda la memoria. Nota egli dunqueaAer essi pensato^, che <strong>di</strong> tutto il creato fosse autore o Dio,la Necessità, o il l'iato, o la Natura, o la Fortuna, o ilCaso. Spiega poi che riconoscevasi Dio come autore dellaEssenza e della Provvidenza; e quin<strong>di</strong> attribuivano alla Necessitàquelle cose che impreteribilmente debbono esser semprein un modo medesimo, come il moto degli astii; alFato quelle cose erano attribuite che andando cosi in undato modo, non potevano in conto alcuno altrimenti accadere;alla Natura poi quelle cose che spettano alla generazione,all'amplificazione, alla corruzi(»ne, alle prosapie edai viventi; alla Fortuna ciò che <strong>di</strong> rado ed inaspettatamentesuccede; finalmente al Caso attribuivano quelle confingenze,che vedonsi accadere senza l'intervento della naturao dell' arte ^. Questo passaggio, che in parte contestail già addotto <strong>di</strong> Seneca ^, più chiaramente ci fa vedere,che ove gli antichi vollero considerare la <strong>di</strong>vinità e la creazionedell'universo e il <strong>di</strong> lui andamento, inevitabilmente1 Vi'd. p. 2j5. Orlliodox^ie Fid., lib. 11 , cap. x:vV-2 Ned. la spieg. della tav. .\ti. 4 ^ t-'J. p. 2J5, uot. 2.3 D- luuiiii. Daiuasccu , Op., p. uj3.


TAVOLA XIV. 261doverono avere in mira la Provvidenza, la Necessità, il Fato,la Natura, la Fortuna, il Caso. Rimando pertanto il lettorea quelle paghine in<strong>di</strong>etro, dove scrissi che in questiSpecchi si contemplava il creatore nelle opere portentosedella natura '. Ora io snie'2:ando il sioniiìcato della fiiiui'ache essi ciaiten^ono, vengo a mostrare non solo in qualsenso essi prendessero questo Creatore rapporto al creato,ma do valore al mio supposto sull' uso <strong>di</strong> questi Specchi ^,il quale par che si aggiri principalmente sulla me<strong>di</strong>tazionedella Divinità e de' suoi attributi. Non sarà dunque fuor<strong>di</strong> proposito, che in quelle nude figure alate <strong>di</strong> \ario sessoio trovi simboleggiate le varie cause, per le quali questomondo ebbe principio e sussiste.Se dunque in questa figura eillgiar volesse l'<strong>Etrusco</strong> artefice( <strong>di</strong>co <strong>Etrusco</strong> perchè il monumento è trovato in Volterra)o la Fortuna ct)me in altre vedenuno, o il Fato, ola Provvidenza, o altra delle già dette cause della esistenzadel mondo, o la Natura medesima delle cose create, nonè facile indovinarlo né conoscerlo se non per mezzo <strong>di</strong> paragoni,che avrò luogo <strong>di</strong> proporre a chi legge, per la doviziosaraccolta de' <strong>di</strong>segni da me accumulati in questo genere<strong>di</strong> antichi oggetti. Aggiungo intanto 1' osservazione,che se 1' artefice avesse voluto esprimere in questo Discouna figura del tutto aliena <strong>di</strong> significato da quelle già prodottealle Tavole I, Vili, IX, XI, XH, XIII, non le avrelibepoi date le stesse forme, la mossa medesima, e quasitutti gli attributi o con poca variazione, volgendola perfinodalla stessa parte <strong>di</strong> tutte 1' altre. Che ci resta dunjVed, p. 201. 2 VeJ. p. 82.


202 DEGLI SPECCHI MISTICIque (la esaminare in questa figura a <strong>di</strong>fiferenza delle altre?Nieiit" altro che la varietà degli attributi c!ie la <strong>di</strong>stinguono.Non potendo <strong>di</strong>re che assolutamente sia la Fortuna, perchèmanca della ruota che vedemmo a quella della Tav.XI, siamo altrtvsi da Lattanzio avvertiti, che lo stesso numeora <strong>di</strong>cesi la Fortuna or la Natura *Nelle figure <strong>di</strong> questi Dischi si trova 1 analogia medesimain<strong>di</strong>cata dall'arte, per esser


TAVOLA XTV, E XV. 263non errava ove <strong>di</strong>ssi, che questi Specchi erano il simbolomisterioso della <strong>di</strong>vina mente ', contenendo rappresentatala <strong>di</strong>vinità sotto varie personificate figure ^, tra le quali entraanche la Natura com'io <strong>di</strong>ceva, o sia quella forza erroneamentedagli antichi creduta naturale, senziente, razionale,ed eterna, nota pure col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> spirito del mondo e<strong>di</strong> Dio; sopra <strong>di</strong> che, ove altri più chiari simboli <strong>di</strong> essa faròpalesi, mi converrà nuovamente <strong>di</strong> ragionare.TAVOLA XV.K.eputo a gran ventura per l'antiquaria, che il DiscoMistico in questa XV ,Tav. espresso capitasse descritto , equin<strong>di</strong> anche <strong>di</strong>segnato nelle mani del celebre Lanzi, e cheegli siasene inparticolar modo occupato, lasciandocene scrittoa stampa ed a penna: memorie, che avendo io <strong>di</strong>ligentementeraccolte, trascrivo ora in compen<strong>di</strong>o, or per esteso,come reputo più conveniente.Ne dà egli notizia primieramente nel suo Saggio <strong>di</strong> linguaetrusca '" per una descrizione comunicatane ali" ab. Marini,quando il Disco fu trovato nei contorni <strong>di</strong> MonteFiascone, ove in poca <strong>di</strong>stanza era il Ferentino ed il Trossulodegli <strong>Etruschi</strong>. Eccone la sua descrizione: « Donnasedente con bastone nella sinistra e con la destra <strong>di</strong>stesaverso un'altra che le sta innanzi. Questa è in doppia vesteall'uso romano, e <strong>di</strong>stende la destra verso il medesimoI Ved. la spiog. della lav. IX, Jique- 3 Tom. ii, part. in, Patere ctr., p.sta ser. n .a 26.» Ivi.


264 DEGLI SPECCHI MISTICIbastone, appoggiandosi leggermente alla mano <strong>di</strong> un Genioche le sta a tergo, alcjuanto coperto <strong>di</strong> pallio ed alato.Fra la seconda e la prima figura si vede una cista pendenteda alto. Ogni oggetto è in<strong>di</strong>cato con etrusche parole.L'iscrizione tvran atvxisavm, dove il Lan/.i legge Generiso Teneri Adoniaruìn, è per esso la chiave <strong>di</strong> tutto ilsoggetto. La voce tvran è da lui altro\e spiegata per Venere,ove si fa menzione anco d'altra voce laran, ' similea quella che qui leggesi vicino ai pie<strong>di</strong> del Genio alato,scritta in posizione retrograda, in<strong>di</strong>cante nell'uno e nelPaltromonumento simile deità. Atunìsanmi, toltone 1' eolicismocome in Chusais ^oai;, può rendersi variamente , main tal contesto trova il Lanzi che assai bene si rende Adoniarum.Ravvisa pure qualche orma <strong>di</strong> tal <strong>nome</strong> nel!' i<strong>di</strong>'io<strong>di</strong> Teocrito, che ha per titolo Ao^vt^^oj^at ^, o sia le donneche celebrano la memoria <strong>di</strong> Adone morto da un cignale,e risorto per opera <strong>di</strong> Venere ^ . Era questa una superstizionesuscitata in Assiria ^,meno che i misteri <strong>di</strong> Bacco, co'quali era mista o congiun-celebrata con mistiche orgie nonta. Quin<strong>di</strong> è che Ausonio fa <strong>di</strong>re al Dio<strong>di</strong> Nisa:Bacco sua io fra \>i\>i, Adon fra morti ^ \e Plutarco afferma che Adone era creduto non <strong>di</strong>verso daBacco '^•. opinione che il Lanzi afferma potersi estendere anchead Osiride e ad Atti 7. In qual modo tanta varietà <strong>di</strong> Deie <strong>di</strong> favole si x'iducesse ad unità, crede il Lanzi che sia\ Lanzi, 1. cit. , p ipQ, e 3oi. 5 Aiison., Epii^ram NX'X.r. a. p. aS.2 Tlicocrit., I<strong>di</strong>l. XV, 6 Plutitrc. in Svuip iv, p- ò'^i.3 llvgiii, f'b. '.5i, p. 3()i. 7 Macmb. .Sulurn.,lib \xi , p 3oo,4 LiK'"?in.,, Op., Toni. Ili, p 4^4''''*' S" ^ ^^*1- a"clic Laiiii , 1.de L/ca S)r., § vi-


TAVOLA XV. 265vano il cercarlo, giacché tale scienza, come Plutarco soggiunge,confidavasi ai soli iniziati '. Io peraltro che tendoa superare le <strong>di</strong>fficoltà poste avanti e da Plutarco edal Lanzi , mi lusingo avervi in qualche modo so<strong>di</strong>sfattonello scrivere queste mie carte ^; dalle quali resulta in sostanza,che l'oggetto dell'antico politeismo fu in gran partel'esposizione della fisica degli antichi, a cui peraltro sivolle unire l'etica, la morale ed anche la politica; <strong>di</strong> chesi fecero carico gì' istitutori dei sacri misteri, dei quali parche siasi voluto dar conto in questo Specchio mistico.Cicerone ancora lo insegna poiché tx'attando dei misteridelle nazioni anche le più lontane ci avverte , cheridotti ad una ragionevole interpetrazione, si conoscevaper essi più la natura delle cose che degli Dei ^, valea <strong>di</strong>re intendevasi <strong>di</strong> mostrare più la fisica che la storiadel politeismo. Un interpetre <strong>di</strong> Platone <strong>di</strong>chiara poi perqual nesso d' idee passavano gliniziati dalla contemplazionedei numi a quella delle virtù. Scrive pertanto che i quattrofamosi regni o governi degli Dei principali nominatiCielo , Saturno, Giove e Bacco significavano , ancorché o-scuramente, quattro <strong>di</strong>fferenti gradazioni <strong>di</strong> virtù, secondole quali animo 1' nostro contiene i simboli <strong>di</strong> tutte levirtù teoretiche, catartiche, politiche, ed etiche. « Imperciocchéo rende energico secondo le virtù teoretiche; l'esempiodelle quali é il governo <strong>di</strong> Cielo, perlochè noipossiamo incominciare dall'alto, e perciò il cielo riceve lasua denominazione dal guardare in alto: o vive catartica-1 Plut., 1. cit. 3 De Nat. Dcor. , Ilb. II , cip. xxit,a Veil. ser. v, p. 86. Op. p. 29.S9 .s. II. 34


266 DEGLI SPErCHI MISTICImente, l'esempio del quale è il regno saturnio, e softoquesto rapporto Saturno è nominato dall'essere un purointelletto che vede da se stesso, e quin<strong>di</strong> si <strong>di</strong>ce che <strong>di</strong>vorai suoi propri figli, per significare la conversione da sestesso a se stesso: o rende energico secondo le virtìi politiche,e <strong>di</strong> queste è simbolo il governo <strong>di</strong> Giove, e quin<strong>di</strong>Giove è il demiurgo, così chiamato perchè opera in secondogrado : o rende energico secondo le virtù etiche e fisiche,simbolo delle quali è il regno <strong>di</strong> Bacco, e sotto questorapporto si narra che Bacco fosse messo in pez/i daiTitani, perchè le viriìi non si seguono, ma sono separatel'una dall'altra w. Così Olimpioduro •.Ora è da sapersi che le anzidette osservazioni del Lanzirelative a questo mistico Specchio furono da esso inseritenel suo Saggio <strong>di</strong> lingua etrusca prima ch'egli vedesse delcitato monumento un esatto <strong>di</strong>segno. Ma poiché lo ebbe,applicossi a scri\erne <strong>di</strong> nuovo con osservazitmi più esatte;le quali restate manoscritte fra le sue schede , ora io mipregio <strong>di</strong> farle note coi tipi al cortese lettore. « Descrissialtrove, egli <strong>di</strong>ce, ed intcrpetrai (/uesta Patera troiatanel territorio dei Falisci oggi Montefutscone , ma non poteifarlo cosi pienamente, come ora spero <strong>di</strong> fare dopo cheella è passata nel nnis. Borgia, e p r opera <strong>di</strong> S. Eni.si è incisa. Né perciò io spero <strong>di</strong> g'U'ig^re a quel grafo<strong>di</strong> certezza, che spesso nelle cose init.tl >gic'h.; sì constguì'sce . Le cose Bacchiche erano ancìie ' g^i anticìn sconosciwte ed incerte , trattine a poclii i quali iai^iauausi a quei1 Ms. eli. in una <strong>di</strong>ssrrt. inse- t. ii, i8iy, p 3o4«rita nel Giura. Arca<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Kuma,


TAVOLA XV. 267misteri e gli tacevano ai profani '. L'argomento è <strong>di</strong>chiara^to abbastanza dalla, cista sospesa in alto e dalla sua epigrafe. La cista è reticolata , non istoriata come quellefin' o-ra note , ne ha campanelle ci' intorno , come la Borgiana ,che è <strong>di</strong> tutte la pili intatta ^ oi>e s' inserivano i nastri pertenerla pensile ^ . I quattro nastri, dai quali pende, sono qh iadattati <strong>di</strong>versamente , e per posare ha, come le altre, or<strong>di</strong>nariamentetre pie<strong>di</strong>: vi è annessa la iscrizione TURdN atuh'is. La prima voce è equivoca . Si trova in due Patereper <strong>nome</strong> proprio <strong>di</strong> Venere , ma avendo detto Ovi<strong>di</strong>o: Con<strong>di</strong>tasi non sunt mysteria cistis ^, convien qui cercare altrasposizione: credo trovarla in ra ippi?, ra Cppx cista pensilis,che unito V articolo alla voce e soppressa come vuole il<strong>di</strong>aletto etrusco una drlle consonanti , <strong>di</strong>vien tura : la Nridonda forse per togliere la cacofonia seguendo appressouna vocale. Succede atttnis , che è quanto <strong>di</strong>re attinispel cangiamento delle due ajfmi \ , ed i, <strong>nome</strong> mistico <strong>di</strong>Le ultime lettere leggonsi arum co-Bacco siccome vedremo .me in compimento del vocabolo derii>ativo e caratteristicadel caso , cosa da noi lungamente trattata altrove . Riunendole due parti , risulta attinisarum che è quanto attiniaruino sia baccanarum delle donne iniziate ai misteri<strong>di</strong> BaccoAbbiamo qui pertanto la cista <strong>di</strong> Bacco, la quale ondeallesse origine, e come tal superstizione in Toscana si ra<strong>di</strong>casse,ci è riferito da Llcmente Alessandrino ^. Dopo che1 Ved. ST. V, p. 97. ^''O •a Ved. lav- HI, (Ig. iiifpr. e p. 4o. 4 Cohort. ad Gcnt., p. 2 , Op. Voi,3 Ovid. de ari. Amaud., lib. 11, v. 1, p. 16.


268 DEGLI SPECCHI MISTICIi Corihanti e ì Cabir i ebhono uccìso Bacco loro fratello,tuttaina fanciullo, e fattolo in pezzi. Giove f ce che Apolloseppellisse nel Parnaso quei brani: il cuore avanzatoallo strazio fu da Minerva ri'-cato allo stesso Giove, il quale, soggiunge Igino ' , stritolatolo dìedclo a Senieh in bevandaperchè Bacco nuovamente da lei nascesse .Racconto ilresto con le parole dell' Alessandrino latinizzate : duo istifratricidae cistam ilJaiii secum deferentes, in qua Bacchipudendum inclusum erat in Tusciam detulerecistam iis Tuscis veretruni nova religione colendum tra<strong>di</strong>derunt.Atqiie hanc nonnulli causam esse volunt, quae saneverisimilitu<strong>di</strong>nenon caret, quaniobrem Bacchum ipsumquasi exsectum, Altin nuncupaverint. L' autore Alessandrinonon <strong>di</strong>i per sicura l' etimologia che adduce, parendopili verisimile <strong>di</strong> ripeterla dal frigio Atti amato da Cibelei cui misteri furon poi incorporati e confusi con quei <strong>di</strong>Bacco . Ma che a questi si dasse dai Baccanti il <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Atti non può dubitarsi. In At ne cavtavasi ne' suoi onoria'ttis Oij a'tti; ^ , e Acrone cantò in teatro una sua favolabacchica che intitolò atti va f, bì./.xx


TAVOLA XV.26'gRiconosciuto il soggetto , passiamo a' particolari . Espìoriamoin quanto si pub la cista, il luogo , il fatto , le persone. Tito Lìk'Ìo ci farà scorta . La storia , che egli ci hatramandata intorno a' misteri <strong>di</strong> Bacco ' , e' insegna chequesti eran da prima celebrati dalle sole matrone in Italiache <strong>di</strong> giorno tre volte V anno vi si iniziavano una l'altra.Paculam Miniain Campanam, sacerdotem omnia tamquamDeiim muiiitu immutasse, iniziando entro il loro sacrarioanche nomini, e ciò <strong>di</strong> notte, e cinque volte ogni mese.Tal costume introdotto da un Greco in Etrurìa si propagòpresto per tutta Italia ed in Roma stessa, ove le matronein abito <strong>di</strong> Baccanti , e gli iniziati si adunavano a fare leloro orgie in luco Similae che i critici l^ggon Semelae ' :lezione che può stabilirsi con V autorità <strong>di</strong> molti latini chequesta Dea chiaman Semole . Il nuovo sistema <strong>di</strong> Paculaprodusse poi un vero sconvolgimento . Sotto pretesto <strong>di</strong> religionesi veniva introducendo nella gioventù, un libertinaggionefando. Impu<strong>di</strong>cizie, uccisioni occulte , avvelenamentifalsificazioni <strong>di</strong> caratteri, <strong>di</strong> testamenti , <strong>di</strong> sigilli eranogli esercizi <strong>di</strong> quella tenebrosa palestra, onde sarebbe al finela Repubblica stessa caduta e spenta , se scoperto l' arcanonel 667 <strong>di</strong> Roma non fossero stati vietati per tutta I-ti<strong>di</strong>d i baccanali e i sacerdoti della Setta, processati i complici, e puniti qual più qual meno severamente. Furonomolte nn'glifiia, e molti dovettero essere tra' Falisci da chefra i quattro capi scoperti in Roma , che Livio chiama maximossacerdotes con<strong>di</strong>toresque eius sacri , tra quali omniaj Llv., Ilistor. , Op. Tom. ni, lib. notis adLiv-, Tom- v , lib. xxxixxxxix, cap. xiii. et S(j., p. 432. cap. xii, p. ìi'j.2 Vid. Doiijat, el Crcvier, sicul in


270 DEGLI SPECCHI MISTICIfacinora et flagitia orta, noni iun FàViSicum /^Opiternium. Unaltro era Minius Campanus j?j^'//o <strong>di</strong> Pacula, gli altri dueRomani .La Patera Borgiana non dee credersi posteriore al 667se non vuol suppovsi che una superstizione sì o<strong>di</strong>ata, e unsacerdozio si perseguitato dal governo volesse a suo <strong>di</strong>spet'Ne anche vi èto mantenersi in tanta vicinanza <strong>di</strong> Roma .ragione <strong>di</strong> crederla intagliata nel tempo della maggior corruttela.jnonvedendosi qui uomini in consorzio <strong>di</strong> donnecome in un coperchio dellacista', che esistente nel Kirherianodescrissi già nel Saggio <strong>di</strong> lingua etrusca , e loascrissi a' pia liberi tempi del bacchico fanatismo ^ . Vicinissimoperii a tali tempi ce lo palesa, oltre il <strong>di</strong>segnoqualche circostanza espressa in Livio, specialmente quellache i baccanali in Italia erano da gran tempo ^ ma in paesiminori non potean godere quella impunita <strong>di</strong> misfatti chepoi sortirono in Roma. Par che il male si preparasse fuorigradatamente , e sboccasse poi furiosamente nella capitale.Comunque fosse veggiani qui il sacrario delle iniziate riconoscibilea quella pensile cista e a quel seggio, e a quelbacchico e libero vestiario <strong>di</strong> Actia^ e a quel bastone oscettro , che anche i Greci mettevano in mano , come si leggein Eschilo ^ , alle loro sacerdotesse . Actia è <strong>nome</strong> <strong>di</strong>gente assai propagata in Etruria e nella vicina UmbriaDi questa donna nulla <strong>di</strong>ce la storia, e saria temerità volerespacciarla per la Pacula della Toscana, ancorché la1 Ved' tav. IV, p. 53 e seg. Tom. 11, p 2.^9.2 Lanzi , Sagg. <strong>di</strong> Lingua etr. ,3 Agamen. , v. laSS.


TAVOLA XV. 271Patera ce la presentì in colloquio colli Dei , come la PaculaCampana . Prohahihnente avea mentita essa pure qualcheloro apparizione ,e qualche cosa operata tamquam Deorummoni tu. Le folte tenebre che avvolsero questi misterie li 7'cscro vnpenetrahili per la maggior parte ^ fa che io<strong>di</strong>speri <strong>di</strong> render conto <strong>di</strong> tal colloquio, e del ramoscello chead Azia porga la Dea , e della rissa fra due animali e-fpressi nel manico . A chi volesse proporne congetture nonmancheranno ,ma desidero che sian solideIl <strong>nome</strong> <strong>di</strong> LAS.i sitmita è in parte <strong>di</strong>chiarato duliaPatera lasa fecv ' , che io spiegai per Lara Victoria , altriper Lara Vici, ma in ogni modo non è una Dea <strong>di</strong>prim^ or<strong>di</strong>ne, ma delle inferiori. Tale anche pur questaSimmitUj che assai somiglia nal <strong>nome</strong> la Simila <strong>di</strong> Livioa cui era sacro il bosco delle Baccanti. Che gii <strong>Etruschi</strong>guastassero il <strong>nome</strong> nel mezzo e nel fine non è da stupirne-,cosi per Amphiaraus nella gemma Stosciana leggiamo Amphiale,cosi nella Patera Od<strong>di</strong>ana Meleager si muta inRlelieth , cosi in altra del museo Borgia Tahnenus in Talmite. Che poi Simila , <strong>di</strong>e a parer dei commentatori èquanto <strong>di</strong>r Semele, possa qui aver luogo come una minorDeità 5cel persuade V esser ella stata madre <strong>di</strong> Bacco , eda lui sottratta alla regione dei morti e condotta in Cielo^ , e soprattutto V essere invocata negV inni delle iniziatenei misteri <strong>di</strong> Bacco•*. Nò <strong>di</strong>scredo lei essere quella femminilefigura, che nel coperchio sopra in<strong>di</strong>catosi presentamaestosa a due Baccanti, che tenendo faci s' inchinati deiSaj^g. <strong>di</strong> I ingua eirus., Tom. 11, p. o.GS.Y>-M^. 3 Orpli., Hjmn. xLiii, in Semel.,2 Apoliod., BiLI., lib. in, cap. v, v. ii.


272 DEGLI SPECCHI MISTICIvote verso <strong>di</strong> lei y e può anche ivi sospettarsi una mentitaapparizion <strong>di</strong> Semele o <strong>di</strong> alcuna delle nutrici <strong>di</strong> Bacco,giacché ninna antica superstizione vanta si gran numa^o dìDei presenti , quanti la bacchica. Le pitture de" Fasi il <strong>di</strong>'mostrano in quel popolo ^ per cosi <strong>di</strong>rlo, <strong>di</strong> alate figure,in sembianza or <strong>di</strong> maschi or <strong>di</strong> femmine , che gli antiquariappellano Genie E . Genio per ultimo è anche in questaPatera Borgiana quello che in certo modo corteggia Semele, ed ha in mano un bastone come i JMistagoghi in piicvasi antichi.La soscrizione è laan , che leggerei Laran , come espreS'samente sta scritto in una Patera etnisca S e voce, comeivi <strong>di</strong>ssi j del Lazio, dove ogni Genio era tenuto figlio <strong>di</strong>Lara, e spiegata perciò in un glossario ii.rì-:r,p Aaiuovwv, o/zdequalunque Genio potea <strong>di</strong>rsi Larauus . Avanzon due lettere',la grande A presso il capo dal giovane, ed un 7 vicinoaW orlo del manto. Se questi è del coro bacchico alpari <strong>di</strong> Aerato posson le due lettere essere iniziali <strong>di</strong> Ampelosatirìsco amato da Bacco, e mortogli nella prima etàche egli poi non altramente che Semele elevò al cielo: amissumliber in astra vehit ^. ample sarebbe il suo <strong>nome</strong> etruscoj ma le sincopi son troppo ovvie nei nomi propri <strong>di</strong>questa lingua , per non sospettare che si pronunziasse e siscrivesse anche ample. w Cosi il Lanzi nel suo manoscrittoKMa la interpetrazione <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sco dall' Autore mede-1 Sagg. <strong>di</strong> Liiig. etrus. , Tom. 11 3 Ms. autografo esistente nell'Arch.p. 199. pr'v. della R. Galleria <strong>di</strong> Fi"2 0\id., Fast. Ili, V. 4i4' renze .


TAVOLA XV. 273Simo già pubblicata ci avverte cbe Az;a quivi sedente escope! 'a dal tiaiico insù stiasene con bastone in mano,quasi che iniziasse 1' altra matrona che sta in atto <strong>di</strong> u<strong>di</strong>rla;poiché secondo Livio, le matrone iniziavansi scambievolin^ntein quel sacerdozio fin da principio del rito bacchico• . lijnoro pertanto con quanta certezza debbasi unatal figura tenere per femminile, sì per le forme del corpo,SI pel costume del manto che brevemente le avvolgele membra, si per l'epigrafe, a mio parere, non <strong>di</strong>chiaratacon sicurezza. Ma i promossi dubbi non mi <strong>di</strong>stolgonodal trovare in questo Specchio una rappresentanzaspettante ai misteri <strong>di</strong> Bacco o <strong>di</strong> Atti, e per conseguenzanon solo prendo motivo dal confermare, che taliarnesi non si usassero a versar liqui<strong>di</strong> pei sacrifizi ^, mache in essi cercar si dovessero soggetti relativi ai misteridel paganesimo •*, e sono perplesso nell' ammettereo no , che cessato il furore dei baccanali per le accennatedepravazioni, sidesistesse assolutamente, come credeil Lanzi ", dal fregiare questi sacri arnesi, che riponevanoentro i sepolcri, con soggetti allusivi a Bacco ed aisuoi misferi, quasi amuleti <strong>di</strong> occulte significazioni spettantialle anime separate dai corpi, ed al nume che loroassegnavasi,Infatti risalgasi per un momento alle primitive idee dellareligione pagana, le quali pare che abbiano avuta cunain Egitto, e troveremo in qual modo furono le animevigilate e guidate da Bacco. 11Greuzero, che più d'ogni altro1 I-iv. 1. rit. 3 Vcd. p. 76.a VeJ. p ^4 e srg. 4 Ved. p. 2jo.s. IL 55


274 DEGLI SPECCHI MISTICIscrittore ha fin ora stu<strong>di</strong>ate le dottrine a quel nume spettanti,<strong>di</strong>^^ume dai classici che Osiride presso gli Egizianiè lo stesso che il sole, il quale allorché percorreva la parteestiva dello zo<strong>di</strong>aco lo <strong>di</strong>cevano re delle cose superiori, e quando aggii avasi attorno al solstizio iemale, era <strong>di</strong>chiaratore dell' emisfero inferiore e delle cose sotterranee,e quin<strong>di</strong> anche qual giu<strong>di</strong>ce infernale e dei morti ••Nota frattanto che Erodoto nominando Cerere in luogod' Iside , e Bacco in luogo <strong>di</strong> Osiride cosi scrive :et <strong>di</strong>conogli Egiziani che Cerere e Bacco preseggono alle cose sotterraneeì> '; e combina colla sentenza che da Eraclitotrae Plutarco ', cioè che Bacco sia stato reputato lo stessoche Osiride e Serapide ^, giu<strong>di</strong>ci dei morti.Non mi occorre <strong>di</strong> piìi per <strong>di</strong>mostrare in qual modo questiSpecchi mistici spettanti al culto <strong>di</strong> Bacco si potesseroeseguire e porre nelle tombe ferali , anche in<strong>di</strong>pendentementedai baccanali proibiti un tempo in Roma ed inaltre parti d Italia ,giacché il culto che prestasasi al numenon fu vietato; nia furono anzi rispettati i suoi altari,conservate le sue memorie, e poste sotto una regolasoltanto quelle aJiusive ed in<strong>di</strong>sciplinate sue orgie ^.Non è <strong>di</strong>lHcile indovinare il perchè le donne piuttostoche gli uomini compariscono in questo Specchio misticonei sacri riti <strong>di</strong> Bacco occupate : giacché può spiegarsi ancheper i sopra in<strong>di</strong>cati principj . Scrive Diodoro ^ che1 CreuzT, Dionys., p. 2o4 . 3 Pliitar., df> Isid.. p. ^81.2 HeioJot , lib. II, p. 123, Op. Tom. 4 (-ikuzit, I cit . p. '^^c)I, p. /^o^ ,Diodor. Sir , lib. 1, 5 l.iv., Iii'-ii r , lil) a\xl\, cap. i3p. 60, in fin-, Op. Tom. i, p» e sog. ,Op Tom ni.loy . 6 Lib. MI, cap. cxxxix, p. a32, Op. 1. 1,


TATOLA XT.r5dagli x\rtisti rappreseli tavasi Bacco armato in fronte conle corna <strong>di</strong> bove ', mentre <strong>di</strong> Osiride altrove narra la cosamedesima ^. Dunque Osiride in più sensi confondesicon Bacco; e poiché sappiamo che Osiride avea le corna<strong>di</strong> toro allusive alla costellazione <strong>di</strong> questo <strong>nome</strong> , così èduopo il credere che Bacco egualmente fosse una immaginedel Toro celeste, come anche del sole allor quandopassa per questa costellazione: <strong>di</strong> che altrove do varie prove^. Si aggiugne ancora che le Pleia<strong>di</strong> e le la<strong>di</strong>, talora<strong>di</strong>stinte, talor confuse fra loro fan parte essenziale nellazo<strong>di</strong>acale costellazione del Toro celeste, osservate si damiliastronomi come dagli agricoltori, fino da remotissimi tempi,e riguardate anche talvolta come in<strong>di</strong>zi dell' equinozio <strong>di</strong>primavera, o come i segni che <strong>di</strong>videvano l'anno rurale indue parti 1.Sembra pertanto che nella costellazione del Toro fosseimmaginato un nume benefico, si per la vegetazioneche restituisce alla terra all'apparire <strong>di</strong> primavera ^,si ancora per l'utile che dal bove ritrae la coltivazione,per cui si favoleggiò che Bacco inventasse 1" aratro ed ilmodo <strong>di</strong> aggiungerlo ai bovi ^. Quin<strong>di</strong> ancora dalla costellazionedelle la<strong>di</strong> che il Toro porta sopra la fronte, e daquella delle Pleia<strong>di</strong> che trovasi sul suo dorso, e che formanoi due gruppi <strong>di</strong> stelle i piìi famosi per il rapportoloro colle operazioni agricole, come si trae da Esiodo, daj Vod. ser. m, tav. vi. 4 Ved. ser. ni, p. 116.a Diol., l!b. I, c;ip. IX, p 18, cap. 5 Vt-d. ser. ni, p. i32.X. p. 19. 20, r.ìp.vm. p u5. 6 Diod. Sic-, lil). ni, e. lxiv., Op.Ved. ser. ni, Rag oiiam. 11, cap. toni. i. , p. aSa. 233.311, p. 122, e seg.


276 DEGLI SPECCHI MISTICITeorie • e da altri atitirlii scrittori che hanno trattato <strong>di</strong>astronomia rurale, i teologi deMa pa:5ana mistagr>gia neformarono altrettante ninfe or nutrici, or seguaci, or compagne<strong>di</strong> Bacco, col <strong>nome</strong> oi'a <strong>di</strong> jXaja<strong>di</strong>, ora Dodonee,ora Baccanti, ora Tia<strong>di</strong>, ora Mena<strong>di</strong> ", (.ra con a'tri nomi<strong>di</strong>versi da scrittori <strong>di</strong>versi accennfi'e ^. Furono esse cuiascrivesi l'onore <strong>di</strong> avere educato Bacco negli antii <strong>di</strong> Nisain Arabia ^, <strong>di</strong> averlo accompagnatu ne suoi viaggi, e <strong>di</strong>avere insegnato agli uomifii t'uso de! vino ^. Che >e Naja<strong>di</strong>o Nisee le prime insegn isserò g.i oni>ri <strong>di</strong> Bacco, Iocanta il creduto Orfeo che invo(Nàie anche a suoi giorni,come accenna in partico'ar modo il l.an/.i, con aggiungereche da alcuni scrittori antichi t'uron credute cangiarsinella costellazione delle la<strong>di</strong> °.Non è dunque fuori del verosimi'e il mio supposto chele costellazioni aderenti al Toro celeste col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Ninfesieno state rappresentate nei mouumenti come aderentia Bacco, or formando il suo coro quali Baccanti, ora occupatenei sacri riti quali sacerdotesse che iniziano altre inquel culto come si crede in questo Specchio mistico particolarmenterappresentatoGli Egiziani, i Greci, i Romani el altri popoli ancoraassociarono per questo rapporto le d mnn ai Mistt^ri , e gliartisti e i poeti se ne servirono validaiucnte per decorarele composizioni del genio, ma non per questo è da creder-I Ved. Lanzi nella versione iinliana 4 Anollodor., BILI., lib, in, cap. 4»dei Lavori e g ornale d Esiodo p 259 .t'. 383. noi. (a) p. 107. \ id S<strong>di</strong>ol. 5 i:i Tlomer. Iliad.a Creu/.er, Symbol-, Tom. III. p. 2o5. lib. xviii , ^'. ^t>6.3 Strab ,1. X, p. 4^B, Op. 1. 11, p. 717. 6 Laazi.Vasi aul , Dissert. 11, p. i33.


TAVOLA XY. 277si che tali donne fossero tutte, né in tutto ammesse al segretodel sacerdozio .Anche in questo mistico Specchio che hopreso a <strong>di</strong>chiarare si vede una figura femminile, per quantosembra almeno all'acconciatura del capo, la quale avendoil bastone iti mano mostra <strong>di</strong> ammonire con precetti, comeripeto alfrove ' , ma la foggia del vestire, ed il Genioalato <strong>di</strong>e sta dopo 1' altra figura mostra che non vi si èvoluto lappesentare in tutto una funzione <strong>di</strong> quelle chespettava io ai baccanali proibiti in Roma neU'anno 5b"7e ricordati dal Lanzi a tenore della vera storia.Dei due animali che vicino al manubrio vedonsi farbattagliafra loro ne terrò proposito altrove : ora terminandocol <strong>di</strong>re che attualmente questo sacro Specchio della grandezzamedesima che si trova inciso in questa tavola XV,e perfettamente imitatovi , esiste nel museo del Re <strong>di</strong> Napolidove dal museo Borgia è passato con moltissimi altrimonumenti <strong>di</strong> questo genereTAVOLA XVI.Li già noto e pei tipi e pei rami agli stu<strong>di</strong>osi Archeologiil monumento eh' espongo in questa tavola XVI .Prima d Ogni altro fu sollecito a darne una ben ragionatarelazione il eultissimo Bremense Heeren che viddelogià si^uato nel museo Borgia, passato ora in possesso <strong>di</strong> S.M. il Re <strong>di</strong> Napoli, dal cui ricchissimo Museo trassi conaccurata <strong>di</strong>ligenza il <strong>di</strong>segno che qui esibisco . Il preiVed. ser. v, p. 3o.


278 DEGLI SPECCHI MISTICIlodato A.rcheoIogo scrisse <strong>di</strong> avervi riconosciuta la nascitafavolosa <strong>di</strong> Bacco. Tralascio <strong>di</strong> compen<strong>di</strong>arne la sua descrizione,sì perchè il rame supplisce, sì perchè mi occorredarne conto unitamente alle illustrazioni <strong>di</strong> altri scrittori. Sul capo <strong>di</strong> Giove legge ma non interpetra la iscrizionetiaia, e solo rammenta altra voce quasi simile in<strong>di</strong>schi Toscanici presso il Dempstero Su '. quel della donnache riceve il piccolo Bacco emanante dalla coscia <strong>di</strong>Giove legge thahia , e <strong>di</strong>ce essere interpetrata comunementeper V^enere degli <strong>Etruschi</strong>, citando a tal propositola figura che sostien (iiove nel <strong>di</strong>sco da me esposto allaTav. X, cui sta vicino lo stesso <strong>nome</strong> *. Crede peraltro chepiù convenientemente sarebbe interpetrata per Giunone Lucina,<strong>di</strong> che ho detto anch'io qualche cosa ^\ e poiché inquella è un uccello che altii crederono colomba <strong>di</strong> Venere,vi si oppone il dotto scrittore, giu<strong>di</strong>cando l' invenzione<strong>di</strong> aver data a Venere la colomba per simbolo <strong>di</strong> unaepoca troppo recente per non potersi trovare in un sì anticomonumento , qual egli crede il già da me <strong>di</strong>chiaratoalla Tav. X. Con qual fondamento poi giu<strong>di</strong>casse eglidell'epoca <strong>di</strong> quel monumento io l'ignoro; e quin<strong>di</strong> chesospettasse esser quella piuttosto la colomba dodonea, lo<strong>di</strong>ssi altrove ^Dopo la Talna vede Apollo col <strong>nome</strong> aggiuntovi apwla, giu<strong>di</strong>candovelo quale ozioso spettatore; e in ultimo luogonota la femmina alata, che avendo in mano una guai-1 De Etr. Rogali., Tom. i, Tab. 2 Veil. p. 224.I, tt III, \\


TAVOLA XVf.27^7Ila o altra cosa <strong>di</strong>e sia, scrive con uno stilo. Limito atlessa il <strong>nome</strong> m.. na che effli crede 3Insa o altro che lasoiain <strong>di</strong>sputa ai dotti . Dietro <strong>di</strong> essa vede nascosta laculla <strong>di</strong> Bacco hambino.Nel manico ravvisa delle figure, che non giu<strong>di</strong>ca spettantial resto della composizione . Neil' anterior parte unaei ne vede alata e cinta da un <strong>di</strong>adema, cui è aggiuntar iscriziiine tJi ... thihisi . . . aneal , tutta mutilata daltempo. Trova 1' opposta parte del manico segnata da due figure,luia vestita, nuda l'altra; ma <strong>di</strong> tutto ciò non dàcontf», perchè si è proposto <strong>di</strong> esibire piuttosto una notizia<strong>di</strong> cjuesto monumento, che una spiegazione • compita.Il Lanzi decorò <strong>di</strong> questo bel monumento, il suo libroSulle antiche lingue d' Etruria e <strong>di</strong> altre provincie italiane,dove raccolse ogni antichità che avesse lettere italicheantiche , al cui proposito, oltre 1" interpetrazione delleparole che vi si tiovano, <strong>di</strong>scifra anche la favola dalle figuread<strong>di</strong>tata. Ivi si mostra persuaso che Bacco estrattodati utero della morta Semele e chiuso in una coscia <strong>di</strong>Giove finché <strong>di</strong>venisse maturo ad uscire in luce, sia un'allegoria<strong>di</strong> quel liquore che prima chiuso nell u\a è <strong>di</strong> làtrisferito in vasi, ove ritiensi serrato finché sia maturamenteatto all'uso delle mense ^. Ma siamo certi che sia taleil solo eniinma che racchiuse la favola? Frattaiiti» e-gli desume da ciò, che sia questa una rappresentanza <strong>di</strong>apoteosi del vino, immaginata dal'a fantasia <strong>di</strong> un poeta1 Hepren, ExpositioFragmenti Tab. a Lanzi, saggio <strong>di</strong> Lingua etr. , Tom.maimor. uuis. Borgiani \ eliti., p. ii, Pari, ni, p. '^yCy, uot. (e), et si^


280 DEGLI SPFXOni MISTICIriscaldato dalla stima e dall' amore <strong>di</strong> questo suo idoloIo però non ne son persuaso: scrissi a'frove <strong>di</strong>e Baccoè propriamente il nume protettore dell'umida natura ^ Hicoadesso <strong>di</strong> più che i poeti gli attribuirono le cure delvino come il più grato degli umi<strong>di</strong> ed il più consolante,egualmente che delle bevande <strong>di</strong> grato sapore ^ e-stratte dai frutti ^. Ora da quel poco fin qui esaminato inquesti Specchi mistici, come dal più che sai'emo per esaminare,troveremo che più alti concetti si ascondono a parermio in queste rappresentanze. Un insigne marmo esponeil Visconti, dove si vede l' is tessa rappresentanza eh' è inquesto <strong>di</strong>sco ^, e vogliamo credere questi artisti impiegatial solo oggetto <strong>di</strong> so<strong>di</strong>sfare la fantasia d' un poeta riscaldatodall'amore del vino? Se opere gran<strong>di</strong> non si vedonprodotte che per gran<strong>di</strong> motivi, ho ragione <strong>di</strong> credereche in questo Disco siavi rappresentata qualche allusionealla teologia degli antichi, o a qualche altra scienza sublime; altrimenti gravi scrittori ed esperti artisti non sisarebbero voluti occupare <strong>di</strong> siffatti soggetti.Torno al Lanzi che legge tinia ed interpetra per <strong>nome</strong><strong>di</strong> Bacco, perchè tale si mostra anche in altro <strong>di</strong>sct), e credepoter esser guasto da ©:ot»ios ch'Esichio espone ©co; ìiovutosquin<strong>di</strong> e-Givot le feste in suo onore. Trova ambiguo l'altro<strong>nome</strong> nmsaii con ridondanza finale, come in meom per1 Ivi. /{ Id., llb. Ili , cip. 1.XI11, p. iBg.2 Ned. p. 18^. et lib. IV, e. ii, p. i^J.*^*p. loin. i.3 Diodor., lib. iii, e. Gì, [.. iB^, 5 \ iscotiii, ]Miis. P. Ciem., \ol. iv,eli. IV, e. 4. P' i4U' ^P-^oiu. i. lav. xi\.


TAVOLA XVl. 281meo ', e sospetta potersi legger meglio JSyson, suppcmendoche la prima non sia lettera ma piuttosto nesso ; ecrede che dalla figura si possa argomentare esser quellauna nutrice <strong>di</strong> Bacco, giacché Igino, fra le Naia<strong>di</strong> che loallevarono rammenta Nysan ^ o Nisana^ presa la denominazionedal n)onte Niso, <strong>di</strong> cui quelle ninfe si credevanoabitatrici o figliuole. Pensa che Apollo introdotto sia quicome il più amico de' fratelli <strong>di</strong> Bacco ed il più simile perla perpetua giovinezza che soli godevano *.'Legge poi le voci sottoposte al piano della composizionecosì: larthia Ijsia aniiiae , o annaeae nata ^giu<strong>di</strong>candovi un <strong>nome</strong> del possessore o dell' offerente <strong>di</strong>questo monumeijto ,quasi fosse votivo. Reputa in finequella figura un Genio bacchico , simile al quale nel velamedella mano è un busto <strong>di</strong> alato faunetto che si conservatra i bronzi del museo Reale <strong>di</strong> Firenze ^Quasi contemporaneamente al Lanzi s' illustrò dal Viscontiquesto avanzo delle arti antiche italiche, poiché ambeduele illustrazioni si citano quali opere non per anconote al pubblico ^. Come il Lanzi aveane dato un piccolissimosaggio in <strong>di</strong>segno ^ , cos'i il Visconti Io ripetè in grandequanto 1' originale ' ,prevenendo il pubblico della esattezzae felicità <strong>di</strong> tale esecuzione ^ . Io peraltro posso vantarmi<strong>di</strong> una maggiore accuratezza ,poiché 1' osservatore1 Lanzi , Saggio <strong>di</strong> Liiig.Etr., Tom. p 198.;i ,part III, p 196 , e seg. 5 Visconti, Mus. P. Clein., Voi. iv,a Hjgin.,Fab. cLXXix , p. igS, et p, 3i.{.Fab. cLXXXii.p. 3oi . 6 Ivi, tav. vi, num. 2.3 TibuU , lib. 1, Eieg. iv , v. 34. 7 Ivi, lav. bì4 Lanzi, 1. cit., Tom u,pari, ni 8 Ivi, p. Zi\.S. II. 36


282 DEGLI SPECCHI MISTICItroverà <strong>di</strong>e ove sia giiasiO il bronzo, non ho azzardatosupplire, e molto meno abbellire le forme del <strong>di</strong>segno; <strong>di</strong><strong>di</strong>e ho sospetto in quello dato in rame dal Visconti. Trovaegli per tanto che la corona <strong>di</strong> fiori, la fisonomia, lechiome <strong>di</strong> Giove lo fan simile all' Eleuterio impresso nellemonete <strong>di</strong> Siracusa . Quin<strong>di</strong> egli vede dalla destra Cf>sciasvilupparsi 1 infante Bacco; e come Pallade che surse armatadal cervello <strong>di</strong> Giove ' , così ancor qui Bacco sembra a-vere già in una mano un grappolo d'uva appeso a una ferula,onde il titolo trasse <strong>di</strong> Nap^«/oso>o5 , e levar 1' altra in atto<strong>di</strong> esclamare evoè. Una Dea ornata il capo della sfendone,il collo della bulla par che ne sia levatrice, e che a-datti al nascente bambino un serto attraverso a! collo ed alpetto: Apollo è simboleggiato dall' alloro: la donna alata pareche scriva col ra<strong>di</strong>o alcuna cosa nel cielo ,sostenendo collasinistra un' ampolla : presso <strong>di</strong> essa è un gran panieredestinato alf infante per culla.Le epigrafi che accompagnano le varie figure sono inparte <strong>di</strong>chiarate dalle figure medesime . Sopra il gruppo<strong>di</strong> Giove legge anch'agli r/iv/^ come pure <strong>di</strong>nia, per lamancanza osservata già negli antichi del d negli alfabetiitalici , onde Tuscnhim si <strong>di</strong>sse quasi Au(rzo).ov per testimonianza<strong>di</strong> Festo ^ . Nel Disco già esposto alla Tav . Xsilegge <strong>di</strong>na e <strong>di</strong>nìa, come anche in altro del museo Rircherianosulla figura <strong>di</strong> Bacco . Se dunque altrove <strong>di</strong>na èlo stesso che Aia Giove ^, qui <strong>di</strong>nia sarà il medesimo che àmvuTo;il figlio <strong>di</strong> Giove, Bacco, una specie <strong>di</strong> patronimico.1 Ved. la spieg. della tav. x, p. 2 In voce Tusci , lib. xviii , p. 600.207, e scg. 3 Ved. tav. x.


TAVOLA XYl. 283Prosegue egli ad eru<strong>di</strong>rci, come 1' epentesi delia n nellavoce Adva è assai conforme ai <strong>di</strong>aletti della greca lingua costumatiin Italia, che amarono d' interrompere coli' n leterminazioni pure <strong>di</strong> quella tavella, facendo così da AfirùAfXToo? , Latonain ec: epentesi analoga ancora al genio delprevalente in Italia <strong>di</strong>aletto dorico . Legge mu - . an V e-pigrafe che spetta alla donna alata, e supplisce riducendola lezione a muran o Motpav la Parca ^ poiché questa Deapresiede al nascimento d' ogni vivente ', e perciò non <strong>di</strong>versada Lucina o llithyo, Dea del parto '-'. Oltre<strong>di</strong>chèle Parche si preser cura del nascimento <strong>di</strong> Bacco, secondoEuripide ^, né si <strong>di</strong>scostano mai dal fianco <strong>di</strong> Giove . Trovaconvenienti alla Parca le ali *, 1'ornamento reticolatodel capo ^ ed il ra<strong>di</strong>o, per in<strong>di</strong>care gli oroscopi e i segnigenetliaci del cielo, come si ravvisa in più marmi ^.È interessante conoscere il parere de' vari scrittori circarampolla che ha in mano la Parca, mentre comparisce soventein altri Dischi <strong>di</strong> questa Serie. Congettura il Viscontiche a quella Dea convenga per più motivi, o per apprestarei lavacri natalizi all' infante, o piuttosto come notasimbolica del destino <strong>di</strong> Bacco: ond' è che Aristotele nellaPoetica, ad illustrare la metafora, nomina per analogia scudo<strong>di</strong> Bacco la fiala, e fiala <strong>di</strong> Marte il suo scudo ' .Ora prego 1' osservatore a voler dare un' occhiata alleTavv. I e XIV", dove ancorché Bacco non compariscai VeJ. p. i58- i6o. 4 Homer.IIymn. in Mcrcur., r. 55o.2 D'Arnaud, De Diis Assessor., 5 Piiidar., Olyinp., Od. vii, \>. i m.Comm. ,cnp. XXII, extat in Polca. 6 Ved. ser, vi, tav. S, num. i, eThesaur. Antiq. Roman, et Grae- tav. Gì, niiin. 3car. Suppl., voi. Il, p. 8o», et 8o3. 7 Visconti, 1. cit., p. 3 18.3 In Bacc, ^'.99


284 DEGLI SPECCHI MISTICIpure la donna par che aljbia in matjo ]a fiala medesima:dunque la fiala è relativa piuttosto alla donna che a Bacco;né sì piccolo recipiente può in<strong>di</strong>care il lavacro delneonato. Propone il Visconti anco 1' opinione che possa<strong>di</strong>rsi esser quella stessa fiala dell' acqua <strong>di</strong> Stige, percui giuravano in cielo, e che recavasi a compire il ritode' giuramenti <strong>di</strong>vini '. Le Parche in pegno della veracitàloro solcano accompagnare col gran giuramento degli Deitutto ciò che svelavano de' fati venturi ^. I! suo <strong>nome</strong> èscritto col y nel secondo luo^o invece de' <strong>di</strong>ttonghi 01^OE , coerentemente all' etimologie latine, ove da ^wj-mì fecesiderivare punicus, da oivot luiusAnche la figura che si vede sottoposta al piano dellealtre è giu<strong>di</strong>cata una Parca dal Visconti, e precisamentequella della morte, rùp^Apx assistente ancor essa al trono<strong>di</strong> Giove , ma che in questa storia sta depressa e nascosta,come non avente parte ai destini <strong>di</strong> un bambinoimmortale. Adduce gli esempi onde mostrare che le Parcheanticamente erano due, uno de' quali si ravvisa neltempio Delfico , dove le Parche eran due àyàXpara Moipwv s-j


TAVOLA. XVI. 2o5soggiorno, ed aspetto e stu<strong>di</strong> conformi . Tal comunanzadal Visconti notata si fa palese ancora pel monumentoche stiamo osservando: ma qua! ne fia 1' origine?Frattanto esamina il Visconti qual Dea sarà quella che hasovrasoritta 1' epigrafe thalvj , del cui <strong>nome</strong> approva conlode le due ingegnose interpetrazioni date dal Lanzi, referibilientrambe alla Venere genitrice '. «Ma perchè , soggiungeil Visconti, in vece <strong>di</strong> Venere non ravvisare piuttostoin llialna ©j^"^" cioè la Tallona mentovata da Pausania ",da Clemente Alesandrino , da Igino ^ come una delle Ore,Dee del tempo e delle stagioni che tutte portano a compimento, secondo le antiche allegorie, le produzioni deli' universo? Esse riconducono i misteri d' Adune ^: esse guidanoleolimpia<strong>di</strong> \ esse finalmente portano a compimento nel femore<strong>di</strong> Giove il feto <strong>di</strong> Semele , e nato appena d' un sertod' edera lo ricingono, qual è il soggetto appunto della rappresentanzaqui espressa. Il pensiero è <strong>di</strong> Nonno nelle Dionisiache,a lui comune con anteriori poeti, onde il trassel'artefice del nostro bronzo ^ w.Soggiunge quin<strong>di</strong> l'autore prelodato l'osservazione, chenel Disco già da me alla Tav. X effigiato col natal <strong>di</strong> Minerva,si vede una Dea seminuda simile a questa rappresentataquale ostetrice <strong>di</strong> Giove, che l'epigrafe come in questoappella Thalna. Se là fosse Venere, sarebbe, com' egli argomenta,qui ancora la stessa Dea. Vuole pertanto chelà pure Thalna sia l'Ora che ha maturato nel cervello <strong>di</strong>1 Ved. p. aai .4 Theocrit. , Idyl. xv , v. io3.a Iq Boeot., siv. lib. ix, e. 35, p. 5 PinJnr. , 01ymp.,0d. iv, v. i.858 . 6 Nona. , Dionysiac. , lib. ix , \>.3 Fab . CI.XXXIII , p. 3o3. ii , el sq.


\286 DEGLI SPECCHI MISTICIGiove la <strong>di</strong>vina fanciulla da Metide concepita, ammettendoin<strong>di</strong>fferentemente che il volatile presso <strong>di</strong> quella possaessere 1' aquila <strong>di</strong> Giove , oppure la colomba Dodonea sacraallo stesso nume, o una <strong>di</strong> quelle che lo nutrirono,come pensa 1' Heeren : opinioni che ho accennate anche'altrove spiegando la Tav. XLe lettere della inferiore figura, alquanto detrite, son lettedal Visconti cosi :y(\am ...\uz\oquin<strong>di</strong> supplite, lette ed interpetrate anche dal Lanz.i così:larthìa lysia annae, vel annaeae nata.Giu<strong>di</strong>ca in fine il dotto Visconti un ornamento del bronzola maschera barbata che egli crede silenica ,segnatanel più alto del Disco ,portando in bocca un nastro .Chiudein fine la sua dottissima illustrazione con riflessioni analoghealle arti degli antichi, ed a quelle che si fanno palesi^ nel monumento che abbiamo sott' occhio .Passato questo pregevole bronzo dalla Viscontina domesticanella vasta collezione Borgiana ,procurò 1" illustre car<strong>di</strong>nalepossessore <strong>di</strong> farla incidere nel suo <strong>di</strong>ametro e <strong>di</strong>segnoeguale. Io che n'ebbi un esemplare sott' occhio, lotrovai preferibile a quello fatto incidere dal Visconti, manon perfetto quanto io voleva ,e perciò ne ho rinnovata1 Ved. p. aa5. a Visconti, I. cit. , p. 3a3 -


TAVOLA XVI. 287una copia la meno infedele che mi sia stato possibile . 11card. Borgia invionne alcuni esemplari al Lanzi, perchè unitamentead altri Specchi mistici da esso raccolti fosserodai dotto interpetre illustrati; al cui lavoro si accinse ilLanzi con animo e non con agio <strong>di</strong> poterlo compire, poichél' età avanzata e cagionosa non gliel permise . Pure fuifortunato abbastanza nel tro^ar <strong>di</strong> questo, come <strong>di</strong> altripochi Dischi, la spiegazione da esso lasciata manoscritta, perpoterne far uso in quest' Opera. Intenderemo qui\i per tantocome le varie opinioni <strong>di</strong> chi spiegò il monumento sipossono infine conciliare, lu do il INIS. mutilato soltantonelle ripetizioni <strong>di</strong> cose già da me dette <strong>di</strong> sopra« Riproduciamo qui un monumento, egli <strong>di</strong>ce, illustratogià dall' Heeren , quin<strong>di</strong> piit lungai'iente da noi, e per ultimodal Visconti. Egli analizzandone le figure e i pannie tutto il gusto del <strong>di</strong>segno, vi ravvisò tracce del grecostile che già ingentiliva le arti d'Italia, non senza riconoscervialtresì alcun poco della primitiva durezza, che secondoQuintiliano, ù\ il carattere dello stile etrusco. Neil"aquila posata sullo scettro <strong>di</strong> Giove trovò un costume propriode' Romani e dei Toschi . Bacco non ha già una ferulada mano manca, mentre nei vasi <strong>di</strong>pinti la veggiamo<strong>di</strong>ritta e terminata in più rami fioriti ', ma piuttosto uncurvo iiastone donde pende uva, che è quel pedo pastoralecon cui figuravansi i fauni, e i satiri, e Bacco stessoin alcune statuette <strong>di</strong> bronzo ^ , ma fanciullo quando non1 Dempsler. , De Etr. Rcg. , Tom. chiaro esempio nel gabincllo deiI , tab. XI. Drouzi, all' arma<strong>di</strong>o iv.2 Nella Galleria Me<strong>di</strong>cea ve ne è


288 DEGLI SPECCHI MISTICIgli conviene ancora il tirso guerriero. Da tale insegna,che fu anche propria dei comici, Bacco ha 1' epiteto <strong>di</strong>ìayupwo;. La tracoila altra volta creduta <strong>di</strong> ellera, è da luigiu<strong>di</strong>cata una sdriscia co' suoi ornamenti, cioè una collana<strong>di</strong> panno dal Buonarroti detta segmentum ', che inBacco meglio supporrebbesi <strong>di</strong> pelle cervina sacra ai suoiritifc Simboli spettanti a lui sono pure la maschera e la tenia,che al suo capo in alto sovrastano. L' una <strong>di</strong>chiaralopreside della scena, ed è emblema a un tempo de' suoimisteri; siccome lo è pure 1' altra, legandosi con essa gì' iniziati. Spetta finalmente a Bacco anche quel paniere chevedesi ritt'» da man sinistra del bambino per collccarvelo; ed è quel kuiÌIus, come vuol lo Spanemio vannus, ubide more posilus esse <strong>di</strong>citur poslquam ex utero malris e<strong>di</strong>tiis^. I Greci Io <strong>di</strong>cono ).txvov; xavouv, come spiri,;i Esichio:aggiunge Servio che in siffatti panieri si offeri\Lmo a Baccole primizie delle messi, e altrove leggesi che le madriper buon augurio vi adagiavano i loro parti ^ . Altra cosaè il vanno mistico <strong>di</strong> Bacco , rotondo e traforalo istrumentocol quale si purgano le civaie, che nei misteri siconsiderava come simbolo della purgazione dello spirito.Di questo Suida Atzvov «jatvov . Nei vasi <strong>di</strong>pinti ovvio è un similevaglio, siccome pure quel paniere; ma non è <strong>di</strong> sìconsiderabile altezza come in questo bronzo w.« Passando dal principal gruppo alle circostanti figureI Buonarroti, Vetri amichi, p 157. 3 Spanhem., it- Callimac. , Ilymn. ioa Serv., in Virg., Georg., lib. i,ad lovcm , aJ v . 48V. 166.p- «9. sij.


TAVOLA XVI. 289Apollo APULU con un ramo della <strong>di</strong>letta sua pianta assistealla nascita <strong>di</strong> un fratello, <strong>di</strong> cui non ebbe il più soiuigliantenella beltà, nel privilegio della perpetua gioventù,nel consorzio delle muse jj : fin qui il Lanzi Quin<strong>di</strong> '. proseguendoapprovò r celione <strong>di</strong> chi sopra 1' alata Dea leggequella tronca epigrafe musam: ma a questa e ad ognialtra lezione preferì quella del Visconti , che ivi trovò ajv-JRJN cioè Noip'xv, la Parca : se non che veggendosi nel Discodopo la prima lettera espressa un' i ,preferì il vocabolomiran formato dalla soggiuntiva del greco <strong>di</strong>ttongo e dallaN ridondante forse per ei'rore <strong>di</strong> pronunzia , come nelgreco antico talvolta .«Era dottrina <strong>di</strong> Omero che nel dì della nascita ciascunoavesse dalla Parca un destino , e che quanto ella aN eascritto, come qui vedesi, o filato, come Omero si esprime ^fosse un incontrastabil fato ed una legge irrevocabile ,percui significare tien la Parca, e qui e in altri monumenti,un' ampolla dell" acqua <strong>di</strong> Stige con cui i giuramentiin cielo si sanzionavano ^. Scrive dunque la Parca lesorti <strong>di</strong> Bacco ,nel modo che Diana <strong>di</strong> se racconta averleassegnata le Parche, nel suo primo nascere, la sorte <strong>di</strong> soccorrerele partorienti fra le lor doglie '^ wLa Dea che dalla coscia <strong>di</strong> Giove tragge il nume infantesi reputa dal prelodato scrittore essere stata celebre fragli <strong>Etruschi</strong> . Nella nascita <strong>di</strong> Pallade dal cervello <strong>di</strong> Giove,rappresentata qui alla Tav. X , si vede alla destra <strong>di</strong> luiI MS. cit.% Iliad. , lib. XX, V. laS.4 Calliin., Hymn. iuDian., v. 21,etSI],3 Hesiod. , Tlieog., v. 785.S. IL37


290 DEGLf SPECCHI MISTICIneir atto <strong>di</strong> estrarre il parto la Dea Thana quasi Thiana,che i Latini non bisognosi <strong>di</strong> mutare il


TAVOLA XVI. 2y(ticasse che nella mitolo2;ia de' Gentili si annoverano dueLucine, 1' una Diana, l'altra Giunone *.Circa l'opinione del Visconti che quella sia Tallo o Tallonauna delle Ore convenientemente presente ai miraco^losi parti <strong>di</strong> Giove , riflette il Lanzi che le Ore note agliantichi sono Dice , Irene, EuT-i<strong>nome</strong>, quae opera maturafaciunt mortalihus hominihus ^; né altrimenti le nominaronoOrfeo, Museo, Pindaro, Diudoro , Apollodoro e Fornuto. Pili tar<strong>di</strong> si pensò a farne or <strong>di</strong>eci, or do<strong>di</strong>ci, unadelle quali fu Tallo ^. INe fa menzione anche Pausaniasotto <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Tallore , aggiungendo però che in Atene,ove ella era venerata, non segui vasi il parer comune circale Ore, ma una particolar tra<strong>di</strong>zione della città; e quin<strong>di</strong>è forse che Clemente Alessandrino 1 appella Tallo espressamentecome Dea degli Ateniesi. Or che una Dea sì poconota, o almen sì tar<strong>di</strong> fuori d' Atene; una Dea che in Roma,seguace tanto dell' etrusche superstizioni, non ha lasciatatraccia del suo <strong>nome</strong> , come poteva in Etruria esserestata sì celebre da collocarsi quale ostetrice <strong>di</strong> Giove , nonin uno de' suoi favolosi parti, ma in due? E com' ella inquesto Disco s' introduce quasi a Giove più familiare <strong>di</strong>Diana stessa, che pur tutti credevano la preside d' ogniparto ?Queste ragioni unite al simbulo della colomba, che né aGiove adulto può convenire, nò a Tallo, fan credere alLanzi che Talna quasi Thallina non sia che Venere , cuiveramente gli antichi dettero un fiore non aperto ,comeI VeJ. p. aa5. 3 Hygin., Fab. i83.a Hesiod. , Tbeog. , v. go3.


2^2 DEGLI SPECCHI MISTICIvedesi nella celebre ara Capitolina ', detto eaV/o; t^ai Grecie tha/us dai Latini. Essa è la Dea della germinazione:nec sine ea quidqnam <strong>di</strong>as in luniinis oras exoritur ^ :ella presiede alla natura, e dallo schiuderne ogni parto glifu in Roma consacrato 1' aprile '^, e secondo altri presiedeugualmente ai due istanti del nascere e del morire. Che seil Lanzi dovea proporre altra congettura sulla persona e suluome <strong>di</strong> Talna, confessa che non sarebbe stato alieno dalsospettarci una <strong>di</strong> quelle niiife celebri in Dodona , che a-vendo nudrito Giove in Creta ancor bambino, ebberopoi da lui in consegna il piccol Bacco, e lo nudrirono inNisa , Hyades qiias Pherecjdes Atlienaens nutrìces Liberi<strong>di</strong>xit ,quae Dodonides nyinphae vocaiitar ^, anzi lo accompagnaronoanco nei suoi \ iaggi e furono per ultimo cangiatenella costellazione delle la<strong>di</strong>Consentono nel chiamarle Dodonee più mitologi. In altrecircostanze sono <strong>di</strong>scordantissimi : e il volerli conciliareiti tutto ti-a loro saria lo stesso, come il Lanzi si esprime,che voler fra loro accordare i sogni <strong>di</strong> ceiito teste ^.Crede egli per tinto sufficiente all' uopo attuale il sapere<strong>di</strong>e la principale delle nudrici <strong>di</strong> Giove sia detta da alcuniAmaltea, ma da Igino Altea; e con lai consente in questo<strong>nome</strong> 1' interpetre Germanico, dove scrive /oi^/j infans mitrim<strong>di</strong>is Thenidac Althucac, ove debbesie.nendare Themi<strong>di</strong>1 Winkelmaan, Monument. incJ.per Germanicum inlav. 25.Lucret. , a de Rer. nal. , lib. i ,V. 23.3 Ovid. , Fast., lib. IV, v. 89.4 Vid. Fragment, Arai. Phoeaom.Lat. convrrsacum comment. niiper in Siciliareperto. Taurus.5 Munker. , ad Hygin. , Fab. 19,P 319.


TAVOLA XVI . 290ac AUliaeae. Or questa fra gli Etruclii soliti ad alterare inomi, e con metatesi, come in rauntha ^qv anuntia, e. conepentesi della ^ , coir\e m animi per anno, qnesV A/thaeaefegli <strong>di</strong>ce, facilmente <strong>di</strong>venne Thalìua o Tìialaa .Conosciutane l"* origine da Dodona, poterono, <strong>di</strong>stinguendolacon la colomba e come familiarissima a Giove, preferirlaad ogni altra ostetrice nel parto <strong>di</strong> Bacco; ed in questoaderendo a Ferecide farla <strong>di</strong> lui nudrice e compagna neiviaggi e nelle orgie. Prende valon^ il sospetto del Lanziper alcuni etruschi monumenti veduti da esso, come peresempio uno Specchio mistico non pervenuto alla miaraccolta, dove egli ravvisa una donna sedente che ha nellaspalliera della seggiola una colomba: tiene fra le bracciaun bambino con la corona d' edera, mentr' essa l' ha d'alloro: due piante che amò Bacco e se ne cinse fin dalla primaetà . Vide poi nel museo Corazzi in Cortona i vari bronzicol vocabolo Lenaphes , che trovato anche in una statuetta<strong>di</strong> Proserpina nel museo Obizzi <strong>di</strong> Padova, lo confermònel parere che i Lenaii o Lenati siano i cultori <strong>di</strong>Leneo. Fra que' bronzi è una donna con capelli <strong>di</strong> Baccantee colomba in mano, che in vigore de' nuovi lumi raccolti,non <strong>di</strong>screde esser una delle Dodonee venerate e invocatenelle orgie, e specialmente la principale, detta nelrinno <strong>di</strong> Orfeo Tppa^ da Servio Scisa, e forse Thalna inEtruria. Che se vero è ciò che il lodato sig. Heeren afferma, essere cioè la colomba un simbolo <strong>di</strong> Venere assairecente, si può dubitare se quella sfatua <strong>di</strong> Dea con colom-I Homer. , Ilyma. 11 , in Bacc , v. g.


2(^4 DEGLI SPECCHI MISTICIba in mano e con etrusca epigrafe a' pie<strong>di</strong>, e clie da tutti siè finora creduta Venere in vista della sua antichità, si abbiada reputare piuttosto una DodoneaA tali <strong>di</strong>scussioni ventilate da uomini versatissimi nel-1' antichità figurata nulla saprei aggiungere, dopo tutto ciòche ne ho scritto spiegando la Tav. X , non volendo insistereulteriormente sull' osservazione che tanto al cuculo<strong>di</strong> Giunone ', quanto al cigno <strong>di</strong> Nemesi ^, e alla colomba<strong>di</strong> Venere stessa è il prototipo ^ col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> genitrice ^Non sembra il Lanzi appieno convinto che la figura subor<strong>di</strong>nataal piano delle altre sia da credersi una Parca, secondor opinione del Visconti ^: <strong>di</strong> che sarà inutile muover<strong>di</strong>sputa per non potersene riconoscere l'effigie, attesala corrosione del metalloLa iscrizione poi è da rifiorirsi alla padrona o donatri-,ce Larchia Qusìa, <strong>di</strong> famiglia che leggesi in lapida latinain Arezzo Papianae filici^ e questa pure secondo il prelodatointerpetre è famiglia nota nell' Etruria antica.L' esattezza del mio <strong>di</strong>segno fa scoprire allo spettatoreciò che gli altri <strong>di</strong>segni a lui presentati meno accuratamenteeseguiti hanno tolto. Osservi egli pertanto che <strong>di</strong>etroad Apollo comparisce un quadrupede non ancora daaltri notato . Le fattezze ancorché guaste in vari contornilo caratterizzano per un daino. Ciò combina con unamia opinione, che superiormente alla testa <strong>di</strong> Giove non1 Vcd. ser. ii , p. 23o. 4 ^^à- P- -34'2 VeJ. scr. VI, tav. M, num. i, 3. 5 Ved. p. i84.3 Ved. ser. vi , tav. Q, num. 6.


TAVOLA XVI.2CjDsia già una maschera , come altri espositori suppongono ',giacché alla maschera scenica non si danno le chiome sìscompigliate, ma si a un leone la cui folta ed irla crinierasi assomigliò ai raggi del sole '. Né credo poi con altriche unitamente alla tenia sia qui per ornato una testa<strong>di</strong> leone perché accresca bellezza alla composizione,mentre 1' artista non si é curato neppure <strong>di</strong> porla nellame<strong>di</strong>a e più alta parte della periferia <strong>di</strong> questo Disco. Penso per tanto che se quella rabbuffata larva é dìleone, ciò che gli passa davanti alla bocca sia un serpe;si perché s' incontra in altri Dischi nella forma che qui sivede, ove è Bacco ; si perché lo ravviso egualmente passareper la bocca del leone in una pietra incisa, dove con emblematichefigure <strong>di</strong> animali si rappresenta i! passaggio delsole pei <strong>di</strong>versi animali figurati egualmente nello Zo<strong>di</strong>aco.Vedalo <strong>di</strong>fatti chi vuole nelle mie Tavole <strong>di</strong> corredo ^. Persimili motivi non so ammettere che Apollo sia spettat(>reozioso al nascimento del fratello ^, oche la <strong>di</strong> lui presenzarammentar debba soltanto esser egli considerato somiglianteal germano in beltà, in giovinezza ed in siffattinon valutabili pregi ^ . D' altronde qual relazione puòmai avere un daino con Apollo e con i descritti suoi pregi ?Il poema <strong>di</strong> Nonno Panopolita, dove si narrano le avventurecirca i natali <strong>di</strong> Bacco , spiega, a senso mio , tuttorenÌ2;ma. Ivi si canta che Semole invitò Giove suoamante a scender da lei sotto le sembianze del vero Toiuui-I Ved. p. 186. 4 Ved. p. 181.a Ved. ser. j , p. Bag. 5 Ivi.3 Ved. ser. vi , lav- G2 ,num. 4-


2t)6 DEGLI SPECCHI MISTICIte . Alle <strong>di</strong> lei brame aderì finalmente Giove per cui sio-enerò Bacco , il quale ora ve<strong>di</strong>amo riprodotto alla lucedal padre . Ma prima che Giove si accostasse alla vergineamata, prese <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> animali, fra i quali particolarmentesi nominano dal poeta il daino, il leone ed il serpe'j- che è quanto <strong>di</strong>re il sole incontratosi con la Verginedopo gli ardori estivi, per cui quella misera fu incen<strong>di</strong>ata,passa alla stagione <strong>di</strong> autunno occupata per lungospazio dal Drago celeste % segnato emblematicamente perquel serpe che occupa in frequenti spire la parte superioredel Disco, quale in altri monumenti ho notato •^, e frattantosi appressa alla costellazione del Lupo sottoposto alloScorpione ^: quadrupede che altri nominarono pantera ^,altri leopardo , altri fiera, altri semplicemente quadrupede''': animali per tanto consacrati a Bacco <strong>di</strong> cui solennlzzavansinell' autunno le feste 7 unitamente ai misteri . Nésaprei se più felice sviluppo si possa trovare in quell' Apolloche appunto vedesi nel Disco star presso al quadrupede, se non assomigliandolo al nume che trasformossi in daino^ nei suoi congressi con Semele, per cui ne venne lanascita <strong>di</strong> Bacco che tien lo scettro <strong>di</strong> autunno, ed a cuison principalmente de<strong>di</strong>cati i misteri 9.Che se vogliamo cercarne 1' allusione anco nel corso degliastri , si troverà che 1' equinozio autunnale era fissato1 Nonn. , Dionys. , lib. vii, v'. 3a2.2 Ved. p. i6y .3 Ved. ser. vi, tav. Ez, num. i .4 Ved. ser. vi, tav. La, num. 2,Lupus5 Marzian. Capell. , lib. viii, DeAstronom. , p 33g .6 Dupuis , De la Sphere et de sespari.. Toni, vi ,part. 11 , p. 473.^ VeJ. ser i, p. i49 •8 Nonn., Dionys., lib. vii, i'. 3 20,sc[.9 Ved. p. 110.


TAVV. XVI, E XVII. 2^7non solo dal tramontare del Toro, ma anche dal nasceredel Serpente, della Pantera, e del tramontare <strong>di</strong> Cassiopea,dove si effigiava una cerva. Il Leone, come ognun sa,è il solstiziale domicilio de! sole e <strong>di</strong> Bacco, e la pelle<strong>di</strong> daino o <strong>di</strong> cavriolo , che forma la nebride <strong>di</strong> Bacco , rappresentanoil cielo stellato 'Il Millin che ha riprodotto in piccola forma questo rinomatoSpecchio mistico, ed insieme con lui altri più modernimitologi ^ , non fanno menzione alcuna del quadrupedeeh' è <strong>di</strong>etro ad Apollo, né <strong>di</strong>ce il Millin spiegandolo più<strong>di</strong> quello che ho accennato <strong>di</strong> altri ^; soltanto varia nel parere<strong>di</strong> quella fiala che ha in mano la Parca, da esso credutaun vaso per profumar Giove. Ma le Parche, io domando,ebbero realmente P incarico <strong>di</strong> profumare Dei ?Sarei troppo prolisso volendo <strong>di</strong>re ciò eh' io penso <strong>di</strong> quellafiala, ma altri Dischi me ne daranno occasione.Trattai delle due figure segnate nella posterior parte delDisco vale a <strong>di</strong>re nella speculare <strong>di</strong> esso, per cui Specchiomistico appellasi. Vedale il mio lettore già ripetutealla Tav. IV, e ne legga la interpetrazione alle pag. 53e seguentiTAVOLA XVII.A render chiara 1' interpetrazione <strong>di</strong> questo Disco, mifa duopo il premettere alcune immagini <strong>di</strong> un antico poe-I Millia ,Galerie Mytholog., Tom. 2 Ivi, p. 5o.I, PI. Lxxi , num. 222. 3 Noan., Dionys. , lib ix, y. i85S. Il 38


2g8 DEGLt SPECCHI MISTICIma greco spettante a Bacco '. Nei più remoti secoli delmondo primitivo 1' Amore occupavasi <strong>di</strong> ripararne l


TAVOLA XVII. 2(^9sotfo mistiche forme <strong>di</strong> vari animali '. Ma la ninfa uoncontenta dei favori del nume, ambisce al vanto <strong>di</strong> essereseco lui qual si mostra in cielo a Giunone, cioè fulminige*ro e risplendente ^ So<strong>di</strong>sfatta la sua domanda, vuul vederee toccare avvampante 1' fulmine, e sull' istante la miserane resta incen<strong>di</strong>ata ^.II frutto <strong>di</strong> tali amori è salvato per le cure del sollecitoMercurio ^. E poiché quel feto non era maturo, Giove seipose nel femore per ivi attenderne a tempo debito il parto^La narrazione <strong>di</strong> questa favola, della quale esaminammola rajipresentanza nella Tav. precedente, ci scuopre il significatodel Disco nella presente XVII Tav. espresso. Giove è giàfra le braccia <strong>di</strong> Semele col fulmine al fianco. 11 suo voltoed il serto che ha in testa, lo mostrano simile al già \edutonella Tavola precedente. Il monile che porta sul petto, rammentalo splendore nel quale fu desiderato da Semele .Essa pure si mostra ornata <strong>di</strong> vezzi, pei quali Giove restòsedotto, e 1' amoroso loro congresso si occulta dal mantoche dalle spalle pende ad entrambi . Vedesi quin<strong>di</strong> a lato <strong>di</strong>Giove un giovine satiretto, voltato in modo come se fosseigrnaro <strong>di</strong> ciò che accade. E"li ha i(] mano due tibie cheriguarda come se le spregiasse alludendo forse alla già ,- riferitaarmonia, resa inutile a solle\ are i mali degli uomini, primache da Bacco fosse loro concesso il vino . Favoleggiail poeta che Semele incinta <strong>di</strong> Bacco prese gusto per 1' ede-I Ved. p. 246-. 4'^'' ^' 4o1'a Noiin. , Dioiiys. , lib. viii , v. 32a. 5 ILid. , lib. i.x , u. 3, s(j.3 IbiJ. , V'. 3go.


3oO DEGLI SPECCHI MISTICIra, <strong>di</strong> che tessendo corone ornavasene la fronte '. Nel Discove<strong>di</strong>amo l' edera stessa che fatta ghirlanda 1' orna ingiro . Aggiunge il poeta che la ninfa ricevè i favori <strong>di</strong> Giovein mezzo ai fiori che la terra faceva crescere in quellastagione ^, ed un fiore si vede per tale in<strong>di</strong>zio tra 'Isatiroe Giove in questo bronzoUn altro Disco ine<strong>di</strong>to <strong>di</strong> tal soggetto esiste nella R. Galleria<strong>di</strong> Firenze, che io non reco al Pubblico per decenza.Ivi più chiaramente si vede la intenzione <strong>di</strong> questi a-manti , ed un manto che più patentemente cuopre le spalled' entrambi manifesta che il concepimento <strong>di</strong> Bacco è misteroche debb' esser velato; sicché adattatamente si trovaripetuto in questi sacri Specchi, quali arnesi usati alla contemplazione<strong>di</strong> essi misteri, e non a versar liqui<strong>di</strong> nei sacrifizi^.La Semele del Disco Me<strong>di</strong>ceo or or descritta non ha leali: e <strong>di</strong>fatti non si trovano accennate neppure dai poeti.In questa del Disco presente le ha poste cred' io I' artistaper mostrare più scopertamente <strong>di</strong> che si tratta . Questa è1' immagine della Vergine celeste che arde pel calore del«ole, quando quest'astro lasciando ilsegno solstiziale del Leonepassa in quello della Vergine^ ch'egli assorbisce e rendeinvisibile agli abitanti della terra per tal posizione ^ .Qualche astronomo ha calcolato il solstizio estivo medesimoal segno della Vergine ^ in tempi antichissimi, ed alloramassimamente rappresentavasi la Vergine celeste con1 Ibid. , i'. IO. 4 ^^^d. p. 296, spieg. della tav.2 Ibid., lib. VII,!'. 35 1. aiiiecedenie .3 Ved. la spieg. della tay. v, p. 5 Bailly , Histoir de 1" Astron. an-9-2. e 101. cicu, , liv. u\ , § XI , p. yS.


TAVV. X-VIl, E XVIII. 3oile ali alle spalle ', come tuttora in antichi planisferi sivede '.La spiegazione attuale <strong>di</strong>chiarando la rappresentanza <strong>di</strong>questo Disco, serve <strong>di</strong> conferma all' antecedente della Tav.XVI, dove tentai colla favola stessa dar conto della presenza<strong>di</strong> Apollo al nascimento <strong>di</strong> Bacco, e del daino chegli è accanto, inosservato da altri; mostrando frattantocome queste favole siano realmente fondate sulla rivoluzioneannuale degli astri.Di questo Specchio mistico ebbi fino dal i8ic) un esattocalco in gesso dalla gentilezza del dotto e mio pregiatissimoamico sig. cav. Leopoldo Cicognara, che alloratrovavasi in Inghilterra , il quale mi scrisse <strong>di</strong> averlo calcatosuir originale in bronzo posseduto dal Sig. Paine Naight,presso del quale si trovano altri mistici Specchi <strong>di</strong>simil genere unitamente ad una doviziosa e scelta raccolta<strong>di</strong> bronzi antichi . Non darò conto dei bronzi antichi delprelodato possessore, ma sibbene degli Specchi.TAVOLA XVill.XTropongo all'esame dei dotti moderni questo misticoSpecchio, ancorché da altri già pubblicato e illustrato.Se nulla imparano da esso ;potranno almeno valersene perfar paragoni com' io son per proporre in seguitoII Gori elle fu il primo a farlo noto e pei rami e per1 Nonn. , Dyonis. , lib. ii , v. 355. a Ved. ser. vi , tav. V, num. 6.


^02 DEGLI SPECCHI MISTICIie dotte illustrazioni che a quello aggiunse ', scrisse che ilbronzo allora esistente nel museo Capponi porta le immagini<strong>di</strong> Castore e Polluce, pileati e vestiti <strong>di</strong> breve tunicae couerti <strong>di</strong> clamide. Ai loro pie<strong>di</strong> è situata un' anatrao un cigno, e superiormente una stella; dalle quali coseegli intende che gli <strong>Etruschi</strong> , da lui giu<strong>di</strong>cati gli artisti <strong>di</strong>tali arnesi, credessero questi Dei figli <strong>di</strong> Giove e dì Leda,colla quale il nume convertito in cigno si giacque. Aggiungeancora essere stato narrato che Giove trasformatoin una stella compresse Leda, onde nacquero i gemelliCastore e Polluce. Altri poi narrano anche <strong>di</strong>verse cose, edei nominati numi e <strong>di</strong> Elena loro sorella^, come esponeeru<strong>di</strong>tamente il Giral<strong>di</strong>-''Il Contucci che illustrando il museo Kirkerlano ha riprodottoquesto Disco medesimo, riconosce egli pure iDioscuri sì dalla stella eh' è in mezzo a loro, come dalcigno e dai berretti . Le altre particolarità se non sonoproprie dei Dioscuri, non son poi loro neppure in tutto contrarie.È conforme nel resto al già esposto dal Cori , e soloaggiunge che furono quei numi invocati presi<strong>di</strong> alla navigazioneed alForo ^Si aggiunge l'osservazione del Cori, che nelle are o neisepolcri ponevansi Castore e Polluce, come attesta Pausania^ , forse per allusione, com' egli crede, alla ricevuta efra loro permutata immortalità . Quin<strong>di</strong> egli vede uno <strong>di</strong>1 Gori , Mus. Etr. , Tom. i , lab.4 Contucci , Mus. Kirker. , Tom.tab. X, num. i, p. 4i'icxxviaTd. , Tom. ii , CI. ii , p. 252.3 Ilist. Deorum, Sjnt. v, p. 184.5 In Laconic. , siv. lib. 111, e. xiiip. 23S, et cup. XX, p. 260.


TAVV. XViil , E XIX . 3o3essi scolpito a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong> , ed un altro calzato, quasiché fardovesse viairgio all' inferno '. lo che ai <strong>di</strong>segni altrui nonfidandomi ne rinnovo 1' impronta dall' originale , come hofatto <strong>di</strong> questo Specchio che ho tolto dal Vaticano, dovepassarono i monumenti antichi dell' anzidetto museo Capponi^ trovo che noti sussiste la <strong>di</strong>fferenza dal Cori traveduta,ma che solo <strong>di</strong>fferisce qualche poco la calzatura dell'uno da quella dell' altro.Saranno da me in seguito Pubblicati altri monumenti <strong>di</strong>questo medesimo soggetto, che daranno <strong>di</strong> quelli non menoche del presente più esteso conto .TAVOLA. XIX.A maggiore schiarimento <strong>di</strong> quei giu<strong>di</strong>zi , che dagliespositori dei monumenti antichi figurati si portano sull' artedel <strong>di</strong>segno per deciderne circa Jo stile, l'epoca, 1' avanramentoe la decadenza ', io non credo superfluo produrreil presente <strong>di</strong> questa XIX Tav. , dove sembra che 1' arteficeabbia, per cosi <strong>di</strong>re, <strong>di</strong>menticato ch'egli trattava <strong>di</strong>rappresentarvi una figura umana, <strong>di</strong> che, a vero <strong>di</strong>re, neresta appena in questo bronzo 1' effigie . A qual' epoca dunqueassegneremo noi quello stile , e quel modo si sconcio<strong>di</strong> se 2: Il a re ? oÈ chiaro primieramente che 1' artefice nell' eseguirla nullame<strong>di</strong>tò che spe!tasse a quel bello, <strong>di</strong> cui non <strong>di</strong> rado siornano le arti, o che almeno aver sogliono tal pretensio-I Goti, I. cit a Ycd. p. 286.


3o4DEGLI SPECCHI MISTICIne. Qui pare a me che siasi voluto con questo segnoquasi geroglitico rammentare la <strong>di</strong>vinità, sia questa sottola figura del Fato, sia della Nemesi, sia della Parca ', osotto qualunque altra siasi denominazione ^. Ciò si deduceda una certa somiglianza con le figure <strong>di</strong> altri Dischigià da me pubblicati nelle Tavole in<strong>di</strong>etro ^.Ed in vero, se questi mistici Specchi servirono realmentenon già per le pubbliche cerimonie dei sacrifici, dove si e-sigeva un certo lusso ed una competente decorazione, maper le private me<strong>di</strong>tazioni degli iniziati ^, nelle mani deiquali noi li ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>pinti nei vasi ^, stimo superfluo ricercarein essi lo stile del bel <strong>di</strong>segno, 1' accuratezza deicontorni ed altri pregi dell'arte, giacché questi soglionsiporre a solo profitto dei lavori <strong>di</strong> manifesto e per così <strong>di</strong>repubblico apparato , e <strong>di</strong> lusso . A dì nostri è presso <strong>di</strong> noil'abile intagliatore in pietre e metalli cav. Santarelli, onordel secolo e dell' arte che esercita . E vedremo per questole medaglie attaccate alle corone, e le pietre per anelliin corniola da spargersi per la provincia eseguite coli' artee collo stile da lui praticati ?Me<strong>di</strong>tando per tanto in questi monumenti non verremoin cognizione del merito e dello stile delle arti presso gli<strong>Etruschi</strong> , vigente in quel tempo che fiirono essi da rozzamano eseguiti. INIolti <strong>di</strong> tal natura, eh' io non nominonenumero ,si trovano sparsi per <strong>di</strong>versi musei, chea mio parereconosciuti una volta che siano, perdono tutto quel pre-1 Ved. p. 7, 164, i65. 4 Ved. p. 249.a Ved. p. a-JS , ed altrove. 5 Ved. ser. v, tav, xxi , e p. ai6.3 \ed. lavv. i, xi , xii , xui, xiv.


TAVV. XIX, E XX. 3o5gio che dagli antiquari o dal volgo <strong>di</strong> essi vuoisi assegnarliTrasrso il <strong>di</strong>sei^-no del presente esattamente calcato dalroriginale esistente in possesso del eultissimo sig. PrioreLaurenti in Roma . Egli mi ha cortesemente trasmessi altri<strong>di</strong>segni <strong>di</strong> simili figure in Dischi <strong>di</strong> bronzo , dovecomparisce lo stesso metodo <strong>di</strong> segnare con più o menocelerità o <strong>di</strong>sprezzo . Altre se ne incontrano in varimusei, delle quali dovendo io ragionare in questa Serie, a-vrù luogo <strong>di</strong> riprendere la presente non poco singoiar figurain più minuto esauje, che meglio può compiersicol paragone <strong>di</strong> altri simili .TAVOLA XX.lon sufficiente probabilità la presenza dei Dioscuriviene ammessa nel bronzo della Tav . XV'Ill pel cigno chevedesi al basso della composizione; e la stella eh' è in altoconferma <strong>di</strong> più il supposto per le già allegate ragioniLa presente XX Tavola, che prendo a spiegare, ha parimentedue giovani con pileo sul capo, con breve tunica e conun braccio voltato ai reni, standosene <strong>di</strong> faccia 1' un l'altro,e portando ipie<strong>di</strong> nella positura medesima. In luogo delledue are che faccio osservare alla Tav. XVIII, qui si vedonodue liste, come se ad<strong>di</strong>tassero il piano <strong>di</strong> una soltanto,o qualche legame fra loro. Della stella che qui pure si vedetratterò altrove.Dietro i due giovani <strong>di</strong> questo Disco sono manifestamenteincisi due clipei o scu<strong>di</strong>, quasi timpani <strong>di</strong> metallo, de' qualialtrove tratterò ; servendo qui 1' accenno per mostrareche per tali si debbono tenere quegli equivoci segni che ve-S. //. OC)


3()6 DEGLI SPECCHI MISTICIdonsi <strong>di</strong>etro una delle figure della Tav. XVIII, del qual segnonon potrei dar conto senza il confronto <strong>di</strong> questo Disco. In fine la stella che <strong>di</strong>cemmo caratteristica dei Dioscurispiegando 1' altro bronzo, non meno che le già in<strong>di</strong>catecaratteristiche approssimazioni che fatte abbiamo fra igiovani <strong>di</strong> questo sacro Specchio e quei dell' altro ,Tav.XVIII, ci fanno credere <strong>di</strong>chiarati senza errore per i Dioscurisì gli uni che gli altriNon meno valida conferma della probabilità <strong>di</strong> quantosuppongo è il parere del Biancani avvalorato dal eh.Schiassi, il quale conformasi nell' ammettere che nìhil inhis patcrìs aliud exprimì ,quam Diosciiros ' . Con talsentenza <strong>di</strong>chiarasi, nell' occasione d' avere illustrato questoDisco medesimo % che io qui riproduco . Egli ne pubblicadue fra loro similissimi in tutto ^, e che esistono nelmuseo dell' Istituto <strong>di</strong> Bologna. Fra questi uno solo n' eleggoda riprodurre, perchè 1' altro formerebbe inutile ripetizione.Altre osservazioni fa il Biancani al proposito <strong>di</strong> questidue Dischi, de' quali riserborni a dar contezza suU' esempio<strong>di</strong> più monumenti relativi a questo soggetto medesimo.TAVOLA XXI.(hi mai vide Armonia, la <strong>di</strong>letta sposa <strong>di</strong> Cadmo,indossar le armi da guerra come nella presente XXI Ta-1 Schiassi, De Pateris antiq. ex 2 Ibid. , lab. Tiri .sche<strong>di</strong>sBiancaai, cpist. ii, p. 35. 3 JLid. , tab. vii .


TAVOLA. XXI. 007vola si vede incisa? Ti monumento che la contiene è pregevoleper la singolarità del soggetto; né saprei citarne altri,che guidar mi potessero alla sicura cognizione <strong>di</strong> questo.Ben la ravviso agi' in<strong>di</strong>zi non equivoci <strong>di</strong> circostanze cheraccompagnano.Son famose le nozze <strong>di</strong> Cadmo con Armonia, delle qualisi occuparono gli artisti più antichi della Grecia, poichévedevasene un b. ril. nel trono d' Amiclea da Pausania descritto, e dall' Heyne dottamente illustrato ' . Gli Dei concorsero,come sa ognuno, alla festa nuziale, evi portaronodei doni-, come lo esigeva il costume . Il più famosofra questi fu il monile <strong>di</strong> ]Miner\a, motivo <strong>di</strong> sciagure atutte coloro che lo portarono ^. Dunque il monile che hain bocca il cigno fa indovinare il soggetto. Qui si vedependente dal becco <strong>di</strong> questo volatile, come vedevasi puresospeso nel tempio <strong>di</strong> Adone in Cipro, dove si onorava laVenere Amatunta •'.1 moderni mitologi non altro credono dovere intendereper Armonia, se non che la musica personificata, o 1' armonicamelo<strong>di</strong>a che da quella <strong>di</strong>pende *. Come dar cenno <strong>di</strong>tutto ciò con un geroglifico ? L' artefice <strong>di</strong> questo Disco sen' è avvedutamente <strong>di</strong>simpegnato colf aggiungere un ciglio ,animale sacro al <strong>di</strong>o della musica ^, cui forse soltanto perbizzarria pose nel <strong>di</strong> lui rostro il monile, piuttosto clie ini Heyne, DuTròne d' Amycl., Veci- 79^-Conservatoire des scicnc. et des 4 ^al-il- Coni. , Mylbol. , lib. ix,arts, Tiim. v ,p. Ay . cap. xiv , p. 284-2 Nonn. , Dionys , lib. V , v. i25, 5 Cic. , Tusc. , lib. i, cap. xxx, Op.,sq. Tom. viii , p. aCoj .3 Pausaa. , Boeot. , cap. xli .p.


3o8 DEGLI SPECCHI MISTICImano <strong>di</strong> Armonia. In un b. ril. della villa Albani , dove sirappresentano le nozze <strong>di</strong> questa eroina, essa ha in manoil nominato monile' , che gli espositori notano come dono<strong>di</strong> Vulcano *. Chi volesse spiegare astronomicamente il significato<strong>di</strong> quel monile, che Nonno descrive artefattobensìda Vulcano, ma da Venere dato in dono ad Armonia ^, eformato da pietre preziose che figuravano il sole, e la lunae gli elementi , in<strong>di</strong>cati dai colori respettivi delle pietre analoghiad essi ^, potrebbe ravvisarvi il zo<strong>di</strong>aco allorché riconducendogli astri suddetti al punto equinoziale <strong>di</strong> primavera,pone gli elementi in armonico accordo fra loro ,per cuisi gode il dolce tepore <strong>di</strong> quella stagione che Venere genitricearricchisce ed orna <strong>di</strong> fiori e <strong>di</strong> piante , e <strong>di</strong> ognialtra germinazione. Che se così non fosse, a quale oggettor artista secondato avrebbe i mitolo2:i antichi nell' accozzamentodel monile con Armonia, la moglie <strong>di</strong> Cadmo? Aquale oggetto il poeta <strong>di</strong>chiarato avrebbe che il sole, la lunae gli elementi formavano il tessuto <strong>di</strong> quel monile or<strong>di</strong>toda serpi tra loro intralciati ? A chi resta ignoto che iserpi sono stati1'emblema dell' incontro dell' equatorecol zoidaco ^ ? L' epoca stessa del dono manifesta 1' enigma .Fu questa il dì dello sposalizio : così Cadmo, il Serpentario, Io sposo <strong>di</strong> Armonia tramontava al momento che ilsole sorgeva col Toro all'equinozio <strong>di</strong> primavera: e piùvolte <strong>di</strong>mostro in questi miei scritti che il tramontare de-1 Zoega, B. ril. aut., lib. I, tav. a, 3 Nonn. , I. cil., r. i36 .p. i5. 4 ^f"^- se- V, p. 129, i3a.2 Millin, Gal. Mythol. , Tom. ii, 5 Macrob. , Salurn., lib. i, cap. i^,p. g, num. .897 p- ^85.


TAVOLA XXI . 309gli astri è simulatamente accennato dai poeti col termine<strong>di</strong> concubito, o sposalizio dei numi o degli eroi '.Si può dar conto altresì della veste in guisa <strong>di</strong> Amazzone, e dell' elmo e dello scudo che la fanno comparire unadonna spettante alla guerra. Ciò allude principalmente allasua derivazione da Marte nel <strong>di</strong> lui congresso con Venere^nella rete preparata da Vulcano, avendo cantato ipoeti che se da quella unione illegittima nacquero il palloree I timore, che furono 1' obbrobrio delle armate, vennepoi a luce Armonia la sposa <strong>di</strong> Cadmo che restituì f o-nor della prole ^ , Come potea fare il <strong>di</strong>segnatore meglioche rappresentarla decorata delle armi e del coraggio delpadre? Si è detto <strong>di</strong> più dai poeti, cioè che non figlia,ma sposa <strong>di</strong> Marte, Armonia <strong>di</strong>venne madre delle Amazzoni^ ; e <strong>di</strong>fatti qui par che 1' artista seguir volesse unsiffatto <strong>di</strong>visamento ,poiché <strong>di</strong>e forme ali' elmo <strong>di</strong> Armoniacon apice incurvato avanti, come dalle Amazzonicostumavasi ^. Dicono anche i mitologi più moderni cheArmonia si finse la figlia <strong>di</strong> Venere e <strong>di</strong> Marte, non soloperchè la forza della musica ristora gli animi oppressi,ma perchè gli eccita al coraggio della guerra ^: congetturenon spregevoli , ma neppur utili perchè prive <strong>di</strong>base sull'autorità degli antichi.Noi vedremo frattanto nei monumenti che seguono, comeleAmazzoni spacciate per figlie <strong>di</strong> Armonia rappresen-I Ved, ser. i , p. 45 , 5o. 5 Ved. ser. v, tav. XLVii , e ser.a Hosiod. , Theogon., i'. g33, sq. vi, lav. S2 , num. 2 .3 Ibid., i*. 937. 6 Nata). Cora., Mytholog . lib. ix,4 Apoll. Rod., Argonaut. , Iib. n, cap. xiv , p. 384-V. 990 .


3lO DEGLI SPECCHI MISTICItano gli elementi , che pe' i loro tempestcsi e quasi maizialicontrasti cagionando le calamità dell' in\'erno, son finalmentesuperati dalla prevalente estiva forza del Sole, simbolicamenteespressa dal grifo ', che vedemmo ' affrontaree vincere la debole guerriera in umetta effigiata peremblema dell' anima , che a similitu<strong>di</strong>ne degli elementi unitasicolle spoglie mortali vi si trattiene in contrasto conle vicende del mondo ^ , e colle proprie passioni '* . Dunquenon è male a proposito ammesso alle Amazzoni ^, comead Armonia lor madre 1' abito guerriero . Per un' allegorianon da questa totalmente <strong>di</strong>versa ve<strong>di</strong>amo i Coribantitrattar la musica e 1' armonìa con armi da guerra .Ci <strong>di</strong>cono poi, ancorché simulatamente, i mitologi da meesaminati, che a tenore dei pensamenti dei Pittagorici 'riferi vasi la sposa <strong>di</strong> Cadmo all' armonia delle sfere celesti.E dalla in<strong>di</strong>cazione che ho data degli elementi componentiil <strong>di</strong> lei monile, resulta che Armonia figlia <strong>di</strong>Marte e <strong>di</strong> Venere, nata dall' intima unione del fuoco edella forza germinatrice è simbolo della potenza invisibileche circola nell'universo. Con Armonia confusa l'armoniadei principii o sia degli elementi, si trova che da essa<strong>di</strong>pende la vita <strong>di</strong> tutti gli esseri , fissando 1' equilibrionegli organi dei viventi e dei vegetanti , secondo le dottrinedei già citati Pittagorici . Si legge <strong>di</strong>fatti nel poema<strong>di</strong> Nonno , come Giove <strong>di</strong>chiarossi grato a Cadmo sposo <strong>di</strong>Armonia ,per avere ornate con la sua lira le porte dell' Olim-1 Ved. ser. vi,tav. Ra, num. i. ser. i.a Ved. ser. i, tav. xlii. 5 Ved. ser. vi, tav. Qa, num. 3,3 Ved. ser. i, p. 3 5o. e lavSa , num. a .4 Ved. la spicg. della tav. M della 6 Natal. Coipit. , 1. cit.


TAVOLA XXI . 3 1 1po, volendo Giove medesimo accompagnare i canti del suoImeneo con i concerti della celeste lira '. Si le^2:e inoltre nellostesso poema come Cadmo fabbricò Tebe, la quale dovearappresentare in compen<strong>di</strong>ata siniilitu<strong>di</strong>ne 1armonìa universaledel mondo ' : ed ivi erano sette porte che alludevano, secondo il poeta, alle sette sfere del mondo, ciascunadelle quali consacrata a un pianeta ^. La porta <strong>di</strong> mezzo erade<strong>di</strong>cata al sole Cosi ''. in un inno al sole si legrsfe che allaquarta porta , che è me<strong>di</strong>a fra sette , sta situata 1' armonìauniversale ^. Questi pianeti portarono il <strong>nome</strong> altresì <strong>di</strong> Cabirio gran<strong>di</strong> Dei , al <strong>di</strong>sopra de' quali era situato il cielo deifissi , come nell' esame <strong>di</strong> questi mistici Specchi avrò luogo<strong>di</strong> ripetere. Ora soltanto mi resta a notare che appunto iCabiri formano uno dei più frequenti quadri delle sacrerappresentanze <strong>di</strong> questi bronzi , vale a <strong>di</strong>re che ivi si trattadei vari aspetti del cielo , degli effetti che la celeste armonìa,dalla <strong>di</strong>vina provvidenza guidata, opera sulla naturae sul mondo intiero, la qual provvidenza noi vedemmo altrove^ personificata, come personificata ve<strong>di</strong>amo la celestearmonìa in questo Specchio della Tav. XXI, e come vedemmoi Cabiri a questa relativi nelle Tavv. XVIII e XX,e vedremo nel seguito degli Specchi mistici .Ivi dunque sempre più mi confermo essere impressecose spettanti ai misteri del cielo 7 e della provvidenza *, e1 Nonn., Dionys., lib. II, ^'. 663. Ved. Dupuis , Rei. univers., Tom.2 Id. , lib. V , V. 87 . Ili , par. i , cap. vi , p. 124.3 Ibid. , V. 68. 6 Ved p. aSj e seg.4 Ibid. , r, 84. 7 Yeà. p. 97 e 200 .5 Miirlian. Capella ,Ilymn. in Sol., g Ved. p. 2676 scg.


5l2 DEGLI SPECCHI MISTICInon già relativi ai sacrifizi j al cui uso come patere credevasiche fossero stati adoprati • . Le inferpetrazioni dei vasi fittilidaranno, unitamente con quelle <strong>di</strong> altri Specchi mistici,maggior luce al presente.Questo monumento fa trovato a Viterbo, e rimessomeneun esatto calco tratto dal bronzo stesso mercè i favoridel sig. conte Gentili , che me Y ha inviato cosi ine<strong>di</strong>tocom' io Io reco al pubblico .TAVOLA XXII.Ri.ide probabilmente chi vede sì ri<strong>di</strong>cole e sconcefigure non solo ammesse in questa mia raccolta <strong>di</strong> antichimonumenti, ma custo<strong>di</strong>te cautamente nei gabinetti destinatialla conservazione delle opere d'arti antiche e moderne. Non altrimenti ridea Cambise all' aspetto dei numi Fateciche in forma <strong>di</strong> goffi e panciuti pigmei si adoravanoin Memfi '. Se peraltro ammettiamo che gli artisti nona caso, ma guidati da ragionevole motivo operassero, dovremoconseguentemente pensare, che la deformità <strong>di</strong> questein<strong>di</strong>cate figure provenga o da imperizia dell' artefice,o da infanzia o decadenza dell'arte, o da qualche ideaconvenuta che unir si volle a quelle forme ; le quali considerateora come semplici imitazioni del corpo umano , cisembrano quali sono realmente strane e deformi. Applicatoun tal concetto alla figura <strong>di</strong> questa XXII Tav., si cer-I VeJ. p. 4^ a Herod., lib iii , cap. 16, p. ad.


TAVOLA XXII.3l3chi per quale degl' in<strong>di</strong>cati motivi si mostra <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segnoeccessivamente scorretto .Manca essa delle principali membra nel volto , ed inmodo, che staccato quel capo dal busto, non si ravviserebbealtrimenti spettante ad umana figura. E qual sarebbemai quell'artefice che s'impegnasse a scolpire in bronzo,come qui si è fatto, senza neppur sapere che al capo u-mano vanno aggiunte le proprie membra, naso, bocca, occhied orecchi? Quella specie d' occhio che tien luogo anched'orecchio, contiene una linea retta che è fiaori d'ogniimitazione del vero .La situazione delle gambe in perfetta espressione <strong>di</strong> attivitào piuttosto <strong>di</strong> celere moto, escludono quello stile dall'attribuirsi ad imperizia d' artefice, come pure ad infanziad'arte la qual'arte tar<strong>di</strong>, secondo il Winkelmann , aggiunser imitazione del moto fra le ultime regole immaginateper dare plausibile esecuzione ali umana figura ' . Noi ve<strong>di</strong>amoper vari esempi da me riportati, con qual <strong>di</strong>ligenzae con quanto sapere sono espresse alcune figure etruschele quali per esser più accosto all' infanzia che alla maturitàdell' arte , non hanno movimento alcuno in<strong>di</strong>cato nei loropie<strong>di</strong> ^ : ciò che più ancora si nota nei monumenti e-giziani ^. Manca in somma nella figura che esamino quelsecco, quel semplice e quell' immobile, che secondo avverteil Cicognara, forma il carattere dell' arte che sorge per <strong>di</strong>ìWinkelmann, Hist. de l'Art chez Y , num. a, Za.les anciens , liv. i, cliap. i, Ouv. 3 Ved. ser. ti, tav. Z, num. a, ^,Tom. I, p. 21. Ba , num. 2.2 Ved. ser. vi, tav. A, C,D, E,S. II. 40


5l4 DEGLI SPECCHI MISTICIridersi alla perfezione ' . Lo stile dominante in questa figura,sebben sia notato da un <strong>di</strong>segno che pende al goffoe contorto e da una franchezza soverchiamente affettata,che furono i vizi <strong>di</strong> un' arte che andava a perdersi ,puremantiene una proporzione in tutto I' insieme ben lontanada quello stile che toccava evidentemente il tempo <strong>di</strong> suadecadenza. Le opere che sono a contatto con 1' epoca <strong>di</strong>tal decadenza, da me riportate in questi rami ,più che lemie parole il <strong>di</strong>mostrano . Espongo un capitello del museo<strong>di</strong> Volterra ' giu<strong>di</strong>cato del secolo IX ^ ed un b. ril.esistente in IMilano *, del quale dal prelodato Cicognara abbiamor epoca certa per iscrizione del secolo XII ^ In questimonumenti de bassi tempi fu portata ogni cura dai loroartefici nel delineare le facce e i capelli, non curandoverun' altra proporzione in tutto il resto del corpo . Quiall' incontro ve<strong>di</strong>amo la testa più trascurata d' ogni altromembro della figura. Se non v' è <strong>di</strong>ligenza in veruna parte<strong>di</strong> questo <strong>di</strong>segno, potremo ciò attribuire alle ragioni medesime,per le quali si vede negletto quello <strong>di</strong> una testache feci osservare in un vaso <strong>di</strong>pinto ^ , ed in una figuraquasi a questa consimile <strong>di</strong> un altro Specchio mistico 7.Restami dunque adar conto della deformità <strong>di</strong> questo volto,non proveniente dal <strong>di</strong>fetto d' arte per le ragioni espresse<strong>di</strong> sopra .Ha ormai provato assai chiaramente il Visconti che gli1 Cicognara, Storia della scult., Voi. 4 ^'^d- ser. v, tav. T3 , num. a.I, lib. Ili, cap. I, p. 307. 5 Cicognara, lib. iii , cap. 11, p.2 Ved. ser. vi, tav. B3. 317.3 Tempesti, Antiperistasi Pisane, 6 Ved. ser. v, p. 43-<strong>di</strong>alog. 1, p. 34. 7 Ved. tav. xix, p. 3o3, seg


TAVOLA XXII.3l5antichi artisti convennero <strong>di</strong> rappresentar la Nemesi conun braccio alzato , e lo tennero pel più caratteristico de' suoisimboli, col quale non solamente la giustezza in<strong>di</strong>cava dellaretribuzione, ma rammentava ai felici la giusta misuraonde non abusar de' lor beni e del loro potere ': avvertenzach'egli ratifica me<strong>di</strong>ante autorevoli citazioni^. Se dunquealtrove <strong>di</strong>ssi che questa nuda femminile figura degliSpecchi mistici rappresenta la Nemesi, qui ne trovo maggiorconferma nel braccio che tien sollevato, simbolo <strong>di</strong>convenuta espressione del cubito, e perciò <strong>di</strong> una misuraper cui si legge in antico epigramma greco citato dal Visconti:Lei>o in Nemesi il braccio. A che? <strong>di</strong>rai:Uomini, annunzio a voi misura in tutto ^ .Ora è da cercare se una simile idea siasi voluta esprimerenell'orrore del volto qual altro segno convenzionale<strong>di</strong> essa. Appren<strong>di</strong>amo da Plinio che Nemesi cos'i propriamentedetta, sebben venerata in campidoglio, non aveapoi neppur <strong>nome</strong> latino ^: sopra <strong>di</strong> che dottamente rifletteil Visconti che il suo <strong>nome</strong> greco equivalendo ad in<strong>di</strong>cazionese derivato da ^i^kjì^ ,e a <strong>di</strong>stribuzione se derivatoda us'fxu, non poteva trovare nella lingua latina una vocecollettiva dei due significati spettanti a quel nume, equin<strong>di</strong> nominata con greco vocabolo ^. Da questa rifles-1 Visconti, Mus. P. Clem. , Voi. 3 Ivi , not. i , ap. Visconti , 1. cit.Ji. p- 93- 4I^lin-. I^'at- Hist, lib. xxvili , e.2 Aniholog. Graec. , lib. iv, cap. v, p. 447-12, epigr. 73 , ap. Visconti, 1. 5 Visconti, 1. cit., p. ga, not. (2).cit.


5l6 DEGLI SPECCHI MISTICIsione si fa manifesto che la Dea col suo culto fu greca <strong>di</strong>origineOra voglio aggiungere, che la Nemesi greca fu da alcuniscrittori considerata la stessa che Bubaste [jresso gliEgiziani ' ; mentre altri scrissero che volendo grecamenteinterpetrare 11 <strong>nome</strong> Tithrambo degli Egiziani trovasi corrispondentead Ecate ' : voci che ponderate per le dotteriflessioni dell' lablonski esprimono ira e furore ' . A questoproposito io rammento aver mostrato altrove, che gliartisti dell' antichità d' Italia rappresentarono 1' ira e il furoreper mezzo <strong>di</strong> una figura con faccia larvata , deforme ^e d' orrido aspetto . Torno agli scrittori per trarne altri piùvalevoli esempi , somministrandomene uno Apuleio laddovetrattando <strong>di</strong> Ecate così scrive: sìvetuCeres, seu nocturnisulalatibus horrènda Proserpina ^ triformi fade , larvalesImpetus comprimens ^ . E non son eglino queste e-spressloni eccitanti spavento? Si aggiunga un antico scoliastedove commenta che Ecate era formidabile incutendoterrore, e mandando fuori orride larve che si chiamavanoEcatee ^. Difatti anche Virgilio unisce la notturna E-cate invocata con urli alle Furie nitrici 7, le quali furonoanch'esse rappresentate d'orrido aspetto ^.Tutto ciò mi fa credere che non già per ignoranza, maX Nicomach. ©eoXoyojftsvuv ioiBu-ri- 4 Ved. p. 122, e ser. i, p. y3.Tixuv, ap. Pholiutn, in Bibliolh., 5 Apul. , Metamorph. ,lib. xi ,cod. cLxxxvii, p. ^S\. post. init. , p. 238 ,sq.2 Epiphan. , advers. Haereses, Tom. 6 ApoUon. Rhod- , Argonaut. , lib.II, lib. Ili, p. 1093. Ili, V. 860, seg.3 lablonski, Opusc. , Tom. 11 , S 7 Virgil. , Aeneid, , lib. iv, v. 609.X , p. 3;. 8 Vcd. ser. i, p. 245.


TAVOLA XXII. 3l7per volontà me<strong>di</strong>tata siasi dall' artefice voluto dare al voltodella Nemesi un orrida e spaventevole deformità corrispondentealle frasi d' ira e <strong>di</strong> vendetta che sentimmo e-spresse dagli scrittori,- sopra <strong>di</strong> che tornerò nuovamente ariflettere in seguito .Traggo il presente Specchio mistico da quel che si conservanonell'Istituto <strong>di</strong> Bologna pubblicati dal eh. sig. prof,canonico Schiassi, dal quale <strong>di</strong>chiarasi propriamente unaignota Dea , mancante <strong>di</strong> simboli per riconoscerla , e soloalata e perciò reputata Dea dal Biancani per esser,le a-li attribuite solo agli Dei . Annovera il prelodato Schiassila varietà dei nomi che a simili donne , frequenti nei Dischi, dagli antiquari furono attribuiti, cioè Cloto Libitina,Venere infera, Proserpina, Ecate ', Parca •*,, IMorte ^;alle quali applicazioni <strong>di</strong> nomi muove alcune opposizioniassai dotte il Biancani, sostituendo a tali appellazioni quella<strong>di</strong> Notte, che per le gran<strong>di</strong> ali sembragli più convenientementeadattata alla nostra figura e crede perciò questobronzo usato già come patera sacrificiale nelle funebri cerimonie*'.Richiamo qui 1' attenzione del mio lettore , affinchè riflettache se la figura in esame non fu concordemente interpetratada ognuno con egual significazione, fu peraltrobastante a dar <strong>di</strong> se un' idea <strong>di</strong> terrore, come rilevasi dai1 Schìassi, de Paten's Antiquor. xvi, p. i85.ex schcJis Biancani, tab. iv, p. 4 Dempster, , Paralip. ad Rosin.i3, sq. Anliq. Roni. , lib. v, cap. xxx .2 Gori. , Mus. Etr. , Tom.ii , p. ad calcerà, p. 55o.i8G. 5 Biancani, ap. Schiassi, 1. cit.,3 Id. , Tom. ni, Dissert. ni, cap. p. 33.


3l8 DEGÙ SPECCHI MISTICIvari numi che gli attribuirono, vedendola sì deforme; tantochéil geroglifico mantenne sino a noi 1' espressiva significazionevoluta da chi 1' ha <strong>di</strong>segnata ed incisa.Il braccio alzato è pure un geroglifico , il quale avrebbeforse scoperto il soggetto a chi prima <strong>di</strong> me se n' è occupato, se vi avesse prestata quell' attenzione medesima cheportò neir esame della deformità del suo volto e nelle gran<strong>di</strong>ali , delle quali parlerò altroveTAVOLA XXm.loloro che le feste misteriose <strong>di</strong> Cerere hanno descritte,<strong>di</strong>cono che gli Dei comparivano in esse, ma sottovariate forme », che tutto era scoperto nel santuario, eche la <strong>di</strong>vinità intiera empiva ogni luogo in quel momento".Se pertanto Apuleio chiama polinomia la Dea deimisteri, fa d' uopo che anche in questi Specchi mistici, dovese ne contiene, come altrove <strong>di</strong>cemmo, 1' effigie ^ , si mostrise non sotto nomi <strong>di</strong>versi , almeno sotto <strong>di</strong>verse formee con <strong>di</strong>versi attributi, orla genitrice del genere umano^, or la conservatrice e rimuneratrice <strong>di</strong> esso ^, or lapunitrice de' suoi delitti secondo le leggi della <strong>di</strong>vina giustizia^j senza <strong>di</strong> che non avremmo vedute pe' i musei alcune<strong>di</strong> queste figure pantee come gli attributi riuniti in es-1 Salnt-Croix , Les Misleres du pa- 3 Ved. p. Si 6.gan.,Tom. i ,Art. iv , p. Sjg. 4 ^^^- P- '^5.2 Tertull. , adv. Valeiit. , e. i, Op. 5 Ved. p. io5.Tom. IH, p 524. 6 Ved. ser. i, p. io4, seg.


TAVOLA XXIII. 319se <strong>di</strong> Cerere, <strong>di</strong> Nemesi, della Fortuna ^ della Vittoria,della Speranza 'Ciò che la <strong>di</strong>vina giustizia ebbe <strong>di</strong> più severo, simboleggiavasifrattanto per la Nemesi : <strong>nome</strong> in certo modo collettivo<strong>di</strong> Giove ultore, <strong>di</strong> Parca, <strong>di</strong> Ate e <strong>di</strong> altri malignidemoni che si trovano a quello sostituiti in Omero ,in Eschilio, in Erodoto quando non usano il <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Nemesi ^: <strong>nome</strong> che ancor meglio equivale a quello <strong>di</strong>Cerere o <strong>di</strong> Ecate ,quando <strong>di</strong> queste si vuol esprimere losdegno ^ , e perfino delle Furie medesime quando si occupano<strong>di</strong> vendetta ^: <strong>nome</strong> in fine proveniente, secondol'Herder, da ^ta-M e ve^saastv, ch'egli allude alla severità dellagiustizia, volendo che 1' idea fondamentale sia <strong>di</strong>spiaceree segreto rimprovero ^ <strong>di</strong> che ho dato analogo saggioaltrove ^. Difatti nell' inno a Nemesi attribuito ad Orfeosi fa menzione specialmente della <strong>di</strong> lei severità, come puredella impossibilità nei mortali <strong>di</strong> sfuggire i giusti <strong>di</strong> leirimproveri. Eccone alcuni squarci: « Alata Nemesi....Dea d" occhi severi ^figlia della Giustizia... che scaccilungi da te V atra invi<strong>di</strong>a . . . Siei tu la scorta dei passid'ogni mortale senza esser veduta, facendo umiliarela testa loro superba . . . Voglici esser favorevole o <strong>di</strong>vinaamministratrice della giustizia , alata JSemesì . ... la1 Visconti, Mus. P. Clem. , Tom. 4 I^' "ot. (3).IV, p. 54. noi' •(2) 5 Herder, Nemesis symbol, moral2 Bòttiger, Prolus. de Nemesi He- des anciens, dans le Conservalo!rodotea , Orat. duorum luven. in des sciences , et des arts , Tom.Acad. <strong>di</strong>scedentium , ann. 1793, \i , p. 35ò, net. (i).p. 4) et6'i3. Ved p. 3 16.3 Ved. p. 3 16, noi. (5).


320 DEGLI SPECCHI MISTICIpiti grande delle Dee . . . che tutto ve<strong>di</strong> . . . Divina potenza, a cui i mortali da te colpiti da irrevocabile decretointimoriti curvano la fronte sottoil tuo freno, poiché nientepuò sfuggire alla tua cognizione ' "Da tutto ciò argomentarono i dotti interpetri dell' antichità,che questa Dea figurar si dovesse in aspetto <strong>di</strong>punitrice =* che anche da lontano ferisce, e che ad evitarei <strong>di</strong> lei gastighi non vale la fuga, come l'inno accennatorammenta j e ne adducono in prova, che in alcunefionda antiche si legge fi/giiivi peristis ^. Tale fu il pensamentodel Buonarroti, il quale ne argomentò che Nemesipotesse essere stata rappresentata con la fionda in mano^ ; e ne addusse in prova un medaglione ,ove gli sembrò<strong>di</strong> vedere Nemesi quasi a<strong>di</strong>rata, con la sinistra sul fiancoe con la destra alzata , in atto <strong>di</strong> scagliere la fionda ^La Tav . XXIII che illustro ha in quella Nemesi che cipresenta, qualche cosa <strong>di</strong> analogo a quanto si espose dalBuonarroti. Se osserviamo la sua mano sinistra ci vedremouna certa appen<strong>di</strong>ce portata in modo che sembra <strong>di</strong>fattiuna fionda, il cui laccio sì avvolge alla mano. Il <strong>di</strong>lei volto serba pure <strong>di</strong> quell' orrido e severo , che in unamaniera troppo eccedente vedemmo segnato alla Nemesidella Tav. antecedente . Nel resto conformasi alle altre figureche per Nemesi ho già <strong>di</strong>chiarate ^.1 Orph. , Hymn. tx, Op., p. ìSg. 4 Buonarroti, Medaglioni ant. , p.a Ved. p. 817. 224-3 Vid. Lipsium , lib. iv , Dialog, 5 Camps, Miis. , Selecta jXumismataIII, poliorcet. , Op. , Tom. n , p. in aer. max. mod. , p. 109.6 Ved. tav. 1, tiii, p. y 168.,


TAVV. XXIII E XXIV. 321È ine<strong>di</strong>to questo bronzo :, da me copiato sull'originale e-sistente nella R. Galleria <strong>di</strong> FirenzeTAVOLA XXIV.LJ n solo esempio recato in mezzo a provare che laNemesi degli antichi ebbe in mano la 6onda, come opinòil Buonarroti ',potrebbe lasciar perplesso il lettore sullafiducia nella quale vorrei condurlo nell' aderire a quelgrande archeologo, fin dove peraltro non vi si oppongonoaltre osservazioni contrarie. Quin<strong>di</strong> è che a maggiormenteconvincerlo, produco in questa XXIV Tav. un'altra Nemesi, che suir esempio dell' antecedente già esposta ha parimente,per quanto a me sembra, una fionda nella manosinistra, tenendo la destra abbassata; e ripeto a talproposito il sentimento del Buonarroti medesimo, che Nemesitenga per lo più bassa la fionda quando <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong>avere in certo modo fermato il corso dei gastighi 'Nella Tav. presente si vede propriamente qualche cosa<strong>di</strong> figurato nel fondo della parabola, formata dalla cordadella fionda che tiene in mano la nuda figura, lo che sipotrebbe credere il sasso che debbesi con essa gettare . Main sì rozzi monumenti non è facile il determinare la qualitàdegli oggetti che vi si mostrano. Tuttavia per esserquesto <strong>di</strong>segno una ripetizione dell' altro, può <strong>di</strong>minuirenelle osservazioni qualche incertezza.1 Ved. p. 820. ant. , p. aajaOsserv. sopra alcuni medaglioni5 //.41


322 DEGLI SPECCHI MISTICIOra è altresì da notare che il Winkelmann scrittore assaidotto nella iaterpetrazione delle allegorie, ammettesenza <strong>di</strong>fficoltà che la Nemesi, abbia avuta la fionda perattributo ''. L'Herder che scrisse un trattato sulla Nemesi,come simbolo morale degli antichi , ripetè che a questadeità fu data la fionda per suo particolar <strong>di</strong>stintivo '. Maì prelodati scrittori hanno contrario il Visconti, il qualeavverte sagacemente che gli antichi non parlano mai dellafionda <strong>di</strong> Nemesi , e crede sempre un fileno quel simboloche dalla manca le pende , sì nelle medaglie come in altrimonumenti ancora -^ Di tal sentenza par che siano anchei numismatici più esatti e più generalmente versati nellascienza nummaria, mentre né il Raske , né il Bestini, né ilMionnet, né l'Eckel, né altri <strong>di</strong> tal <strong>nome</strong> che ho esaminati,ravvisano veruna fionda nelle mani <strong>di</strong> Nemesi,ma bensì un fireno da cavallo . Forse vollero essi seguire ilsilenzio degli antichi scrittori, forse gli uni aderirono alsentimento degli altri, forse la piccolezza del tipo inmedaglie non permise il <strong>di</strong>scernere con precisione ciò chesiavi espresso .Nelle due Tavv. che ora espongo non ha luogo quest' ultimocaso , mentre la grandezza maggiore del tipo rende più visibiler osfiretto che vorremmo conoscere . Forse avverrà cheda questo, e da quanto ne insinua il Buonarroti potranno inumismatici trarre altri lumi a favore <strong>di</strong> una miglior cogni-1 Winkelmann, Essai sur 1 alle- re des sciences , et des arts,gorie, p. 54- Tom. vi, p. 876.a Herder, Nemcsis, simbol moral 3 Visconti, Mus. P. Clem. , Tom.des aiiciens Vei). Coiiscrvatoi- 11 , p, 93 , net. (2)


TAVOLA XXIV. 323zione delle medaglie, ove esse realmente ne presentino ildubbio. Aggiungo frattanto a maggior lume <strong>di</strong> questa materiacbe oltre i due Dischi delle presenti XXIII e XXIVTavv., che ine<strong>di</strong>ti ho tratti dalla R. Galleria <strong>di</strong> Firenze,un altro ve ne ho notato pure ine<strong>di</strong>to, dove si vede precisamenteil medesimo simbolo, che resta in dubbio se frenoo fit)nda si debba credere.In qualunque modo sembra da tenersi per fermo , chela deità si frequente in questi Specchi sia quella stessa cheda Apuleio fu accennata con molti nomi, fra i quali si annoveraNemesi ' , e qui particolarmente la Nemesi ultrice %che non dovea sfuggire alla cognizione ed al culto degl' i-niziati , sebbene le dottrine loro prendessero sviluppo nellecelesti ed astrifere allegorie. Imperocché j secondo Macrobio, per la Nemesi punitrice dell'orgoglio s'intese talvoltala forza solare, che offusca pel suo splendore ogni altrolucid' oggetto , mentre che gli oscuri si mostrano peropera della sua luce ^ , eh' è quanto <strong>di</strong>re doversi abbassar lasuperbia ed esaltar la modestia: massima che dedotta dauna fisica osservazione dovette assai figurare in questi Specchispettanti ai misteri, dove insegnavansi più fisiche dottrineche religiosi dogmi -i, e dove in sostanza cercavasid' igentilire il contegno degli uomini ^ colla morale chein quel tempo era staccata dal culto <strong>di</strong> religione ^.1 Apul. , Metamorph., lib. xi, p.24i' 5 Ved. Lenoir , La Fr. massonerie2 Ved. p. 3ig, sg. rendue a sa verit. orig , p. 23,3 Maciob. , Satur. , lib. i, cap. xxu ,Ved. ser, v, p. 29.p. 307. 6 Ved. Cicognara , .Storia della srnl-4 Cic. . de Nat. Deorum , lib. i, tura, Voi. i, lib. 11 , e. i, p. 14


324TAVOLA XXV.G,(hi ha pratica de' monumenti antichi ammetterà,cred'io, che questa figura espressa nella presente XXVTavola sì frequente nei Dischi , non si trovi ripetuta altrovesotto le medesime forme . Se ne cerchi dunque il motivo.Credo che <strong>di</strong> ciò non verremo in piena luce sifacilmen«te , a meno che non vogliamo ritenere una qualche ipotesi perdato certo . Ci è noto a tal proposito eh' Erodoto narrandole forme che aveano alcune <strong>di</strong>vinità da lui vedute in E-gitto, soggiunge queste parole: «la ragione per cui si rappresentavanocosì non debbo <strong>di</strong>rla ' w.Pausaniaimpiega spessouna formula quasi simile per far conoscere, che la religionegli proibisce <strong>di</strong> parlare dell' origine <strong>di</strong> alcune deità,<strong>di</strong> alcune cerimonie segrete, del culto loro, ed anche dellaforma delle cose eh' erano in alcuni templi ' . Dal <strong>di</strong>scorsod'Erodoto apparisce per tanto che le forme delle <strong>di</strong>vinitàavevano una ragione solo nota a pochi iniziati, e celataal pubblico e specialmente al volgare.Hanno poi raccolto i moderni scrittori dalle sparse notizie,che vi erano certe statue e certe composizioni dell'artenei templi ove si adunavano gì' iniziati , che ognunopotea vedere ^ ; ma ^i erano poi nell'interna parte nascostealtrettante forme degli Dei^ che in quasi magiche ap-I Herodot. , Histor. , lib. ii , cap. ix , p. ^62.XLVi, Op. , Tom. i, p. i3o 3 Mcurs. , cap xxviii , DeMysier.,a Pausati-, lib. vai, p. 6^9, lib p. 536, sq.


TAVOLA XXV. 325parizioni si mostravano soltanto ai graduati della iniziazione'; poiché l' iniziato finch' era semplice mista restavanei vestiboli del santuario ". Da ciò manifestasi che la figuradel Disco presente, come le altre espresse nelle antecedentiTavole simili a questa ^, possono essere del genere<strong>di</strong> quelle che non tanto facevansi vedere ai soli iniziati, male cui forme doveron esser <strong>di</strong> un modello determinato,per allusioni e ragioni solo note a pochi <strong>di</strong> essi, e quin<strong>di</strong>spettanti aimisteri.Chi ci darà conto, per via d'esempio, del perchè sianotutte queste femminili figure dei nostri Specchi voltate peruna parte medesima? perchè tutte abbiano le scarpe? Négiova in ogni caso ricorrere alle descrizioni dei poeti,mentre la mitologia da loro trattata era nota a tutti quelliche leggevano i poetici copmonimenti : ma siccome intendemmoda Erodoto e da Pausania che <strong>di</strong> alcune deità,<strong>di</strong> alcune forme loro era vietato il ragionare con iprofani, così ne avviene che, o non si trovano descritte,se ne trova una mentita ragione ed una in<strong>di</strong>retta interpetrazione.Penso ancora che neppur tutti i poeti, anchetrattando <strong>di</strong> alcune deità e delle forme loro assegnate, nonpoteano saperne il significato, se non erano iniziati ancoressi ed istruiti in ciò che aveano <strong>di</strong> mistico e raligioso,come accenno altrove ^. Le sole congetture e i confrontifra monumenti e monumenti <strong>di</strong> più o meno chiarezzaci potranno per avventura dar qualche lume, <strong>di</strong> cheson io sempre sollecito <strong>di</strong> ricercare1 Proci., in Tim., lib. ii 3 Ved. tavv. i, vii, xi , xii , xiii,a Senec. ,Quae?t. Nat., lib. tu, xiv , xvii.cap, XXXI, Op. Tom. ii ,p. 712. 4 Ved. ser. v, p, ag.


326 DEGLI SPECCHI MISTICISe dunque per più ragioni alibiamo luogo <strong>di</strong> credereche questa figura in particolare appartenga ai misteri , dobbiamoaltresì esser convinti che, o sotto un <strong>nome</strong> si vogliaconoscere o sotto un altro qualunque , sia da tenersiper la <strong>di</strong>vinità che nei misteri appunto ' si pretendeva <strong>di</strong>far conoscere , col de<strong>di</strong>carne le feste a Cerere o a Bacco .Convengono i dotti che 1' apertura del poema <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>anosul ratto <strong>di</strong> Proserpina riferiscasi agli spettacoliche si davano in occasione dei misteri eleusini ;le <strong>di</strong> cuiparole son queste :lam mi/lì cerniintur trepì<strong>di</strong>s cleluhra mo'^eriSe<strong>di</strong>bus, et claram <strong>di</strong>spergere culmina lucern^Adventum testata Dei '.È dunque un <strong>di</strong>o innominato, cioè la <strong>di</strong>vinità stessa chesi voleva far nota. Difatti sappiamo che gì' iniziati pervenutial grado dell' autopsia, s' introducevano nel <strong>di</strong> dellefeste elusinie colà dove, calato un velo, inostravasi anudo la statua della Dea ^, come appunto io trovo mostrarsila muliebre figura in questi SpecchiDiamo frattanto uno sguardo all' oggetto principale deimisteri che poneva in venerazione la Dea . Sebben tale oggettonon si trovi apertamente <strong>di</strong>chiarato dagli scrittoripure dal complesso delle sparse loro proposizioni a questoriguardo resulta '5, che la giustizia e la religione da inculcarsiagli uomini era lo scopo sommario <strong>di</strong> essi . Se <strong>di</strong>-1 Ved. p. 11 8. cherc. sur les Misteres , Tom. i,a Clau<strong>di</strong>an. , De raptu Proserpinae, art. iv , p- 377.lib. I , i'.7. 4 Euripid., Bacch. , v. 4ofi-3 Sacy , not. a Saiat-Croix, Re-


TAVOLA XXV. 327fatti altrove provai che le pene infernali esposte da Virgilioerano dottrine della morale spettante ai misteri 'jquiJo ripeto con un passaggio assai chiaro che ivi si leggecolla seguente espressione sommaria:O voi,Tutti imparate dalt esempio mioAd esser giusti e rispettar gli Dei ^Ecco frattanto la necessità <strong>di</strong> una Dea che abbia indìzidella severità conveniente alla giustizia : dunque una Nemesi<strong>di</strong> tetro aspetto, qual ve<strong>di</strong>amo in questi Specchi rappresentata•' ; né d'altro simbolo che <strong>di</strong> severità gli abbisognaper corrispondere agli epiteti a lei dati nell' innoche poche pagine in<strong>di</strong>etro ho citato , dove appunto comeDea della giustizia è invocata *.S. Agostino ci fa sapere che i gerofanti insegnavano a-gl' iniziati esser l'uomo destinato a più vite, e che nellapresente nostra calamitosa vengono espiati i delittinelle precedenti vite commessi ^. Abbracciata la fede <strong>di</strong>tal palingenesi, ne avveniva, come afferma Proclo, che ilgran voto degli iniziati ai misteri <strong>di</strong> Bacco e <strong>di</strong> Cerere,consisteva nella solenne preghiera alla <strong>di</strong>vinità , <strong>di</strong> essereliberati dal circolo delle generazioni alle quali pe' i mentovatidelitti le anime loro erano condannate, onde sollecitamenteritornassero al riposo del cielo ^, da dove eranopartite ^ . Leggesi ancora presso altri filosofi , che quelleI Ved. ser. i, p. 24 sg- e p. 106. 5 S. August., lib. i, ad Marcellin.,a Virg. , Aeneid., lib. vi, r. 620, cap. xxn , § 3i ,Op., Tom. x,Ved. Bon<strong>di</strong> , Tom. I, p. 287, seg. p. 17-3 Ved p. 3i2. 6 Proci., in Tini. ,lib. v, p. 33o.4 Ved. p. 819. 7 Ved. ser. i, p. 5i,


328 DEGLI SPECCHI MISTICIanime le quali trascurarono <strong>di</strong> stare unite con la <strong>di</strong>vinità,erano astrette per legge del destino <strong>di</strong> cominciare un altrogenere <strong>di</strong> vita del tutto contrario al precedente, finchénon fossero pentite dei loro falli '. E chi è mai questoimperante personificato destino se non la Nemesi? *Trovo <strong>di</strong> fatti espressamente confermato da Timeo Locreseche il destino <strong>di</strong> queste anime, unitamente al governoparticolare <strong>di</strong> questo hasso mondo era confidato al sicurogiu<strong>di</strong>zio della Nemesi ei d altre infernali <strong>di</strong>vinità ^.Tornando per tanto al mio primo argotnentc, dove ricercoperchè sia la Nemesi cosi figurata nei mistici Specchiesclusivamente da ogni altro monumento, trovo secondo lein<strong>di</strong>cate avvertenze che per gì' iniziati era in particolarmodo importante la giusta Nemesi , che prese in esamele azioni loro , decidesse in fine se ad essi spettasse ildestino <strong>di</strong> una vita migliore dopo la morte nel beatoriposo del cielo. Difatti noi conoscemmo per altri mieiargomenti, che la speranza <strong>di</strong> una miglior vita dopo questamortale *, si credeva retaggio dei soli iniziati ai misteri;ed a maggior conferma <strong>di</strong> quanto io <strong>di</strong>co, si osservila pittura della Tav. XXI della serie dei vasi fittili , dovesi troverà un iniziato, che ponderando il suo ritornoalle stelle, tiene in mano uno Specchio <strong>di</strong> quelli ove or<strong>di</strong>nariamentesi ravvisa la Nemesi rappresnetataQuesto Disco fu già pubblicato dal eh. sig. professoreSchiassi, al quale servì d' interpetrazione quanto <strong>di</strong>ssi spie-1 Calcìd., In Tim. Plat. iaterpelr., natura, in fin., ViJ. Opusc. My-Fogl. xLiv, B. thol. graec. , p. 366.a Ved ser. u , p. aSS. 4 ^^^d. ser. i, p 179.3 Tim. Locr, , de Anima mun<strong>di</strong> et


TAVV. XXV E XXVI. 029giticlo la Tav. XXII, da esso riportata alla Tav. IV dellasua beli' opera De Pateiis Antiquorum ex sche<strong>di</strong>s Biancanisermo etepistolae»TAVOLA XXVI.c,hi mi contrasterà che i moderni astronomi, colleosservazioni loro , siano per darmi dei resultamenti i menovacillanti eh' io possa recare in niezzo alle spieii^azioni<strong>di</strong> questi monumenti, de' quali io tratto? Ritengonoessi per tanto fuori <strong>di</strong> dubbio che la prima <strong>di</strong>visionedel zo<strong>di</strong>aco sia stata in quattro parti , associando l' opinioneloro a quella <strong>di</strong> antichi scrittori, e confrontandolacon dei fatti certi che perfettamente vi si uniformano 'Dicesi poi che per esser troppo estesa una tal <strong>di</strong>visione,devennero gli antichi ad una sud<strong>di</strong>visione in tre parti d' u-gniuna <strong>di</strong> quelle, da cui resultò la somma dei do<strong>di</strong>ci segnidel nostro zo<strong>di</strong>aco . Trovarono poi altresì convenienteche questa <strong>di</strong>visione seconda incominciar dovesse ai^liequinozi oppure ai solstizi, che ne sono l'origine più naturale^; mentre, coni' io <strong>di</strong>ceva, la partizione in doilicisegni non è in fine che quella delle quattro parti, ciascunadelle quali sud<strong>di</strong>visa in tre segni corrispondentiai tre mesi che scorrono da un solstizio ad un equinozio,e da un equinozio ad un solstizio.Questo principio non tollera che si creda più antico1 Bailly, Hist. de l'Astronom- an- p. 3i5.cienne, Ecleris. , lib. ii, § xi, 2 IJ. , lib. iii , § x , p. ^3.S. II. 42


33o DEGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong> c^-nl altro noto agli astronomi quel punto equinoziale,che altrove <strong>di</strong>ssi essere stato fissato alle corna del Toroceleste ' , vale a <strong>di</strong>re alle ultime stelle <strong>di</strong> tal pianeta" . Ma siccome la osservazione dovè necessariamenteprecedere ogni favola come pure ogn' immagine a quellaaderente, così ci troviamo astretti a conoscere che dovevar equinozio essere stato già notato almeno ai primigra<strong>di</strong> dei Gemini, e che allor quando per la processioneretrograda passò nel Toro ne fossero inventate lefavole che altrove narro ^. Per esser breve trascrivo lasola notizia che nella storia dell' astronomia si leggonorc'-istrati più fatti, dai quali resulta che il solstizio d'invernofu stabilito in antichi tempi al primo grado deiPesci, il solstizio d' estate imme<strong>di</strong>atamente avanti al segnodella Vergine, e l'equinozio <strong>di</strong> primavera al primo gradodei Gemini "4. E poiché questi fatti ci vengono presentatidagli antichi sotto 1' aspetto <strong>di</strong> favole relative ailoro Dei, cosi non è <strong>di</strong>fficile trovarne altre confermenelle immagini loro, effigiate in questi monumenti cheillustro.Nel mistico Specchio <strong>di</strong> questa XXVI Tav. comparisconodue giovani goffamente rappresentati, e senza che gliaccompagni veruno <strong>di</strong> quegli attributi che solevano gliantichi asrsriunsrere alle fii^ure, onde caratterizarle comerappresentanze <strong>di</strong> determinate deità ; conforme appunto nelledue Tavole già esaminate XVIII e XX <strong>di</strong>cemmo es-I Ved. ser. tu, p. laS. 3 V'ed. ser. i, p. Sag.a Ved. ser. vi, tav. li, nuru. 3, 4 Cailly. Hist cit. ,lib. ii, 5 xi, p,Tiiurus. 3 1 5.


TAVOLA XXVI. 33 1servi espressi i Dioscuri pel cigno e per la stella che visi vedono ' . Altre caratteristiche speciali <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>segnorichiamandomi al paragone con quelli delle accennateantecedenti Tavv. , mi fanno credere anche qui rappresentatii Dioscuri. La positura loro, le fattezze delcorpo, la mossa de' pie<strong>di</strong>, le braccia voltate in<strong>di</strong>etro, ilpileo ed ogni altro costume <strong>di</strong> abbigliamento, in finer isolato dualismo, tutto ciò si confronta in questi comein quei giovani che <strong>di</strong>ssi i Dioscuri, né altrimenti chetali furono giu<strong>di</strong>cati dal Biancani , secondo la relazioneche ne abbiamo dal eh. prof. Schiassi, il quale prima<strong>di</strong> me ha dato in luce il monumento in bronzo dove sonoeffigiati, attribuendo a questo il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> patera nautica", proveniente dal museo Ansidei <strong>di</strong> Perugia.Scrivo ad altra occasione in quest' Opera che i Dioscuriespressi nei1'monumenti sono talvolta effige simbolicadella costellazione dei Gemini ^, che in cielo si ad<strong>di</strong>ta situatapresso le corna del Toro, dove gli antichi planisferinient' altro ammettono che due giovani scambievolmenteabbracciati ^ . Qui voglio aggiungere che tale fuil pensamento degli astronomi , leggendosi nei vari nomi<strong>di</strong> questa costellazione Gemini e Ledaeì iuvenes Dioscuri^ , vale a <strong>di</strong>re i Gemelli che nacquero dall'uovo <strong>di</strong>Leda figli <strong>di</strong> Giove ^, e che si <strong>di</strong>ssero 1' uno Castore, 1' al-1 VeJ. ser. v, p. 88- 4 ^ed. ser. vi, tav. U, num. 2.2 Schiassi, De Paleris antiquor. 5 Bayer, Ura<strong>nome</strong>tr , tab. xxivex sche<strong>di</strong>s Biancini ,ep"st. ni, 6 Higyn. , Fab. lxxvii, p. i5i, ettab. XIII, p. 4i' Poeticon Astronom., lib. 11, rap.3 Ved. ser. v , p. 87. xxii , p. f\-j-ì.


332 DEGLI SPECCHI MISTICItro Polluce'. Osserva il ciotto orientalista Hyde che imolti nomi co' i quali si trovano questi due giovani astriferinelle <strong>di</strong>verse lingue che gli accennarono, corrispondonosempre alla significazione <strong>di</strong> gemelli *. Questi si vedonoper tanto scambievolmente abbracciati ', ancorchéin<strong>di</strong>cati da uomini adulti , come nel planisfero egizianodel cui frammento do copia ^ , dove trovasi Apollo abbracciatocon Ercole ^ : ma dagli Egiziani stessi variamente effigiati,or con Arpocrate ed Elitomene '',orcondue pileatigiovanetti sedenti i , e talvolta in vece <strong>di</strong> umane figure vi sivedono due sedenti cinocefali *; sempre peraltro in atto <strong>di</strong>porgersi scambievolmente le mani, e coi pie<strong>di</strong> ravvicinatigli uni agii altri, come se due legami <strong>di</strong> mani e <strong>di</strong> pie<strong>di</strong>unissero le due figure, sieno umane, sieno brutali. Quin<strong>di</strong>è che riconoscesi chiaramente da ciò la derivazioneche in luogo <strong>di</strong> esse figure per segno compen<strong>di</strong>ato si usò<strong>di</strong> cifrare due asticelle perpen<strong>di</strong>colari legate da altre duelinee cosi N, quasi che queste fossero le mani ed i pie<strong>di</strong>delle in<strong>di</strong>cate figure , e le aste esprimessero le figure medesime9: segno <strong>di</strong> abbreviazione geroglifica tutt' ora daimoderni astronomi usata'°.Conducasi ora lo sguardo sulla XXVI Tav. che spiegoe si troveranno qui pure le due figure <strong>di</strong> giovani, che1 Ved. p. 3oa. 6 Kirker , Oe<strong>di</strong>p. , Tom ii ,par.2 Hydc, Coininent. sur Ulugh Bei- n, cap. m, p. i65.ghi, p. 33, 35, 7 Id. , p. i6o.3 Ved. ser. vt, tavv. U, num. a, 8 Id. , p. i65.R2 , nuDi. 1, Gemini, 9 Ved. ser. vi, tav. Ra,num.4 Ved. ser. vi , tav. T2. Gemelli-5 Ivi. Bailly , >o 1. cit. , p. 5i5,a,


TAVOLA XXVI. 333stando in pie<strong>di</strong> e senza vicendevolmente abbracciarsi, vedonsiperò unite insieme con quelle due liste medesime orizzontali,che trovammo nella cifra dei Gemini scambievolmentelegare le due aste.Ecco dunque in qual modo son uso a scrivere che inquesti monumenti si trovano gli aspetti del cielo in certaguisa geroglificamente rappresentati •, mostrando il nessoJoro con la religione dei pagani. Che se noi riguardarvolessimo questi <strong>di</strong>segni come immagini decorative dell'arte,a qual oggetto sapremmo noi riferire quelle doppieliste che uniscono i nostri giovani? Quale artista si proporrebbe<strong>di</strong> apporvi ciò che da altri non fosse a primavista compreso, come richiede uno de' principali precettidell' arte ^'ì Se ci troviamo astretti a considerar gercglificiquei due segni, come e' insinuano gli stessi astronomicolle seguenti chiare espressioni: Les caracteres par lesquels nona désìgnons aujourdf Imi les signes da zo<strong>di</strong>aquedowent leiir origine aux caracteres hiéroglyphicjues ,quer on a réduils et ahrégés autant qiì il a été possible pourla facilité de l iisage . . • sont les deiix géineanx uniset accouples %• perchè non dovremo noi riconoscere comeenimmatica e geroglifica maniera d' esprimere anche le alteratefattezze <strong>di</strong> quei due giovani, i quali portano la testasproporzionatamente più grande <strong>di</strong> quello che nel restantodel corpo richiederebbesi ? Non furono dunque gliartefici guidati dai precetti dell' arte loro ^ all' esecuzionea Ved. p. 296. Tom. 11 , p. i5i.a Reynolds, sur le Poéme de l'Ari 3 Bailly , L cit. , Stipplem. au liv.de peindre d' Alphonse du Fre- ix, § xn , p. 5i4-«noy , net. vi, p- 107, Oeuvr. , 4 ^^^- p 3i2.


334 DEGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong> queste figure, ma da convenzionali in<strong>di</strong>cazioni, dallequali coloro <strong>di</strong>e li vedevano e che soli erano del segretopartecipi, dovevano intendere. L'oggetto principale, enon altrimenti finora in questi monumenti curato <strong>di</strong> ciòche in tal segreto contengasi , richiama le mie cure letterarie.Della deformità <strong>di</strong> questi giovani tratterò altrove: oraqui soltanto aggiungo 1'osservazione d' aver io già <strong>di</strong>mostrato,che anche altri monumenti della natura medesima delpresente contenevano una simbolica allegoria dellastazionedel sole al punto equinoziale <strong>di</strong> primavera '. Dunque <strong>di</strong>remoche ancor qui si è segnato geroglificamente il piùantico punto equinoziale <strong>di</strong> primavera, noto nella mitologiadegli antichi sotto il segno dei GeminiTAVOLA XXVH.la moltiplice collezione <strong>di</strong> monumenti <strong>di</strong> vario genereche in quest'Opera aduno mi fa luminosa scorta, ondevenire in chiaro del motivo per cui si gran numero nefu dagli antichi eseguito, e quale n'era l'oggetto. Sembraper tanto che ivi sia presa in mira principalmente la filo*sofia teoretica onde ridurre gli uomini ad una vita pura evirtuosa. Ma in verità non saprei lodar le maniere collequali si pretendeva <strong>di</strong> giungervi. La moltitu<strong>di</strong>ne che <strong>di</strong>sprezzaogni delicato e virtuoso contegno <strong>di</strong> vita, nonsoffriva che apertamente gli si parlasse <strong>di</strong> piegar animo1'I Yed. set. i , p. Bag.


TAVOLA XXVIl. 335a soggiogar le passioni , né a volgere l' incolta mente alleastratte contemplazioni <strong>di</strong> un Essere <strong>di</strong>vino , che noncadeva materialmente sotto i suoi sensi, né a nobilitarequeir anima immortale <strong>di</strong> cui peraltro non sapeva formarsiuna compiuta idea. Ma una più illuminata classe <strong>di</strong> uominicon animo filantropico e con titolo <strong>di</strong> ginnasiarchi<strong>di</strong> filosofi , <strong>di</strong> gerofanti , davasi premura sottrarre altri allacrassa popolare ignoranza e rozzezza della plebaglia "accordando loro il privilegio d' esser ascritti ad una sceltacomitiva d' in<strong>di</strong>vidui col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> ginnasti, o <strong>di</strong>scepoli, od' iniziati, ammaestrandoli blandamente in principio or con e-nimmi come alla scuola dei pittagorici ^ , or con simboli comenei santuari d'Egitto •, e nei particolari arre<strong>di</strong> sacridegl'iniziati ^, al più scelto numero de' quali se ne comunicavacome per ispecial privilegio la interpelrazione ^.Questi enimmi e questi simboli eran peraltro espressi inuna maniera goffa, sensuale e non <strong>di</strong>rado indecente, ondefosse corrispondente alle materiali fogge <strong>di</strong> chi doveali u-<strong>di</strong>re e vedere. Ad esprimere, per esempio, che 1' uomo debb'esser pronto ed attivo in tutte 1" ore del giorno. Pittagora<strong>di</strong>ceva: n~)n uccidete il gallo; mentre il volgo é familiarecon questo volatile e colla sua qualità <strong>di</strong> vigilanza.Cosi avviene dei monumenti simbolici, tra i quali sonoda annoverarsi gli Specchi mistici, i vasi fittili, ed altrisimili oggetti che sotto il velo <strong>di</strong> filosofici donimi ci mo-1 Ved. p. 87, seg. tere ed arti, Tom. ii, p. 356.2 Vid. Aurea carmina. 4 Apul. , Metamorph. , lib. xi , p.3 Ved. la mia nuova Collezione <strong>di</strong> \^6.opuscoli e notizie <strong>di</strong> scienze , let- 5 Ved. ser. v , p- 29.


336 DEGLI SPECCHI MISTICIStrano apparenze triviali , e talvolta imlecentl ,• ondeEusebio a ben ijiusta ragione ebbe a <strong>di</strong>re che nei misteridel paganesimo tutto velavasi , ad eccezione dellaimpu<strong>di</strong>cizia '. Chi mai crederebbe, per esempio , che le duepersone rappresentate nude nello Specchio mistico <strong>di</strong> questaXXVII Tav. lungi dal prestare idea d' inverecon<strong>di</strong>a esozzura immorale, significhino all' incontro virtù e candore?Ne farà prova quanto son per <strong>di</strong>re alla spiegazione deliaTav. susseguente, qui solo aggiungendo le notizie del monumento.Esso è collocato presentemente nel museo Romano cheun tempo appartenne al rinomato Kirker , e <strong>di</strong> cui fu datoconto al pubblico dal Contucci. Egli che ce ne hatrasmessa la copia in rame con la spiegazione, crede ledue figure un uomo ed una donna applicati a voler conoscerela propria effigie, guardandosi una 1' entro lo specchio,l'altro nell'acqua, come specchio più naturale e piùantico ^ . Ma qual fine potè mai avere 1' artista nell' effigiarequesti due riguardanti dei propri ritratti? Io spiego tuttociò in altro modo, e ne do conto nell' interpetrazionedella Tav. susseguente.Il calco da me nuovamente preso dal bronzo originale,e qui fedelmente copiato, fa conoscere che ivi sono positivamentedue donne presso un lavacro , una delle qualiha in mano Io Specchio.1 Euseb., Praep. Evang., lib. ii, cap. a Contucci ,Mus.Kirker , tab.IH, p. 66, sq. xxiii , num.i, p. g3.


33;TAVOLA XXVIII.Questo mistico Specchio, egualmente che il precedente,ci mostra una fontana d' acqua emanante da una rozzatesta <strong>di</strong> leone e ricevuta da un cratere per uso <strong>di</strong> lavacro.L' origine <strong>di</strong> tale idea si rintraccia in Egitto , dove all' incontrodel Leone col sole avea quella regione il benefiziodell' acqua per 1' escrescenza del Nilo ' . Vi stanno attornopiù donne del tutto nude, una delle quali prende 1' acquasulla man destra onde con essa lavarsi , come 1' atto naturalmenteci mostra. Un' altra stassene coccoloni acconciandosiil capo: cosi nella Tav. XXVII un'altra donnasi mira allo specchio. Dunque l'oggetto <strong>di</strong> queste donnesi è quello <strong>di</strong> lavarsi e purificarsi da ogni macchia del corpo,ed accomodarsi onde comparir belle . Simile soggetto èripetuto anche più ampiamente nei vasi fittili ' , alle cuispiegazioni, ove tratto <strong>di</strong> una donna con i capelli sparsi, neriporto il costume ai misteri ^; e quin<strong>di</strong> procuro <strong>di</strong> far conoscereche la nu<strong>di</strong>tà delle donne, e lo Specchio che portanoin mano, e 1' atto <strong>di</strong> lavarsi manifestano un' anima che sipurifica da ogni umano <strong>di</strong>fetto per darsi alla contemplazione<strong>di</strong> se stessa, e <strong>di</strong> ciò che riguarda il proprio destino,coerentemente alla natura dell'universo ^. E che le animesien dalle ninfe simboleggiate resulta, a parer mio,I Ved. ser. i, p. i6. 3 Ivi, p. 21 5.a Ved. ser. v, tavv. iix , xxiv , 4 ^"*'' 'P- 217.XXT.S. IL 43


333 DEGLI SPECCHI MISTICIchiaramente dall'esame <strong>di</strong> più monumenri ', e dall' au.torità <strong>di</strong> più scrittori 'Qui mi trattengo sopra la ponderazione che gli Specchimistici contengono soggetti simili a quei che trovonei vasi <strong>di</strong>pinti, e che ambedue questi generi <strong>di</strong> monumentif'urun chiusi nei sepolcri; e <strong>di</strong> essi come <strong>di</strong> moltioggetti e dommi spettanti ai misteri non si trova <strong>di</strong>ciiiara*ta ed aperta memoria presso gli scrittori ', e <strong>di</strong> nuovocon <strong>di</strong>verso velame se ne ravvisa 1' analogia colle sculturesepolcrali * . Come dunque allontanar mi potrei dall' opinioneche i vasi fittili siano stati fatti per oggetto <strong>di</strong> misticarappresentanza ^, essendo analoghi agli Specchi mistici,e non per darsi in dono agli atleti '', o per <strong>di</strong>pinger»vicostumanze domestiche '?Lo Specchio tenuto in mano dalla donna eh' è neiiaTav. antecedente ci fa vedere Y uso <strong>di</strong> questi mistici oggettirelativo a contemplazioni ^ e non a sacrifizi o, giacchénon trovasi relazione tra 1' atto del sacrifizio e 'J candoredell'anima che debbe serbar l'iniziato '".Il volatile che t'ene in mano l'altra donna <strong>di</strong> questaTav. XXVllI sembrami relativo anch' esso a purità e candore. Nulla imparo dallci sua forma espressa qui rozza-I Ved. le spìpg. Jclle tavv. xviii, 6 Ivi, p. 3o.p. 211, XIX, p. 217, XXIV, p. 7 Zannoni , Illustrazione <strong>di</strong> duoJ74 XXV, p. 284. xxvu, p. 3oi, urne etrusche e <strong>di</strong> alcuni vasisfg. (lolla ser. v. Hamiltoniani , § vii, p. io4. Ved.» Veil. ser. v, p. 218. ser. v, spieg. della tav. xxjx.3 Ved. p. 117- 8 Ved. p 91.4 Ved. ser. v, p. 219. 9 Ved. p. 9^.5 Ivi, p. ao5 IO Ved. ser. v, p. 217.


TAVOLA XX Vili.33gmento, ma dove più <strong>di</strong>stinta si mostra in sembianza <strong>di</strong>uccello a(]uatico <strong>di</strong>co esser siaibcdo d' acqua e della <strong>di</strong>lei virtù <strong>di</strong> purificale ' . E quand' anche sia siala intenzionedell' artista ch'ella fosse colomba, delia quale sembrache il <strong>di</strong>segno serbi qualche fortna, pure ciò non siallontanerebbe gran tatt;) dal metodo antico <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tar purità,proveniente da pui'ilicazione prodotta dal mare. Neabbiamo esempio nella medaglia <strong>di</strong> Ascalona, dove unitamentealla Dea eh' è sul mare mostrasi anche la culunìba '.Osserva il Creuzer che in un vaso fittile del ÌM<strong>di</strong>irj ' unainiziata sta accanto ad una situla d' acqua da un satiro appiestata, e tra costoro sta interposta una colomba ^.A sjjiegare il restante della rappresentanza occorre ilpremettere la provenienza <strong>di</strong> questo mistico Specchio .Fu in origine della famiglia Ansidei come ricavo dalle MS.memorie del Gori. Dunque il monumento fu probabilmentetrovato nel territorio etrusco perugino . Ora è passato nelgran mus. Britannico , da dove unitamente al <strong>di</strong>segno n'ebbidalla gentilezza del eh. Cicognara la seguente in<strong>di</strong>cazione.« Questa patera <strong>di</strong> rozzo lavoro, ma <strong>di</strong> leggiadrainvenzione ^<strong>di</strong>/nustra una fontana a cui una donna si lava,un' altra presenta una colomba , una terza accovacclùalasi pettina , e in <strong>di</strong>stanza si vedono due satiretti a Priapi.Questa sembra corrispondere all' oggetto della tuelette^ed al significato dello Specchio ^ w . Tutto ciò sarebbe in1 Vfid. ser. V ,p- aio. 4 Crruzer ,Symbol, und. Myiho!.,a V'pd. siT. VI, lav. Q2 ,num. 6. Tom. 11, p. 552.3 Peini. de Vascs ant. , Tom. 5 Ciiognara con Itllera MS. a me11, PI. Sa. <strong>di</strong>retta da Londra nel 1819.


34o DEGLI SPECCHI MISTICIeontra<strong>di</strong>zione con quanto accennai relativamente al significato<strong>di</strong> purità e candore che ho creduto <strong>di</strong> poter darealla presente composizione , se omettessi ciò che io sonopernarrareContavano gli antichi tra i loro misteri quelli ancoradella Buona-Dea , che particolarmente onoravano le matroneromane il primo giorno <strong>di</strong> maggio , al levare dellacapra Amaltea' , altrimenti riconosciuta simbolica dellaterra '; la cui benefica fecon<strong>di</strong>tà si fa sentire a quell' epocain<strong>di</strong>cata dalla Capra ^ o dall'Auriga Fetonte'^: tra<strong>di</strong>zioniche si riportano al primo giorno <strong>di</strong> maggio ed allevare <strong>di</strong> tali costellazioni che s' incontrano in quell' e-poca felice della natura ^, in cui sembra emanare il partodell' abbondanza e la ricchezza <strong>di</strong> tutti i beni alla vitanecessari e giovevoli; per lo che si ad<strong>di</strong>tò con epiteto <strong>di</strong>syclus felix^, mentre nella primavera la tei'ra fa cresceretutte le pianteNarra per tanto lo storico de' misteri 7, che anteriormenteal regno <strong>di</strong> Numa i Sabini avevano trasportato a Romail culto <strong>di</strong> questa Dea *. Le sole donne erano ammesse aquelle notturne assemblee, che ne praticavano il culto nellacasa del console, in presenza delle Vestali . La mogliela madre <strong>di</strong> un tal magistrato vi presedeva 9. Il buon1 Ved. ser. v, p. 169, e 199. sur les Mysteres du paganisme,2 l\i, p. i83. Voi. II, sect. vili, § IV , p. 178.3 Ved. ser. i, p. 112. 8 Lactant. , Divinar, inslitut. e-^ Ivi. pilom. , cap. XXII, Op. , Tom. 11,5 Ved. ser. v, p. 168, 169. p. 12.6 Scldea. , Synt. i , Fig. i, cap. 1, p. 9 Plut. in Vit. Cicer. Op. , Tom.3, sq.I, p- 870.n Recherches hlstoriq. et critiq.


TAVOLA XXVIir. 341costume e la legge sembrano dunque aver vigilato particolarmentesulla decenza <strong>di</strong> quel culto. L'immagine <strong>di</strong>pintaio ne ravviso in un vaso che spiego alla Tav. XXVdella respettiva sua serie, ove soltanto le donne vi sonooccupate'. Ma da che lo scostumato Clo<strong>di</strong>o ne violò ladecenza, come a buon dritto viene da Cicerone rimproverato" , vi è luogo <strong>di</strong> credere che il pudore non vi fossecosì rispettato come per lo innanzi facevasi con rigore.Si narra <strong>di</strong>fatti che non solo gli uomini erano esclusi ^,ma per sino le immagini loro velavansi nella casa ^ . Intantocoli'' andar del tempo Introdottevisi nuove favole enuove tra<strong>di</strong>zioni, somministrarono un pretesto al <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>neche passò ad una intollerabile <strong>di</strong>ssolutezza . Di tanto e' informaGiovenale nel turpe racconto <strong>di</strong> ciò che in quelleadunanze passava, allorché le donne alterate dal vinoe dallo strepito <strong>di</strong> rumorosi strumenti, lasciati scioltii loro capelli ad alta voce invocavano Priapo ^. Questiera probabilmente quel Pan o Fauno padre della Dea-Buonache onoravasi colle or descritte misteriose cerimonie:quel nume infine che più particolarmente col <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Auriga riconoscevano gli astronomi affisso alia costellazionedell' equinozio ^, dove ebbe luogo anche la Capra '. Orchi non sa che in queste cerimonie rappresentative ed i-mitative dello sviluppo della forza vegetativa della natura ^,le donne si permettevano ogni sorta <strong>di</strong> scomposti atteg-1 Ved. ser. v, p. 216. 4 luvenal. , lib. 11, sat. vi, v.34'.a Paiercul. Velici, Hist. Rom., lib. 5 IJ. , 1. cit. , v. Siili, cap. XLV, p. i55. 6 Ved. ser. v, p. 168.3 Tibull. , lib. 1, eleg. vi, r. 11 , 7 Ivi.et aa. 8 Ivi , p. 3a.


342 DEGLI SPECCni MISTICIgiameiiti ? C'ie vi s' introducevano figure d' una sfacciatainverecouLlia Nun ';* è duiKjue <strong>di</strong>fllcile il persuadersi che,mentre in questo bronzo eh' esamino mostrano le donnecol Volatile, con le ab'uzioni e con gli ornamenti delcorpo i simboli più plausibili <strong>di</strong> purità, candore e virtù,a cui erano richiamate le anime dalla semplicità delle piùantiche istituzioni dei misteri , in progresso <strong>di</strong> tempomercè le insericevi favole or ora accennate vi si veda aggiuntoanche un Satiro o Panisco , spiegando la sua sessualeenergia, relativa allo sviluppo della natura.Si osservi <strong>di</strong>flitti che, secondo P espressione dell' intelligenteCiccignara, la rozza maniera colla quale fu lavoratoil bronzo lo manifesta <strong>di</strong> un tempo che propendealla decadenza dell'arte. In uno dei rammentati vasi <strong>di</strong>pintisi esprime la cosa medesima con simbolo più conveniente.Una donna delle ammesse a questi misteri tienein mano un'ampolla, che io vedo replicata ove trattasi<strong>di</strong> vita ^ e del nettare ^ che bevon gli Dei.Può frattanto l' osservatore vederne una in mano dellaParca , la cjuale registra in cielo fra i numi il nascente Bacco^ reputato il <strong>di</strong>o della vita ^. Più opinioni <strong>di</strong> tale oggettofurono emesse dai dotti, e da me registrate ^ , riserbandola mia dove fosse meglio fiancheggiata da osservazioni costantinei numerosi monumenti che in quest' Opera uniscoa confronto '. Qui faccio intanto un utile paragonetra '1 Priapo <strong>di</strong> questo Specchio e la fiala del soggettoI Ved. ser. v , ! cit. 5 Ved. ser. v , p. a451 Ivi , tav. XXV , p. aSa. 6 Ved. p. 283.3 Ved. ser. i, p. SSg , e Sya. y Ved. «er. v, p. 28».4 Ved. lav. xvi.


TAvv, xxvni E XXIX. 343espresso nella Tav. XXV de' vasi , che reputo in certo modoesser la cosa meflesima, e m'immagino che provenir debbanoi due simboli da una e^ruale sor";enteLa donna che vedesi nel basso <strong>di</strong> questo mistico SpeC'chio è, cred" io , da spiegarsi nel modo stesso ad<strong>di</strong>tato giàalla Tav. IX <strong>di</strong> questa serie. La pianta dell' erba che ornain ^iro lo Specchio avrà 1' allusione medesima <strong>di</strong> altrepiante eh' io noto aderenti alla Buona-DeaTAVOLA XXIX.roduco ai pubblico anche questo ine<strong>di</strong>to Specchiomistico per provare, come i simboli contenutivi a poco apoco furon dagli artisti <strong>di</strong>minuiti, o per modo sincopati econtratti per abbreviazione, che senza pratica <strong>di</strong> altri piùcompiti mal si potrebbe indagarne il significato . Qui frattantonon comparisce più la testa <strong>di</strong> leone, come nellealtre due fontane che già vedemmo ', e 1' acqua che sgorgarne debbe cadendo nel lavacro è soltanto in<strong>di</strong>cata datre linee, sopra le quali si vede un panno avvolto, <strong>di</strong> cuinon comprendo la positiva espressione . Noncredo peraltroche sia <strong>di</strong> primaria importanza per la intelligenza delsoggetto, mentre in alcune pitture dei vasi fittili si trovanodonne soltanto presso un lavacro o cratere simile ai giàespressi in questi Specchi, senza verun altro accessorio '.Nel resto essendo il presente monumento del tutto si-1 Ved. tavv. xxvn xxviir.» Millin , Pcintur. de vascs antiq. , Tom.ii , PI. ix.


344 DEGLI SPECCHI MISTICImile all'antecedente <strong>di</strong> nuin. XXVII, e somigliando In parteanche agli altri del numero XXVIII pure antecedente eXXX susseguente, cosi ne argomento per la moltiplicità<strong>di</strong> questo ripetuto soggetto in essi contenuto, eh' ei sia u-no dei principali articoli della pagana religione . Quin<strong>di</strong>è che rappresentandosi negli Specchi mistici figuratamentela pratica delle morali virtù, come ho creduto ricavare daPlotino ', alla quale congiuntamente colla contemplazionedei numi si riducevano in parte i canoni del politeismo ^;era ben ragionevole che tali oggetti occupassero molti <strong>di</strong>questi mistici Specchi eseguiti per un tal fine ^.La mia opinione si trova <strong>di</strong>scorde talvolta dal parere<strong>di</strong> altri scrittori . Vide infatti questo Specchio medesimoanche il Passeri ^ e vi notò alcune donne che privatamentebagnavansi per esimersi dal mostrarsi nei pubblici bagni,ed aggiunse che una tale domestica rappresentanza è ripetutanei vasi <strong>di</strong>pinti ^. Io peraltro insisto nel domandareper quale oggetto si ponessero nei sepolcri le rappresentazioni<strong>di</strong> fatti del tutto in<strong>di</strong>viduali e privati , mentresi trovano si nei vasi che negli Specchi? Che se noi concederemoesser questi soggetti allusivi alla condotta morale<strong>di</strong> un'anima che ne attende nell'altro mondo il suo premio,ed ai misteri che ne insegnavano i dommi ^, non compariràstrano altrimenti che tali massime simbolicamenterappresentate, accompagnino l'uomo fino al sepolcro . Sebbene<strong>di</strong> questo Specchio mistico abblan fatta menzione va-I Ved. ser. v, p. 284. 385. in, Lit. initial. Ep. ded. , Vìd.a Ved. p. 265. Schiassi , p. 36.3 Ved. p. 106. 5 Ved. ser. 1, p 246.4 Passeri, Luceraae fictiles , Tom.


TAVV. XXIX, E XXX. 345ri scrittori pure comparisce per ' la prima volta effigiatoin questi miei rami, esistendo in originale nel Museo privatodel sig. conte Guido della Gherardesca in Firenze.TAVOLA XXX,lo Specchio mistico in questa XXX Tav. esibito, fudato alle stampe dal eh. sig. prof, canonico Schiassi conla spiegazione che ne avea lasciata il Biancani , la quale sirende interessante perchè aduna il parere <strong>di</strong> altri scrittoricirca a questo avanzo <strong>di</strong> antichità. Dichiara il prelodatoSchiassi che tanto ne resta quanto basti a farci conoscereivi rappresentate due figure, 1' una muliebre, l'altravirile stanti entrambe presso un lavacro . Ma 1' osservatoredovrebbe esser cauto nell' ammettere la sessual <strong>di</strong>fferenza<strong>di</strong> quelle figure, istruito già dall'esperienza sulla considerabileinesattezza del <strong>di</strong>segno che spesso in questi Specchiabbiamo incontrata, e dalla osservazione che attornoai lavacri vedemmo donne e non uominiProsegue I' autore che <strong>di</strong>etro alla figura muliebre comparisceuno sgabello, sul quale sta un arma<strong>di</strong>o frequentissimonelle pitture de' vasi ^, e lo crede un larario; dove i tutelariDei si conservavano. Determina quin<strong>di</strong> che il crateresignifichi un bagno domestico per uso <strong>di</strong> quelle donne chedai bagni pubblici si astenevano , e specifica <strong>di</strong> qual "-orla<strong>di</strong> basrno ivi si tratti. Riferisce V attestato non solo del Bian-C71 Passeri, 1. cit. , et Schiassi, De 2 Schiassi, De Paleris antiq. exPateris antiq., epist. 11, p. 36. Sche<strong>di</strong>s Biancani, ep. 11, p. 36, 3^.s. IL 44


346' DEGLI SPECCHI MISTICIcani ma del Paciau<strong>di</strong> ancora ' , i quali lette molte anticheiscrizioni e riscontrati molti autori antichi, trovarono che ledonne avanti le nozze e dopo il puerperio si dovevan lavare,onde rendersi propizi gli Dei *. Quin<strong>di</strong> conclude chefra gli oggetti d' uso femminile si trovano anche i crateribalneari, che lavacri <strong>di</strong>cevansi, attestandolo Ulpiano %• etermina con <strong>di</strong>re che questi Dischi potettero perciò esserpatere nuziali ^ . Io consento col dotto scrittore che le donnein più occasioni lavavansi , ma non trovo ragione perchèi loro costumi nuziali dovessero essere espressi nei misticiSpecchi, dove ragion vuole che visi ravvisino piuttostorappresentanze sir^toliche e misteriose , onde 1' una stia inqualche accordo con 1' altra nel complesso <strong>di</strong> questi bronziche tutti insieme in quest' Opera esamino. Che se altrimentifosse , come si potrebbe spiegare la relazione dellanascita <strong>di</strong> Bacco, della presenza dei Gemini, dell' ammissioneai misteri, della Nemesi, e <strong>di</strong> tanti altri simbolici emisteriosi argomenti che in essi trovammo espressi , conr uso speciale delle donne antiche <strong>di</strong> mantenersi decenti epulite per mezzo del bagno? Difatti tra le testimonianze dalBiancani addotte si legge quella <strong>di</strong> Erodoto, che presso iBabilonesi e gli Arabi era costume che i coniugi si lavasseroallo spuntar del giorno ^ : usi domestici e familiari<strong>di</strong> quei popoli che in verun modo si posson credere espressiin utensili cautamente riposti dentro i sepolcri d'Italia.È bensì verosimile che in questo Specchio egualmente che1 Puteus sacer agr. Bononiens. , ap. teri observ.it., cap. xviii, p. 4^6.Scliiassi , 1. cit. 4 Schiassi, 1. cit. , p. 3y.2 Aiistopli. , in Lysistr., v. .3^^ 5 Herodot-, lib. i, nuin. i88, ap.3 Ulpian. Fragm. , ViJ. Cannegie- Schiassi , 1. cit.


TiVV. XXX, E XXX[. 347nei precedenti delle Tavole ICXVII, XXVIII e XXIX, siaraj3presentata la purificazione del corpo, significativa dellevirtù catartiche ' ', le quali fanno assomigliar 1' uomo alla<strong>di</strong>vinità che prende a contemplare. Ma dai Dischi susseguentitrarremo lumi più chiari a questo proposito,Il monumento esiste attualmente nell' Istituto <strong>di</strong> Bologna^TAVOLA XXXI .D,'uè donne del tutto nude in assai sconcia manieratra loro aggruppate, con ferula in mano in atto <strong>di</strong> sferzarsiscambievolmente, formano il soggetto <strong>di</strong> un mistico Specchioine<strong>di</strong>to esistente nel R. museo <strong>di</strong> Napoli. Sebbene ione abbia sott' occhio un esatto <strong>di</strong>segno, pure la decenzanon consente eh' io lo esibisca in questa mia raccolta, néposso trascurarne la memoria perchè utile a ratificare quantoho già avanzato in proposito dei misteri spiegando leTavole antecedenti . Ma la figura <strong>di</strong> una Nemesi che io quisostituisco, ne fa sufficientemente le veci al mio proposito,come ora sono per <strong>di</strong>mostrareVedemmo nello Specchio della Tav. XXVIII simbolicamenterappresentata una parte del cerimoniale usato nei misteridella Bona-Dea , riferiti a letificare quella stagione dominatadalla costellazione benefica dell' Auriga celeste ^,vale a <strong>di</strong>re afar plauso allo sviluppo della germinazione ,prima sorgentedei mezzi <strong>di</strong> nostra esistenza, il quale manifestasi a misura1 Ved. p 342. 3 Scbiassì, 1. cit., tab. ix .a Ved. p. 265, 4 ^ed. p. 34o.


348 DEGLI SPECCHI MISTICIche la primavera s' inoltra. Ve<strong>di</strong>amo altresì rappresentataquella felice stagione dall'eliaco levar dell'Auriga sotto <strong>di</strong>versifavolosi nomi velato, ma sempre tendente e referibilealla cosa medesima ' ,• vale a <strong>di</strong>re a significare che 1' uomoriconosce una superiore influenza sulle umane cose, o chead essa è respinto dall' osservazione fondata su gli effettidegli astri ai quali mostra la sua gratitu<strong>di</strong>ne ', vedendo restituitiquei beni alimentari che ofire nella primavera la terra.L' Auriga celeste fu dunque scelto per rammentare il benefizioed il tempo nel quale veniva concesso , e furono atal uopo inventate mille incre<strong>di</strong>bili favole, rammentandonecon cerimonie stranissime gli avvenimenti: stranissime,io <strong>di</strong>co, perchè appunto da chi ascoltava le une e praticavale altre conoscendosi tale stranezza, dovevasi ad altra cosaragionevole, come anche simbolica, riferire. In questaguisa i Gerofanti dei misteri del paganesimo espressero lasola memoria <strong>di</strong> cose che tenevano celate ^.Relativamente all' ^Luriga del quale io trattava inventaronoche la Bona-Dea, detta anche Fauna, era figlia <strong>di</strong> Fauno,il quale s'innamorò perdutamente <strong>di</strong> lei. La resistenzadella casta figlia fu punita dal padre con la fustigazione^ . Cosi raccontano che in Egitto rappresentarono Isidela luna in atto d'esser frustata da Pan, che a lei prcsentavasid' una maniera indecente . In memoria <strong>di</strong> tale avvenimentousarono in Egitto la religiosa pratica <strong>di</strong> frustarsi5; e v' è tutto il fondamento <strong>di</strong> credere che una pratica1 Ved scr. i, p. >io. 4 Macrob,, Satura., lib. i, cap. la,2 Ved. la mia Nuova Collezione <strong>di</strong> p. i^G-Opnsc. , Tom. n , p. 3b'5. 5 Dupuis ,Relig . Univers. , Tom.3 Ved. p. 8a. xiii, part. i, p. iSa.


TAVOLA XXXI. 349tale si esercitasse anche dalle donne romane festeggiando]a Bona-Dea. In ciò non altro io ravviso che la sferza oflagello in mano dell'Auriga celeste, che precede il carrodel sole ', allorquando la Provvidenza risveglia la fecon<strong>di</strong>tàdella terra, espressa dagli atteggiamenti scomposti <strong>di</strong> chiper imitare un tale avvenimento frustavasi .In un vaso, del (juale do conto a suo luogo, noi ve<strong>di</strong>amoeffigiato Pan che ha nella destra il flagello , e nella sinistratiene un piccol vasetto ', simile a quello che frequentementes' incontra in mano della Nemesi eh' è primario soggettodegli Specchi mistici, incorno alla quale io proposidelle congetture per provare che poteasi tenere per la Provvidenzapersonificata.Io riporto per tanto in questa Tav. XXXI una delle moltefigure <strong>di</strong> questo genere , perchè credo che rappresenti sostanzialmentela sorgente <strong>di</strong> tutti i beni necessari alla vita,la qual vita per piij sensi s' incontra manifestata dalla piccolafiala o gutto, o altro recipiente che sia.Inten<strong>di</strong>amo per tanto dal qui esposto, che questi misticiSpecchi hanno un senso concorde, qual è quello <strong>di</strong> venerarela Provvidenza <strong>di</strong>vina da cui ricevono gli uomini ognibene in questa vita, ed il premio in una vita migliore dopola morte ^,qualora me<strong>di</strong>ante le già riferite purificazioni,mantengansi attivo 1' esercizio delle virtii.La relazione eh' io do in questo scritto dello Specchiogià nominato in principio , conferma la probabilità che glialtri antecedentemente descritti e pubblicati nelle Tavv.1 Ved. ser. i, p. iii. 3 Ved. sor. i1 Ved. la spieg- della tav. xl, ser. ., p. 869.


35o DEGLI SPECCHI MISTICIXXVII e XXVIII, fossero positivamente attinenti ai misteridella Bona-Dea come accennai ', mentre il poc'anzi mentovatone forma il seguitoLo Specchio mistico da me sostituito a quello <strong>di</strong> Napoliesiste ine<strong>di</strong>to presso il signor Laurenti in Roma, ed è dellaprecisa grandezza dell' originale , come son tutti quelli cheho dati nelle Tavole antecedenti. Sulla moltiplicità <strong>di</strong> essitratterò in seguito.TAVOLA XXXII.I,.1 Disco della Tav. presente XXXII non fu da meoriginalmente tratto dal monumento antico , ma soltanto copiatoda una stampa in rame già e<strong>di</strong>ta dal Middleton celebretra i letterati dell' Inghilterra =, il quale dopo aver postoin dubbio se patere sacrificiali o altri oggetti d' uso domesticoesser potesse questa qualità <strong>di</strong> utensili ^ scende allaparticolare interpetrazione del presente Disco, ravvisandoviuna donna da un volitile trasportata mentre ha inmano uno Specchio^ e la giu<strong>di</strong>ca Leda col cigno, nel qualetrasformossi Giove ad oggetto <strong>di</strong> starsene ignorato nel<strong>di</strong> lei grembo con tutto l'agio che da un amante si cerca *.Nota quin<strong>di</strong> partitamente l' interpetre inglese, come Ledapuò esser qui espressa sul cigno con lo Specchio in mano ,quasi esultasse della bellezza del proprio volto che seppeinnamorare il massimo de2,li Dei ^.1 Ved. p. 340 Isg. 4 Ved. p. i68.2 Middlet. , Anliij- Monum., Tab. XV. 5 Middlct. , 1. cit. , sect. n , p.3 IJ. , 1. cit., p. 169, 174* ^"J^-


TAVOLA XXXII. 35Alcune mie riflessioni mi ritengono dall' ammettere unatale interpetrazione . L' esser Leda seduta sul cigno noncorrisponde all' idea della favola che vuol Giove posato nel<strong>di</strong> lei grembo, come le statue lo manifestano ', e non giàsottoposto a lei. Difatti al Creuzer che vide il soggetto <strong>di</strong>questo Specchio, egualmente che un altro simile spettanteal museo Britannico ^ ,parve che piuttosto significasse unaVenere; ma il vedere ambedue le mentovate figure moltovelate sta in opposizione col carattere <strong>di</strong> Venere che suol mostrarsinuda in gran parte del corpo. Tali <strong>di</strong>spute comparisconoin nuovo esame alla serie V <strong>di</strong> quest' Opera % dovesi mostra il soggetto medesimo che ora ve<strong>di</strong>amo in quettomistico SpecchioFrattanto giova osservare al proposito nostro, che nellamedaglia <strong>di</strong> Camerino si trova pure una donna sedentecome qui , sopra un cigno . L' Eckhel concepitane la stessaidea che n' ebbe il citato interpetre <strong>di</strong> questo Specchio , notollaper Nemesi equivalente a Leda ^. Ma fu con ragioneripreso dal dotto Millingen il quale <strong>di</strong>chiarando che il cignoè dato come attributo delle Ninfe delle fontane e deilaghi , ne argomentò che tal figura potesse rappresentarela ninfa del lago Camerino che <strong>di</strong>e <strong>nome</strong> alla città fabbricatavidopo ^ . Né la congettura si può contrastare avendoun saldo appoggio in antico scrittore Posto **. ciò, non1 Mus. Capitol. , Tom. iii, tav 4 Eckhel , Doctr. namtn. veter.XLi Tom. 1 , p. 200.2 A Descript, of ancienl lerracot- 5 Miliingen, Peinlur, de Vas. Grec,las in ihe Brllish Mus , Piate p ai, net. (3).x\xv , nr. 72, 6 Schei, in Pindar. Olymp. , Od.3 VeJ ser. v , lay. xxsviii. y ,v. ^.


352 DEGLI SPECCHI MISTICImi sarà neppur contrastato che anche qui si rappresentiuna ninfa delle acque trasportata da un cigno . Ma poiché<strong>di</strong>mostro altrove che le ninfe delle acque rappresentavanole anime' , <strong>di</strong>co altresì che la ninfa <strong>di</strong> questo Specchiorappresenti un' anima nell' atto <strong>di</strong> passare agli Eiisi permezzo della purificazione delle acque % dal cigno in<strong>di</strong>cate.L' esser poi così avvolta nel velo che in parte le copre ilcapo è costume <strong>di</strong> chi viaggia ; ed è perciò eh' io potei mostrarealtre ninfe sopra de' mostri aquatici significare il viaggiod' un' anima da questa all' altra vita ^,Lo Specchio non è soltanto molle utensile <strong>di</strong> Venere o<strong>di</strong> visuale beltà, come dai citati interpetri è stato supposto,ma un mistico geroglifico spettante alle proprietà dellamente e dell' anima 4, e quin<strong>di</strong> trasportato nei misteri ^ enelle dottrine deh' anima stessa ^ ; né qui si vede per laprima volta in mano <strong>di</strong> ninfe che ai misteri appartengono 7,o che le anime rappresentano ^. Veda il mio lettore questomedesimo Specchio in mano <strong>di</strong> una donna recombentesopra la cassa che chiuse le <strong>di</strong> lei ceneri 9 , e che io provairappresentare il ritratto della defunta o piuttosto la posizione<strong>di</strong> riposo che la <strong>di</strong> lei anima godeva in cielo comecredevasi '°. Molti sono i femminili ritratti dei defunti sulleurne cinerarie etrusciie <strong>di</strong> Volterra che hanno lo Specchio": e vorremo crederlo nelle mani loro strumento <strong>di</strong>I Ved. ser. i, p. i4'- 6 Ved. p. 112, sg.s Ved. ser. v, p- 220. 7 Ved. scr. v , p. 217.3 Ved. ser. 1 , lav. x , num. i , p. 8 Ivi , p. 49-IO / 9 Ved. ser. vi, tav. Hi, num. 1.4 Ved. p. 76. 10 Ved. ser. i , spieg. della tav. liaVed. p, 109. n Ved. p. 100.


TAvv. xxxii , E xxxm. 353lasciva efFemmitiatezza come si giu<strong>di</strong>ca nelle mani <strong>di</strong> Venere?Per mag-giormente consolidare il mio supposto^ esibiscoun antico bronzo in rilievo dove si vede una ninfa ,cheavendo uno Specchio in mano cavalca un toro' , come altrane ve<strong>di</strong>amo in un vaso fittile eh' io <strong>di</strong>chiaro una seguace<strong>di</strong> Bacco j si pel toro eh' ella cavalca , sì pel vasoche tiene in mano ^. In quei monumenti non sarà Venere,perchè non appartiene alla Dea <strong>di</strong> mostrarsi sul toro , ma sidee credere una seguace <strong>di</strong> Bacco; e quello Specchio spettanteper conseguenza ai <strong>di</strong> lui misteri, come più volte homostrato ^ . Per le stesse ragioni sono autorizzato a credereche la donna <strong>di</strong> questo Specchio mistico non sia Venere,ma una ninfa seguace <strong>di</strong> Bacco, o piuttosto l'animad'un iniziato a' <strong>di</strong> lui misteri me<strong>di</strong>ante i quali, per operadelle purificazioni che negli antecedenti Specchi praticatevedemmo ^, è trasportata agli Elisi.La prossimità del soggetto eh' io propongo a supporsiespresso in questo Specchio mistico, paragonato con quellidei Dischi già esaminati , mi fa credere con maggior probabilità,che qui ancora si tratti della dottrina spettante alleanimeTAVOLA XXXIII..1 J chiarissimo il seguente passo <strong>di</strong> Proclo : « siccomegli Specchi ricevono le apparenze secondo la loro leviga-1 Ved. ser. vi, tav. B4, num. i. 3 Ved. p. 5i.2 Ved. ser. v, tav. ii , p. i5, i6. 4 ^'^'I- P- 337, ^44-S. IL 45


554 DEGLI SPECCHI MISTICItezza , così furon presi dai teologi per simbolo adattato adesprimere la <strong>di</strong>vina creazione del mondo. Quin<strong>di</strong> aggiungonoche Vulcano fabbricasse uno Specchio a Bacco, in cui mirandoil nume la propria immagine procedesse alla creazionemateriale e <strong>di</strong>visibile ' w : dal qual passo noi siamo assicuratinon solo dell' uso mistico degli Specchi <strong>di</strong> che horagionato altrove ", ma della origine e ragione <strong>di</strong> tal uso.Questa era dunque la sua levigatezza. Di ciò assicura nuovamentelo stesso Proclo, mentre fa servir <strong>di</strong> commentoil citato passo a queste parole <strong>di</strong> Platone : « Il Creatoreavea fatto il tutto al <strong>di</strong> fuori liscio ed in giro ^ m.Questi particolari esaminati dal dotto Creuzer più che dame, ci fanno avvertiti, per le osservazioni <strong>di</strong> Proclo, chepiù volte il filosofo Platone sparge la massima nelle sueopere, che il grande artefice avea costruito il mondo permodo che sembrasse levigato al tornio ^ . Da Platone sitrasmise una tale idea ad altri scrittori 5, e da questia^li artisti ^.Nè con i soli Specchi, ma con globi ancora,e con vasi, e con lucerne 7 rappresentavasi l'orbe mon<strong>di</strong>ale,purché tali oggetti partecipassero della sfericità e dellaproprietà <strong>di</strong> tramandare dei raggi <strong>di</strong> luce , sia <strong>di</strong>retta, siariflessa, sia refratta ^. da è da ripetere con maggior chiarezza,come altrove accennai 9, che siccome Bacco vide nel1 Proci., In Tim. Plat. , p i63. il, p. 70, et alii ap. Creuzer,a V"ed. p.1 14- 1- cit.3 Plat., In Tim., Op. , Tom. iii 6 Veci. p. 81.p. 33. 7 Ved. ser. i , p. 338.4 Proci,, ap. Creuzer, Dlonys. 8 Creuzer, Dionys. , Comnient. i,Commenl. i , p. Sg , not. (*). p. 28 , sq.5 Pliii. Hisi. Nat., lib. Il, cap. 9 Ved. p. H2.


TAVOLA XXXilI. 555suo Specchio la virtù efficace della generazione del mondo;così in questi Specchi, o lucerne, o globi considerarono ifilosofi non solo gli Dei, ma la generazione ancora dellecose create 'A tal proposito riportasi dal Creuzero ]' esempio <strong>di</strong> uncerto vaso <strong>di</strong> Nestore dove si vedevano le stelle ivi affisse,come se state fi)ssero altrettanti chio<strong>di</strong> fitti nel cielo '. Diciò Io stesso Creuzero trova conferme in Arato, aggiungendoaver tratto da Asclepiade che i primi istitutori della vitaeulta e sociale si proposero d' imitare nei predetti \a,>ied in altri tali oggetti la figura del sole, della luna e dell'universo '.Presti ora 1' osservatore la sua attenzione sul misticoSpecchio da me esibitogli in questa XXXIII Tav. , e vi troveràle qualità medesime che qui sopra ho accennate . Idue volti sono il sole e la luna, come proverò per l'epigrafee per gli altri attributi: la sfera che vedesi tra loro èla figura del mondo ^: il fiore eh' è nel mezzo rammentainsieme col tralcio che lo circonda la virtù prolifica dellepiante ^ , coerentemente alla già in<strong>di</strong>cata generazione delmondo; la sensibile concavità che ha questo mistico Specchio,a <strong>di</strong>fferenza dei consueti, prova l'approssimazione allafigura <strong>di</strong> recipiente che aver debbono questi arnesi ,qualunque sieno, destinati a rappresentare la figura mon<strong>di</strong>ale,come da Apuleio sì accenna ^, per la <strong>di</strong> lui circolare1 Creuzer, 1. cit. , p. 4i- 4 VeJ. ser. v, tav- iv , iiiim. 3, 5,2 Vid. Heyne, Observ. ad Homer., 5 Vcd. sor. i, p. 338.lliad. XI, V. 632, p. 23o, 6 Ved. p. 88, i36.3 Creuzer, 1. cit. , p. 38.


356 DEGLI SPECCHI MISTICIfif^ura dei?enerando finalmente in quella <strong>di</strong> una lucerna,ben <strong>di</strong>mostra 1' intenzione <strong>di</strong> chi lo fece ad imitazione <strong>di</strong>quanto abbiamo sopra accennato.Che la palla <strong>di</strong>visa in quattro segmenti sia corrispondentealla parola mondo, io lo imparo dalle note astronomicheregistrate dagli antichi scrittori, mentre presso <strong>di</strong>essa trovasi la voce greca /.Ì7f.o;'. Anche nelle medaglie,dove in qualche modo si volle rappresentare il mondo, sitrova espresso un circolo traversato da due liste che s' incrociano^. La moltiplicità <strong>di</strong> esse in questo circolo potrebbein<strong>di</strong>care il mondo materiale e <strong>di</strong>visibile, del quale hofatta menzione superiormente. Di questo in particolar modosi tratta nei monumenti che furon chiusi nei sepolcri,fra i quali sono anche gli Specchi mistici,- tanto che nonv' è ragione da non ammetterlo qual simbolo del mondo,come ho già detto. I vasi antichi <strong>di</strong>pinti che hanno questosimbolo stesso frequentemente, allorché sono interpetratinel senso conveniente, non repugnano ad una taleallusione ^ Una importante nota su tal soggetto si leggenella beli' opera del eh. IMillingen dove ci fa avvertiti essersida uno scrittore moderno supposto che tali oggetti fosserosimboli del principio vivificante che anima l'universo,il quale secondo Proclo fu figurato da una croce posta dentroun circolo "; mentre il prelodato Millingen determinache non ostante le molte spiegazioni contra<strong>di</strong>ttorie ed assurd.-che a tal simbolo sono state date, non debba inten-1 Du Gange, Glossar. Me<strong>di</strong>ae Grae- m, part. i, PI. cvii , p. 187.cii., Tom. II, notarum. charact., 3 \ ed. ser. v, p. 277.p. in. 4 Millingen, Ancieat une<strong>di</strong>led mo-2 Monifaucon, Ant. expl. , Tom.num, ofgreciaa art, p. 3i, net. i3.


TAVOLA XXXIII. 357dersl che per la semplice figura <strong>di</strong> una sfera o palla dagiuoco'. ÌNIa come potiò convenire che una palla da giuocosia posta in uno Specchio mistico tra 1 sole e la luna?Come poteva 1' artista rappresentarvi <strong>di</strong>fferentemente o laterra o l'universo intiero, come Proclo ci ad<strong>di</strong>ta?Mi secon<strong>di</strong> per un istante Y osservatore nell' esame delmonumento <strong>di</strong> Protesilao dal Visconti illustrato , e da meriportato alle Tavole <strong>di</strong> corredo ^ . Videlo egli forse piùrovinato che in altri tempi ne' quali era stato già <strong>di</strong>segnatodal Bartoli e riportato dal Montfaucon •*, e da menuovamente riprodotto in parte ove occorrevami ^. Scriveil Visconti che ai pie<strong>di</strong> della figura terza eh' è a destradel riguardante si vede un circolare arnese che fu timpanoo tamburello bacchico ^, ma intanto accenna una pittura<strong>di</strong> Filostrato, che negli Eroici parlando a lungo <strong>di</strong>Protesilao, lo descrive premente col piede un rostro <strong>di</strong> nave,rammentando anche un <strong>di</strong>sco e non già un tamburello^ . Ma r Hancarville , che sebbene <strong>di</strong>versamente dal Visconti,pure interpetra il monumento medesimo, chiama ruotaquel circolo decussato eh' è ai pie<strong>di</strong> dell' in<strong>di</strong>cato eroe , elo vuole espressivo della vita che corre al suo fine 7^ e inquesta forma si vede presso i citati autori ^, e per conseguenzamolto slmile al <strong>di</strong>sco rappresentato in questo Specchiomistico . Io dunque spiegando ancor quella per simbolo1 Ivi. V, tav. XVIII, p. Il 5.2 Ved. ser vi, tav. 113, num. i . 6Ivi.3 Ant. expl. , Tom. v ,part. i, PI. 7 Hancarville , Recliercli. sur. 1' o-txxv, p. i/JS. rigiri, des art. de la Grece, Tom.4 Ved. ser. vi, tav. S , num. 2 . n > P- 35.5 Visconti, Mus. P. Clem. , Tom. 8 Ved. ser. vi , tav. S, num. 2.


358 DEGLI SPECCHI MISTICIdel mondo visibile in quattro parti <strong>di</strong>\iso come si suole,intendo che Protesilao ritiri da quello il piede quasi uscissedal mondo per passare all' altra vita , mentre al <strong>di</strong> là <strong>di</strong>quel simbolo trova Caronte.Un altro monumento ch'io sottometto all'esame del miolettore è un Ercole che mostrando <strong>di</strong> aver domato le fieree quanto <strong>di</strong> più forte era i quel mondo, che in figura <strong>di</strong>un <strong>di</strong>sco decussato cacciasi sotto braccio , è poi dominatoda un nume più potente <strong>di</strong> lui ' . Finalmente la situazione<strong>di</strong> questo simbolo in mezzo al caos, figurato dal misticoSpecchio, fa vedere che rappresentar debbe il mondo materialefiancheggiato dal sole e dalla luna.È poi notabile nelle pittare dei vasi che ove si vede loSpecchio, ivi per or<strong>di</strong>nario è anche il globo frequentementesegnato con più segmenti ^ , mentre che fra i trastulli<strong>di</strong> Bacco bambino si fa menzione <strong>di</strong> uno Specchio e <strong>di</strong>una palla, <strong>di</strong> che faccio altrove parola ^. Di ciò più convenienteluogo da doverne trattare mi sembra esser la serieVI, dove altri monumenti son decorati <strong>di</strong> questo simbolo,sul quale hanno scritto tanti eru<strong>di</strong>ti uomini e variamente.Credo peraltro dover produrre all' osservazione <strong>di</strong> chilegge un simile soggetto <strong>di</strong> altro monumento sepolcrale illustratodal Begero ^ , onde se ne traggano degli utili confronti,e si veda che molto probabilmente quel simbolo centraleesser debbe il mondo materiale . Si osservi <strong>di</strong>fatti tra i mo-1 Ivi, tav. B4. Tinra. 2. 3 Ved. p. 83, 84-2 Ved. ser. cit. , tav, R, num. i 4 Tliesaur. , antiq . Brandcmburg.tav. S, Dum. , 2 e ser. v, tav. Tom. 111, p. 442>X1.K, X.\I, XXII, XXIV.J'it- I^-


TAVOLA XSXIIl. 359numenti <strong>di</strong> corredo un'antica lucerna dove sono , come qui,effigiate due teste, sotto alle quali è parimente un Disco attraversatodai segni che lo <strong>di</strong>vidono in quattro parti. Ivison quattro punti che formano coi quattro segmenti un talsimbolo, dagli astronomi conosciuto per in<strong>di</strong>zio del cielocomprensivo <strong>di</strong> tutti gli astri , notato nella seguente manieravjc- aarpa', tantochè questo segno compreso nel circolodee rappresentare tutta la sfera mon<strong>di</strong>ale.Un'altra favola entra pure nelle nostre avvertenze: questariguarda Ercole, che dal sole ebbe in dono un vaso colquale potè varcare 1' oceano e portarsi nell' isola d' Eritea '.Quivi osservano i dotti che Ateneo narrandola <strong>di</strong>mostralaproveniente dagli Orientali , che stimando i vasi grati agliDei ne accennavano uno attribuito particolarmente al sole,confondendolo quin<strong>di</strong> con quello d' Ercole ^ . Aggiungon poiche siccome fu immaginato Ercole trasportato per marein un vaso detto del sole, così gli egiziani artefici specialmente,ed anche i greci rappresentarono il sole e la lunaportati in un recipiente in figura <strong>di</strong> barca ^ . Né crederei fuori<strong>di</strong> tal proposito che gli antichi figuli avessero fatto pertale allusione quella gran quantità <strong>di</strong> vasi che in un tempomedesimo hanno forma <strong>di</strong> lucerne e <strong>di</strong> navi, o cimbe. Ione unisco alcuni in una Tavola onde mostrarne la forma ^.Quello eh' è segnato <strong>di</strong> num. i si trova ripetuto nella secondaraccolta Hamiltoniana, dove il suo interpeti'e lo <strong>di</strong>-1 Du Gange, Glossar. Med. Grae- iv , p. 287.cit., Tom. II, p. 5 , notar, cha- 3 Creuzer. 1. cit. , commenl. 1, p. 35.ract. 4 Heyne , ad Apollodor. , lib. 11 ,a Athen. , Deipnosoph., lib. xi ,cap. v, p. 182.cap. V, j 38, p. 469, Op. Tom. 5 \ ed. ser. vi, tav. £4.


36o DEGLI SPECCHI MISTICIchiara <strong>di</strong> singoJar forma e simile a quella d'una nave, essendovenechiaramente <strong>di</strong>stinte le parti, e lo suppone allusivoalla barca <strong>di</strong> Caronte, o a qualche altro favoloso racconto, e lo crede piuttosto lucerna che vaso ' . Gli altri cheio riporto sono in parte tratti originalmente dalla raccolta<strong>di</strong> vasi della R. Galleria <strong>di</strong> Firenze, perchè più probabilmentesi posson credere spettanti agii <strong>Etruschi</strong> ^,È poi singolare il vedere che <strong>di</strong> eguaì forma sono alcunibronzi vuoti al <strong>di</strong> dentro e con piccola molletta al <strong>di</strong>fuori, per cui furon tenuti dagli antiquari or<strong>di</strong>nariamenteper fibule ^. In un sepolcro etrusco recentemente scopertonei suburbani <strong>di</strong> Volterra nelle terre del nob. sig. FilippoSalvetti se ne trovarono ventotto '', unitamente peròad altri bronzi ,quasi fosse un ripostiglio <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong>qualche valore, sebbene aderentia delle ossa indubitatamenteumane, come da una eru<strong>di</strong>ta relazione trasmessami dalprelodato possessore ben sì rileva. Certo è peraltro chetali bronzi si trovan chiusi in molti sepolcri ; ciò che fecesospettare con assai plausibile probabilità al eh. sig. AlessandroVisconti, che serviti fossero questi metalli per chiudereil panno che serrava le ceneri dei cadaveri arsi nelrogo ^ . Noi troviamo <strong>di</strong>fatti questi bronzi nei più antichisepolcri finora scoperti ^, ove le ceneri umane furono1 Fontani, Pitture de' Vasi ant. pos- sessore <strong>di</strong> tali anticbilà, in dataseduti dal cav. Hamilton, Tom. del Luglio iSaS.IV , tav. (**) p. vili. 5 Visconti , Lettera al sig. Giusep-2 Ved ser. vi , tav. F4 , num. i . pe Carnevali <strong>di</strong> Albano sopra al-3 Ivi , num. 2. cuni vasi ritrovati nelle viciuan-4 Lettera a me <strong>di</strong>retta dal sig. Fi- ze <strong>di</strong> Alba Longa , p. aS.lippo Salvetti <strong>di</strong> Volterra pos- 6 Ved. ser. vi , tav. C4 ,num. 4-


TAVOLA XXNIII.36" Ichiuse. Ma qualunque ne fosse 1' uso ,potevano ciò nonostante ritenere un significato simbolico nella ior forma ,come per or<strong>di</strong>nario ritengono gli oggetti <strong>di</strong> un qualche usosacro. Quello che io riporto dà completa idea <strong>di</strong> questibronzi simili tra loro fuorché in grandezza Con '. questoprincipio medesimo spiego un vasetto assai singolare daleh. Millingen pubblicato, dove si vede un circolo <strong>di</strong> combattentisuir orifizio del vaso , e internamente un rango<strong>di</strong> navi in giro '. Circa tal monumento ci avverte l'espositoreesser cosa rarissima il trovar navi <strong>di</strong>pinte nei vasi ^ ;ed a2:2:iun2:o io che gli Esfiziani fregiarono <strong>di</strong> navi nioltissimide' Ior monumenti '^; che gli <strong>Etruschi</strong> l'espresseronei bronzi e nei vasi che ho poc' anzi accennati^, e che iGreci italioti ve le <strong>di</strong>pinsero ancora talvolta, come in questoeh' esibisco anch'io per <strong>di</strong>ffondere la novità del soggetto^ .La interpetrazione, che a questa pittura credo <strong>di</strong> poterdare ,proviene dal corso della umana vita sempre piena <strong>di</strong>contrasti nelP intero suo circolo dal nascere al morire 7 ,alla quale è poi sostituito un nuovo periodo <strong>di</strong> placidacarriera fra gli astri che si figuravano in un dolcissimo fluidotrasportati placidamente come in una nave, ed a loroimitazione anche le anime dei trapassati ^ . Noi vedemmo<strong>di</strong>fatti altrove come le anime partite dal corpo seguono il1 Ved ser. vi, tav. F4, num. i . ii, Tav. ii4'2 Millingen, Peint. antiq. de vases 5 Ved. p. SSp.Grecs , PI. Lii. 6 Ved. ser. vi, tav. F4, num. /, 3.3 Ibid. , p. 43. 7 Ved. ser. 1 , p. 35o.4 Denon, Viaggio ia Egitto , Tom. 8 Ivi , p. i6o.s. II. 4^


6362 DEGLI SPECCHI MISTICIcorso degli astri' , e qui ho ripetuto che il sole e la lunafurono inunaginati in una nave scorrendo 1' etere eh' è ilpili sublime de' flui<strong>di</strong> .Dalla pittura che accenno ' appren<strong>di</strong>anrio ancora il perchènei sepolcri si ponevano queste variate fogge <strong>di</strong> navibizzarramente figurate come vasi ' ,per accennare cioè cheda color» che sanno combattere in questa vita si aspetta unpiù telice corso <strong>di</strong> giorni beati fra gli Del, che pe i Gentilierano gli astri ^ . 11 motivo <strong>di</strong> tutto ciò non sembra lontanoda una derivazione verbale ,poiché il <strong>nome</strong> generico<strong>di</strong> Dei venendo probabilmente da correre ^ ne segue l'approssimazione della parola tsab che ha significazione <strong>di</strong> naveo <strong>di</strong> carro, cggetti insomma <strong>di</strong> trasporto e <strong>di</strong> corso;dal che sembra derivata la parola sabei cioè ammiratoridel corso degli astri .Noi potremo ammettere con Platone, che le deità in questoSpecchio mistico rappresentate siano le prime che a-vessero i Greci de' più antichi tempi ^ . Lo conferma Eusebio, dove scrive che scossi costoro dallo splendore imponentedei cieli ,presero per loro Dei i lumi celesti e si prostraronoavanti a loro limitandone 1' adorazione a ciò cheessi vede\ano 7. Ma i filosofi più speculativi hanno dataestensione mas2:iore a tale <strong>di</strong>vinità . Posidonio e Zenonepretendevano che il mondo in generale, ed il cielo in particolarecomponessero la sostanza della <strong>di</strong>vinità ,mentre BoiVed. ser. i, p. 220-829, e ser . 5 Ivi, p. Sj.V , p. 2o3.Plat. , In Craiil. , p. 397.a VeJ. ser. vi, tay. E4, F4, num. i. 7 Euseb. , Praep. Evang. , lib. i3 Ivi , ta%'. G4- cap. VI , p. 17.4 Ved. ser. 1 , p. 48 •


TANor.A \x?


3d4 degli specchi misticidella luna le partecipa i principi! della vita e delle qualitàfecondanti che essa rovescia sopra la terra, e così agisconoquesti due astri concordemente alla grand' opera dellagenerazione universale ' jj. Noi ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>fatti nei misticiSpecchi una Dea con ampolla in mano ^ , in atto <strong>di</strong>versarne sulla terra il liquore prezioso •*. Ad essa ho appostoil <strong>nome</strong> generico della <strong>di</strong>vinità dagli antichi attribuitogli'• ,quin<strong>di</strong> quello <strong>di</strong> ISemesi ^ : nomi che si competonoalla Iside degli Egiziani, come attestano gli scrittori ^:in sostanza alla luna. Gli Egiziani in effetto, secondo Diodoro,ammettevano due gran<strong>di</strong> Dei che erano il sole e laluna , o siano Osiride ed Iside occupati a governare il mondocome SI è detto 7, e regolarne l'amministrazione perla <strong>di</strong>stribuzione delle stagioni ^.Documenti sì chiari pongono fuori <strong>di</strong> dubbio la massimavenerazione e culto che gli antichi popoli prestaronoai soggetti espressi in questo mistico Specchio. A molti altricontesti, che io potrei addurre, preferisco 1' osservazioneche questi enti <strong>di</strong>vinizzati si trovano legati colla dottrinarelativa alle anime degli estinti.1 recipienti coi quali versa vasi latte su i depositi sepolcraliperchè la anime ne fosser nutrite 9, avean figura <strong>di</strong>quelle barche dette cimbe menzionate poc' anzi '°, onde rammentarecred'io, che le anime tornavano in esse a varca-1 Proci. ,in Tim., lib. iv , p. aSy. Tom. i, p. 364, sq.2 Ved. p. 283, 34-». 7 Ved. p. 363.3 Ved. tav. I, e xiv- 8 Diod. Sicul., lib. i, cap. xi, p.4 Ved. p. 7. i4 , i5.5 Ved. p. i65. 9 Ved. ser. i, p. 267.6 Apul. , MetaraorpU. , lib. 11, Op., io Virgll. , Georg., lib. xh, v. 5o6.


TAVOLA XXXITI. 365re 1 cieli fra gli astri secondando il corso del sole, da doveeran partite quando scesero a cibarsene venendo sullaterra a vestirsi <strong>di</strong> corpi umani '. Né il nostro bronzo sembradel tutto alieno dalla forma <strong>di</strong> navicellaTrattasi assai <strong>di</strong>ffusamente nel Timeo <strong>di</strong> Platone dellasferica figura del mondo, e <strong>di</strong> un'anima razionale che nelsuo seno contiene, ed intorno a cui la materia si avvolgein quattro elementi <strong>di</strong>stinta '^ , come in quattro parti è <strong>di</strong>visoil globo che in questo Specchio esaminiamo . Ivi anchesi tratta <strong>di</strong> un intelletto , che fiisso ed immobile nelmondo stesso, serve a muovere e governare il moto dellagrande sfera mon<strong>di</strong>ale ^. I Platonici che prendono a trattarepiù <strong>di</strong>ffusamente quel tema, si estendono nella dottrinadel moto, sebbene in una maniera oscurissima . Plotino,per via d' esempio, ripete il detto da Platone che l' intellettomondano si muove, ma insieme sta fermo perchèsi riflette in se stesso, vale a <strong>di</strong>re si muove circolarmente^ ; e frattanto aggiunge altre riflessioni comparativetra '1 moto del mondo e quello dell' uomo rapporto alle loroanime, ove in sostanza stabilisce che « 1' aniiiia umanaragionevole colla considerazione <strong>di</strong> se stessa si convertein se, misura l'or<strong>di</strong>ne universale, e l'oltrepassa rivolgendoi suoi sguar<strong>di</strong> alla causa dell' universo ^. Spesso portasiove la trae la natura del tutto, o si eriga in meglio osi precipiti in peggio. Ciò che è presso degli uomini, o siacorpo o vita propria del corpo , è sempre parte del corpoI Ved. ser. cit. , p. i34- 4 PJotìn- . Ennead. u , lib. ii, cap.a Ficia., in Platon. Tim., compend., iii , p. 58.cap. XXVI, p. 294- 5 Ved. p. 337.3 Ibìd.


566 DEGLI SPECCHI MISTICIuioadatio e della vita del mondo, perciò seguita il niotodeir universo. Esistendo la potenza dell'anima nel centrodel mondo, come nell'animale esiste nel cuore, così questomondo si aggira intorno al centro richiamatovi dall' a-nima.E portandosi attorno al centro per mezzo <strong>di</strong> alcunelinee, sembra che per esse tocchi da per tutto il suo cen*tre, dal quale nasce l'estensione della mole e la propagazionedella vita ' . Nonè dunque senza un qualche scopoche fu posto quel simbolo nel centro dello Specchio mistico,se riferir debbesi alle in<strong>di</strong>cate dottrine.Dicon poi gì' istessi Platonici, che siccome nel mondo èun mezzo da cui le altre cose <strong>di</strong>pendono , così è nell'anima,da cui <strong>di</strong>pende ogni virtù e la vita. E come avvolgesiper conseguenza il corpo intorno all'anima, così l'animaintorno a Dio ': e tale avvolgimento fassi per un certocostante naturale istinto a noi occulto, come per amoree stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione . Con tal circuito la ragionevolenatura si avvol^re in se stessa circa le forme non so-Jo, ma da se portasi al suo intelletto, e per mezzo <strong>di</strong> questoall' intelligenza <strong>di</strong>vina, e per questa a Dio. ImperciocchéId<strong>di</strong>o risiede come centro <strong>di</strong> tutte le cose, e quasicon un suo cibo ^ alletta ed invita le menti e le animeche si rivolgono a lui. Né la cognizione soltanto, ma l'amore,o sia desiderio, o affetto ^ è il principio <strong>di</strong> questo moto,poiché quella sembra immaginaria ,questo sostanziale,quella riposa in se stessa, questo vien trasportato adI Ficin. , in Piotiti. , Àrgument. in 3 Ved. ser. v, spieg. della lav- xxxyi.Ennead. 1 1 , lib. ii , cap. i , p. 56. 4 Ved. ser. t , 1- cil. , e p. 299.a Id. , 1. cu., cap 11 ,p. 56.


TAVOLA XXXIIl. 36;altro oggetto ; e <strong>di</strong> nuovo in mille guise vogliono i platoniciargomentare e provare , che siccome l'anima va aggirandosiintorno a Dio , così ogni globo astrifero e mon<strong>di</strong>alesi aggira attorno alla propria anima • . E dove <strong>di</strong>conocon Platone che 1' anima godendo Id<strong>di</strong>o esulta per allegrezza" , vogliono significare che ogni sfera celeste si rivolge,non tanto per desiderio dell'anima che per allegrezza,come gli animi nostri si <strong>di</strong>latano pel gioir dellospirito , e le membra esultano ^ . Vedremo noi pure nonsolo in questi Specchi, ma nei vasi ancora espressi dall' artequesti metafisici sentimenti , or con rappresentanze <strong>di</strong>aggruppate figure, or con simboli semplici , come in questoSpecchio ve<strong>di</strong>amo la sfera mon<strong>di</strong>ale, probabilmente inseritavia rammentare gì' in<strong>di</strong>cati rapporti tra 1' anima del contemplativoo dell' epopte, e 1' universo ^'Feci altrove conoscere il rapporto che le anime aveanocol sole, relativamente al transito loro dall'uno all'altromondo ^: qui giova sapere ancora che Orfeo, tenutodagl'iniziati per loro maestro <strong>di</strong> sacre dottrine, riguardavaquesto grand' astro come primaria ed universale intelligenza,dalla quale sono emanate le nostre anime ^ , o comesorgente dell' intelligenza dell' universo : massima alla qualesi conformano Cicerone , Macrobio, e i dotti del paganesimo, intitolandolo ìjiens mun<strong>di</strong> 7.E nuto che nei misteri della luce era da»!' iniziati ve-1 Fìcin. , 1. cit- 6 Macrob. , Saturn. , lib. i , cap.2 Ved. ser. v , p, Sog. xix , p. 394.3 Ficin. , I, cit., cap. lu , p- 67 . 7 M. , in Somn. Soip. , llb. i , cap.4 Ved. ser. v, p. 238. xiv, p. jS, cap. xx, p. 99, et5 Ved. ser. 1, p. 19, 43, i34' Satura., lib. i, cap. xviii, p. a89.


568 DEGM SPECCHI MISTICInerata partlcolaiineate la kina , d.ue asserivano essereuna cavità destinata a ricevere le anime ' . x\nzi giunseropersino a credere che la luna fosse l'elcnento da cui provengono,e che vi ritornino dopo un viaggio <strong>di</strong> mille anniper esservi giu<strong>di</strong>cate . Tali dottrine da Platone spacciate' trovaron civ<strong>di</strong>to sempre maggiore a misura cheda altri filosofi venivano ratificate ^ . Ma delle supposte influenzelunari suir universo abbastanza ho rasrionato in altromio opuscolo, che il lettore può esaminare a suo grado^ . Credo <strong>di</strong> non dover trascurare I' osservazione giovevolenelle interpetrazioni seguenti, cioè che la ferace terra,o piuttosto la germinante natura sia stata riguardata comeuna <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong> alta considerazione presso le religioni più antiche. Né mi sembra che <strong>di</strong>versamente significar volesseVarrone laddove <strong>di</strong>chiara che le principali <strong>di</strong>vinità samotraciche,altrimenti dette cabiriche, furono il cielo e laterra ^ , nelle quali in certo modo comprendesi tutto1' orbe mon<strong>di</strong>ale . Se il lettore si unisce meco nell' esame<strong>di</strong> questi Specchi, troverà grand' analogia <strong>di</strong> significato fraloro, sebbene espresso con figure molto <strong>di</strong>verse. La Tav.IX offre un monumento simile a quello che ora spiego.Se in uno sta Cibele nel mezzo al Disco rappresentandovi1 intera natura ' ^, qua vi tien luogo la sfera compren-1 Fiutare , de Facie in Orbe Lu- Collezione d'opuscoli e notizie <strong>di</strong>nae , Op. , Tom. ii , p. 94^- scienze, lettere ed arti, Tom. i,3 Platon. , de Rep , lib. x , Op. , p. 265Tom. Il, p. 6i4, 6i5. 5 Yarr. , de Ling. Lat., lib. iv , J3 Fiutare. , I. cit. io. p. ii.4 Ingliirami, Ragionamento delle 6 Ved. p. 176, seg.inlluenze lunari . Ved. la Nuova


TAVOLA XXXIII. 56gsiva del simbolo <strong>di</strong> cielo e terra: se là vedemmo Baccoe Venere qu;isi assessi>ri al gran nume, qua troviamo ilsole e la luna parimente astanti al globo moti<strong>di</strong>ale : cosìgli antichi nominarono Cabiri gli Dei che assistonouna <strong>di</strong>vinità supeiiore ' , conie in seguito potrò <strong>di</strong>mostrare.Può non esser positivamente in<strong>di</strong>cata una stella sullalesta <strong>di</strong> Apollo, ma piuttosto un corpo raggiante <strong>di</strong> luce.Per tale potrebbe anche intendersi quel segno astrifero postofra le due teste che ornano la poco fa menzionatalucerna fittile, sotto le quali teste è ripetuta una face ', quasiche si <strong>di</strong>cesse che fuoco e luce emananti dai irran lumlnaricor. corrono al resultamento della natura. Io 1' argomentoda una memoria <strong>di</strong> antiche astrologie lasciatecidagli scrittori , ove si rammentano quattro Geni primieriche presiedono a tutte le nascite: il buon Genio, la buonaFortuna, Amore, 1' la Necessità •*. I due prinii sono il solee la luna, gli agenti principali <strong>di</strong> tutte le sul)lunari, produzit>ni,uno dei quali presiede al calore e alla luce, 1' altroai corpi sublunari lasciati in balia delle contingenzeirregolari dei movimenti fortuiti ^. ^^a d' altronde puòcredersi quell' asterisco un positivo segno delle sfere celesticonsiderate come altrettanti numi ^ , ai quali eredevasiessere il sole superiore, e da essi obbe<strong>di</strong>to ^ e secon-I Schelling, Uebre Golteiten von ni ,pari, ii, eli. xviii, p- 720.Samolrace , p. 38. 5 In Pimandr. Mer. Trismeg. , ap.a Ved. scr. vi, tav. F4, num. 4- Ficin., cap. m, Op. , Toni. 11 ,3 Macrob. ,Saturn , lib. i , cap. p. i84i-XIX, p. 295. 6 Ibi. 1. cit. , cap. V, p. 1843.4 Dupuis , Orig. des cult. , Tom.S. /j.47


370 DEGLI SPECCHI MISTICIdato per concorrere all' opera della natura onde rinnuovarele sta^^ioni ', e con esse le piante e le generazioni dei<strong>di</strong>fferenti animali ;mentre Ja luna era destinata per organodella natura inferiore, mo<strong>di</strong>ficandone la materia chesituata sotto ili lei subisce mille e mille alterazioni '. Epoiché da taluni credevasi che il cielo fosse 1' anima dellaterra ^, ct)si può accadere clie ne sia l'emblema quel globosituato nel mezzo dello Specchio mistico e nella lucernafittile, ove [.-ar che riceva luce e calore da una face,quasi che questa fosse la potenza del sole che le dàvita. Con più fjndamento potremo intenderlo per un segnoin<strong>di</strong>cante 1' anima del mondo usato dagli Egiziani, comeda Porfirio trae Proclo *: <strong>di</strong> che tratterò altrove.Il uerigeo lunare eh è sulla testa della donna da per se<strong>di</strong>chiara essere il simbolo della luna, poiché quel pianetasi è sempre mostrato particolarmente in tal foggia a <strong>di</strong>fferenzadegli altri, prima che il telescopio ci facesse scuoprirele fasi <strong>di</strong> Venere. Presso alla testa del sole sta scritto]/\\j\''^P\, che può leggersi Apìun, o Aplln, o Apuln^ sempreperò riferibile ad Apollo, e per conseguenza al sole,<strong>di</strong> che oltre quanto ho già detto ^, torno a trattare altrove.L' altro <strong>nome</strong> è f\NM Lala, resoci noto dai dotti soltantoper qualche osservazione su gli antichi scrittori. Larae Larunda è più noto come appellativo <strong>nome</strong> <strong>di</strong> quella ninfaTiberina, che per aver manifestati a Giunone i furtiviamori <strong>di</strong> Giove con Giuturna, fu da lui punita colla priva-I Ved. p. 363, 364, e ser. v, p. 119. 3 Ibid.a In Pimandr. , 1. cit. , cap. 11 , p. 4 'n Timaeum ,i85o. 5 Ved. p. 284.1. 111, p. at6.


TAvv. xxxni, E XXXIV. 371zioiie della lin^riia'; ed ao-:2:ÌL:n


372 DEGLI SPECCFll MISTICIto deU'egitla <strong>di</strong> Mnerva tien svWe spalle, mi richiama ilpensiero a questa Dea ' che talvolta ebhe altresì le ali '.Ma quel suo atteggiamento in sembianza <strong>di</strong> moto, nonmpno che la grandezza delle ali stesse ben <strong>di</strong>mixstrano cher artista non si è voluto scostare gran fatto dalla consuetarappresentanza <strong>di</strong> quella Dea, che si spesso abbiamo incontratain questi mistici Specchi , dando ad essa altresì moltiepiteti.Noto frattanto che ijli Eijiziani ebbero una <strong>di</strong>vinità sotto<strong>nome</strong> <strong>di</strong> Neith simile per <strong>di</strong>versi rapporti alla Minervadei Greci '\ la quale come altre molte deità egiziane, riducevasiad Iside ^. Sotto (juest' aspetto fu adorata in Saiscon estrema venerazione ,perchè reputata una delle primariedeità, rilevandosi ciò specialmente dalla seguenteiscrizione che alcuni letterati greci hanno data per esistentenel tempio <strong>di</strong> quella città: « Io sono tulio quello che haesisfito, che esiste, e che esisterà: nessuno ha mai finorascoperto il mio peplo ^ w," dove altri anche aggiunge: il soleè frutto da me dato al mondo ^\ E sebbene la iscrizionesia per qualche critico sospetta volendosi con greco spiritoriferire alla Minerva d' Atene , <strong>di</strong> cui fu si famoso il peplonelle panatenee I; pure ognuno conviene che sia concepitasecondo lo spirito della teologia dell' Egitto *, per cuiI Ved. jer. v, p. 348. 5 Ibi.1 Ivi, p. 5i 6 Proci., In Tim. , lib. i ,p. 3o.3 Plat. , in Tiin. , Op. , Tom. in , 7 Ilarpocrat. , in voc. kìk'ì.oì.p. M. 8 lab'onski , Pantheon Aegypt.j lib.4 Fiutale, de I.id. , Op. , Tom.1, cap. ni, §y, p. 6j.Il , p. i5.).


TAVOLA XXXIV. S;.^non impropriamente servirà <strong>di</strong> norma nelle nostre ricerche.Il Cudvvort con molta stima dall' laMunski citato ', ravvisache in un passo c!i lamhh'co si fa menzione <strong>di</strong> questamedesima <strong>di</strong>vinità, come artefice <strong>di</strong>e penetra tutto i! nìondo'. Una tale avvertenza scopre che questo essere <strong>di</strong>vinoè lo sfesso che lo spirito del mondo del quale parla ancheOrapollo: « angnis syinboìiun est splritus per toturnuniversum se se clijfuìuìentis ^ ". Questa doltrina medesimasemhra da Apuleio seguita laddove nomina Iside, che vedemmoconfusa con la Neith , madre eli tutte le cose del'la natura *, e che io nuovamente ho rilevata confusa conla Nenjesi che suol essere esp'^essa in questi Specchi mistici'•'.Per chi raccoglie notizie onde provare la prossimitàdell' etrusche istituzioni colle fenicie, vai molto la notizialasciataci da Giuliano imperatore^ che presso i Fenici ancorasi conosceva Minerva come artefice dell' universo ^'; alcui proposito debbo affrettarmi a <strong>di</strong>re che il monumentoqui espresso fu trovato in Perugia, e si conserva ine<strong>di</strong>tofinora nel museo <strong>di</strong> quella Università; dunque si consideracoxuQ opera Umbro-Etrusca. Ciò non ostante conviene<strong>di</strong>scernere questa Dea dalla Minerva propria de' Greci evenerata in Atene ,pensando come ora u<strong>di</strong>remo ad una<strong>di</strong>vinità che si accosta bensì a quella, ma che ritiene alcunequalità che da essa la fanno <strong>di</strong>stinta ' e 1' approssima-1 System, intellect. , p. 342, ap. 4 Apnl., Metani., lib. xi , p. aSg.lablonski , 1. cit. 5 Ved. p. 177, 364-a lamblie. , de Myster. Aegypt, sect, 6 InHaa. Itnpcral. , Orai, iv , Op. ,vili, cap. V, p. i6i. Tom. 1, p. i5o.3 Lib. 1, cap. LXiv, p. 5o , Ved. 7 lablonski, 1. cit.. cap. 111, § 4»Ed. Pavv. p. 58.


374 DEGLI si'Er.cni misticino assai d'appresso allaNeith degli Egiziani, come per esempior esser dofata dell' uao e dell' altro sesso ': qualità chevedemmo inerente alla <strong>di</strong>vinità degli Specchi mistici ^. enon attribuita a Minerva d Atene, né gran fatto ad altredeità dei Greci se non che tar<strong>di</strong> ^, quando nella teologialoro tentarono <strong>di</strong> ristabilire 1' orientalismo ^. Rapporto alladeità egiziana si manifesta chiaro il motivo <strong>di</strong> tale attributo; imperciocché secondo la citata iscrizione rappresentandoessa in sostanza la natura; mostravano con tal confusione<strong>di</strong> sessi che non ci è nota <strong>di</strong>stintamente ogni suaparte, per cui, cred' io, <strong>di</strong>cevasi che il suo peplo non erastato per anche intierametite da lei rimosso. Rammentiamociavere io detto che agl'iniziati mostravasi nuda la Dea ^,quando s' istruivano nel sistema della natura.In questo Specchio mistico è velata la nostra Minerva, in<strong>di</strong>cando che gli arcani della natura non son palesia tutti. Dissi ancora che tal segreto era scolpito conlettere negli Specchi, allorché spiegai la parola MraiNA ^,pensando alla <strong>di</strong>vina mente che regge misteriosamentequesto universo. Ora chi non sa che presso i Greci onoravasiMinerva come la <strong>di</strong>vina mente e sapienza <strong>di</strong> Giove' ? Per lo che non dal concorso <strong>di</strong> variato sesso , madal cervello del nume si finse nata ^. Rapporto a ciò sulproposito della Neith, sappiamo soltanto da Proclo chementre la Minerva dei Greci era detta dal voko la Dea•o^i Horapoll. , Hyeroglyph. , lib. i ,5 Ved. p. 826.cap. XII , p. 19. 6 Ved. p. 107, 108.a Ved. p. a49, aSS. 7 Ved. p. a38.i V'i'd. ser. v, p. 229. 8 Ved. p. aoy.4 labloiiski I. cit. § 6, p. 63.


TAVOLA XXXIV. 375della guerra 1' altra gli era nota come Dea della guerra edella sapienza '. Né le armi che indossa la nostra muliebrefigura la tengono lontana dall' assomigliarsi alla descrittadeità dell'Egitto. Starei per <strong>di</strong>re inclusive che la mancanzain questa delle armi otFensive la manifestasse prontanon ad offendere, ma solo a <strong>di</strong>fendere e sostenere la<strong>di</strong>vina potenza " del padre.Abbiamo per tanto la seguente descrizione antica <strong>di</strong> questaDea deli' Egitto. Vi è dunque una Dea operatrice, visibilein parte ed in parte celata; alla quale è affidato ilgoverno dei cielo ; e mentre è quella che fa brillare legenerazioni d' ogni specie, cosi vien considerata principalmentequella virtù che muove il tutto ^. JNè <strong>di</strong>versamentesembrò all' lablohski espressa la descrizione dello spiritodel mondo in quei versi <strong>di</strong> Virgilio che riporto.Fin da principio il del, la terra e il mare,La luna , il sole e le litanie stelleVivo spirito informa, anima e menteDell' universo,e per membra infusoDi si gran corpo , dì se V empie, e tuttaU immensa mole ne governa e muove.Quin<strong>di</strong> il principio traggono e la vitaUomini e fiere, ed i volanti uccelli,E -quanti ha mostri nel suo seno il mare ^.Questo vivo spirito, quest' anima, questa mente del mon-1 Proci., in Tlm. Plat. lib, i, 4 Virgil. , Aeneid. , lib. vi, i. 726.p. 3o. sq. , Trad. del Bon<strong>di</strong>, Tom. 1, p.1 Ved. ser. v, p. 36a. agS.3 Proci , 1. cil.


376 DEGLI SPECCHI MISTICIdo che governa ed agita 1' universo <strong>di</strong>cevasi dai Greci laMinerva, che nascer facevano appunto dal cervello o mente<strong>di</strong> Giove ', i cui misteri occulti o pro<strong>di</strong>gi son registratinegli Specchi mistici ^, e de' quali è simbolo anche la Minerva, o piuttosto la Neith degli Egiziani ^ o degli Orientaliche voglia <strong>di</strong>rsi: quella insomma che in questo Specchiove<strong>di</strong>amo espressa, non meno che le altre donne posteist)latamente negli Specchi precedenti ^, <strong>di</strong> che ho daprodurre qualche prova, riserbandomi a nuovamente trattare<strong>di</strong> questa Dea, quando si presenterà 1' occasione <strong>di</strong> qualchealtra simile figura in questi Specchi mistici. Cesserà <strong>di</strong>comparire altresì inverisimile che la deità medesima in variatesembianze e sotto aspetti <strong>di</strong>versi presentisi in questimonumenti etruschi, sempre che ci riduciamo a memoriaquel famoso passo <strong>di</strong> Seneca da me altrove citato, dovesi apprende che gli <strong>Etruschi</strong> davano alla natura <strong>di</strong>vinizzatanomi <strong>di</strong>versi ^ confondendo questa col fato, chein sostanza fu riguardato come la <strong>di</strong>vinità principale pressogli <strong>Etruschi</strong> ^, e presso i Greci ancora 7.Qui nel nostro Specchio pare in sostanza che siasi volutaeffigiare la potenza <strong>di</strong>vina che dà vita ai mortali ": attribuzioneche le è data precisamente da Virgilio in queiversi che ho poc' anzi citati.I Ved. tav. X , p- 208 6 Ved. p. a6o.a Ved. p. ii4 , 208. 7 Ved. la mia Nuova Collezione <strong>di</strong>3 Proci. , 1. cit. opuscoli e notizie <strong>di</strong> scienze lel-4 Ved. tav. x. tere ed arti , Tom. ni , p. %ii.5 Ved. p. 55. 8 Ved. ser. v, p. a36.


TAVOLA XXXV.377I,.1 Gori che fu uno dei più solleciti a visitare le antichitàEtrusche trovate in Volterra, notò con <strong>di</strong>stinzioneil Disco <strong>di</strong> bronzo che io riporto in questa Tav. XXXV,esistente allora nel museo Guarnacci attualmente passatoin possesso del Pubblico <strong>di</strong> quella città '; e vi ravvisò uncapo <strong>di</strong> INIercurio coperto del suo petaso ornato <strong>di</strong> ali, eneir area del Disco un delfino. Quin<strong>di</strong> aggiufjse non essereignoto che Mercurio precedesse le anime degli estinticonducendole alle infernali regioni '; il cui transito perr Oceano prima <strong>di</strong> pervenire a^ili Elisi è segnato dall' in<strong>di</strong>catodelfino ^.Io peraltro non son ben sicuro se quel pesce isolatamenterappresentato alluda forse all'età cadente dell'uomo,nella quale s' incontra inevitabilmente la morte . Noteròa tal proposito che Demofilo citato dal Rirker, nelriportare 1' opinione degli astrologi sopra i quattro punti car<strong>di</strong>nalidel cielo, ad<strong>di</strong>ta particolarmente che l'oroscopo o il levantein<strong>di</strong>ca letà prima o 1' infanzia, il mezzo del cielo l'etàmatura j e l'occidente la vecchiezza K Oia cond:»inasi chenel solstizio estivo , laddove si finse la porta delle anime^ quando il sole si leva, ha per antagonista 1' Aquilache tramonta , ed al suo tramontare il Pesce australe chelevasi; tanto che questi sono i due astriferi segni che fissa-1 Gori, Mus. Elr. , Tom.in, CI. 4 Kirker, Oe<strong>di</strong>p., Tom. 11, par. 11,III, tab. XXXI, Dum. i. cap. y, p. 191.a Ibid. , Dissert. in, p. i85. 5 Ved. ser. 1, p. i34'3 Ved. ser. 1, p. ^i.s. 11 48


378 DEGLI SPECCHI MISTICIno i due termini del giorno, presentandosi l'uno al suonascere, 1' altro al suo morire. E poiché gli antichi solevanodare ad un sol simbolo varie significazioni, così nonsiamo certi che questa non entrasse nel simbolo del pescenotato nel nostro <strong>di</strong>sco presso a Mercurio.Abbiamo poi anche una singoiar notizia da Eustazioche un tal pesce detto Boace era consacrato a Mercurio jmentre pel <strong>nome</strong> , come anche per la sua gran bocca ,fuassomigliato al preconizzatore celeste '. In qualunque modosembra riconosciuto dagli antichi un Mercurio marino,sì per le statue sì per gli scritti ^.Anche il cappello che nei monumenti è simbolo <strong>di</strong> varisignificati ^ può in<strong>di</strong>car qui una deità infernale o delleombre, mentre ci è noto che ebbero uno stesso <strong>nome</strong> ilcappello e l'ombrello, come anche qualunque copertasovrasti alle nostre teste ^. Di ciò tratto estesamente altrove,perchè i monumenti me ne porgono migliore occasione^. Dobbiamo in fine valutar molto, al proposito <strong>di</strong> questodelfino, i pesci <strong>di</strong> varie specie e i mostri marini, ravvisatifinora nei monumenti spettanti ai sepolcri , e precisamenteaderenti a quelle femminili figure che io <strong>di</strong>ssi essereimmagini espressive delle anime. Qual connessioneabbian poi le anime stesse con queste aquatiche rappresentanzepuò leggersi ove io lo noto ^ Che Mercurioi Doni, Inscript. ant. Florent., Yid. p. 266.Ada Eru<strong>di</strong>i. Lipsiae, ari. 1736, 4 Schol. in Tbeocrit. ,Idyll. xvp. 6. V. 39.2 Gori, Mus. Floreat., Tom. i, p. 5 Ved. ser. v, spieg. della tav.i44- XXllI.3 Ved. ser. m, p 19, e ser. v, 6 Ved. ser. i, p. 4i. 34 1.


TAVV. XXXV, E XXXVl. 'Ò'JC^sia qui e[rig:iato qua! conduttore delle anime non è improbabile,<strong>di</strong>etro 1' osservazione <strong>di</strong> altri Dischi decorati <strong>di</strong> similisoggetti animastjciTAVOLA XXXVI.Ri.iferisco in questa mia spiegazione della Tav. XXXVIquanto dal Biancani fu scritto per illustrare lo Specchio mistico,dove si trova rappresentato Bellerofonte che uccidela Chimera ^. Egli ebbe qual nume <strong>di</strong>vini onori <strong>di</strong> sacrobosco e <strong>di</strong> tempio presso Corinto, come da Pausania si attestaNe ^. abbiamo da Omero la favola, in cui si narrache quest' eroe ricevuto in ospizio da Preto, fu amato dallamoglie <strong>di</strong> questi per <strong>nome</strong> Anzia ^, cui Bellerofonte nonvolendo acconsentire fu all' incontro da essa accusato al <strong>di</strong>lei marito come subornatore. Preto esacerbato dall' azioneindegna del forestiero, né volendosi d' altronde mostrareinospitale ven<strong>di</strong>candosene in casa propria, inviollo con letteraal re <strong>di</strong> Licia, nella quale si domandava che 1' ospiteingrato si punisse coli ultimo supplizio. Il re <strong>di</strong> Licia sostituìa questa violenta vendetta il comando <strong>di</strong> ucciderer inespugnabile Chimera, mostro eh' avrà capo e petto <strong>di</strong>leone, corpo <strong>di</strong> capra, e coda <strong>di</strong> drago ^. IMa 1' imputato1 Ved. tav- xxxii. p. ii5.2 Scliiassi , de Pateris antìq. ex 4 Fnlgent., Mytholog. , lib. iii, cap.sche<strong>di</strong>s Biancani sermo et cpisl., i, p. jo4.tab. XXX, epist. iv , p. 5a. 5 llomer., Uiad., lib. vi, v. i8i.3 Pausan., Corintb. siv. lib. ii, cap. ii,


38o DEGLI SPECCHI MISTICItrovò via <strong>di</strong> trarsi d' impaccio mentre potè cavalcare il Pegaso,e dall' alto trafiggere la Chimera '.L' inverosimiglianza si della mostruosa Chimera ,sì delPegaso cavallo volante^ mostrando 1' indole della narrazionedel tutto favolosa, vollero gli antichi e i moderni rintracciareper quali motivi e per quali allusioni una tal favolafosse stara inventata. Servio la desume dalla storia<strong>di</strong> Licia dove esiste un Vulcano, ch'egli crede rappresentatodalla Chimera , mentre iti vetta del monte stanno ileoni, circa la metà vi son pascoli per le capre, e tuttoil monte è ripieno <strong>di</strong> serpi . Bellerofonte rese praticabilequella montagna, per cui <strong>di</strong>cevasi^ a tenore <strong>di</strong> Ser\io, cheavesse uccisa la Chimera '.Io non controverto che tale fosse la interpetrazione promulgabileal popolo , cui solevasi , come altrove ripeto ^,nascondere il vero senso allegorico delle favole, specialmenteastronomiche. Credo peraltro che presso coloro iquali delle mistiche allegorie facevano particolare stu<strong>di</strong>osiasi data a tal favola una <strong>di</strong>versa interpetrazione. Difattise quella fosse provenuta dalla semplice storia <strong>di</strong> Bellerofontecoltivatore del predetto monte Licio, qual bisogno viera <strong>di</strong> farla nota sotto un aspetto misterioso, incre<strong>di</strong>bile estrano? Se Bellerofonte fu soltanto un industre cultore cherese abitabile un monte, per Io innanzi frequentato dai bruti, duvea soltanto per questo aver Tempi e adoratori al pari<strong>di</strong> un Dio? Fu la Grecia tutta dallo stato agreste ed in-1 Hjgin. , Fab. , cap. LVii, p. lai. aga.a Serv. , ad. Aeueid. , lib. vi , f 3 Ved. ser. v, p. iQ-


TAVOLA XXXVl. 2)8 1colto ridotta in antichi tempi abitabile e coltivata '. Maquei primor<strong>di</strong>ali coltivatori furono tutti deificati? Per quantoio sappia, lo furono quelli che a un tal benefizio resoall' uman genere altri ne aggiunsero <strong>di</strong> non minor conseguenza,né vi fu bisogno <strong>di</strong> travisare con favole strane lastoria loro ,quali furono per esempio Inaco , Egialeo edaltri fondatori anche <strong>di</strong> r^^gni Non '. so poi d altronde perchèil Biancani scegliesse quanto si <strong>di</strong>ce soltanto da Omeroad illustrare questa rappresentanza <strong>di</strong> Bellerofcnte, e daServio soltanto ne traesse la interpetrazione , mentre cosidell' eroe come del mostro da lui superato parlano molti scrittori,e tutti assai variamente Questa medesima <strong>di</strong>versità•^.fa vedere che quanto <strong>di</strong>cevasi non era che popolar tra<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> varie poetiche immaginazioni e scolastiche interpetrazioni<strong>di</strong> quelle poesie , senza che siasi manifestato ilvero fondamento <strong>di</strong> questa favola, mentre con esso cessavala varietà delle interpetrazioni.Si crede che i Greci non avendo neppur saputa trovarel'etimologia del <strong>nome</strong> Bellerofonte , abbiano coniatala novella che egli avesse ucciso un giovine Corintio per<strong>nome</strong> Bellero, dal che posto gli fosse il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Bellerofontecioè uccisore <strong>di</strong> Bellero, quando prima chiamavasiIppomono. Ma non è verisimile che un eroe cosi famosoI Plat. , in Prot., Diod. Sicul., lib. a Ved. ser. ni, p. 73.1, Paus. , lib. vili, cap. 1, Ma- 3 Vid. Nat. Comit., Myiholog. ,crob., in Somn. Scip., lib. 11, cap. lib. ix, cap. 111, p. 269, cap. iv,X, ap. Barlhelemy Voyage du le- p. 270.une Anacliarsis, Tom. i, p. i.


382 DEGLI SPECCHI MISTICIfosse generalmente denominato dalla sola azione della suavita, <strong>di</strong> cui avesse a pentirsi '.Io vi ravviso un significato astronomico^ non <strong>di</strong>fferentedai consueti finora da me spiegati o che sono per ispiegare.A ciò mi guida principalmente la cavalcatura eh' egliusa, mentre gì '. interpetri intendono che fosse il Pegaso cavalloalato " delle costellazioni ^. Se dunque la favola per unlato è siderea, perchè, io <strong>di</strong>co, non potrà essere per tuttoil resto? La circostanza trascurata per brevità dal Biancani, ma pur notata da Omero che la Chimera gettava fuocoper le narici ch'erano <strong>di</strong> leone ^, ci fa pure accorti chetrattasi del Leone sidereo dal quale esala il maggior calore,che facciasi a noi sentire pei raggi estivi del sole neltenrjpo del solstizio d'estate. L'immagine della Capra tra isegni astriferi <strong>di</strong> primavera non è nuova nei monumentidell^ arte ^^ e nìolto meno il Serpente sidereo che mostra iltempo <strong>di</strong> autunno ^.Io dunque mi attengo al parere <strong>di</strong> Teone , che videimmaginato Bellerofonte nelP Auriga celeste , il qualeritiene una Capra presso <strong>di</strong> se -, come la Chimera mostroformato del Leone solstiziale e dei due principali paranatellonidegli equinozi, la Capra dell'auriga da una parte,ed il Serpente del Serpentario dall' altra ^. Egli monta per1 Cesarotti, Versione letterale dei- 4 Homer. , 1. cit., v. 182.riliad. d'Omer., Tom iv, lib. 5 Ved. ser. 1, p. 110.y\, p. 24, QOt. fa. 6 Ved. p. 296.2 Ivi, 1. cit., p. 3i, Dot. 02. 7 Theon. , p. 124.3 Ved. ser. vi, tav. X, num. 8. 8 Hesiod., Theogon,, v. Sai, sq.tav. Ma , Pegasus.


TAVOLA xxxvr. 383voler <strong>di</strong> Minerva sul Pegaso alato ' ad oggetto d' evitareil pericolo nel combattere colla Chimera. Così Ercole mentrescorre i segni del Zo<strong>di</strong>aco accennati nelle do<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>lui imprese % è presi<strong>di</strong>ato sempre da Minerva ^ A questicome a Bellerofonte furono pure imposte delle insuperabiliimprese da Euristeo. Dunque V uno e1' altro <strong>di</strong> questieroi rammentano il corso del sole, e con esso quello ancoradelle anime che debbon seguirlo'>, superando ogni ostacoloche via facendo loro impone il destino, significato perla stessa ÌMinerva ^.Si asfijiunore alla favola <strong>di</strong> Bellerofonte la circostanza, chenel servirsi del suo cavallo alato tentò d'inalzarsi troppoverso le stelle, per cui precipitò in terra, mentre il cavallofatto libero restò nel cielo, e per voler <strong>di</strong> Giove servì allaAurora per aggiungere al <strong>di</strong> lei carro. Questa favolain cento guise narrata ^ ci ad<strong>di</strong>ta peraltro la qualitàsiderea <strong>di</strong> quel cavallo, e frattanto ci mostra come gli eroi<strong>di</strong> tali finzioni sideree terminano colf esser precipitati nelbasso, conforme appunto fanno le stelle che dopo il nasceresalgono sull'orizzonte,allontanandosene quanto loro è destinatodall' or<strong>di</strong>ne armonico della natura, e quin<strong>di</strong> scendonoall' occidente. Così <strong>di</strong>ssi altrove che accadde a Fetonte 7.Nò solo il <strong>di</strong>urno, ma l' annuo corso degli astri è accennatocon queste favole; tantoché noi sentiamo principiare ilcalore estivo quando il sole si trova in mezzo al segno1 Pausati., Corinth. , siv. lib. ii 5 Ved. p. i65, 371.cap. IV, p. 119- 6 Vid. Nalal. Comit. , Mylholog.a Ved. ser. v. p. 3o6. '• cit, p. 270.3 Ivi, p. 161, 870. 7 Ved. ser. i, p. ii-i4 Ivi, p. 203.


384 DEGLI SPECCHI MISTICIequinoziale <strong>di</strong> primavera, talvolta fissato dall' Ariete, allorquandola costellazione dell' Auriga unitamente alla Caprasorge preceduta dal Pegaso; e quin<strong>di</strong> nell'autunno si estingueaffatto quel calore che si fortemente avvampava nelsolstizio, correndo il sole in Leone; onde inventarono chedopo questa catastrofe , cadde dal cavallo alato l' infeliceBellerofonte. Infatti osserviamo che alla fine <strong>di</strong> autunnoal celarsi dell' Auriga ,quando tramonta il sole tramontaanche il Pesaso' . In fine osservo che se dalla favolasegnasi la morte <strong>di</strong> Bellerofonte all' epoca dove terminala forza solare , cosi dagli astronomi si registra la <strong>di</strong>lui nascita sotto l'astro dell' i^uriga '. Dunque in tuttala favola si <strong>di</strong>chiarano circostanze sideree , che secondoio penso, sono le sole che gli <strong>di</strong>eno un valor positivo eche ci facciano intendere per qual motivo sia posto un talsoggetto nei mistici Specchi , e quin<strong>di</strong> sepolto tra i cadaveridove soo:liono esser trovati unitamente ad altri monumenti,che mostrano con poca alterazione queste cose medesime.La capra manca del tutto in questo Specchio , male altre circostanze non omesse vi costituiscono un geroglificosufficiente a mostrare il significato. D' altronde vedemmospesso in questi monumenti evitate le mostruositàche <strong>di</strong>sgustano lo sguardo e la ragione ^Tale Specchio mistico esiste nel museo dell' Istituto <strong>di</strong>Bologna , ed è grande un terzo meno del <strong>di</strong>segno che riportoin questa XXXVI Tavola.I Dupuis , de la Sphere et de ses 2 Firmic. , Tab. Astronom. , lib.parties, Tom. vi, part. 11, p. viii, cap. yi , p. 216.396 , seg. 3 Ved. ser. i, p. 244-


385TAVOLA XXXVIl.IO Specchio <strong>di</strong> questa XXXVIl Tav. è ridotto in<strong>di</strong>segno alla metà del suo originale <strong>di</strong> bronzo, per mostrarner una e 1' altra superficie più comodamente, li listello<strong>di</strong> mezzo presenta ì" ornato nella sua naturai grandezzache gli gira attorno. E uno dei rari che si vedanocon qualche rappresentanza in Sicilia e nel regno <strong>di</strong>Napoli, dove peraltro so che non pochi se ne trovano dentroi sepolcri, ma privi affatto <strong>di</strong> figure, come quello cheho dato alla Tav. II <strong>di</strong> questa serie; al cui proposito scrivendomostrai che questi Specchi erano in certo modoamuleti degli iniziati *, per mezzo de' quali rammentavasiquel grande assioma stabilito nei misteri che 1' animanon moriva col corpo né con esso nasceva ^, ma secolui trattenendosi <strong>di</strong>scesa dal cielo tornava quin<strong>di</strong> allamorte del corpo da dove era partita '.Ho parimente aggiunto <strong>di</strong> tempo in tempo l'osservazionedell'analogia che passa tra le rappresentanze <strong>di</strong>pintenei vasi ^ e quelle scolpite nelle urne ^, co' <strong>di</strong>segni inci-"^si in questi Specchi . Da ciò resulta chiaramente cheove queste rappresentanze venivano si abbondantemente<strong>di</strong>pinte nei vasi, come tuttodì ve<strong>di</strong>amo nella moIti[)licità<strong>di</strong> essi ritrovati nella Magna Grecia e nella Sicilia, nonv' era bisogno <strong>di</strong> ripetere le cose medesime negli Spec-1 Ved. p. 2^34 Ved ser. v , p.2 Ved. ser. i , p. 17 .3 Ivi , p. )9 .S. IL


386' DEGLI SPECCHI MISTICIchi ancora. Non ostante se ne chiudevano alcuni entroi sepolcri per amuleti animastici ancorché lisci, come visi ponevano i vasi frequentemente mancanti <strong>di</strong> pitture'.Difatti noi troviamo nel resto d' Italia molti Specchi misticifigurati, e pochissimi vasi <strong>di</strong>pinti, e gli Specchi trovatinel Prenestino erano chiusi in casse <strong>di</strong> pietra, circaalle quali non si parla d'ornati '.Ciò sia detto relativa.nente a quegli Specchi mancantiaffatto d' incisioni che si trovano nell' Italia inferiore, su iquali il presente fortna una leggiera eccezione, perchè hanel mezzo una testa <strong>di</strong> Medusa ed un piccolo arabescodalla parte speculare, trovato in Sicilia, dove si conservanella biblioteca dei PP. Benedettini <strong>di</strong> Palermo. Ha unaiscrizione la quale porta soltanto i [lomi della persona cuiappartenne, potendosi leggere Caiiis Sergius Facunnus :almeno cosi f interpetro, perchè troviamo tuttavia praticatoil <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Sergio in Sicilia.Circa la testa <strong>di</strong> Medusa che vedesi nel mezzo del <strong>di</strong>scosarà inutile che io mi estenda con lungo ragionamento,dopa tutto ciò che ne ho detto nello spiegare le Tavv,XIV e XXXIX delle urne dove parimente si trova la testa<strong>di</strong> Medusa. Pure alcuna cosa restami a notare, onderesulti come le mie opinioni soltanto in apparenza <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>nocon le dottissime del Zannoni da me ripetute a questoproposito. Accennai che la testa <strong>di</strong> Medusa, per avvisodei flotti ,nonebbe altr' allegoria che il terrore '; ma <strong>di</strong>ssialtresì che vedesi nei celesti planisfèri tra le custella-I VeJ. scr. V, p. 3^9 , seg. p- a45 .not. (i)'a Visconti, Mus. P. Clem ,voi. 1, 3 \ ed. scr. i, p. 325.


TAVOLA xxxvu. 38;zioiii vicine al punto equinoziale <strong>di</strong> primavera '. Quandomostrai che la pelle della Capra servì d' egida a Giovenon solo per <strong>di</strong>fesa, ma conìe arme possente ad infondereil terrore a chi osava resistere al nume tonante ^,notai parimente che la costellazione <strong>di</strong> questa Capra addossataall' Auriga è nella medesima posizione del cielocioè compagna del sole nell'equinozio <strong>di</strong> primavera ^. Orachi non sa che quest' egida fu uno dei principali attributi<strong>di</strong> Pallade ^? A lei fu concessa da Giove ^, comesappiamo da Omero che ne fa la descrizione seguente:ce Minerva si vestì della corazza del padre suo Giove adunatoredelle nubi, accingendosi colf arme alla lacrimosaguerra. Ella si pose intorno agli omeri 1' egida ricca <strong>di</strong>fiocchi, orribile j a cui d'intorno faceva corona il terrore.Ivi era la contesa, ivi la spaventevole strepitosa caccia,ivi la testa G')rgonea dell' orribil mostro, cruda, formidabile,portento dell' egitenente Giove '' w. Dunque O-mero pretese <strong>di</strong> accrescere la forza delio spavento cheincuter doveva quella formidabile corazza, mentre vi aggiunsela testa della Medusa cui <strong>di</strong>e gli epiteti d' orribilmostro . cruda, furmidabile.Ma d altronde p:^re che tal concetto provenga da piùSolido fondan)


388 DEGLÌ SPECCHI MISTICISo che Minerva ha in tutela il segno dell' Ariefe ', percui nel zo<strong>di</strong>aco Borghesiano vedesi la civetta star pressoali' Ariete ^ che segna 1' equinozio <strong>di</strong> primavera: tempo<strong>di</strong> guerra ^, in cui si accosta il sole a Perseo * edalla testa <strong>di</strong> Medusa che ha in mano, come anche all'Aurigasu cui è situata la Capra celeste ^ , e della qualesi favoleggiò essere stata formata 1' egida spaventevo-"^le al pari della testa <strong>di</strong> Medusa"J, e de' quali oggetti servissiGiove per debellare i suoi nemici Titani ^, cioè icattivi Geni che nell' inverno prevalgono a rendere tristaquella stagione, ma nella primavera son <strong>di</strong>ssipati dallapelle della capra Amaltea ridotta ad egida 9, descrittaperaltro da Omero con frange d' oro intorno a lei, e<strong>di</strong>ncorrotta '°. Or chi non vede in questa narrazione il soleair equinozio <strong>di</strong> primavera situato vicino alla Capraeh' è nelle costellazioni , mentre le frange d' (*ro altro nonsono che i raggi del sole , da Omero descritte <strong>di</strong> granprezzo, poiché realmente essi raggi dopo l'equinozio <strong>di</strong>primavera son molto pregevoli ed utili. Incorrotta poi èquella pelle, perchè deriva da una costellazione che nonva so2:2:etta a corruttela né a cangiamento veruno. Dicasidunque che il concorso <strong>di</strong> Giove cioè del sole, <strong>di</strong> Minerva\ale a <strong>di</strong>re della <strong>di</strong>vinità tutelare, e le costellazioni deliaCapra e <strong>di</strong> Perseo che tiene la testa <strong>di</strong> Medusa stan-1 Mlìnil., lib. Il, V. Ì3q. 7 Ivi.2 VeJ. ser. vi ,lav. Fa ,n. i , 4- 8 Ivi3 VeJ. ser. v, p. 4^9•9 ^'ed. p. 169.4 VeJ. ser. vi, tav. T, num. 4* 'o llomer. ,Iliad. , lib. 11 , w. 447 >5 Ved. ser. 111, p. 168. 448-(5 Ivi , p. 164.


TAVOLA XXXVII. 339no sotto il velo delle belle narrazioni de' poeti per in<strong>di</strong>carela primavera tempo ': in cui, come (ìicemino , ilsole par che rechi spavento ai Geni cattivi e li pongain fuga, me<strong>di</strong>ante la Capra e la testa <strong>di</strong> Medusa, concorrendoentrambe a formare la sua egida \Ecco dunque in qual modo si finse che questa testaarrecasse spavento comparendo sì formidabile ai nemici ,mentre a lei sta vicino il sole nel tempo in cui fuggonoi nemici della bella stagione che rende lieti gli uominie gli animali, e non già per la sua bruttezza. Quin<strong>di</strong> sene trasse argoinantoche fosse efficace a fugare ogni incantesimoed ogni avversità, coinè un dotto moderno scrittoretrae dal Filopatride attribuito a Luciano ^. Da ciò avvenneche i superstiziosi imperatori romani affidati su questachimerica credenza si providero <strong>di</strong> tale antidoto controogni sorta <strong>di</strong> avversità ^. Da ciò si devenne ad attribuirea tale amuleto mille altre chimeriche virtù ^ per cuisi trova in più monumenti °, e specialmente in questodella presente Tav. XXXVII. L dunque giustamente fondatala massima del dotto Zannoni, che la testa <strong>di</strong> Medusastia nei monumenti per simbolo <strong>di</strong> terrore ', purchéperaltro s' intenda esser questo limitato ai Geni malefici.E chi sa che la moltiplicità <strong>di</strong> tali emblemi, specialmentenei sepolcri, non provenga dall' idea <strong>di</strong> tenergli lontanidalle ceneri chiusevi?1 Ved. ser. 1, spiegazione della tav.LVt , ia Gdc.a Ved. ser. in, p. 164.3 Ved. Venuu', Saggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>sseriazionidell' Accademia Etrusca <strong>di</strong>Cortona sopra 1' egide degli Anticlii,dlssert. i, Tom. viii ,p. io.4 Buonarroti, tab. vi, num. 1.5 Serv. , ad Àeneid. Virgil. , lib.vili , v». 438.6 Ved. ser. i, tavv. xxxix , xlv.7 Ivi , p. 3a6.


5gùTAVOLA XXXVIII.I,.1 dottissimo prelato cortonese Filippo Venuti trattandodell' egide degli antichi, declama contro le stravaganzeed i sogni che incontransi nella narrazione favolosa <strong>di</strong>Perseo e della sua famosa impresa contro Medusa, per cuiprotesta non poter trovare <strong>di</strong> tal favola il bandolo '. Nasceperaltro, a parer mio, la <strong>di</strong>fficoltà perchè vorrebbonsi ridurrele favole a modo <strong>di</strong> storie, il che però sarebbe lostesso che <strong>di</strong>struggere 1' indole della favola la quale debb'essere manifestamente <strong>di</strong>versa dalla storia <strong>di</strong> fatti accaduti.Me ne somministra un esempio il Venuti medesimodove biasima il pensamento del Banier, il quale volendoridurre questa della Medusa ad una cre<strong>di</strong>bile narrazione,immagina una nuova favola con i colori <strong>di</strong> storia,pensando che Minerva uccidesse qualche assassino <strong>di</strong> strada,e della pelle <strong>di</strong> costui formasse l'egida ^; al cui propositoesclama lo stesso Venuti: « Or vedete se si può maiimmaginare che 1' Egida fosse la su<strong>di</strong>cia pelle <strong>di</strong> quel maltrovato malandrino ^! »Lo Specchio mistico <strong>di</strong> questa XXXVIII Tavola mi porgeoccasione <strong>di</strong> entrare nell'esame della in<strong>di</strong>cata favola,per cui primieramente fa duopo accertarsi della qualità deisoggetti che vi si trovano espressi, come pure informarsidegli altrui pensamenti a questo riguardo.I Veimli , sopra 1' egide degli Antichi, ved. Saggi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sseriazioniaccademiche <strong>di</strong> Corlona, Tomovili , <strong>di</strong>ssert. i , p.


TAVOLA XXXVI 11.3giIl Fabretti fu assai <strong>di</strong>ligente nel dare al pubblico neli6gg una copia fedele dello Specchio mistico <strong>di</strong> questa Tavola, esistente nella Real Galleria <strong>di</strong> Firenze fin da queitempi come tuttora si trova, della grandezza che presentaquesta medesima Tav. E poiché l' oggetto per cui lo feceincidere fu <strong>di</strong> mostrarne la iscrizione ed interpetrarla, cosìvi leìse MENSREV, ed ititerp-itrò Medea stando davanti alfiglio Medo scrittovi medme, quale ebbe da Egeo re <strong>di</strong>Atene '. Il Passeri ch'esaminò l'iscrizione e il soggetto,nel dar conto dei monumenti etruschi inseriti dal Kokenel!' opera del D^mpstero ' dov' è ancor questo ', scrisse<strong>di</strong>poi che né Medo né Medea si doveva leggere in quellaiscrizione, come avea n(»tato anche il Buonarroti nella <strong>di</strong>ssertazioneIV^ relativa alle opere Dempsteriane ^, ma vi sidovea riconoscer Minerva in atto <strong>di</strong> prestar soccorso aPerseo per uccidere la Gorgone. Tuttavia peraltro sembròal Passeri che spiegato il monumento in tal guisa, s' incontrassemaggior coerenza con gli scrittori che colla iscrizionedel monumento medesimo, dove non Perseo giu<strong>di</strong>còdoversi leggere ma piuttosto Erme.Dette anche una presunta ragione perché lesse in talguisa, mentre avendo Mercurio prestato soccorso a Perseoin questa impresa per avervelo accompagnato, e dataglila spada adamantina colla quale potesse troncare al mostrola testa ^,così credè che 1' artefice etrusco avesse voluto<strong>di</strong>rettamente attribuire a Mercurio quella uccisione1 Fabretti, Inscr. dorucstic. , p. 5:\2. 4 Buonarroti, Ad nioniim. Etniscaa Ved. ser. i, p. 4- Op. Dempsteri.iiio ad<strong>di</strong>ta ex|)l.3 Dem^ster. , de Etruria regali, et coniectur. , Tom, 11, § iv, p. 11.Tom. I , lab. v. 5 Lucali., in Phars , lib. ix, f. 668.


OC) 2 DEGLI SPECCHI MISTICIche altri atlribulrono per <strong>di</strong> lui soccorso a Perseo '. InApollodoro trova egli Y apparato col quale, sia Perseosia INIercurio, preparossi una tale uccisione, consistente nelberretto <strong>di</strong> Vulcano, nella sacca dove si dovea metter latesta recisa, nei talari o nell'arpe '; e frattanto ravvisanel moriumet)to la corrispondenza <strong>di</strong> tali oggetti ^. Io peròche tal monumento ritrassi con gran <strong>di</strong>ligenza dal suo originale,non vi seppi trovare i talari.Il Buonarroti non si stese molto a trattare <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sco,del quale peraltro ragionò all'occasione <strong>di</strong> voler mostrareil culto <strong>di</strong> -Minerva presso gli <strong>Etruschi</strong>, e vi trovò<strong>di</strong>fatti rappresentata Minerva in atto <strong>di</strong> prestar soccorso aPerseo nella uccisione della Gorgone, e notò che 1' eroe hail cappello in capo e la pera o sacca nella mano sinistra,portando nella destra un gla<strong>di</strong>o curvato in arco, chiamatoarpe. Qui osserva al proposito degli <strong>Etruschi</strong>, essere tuttaviain custume degli Orientali la spada <strong>di</strong> questa forma^, e noi sappiamo quanto pendesse il Buonarroti a ravvisarenesrli <strong>Etruschi</strong> l'orientalismo ^. Il Bourguet lesse cher-ME quella voce eh' è presso all' eroe, spiegandola Perseo ^.Il Montfaucon che ha dato anch' esso il monumentomedesimo sotto il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> patera sacrificiale come fecerotutti quelli che ne trattarono, lo cava dal Fabretti e ripetecon esso che vi è Medea nell'atto <strong>di</strong> esercitare un in-1 Apo'ilodor. , Bibl. Historìc. , lìb. iv, p. i».Il , e. IV , § 8, p. i4o. 5 Pignoni, Storia <strong>di</strong> Toscana lib.2 ibid., § 6, p. i38. I, cap. I, Op. , Tom. i, p. a.3 Passeri , Paralip. in Dempster. ,6 Bourguet ,Saggi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssert . <strong>di</strong>lib. de Etr. regal., tab. v, p. 27. Cortona, Tom. i, <strong>di</strong>ssert. 1, p. 9.4 Buonarroti, 1. cit. , Tom. 11, §


TAVOLA XXXVIII.^g3cantesimo, e a lei davanti è ÌNIedo suo figlio che ha inmano un \aso ed impugna la spada '. Poco <strong>di</strong>versamentene scrisse il Causeo all' occasione <strong>di</strong> mostrare gli utensilisacrificialij asserendo che Medea vi si vede portarel'asta, colla quale percuote un capo umano con linguafuori, che tagliato da iMedo suo figlio è recato alla madreperchè se ne serva pei <strong>di</strong> lei incantesimi. Aggiunge ancorache il figlio tiene un gla<strong>di</strong>o nella sinistra, e nella destrauìì sacchetto , nel quale era contenuto quel capo che hadato alla madre ^. Ma non pensarono i prelodati scrittoriche non era proprio <strong>di</strong> Medea il portar l'elmo in testae su gli omeri l'egida: <strong>di</strong>stintivi non equivoci <strong>di</strong> Minerva.11 Lanzi come il più esperto nei pochi lumi che abbiamodella lingua etrusca, riportando ancor esso questomistico specchio tra le patere etrusche ad oggetto <strong>di</strong> notarnela iscrizione, lessevi SMQ^J) interpetrando Perseo,che dopo la sua impresa tiene 1' arpe nella destra, e la cibisinella sinistra, ed è coperto della galea che lo rendevainvisibile \ Minerva gli è a lato, e preme coli' asta ilreciso capo della Gorgone: monumento esistente nel museoR. <strong>di</strong> Firenze. « Il primo <strong>nome</strong>, egli prosegue, anche1^dalPasseri e dall"" Amaduzzi si è letto heiìme , e quella figurasi è ascritta a IMercurio. I monumenti e<strong>di</strong>ti lino aquel tempo eran pochi, per fissare il valore della prima letterae della terza ^ «. In fine decide per gli esempi da luiI Monlfaucon , Anliq expl. , Tom.3 Hygin. , Poellc. Aslronom. , lih.II, PI. Lxii, p. i44' "> f^P- "" >P- 4|5.a C.TUspi, Miis. Rom.in. , Tom. ii, 4 Lanzi, Snggio <strong>di</strong> Lingua Etrusca,tab. XXV, Sect. in, Instrumenla Tom. n, part. iii, p. 212.cacriGc. apia , p. 18.S. II. 5o


3^4 DEGLI SPECCHI MISTICIadunati che vi si debba leggere pherse '. Passa in silenzioogni altra circostanza della favola per averne trattatoaltrove ^, non meno che della iscrizione segnata presso aMinerva che dee leggersi menerfa.È duni]ue da convenire che Perseo e INFinerva siano isoggetti <strong>di</strong> questa rappresentanza , mentre 1' azione loro èl'uccisione della Gorgone. Un etrusco Scarabeo ch'io produco,chiaramente manifesta, che il<strong>nome</strong> dell' eroe, posto indubbio anteriormente al Lanzi, è Perseo, poiché trovandosi'nella gemma ripetuto quasi del tutto simile, mostra poila figura esser quella <strong>di</strong> Perseo, perchè ha il sacco, la spadafalcata e la testa <strong>di</strong> Medusa per simboli ^.li Millin scrive egli pure nell' occasione <strong>di</strong> riportarequesto Disco ^ , che Perseo qui espresso lia uccisa la Gorgone,mentre Minerva presso <strong>di</strong> lui tocca quella schifosatesta con la sua lancia ^. Anche il Visconti ne fa menzione,ove, <strong>di</strong>ce che « in una patera riportata dal Fabretti edal Deuipstero v' è grafita questa favola co' nomi scritti,e Perseo ha una piccola sporta per riporvi la Gorgone ^ ».Il Cori Soltanto approva che in questo Disco siavi espressala morte della Gorgone '.La favola che si esamina è riguardata dai mitologi e dagliantiquari come una delle più celebri che siano state trattatedall' arti, come anco dalle lettere costituenti la Perseide ';1 Lanzi, 1. cit., Tom. i, part. n, 5 Millin, Galer. Mytliol., 1. cit., p- 5.p. 2i3. 6 Visconti, Mus. P. Clem. , Tom.2 Ivi , Tom.II, par. in, § v , a. v n . p. 207 ,not. (1) .VI, p. 145. 7 Cori, Mus. Etr. , Tom. 11, CI.3 Ved. ser. vi, tav Z4, num. i. 11, p. 277.4 Galerie Mylholog. . Tom. li , PI. 8 Millin, Galene Mytholog., Tom.XLVi , num. 386. 11, p. li^-


TAVOLA XXXVIII.SgS<strong>di</strong> cfie re[)uto esser questo il miglior luogo da esporne alcunitratti, acciocché servano <strong>di</strong> luce anche ad altri monumenti<strong>di</strong> questo soggetto medesimo.Da Omero fu riguardato Perseo come il più illustre <strong>di</strong>lutti gli uomini ', ma egli non si estese a narrarne la favola:questa si ha con qualche circostanza da Esiodo, ed èquegli ch'io seguo particolarmente, come il più antico,ed il prin)o a trattarla in vari luoghi della sua opera.ri Sullo scudo d'Ercole, d'ce egli, è rappresentato il hellicosoPerseo figlio <strong>di</strong> Danae. Non è attaccato allo scudo, maneppure staccato e reggendosi s'^pra <strong>di</strong> se. Meraviglia incre<strong>di</strong>bile!' » Qui sembra chiaro che il poeta descriva un<strong>di</strong>o massimo che si sostiene da se. in<strong>di</strong>pendentemente daOgni altr' oggetto. Altrove lo stesso autore cosi e informadella Gorgone: « Porci figlio del Ponto e della Terra,e primo figlio del Caos ebbe da Ceto sua sorella e sua mogliedue figlie dette Gree, perchè avevano i capelli bianchi,abitatrici al <strong>di</strong> là dell' oreano dalla parte più tenebrosa, doveappunto stavano 1' Esperi<strong>di</strong> ^ w. A questo proposito <strong>di</strong>coaltrove che il soggiorno dell'Esperi<strong>di</strong> in<strong>di</strong>cava l'estremitàdel soggiorno degli uomini, o piuttosto il passaggioad un altro '», e quin<strong>di</strong> ancora ct)nruse 1' Esperi<strong>di</strong> con lela<strong>di</strong> eran poste a contatto con quel punto del cielo che davaprincipio non solo all' anno ', ma anche alla creazionedel mondo ^. Porci, secondo il citato Esiodo, è figlio delPonto, cioè dell'acqua e della terra, e primo figlio delCaos. Difatti ho già detto altrove che 1' acqua mista col-I Homer. Iliad. , lib. xiv , r. Sao .4 ^^d- ser. v , p. 167, 176, ig5.a Hesiod., Ilercul. Scut.,i'. 217, sq. 5 Ved. se.". 111, p. ia5, seg.3 Id. , Deorum general. , i>. 270 sq. 6 Ivi , p. 1 28 .


396 DEGLI SPECCHI MISTICIla terra in guisa <strong>di</strong> limo o fango dette origine al tuttoproveniente dal Caos '. Dunque la favola è cosmogonica.La sorella e mo2:lie <strong>di</strong> F urei si chiama Ceto cioè mostroma'ino o delle acque ^; ed infatti anche le figlie sonoad<strong>di</strong>tate da Esiodo quali abitatrici della parte più tenebrosadell'oceano, cioè, com'io intendo, erano gli esseri primiche emanarono dal caos tenebroso quando non era cheuna gran massa tuinuttuosa <strong>di</strong> acque, prima che fosse visibilela <strong>di</strong>visione del cielo dalla terra per mezzo della luce^. Narra poi Esiodo che Forci ebbe da Ceto anchele Gorgoni abitatrici dello stesso soggiorno, i cui nomisono Steno, Euriale e Medusa. Questa era mortale, mentrequelle non erano soggette né a vecchiaia né a morte.Perseo <strong>di</strong>fatti uccise Medusa tagliandole la testa, edal suo grondante sangue nacquero il cavallo Pegaso e<strong>di</strong>l gigante colossale Crisaor, che unitosi con Calliroe figliadell'Oceano, n'ebbe pure il gigante a tre teste Gerione^. Qui Esiodo fa terminare in parte la razza <strong>di</strong>questi mostri ,giacché Pegaso volò al cielo ^. Non peròebbe termine quella <strong>di</strong> Gerione, <strong>di</strong> che ora é inutile ferparola.Si desume per tanto da questa favola, che un <strong>di</strong>o possentesotto le sembianze <strong>di</strong> Perseo <strong>di</strong>strugge un cattivoGenio qual' è Medusa tra le Gorgoni, mentre le altre duesorelle sono indestruttibili, e perciò dette immortali; mala <strong>di</strong>struzione non é totale, e resta in Gerione un rampollo<strong>di</strong> quella razza malnata che non ha relazione co-1 Ved. ser. 111, p. 127. p- aaS .^ Ved. ser. i, p. i54- 4 Hesiod. , 1. cit. , v. a8i , sq.3 Ved. ser. in, p. i^i, e ser. v, 5 Ibi ,»•. a84 .


TAVOLA xxxviir. 3g7gli Dei né cogli uomini ', come si esprimevano i pueh'nell' accennare i Geni nocivi ', dando loro l'epiteto <strong>di</strong>aborriti dai numi ^. Fermiamoci qui perora a farne l'applicazione,per quanto è possibile, alla rappresentanza delloSpecchio <strong>di</strong> questa Tavola.A ciò mi fa strada una bellissima osservazione <strong>di</strong> undotto moderno scrittore ^ sopra un passo <strong>di</strong> Beroso lasciatocida Sincello. « Vi fu un tempo in cui tutto eratenebre ed acqua, donde nacquero esseri animati <strong>di</strong> mostruoseforme, cioè uomùni a doppi visi, a doppie ali ec,e questi erano sotto il comando <strong>di</strong> una donna chiamataOmorca, cioè mare. Allora Belo tagliando Omorca in dueparti formò dell'una il cielo, dell'altra la terra, facendoperire tutti gli animali a questa donna aderenti. Era tuttociò, soggiunge Beroso, un' allegoria fisica, in<strong>di</strong>cando chequanto esisteva al principio essendo una sostanza umida etenebrosa, ove gli animali mostruosi or descritti si eranoformati, Belo tagliate le tenebre separò cosi la terra dalcielo; ed or<strong>di</strong>nò il mondo,- quin<strong>di</strong> gli animali mostruosinon potendo sopportare la luce, perirono ^ «.L' osservatore <strong>di</strong> quanto scrive qui Beroso fa un giustoconfronto con la favola <strong>di</strong> Perseo che taglia la testa<strong>di</strong> Medusa, come Belo tagliò nel mezzo Omorca; quin<strong>di</strong>succede il gran <strong>di</strong>strigamento del caos in quella testapersonificato , come nella regina <strong>di</strong> orri<strong>di</strong> mostri che si<strong>di</strong>sse aver <strong>nome</strong> Omorca relativo a Medusa, che lo stesso1 Hesiod. , f . 295. 4 Parquoy, Ved. le Blond, DesrrisAescliyl., Eumen. , v. 68, 6g ,et pt. de pierres grav. du Due d' Or-4o3 . leans , p. 296 .3 Ibid. , ^'. i85, 63i, 648, 5 Syncell. , Polhistor. , p. 28.


SgSDEGLI SPECCHI MISTICIscrittore etimologicamente ravvisa per greco m quella checomanda , vale a <strong>di</strong>re nell' umido caos eh' era principio<strong>di</strong> tutto '.È facile il far d'entrambe le favole una molto approssimativaapplicazione allo Specchio mistico in esame. Perseofigurando qui il gran motore dell' universo ha in manoil gla<strong>di</strong>o che <strong>di</strong>vide il cielo dalla terra, il giorno dallanotte, il fluido dal solido per cui si ritirano le acquee le tenebre al posto loro, né più ingombrano il mondointiero, ma danno luogo alla luce ed alla natura. Il grancapo della Gorgone reciso dal busto giace per terra privodel suo dominio e della vita. Dunque il caos <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato,come lo simboleggiano i rabbuffati e viperei suoi crini, ègià sparito, anzi i crini stessi son ristretti al cranio ; il tetro<strong>di</strong> lei aspetto, e lo spaventevole atto della lingua tiratafuori % presentando l' idea del terrore delle tenebre cessanocon essa d'esser dom.inanti nel mondo caotico '.A spiegare il restante, premetto che non a torto i poetirappresentarono il sole sotto le sembianze <strong>di</strong> Perseo *,mentre quest' astro è la causa primaria della <strong>di</strong>visione trail giorno e la notte, ciuè tra la luce e le tenebre. U<strong>di</strong>amoquanto Esiodo prosegue a scrivere <strong>di</strong> questo eroe:.... Ei cjual pensier volava :E tutto il dorso avea del mostro orrendoGorgon la testa, e intorno ricorrea^liLo zainOy miracolo a vedere^1 Ved. ser. ni, p. 1^7. 3 Ved. p. 388, seg.a Ved. Boeltig., le» Furies, not. v, 4 Tzeizes, Comment. ad Lycopli.p. 99. Chassand. , v. 17.


num.TAVOLA XXliVIlI. 5qQD' argento, e fiocchi luci<strong>di</strong> pendeanoD' oro : e del re alle tempia la terribileDi Plutone celatasi giaccaChe <strong>di</strong> notte la grave ombra tenea '.Da ciò inten<strong>di</strong>amo il significato <strong>di</strong> quella sacchetta cheha in reiano, detta pera o cibisi ', immancabile alle rappresentanze<strong>di</strong> Perseo presso la Gorgone. Esiodo la descrived' argento con fraiige d' ore: questa è il sole senzaaltro che ha <strong>di</strong> color chiaro il <strong>di</strong>sco e quasi argenteomentre i suoi raggi col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> fiocchi più somiglianoall' oro '. Ivi egli deposita la testa <strong>di</strong> Medusa, e così nascostase la pone <strong>di</strong>etro le spalle. Dunque Medusa figliadelle tenebre e del caos, e mostro tenebroso è la notte ol' inverno, che il sole lascia <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> se nel suo velocecammino, e copre colla sua luminosa cibisi, cioè col <strong>di</strong>scosolare ,giacché non si vede la notte dove comparisce laluce del sole, né ha forza 1' inverno quando prevale quellade' suoi raggi.Ha in testa, come qui nello Specchio mistico, la celata<strong>di</strong> Plutone , mentre egli stesso si é fatto padnne dellanotte al suo tramontare. Il piede che tiene sollevato locredo significativo del suo poggiare liberamente in alto ,dopo aver <strong>di</strong>ssipate le tenebre che prevalgono nell'inverno^, o quelle del primitivo caos. Così ve<strong>di</strong>amo in unamedaglia <strong>di</strong> Commodo da me riportata ^ la quadriga delsole incamminata verso una montagna, per simbolo delprincipio <strong>di</strong> una felice .stagione ^.I Hesiod. , Herrul. Seul i'. a20, sq. 4 ^^à. p. ^98a Ved. p. BgS. 5 Ved. ser. vi , tav. Da,4 •3 Ved. p. 388, e ser. 1, p 167. 6 Ved. ser v , p. 118.


4oO DEGLI SPECCHI MISTICIUccisi gli orri<strong>di</strong> mostri aquatici unitamente a Medusa,come <strong>di</strong>cemmo, vale a <strong>di</strong>re le acque ritiratesi in più angustiConfini per l'or<strong>di</strong>nazione del caos, ne avviene imme<strong>di</strong>atamenteche la terra permette un libero corso allavegetante natura, e le piante germogliano. Questa ideacosmoijonica non sfu2£:i all'artefice del nostro <strong>di</strong>sco, ilquale avvedutamente mise varie pia ticelle attorno allaestinta Medusa, e così ci ad<strong>di</strong>tò che cessata la confusionedel caos ebbero vita le creature del mondo, e la terramostrò la sua faccia fino allora ingombrata e confusa colieacque significate dai mostri <strong>di</strong>ssipati da Perseo, mentrequi la teria stessa è accennata da quelle variate linee, pressole quali sorgono le pianticelle tutt'ora piccole, o nateappena.Sebbene Omero a cui tal favola, com' io <strong>di</strong>ssi, era nota,descrivesse Perseo come il più illustre degli uomini,ciò non basta a caratterizzarlo capace <strong>di</strong> agire nell' operapro<strong>di</strong>giosa della or<strong>di</strong>nazione del mondo. Echi lo suppose lostesso che il sole dovè pensare egualmente, poiché a quasi'astro fu attribuito immenso potere, ma sempre <strong>di</strong>pendenteda una potestà superiore ', qual'era la <strong>di</strong>vina mentepersonificata nella Dea Minerva '^, che in questo <strong>di</strong>scovedesi cooperare alla grand' opera della <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong>un mostro <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato, il quale poneva un ostacolo al sistemaor<strong>di</strong>nato dalla natura. Essa <strong>di</strong>fatti comparisce sempre,dove si tratti <strong>di</strong> reprimere gli ostacoli che si presentanoal corso libero della onnipotenza <strong>di</strong> Dio ^; <strong>di</strong> che1 Ved. ser. in, p. i4i , li^. 3 Ved. p. 388, SSg.2 Ved. p. 238.


TAVOLA XXXVIII. 4^*daranno idea le successive rappresentanze. Frattanto citoa tal' uopo un esempio <strong>di</strong> questo mio concetto nella oppressionedei Giganti che vedesi nelle tre pietre incise, dame esibite nelle Tavole <strong>di</strong> corredo '. Ivi non solo Giovefulmina quei mostri ', ma anche Marte ^ e Minerva collaloro lancia gli opprimono VOr questi Giganti, che vedemmo già nella razza gorgonide,tornano sempre in iscena, quando nella mitologia sitratti della Provvidenza <strong>di</strong>vina, occupata a reprimere il maledella natura , onde il bene prevalga ^. Il soggetto è percosì <strong>di</strong>re sempre lo stesso: iGeni <strong>di</strong> due opposte nature, buonae cattiva, tra se combattono, come insegna estesamentePlutarco, ammettendo che i casi relativi ad Iside, a Osirideed a Tifone, i contrasti dei Giganti o Titani, le crudeli a-zioni <strong>di</strong> Crono, le gare <strong>di</strong> Pitone con Apollo, le fughe <strong>di</strong>Bacco, gli errori <strong>di</strong> Cerere, ed altre cose velate nei sacrimisteri e nelle iniziazioni provenivano da una sorgentemedesima 6Noi abbiamo un ampio racconto d una <strong>di</strong> tali avventure, cioè della guerra famosa tra Giove e Tifeo unito ad altriGiganti <strong>di</strong> lui compagni che osarono attaccar rutto ilcielo: favola spettante in particolare alla niitologia cosmogonicadei Greci. Nonno Panopolita che ce la tramandanel suo poema sulle avventure <strong>di</strong> Bacco, incomincia col<strong>di</strong>rci che Giove allora prese aveva le forme <strong>di</strong> toro perseciurre la bella Europa, e dopo situò questo animale nel1 Ved. ser. vi, tavv. L4 , num. i, 4 ^^'' """i- 3.Z4, numm. 3,4- 5 Ved. ser. i, p. /^/^2.a Ivi, tav. L4 , num. 1. 6 Piutarcli., de Isid., et Oslrid., Op.,3 Ivi, tav- Z4, num. 4- Toni. 11, p. 36'o.S.II.5i


402 DEGLI SPECCHI MISTICIcielo, dove brillar doveva presso all-'x\uriga e ad altre costellazionivicine al punto equinoziale <strong>di</strong> prinnavera '.Mentre Giove trasformato in toro si occupa de' suoi a-mori culla figlia <strong>di</strong> Cadmo ^, allorché la terra preparasianch' essa a dar corso alla sua fecon<strong>di</strong>tà, ed il sole toccai segni della primavera, il gigante Tifeo impadronitosi delfulmine , minaccia <strong>di</strong> detronizzare il nume che regge egoverna 1' intiera natura ^, Sembra che tutto il cielo sia ilcampo della tremenda battaglia, e il nemico <strong>di</strong> Giove siaccosti là dove brillano le costellazioni ddl Auriga, dellaCapra e dell' Ariete ^ , situate verso quel punto in cui lenotti sono della misura stessa dei giorni, e che 1' ar<strong>di</strong>tomostro seco tragga al suo partito la grande Orca del mare^, il Drago e la spaventevole Gorgone; poiché queste costellazionistanno situate attorno all' Ariete ^. Ma Giovein tine riacquistato il suo fulmine 7, lo scaglia contro il nemicodel bene ^ , e 1' eco del monte Tauro fa sentire allaterra tutta la voce della vittoria già riportata contro Tifeo9. L' effetto <strong>di</strong> questo trionfo si fu la restituzione dellaserenità al cielo, dell' or<strong>di</strong>ne e della pace all' Olimpo e laristabilita armonia della natura '".È molto chiaro che Giove il fulminatore ", trasformatoin toro, e dal monte Tauro trionfando <strong>di</strong> un Genio tenebrosoche infesta la natura, la quale si rianima, debellato1 Noan., Dlonys., lib. I, v. 355, sq. yPsoan., lib. ii, v', 5 .2 Id. , I. cit., V. 35b'. 8 Id., 1. eie, w. 52o, 3 ser. v; j3 Id. , 1. cit., i^. i49. sq. tav. L4 , nuin. i.4 Id., I. cit., V i8i , sq. 9Id., 1. cit., i'. 63 1, sq.5 Ibid. , i'. 179, sq 10 Ibid. , w. 652, sq.G Ved. p 121, e ser. v, p. 35o. 11 Ned. ser. 1, p. 112.


TAVOLA XXXVIir.^OOil nemico , altro significato non debbe avere se non chequello del sole, il quale giunto al punto dell' equinozio <strong>di</strong>primavera, che un tempo era aflisso al segno del Toro,trionfa dei rigori dell' inverno, e lascia libero il corso allafec.'on<strong>di</strong>tà della terra ed alla serenità della stagione, comeappunto nella prima organizzazione dell' universo allorchéfu superato il <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne del caos, comparsa la luce del sole, la natura prese il suo corso. Quin<strong>di</strong> è che gli antichipensarono che il mondo avesse principio verso 1' equinozio<strong>di</strong> primavera •, e quin<strong>di</strong> ancora confusero il principiocosmogonico <strong>di</strong> quella bella stagione coli' annuale <strong>di</strong> leirinnovellamento ^. Noi troviamo <strong>di</strong>fatti affissa la Gorgonein ma?io <strong>di</strong> Perseo tra le costellazioni estrazo<strong>di</strong>acali , chepiù si avvicinano a quel punto del cielo o <strong>di</strong> poco loavanzano ^,- e dalla favola siamo istruiti, come credo aver<strong>di</strong>mostrato, eh' ella forma il soggetto allegorico della costituzioneregolata <strong>di</strong> tutta la natura, non senza qualchein<strong>di</strong>zio allusivo al preaccennato rinnovamento delle stagionidopo r inverno '^, lo che proverebbe quanto sieno limitatii temi della mitologia spettanti ai misteri, e quanto variatele n)aniere onde furono dagli artisti e dai poeti questitemi trattati. Plutarco ci assicura che lutti costoro dannonel segno, sempre che mostrino l'esistenza <strong>di</strong> dueprincipii, buono e malvagio ^, mentre a molti ed ai piùsaggi degli uomini piace <strong>di</strong> pensare che vi siano due Dei,1'quasi contrari artefici , uno autore dei beni, 1' altro deimali, aggiungendo egli per sentimento <strong>di</strong> Zoroastro, che1 Ved. ser. ni, p. ia8. T, num. 4-2 Ved. p. 395. 4 Ved. p. 398.3 Ved. p. 386, seg. , e ser. vi, tav. 5 Plutarch. , J. cit. , p. 869.


4o4DEGLI SPECCHI MISTICIil primo tra le cose sensibili si rassomiglia moltissimo allaluce, l'altro per Io contrario alle tenebre ed alla ignoranza;ed in più luoghi <strong>di</strong> questo mio scritto io pure doveifar menzione <strong>di</strong> tenebre, dove ho trattato <strong>di</strong> questiGiganti o spiriti perversi e contrari alla luce^ ed a chi sene faceva Y autore ' ; anzi <strong>di</strong>ssi che perirono all' apparire <strong>di</strong>quella *, ma non restarono <strong>di</strong>spersi del tutto ^, mentremolti beni e multi mali si confondono insieme nella vitadel mondo, se non in tutto, in quello almeno certamenteverso la terra e <strong>di</strong> sotto la luna, irregolare e vario, e <strong>di</strong>tutte le mutazioni capace ^ ; tra le quali mutazioni certamentepiù sensibile reputar si debbe quella dell' inverno, incui prevalgono le tenebre e la depressione della natura, mancandoinsieme quei beni che ci arreca la opposta brillantestagione.La grandezza del Disco in bronzo è precisamente similealla mia stampa, ed è perfettamente piano, e con un sempliceorlettino che appena vedesi rilevato all' intorno j su<strong>di</strong> che ho portate altrove le mie osservazioni ^TAVOLA XXXIX.^Li la terza volta che il Pubblico vede comparire allestampe il Disco della pesente XXXIX Tavola, oltrequanto senza <strong>di</strong> esso fu detto delle figure che 1' accompagnano.1 Vpd. p. 897. 4 Plutarch,, 1. cit.2 Ivi. 5 Ved. p. 78.3 Ved. p. 396.


TAVOLA XTiXIX.4"'^Il Lanzi semplicemenre lo espose, ma non Io inseri incisotra le cosi dette patere Etrusche, oltre <strong>di</strong> che mancandoa lui il <strong>di</strong>segno sott' occhio lo descrisse scorrettamente.Nel notarne le figure dovea <strong>di</strong>re uomo barbato stante , enon sedente come si spiega, con arco nella sinistra e conbastone nella destra ' : circostanza parimente omessa dalui, ma pure non trascurabile a miglior cognizione del soggetto,come <strong>di</strong>mostrerò. Tiene un piede alzato: innanzia lui sta un altro in<strong>di</strong>viduo vestito con pallio, in atto <strong>di</strong>curare il piede che <strong>di</strong>cemmo alzato: figura molto guastadal tempo, egualmente che le iscrizioni etrusche.Il chiarissimo sig. prof. Schiassi che il primo ha datoalla luce questo Disco grande al naturale e doppio <strong>di</strong> questo,aggiunge ancora esser uno dei più belli del Museodell' Istituto bolognese, e non già inciso come la maggiorparte <strong>di</strong> essi , ma bensì <strong>di</strong> rilievo bassissimo . Nota ilserpe ai pie<strong>di</strong> dell' uomo barbato, nota il vaso o altro minut'oggetto posto sopra una se<strong>di</strong>a o piccola mensa, notai delfini che circondano 1' estremo lembo del Disco, notain fine quegli ornati a volute sotto <strong>di</strong> essi % che in altrimonumenti io riconosco perpetuo segno del mare ^ ; eci narra che il Biancani nell' imprendere 1' esame del monumentoqui esposto, credè in principio esservi espressoFilottete, che aflBitto nel destro piede da piaga quasi insanabile, trovò finalmente nell' opera <strong>di</strong> Macaone la suasalute ^. Concorse a persuaderne il Biancani riportato dal1 Lanzi, Saggio <strong>di</strong> Lingua Etr. ,3 Ved. ser. i, p. 4>.Tom. II, part. ni, p. aai. 4 Ovid. , Trist. , lib. v, Eleg. iv,2 Schiassi, de Pateris Aniiq., tab. y. la.1 , p* 23 , sq.


4o6 DEGLI SPECCHI MISTICIprelodato Schiassi quel serpe, che secondo qualche scrittore', morde l'Eroe per voler <strong>di</strong> Giunone, in pena <strong>di</strong> a-ver ar<strong>di</strong>to alzar la pira nella quale Ercole restò bruciato". ite altrimenti comparve al Lanzi quel barbato eroe,<strong>di</strong>chiarando che se avesse a giu<strong>di</strong>carsi dalle figure, queglisi riconoscerebbe per Filottete -^IMa r epigrafe che attorno si legge fece tenere a questidotti espositori opinione <strong>di</strong>versa. Due sono le lettere <strong>di</strong>sicura leggenda che hanno dato a supporre sì all' uno cheair altro esser Telefo 1' eroe del soggetto, e non Filottete.Sono esse le prime che si scorgono presso 1' uomo barbato,mentre le altre restano equivoche pt^rchè forse malconservate, eccetto 1' ultima che peraltro convenir potrebbead entrambi i nominati eroi.Il Biancani che analizza più del Lanzi quella epigrafe,osserva che la prima lettera può essere presa per ph, comeper TH. La seconda è sicuramente un' e e non una /, comea <strong>di</strong> lui giu<strong>di</strong>zio esser dovrebbe anche in lingua etruscaper potervisi leggere Filottete ^. E qui soggiunge il prelodatosig. prof. Schiassi, che le altre lettere, ancorché corrose, non parvero al Biancani potersi adattare al <strong>nome</strong><strong>di</strong> Filottete se non per forza: onde seco stesso pensandoqual ne fosse il soggetto ,venneli in mente che Telefopiuttosto che Filottete vi potesse essere espresso , nell^ alito<strong>di</strong> essere sanato da Macaone. La cura d'una feritain un piede si manifesta , com' egli <strong>di</strong>ceva, per lo scambievo^le ulTizio <strong>di</strong> quegli eroi : quel vaso deve in<strong>di</strong>care ii con-1 Cic. deFato, cap. XVI, Op. Tom. 3 Lanzi, 1. cit. , p. 223.IX, p. 8282. 4 Biancani ap. Schiassi, 1. cit., p. 25-a Properl. , lib. 11 , Eleg. i, v. 5g.


TAVOLA XXXIX.4^7tenutovi mp<strong>di</strong>camento , ed il serpente può riferirsi ad E-sculapio padre della me<strong>di</strong>cina. E siccome secondo Pliniomolti animali sono utili ad estrarsene me<strong>di</strong>camenti, cosi lacenere ed il grasso del delfino, che da Plinio stesso si accennanoper me<strong>di</strong>camento ', possono essere stati usati, comesupponeva il Biancani ,per curare la piaga <strong>di</strong> Telefo;perciò nulla ostar poteva, secondo lui, a congetturar Telefoe Macaone espressi nel Disco.Io pure mi attengo all' esame delle figure, prima <strong>di</strong> considerarner epigj'afe, e trovo ingegnosa bensì la congetturadel Biancani, ma non applicabile al fatto <strong>di</strong> Telefo,del quale essendo noto l'andamento, non è permessor indagarlo altrimenti con supposizioni ed immagini <strong>di</strong>verseda quelle, che ne scrissero e ne rappresentarono gliantichi . Io prendo quella stessa parte <strong>di</strong> favola che ileh. sig. Schiassi esibisce , tratta dagli scritti del Biancanimedesimo che pur 1' estrae da Igino ^.Telefo da Chirone ferito domandò ad Apollo quale nepoteva essere il rime<strong>di</strong>o; al che rispose l'oracolo, chenessuno avrebbelo me<strong>di</strong>cato se non quell' asta medesimache lo ferì ': ed infatti si narra che limata 1' asta sullapiaga per consiglio d' Ulisse, restò sanata. Coerentementea! soggetto descritto si vede anche figurato in due monumenti<strong>di</strong> Telefo in<strong>di</strong>cato dal Lanzi, ed eccone le <strong>di</strong> luiprecise parole a questo proposito. « In un b. ril. etrusco delmuseo, ed in altro <strong>di</strong> lavoro greco presso Witjkelmann '*,1 Plin. , Nat. Hist. , lib. xxxn , cap. <strong>di</strong>s Biancani , tab. i ,p. 26.X ,Op. Tom. II, p. 588. 4 Monum. Ined. , tav. 122, ap. Lan-2 Fab. CI, p. 189. zi, 1. cit. , p. 222.3 Schiassi, de Pateris anliq. ex sche-


4o8DEGÙ SPErCHl MISTICIvego-onsi alcuni guerrieri , in atto <strong>di</strong> applicar quell' armealla ferita o <strong>di</strong> raderla sopra <strong>di</strong> essa w, cosi il Lanzi '.Or domando io, se il Biancani ed il Lanzi trovarono questosoggetto descritto ed espresso in un modo stesso, perchèqui lo vogliono <strong>di</strong>versificato? Aggiungo altre osservazioni:si tratta in vari libri <strong>di</strong> questo Telefo, come invari monumenti si effigia; e dove se ne in<strong>di</strong>ca minutamenteil fatto in questione , trovasi , come raccoglie ildotto IMillin, ferito in un fianco o in una coscia da Achille,e dalla lancia <strong>di</strong> quello guarito =; e in una coscia curatodai guerrieri vedesi parimente espresso nei monumenticitati dal Lanzi. Si descrive qual prode guerrierocombattente col forte Achille; e per tale si rappresentanei monumenti, giovane, loricato armato <strong>di</strong> lancia.Come dunque si può confondere con un vecchio barbato,nudo, offeso in un piede, con bastone in mano e conarco, qual cacciatore? Aggiungo che i monumenti <strong>Etruschi</strong><strong>di</strong> Volterra offrono Filottete sempre barbato, con bastone inmano, sempre offeso in un piede, sempre con vaso accantoa lui ,quando è me<strong>di</strong>cato da Macaone , sempre con 1' arcoe le frecce d' Ercole al fianco. Più ancora: la stazionelocale <strong>di</strong> Filottete suol essere espressa con navi allido del mare, nell' isola <strong>di</strong> Lemno. Farmi dunque essereFilottete e non Telefo l'eroe del Disco, perchè quivi effigiatocome nelle urne <strong>di</strong> Volterra ,barbato , ferito nelpiede , con bastone in mano , con 1' arco famoso d' Ercolenella destra, col vaso dei preparati unguenti che il me<strong>di</strong>cogli appresta per sanare la piaga, attorniato dai del-1 I.oc. cit. a Millin, Dizionario delle Fav., ari, Telefo.


TAVOL\ SXXIX. 4^9fini, e da quel tale meandro che rappresenta l'onde, come<strong>di</strong>cemmo '.Ora se costui fosse Telefo, a qual' oggetto gli avrebberoposto in mano quell' arco? A che il bastone e la barba,caratteristiche <strong>di</strong> avanzata età, se nei monumenti anco<strong>Etruschi</strong> ove indubitatamente si ravvisa esso Telefo, è semprein età giovanile? A che il vaso <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong> me<strong>di</strong>camenti,se fu sanato dall'asta <strong>di</strong> Achille, o dall'" arida limatura<strong>di</strong> quella? A che il serpe, se non ha relazione alcunacon la storia <strong>di</strong> questo eroe? A che quei segni <strong>di</strong> ondemarine, se le <strong>di</strong> lui avventure accaddero in terra ferma ,nel campo dei Greci sotto le mura <strong>di</strong> Troia : circostanzanella quale mai si vide aggiungere in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> mare neimonumenti che rappresentano fatti <strong>di</strong> quelf asse<strong>di</strong>o? Moltomeno il mare e i delfini potranno in<strong>di</strong>car la specie delme<strong>di</strong>camento che sanò la piaga <strong>di</strong> Telefo, quando sappiamoche 1' asta d' Achille, e iioa il grasso del pesce operòquel pro<strong>di</strong>gio. Anzi la rappresentanza sta nel pro<strong>di</strong>gio dall'oracolo predetto e quin<strong>di</strong> avverato, mentre colla lanciao limatura <strong>di</strong> essa restò sanata la piaga; talché dove noncomparisce lancia, non credo poter esser esposto il fattodella guarigione <strong>di</strong> Telefo, e frattanto vedo che nel Disconon ve ne' è apparenza.Che osta dunque a riconoscervi Filottete? L'epigrafe,mi si <strong>di</strong>rà, che sola fece mutar pensiero al Biancani ed alLanzi; mentre sebbene a sentimento dei due prelodati antiquariessa contenga intatte le sole due prime lettere e forsela terza e l'ultima, pure e dall'intiere e dalle frammen-I Ved. p. laS.S. II. ^"2.


4lO DEGLI SPECCHI MISTICItate credè il Biancani dovervi legifera THELAPHE,ed il LanziTHEXUPHE, O THE>"ÀPHE '.Io che vi ravviso il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Filottete incomincio da leggerviall'orientale da destra a sinistra, non ostante chenell'altra epigrafe chiaramente si veda doversi leggere dasinistra a destra, conforme avrò luogo <strong>di</strong> fare osservare.Le asticelle delle due lettere 3 3 volte all'in giù, comeor<strong>di</strong>nariamente costumarono gli <strong>Etruschi</strong> , non mi guidanoa leggervi <strong>di</strong>versamente. Altri Dischi scritti e figuratimi assicurano ch'io non erro, poiché in essi trovo il<strong>nome</strong> <strong>di</strong> x\pollo replicatamente scritto nelle due in<strong>di</strong>catemaniere ': metodo già notato dallo stesso Lanzi, come ilvero antico bustrofedo, poiché imita i solchi che stampatisidai bovi sempre alternativamente da destra a sinistra ,e da sinistra a destra -^j non però applicato dal Lanziall'uopo <strong>di</strong> leggere in questo Disco, altrimenti non avrebbetenuta la terza lettera per una k, con leggervi then ,e supplire tenuphe, poiché per il verso che io leggo, cioè all'orientale, chiaramente comparisce una l. Sembra che ilBiancani non leggesse <strong>di</strong>versamente da quel che io leggola terza lettera, mentre ne rilevò la parola thelaphe , oveha luogo la l.La prima lettera, come <strong>di</strong>ssi, può esser intesa secondo ilBiancani tanto per ph che per th , talché tanto in<strong>di</strong>ca Tclefocome Filottete. Sulla e che ne segue non cade questionerelativamente al valore della sua voce, ma potrebbesi<strong>di</strong>sputare suH' applicazione <strong>di</strong> essa al <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Filottete.Premetto alla <strong>di</strong>scussione una domanda. Nel Disco1 Lanzi, 1. cit, sco ,pref., p. cxux.2 Gori. Difesa dell'Alfabeto Etra- 3 Lanzi, 1. cit., Tom. i, p. 8i .


TAVOLA XXXIX. 4' 1famoso Cosplano vedesi Giove con epigrafe non corrispondentea quel suo <strong>nome</strong> che ha in altre lingue dell' etruscapiù note, giacché vi si legge r/iw ': e <strong>di</strong>remo perquesto non esser Giove quel nume? Rispondo piuttosto chegli <strong>Etruschi</strong> nominarono Giove <strong>di</strong>versamente dagli altri,mentre quella figura con tutto ciò che 1' accompagna ciassicura esser Giove. Simile ragionamento dee riferirsi allaepigrafe spettante a Filottete , ove gli <strong>Etruschi</strong> per lorospecial pronunzia pare che lo nominassero con la primasillaba Pliel e non Pliil , come volevano i nominati dottiche vi si dovesse leggere ,per intendere Filottete.Non mancano esempi dei nomi etruschi, <strong>di</strong>versi assai daquei latini e greci nella mitologia. Turan per esempio èVenere ': Setlans è Vulcano *: Pu/«c//-e è Pilade. Ho esempiancora ove la i è convertita in e, come ane per Annìiis^ , ACHELE per Achilles ^. Ma quand' anche non vi fosseroesempi, questo del Disco che illustro ne sia uno, e e' insegniche Filottete il quale sicuramente è rappresentato inesso, scrivevasi colle prime lettere phe. Sulla seguente letteranon cade dubbio che sia l, non ostante che in questoio abbia contrario il Lanzi. L' ultima è <strong>di</strong> chiara lezioneper una e, la quale può convenire alla finale del nouie Filottete.Le interme<strong>di</strong>e restano incerte. Par che si veda un puntoqualche avanzo <strong>di</strong> lettera già consumata dopo la l ; néinverisimile sarebbe che vi fosse 1' uno e 1' altra, si per-1 Ved. p. 222 .4 Ivi , p. 897 .a Lanzi, 1. cit. , Tom. ii ,pari, iji, 5 hi, p. i58, e Caylus , Antiq.p. 201. Grec. , Etr. et Roin,, Tom. iv ,3 Ivi, p. igi . tav- XXXI, num. i.


I Lanzi , 1. cil. , p 282 •4l2 DEGLI SPECCHI MISTICIche gli <strong>Etruschi</strong> usarono i punti ridondanti framezzo ainomi propri, come lo stesso Lanzi ne trova un eseiDpioin epitallio ,dove Aulus è scritto in etrusco avle, adducendo<strong>di</strong> alcuni so<strong>di</strong>sfacienti ragioni '; sì perchè il monumentoè talmente £:uasto che non è irresfolare il trovarvi mancanza<strong>di</strong> lettere logorate dal tempo. La seguente ,comparisceuna V quale usarono gli antichi anche per o , come apvlvper Apollo e simili, esempio applicabile atjche al <strong>nome</strong> dìFilottete che in etrusco può notar felv ,col resto dellaleggenda, la quale per essere assai guasta non merita lapena delle nostre indagini. Può ancora esser <strong>nome</strong> sincopatocome era il metodo popolare delle lingue antiche pertutta r Italia. Frattanto le lettere che restano pel. v... .e nonmi paiono male adattate a in<strong>di</strong>car Filottete nel Disco.Lesse il Lanzi nell'altra epigrafe macha, e supplì machais ;e tanto avvedutamente e con possesso tale della linguaetrusca ,che trovasi nel monumento più <strong>di</strong>ligentemente copiatonell'Opera del sig. prof. Schiassi, esservi <strong>di</strong>fatto la nsupplita dal Lanzi, ed omessa da chi trasmise la copia<strong>di</strong> quelle lettere, o non veduta da lui stesso nell' originalemal conservato. Il Biancani vi lesse machan , non potendovisileggere <strong>di</strong>versamente, ancorché manchi porzione dellaprima lettera. Convengono infatti quei dotti illustratoriche ravvisar si debba Macaone in quella figura occupato asanar la piaga dell'eroe barbato, ch'io tengo per Filottete.Allorché il Biancani ha supposto anch' esso Filottetenel Disco, ha eru<strong>di</strong>tamente trovata la ragione del serpe nelsegruente verso <strong>di</strong> Ovi<strong>di</strong>o:'B'


TAVOLA "XXXIX. 4 ' -^Q/ii<strong>di</strong>'e Philocteles ictus ah angue gemat ' ;allegando in aggiunta il parere <strong>di</strong> Cicerone, ove <strong>di</strong>ce cheFilottete non fosse già ferito per caso da una freccia d'Ercole,ma bansi morso da un serpe inviatogli dall ira <strong>di</strong>Giunone, in pena <strong>di</strong> avere ar<strong>di</strong>to onorare Ercole della pira *.Ma ciò che più so<strong>di</strong>sfarebbe la curiosità dell' osservatore<strong>di</strong> questo Disco, sarebbe il sapere perchè vi sia stata postala storia <strong>di</strong> Filottete, mentre ancorché vi fosse efEgiatoTelefo, o piuttosto l'uno e 1' altro , 1' idea che risveglianoi due soggetti altra non è che <strong>di</strong> feriti , e quin<strong>di</strong> opro<strong>di</strong>giosamente o artificialmente me<strong>di</strong>cati e sanati; lo chenon interessa gran fatto lo spettatore <strong>di</strong> una tal' opera. Ioper tanto lo invito ad osservare che la storia <strong>di</strong> Filottete èspesso ripetuta nelle urne etrusche <strong>di</strong> Volterra , la cui interpetrazionemolto gioverà come spero a maggior cognizionedella mitologia degli <strong>Etruschi</strong>. Le urne cinerarie servivanoper sepoltura dei morti , e presso i morti si trovanoquesti Dischi , creduti finora patere sacrificiali *. Glialtri più frequenti soggetti delle urne sono le avventure<strong>di</strong> Paride, <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po, <strong>di</strong> Elena, <strong>di</strong> Teseo e <strong>di</strong> altri, chenati in gran<strong>di</strong> espettative <strong>di</strong> fortuna dovettero combatterecontro le avventure della sorte , starsene ritirati ed afflittiper le sciagure, e quin<strong>di</strong> ritornare a nuova gloria.Infatti che sono mai la maggior parte degli antichi poemie sopra Ercole e sopra Bacco ^ e <strong>di</strong> quegli sopra Teseoe sopra Giasone , se non che favole <strong>di</strong> personaggiallegorici , i quali tutti mostrano un corso <strong>di</strong> fatiche per1 OviJ. , Trist. , lib. y, Eleg. iv, ix , p. 32Sa.w. I "i . 3 Ved. p. 68 .•X Cic, de Fato, cap. xvi, Op. Tom.


4l4 DEGLI SPECCHI MISTICIgiungere alla propostasi lor meta? Fra questi ebber gliantichi anche il sole , che destinato ad essere il signoredel mondo, si trova al soltizio iemale oppresso nella forzaio-nea e luminare dalle tenebre , che alla luce prevalgono nellama2:2:ior lunghezza delle notti, come altrettanti nemicinon che dai geli, dai turbi<strong>di</strong> , dalle nubi e dal freddo , chelo tengono inerte, neghittoso, e spesso affatto nascosto. Insimil guisa vive Filottete in Lemno, traendo vita oscura,nascosto agli uomini , debole per la piaga.Giunto il sole all' equinozio <strong>di</strong> primavera è fatto più robustodal tempo; supera da in<strong>di</strong> in poi i suoi nemici : lenotti si abbreviano, e trionfa la sua luce nel giorno: l' igneasua forza <strong>di</strong>ssipa le nubi che lo tenevan coperto , e <strong>di</strong>struggei geli ed i fred<strong>di</strong> iemali '. Acquistato in quel tempoil vigore, si pone in attività; ed a misura che percorrele stazioni dello Zo<strong>di</strong>aco, va cooperando allo sviluppo salutevoledella vegetante natura. In fine giunge trionfanteal Leone, che gli astronomi stabiliscono come luogo <strong>di</strong>suo domicilio ", e quale aspirata meta al suo corso. Conallegoria relativa a questo soggetto si trova che Filotteteinvitato a combattere dai Troiani, si libera dalla piaga es' incammina sotto le mura <strong>di</strong> Troia, cioè vittoria, e d'Ilio,cioè forza del sole , dove lo attende favorevol destino. Ivida robusto combatte e trionfa <strong>di</strong> Paride, cagione <strong>di</strong> tantesciairure^. L'anima umana tenuta immortale, assomigliavasial sole ed a tutti quegli eroi, che in vari poemi allegoricilo rappresentavano, come anche a quei, le cui storiehan servito a lei d'allusione. Avviluppata anch'essa nel-1 Ved. ser. n , p. i35 , seg. 3 Q. Calabr. , Paralip. ad Homer.2 Ved, p. U97. lib. X , i>. 207 , sf|.


TAVOLA XXXIX.4'^le umane spoglie fra le afflizioni e i contrasti , era , comeil sole d'inverno, considerata quasi fusse in uno stato <strong>di</strong>morte apparente, in cui doveva prepararsi, operando bene,al trionfo <strong>di</strong> una vita futura e beata ' nei fantastici Elisi,ed al luogo <strong>di</strong> sua esaltazione, per cui fu creduto il solemedesimo, dal quale vicende\olmente ascendeva e <strong>di</strong>scendeva, e che sotto varie allegorie gli veniva presentato permodello del corso <strong>di</strong> sua vita.Rammentando per tanto i monumenti dell' arte <strong>di</strong> questogenere sepolcrale, che l'uomo non moriva già, ma transitavada uno stato ad un altro migliore =", come Filottete,per esempio, dalle S(;iagure sofferte in Lemno al trionfoottenuto sotto le mura <strong>di</strong> Troia; questi monumenti, io <strong>di</strong>co, eran per 1' uomo un oggetto <strong>di</strong> consolazione e <strong>di</strong> confortoa viver con probità e morir coraggiosamente.Quanto qui sopra è scritto si trova ripetuto nella famosaopera perio<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> corrispondenza astronomica del barone<strong>di</strong> Zach, stampata in Genova, cui egli aggiunge eru<strong>di</strong>tissimenote ; approvando che a ragione cercar si debbaneir astronomia la vera spiegazione della mitologia degliantichi non solo, ma sibbene delle teogonie loro e cosmogonieancora; e dopo lungo ragionamento su tal propositoconchiude, che se le avventure <strong>di</strong> Ercole furono fintenei segni del Zo<strong>di</strong>aco , non potrà rifiutarsi che ivi sia condottoanche Filottete <strong>di</strong> lui fedele compagno. E da ciòpassa a <strong>di</strong>chiarare buona e vera traccia <strong>di</strong> cammino quellache io seguo, osservando che spesso fu detto essere lamitologia degl' antichi un ammasso <strong>di</strong> assur<strong>di</strong>tà e <strong>di</strong> scioc-1 Ved. scr. i, p. 127. 2 Ved p. 385.


5l6 DEGLI SPECCHI MISTICIchezze: mi sf. vi si applichi la chiave astronc mica, troviamodelle verità sotto allegorie ingegnose, piacevoli e talvoltasublinn''.Vedutosi quest'opuscolo dal prof. Vermiglioli , uno deirarissimi intelliirenti <strong>di</strong> linsrua etrusca in Italia del nostrosecolo, ed essendo meco legato in parentela come in amicizia, mi scrisse una lettera su tal proposito, della qualeecco quanto ci interessa a questo riguardo. « Ho letto ilvostro ragionamento sulla patera bolognese. . . . ma se voifoste stato in mia compagnia in Bologna nell' agosto del181 g, non avreste avuto bisogno <strong>di</strong> tante prove pel vostroFilottete. Jo ve lo lessi chiarissimo, ed alla presenza deisig. Mezzofanti , Schiassi ed altri: ecco in qual modo virilevai questa voce ^/^^/e^tì5 . . ^QV; s/ ^ij). Notate bene se in<strong>Etrusco</strong> si <strong>di</strong>sse tvte per Tideo, qual cosa piti facile si<strong>di</strong>cesse pheuvthe per Filottete? Avete avvertito benissimoil cambiamento del 1 nelV E in secondo luogo : scioglietel' epentesi col \ che vi sta per esempio come in •"""' peru.v degli Eoli presso Ateneo, ed in cavitio favitor pressogV antichi latini, ed avrete Pheluthi in vece <strong>di</strong> Vheìothe;perchè gì' <strong>Etruschi</strong> , come avete asserito mancavano dell' o vvolete cosa pili chiara ' ? ni Zach ,Correspond. Astronom. , Vermiglioli da Perugia in dataTom. n, p. 142 . del Febbraio 1820.1 Lettera a me <strong>di</strong>retta dal eh. prof.


4'7TAVOLA XL.u,n passo interessante <strong>di</strong> Seneca viene attamc^ite inaiuto <strong>di</strong> quanto sono per <strong>di</strong>re, spiegando la figura <strong>di</strong> questaXL Tav. , non meno che in conferma <strong>di</strong> quanto hoesposto illustrando quelle che nei già esaminati misticiSpecchi a questa si assomigliano. Allorché questo filosofo pretende<strong>di</strong> svolgere la definizione <strong>di</strong> Dio, si esprime con questeparole: « Est eni'm ex quo nota siint omnia, ciiius s/)iri(iivivìmus: rns illuni vacare Mnnduml non faìieris, ipse enimest totum quod vides^ tofiis suis partiòus in<strong>di</strong>/us, et se siisti'nens vi sua. Idem et Etniscis visuni est '. « Parve dunqueagli <strong>Etruschi</strong>, secondo che narra il citato scrittore, chela Divinità fosse inerente a! mondo, o ne fosse lo spiritoe r anima, che tutto fa nascere ed a tutto dà \ita, <strong>di</strong>quanto vedevano esistere nella natura. Ciò si uniformaperfettamente con quel eh' io <strong>di</strong>ssi spiegando la figura <strong>di</strong>un mistico Specchio posto alla Tav. XXXIV *, ancorché ledottrine ivi esposte sembrino piuttosto spettanti alle antichereligioni fenicie ed egizie, che a quella degli l'etruschi.Ebbi anche occasione <strong>di</strong> notare che per lo stesso anticoscrittore latino sapevasi che gli <strong>Etruschi</strong> riguardavano questa<strong>di</strong>vinità come il Fato ', e quin<strong>di</strong> la confondevano conla Nemesi ^. Sappiamo peraltro che talvolta questo simulacropresentatoci dagli <strong>Etruschi</strong> or sotto 1' aspetto del Fa-1 Ved. p 255, not. a. 3 Ved. p. aSS.a Ved. p. 873, 375. 4 ^'*'^- p- 7i e ser. i, p. 3io.S. IL 53


to4I 8 DEGLI SPECCHI MISTICI' , or della Nemesi =, or della Minerva confusa con laNeita degli Egiziani ^, fu altresì tra questi ultimi 1' emblemadella Divinità, come il <strong>di</strong> lei <strong>nome</strong> in più aspetti consideratolo manifesta'', egualmente che tra i Greci fu detta]Miner\a la Dea per eccellenza ^. In tal guisa volli ancorio spiegarmi, allorché presentata allo spettatore questafigura muliebre solita trovarsi negli Specchi, la <strong>di</strong>chiaraisimbolo della Divinità presso gli antichi ^.Stabilito questo evidente rapporto tra la Neita degli Egizianie la figura muliebre degli Specchi mistici presso gli<strong>Etruschi</strong>, e veduto che sotto queste figure intendevasi parimentelo spirito de! mondo, noi potremo scendere all' e-saine <strong>di</strong> alcuni particolari <strong>di</strong> essa che rischiaransi a vicenda.E ricalcando le orme degli Egiziani , troveremo chequesto spirito del moi.do non solo era significato dallepredette figure Neita e Minerva 7, ma geroglificamenteancora da un globo alato , sul quale dottissime osservazionisi fecero da un letterato in un Opuscolo che ho pubblicato^. Egli adduce più d' un monumento geroglifico <strong>di</strong> similgenere 9, e più d' uno semplicemente ne cita '°. A renderchiaro sotto 1' occhio dell' osservatore il mio tema, giovamiriportarne due, 1' un de' quali assai complicato, l'altrocompen<strong>di</strong>atissimo.il primo che ad<strong>di</strong>to " consiste principal-1 [vi. 7 Ved. p. 372.2 Ved. p. i65. 8 Nnova Collezione d' opuscoli e3 Ved. p. 372. notizie <strong>di</strong> scienze, lettere ed ar-4 Mera, de Litt. de l'Acad. des In- ti Tom. 11 , p. 365.script., Tom. xiv, p. 7. 9 Ivi, tav. i, num )6, e tav. v,5 labloiiski, Pantlieon Aegypt. lib. num. 33,1, cap. Ili , § 13 , p. 76. IO Ved. p, 369.6 Ved. p. 7. n ^^J SPI" VI, tav. B5, n. i.


TAVOLA XL. 4 '9mente iti un globo dal quale cadono fino ni basso immenseali che abbracciano tutto il contenuto geroglifico. L'aliaggiunte al globo dell' altro si riconoscono appena col paragone<strong>di</strong> simili monumenti, ma per se stesse neppure hannol'effigie d'ali, essendo prive assolutamente d' ogn' in<strong>di</strong>zio<strong>di</strong> penne ', e mancando in esso inclusive i geroglificiminori che sono annessi agli altri.La scultura neppure accenna una somiglianza alle foglie<strong>di</strong> palma, come sogliono avere le ali delle figure egiziane,e come vedonsi quelle della Iside al iiionumt^nto in<strong>di</strong>catosottoposta ', e come accenna la iscrizione copta esplicativadel geroglifico da un moderno eru<strong>di</strong>to interpetrata ^, e riportatanel citato opuscolo ^. Per le ragioni medesime noive<strong>di</strong>amo le ali <strong>di</strong> questa Dea del Disco ben <strong>di</strong>chiarate inaltri 5, mentre qui come in molti api)ena hanno conle ali una qualche siinilitUiline. E peraltro notabile chesempre sono assai gran<strong>di</strong>, occupando la maggior parte dell'area del Disco. Il o:ero2;lifico e-^iziano da me addotto inesempio ha similmente1*^ ali tanto gran<strong>di</strong>, che toccanocoir estremità loro una linea <strong>di</strong> stelle ^, spifgafa dal dottointerpetre per simbolo del cielo ', quasi <strong>di</strong>r si volesse conquel geroglifico che le ali abbraccian»» tutto il cielo. Né <strong>di</strong>versamentedobbiamo intendere nel Disco che spiego comenegli altri simili a questo, mentre <strong>di</strong>ssi altrove ^ cher area degli Specchi esser poteva egualmente il simbolo del1 Ivi , tav. E4 ,num. 3. 5 Ved. tavv. viii , xi, xvia Ivi, num. 6. 6 Ved. ser. vi, ta»'. B5 , num. i.3 S. F. Guniher Walil., Mines O- yNuova Collezione, 1. cit., p. 3()o.rienl., part. ii, <strong>di</strong>vision v, p. 117. 8 Ved. p. 97.4 Nuova Coliez. 1. cit., p. 869,


420 DEGLI SPECCm MISTICIcielo. Ora inten<strong>di</strong>amo altresì perchè in molti dei passatiDischi ove non giungevano le ali mancanti <strong>di</strong> soverchia<strong>di</strong>mensione, ad esse dall' artista non accordata, si aggiungevanocerte linee che occupavano lo spazio del cielo dalleali in già ', quando esse non erano assai gran<strong>di</strong> comenella figura della presente Tav. XL, e dell'altra XXIVche ho spesso paragonata con questa.Più interessante notizia sarà per chi legge il saper la ragionee il significato <strong>di</strong> quelle gran<strong>di</strong> ali del monumentoegiziano, come dal eh. espositore <strong>di</strong> tal geroglifico appren<strong>di</strong>amo,per le dottrine eh egli raccoglie dall'arabo Abenefia questo proposito. « Volendo (gli Egiziani ) in<strong>di</strong>care letre virtù, o proprietà <strong>di</strong>vine delineavano un circolo alato,dì! quale emanava un serpe: significando così per la figuradel circolo la natura <strong>di</strong> Dio incomprensibile, inseparabile,eterna, e dotata d'ogni principio e fine: per la figuradel serpente in<strong>di</strong>cavano la virtù <strong>di</strong> Dio creatrice <strong>di</strong>tutte le cose; per la figura delle due ali in<strong>di</strong>cavano la virtù<strong>di</strong> Dio animatrice del moto <strong>di</strong> tutte le cose, che sononel mondo w; ed in altro luogo soggiunge: « Per mezzodella figura del circolo con due serpenti e dotata <strong>di</strong> alinotavano lo spirito del mondo w. Così Abenefi citato dalprelodato interpetre ^; il quale per sempre più accre<strong>di</strong>tarele sue dottrine le conferma con altri passi <strong>di</strong> antichi scrittori, tra i quali cita uno interessante <strong>di</strong> Sanconiatone sullareligione dei Fenici conservatoci in caldaico siriaco, eda esso appren<strong>di</strong>amo come siffatta dottrina simbolica fossenota generalmente in Oriente. « Giove, <strong>di</strong>ce lo scrittore1 VeJ. lavv. I, XII , XIII , xiv , a Collezione cit , p. 368, 36g.XIX , XXII, XXIU, XXIV, XXV, XXXI.


TAVOLA XL. 421antico, è in figura <strong>di</strong> una sfera alatacela cui emana unserpente: il circolo <strong>di</strong>mostra la natura <strong>di</strong>vina, senza principioné fine: il serpente significa il suo <strong>di</strong>vino spirito cheanima e feconda il mondo, e le ali figurano lo spirito medesimoche vivifica il mondo col moto ' w. Osserva poi loscrittor prelodato * che nei frammenti d' Orapollo mancal'intiera descrizione <strong>di</strong> tal geroglifico, ma se ne fa menzionein due capitoli separati ^, ove peraltro la mentovatasfera non <strong>di</strong>cesi esser simbolo <strong>di</strong> Giove, ma del sole , comedel sole tratta la iscrizione copta da me poco sopramentovata, e riportata nelle Tavv. <strong>di</strong> corredo 4; cosi voltatain latino dal rammentato Gunther Wahl.Sol folla palinae ferens ,Est repraesentatìo solisqui suìit duae suspendentesAspides annexae cau<strong>di</strong>sconstituti regis coelLSolìs circumientis Regis aevi viam aetheris quoti<strong>di</strong>e facientisVigesimo octavo mensis PharnuthiHaec Ornamento data sunt super ostium portaeAnno ccccxxx Aerae Alexandriquem <strong>di</strong>cunt magnum ^.Relativamente all'espressione <strong>di</strong> questa iscrizione, doveal sole si dà l'epiteto <strong>di</strong> re del cielo, paragonato agli aspi<strong>di</strong>,nota anche il citalo interpetre che gli aspi<strong>di</strong> o serpentelli<strong>di</strong> questi geroglifici sogliono avere in testa una mitratutulo ^ : in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> reale e sacerdotale <strong>di</strong>gnità ' , come1 Sanconial. , ap. lo slesso, Collez. lxiv , p. 49 s^g.cit. , p. 369. seg. 4 Ved. ser. vi, lav. E4 , num. 3.3 Ivi. 5 Ved. p. 4'9> net. 3, 4-3 Orapoll. , Geroglif. Egiziani, lib. 6 Collezione cit., p. Sjo,II, cap. XIV, p. 6a, e lib. i, cap. 7 Ivi , p. 3ò"4.


422 DEGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong>fatti vedonsi mitrati nel più compito geroglifico da meriportato Anco '. lo sparviere è similmente mitrato, e standosopra una geroglifica nota simbolica del cielo, e riportatodal nostro interpetre ' con la conveniente assai dottaspiegazione ^. Di ciò adduco io pure altri esempi nelcorso <strong>di</strong> quest' Operi ^, dove comparisce che rappresentanor anima del sole, come sostenuto dalla testimonianza <strong>di</strong>Abenefi, arabo dottissimo, lo asserisce anche il più volte lodatointerpetre <strong>di</strong> questi geroglifici ^. Siffatta mitra piùmanifestamente <strong>di</strong>stinsruesi sulla testa <strong>di</strong> una Iside o sacerdotessa<strong>di</strong> lei, come faccio vedere ^, cui talvolta sostituironogli Egiziani la gallina numi<strong>di</strong>ca, in<strong>di</strong>cante il cielo stellatoper le macchie innumerabili che mostrano le <strong>di</strong> lei penne' ; e <strong>di</strong> questa do pure un esempio ^.In fine oso <strong>di</strong>re che più manifesto attributo della <strong>di</strong>vinitàsi mostra quel tutulo o gran berretto, quando lo ravvisiamocoprir la testa anche d* Osiride, che rappresentòil sole in Egitto 9, e come si vede anche nei monumentifenici , ed egiziani E '°. chi volesse spinger più oltre untal' esame , troverebbe che le principali deità dell' orientehanno il capo coperto ".Restami ancora una <strong>di</strong>chiarazione utile non meno delleantecedenti a far chiaro il monumento etrusco <strong>di</strong> questa1 Ved. ser. vi, tav. B5 ,num. i. 8 VeJ. ser. vi, tav. E4 . num 5.2 Collezione cit., tav. i, num. i5. g Fiutare, de Isid. et Osir., Op.,3 Ivi, p. 362, 363. Tom. II , p. òyi, sq.4 Ved. ser. i, p. 174 > ^72, e ser. 10 Ved. ser. vi, tavv. Hi, num. 3,VI, tav, Ba , num. 2. 5 , A3 ,Qi.5 Collezione cit., p. 363. 1 1 Ivi , tavv. B5, numm. 2, 3, 4-6 Ved. ser. vi , tav. E4 , num. 4- ^'*i "umm. i, vs , 4-7 Collez. cit , p. 389.


TAVOLA XL. 423XL Tavola. Si osservi il più complicato geroglifico da meesibito ', e vedransi dal globo emanare alcune regolari figure,che il eh. interpetre con ottimo avve<strong>di</strong>mento, e col paragoned' altri monumenti <strong>di</strong> simil genere % <strong>di</strong>chiarò essergocciole <strong>di</strong> rugiada che proviene dal cielo; significando insostanza che riconoscevasi una superiore influenza sull' u-raane cose, come trae da Orapollo *, o allegoricamente ladottrina, entrambe apportatrici <strong>di</strong> fertilità, tanto neh' in*gegno che sulla terra ^ , e fortifica 1' asserto sostenuto daifilosofi antichi ^.Vuole che talvolta significhi anche una bevanda particolarmentedomandata dagl' iniziati, or col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> ambrosia,or <strong>di</strong> nepete, o dell'oblio ''; <strong>di</strong> che le anime <strong>di</strong>ssetavansio per salire in cielo bevendo l'ambrosia ', o per tornarein terra bevendo 1' acqua d' oblio, che fu detta anco lete,obliando le se<strong>di</strong> della immortalità ^ Difatti nel papiroeh' io riporto tra i monumenti <strong>di</strong> corredo, non solo pressoal globo stillante pioggia si vede l' iniziato con bastone inmano che s' incammina pel viaggio da questa all' altra vita,ma pure quella <strong>di</strong> uno simile in figura <strong>di</strong> volatile , chedall' altro mondo torna a retrocedere per <strong>di</strong>scendere inquesta terra 9, <strong>di</strong> che ho dato altrove <strong>di</strong>versi cenni '". Debbo<strong>di</strong>re <strong>di</strong> più che il prelodato interpetre ravvisa jei papiriegiziani il sopra in<strong>di</strong>cato globo spargere la* rugiadainclusive su i corpi estinti ridotti a mummie ": segno1 Ivi , lav. B5 ,num. i. 7 Ved. ser. 1, p. 870, seg. e ser.2 Ivi, tav. M3, num. 3. v , p. 3y6.3 Collezione cit. p. 365 8 Ivi,4 Ivi, p. 464, seg. 9 Ved. ser. vi, lav. M3,5 Porphir. , ap. Euseb. , Praep. io Ved- ser. v, p. 368, 369 .num. 3.Evang., lib. 1 , cap. vi, p. a8. 1 i Collezione cit, tav. iv , nutnm.6 Collezione cit., p. 383. 3i , 3a.


424 DEGLI SPECCHI MISTICImanifesto, a mio credere, della relazione tra questa rugiadae le anime, o della intimità tra i corpi estinti ed i numi,per cui molto dai Gentili furono rispettate le ceneri umane,<strong>di</strong> che egli pure pienamente conviene '.Ma è tempo ormai che tali dottrine si applichino allainterpetrazione del nostro Disco. Quando le ali debbonoin<strong>di</strong>care la <strong>di</strong>vinità animatrice <strong>di</strong> tutte le cose che sononel mondo , uopo è che tutto abbraccino e per ciò si feceroassai gran<strong>di</strong> , o con linee tali che tutta l'area del Discone restasse occupata: né gli artisti dei Dischi si detterobriga <strong>di</strong> farle quali agli uccelli si converrebbero per volare,ma contentaronsi <strong>di</strong> qualunque forma esse fossero,mentre servir dovevano soltanto per geroglifico significativodella virtù animatrice del moto. Difatti osservai cheil geroglifico egiziano più semplice da me riportato appena<strong>di</strong> ali mostra qualche lontana similitu<strong>di</strong>ne ".Invito pure ad osservare che la figura del nostro Disco,egualmente che le altre a lei simili, sono in atteggiamento<strong>di</strong> muoversi o camminare a gran passi: in<strong>di</strong>ziopiù manifesto dell' ad<strong>di</strong>tato moto <strong>di</strong> tutta la natura, <strong>di</strong> quelloche mostrino le semplici ali degli Egiziani. In questomoto appunto consiste 1' anima o lo spirito del mondo,rammentato da Abenefi ^ , e rappresentato da questa donnache mostra chiaramente esser la natura animata degli<strong>Etruschi</strong> secondo Seneca ^, e perciò, cred' io, nuda quandonon si confuse con la Minerva ^. Né <strong>di</strong>ssimile mostrasila nostra figura dal Giove dei Fenici secondo il citato'O*I Ivi , p. 383. 4 ^'^^- P- ^55 ,not. 2.a Ved. ser. ti , tav. E4 . num. 3. 5 Ved. tav. xxxiv , p. 3j3.3 Ved. p. 4^0.


TAVOLA XI,.^20Sanconiatone ', mentre noi la vedemmo in altri Disc hi inmaschili sembianze, benché avesse presso a poco gh' attributimedesimi "; e Seneca ammette che questa Natura <strong>di</strong>vinachiamasi anche Giove presso gli <strong>Etruschi</strong>.Se gli Egiziani vollero significato anco il sole da quelglobo alato, nominandolo perciò la <strong>di</strong> lui anima ^ non perquesto sarà <strong>di</strong>ssimile dall' allegoria che racchiude il nostroDisco, mentre noi vedemmo talvolta gli <strong>Etruschi</strong> aver consideratoanche il sole come l' anima del mondo 4. ]Sè laroton<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> questo Specchio potrebbe esser lontana dal significatodel circolo espresso nel geroglifico egiziano relativamenteal sole , oltre i vari altri significati da me datiglialtrove ^. Ma perchè la nostra figura, come 1' egiziaNeita, <strong>di</strong>r si possa lo spirito o 1' anima del mondo, conformeaccennai ^, fa duopo ravvisarvi anche altre approssimativequalità del geroglifico simboleggiante Io spirito del mondomedesimo. I Serpentelli per esempicj che vedennno nell' u-no e neir altro dei due gf^rogjifici , mancano in questi Specchi,mentre secondo il citato Abenefi era in tal geroglificoil serpente significativo della <strong>di</strong>vina virtù creatrice <strong>di</strong>tutte le cose. Noi vedemmo <strong>di</strong>fatfi altrove nelle anticheda me citate cosmogonie essere stato il serf)ente il primoEnte <strong>di</strong>vino mostratosi nella creazione '?. IMa poiché <strong>di</strong>cemmoche la Neita, egualmente che la Minerva, rass(;-migliate alla figura muliebre <strong>di</strong> questo Specchio , furonoconsiderate coinè la <strong>di</strong>vinità creatrice ^, cosi è chiaro ab-I Ved. p. 4^0. 5 Ved. p. 8).a Ved. tav. XIII. 6 Ved. p. 3^5, 3^6.3 Ved. p. 4'^ì, 'j Ved. ser. i , p. 224.4 Ved. p. 370. 8 Ved, p. 873 3^5.,s. 11.54


426 DEGLI SPECCHI MISTICIbastanza che ove comparisce essa virtù personificata nelladonna in questi Specchi, non vi abbia luogo altrimenti ilserpente che n' era soltanto il simbolo. E poiché 1' interpetredel geroglifico accenna come osservabili quelle mitreche hannt^ in capo i serpentelli aderenti al globo ', e nedà la spiegazione, così ancor io rilevo in particolar modoche non vedemmo nessuna <strong>di</strong> queste donne degli Specchimistici senza la mitra, o berretto o pileo che voglia <strong>di</strong>rsi,e come ai serpenti può benissimo darsi a quelle il carattere<strong>di</strong> dominatrici su tutta la natura, e sopra ogni altro ente creato,come primaria <strong>di</strong>vinità presso gli <strong>Etruschi</strong>. Ciò combinacol passaggio <strong>di</strong> Seneca da me più volte citato, doveconfondesi in certo modo il creatore col creato, e se nefi>rma un essere stesso '.L' altro aggiunto dall' interpetre del geroglifico assai rimarcatoed ottimamente spiegato è1"*aggregato <strong>di</strong> quellegocce che chiamammo rugiada ^: aggiunto che nella nostramuliebre figura vedesi più chiaramente che in altriSpecchi, qual sarebbe quello posto alla Tav. XVI e l'altroalla Tav. XXXI, come in altrimolti: voglio <strong>di</strong>re quell'ampolla,che ha sempre nella sinistra mano la Dea da leitenuta orrizzontalmente, quasi che da essa versasse albasso il contenuto viliquido. Ne ho dato altrove qualchecenno ^, ed ivi rimando il lettore onde veda che quantoio <strong>di</strong>ssi non <strong>di</strong>scorda da quel che scrive l' interpetre delgeroglifico egiziano relativamente alla in<strong>di</strong>cata rugiada ^ .Io peraltro ne faccio qui una particolar m'-nzione , ancor-I Ved. ser. vi, tav. B5 , nutn. i. 4 ^^^^- V- ^49' ^ ser. v, p. 282.a Veci. p. 255 , not. 2. 5 Ved. p. 4*3.3 Ved. p. 423.


TAVOLA XL. 427che non verlasi tale ainpiìlla nelle mani della duiina <strong>di</strong>questo Specchio; o se pur vogliaiuo, vi si trovi <strong>di</strong> essaampolla un piccolissimo accenno e del tutto informe nellasinistra mano, come appunto sono affatto sfiguratele ali nel geroglifico egiziano il più semplice da me riportato'. E con SI moltiplicati esempi e confronti mi siapermesso <strong>di</strong> poter fratjcamente riconoscere le rappresentanze<strong>di</strong> questi mistici Specchi etruschi, piuttosto come geroglificiparticolari della nazione, che come produzionid' arte della nazione medesima; e intanto apprendasi da questiistessi monumenti quanto dominava in essa \' orientalismo,giacché a <strong>di</strong>r vero non vi<strong>di</strong> mai tra i monumenti deiGreci una figura <strong>di</strong> simil genere. Farò peraltro avvertire altrovecome gli <strong>Etruschi</strong> intarsiarono anche <strong>di</strong> greche massimer antica loro religione.Quelli che prima <strong>di</strong> me si occuparono della spiegazione <strong>di</strong>questo Disco non furono del mio sentimento ; ma siccomeessi produssero 1' opinione loro confondendola colla interpetrazione<strong>di</strong> tutte le figure simili a questa , effigiate negliSpecchi mistici da essi tenuti per patere etrusche, possocosì ancor io esporre in succinto il loro parere ali' occasione<strong>di</strong> trattare anche <strong>di</strong> un altro Disco simile al presente.Restami dunque a notare che questo da me ricalcatofedelmente sopra un calco avutone dal Museo Romano ,fu pubblicato altra volta dal Confucci d


428TAVOLA XLI.S.'on perplesso a decidermi s' io <strong>di</strong>chiarì genuino ofalsificato il monumento che offro in questa Tav. XLI. Lelettere <strong>di</strong> forme non <strong>di</strong>chiaratamente antiche mi son sospette, sopra tutte la m. Pure siccome non è facil cosail deciderlo da un puro calco, per quanto impresso conesattezza, cosi ho reputato opportuno il pubhlicarlo pernon defraudar gli eru<strong>di</strong>ti delle utili osservazioni che visi possono portare, a maggior conferma <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>ssispiegando gli antecedenti monumenti simili a questo. D' altrondeil <strong>di</strong>segno della figura, se non è genuino, sembramiperaltro talmente bene imitato che ingannar potrebbei più gran pratici <strong>di</strong> questa sorte <strong>di</strong> miouumenti. Chese scrupolosamente da un antico Disco fosse copiato il <strong>di</strong>segnodella figura in bronzo da qualche imitatore modernoe da esso fossero state poi trascurate le lettere, troverebbetutta\ia il lettore <strong>di</strong> che eru<strong>di</strong>rsi nell' esame dellacopia, come se fosse 1' originale medesimo.La iscrizione facendo palese che P. Frontone de<strong>di</strong>ca questosacro Specchio a Minerva, palesa nel tempo stesso cheMinerva è la Dea quivi espressa. Non ostante non si <strong>di</strong>chiarerebbetale per ogni altro attributo <strong>di</strong> quella figura, se ne eccettuiamo le ali che a Minerva convengonoÈ '. poi talmente trascurata nel vestiario che non sicomorende come sia coperta. Pure ha un certo modo <strong>di</strong>1 Yed. p. 3ji.


TAVOLA XLl. 429portare quel corto peplo sul petto per cui somiglia ad altrefigure <strong>di</strong> Minerva che vedremo in seguito. Nel resto , sìper r ampolla che ha in mano ,si ancora pel berretto chetiene in testa, e per la mossa de' pie<strong>di</strong> ,pare da assomigliarsipiuttosto alle femminili figure che ho nominate or Nemesi', ora <strong>di</strong>vinità degli <strong>Etruschi</strong> ^.Quello stilo scrittorio la <strong>di</strong>chiara per Nemesi, l'arbitradei nostri destini ^, che una volta scritti neppur Giove hapotestà <strong>di</strong> variare ^. Noi la incontrammo in altro Discoscrivendo i destini del nascente Bacco ^ . Credo <strong>di</strong> avere<strong>di</strong>chiarato abbastanza spiegando le Tavv. XXXIV ^ e XL 7,in qual modo questa Parca, questa Nemesi, questa <strong>di</strong>vinitàdegli <strong>Etruschi</strong> si combini col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Minerva.Come poi la iscrizione sia totalmente latina mentre ilsimbolo sembra etrusco, è facile intenderlo per più ragioniche se ne possono addurre. Troviamo nei sepolcri e-truschi <strong>di</strong> Volterra or<strong>di</strong>nariamente scritti in etrusco i nomidei defonti ^, ma in alcune urne che sembrano <strong>di</strong>meno antica manifattura delle altre, la iscrizione è latina.Imperciocché è presutnibile che allorquando gli <strong>Etruschi</strong>come tutti gli altri popoli dell'Italia, furono soggettati aiRomani, e la lingua della capitale <strong>di</strong>venne comune anchealle Provincie, non per questo avranno gli <strong>Etruschi</strong>desistito dall' eseguire i lor consueti monumenti a decorazione<strong>di</strong> religione, ma vi avranno introdotto quellaI Ved. p. 7.6 Ved. p. 3^2.5 Ved. p. 289.• Iti.7 Ved. p. 417, seg.3 Ved. ser. 1, p. 3o4i seg.8 Ved. ser. 1, tav. m, e ser. vi4 Ved. p. 162 , seg.lav. U3 , nuni. i , a.


43o DEGL£ SPECCHI MISTICIscrittura che allora nella provincia era in uso ;benché ciònon succedesse che tar<strong>di</strong> e non generalmente, come vedremo.D' altronde sappiamo quanto i Latini furon ligi degli E-truschi in fatto <strong>di</strong> religione '; tantoché non ci dee sembrarestrano se le <strong>di</strong>vinità particolari, come anche le religiosedottrine degli <strong>Etruschi</strong> si vedono ripetute in monumenti, che possono per altri rapporti reputarsi latini.Il <strong>di</strong>segno in esatto calco fatto suU' originale <strong>di</strong> questoine<strong>di</strong>to monumento mi perviene da Parigi, dalla raccolta<strong>di</strong> monumenti antichi spettanti al sig. Durand.TAVOLA XLII.s ara <strong>di</strong>fficile determinare 1' oggetto che la figuradella presente XLII Tav. tiene stretto nella mano destra,poiché né mostra una forma determinata, né sìassomiglia precisamente ad alcuno <strong>di</strong> quelli che vedemmonella man destra <strong>di</strong> altre simili figure già esposte"; se neeccettuiamo la prima che offre colla presente in quell' oggettoqualche somiglianza ^, D' altronde la mano apertain modo, come se alcuna cosa dovesse contenere, in<strong>di</strong>cain queste figure, a mio credere, 1' oggetto medesimo sottinteso;conforme in quella della Tav. XL, non si vedevar ampolla che aver sogliono le altre donne simili a lei *per la ragione da me accennata che 1' artista ve 1' avràprobabilmente sottintesa, giacché 1' atto delle mani e la1 Ved. ser. iii , p. iSa. 3 Ved. tav. i.u Ved. tavv. xii , xxni. 4 ^c^- tavv. i, xiv, xvi, xxxi.


TAVOLA XLII.4^1positura delle braccia son dappertutto conformi E poiché'.non sarebbesi potuto <strong>di</strong>chiarare con sicurezza, che 1' oggettotenuto nella mano sinistra <strong>di</strong> queste donne fosse realmenteun' ampolla o piccola fiala, senza il soccorso <strong>di</strong> quellache vedesi nelle mani della donna posta alla Tav. XVI ',cosi è da sperare che si trovi qualche Disco dove sia ben<strong>di</strong>chiarato I' oggetto che ora informe, e perciò inintelligibileve<strong>di</strong>amo nella mano destra <strong>di</strong> esse.Senza dunque trattenere 1' osservatore in arbitrarie e<strong>di</strong>nutili congetture, protestando <strong>di</strong> non intendere ciò che siar oggetto in<strong>di</strong>cato, passo alla considerazione <strong>di</strong> quel doppiotriangolo, che sembrando un vero geroglifico sta sottoai pie<strong>di</strong> della presente, come <strong>di</strong> varie altre <strong>di</strong> queste figuremuliebri dei nostri mistici Specchi ^Nei co<strong>di</strong>ci antichi è stato incontrato qualche volta questosegno medesimo, come significativo <strong>di</strong> fuoco presso glialchimisti ^. Trovasi altresì negli scritti <strong>di</strong> lamblico la singolarenotizia, che le immagini degli Dei si figuravano <strong>di</strong>fuoco ^. Se accozziamo queste due idee ne resulterà che idue triangoli del geroglifico in esame potranno esser simbolici<strong>di</strong> deità. Altresì mi sovviene aver letto, senza potermirammentar dove, che gli antichi filosofi tennero <strong>di</strong>fattiil triangolo per la figura <strong>di</strong> Dio a riguardo della sua perfezione.Proseguendo esame 1' <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>ce a tal propositolamblico, trovasi che in figura <strong>di</strong> fuoco era considera-1 Ved. p. ^{'i6, seg. Sentenl., Chymlcis ec, p. 16, ubi•À Veti, p- 283, sg. haec nota tC espliculur, rr-jU-r.^.3 Ved. tavv. i, xxiii , xxiv. 5 lamblie, de Myster. Aegypt. et4 Du Gange, Glossar, ad Scriptores Assyriorum, § xix, extai in Marsil.mc<strong>di</strong>ae Graecit. Tom n, in not., Ficio., Op. , Tom. 11, p. 1880.


!\Ò-1 DEGLI SI'ErCHI xMISTICIta anche I' anima del mondo. Ma qual sarà questa figura <strong>di</strong>fuoco? Consultiamone gli artisti, come coloro i quali con figurevisibili debbono esprimere tutto ciò eh' è in natura.Fu precetto <strong>di</strong> Michelangiolo che i pittori dovesser fareuna figura piramidale serpeggiante e moltiplicata per uno,due e tre. Questo precetto è sviluppato dal Lomazzo doveinsegna « che la maggior grazia e leggia<strong>di</strong>ia che possaavere una figura, è che mostri <strong>di</strong> muoversi, il che chiamanoi pittori furia della figura. E per rappresentare questomoto non vi è forma più accomodata, che quella dellafiamma del fuoco, la quale, secondo che <strong>di</strong>cono Aristotelee tutti i filosofi, è elemento più attivo <strong>di</strong> tutti, e la formadellasua fiamma è più atta al moto <strong>di</strong> tutte, perchè ha ilcono e la punta acuta con la quale par che voglia romperr aria, e ascendere alla sua sfera. Sicché quando la figuraavrà questa forma, sarà bellissima '«. Lo stesso autore soggiungealtrove che i Greci rintracciarono la vera proporzione,dove si rileva 1' esatta perfezione della più squisitabellezza e soavità, de<strong>di</strong>candola in un cristallo triangolarea Venere, la Dea della bellezza, da cui tutta la bellezzadelle cose inferiori derivasi ^.Sono interessanti le riflessioni <strong>di</strong> un altro celebre artistaa questo proposito, il quale scrive che supponendo autenticoquesto passo, immagina'' si possa egualmente probabileche il simbolo nel crisfallo triani:olare abbia una somiglianzaalla linea triangolare raccomandata da Michelangiolo,specialmente se può sostenersi che la forma triangolaredel cristallo e la linea serpeggiante stessa sieno le dueI Lomazzo, della Proporzione na- p. 23.turale delle cose, lib. i, cap. i, 2 Ivi, lib. i, cap. .-ixix , p. 99.


TAVOLA XLII.4^^più espressive figure che possano immaginarsi per significarenon solo la bellezza e la grazia^ ma tutto T or<strong>di</strong>ne dellaforma 'Senza che io mi estenda ulteriormente in questo argomento,sembrami aver provato abbastanza, per l'autorità<strong>di</strong> più scrittori antichi e moderni, che il triangolo, sia semplice,sia duplicato come in questo Specchio, fu geroglificodel fuoco e della bellezza e perfezione dell' or<strong>di</strong>ne deicorpi figurati. D'altronde presso gli Egiziani ed Assiri s' immaginaronogli Dei <strong>di</strong> natura ignea , ed anche lo spiritodel mondo, secondo il citato lamblico, e come <strong>di</strong>fatti notaialtrove, la sua figura esprime il globo solare munito<strong>di</strong> due gran<strong>di</strong> ali ^; tantoché il geroglifico ripete e confermaesser questa la <strong>di</strong>vinità nei suoi convenienti attributi,o per meglio <strong>di</strong>re la natura animata e dotata delle seducentiforme <strong>di</strong> bellezza e d' or<strong>di</strong>ne, che a queste qualitàdanno risaltoIl portare delle congetture per ispiegare il motivo cheindusse gli antichi a raddoppiar quel triangolo, s'i nellenote chimiche ^ e sì ancora nel basso dei mistici Specchigià in<strong>di</strong>cati, mentre io rK)n trovo chi ne ragioni tra gliscrittori, sarebbe un turbar la chiarezza <strong>di</strong> quanto su talegeroglifico potetti finora con (jualche fondamento notare.Giu<strong>di</strong>co per tanto più opportuno <strong>di</strong> lasciarne a migliore interpetrelo sviluppo, bastandomi a\er provato che notavasicon questa cifra il fuoco, e col fuoco la <strong>di</strong>vinità ed ipregi <strong>di</strong> lei, e che tutto ciò ebbe origino in Orietite .1 Hoganh , Annlisi della bellezza, nutn. i.Prefazione, p. 23. 3 Veci. p. L\'ì\ not. ,(4)a Ved. p. 4''^> *?•• *^''- ^''' ^^'^- ^5,S. IL 55


434 DEGLI SPECCHI MISTICINasce qui l'occasione <strong>di</strong> portar luce alla posterior parte<strong>di</strong> un Disco già veduto alla Tav. X, dove una testa femminiletra due volatili sorge da una pianta che par situatatra le acque, cotne lo manifestano i segni dei flutti chele sovrastano '. E mentre <strong>di</strong>co qui sopra che gli anzidettisimboli provengono d'Oriente, così <strong>di</strong> là traggo i documentiche in un tempo medesimo provino la spiegazione ela provenienza del simbolo. Registra l'eru<strong>di</strong>tissimo in<strong>di</strong>copleustaDuperron tra le in<strong>di</strong>che dottrine da esso trascritteci,« che non essendovi stato in principio sennonché 1' a-cqua soltanto, ne segui che per virtù <strong>di</strong> Dio venne fuoriun fiore, nel cui mezzo risplendeva Brawha sotto immagine<strong>di</strong> una faccia umana, il qual Bramita fu l'artefice1'della creazione ^ jj . Nel Disco in<strong>di</strong>cato ^ non credo rappresentatoil creatore, ma la creata natura che gli <strong>Etruschi</strong>,per quel che Seneca insegna, confondevano insieme ^;e questa natura sembra esser personificata nella Dea Venere,come pretese Lucrezio ^: sospetto promosso dalledue colombe a lei aderenti, e confermato dal triangolo chetrovasi talvolta nella posizione medesima dei Dischi , e chesentimmo già essere un embleifta sacro a Venere ^.Non credo poi questa Dea fuori <strong>di</strong> luogo nei misticiSpecchi, specialmente quando rappresenti la natura, mentreve r accennai confusa in quella donna che suole occuparei Dischi simili al presente ' della Tav. XLll. Inten<strong>di</strong>amo1 Ved. tav. X. 4 ^'ed. p. a6o ,a6i.2 AnquPlil Duperron, Oupnek'hat, 5 De Rer. natura, lib. i t'. , 3 ,sq.siv. theolog. et pliilosopli. In<strong>di</strong>ca, 6 Ned. p l^ìiiTom. i.Monilum ad lecl , p. XVII. 7 Ned. p. 263.3 Ved. tav. x.


TAVOLA XLIl. 4"^^altresì la ragione <strong>di</strong> quel fiore, che talvolta in luogo deltriangolo vedesi espresso nell' apjien<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> alcuni Dischidov'è la consueta muliebre figura '.Esso fiore compariscedella stessa forma <strong>di</strong> quello, che nell'Egitto portava altresìla immagine <strong>di</strong> una <strong>di</strong>vinità *, la quale sembrami sottintesadove si trova un semplice accenno del fiore che ladee sostenere. Ebbi anche occasione <strong>di</strong> rammentare altratesta emanante da un fiore e coperta <strong>di</strong> un berretto asiatico^: nuova ragione per considerare in questo concettoun' origine asiatica <strong>di</strong> esso, ed una propagazione sì in Grecia,sì neir Egitto come anche in Etruria; quando non sivoglia, cotne alcuni pretendono, che dall' Egitto si spargesseroquesti simboli in tutta l'Asia, e <strong>di</strong> là fino a noi.E poiché del berretto asiatico ragioniamo, voglio pregarel'osservatore a riflettere che questa muliebre figuradei nostri Specchi, alla quale nessun' altra rappresentanzagreca somiglia, non ha mai altro berretto che quello usatodagli Asiatici, vale a <strong>di</strong>re colla sommità ritorta in avanti.Riflettono a tal proposito anche gli antiquari, che gliartisti se ne servono costantemente per dare un carattere<strong>di</strong>stintivo agli Asiatici. Così trovan Paride, Priamo, Ati,Orfeo ed altri, che per essere Asiatici e stranieri alla Greciapropria si rappresentarono dagli artisti col berretto ritortoe pendente sulla fronte. Può vederne l'osservatoreanche dei simili in quest'Opera, come C'feo ^, Mitra ^, leAmazon! , il Bacco in<strong>di</strong>ano ^, Medea ', Pelope ^ ed altri1 Ved. tav. XIV. 5 Ivi , tavv. C2 , n. i, R2, n. 1.2 Ved. ser. vi, tav. M3, num. 3. 6 Ved. ser. v, tav. v, nuni. 1.3 Ved. ser. v, tav. v, num. i. yIvi, tav. xii, linea infer.4 Ved. ser. vi , lav. T , num. i. 8 Ivi , lav, xv.


436 DEGLI SPECCHI MISTICIche per essere stranieri alla nazione dei Greci, furono rappreiientatinei monumenti dell' arte con simile berretto,che r Ifancarville <strong>di</strong>chiara comune agli Sciti, ai Fiigi, aiTraci e ad altri popoli loro limitrofi '. Aggiungo io chetal costume <strong>di</strong> berretto dovè correre anche tra i Li<strong>di</strong>, mentrePelope oriundo <strong>di</strong> Li<strong>di</strong>a ^ n' è decorato; <strong>di</strong> che fannotestimonianza non solo i monumenti ^, ma gli scrittori ancorai più accre<strong>di</strong>tati ^.Seguendo il filo <strong>di</strong> queste tracce, chi non mi presteràfede, quando si rammenti che gli <strong>Etruschi</strong> ebbero <strong>nome</strong><strong>di</strong> provenienza dai Li<strong>di</strong> ^? E inclusive probabile che dagli<strong>Etruschi</strong> passasse questa deità tra i Romani col medesimocostume, come altrove ho accennato ^, mentre qualche voltasi trova anche tra i monumenti non etruschi '.Non va lungi dal genio degli Orientali neppur quel sim*bolo, che ho detto essere un' ampolla stillante un qualcheliquore *. Credo in sostanza poterla ridurre ad una verbaleespressione usata comunemente fra gli Orientali . Cito perun esempio all' uopo eh' io tratto 1' intiero paragrafo <strong>di</strong> uninno, scritto dal dottissimo Sinesio della scuola Alessandrina,e lo riporto in tre lingue, cioè nella originale greca,nella latina e nella italiana, onde i dotti trovino a lorgrado la forza della espressione, e giu<strong>di</strong>chino se dal significato<strong>di</strong> questa potè nascere 1' espressione iconica degliartisti.1 Hancarville, Rechete, sur. l'orig. 5 Ved. ser ni ,pag. 38.de l'Art. Tom. ii , p. 147. 6 Ved. p. 248, e ser. ni, p. i5a.a Ved. ser. v, p. 129, i38. 7 V'ed. tav. vui , p. i3i, e ser. vi,3 Ivi, tav. XV. tav- S, num. i.4 Ivi, p. 139, not. I. 8 Ved. p. 364.


TAVOLAKoVfxov àvàTTTEt . Mundurn excitat ' .XLII.nàreij àfiiyxxuvPater saeculorum ,Pater ineffabilìumNsspuv xòujiuv. /ntellectualìum mundorum ;O'Szv àft^poaia Unde ambrosìusZxxi.xoi7x TTvoà Dislillans spiritus ,2ci(iaT6C óyxiot Corporis moliE mvrì^afjiivx ,uddnaians ,AeuTSpov n(^lSecttndum jamPadre deiPadresecoli,degl' ineffabiliIntellettuali mon<strong>di</strong> ;Donde d'Spiritoambrosia<strong>di</strong>stillando,Sulla mole del corpoKotando ,Già un secondoMondo ris"egliaÈ osservabile un' altra espressione orientale dei Cabalisti,i quali pensarono che anteriormente alla creazione delmondo Id<strong>di</strong>o fosse il tutto semplicemente . Dopo essendogià il mondo esistente^ non per questo è aumentata l'entità<strong>di</strong> grado o misura, ma Id<strong>di</strong>o stesso si svolge in certomodo e si sviluppa, <strong>di</strong>ffondendosi ovunque per emanazione,per cui si costituiscono le <strong>di</strong>verse forme e mo<strong>di</strong>ficazionidelle cose create. Ad esprimere il qual concetto in unmodo simbolico e compen<strong>di</strong>ato, essi usano dei recipienti epiccoli vasi, onde rammentare la <strong>di</strong>vina emanazione er umana percezione <strong>di</strong> tali influssi '.Queste dottrine applicate alla muliebre figura dei misticiSpecchi, ci fanno intendere che quel vaso da essa tenutoin mano in<strong>di</strong>ca la creazione delle cose tutte * , comeanche l'or<strong>di</strong>ne della natura e del mondo; non meno chela partecipazione della <strong>di</strong>vinità alle cose mondane, secondola espressione cabalistica. E quin<strong>di</strong> ancora la <strong>di</strong>ffusio-1 Synesii Episcop. Cyren. , Hymn.IV, i'. 71, sq., Op. et inierpr.Dionys , Petav., p. 33^.a Burnet., Telluris Theor. sacr. etArchaeolog. philosoph., siv. doctr.Antiq. de Rer. orig , lib. i, cap.vili , p. 3y3, 374-3 Ved. p. 88, e ser. v, p. aSi.


438 DEGLI SPECCHI MISTICIne e <strong>di</strong>stillazione dal vaso stesso <strong>di</strong> uno spirito nettareo od' ambrosia, cioè <strong>di</strong> un <strong>di</strong>vino influsso sopra tutto il creato,secondo l'espressione <strong>di</strong> Sinesio , è coerente a quantoaltrove ho già detto ' . Ma più apertamente si spieganoin quest'allusione i Bramini, pensando che 1' anima dei corpida loro chiamata Djiw attua, sia una goccia dal creatoreBramila in essi stillata in forma <strong>di</strong> scienza ", e da luiestratta da tre qualità, cioè della creazione, conservazione,e <strong>di</strong>struzione, avendo già fatta scendere la goccia princirpale della creazione, or<strong>di</strong>nazione e forma delle cose, nonmeno che del moto d'animazione cui molte <strong>di</strong> esse respettivamentecompetonsi ^.Se a tali comparazioni tra le dottrine orientali e le rappresentanzedegli <strong>Etruschi</strong> noi vogliamo aggiungere anchela considerazione, che gli Egiziani costituirono una femminaper loro principale <strong>di</strong>vinità col <strong>nome</strong> d'Iside, comedal complesso delle dottrine teologiche d' Egitto desumonogli eru<strong>di</strong>ti '' , e come infatti anche vari passi <strong>di</strong> antichiscrittori Io manifestano ^ ; e che questa Iside sotto C aspetto,le forme e qu-<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Minerva ^ e <strong>di</strong> Neit, confondasipoi colla femmina <strong>di</strong> questi Specchi '; noi vedremo inquesto caso che attamente anche gli <strong>Etruschi</strong> effigiaronola deità loro primaria in semiiianza <strong>di</strong> femmina, per larelazione che il culto etrusco patentemente manifesta con1 Ved. p. 349, e ser. v, p. 282. lxviu , p. 690.2 Ved. p. 42(>- 4 Acad. des. inscript., Tom. XIV, p. 7.3 Dnperron , In<strong>di</strong>copleusta , Oup- 5 Ved. p. 364 > "ot. 6.nck' hat. h. e. Theolog- et pliilo- 6 Ved. p. 37».sopii. In<strong>di</strong>ca, Tom. i, Oiipnek hat 7 Ved. p. ònZ.Ili, p. 3 16, et Anaotat. , num.


TAVV. XLII, E XLIII. 4%quelli ci' Oriente : prossimità eh' io non trovo con quellodei Greci. Un altro passaggio <strong>di</strong> Sinesio conferma ciòch'io <strong>di</strong>co. Egli attribuisce le ali a Dio unico '; <strong>di</strong>stintivocompartito altresì dagli <strong>Etruschi</strong> alla Dea loro principalecioè alla Fatalità: esempio che non incontrasi nei monumentidei Greci. Lo Specchio mistico <strong>di</strong> questa XLIl Tav.esiste ine<strong>di</strong>to nella R. Galleria <strong>di</strong> Firenze.TAVOLA XLIII.la frequenza delle nude alate figure muliebri che occupanoquesti Specchi mistici , simili alla presente dellaXLIII Tav., non isfuggi all' osservazione dei dotti che prima<strong>di</strong> me scrissero su questi soggetti; e poiché fu informatoillettore della mia opinione su tali figure, così fa d'uopoche lo ragguagli altresì <strong>di</strong> quella d' altrui . Il Contucciche fu degli ultimi a scriverne ci avverte che il Gori consideròquesta pittura lineare, secondo la sua espressione,come antichissima, ed eseguita nell'infanzia dell'arte, sopra<strong>di</strong> che feci le mie opposizioni ^. Credè inoltre che lacurvata linea, eh' è per lo più lungo il torso <strong>di</strong> queste figure•'', fosse in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> una strettissitna veste, mentre iola giu<strong>di</strong>co in<strong>di</strong>zio d' anatomia in tutto degenerata e corrotta,<strong>di</strong> che ho una prova nella figura posta alla Tav. XIX,dove questa linea medesima ricorre soltanto nel mezzo delcorpo, giungendo quin<strong>di</strong> fino al ginocchio sinistro. Ma nes-1 Synesii Episcop., 1. cit , Hymn. a Ved. p. 3o3, seg. e 3i3,IX, ^'.44. sq , p. 348. 3 Ved. tavv. xxiii , xxiv, xxv.


440 DEGLI SPECCHI MISTICIsuno <strong>di</strong>segno è più atto a darcene idea, quanto quello informedel volto eh' è alla Tav. XXII. Cosi la Tav. XXXImostra sul petto della donna una linea quasi retta nel mezzoed una altra raddoppiata e curva attorno <strong>di</strong> essa. LaTav. XL ne fa vedere due curve, con piccolo in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>una mammella, che in altre siinili figure apparisce duplicato,ma sempre in maniera eccessivamente scorretta, etalvolta soppressa la stessa mammella. A simil figura <strong>di</strong>edeil Gori il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Libitina, e quin<strong>di</strong> credè che ad una taleDea convenisse il pileo che le si vede sul capo '.Ma in vero <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> più 1' eru<strong>di</strong>to Gori che questa Deapotevasi credere o Cloto, la più severa <strong>di</strong> tutte le Parchela quale tronca lo stame fatale <strong>di</strong> nostra vita senza pietàper veruno, o piuttosto la Dea Libitina, ossia questa laVenere, o la Proserpina, o l'Ecate, che i Greci stessi nonseppero ben <strong>di</strong>stinguere, ed all'influenza della quale crederonoraccomandate la nascita egualmente che la morte degliuomini " ; e cita Plutarco testimone <strong>di</strong> tal dottrina ^.Segue a <strong>di</strong>re il prelodato Gori, che quanto face vasi o avevasispettante ai morti , era posto sotto la <strong>di</strong> lei tutela, onel tempio ad essa eretto, come trae dagli antichi ^, e riferisceparticolarmente un passo <strong>di</strong> Plutarco, da dove appren<strong>di</strong>amoche in Delfo era un' immagine <strong>di</strong> Venere Epithymbiache presiedeva ai sepolcri, alla cui presenza facevanolibazioni coloro che evocavano i morti ^. Alla testimonian-1 Con lucci , Mus. Kirk. , lab. xix, 3 Plutarch. ,Quaest. rom. , Op.mim. I, p. 77. Tom. 11, p. 269.% Gori, Mus. Etr., Tom. 11, CI. i,4 Dionys. Alic. , lib. iv , p. 220.p. 186. ,5 Plutarch., 1. cit.


TAVOLA XLIII.44 lza <strong>di</strong> Plutarco aggiunge la seguente iscrizione anticariRGINl VENERI CUPIDINI INFEROR ' .Par che il Gori qui abbandoni il soggetto dei misticiSpecchi, mentre proseguendo tratta <strong>di</strong> una statuetta trovatatra i sepolcri in un sotterraneo <strong>di</strong> Pisa, unitamente adun vasetto e ad un asse in bronzo, eh' egli chiama etrusco;<strong>di</strong> <strong>di</strong>e sto in dubbio, mentre ha creduto esser tali anchegli antichi assi romani ". Tuttavia la statuetta ch^ egli riportasi può <strong>di</strong>re etrusca, poiché trovata in Etruria, dovepotè aver corso la moneta romana in mancanza della propria,specialmente in Pisa, a cui dai numismatici non ostataassegnata nessuna moneta autonoma, lo ripeto la stampa<strong>di</strong> tale statuetta, per la somiglianza ch'ella ritiene conle figure muliebri <strong>di</strong> questi Specchi ^ onde si veda chenon sempre dagli artisti fu rappresentata in orrido aspetto^ e in grazia d' altre riflessioni che a tal proposito sonper fare in seguito.Riferisce il Gori che la figura ora esposta aveva un certoforo nel capo, quasi vi si dovesse aggiungere un <strong>di</strong>ademaovvero il polo che a' simulacri d'alcune Veneri <strong>di</strong>fattisi apponeva ^; come pure ai pie<strong>di</strong> le scarpe ^, delle qualiè munita anche la statuetta presente che io credo esserestata in antico un manico <strong>di</strong> uno Specchio mistico.- eda suo luogo ne darò schiarimento. 11 Gori peraltro la giu<strong>di</strong>casemplicemente una <strong>di</strong> quelle statuette che ponevansinei sepolcri per simbolo dell'umana \ita e della variala1 Doni , Inscripl. ant. , CI. i , num. 4 ^'eJ. tav. tt,54. P- i4 ^ Pnusan. ,lib. n, cap. x, p. i34-2 Ved. ser. iii , p 4^> *^S- ^ ^'^- >^'^- '"• *^*P^^' P- *4^-3 Ved. ser. vi, tav. F5, nuin. j.S. II. 56


442 DEGLI SPECCHI MISTICIetà, consacrate agli Dei Mani; sebbene non adduca ragioniche provino la massima '.Neil' assegnare alla statuetta or descritta, come alla figuramuliebre d'un mistico Specchio " il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Libitina,soggiunge che questo <strong>nome</strong> dato a Venere celeste, la piùantica delle Parche ^, passasse dagli <strong>Etruschi</strong> ai Romani *;giacché i Greci la chiamarono in altra maniera ^.11 Contucci poc'anzi lodato non aniiiiette , che premessele osservazioni del Gori , ogni figura muliebre con plicoin testa debbasi chiamar Libitina; o che in questi Dischidai prelodati dotti scrittori creduti patere sacrificiali,siasi espressa l'idea <strong>di</strong> morte, che iti tutto sfuggivasi, maspecialmente nel far sacrifizi ^: <strong>di</strong>llicoltà che svanisce quandosi convenga non esser questi utensili altrimenti patere,ma Specchi mistici 7.Il sentimento del Contucci è , che piuttosto sia'da riconoscerein essi la Nemesi, cioè quella Dea eh' è favorevoleai buoni ed infesta ai malvagi, altresì conosciuta col<strong>nome</strong> <strong>di</strong> Grazia per gli uni, e <strong>di</strong> Furia per gli altri e chePlatone <strong>di</strong>chiara ministra del Giu<strong>di</strong>ce supremo. A costei,prosegue 1' interpetre, acciocché nulla sia ignoto delle umaneazioni, stabilirono gli Egiziani la luna per sede, e lefurono aggiunte le ali ,perchè potesse accorrere ovunque°; quin<strong>di</strong> l"u detta Ramnusia ed Adrastea o.1 Gori , Mus. Etr. , Tom. i , tab. 5 Gori , 1. cit.Lxxxiii, et Tom. ii , CI. ), p. i8j. 6 Contucci, 1. cit.2 Id. , Tom.1, tab. Lxxxii , n. i. 7 Ved. p. 76.3 Ved. p. 161. 8 Oppian. , ap. Contucci, 1. cit.4 Vano, de Lingua Lat. , lib. v, y Conlucci, 1. cit.ap. Gon , 1. l'it.


TAVOLA XLIII.44^A me sembra per tanto che se non vogliamo consirlerarequesta figuia muliebre onninamente per un simulacro<strong>di</strong> Venere, oppure <strong>di</strong> Nemesi soltanto, esclusone ogni altrosiirnificato, saremo autorizzati a <strong>di</strong>chiararla concordementesignificativa dell' una <strong>di</strong>vinità e dell altra ;come anched'altre più, se atten<strong>di</strong>amo al seguente insigne pa^so <strong>di</strong>Apuleio, dove s'introduce a parlare la natura <strong>di</strong>vinizzatae personificata, altrimenti detta Ramnusia da Ni-mesi egualmenteche da Venere: « Io sono , ella <strong>di</strong>ce per bocca delloscrittore, la Natura, madre delle cose, padrona deglielementi, il principit> d'^i sl-coIì , la sovrana d^^gli Dei, laregitia dei Mani, la prima delle nature celesti, la facciauniforme degli Dei e delle Dee. Son io che governo lasublimità luminosa dei cieli, i venti salutari del mare, iltetro silenzio dell' infern


444 DEGLI SPECCni MISTICImeno antiche popolazioni, e fu sotto <strong>di</strong>versi nomi, e convariati culti ossequiata. Fra questi nomi sentimmo per tantomentovati anche quelli <strong>di</strong> Venere e Nemesi Ramnusia ; enel tempo stesso apprendemmo che a questa Dea si daval'epiteto <strong>di</strong> regina dei Mani, pensando eh' essa governasser inferno. Io non era dunque lontano dal parere dei dotti,quando <strong>di</strong>ssi che questa figura si poteva chiamar Nemesi ',ancorché in sostanza rappresentasse la Natura <strong>di</strong>vinizzata ^•né andai errato giu<strong>di</strong>candola confusa or con la INIinervadegli Ateniesi ^, or con la madre degli Dei, coinè la stimavanoi Frigi '*, or con altre femminili <strong>di</strong>vinità, conformeavrò luogo <strong>di</strong> notare.Il eh. sig prof. Schidssi nomina questa figura 1" effigied' ignota Dea ^: né a <strong>di</strong>re il vero impropriamente, giacchéquanto <strong>di</strong> lei si <strong>di</strong>ce tutto è congettura, mentre gli scrittoriantichi non ne parlano. Tuttavolta le osservazionida me portatevi mi sembrano tali e tante, da persuaderciesser questa la <strong>di</strong>vinità degli <strong>Etruschi</strong>, suscettibile<strong>di</strong> vari nomi, e specialmente <strong>di</strong> quel <strong>di</strong> Nemesi, perchè<strong>di</strong> essa più che d' altre deità par che ritenga qualchecaratteristica ^. Altrove ho avvertito altresì che a Nemesiprestarono culto particolare gli Orientali, poiché seguitai ledottrine adunate a tal proposito dal Buonarroti, molto intali materie versato '; e ne fui confermato non solo dalla1 S'ed. p. ,y e le noie ad un mio 5 Schiassi , de Pateris Anliq. exOpuscolo iatit. Estratto del libro sche<strong>di</strong>s Biancani, Scrmo et Epiititit.de Pateris Anliq., ex sche- stolae, Ep. ii , p. 3i.<strong>di</strong>s Bianconi, p. la, net. (i). 6 Ved. il mio estratto sulla prel©aVed. p. 44^- '^^'^ opera del prof. Schiassi so-3 Ivi. pracitata.4 Ivi. y Buonarroti, Medagl. ant p. aa).


TAVOLA XLIIT.44^testimonianza <strong>di</strong> Nonno ', ma dal modo altre.sj col qualeuna tal figura si trova <strong>di</strong>segnata in questi Specchi; e specialmenteper quel berretto del tutto asiatico, per quelle aliper lo più raddoppiate e per quella fiala che ha in mano '.Prosegue il prelodato Schiassi che non ostante le altruispiegazioni, da me pure accennate qui sopra, parve al Biancanipiuttosto ivi rappresentata la Dea Notte ^. Dichiaraladunque una Dea per le gran<strong>di</strong> a'i che toccano quasi la terra;e per esse egualmente giu<strong>di</strong>ca esser la Notte [jersonificata,allegando non pochi esempi e valevoli, a provare nonsolo che fii essa venerata come Dea '\ ma che poteva coprirla terra colle sue ali \ S. tutto ciò aggiungo aver io pur datedelle ragioni <strong>di</strong> esse, benché <strong>di</strong>verse da quelle proposte dalBiancani ^; desiderando che al supposto della Notte qui espressafosse data una qualche ragione analoga alle dottrinedegli <strong>Etruschi</strong>, i quali hanno ripetuta infinite volte questafigura nei loro mistici Specchi, com' io detti nell' analogiada me ricercata tra essa e le dottrine etrusche lasciatecida Seneca '. Frattanto non trovando niente da opporrealle plausibili riflessioni del Biancani, ripeterò con luiche tal congettura non si propone affinchè persuada ogtmno,ma perchè possa valersene chi restasse so<strong>di</strong>sfatto più<strong>di</strong> questa che <strong>di</strong> qualunque altra interpetrazione ^.Rigetta il Biancani anche la spiegazione <strong>di</strong> alcuni checredettero <strong>di</strong> vedere in quella figura 1' effigie della Mor-1 Dionys. , lib. XLViii , v. SyG. 5 Virgil, AeneiJ., lib. vili, v. 369.s Ved. p. 349, e r estratto citato. 6 Ved. p. l\-ì^.3 Schiassi, 1. cit., Epist. v, p. tig. 7 Ved p. 255.4 Slat. Thebaid. , lib. i , v. 5o5, 8 Schiassi , 1. cit. ,Epist. 11, p. 33.


44(' DEGLI SPECCHI M'.STICIte ', per la ragione che a lui non i'u luita altra figuraantica <strong>di</strong> tal deità '. Rifiuta egualmente 1 altra opinionedel Goni ch'esser possa una Genia o una Parca ',allegando per motivo che le P.trche non stmo mai rappresentatemeno <strong>di</strong> tre ^. N |)eialtro (juanto una regolatale sia stata constante, ujt-iiire la stessa Venere chepur si trova rappresentata isolatamente, vieti detta la piùvecchia tra esse ^. Provai altresì che Genia propriamentenon debba <strong>di</strong>isi ^.In fine il Biancani, per quello che nel eh. Prof. Schiassileggiamo, <strong>di</strong>chiarò esser la Notte ognuna delle figureche vide simili alla presente '. Ma poiché questa figuraporge tutto l'aspetto d'essere una delle principali deità degli<strong>Etruschi</strong>, pei quali onnmamente debbesi ragionare inquest'opera, cosi fa d'uopo che io ne ricerchi ogni particolarità,onde venire in cognizit»ne delle idee religiovSe aquesto popolo appartenenti. Quin<strong>di</strong> è che mi conviene <strong>di</strong>trar partito il più utile sì dalla molriplicità delle immagini<strong>di</strong> questa medesima <strong>di</strong>vinità, sì dalle dottrine che leiativamentead esse raccolgonsi dagli antichi scrittori, e si ancoradal giu<strong>di</strong>zio che ne hanno pronunziato i flotti moderni.Ora si fa chiaro per le carte da me scritte fin qui, che laNotte non fu già la principale deità degli <strong>Etruschi</strong>, ondene dovessero sì frequentemente efligiare il simulacro; giacchése molte <strong>di</strong> tali figure femminili ho inserite in questa1 Bona da , Carm. ex antiq. lapid. ,seri., in, p. i85.Tom. I, Dissert. ni , p. 234- 4 Schiassi, 1. cit , p. 3i.a Biancani, ap. Sciiiassi, 1. cil., epist. 5 V'ed. p. i6i, 44*-n, p. 3i. 6 Ved. scr. i,p. 265.3 Gori , Mus. Elr. , Tomni, Dis- 7 Ved. p. a5a Schiassi 1. e. , p. 4©-


TAVV. XLIII, XLIV. 447serie, psr esaminarne le varietà, moltissime poi ne ho lasciateine<strong>di</strong>te, perchè superflue a darci maggiori istruzionisulle religiose opinioni degli <strong>Etruschi</strong>.Lo Specchio che in questa Tav. XLIII esibisco dellagrandez7,a medesima dell'originale, esiste ine<strong>di</strong>to nella R.Galleria <strong>di</strong> Firenze.TAVOLA XLIV.N.ella cospicua raccolta <strong>di</strong> antichi monumenti esistentiin Londra, nota col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> iMuseo Driiaiinico sitrova una collezione assai numerosa <strong>di</strong> Specchi mistici,che là tuttavia si conoscono col nc>me <strong>di</strong> patere '. Uno<strong>di</strong> quei Dischi è il presente della Tav. XLIV, i cui segniivi incisi son grossolani, come avverte il eh. sig. Gicognara,il quale zelante hiantropico bramando che al pubblicofossero noti per le mie cure i monumenti <strong>Etruschi</strong>, e*gualmente che per esso plausibilmente lo furono quei dell'arte risorta della scultura, si occupò in Londra ad eseguiredei precitati Dischi i <strong>di</strong>segni che io mi pregio d'inserirein questa raccolta ', avendomeli egli gentilmente ceduti.Se alla mia proposizione che sia Nemesi la figura muliebredel tutto nuda finora trovata negli Specchi s'opponesse chei Numismatici non ravvisarono in tal costume questa deità1 Synopsis of llie conlcnts of llie a Leltcra MS. del conte cav. Lpo-British Museuin , thirlcnth e<strong>di</strong>- poldo Cirognara al march. Gitietion. Room. xu , Aniiquites, caie Capponi, da Londra a Firenze ncl-7 , p. Jo5. r anno i8 '9.


448 DEGLI SPECCHI MISTICInelle antiche monete ', rispondo che predale a quelle unchiaro esempio in questo Disco, dove la Nemesi, oltre glifJtri simboli che la mostrano simile alle figure già osservatenegli Specchi, ha la veste altresì che la rende non altrimenti<strong>di</strong>ssimile dalle Nemesi scolpite nelle monete Né'.asserir dobbiamo che la numismatica manchi del tutto <strong>di</strong>esempi ove sia la Nemesi nuda, quando ammettiamo pertale quella <strong>di</strong> Camerino, da me altrove rainmentata ^ edanche esibita ^.Oltre <strong>di</strong> che ci avvertono le due monete <strong>di</strong> quel paeseda me riportate tra i monumenti <strong>di</strong> corredo , che lastessa Nemesi nell' atteggiamento medesimo si mostra ornuda in<strong>di</strong>fferentemente, ed ora coperta La ^. stessa figuravestita osserviamo in altro Specchio mistico ^, dove mi a-doprai a provare come potevasi <strong>di</strong>re una Nemesi 7. Dunqueancor questa della presente XLIV Tavola, sebben similealle altre donne dei Dischi osservati, sì per le ali, chepel berretto, e per 1' ampolla che porta in mano, sarà nonostante da reputarsi Nemesi , come tali posson <strong>di</strong>rsi le altreche vedemmo nude ^: tanto più se osserviamo che permolti rapporti, e specialmente per esser vestita, questa siasimile a varie altre dei Dischi già scorsi 9, le quali furonda me <strong>di</strong>mostrate essere colle figure femminili nude deglaltri Dischi una cosa medesima '". Restami ora da provareI Rascke, Lexic. numlsmat. , art- 5 Ivi , numm. i , 3.Nemesis. 6 \ ed. tav. vili3 Ved. ser. vi, tavr. M, num. 3. 7 Ved. p. i65, 168.Da , num. 2 , M3, nuin. 5. 8 Ved p. 349-3 Ved. p. 168. 9 Ved. tavv. vili, XLi.4 Ved. ser. vi, tav. M, n, i. 10 Ved. p. 429»


TAVOLA XLIV. 449che gli attiibufi <strong>di</strong> questa figura noti <strong>di</strong>scliccnsi alla Nemesi,e per conseguenza neppure alla natura personificata chetrovammo poche paginein<strong>di</strong>etro esser nominata Nemesi, oAdrastea dagli Oiientali '.Vedemmo altrove in qual modo il berretto era proprio<strong>di</strong> questa Dea ", e nello spiegare alcuni Dischi dove sonrappresentati i Dioscuri, ne avremo ar)che più chiaro ilsignificato. Non vi ha dubbio ci)e a Nemesi fossero aggiuntele ali dagli antichi, mentie ne abbiamo una sicuratestimonianza lasciataci da un antico scrittore nel suo famosoinno a questa Deità, ilqual inno incomincia col si^guente periodo« Alata Nemesi, organo potente <strong>di</strong> nostra vita. Deadegli occhi severi, figlia della Giustizia 'w. Potremo desumerelo stesso anche da Plutarco, dove ci fa un bel quadro delviaggio della Fortuna dall'Oriente a Roma, e noi l'abbiamoveduta confondersi con la Nemesi in questi Specchi *.Immagina il citato scrittore che questa Dea, lasciate le antichese<strong>di</strong> dell'Asia, leggermente qua e là volando, e varieregioni ed imperi scorrendo e dei Macedoni e dei Sirie degli Egiziani, e talvolta sopra Cartagine librando il volo,finahnente perviene al Tevere, là depone le ali, e le scarpe.Così entra in Roma per fire del Palatino, centro delromano injpero, la sua permanente sede ^.Questi passi <strong>di</strong> antichi citati scrittori ci mostrano chealla Dea da noi presa in esame si attribuivano le ali perin<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> molo, e che le scarpe erano in certo modo unasf^'iunto delle ali stesse, mentre depone insieme le utje €1 Ved. p. 4,^2. 4 Vfd- P- 24^aVed. p. 164, spg. 5 Fiutare. , de Fortuna Roninn. , lib.3 Ved. p. 319, seg. Il, Op. , Tom. 11, p. 317, scj.S. IL 5;


45o DEGLI SPECCHI MISTICIle altre, allorché si prefigge <strong>di</strong> fermarsi in Roma. Ora inten<strong>di</strong>amoin qual modo la figura muliebre in bronzo deltutto nuda già esposta, avendo le ali, ha poi anche le scarpeai pie<strong>di</strong> '. Cosi vedonsi calzate molte altre figure chehanno le ali '. Per la rairione medesima ve<strong>di</strong>amo !e scarpealle figure femminili alate che in questi Sp(^cchi misticiabbiamo esaminate ^, dove trovammo anche l'ay^iuntaespressione dell'atto <strong>di</strong> camminare ^, il quale notj mancaneppure a questa della presente XLIV Tavola.Appren<strong>di</strong>amo altresì dal citato passo <strong>di</strong> Plutarco esserestata comune a' suoi tempi 1' opinione che il culto <strong>di</strong> questaDea provenisse dall' Asia, e perciò non è <strong>di</strong>flicile chedagli artisti si ponesse il pileo frigio in testa <strong>di</strong> Nemesi asignificar questa idea, come ho detto altrove ^ ; mentre sembrache un tal berretto fosse comune a popoli <strong>di</strong>versi ^, oche almeno gli artisti d' Ifalia volessero accennare con essogli Asiatici, come ve<strong>di</strong>amo nei monumenti Mitriaci eseguitiperaltro in Italia ', oltre varie altre significazionidel citato berretto; ma questa regola non è costante.Pensa un dotto scrittor moderno che la Nemesi non siagià da confondersi colla Fortuna, sebbene le idee formateci<strong>di</strong> queste due deità si ravvicinino assai tra loro ^, e frattanto<strong>di</strong>chiara in nota il proprio rammarico <strong>di</strong> non averesott' occhio l'opera del Buonarroti, onde sapere quelloeh' egli pensasse a questo riguardo. Ma poiché non solo i1 Ved. p. 3a5. y Ved. ser. vi, tav. Ca, num. i, 4-a Ved tav. XVI. 8 Herder, Nemesis , svmbole mo-3 Ved. tav. xxv- ral des auciens dans le Conser-4 Ved. p. 4'-*4- vatoire des sciences et des arts,5 Ved. p. i64' Tom. vi, p. 38i.6 Ved. ser. i, p. i^6.


monumenti'TAVV. XLIV, E XLV. 4^*fanno vedere una tale approssimazione e talvoltaConfusione ancora ma ',• altresì lo stesso Buonarroti ,dal citato scrittore a tal proposito rammenfato ^, affermache questa Dea con <strong>di</strong>versi nomi accennata ^, secondo DionCrisostomo, era quella suprema causa la quale <strong>di</strong>cevasiFortuna comunemente ^; cosi ancor io credo poterla riconoscerecome tale in questi Specchi *"; tanto piìi che l'opinionemedesima confermasi da altri scrittori e dai moder-"Jni unitamente al parere dall' accre<strong>di</strong>tato Buonarroti abbracciato^. Del fiore che orna 1' estremità <strong>di</strong> questo utensiletrattai altrove 9, come della fiala che ha in mano la donna.TAVOLA XLV.JT^ersiste tuttora inme un interno presentimento che lapiù scrupolosa critica debba elevare contro le mie spiegazioni<strong>di</strong> questa muliebre figura dei mistici Specchi il dubbioin apparenza ben motivato, che i monumenti antichi, mapiù particolarmente le medaglie, ove si frequentemente sitrova la Nemesi, non offrendo nessuna figura simile allapresente, che Nemesi io soglio appellare, le sia per conseguenzaimpropriamente apposto vm tal <strong>nome</strong>. Per icritici dunque scrivo ed espongo replicatamente queste figurepiù che pei curiosi che già ne videro a sazietà.1 Buonarroti , Medagl. ant. , tav. xi, 294.num. I, p. 226. 6 Ved. p. 25o.a Ved. tav. xii. 7 Nicephor , Scliol. ad Synes. , de3 Herder., 1. cit. , not. (2). Sonin. , p. 4o5.4 Buonarroti, 1. cit. , p. a2i, seg. 8 L. cit.5 Dion. Chrjsostom. , Orai. 65 , p. 9 Ved. p. 435.


452 DEGLI SPECCHI MISTICICi siano <strong>di</strong> scorta le monete <strong>di</strong> Smirne, dove 1 numismaticivedono costantemente le Nemesi ', or sole, ora duplicate;come in questa che nelle tavole <strong>di</strong> corredo esibisco% nella qu,ìle per la leggenda sMrpNAmu omonoia nEprAMHNQNcomparisce che le due città <strong>di</strong> Smirne e <strong>di</strong> Pergamo furonoconcor<strong>di</strong> nella de<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> quella moneta, come lo furono i loronumi tutelari, spettando alla seconda Esculapio ^, ed alla prima,le Nemesi *, e delle quali soltanto ora voglio trattare. Noiras \ isianio dunque che vari simboli <strong>di</strong> esse riscontiansi parimentenei mistici Specchi. Una <strong>di</strong> queste ha nella sinistra manola fionda, o freno che vogliasi giu<strong>di</strong>care ^j attributo che sivede ripetuto aìiche nello Specchio mistico <strong>di</strong> questa Tav.XLV^ come in altri ^. Il braccio elevato al petto sì frequentemenfeespresso nelle monete <strong>di</strong> Smirne, come ve<strong>di</strong>amoanche in altra eh' io riporto, non è gesto del tutto insolitonei mistici Specchi '. La patera sacrificiale che accennanoalcune medaglie smirnee nelle mani <strong>di</strong> una dorma, che hacome la Nemesi ^ anche il cornucopia 9, trovasi parimente inmano <strong>di</strong> quella Dea, il cui simulacro '" già <strong>di</strong>ssi essere statoin uso per un manubrio <strong>di</strong> qualche <strong>di</strong>sco; ed ho accennatoaltrove in qual modo la libazione che fassi colla patera sacrificialestia in relazione col gutto o an)polla tenuta in manodalla muliebre figura degli Specchi njislici ". La NemejTlipsaur. Morellian., Tom. n, 6 Vpd. tavv. xxiii , xxiv-Famil. Cesen. , p. 5S. y ^ ed. tav. xxii , p. 3i5.a Ved. ser. vi ,tav. M3, num. 5. 8 Buonarroti, 1. cit. , p. 226.3 Mionnel , Descript, de Medailles 9 Mionnet , 1. x, cit. p. 206, numanc., Tom.u, p. SSg , sq. '''9i «ì-4 Ivi , Tom. ni, p. ^43, nura. i372, 10 Ved. ser. vi, tav. F5 , num. 1.5 Ve I.p. 320, seg. ì\ Ved. p. 349' 4*^


ta-vola xlv. 4^3sì <strong>di</strong> S nirne comparisce anche alafa ', come queste degli<strong>Etruschi</strong>; e se (jueHa è sempre vestila, queste lo sono tal-Volta ».Il berretto più d' ogni altro attributo <strong>di</strong>scorda apparentementedal costume delle Nemesi , che si trovano espressenelle monete. Ivi a <strong>di</strong>r \ ero non incontrasi, per quel ch'iosappia, una Nemesi propriamente detta che abbia il berrettosimile a (|uell.j d.dle dotitje de' nostri Specchi. Ma se consideriamoche gli antichi, e specialmente i Romani,non riconoscevanoil positivo <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Nemesi ', mentre davanoa quella Divinità il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Fortuna ^, cosi troviamo chesotto questo <strong>nome</strong> ebbe iltutulo, come decorazione spettantealla <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> una Dea; e con tal simbolo fu da vari immiscnaticiriconosciuto il capo <strong>di</strong> N'^nesi in molti denarispecialmente delle famiglie Cornelia, Manila, Valeria, come<strong>di</strong> altre ^.Le ali fanno parte altresì dei simboli coi quali Nemesifassi riconoscere nelle monete ^. Né dobbiamo restar sorpresiveggendo in essa tanti variati simboli, mentre gliantichi la rappresentarono per lo più come una Dea panica7, vale a <strong>di</strong>re partecipante degli attributi <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>vinità,ma specialmente <strong>di</strong> quei della Vittoria, colla qualeassai spesso trovasi confusa , e la cui caratteristica principalesi ravvisa nelle ali *. Ni)i vedriuno d' altronde, scorrendola quinta Serie <strong>di</strong> questi monumenti, come laVittoria1 Mionnel , 1. cit. , p. 208 ,nuin. ap. Rjsche , art. Nemesisii}3, et p. 221, nuin. 1234, ec. 5 RhscIic, ivi.2 Ved. tavv- ili , xliv. tì Eckel, Doctr. Num. Veler., Tom.3 Auson., ia Mosella, IJyll. 334 ,>'i . p. 237.V. 3^9. y Buonarroti , 1. cit:, p. aaS, »og.4 Lieb. Gol., Numism., p. 284. 8 Eokel , 1. cil


4^4 DEGLI SPECCHI MISTICIsimbolica dagli antichi si riferisse alle anime dei morti,presso ai quali troviamo questi mistici Specchi.Queste varie allusioni, alle quali ho dovuto riferire lafigura muliebre dei mistici Specchi , lungi dall' accertarci delvero <strong>di</strong> lei significato, ci pongono per contrario nel dubbio<strong>di</strong> sapere a quali delle tante allusioni appartenga. Ma seil vero aver debbe il suo luogo, non dovrò astenermi dall'esporre can<strong>di</strong>damente ciò che a mio giu<strong>di</strong>zio resulta dalleosservazioni che su questa figura vado facendo. Vero è peraltrochele allusioni da me addotte, ancorché moltiplici,non son peraltro a mio credere da reputarsi contra<strong>di</strong>ttorie,anzi tendono tutte, qual più qual meno, a farci conoscerel'analogia traile figure nei Dischi mistici espresse, ed imorti nelle cui tombe li ritroviamo. INè ci dee far meravigliase gli antichi ad un siffatto simbolo più significatiattribuissero , mentre <strong>di</strong>cesi che <strong>di</strong> tal' indole era 1' antichissimoe primitivo linguaggio degli uomini, cui furonosiffatti simboli sostituiti, come <strong>di</strong>co altrove '.Questo Specchio esiste ine<strong>di</strong>to nella Real Galleria <strong>di</strong>Firenze.TAVOLA XLVI.V-iome mai, <strong>di</strong>rà forse taluno, dopo aver trovato finora in questi mistici Specchi effigiata la <strong>di</strong>vinità degli <strong>Etruschi</strong>sotto varie forme ', e dopo aver traveduto che questimedesimi Specchi, ancorché privi <strong>di</strong> figure, servivano allai Ved. ser. i, p. 538« a Ved. p. aSp, 444*


TAVOLA XLVI. ^b5considerazione <strong>di</strong> essa <strong>di</strong>vinità ' , ora ci presentano un cacciatore<strong>di</strong>vorato dai cani? Quanto segue servirà <strong>di</strong> risposta.È inutile eh' io ripeta (perchè a tutti palese) che gli antichi,nelle religioni loro moltiplici e ^ariatissimeJ tutticoncorsero a conf-^ssare l'esistenza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>vina Provvidenza,arliitra e regolatrice delle cose terrene, dalla qualeinevitabilmente <strong>di</strong>pendono, e che dagli <strong>Etruschi</strong> ad<strong>di</strong>tavasicoi no(ne <strong>di</strong> Fato '; mentre presso la generalità del paganesimo,allorché questa Provvidenza riguardava una giustaretribuzione, assegnando a ciascuno ciò che per destinodfl Fato gli appartenesa, e quando ancora quasi congeloso animo puniva coloro che s' inorgegliavano ,per n)aggiorfortuna <strong>di</strong> quella che dal destino gli veniva assegnata,-allora questa Provvidenza <strong>di</strong>stributrice con giusta misurasi <strong>di</strong>stingueva col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Nemesi.Posto ciò resulta che questa Nemesi è spesso un simbolomorale <strong>di</strong> quell' intimo sentimento che appelliamo coscienza,e pel quale siamo allontanati da tutto ciò che èbiasimevole. Lo stesso <strong>nome</strong> significando hiosimo segretone manifesta il carattere ^. Essa tiene il freno delle nostreazioni . Conservare le qualità naturali <strong>di</strong> una beli' a-nima e per conseguenza porla sotto la protezione <strong>di</strong> questaDea se\era, senza la quale la più brillante fortuna <strong>di</strong>vienela più dannosa delle illusioni, come argomenta unoscrittore moderno; era il fine <strong>di</strong> tante morali massime deiGreci, colle quali raccomandavasi una savia temperanza,ed una prudente moderazione delP anima.i Ved. p. 91 ,ga , aoo. 3 Herder, Nemesis, Conservaloire,a Ved. p. sSy, seg. 1- cit. ,Tom. vi, p. 369, noi. i.


456 DEGLI SPECCHI MISTICIAggiunge lo scritfor preludato , che siccome i Greci osservavanole umane cose nel più bel punto <strong>di</strong> vihta, così riguanlai'onoquesta virtù come centrale. Infatti il miglioredei loro savi avendo inalzato tutto 1' e<strong>di</strong>ficio della moralesulla giustizia, sulla moderazione dei desiderii, o piuttostosopra un giusto centro dt-i due estremi , che tutti e duedegenerano in viz,i; dovette per necessità ricorrere a Nemesi,al suo treno, alla sua misura, per significare questocentro <strong>di</strong> virtù. Credette bene per tanto il savi(» <strong>di</strong> rammentareincessanteiiiente i mali che resultano dallo scostarsiper una parte o per 1' altra da questo punto centrale, dovela virtù medesima risiede '.Nemesi è in questo senso anima 1' stessa che risiede innoi assistita dalla <strong>di</strong>vina mente nel buon uso che far dobbiain> del nostro libero arbitrio. Per esempio <strong>di</strong> ciò nonsaprei proporre un più espressivo simbolo ' <strong>di</strong> un belcamineo, esistente nel Museo Britannico ^, dove Nemesiclie ha in mano il freno, e che mostra la misura del cubitocol braccio alzato ^, ha poi le ali <strong>di</strong> farfalla alle spalle,in<strong>di</strong>zio certo significativo dell'anima ^, e in capo hal'elmi) <strong>di</strong> Pallade, significativa anch' essa della <strong>di</strong>vinamente ^.Nello Specchio della presente XLVI Tav. par che si rappresentinoi rimorsi <strong>di</strong> una depravata coscienza ', o sieno letriste conseguenze <strong>di</strong> un' anima che si è scostata dall' in<strong>di</strong>catocentro della virtù : massima che rammentavasi daij HcrJrr, 1. cit. , p. 3po. 4 ^^'^^ p- 3i5.2 Vei. scr V. tav. F5, num. 4- 5 Ved. ser. i, p. 4i7-3 Mus. Volsleiaaum., Voi. n, lav. 6 Ved. ser. v, p. 36i.XV, e p. i5. 7 VeJ. ser, i, p. 545.


TAVOLA XLVr.4^7Greci come ho già detto, per mezzo delle lettere, e dellearti, ma con espressioni simboliche ed enigmatiche, praticatein antico dove trattavasi <strong>di</strong> morale Lo '. sviluppo dellafavola che qui si contiene proverà quanto io <strong>di</strong>co , e cimostrerà nel tempo medesimo che questo soggetto ivi e-spresso equivale a quello della Nemesi che negli altri Specchisi trova.Atteone fu <strong>di</strong>vorato dai propri cani ,per comando <strong>di</strong>Giove, secondo Acusilao citato da Apollodoro ,per aver ar<strong>di</strong>to<strong>di</strong> volere sposar Semele, o piuttosto secondo altri peraver veduta Diana immersa nuda nel bagno, dalla quale fuconverso in cervo, e così dai propri cani ignorato ed inseguitonella selva, e quin<strong>di</strong> raggiunto e sbranato ^. Altrivogliono eh' ei si fosse vantato d' essere più bravo cacciatore<strong>di</strong> Diana ^, altri ancora ch'egli osasse prefendere allenozze <strong>di</strong> quella Dea ^; altri in fine che ar<strong>di</strong>sse <strong>di</strong> attentareal <strong>di</strong> lei pudore ^. Alcune più minute circostanze <strong>di</strong> questafavola son da me altrove descritte ^.Qui osserveremo che il fatto comunque narrato, in<strong>di</strong>casempre in Atteone uno smisurato orgoglio dalla <strong>di</strong>vinità ,che si nomina comunemente Nemesi ,punito severamente.Diana è veduta nel fonte, cioè si volle indagare le operazionidella natura in ragione delle antiche opinioni sul sistemafisico dell' umi<strong>di</strong>tà, e della nascita e riproduzionedelle cose: prerogative attribuite alla luna 7, che è Diana ®,1 "Ved. ser. t , p. 29. 5 Hygin. , Fab., cap. clxxx, p. 298.a Apollodor. lib. ni , cap. iv , § 4> ^ VeJ. ser. i, lav. lxt , e sua spie-Op,, Tom. I, p. 270. gazione.3 Euripid. , Bacch. , v>. SSj , seg. 7 Plularc. , de Isid. et Osir. , Op.4 Diod. Sicul. ,lib. IV, cap. lxxsi, Tom. 11, p. 354.p. 282, Op. , Tom. 1, p. 3i4. 8 Ved. ser. v, p. 4'4-5. //. 58


458 DFGLl SPECCHI MISTICIper cui <strong>di</strong>vien cervo Atteone , cioè anelante d' acqua , come<strong>di</strong>cevasi proverbialmente ', o cupido <strong>di</strong> unirsi con Diana,vale a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> penetrare i segreti della natura al <strong>di</strong> là <strong>di</strong>quello eh' era permesso ai mortali; mentre <strong>di</strong>cevasi che ilvedere un Dio o una Dea senza loro espressa volontà eradelitto che si pagava assai caro ^,- sopra <strong>di</strong> che lo Spanemiomolti esempi riporta <strong>di</strong> punizione '. Il cervo ha parimenteil significato <strong>di</strong> timore per essere animale timi<strong>di</strong>ssimo; dunque Atteone già si conosce per coscienza sacrilegoe teme 1' ira del cielo. I cani lo straziano, eh' è quanto<strong>di</strong>re, ch'egli colpito da Nemesi sentesi già lacerare neil'interno dell' anima dai rimorsi <strong>di</strong> una macchiata coscienza*.Qui non simostra in conto alcuno la metamorfosi <strong>di</strong> Atteonein cervo , sebbene molti scrittori 1' abbiano accennata.Ma pur vi furono alcuni che abbreviarono la favola,e solo <strong>di</strong>ssero che per voler <strong>di</strong> Diana da Atteone furtivamenteveduta ad un fonte , fu egli lacerato dai propri caniche seco aveva, essendo cacciatore '. Difatti a mostrarei rimorsi della propria coscienza basta 1' accenno che nedanno i cani qui espressi. II Causeo che riporta questoSpecchio tra molti altri nel suo museo romano applica soltantoad esso la favola <strong>di</strong> Atteone senza tirarne conseguenzanessuna ^. Da tutto ciò si desume che sotto la figuradel cacciatore Atteone sbranato dai cani si debbano inten-1 Psalm. XLi , in prmcip. 4 ^'^0 ,Scienza nuota ,lib. v , et2 Callimac, Hymn., va. Layacr. Pai- uliim. ,862.lad., V. 54. 5 Pausan. , lib. ix.cap. 11, p. 714.3 Spanhem , in Gallimac. , l cit., v. 6 Caus. , Mus. Rom. Tom. u, sect.54, 78, 100. ui, UT. XXVII, p. 19.


TAVOLA XLVl4^9dere gli effetti <strong>di</strong> una severa Nemesi sugli animi dei colpevoli'Se vogliamo per tanto giu<strong>di</strong>care <strong>di</strong> questi Specchi misticidalle rappresentanze che essi contengono, potremo <strong>di</strong>reche essi presentavano agi' iniziati, pei quali facevansi , unadoppia istruzione cioè <strong>di</strong> fisica e <strong>di</strong> morale. INon mi sondunque allontanato dal vero, dove ho giu<strong>di</strong>cato esser questii medesimi segni da Cicerone cautamente accennati comeoggetti adattati ad istruire appunto gì' iniziati nella fisica ', nella religione e nella morale ^.1 Ved. p. 319, teg. 3 Ved. p> ia3, 3a3.% Ved. p. 84.FINE DELLA PRIMA PARTE DELLA SERIE SECONDA


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SPECCHI MISTICISERIE SECONDADEI IMONUMENTI ETRUSCHIPARTE SECONDADELTOMO SECONDO


MONUMENTIETRUSCHO DI ETRUSCO NOMEDISEGNATI , INCISI , ILLUSTRATIEPUBBLICATIDALCAVALIEREFRANCESCOINGHIRAMlTOMO II.PARTE SECONDAPOLIGRAFIA FIESOLANADAI TORCHI deli/ Al TOP. KMDCCCXXIV .I% % b •


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DEGLI SPECCHI MISTICITAVOLA XLVII.ItJlÌ lusingo <strong>di</strong> far cosa grata a chi legge, qualoraio <strong>di</strong>a principio alla seconda parte <strong>di</strong> questa Serie <strong>di</strong><strong>Etruschi</strong> <strong>Monumenti</strong> esibendo uno Specchio mistico interessanteper r oggetto ivi esposto , come ancora pel suo espositore,che fu il Visconti. Egli ebbe opportunità <strong>di</strong> produrloalpubblico nella sua grand' opera del Museo P. dementino,trattando <strong>di</strong> Menelao ' eh' è principal soggetto <strong>di</strong> questoSpecchio; al cui proposito scrive nella citata sua operaquanto appresso trascrivo.« Da Menelao domandatosi all' oracolo d' Apollo se avrebbeavuto capo la sua vendetta contro Paride , n' ebbe la seguenterisposta ;Reca V aureo gioiel,,dellamogliereTratto dal collo , <strong>di</strong> Ciprigna dono ;E <strong>di</strong> Paride avrai vendetta piena ' ;del qual tratto <strong>di</strong> poco ovvia mitologia si è scoperto pocoad<strong>di</strong>etro un monumento unico : questo si conserva neltesoro Veliterno del card. Borgia, w È una patera <strong>di</strong> bronzo,(parlando ora il Visconti dello Specchio mistico <strong>di</strong>questa Tav. XLVII ) <strong>di</strong> lavoro toscanico e con epigrafietrusche , rappresentante Menelao, che presa Troia ed ancortutto armato, ripete dalla riacquistata Elena il monileI Visconti, Mus. P. Clem. , Tom. i Demophil. , ap. Alhen., liò. vi,V , tav. xxui cap. iv, Op., Tom. ii , p. SgS, sq.S. IL 5q


466 DEGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong> Venere per so<strong>di</strong>sfare ali oracolo d'Apollo, dandolo aDelfo '. wAir occasione poi <strong>di</strong> mostrarci il Disco <strong>di</strong> bronzo, * ripeteil prelodato Visconti che ivi è rappresentata senzaequivoco f avventura <strong>di</strong> Menelao, quando egli ritoglie adElena il monile, dono <strong>di</strong> Venere, per recarlo ad Apollo.Le epigrafi che ad<strong>di</strong>tano questi due celebrinomi, il monileeh" è già nelle mani <strong>di</strong> Menelao e 1' abito guerriero <strong>di</strong>lui non lasciano dubbio sopra <strong>di</strong> ciò. Ottima è la seguenteriflessione dell' espositore : « se fosse qui espresso il momentoin cui riceve l'eroina questo dono nuziale, a chesar^ibbe coperto d' armi il minore Atride ? A che la celatae i gambali, e la spada sguainata? »Dichiara egli la figura interme<strong>di</strong>a esser Venere che persuadeElena a cedere all' offeso marito, in contraccambiodella sua riconciliazione, la domandata collana, che dallosquarcio <strong>di</strong> questa favola già citato, poiché vi si tace l'occasionedel dono, pare all' interpetre che Elena ricevuto loavesse in occasione delle nozze con Paride. La Dea sembraaver nella destra un fiore che 1' interpetre ammette comesuo noto simbolo ^.Vengon poi <strong>di</strong>chiarate dal dotto espositore le epigrafi.ANN^ elina per Elena, come in gemma del museoViennese '^•, ^JM^M menle per Menelao, simile al grecoAi:vai«;, come in altri Dischi ^, finalmente l/IP\QVT turan1 Visconti, 1, cit. , p. i53, seg. Eckel , Choix de Pierres gray. ,not. (a). PI- XL.2 Ivi . tav. Bi , num. i, 5 Lanzi , Saggio <strong>di</strong> Lingua Etr. ,3 Ved. p. 195, seg. Tom. u ,p- 214. aai .4 Ved. ser. vi , tav. Y, num. 2.


TAVOLA XLVII.4^7per Venere'. Qui fa il Visconti un elogio ben dovuto al'asalacità del Lanzi che seppe interpetrare la voce Turaaper Venere ', riconoscendone in questo bronzo ignoto alLanzi una chiara conferntia. Circa poi 1' etimologia <strong>di</strong> tal<strong>nome</strong> propone un pensiero <strong>di</strong>verso da quello del Lanzi ^,piacendoli piuttosto <strong>di</strong> spiegar Turun per un' apocope <strong>di</strong>Turanna, cioè regina, titolo appropriato particolarmentedagli antichi alla Dea del piacere, arbitra e sovrana <strong>di</strong>tutti gli esseri animati ^.Aggiunge r inlerpetre le seguenti notizie, ce II monile d' E-lena si mostrò nel tesoro delfico insieme con quel d' Erifile,sino al tempo del sacrilegio focese, quando que' popolisi appropriarono le ricchezze del <strong>di</strong>o, considerate sinoallora quasi un comune deposito della (^recia. Le donnefocesi contrastavano questi due gioielli, finché il vezzod' Erifile fu destinato alla più illustre, quel d' Elena allapiù bella. Ma il fato delle eroine accompagnò i lor famosiornamenti, e colei che sortì il primo, <strong>di</strong>venne, come Eri6le,mici<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> suo marito, 1' altra , come Elena , abbandonò ilconsorte per amore straniero ^». Così il Visconti **.Quasi contemporaneamente fu illustrato questo singoiarbronzo con dotto comento dal V^ermiglioli , al quale nonera noto che il Visconti se ne fosse occupato. E dunqueinteressante il conoscere le separate opinioni <strong>di</strong> questi duesi velenti letterati a questo riguardo. L'uno <strong>di</strong>chiara comel'altro, che dal monile si fa chiaro il soggetto; e vi rico-1 Ved. p. io3, 264 , seg. 4 Pitture d' Ercolano , Tom.iii ,2 Lanzi, 1. cit. , Tom. i, p. a54 ^ tav. xxsv , p, i^^. not, (8).e Tom. n, p. 201. 5 Eplior. , ap. Athen. , 1. cit.3 Ved. p. 264. 6 Mus. P. CI., Tom. v, p. 249, seg.


^68 DEGLI SPECCHI MISTICInosce Menelao nell' atto <strong>di</strong> porgere ad Elena quel gioiello ,che Venere a lei donò, e che <strong>di</strong>poi dal marito fu consacratoad Apollo in Diifo, citandone in tesritnonio Eustazionei suoi cernenti ad Oinero '. Crede poi Venere la figura<strong>di</strong> mezzo, nell'atto <strong>di</strong> rimproverar Elena della sua riconciliazionecol marito. Il vocabolo che si legge vicino a leilo e Mivifice: in quanto che in a!tro Disco e<strong>di</strong>to da! Dempsterocon 1^ iscrizione medesima , fu letto Venere dalINIafFei , e ne' el)be la conferma dal Lanzi '. Nel resto combinacol primo interpetre •\ Ma <strong>di</strong>poi vedutane la interpetrazionedel Visconti, sostenne e cambiò quanto segue.ELiNE lo crede scritto per Elene , e m^nle per Menles ,benché potè essere anche Menìe come in altro Disco pressoil Dempstero ^, dove gli par serbato il <strong>di</strong>aletto attico,che aveva m£»c>£w; ^. Le riflessioni <strong>di</strong> questo dotto interpetresulle alterazioni dei nomi greci trasportati nella bngua etrusca,porgeranno occasione <strong>di</strong> altre riflessioni e congetturesopra l'esame proposto dal eh. prof. Ciampi, se nell' etimolo


TAVOLA XLVII.4^9la spada sguainata ;perchè veramente oltre il fodero chea lui pende dal sinistro braccio, ha anche un' altr' armein forma <strong>di</strong> coltello, dallo scudo pendente. INIa il Vermiglioliravvisa il pomo della spada medesima sopra il foderoe non isguainata. Quin<strong>di</strong> passa a dar conto dell' altr' arme'; eh esser j»uò quel coltello stesso, che al <strong>di</strong>re <strong>di</strong>Omero,gli pendeva sempre presso al fodero della grande suaspada'.Traggo in fine dal eh. Vermiglioli essere stata sua opinioneche quest' utensile fosse stato una patera sacrificialeusata nelle funzioni bacchiche, ravvisandovi nel contornoun serto <strong>di</strong> edera ^. Io mm so in primo luogo cun quantasicurezza potremo decidere del genere, e della specie o famigliadelle piante che trovansi rappresentate nei monumentidell' arte ^. Qui mancano le bacche o corimbi chesogliono caratterizzare 1' edera con maggior precisione ; efrattanto <strong>di</strong>mostro altrove chele foglie , ancorché d' edera,non alludono a Bacco precisamente , ma ad alcune dottrinespettanti a' <strong>di</strong> lui misteri •''. ]Nè saprei persuadermi cume larappresentanza dell'armato Menelao, e delle sciagure <strong>di</strong>Elena si reputassero soggetti analoghi ai sacrifizi nei qualifacevasi uso delle vere patere ^.Leggendo la dotta interpetrazione del Vermiglioli, trovola seguente espressione, che dà motivo a qualche mia riflessione.« Che Elena, egli <strong>di</strong>ce, si riconciliasse, sembrache del tutto non ne sieno persuasi Pausania ' ed Euri-1 Vermiglioli, 1. cit.j p. 49- 5 Ved. ser. v , p. 267 , seg.2 Hoiner., Iliad. , lib. 111, v. 271, sq. 6 Ved- p. 3ii , spg.3 Vermiglioli, Lei. cit., p. 22. innota. 7 Lib. v, cap. xvui , p. 4"^^.4 Ved. ser. 1 , p. «23.


470 DEGLI SPErXHl MISTICIpide ', ma le testimonianze <strong>di</strong> Omero mi sembrano bastanti.... I! fatto si è che Elena veramente si riconciliòcol suo marito , ed Ulisse nel suo viaggio intrapreso dopola guerra Troiana, per restituirsi in patria, capitò a S| artain casa <strong>di</strong> Menelao, dove trovò Elena stessa, <strong>di</strong> cui ilpoeta in quest'occasione <strong>di</strong>ce si belle cose '«.Ciò mi fa pensare che 1' eru<strong>di</strong>to interpetre ^ creda comevere istorie le avventure <strong>di</strong> Elena, i casi <strong>di</strong> Menelao, glierrori <strong>di</strong> Ulisse: cose tutte che abbiamo avute in primaorigine dai poeti, lo pure vorrei secondare in tal fede unuumo si dotto, come tanti altri che tengono per vere storiele antiche poetiche ìiarrazioni ; mala sincerità del mio caratterenon mi permette <strong>di</strong> occultare gì' intoppi che ad ognipasso incontro ,qualora mi cimento ad abbracciar quel sistema^. Omero e Virgilio ancora, secondo il Vermiglioli,ammettono la riconciliazione <strong>di</strong> Menelao con Elena : Pausanianega il fatto. Ecco subito un ostacolo. Perchè dobbiamonoi credere ad Omero, e non a Pausania? La riconciliazionedomandava un' antecedente <strong>di</strong>ssensione, e questaebbe luogo tra Menelao ed Elena, perchè costei seguì Paride,al quale era stata promessa da Venere, in compensazionedel pomo che in preferenza <strong>di</strong> Giunone e <strong>di</strong> Palladericevette dal principe Troiano, come i poeti raccontano ^.E chi mai presterà fede a tali frottole , dove son mescolatigli Dei? Se duntjue è sospetta la <strong>di</strong>ssensione, come potremocreder vera la riconciliazione, mentre questa <strong>di</strong>pende1 In Troad., Act. iv , Scen. i , v. 3 Vermiglioli, lettera cit. , p. 21,I , sq. not. (3).a Homer., Odyss. , lib. iv , in prìn- 4 Ved. ser. 1, p. iig.cipio. 5 Euripid. , 1. cit.


TAVOLA XLVII. 471da quella? Ma questi Dei, ini si potrebbe rispondere, perchèaggiunti dai poeti, si posson togliere, e si può aiumetterestoricamente il semplice fatto- Bisogna dunque, io riprendo,alterare il racconto, e quasi indovinarne il vero andamento,eh' è quanto <strong>di</strong>re, tesser <strong>di</strong> nuovo una storia supposta.Oltre<strong>di</strong>chè, io domando, v' è chi ci <strong>di</strong>ca fin dovegiunga r invenzione poetica, e quali siano i confini che <strong>di</strong>vidonoil favoloso dal vero?Un altro forte argomento <strong>di</strong>fenderà il mio supposto.Ammettasi per un istante che a conoscere ciò che realmenteè vero in questi poetici racconti, sia da togliersi <strong>di</strong>mezzo quanto è favoleggiato rapporto ai numi, onde i solifatti umani spogliati del portentoso e <strong>di</strong>vino siano da tenersiper veri, come pretesero alcuni scrittori de' tempiromani '. Se ammettiamo anche ciò, ne avverrà che né Elenané Menelao siano da intromettersi nella storia, mentrefurono venerati ambedue come Dei ^ unitamente ai loro figli', e inclusive Canobo il nocchiero <strong>di</strong> INIenelao, come orason per <strong>di</strong>re. Frattanto si osservi Elena in antica gemma^, col <strong>nome</strong> scritto precisamente come in questo Specchio;e poiché ad essa furono aggiunte le ali, cosi dovràtenersi, a mio credere, per un essere immaginario 5.Menelao <strong>di</strong>venuto il successore <strong>di</strong> Tindaro per averesposata la <strong>di</strong> lui figlia Elena, si trovò aggregato ad una famigliain Laconia, dove tenacemente fu conservato 1' an-1 Ved. ser. i, p- 45 1 • not. 4- dal ClaTÌer,Not. ad Apollodor .a Pausan. , lib . ni, cap. xv , p. lib. ni, cap. xi , not. (i), Op .22>4 et cap. iix, p aSg. Tom. n, p. 437-.3 Schol. Homer. , Iliad. , lib. ni, 4 Ved. ser. vi, tav. Y, num. 2.V. 175, pub- dal Vilioison , e cit. 5 Ved. ser. i, p. 27T.


472 DEGLI SPECCHI MISTICIticlìissimo culto dei numi Ollari o Fateci <strong>di</strong> orhiculare figura'; <strong>di</strong> che fa bastante feile Pausania dove tratta <strong>di</strong>ffusamentedegli Dei cubitali degli Eleuteroiaconi ^. Caneboera tra questi Dei, la cui forma singolare altro nonera che un vaso col quale si rappresentava il Dio buono ,cioè Serapide il <strong>di</strong>o delle acque, del fuoco e del sole; eda questo vaso aggiungevasi un capo umano ^ ed un serpe *.Gli <strong>Etruschi</strong> venerarono senza dubbio questa figura <strong>di</strong> Serapide,perchè nei loro sepolcri ho trovato replicatamentequesta testa umana della grandezza quasi naturale, e soprappostaad un vaso: il tutto <strong>di</strong> rozzissima terra cotta,e <strong>di</strong> non men rozzo lavoro, come si vede ne"* <strong>di</strong>segni <strong>di</strong>due <strong>di</strong> tali simulacri cha d' proiilo e <strong>di</strong> faccia espongo nellemie tavole ^.Frattanto, come osserva un moderno Filologo ^, i Greci pocoamanti <strong>di</strong> secondare questi simboli egiziani in origine visostituirono la favola <strong>di</strong> Menelao, che narravano in questitermini. Canobo era nocchiero <strong>di</strong> Menelao, quando quest'eroe,lasciala Troia, volle tornare con Elena alla patria.Approdarono costoro e si trattennero per qualche tempo in E-gitto, nel quale intervallo Canobo, morso da un serpente, morì: favola ripetuta dagli scrittori greci e latini, ma non antichissimi'' ; e qui aggiunge taluno, che Elena trasse da quelserpe il veleno e ne compose non so qual me<strong>di</strong>camentoincantesimo ^.1 Ved. p. 333, seg- e Creuzer, Dio- 6 Creuzer, Dionys. , p. 23o.nys , p. i34, iBj. 7lablonski Pantheon Aegypt., Pars.2 Pausan. , 1. cit. ,cap. rxiv. p. 271. m , lib. v, cap. iv, § i, p, i3i, sq.3 Ved. ser. vi . tav. C2 , nutn. 2. 8 Aelian. . de Animai. Hist. ,lib.4 Ved. ser. i, p. 337. xv , cap. xiu , p. 885.5 Ved. ser. vi, tat. G5, n. 1, 2, 3, 4-


TAVOLA XLVII.l\')lìSe dunqj'^ Serapitle, venerato dai Canobiti, e perciò notocol <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Canobo ' , era il <strong>di</strong>o delle acque e del solequasiché ne re^^esse il corso; nel tempo medesimo e-ra considerato il Dio buono, il buono spirito, il Genio buono,che erli Egiziani chiamavano in lingua vernacola Cnafi"^ ; e se d' altronde la orbicolar forma decussata, e da mealtr jve notata come significativa dell' anima del mondo *,era presso gli Egiziani con 1' Agatodemone, o sia col loroCìuijì , una cosa medesima; cosi ne avviene per necessarioargomento che il nocchiero col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Canob


474 DEGLI SPECCHI MISTICIche si ricava da molti antichi scrittori che Osiride in E-gitto altro non era in sostanza che il sole ' , così potremoargomentarne che Menelao tenendo luogo <strong>di</strong> Osiridenella barca medesima <strong>di</strong> Canobo , secondo la favola grecagià narrata , si debba parimente considerare come un personaggioallegorico significante il sole anch' esso , egualmenteelle Elena da tenersi per simbolo della lunaperchè unita a Menelao, come lo era Osiride alla sua Iside,significante la luna conforme da molti antichi scrittori vieaparimente attestato ^.La Venere che troviamo nel Disco unitamente ai predettisimboli dei due maggior luminari , avendo un fiore inmano per in<strong>di</strong>zio della vegetazione annuale, mi rammentaquegli epiteti che le attribuisce Ovi<strong>di</strong>o, per i quali si fa quasisimile al già descritto Canobo nel <strong>di</strong>stico seguente:Illa (Venus) quidem totiim <strong>di</strong>gnìssima temperai annum^Illa tenet mdlo regna minora Deo ^.Tutto questo ci mostra in sostanza che il soggetto <strong>di</strong>questo Disco in esame non <strong>di</strong>fferisce gran fatto, nell' allusione, dalla maggior parte <strong>di</strong> quei che finora ho mostrati,dove talvoltaho trovato inclusive manifestamente <strong>di</strong>chiaratiil sole e la luna che nell'orbe mon<strong>di</strong>ale si aggirano ^; ancorchéin apparenza non sembri probabile, che le avventure<strong>di</strong> Elena e Menelao concor<strong>di</strong>no con i temi religiosi chein questi Specchi mistici abbiamo trovati finora . Nonintendo peraltro <strong>di</strong> aver persuaso pienamente chi leggead abbracciare la mia opinione, mentre non è facile ilI lablonski , 1. cit., Pars i, lib. ii, 3 , p. 7.cap. I, § 3, p. laS. 3 Ovid. , Fast., lib. iv , ^'. 89.a Id. , Pars 11 , lib. in , cap. i, § 4 Ved. tav. xxxiii.


TAVV. XLVII, XLVllI. 4?^concepire come Elena sia la luna, e Menelao il sole,- manello spiegare altri Dischi <strong>di</strong> simile soggetto renderò piùchiaroancor questo.Il Millin che lia pubblicato nuovamente questo Disco<strong>di</strong> bronzo, ripete in parte il titolo del soggetto come loesibisce il Visconti '. Questo monumento si trova attualmentenel R. museo <strong>di</strong> Napoli, mentre per lo innanzidecorava la collezione <strong>di</strong> antichità adunate dal car<strong>di</strong>naleStefano Borgia in Velletri, dove pervenne dopo esserestato trovato in Perugia nel i7g5 in circa, vicino alla porta<strong>di</strong> S. Costanzo <strong>di</strong> quella città '.TAVOLA XLVIlI.A,.Ha Serie IV degli E<strong>di</strong>fizi trovasi ripetuto questoSpecchio, perchè ivi prendo in esame 1' e<strong>di</strong>fizio che in essoè delineato ^. Compito in quella Serie ogni esame del subiettorappresentatovi, ne me<strong>di</strong>to qui le figure soltanto. Essefanno parte della favola <strong>di</strong> Meleagro; <strong>di</strong> che non è damuover questione, perchè lo attestano i nomiscritti pressoa ciascuna figura. Leggendoli seguo il Lanzi, valente interpetredella etrusca lingua.c< Meleagro 3Q'/lr^j9ltl con gla<strong>di</strong>o, sedente presso un a-trìo, in atto <strong>di</strong> pensieroso: a destra ha Polluce ^yWfsìM],a sinistra Castore Q^^+"^fì>i, ambedue astati: <strong>di</strong>etro il se<strong>di</strong>leè un altro guerriero con lancia e scudo 3J H 301. MeleagroI Millin , Galerie Mythol. , Tom.CI, ii, num. vii, p. 48, noi. (5).II , lab. cLXii , nura. 6ii. 3 VeJ. ser. iv, tav. iii, p 12, seg.3 Vermiglioli , Iscrizioni Perugine ,


4" 6 DEGLI SPECCHI MISTICIe Castore son vestiti <strong>di</strong> tunica, e coperti <strong>di</strong> pileo credutofrigio; <strong>di</strong> più il primo è ornato <strong>di</strong> annille, il secondo hasopra la tunica una corta clamide ' wSiccome fu pubblicato per la prima volta nell' opera delDempstero *, così ebbe occasione il Passeri nei suoi Paralipomenidempsteriani <strong>di</strong> spiegarne, unitamente ad altri monumenti,la rappresentanza. Vi credè alcuni Argonauti preparatia partir con Giasone per l'acquisto del vello d'oro;ma una miglior considerazione sull'atto pensoso <strong>di</strong> Meleagrosedente, lo fece cangiar d'opinione, ravvisandovi piuttostoil preparativo per la caccia del cinghiale Calidonio,della quale ardua impresa tratta Meleagro con i Dios( uri , eMenalippo suo fratello ;quegli che nel calor della caccia fuucciso da l'ideo '.Qui ci previene l'interpetre, come tra le imprese dellaprimitiva antichità, le più nobili che precedessero la guerraTroiana, vi fu la caccia del cinghiale nella Calidonia,mandatovi per o<strong>di</strong>o da Diana, e quin<strong>di</strong> cacciato ed uccisoda una scelta comitiva <strong>di</strong> eroi cacciatori, adunati a quest'oggettoda Oeneo re del paese e padre <strong>di</strong> Meleagro.Questi perciò sta sedente nel mezzo della composizione ;mentre gii altri tenendosi in pie<strong>di</strong> s' intendono venutiin <strong>di</strong> lui soccorso. Apollodoro che in<strong>di</strong>vidua \enti eroiconcorsi a tal caccia, nomina tra questi Castore e Polluce,come infatti si trovano accennati qui nel bronzo dall'epigrafee pone Meleagro alla testa <strong>di</strong> tutti ^, e quin<strong>di</strong>sedente per dritto <strong>di</strong> maggioranza : e Menalippo <strong>di</strong> lui fra-1 Lanzi, Saggio <strong>di</strong> Lingua Eir. ,3 Hygin., Fab.,cap. lxix, p. iSg, sq.Tom. Il, p. ai4 4 Apollodor. ,Bibl. ,lib. i, cap.2 De Ltr Regal, Tom. i , lab. vii. vm, $ a,Op.,Tom. i,p. Si.sq.


TAVOLA XLVlIi. 477tello <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> esso '. Ma lo scrittor prelodato supponealtresì che qui si tratti della contesa insorta dopo la caccia,per le pretensioni delle ferine spoglie <strong>di</strong> quel cinghiale^eh esser dovevano il premio onorifico dell' uccisore '.Passando a render conto degli accessorii, trova il Passeriche <strong>di</strong> tunica e clamide è coperto Castore, perchè <strong>di</strong>cevasifiglio <strong>di</strong> Giove, mentre Polluce è nudo per esser figlio<strong>di</strong> Tindaro. Io peraltro son persuaso che a tal varietà sipossa dare altro senso. Ci è noto ormai per più esempiche alla rappresentanza dei Dioscuri davasi un senso alternativo<strong>di</strong> partenza e ritorno , come anche <strong>di</strong> vicendevolevita e morte, ma temporaria ^. Qui non li credo posti consignificato <strong>di</strong>verso. Castore, secondo il parer mio, si vedevestito e col capo coperto, qual viandante '' eh' è <strong>di</strong>sposto apartire , mentre Polluce , cui tocca in sorte <strong>di</strong> trattenersiallorché parte il fratello , stassene con lancia in mano, manudo, come a semplice e neghittoso eroe si conviene ^ Chese r abito, secondo il Passeri, facesse <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> carattere,certo è che Polluce piuttosto do^rebb' esser vestito,come un mortale e figlio <strong>di</strong> un mortale ,<strong>di</strong> cui la natura èfragile e bisognosa del soccorso <strong>di</strong> vesti onde ripararsi dall'ingiurie de' tempi, ai quali è superiore un Dio che nondee conoscere le miserie toccate in sorte all' umanità. Sonoinfatti inumi e gli eroi, e non gli uomini, chele arti presentanodel tutto nu<strong>di</strong>. Castore qui è vestito, dunque sifinge mortale, ancorché figlio <strong>di</strong> Giove, mentre per frater-I Passeri, Paralip. ad Dempst. , De 3 Ved. ser. v , p. ^3g, seg.Etr. Regali, Tom. iii . p. 3o. 4Ved. p. 35a.a Ved. ser. i , spieg. delle favole 5 Ved. ser. i, p. 3gS.<strong>di</strong>Meleagro.


478 DEGLI SPECCHI MISTICIno amore domandò ed ottenne <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>videre e gt)derea vicenda la immortalità con Polluce '. Dirò in seguitoil motivo <strong>di</strong> tale alternativa.Prosegue il Passeri che quel giovane, presso cui è scrittoMENLE , fu interpetrato da alcuni uomini dotti, e specialmentedal Buonarroti jper Menelao ^. Ma siccome nessunoscrittore lo nomina tra gli eroi concorsi alla caccia<strong>di</strong> Meleagro , sebbene Apollodoro ne accenni venti ^, Iginotrentatre *, Ovi<strong>di</strong>o trentanove ^, così egli crede piuttostoche sia ìMenalippo ^.Il Lanzi che <strong>di</strong>sputa su tale argomento, procura <strong>di</strong> scioglierneil dubbio, e render chiara la rappresentanza coerentementeallo scritto, trattando <strong>di</strong> ciò nei termini precisieh' io qui riporto. « Che questo congresso in qualchemodo riguar<strong>di</strong> la caccia del Cinghiai Calidonio, espressa itimolte urne etrusche, non può dubitarsi; e pare che quisuppongasi imminente quella impresa, e Meleagro sia pensierosoper r ira <strong>di</strong> Diana, e per le calamità del suo regnodesolato da quella fiera . I due Castori vi sono introdottimeritamente; vedendosi rappresentati in più bassirilievi greci,e nominati dai mitologi fra gli eroi che a quella cacciaconcorsero ".L'altro armato non è, come crede il Passeri ^,Menalippo fratello <strong>di</strong> Meleagro : egli dalla favola si presumegià morto; non facendone qui menzione verun antico.È piuttosto >[enelao, che anche in altra patera è scritto1 Ved. ser. v, p. 44o- ^ Ovid. , Metam. , lib. viii, Eleg.2 Buonarroti, ad Dempster., 1- cit vn ,v. 5 ,sq.Tom. Il, § XVI, p. aa. 6 Passeri, 1. cit., p. 3i.3 Apollodor. , 1. cit. 7 Hygin. , 1. cit,4 Hygin., Fab. , cap. clxxui, p. 8 L. cit.289, sq.


TAVOLA XLVllI. 479MENf.E; <strong>nome</strong> che si riduce al suo essere sulle tracce <strong>di</strong>Aniphtiare per Amphiaraus. Né vale opporre che Menelao,secondo il racconto del vecchio Nestore presso Omero ',essere doveva in età molto tenera. Anzi secondo Omeroné egli poteva esser nato, né Elena, né i Castori, che sifingono con lei usciti a luce. Che se non<strong>di</strong>meno i fratellid' Elena da altri favoleggiatori sono in quella caccia introdotti: potè r artefice etrusco congetturare che Menelaofosse loro coetaneo, essendo egli stato, come è noto , marito<strong>di</strong> Elena; e introdurlo in questa composizione: e chisa che in ciò non seguisse 1' autorità <strong>di</strong> qualche poeta smarrito! w Così il Lanzi ^.Nasce ora nella mia mente il dubbio se realmente 1' ar«tefice <strong>di</strong> questo Disco abbia voluto esprimere i preparatividella caccia <strong>di</strong> Meleagro, o quei della guerra che succedealla caccia, come i prelodati scrittori desumono dalle accennatefavole, o se operò piuttosto con altra intenzione.Do qualche cenno altrove della vita e morte alternata deiDioscuri ^, ma ciò non basta a schiarire il tema presente. Meglio potrà conoscersi col seguito dei Dischi <strong>di</strong>questa Serie. Se però non per<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> mira la persuasioneche i Dioscuri rappresentino 1' alternativa <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong>tenebre, come lo esprime lo stato loro scambievole <strong>di</strong> vitae <strong>di</strong> morte, significando luce 1' una e tenebre l'altra*,come è assai naturale; ne avverrà che in<strong>di</strong>car debbano ilcontinuo cambio del sole tra '1 giorno e la notte. L' allegoriasi farà più sensibile, se pensiamo aver io già provato1 Uiad., lib. IX, V. SaS. 3 Ved. ser. v, p. 439, seg.a L. cit. , p. ai5, seg. 4 Ved. ser. i, p. ^% , seg.


480 DEGLI SPECCHI MISTICIche MeIeag;ro rappresenti il sole, all(->rchè nell' autunno trapassaad un nuovo corso o a nuovo periodo in un annonuovo. Egli è sedente, quasi stanco <strong>di</strong> un terminatoviasfgio. Dietro a lui sor2:e Menelao armato d' asta e <strong>di</strong>scudo, come se fosse pronto ad imprese <strong>di</strong>fficili . Se è provatoper la spiegazione della Tavola antecedente eh' egli sfapure un eroe significativo del sole ", ne avverrà per conseguenzache avremo due Soli, uno sedente per aver terminatala sua carriera , V altro <strong>di</strong>etro a lui che si preparaalla nuova . Lo attestano in certo modo i due citati interpetri,<strong>di</strong>sputando del tempo nel quale i due qui espressieroi si <strong>di</strong>con vissuti, l'uno cioè assai hamhino, o forseneppur nato ancora ,mentre 1' altro è occupato nell'ultimadelle sue più celebri imprese. Duncjue Menelao è qui prontoa prender posto nella carriera , ad imitazione o finzionedel sole; dove appunto cessa Meleagro altro eroe significativodell' astro in<strong>di</strong>cato . Né faccia meraviglia se quicomparisce il sole doppiamente rappresentato, poiché ciòfu in uso <strong>di</strong> frasario anche poetico, giunto fino ai dì nostriper esprimere non già un nuovo sole dopo un altro estinto, ma bensì un nuovo corso del sole stesso. Così <strong>di</strong>fatticantò Dante :Infili che r altro sol nel mondo uscio ",*cosi gli antichi rispetto anche alla luna E '. da tali espressionivogliamo inferire che sia stata creduta 1' esistenza <strong>di</strong>più soli e più lune?Se dunque gli eroi Meleagro e Menelao rappresentano1 Ved. p. 474- 3 Plin., lib. 11, cap. xcvii , Op.a Dante, Divina Comme<strong>di</strong>a, Inf., Tom. 1 , p. 117.caato xxxiii , v. 54.


TAVOLA XLVIII. 4^^il perpetuo rinnovamento del corso del sole che succedeogni nuovo anno, i Dioscuri ne accenneranno il <strong>di</strong>urno suocorso nel sorgere e tramontare, metaforicamente detto nasceree morire '. Questo soggetto è in certo modo simile aquello che ve<strong>di</strong>amo in alcuni sarcofagi, dove Ercole èripetuto più volte, a tenore delle <strong>di</strong> lui fatiche ivi rappresentate'. Che se qui si trattasse della caccia soltanto, a qualfine i Dioscuri mostrerehbero coi loro accessorii la vita ee la morte? perchè tra i proseliti <strong>di</strong> Meleagro dovrebbesitrovar Menelao, non accennato dai favoleggiatori che trattarono<strong>di</strong> quella caccia? Perchè i Diuscuri scelti in preferenza<strong>di</strong> tanti altri eroi concorsi a quell' impresa?Convengo io pure che l' allegoria sia nascosta sotto lafavola <strong>di</strong> Meleagro in assemblea con alcuni dei cacciatoriche andarono poi secolui ad uccidere il cinghiale Calidonio, ma non credo in<strong>di</strong>spensabile che sieno costoro queimedesimi che son nominati dagli scrittori. Poiché se Meleagrorappresenta il sole che percorre la volta del cielo ,come apparisce, gli eroi che lo seguono debbono significaregli astri che in cielo ne secondano il corso, come già<strong>di</strong>ssi Sarà dunque sempre coerente •''. all' allusione della favola,che il sole col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Meleagro, sia seguito dagli altrieroi della Grecia significativi degli astri, ancorché sienoessi eroi dalle favole stesse mentitamente ad<strong>di</strong>tati in unaetà storica piuttosto che in un' altra; mentre 1' esattezza ecorrispondenza della cronologia non è più necessaria dovesi tratta <strong>di</strong> semplici allusioni.1 Ved. ser. v, p. 4^91 seg. 3 Ved- p. 3(«"g.a Mus. P. Clem., Tom. iv, tav. B3.S. IL 61


482 DEGLI SPECCHI MISTICIÈ in fine osservabile che rettamente lessero il <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Menelao non solo il Bai)narroti ' in tempi <strong>di</strong> sì scarsenotizie della etrusca lingua, ma ancora posteriormente ilLanzi, non ostante le forti obiezioni portatevi dal Passeri,mentre, 1' antecedente mistico Specchio avendovi la stessaleggenda non veduta dal Lanzi, mostra poi col <strong>di</strong>segnodelle figure che indubitatamente vi è INIenelao.Altri moderni scrittori dell' antica mitologia, o espositoridelle <strong>di</strong>ssolterate antichità, ripeterono questo Disco * ela sua spiegazione , ma secondando sempre quei che neaveano trattato in principio \Questo Disco appartiene tuttavia alla R. Galleria <strong>di</strong> Fi*renze, dal quale ho tratto con esattezza il presente <strong>di</strong>si^gno.TAVOLA XLIX.Neoi dobbiamo alle plausibili cure del benemeritosig. canonico prof. Schiassi la notizia <strong>di</strong> questo, come <strong>di</strong>molti altri Specchi mistici, ch'egli splen<strong>di</strong>damente e condottissimo commentario pose alla luce; impegnando gli ere<strong>di</strong>del dotto Biancani a comunicargli quelle imperfette econfuse schede ciie avea lasciate quell' uomo eru<strong>di</strong>to, relaiAdDempsler.jToin. Il, § rvi.p. la. 3 MafTel , Oòserv. lellerarie, Tom.I Gori, Mus. Eir. , Tom. ii , vi- vi, p. 29 , seg. Buonarroti, adgnelta proem. Dempsl., de Etr. Dempsier., Tom. 11, p. 22, 49-Rpgal., Tom. 1, lab. jvii, Millin Vermiglioli, Lettera sopra una pa-Galer. Mvlliol. , Tom. II, PI. torà etrusca, p. 14.cvLVi , num. 409 '•


TAVOLA. XT.IX. 4^-5tive ai precitati Specciii mistici, con animo <strong>di</strong> formarneun libro, che se non ebbe effetto per essere mancato egli<strong>di</strong> vita ', venne peraltro a luce in tutto aumentato, e per<strong>di</strong>r così rifuso dal prelodato eh. Schiassi, com" io <strong>di</strong>ceva ,col titolo seguente: Da Patcris anticjuonun ex sche<strong>di</strong>s Biancani,sermo et epìstolae. Dononiae mdcccxiiii'. Abbiamodunque per questo mezzo il vantaggio <strong>di</strong> conoscere il parere<strong>di</strong> due eru<strong>di</strong>ti scrittori circa gli Specchi mistici chein esso contengonsi; un de' quali Specchi è il presente cheho inserito nella Tav. XLIX.E scritto nel già k)dato Commentario che in questo Specchio,a cui dall' autore si dà il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> patera, si vedc)nolateralmente le immagini dei Dioscuri come lo manifestanoi pilei frigi ', e le stelle che hanno sul capo ^. In mezzoa questi si vedono altri due giovani armati, che si possoncredere Lari pubblici, i quali solevano essere veneratidagli antichi in qualità <strong>di</strong> custo<strong>di</strong> delle città ^. Dietro <strong>di</strong>essi è un e<strong>di</strong>ficio, che i precitati interpetri giu<strong>di</strong>cano essereuna più chiara conferma, che i due giovani armati sienoLari; ed infatti ad essi affidavasi il patrocinio della patrianon meno che della domestica abitazione ^.Dicon poi che l'atto <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tar colla destra uno il cielo,l'altro la terra, <strong>di</strong>stingue 1' uno per Lare celeste, l'altroper familiare, come in fatti dagli antichi furono cosi nominati7. Dichiarano finalmente <strong>di</strong> rameiino quella corona1 Ved. la Collezione ( antica ) <strong>di</strong> 4 I'^'-Opuscoli scientifici e letterari <strong>di</strong> 5 Propert., lib. m, Eleg. in, »'. ii.Firenze, Voi. xx, p. gi.seg. 6 Ved. ser. i, p. 486.a Ved. p. 4- 7 Lil. Girald., Syntag. xv, p. ^\o, sq.3 Ved. p. 3o2.


484 DEGLI SPECCHI MlS'IIClche si vede attorno al Disco, perchè questa pianta era sacraai Lari dumestici'. Quello peraltro che al caso nostropiù importa, onde conoscere la vera natura <strong>di</strong> questimanubriati Dischi, è la persuasione <strong>di</strong> questi rispettabili letteratiche multi <strong>di</strong> essi Dischi contengano il soggetto medesimo,ancorché non rappresentato


TAVOLA XLIX. 4^^Se poiii^hiamo per un istante che le due stelle sovrastantialle teste dei già in<strong>di</strong>cati Dioscuri stiatio a significare tuttol'aggregato sidereo che splende nei cieli, senza neppureescludere il sole e la luna come astri apparentenientemaggiori; ne avverrà che avreincj in questo Specchio ungeroglifico abbreviativo <strong>di</strong> tutto il sistema fisico dell' universo'; vale a <strong>di</strong>re il cielo e la terra nei due giovani, in<strong>di</strong>cantiuno l'alto, cioè il cielo, l'altro il basso cioè la terra, mentre gli altri due giovani rappresenteranno gli astriche in questo spazio contengonsi. Le prove <strong>di</strong> tal miopensamento si sviluppano appoco appoco per mezzo deimonumenti niedesimi, a misura che ne do conto in questa,come in altre Serie dell' Opera.Dico altrove che i Dioscuri sono considerati alcune voltegli stessi dei Cabiri ^ ; e in altra occasione trattandodei Cabiri prendo a ragionare dei loro berretti significatividel cielo stellato ' , mostrando altresì che i Cabiri eranfigli <strong>di</strong> Vulcano. Questi si manifestano avsai chiaramenteper i pianeti che seguono il fuoco etereo e la celeste luce,cioè il sole, come rileva l'iablonski da Marziano Capella,il quale descrive la nave luminosa del cielo, moderatrice <strong>di</strong>tutta la natura, che porta merci soavissime, alla qual navepresedevano sette nocchieri ^. Ognun vede, come nota i lablonskiche i sette nocchieri sono i sette pianeti del cielo,pei quali credevasi dagli antichi esser governato tuttoil sistema della natura 5. Se nel nostro Disco due soli sonoI Ved. p. 368, e seg. 4 Mariian. Capella ,de Niipliis pliiaVed. ser. i, p. i46, et Sanconiat. lolog. , lib. ii, p. 53.ap. Euseb., Praep. Evang, lib. i, 5 lablonski , Pantlieon Aegypt., Procap.X, p. 36, sq. leg. , § ;cxvi, p. lxii.3 Ved. ser. i , p. i46.


486 DEGLI SPECCHI MISTICIi Cabir! colle due stelle ad<strong>di</strong>rati, mentre presso gli Egizianise ne contavano sette, e quin<strong>di</strong> otto ancora col padre loroVulcano, oppur cinque in<strong>di</strong>cando separatamente il sole ola luna, io credo che ciò sia .stato fatto per abbreviarne ilnumero, accennandone soltanto la pluralità col dualismo.A questo prtiposito io debbo riportare 1' intiero capitolo<strong>di</strong> Orapollo, dove si mostra che me<strong>di</strong>ante il geroglifico <strong>di</strong>una sola stella si raj)presentava la cosa medesima. « V^olendogli Egiziani, egli <strong>di</strong>ce, descrivere un Dio, o il Fato,il numero quinquenario <strong>di</strong>pingono una stella. Un Dio,perchè la Provvidenza <strong>di</strong>vina <strong>di</strong>spone e presiede alla Vittoria,me<strong>di</strong>ante la quale si eseguisce il moto delle stelle einsieme dell' universo, poiché son persuasi che niente possasussistere senza Dio. Il Fato ,perchè esso deriva dal corsoe dalla <strong>di</strong>sposizione delle stelle. Il numero quinquenario,perchè essendo sparso il cielo d' un numero immenso <strong>di</strong>stelle, soltanto cinque fra queste col proprio moto formanola bellissima <strong>di</strong>stribuzione e il regolamento del mondotutto ' w.Dal passo <strong>di</strong> questo scrittore antico si trae dunque chele stelle, come semplice geroglifico, hanno in<strong>di</strong>cato il cielostellato e principalmente i pianeti; e questi furono inEgitto, com' io <strong>di</strong>ceva, riconosciuti per Cabiri ', o sienogran<strong>di</strong> Dei, e Dei forti e potenti, come gli nominavanoquei dell' isola <strong>di</strong> Samotracia •''; dal che resulta che gli antichida essi attendevano egualmente che dai pianeti quan»te viene amministrato nel mondo ^. La più chiara idea <strong>di</strong>1 Orapoll. Niliac. , lib. i, cap. xiii, 3 Varrò de Lingua lat., lib. JV, p.p. 19. 19, sq.a lablonski , 1, cit. , p. Lx , sq. /^ Ved. p. 86.


TAVOLA XLIX. 4^7tali <strong>di</strong>vinità abbiaino 1' da Cicerone che la trae da Z.-nocratescrittore <strong>di</strong> stirpe fenicia, cioè del paese dtive eranoquesti Dei con particolar culto venerati •• Niin)era egli pertanto otto deità tra gli Egiziani, cinque delle quali nellestelle erranti, una che trovasi sparsa in tutte le stelle fisse<strong>di</strong>stinta col solo <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Dio, in luoa:o d^-lla settima ag-iriungèil sole, e dell' ottava la luna '. In un modo simile sondescritte anche da Clemente Alfssandrino dove <strong>di</strong>ce chesette Dei sono i sette pianeti, e che l'ottavo essendo ilcomplesso <strong>di</strong> questi è chiamato il mondo *. In fine vi furonoaltri scrittori che le ridussero soltanto a quattro che in<strong>di</strong>caronocoi seguenti nomi cioè sole, luna, cielo, terra ^,ed anche coi nomi <strong>di</strong> Demoni, cioè sole e luna, Amoree Forfuna ^.Questi ultimi specialmente si <strong>di</strong>mostrano coli' aspetto <strong>di</strong>una pretta fatalità ripetuta dal sabeismo, come infatti abbiamoveduto finora, qua e là serpeggiare in quasi tuttii già spiegati mistici Specchi; tanto che <strong>di</strong>r potremo essereil soggetto del presente Disco in tutto analogo agli altrigià scorsi, ove figurano principalmente il sole, la luna,gli astri, la Fortuna o sia Nemesi, ed il Fato; né va <strong>di</strong>sgiuntoda questo Amore, 1' se lo consideriamo per la causadella generazione che in tanti Specchi vedemmo emblematicamenterappresentata *'.Posso più chiaramente riconoscerenei due giovani sotto-I lablonski , 1 cit., p. lxi. 4 Tertullian. , lib. )i . cap. ii , np.a Cic. , de Nat. Deoruin, lib. i , CJip. lablonski, 1. cit., p. l\ii.Mii , Op.jTom. IX, p. a^oo. 5 Macrob. , Saturn. , lib. i.cap. XIX,3 Clem. Alex., Cohort. ad Gentcs,^ p. agS.Op., Tom. 1 , p. 44- 6 Ved. p. 355.


488 DEGLI SPECCHI MISTICIposti alle due stelle <strong>di</strong> questo Disco, i Cabir! egiziani figli<strong>di</strong> Vulcano, o i Prtteci da Pausania descritti in forma <strong>di</strong> uominipigmei, e da Erodoto parimenle veduti nelle proredelle navi fenicie'. Molti scrittori gli accennano <strong>di</strong> figuracubitale, ed Erodoto li trova in Fenicia, eguali a quei<strong>di</strong> Menfi da Cambise spregiati, perchè erano <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>cola forma^. 11 Creuzero che ha me<strong>di</strong>tato molto in queste materiecrede che una tal rappresentanza orbiculare o <strong>di</strong> pigmeidata ai Fateci o Cabiri , fosse imirativa <strong>di</strong> quella del mondoperchè ne erano i simboli ^ Ora portiamo nuovamente l'occhiosul monumento che spiego, e vedremo che idue giovanettiastriferisono più piccoli degli altri due armati, dei qualiabbiamo ragionato <strong>di</strong> sopra, mostrano cosi la figura loro<strong>di</strong> pigmei. Che se a tale allusione pensato non a\esser artefice che li cesellò, a qual fine dovea fare <strong>di</strong> quattrogiovani due più gran<strong>di</strong> e due più piccoli ?Con questi antecedenti ritorno all' esame degli altri duegiovani armati <strong>di</strong> corazza e d'elmo, che accennano colgesto il cielo e la terra. Dai loro interpetri furon detti Lari,né ad essi è male appropriato un tal <strong>nome</strong>, quando nonsi riceva nello stretto senso <strong>di</strong> anime degli estinti <strong>di</strong>vinizzate, come per or<strong>di</strong>nario s" intende ^. Se il monumentoproviene dall'antica Etruria, come ve n'è ogni apparenzaper esser depositato nelF Istituto <strong>di</strong> Bologna, dove si acquistaper or<strong>di</strong>nario ciò che si trova nelle vicine terre, lequali formarono anticamente una parte d' Etruria ^, ne1 Herodot., et Pausaa., ap. Creuzer, 4 ^'^J- s^*"- '• P-*'•Dionys. , p. I 3 1 , sq. 5 Guarnacci , Orig. ital., tom. ni ,a Veci. p. 3ia. lib. ii, cap. i, p. ai6.3 Creuzer, 1. cit. , p. i35.


TAVOLA XLIX. 489segue <strong>di</strong>e debbesi conciliare il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Lari con ]' indoledella lingua usata nel paese ove il monumento è stato trovato.È noto per tanto a chi legge esser la voce Lar significativain etrusco <strong>di</strong> deità ', non meno che <strong>di</strong> onore, potenzae <strong>di</strong>gnità ^, e forse anche <strong>di</strong> un essere o Genio superiorealla uinanità '; ed è altresì nota la provenienza <strong>di</strong>questa voce dai Fenici, presso i quali significa egualmentesommo ^ e grande. Stabilito ciò non contra<strong>di</strong>co al savioparere dei soprallodati due interpetri s' io <strong>di</strong>co essere gliDei magni quei due giovani armati d' usbergo, d' cimo ed' asta in questo Specchio mistico, per quanto essi gli nominasseroDei Lari ^j mentre il significato delle due voci èin questo caso lo stesso.Ora fa d' uopo eh' io stabilisca per base degli schiarimentieh' io son per dare de' due militari, un passo importante<strong>di</strong> Varrone eh' io pongo in latino per non trattenermifuor <strong>di</strong> proposito nelle varie lezioni ed interpetrazioniche danno ad esso i moderni letterati ^ « Principesdei, coeluni et terra: hi dei iidein (jui in Aegypto Serapiset Isis, etsi Harpocrates <strong>di</strong>gito significata qui sunt Taouteset Astarte apiid Phoenicas, ut idem principes in Latio Saturnuset Ops. Terra enini et coelum, ut Samothracum ini'zia docent, sunt dei magni, et In quos <strong>di</strong>xi mullis nominibus.Nani neque quas Ambracia ante portas statuit <strong>di</strong>iasvirileis species aeneas , <strong>di</strong>i magìa, neque, ut vuìgus puiQt,hi Samothraces <strong>di</strong>i, qui Costar et Poìlux sic hi uiaset foemina: et hi quos augurum libri scriptos habent sic,1 Ved. ser. i, p. 54- 4 ^ed. ser. 1, p. 54.a Ved. p. 871. 5 Ved. p. 483.3 Ved. p. aya. 6 Creuzer, Dionys., p. i5a, sq.S. II. 62


490 DEGLI SPECCHI MISTICIDivi potes: et sunt prò ilìis qui in Samothrace itù ^warol.Haec duo coelum et terra: quod anima et corpus , hunùdumet calidum' w. Si vede intanto dall' addotto passoche si confusero dal volgo i Dioscuri con i Magni Dei, equesti nuovamente con quei che si ponevano avanti le porte,i quali furono <strong>di</strong> genere maschile; e Varrone vuol ches' intenda essere stati <strong>di</strong>stinti quei gran<strong>di</strong> Dei dal variato genere<strong>di</strong> maschio e <strong>di</strong> femmina, e dalla significazione <strong>di</strong> cieloe <strong>di</strong> terra. Uelativamente a questo insigne passo abbiamoalcune riflessioni assai dotte del Creuzero, il quale scriveche Varrone <strong>di</strong>sputando <strong>di</strong> questi Dei, conclude che neiprimi tempi <strong>di</strong> quella sua religione erano due soltanto le<strong>di</strong>vinità cioè il cielo e la terra ^, essendo altresì una mascliile, e l'altra femminile; dalle quali crederono <strong>di</strong> ricevertutto gli antichi, e inclusive la vita ^. Trae quin<strong>di</strong> loscrittore prelodato da vari altri classici antichi, essere statoin seguito aumentato il numero <strong>di</strong> queste deità, e variatofino il <strong>nome</strong> loro ^.In questo Disco pare che si trovino le mentovate dueprimitive <strong>di</strong>vinità simboleggiate dai militari accennati, ilcielo e la terra; quin<strong>di</strong> le altre due sotto le sembianzedei soli Dioscuri, si potranno anche intendere per la schieradelle celesti <strong>di</strong>vinità degli antichi ^; ma da doversi tenerein questo Specchio per i Magni Dei. Questi peraltronon sono esclusi dalla rappresentanza <strong>di</strong> Magni Dei siper le aste che tengono in mano, e si ancora per le fattezzeloro infantili, e quin<strong>di</strong> reputate orbiculari , e <strong>di</strong>1 Varrò, de Lingua Lat. , lib. iv, 3 Creuzer , Dionys., p. i53.§ xxxui, p. 19, s({. 4 Itid., p. 154.a Ved. p. i(i8. 5 Ved. p. 481.


TAVOLA XUX. 491pigmei, cioè ollari ', lo che appren<strong>di</strong>amo ria Dionisio, ilquale riporta le parole dello scrittore Timeo, che leggonsicome segue: « Timeo , scrittore parla così della formae figura degli Dei Penati ( che sono i Magni Dei tra iRomani ^): i caducei <strong>di</strong> ferro e <strong>di</strong> bronzo , ed un vasofittile troiano, son le cose sacre poste nei sotterranei <strong>di</strong> Lavinio^ 3J. Quin<strong>di</strong> aggiunge lo stesso Dionisio <strong>di</strong> aver vedutiesso pure tali simboli nei templi romani consistenti in duegiovani sedenti con le aste in mano ^. Il Creuzero assaidottaujente riduce il sio:nificato dei due scrittori a con\enientecomento ,pensando che i caducei e le olle nominatesimbolicamente da Timeo siano le aste, e la figuraoliare dei Dioscuri ^ da me accennate , e che svilupperòin seguito più chiaramente. A questo proposito egliriflette ad un passo assai chiaro <strong>di</strong> Vitruvio, dove si <strong>di</strong>ceche i sacerdoti portando Y idria coperta, secondo i riti <strong>di</strong>Egitto, intendono <strong>di</strong> provare che tutto si produce per 0-pera dell' umido; tantoché stendendosi a terra nel temj>ioalzano poi le mani al cielo, ringraziando così la <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong>tutte le utili invenzioni ^. Un altro esempio <strong>di</strong> simile ritosi allega dal Creuzero nella funzione sacerdotale dagli antichipagani costumata <strong>di</strong> aver due idrie, versandone unaair oriente, un' altra all' occidente , ed intanto portandogli occhi ora in cielo, ed ora in terra, per mostrareche dall' una e dall' altra tutte le cose traggono la loro1 Ved. p. 472. 4 ll>id-, p. 55.a Ved. p. i]Sq. 5 Crpuzcr , Dion^s., 1. e, p- i56, sq.3 Dionys., Halicarn., Antiquit. Rom. 6 N itiuv., lib. viii, in praefat. , p.lib. I, cap. XLii, p. 54. 3o3.


492 DECll SPECCHI MISTICIsorgente '. Così il già lodato Creuzero '. Noi ve<strong>di</strong>amoper tanto che l'atto <strong>di</strong> portar la mano ora all' alto, ora albasso nei due giovani militari <strong>di</strong> questo Disco, è in tuttoconforme allo spinto dell' antichità <strong>di</strong> riconoscere nel cieloe nella terra la sorgente del tutto.Potrei <strong>di</strong> più anche <strong>di</strong>re che la positura dei pie<strong>di</strong> loroin questa rappresentanza sia da credersi accomodata per unfine significativo, mentre uno <strong>di</strong> essi è in atto <strong>di</strong> camminare,denotando, a mio credere, vita ed attività , V altro hale gambe incrociate esprimendo , come ho provato altrevolte, riposo e morte ^.Di fatti alla vita e alla morte principalmente si credevanopresidenti in Roma i Penati, come attesta Macrobio * ,mentre questi Dei si reputano i medesimi dei Cabiri, comeavrò luogo <strong>di</strong> provare in seguito, mostrando con reiteratiargomenti che in questi mistici Specchi per or<strong>di</strong>nario sitratta della cosmogonia degli antichi ^.TAVOLA LN


TAVOLA L.49^ste, come alla casta Minerva competesi, benché ricinta sulfianco in modo simile a quella della Tav. XXXIV. Portainoltre in testa l'elmo, sebbene <strong>di</strong> una figura alquanto bizzarra,per le ragioni che ora son per <strong>di</strong>re; ma frattanto si vedrànegli Specchi seguenti esser Minerva coperta in testa daun elmo quasi simile a questo. Notai nella Dea Della Tav.XXXIV alcuni rapporti colla Minerva degli Egiziani ' , e<strong>di</strong>chiaiai come ad essa è affidato il governo del cielo , facendomuovere il tutto: attribuzioni delle quali partecipalo spirito del mondo ', e che sembrano altresì assegnate alla<strong>di</strong>vinità femminile, che gli <strong>Etruschi</strong> sogliono figurare nei loromistici Specchi ^ Ho poi mostrato ancora che gli Egizianiavevano un geroglifico, me<strong>di</strong>ante il quale significa\ano e-gualmente lo spirito del mondo, consistente in un globoalato * ; e ne ho data la vera figura in vari mo<strong>di</strong> espressatra i geroglifici dell' Egitto ^.Ora r osservatore si compiaccia <strong>di</strong> paragonare questi conr elmo della Minerva eh' è nellapresente Tav. L, e vi troveràsomiglianza grande <strong>di</strong> forma, cioè un globo e due ali chedall' alto scendono al basso . E dunque indubitato che laMinerva <strong>di</strong> questi mistici Specchi significa talvolta lo spiritoanimatore del mondo. Trovata in questa guisa unagran relazione in tale oggetto tra le idee degli <strong>Etruschi</strong> equelle degli Egiziani, resta eh' io la <strong>di</strong>mostri altresì tra gli<strong>Etruschi</strong> e i Fenici per questa medesima <strong>di</strong>pendenza. Vedemmogià in quanti mo<strong>di</strong> fu dagli <strong>Etruschi</strong> rapprescnfatoil Fato nei loro monumenti. Ve<strong>di</strong>amo ivi ripetuti altresìI Ved. p. 373. 4 Veci. p. 478.a Ved. p. 375. 5 Ved. ser. vi, tavv. B5, num. i.3 Ved. p. 376. E4, num. 3.


4q4 DEGLI SPECCHI MISTICIquei due giovani che <strong>di</strong>cemmo ora Dioscuri ', ora Gemini^, ora Lari ^ ora Cibiri o D^i magni ^. Si prova pertanto, attese le dotte ricerche dei letterati moderni ^, e letestimonianze che traggono dagli antichi scrittori ^, chenel culto dei Fenici si veneravano particolarmente i Cabirifin dai tempi i più antichi, ed ho già detto che generalmenteerano creduti sette 7. Or questi che per figli <strong>di</strong> Vulcanospacciavansi ® , altro non erano in sostanza che icosì detti sette pianeti, quasi generalmente in Orientereputati Dei gran<strong>di</strong>, forti e potenti, per i quali tuttoera fatto ed amministrato nel mondo 9. Ad essi peraltroaggiunger sole\ano un altro nume, onde in tutti eranootto '"; ch^ è quanto <strong>di</strong>re, come dottamente interpetra ilpiù volte citato con lode lablonski, i Fenici o gli Egizianivi aggiunsero il padre loro Vulcano ", eh' era la Mente <strong>di</strong>vinaed eterna , l'Artefice del mondo e la Prima causa <strong>di</strong>tutte le cose ''; <strong>di</strong> che lo stesso lablonski rende assai persuadenteragione '-^Queste qualità medesime non le ravvisammo noi egualmenteattribuite alla Neità '* ed alla Minerva "^? Dunque1 Ved. p. 33i. 33 , Hesych., in voc. Kà^iipoi.2 Ivi. 9 Ved. p. 485.3 Ved. p. 483. 10 Ved p. 486.4 Ved. p. 3ii, 488. II lablonski, 1. cit. , p. LXii, seg.5 lablonski, Panlbeon Aegypt, Pro- 12 lamblie, de Mysler. Aegypt.legom., § XXVI, p. lix. sect. viii , cap. m,p. ì5g.6 Sauconiat. , ap. Eiiseb. ,Prae- i3 lablonski, 1. cit., par. i, lib. 1,parai. Evang., lib. i, cap. x, p. cap. 11, § ix, x, p. 45, 4^' ^' cap.36, 37, 38, 39. IV S' .P- 81 ;sq.y lablonski, 1. cit., p. n. i4 Ved. p. Syu, SjS.8 Herodot., lib. ni, cap. xxxvii, p. i5 Ved. p. 373.


TAVOLA L.49^non fa d' uopo andar più oltre per provare che in questoSpecchio mistico si rappresenta tutto il sistema della fatalità,vale a <strong>di</strong>re il nume che <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong>spone in questomondo, come stabilivano del Fato gli <strong>Etruschi</strong>, e come gliEgiziani sotto il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Vulcano ed anche <strong>di</strong> ^N'eila ',ed i Greci con quel <strong>di</strong> Minerva o Divina mente che tuttoregge e governa % intendevano <strong>di</strong> significare un Dio arbitroe moderatore del tutto. Qui dunque Minerva tien lucgo <strong>di</strong>quel Vulcano eh' è padre dei Cabiri, mentre ambedue, com'io <strong>di</strong>ssi, furono reputati significatividello Spirito del mondo^. Questi figli, cioè i Cabiri secondo il sistema dei Fenici,qui filmo la figura <strong>di</strong> satelliti, come nel sistema del moiidosono i pianeti quei che governano la gran barca dell' universo*, vale a <strong>di</strong>re che <strong>di</strong>rigono la fatalità ^.Da tutto ciò starei per dedurne che tra 1 significato <strong>di</strong>questo Specchio e quello <strong>di</strong> quasi tutti gli antecedenti poca<strong>di</strong>versità vi corresse, poiché vedemmo altrove questa Minervamedesima, da me interpetrata come la Divina mente o-peratrice dell' universo ^. Qui la troviamo unita con i Cabiri,che dai Fenici si reputarono gran<strong>di</strong> e potenti, vale a <strong>di</strong>rearbitri <strong>di</strong> tutto il regolamento del destino stabilito da Dio;ed è perciò che si figuravano destinati al governo dellabarca del mondo, come Canobo governava quella del sole 7,e perciò si fecero come lui d' orbiculare figura ^, e quin<strong>di</strong>men turpemente, come in questo Specchio, soltanto in puerileaspetto ed alquanto goffi nella persona, con)e già sot-1 Ved. p. 375.


4n6 DEGLI SPECCHI MISTICIto il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Dioscuri li considerammo anche altrove '.Dietro alle tre già esaminate figure , cioè Minerva e iDioscuri o Cabiri che <strong>di</strong>r si vogliano, se ne vede una quarta,che per ora lascio inosservata, perchè mi occorrerà <strong>di</strong> xagionarnepiù volte in seguito.Non so dov' esista lo Specchio mistico <strong>di</strong> questa L Tav.,poiché ne ho veduto soltanto un <strong>di</strong>ligente <strong>di</strong>segno nell'archivioprivato della R. Galleria <strong>di</strong> Firenze, dove il sig. DirettoreSenatore Alessandri mi permise con particolar favore<strong>di</strong> trarne la copia.TAVOLA LI.JL^al numero dei Cabiri o gran<strong>di</strong> Dei significativi deipianeti " non erano esclusi i maggiori luminari cioè il solee la luna; ed era questa antica religione del1'sabeismo,fondata secondo Maimonide nella credenza che non \ifosse altro <strong>di</strong>o che le stelle, mentre il sole n' era il <strong>di</strong>omaggiore ; o come pensavano altri, erano cinque pianeti icomuni Dei, essendo il sole e la luna gli Dei maggiori ',-e noi trovammo già sette porte immaginate nel cielo corrispondentiai sette pianeti o primi Dei, per i quali facevansibeate le anime V *. è però chi pretende che i Sahiio Zabii adoratori degli astri, abbiano riconosciuto unDio creatore, e superiore ad ogni altra potenza ^. Ed in1 Ved. p. 33i, e ser. i , p. 146.2 Ved. p. 485.3 Maimoaid. , io Mare aevochirn ,part. Ili, cap. xxix , p. /\ii. V.Bu^torfT, ap. labloaski PanlLeoa.Aegypt. prolegom. § xxiv, p. ui.4 Ved. p. 3i I.5 Vid. Milllum, in Dissert. selecti»,Dissert. IX, p. 278, ayy.


TAVOLA LI .497vero quella Minerva che trovammo nello Specchio antecedentemi facredere, che gli <strong>Etruschi</strong> ritenendo sempre granparte del più antico sabeismo, da essi portato dall'Asia inqueste regioni, avessero poi anche la fede <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o arbitro<strong>di</strong> tutto col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Fato ', il quale peraltro tenesse gliastri come satelliti o ministri dei suoi decretiEra pertanto nelle mani <strong>di</strong> questi Dei, secondo gli E-truschi , l'amministrazione universale del mondo. E poichéquesti Dei nelle perio<strong>di</strong>che rivoluzioni loro generanoil tempo , e con esso le vicende annuali delle stagioniunitamente alla luce <strong>di</strong>urna ed alla oscurità notturna,cosÌL gli antichi anteriormente all'uso dì un' estesascrittura immaginarono <strong>di</strong> personificare questi Dei o sianoquesti astri, onde avere un mezzo <strong>di</strong> rammentarci queiloro effetti che servono ai nostri vantaggi: in fine peristruirci nella teologia e nella fisica.Questa simbolica scrittura sembra il soggetto delloSpecchio mistico esibito nella presente LI Tavola, l duegiovani armati sono i due Cabiri o Dioscuri ', che vedemmoaltrove col capo l'uno coperto, l' altro scoperto ^^ in<strong>di</strong>cantiil vicendevole corso dei giorni e delle notti '», dallamaggiore o minore estensione dei quali perio<strong>di</strong> si produconole stagioni . Esse pure sono in particolar modoaccennate in questo Specchio. Io lo deduco dal vedere<strong>di</strong>segnata da una parte una piccola pianta, che essendo infiore mostra la sua gioventù e nel tempo stesso la primavera,nella quale stagione i fiori hanno luogo. Dall' al-1 Ved. p.I59 3 Ved, lav. xlvui •2 Ved. p. 434 > 495 Iseg. 4 Ved- p. 479•S. II. 63


498 DEGLI SPECCHI MISTICItra parte vedo uh vecchio tronco d albero a cui restaappena qualche foglia, come appunto succede in autunno:stagione che priva le piante del miglior loro ornamentoeh' è la verzura; come accade lo stesso allorché un albero incominciaa perder la vita vegetativa . Mal' alternato nascimentoe deperimento negli esseri viventi e vegetantidel mondo non altera la perpetuità del suo giro , vedendovisiuna esatta successione <strong>di</strong> cose, come al terminare<strong>di</strong> un giorno succede la notte, la quale sparisce alla vicendevoleapparenza <strong>di</strong> un nuovo giorno; <strong>di</strong> che sono iDioscuri una immagine assai convenienteÀ siffatto vicendevole giro delle stagioni e degli astriassomigliarono gli antichi il giro delle anime da questaall'altra vita, e dall'altra nuovamente a questa, per cuigiunsero persino a supporre che queste anime seguisseroi! corso del sole •. Osserva un moderno scrittore, che ilvicendevole ratto <strong>di</strong> Elena da Teseo portata in Atene , eJa guerra dei Dioscuri onde riprenderla , e <strong>di</strong> nuovo ilratto delle Leucippi<strong>di</strong> che i Dioscuri commisero, e quin<strong>di</strong>Teseo nell'inferno, altro non significano in sostanza cheun continuo levare e tramontare degli astri e delle com-Linazioni loro con la luna: ed a2:2:iunire la riflessione chei Dioscuri domandarono agli x\teniesi <strong>di</strong> essere ascritti aimisteri eleusini, poiché in essi misteri s'insegnavano questedottrine ^. Per tali ragioni, cred'io, non solo si trovauna tale rappresentanza in questi mistici Specchi da mepiù volte mostrati aderenti ai misteri ^, ma in questomedesimo vedesi attorno al lembo una corona d' ellera1 Ved. scr v, p. 2o3 . Tom. iv , p. 164, sq.2 Creuzer, Symbol, und Mythol., 3 ^ ed p. m4-


TAVV. LI , E LIl .499coi suoi corimbi , in<strong>di</strong>cante soggetto bacchico spettanteai misteri bacchici 'Questo Disco esiste ine<strong>di</strong>to nel museo R. <strong>di</strong> Napoli, essendostato tra quei già posseduti dal Car<strong>di</strong>nale StefanoBorgia.TAVOLA LILJZjsamino altrove in che <strong>di</strong>fferiva il culto religiosodei Romani da quello degli <strong>Etruschi</strong> rispetto a Giano ^.Qui ne ricerco le approssimazioni ,giacché da Seneca ^ eda Cicerone intendo che quelli assai da questi <strong>di</strong>pendevanoin genere <strong>di</strong> religione. Dal complesso delle dottrine'»da me altrove aggregate resulta che i Romani, senza puntosecondare gli <strong>Etruschi</strong> , hanno compartito le qualità <strong>di</strong>un <strong>di</strong>o massimo e demiurgo ad un qualche loro antichissimoduce o re , e fondatore <strong>di</strong> lor nazione ^, come i Cretesiusarono con Giove ^, gli Assiri con Belo ', gli Egizianicon Osiride ^, e cosi <strong>di</strong>casi <strong>di</strong> altre nazioni rispetto ailoro primi re fatti Dei, o agli Dei registrati nel catalogodei loro primi re o fondatori <strong>di</strong> quelle vaste società, che <strong>di</strong>poiregni ed imperi appellaronsi.Gli <strong>Etruschi</strong> più saggi, o per meglio <strong>di</strong>re meno freneticiche altri non furono in questo ramo <strong>di</strong> religione, si a-i Ved. p. 299, seg. e ser. v, p. 5 Ivi, p. jg seg. è 82.a58 , seg. 6 Ivi .p. j3 .2 Ved. ser. tu, p. 85, seg.7 Ivi.3 Ved. p. 255 . 8 Ivi,4 Ved. srr. Ili , p1 52 .


5oO DEGLI SPECCHI MISTICIStennero dall' attribuire ai loro capi della nazione i nomie le qualità rispettabili della <strong>di</strong>vinità ;giacché il <strong>nome</strong>Din o Tin, col quale par che accennassero Id<strong>di</strong>o ', o purquello <strong>di</strong> Fatiun conservatoci dai Latini ' , rispetto agli E-truschi medesimi non si ritrovano in alcuno dei loro antichire . Par che inclusive sdegnassero <strong>di</strong> rappresentarela <strong>di</strong>vinità con caratteristiche umane sembianze, mentrenoi troviamo nei lor monumenti adottate le forme e '1 caratterein<strong>di</strong>viduale stabilito dai Greci, com'è il Giove, laMinerva, ed altri Dei che abbiamo incontrati nei misticiSpecchi . Piuttosto è da credere che allorquando volleroesprimere la Natura o'I Fato, che sembrano essere stati idue enti coi quali essi tentarono in qualche modo il menoimproprio <strong>di</strong> esprimere la <strong>di</strong>vinità, rappresentassero unadonna, o un uomo bensì, come negli Specchi mistici vedemmofinora, non meno che nel presente della Tav. LII,ma coir aggiunta però delle ali : mostruosità incompetentealla natura umana , e propria caratteristica della natura <strong>di</strong>vina^. Forse i Latini antichi si accomodarono a quel modosimbolico d' esprimersi che usarono le intiere nazionid'oriente, chiamando col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> re le prime loro <strong>di</strong>vinità,come Urano e Ghe presso gli Atlanti ^^ e forse intesero<strong>di</strong> conservare nella stessa venerazione dei numi la memoriadei loro fondatori , de' quali perduta quasi ognitraccia <strong>di</strong> vera storia, si attribuiva loro quella che più propriamenteagliDei competevasi.Mi cade altrove in acconcio <strong>di</strong> rintracciare nell' oscurità1 Ved. p. 107 .4 Diod. Sicul. , lib. iii , cap. lvi,a Ved. p. 258, seg. p, i32 , Op. , Tom. i , p. 2»4> s*!'3 ^'e(J, p. Bi^, e ser. i, p. 571 .


TAVOLA LII.5oidei tempi remoti qualche barlume <strong>di</strong> colui chiunque fosse,dai Latini riconosciuto per loro primo re '. Qui soltantodo uo cenno che fugli attribuito ilcarattere <strong>di</strong>vino <strong>di</strong> demiurgoe generatore, e padre non solo degli uomini ma degliDei ancora " ; vale a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> quelle parti dell' universo chedall'antico linguaggio poetico furono animate e <strong>di</strong>vinizzate ^cioè della stessanatura.Questa medesima <strong>di</strong>vinità, benché non accennata col <strong>nome</strong><strong>di</strong> Giano , ma esibita con i medesimi attributi , noila ve<strong>di</strong>amo in questo Specchio mistico spettante agli <strong>Etruschi</strong>. Essa sta in pie<strong>di</strong> situata nel mezzo, vale a <strong>di</strong>re dominar universo come il centro <strong>di</strong> tutto , e come 1' animavivificante del mondo ^ . Il suo braccio destro è posto sulfianco in atto d'impero, giacché questa esterior posizionedel corpo in<strong>di</strong>ca un' interiore <strong>di</strong>sposizione dell' animo all'orgoglioe all' impero ^ . Questo é il principale attributodel Fato, mentre lo stesso Giove fingevasi a lui subor<strong>di</strong>nato.Ai suoi pie<strong>di</strong> sorge uno stelo col fiore, geroglificosemplice , ma chiaro abbastanza per ad<strong>di</strong>tare 1' organizzazionedell'universo, la quale i Latini facevano <strong>di</strong>pendereda Giano, gli <strong>Etruschi</strong> dal Fato, con quelle frasi che lafisica prendeva in prestito dalla storia e dalla poesia, <strong>di</strong> padredegli uomini e degli Dei^, e <strong>di</strong> sostegno a se stesso 7,iibbiamo inteso nella spiegazione della Tav. antecedente, come gli <strong>Etruschi</strong> religiosamente osservassero la1 Ved. ser. ni, p. 47 > 5g, seg. 5 Engel, Idées sur le geste, leu.a Ivi , p. 47 » ^3 , 76 X ,Ved. Conservatoìre de sciences3 Vico, Scienza nuova, cap, i, 5 '> ^' ^^^ SiTts, Tom. ni, p. ^iS .p. IO, cap. in, § xxm, p, 276. 6 Ved. ser. ni . p. 4? . 63 .4 Ved. p. 375, seg. 4 '8- 7 Ivi , p. 63 .


5o2 DEGLI SPECCHI MISTICIfede <strong>di</strong> un Dio arbitro del tutto col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Fato, cuiao-o-iuno-evano sVi astri come satelliti dei suoi decreti ' ; esiccome ad essi credevasi affidata 1' universale amministrazionedel mondo, cosi per esprimerla geroglificamente poseroai pie delle immagini loro una pianticella fiorita ^,come si vede ripetuta nello Specchio della Tav. presente.Dicemmo altresì che questi Dei generano il tempo collerivoluzioni loro perio<strong>di</strong>che, e con esso le stagioni^, e chedanno l'impulso all'organizzazione e <strong>di</strong>sorganizzazione deglienti; cosicché un sol fiore, una sola pianta potrà essereil simbolo <strong>di</strong> tutta questa rivoluzione fisica, o del perio<strong>di</strong>cogiro della natura . Difatti mostro parimente in altriantichi monumenti un fiore o pianticella, o germoglio chesia, nelle mani delle Stagioni ^: emblema che ci ad<strong>di</strong>tae spiega la cosa medesima ^Questa figura in tutto simile a quelle che or<strong>di</strong>nariamentenegli Specchi si trovano, <strong>di</strong>fferisce nel sesso. E poichési convenne altrove che la donna <strong>di</strong> questi Specchi si potevaintendere significativa del Fato presso gli <strong>Etruschi</strong> °,nel modo stesso che ho detto or ora esserne l' emblemaanche quest'uomo ', cosi potremo <strong>di</strong>re che sono entrambelefigure rappresentative della cosa medesima senza <strong>di</strong>stinzione<strong>di</strong> sesso. Questa singolarità da me parimente altroveincontrata nei monumenti etruschi ^manifesta in essi un carattereasiatico piuttosto che greco. Ho meco d'accordo ilvalevoleparere del Creuzero rapporto ad osservazioni simili1 Veci. p. /|97•5 Ved. ser. in, p. 21 5, scj.2 Vod. lav, LI .3 Vi-(1. p. ^\()jN ed.^ p. 5oo4 N


TAVOLA LII.5o3sulle antiche espressioni degli autori. Egli si spiega su talproposito nel modo seguente . « In generale queste religioniitaliciie si scuoprono più congiunte colle idee asiatiche^ <strong>di</strong> quello che colle greche, x'^vevano esse probabilmentemolte deità androginiche, siccome scorgesi dal linguaggiospesso indeterminato rapporto ai nomi <strong>di</strong> essi Dei<strong>di</strong> ambedue i sessi , come per esempio <strong>di</strong>o Venere . Esiccomer Asia superiore aveva il suo Afro<strong>di</strong>to , così parlavasineir antica (talia inclusive <strong>di</strong> un Venus almus ' . xAnche Gioveera stimato contemporaneamente come la madre deoliDei. Questo <strong>nome</strong> generico è stato fissato coli' idea <strong>di</strong> ungran re degli Dei, solamente dopo l'influsso dei Pelasgiprovenienti dalla Grecia, ed ancor più colla <strong>di</strong>ffusione delsistema degli dei trasferito in Creta. Nel senso italico anticola parola lupiter usavasi dunque appellativamente: cos'iLatino deificato si chiamava lupiter Latialis , e cos'i furon<strong>di</strong>stinti anche Enea e il suo figlio Ascanio col pre<strong>di</strong>catolupiter. Ne segue per tanto che ascrivevansi nel numerodegli Dei generalmente i gran<strong>di</strong> eroi capi <strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong>stinte, e benemeriti dell' umanità ^ wLe osservazioni <strong>di</strong> quell' uomo s'i dotto aggiungono granpeso a quanto mi do a credere, cioè che gli <strong>Etruschi</strong> traesserodall'Asia l'idea <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o supremo ed unico, ed in conseguenzanon <strong>di</strong>stinto da sesso alcuno, e col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Fato,come ratificano gli scrittori ^ , e quin<strong>di</strong> i Romani prendesse-1 Ved. p. 253 ministrano per mostrare che il2 Creuzer, Symbolik uncl Mythol., cullo <strong>di</strong> un solo Dio è anterioreTom. 11, § 74 >P- 4^0' ^l-3I Politeismo . Ved. Collezione3 Lucchesini Cesare, Degl' in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> Opuscoli scicntilìci e letlcrariche gli storici e la mitologia som- ed estratti <strong>di</strong> Opere iuteiessaiiti


5u4 DEGLI SPECCHI MISTICIro da quei popoli, che anche Pelasghi appellaronsi '.l'ideadel nume stesso più circoscritto col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Giano, associandolaa quella <strong>di</strong> un qualche loro eroe come il Giovede' Cretesi, che fu nel tempo stesso il <strong>di</strong>o principale del paganesimo.Le idee degli <strong>Etruschi</strong> non tanto contaminate, si manifestanopiù primitive, e meno incoerenti al buon senso,mentre non immaginavano essi un sepolcro del Fato , comei Greci spacciavano <strong>di</strong> Giove ^ facendolo in tal guisamortale; né !o <strong>di</strong>stinsero con sesso alcuno, quasiché un<strong>di</strong>o dovesse prolificare, come ad Urano re dovettero altrenazioni assegnare una regina jier moglie che fu Ghe, laterra, ed al re Giove una Giunone . Che se in progresso<strong>di</strong> tempo gli <strong>Etruschi</strong> adottarono anch'essi le favole de'Greci,come nei già osservati mistici Specchi le vedemmo rappresentate,ciò si fece, cred'io, da essi a solo fine <strong>di</strong> profittare<strong>di</strong> quel simbolico ed allegorico linguaggio, col quale altre nazioniesprimevano più estesamente le loro idee su i fe<strong>nome</strong>nidella natura, o su i precetti della morale. Ravvisiamoinfatti che altri monumenti della medesima specie edel medesimo tempo, come sono gliSpecchi mistici che quiaduno, mostrano che non fu dagli <strong>Etruschi</strong> abbandonatal'idea <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o arbitro dell'universo, col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Fato,del tutto alieno dal bisogno <strong>di</strong> assomigliarsi all' uomo collacaratteristica <strong>di</strong> un sesso determinato, come toccò insorte all' uomo che si mostra bisognoso <strong>di</strong> un sesso oppostoper sostenere la sua razza : bisogno inconciliabilecoH'essenza <strong>di</strong> un Dio che debbe aver tutto in se stesso. SeVoi. XIV, p. 47. st-g. 3 Ivi, p. 71, seg.1 Ned. stT. Ili , p- 82 .


TAVV. Lll , E LUI. 5o5i monumenti <strong>Etruschi</strong> realmente contengono quanto a mesembra, come potremo ammettere in tutto che l'Italiadebbaalla Grecia la sua cultura ' ?Lo Specchio mistico <strong>di</strong> questa Lll Tavola esiste ine<strong>di</strong>tonella R. Galleria <strong>di</strong> Firenze.TAVOLA LUI,Di'irigendomì col presente ragionamento a coloro chesi mostrano so<strong>di</strong>sfatti della interpetrazione già da me dataalle figure che occupano lo Specchio mistico della TavolaXLIX, faccio loro osservare che lefigure laterali dello Specchiodella presente LUI somigliano molto a quelle, sì perla positura dei pie<strong>di</strong>, sì per le braccia tenute in<strong>di</strong>etro, sìper lo scudo al quale ambedue questi giovani par che siappoggino, sì pe' i berretti che tengono in capo, sì per lafoggia del vestiario, sì per la figura loro infantile e sì ancoraper la posizione da essi occupata nella periferia delloSpecchio. Se dunque provai che quei giovani della Tav.XLIX siano i Dioscuri ', debbonsi per conseguenza <strong>di</strong>chiarartali ancor questi della presente LUI. ^Mancano, è vero,delle aste o lance , mancano delle stelle sul capo , mancanopure <strong>di</strong> quella statura inferiore alle altre circostanti figure:ma noi convenimmo d'altronde che si dovevano considerareDioscuri anche quei che si vedono alle Tavv. XX, XXVI,XLVIII, L, dove son omesse alcune delle mentovate circo-1 Zannoni , Dissert. degli <strong>Etruschi</strong>


5u6 DEGLI SPECCHI MISTICIStanze che gli sogliono accompagnare '.Il fastigiato e<strong>di</strong>lìzioqui semplicemente accennato <strong>di</strong>etro le figure par lostesso <strong>di</strong> quello che apparisce manifestamente alla Tav. XLIX,e del quale ho dato qualche schiarimento '. Se nello spiegarelo Specchio <strong>di</strong> quella Tav. XLIX <strong>di</strong>ssi che il serto, <strong>di</strong>cui va ornato circolarmente , fu creduto <strong>di</strong> ramerino '' ,con più ragione qui lo giu<strong>di</strong>cheremo tale, accomodandovisimeglio la forma delle foglie che mostrano <strong>di</strong> terminarein punte molto acute e la moltiplicità loro, come tales'incontra <strong>di</strong>fatti nella pianta, per la piccolezza <strong>di</strong> esse.Tante approssimazioni unitamente al parer dei dottiche piij Specchi ci si offrono <strong>di</strong> questo soggetto medesimo^, fanno giu<strong>di</strong>care che le due figure <strong>di</strong> mezzo possanoavere altresì qualche analogia con quelle che vedemmoquasi ugualmente aggruppate nello Specchio della Tav. L,e che giu<strong>di</strong>cai significative della <strong>di</strong>vinità, la quale tutto reggee governa <strong>di</strong> concerto con lepotenze a quella subor<strong>di</strong>nate ^Per chi poi trovasse contra<strong>di</strong>zione, ammettendo che ladonna <strong>di</strong>chiarata Minerva nello Specchio della Tav. L averdebba il significato medesimo dell' uomo del tutto nudo,e soltanto col capo velato che s'incontra nello Specchiodella presente LUI Tavola, mi propongo <strong>di</strong> sciogliereil quesito col paralello della Tav. LII ,posto in confrontocoir altra Tav. XIII, nelle spiegazioni delle quali faccio vederecome queste apparenti contrarietà si conciliano me<strong>di</strong>antel'indole della teologia degli <strong>Etruschi</strong>, e <strong>di</strong> altre antichenazioni ancora ^1 Ved. p. 3o6, seg. 33i , 4^7 I 48i- 4 ^^^- P-3o6, 33i .2 Veci. p. 483 5 Vcd. p. 4()5.3 Ivi, e seg. 6 \'cd. p 254, **^g- ^ 5oa


TAVOLA LUI, E LIV.5u7Lo Specchio mistico <strong>di</strong> questa Tavola mi proviene ine<strong>di</strong>todalla insigne raccolta francese <strong>di</strong> antichi bronzi possedutadal eultissimo sig. Durand.TAVOLA LIV.A voler penetrare il vero significato delle figure chein questi mistici Specchisi contengono, fa d' uopo ricorrereal vantaggio che alcuni <strong>di</strong> essi presentano con epigrafiscritte presso le figure, servendo quelle per una delle più sicureinterpetrazìoni <strong>di</strong> quanto si cerca . LoSpecchio dellaTavola presente LIV si trova dotato <strong>di</strong> questo vantaggio, equin<strong>di</strong> già esaminato dal Lanzi, che <strong>di</strong> tali monumenti scrittifaceva gran caso a prò del suo Saggio <strong>di</strong> lingua etrusca.Non però fu da lui pubblicato in <strong>di</strong>segno, talché per questaparte è tuttora ine<strong>di</strong>to. Egli così Io descrive e ne spiegaletronche parole.ce Due giovani sedenti senza alcun simbolo che gli determini:presso loro ri ^VtJV'] e j


5o8DKGLI SPECCHI MISTICIgli adduca a memoria, spesso mi preverrà e mi emenderàancora nell'etimologie che ve proponendo «. Così il Lanzi '.È notabile oltre <strong>di</strong> ciò il vedere avanti al <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Pollucela seguente voce tronca A^ della quale il Lanzi nonfa parola, forse <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Minerva , come si congettura daun altro mistico Specchio assai più conservato del presentee che io non trascurerò in questa raccolta, riserbandomia dare anche <strong>di</strong> esso miglior contezza, allorché tratterò<strong>di</strong> quello. Qui serva solo avvertire che le voci <strong>di</strong> questoDisco interpetrate ci fanno sicuri che vi solevano gli antichirappresentare i DioscuriQuesto malconcio monumento passò dal possesso del P.Gherar<strong>di</strong>ni mentovato dal Lanzi a quello del Pubblico <strong>di</strong>Volterra, e fu depositato nel dovizioso Museo etrusco <strong>di</strong>quella città dove ora si vede, avendolo io copiato una terzaparte più piccolo dell'originale.TAVOLA.LV.esame <strong>di</strong> questo Disco presenta una somiglianza notabiletra la composizione e le figure <strong>di</strong> esso, e quelle chevedonsi alla Tav. L . Noto i due giovani posti lateralmenteneir uno Specchio e nell' altro. La foggia dell' ornamentoche lor copre la testa è nei due Specchi variata tra 1' unoe l'altro <strong>di</strong> essi che stanno in aspetto scambievole. Uno<strong>di</strong> questi giovani sì nel primo che nel secondo Specchio è vestito<strong>di</strong> doppia tunica e con manto avvoltato sul braccio,1 L. cit. , Tom. II, Par. ni , p. 2)7.


TAVOLA LV. 609l'altro ha la tunica succinta bensì ma non duplicata, emanca dell' in<strong>di</strong>cato manto . Noi vedemmo tale <strong>di</strong>sparità <strong>di</strong>costume nei due giovani dellaTav. XLVIII dove indubitatamentesi rappresentano i Dioscuri, perchè ne portano scrittii nomi presso <strong>di</strong> loro ', tantoché si trova là parimente laragione <strong>di</strong> tal <strong>di</strong>screpanza , eh' io <strong>di</strong>ssi essere la vicendaperpetua <strong>di</strong> generazione e <strong>di</strong>struzione costituente la natura<strong>di</strong> questo basso mondo '. L'atto della mano portata albasso in uno dei giovani, ed alzata nell'altro, e ripetutoegualmente in quei dello Specchio della Tav. L^ è parimentespiegato abbastanza nelle due me<strong>di</strong>e figure che occupanol'altro della Tav. XLIX, e ch'io <strong>di</strong>ssi espressivedel cielo e della terra in cui comprendesi tutto 1' orbemon<strong>di</strong>ale . Daciò si potrebbe argomentare che le due figuredei giovani voltati l'uno contro l'altro sieno quelledue contrarie potenze, delle quali dà pieno conto Plutarconel seguente suo ragionamento . « È antichissima sentenza,dai teologi derivata e <strong>di</strong>vulgata non solo nei <strong>di</strong>scorsi,ma nei misteri tanto dei Barbari quanto dei Greci, chel'universo non sia sospeso in aria come un automa senzaragione, senza regolatore, e che non una sia la ragioneche Io domini e governi, stando come al timone, e <strong>di</strong>rigendolocon certe briglie obbe<strong>di</strong>enti ; né uno solo sia chemolti beni e molti mali confonda insieme nel mondo, mache da due contrari presidenti e da due contrarie potenze,r una a destra e <strong>di</strong>rittamente <strong>di</strong>rigendosi, l'altravoltata air opposto e deviando, venga ad esser messa inconfusione la vita col mondo, se non tutto, certamente1 Ved. p. 475 . seg. 2 Ved. p. 494 1 «^g-


5lO DEGLI SPECCHI MISTICIquello <strong>di</strong> verso terra e <strong>di</strong> sotto la luna, irregolare e vario,e <strong>di</strong> tutte le mutazioni capace. Che se niente fu prodottoin natura senza una causa, ed il bene certamentenon abbia dato causa al male; bisognerà stabilire che innatura esista un'origine, un principio particolare e <strong>di</strong>stintodel bene^ quanto del male ìì . Così Plutarco '.Queste medesime idee par che siano dal filosofo descritte,come dall' artista in questo Specchio rappresentate, particolarmenteper mezzo <strong>di</strong> quei due giovani che si vedonoin situazione opposta tra loro. Sembra dunque chesiansi qui voluti esprimere non tanto i Dioscuri , come gliappellammo finora, quanto le due contrarie potenze chea reggere l'universo concorrono, secondo il parere <strong>di</strong> Plutarco.Ora inten<strong>di</strong>amo altresì la ragione perchè tengonoessi per or<strong>di</strong>nario un dei bracci sul fianco, ed è, cred'io,per segno d'impero come accenno altrove ^. Il giovane ch'ènello Specchio della Tav. L a sinistra del riguardante mostrail braccio positivamente sul fianco, non altrimenti chela donna della Tav. XLIII al cui proposito spiegai la qualitàimperante della dea che l'artista ha dovuto esprimere conquella positura ^. La Minerva dello Specchio cinquantesimoha lo stesso atteggiamento; e <strong>di</strong> lei altresì <strong>di</strong>cemmo che significavala <strong>di</strong>rettrice dell' universo ^. Se dunque non ravvisiamoqui i due clipei presso quei giovani, come vedemmonegli Specchi antecedenti '*, ciò non osta ad intenderli secondoil senso che loro ho dato, mentre non solo rappresentano<strong>di</strong>vinità personificate e <strong>di</strong>stinte con particolari1 De Isid. et Osirid. , Op. ,Tom. 3 Vod. p. 4 f3.II, p. 369. 4 ^«"J- p- 4^3, 495 •2 Ved. p. 5oi . 5 Ved. lavv. xx, xlix .


TAVOLA LV, E LVl. 5l 1caratteristiche ed attributi , ma pure alcune speciali qualitàdell' essenza <strong>di</strong>vina secondo la mente degli antichi Pagani.Se dunque lo Specchio mistico rappresenta in se stessol'intiero universo, come altrove ho proposto <strong>di</strong> supporre, nesegue che vi siano introdotte più frequentemente che altrisoggetti • quelle <strong>di</strong>vinità che ne reggevano il governo. Epoiché secondo Plutarco non una sola era la ragione dominanteo regolatrice <strong>di</strong> esso universo, così ^ e<strong>di</strong>amo unitamenteai due giovani ancora altre <strong>di</strong>vinità; <strong>di</strong> che mi pareavere abbastanza resa ragione anche spiegando la Minervache osservammo in altri Specchi tra gli ad<strong>di</strong>tati duegiovani ^. Qui pure dopo <strong>di</strong> loro son due donne, comeben si ravvisano una per esser nuda, l'altra per aver la vestefino ai pie<strong>di</strong> . Ma <strong>di</strong> queste darò conto dopo avere adunatialtri documenti onde meglio provare quanto ione pensi.Questo Specchio ine<strong>di</strong>to è nella raccolta medesima <strong>di</strong>quello della Tav. LUI.TAVOLA LVI.ilo detto altre volte che gli antichi non intesero coni loro idoli <strong>di</strong> mostrarci come fossero personalmente gliDei, ma soltanto si sforzarono <strong>di</strong> rappresentarci per lo piùancora sotto umane forme quelle qualità ed attributi chela teologia loro assegnava all'idea della <strong>di</strong>vinità. Noi ragionammoinfatti <strong>di</strong> alcune pompe, <strong>di</strong> alcuni giuochi, <strong>di</strong> al-I Ved. p. 98, seg. 3o6, 33 1. a Ved. p. 495.


5 I 2 DEGLI SPECCHI MISTICIcunl riti, dove si procurava <strong>di</strong> rappresentare la <strong>di</strong>vinità chesi credeva inerente agli astri, imitandone il corso e le opposizionidei loro <strong>di</strong>versi aspetti ed incontri ' . Ho dettoaltresì poco sopra , che negli Specchi mistici già osservatiebbero vaghezza gli antichi <strong>di</strong> rappresentare sotto le umanesembianze <strong>di</strong> Castore e Polluce le due opposte nature,che sostengono coi loro contrasti del bene e del malequella vita mon<strong>di</strong>ale che è irregolare e varia , e <strong>di</strong> ogni mutazionecapace'. La composizione <strong>di</strong> questo mistico Specchiopar che accenni soltanto le qualità <strong>di</strong> contrasto che a tali<strong>di</strong>vinità si attribuiscono ; mentre ove noi vedemmo i duegià descritti giovani con vari attributi rappresentar gli effettisublunari della <strong>di</strong>vinità ', qui ravvisiamo il solo simbolodel contrasto nei cestiari ^, senza che possiamo <strong>di</strong>rliper questo i Dioscuri.Narrasi per tanto <strong>di</strong> essi da Apollodoro che si erano de<strong>di</strong>catiagli esercizi dei contrasti, ma <strong>di</strong>versi tra loro. « Inquanto ai figli <strong>di</strong> Leda ^, egli scrive, Castore si de<strong>di</strong>còagli esercizi militari , e Polluce a quelli del pugilato ^ w.Frattanto noi vedemmo finora questi giovani decoratid' insegne militari ambedue 7, giacché era sufficiente il mostrarl'indole <strong>di</strong> contrasto che loro si attribuiva. Qui nonso <strong>di</strong>re se i due giovani debbansi <strong>di</strong>chiarare iDioscuri che traloro si esercitano al pugilato , o se uno <strong>di</strong> essi soltanto combattecon Amico, seguendo ancor qui le tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Apol-1 Ved. ser. ni , p. 268 , e ser. v ,5 Ved. p. 3o2 .p. 3io, 6 Apollodor. , lib. ni, cap xi , §2 Ved. p. 5io. 2 , p. 344-3 Ved. p. 479.4^0' s^§- 7 ^^^^- P- ^°^ » ^7^


TAVOLA LVI. 5l3lodoro, il quale narra che questo Amico re dei Berici eracoraggioso , e forzava coloro che si trattenevano nei suoistati a battersi al pugilato con lui , così avendo egli fatti periremolti viaggiatori ; ed essendosi presentato il \ ascelìodegli Argonauti, domandò se alcuno avesse voluto miisurarsicon lui . Polluce accettò la <strong>di</strong>sfida , ed ucciselo ' . Veroè che nessuna caratteristica <strong>di</strong>stingue i due combattentiper doverli incontrastabilmente <strong>di</strong>re Polluce ed Amico ;ma siccome l'artista volle con essi rappresentare la pugnapiuttosto che i pugnaci, così facendoli armati dei cesti enell'atto del combattimento, l' intento suo fu già conseguito. Se pren<strong>di</strong>amo in esame le avventure dei Dioscuri spettantiai loro combattimenti con Ida e Linceo, gli troveremoin mille guise narrati ^ ; ma la varietà della narrazione<strong>di</strong>strugge bensì la qualità <strong>di</strong> storia in quei fatti nei qualidovrebbe esser unica, non però l'allusione al contrasto cuisi vuol riferire l'indole <strong>di</strong> quei due giovani, e specialmentecontrasto alternato or dalla vincita ed or dalla per<strong>di</strong>ta,mentre il bene del mondo vien sempre alternato co] male,per cui quel triviale proverbioSunt mala mista bonis , sunt bona m,ista malis .La serie quinta <strong>di</strong> questi monumenti altri esempi ci somministradel pensiero che si dettero gli antichi nel rappresentarequesti contrasti, e l'allusione che vi annettevano -^Lo Specchio mistico <strong>di</strong> questa LVI Tavola esiste ine<strong>di</strong>tonel mus. Vaticano.I Apollodor. , lib. i , cap. ix, § 20, lib. in, cap. xi, 5 4' P-4^8.p. 88 . 3 Ved. ser. v, p. 42© > 445-a Ved. Clavier, not. ad ApoUod. ,S. II. 65


5i4TAVOLA LVII.antecedente interpetrazione ,posta a <strong>di</strong>lucidare]e due figure della Tav. LV col soccorso <strong>di</strong> un passo <strong>di</strong>Plutarco, serve a render chiara la significazione anche <strong>di</strong>questo Specchio della Tav. LVII. Crede, come ho detto, quell'anticofilosofo che due principi! <strong>di</strong>versi concorrano a stahilirela natura dell'universo, almeno in quella parte versola terra e sotto la luna , irregolare e varia , e <strong>di</strong> tuttele mutazioni capace ' . Se nei trascorsi monumenti delleTavv. XIII, XXV" e LIl noi vedemmo una figura del tuttosimile a quella che nella presente LVII Tav. compariscea destra dello spettatore, voltata inclusive nella foggiamedesima delle in<strong>di</strong>cate, la giu<strong>di</strong>cheremo non solo essereil Fato degli <strong>Etruschi</strong>, egualmente che pensammo dellealtre ^; ma <strong>di</strong>remo ancora col citato Plutarco esser quellapotenza che <strong>di</strong>rigendosi a destra e <strong>di</strong>rittamente, ed unendosialtres'i con l'altra voltata all'opposto -\ viene a mostrareilprincipio del hene,che per quanto sia <strong>di</strong>stinto da quellodel male, si unisce peraltro con lui, <strong>di</strong>rige al bene, e neltempo stesso confonde col male il mondo e la vita ^L'altra figura del tutto simile, ma voltata all'opposto,sarà dunque, secondo lo stesso Plutarco, il principio <strong>di</strong>stintodel male ^, e così tutte e due le figure offriranno l'immaginedella mon<strong>di</strong>ale natura <strong>di</strong>viiù/.zata ^, ancorché mista <strong>di</strong>1 \ ed. p. 5io. 4 '^'i-2 Ned. p. .i55 , 5o2 , 5o3 , seg. 5 Ivi.3 Ved, p, Soy, seg. 6 Vcd. p. 876, 443. 4^-


TAVOLA LVII.5l5bene e <strong>di</strong> male. Un altro in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> relazione tra le duefigure<strong>di</strong> questo Specchio e le altre della Tav. LV, sono quellelinee interposte tra i loro volti, e delle quali ragionai trattandodella Tav. XXVI ';tantoché si può credere essere statadagli <strong>Etruschi</strong> trasportata la devozione loro del Fato ai Dioscuri, che nei segni astriferi sono talvolta in<strong>di</strong>cati per Apolloed Ercole ', mentre queste due <strong>di</strong>vinità si riferiscono al sole,considerato in due <strong>di</strong>fferenti stagioni ^ , ossia nelle due <strong>di</strong>versepotenze . Ebbero anche i Romani una venerazione per il Fatomoltiplice; né solo due ne ammettevano, ma tre ancora comerilevasi da replicate iscrizioni, dove si \G^^e tribus Fatis; néstrano sarebbe il supporre che tal <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> potenza <strong>di</strong>vinafosse loro provenuta dagli <strong>Etruschi</strong>, sapendosi che inmateria <strong>di</strong> religione assai deferirono ad essi.Da questa interpetrazione si vede un qualche motivodel perchè tutte le figure della Nemesi che si trovanoin questi Specchi, volgonsi costantemente da una medesimaparte, senza dar luogo ad eccezione veruna; nò soltantola Nemesi, ma le altre ancora che hanno con essaqualche rapporto, come sarebbe la Minerva ^ ,1'Armonia^, la Neita ^ e simili. Che se troviamo alla Tav.XXXIV la figura in una situazione <strong>di</strong>versa, protesto esserciò l'effetto <strong>di</strong> ui]a mia inavvertenza, mentre nell'originalela figura medesima è situata al contrario. Seguendodunque l' idea <strong>di</strong> Plutarco, quella positura significa una <strong>di</strong>vinitàfavorevole tendente al bene . Ho smarrita la notiziadella provenienza del presente Specchio mistico ine<strong>di</strong>to.1 Ved. p. 333. lib. ii, cap- iv ,§ g, p. 216.2 Ved. ser. 11, p. 33a , e ser. vi, 4 Ved. tav. xxxiv .tav. T < 5 Ved. lav. xxi3 lablonski, Panlhe. Aegypt., par. 1. 6 Ved. lav. xl .


Ebberoòi6TAVOLALVIII.m vasta eru<strong>di</strong>zione unita alla gran pratica <strong>di</strong> antichimonumenti posseduta dal Gori, celebre cognitore antiquario<strong>di</strong> oggetti dell' antica Etruria, contribuisce alla fiduciache aver dobbiamo nel consultarlo in tali materie ,purché suppliscasi alla sua deficienza <strong>di</strong> critica dove occorra. Sentiamo per tanto qual fosse il commento cheaggiunse alloSpecchio mistico della presente LVIII Tav. daluiprima che da me pubblicato •.Premette egli che Nemesi fosse la stessa che la Fortuna *e quin<strong>di</strong> più Nemesi e più Fortune fossero venerate daiGreci specialmente a Smirne ^ ..queste Nemesi ancheil <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Gran<strong>di</strong> Dee , <strong>di</strong> che si trovano ratificheanco nelle iscrizioni ^ . Qui riporta il Gori 1' osservazionedel Buonarroti che riferì a due Nemesi le due Fortune Anziatine, una delle quali fu creduta rimuneratrice dei buoni,l'altra punitrice dei malvagi, e quest'ultima <strong>di</strong>stintacol <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Adrastea ^ . Crede poi con qualche ragioneil Gori che il culto delle due Nemesi, <strong>di</strong>ffuso in Italia, provenissedall' Etruria, perchè erano in Faleria città degli<strong>Etruschi</strong> r oracolo, e le sorti delle Fortune ^. Fin qui non misembra che sia da rigettarsi quanto dal Gori fu scritto inproposito <strong>di</strong> questo mistico Specchio. Tralascio peraltro <strong>di</strong>1 Gori, Mus. Etr ,Tom. i, tab. xci. 4 Marmor. Oxoniens. , p. 94, gS ,2 Ved. p. 249-149-3 Pausati., iu Achaic ., lib. vii, cap. 5 Buonanuti , Mi-dagl. ant , p. 223.6'V , p. 533. Fiutare. , in Fab , Tcm. i, p. ij^-


TAVOLA LVIII. 5l 7aggiungere le sue osservazioni sopra ogni minima parte<strong>di</strong> tutto il composto, potendosi vedere nella <strong>di</strong> lui operadel Mus. Etr, • ; mentre non appoggia le sue conseguenzea solide basi <strong>di</strong> antiche autorità. Sol <strong>di</strong>rò che il triangoloaderente al monile che orna iì collo della Nemesi a sinistradel riguardante , è da lui <strong>di</strong>chiarato un simbolo <strong>di</strong> natura<strong>di</strong>vina, citando non so qual testimonianza <strong>di</strong> Zenocratepresso Plutarco, e vuole che quella sia perciò la Nemesibuona , che si oppone all' altra malvagia . Non vedo peròquanto sia da seguirsi in tale opinione, mentre a lui fannosostegno soltanto le fogge dell' abito e degli ornamenti,eh' egli trova più splen<strong>di</strong>de <strong>di</strong> quelle dell'altra . Moltopiù <strong>di</strong>minuisce poi il valore della <strong>di</strong> lui opinione, quando siosservi esattamente 1' originale vero <strong>di</strong> questo mistico Specchio,dove il gioiello non è <strong>di</strong> triangolare ma <strong>di</strong> mistilinea figura,e quasi simile agli altri ornati <strong>di</strong> quel monile. Io giu<strong>di</strong>co<strong>di</strong> ciò con qualche fondamento, poiché il conte Cicognaraebbe la compiacenza <strong>di</strong> aderire alle mie suppliche ,tracciando <strong>di</strong> questo Specchio un nuovo <strong>di</strong>segno suU' originaleesistente in Londra. Ivi si trova inclusive che la copiatrattane dal Gori è a rovescio dell'originale: sbaglio chesuccede agl'incisori quando non si danno la pena <strong>di</strong> trasportarein senso contrario i loro <strong>di</strong>segni.Furono dal Gori altresì rammentati quei fiori che occupanoil campo <strong>di</strong> questo Specchio , ma non so<strong>di</strong>sfece ilcurioso osservatore sul motivo che ebbe 1 artista <strong>di</strong> averveliposti . Io ne posso dare la ragione medesima cheho manifestala spiegando il Disco della Tav. Lli % quan-I Tom II , ci. I, ub. xci, p. ai 3, sq. a Ved. p, Soa-


5l8 DEGLI SPECCHI MISTICIdo però si convenga che la Fortuna ed il Fato, e con essila Nemesi nella religione degli <strong>Etruschi</strong> si confondessero'. Dico degli <strong>Etruschi</strong>, perchè tra essi fu questo Specchio,essendo stato trovato in Perugia e depositato nel museodei nobili sigg. conti Ansidei ^. Di là è passato e si trovaattualmente nel vasto museo BritannicoTAVOLA LIX.c.(ome gli accurati scrittori che riproducendo alle stampei classici antichi ogni co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> quelli consultano, pernotarne le varianti lezioni, onde possa chi saggiamentele me<strong>di</strong>ta attenersi a quella che reputa la più coerenteal buon senso , e così più si avvicini a penetrare il sentimentovoluto esprimersi dal classico antico <strong>di</strong> cui si occupa;così mi credo io dovere io pure, seguendo un tal metodo<strong>di</strong> esporre al pubblico le varie maniere usate dagli antichiartisti nel rappresentare alcuni particolari st)ggetti che sitrovano in vari Specchi mistici , appunto come in co<strong>di</strong>ci<strong>di</strong>versi troviamo le opere stesse <strong>di</strong> un qualche determinatoscrittore .Produco per tanto in questa Tav. uno Specchio ine<strong>di</strong>to esistentenel mus. Vaticano, dove si vedono tre giovani , cheal costume <strong>di</strong> coprirsi il capo, ai drappi che portano presso<strong>di</strong> loro ed alla totale mancanza <strong>di</strong> simboli , sembranotutti e tre avere una qualche analogia tra loro . Se[)oi ne trasporto il paragone allo Specchio della Tav.I Ved p. i58, a48 ,249, 449>45i. 2 Gori , 1. cit.e ser i, p. 3 10.


TAVOLA LIX E LX. 5 1 (JLUI, ravviso allora che la figura virile in pie<strong>di</strong> ci si presentadel carattere stesso <strong>di</strong> quella che in questo Specchiove<strong>di</strong>amo ; e quin<strong>di</strong> per un ragionevol confronto potremogiu<strong>di</strong>care i due giovani stanti della Tav. LUI esserdella natura medesima <strong>di</strong> quei sedenti espressi in questoSpecchio ; e ne potremo argomentare che tanto gli uniche gli altri partecipino della qualità dei Dioscuri . Pertali ce li ad<strong>di</strong>ta quella leggenda che esaminammo allaTav. LIV, dove le figure sedenti, ancorché logore, si mostranoanaloghe a quelle dello Specchio che esamino, e le figurestanti della Tav. LUI simili a quelle della presente ,lo sono del pari alle altre che notai alla Tav. XLIII col<strong>nome</strong> <strong>di</strong> Dioscuri, per le caratteristiche <strong>di</strong> quei numi chein essa Tav. si fanno palesi .TAVOLA LX.L.n questo mistico Specchio par che sia da notare unadonna, che a nudo si mostra ma non del tutto. Essa inparte è velata nelle membra inferiori, come lo è quellache esposi alla Tav. LV. Le braccia son pur <strong>di</strong>spostein simil guisa, ed altresì come in altre donne quando sitrovano sole in questi Specchi ' . Anche 1' atto dei pie<strong>di</strong> edella vita è segnato per modo che mostra non potersi in semedesima sostenere, ma cercare un appoggio. Altrove noi vedemmoparimente una donna che non istk sostenuta in se, masedente, ed essa pure è velata ', ed ha in capo un berrettodella forma stessa <strong>di</strong> quei che si vedono alle donne posteI Ved lavv. xix, xxv , xuii 2 Ved. lav. ix.


alle520 DEGLI SPECCHI MISTICITavole XIX, XXV, XLIII, le quali giu<strong>di</strong>co altresì analoghealla presente della Tav. LX. Oi'a se nella donna sedentee velata della Tav. IX ravvisai la <strong>di</strong>vinità consideratainerente alla natura de! mondo ', qui non dovrò allontanarmigran cosa da tale idea per cagione degli ad<strong>di</strong>tatirapporti . Credo per tanto che 1' esser questa donna in partevelata ci avverta, che per quanto a chi stu<strong>di</strong>a si facciapalese la natura, pure la più insita parte <strong>di</strong> essa resta tuttaviavelata e impenetrabile ad occhio mortale.I due giovani che l'assistono par che non siano da intendersi<strong>di</strong>versamente da quellli che si vedono sedenti allatoal giovane della Tav. LIX , e de' quali darò in seguito migliorcontezza . La donna che si mostra restata in<strong>di</strong>etro alletre che in questa Tavola si presentano davanti ,può essa pureesser da noi reputata analoga a quella eh' è nello Specchiodella Tav. LV , tantoché 1' una darà lume o spiegheràl'altra .Non resto garante della fedeltà della copia al suo originalein quanto al carattere del <strong>di</strong>segno , non avendo vedutolo Specchio da cui si trasse la copia che n' ebbi daleultissimo sig. conte Cicognara, desunta dall'originale suddettoesistente nel museo Britannico. Egli frattanto miavvertì che questo ine<strong>di</strong>to monumento è <strong>di</strong> lavoro gentilee corretto nel <strong>di</strong>segno, ma assai logoro .Ved. p. aoo .


021TAVOLA LXI.JLj inutile sforzo il pretendere <strong>di</strong> rintracciare presentementeogni favola^ e molto più ogni circostanza <strong>di</strong>ciascuna favola, che sul simbolo del cinghiale inventaronogli antichi. Facilmente anderà persuaso il lettore della vanità<strong>di</strong> una tale indagine, quando si rammenti avere io dettoalla Serie prima che questo animile, mostrandosi infestoalle deità della luce in varie antiche religioni ' , ha poianche formato il soggetto <strong>di</strong> molte favole sempre tra lorovariate dall'estro poetico de' loro cantori, che si facevanoun pregio <strong>di</strong> esercitare l'ingegno alterandone le circostaze,perchè <strong>di</strong> favole e non già <strong>di</strong> vere storie avessero sembianza'. Non trascurarono però le caratteristiche principaliche ne velano allegoricamente il significato, nello svelareil quale consiste, a parer mio, 1' ufizio principale dell' antiquario,che invano siaffannerebbe a rintracciarvi un sensonaturale, come tuttora si cerca da chi pensa, che la interpetrazioneallegorica si possa da ognuno fare a suomodo ^.La testa del cinghiale che in questo Specchio si vedesulle spalle d'un eroe cacciatore, ci dee guidare alla intelligenza<strong>di</strong> tutta la rappresentanza. Vi si ravvisa quel Meleagronoto appunto per la caccia del cinghiale <strong>di</strong> Calidonia, conoscendosi varie sue statue che tutte hanno seco1 Ved. scr. i, p. 6o3. ze, IcUere ed arti, n. 3y, Gennaio2 Ved. p. dgo , ^y»- 182^, anno iv, Voi. xiii, p. 24.3 Ved. Antologia, Giornale <strong>di</strong> Sclcn-S. II. 66


522 DEGLI SPECCHI MISTICIloro la testa medesima <strong>di</strong> quell'animale. Una <strong>di</strong> queste,forse la più bella, è quella del dementino , che il dotto suoespositore assicura <strong>di</strong> non ambiguo soggetto, ravvisandoviqueir eroe cacciatore che liberò 1' Etolia dalla fiera mandatadalla vendetta <strong>di</strong> Diana a devastarne le contrade 'Presso <strong>di</strong> questa come <strong>di</strong> altre ancora la testa del cinghialesi vede posta da banda sopra un qualche tronco.Qui sembra che 1' eroe la porti quasi in trionfo suH' omerosinistro, sostenendo col destro 1' asta venatoria in quelratto medesimo che sogliono i guerrieri portare in trionfole spoglie dei loro nemici. La corona che ha in testa,a <strong>di</strong>fferenza delle statue che lo rappresentano senza <strong>di</strong> essa,mostra per mio avviso che qui si vuol <strong>di</strong>chiarare Meleagrotrionfante della sua preda . IMa che sappiamo noi se il fattocosì accadesse? Nota il prelodato Visconti che 1' eroe dopouccisa la belva de<strong>di</strong>cò 1' asta mici<strong>di</strong>ale ad Apolline in Sicione,traendo ciò da Pausania '.Un tale avvenimento però non dà verun lume alla cognizionedel soggetto <strong>di</strong> questo bronzo. Ma siccome peraltronon sono il primo a pubblicarlo, così fa d'uopo esaminareciò che altri ne scrissero.il Gori ciie in due <strong>di</strong>fferentiopere ha reso noto questo Specchio <strong>di</strong> bronzo un tempoesistente nel museo Riccar<strong>di</strong> ^, lo trovò decorato dellafavola del cinghiai Calidonio, ad oggetto <strong>di</strong> simboleggiarecon esso le avversità che sovrastano agli uomini per volerdegli Dei quando si mostrano perversi o negligenti versola religione . A provare il fondamento <strong>di</strong> tal massima ag-1 Visconti, Mus. P. Clein.,Tom. it, ^ Lib. ii, cap. vii, p. 128.tav. XXXIV, p. 211. 3 Gori, Inscript., Tom. i, p. 102.


TAVOLA LXl. 523giunse la narrazione della favola d Oeneo re degli Etoliche avendo coltivata una vÌ2,na e corredata <strong>di</strong> ottimi frutti,per offerirne ogni anno le primizie agli Dei. come solevasi, avvennegli <strong>di</strong> trascurar Diana in queste sue offerte '.Sdegnata la Dea gli mandò per vendetta un cinghiale chenon solo devastò la vigna d' Oeneo, ma pose in desolazionetuMa l'Etolia. Molti eroi si provarono a saettar la fiera,ma invano, essendo restati inclusive alcuni <strong>di</strong> essi la vittimadella indomabile <strong>di</strong> lei ferocia. Riserbata per tantoera la gloria <strong>di</strong> trionfarne all' "ua).'^ marzia/e e bellicoso Mejeagro,che la trafisse coli' asta. Dicon poi alcuni , secondolo stesso Gori, ch'egli donasse la pelle e la testa dell' uccisocinghiale ad Atalanta ,perchè fu la prima tra i cacciatoricompagni <strong>di</strong> Meleagro a ferire la fiera col dardo ^.Ma il Gori vedendo che nel bronzo presente non corrispondonole figure a quanto <strong>di</strong> Meleagro ha narrato , risolveil dubbio col <strong>di</strong>re che agli <strong>Etruschi</strong> era nota questa favolastessa ma in altro modo narrata, e datosi ad indovinarequel che ne pensassero , <strong>di</strong>chiara che appo loro eraopinione che Meleagro uccidesse ilcinghiale Calidonio, giacchési vede in questo bronzo eh' egli ne porta in trionfosulle spalle la testa ^.Ora ionon so persuadermi come debbasi attribuire agli<strong>Etruschi</strong> la invenzione o variazione <strong>di</strong> una favola che intutto riguardava la Grecia. Perchè dovevano essi favoleggiarsulla città <strong>di</strong> Calidonia, e non piuttosto su qualchecittà loro propria ? Io sarei anzi d^ avviso che tra le variemaniere usate dai poeti nel narrar questa favola, com' ioI Homer., Iliad., lib. ix, i'. 5ag, sq. 3 Gori, Mus. Etr., Tom. ii, CI. ii,a Hygin , Fab. cLXXiv, p. 291. tab. cxxyi, p. aSi.


524 DEGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong>ssi in principio, Tartefice etrusco ne abbia scelta una, lacui descrizione pare che non giungesse fino ai dì nostri,essendosi smarrite moltissime poesie descrittive <strong>di</strong> questefavole '. Crede inoltre il Gori, che la figura sedente, peresser coronata e con bastone in mano , sia un sacerdote oindovino consultato da Meleagro suH' uso che dovrà faredell' acquistato venatorio trofeo; e vede nel gesto un'in<strong>di</strong>-^cazione <strong>di</strong> doversi quel capo offrire a Diana , la quale mostrasia ciò aderente colla sua presenza. Egli ravvisala conqualche certezza per la luna bicorne che ha sulla fronteSuppone altresì che in quell' azione si determini doversidepositare il capo e la spoglia del cinghiale nel tempio <strong>di</strong>Diana cacciatrice ed ucci<strong>di</strong>trice <strong>di</strong> fiere . Di ciò prendeargomento dal vedere una colonna dell'epistilio del tempio<strong>di</strong>etro le in<strong>di</strong>cate figure <strong>di</strong> Meleagro e <strong>di</strong> DianaDalla parte ojtposta del creduto vate sembra al Gori es»sere assisa Atalanta, la quale conia faretra già vuota in<strong>di</strong>candola sua fatica per ferire coi dar<strong>di</strong> il cinghiale, sta inaria <strong>di</strong> mestizia nel vedere che Meleagro <strong>di</strong>spone altrimentidel capo e del cuoio <strong>di</strong> quella fiera, a lei promessi per esserestata la prima a ferirla. Nota inoltre il (]iori che Meleagroha i coturni venatorii e la clamide, nudo nel corpoe nel capo , come dai cacciatori si costumava '.Tutto ciò che egli espone in questa interpetrazione è assaiprobabile , ma nulla è sicuro, poiché non ha mallevadorialle sue congetture. Quanto io <strong>di</strong>co resta provato abbastanzadalla <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> sentenze che tennero altri suquesta rappresentanza. Il Biancani scrive che qui è figura-I Ved. ser v, p, /\65. », tab. cxxvi.a Gori, I. cit., p. 25o, sq., et Tom.


TAVOLA LXI. 626to Meleagro <strong>di</strong> ritorno dalla caccia davanti ad Atalanta , enon a Diana come pensò il Gori ,presentandosi ad Oeneosuo padre e ad Allea sua madre ', e non al sacerdote oindovino come il Gori parimente suppose.II monumento medesimo esaminato e confrontato ancoracon altri può recare qualche schiarimento sul soggettoin questione. È <strong>di</strong>fficile il <strong>di</strong>re con sicurezza <strong>di</strong> qual sessoesser deljba la figura sedente che sta davanti al credutosacerdote ; mala faretra nella <strong>di</strong> lei mano vieta il credereche possa essere Altea, la quale nulla ha che fare collacaccia, mentre sappiamo d'altronde che Atalanta usò idar<strong>di</strong> ' per ferire il cinghiale, e per conseguenza la faretra.Un altro Specchio mistico eru<strong>di</strong>tamente illustrato daleh. Vermiglioli e che io esibirò dopo questo, ci fa vedereuna donna posta nella situazione medesima sedente, comenoi ve<strong>di</strong>amo la creduta Atalanta; e poiché in quella è scrittoil <strong>nome</strong> in etrusco , saggiamente dal suo espositore interpetratoper Atalanta "*, così è da credere non inverisimileche nello Specchio della presente LXI Tav. sia parimenterappresentata .Si può addurre anche un altro esempio <strong>di</strong> un sarcofagodei bassi tempi dell' impero romano ,per quanto ne in<strong>di</strong>-'*ca lo stile , e eh' io pongo in quest' Opera . Nella parteprincipale e anteriore vedesi espressa la caccia <strong>di</strong> IMeleagro,e in uno dei lati comparisce un giovane clamidato tra varialtri armati d'asta e <strong>di</strong> clava, quasiché alcuna cosa egli1 Scliiassì , De Patcris Antiq. ex lib. 11, r. 26, sq.Sche<strong>di</strong>s Biancani sermo, et epi- 3 Vermiglioli, Lettera sopra un' ansi,epist. v)., p. 75. tica palerà etnisca, p, 12.a Ved. p. 523,eOppian, de Vcnat., 4 Ved. ser. vi , tav. K5, num. i.


526 DEGLI SPECCHI MfSTICI "narrasse, o tenesse ragione <strong>di</strong> qualche suo particolare interesse'• Due soggetti <strong>di</strong> vario sesso stanno pure sedenticome ia questo Specchio ^ , e perciò li chiamo a confronto.II Millin illustratore <strong>di</strong> quel monumento , esistente inFrancia , <strong>di</strong>chiara che 1" eroe da me accennato sia Meleagroattorniato dai suoi compagni, che seco lui si congratulanodella riportata vittoria. Crede poi che la donna sedentesia la Ninfa che protegge il paese <strong>di</strong> Calidonia^. Èperaltro singolare il vedere che là non comparisce oè latesta, né segno alcuno del cinghiale <strong>di</strong> cui si tratta. La donna,che il Millin <strong>di</strong>ce esser la Ninfa <strong>di</strong> Calidonia, né sodonde il tragga , non ha alcuno <strong>di</strong> quei segni <strong>di</strong> cacciache si ravvisano nella femmina del nostr


TAVOLA LXI. 627qui, la testa del cinghiale sulla spalla, ed è coronato conaltri cacciatori coronati egualmente, e con Atalanta presentasidavanti ad un uomo e ad una donna sedenti introno, con guar<strong>di</strong>e assistenti come è proprio de' regi, eche si potrebbero supporre Oeneo ed Altea, in atto <strong>di</strong> ricevereil figlio <strong>di</strong> ritorno dalla caccia e trionfante dell'uccisocinghiale Calidonio. Non troviamo peraltro in nessuno anticoscrittore favoleggiato che ciò avvenisse. Quantunque èda considerare coli' Heyne al proposito <strong>di</strong> Atalanta, chela varietà degli abbellimenti da' poeti antichi introdotta inqueste favole esser debbe gran<strong>di</strong>ssima ', e frattanto quelliscrittori sono in gran parte perdutiPrescindendo dalla considerazione <strong>di</strong> altri monumenti,si <strong>di</strong>rebbe in questo Specchio rappresentato Meleagro chesta davanti ad uno dei primi eroi della caccia, e forse alpiù vecchio e perciò barbato , il quale <strong>di</strong>chiara anche a <strong>nome</strong>degli altri concorsi a quella impresa, che se Meleagrouccisore del cinghiale ne avesse ceduta la spoglia onorificaad Atalanta, come era suo <strong>di</strong>visamento, sarebbesi reputatoa scorno dei concorrenti , che una donna fosse statapremiata a fronte <strong>di</strong> tanti uomini ; ed in particolare deifigli <strong>di</strong> Testio che la reclamavano per dritto <strong>di</strong> nascita,qualora Meleagro non l'avesse tenuta per se '. Atalanta mostrasi<strong>di</strong>fatti in questo Specchio, come osserva il Gori ^, attristataper si aspro rifiuto, e la mano portata alla guanciane può essere un in<strong>di</strong>zio assai naturale.In più monumenti ne troviamo esempi convalidati dalI Heyne , sopra la Cassa <strong>di</strong> Cipselo, p. 47> num, v, not. (d).app. Ciampi, Descrizione <strong>di</strong> essa 2 Apollodor., 1. cit.tradotta dal Greco <strong>di</strong> Pausania, 3 Ved. p. 524-


528 DEGLI SPECCHI MISTICIsignificato delle figure stesse in sitnile azione rappresentate.Tra le più antiche figure si ad<strong>di</strong>ta Polinice prima <strong>di</strong>scendere al combattimento col fratello ' , su <strong>di</strong> che abbiamoeru<strong>di</strong>tissime osservazioni del eh. sig. prof. Thiersch, ilquale propone la sagace avvertenza che quella mossa in<strong>di</strong>catristezza, colf abbandono del corpo, e con altri caratterioh' egli va enumerando ^. Altrove si vede in tal positura Ificlo^ che sedente sulla sponda del letto piange la morte <strong>di</strong>Protesilao ^. Simile esempio qui si adduce <strong>di</strong> una femminapure assisa presso una moribonda ^ in atto <strong>di</strong> piangernela per<strong>di</strong>ta . J\è altrimenti vi sono espresse Penelope ed A-rianna, entrambe addolorate per 1' assenza dei loro sposi,<strong>di</strong> che abbastanza ha scritto il già lodato professore oltraniontano^.Meleagro è coronato, come lo è nell'urna <strong>di</strong> Volterra,unitamente a tutti gli altri eroi che seco lui tornano vittoriosidalla caccia del superato cinghiale. Dunque se ve<strong>di</strong>amocoronato anche 1' uomo barbato sedente in questo Specchio,non per questo saremo costretti a crederlo, secondoil Gori , sacerdote o indovino, ma uno dei principali eroicacciatori, come già <strong>di</strong>ssi: altrimenti se fosse la corona il<strong>di</strong>stintivo particolare del sacerdote o indovino, qui non vedrebbesicoronato Meleagro che non fu nò indovino, nésacerdoteLa testa ch'egli porta sugli omeri essendo <strong>di</strong> cinghiale,I Vcd. set. VI , tav. Va, num, i. 3 Ved. scr. vi, tav. H3, nrnn. i.a Thiersch , Lettera intorno due'sta- 4 Visconti, J. cit., Voi. v, tav. xvm,tue del mus. Valicano, e sulla p. ii3.espressione degli afTcUi nelle ope- 5 Ved. ser. vi, tav. P2, num. i.re <strong>di</strong> arte antica , p. 11, scj. 6 Thiersch, 1. cit.


TAVOLA LXI . 52f)fiera da me mostrata tra gli astri confusa coIFOrsa \debbesitenere altresì per quella costellazione medesima cuidagli antichi fu dato il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Cinosura , della quale parteciparonoentrambe le costellazioni delie Orse polari ^.Sentiamoa questo proposito 1' intiero passo <strong>di</strong> Arato, per farciuna vera idea del motivo <strong>di</strong> trovare sì spesso in<strong>di</strong>catala testa del cinghiale nei monumenti antichi ^, non menoche nellefavole.(c Or nel primiero(JVIesè) avendo tu in mar molto sofferto ,Quando l'Arco e l'Arderò incende il sole ,Approda sulla sera , non fidandotiPiù della notte . // segno a te <strong>di</strong> quellaStagione e dì quel mese, lo Scorpione ,Spuntando fia in sulV estrema notte ,Poiché il grande arco trae vicino all' agoIl Saettario, e un poco piìi davanteA lui sì sta lo Scorpion spuntando jE questo sorge bene <strong>di</strong> repente.Allor la testa ancor <strong>di</strong> CinosuraDella notte alt esiremo bene in altoSen va ruotando ^ >>Dunque la testa dell' Orsa , altrimenti detta Cinosura eCinghiale, mostrasi la mattina nel zenit del cielo, allorchéil sole è nel Sagittario, vale a <strong>di</strong>re nell'autunno inoltratoquando il rigor dell'inverno si fa sensibile. Altrove incon-I Ved. ser. i, p. 691 , seg., e ser. iii, M5 , num. 4-p. 27/f, 279. 4 Arat.,Phaenom., 1^. 3oo, sq.Trad.a Bayer, Ura<strong>nome</strong>tr., lab. i, ii. del Salvini , p. 5i, sq.3 Ved. ser. i, tav. lxx, e ser. vi, tav.S. IL 67


53o DEGLI SPECCHI MISTICItrammo una simile idea nascosta softo l'allegoria <strong>di</strong> Adone ,mentre al sopravvenire dell' autunno il sole passa per laBilancia, luogo <strong>di</strong> domicilio della luna, e l'abbandona portandosiquin<strong>di</strong> nello Scorpione e nel Sagittario, per cui sifinse nella luna Venere che vede partire per la caccia ilsuo caro Adone, e lo perde ucciso dal cinghiale.Nel Disco in esame 1' allegoria è anche più chiara, perchèla stessa luna in sembianza <strong>di</strong> Diana sta vicina a Meleagro,né se ne scosta del tutto, finche non compariscela testa <strong>di</strong> quel cinghiale in trionfo, vale a <strong>di</strong>re nella piùalta parte del cielo, come Arato descrive che osservasi inquella stagione. Si tolgano ora <strong>di</strong> mezzo i nomi <strong>di</strong> Meleagro,<strong>di</strong> Diana e <strong>di</strong> Cinosura o <strong>di</strong> cinghiale, come finge lafavola, e troveremo che il sole avendo passato l'equinoziod' autunno, e così abbandonata la Bilancia, domiciliodella luna, entra nello Scorpione e nel Sagittario: temponel quale, come <strong>di</strong>ce Arato, la testa dellOrsa al terminardella notte si trova al nostro zenit. Dunque vi si rappresentail sole autunnale unitamente alla luna.Noi vedemmo figurati in questi mistici Specchi il solee la luna e provai che altrove ancora Meleagro deno-' •tava il sole ^, che qui si scuopre autunnale. Anche la lunasotto le sembianze <strong>di</strong> Diana può riferirsi alla stagione medesima,poiché gli antichi gentili, come ci assicurano i nostridottori ecclesiastici, tennero Diana per l'infimo gradodell'aria nella regione sublunare, ed attesa la somma frigidezzaessendo stenle, la immaginarono sempre vergine V1 Vcd. tav. xsxiii, e sua spicg. 3 Clcm., Ilotn. vi, cap. ix, ext.in Op.2 Ved. p. 4^0, 48i. ss. PaUuuinprimisacc.T.i, p. 623.


TAVOLA LXl. 001Or questa frigidezza e sterilità, riportata all' intiera sublunarenatura, non è un carattere <strong>di</strong>stintivo e primario dellacattiva stagione d'inverno? Difatti Meleagro è sempre secondatoda Atalanta vergine cacciatrice, e quin<strong>di</strong> seguace<strong>di</strong> Diana autunnale anch'essa, come altrove ho pur detto ".E sebbene Atalanta avesse un figlio, pure volendosi a leiconservare la reputazione <strong>di</strong> Vergine, cioè sterile, gli fu datoil <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Partenopeo, alludendo alla reputata verginità<strong>di</strong> sua madre ^ poiché la castità era il maggior pregio delleseguaci <strong>di</strong> Diana. Si aggiunga <strong>di</strong> più che Atalanta nell'arca<strong>di</strong> Cipselo era rappresentata, portando come lebaccanti uncerbiatto ^.Altrove mostro che questo animale sacro a Baccoè altresì allusivo ali' autunno ^.Nei monumenti si ripete questa eroina sul costume delleAmazoni ^, che altrove <strong>di</strong>co essere dagli artisti inseritenelle composizioni autunnali, e ne do le ragioni ^.Ma siccome debbo favellar nuovamente <strong>di</strong> questa femm.ina,e della sua unione con Meleagro e della sua opposizionecoi cacciatori che lo seguirono, cosi entrerò là in minute<strong>di</strong>chiarazioni per far meglio conoscere come abbia luogonella favola. Qui pii!i opportunamente potrò fare osservareche da quel che ho detto inten<strong>di</strong>amo come si trova spessorammentata dagli antichi la testa del cinghiale. Noi la vedemmogià ai pie<strong>di</strong> dell' Ercole in quella gemma ', dove fassi1 VeJ. ser. i, p. 253, scg.,e ser. prof. Ciampi, p. g.Ili, p. 2 12. 4 Ved. ser. 1, p. Crjg.2 Vid. Clavier.Not. ad Apollodor., 5 Ved, ser. vi, tav. N5, num. i.Tom.ii,lib.in,cop.ix,n. i3,p 421. G Ved. ser. v, p. 4^^ > ^ ser. iii3 Pausan., Descrizione della Cassa p 236, seg.<strong>di</strong> Cipselo, Trad. dal Greco del j Ved. ser. vi, tay. U2, num. 4-


552 DEGLI SPECCHI MISTICIcommemorazione con un motto greco del riposo d' Ercole,che io paragono altrove con quello delle anime '. Inten<strong>di</strong>amoaltresì da simili confronti, perchè in alcuni sepolcriantichi si trovarono queste medesime teste <strong>di</strong> cinghiale ',quasi fossero la petizione d' un felice riposo che goder debbonoquelle anime, allorquando questa testa ferina, come<strong>di</strong>ce Arato, sovrasta nell'alto dei cieli. Né credo inverisimileche a ciò alludano parimente quei bicchieri o ciatiterminati in una testa <strong>di</strong> cinghiale ^, quasiché accennasseror unione del tempo in cui si onora Bacco gustando l' inventatosuo liquore, e la sopravvenienza <strong>di</strong> un tempo tristoe calamitoso dalla testa del cinghiale in<strong>di</strong>cato, quando ilsole passando nei segni inferiori credevasi infesto o pericolosoalle anime, per le quali nelle bacchiche cerimoniee nelle solennità dei misteri si faceva una sacra commemorazione^.Altre osservazioni sopra questo medesimo Specchio misticosi riserbano all' occasione d' illustrare il seguente.TAVOLA LXII.JLi il chiarissimo Vermiglioli che può recarci esattacontezza del bronzo ch'io riproduco in questa Tavola LXII,avendolo egli dato al pubblico due volte nelle sue opereNe scrisse prima una lettera piena <strong>di</strong> eru<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>retta alproprietario <strong>di</strong> questo bel mistico Specchio, e la pubblicò« Ved. ser. v, p Syì, seg. 4 Ved. ser, i, p. 94, Q^, e ser. v,a Ved. ser. i, p. 687. p- 2o3.3 Ved. ser. vi, tav. M5, num. 4-


TAVOLA Lxir. 533in Perugia nel1800. Ebbe <strong>di</strong>poi occasione <strong>di</strong> esibirlo <strong>di</strong> nuovocon aggiunta <strong>di</strong> eru<strong>di</strong>zieni e con assai più concisa interpetrazionetra le Iscrizioni perugine : opera che onorar autore per modo da mostrarlo pari al Lanzi ed a nessunosecondoIl Millin allora occupato a dar conto all' Europa d'ogni scopertae produzione scientifica e letteraria in quel suo Giornale<strong>di</strong> scienze, lettere, ed arti, v'inserì un articolo sul proposito<strong>di</strong> questo Specchio, e della illustrazione aggiuntavi dal eh.Vermiglioli. Jo mi prevarrò delle tre in<strong>di</strong>cate opere, traendonequanto occorra per dar conto del soggetto e delle epigrafiche vi si contengono, con annettervi secondo il consuetoqualche mia osservazioneFu trovato questo Specchio nelle vicinanze <strong>di</strong> Perugia inun ipogeo con alcune urne cinerarie etrusche ', e non dentro<strong>di</strong> esse come riporta il INIillin ^. Una <strong>di</strong> quelle ivi trovateè da me riprodotta in quest' Opera ^. Era nell' ipogeoun' altr' urna in forma però <strong>di</strong> gran sarcofago <strong>di</strong> travertino,lungo cinque pie<strong>di</strong>, atto a contenere il cadavere intiero,come <strong>di</strong>fatti vi fu trovato. L'uso <strong>di</strong> tali arche ossuarie sipraticavain antico, ma più sovente nel tempi romani anchetra gli <strong>Etruschi</strong> ^ . Lo Specchio potrà dunque non essereantichissimo come ce ne fa sospettare anche il <strong>di</strong>segno,che in tutto ha lasciato quella rigidezza <strong>di</strong> contorni , lungotempo ritenuta dagli <strong>Etruschi</strong> ed incontrata spesso in questimistici Specchi ^. In qualunque modo è peraltro da con-X Vermiglioli, Lettera sopra uà' an- 3 Ved. ser. iv, tav. rv, p. 33, seg.tica Patera etrusca, p. i. 4 ^^^à. ser. i, p. a3, 26, 29.a Magasin Encyclope<strong>di</strong>q., ann. vm, 5 Ved. tavv. xv, xvi, xvii.aum. 3 , p. ^22.


534 DEGLI SPECCHI MISTICIsiderarsi il presente, anche a sentimento del suo primoillustratore, per uno dei più bei monumenti <strong>di</strong> questo genere'.Il miglior pregio che Io <strong>di</strong>stingue è 1' aggiunto che allefio^ure si trova dei nomi <strong>di</strong> esse scritti in lingua etrusca:Queste voci così traduconsi dal Vermiglioli Atalanta, Meleager, Atropus , Toxeus.Una lettera del dotto Uhden scritta al eh. interpetre cosìgiu<strong>di</strong>ca riguardo al <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Meleagro. « La prego a faredelle continue ricerche ed osservare sull'originale stesso laparola Q)?[\--i^\!\, che io suppongo copiata esattamente nel<strong>di</strong>segno , e che non posso riguardare che come sbagliodell'artefice non eru<strong>di</strong>to, il quale ha unito le due lettereQ 3 , che non doveva ;giacche non mi persuado giammaiche nella lingua etrusca terminasse una parola con (D greco: lettera che dagli <strong>Etruschi</strong> non pare che si usasse <strong>di</strong> questaforma , che in nomi veramente greci , e <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse formecon r asta meno o più lunga secondo 1' età del monumento" 3J .Il Vermiglioli avea letto in quella voce Meliaili o Me'liaph^;ma esaminato il parere dell' Uhden, pensò egli pureche la finale <strong>di</strong> quella voce potesse esser dubbia . Riflettealtresì che lo stesso <strong>nome</strong> in altro mistico Specchio dovealeggersi Melakre ^ , e perciò è da cercarsi altro metodo perconciliar 1' una con 1' altra voce ,quando non vi sia errore1 Vermiglioli,!. cit. , p. 7. p- 44> "o^- 2-a UhJea , ap. Vermiglioli, Iscrizioni 3 Vermiglioli ,Lclt. cit-, p. ta.Perugine, Tom. i, ci. 11, uum. iv, 4 Ved. tav. Sivin, p. ^"jS.


TAVOLA LXII. 535<strong>di</strong> chi la scrisse. Qui aggiunge eru<strong>di</strong>tamente la riflessioneche i nomi propri si trovano vari tra gli scrittori antichi,e ne cita per esempio quello della madre <strong>di</strong> Giasone che si <strong>di</strong>ssePoliniede secondo Apollodoro ', PoUnicle secondo Tzetze %PoUseme secondo altri ^ . Egli riporta bensì alcuni esempi<strong>di</strong> voci etrusche ed itale antiche terminate in ® cioè ahruf,buf, kaleruf , cwnìaf, hitef, e simili nei bronzi <strong>di</strong> Gubbio.Altre ne sono nell'iscrizione Osca Nolana ^, Sosrsiunsre altresìessere ormai fuor <strong>di</strong> dubbio , clie il (D abbia presso gliEtruso''il valore del /?/i ^. Sul <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Atalanta non cadenessuna <strong>di</strong>fficoltà, leggendosi anche dal Millin Allenta ®,supplitavi la t che manifestamente si scorge corrosa '.Segue Atropa che tutti han letto Atrpa ^ . Scrive 1' interpetreche per esser più somigliante al greco mancherebbe<strong>di</strong> una vocale nel mezzo e <strong>di</strong> un i/ particolarmente,Atrupa. I Greci la <strong>di</strong>ssero '^^po^oe, ma per chiarissima testimonianza<strong>di</strong> Plinio 9 gli <strong>Etruschi</strong> e gli Umbri non ebberol'o, adoprando in vece IV: accorciamenti frequentissiminelle lingue antiche d'Italia, e specialmente dell'Umbriae dell'Etruria '°. Il carattere medesimo è ravvisato dalVermiglioli nelle medaglie etrusche , come quelle <strong>di</strong> Popu-Jonia , <strong>di</strong> Telamone e d'altrove mancanti ora dell'i/, oradell' £•. Esempi similissimi egli ravvisa nel greco : il 'f"^«1 Lib. I, cap. IX, Tom. i, p. 8i. la.a Ch'il. VI, Ilist. xcvi, i'. 980, p. 118. 8 Vermiglioli , Lett. cit., p. la.Mil-3 Vermiglioli, Iscrizioni cit. , I. cit. Ha, ap. Vermiglioli, Iscrizioai4 Soc. Colombaria, Tom. 11, p. 3. cit-,p 43, not. 1.5 Vermiglioli , 1. cit, 9 Priscian., lib. 1, p. 8 bis.6 Millin, 1. cit. 10 Vermiglioli , Lettera cit., 1. cil.7 Ved. Vermiglioli , Lettera cit., p.


536 DEGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong> Licofi'one ' è lo stesso che il Timolus <strong>di</strong> Plinio, <strong>di</strong>mostrandoeo-li medesimo come questo monte si <strong>di</strong>sse ora Timolus,ed ora Tniolus ': così il Vermiglioli ^. Io peraltrocrederei che dalla maggior frequenza <strong>di</strong> tali mancanzedelle vocali nelle antiche lingue d'Etruria e iv'intorno,si dovesse dedurre la congettura <strong>di</strong> qualche relazione anticatra queste e le orientali , o almeno <strong>di</strong> qualche <strong>di</strong>ssomiglianzadal greco '». Non ostante son pur valutabili anchevarie osservazioni del dotto Vermiglioli, sebbene inapparenza sembrino alla citata mia proposizione alquantacontrariefc La prima lettera del <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Meleagro, egli <strong>di</strong>ce, èuna delleforme più comuni ed usitate nei monumenti etruschi. Frattanto si trova così con la quinta asticciuola voltataall' insili in greche epigrafi, come nella iscrizione Nanianapubbhcata dal Corsini. O andateci a ripescar sopra ilCeltico ed Orientale , o andate a svolgere i lessici dei Rabbinie cose simili ^7 w: così l'interpetre.A ciò potrebbesi per mio avviso aggiungere la riflessione,che sebbene concedasi la somiglianza tra l' alfabeto grecoe l'italico antico, quasiché la frequenza della scrittura sifosse quivi introdotta contemporaneamente alla frequenzadelle colonie greche in queste contrade ,pure supporre si1 Ver. i35i. Vasi <strong>di</strong>pinti volgarmente chiamatia Plin., lib. V, cap. xxix, Tom. i etruschi ,proposte all' occasioneà. p, 277. illustrare un Vaso <strong>di</strong> Girgenti3 Lett. cit„ p. )3. Vcd. la mia nuova Collezione <strong>di</strong>4 Vcd. Ciampi , Osservazioni intor- Opuscoli e notizie <strong>di</strong> Scienze, letnoai moderni sistemi sulle an- lere ed arti, Tom. iii, p. 3y4,tichità etrusche, con alcune idee seg.sul!" origine, uso, an ichilàec. dei 5 Vermiglioli, 1. cit.


TAVOLA LXII. 537potrebbe che i popoli anche più anticamente abitatori <strong>di</strong>esse ritenessero idee <strong>di</strong> letteratura e <strong>di</strong> lingua portate quadai paesi d' onde traevano la loro origineProsegue il dotto espositore a ragionare delle lettere etruschespettanti al <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Meleagro, notando che quei popoliantichi ebbero più forme dell'^j/ alla quale forse aggiunserola quinta asticella per <strong>di</strong>stinguerla dalla M che presso<strong>di</strong> essi fu adoperata per la ^ dei Greci , come anche pressoli questi nelle loro più vecchie epigrafi ' . Talvolta lastessa M ebbe valore della nostra m presso gli <strong>Etruschi</strong>, forseconfusa con la M, forma più usitata delfj/ etrusca adoprataanche dai Greci, e ciò attribuisce egli ad imperizia degliscrittori , ammettendo che la regola fosse presso gli<strong>Etruschi</strong> <strong>di</strong> scrivere M per la ^ dei Greci, come il dottoLanzi ha scoperto e stabilito ^Egli attribuisce altresì la <strong>di</strong>fferenza dei due nomi <strong>di</strong>Meleagro nei due qui esposti mistici Specchi ad imperizia''degli <strong>Etruschi</strong>, i quali grecizzarono sempre, ma nonappresero mai la lingua a perfezione, ond'è che i loromonumenti son pieni <strong>di</strong> storpiature greche. Presso i Latinicome rileva da Festo, accadde lo stesso nei nomi propri,mentre scrissero Apellincm per Apollinem, Alcedo perAlcynoe, Alumento per Laomedonte; e Festo ne adduceil motivo per i Latini antichi nec durn adsuelis linguoegraecae^. Ciò peraltro ci dovrebbe spronare , comio credo,a ricercare negli antichi popoli d' Italia quelle lingue eh' e-rano ivi più comuni che la greca, nella quale dallo stessoi Ved. p. 106. 3 Ved. tavv. xlvmi, e la presente2 Boni, Elogio dell' Ab. Don Lui- lxii.g> Lanzi. 4 Vermiglioli, Leu. cit., p. i5.S. II.68


538 DEGLI SPECCHI MISTICIVermiglioli si <strong>di</strong>chiarano poco istruiti. D'altronde egli trovasimili storpiature anche nel greco antico. Ed infattii nomi greci non altro che grecamente dagli <strong>Etruschi</strong> sidovevano proferire; ma è vero altresì che gli <strong>Etruschi</strong> deipiù antichi tempi ebhero nomi <strong>di</strong> alcune deità dai Latinie dai Greci chiamate in un modo assai <strong>di</strong>\erso, comeper esempio Nurtia creduto nume tra gli <strong>Etruschi</strong> ' similealla Fortuna dei Romani e dei Greci , così p^ertunnoed altri che il Dempstero aduna e <strong>di</strong>chiara colle autoritàconvenienti * . Or queste alterazioni e varietà non potrebberoaltresì provenire da <strong>di</strong>fferenza d'origine tra popoli epopoli dell' antica Italia ? Lo stesso Lanzi ben lungoarticolo stese a provare che la mitologia etrusca derivarsi debbe dalla Grecia, ed ammise altresì che l'origine <strong>di</strong>alcune deità sia forestiera e <strong>di</strong> paesi <strong>di</strong>versi ^ . Se per tantoa tali varietà ci applichiamo , affine <strong>di</strong> conoscere deità e vociproprie in Etruria ed ignote in Grecia e nel Lazio, potremmo,a mio credere, trarne qualche corollario piij utileameglio conoscere le origini, la lingua e la storia degli<strong>Etruschi</strong>, <strong>di</strong> (juello che finora sieno state a nostra notizia.La prima figura femminile sedente a destra del riguardanteè Atalanta, in<strong>di</strong>cata dalla iscrizione , dove supplendonello spazio eh' è soltanto punteggiato , si legge in etruschelettere a . -. lenta , e con poca variazione Atalanta comenoi pronunziamo : variazione che viene offerta da altriesempi in questa Tavola stessa .I luveaal., Sat. x,v. ^4i ^^ Schol. 3 Lanzi, Saggio <strong>di</strong> lingaa etnisca,ia euoid., ibid. Tom. ii , pan. iii, ci i, 5 ^"'i9 DempstT., de Elr. Regali , Tom, p. a35 , aSyI , lib. I, cap. XV, p. 6o, sq.


TAVOLA LXII. 55gL' altra voce importante a spiegarsi dopo quella <strong>di</strong> Meleagroe <strong>di</strong> Atalatita è il <strong>nome</strong> della Parca Atropo, scrittoAtrpa come ci legge il Vermiglioli supplendo 1' u ,perchègli <strong>Etruschi</strong> mancavano della o, cosi assomigliando quel<strong>nome</strong> algreco ArporrocResta una sola e mutilata voce che pur legge molto ingegnosamenteil dotto suo primo interpetre .Le due lettere corrispondonoa Tr nella maniera nostra <strong>di</strong> leggere. Supponendoegli per tanto che Altea madre <strong>di</strong> Meleagro intervengain molti monumenti a lui spettanti , suppone altresì che sitrovi anche in questo Specchio col <strong>nome</strong> in etrusco, e questo,secondo che egli pensa, potea benissimo essere Altu edanche Atti, poiché gli <strong>Etruschi</strong> usarono <strong>di</strong> accorciare i nomidella greca favella terminandoli in u, come Veca, <strong>nome</strong> <strong>di</strong>femmina in altro Specchio ', così altri esempi. Tali elisioniegli vuol derivate da rozzezza , <strong>di</strong>fetto comune anchepresso i Latini, come Rauntii yter Aruntia, e simili che abbondanoin Festo. Sul terminare peraltro della eru<strong>di</strong>tasua lettera cambia opinione -^ confermando un tal cangiamentoanche dove riproduce per la seconda volta questomedesimo Specchio mistico , non facendovi neppur menzionedella supposta analogia tra quella voce tronca edAltea '* . Supponendo egli pertanto che l'uomo sedente <strong>di</strong>rimpettoad Atalanta sia Tosseo, un degli zii materni <strong>di</strong>Meleagro, trova un principio del suo <strong>nome</strong>, che in etruscoegli reputa essere stato Tuxe per Toxeus^ come recaesempio in Tate per Tydeus e simili ^ . Nonostante il Millin,1 Vermiglioli, 1. cit., p. ii. 4 l'I' > Iscrizioni cil , p. 45.a Lanzi, 1. cit., § vii, p. -i-oS. 5 IJ. ^ Lett. cit., p. 3i .3 Vermiglioli , Leit. cit., p. 3a.


540 DEGLI SPECCHI MfSTICIo per equivoco, o perchè abbia creduto che un' j si potessetenere per tale nell' etrusca lingua, benché un'inversaposizione f;ìcciala credere un' v , scrive che sopra Altea sileiro-e TA e la crede finale della parola alta cioè Altea chestassi vicina ad uno dei suoi fratelli , forse Tosseo 'Il Vermiglioli riconosce in sostanza in questo bronzouna porzione, come egli <strong>di</strong>ce, della storia INIeleagrica ac»caduta dopo la strepitosa caccia del cinghiale <strong>di</strong> Calidonia.Atropo che è la figura alata <strong>di</strong> mezzo sta, secondo lui, consevero sembiante in atto <strong>di</strong> scolpire la fatai sentenza cheincontrar dovea Meleagro medesimo, come descrivono piùmitologi . Io peraltro non so ravvisar chiaramente 1' ad<strong>di</strong>tataseverità, parendomi che tutti i volti <strong>di</strong> questo Specchio,quasi fossero quei <strong>di</strong> altrettanti fratelli, si rassomiglinoin tutto fra loro. Ma il Vermiglioli trova nel volto<strong>di</strong> Meleagro quella mestizia eh' esser doveva in<strong>di</strong>visibiledalle sue calamitose circostanze . E<strong>di</strong>nvero la inclinazionedella sua testa potrebbe dar peso a tale osservazione.Egli ha il baculo venatorio , che secondo 1' interpetreconviene ad uno dei più bravi cacciatori del tempoeroico: secondo me potrebb' essere anche una lancia.Descrive Atalanta ornata <strong>di</strong> ricco monile, <strong>di</strong> braccialetti,portando 1' asta o baculo venatorio come le conviene peressere intervenuta a quella caccia. Le traversa il pettoil balteo che regger dovea la faretra , della quale è armataanche in altri monumenti ^, e come tale descritta dagliantichi, narrandosi che in quella caccia adoperasse lesaette ezian<strong>di</strong>o ^. Notate sono in modo particolare dall' inter-1 Millln , 1. c\\. stanza vii, niim, i8.» Visconti , Mus. Borgh. ,part. ii 3 Ved. p. SaS.


TAVOLA LXII. 541petre le scarpe appuntate che a lei si vedono in pie<strong>di</strong> ' .Altrove si trattiene egli più a lungo sulla figura <strong>di</strong> mezzoche la iscrizione in<strong>di</strong>ca per la Parca Atropo ;e siccomeverso il manico dello Specchio vede un' altra figura , cosinella ipotesi che possa essere una Parca ancor quella viravvisa il totale concorso <strong>di</strong> queste severe deità ,perchèaltrove parimente due sole se ne rappresentarono ^. Viriconosce altresì chiarissimo il simbolo della conocchia chea lei competesi, stando in atteggiamento <strong>di</strong> produrre Iostame dell'umana vita ^. Io peraltro sono incerto se gliantichi abbiano usate conocciiie con aggiunta <strong>di</strong> sì lungofusto ^. La gioventù , le corone e gli ornamenti loro cele ravvicinano alla descrizione che <strong>di</strong> esse Omero ha lasciata''.Si trattiene l' interpetre sull' esame della corona che<strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> firon<strong>di</strong> e <strong>di</strong> frutta sulla testa della Parca maggiore,e tratta quest'argomento con molta eru<strong>di</strong>zione. E<strong>di</strong>nvero se vi troviamo altrettanta precisione <strong>di</strong> scienza saràutile a conoscere anche in altre circostanze ciò che<strong>di</strong> questa corona si debba pensare . Voleano persuaderlotaluni che le foglie <strong>di</strong> canne la componessero , a motivo delsoggiorno che delle Parche fingevasi in uno stagno assaiprofondo ^. INIa l' interpetre senza rigettarne il supposto, unaltro ne adduce nel quale ha maggior fiducia ,dedotto dallaforma delle foglie e de' corimbi della corona medesima .Rammenta egrli essere stata Nemesi la stessa che la Par»O'I Vermiglloli , Iscrizioni cit., p. 45. iv, lav. xxxv.a Pausaa., lib. x, cap. xxiv, p. 858. 5 Hymn. in jMercur,, in fin.3 Vermigliolì, Lett. cit., p. 20. 6 Orpli., Hymn., ap. Natal. Comit.,4 Ved. ser. vi, tav- G2 , num 1 ,Myiholog, lib. iii , cap. vi, p. 63,3 e Visconti, Mus. P. CI, Tom. bis. 6^^.


1542 DEGLI SPECCHI- MISTICIca , e <strong>di</strong> qui si parte a <strong>di</strong>re che quella <strong>di</strong> Fi<strong>di</strong>a ebbe inmano un ramo <strong>di</strong> frassino , <strong>di</strong> <strong>di</strong>e assai trattò il Winkelinannnella raccolta Stoschiana ove leggesi da boìs dnquel les Anciens faìsoierit leurs piques ^ et leurs javelots '.Qui l'interpetre <strong>di</strong> questo bronzo dottamente aggiunse, chesiccome tanto Nemesi che la Parca reputavansi <strong>di</strong>vinitàinesorabili , ed implacabili , cosi possono aver dato al legnodel frassino un tale emblematico significato rispetto allasua durezza e soli<strong>di</strong>tà non solo, ma perchè ancora consideravansenegli usi ai quali era destinato presso gli antichi,• poiché se ne servivano per armi omicide , e marziali= , opportunamente adducendo l'autorità <strong>di</strong> Esiodoche nomina il frassino mici<strong>di</strong>ale ^ , e <strong>di</strong> Omero che <strong>di</strong>sseessere state alcune aste frassinee <strong>di</strong> Chirone assai fatalia <strong>di</strong>versi eroi ^. Prosegue egli con un paragrafo, che nonoso compen<strong>di</strong>are perchè lo reputo assai degno <strong>di</strong> considerazione.et Osservate bene ,quanto per tutto ciò , a questa piantabene le si convengono le proprietà che io vi ho <strong>di</strong>mostrato: proprietà che aveano ezian<strong>di</strong>o le Parche e Nemesi. Chi sa poi che la stessa Nemesi Ramnusia descrittacida Pausania non avesse nelle mani un'asta <strong>di</strong> frassino, oun ramo <strong>di</strong> questa pianta, piuttosto che <strong>di</strong> melo come dagliscrittori ci si rappresenta ? Per questa ragione medesimae per altre ancora , ho io sempre dubitato che potesseessere in quei testi errore , facile ad avvenire da piccolissimavariazione <strong>di</strong> scrittura, ma non così a <strong>di</strong>r vero <strong>di</strong>significato. Si legge dappertutto f'^s»? ''^'"^'"' > mali ramum ,1 CI. Il, num. i8io,p- 194- 3 Scutum Herculis, 1^. 420.a Vermiglioli, 1. cit., p. 26. 4 Homer., Iliad., lib. xvi , v». i43,sq.


Ti VOLA LXII. 543ma con molta probabilità può credersi che in orij,ine <strong>di</strong>cesseroì^^^'^i '''^^^''',frarìiìi ratnwìi . Nascerebbe la <strong>di</strong>-fficoltànel solo cambiamento <strong>di</strong> due vocali affini fra <strong>di</strong> loro, cheperciò nel greco ancora scambiavansi vicendevolmente , comeprova con piij esempi il dottissimo Mazzocchi ' >j.ce Può reputarsi lo stesso equivoco anche in Teofrasto perle ragioni che seguono. Descrivendo egli la forma e qualitàdelle foglie <strong>di</strong> alcune piante , così si legge in certi esemplari:Ti Si npoiimécxepx Ka5a;rsp ri rrT; finita;, cÌoè alta obloTlga lltmali ". ÌNIa per osservazione <strong>di</strong> chiunque, non è egli micavero , che le foglie del melo sieno lunghe , come par chevoglia descriverle Teofrasto ; ma anzi queste sono larghee rotonde alquanto, talché se Plinio le chiamò mucronata ',le <strong>di</strong>sse così perchè in cima della loro roton<strong>di</strong>tà hannouna punta alquanto acuta , come osservò ezian<strong>di</strong>o 1' eru<strong>di</strong>tissimoBudeo. Sembrerebbe poi in una certa guisa, cheTeofrasto nel cap. medesimo o sì contra<strong>di</strong>cesse o facessealmeno un' inutile ripetizione; conciosiacosachè poco primaavea descritto le foglie del melo <strong>di</strong>cendo come questesono carnose e non lunghe, e siccome in questo capitolodelle foglie del frassino non avea parlato, può credersi contutta r aria <strong>di</strong> probabilità che in quel luogo volesse parlaredel frassino e non del melo, e che dovesse <strong>di</strong>re perciòfieWt e non f'^^"«^ w . Così il Vermiglioli.Facendo egli ritorno alla corona della Parca , e ravvisandolacomposta <strong>di</strong> foglie alquanto lunghe e <strong>di</strong> piccolebacche, aggiunge rispetto a ciò essere il frassino una pianta1 Tab. Eraclcns., lab. i, par i, p. 3 Lib. xvi , cap. rxiv , Op., Tom.i55 , 201. II, p. 17.a Lib. I, cap. xvi^ p. 18. 4 Vermiglioli, Leti, cit., p. a5, »eg.


544 DEGLI SPECCHI MISTICIche i naturalisti registrano tra le bacchifere ' . Se io debboessere sincero, confesso che le mie limitate cognizionibotaniche non mi hanno permesso <strong>di</strong> verificare quanto dalsig. Vermiglioli qui in ultimo si asseriscePassa quiu.li a trattare delle ali <strong>di</strong> Atropo che trova gran<strong>di</strong>ssime,pari a quelle <strong>di</strong> simil nume in un bronzo del generestesso <strong>di</strong> questo '. E per quanto gli antiquari che lo precedonoabbian voluto far derivar le ali da^li Egizi nelle<strong>di</strong>vinità delTEtruria, fondati sopra un passo <strong>di</strong> Sanconiatone,dal Buonarroti citato •*, pure trovando l' interpetreda Omero a:^2:iunte le ali alle Parche , ed alata la Nemesistessa <strong>di</strong> Smirne '•, crede più opportuno l'ammettere cheun tal costume potesse anche dalla Grecia pervenire inEtruria, senza cercarne la derivazione dai Fenici o dagliEgiziani, in<strong>di</strong>pendentemente dai Greci. A suo favore citaPausania , il quale narra che ai tempi più antichi si fecealata dai Greci anche Minerva '".L' espositore ci fa osservare la nu<strong>di</strong>tà della presente figurain opposizione alla sentenza del Winkelmann che gli<strong>Etruschi</strong> si astenessero da tali rappresentanze ^. Parla eglidella <strong>di</strong>versa calzatura spettante ad Atropo ed a Meleagro, e le assegna il giusto <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Solee per il confrontodelle descrizioni che <strong>di</strong> esse abbiamo da Aulo Gellio ' eda altri ^ ; ma scrivendone altrove plausibilmente, cor-1 lonston, De arbor. Bacch., Art. 5 Id., ap. Vermiglioli,!. cit., p. 28.IV, ap. Vermiglioli 1. cit., p. 26- 6 Wiakelmann, Hist.de rart.,Tom. 1,2 Ved. tav. lviii. liv. ih, chap. tu, p. 238, 289, 265.3 Ad Dempster., De Etr, Regali, j Noct. Alticarum , lib. xiii, cap.Tom. Il , § xLvii , p. io4- XXI, p. 35^.4 Pausaa , lib. i, cap. xxxni, p 82. 8 Vermiglioli, 1. cit., p. 3o.


TAVOLA. LXII. 545reggesi dopo aver verificato che una delle in<strong>di</strong>cate calzaturenon altrimenti a Meleagro, ma ad Atalanta si vedeappartenente '; e qui <strong>di</strong>chiara che non già Solea questa calzatura<strong>di</strong> :e vasi, ma calceo o ippodamo, perchè coprivatutto i! piede col calcagno , e si aflìbbia\ a con legami <strong>di</strong>cuoio ^. Osserva la nu<strong>di</strong>tà degli eroi, Meleagro ed Atalanta,ove ragionando del primo, scrive che in Grecia rappresentavansinu<strong>di</strong> tutti i gran<strong>di</strong> uomini ^.Io peraltro non lio fino ad ora scoperto in che mai consistessela grandezza <strong>di</strong> Meleagro. Egli uccide un cinghiale,stando a quanto narra la favola, ma dee contrastarne ilmerito con una Ninfa che fu la prima a ferirlo. Uccidetra i Cureti i figli <strong>di</strong> Testio suoi zii materni, e da una taleazione si attira la sventura <strong>di</strong> morte procuratali da suamadre, come ognun sa 'i. Né solo questa, ma una guerrasanguinosa coi Cureti, per modo che giungono costoro finoa porre il fuoco alle torri dell'infelice sua patria. NarraOmero che Meleagro non vuole a nessun patto muoversialla <strong>di</strong>fesa, benché gli Etoli offrangli un dono <strong>di</strong> esteseterre parte vignate e parte cf)ltivabili . Finalmente nelcalor dell' assalto quando i Cureti minaccian le porte dellasua reggia, si muove, non ad istanza degli Etoli, ma soloalle suppliche della consorte, e rispinge i nemici ^. Mail danno era già preceduto per l'ostinata sua negligenza, egV irritati Etoli non si credono altrimenti in dovere <strong>di</strong> mantenergliil patto delle terre ad esso promesse . Come dunquela posterità elevando statue , incidendo pietre , fondendo1 Vermiglioli, Iscrizioni cit., p. ^5. 4 Eustal., adHomcr., Iliad., lib ix2 Id., Lettera cit., p. 3o. u. 543, sq.3 Ivi. 5 Ilomcr., Iliad., lib. ix, v 5^0, sq.S. II. 69


546 DEGLI SPECCHI MISTICIbronzi, scrivendo e <strong>di</strong>pingendo potette onorar colui chedai suoi concitta<strong>di</strong>ni fu inclusive reputato immeritevole delpremio promessogli?Dov' è per tanto la grandezza <strong>di</strong> questo mitologico personaggio?Ben altro motivo, cred' io , debbe aver mossogli antichi a tramandarcene la memoria con tanti mezzie non già quello d' essere stato considerato un grand' uomo.Se lo Specchio dal Vermiglioli illustrato ce lo presentain sembianza d'eroe <strong>di</strong>stinto, come anche tanti altri monumentidelle arti antiche, in ciò fu seguita unicamentela favola, la quale è bugiarda se la pren<strong>di</strong>amo per il senso naturale,ma ragionevole, qualora ne sappiamo intendere ilsensoallegorico . Osservo a tal proposito che allora quandoMeleagro presentasi contro i Cureti è sempre vittorioso,talché apparisce un eroe che abbia forze sovrumane . Ese vero è che per lui si debba intendere il sole, il qualeunitamente al cinghiale in<strong>di</strong>ca la stagione avanzata <strong>di</strong> autunno' , e favorito da Marte come suo figlio ^ nume parimenteautunnale, ne verrà che egli pure come il sole ancorchépregato dai mortali, non potendo resistere alle leggi dellanatura, non potrà nemmeno prestare ad essi soccorso. Quisi mostra la sorte inevitabile che subir dobbiamo , ancorchéciò porti alla natura ed a noi degli effetti sgradevoliche si vorrebbero ad ogni patto evitare ; fra essi è lamorteOmero pone tal favola in bocca dei Greci che la narranoal loro Achille all'asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Troia, e quin<strong>di</strong> scongiuranoqueir eroe a voler prestar loro soccorso e non imi-1 Ved. ser. i, p. 585, 692, 5q^ e 2 Apollodor., liv. i, chap. vni , § 11,ser. Ili , p. 279. Tom. i , p. 5o.


TAVOLA LXII, 547tar Meleagro, che a nessun patto condescender volle allepreghiere del popolo. In fine Achille virtuosamente si arrende: ma frattanto sono infinitamente più i monumentieretti a Meleagro uccisor d' un cinghiale, che ad Achille ilfamoso eroe dell' Iliade. Dunque altri motivi <strong>di</strong>stanti da unmerito personale debbono avere indotto gli antichi ad erigereil loro ìMeleagro in tanta gloria.La <strong>di</strong> lui morte in vari mo<strong>di</strong> è narrata ed espressa. Inun marmo <strong>di</strong> villa Strozzi si vede l' eroe colpito dalle saetted'Apollo, sopra <strong>di</strong> che, secondo il nostro interpetre,l'autor dell' anaglifo può forse aver seguito quel che erascritto in antico dramma detto X Eea, creduto d'Esiodo,dove si <strong>di</strong>ceva che JMeleagro fu colpito dalle saette <strong>di</strong> Apollonella mentovata guerra tra gli Etoli ed i Cureti • . Narrail Vermiglioli anche un' altra catastrofe che cagionòla morte <strong>di</strong> Meleagro. Venuto in Calidonia un cins-hialeper comando <strong>di</strong> Diana a portar guasto al paese, gli furonotese insi<strong>di</strong>e da una truppa <strong>di</strong> eroi , fra i quali non soloera Meleagro ma i fratelli ancora della <strong>di</strong> lui madre,e la vergine cacciatrice Atalanta, <strong>di</strong> Meleagro assai favorita.Volendo costui <strong>di</strong>stinguerla, cedette ad essa l'onore dell'uccisione<strong>di</strong> quella belva; perchè infatti fu la prima a ferirla.Nata per tal motivo contesa tra gli altri eroi cacciatori, nerimase irritato Meleagro per modo che apertasi una pugnafra loro, uccise i fratelli <strong>di</strong> sua madre. Costei si crucciò. tantoper gliestinti campioni, che in<strong>di</strong>spettita prender volle inclusivecrudel vendetta sul figlio . Rammentossiella in tale occasioneche allorquando partorì Meleagro pre<strong>di</strong>ssero le Parcheil <strong>di</strong> lui fatai destino, cioè che il neonato sarebbe vis-1 Vermiglioli, Leti, cit., p. ii.


548 DEGLI SPECCHI MISTICIsuto tanto tempo quanto durato avesse un tizzone che inquella stanza ardeva sul fuoco: allora la madre per farlovivere lungamente, lo estinse. Dopo 1' avvenimento or narratodel delitto commesso da IMeleagro su i fx'atelli <strong>di</strong> Altea,ella in<strong>di</strong>spettita come <strong>di</strong>cemmo, gettò nuovamente iltizzone sul fuoco perchè anche il figlio venisse a morte ".In tal guisa estinto Meleagro, avverossi quanto avevan predettole Parche fin dal suo nascimento '. Crede per tantoil prelodato interpetre , che una qualche cosa spettante atal vaticinio in questo bronzo si rappresenti.È perciò <strong>di</strong> parere che l'artefice abbia eletto per soggettosuo principale quel momento in cui le Parche segnaronocon severe e terribili note quel destino medesimo cheall' eroe pre<strong>di</strong>ssero fin dalla nascita . Le persone che concorseroin questi fattile che vi ebbero la più gran parte,furono le Parche, Altea, Meleagro, Atalanta , ed i fratelli<strong>di</strong> Altea , e tali ravvisale nel presente Specchio .Egli <strong>di</strong>chiara essere Atropo la principal figura del bronzoche spiega , e quin<strong>di</strong> nell' occuparsene va notando piùcose <strong>di</strong> lei, <strong>di</strong>cendoci che secondo Fornuto fu reputata lastessa che la dea Nemesi, e quello che i mitografi ed i poetihan detto dell'una, ben si conviene all'altra; anzi allastessa Nemesi, che ormai sull'autorità del citato scrittorepuò <strong>di</strong>re Atropo, spettava ven<strong>di</strong>care gli umani delitti, il cheavvenne, secondo l' interpetre, nella morte <strong>di</strong> Meleagro '.L'antico scrittore De Mundo mostra come Nemesi portavaanco il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Adrastea *, per esser la stessa invio-1 Ivi, p. 8, seg. 4 Aristotel. , De Mundo, cap. vii,2 Ivi, p. Il, Op., Tom. I, p. 6iQ-3 Ivi, p. lO'.si


TAVOLA LXIl. 549labile necessità della vendetta '. Dice inoltre che una delleParche, e forse Atropo ^ fu creduta la Dea Fortuna, adoratain tutte le contrade d'Italia ^, <strong>di</strong> che adduce chiaroattestato nello Scoliaste <strong>di</strong> Pindaro ^; e dopo altri documenticonclude che presso il paganesimo si tennero peruna <strong>di</strong>vinità stessa la Parca, la Nemesi e la Fortuna ^ . Tuttociò proverebbe che questa figura fosse quella donna , sìreplicate volte incontrata nei già esaminati mistici Specchicol <strong>nome</strong> ora <strong>di</strong> Fortuna ^ ora <strong>di</strong> Parca ^, ora <strong>di</strong> Nemesi 7, eche abbiamo reputata la deità principale appo gli <strong>Etruschi</strong>sotto il generico vocabolo <strong>di</strong> Fatalità ^ : <strong>nome</strong>che ora sentiremocome ad essa precisamente convenga .L' atto suo <strong>di</strong> vibrare un colpo col martello impugnatonella destra sul chiodo che affigge colla sinistra mano allaparete, s' interpetra dal Vermiglioli per lo scolpire chefa la Dea quel destino crudele , che poscia dovea colpirMeleagro 9. Adduce anche <strong>di</strong> ciò in esempio il citato anaglifoBorghesiano , dove è la Parca , o Fortuna che sia<strong>di</strong>rimpetto al moribondo eroe, la quale me<strong>di</strong>ante uno stilescrittorio fa sembianza <strong>di</strong> segnar qualche cosa in un volume'°; aggiungendo altresì che una delle Parche avea propriamentela inccmbenza <strong>di</strong> scrivere ", ed io stesso ho1 Ivi. p. 320, xxxiv, p. 821.2 Vermiglioli, Commentario dell' 8 Ved. ser, i, p. 3io, ser. ii, p. iSy,amica Città <strong>di</strong> Arna UmbroEtru- seg., i65 seg. 255, a6o, 876. 489sca, cap. IX, ap. Io stesso, 1. cit. 5o2,3 Pausan., lib. vii, cap. xxvi, p. 592. 9 V^ermiglioli, 1. cit., p. ly.4 Vermiglioli , Lett. cit., p. 16. 10 Millin, Galer. Myihol. , Tom. 11,5 Ved. tav. XI, p. 245, tav.xii, p. 262. P), civ, num. 4'5.6 Ved. tav. viii, p. i65 . it Martian. Capella, ap. Vermiglioli,7 Ved. tavv. xxii, p. 81 5, xxiii, 1. cit.


55o DEGLI SPECCHI MISTICImostrato un simile soggetto nelle urne etrusche ' . Cosìneir urna Strozziana dove è la morte <strong>di</strong> Meleagro "*, s' introduceparimente la Dea che segna il destino ' .Io peraltro non crederei doversi del tutto assomigliarr atto della Parca <strong>di</strong> questo Specchio a quanto agisconole altre citate . Ella affigge propriamente col martello unchiodo , che io chiamerei il chiodo trabaie fermissimo deldestino ^, e in <strong>di</strong>verse guise ripetuto dagli <strong>Etruschi</strong> ^;sebbene rappresentarono ancora la Nemesi nell' atto <strong>di</strong>scrivere o registrare la sorte ^, come negli esempi dal Vermiglioliad<strong>di</strong>tati, e ch'egli pure aggrega a questi allorquandone cita la nascita <strong>di</strong> Bacco espressa nei mistici Specchi 7.Avverte infatti anche l'eru<strong>di</strong>to interpetre che quello strumento,da esso per lo innanzi <strong>di</strong>chiarato per uno stilo o uno scalpello,esser potrebbe un semplice chiodo col quale si abbiada fermare la già scritta legge del destino . Qui aggiungeche la <strong>di</strong>ra necessità, <strong>di</strong> cui, com'egli <strong>di</strong>sse, eran figliele Parche, si rappresenta da Orazio con gran<strong>di</strong> chio<strong>di</strong> trabali.Egli augurando a Cesare un esito felice della spe<strong>di</strong>zioneintrapresa contro i Britanni , cosi scrisse :Te semper anteit saeva necessitas ,Clavos trabales et cuneos maniicolGestans aliena ^ w :qua! concetto gli desidera vita e che non rimanga predadella necessità <strong>di</strong> morire , come si conviene ad ogni uo-1 Ved. ser, i, tav. xkxv, num. i. u, tav. xli, e ser. vi, tay. S,Quni. i.2 Ved. p. 547. 6 Ved. tav. xvi.3 Vermiglioli , 1. cit. 7 Ved. tav. xvi, e sua spiegazione4 Ved. ser. i, p. 557. e Vermiglioiì , Lettera cit., p. 17.5 Ved. ser. 1, tav, xsxv, num. 1, ser. 8 Ved. ser. i, p. 55o.


mo .TAVOLA LXII. 55fc Akrove il poeta medesimo ^prosegue il Vermiglioli, ripone in mano della stessa necessità i chio<strong>di</strong> adamantini, simili a quelli nominati da Eschilo:Si JìgitadamantìnosSunimis cervicibus <strong>di</strong>ra necessitas clavos ' .Sappiamo ezian<strong>di</strong>o che la notissima Fortuna <strong>di</strong>Anzio rappresentavasicon un gran chiodo nelle mani = jj. Dal dottoragionamento dell' interpetre ^ resulta <strong>di</strong>mque un argomento,per credere che la donna posta nel mezzo <strong>di</strong> moltiSpecchi significhi sostanzialmente la Nemesi ^Di Atalanta ragiona il Vermiglioli con pari eru<strong>di</strong>zioneche del restante. Due sono le Atalante, <strong>di</strong>ce egli, che siconosconocomunemente negli scrittori, ambedue cacciatrici e perciòsi scambiano fra loro ^. Sarei d'avviso piuttosto che noimale a proposito le cre<strong>di</strong>amo due, sebbene rammentate dagliscrittori. Vero è che taluno cita lasio ^, tal' altro Scheneo perlor genitore ': ma se finto fii il personaggio, com'io lo credo ,ne segue che qualche poeta, ove ha creduto meglio trattata lasua finzione, potette variare il <strong>nome</strong> dell' ideato genitore. Infattilo stesso Vermiglioli notando le varietà de' genitoriche loro si attribuiscono ,giunge a <strong>di</strong>re , che le Atalante sarebberotre, e quin<strong>di</strong> ne nomina pure un'altra che secondolui sarebbe la quarta ,pensando egli però che unasia la celebre ^ Non so peraltro come se ne potessero men-1 Horat., lib. Ili, Od. xxiv, v. 5, sq. 6 Callimac.^Hymn. inDiaa.i'. 216.2 A Tur., ]Moaum. Vet. Aliat., ap. ubi Spaalieim .Vermiglioli , Leti- cit., p. 20. 7 Apollodor , liv. i, cliap. vin, § 113 Vermiglioli j Lett. cii., p. 19, sg. Tom. i, p. 53, et liv. 111, chap. ix,4 Ved. p. 3o4, 3i5, 819. § II, p. 327.5 Vermiglioli ,1. cit, p. 9. 8 Vermiglioli, 1. cit.


552 DEGLI SPECCFII MISTICItovare altre secondo l' interpetre, mentre la sola <strong>di</strong> leivirtù segnalata consiste nell' aver ferito la prima il cinghiaiCilidonio ' . Che fecero dunque le altre per meritarsiun <strong>nome</strong>, se della pri.-na sappiamo si poco? Credoper tanto che la rinomanza degli eroi rappresentati nelloSpecchio mistico <strong>di</strong> questa LXII Tavola non derivi dall'ammirazione<strong>di</strong> lor virtuose gesta .Pren<strong>di</strong>amo dunque in esame ciò che <strong>di</strong> Atalantasi favoleggiò;su <strong>di</strong> che mi sarà scorta Eliano che più <strong>di</strong> tutti si estese intale argomento. Nata ella da lasio fu esposta, perchè <strong>di</strong> maschie non <strong>di</strong> femmine era bramoso '. Chi espose la bambinanon la uccise, ma depositolla nel monte Partenio lungo unfonte in folta selva presso <strong>di</strong> un antro ^. Simile avvenimento sinarra <strong>di</strong> altri personaggi siderei ^. Un'orsa, trovatala, porge alei le mammelle gravi <strong>di</strong> latte ^. E dunque costei pari a Calistosorella <strong>di</strong> Atteone, personaggio autunnale, come i nostrimitologi traggono da più antichi scrittori ^, cui si dàqualche relazione colf Orsa celeste che si confonde col Cinghiale<strong>di</strong> autunno :. Cresciuta Ata]anta,e fatta ritrosa soggiornandotra selve e spelonche, fugge in tutto il commerciodeirli uomini ^Altrove noi ve<strong>di</strong>amo come simili ninfe nemiche <strong>di</strong> uominihanno relazione colle selve ? , le quali in<strong>di</strong>cano un tempo<strong>di</strong> oscurità ed una privazione <strong>di</strong> luce '°,nel modo che il sole ciI Ivi, p. 10. cap. IX, p. 279-a Aelian., Var. Hist., llb. xin, cap. i, y Ved. ser. i, p. 5gi, 592.Op., Tom. II, p. 837. 8 Aelian., 1. cit. , p. SSp.3 Ibid., p. 83^, sq. 9 Yed. ser. ni, p. 242, 246, e ser.4 Ned. ser. i, p. 55o. v, p. 407, seg.5 Aelien,, 1. cit-, p. 838, 10 Vcd. ser. i, p. 554> e ser. y, p.6 IVaial. Comil., Myiholog., lib. ix, 44''


TAVOLA LXll. 553priva rll luce quando oltrepassa l'equinozio d'auLunno. Ebbecostei nella solitu<strong>di</strong>ne de' monti una spelonca, la qual fu descrittacontornata d' ellera e <strong>di</strong> arboscelli, nascendovi attornoil croco , il giacinto, e l'erba molle, con altri fiori chericreavano l'odorato. Il lauro sempre verde vi regnava insiemecolla vite , <strong>di</strong> che occupavasi la vergine laboriosa 'L' ellera, nominata la prima pianta dell'antro, par cherammenti qualche analogia tra questa vergine e le Baccanti,come l'ebbero le Amazotii ' e le seguaci <strong>di</strong> Diana ^.L'antro ed i fiori <strong>di</strong> color vario annunziano 1' idea <strong>di</strong> unessere in tutto mondano e terrestre^, o che abita la terra,benché sia spirito, come nell'antro <strong>di</strong> elitra abitavano leanime scese dal cielo ^ in figura <strong>di</strong> Ninfe ^, che avean curadelle acque ivi scorrenti " . La fresca fonte eh' era pressoall' antro <strong>di</strong> Atalanta dava a lei <strong>di</strong>letto e giovamento comeanche alle piante. Era insomma quel luogo non men belloche rispettabile, perchè alla verginità de<strong>di</strong>cato ®. Questotratto <strong>di</strong> favola prova quanto <strong>di</strong> sopra ho detto e citato.Riposava sulle pelli delle capre colla caccia acquistate ,servendo a lei le carni loro <strong>di</strong> cibo e 1' acqua <strong>di</strong> bevanda 9.Questa qualità <strong>di</strong> cacciatrice lascuopre sempre più per soggettospettante all' auturmo '°, e l'esser suo <strong>di</strong> Vergine evaga <strong>di</strong> conservarsi tale, attendendo costantemente alla caccia,la confonde colle seguaci <strong>di</strong> Diana ", le quali vengono1 Aelian., Var. HJst. , lib. xni, cap. 6 Ivi.I, Op., Tom. II, p. 84o, seg. 7 Ivi.2 Ved. ser. v, p. 4071 seg. 8 Ivi.3 Stai., Thebaid., lib. IX, V. 609, seg. 9 Aeliao. , 1. cit., p. 8424 Ved. ser. i, p. ga. io Ved. p. 53 1, 543, e seg.5 hi.p. i35, i38. II Ved. p. 53i , e ser. in, p. aia.s. II. 70


554 DEGLI SPECCHI MISTICIin cainpo uelle favole quando si tratta dell' autunno '.Noncurò molto le vesti se non pari a quel'e della Dea, cheimitar volle in questo come nella verginità ^. Ecco in qualmodo la troviamo quasi affatto nuda ^, come fu <strong>di</strong>pintain Laauvio ^, o qual Diana cacciatrice come si vede nelleurne cinerarie <strong>di</strong> varie antiche nazioni ^ . Velocissima eranel corso, per modo che sempre raggiunse qualunque fieraed anche uomo nemico ; né mai da altri esser potette raggiunta.Fu amata da chi la vide, non meno che da chin' ebbe contezza. Grande <strong>di</strong> corpo oltre ogni donna, fu lapiù bella <strong>di</strong> quante giovani esisterono a suo tempo nel Peloponneso. Di severo e virile aspetto si mantenne per gliesercizi virili come pel cibo <strong>di</strong> salvaggiumi, niente avendo<strong>di</strong> ciò che i mo<strong>di</strong> femminili costituiscono, ma robustafattasi per la caccia conservò aspetto che interessava per l'esimiabellezza, come per la severità intimoriva ,• sebbene dapochi osservata nell'atto <strong>di</strong> balenare tra i boschi <strong>di</strong>etro le fiere.Pure alcuna volta nel colmo della notte la videro ^ .Tutte queste qualità attribuitele dalla favola par che sianoatte a farci ravvisare in essa la luna, e principalmentela decantata velocità ', la severità del volto e Tesser piùbella <strong>di</strong> tutte le giovani del Peloponneso, come appunto laluna è bellissima tra le stelle, e in fine l'esser veduta <strong>di</strong> nottementre anche la luna fa <strong>di</strong> se bella comparsa in quel tem-1 Ved. ser. i, p. 602. 5 Ved. ser. m, tav. IS5, num. 1, e2 Aeliaa., I. cit., p. 843. Gori , Mus. Etr., Tom. ui, class.3 Ved. ser. vi , tav. N4 num. a:, ,m, tab. iv .e ìa presente. 6 Aeliaii., 1. cit., p. 846, sq.4 Pliu., lib. XXXV, cap. IV, Op., Tom. 7 Ved. ser. 111, p. 217.II, p. 682.


TAVOLA LXII. 555po soltanto, ed in conseguenza non tutti hanno occasione <strong>di</strong>osservarla poiché questo è il tenipo del riposo per i viventi.L' esser poi cacciatrice fu qualità principale <strong>di</strong> Diana, semprericonosciuta nella luna, per cui sr<strong>di</strong>ssero le stelle n'»edesimei cani <strong>di</strong> Diana , sembrando che la seguano comei cani seguono ed attorniano il cacciatore .L' autore antico da cui ho tratte queste notizie relativealla descritta vergine, termina la sua narrazione col <strong>di</strong>re,che talvolta era veduta nella notte da due abitatori vicinial <strong>di</strong> lei soggiorno, ed erano costoro i due feroci e molestiCentauri Ileo e Reco *. Ora chi non si accorge che questaè una chiara allusione alle sfere celesti ? ]\"oi troviamo<strong>di</strong>fatti attorno al punto equinoziale <strong>di</strong> autunno , verso isegni inferiori due costellazioni, una delle quali è rappresentatadal Centauro Folo ^ che ha <strong>nome</strong> anche semplicemente<strong>di</strong> Centauro ^, l'altra è il Sagittario ^^ parimenterappresentato come un Centauro ^, ed ambedue portanoin mano le armi venatorie, per cui si <strong>di</strong>ce nella fa\oIache abitavano le folte selve. La finta vicinanza <strong>di</strong> abitazionetra i Centauri ed Atalanta ^ in<strong>di</strong>cherà la luna, che aggirasipresso le costellazioni autunnali allorché segue il sole;e per in<strong>di</strong>car ciò finsero altresì eh' ella non abbandonavaMeleagro ma ' seguivalo nelle sue cacce. Dunque è la lunache si trova in congiunzione col sole dopo 1' equinozio<strong>di</strong> autunno, allorquando si scorrono le selve occupandocidella caccia. Noi ve<strong>di</strong>amo altrove lo stesso fe<strong>nome</strong>no fisico1 Aelian. , 1. cit., p. 847- 5 Ivi, tav. Ma, Sagittarius-% Ved. ser. vi, tav. V, num. i3 6 Ved. ser. i, p. io6.3 Ivi, tav. L2, num. i, Centaurus. j Ved. p. 626.4 Ivi , tav. X, num. i.


556 DEGLI SPECCHI MISTICIe semplicissimo ad<strong>di</strong>tato dalla favola <strong>di</strong> Adone , impegnatoanch'esso come il nostro Melea2:ro nella caccia del cin2:hiale' e presso cui Venere tien luogo <strong>di</strong> xVtalanta, per significarela posizione della luna, trapassatosi già l'equinozio dalsole^Noi dovremo per tanto riguardare Meleagro ed Atalantanon già come in<strong>di</strong>vidui rispettabili e dalla ragionevolepluralità degli antichi pagani con particolar culto venerati,ma bensì riguardare il tempo che queste due simbolichepersone in<strong>di</strong>cavano come importante nella religione del paganesimo.Questo, eh' è l'autunnale come io <strong>di</strong>ceva, essendoinfesto alla natura, tene vasi altresì come tale alle anime^; e quin<strong>di</strong> con religioso culto ed ossequio si veneravanole costellazioni che spettavano a quella stagione ^, e cosiancora le varie loro immagini, come pure quelle del sole,che unitamente con esse forma il suo giro . Imperciocchéquei popoli non avendo la bella sorte <strong>di</strong> riconoscere intutto la provvidenza <strong>di</strong> un Dio supremo ed unico, 1' attribuironoagli astri ^, rappresentati colle fantastiche idee medesimecolle quali si trovano descritti dalle favole e figuratidai monumenti. E per cautela, cred'io, che queste personificazioni<strong>di</strong> astri non si prendessero per vere storie, ebberocura <strong>di</strong> variarle all' infinito scostando così la narrazionedal carattere storico, il quale esige l' inalterabile unità<strong>di</strong> quanto si narra o si rappresentaAtalanta per esempio è confusa colle Baccanti , colle A-mazoni , colle seguaci <strong>di</strong> Diana alla caccia , e forse con1 Ved. ser. i, p. 591. 4 ^^^^- ^^^- '"> P- 3°2.2 Ved, p. 53o. 5 Ved. ser. v, p. 298.3 Ved, ser. 1, p. 94.


TAVOLA LXir, 557altre che ora non mi si presentano alla mente ; così Meleagrotien luogo <strong>di</strong> Adone, <strong>di</strong> Atteone e <strong>di</strong> altri similieroi. In questa guisa inten<strong>di</strong>amo in qual modo Atalanta e Meleagrosi trovano in questi Specchi mistici ', che <strong>di</strong>cemmooggetti <strong>di</strong> religione '^.La gran figura alata <strong>di</strong> questo Specchio vi è benissimoadattata a rappresentare secondo gli <strong>Etruschi</strong> la potenza delFato, che fu per essi l'arbitra <strong>di</strong>vinità dell'universo. Gliastri primari, il sole, la luna, stannovi rapporto a ciò comegli agenti principali <strong>di</strong> quella gran potenza a cui nulla resiste,egualmente che il sole stesso non può cambiare il suocorso che sostiene per 1' impulso ricevuto dal primo suoMotore; <strong>di</strong> che alcuna cosa <strong>di</strong>ssi rapporto a INIeleagro •^;ed a ciò ben si adatta la sua favola , che terminato il tizzonecome il Fato avea decretato, egli pure doveva terminare.La stagione che corre quando il sole è nei segni inferiorici rammenta, col deperimento della natura, la per<strong>di</strong>tadella vita corporea, inevitabilmente a quel tempo cheil Fato avrà già destinato nell' ajDQggere il fatai chiodo,immobile e fermo a qualunque scossa o sforzo si tenti pertraslocarloIn fine Atalanta sedente <strong>di</strong>rimpetto a uno dei figli <strong>di</strong>Testio, per cagione dei quali sursero gran<strong>di</strong> contrasti nellacaccia del cinghiale Calidonio ^, mi fan sovvenire dellevarie industriosissime combinazioni inventate dagli antichinelle rappresentanze dell'arte, onde mostrare l'indole delmondo <strong>di</strong> un'alternativa continua e d'un contrasto <strong>di</strong> cose,i Ved. tav. ^xl. 3 Ved. p, 545.a Ved. p. 83. 4 Ved. p. 547,


558 DEGLI SPECCHI MISTICIme<strong>di</strong>ante la quale peraltro egli si regge. Così per esempioil costante cambiarsi delle stagioni, la vicendevole successionedel giorno e della notte, il levar e tramontare <strong>di</strong> tuttele sfere celesti, e quin<strong>di</strong> anche tutti i contrasti del mondoe della umanità; <strong>di</strong> che sono un bel prototipo i dueGeni buono e cattivo ', i due Dioscuri " che noi troviamosì spesso rappresentati in questi Specchi ^, e precisamentenella situazione stessa che nel presente viene occupata daTosseo eda Atalanta.Altea pare introdotta in questa composizione non tantoper simmetria, quanto per ad<strong>di</strong>tare colla sua presenza unodei principali agenti che il Fato impiega quali cause degliirreparabili avvenimenti, sieno questi riguardati come buoni,sieno come cattivi rispetto a noi. Essa infatti è suomalgrado la cagione della morte del figlio, per adempirealla irresistibile forza del destino che in questa guisa avevadecretato, e frattanto è la cagione dei contrasti insortifra Atalanta e Tosseo figlio <strong>di</strong> Testio rimasto vittima dellacontesa . Tali contrasti che nella vita incontriamo non sonnuovi nei monumenti del genere del presente che spiego.Se frattanto sembrasse strano a taluno che Atalanta quirappresenti la luna, mentre nello Specchio antecedenteDianastessa tien luogo <strong>di</strong> quest' astro notturno e intanto vicomparisce Atalanta; io rispondo a tale obiezione che lefigure allegoriche non avendo avuta una positiva esistenza,potevano per conseguenza racchiudere più significati. Nelrantecedente mistico Specchio Meleagro tiene il posto delsole, che si mostra autunnale per la testa del cinghiale por-1 Ved. p. 1 70. 3 Ved. tavv. svni, xx, xltiii, xlix,a Ved. p, 4/9. 498- i-, u.


TAVOLA. Lxn. 55gtata sulla spalla, chiamisi pur Calidonio come lo accennala favola^ o confondasi con quello d'Ercole detto <strong>di</strong> Erimanto:<strong>nome</strong> <strong>di</strong> cui partecipa anche l'Orsa maggiore ', costellazioneche domina i mesi d' inverno. Diana, come saognuno, significa la luna; e non mancano esempi <strong>di</strong> Specchimistici ove questi due astri sono rappresentati '. Atalantacolla faretra mostra in un tempo stesso, a parer mio,la caccia che si pratica nell' autunno; per cui nel zo<strong>di</strong>acoborghesiano vedesi presso un cane un Genietto scoccar lafreccia dalF arco ^ . Né questa caccia espressa da Atalanta èlontana dal significato della luna, poiché \ien posta comeprimo esercizio <strong>di</strong> Diana che la rappresenta Nel tempo'•.medesimo quest' Atalanta significa là pure, com' io <strong>di</strong>cevarelativamente allo Specchio della presente LXII Tavola, ilcontrasto delle mondane vicende ^, fisiche e morali, peresser situata <strong>di</strong>rimpetto ad uno dei cacciatori compagni <strong>di</strong>Meleagro, mentre per tale spiegai l'uno e l'altro negli ad<strong>di</strong>tatiSpecchi. Dunque la significazione delle due rappresentanzepoco <strong>di</strong>fferisce in questi come poco ne <strong>di</strong>fferisconoaltresì le figure.La grandezza <strong>di</strong> questo Specchio é minore del suo originaleun terzo circa, ed esiste nel museo Od<strong>di</strong> in Perugia.I Bayer, Uraaom. , tab. n. 4 Ved. ser. ni, p. 212.a Ved. tavv. lxi , e la presente. 5 Ved. ser. 1, p. 543.3 Ved. ser. vi, tav. F2, num. 3.


56oTAVOLA LXIII.iTjLal si avviserebbe chi giu<strong>di</strong>car volesse delle arti pressogli antichi da quei monumenti in bronzo che soglionsi trovarchiusi nei sepolcri, quasi amuleti o talismani postiviper qualche segreta superstizione, o piuttosto per conservarvialcune mistiche dottrine', che non dovendosi da tuttisapere, neppure potevasone da tutti gli artisti eseguirel'allegorica rappresentanza, ma solo da quelli, a parer mio,ai quali per una particolare iniziazione, essendo a parte <strong>di</strong>quei segreti dogmi, era concesso 1' occuparsene; resultandodalle opere loro, che maggior perizia in tali artisti si richiedessenella teoria dei prescritti dogmi, che nella praticadel <strong>di</strong>segno. Ce lo insegna abbastanza il Disco <strong>di</strong>questa LXIII Tav. , dovesi vede tracciato un volto che appenaserba una lontana effigie <strong>di</strong> umano sembiante. Ma <strong>di</strong>siffatti esempi ho dato vari saggi nelle Tavole in<strong>di</strong>etro '.INIalgrado peraltro la cattiva esecuzione del <strong>di</strong>segno, vi regnauna buona <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> simboli, me<strong>di</strong>ante i qualiconsiderato il monumento come scritto geroglificamentenon pare del tutto spregevole.È molto probabile che la testa in profilo <strong>di</strong> questo Specchiosia quella <strong>di</strong> Bacco, dì che dà in<strong>di</strong>zio in primo luogor ellera chiaramente espressa vicino al collo . Questa piantasempre verde pare che ad<strong>di</strong>ti la perpetuità del <strong>di</strong> luipotere ,poiché non solamente Bacco presiedeva alla morte,1 Ved. tav. xxn, p. 3ia, 3i3.


TAVOLA tXIII. 56ma anche alla vita umana; né a questa presente soltanto,ma alla futura ancora. Infatti nei <strong>di</strong> lui misteri si promettevaagli uomini la consolazione <strong>di</strong> una vita migliore dopoaver passata questa in un mondo, in cui gustiamo ilbene si amareggiato dal male '. L' uomo era dunque neimisteri consolato dall'idea <strong>di</strong> non altrimenti terminare collavecchiezza e colla morte la propria esistenza , ma <strong>di</strong>procedere in un miglioramento <strong>di</strong> vita più gioconda ebeata dopo avere abbandonata la spoglia mortale. Era egliper tanto nella dolce lusinga <strong>di</strong> non soffrire che una vecchiezzacorporale ed apparente, poiché lo spirito già preesistentemantenevasi anche dopo morte nella sua naturalegioventù.Di questo bene promesso agli uomini nei misteri eraemblema l' oliera, pianta perenne che si mostra viva anchenel crudo inverno ", in cui par che ogni altro vegetabilesoffra la morte. Perciò si finse che Bacco stesso cambiassela corona <strong>di</strong> vite in quella d' ellera ^ , mentre questa coisuoi corimbi e colla forma delle sue foglie somiglia a quella,e intanto colla perpetuità della sua verdura ci rammentala più dolce delle consolazioni che è la futura vita immortale. Ecco il perchè si coronavano d' ellera i vasi delvino ^: <strong>di</strong> quel dolce e consolante liquore ch'eccitando allegrezzafu assomigliato al nettare dei numi ^. Di qui ebbeorigine l'uso <strong>di</strong> cantare alle mense cose liete bevendo, peralludere alla promessa letizia <strong>di</strong> una vita futura: sul qual1 Ved. p. 123. 4 Virgil., Aeneid.j lib. i, v. 728, et2 Fiutare, Syrapos., lib. ni, Quae- Georg., lib. 11, v. 628.st. II, Op. Tom. II, p. 648, sq. 5 Ved. p. 298, seg.3 Ibid.S. IL 1 i


562 DEGLI SPECCHI MISTICIso'^


TAVOLA LXTir. 563Lo Specchio mistico <strong>di</strong> questa LXIII Tav. essendo, comeho sospettato anche altrove , utensile dei misteri, non confondema <strong>di</strong>stingue le piante ,perchè vi si vogliono <strong>di</strong>stintii significati . Né vi sarebbero due piante <strong>di</strong>verse 1' unavicina all' altra, se due variate idee non si fossero voluteintendere sotto quei simboli . Dico per tanto che le piramidettesegnate in giro nel lembo del Disco , o per megliospiegarmi, attorno alla testa del nume in<strong>di</strong>cano certamenteluce . I vasi fittili ne fanno palese il significato in modochiarissimo, poiché <strong>di</strong> esse vedonsi contornate l' iride gl'aurora, la luna , e la stella mattutina precedente il carro delsole o sia della luce ^. Anche le stelle rappresentate inquesti Specchi mistici sono un somigliante aggregato <strong>di</strong>tali piramidette , le quali come fiocchi <strong>di</strong> luce emanano dalcentro per <strong>di</strong>ffondersi attorno attorno ^ . Questo è dunqueil Bacco degli Orfici ,1' autore del mondo cui solevano dareanche una face ^, nominandolo ora ^^p^'^^'oph ora «•'P'toO.s s^perchè stimavasi 1' apportatore della luce al mondo'';intendendocosì esser quello il sole che illumina e riscaldaper cui la natura vegeta 7La pianta che s' interpone tra i raggi luminosi ed ilvolto del nume, essendo suscettibile <strong>di</strong> più allusioni, nonè facile ad interpetrarsi . 1 raggi solari quivi espressi , econsiderati come contribuenti alla fecondazione della natura.riferirebbero a questa idea la pianta qual simbolo deiI Millingen, Peint. antiq. et ine<strong>di</strong>- 4 Ved. ser. vi, tav. Y.num, i.tes de Vases Grecs, PI. i. 5 Orph., Hymn. xi.iv , u. i, li, v. 3.3 MilHn, Descript, des Tombeaux 6 Ved. ser. in, p. 142, e ser. v,de Canosa, PI. v. p. 260.3 Ved. tavv. xvm , xx. y Creuzer , Dionys. , p. 264, sq.


56"4 DEGLI SPECCHI MISTICIloro effetti benefici sulla fecondazione, e vegetazione '.Se poi quei raggi ci richiamassero ad un' idea cesmogonica<strong>di</strong> quel nume che porta la luce nel mondo , comepare che <strong>di</strong>mostri un cammeo da me accennato altrove', in quel caso 1' ellera stessa alludendo al calore cheinsieme colla luce proviene al mondo, per cui tutto germoglia,vegeta e verdeggia, può altresì l'altra pianta in<strong>di</strong>carenel tempo stesso ombra ed oscurità ^, necessariamentepreesistenti alla sopravvenienza <strong>di</strong> luce . Difatti noive<strong>di</strong>amo in due bassiril. del Mus. P. dementino una donnaripetuta in ciascuno <strong>di</strong> essi ; una delle quali par chestia sotto una vite o all' ombra <strong>di</strong> essa vicino al carro <strong>di</strong>Bacco ^ , r altra tenendo in mano un ombrello sembra chelo chiuda e si <strong>di</strong>parta dal carro predetto ^ ,presso cui nonhan più luogo le due donne rappresentanti l'ombra e l'oscurità, che precedeva la luce portata da Bacco quando procedealla creazione del mondo . Nel cammeo che riportocessa la necessità d' in<strong>di</strong>car le tenebre, mentre il mondo ègià creato, e la face riscaldando l'umana specie ed ogni altroessere vivificante della natura ormai stabilita, coopera allosviluppo dei sessi che debbono conservare l' or<strong>di</strong>ne dellanatura medesima. Infatti ove altri ha creduto essere un'Arianna''j io penso che vi sia rappresentato un Ermafro<strong>di</strong>toin<strong>di</strong>cante la confusione dei sessi. I satiri trattenuti dall'abusarnesono enti che ormai non debbono altrimenti esistere1 Ved. ser. i, p. 461. 5 Ivi, tav. xxvi.2 Ved. ser. t, p. Sa , e ser. vi, tav. 6 Zatmoni, R. Galleria <strong>di</strong> Firenze,Y, nam. i. Cammei ed Intagli, Tom. i, tav.3 Ved str. v, p. 260, seg., e p. 4 16. ix, num. 3, p. 74.4 Mus. P. CI, Tom. iv, tav. x.\m.


TAVOLA LXIH, E LXIV. 565per successione , dopo che V or<strong>di</strong>ne stabilito della naturaha preso il suo corso; poiché <strong>di</strong>ssi altrove che gli antichiavevano immaginata 1' esistenza <strong>di</strong> alcuni mostri che cessaronoal principio dell' or<strong>di</strong>ne mon<strong>di</strong>ale ' . Dunque il ramocon foglie nel nostro Specchio può rappresentare o letenebre anteriori alla luce , o la vegetazione ad essa posteriore,mentre , come abbiamo veduto e vedremo in seguito,ambedue queste idee furono espresse con vari simbolinei misteri,ai quali credo che appartenesse lo Specchiomistico <strong>di</strong> questa Tavola. Esso esiste ine<strong>di</strong>to nella R. Galleria<strong>di</strong> Firenze , trovandosene un <strong>di</strong>segno in un libro ms.della medesima intitolato De' Bronzi antichi , Voi. ii, p. 86,n. xn, 3g. La grandezza è simile all' originaleTAVOLA UIIV.Gì'lu<strong>di</strong>ca il Gori, primo illustratore e possessore delbronzo <strong>di</strong> questa Tav. LXIV, che siavi espressa tra i fratelliDioscuri Elena trattenuta in amplessi con Menelao. Sceltoda lei per consorte fra tanti proci che numerano gli antichimitologi ', fu anche onorato insieme con essa della immortalità,che il Gori crede scolpita in questo monumento,e decorata dalla presenza dei Castori su i capi de' quali sonoaffissi due astri . Presso uno de' Dioscuri vede eglirappresentate attorno al capo e alle spalle alcune nubicome <strong>di</strong>fatti si riscontra nel giovane lateralmente situatoa destra del riguardante ; e ne dà per motivo che vicen-I Ved. p. 397, e 4o4' 2 Apollodor., liv. ni, chap. x, p. 343.


566 DEGLI SPECCHI MISTICIdevolmente or l'uno or l'altronascondevansi nell'inferno.Proseguendo l' interpetre rende alquanto confusa la descrizione,asseo;nando nuovamente ad Elena uno degli astriche già <strong>di</strong>sse spettante al fratello; e vuol che i fiori faccianodecorosa ghirlanda al marito 'Io crederei che la maggiore complicazione <strong>di</strong> quei duesimboli non altro in<strong>di</strong>casse che la maggioranza degli astri,sole e luna che splendono in cielo , e ciò nella supposizioneche Menelao ed Elena ne fossero l'effigie personificata ^Di ciò abbiamo alla Tav. XXXIII <strong>di</strong> questa Serie un esempio.Ivi provai rappresentati il sole e la luna ^, e sullafaccia del sole mostrai un fiore non gran fatto <strong>di</strong>fferenteda quei che si vedono in questo Specchio ^ . Altrove hopur detto che Menelao potette essere significativo del sole5 : restami ora a provare che si possa <strong>di</strong>re altrettanto <strong>di</strong>Elena rispetto alla luna. Ciò non parrà incre<strong>di</strong>bile a tutticoloro i quali ogni giorno più si convincono, che i poemi<strong>di</strong> Omero sieno del carattere stesso <strong>di</strong> tutti gli altri poemidell' antichità, vale a <strong>di</strong>re un aggregato <strong>di</strong> verità fisicheespresse col figurato linguaggio dell'allegoria e della favola,specialmente allorché vertono circa la mitologia o la religione.Quin<strong>di</strong> è che Fornuto citato dai più moderni e dotticritici eru<strong>di</strong>ti asserisce, che Omero ed Esiodo avevanole loro allegorie da secoli molto anteriori tramandate daiMaghi, dagli Egizi, dai Celti, dai Libi e da varie altre antichenazioni^. Si assicura <strong>di</strong> piìi che Omero fu riguardato1 Gori, Mus. Etr., Tom. ii; ci. ii, 5 Ved. p. 474' 4^0.p. 253. 6 Gebelia, Dissertazione sopra lo2 Ved. p. 474- spirito allegorico dell' anlichità3 Ved. p. 3^0, 871. art. ni,app. Cesarotti, Opere, Voi.4 Ved. p. 355. X, part. n, p. 3o.


TAVOLA LXIY. 667come uno del più gran<strong>di</strong> allegoristi,- e siccome i suoi poemiformavano la base della pubblica educazione, cosi moltisi occuparono <strong>di</strong> spiegare le allegorie contenutevi . Èstato inclusive notato che in ciò si <strong>di</strong>stinsero Cronio il Pittagoricoamico <strong>di</strong> Numerio , Porfirio , Melrodoro <strong>di</strong> Lampsacoed altri; e quest' ultimo fece vedere che non solotutta r Iliade si doveva prendere in un senso filosofico relativoalle gran<strong>di</strong> verità, che interessano gli uomini, mache tutti gli Dei ed eroi in essa introdotti sono altrettantiesseri allegorici '.Stabilito ciò , che ad<strong>di</strong>verrà la nostra Elena , se nonse un ente manifestamente allegorico? anzi uno dei primiesseri allegorici <strong>di</strong> quel poema che verte quasi del tuttosu questa eroina ? Partiamoci dalla etimologia del <strong>nome</strong>alla verificazione <strong>di</strong> tali ricerche, e mi sia non dubbiascorta il dottissimo Creuzer, il quale trova nel <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Elenaun' allusione alla luna; poiché nell' esaminare gli antichinomi dei Greci 'e»^o2, ssW.oi, 'exx»v£{ djce che denotavano servi, o attinenti al culto del sole e della luna, derivando dafifl , ila, aD.


568 DEGLI SPECCHI MISTICIriportati dai moderni, come ho fatto poc'anzi, onde mostrareche in ogni tempo questa opinione trova il suo appoggio.Trae il dotto Beausobre dai commenti a Clemente Romano', che alcuni antichi scrittori sostenevano che Omeroavesse trasformata in una femmina, dal poeta chiamata Elena,]' immagine j o idolo d' Elena, o sia <strong>di</strong> Selene, vale a<strong>di</strong>re della luna ; e che la guerra dei Greci contro i Troianialtra causa non ebbe che da un tal simulacro =Si passi attualmente ad un'altra considerazione. Chi nonfosse ancora ben persuaso <strong>di</strong> quanto ho detto relativamentea Menelao significativo del sole, già veduto negli antecedentiSpecchi mistici^, o negherà fede alla significazionedella luna sotto le forme <strong>di</strong> Elena , <strong>di</strong> che sembrami averportate non dubbie prove, o concedendomi questa in graziadelle prove addotte, forza è che mi conceda altresì lasignificazione del sole sotto le sembianze <strong>di</strong> Menelao; mentrese Elena rappresentò l'uno dei maggiori luminari, potràdenotar l' altro il marito Menelao . In qual modo poi questisospetti unitamente ai Dioscuri sieno temi coerenti eadattati agli Specchi mistici, e come ad altri soggetti degliSpecchi medesimi sieno relativi, formerà l'argomento datrattarsi nella spiegazione <strong>di</strong> altri che in questa serie sonoper produrreIlpresente essendo <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione assai grande, l'esibiscoridotto ad un terzo minore della sua naturai grandezza.1 Notae ia Hb. m Recognit. , ad a Beausobre, Hist. de Manichèe ,cap. XII, p. 420, Coteler. , Op. Tom. 11, liv. vi, chap. in, p. 828.SS, Patrum, Tom. 11, p. 36i. 3 Ved. tav. xLvii, p. 475. 48o, 48 »•


56R^TAVOLA LXV.lutandocene a quanto <strong>di</strong>ssi nello spiegar la Tav. LV,dove si vedono come qui , due giovani in atto quasi sedente,l'uno voltato verso l'altro, potremmo <strong>di</strong>rli i Dioscuri ^,e molto più notandosene l' armatura che le loro vesti ricopre^Con maggior proprietà si possono peraltro riconoscereper quelle due contrarie potenze del bene e del male , chesecondo il parer <strong>di</strong> Plutarco son poste alla presidenza delmondo ^. Questi Dioscuri tenendo un gla<strong>di</strong>o a terra par chead<strong>di</strong>tino <strong>di</strong> non esser muniti interamente della loro potenza.Minerva sembra col gesto <strong>di</strong> assumere in certo modo latutela. Essi debbono agire, come vuol Plutarco, essi debbonoessere il principio <strong>di</strong> tutto ,per cui si vede confusala vita col mondo, ed il bene col male ^. Ma frattantoMinerva, eh' è la mente <strong>di</strong>vina ^ personificata, mostrasi armata, vale a <strong>di</strong>re esercita la sua potenza sopra quei dueGeni cooperatori della natura . È dunque il soggetto <strong>di</strong>questo mistico Specchio un simbolo della <strong>di</strong>vina potenzaneir or<strong>di</strong>nazione dell' universo : soggetto che in tanti mo<strong>di</strong>presentasi in questi bronziIl presente Disco è ine<strong>di</strong>to, esistente nel museo del Vaticano.lorI Ved. p. 5og. n, p. 869.a Ved. tav. li , p. 497» seg. 4 Ved. p. 5og, seg.3 Fiutare. , De Isid. et Osirid., Tom. 5 Ved. p, l\oo.S. II.74


570TAVOLA LXVI.ja donna posta nel mezzo del Disco presentatoin questa Tav. LXVI, non è, a mio credere , suscettibiled'equivoco per l' interpetrazione , ma evidentemente si mostraesser Pallade , la quale ci ofìfre più cose degne <strong>di</strong>osservazione. L'elmo è munito <strong>di</strong> quella palla piumigera,che altrove lio notata • significativa dello spirito animatoredel mondo =.L' asta che regge colla man destra si può dunque spiegareper un simbolo della potenza <strong>di</strong>vina personificata nellastessa Minerva, occupata nell' opera dell' universo ^: Io scudonon è che un compimento della <strong>di</strong> lei armatura ^. Èperò singolare che ove le altre figure della Minerva portanoper or<strong>di</strong>nario sul petto nell' egida la testa <strong>di</strong> Medusa 5,qui ne ve<strong>di</strong>amo decorato lo scudo, se pur Medusa dovremo<strong>di</strong>rla, mentre non ne ha ii carattere; che anzi ravvicinasipiuttosto al volto del sole circondato dai propri raggi, come si osservano altrove ^.Questa <strong>di</strong>ssomiglianza dalla Medusa^ quantunque consuetosimbolo <strong>di</strong> Pallade 7 , non allontana la in<strong>di</strong>cata testa daisignificato allegorico datole dagli antichi , mentre ho provato,alcune pagine in<strong>di</strong>etro, l'analogia tra la testa <strong>di</strong> Me-1 Ved. lav. L. tav. L, num. i.2 Ved. p. 493. 5 Ivi , lav. Y4> ""- 4-3 Ved. p. 494 . 495. 6 Ved. tav. lxiii .4 Ved. ser. v, tav. xxxiii, ser. vi 7 Ved. ser. v, p. 35o.


TAVOLA LXVI. 5? 1dusa ed il <strong>di</strong>sco solare '. E se vex'o è che Minerva secoavesse la testa <strong>di</strong> Medusa per ispirar terrore, sarà giusta inquesto Specchio la sostituzione del <strong>di</strong>sco solare, notturnoetenebroso, come simbolo cosmogonico % piuttosto che spaventevole,mentre qui Minerva è l'or<strong>di</strong>natrice dell'universo ^,e non già una Dea guerriera spirante il terrore. E peròvero che inseparabile da essa ò la qualità <strong>di</strong> salvatrice, e<strong>di</strong>fen<strong>di</strong>trice della onnipotenza <strong>di</strong> Giove ^,per cui nacque armatagià d'asta, <strong>di</strong> lorica, d'elmo e <strong>di</strong> scudo 5, come quila ve<strong>di</strong>amo , ed è vero altresì che fu considerata nel tempostesso Dea della guerra e della sapienza ^, tantochéalmeno le armi guerriere sono a lei convenienti; perchèse qui è la <strong>di</strong>rettrice del mondo *, come anche altrove sivide esser tale , è altresì la reprimente degli ostacoli chesi oppongono all'or<strong>di</strong>ne della provvidenza <strong>di</strong>vina ^: ideeconvenientemente espresse nelle armi che la muniscono .La pelle <strong>di</strong> capra che porta in dosso tien luogo d' armeper incutere il terrore al nemico, <strong>di</strong> che tratto altrove abbastanza9, ripetendo qui solamente esser questo nemico ilcattivo Genio '° che infonde il male nell' opera del mondosublunare , come <strong>di</strong>ce Plutarco, ed è opposto al Genio buono''. Non ho dubitato che la nostra Minerva indossi la pellequal egida sua consueta, ancorché in un modo assai <strong>di</strong>versodagli altri <strong>di</strong> lei simulacri '^, poiché mi pare che ab-1 Ved. p. 388, seg. 8 Vcd p. 4oo.a Ved. p. Spg. g Ved. ser. in, p. iC4, sg.3 Vcd. p. 4^5, 495. e ser. 1, p. 455. io Ved. p. 169.4 Ved. sor. v, p. 362. 1 1 Ved. p. 4o3, 5og,5 Ved. tav. x. 12 Ved, ser, v, tavv . xxxiii , xxxiv6"Ved. ser. in, p. 271. xxxvii, xxxix, e ser. vi, tav. Y4,7 Ved. p. 5 IO. num. 4-


57 2 DEGLI SPECCHI MISTICIbastanza la manifesti quella testa cornigera pendente nelmezzo della sopravveste, e che assolutamente dee giu<strong>di</strong>carsiper una testa <strong>di</strong> capraOra inten<strong>di</strong>amo altresì qual nesso lega la Dea descrittacolle due figure, l'una in situazione contraria all'altra presso<strong>di</strong> lei. Son questi i due opposti Geni pronti ad infonderetutto il bene e tutto il male che possono nelle operedella natura \ tra le quali <strong>di</strong>stinguesi la vita dell'uomo. Inaltro Specchio mistico si vedono egualmente queste figurestare <strong>di</strong> fronte 1' una all' altra ^ ; e spiegando quel gruppoassegnai loro i nomi <strong>di</strong> Fati, <strong>di</strong> Fortune, <strong>di</strong> JXemesi ^, delleSorti, delle Eri<strong>di</strong>, e simili altri. jNè sembrerà nuovo adalcuno r u<strong>di</strong>re il favorevole o avverso fato, o la ridente ola contraria fortuna, o la benigna o maligna Nemesi, o lapropizia o nemica sorte , o la buona o cattiva Eride , e cosiffatteespressioni proprie anche dell' o<strong>di</strong>erno comun frasario; non volendo altro significare che la persuasione del-1 esistenza <strong>di</strong> due potenze contrarie, l'una cioè tendenteal bene ,1'altra tendente al male . Così riguardando per unbene la nascita e la vita , riguardasi per lo contrario comeun male la morte ,• e per conseguenza un Genio buonoavrà in tutela la vita, uno infesto la morte. QuestiGeni, come <strong>di</strong>rebbonsi comunemente tra noi, riceveronodagli antichi pagani la personificazione ed il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Fati,<strong>di</strong> Fortune ed altri e tali or da me in<strong>di</strong>cati, ed inclusive<strong>di</strong> ParcheSiffatti cenni saranno sufficienti a sviluppare il significatodelle due donne che stanno attorno a IMinerva, se legiYed. p. 5i4. 3 Ved. p. 5t6.2 Ved. tav. lviu.


TAVOLA LXVl.BjSgesi unitamente quel più che scrissi spiegando il bassorilievoriportato alla serie VI <strong>di</strong> quest'Opera, dove sono tredonne della medesima significazione ' .Difatti ancor qui sono tre donne , una delle quali postanel mezzo e <strong>di</strong>etro a Pallade , ha un berretto similein tutto a quella parimente nel mezzo all' altre due nelb. ril. della in<strong>di</strong>cata Serie sesta, ed a cui ho dato il <strong>nome</strong>speciale <strong>di</strong> Nemesi *. Resultò dalle indagini che feci ad oggetto<strong>di</strong> conoscere compiutamente quel b. ril., ciie potevanoquelle donne avere il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Fati ^ o Parche ^ dominantila nascita, la vita, e la morte dell'uomo. IMa nonsempre quelle figure hanno una limitata allusione genetliaca, né il volgere del gran fuso fatale era per le Parcheun ufizio limitato soltanto a misurar la vita dell' uomo ;giacché i Filosofi, come <strong>di</strong>co altrove, accennavano conquella finzione il volgere degli astri ^. Si traeva <strong>di</strong>fatti l'oroscopodalla combinazione fortuita dell' aspetto del cielocol tempo nel quale aveva principio quell' oggetto,.'- <strong>di</strong> cuivolevasi indovinare il termine, e la varia fortuna ch'eraper avere in tale intervallo . Questa varia fortuna è significata,a parer mio, dalle due donne che spalleggiano laMinerva del nostro Specchio , una cioè <strong>di</strong> natura oppostaall' altra , come opposta è la situazione loro, secondo quelche ho accennato altrove in simile circostanza^. Difattinon <strong>di</strong>cemmo noi,pei^ esempio, esser la nascita e la mortedue contrari incidenti cui presedevano le Parche 7?1 Ved. ser. \i, tav. S, num. i. 5 Ved. p, i63, seg.a Ved. p, i65. 6 Ved. p. 609.3 Ved. p. 157. 7 Ved. p. 160.4 Ved. p. i6o.


574 DEGLI SPECCHI MISTICIDunque in qualunque modo è da credere che le due figuresituate oppostamente tra loro in questi mistici Specchipartecipino per or<strong>di</strong>nario del carattere <strong>di</strong> quelle due contrariepotenze delle quali ragiona il più volte rammentatoPlutarco '. La composizione o 1' aggregato delle figure <strong>di</strong>questo Specchio coincide altresì coi detti <strong>di</strong> quel filosofo,in quanto che, <strong>di</strong>e' egli, non una sola è la ragione dominantee regolatrice dell'universo ^. Infatti noi troviamoqui non solo quelle due contrarie potenze coni' egli stessole chiama ^, una producente il bene, l'altra il male, matramezzo ad esse la Minerva, Dea delle arti e allusiva perciòalla fabbricazione del mondo, mentre la Nemesi che dopo<strong>di</strong> lei si vede, regola il destino, <strong>di</strong> che ho detto altroveabbastanza. Cosi Plutarco racconta che Zoroastro insegnavaai Persiani <strong>di</strong> riconoscere due Dei quasi contrariartefici, 1' uno autore de' beni, l'altro de' mali, un de' qualiil migliore chiamavasi Oromazis, il peggiore Arimano *.Aggiungeva che il primo tra le cose sensibili rassomigliavamoltissimo alla luce, l'altro per lo contrario alle tenebre;<strong>di</strong>ceva altresì che tramezzo ad ambidue sta Mitra ,per loche da' Persiani me<strong>di</strong>atore è chiamato ^Questa idea <strong>di</strong> dualismo, e <strong>di</strong> alternativa <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> tenebresi è da me accennata in altri Specchi, dove ho trovatedue figure virili nella posizione medesima delle duedonne che osservo in questo Specchio. Di simile "natura,e molto analoga alla narrazione <strong>di</strong> Plutarco, sembrami lacomposizione della moneta <strong>di</strong> IMalta da me riportata trai Ved. p. 5og. 3 Ved. p. Sog, et Fiutare, 1. cit.2 Fiutare, de Isld. et Osirid., Op. 4 ^ ed. ser. i, p. iSj.Tom. II, p. 369. 5 Fiutare, 1. cit.


TAVOLA LXVI.bybi <strong>Monumenti</strong> <strong>di</strong> corredo ' , nella quale per errore <strong>di</strong> chil'ha calcata sul rame , la figura <strong>di</strong> mezzo volge la testaall' opposto dell' originale . Essa ebbe vari nomi dagli antiquari,e chi la <strong>di</strong>sse Mitra, chi Osiride, chi Adone:tutti nomi peraltro significativi del sole ^. x\ltre medaglieho bensì vedute del paese medesimo nella celebre raccoltadel sig. dot. Puertas, dove que' due assistenti che sivolgono verso il nume posto in mezzo, non hanno la formastessa <strong>di</strong> questi, ma bensì quella d'uomini stanti inpie<strong>di</strong>, e con due ali secondo il costume precisamente egizianoin luogo delle braccia, come osservasi nelle due genuflessegran<strong>di</strong> figure egiziane poste alla Tav. A3 dellaSerie VI <strong>di</strong> questi monumenti . Altra greca medaglia battutaa Smirne ci presenta presso ad Esculapio due Nemesi,le quali sono per conseguenza protettrici <strong>di</strong> quel paese ^Lo spettatore potendole osservare ancor qui ^, giu<strong>di</strong>cheràquanto vaglia la mia congettura sulle posizioni riscontratein tutte le citate figure , cioè che quelle degli Specchi pertali confi'onti si debbon credere significative <strong>di</strong> due contrariepotenzeIl Gori ha prima <strong>di</strong> me pubblicato questo mistico bronzo,interpetrandolo con qualche <strong>di</strong>versità ^ Egli vi ravvisaRlinerva unita alle IMuse nate da Giove e da Mnemosine,cioè dalla memoria, e specifica pòi che son tre in questoSpecchio ,perchè altrettante fijrono in antichissimi tempi1 Ved. ser. vi, tav. Ha, num. 5. anc , Op., Tom. in , p. aoc), 211,a Bres , Malta antica illustrata , lib. 2i5, eBonarroti, Medngl. , p. 223.Ili, cap. xin, p. i/[6. 4 Ved. ser. vi, tay. JM3, num. 5.3 Mionaet, Descript. des Medailles 5 Gori, Mus. Etr., Tom. i, tab. cxxi.


57 DEGLI SPECCHI MISTICIregistrate dagli scrittori in luogo <strong>di</strong> nove '. Dà poi ragione<strong>di</strong> tal posteriore aumento procedente dall'idea <strong>di</strong> averei mitologi assegnata una ÌNFusa a ciascuna sfera celeste ,quasichéne fussero state le respettive anime ; aggiungendoCalliope come espressiva dell' armonia perfetta che regnatra i celesti pianeti . Da ciò argomenta che gli <strong>Etruschi</strong> ponesseroin questo Specchio mistico le, tre antiche muse pressoMinerva significativa della sapienza, per esprimere le trearti per le quali si giunge alla sapienza medesima , cioèl'esercizio, la memoria, e l'armonia, o la forza musicale oarmonica,- mentre gli animi nostri, quando non siano dominatida sregolate passioni , <strong>di</strong>rigono in modo i propri costumiche tutto semhra procedere con musicale armonia ".Io non so veramente se gli <strong>Etruschi</strong> ebbero in animo <strong>di</strong>significare in questo Specchio quanto dal Cori vien supposto;ma neppure vi son forti ragioni da rigettare la suadotta ipotesi, che in certo modo non <strong>di</strong>scorda nella sostanzacon quanto ho detto ancor io.Ho trattato altrove delle Muse introdotte tra le <strong>di</strong>vinitàdel. Fato, cioè tra le Parche, mostrando questa conftisioneo mistione esser derivata dalla relazione loro alle sferecelesti, dalle quali si credeva <strong>di</strong>pendere ogni azioneed indole umana ed inclusive la vita ''; e ad<strong>di</strong>tai <strong>di</strong> più chela me<strong>di</strong>a tra le tre donne aveva in testa un berretto *simile a quello della donna che in questo Specchio ve<strong>di</strong>amoin mezzo a loro e <strong>di</strong>etro a Minerva. D'altronde la mano po-1 Pausaa., lib. is, cap. xxix, p. ^65, cxxi, p. a43.Natal. Comit. , M) thol., lib. vii, 3 Ved, ser. v, p. ^o6.cap. XV, p. 228 bis. 4 Ved. p. 164.a Gori, 1. cit., Tom. 11, ci. n, tab.


TAVOLA LXVI. 677sata sul fianco dalle due donne postevi lateralmente e eh io<strong>di</strong>ssi altrove esser caratteristica <strong>di</strong> Nemesi ', egualmenteche il braccio <strong>di</strong>retto al volto in<strong>di</strong>cante la misura <strong>di</strong> Nemesistessa % come in una <strong>di</strong> queste parimente si vede^non meno che ogni altra da me <strong>di</strong>chiarata circostanza edapprossimazione <strong>di</strong> questa rappresentanza analoga a quelledegh Specchi precedenti mi tanno credere che più esplicitamentequi siasi voluto rappresentare il Fato o le Parche^o le Nemesi che le Muse, quantunque non in tutto sonoescluse, o <strong>di</strong>verse queste da quelle, come non in tutto è contrariala mia spiegazione a quella che volle dare il Gori atali figure.Il Contucci , che parimente illustrò questo Specchio , simostrò persuaso, come il Gori, che qui fossero espresse treMuse in colloquio con INIinerva -^ . Io peraltro son <strong>di</strong> pensieroche in questi monumenti non si personificassero le<strong>di</strong>vinità per 1' oggetto <strong>di</strong> assomigliarle in tutto agli uomini,facendole amanti <strong>di</strong> consorzio, e dotate <strong>di</strong> altre umane inclinazioni,ma soltanto per sottoporle in qualche modo ai sensionde ne passasse da questi l' idea nella nostra mente enel nostro intelletto. In simil caso non è necessario cher unione <strong>di</strong> più deità 1' una vicina all' altra significhi unqualche avvenimento storico o favoloso che sia, ma soltantola pluralità loro può presentare un' idea legata con altre perla significazione allegorica e convenuta <strong>di</strong> esse <strong>di</strong>vinità.Cosi lo Scorpione celeste che ha in bocca una bilanciarammenta le due costellazioni del settembre e dell' ottobretra loro a contatto e relative al procedere del sole nell'aniVed. p. 45a. 3 Contucci, Mus. Kirker.,tab. xvi.a Ved. p. 3i5.S. IL 75


578 DEGLI SPECCHI MISTICInuo SUO corso , ancorché nessuno scorpione abbia maiportate le bilance in bocca, sebbene così venga rappresentatonel cielo. Del pari IMinerva può essere unita conaltre deità, la cui unione significhi tutt' altro che scambievolecolloquio . Questa Dea situata dagli astronomi nelrAriete celeste può esser considerata una potenza ' creatrice^ , e i tre Fati che la contornano ^ saranno gli arbitriche regolano la <strong>di</strong> lei creazione. Ecco dunque immaginatoil motivo della unione <strong>di</strong> queste Dee, senza che visia bisogno <strong>di</strong> supporre tra loro un colloquio.Infatti questo ideato colloquio fu rigettato anche dalBiancanij sebben poco felice nel supplire con altra interpetrazione, mentre a lui sembra <strong>di</strong> vedere in questo Specchionon solo Pallade, ma Giunone e Venere <strong>di</strong>sputandotra loro sul giu<strong>di</strong>zio della bellezza pronunziato da Paride,che egli crede esser la figura coperta <strong>di</strong> un pileo stellato ^, estante <strong>di</strong>etro a Minerva. Ma Paride ebbe veramente un berrettostellato? Le tre Dee <strong>di</strong>sputarono veramente o favolosamentetra esse sul merito <strong>di</strong> loro bellezze? Giunone eVenere furono veramente effigiate senza alcun simbolo, e<strong>di</strong>n<strong>di</strong>stinte tra loro?Questo Specchio mistico si trova nel museo delCollegioromano. L' originale e la copia sono della stessa grandezza.1 Ved. p. 388, e ser. v, p. 35o. 4 Scliiassi , de Pateris Antiq. ex2 \ed. p. 873,425. Sche<strong>di</strong>s Biancani, Sermo et Episto-3 Ved. p. 5i5. lae , p. 68.


^79TAVOLA LXVII.IO Specchio mistico <strong>di</strong> questa LXVII Tavola farebbevedere in certo modo la pi'obabilità che la interpC'trazione della Tav. LXVl non fosse mal appropriata alsoggetto. Dissi per tanto che le tre donne stanti con Palladesi potevano <strong>di</strong>re le tre Parche ' , mentre altrove homostrata la confusione tra queste e le Nemesi ^. Ho ancheprocurato <strong>di</strong> fare osservare che uno dei simboli spettantialla Nemesi <strong>di</strong> questi mistici Specchi era quella fialache si frequentemente gli si vede portare in mano ^.Abbiamo dunque un in<strong>di</strong>zio per determinare, che le duedonne poste a lato <strong>di</strong> quella nuda nel mezzo del presenteDisco sieno due Nemesi, perchè hanno anch'essecome tantealtre la fiala ^, ed una specie <strong>di</strong> berretto in testa , chepure è proprio <strong>di</strong> quelle deità ^D' un' altra cosa faccio avvertito il lettore . Queste due<strong>di</strong>vinità hanno un tal gesto in<strong>di</strong>cante la opposizione <strong>di</strong>loro potenza. Quella eh' è a destra <strong>di</strong> chi riguarda alzala mano dritta ad<strong>di</strong>tando il cielo , tenendo bassa lafiala con la sinistra. La Nemesi opposta alza all'incontrola sinistra portando la fiala, e frattanto colla destra ad<strong>di</strong>tala terra. Noi sappiamo che gli antichi ebbero i simulacridelle due Nemesi adorate dagli Smiruei ° , ma non1 Ved. p. i65, 3o4. 4 Ved. p. 349, 43o, 448.2 Ved. p. 161, 442» 44^' 5 Ved. tav. vni, p. 164, 449-3 Ved. tavv. xvi, xxxi, xui, xuv. 6 Pausan., lib. i, cap. xxxiii, p. 82.


58o DEGLI SPECCHI MISTICIsappiamo per bocca loro qual ne fosse il positivo significato,sopra <strong>di</strong> che i moderni hanno portate le loro congetture'. Abbiamo peraltro da Dion Crisostomo che varinomi si davano a questo nume, secondo i vari effettiche s' intendevano provenienti da una forza <strong>di</strong>vina , e supremacagione , e questa in generale chiamavasi Fortuna ^Cosi <strong>di</strong>ce vasi propriamente Nemesi per 1' eguaglianza. Speranzaper le cose incerte, Temide per le cose giuste e Fatoper le cose necessarie, secondo la concatenazione dellanatura ^. Ma questo autore non <strong>di</strong>ce se tali cose intendevansiessere le buone o le cattive, giacché il Fato par cheentrambe le abbracci . È <strong>di</strong>fatti spettante al Fato anchela morte necessaria ed inevitabile , come pure lo sonoque' mali dell' orror , delle tenebre , e <strong>di</strong> altre calamità chela cattiva stagione d'inverno ci arreca. Questi, a mio credere, sono quei fisici mali che Plutarco <strong>di</strong>chiara, come<strong>di</strong>ssi, misti tra i beni per opera delle due contrarie potenze *.In ciò par che principalmente consista il Fato , e la <strong>di</strong>stinzioneche gli <strong>Etruschi</strong> facevano <strong>di</strong> questa loro massima<strong>di</strong>vinità ^. Mi sembra dunque assai naturale che volendogli artisti effigiar questa Nemesi confusa col Fato, osia questa <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong>visa in due <strong>di</strong>stinte potenze del benee del male , ed altre opposizioni tali come sarebbe cielo eterra, e simili, rappresentar dovessero due figure, l'unaopposta all' altra , come <strong>di</strong>fatti noi le ve<strong>di</strong>amo in questo1 Bonarroti , Medaglioni antichi, somuiis, p. 3 87.p. 223. 4 Ved. p. 5oc), 574'2 Ved. p. 232, seg. , e 255. 5 Ved. p. 497> ^°^*3 Vid. Nicephor. ad Synes., de In-


TAVOLA. LXVII. 58 1Specchio, e come si videro anche in altri, ove mostrai chesempre vi comparisce la in<strong>di</strong>cata opposizione 'Di tal natura erano parimente i Dioscuri o Magni Deidegli antichi " adorati in Samotracia, e da Varrone <strong>di</strong>chiaratisignificativi del cielo e della terra ^, ed espressinei monumenti con gli atteggiamenti medesimi d'in<strong>di</strong>careil cielo e la terra colle mani che portano voltate una alcielo , r altra alla terra ^Tutte queste riflessioni serviranno dunque a m.ostrarer analogia molto vicina tra le figure anche <strong>di</strong> vario sessoche s'incontrano in questi Specchi, quando hanno la posizione<strong>di</strong> stare 1' una <strong>di</strong> fi-onte all'altra, e in conseguenzafassi chiaro 1' oggetto misterioso <strong>di</strong> rappresentarvi la<strong>di</strong>vinità come si mostrava in Samotracia, i cui misterifurono si famosi anticamente ^Tra le Parche fij nominata Venere ^ ; né credo improbabileche tale siasi voluta mostrare anche in questo Specchio,dove si avrebbero per questa ragione le tre Parche,significando la terza quella figura che quasi del tutto nudasi vede tra le altre dueIo credo che questa particolarità voglia esprimere la naturae la vita, sopra <strong>di</strong> che avrò occasione <strong>di</strong> meglio spiegarmiin seguito. Il berretto che ha in testa simile a quellodelle altre due Nemesi , ed il posto che occupa nelloSpecchio dove in altri vedemmo la stessa Dea, non mi terrebberoalieno dal ravvisare molta analogia tra questa e quei-1 Ved. p. 5o9, 574- 4 ^'^ed. tav. xux, p. 483, 490-a Ved. p. 86, 486, 489, 490. 5 Ved. p. 117.3 Ved. p. 489. 490. 6 Ved. p. 161, 44j, 446./


la582 DZGLI SPECCHI .MISTICI'• Molto più ancora se consideriamo che ai Greci, comealmeno si narra, non costò gran pena <strong>di</strong> convertire in Nemesila Venere Ramnusia =•; né Apuleio fece particolar <strong>di</strong>stinzionetra l'una e l'altra ^.jN'on sono il primo ad illustrar questo monumento . IlGori che lo produsse alla luce 4 con interpetrazione, scrisseche la donna quasi del tutto nuda in mezzo al Discopotevasi creder \ enere e considerarsi come una delle Grazie,intorno alla quale danzano le altre due . Crede poi cheil gutto da esse stretto nella respetti va mano sinistra contengal'unguento col quale solevasi profumar Venere; qualoranon siano borse atte ad in<strong>di</strong>care che spargono ricchezzea chi le domanda . In fine prende quegli oggettiper crotali da suonarsi stante la danza ^ . 1/ incertezza peraltroe le <strong>di</strong>verse opinioni ch'egli propone su tal proposito^afronte delle osservazioni da me fatte sul gesto <strong>di</strong>queste donne, debbono, come spero, indurre chi legge aritenersi dall' aderire a quanto egli <strong>di</strong>ce senza portarviqualche riflessioneVero è però che le tre Parche ugualmente che le treFortune si reverivano e si confondevano in Roma con letre Grazie nell'antichità più remota; cosi almeno han credutoalcuni dotti moderni Ma ^. ciò non basta a giustificarnel'interpetrazione, poiché formalmente vi osta il veder le duedonne velate, come non furono mai le Grazie intal guisa,né sappiamo che fosse <strong>di</strong> loro ispezione il profumar Venere.1 Ved. p. 429. part. infer.2 Ved. p. 442, 5 IJ., Tom. 11, ci. i, p. 217.3 Ved. p. 443. 6 Antichità d'Ercolano, Tom. v, p.4 Gori, Mus. Etr., Tom. i, tab. xcii, 263.


TAVOLA LXVII. 583Presso alla donna che accenna il cielo, e tiene il giittoal basso colla sinistra, sono tre segni con linee curve, chealtrove <strong>di</strong>ssi essere state reputate nuvole in<strong>di</strong>canti il cielo ' ,e queste mancano dove la donna ad<strong>di</strong>ta la terra . Or si <strong>di</strong>cadal Cori o da chi lo seguisse, come un tal simbolo puòconvenire alleGrazie?Le obiezioni medesime debbono, a parer mio, fare ostacoloalla opinione del Biancani il quale vuol riconoscere inquesto Specchio piuttosto Venere che <strong>di</strong>sputa della bellezzacon Giunone e Minerva '; né saprei se gli antichi rappresentasserouna tal <strong>di</strong>sputa senza un giu<strong>di</strong>ce che ne decida.Facil cosa d' altronde è il supporre qui figurate le Parche,per la relazione loro colla dottrina spettante alle anime,delle quali sembra che praticassero il culto quelli cheusarono <strong>di</strong> tali mistici Specchi, deducendosi ciò principalmentedall' avervi trovati vari altri soggetti relativi allain<strong>di</strong>catadottrinaInsinuavasi per tanto alle persone istruite e dabbene oagl'iniziati, che la pratica delle virtù <strong>di</strong>chiarandoli giusti,SifM'j-j; come si esprime Platone, procura vali un nuovo possessodel cielo dopo la morte ove dovevano godere d'unaimmensa luce, la quale era come un legame <strong>di</strong> tutto ilcielo,medesimo ed empiva l'estensione <strong>di</strong> tutta la sua circonferenza^. Questo era l' etere libero , o la luce eterea anchedei Pittagorici ^, ove intendevano che l' anima vedesse tuttacomprensivamente la <strong>di</strong>vinità , ed acquistasse una somi-I Ved. p. 565. 3 Plat., de Republ., lib. x, Op., Tom.a Schiassi, de Pateris Antiq. ex ii, p. 6\.\.Sche<strong>di</strong>s Biancani, Sermo et Epi- 4 Hierocl., in Aurea Carm., i'. 70,st., Epist. vi,p. 75. p- 3 11.


584 DEGLI SPECCHI MISTICIglianza con essa . Or questa sede crede vasi localmentesituata al <strong>di</strong>sopra delle sfere nella via lattea '. Platone lapone all' ottavo cielo al <strong>di</strong> là delle sette sfere egualmente,aggiungendo essere localmente in una colonna <strong>di</strong> luceche si estende in seguito nelle sette sfere rappresentate daisette piani concentrici del fuso delle Parche, la cui estremitàgiunge all'ottavo cielo =. Insegnarono frattanto i filosofiche il modo migliore <strong>di</strong> giungervi è quello <strong>di</strong> staccarsidalle affezioni terrene ed uscire in ispirito da questaprigione del corpo , e <strong>di</strong> rivolgere intieramente lo sguardoal <strong>di</strong> là del mondo e della materia , affinchè al punto <strong>di</strong>morte nessuno intoppo si frapponga allo slancio libero dell'anima verso le regioni eteree ^ dove credevano fissator asse del gran fuso fatale che giravano le Parche .Dico per tanto esser pii^i facile che gli antichi nel far questiSpecchi mistici abbiano avuto in mira <strong>di</strong> rammentarcon essi le in<strong>di</strong>cate dottrine, che <strong>di</strong> mostrar la nuda rappresentanzadelle Grazie, o la <strong>di</strong>sputa delle tre Dee sullalorobellezza.11 presente Specchio mìstico si trova attualmente situalonel Gabinetto de' bronzi della R. Galleria <strong>di</strong> Firenze.TAVOLA LXVin,S.fecondo gli antichi , e particolarmente gli orfici , erail caos ingenito, infinito ed informe: un abisso insommaI Cic, in Somn. Scip., Op. , Tom. a Plat., 1. cil., p. 6i6.X, cap. III., p. 3973,s(j. 3 Cic, I. cit.


TANOLA lxy:ii. 585<strong>di</strong> confusione, senza che alcuna delle parti coinponenti ilmedesiino fosse <strong>di</strong>stinta dall' altra. Il caldo per esempionon era <strong>di</strong>stinto dal freddo, nò le tenebre dalla luce, négli elementi erano <strong>di</strong>stinti tra loro, né lo stesso cielo <strong>di</strong>stinguevasi dalla terra. Di tutta questa informe congerie formossiun volume in guisa d'un uovo gran<strong>di</strong>ssimo, da cui nacqueuna prole androginica che fu il primo principio <strong>di</strong> tuttele cose '.Da quanto apparisce nella prefata dottrina cosmogonica,pensarono gli orfici che un nume potente or<strong>di</strong>nasse, e noncreasse l'ammasso delle materie, da esso quin<strong>di</strong> ridottenella <strong>di</strong>sposizione che tuttora ve<strong>di</strong>amo nel mondo. Questaidea richiamava per tanto una seconda supposizione, cioèche tra le materie informi costituenti <strong>di</strong>poi gli esseri mondanior<strong>di</strong>nati vi fossero le materie animali. Pensavano <strong>di</strong>fatti,che l'ammasso caotico fosse altresì abitato come attualmenteè la terra, ma da esseri mostruosi ed informi, esopratutto confusi nei sessi onde non potessero generareessendo questa una razza che dovea terminare colla or<strong>di</strong>nazionedel mondo al comparir della luce ^. Di qui nacque,come vedremo in seguito, l'idea dei centauri ^ dei satiri,,e <strong>di</strong> altri simili mostri che trovansi nella mitologia degliantichi ^, e specialmente quella degli ermafro<strong>di</strong>ti , la cuisessual confusione in<strong>di</strong>ca esattamente Io stato della naturacaotica.Gli artisti trassero da tali fantastiche idee dei partiti assaifavorevoli alla composizione delle immagini che volle-1 Vid. Kanne, Analecta phlloJog. a Ved. p. 897.Cosmogonia tertia , p. 56. 3 Ved. la spiegazione della tav. lxx.S. II. 74


536 DEGLI SPECCHI MISTICIro eseguire col soccorso dell' arte, personificando quantoin tali cosmogonie descrivevasi . Quifi<strong>di</strong> è che si vedono deisatiri accorsi vanamente a godere <strong>di</strong> alcuni esseri che trovanoermafro<strong>di</strong>ti ', come altri satiri vengono rigettati daquelle ninfe che essi inseguono^ perchè non ancora organizzatiper modo che prestar si possano all'onere della generazione,la quale altresì è vietata alla razza de'satiri mostruosae deforme, che dee cessare al sorgere dell' uman genere.Quella razza <strong>di</strong> mostri era <strong>di</strong>fatti rappresentata nel tempio<strong>di</strong> Belo tra gli abitatori del caos, come chiaramentedescrive Beroso caldeo " , e che si estinse per opera <strong>di</strong> Belostesso, allorquando egli separò la terra dal cielo '; sopra <strong>di</strong>che terrò proposito altrove ^Applicando queste idee al soggetto che vedesi nel Discopresente , noi ravviseremo nel satiro che insegue la ninfa unsimbolo della creazione dell' universo, nella quale credetteroche il genere umano fosse prima creato confusamentecome un ermafro<strong>di</strong>to, e quin<strong>di</strong> a poco a poco <strong>di</strong>stinto neisessi, e <strong>di</strong>poi ridotto a prestarsi alla generazione, vicendevolmentecooperandovi gli esseri <strong>di</strong> vario sesso, ma dellaspecie medesima. La resistenza della fugace ninfa ci ad<strong>di</strong>teràdunque un tempo cosmogonico, in culla natura non eraper anco regolata da un or<strong>di</strong>ne positivo e prolifico, ed ilsatiro che la insegue sarà il simbolo <strong>di</strong> quella razza <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>natama sterile, che in quel tempo anteriore all'or<strong>di</strong>neprolifico naturale esisteva nel mondoCiò eh' io <strong>di</strong>co presentemente come una ipotesi , viene in1 Ved. ser. VI, lav. Y, nutn. i. 3 Ved. p. 3gy.a Vid. Syacell., Cronograph., p. 2 3, 4 ^^^d- la spiegazione della tav.extat ia Byzzant. Hist,,Tom. v. lxix.


TAVV. LXVIII, E LXIX. 687parte sviluppato e prov'ato nella luterpetrazione dei monumentiche se2;uono .Il Disco illustrato si trova ine<strong>di</strong>to nella R. Galleria <strong>di</strong> Firenze, assai danneggiato dalla ruggine. È della grandezzamedesima del <strong>di</strong>segno in questa LXVIII Tav. espresso.TAVOLA LXIX.S' io debbo far conto <strong>di</strong> quel che può somministrareun' estesa idea degli Specchi mistici in questa serieadunati, converrà ch'io non trascuri il presente, ancorchémostri o d' essere stato infedelmente copiato dal <strong>di</strong>segnatore,o d'essere stato rotto anticamente e male restaurato,o d'esser falso. In questa ultima ipotesi è però daconsiderare che soltanto il valore del monumento, e lafedeltà del <strong>di</strong>segno soffrono un deterioramento notabile .Ma siccome le falsificazioni in questo genere <strong>di</strong> monumenti,quando non sieno fatte con inconsiderata goffaggine,sogliono esser copie <strong>di</strong> altri antichi monumenti o simili oanaloghi a quelli che si falsificano, così potremo supporreche questo Specchio, ancorché si tenesse per falso ,pure esserdebba la copia <strong>di</strong> una simile antica rappresentanza .Difatti noi ve<strong>di</strong>amo un carro tirato dai centauri sul qualesuol' esser Bacco : ripetutissima composizione che ornamolte qualità <strong>di</strong> monumenti, e perciò sarà stato facilmenteanche il soggetto <strong>di</strong> uno Specchio mistico, sia questo, o altroda cui si trasse la presente copia , che tale sarebbe alpiù da supporre per la confusione del gruppo che si vedesul carro, e che potrebbe esser fatta ad arte onde men-


588 DEGLI SPECCHI MISTICItire Io smarrimento <strong>di</strong> linee prodotto dall'antichità. Piùnaturale peraltro sarebbe il supporre che tal confusione siaderivata da un mal connesso restauro.Tuttavia noi ravvisiamo, da quel che inalterato ci resta,un in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> carro tirato da due centauri, e sul qualesono alcune figure ; <strong>di</strong> che faremo in seguito qualche menzione. Il soggetto comparisce frattanto assai ovvio agli occhidel pratico osservatore <strong>di</strong> antichi monumenti ove continuamentes'incontra lo stesso carro, su cui stando Baccoe varie altre figure del suo coro, è tratto da due centauri ;<strong>di</strong> che do qualch' esempio ' . Ma che cosa sono questi centauri? Ecco uno scoglio per gli archeologiScrivono che la favola <strong>di</strong> Chirone centauro derivò inorigine da qualche storica tra<strong>di</strong>zione, alla quale furono fattealtre aggiunte, e tra queste credesì <strong>di</strong> potere annoverarela costellazione del centauro che a quella favola fu aggregata;sebbene suppongasi che la favola stessa provengad' oriente e che abbia avuta in principio tutt'altro girosenza dubbio allegorico : ma chi sa qual senso vi si racchiudesse'? Pure in tanto dubbio è proposta la congetturaseguente : « L' antica figura dei centauri vedesi ancorasopra qualche monumento rappresentata col bustoe le braccia d' uomo sul corpo <strong>di</strong> un animale ; e potrebbeaccordarsi che Pan ed i satiri non avessero <strong>di</strong>versaorigine ». A tal proposito citasi un centauro descritto daPausania nell'arca <strong>di</strong> Cipselo, formato non già colle quat-1 Ved. ser. \^, tav. 05 . i' allemand- , Ved Conscrvatoirea Heyne, du Trone d' Arayclee, an- des sciences et des arts, Tom. t,cien ouvrage de l' art., trad. de p. 43.


TAVOLA LXIX.58gtro zampe <strong>di</strong> cavallo, ma davanti co'pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> uomo': figuragiu<strong>di</strong>cata anteriore a quelle che s'incontrano comunemente^nelle quali ad un corpo <strong>di</strong> cavallo posato su quattro pie<strong>di</strong>cavallini è annessa la parte superiore del corpo umano condue braccia '. Citasi parimente uno Specchio mistico, doveall' opposto si vede un vecchio sileno o satii'o che hagran coda e pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> cavallo ^, come si può riscontrarenella replica in questa serie <strong>di</strong> monumenti ^, Tutto ciòpare che in sostanza ci ad<strong>di</strong>ti, che la principal qualità <strong>di</strong>questi centauri sia quella d' esser figure deformi e mostruose.D'altronde osserveremo che i mostri esser sogliono rappresentatidagli artisti presso i cadaveri umani , ove altresìnon <strong>di</strong> rado sono espressi dei soggetti cosmogonici, comealtrove ho detto ^.Questo rito singolare dei mostri presso i cadaveri parche provenga da lontanissimi tempi eda primitive nazioni.Racconta il viaggiatore Pallas che le tombe dei Tschoudesiscoperte nelle pianure e nelle montagne dell' Irtisch racchiudonodegli animali <strong>di</strong> ogni specie, gran parte de' qualiperaltro mostruosi e del tutto ignoti al prelodato viaggiatore*^,peritissimo d'altronde della storia naturale, comelo asserisce il <strong>di</strong>iancarville che Jo cita 7, enei tempostesso riflette e suppone che l'uso presso i Greci, i Romanie gli <strong>Etruschi</strong> <strong>di</strong> porre dei grifi ed altri immaginati1 Pausan., Descrizione della Cassa 5 Ved. sor. i, tav. iv, p. 3j, scg.<strong>di</strong> Cipselo , trad. del prof. Se- 6 Pallas, Voyagc, Tom. ii, p. 899,basliaao Ciampi, p. 12. cit. par d' llancanille , Rcclier-2 Heyne , sopra la Cassa <strong>di</strong> Cipse- che sur l'orig., liv. 11, chnp. i,Op.lo , Ved. Ciampi , 1. cit , p. 80. Tom. 11, p. f)a.3t Heyae, Ved. Conservatoire, 1. cit. y D' Hancarville , 1 cit., e p. 94.4 Ved. tav. lxx.


5gO DEGLI SPECCHI MISTICIanimali egualmente attorno ai sepolcri sia soltanto unacontinuazione dell'uso in<strong>di</strong>cato, il quale si è qua conservatolungo tempo; stimando egli che in prima origine vengadagl'Iperborei ', unitamente alla dottrina <strong>di</strong> un'altravita, come del riposo dei Mani, e dell'inferno, dove altresìfigurarono i mostri . Imperciocché la <strong>di</strong> lui opinione èche ri^almente una tal dottrina fosse portata nella Greciae neir Europa settentrionale dagli Scici Agatirsi <strong>di</strong> cuigl'Iperborei, i Tschoudesi, ed i Pelasgi facevan parte =;e trova che si risale per tra<strong>di</strong>zioni fino ai tempi nei qualila branca degli Sciti Agatirsi stendevasi al <strong>di</strong> là delCaspio ,essendo quelli i più antichi tempi de' quali siacirestata qualche traccia <strong>di</strong> memoria ^Limitando le mie ricerche su gli <strong>Etruschi</strong>, che formano ilprincipal soggetto <strong>di</strong> quest'Opera, ho luogo <strong>di</strong> confermareche raramente avviene <strong>di</strong> aprire un sepolcro, dove non sitrovi un vasetto <strong>di</strong> quella forma che altre volte ho chiamatogutto ^ , ed in cui vedonsi costantemente figuratianimali per la maggior parte ideali e mostruosi, e de'quali vasettiarreco un qualch'esempio alla serie V. Uno de' più antichimonumenti etruschi finora trovati, e che presenta tuttii caratteri <strong>di</strong> sepolcrale , ha parimente per ornato tremostri ed un augure ^ . Ma non so poi con quanta certezza<strong>di</strong>r potremo , che questi animali facevan parte delladottrina sull'inferno, esclusivamente e <strong>di</strong>rettamente; poichénei libri dell' antica <strong>di</strong>sciplina toscana degli <strong>Etruschi</strong> vede-1 Ivi , p. 95, suiv. 4 Ved. p. 349 e sor. v, p. 282.2 Ivi, p. 89. 5 VeJ, ser. VI, tav. P5,num. 1,2,4, 5.3 Ivi, p. 88.


TAVOLA LXIX5givansl egualmente <strong>di</strong>pinti animali d'ignota origine '. Queilibri erano custo<strong>di</strong>ti ed interpetrati da coloro che pretendevano<strong>di</strong> conoscere il passato, il presente ed il futuro, valea <strong>di</strong>re tutto l'or<strong>di</strong>ne della fatalità, quale appunto <strong>di</strong>r si potrebbeil principio ed il ternnne del mondo.Questa traccia più che altre ci ravvicina alle idee corrispondentia quelle degli Orientali e specialmente de' Caldei.Dico altrove che ilcaos prima <strong>di</strong> essere or<strong>di</strong>nato credevasi abitatodai mostri ^. Dunque le rappresentanze <strong>di</strong> essi ci richiamanoalle dottrine sulla cosmogonia de' più antichi popoli. Da Beroso caldeo abbiamo una più estesa notizia <strong>di</strong>questa cosmogonica dottrina dei mostri. Egli <strong>di</strong>ce che neltempio <strong>di</strong> Belo si vedevano alcune pitture che rappresentavanoandrogini, significanti la confusione dei sessi neiprimi tempi della creazione . Esse esprimevano ancora configure composte delle parti <strong>di</strong> cavallo e d'uomo la confusionedelle specie <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>fferente ^. Or chi non vede esserestata presa dai Greci l'idea <strong>di</strong> qui nel rappresentare i lorocentauri ?Il dotto ragionamento che sopra tal' idea portò il d'Hancarville, sebbene rifiutalo in parte dal Visconti, né socon quanto fondamento ^, pare a me che debba convincereogni persona <strong>di</strong> buon senso, scevra peraltro da spirito<strong>di</strong> partito. Considera per tanto il d'Hancarville che i centaurierano ivi come gli andr&gini, esseri indecisi, che nonappartenevano a nessuna delle specie o dei generi de' qualiI Ved. ser. i , p. ^ji, e ser. v, p. p. aS.5 {2. 4 Visconti, Mus. P. Clem., Tom.s Ved. p. 897. V, p. i5o.3 Beros., ap. Syncell , Cronograph.,


5(J2 DEGLI SPECCHI MISTICIerano composti. Ma l'Amore <strong>di</strong>strigò questa confusa razza,e ne tifasse degli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> esseri uniformi e <strong>di</strong>fferenti daquelli da'quali erano derivati. Ecco ilperchè l'Amore fu spessorappresentato sopra i centauri ', come infatti si vede anchein questo Specchio.II dotto scrittore s'insinua perfino a spiegare in qual modoi due centauri attaccati qui, come in altri monumential carro <strong>di</strong> Bacco ", sì figurassero colie parti umane, l'unoin sembianze <strong>di</strong> Satiro, l'altro <strong>di</strong> Tiade. Questi due esseri bacchici,a parer suo, ci rappresentano gli agenti della generazioneministri <strong>di</strong> Bacco generatore, i quali raescolando-4:1 coi mostri egli feceli cos'i rientrare nell' or<strong>di</strong>ne armonicodelle cose ^. Immaginarono gli antichi un Dio creatoreartefice del mondo ^ che riformando questi esseri mostruosiloro desse la conveniente perfezione ^ . Unaquasiconsimile narrazione facevasi anche <strong>di</strong> Belo ^ . Se pertanto i centauri significano il <strong>di</strong>strigamento degli esseritratti dal caos e la creazione degli animali e dell' uomo,dunque il nume che da loro è tratto nel carro significheràil <strong>di</strong> lui procedere alla in<strong>di</strong>cata creazione, ed allo sviluppoe <strong>di</strong>strigamento degl' in<strong>di</strong>vidui che or<strong>di</strong>natamente popolardovevano il mondo.Un giovanetto qui , come altrove sostiene il nume occupatoad agire in qualità <strong>di</strong> artefice mondano ' . Questi èun Genio <strong>di</strong> quel nume supremo che solo avendo il pò-1 Ved. ser. vi, tav. 05, num. 1. 4 Ved. p. 87.2 Visconti, I. cit. , Tom. iv, tav. 5 D' Hancarville , 1. cit., p. 386.XXVI. 6 Ved. p. 397.3 D' Hancarville , 1- cit., Tom. 1, 7 Ved. p. ii4> 354, s^r. in, p.chap. Ili, p. 386, not. 241- i44> ^ **''. vi, tav. 05, num. i.


TAVOLA LXIX.5g3tere <strong>di</strong> creare per propria volontà, trasfonde in certomodo la sua potenza in Bacco <strong>di</strong> lui figlio ' , e lo sostienein questa sua impresa <strong>di</strong> agire nella incominciatacreazione . E<strong>di</strong>n vero noi non troviamo che gli antichirappresentassero mai l'Essere supremo personificandolo,ma bensì le <strong>di</strong> lui qualità ed attributi , facendone altrettantiDei. Bacco è dunque in questa occasione la potestà<strong>di</strong>vina <strong>di</strong> creare, ma la sua debolezza in<strong>di</strong>catadal Genio chelo sostiene <strong>di</strong>mostra senza dubbio ch'e°:li a2:isce col soste2:no<strong>di</strong> un nume primario , la cui volontà <strong>di</strong> creare 1' universopone in attività la potenza: qualità <strong>di</strong>vina simboleggiata daBacco demiurgoOra voglio inclusive avanzarmi a riflettere come furonoscelti i centauri a rammentare i mostri anteriori all' or<strong>di</strong>nearmonico della natura <strong>di</strong>sposto da Bacco . Pensando gliantichi esser necessario che al momento della creazionetutto avesse principio nella natura, finsero che ciò accadesseappunto in quel tempo che in certo modo nulla esiste<strong>di</strong> quanto essa dee rinnovare .Questo tempo è dunque la stagione d'autunno, polchela terra ha già dati i frutti delle piante e la prole deglianimali , e principalmente si attende un nuovo corso <strong>di</strong>luce, mentre quella già indebolita del sole autunnale è incapace<strong>di</strong> porre in attività la vegetazione. Se per tanto ilnume dee creare la luce, fa d'uopo eh' egli si trovi in untempo <strong>di</strong> tenebre. Questo tempo coincide appunto conquello in cui passa il sole nel Sagittario , costellazione figuratada un centauro; poiché il solstizio cadendo nel1 Ved. p- 5ga.s. II. 75


5g4 DEGLI SPECCHI MISTICICapricorno, allora i giorni cominciano a crescere. Horammentato altrove un altro Centauro che è vicino alSa"-ittario, e che in molti monumenti dell'arte sta perin<strong>di</strong>care l'autunno, perchè allora il sole gli si avvicina.Ecco dunque il grand' astro <strong>di</strong>urno , come Bacco nelsuo carro , stare anch' esso nel cielo presso a due Centauriallorquando tutta la natura è spogliata, ed attendein certa maniera da lui una nuova creazione <strong>di</strong> cose . Epoiché la costellazione della Lira celeste si leva imme<strong>di</strong>atamentedopo il Centauro, così vedesi quasi sempre questomostro colla lira tra le braccia ' , come lo ve<strong>di</strong>amo anchein questo mistico Specchio. Il Visconti, che secondoIo spirito delle sue Opere sembra <strong>di</strong>sapprovare coloro chedannosi alle ricerche allegoriche nelle favolose e snaturaterappresentanze dell'arte, <strong>di</strong>sse talvolta che i Centaurialtro non erano che bacchico armento posto nei monumentiper allusione al loro nume ^. Dovette peraltro ragionare<strong>di</strong>versamente quando illustrò il bassoril. borghesiano, dove un Centauro non conduce Bacco sul carroma porta Giove sul dorso ^, ed ivi ,rigettato il pareredel Winkelmann che vi credeva espresso Giove cacciatore *,senso naturale <strong>di</strong> quella rappresentanza dove il Centauroha in mano una lepre , ammise piuttosto il parer dell' Heyneche vi ha creduto Giove sul dorso <strong>di</strong> Chirone o del celesteCentauro ^ ; ed aggiunse che ancor piìi verisimile sembrava-1 Visconti , Mus. P. Clem., Tom. 4 Winkelmann, Monum. ined., tav.IV, tav- xxn. ii, p- n, sg.2 Id., Tom, V, tav. xxii, p. i5o. 5 Hejne , Trone d'Amyclée, Ved.3 Id. , Monum. Gabini , tavv. Ag- Conservatoire des scieus. , Tom.giunte, V, p. 43.


TAVV. LXIX, E LXX. 5q5gli quella iiiterpetrazione ch^


5ù6 DEGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong> UH altro che trovasi già inciso tra quei ch'ebbe in animo<strong>di</strong> pubbhcare il Gori per ingran<strong>di</strong>re la sua opera delMuseo etrusco ' . Frattanto io ne traggo nuovo e preciso<strong>di</strong>segno da lui calco eseguito sull'originale medesimo esistentenel museo del Collegio romanoCrede il Contucci suo primo illustratore, che la donnaivi rappresentata sia la ninfa Siringa ^, che incontrataun giorno da Pan fu da esso amata . Non corrispostoeo-li si dette ad inseguirla furtivamente , né peraltro potetteraggiungerla per essere stata convertita in canna ,•della qual pianta egli compostone uno ineguale strumentoda fiato , lo nominò siringa in memoria del suo caldo amoreper quella fredda ninfa ^.A questa interpetrazione opporrei che 1' antichità scrittanon fa menzione <strong>di</strong> questa ninfa , eh' io sappia , se nonche in occasione delia favola narrata da Ovi<strong>di</strong>o * colle seguentiespressioniNei gelati d' Arca<strong>di</strong>a ombrosi montiTra V Amadria<strong>di</strong> ISonacrine piacqueUna che Naiade era , che in quei fontiChe surgon quivi fé sua vita e nacque .Satiri e Fauni e Dei più. vaghi e contiSempre scherniti avea, tanto le spiacqueIl commercio d' amor quasi empio e stolto ,Per avere a Diana il suo cor volto ^.Di tal natura non par la donna del Disco . Ledria<strong>di</strong> ingenerale dagli antichi espresse, e per le sole gemme finoI Ved. p. 2. V. 660. sq.a Contucci, 1. cit., p. 45. sg. 4 l^'-3 Ovid. , Metam. , lib. i, cap. xviii, 5 Anguillara, Traduz. d'Ovid., 1. cit.


TAVOLA LXX.^97a noi pervenute , si vedono rappresentate con molta semplicità. IMancano <strong>di</strong> corone in testa , <strong>di</strong> ornamenti agliorecchi, ed inclusive <strong>di</strong> vesti, per meglio esprimere , cred io,l'indole loro <strong>di</strong> starsene affatto segregate dall' umano consorzio. E in vero qual bisogno ha <strong>di</strong> vesti colei che passala vita in un tronco <strong>di</strong> querce o <strong>di</strong> faggio ? Eppure ladonna che esamino ha veste, manto, calcetti, smaniglie eperfino una corona d' ellera in testa. Si giu<strong>di</strong>chi dunquepiuttosto una baccante a cui tutto ciò è conveniente. Altrisegni ancora la manifestano tale: per esempio il serto<strong>di</strong> vite con uva che circonda il <strong>di</strong>sco , la tigre e gli uccelliche vi si vedono, secondo il Millin particolarmente impiegatinelle iniziazioni ', e più che altro la pantera animalesacro a Bacco ', non meno che il tirso sul quale siregge; <strong>di</strong> che avremo luogo <strong>di</strong> trattare. Ciò si confermadal retto giu<strong>di</strong>zio che ne dà il Biancani , ove <strong>di</strong>sapprovandoch'ella si annoveri tra le dria<strong>di</strong>, più volentieri i' ascrivetra le mena<strong>di</strong>Egli estende le sue osservazioni sulla figura virile, chenon riconosce come l'altro per un Pan, mentre non videmai questo nume né sì crinito, né sì lungamente caudato,e perciò lo giu<strong>di</strong>ca un satiro insi<strong>di</strong>atore della baccante •''.Qui lo Schiassi aggiunge a sostegno del Biancani , che ilLanzi ^ <strong>di</strong>chiarò siffatte code attinenti ai satiri, autorizzandoloa ciò Pausauia, Plutarco e Filostrato ^.1 Millin, Peintures de Vases anc. ,ex Sche<strong>di</strong>s Biaacani , Sermo etTom. I, Introduction , p. xiii. Epist., p. Sg.a Ved. p. 296 , e ser. 1, p. 5g3 , 4 ^^si Antichi <strong>di</strong>pinti , p. 92, g3.601. 5 Scliiassi , 1. cit.3 Ved. Schiassi, de Pateris antiquor.


5ti8 DEGLI SPECCHI MISTICIVi sono altre ragioni per non auimertere la spiegazionedel Contucci. Egli vi riconobbe Pan in compagnia <strong>di</strong> Sirin'^a:ma che quel mostruoso nume, nei brevi suoi amoricoir ad<strong>di</strong>tata ninfa, suonasse come questo la lira, non miè noto. Yidela il nume e le fece delle proposizioni amorose,alle quali non avendo ella aderito fu inseguita mentre fuggiva. Ecco quanto ne abbiamo da Ovi<strong>di</strong>o ' . Ho dei motiviper non secondare in tutto neppure il Biancani , ove <strong>di</strong>ceche il nume ferino tende insi<strong>di</strong>e alla donna fuggitiva, mentreambedue le figure <strong>di</strong> questo Disco sembrano intente piuttostoall'armonia ed al ballo, che alla persecuzione e alla fuga.Dobbiamo altresì considerare secondo le dottrine adunatedal Lanzi, che Pan e i suoi figli rare volte si trovano frale cosa bacchiche, mentre per quanto egli trae da Nonnoe da altri, erano considerati più come alleati in guerra,che in qualità <strong>di</strong> suoi compagni nelle orgie e nei baccanali'.La coda ed i pie<strong>di</strong> equini e non ircini sempre piùallontanano quella figura dalle sembianze <strong>di</strong> un panisco,ravvicinandolo piuttosto a quelle <strong>di</strong> un satiro, poiché Nonnoe molti altri ci descrivon quest' ultimo come un uomoper metà misto a cavallo ^ ;per lo che fissa il Lanzi la <strong>di</strong>stinzionetra Pan , Sileno , il fauno ,ed il satiro , attribuendoa quest' ultimo la natura <strong>di</strong> cavallo e d' uomo *.£ peraltro assai singolare <strong>di</strong> trovar qui un satiro cheoltre la coda, ritiene della natura del cavallo i pie<strong>di</strong> e lacriniera in quella sì prolissa capillatura, come ancora gliorecchi appuntati . Se dunque altrove non soglionsi veder1 L. cit., V. 65o, sj. 3 Id., 1. cit.a Nona., Dionys., lib. xiv, v. 70. 4 Lanzi, 1. cit., p. 92, g3.


TAVOLA Lxx. 5ggsatiri con siffatti pie<strong>di</strong> ', ciò spiegherà che qui si volle ad<strong>di</strong>tarecon essi qualche particolare allusione, che ora arrderemoindagando. La donna si regge appena sulle puntedei pie<strong>di</strong>, quasi librandosi in aria. Queste figure nonhanno la terra sotto i pie<strong>di</strong>, ma soltanto un doppio tirsoDico altrove a questo proposito che Bacco ancora in sembianza<strong>di</strong> toro si vede in alcune monete ^ in atto <strong>di</strong> spezzarel'uovo cosniogonico, come se creasse allora il mondoa tenore <strong>di</strong> quanto idearono gli orfici ^ Ve ne sono <strong>di</strong>quelle,che hanno per consueto listello un tirso bacchico, sulquale sta il bove ^, come in questo Specchio sta il satiro e labaccante. Se provo altrove che quel bove sul tirso è soggettocosmogonico ^, avrò un motivo <strong>di</strong> creder tale anche il soggettopresente, sopra <strong>di</strong> che molto avvalora la mia opinioneogni restante della composizione , come ora tenterò <strong>di</strong>mostrareLa donna che sta in punta <strong>di</strong> pie<strong>di</strong> accenna con tale attitu<strong>di</strong>ne,che il suolo della terra non era per anche stabilitoe separato dal resto degli elementi, allorché il potere<strong>di</strong> Bacco in<strong>di</strong>cato pel tirso reggeva il caos e lo andava or<strong>di</strong>nando.Tutto r insieme <strong>di</strong> quella femminil figura accennaun certo moto eh' è proprio del ballo : moto eh' io <strong>di</strong>coaltrove essere un segno allegorico della confiisione caoticadegli elementi °. La corona d' ellera 7 che ha in capo coe-I Ved.ser. Vjtavv- XIV, XXVI, xxxTiii, supplement, Tom. i, Tharium ,XLiii, XLiv. Lucanie, num. 862, p. SaS.a Ved. ser. vi, tavv. H2, num. 4» 5 Ved. ser. ni, p. i3g.D5 ,n. 4- 6 Ved. ser. v, p. 121 , 129, i3o,3 Ved, ser. lu, p. i3g. ^^g, sg.4 Mioanet , Descr. de Medaillcs anc, 7 Ved. p. 597.


6'00 DEGLI SPECCHI MISTICIrenteinente al tirso che tien sotto i pie<strong>di</strong> la <strong>di</strong>chiarano unatiade sc-uace <strong>di</strong> Bacco, e la pelle vellosa che ha sotto ilmanto ne fortifica il supposto . Si aggiunga l' osservazioneche questa tiade comparisce coperta dai panni ,più <strong>di</strong>quello eh' è in tali femmine consueto, in<strong>di</strong>cando, cred'io, lanatura inviluppata e tuttavia nella confusione del caos.Il mostro che accompagna la ninfa rappresenta il momentodagli antichi immaginato precedente lo sviluppodel caos. Egli porta in mano la lira col plettro, e partecipadelle membra <strong>di</strong> cavallo e d' uomo: ha lunga barbae lunga chioma che ondeggia sulle spalle. Di tal naturalo ravvisiamo nello Specchio antecedente, sottomesso al carro<strong>di</strong> Bacco, in cui peraltro dovendo far le veci <strong>di</strong> cavallone ha maggior quantità <strong>di</strong> membra. Qui non ha <strong>di</strong> cavalloche l'estremità perchè sufficienti, cred'io, a rammentare inlui la mistione <strong>di</strong> due nature umana ed equina, delle qualipartecipa il Sagittario celeste ; da cui come ho già detto 'pensarono che avesse principio l'operazione portentosa dellacreazione e or<strong>di</strong>nazione dell' universo . Egli per le suemostruose membra rammenta appunto quei mostri che abitavanoil caos anteriormente alla <strong>di</strong>sposizione armonica dellanatura ^ e la cetra che sostiene colle membra umane<strong>di</strong>mostra, a parer mio, quel passaggio che al momento dellacreazione si nota, per cui dai mostri caotici si passòalle specie prolifiche degli animali e dell' uomo, e dallaconfusione del caos all' or<strong>di</strong>ne armonico dell' universo,quasiché tutto fosse in quell' atto dalla confusione rigeneratoalla or<strong>di</strong>nata ed armonica <strong>di</strong>sposizione della natura.; Ved. p. 555. a Ved p. 397.


TAVOLA L\X6'01Ma gli antichi trassero tutto ciò con ottimo awe<strong>di</strong>mentodagli astri, e dai segni che stahilirono per riconoscerH .Difatti al sorgere del Sagittario insieme col sole, terminandor autunno, sorge quasi contemporaneamente la Liraceleste ', ed in quel momento medesimo è nascosto sottor orizzonte dalla parte opposta il Cavallo sidereo • Cosìal principiar dell'autunno, mentre il sole comparisce sull'orizzontevi si nasconde l'opposta costellazione del Cavallo, il quale tanto più velocemente sparisce, in quantoche manca in tutto della posterior parte del corpo '. Frattantoil sole dopo aver passato tutto il segno dello Scorpionecopre il seguente, ove sembra che debbansi cercare lemembra posteriori del corpo mancanti al Pegaso, già tramontatoallorquando comparisce il sole sull' orizzonte, per cuipenso che gli antichi aggregassero le in<strong>di</strong>cate membraequine alle umane <strong>di</strong> colui che porta 1' arco e la faretra,qual cacciatore col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Sagittario . Il tempo <strong>di</strong> talecombinazione è infatti altresì la stagione delle caccie '; valea <strong>di</strong>re che allora corre una stasiione in cui terminate lefaccende rurali , e la raccolta de'frutti che dà la terra , l'uomoagricola abitatore dell'aperta campagna dassl al piaceredella caccia^. Ecco dunque il perchè si pose per simbolo<strong>di</strong> quella costellazione un cacciatore unito al cavalloin tal guisa formandosi la mostruosa figura <strong>di</strong> un Ippocentaurocol <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Sagittario.Di ciò fanno prova i monumenti dell'arte, dove or com-1 Gemia. ap.Petav.,Uran.,Op., Tom. cap. iì, Chelae ,^. i/\ì.in.cap. XVI, Sagittarius,^.Z-],s(i. 3 Ved. ser. i, p. 543, sg.2 Eratoslhen. , ap. Petav. , loc. cit, 4 Gosselin , Antiq. devoiléeS. IL 76


6o2 DEGLI SPECCHI MISTICIparisce soltanto un Genio della caccia con arco teso % orsi vedono uomini equestri con lance venatorie in mano *,ora i segni celesti, un de' quali tien l'arco vibrato ^, l'altrouna lancia in atto <strong>di</strong> ferire ^IMa oltre che la caccia degli animali si esercita anche acavallo , COSI talvolta ad<strong>di</strong>taronsi i cacciatori equestri nell'attod' inseguire le fiere ^, e talvolta piacque <strong>di</strong> unireil cacciatore al cavallo , che formando un mostro <strong>di</strong>quelli esistenti , secondo Beroso , nel tempio <strong>di</strong> Belo adoggetto <strong>di</strong> rammentare il tempo caotico anteriore all'armoniadel mondo, mostrasse ancora la combinazione in unsol punto del nascere del cacciatore, e del tramontare delcavallo; e probabilmente ne costituirono in tal guisa la costellazionedel Sagittario sotto le forme <strong>di</strong> un CentauroNé male a proposito si esprime un cacciatore abitante neiboschi, vale a <strong>di</strong>re nel suolo il più selvaggio della natura,attribuendo ad esso membra ferine.Il mostro dello Specchio in esame non abbisogna <strong>di</strong> tantaprecisione circa la sua rappresentanza astrifera. È sufficientein esso l'in<strong>di</strong>zio d'uomo con barba e chioma negletta, con pie<strong>di</strong> e coda <strong>di</strong> cavallo, perchè rammenti unselvaggio cacciatore dei boschi unito al cavallo , ed accompagnatodalla lira, mostrando cosi o rammentando il solenello stato dell'estremo suo periodo annuo, e vicino a prendereun nuovo corso dopo il solstizio d'inverno *".E se pensiamo che allora la mitologia degli antichi intro-1 Ved. ser, VJ, tav. F2, num. 3. 4 Ivi, tavv. V, num. i3, La, Ce/i-2 Vcd. ser. v, tav. lvi. taurus.ò Ved. ser. vi, tav- M2, num. 1, Sa- 5 Ser. 111, p. 2G6.gittarius. 6 Ved. p. 601.


TAVOLA LXX.6o3dusse Bacco alla costruzione e generazione dell' universo,come la natura s'introdusse allora ad una nuova rifrenerazioneannua ,potremo altresì penetrare il vero senso significativodei satiri, che tanto ha tormentato, ma finora inutilmente,la riflessione degl'indagatori <strong>di</strong> queste materie.Considerando come satiro la figura virile <strong>di</strong> questo Specchio', s'i perchè mostra <strong>di</strong> avere orecchi, coda e pie<strong>di</strong> <strong>di</strong>cavallo ', SI per la corona della quale anche altri satirivanno adornati ^, sì per il tirso su cui si regge; ne avremodunque un essere che rammenta lo stato dell'universoabitato dai mostri 'i primadella creazione 5, e la <strong>di</strong>lui rigenerazione ed aggregazione alla più perfetta dellerazze animali eh' è l'umana: perfezione che viene accennatadall' armonica cetra che ha in mano, egualmenteche dalle membra virili che si <strong>di</strong>stinguono dalle brutali.Son dunque i satiri emanazioni <strong>di</strong> Bacco, e perciò suoi seguacinella creazione, ed anche suoi coa<strong>di</strong>uvatori in quellaportentosa operazione ^: esseri insomma che per opera <strong>di</strong>quel nume dallo stato selvaggio e confuso passano e si rigeneranoin uno stato più umano e più or<strong>di</strong>nato.Forse per questa ragione sirappresentano sotto le sembianze<strong>di</strong> satiri gì' iniziati , e coloro che si occupano a praticarele dottrine dei misteri, l'effetto de' quali è palesemente<strong>di</strong>chiarato da Pausania come il più proprio a richiamaregli uomini alla civiltà': ed Aristotele chiama l'istltuzio-1 Ved. p. 598. 6 Ved. p. 592.a Ivi. 7 Pausan. , in Phoc. , ap. Dupuis ,3 Ved. ser. v, tavv. xxti, xxxvt. Origin. de lous les culles , Tom.4 Ved. p. 897, IV, chap. i, p. i3.5 Ivi.


6'o4 DEGLI SPECCHI MISTICIne dei Misteri la più preziosa , e il tempio d' Eleusi il santuariocomune <strong>di</strong> tutta la terra '. Né la pietà soltanto risvegliasineir uomo , ma la consolazione <strong>di</strong> sperare un avvenirefelice, onde alleviare le miserie <strong>di</strong> questa vita.Questa rigenerazione che inalza l'uomo a maggior <strong>di</strong>gnitàneir addottrinarlo circa le cose dell' umanità dell' animae dell'universo, col quale trovasi ella in relazione % sembramiassai ben espressa da quei due giovani satiri <strong>di</strong> un b.rilievo sepolcrale da me riportato ^, dove si vedono elevarsientrambi sulle punte dei loro pie<strong>di</strong>, quasi assorti e<strong>di</strong>nalzati in un'estasi <strong>di</strong>gnitosa e superiore alle idee terrenecontemplando la bacchica cista, ed altri misteriosi oggetti<strong>di</strong> Bacco e <strong>di</strong> Cibele , come lo in<strong>di</strong>cano le mani ch'essiportano a far ombra su gli occhi abbagliati da tanta lucechealla mente loro presentasi nella pratica delle iniziazioni, enell' apprendere ciò che agi' iniziati insegnavasi circa lescienze naturali e <strong>di</strong>vine ^.Questa rigenerazione medesima si fa conoscere anchenel simbolo della tigre o pantera che vedesi al <strong>di</strong>sopra delledue figure bacchiche. Nota il Boettiger che nelle In<strong>di</strong>e, dadove credevasi originario Bacco , si trovano questi animali;e soprattutto la specie più piccola, che Buffon chiama Onea,è anch'oggi facile ad agevolarsi j e nelle In<strong>di</strong>e orientaliassuefannole talvolta alla caccia dei cerbiatti , delle gazzelleec. Nel me<strong>di</strong>o evo s' impiegarono in Italia ed in Francia adun uso simile^. Dunque il motivo eh' ebbero gli antichi ar-1 Arist., in Eleusin. Euripld., ap. 4 Ved. p. 323.eumd., I. cit. 5 Boettiger, Dissert. tradotta dal2 Ved. p. ii8, 323. Winckler ed inserita nel Magaz-3 Ved. scr. vi, tav. K3. zino Enciclope<strong>di</strong>co del Millio;


TAVOLA LXX.6o5tisti <strong>di</strong> porre la pantera nel numero degli oggetti spettantia Bacco, par che fosse un'allusione all'effetto rigenerativoche operano suH'uomo i misteri; poiché siccome la pantera,animale per se stesso assai fiero, si riduce mansueto e familiarecolf uomo per mezzo dell'artificiale educazione, cosìimisteri richiamavano fuomo stesso dallo stato selvaggio e<strong>di</strong>nculto a quello <strong>di</strong> mansueto e socievoleNoi ve<strong>di</strong>amo nel b. ril. altre volle citato , Bacco occupatoa porgere una bevanda alla pantera che gli è vicina. È questoun simbolo, a parer mio, della purificazione che l'uomoriceve nei misteri, ascrivendosi tra gl'iniziati, ed ammaestrandosinelle dottrine <strong>di</strong> religione ; cosicché abbandonandocome la pantera le sue maniere inculte , rozze e ferineveniva in certo modo rigenerato alla società , e procuravasicolla pratica delle virtù il mezzo <strong>di</strong> tornare agliDei. E se vero è che alla pantera piaccia il vino, cometrae il citato Boettiger ' dagli antichi naturalisti , avrannoaltresì voluto gli artisti scegliere quell' animale per la relazionepiù stretta fra esso, il vino e Bacco suo <strong>di</strong>o. D'altrondenoi troviamo che allorquando volle quel nume restituireagli uomini la natia loro fierezza , furono da essoconvertiti in tigri o pantere, secondo gli antichi, come nelcaso <strong>di</strong> uccider Penteo ^. Dunque nella rappresentanza simbolica<strong>di</strong> questi animali si ebbe in mira la deposta lorofierezza seguendo Bacco, presso del quale gì' iniziati si fannocome quegli animali mansueti ed umani.N. 22, Germina], an. n, art, Ar- i L. cit.clieologJa , p, i65, cstratta dall' 2 Oppian., de Vcnat., lib. iv, i. 3i 2,Opera intitolala Archeologisches sq, 342 , sq.Museum ec:


6o6 DEGLI SPECCHI MISTICIBello è rammentare a questo proposito un penslere poetico<strong>di</strong> antico scrittore da me altrove addotto ', dove scorgasiche il vino fu apprestato agli uomini immersi in sì rozzeabitu<strong>di</strong>ni, che neppure l'amore vincer potevali. Allora Eoneiltempo che le generazioni governa e regge, lagnossi conGiove perchè agli uomini era destinata una vita troppobreve e penosa. Lo ascoltò il nume, e promlsegli d'inviarBacco apportatore agli uomini <strong>di</strong> un liquore così gradevolecome il nettare , onde i <strong>di</strong>spiaceri dell' uman genere restasserosopiti '. Chi non vede in questa immagine l'allegoriadei misteri? Essi estraggono l'uomo dalle rozze maniere ',e per opera <strong>di</strong> Bacco e delle dottrine che in quelli s'insegnano,in<strong>di</strong>cate dal dolce liquore <strong>di</strong> questo Dio, apprendea sopportare con rassegnazione e costanza i malidel mondo, e mitigarli col frenar le passioni, istruito chedebba esser felice non qua , ma in una miglior vita dopola morte ^ ;quasi che la brevità ed imperfezione della vitamondana fosse <strong>di</strong>menticata per opera del vino, cioè <strong>di</strong> quelliquore celeste <strong>di</strong> Bacco, il quale frattanto purgando gliuomini dalle immondezze del vizio li rende degni <strong>di</strong> tornareagli Dei . Quin<strong>di</strong> si confusero con tali massime lepurgazioni e le lustrazioni che rigeneravano in certo modole anime, rendendole purificate come quando eranoscese dal cielo; <strong>di</strong> che ho parlato altrove non poco ^.Mi resta a mostrare che tutti gli uccelli qui tracciati esomiglianti a colombe , ornando il mistico Specchio cheesamino, <strong>di</strong>mostrano d'essere una continuazione <strong>di</strong> questa1 Ved. p. 297 ,seg. 4 l'^J •2 Nonn., Dionys., lib. vii, in princ. 5 Ved. p. SSj.3 Ved. p. 56 1.


TAVV. LXX, E LKXI. 607massima. E chiaro per le passate osservazioni che le colombein<strong>di</strong>cavano lapurificazione dell' anima, stante la qualeessa veniva rigenerata alla <strong>di</strong>gnità meritevole <strong>di</strong> eternopremio. Ho accennate queste colombe poste a tal fine inclusivepresso i lavacri '.È dunque chiaro per le premesse osservazioni che si vollein<strong>di</strong>care, me<strong>di</strong>ante i Misteri, l'anima che veniva per opera<strong>di</strong> Bacco rigenerata e ricondotta da una vita rozza e<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata ad un' altra civile e virtuosa, come in originelayrazza umana per opera dello stesso Bacco dallo stato mostruoso,informe e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato fu conversa in quello armonicoe regolare nel quale attualmente sussisteTAVOLA LXXI.Neon è facile incontrare negli Specchi mistici un <strong>di</strong>segnoche tanto si scosti quanto il presente dalla trascuratezzae barbarie: <strong>di</strong>fetti che vedemmo frequenti nei giàesaminati Dischi da me finora pubblicati . Non ostanteche le forme ed i muscoli delle braccia mostrino un gustogià raffinato nel <strong>di</strong>segno, non meno che i profili dellefigure; pure le mani della donna alata, e la spalla destra,per tacer d'altri <strong>di</strong>fetti sensibili, degradano il meritoche nel tutt' insieme <strong>di</strong> questa composizione riconosceresi debbe a giusta lode dell' artista che se n' è occupato .Sembra dunque che un certo affettato <strong>di</strong>sprezzo d' esattezzanella esecuzione fosse massima <strong>di</strong> quegli artefici ; altri-I Ved. tav- xxviii , p. 338, sg.


6o3 DEGLI SPECCHI MISTICImentì chi fece le mani della Minerva, e la destra della donnaalata poteva eseguir meglio la <strong>di</strong> lei mano sinistraQuesta osservazione par che scopra il motivo della eccessivascorrezione che vedemmo in altre figure <strong>di</strong> Specchimistici, dove la intiera figura non era affatto spregevole'. Chi fa delle considerazioni sulle arti presso gli <strong>Etruschi</strong>si prevalga <strong>di</strong> questi esemplari , che assicuro esattissimi,quando io li traggo come questo dai calchi dei bronzi. Io raccolgo ed espongo dei fatti: altri decidano, mentrehanno in queste carte un vero fac simile dei tratti originalid' etrusco <strong>di</strong>segno : qualità che non ebbero gli altri trerami incisi e pubblicati <strong>di</strong> questo Specchio medesimoUn quarto rame però migliore degli altri, fu preparatodal Cori per le Opere che gli restarono imperfette . Forseavrebb' egli voluto variarne la spiegazione che avea già datain luce nella sua Opera del Museo etrusco =*, dove proposeil supposto che il tema della rappresentanza fosse ilGenio feciale dato dagli <strong>Etruschi</strong> a Minerva, ed aggiunseche sebbene la figura alata sia donna ,pure convenir potevacome Genio a Minerva, supponendo che gli antichiassegnassero a ciascuna deità un Genio del sesso <strong>di</strong> quella^ . Tali opinioni circa i Geni espressi nelle opere dell'arte,basate soltanto sopra un ideato sistema e non sulle autoritàdegli antichi, furono già da me confutate in altrolibro tempo fa pubblicato *Il Contucci nel porre alla luce questo Disco medesimo ^I Ved, p. 5o5, 3i4.1' Op. intit., l'Italia avanti il doaTom. I, tab. lxxxvi . minio de' Romani , p. 87-3 Gori, 1. cit., Tom. 11, p. 202. 5 Mus. Kirk., Tom. i, tab. xiv, n. i.4 Osser. sopra i Mon. ant. uniti al-


TAVOLA LXXI CoCjrimproverò al Gori la facilità colla quale asserì che gli <strong>Etruschi</strong>avessero assegnato un Genio a Minerva chiamato L«j^« , <strong>nome</strong>che in loro i<strong>di</strong>oma si legge presso la donna alata delDisco; e propose che piuttosto dalla figura si dovesse prenderlume a spiegar la voce in una lingua perduta '. Io peraltrosono <strong>di</strong> opinione che le figure e voci duhhie, quando sicomhinano insieme, debhanc aiutarsi a vicenda, ad effetto<strong>di</strong> rendersi intelligibili e chiare .Non contento appieno il Contucci medesimo della spiegazionedel Gori, credette <strong>di</strong> poterne proporre una <strong>di</strong>versa,e suppose Minerva effigiata, non in terra, ma sedente nell'ariao sulle nubi '.Siccome poi questa Dea fu simbolo dell'ariastessa, così opinò egli che gli <strong>Etruschi</strong> abbiano volutorappresentare nel Disco questo elemento . E poiché 1' ariagiova molto allo sviluppo dei fiorii così giu<strong>di</strong>cò che queidella veste <strong>di</strong> Pallade, del contorno, e del vaso, non menoche lo stelo portato in mano dalla donna alala avesserotutti la medesima allegoria. Immaginò in fine chequest' alata donna amministri per la Dea , significando laforza deir aria celere e spe<strong>di</strong>ta ,pel cui soccorso vegetanoi fiori e le piante '. Le prefate supposizioni, per quanto ingegnose, troverebbero <strong>di</strong>fatti qualche fiducia presso i lettori, se non fossero destitute, come lo sono in tutto , dell'autorità<strong>di</strong> antichi scrittori, o dell'esempio d'altri similimonumenti . Da tali bizzarre interpetrazioni avviene cheun antiquario subentra all'altro per abbattere le opinionigià espostele proporne altre totalmente<strong>di</strong>verse. Ma tutto ciòqual giovamento arreca a chi legge per eru<strong>di</strong>rsi del vero?I Conlucci, Mus. KirktT. , Tom. i, 2 Ved. p. 583.lab. XIV, nutn. i, p. 58. 3 Contucci, loc cil.S. IL 7 7


6lO DEGLI SPECCHI MISTICIEcco infatti il Biaiicani a rigettar 1' una e l'altra dell'esposteinterpetrazioni. Egli propone <strong>di</strong> accetfare la spiegazioneesibitane dal Passeri nelle Lettere Roncagliesi , credendoviespressa la Vittoria figlia probabilnnente <strong>di</strong> Fallante,a cui ^Minerva ottiene l'immortalità ed un luogo tra glialtri Dei'; <strong>di</strong> che scrisse dottamente il Vives ', al quale cirimanda il prelodato Biancani •^.In tanta varietà d'opinioni sorge il Lanzi a proporre eoapiù maturo esame il suo parere su questo Disco, reputatointeressante perchè scritto , ed utile perciò a dar lumiper la linguaperduta degli <strong>Etruschi</strong>, egualmente che per l'eru<strong>di</strong>zionedelle figure. « Lasci, egli <strong>di</strong>ce, lo stesso che Lara *par qui un <strong>nome</strong> generico '' , non altrimenti che in latino<strong>di</strong>rebbesi Dwa\ Vecu può supplirsi e leggersi Vecua comeneir antico latino Ranthu, Capa ^ w. Osserva il Passeri cheal vocabolo Fecii molto si appressa il latino Vica, vocedalla quale i latini trassero il <strong>nome</strong> della Vittoria ', e percui de nomina vasi herha vicia la veccia che i grammaticidal Passeri citati chiamarono herhani victorialem . Il Lanziperò avverte che tale non era la veccia, ma quell'erba chenella palestra dava il vinto al vincitore, <strong>di</strong>cendo lierbam do *.Egli dunque conclude che il ramoscello qualunque siasi,tenuto in mano dalia donna alatadel Disco in esame, è sim-1 Passeri, Lettera vii Roncagliese st., Epist. v, p. 65.Ved. Calogerà , Raccolta i d' O- l\ Lanzi, Sagg. <strong>di</strong> Ling. Etr., Tom.puse. scieaL e filosof-, Tom. xsii, ii, p. 2o3.p. 454- 5 Ivi , Tom. I, p. xi'].2 III not. ad S. Aug., de Civit. Dei, 6 Ivi, p. 3o3.lib. XVIII, cap. vm, p. 1773. 7 Passeri, Lettera cit.3 Ap. Scliiassi , de Pateris Antiquor, 8 Plin., lib. xxii, cap. it, Op, Tom.ex scheJis Biancaul, Sermo et Epi- 11, p. 267.


TAVOLA LXXI 6llbolo molto acconcio a significar la Vittoria in quella figura,e corrisponde alla palma che le ve<strong>di</strong>amo in mano neimonumenti più moderni. Egli conclude in fine che questoatto sia siirnificativo <strong>di</strong> riconoscere da Minerva il felice e-vento delle armi '.Io non so determinarmi ad interpetrare in tal guisa lamente degli <strong>Etruschi</strong> nella esecuzione <strong>di</strong> questo Specchiomistico: utensile che nulla ha <strong>di</strong> comune con alcuno evento<strong>di</strong> armi supposto dal Lanzi. In altri tempi hanno pensatoi letterati e antiquari che questi Dischi fossero patere sacrificiali': opinione che ritenne anche il Lanzi medesimo.Ma da che propongo <strong>di</strong> pensare altrimenti su tal soggettu ^,sembrami da rigettare anche la supposizione, che si adoperasseroa far sacrifizi o prima o dopo il cimento <strong>di</strong> guerra. La relazione tra essi ed il culto riguardava piuttostola contemplazione della <strong>di</strong>vinità nei suoi particolari attributi ^.Minerva poteva dunque esser venerata come trionfante dellavittoria, semprechè nel cielo compiva il corso delle sue gestao dei suoi lavori nel mondo; mentre noi <strong>di</strong>cemmo già cheriguardavasi dagli antichi pagani come l'artefice dell'universo^, il cui compimento potevasi esprimere allegoricamentecome una vittoria. Né solo quelf azione portentosa dellacreazione,ma ezian<strong>di</strong>o l'annuo corso del sistema cosmico il qualeviene perio<strong>di</strong>camente al termine immancabilcj considerandosiil principio <strong>di</strong> un nuovo corso <strong>di</strong> stagioni e <strong>di</strong> tempocome la meta <strong>di</strong> esso, pari al continuato circolar degli astri.Cosi riguariavsi come l'annua vittoria degli Dei quello spa-1 Lanzi, loc cit. Tom. ii, p. 20 j. 4 ^'cò. p. ()0. sir.2 Ved. p. 17. 5 \ ed. p. .\()3, ^(p ,3 Ved. p. 68, sg.


6l2DEGLI SPECCni MESTICIzio <strong>di</strong> teinpo, in cui tutto reggevano con loro potenza ,mentre facevano esistere e muovere lutto quello ch'eradestinato alla vita , alla mobilità ed ali' esistenza .Noi ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>fatti in un bassoril. etrusco <strong>di</strong> una paterasacrificiale <strong>di</strong> terra cotta trovato in Volterra, e dagliantichi ripetuto più volte perchè eseguito con la forma, ve<strong>di</strong>amoio <strong>di</strong>co , ivi espresse quattro deità tratte in giro sopraaltrettante quadrighe guidate da quattro alate femmine,che senza dubbio furono espresse ad oggetto <strong>di</strong> rappresentarequattro vittorie che nel percorrere l' orbe mon<strong>di</strong>alequasi fosse uno sta<strong>di</strong>o, riportano le quattro deità, pressociascuna delle quali si asside una delle Vittorie predette.Nella copia fedele che io ne riporto in queste carte ' l'osservatorepotrà riconoscere all' egida , all' armatura ed alla testa<strong>di</strong> Medusa la Minerva eh' è una delle quattro deità vittoriose: né credo già per un felice evento <strong>di</strong> armi ,giacchésebbene fra questi numi siavi Marte, pure vedendovisianche Ercole , e Venere , o Diana che sia, non presentanoesse nessuna allusione ad una qualche guerra particolare.Noi sappiamo d' altronde che la vittoria concedevasi nonsolo a chi superava il nemico in guerra, ma si accordavaezianlio a chi avanzava l'emulo nell'arena dei pubblicigiuochi, dove le corse nei cocchi avendovi gran parte ',significavano il corso della natura mon<strong>di</strong>ale ^ ed il contrastodegli elementi ^, dei quali non sarebbe <strong>di</strong>fficile il provareche ne fossero un simbolo quelle deità espresse nellacitatapatera etrusca1 Voci. ser. VI, tav. Q5, num. I, 3 I\i , p. 128, sg.2 Ned. set. v, p. 4'0' 4 ^vi , p- 128, seg. e p. 4"-


TAVOLA LXXI 6 1Noi potremo dunque attribuire la Vittoria del presenteDisco ad un qualche fe<strong>nome</strong>no della natura allegoricamentesignificato da Minerva, piuttosto che al felice eventodelle armi. Qual sia poi quel fe<strong>nome</strong>no che vi si volle e-sprimere non è facile il <strong>di</strong>rlo con qualche fondamento; edavventurarne la congettura spogliata <strong>di</strong> prove non è utilein questo scritto . Basti dunque aver detto e provato chepiù allegorie vi possono essere state intese, peraltro semprefisiche e non istoriche , alle quali ultime sembra ormai<strong>di</strong>chiarato per gli Specchi finora esaminati, che nulla visiravvisi <strong>di</strong> analogo ; ma costantemente quei temi si aggirinosulla contemplazione delf or<strong>di</strong>ne fisico del mondo, riguardatocome la <strong>di</strong>vinità stessa che ne regge l'andamento,ed i suoi attributi quasi altrettante deità fra loro <strong>di</strong>vise,egualmente che le parti costituenti la intiera mon<strong>di</strong>ale natura'Non è già desiderio <strong>di</strong> novità che m' induce a cercare inquesto, come in altri Specchi mistici, una interpetrazione <strong>di</strong>versada quella che finora fu data ai soggetti rappresentativi, ma bensì la poca so<strong>di</strong>sfazione che i dotti ci iiannoarrecata. Odasi per esempio ciò che il Maffei addusse inopposizione a quanto scrisse il Cori illustrando il monumentopresente; né già per effetto <strong>di</strong> matura ponderazione,<strong>di</strong> lumi posteriormente acquistati, mentre l'uno e l'altro<strong>di</strong> quelli scritti sono contemporanei.ce Si vede qui, <strong>di</strong>ce il Maffei, effigiata Minerva col <strong>nome</strong>suo, e <strong>di</strong>nanzi a lei una figura alata con fiore in inatto,la quale ha sopra in etrusco Lasa J ecu . Dal Cori1 Varrò , ap. S. August., de Civìt. vii , p. i66.Dei , lib. VII, cap. v, Op. Tom.


6i4 DEGLI SPECCHI MISTICInon si esita punto a <strong>di</strong>re che s'impara da queste parole,come gli <strong>Etruschi</strong> davano a Minerva un Genio che fossesuo servo, e che Lasa vuol <strong>di</strong>r Genio ', stante che Lasa vieneda >«'t""«. attributo <strong>di</strong> Minerva che vale salvatrice delpopoìo . Era assai più vicino il <strong>di</strong>r che Lasa venga da Wajche vuol <strong>di</strong>r sasso. Ma dal riferirsi quell'epiteto a Minerva,come siegue che Lasa il <strong>nome</strong> sia dell'altra deità? ecome che tal voce significhi Genio? »« Nella seconda voce in luogo <strong>di</strong> Veca, siccome sta scritto,vi legge Fskì, quasi Tv vocale possa mai leggersi peri,-ma ciò fa per tradurre poi Fecialis , asserendo esser questoil Genio Feciale. Or come entra il Genio deità ad esserfeciale, ch'era un ufizio tra gli uomini? e qual relazioneha il feciale con Minerva? e com-'è il servo <strong>di</strong> lei,s'è Feciale? e come si riferisce alla lingua ed alle comunitàetrusche una <strong>di</strong>gnità ch'era in Roma, e un vocaboloch'era latino? Di tal tempra sono quelle spiegazioni dell'etrusche reliquie, per le quali si è fatto correr grido inogni parte che siasi finalmente trovata la chiave <strong>di</strong> quellalingua, e che ora piena notizia se n'abbia w. Cosi ilMaffei ".E se a rigore si esamina quanto <strong>di</strong> quelle voci scriveanche il Lanzi , troveremo che non in tutto si credette sicurodel parer suo rispetto alla parola Veca. Imperciocchéproponendo il Visconti <strong>di</strong> spiegar Lasa Vecu per Lara Vi'ci e farne, come dei Lari in Roma ^, una Dea tutelare <strong>di</strong>I Gori , Miis. Eir.. Tom. ii, p. 202. 3 Ovid., Fast., lib. v, v. i46, ap.a Osservaz. Leiterar , Tom vi, Del- Lanzi , Sag. <strong>di</strong> Ling. Eir. , Tom.la Nazione Etrusca e degl' Ilall li, p. 204.priiiiilivi , lib. Ili, p. ii3.


TAVOLA LXXI 6l5qualche contrada, ne ottenne l'approvazione dallo stesso Lanziche aveva <strong>di</strong>versamente opinato, aggiungendo questoultimo che potea leggersi vìcum per vicoruni '. Come poila Dea tutelare d'una strada presti omaggio a Minerva, ecome un tal soggetto si ponesse in uno Specchio mistico,non so concepirlo. So peraltro che non essendovi una positivanecessità <strong>di</strong> trovare nella lingua latina una parola affineall' etrusca Fecu, ^otrh. questa significare altra cosa daquel che s'interpetra dai prelodati scrittori, per la cuiintelligenzaben sarebbe ricorrere alle ra<strong>di</strong>cali <strong>di</strong> quegl' i<strong>di</strong>o^mi usati dalla nazione etrusca allorquando pervenne inqueste nostre contrade \ Nulla <strong>di</strong> osservabile trovò il Lanzinella etrusca voce scritta presso a Minerva. Il Cori viriconobbe come particolarità che Pultima a sia scritta inversamente<strong>di</strong> sopra in sotto .Più interessante osservazione sulla etrusca epigrafe <strong>di</strong> questomistico Specchio mi comunica 1' eru<strong>di</strong>tissimo sig. prf»Orioli, assai versato in ciò che <strong>di</strong> quella lingua ci è concesso<strong>di</strong> sapere. Egli crede che Lasa Veca sia da leggersi LaraBigoe, e da interpetrarsi per la ninfa Begoe, o Bigoe 'de' Toscani da Minerva <strong>di</strong> alcuna cosa istruita. Ricorda egliche questa ninfa, giusta la mitologia degli <strong>Etruschi</strong>, lasciòscritti parecchi libri dell'arte aruspicale, da Fulgenzio Placiadecitati, e rammentati da Servio e dallo Scoliaste <strong>di</strong> Stazio.Ella è chiamata in<strong>di</strong>stintamente Begoe e Bigoe, comer intitola un frammento inserito negli Scripiores reii Lanzi , loc. cìt. ni , p. SgS, seg.2 Ciampi , Veci. la mia Nuova Col- 3 Gori, Mus. Elr., Tom. iij clas, i,lezone <strong>di</strong> Opuscoli e notizie <strong>di</strong> lab. xv, p. 49-scienze , lettere ed arti , Tom.


Ci 6 DEGLI SPECCHI MISTICIagrarìae raccolti dal Rigalzlo. Il Goesio la nomina Fegoj'a,giacché il titolo del frammento del quale ragiona ilprelodato Orioli è Vegojae-Aninli Veltimno'- titolo moltobene spiegato dal famoso Salmasio. Gli <strong>Etruschi</strong> i quali nonavevano la b vi supplivano senza dubbio col r ', o col <strong>di</strong>gamma,ed anche alla mancanza del g supplivano col e,e dell' o coir v ^Tali etimologiche analogie, molto opportunamente dal dottointerpetre accennate e sviluppate, mi avrebbero fatto abbandonaredel tutto l'opinione <strong>di</strong> altri, ed ancor la miarelativamente alla donna alata del presente Disco, se nonmi vi avesse tuttavia ritenuto l' imbarazzo <strong>di</strong> render contoin qual modo una fati<strong>di</strong>ca ninfa, nota agli <strong>Etruschi</strong> perlibri <strong>di</strong> augurale <strong>di</strong>sciplina ad essa attribuiti, avesse poi leali alle spalle, e come poi si mostrasse coperta da succintae brevissima veste e calzata <strong>di</strong> stivaletti, come solevansidagli <strong>Etruschi</strong> rappresentar le Furie, per in<strong>di</strong>care la celeritàcolla quale occupavansi delle azioni degli uomini ^. D'altrondenulla <strong>di</strong> ciò mi ritiene dal creder quella donna unaVittoria, alla quale attribuivasi non solamente la celeritàdel corso, ma la velocità più grande ancora del volo, allorchéfacevasi compagna della Fortuna, come si trae non solodagli antichi scrittori ^, ma dagli artisti ancora, i quali hannoin ogni tempo rappresentata la Vittoria prontissima allacelerità del portamento, or quasi nuda, or succinta, orcon una delle gambe fuori della veste ^.1 Lanzi, loc. cit. , Tom. i, p. 12C. 3 Ved. ser. i, p. 269.1 Veil. la Disseit.i del prof. Orioli sul- 4 Pitisc, Lexicon Anii([uitat., Torn.l'Orig. dei popoli Raseni od Etru- 111, art. /7c


TAVOLA LXXI 6 17Anche 1' unione della Vittoria con Pallade può sostenersicon esempi chiarissmi <strong>di</strong> altri monumenti; un de' quali,per tacere <strong>di</strong> cent' altri, si manifesta nell'antica moneta <strong>di</strong>Commodo, nella quale non solo comparisce INIinerva cheporta il simulacro della Vittoria, come in questo Specchiol'ha d'avanti a se, ma essa Vittoria mostra un ramo <strong>di</strong> palma,come qui lo presenta d'altro vegetahile; e frattanto silegge attorno alle figure MlNERva VICTRIX'. Dunque gliantichi ebbero indubitatamente una Minerva colla Vittoria,che nominarono Minerva Vittoriosa '.Quando peraltro piacesse <strong>di</strong> andar cercando accozzamenti<strong>di</strong> etimologie analoghe alla vece vecu , sempre dubijia perquel che ho esposto, sembrami da potersi azzardare ancheil sospetto che significhi Vacuna, e sia <strong>nome</strong> della Dea Vacunache accenna una iscrizione antica, e da più scrittoriaddotta in prova che questa Dea fu venerata in Italia •''.Frattanto un interessante passo <strong>di</strong> Porfirio coli' autorità <strong>di</strong>Varrone ci avverte che Vacuna fu Dea venerata massimamentedai Sabini, e che sebbene incerta fosse la forma delsimulacro <strong>di</strong> essa, pure Varrone la <strong>di</strong>chiara simile alla Vittoria'. In sussi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tal congettura adduco una osservazinnedel Lanzi, che nel serio esame degli elementi <strong>di</strong> linguapopolare antica d'Etruria, nota che talora scrivendo sostituivaVa doricamente all'io,per esempio facendo Ercla dellavoce etrusca Ercle e simili altri, come ^ i Dorici eran soliti<strong>di</strong> volcare \ e m a facendo rpa/.w <strong>di</strong> t^e^u ^, ed anche iI Ved. sor ti, lav. P5, num. a. 4 ^^''> P' ^4'a Ved p. 612. 5 Lanzi, Sagg. <strong>di</strong> ling. etr , Tom.3 Goni,Mus.Etr., Tom. 11, rl.is. \ , p. 244-I,p fi3. 6 Eiistat., p g6g, ap. Lanzi, loc. cit.S. II.f^


6l8 DEGLI SPECCHI MISTICILatini scrivendo Channadas ove comunemente <strong>di</strong>cevaslCharmades'. Perchè dunque non potrò con tali esempi sostenereil sospetto che <strong>di</strong> VACV/za si facesse VECV", comein questo Specchio si trova scritto?Setutto ciò viene approvato dagli eru<strong>di</strong>ti, avremo non solamenteuna conferma in questo mistico Specchio che laDea Vacuna era la Vittoria come afferma Varrone ^, mentreanche qui la ve<strong>di</strong>amo in tali sembianze rappresentata;ma <strong>di</strong> più ci sarà noto come gli <strong>Etruschi</strong> la nominassero.11 primo <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> questo Disco fu mandato al Gori dalmarch. Alessandro Gregorio Capponi, probabilmente daRoma. La mia copia è in tutto simile all'originale esistenteattualmente nel museo del Collegio romano.TAVOLA LXXn/a raccolta Borgiana <strong>di</strong> antichi monumenti ,pochi annisono trasportata nell'insigne R. Museo <strong>di</strong> Napoli , contienecon altri molti ^ lo Specchio mistico della Tav. presenteLXXII, e fedelmente da me riportato nella copia che espongo,non senza una rilevante importanza, a motivo del giu<strong>di</strong>zioche sul <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> questo Specchio raccolgo da unpregevole Ms. lasciato dal Lanzi ed ora conservato nella R.Galleria <strong>di</strong> Firenze, unitamente ad altri <strong>di</strong> lui scritti <strong>di</strong> similgenere 4.Ivi si <strong>di</strong>chiara dal prelodato scrittore per quali ragioni èda credere che 1' artefice del gi-affito , o etrusco o latino1 Lanzi, loc. cit. 3 Ved. p. 277, 475, 499-2 Ved. p. 617. 4 ^ed. p. 224. 272.


TAVOLA LXXIl 61 gche sia, debbasi comparare a Novio Plauzio, quegli chein Roma istoriò la cista Rirkeriana, con quello stile che inItalia si <strong>di</strong>ce antico moderno, tenendo alquanto dell'unoe dell' altro in certo modo, come alcune pitture del Ghirlandaioe del Mantegndj più vicino al secol che nasce, chenon è a quel che tramonta Ed '. in vero una certa rigidezzae <strong>di</strong> membra e <strong>di</strong> pieghe scuopre in questo lavoro,che il volgo degli artisti non erasi ancor voltato alla indagine<strong>di</strong> quella <strong>di</strong>sinvolta morbidezza e varietà <strong>di</strong> linee cheformano gran parte del bello nell'arte ;mentile in altri Specchimistici, ch'io giu<strong>di</strong>cai dell'arte matura o cadente, siscorge l'abuso <strong>di</strong> una tale <strong>di</strong>siiivoitura, come nelle operedell' arte risorta notiamo lo stesso tra la rigida semplicità<strong>di</strong> Niccola e d'Andrea da Pisa, e l'abusiva ricercatezzadelBerninoLa clamide da Mercurio indossata,non meno che la pelleavvolta al braccio <strong>di</strong> Ercole, mostrano appunto quel verogenere antico <strong>di</strong> scultura, che universalmente ha dominatonelle opere più comuni dell' arte sì nell" Italia come nellaGrecia propria, e che nella scuola Eginetica fu portato asistema ed a maniera tale che assai scostossi dalvero, quandovi si volle far pompa del bello per virtù del simmetrico;<strong>di</strong> che do esempio altrove con medaglie ^ e con bronzi^. Ora è da credere che la rigidezza del <strong>di</strong>segno lineare<strong>di</strong> questi nostri antichi monumenti del genere stesso <strong>di</strong>quello qui espresso, attentamente ponderata dagli scrittori<strong>di</strong> etrusche antichità , abbia dato loro motivo <strong>di</strong> credereI Litiizi , Rls. iae<strong>di</strong>to , conservato a Ved. ser. iii , p. 285.nrllArchivio privalo della R. Gai- 3 Ivi, p. aSa, seg.Icria <strong>di</strong> Firenze


620 DEGLI SPECCHI MISTICIproprio ed esclusivo degli etruschi un siffatto stile, vSenzapensare che ormai ci è noto pe'i detti <strong>di</strong> Strabone che lostile dei Toscani assomigliavasi al greco assai antico '; edè perciò che presero a sostenere come opere dei Toscanitutte quelle che <strong>di</strong> esse mostrassero una tale rigidezza ^,ed attribuendo ai Toscani medesimi inclusive i monumenti<strong>di</strong> Roma <strong>di</strong> un tale stile , ma caricato e simmetrico 'e generalmente ora conosciuto proveniente dalla scuolaEginetica ^, <strong>di</strong> che tratto anche altrove ^.Mercurio ed Ercole son riconosciuti dal Lanzi in questo<strong>di</strong>segno alle respettive loro insegne ; ma Ercole per caratteristicadella scena qui espressa preme col piede un' urna<strong>di</strong> quel genere , secondo il Lanzi , che gli antichi nominaronoca<strong>di</strong>is, ch'ota, lagena, ed a più usi adoprata, come nell'in<strong>di</strong>ce<strong>di</strong> Plinio si può vedere. Al caso nostro crede peròIo stessoLanzi che basti ricordarne uno, senza più. Trae puredal Fabretti ^ che molte volte si trovano questi vasi neisepolcri , ed egli stesso rammenta averne veduti non pochiin vari musei , e talora con ossa . Io pure confermo ciòrammentandomi <strong>di</strong> non pochi or con ceneri dentro, orcon iscrizioni funebri al <strong>di</strong> fuori : in<strong>di</strong>zio certo che servironoad uso <strong>di</strong> cinerari per i defonti.Stabilitosi dal Lanzi e con altri esempi provato, che ilcado premuto da Ercole in questo Specchio sia uno dei rammentaticinerari, soggiunge che quando Ercole ancor vivo1 Ved, la mia Nuova Collezione 3 Ved. ser. vi, tav. Y4, n. i, a, 3,<strong>di</strong> Opuscoli e notizie <strong>di</strong> scienze, 4 Lanzi , Ved, la mia Nuova Collettereed arti , Tom. iii, p. 3o4. lezione , 1. cit.2 Guarnacci, Origini Italiche, Tom. 5 Ved. ser. iti, p. aSa.Il, p. 239. 6 Inscript. Donian., p. 98-


TAVOLA LXXII 62esser volle arso nel monte Età, Filottete ne raccolse <strong>di</strong> poile reliquie e deposte nellurna le riportò ad Alcmena. E Senecaintroduce questa desolata madre la quale col cinerariofra le mani piange la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tal figlio'. Egi'intanto,qual serpente che la vecchia spoglia ha deposta, rinnovellatoe fatto <strong>di</strong> se maggiore, è da Giove introdotto incielo ^. È poi conforme all' uffizio <strong>di</strong> Mercurio deduttor delleanime ^ ch'egli vel guidasse. Di ciò il Lanzi ci fa persuasicon esami <strong>di</strong> altri monumenti che provano lo stesso,e che io qui abbrevio in tutto il ìMs., non per defraudareil pubblico degli scritti <strong>di</strong> quell'accre<strong>di</strong>tato antiquario , macon animo <strong>di</strong> vederli alle stampe, attese le cure del <strong>di</strong> luisuccessore in impiego il eh. Zannoni, unitamente ad altrepreziose reliquie ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> quelPuomo celebre.Solo mi ristringo a notare che trattando il Lanzi <strong>di</strong> questobronzo in particolare, propone il dubbio che non giàpatere ad uso <strong>di</strong> sacrifizio, ma Specchi sieno questi manubriatiDischi; <strong>di</strong> che fo parola anche altrove ^. Scrive su<strong>di</strong> ciò estesamente, ed ammette il seguente lemma nei terminiche qui trascrivo: « stimo anche probabilissimo chea queste che noi chiamiamo patere ed altri promulsidarii,convenga il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Specchi ^ w. Ciò sia detto per mostrareai dubbiosi circa la miglior assegnazione <strong>di</strong> <strong>nome</strong> atali utensili, che l'opporre al parer mio è contra<strong>di</strong>re alsentimento dei più informati <strong>di</strong> queste materie , coi qua-1 Del Rii, Syntagm. trag. lat., Senec, 270.ìd Hercul. Oet. v. lySS. Op. T, 3 Ved p. 3^8, seg.1, p. 198. 4 V^


622 DEGLI SPECCHI MISTICIli mi sono unito a giu<strong>di</strong>care. Esaminolle <strong>di</strong>fatti il Lanzicon ogni attenzione come dalla nota che segue resulta.« Il fregio, egli <strong>di</strong>ce, <strong>di</strong>stinto simmetricamente con foglie<strong>di</strong> frutti e d'ellera fa sospettare che la patera fosse fattaper cose bacchiche, come notai generalmente <strong>di</strong> questasorta <strong>di</strong> patere piane o con poco d'incavo, ma con manubriotutte quante. In molte non v' è rimaso, e queste sonper lo più gran<strong>di</strong>: finiscono però come la presente in unatenuta con due bullette o tre, o con un piccol chiodo.Esser dunque dovevano in un modo o in un altro confittein un manico verosimilmente <strong>di</strong> legno, che intarlato sotterraa noi non è giunto, né <strong>di</strong>r possiamo <strong>di</strong> che simbolifosse ornato « •Portano dunque le ulteriori mie osservazioni che assicuratomidell' uso mistico <strong>di</strong> questi Dischi presso gl'iniziati',che tennero Bacco per loro <strong>di</strong>vinità principale ^, non dovremoaltrove cercar motivo della corona ederacea e perciòbacchica nel Disco presente, ove non già Bacco ma Ercole eMercurio furono rappresentati. Nò il soggetto <strong>di</strong> que'duenumi è alieno dalle idee religiose degl'iniziati, come resultadall'esame che segue.Ha <strong>di</strong>chiarato Io Scoliaste <strong>di</strong> Esiodo che il zo<strong>di</strong>aco nelquale il sole fa il suo corso annuale, era la vera carrierapercorsa da Ercole nella favola delle do<strong>di</strong>ci sue fatiche, eche quest'eroe sposando Ebe, intendevasi il sole, allorchénell'anno si rinnova e ringiovanisce * alla fine <strong>di</strong> ciascuna1 Ivi. Theog. p. i6'$, ap. Dupuis , Ori-2 Ved. p. 3o4. gin, de lous les culies, Tom. ii,3 Ved. ser. v, p. 454- ^^^- par- >j P- 2o3 ,4 Ioanii. Diacoii , Scoi, ad llesiod.,


TAVOLA LXXII 623rivoluzione. Noi ve<strong>di</strong>amo in questo mistico Specchio ilrinnovellamento del sole e <strong>di</strong> Ercole perchè ringiovaniscealla fine <strong>di</strong> ciascun periodo, e prende nascendo un colornuovo nel sortire dalle sue ceneri ', dopo essersi bruciato'. Questa immagine ripetuta da Nonno il quale nominaFenice Ercole, come figura del tempo che <strong>di</strong>struggenel fuoco l'immagine <strong>di</strong> sua vecchiezza, ond'è che Ercolesposando Ebe, cioè la gioventù, riceve colla immortalitàil più prezioso dono che si potesse concederli dopo averterminata la sua gloriosa carriera ^ Ora io considero chese ammettevasi nei misteri un'anima immortale che nelsuo corso da questa all'altra vita seguisse quello del sole ^,doveasi per conseguenza rammentare con immagini sacree misteriose in questi Specchi ivi usati la personificazionedel sole che ascende alla immortalità, calpestando in certomodo la sua morte apparente, mentre alle anime <strong>di</strong>lui seguaci era destinato altrettanto . Tale infatti mi sembraV Ercole <strong>di</strong> questo Specchio in atto <strong>di</strong> calcare col piedele ceneri, dalle quali egli sorge a nuova e gloriosa vita.Mercurio è convenientemente reputato dal Lanzi qual conduttore<strong>di</strong> anime Ma ''. il Vossio dottamente osserva cheMercurio tra i Cabiri fu un <strong>di</strong>o terrestre il quale incaricavasi<strong>di</strong> condurre le anime ali" Orco, cerne trae da Plutarconelle questioni romane, ed aggiunge che per alcuni passi<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>ano e d'Orazio ^ resulta , che il Mercurio celestei Ivi, ser. V , p. 2o3, 383.2 Ved. p. 620, sg. 5 Ved. p, 621.3 Nonn., Dioays., lib. XL , v. 4oo, 6 Voss., Theolog- Gent ,lib. n, cap.sq. Lvn, p. 622.4 Ved. p. 498, e ser. i, p. 258 ,e


624 DEGLI SPECCHI MISTICIdai Greci nominato o^^f^'O! doveasi intendere il sole nel nostroeiiiisfero, mentre il Mercurio terrestre significava ilsole stesso ma situato negli antipo<strong>di</strong>, e perciò detto anchex^ovto; o sotterraneo •;<strong>di</strong>che altri monumenti da me riportatiavvalorano il mio sospetto ^.Interpetrato in tal guisa il nostro mistico Specciiio , nonconterrebbe egli in sostanza la personificazione <strong>di</strong> quelvicendevole giro del sole dall' uno all'altro emisfero? Or questaimmagine stessa non la vedemmo variamente velata sott'altre allegorie negli Specchi già esaminati ^? L'atto chemostrano Ercole <strong>di</strong> salire, Mercurio <strong>di</strong> scendere ci fa avvertitiiliun ente supero, ed uno infero come ho spiegato. Seosserviamo inclusive il portamento delle lor braccia, si trovasimile in tutto a quello delle figure che nei passati Specchi^ furono da me interpetrate per emblemi del vicendevoleperiodo annuo e giornaliero <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> tenebre, <strong>di</strong>vita e <strong>di</strong> morte^. In fine anche il portar della mano sulfianco è nel modo stesso <strong>di</strong>e vedesi nei Dioscuri , i quali insostanza non altro significano col perpetuo loro nascere emorire, se non se la vicenda in<strong>di</strong>cata del sistema del mondo^. Questo sistema abbraccia la massima degli antichidelle due contrarie potenze le quali mescolando il male colbene reggono in tal guisa tutto 1' universo 7.Da ciò impariamo a conoscere in qual modo troviamoin questi Specchi mìstici due figure voltate costantementer una in senso contrario all' altra, ma in<strong>di</strong>fiferentemente1 Id., cap. xiit, p. 3^3, et cap lvii, 4 Ved. tavv. XLix, lxiv.p. 6aa. 5 Ved. p. ^qS.2 Veci. ser. i, p. 64« 6 Ivi.3 Vcd. p. 497, seg. 7 Ved p. 574*


TAVV. LXXlf, E LXXIII. 625rappresentando ora Ercole e INIercurio, ora Castore e Polluce', ora Je due contrarie Nemesi ^ ora l'astro del giornoe quello della notte ^. Bastava in sostanza che vi si mostrassesotto qualunque allei^oria la in<strong>di</strong>cata miscela <strong>di</strong> benee <strong>di</strong> male, <strong>di</strong> giorno e <strong>di</strong> notte, <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> morte ^, onderammentare agli iniziati la <strong>di</strong>vinità delle mentovate duecontrarie potenze; <strong>di</strong> cìie potrò addurre anche altri esempi.TAVOLA LXXIII.Q'ualora il lettore convenga meco circa la proliabilitàdella interpetrazione del soggetto compreso nello Specchioantecedente, non troverà inverisimile che s' interpetrianche il presente della Tav. LXXIII con massime similiper l'analogia che si mostra evidente tra 1' una e l'altracomposizione.Pubblicato dal Cori questo monumento eh' estrasse dalmuseo Gherardesca, ed inseritolo nella sua opera intitolataMuseo <strong>Etrusco</strong> ^, vi aggiunse l'interpetrazione ove ammettendoche i due giovani a faccia l'uno dell' altro non possonoesser giu<strong>di</strong>cati i Penati ,perchè tra loro in qualche modo<strong>di</strong>ssimili e non armati entrambi, credesi autorizzatoa reputarli i due famosi Geni dell'antichità, l'uno buono,l'altro cattivo. Ma l'avveduto lettore sarà cauto nelrammettere interpetrazioni tali ogni volta che gli vengonoproposte, poiché talora se n' è fatto abuso per ispiega-1 Ved. lav. LXìv. 4 ^eà. p. ^gS.2 Ved. lav. lviu. 5 Gori, Mus. EtrusC' , Tom.3 Ved. tav. xxxni. lxxxix.S. ILi, lab.79


GiG DEGr.i sPECcni misticire ciò che non bene era noto '. Giu<strong>di</strong>ca per tanto il Goriche il Genio malo sia quello scolpito a destra, in atto <strong>di</strong>calcare l'urna col piede; poiché gli antichi, secondo che eglitrae dai loro scritti, hanno creduto che il Genio malo, attintar acqua <strong>di</strong> stige e sparsa sulla terra, apportasse cosiaili uomini tutte le calamità e malattie che soffrono ^.Riferisce altresì un passo <strong>di</strong> Plutarco, il quale però nota cheil- Genio rettor del mondo non è da credersi uno solo emedesimo che con due vasi, a simiglianza del ven<strong>di</strong>tor <strong>di</strong> liquoriversandoli , ci confonda i beni coi mali, ma che da duecontrarie potenze ,1'una a destra e <strong>di</strong>rittamente <strong>di</strong>rigendosi,l'altra voltata all'opposto e deviando, venga ad es-•*ser inessa in confusione la vita col mondo : così Plutarco.Da questo passo peraltro mi sembra che dobbiamoanzi trarre argomento <strong>di</strong> negare a quel vaso il significato<strong>di</strong> versar beni o mali nel mondo , come Plutarco lo niegaal nume o numi che immagina. Oltre<strong>di</strong>chè se noi vedemmoErcole salire in certo modo sul cado ^, creder dovremoper questo eh' egli voglia versar con esso i suppostibeni o mali? Qual relazione sarebbevi mai tra Ercolee questi? Perchè in tale azione avrebb' egli Mercurio presso<strong>di</strong> se?Se dunque cre<strong>di</strong>amo piuttosto esser Dioscuri i due giovanidel nostro Disco, loro converrebbe a giusto titolo il cadocinerario, dal quale immaginarono gli antichi mitologi chei \ ed. le mie Osservazioni suirOpe- nest. <strong>di</strong>scipl. , lib. ix, cap. v, lih.ra iniit. l'Italia a\auti il domìnio xii, cap. xiii,ap. Gori , 1. cil., Tom.dei Rem., p. 63. ii , p. q 1 1.2 Vid. Nic. Leonicum de Varia Hist., 3 N ed. p. 5og.lib III, cap. CI, P. Crinilum de Ho- 4 Ved. p. 620.


TAVOLA lAXìlI 6'27a vicenda sorgessero , allorcliè ad essi at^^ibuirono la prerogativa<strong>di</strong> una morte e <strong>di</strong> una vita alternata fra loro 'Ove Ilo ripetuta questa credenza degli antichi mitologi, homostratol'analosfia che vedevano essi trai sorgere e traniontaredel sole, ed il nascere e morir dei Dioscuri.È parimente da notarsi che se il cado espresso in questobronzo fosse il vaso <strong>di</strong> cui parla Plutarco, dovrebb' esserein mano del Genio, conforme lo immagina in mano delven<strong>di</strong>tor <strong>di</strong> liquori', e non già sotto i pie<strong>di</strong>. Egli a parermio lo calpesta come cosa ormai <strong>di</strong> nessun uso, avendopreso vita quelle ceneri che racchiudeva. L'atto <strong>di</strong> saliredell' uno e <strong>di</strong> scender dell' altro <strong>di</strong> questi due Geni nellamossa medesima che vedemmo star Ercole e Mercurio nelDisco precedente ^, potrebbe in qualche modo giustificarel'ammissione delle ali in uno <strong>di</strong> essi, ancorché i Dioscuricome tali non sogliano nei monumenti, per quanto io sap'pia, aver ali. Queste dunque in tal caso aiuterebbero l'ideadel salire, e poggiare in alto e nei cieli '', poiché abbastanzaè noto come quei gemelli abitassero a vicenda ilcielo e r inferno ^, conforme appunto al cielo ed all'infernospettano i due soggetti esaminati nell" altro Specchio mistico°.Diremo pertanto che i due giovani qui espressi rappresentanopropriamente! Dioscuri, uno de'quali sale al cielo,e l'altro scende all'inferno. Quel che dee salire é rinato,e perciò calpesta 1' urna delle sue ceneri quasiché trionfas-1 Ved. p. 48«- 4 ^^'"'l- ser. i, p. 271a Fiutare, de Isid. et Osirid., Op. 5 Visconti e Gnattani, Mus. Chia-Tom. u, p. i6g. rarnoiiti , p. 75.3 Ved. p. 620. (j Ved. p. 628, seg


6 io LEGLI SPECCHI MISTICIse d'aver superata la morte. L' altro scende, ossia va a morirecome ad esso spetta per destino imposto loro da Giove', allorché rinasce il fratello.Noi vedemmo in altri Dischi questi giovani in atteggiameiifoquasi simile a quello che hanno i presenti, e li giu<strong>di</strong>cammoDioscuri per altre ragioni-, onde non è improbabileche siano tali anche questi: sempre peraltro con unaforte analogia ai due Geni buono e catt'vo, come ha suppostoil Gori, mentre 1' alternativa loro <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> mortealtro in sostanza non in<strong>di</strong>ca se non il bene ed il male <strong>di</strong>questo mondo ^. .Ho creduto opportuno <strong>di</strong> riprodurre, sebben e<strong>di</strong>to, questoSpecchio unitamente all' antecedente, per tentare <strong>di</strong> spiegareil significato <strong>di</strong> quella singoiar mossa, che i Dioscuri <strong>di</strong>questi Specchi hanno quasi costantemente <strong>di</strong> un piede tenutoin alto, quasiché salir volessero ^,o <strong>di</strong> un ginocchio piegatocome se mostrassero <strong>di</strong> scendere ^. Il significato <strong>di</strong> unatal mossa par che si faccia anche più palese in altro Discoda me già e<strong>di</strong>to ^ ,dove Polluce, stando nudo qual'eroe immortale,tiene un piede elevato , mentre il fratello è vestitoe preparato al viaggio come un mortale, <strong>di</strong> che hodata rairione a suo luogo '.Lo Specchio mistico ora spiegato esiste nel Museo dell'ornat. sig. conte della Gherardesca, unitamente ad altri interessantiantichi e patrii monumenti. Pel manico <strong>di</strong> essocomposto da un serpe avvolto avrei qualche <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong>ammetterlo come antico, ma piuttosto lo credo un restauro .: Ved. ser. v, p. 4ìo> 4 ^*^^- tavv. lix, lx, lxiv.a Ved. tavv. xlix, p. 490> ^> P-^ ^^'^- 'a^"^- xux, l, lui.4r)6, LUI , p, 5o5. 6 Ved. tav. xlviii.3 Ved. p. 479, 498, 569. 7 Ved. p. 477.


629TAVOLA LXXIV.»3ebbene Io Specchio della Tav. LXXII da me spiegatosia ine<strong>di</strong>to, e perciò non interpetrato, pure il lettorepuò sentire il parere d' altri scrittori nell' aver essiegualmente illustrati Specchi <strong>di</strong> simile soggetto , unode' quali esibisco nella presente Tav. LXXIV . Questo esistenel museo Romano , <strong>di</strong> cui leggiamo nelle interpetrazionidei Dischi ivi raccolti, e finora nominati patere, laseguenteinterpetrazionere Vedesi Mercurio ed Ercole attentamente parlando traloro, probabilmente <strong>di</strong> un qualche comando dato dai numi;o forse ci vollero istruire, che nulla <strong>di</strong> splen<strong>di</strong>do echiaro potevasi fare senza fatica e prudenza « . Ma se poiquesta rappresentanza tendesse artificiosamente a soggettoreligioso , o sivvero se in <strong>di</strong>verso aspetto si dovesse considerare,egli vuole che altri Io giu<strong>di</strong>chi '.Io non sono per tanto dello stesso avviso <strong>di</strong> quell'uomod' altronde dottissimo ,poiché spiegando in tal guisa ilsignificato <strong>di</strong> questo soggetto, sopprimo il senso specialedel vaso che vedemmo sotto i pie<strong>di</strong> d' Ercole , al quale fuicostretto <strong>di</strong> dare altra interpetrazione, giacché nulla ha chefare un vaso tenuto sotto un piede colla <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong>fatica e prudenza. Se noi dunque ve<strong>di</strong>amo nello Specchiodella presente LXXIV Tavola i medesimi due in<strong>di</strong>viduiMercurio ed Ercole, come nella Tav. LXXII neli' atteg-1 Conlucci , Mus. Kirkerian , Tom. i, lab. xxii, num i, p. 89.


Ciò DEGLI SPECCHI MISTICIgiamento istesso, colle braccia pur anco non <strong>di</strong>versamentepiegate, ed inclusive troviamo Ercole che a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong>Mercurio porta un piede in alto sopra <strong>di</strong> un qualche appoggio,come nell'altro Specciiio porlavalo sull'urna cinerariarovesciata , dovrò credere che in questo egualmente che inquello già esposto sia rappresentato il soggetto medesimo.Siccome altresì la immortalità dell'anima, e per conseguenxaun quasi risorgimento a nuova vita dell' in<strong>di</strong>viduo, fatto cenere per l'estinzione della sola spoglia mortale,era una dottrina che insegnavasi nei misteri ' e inconseguenza non volevasi fare a tutti palese; così è probabileche anche negli oggetti <strong>di</strong> religione , tra i quali annoveroi mistici Specchi , non si esponesse palesemente l'attodel risorgimento , se non che <strong>di</strong> rado, conforme lo ve<strong>di</strong>amocliiaramente manifestato nel Disco della Tav. LXXIIper mezzo dell'urna cineraria, ma si accennasse col solomovimento del piede portato in alto come per salire, sopprimendor urna che mostrava forse troppo chiaramenteda dove parti\asi chi si vedeva in quell'atto.E come noi troviamo alcuni antichi scrittori che scrupolosamenteci negano <strong>di</strong> far palese la più piccola dottrinaspettante ai misteri, come <strong>di</strong> Pausania ho notato più volte ^mentre altri poi ne sono stati assai più liberali ; così è dacredere che alcuni artistinell' eseguire siffatte rappresentanzeai medesimi occulti misteri attinenti ^ sopprimessero,più che altri non fecero, alcuni cenni che 1' arte potevadarci per facilitare l' intelligenza <strong>di</strong> ciò che rappresentavano,rsè infatti eravi altrimenti bisogno <strong>di</strong> urna a rammen-1 VeJ. ser. i, p. 98, aSS. 3 Yed. p. 278.a \ ed. p- i5--4 , aSo.


TAVOLA LXXTV E LXXV 63tare la resurrezione dell' anima, tostochè in certi detertninatisoggetti s' introduceva la mentovata attitu<strong>di</strong>ne dellagamba che sale.Il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> questo Specchio può dar norma anche circale arti , mentre lo copio dall' originale , che esiste nel museodel Collegio romano ; e d' altronde frequentementeriscontro che la raccolta dei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Specchi incisi epubblicati sotto il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> patere sacrificiali dal Contucci ',è fedele in quanto ad ogni particolarità degli oggetti esistentinegli originali antichi , ma infedele nel carattere del<strong>di</strong>segno che si è voluto correggere e migliorareTAVOLA LXXV.Ì3e questa mia Opera può essere in qualche modoutile air avanzamento delle cognizioni letterarie , lo saràcome spero, particolarmente pe' i temi che ho preso, perquanto è possibile, a render chiari con esempi moltiplicati,giacché questi, quando siano <strong>di</strong> un genere stesso, son utilipiù d' ogni congettura gratuita che si porti sopra un solomonumento esibitoda qualche antiquario, sebben corredato<strong>di</strong> lun2:a e dotta <strong>di</strong>ssertazioneDissi pochi versi più ad<strong>di</strong>etro che il piede elevato da terranelle figure accoppiate <strong>di</strong> questi mistici Specchi potevaessere un convenzionale in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> resurrezione ', mentrein qualcuno <strong>di</strong> essi ve<strong>di</strong>amo sotto il piede 1' urna cineraria,dalla quale sorge l'anima nel separarsi dal corpo cheincenerito vi resta.I Contucci , 1. cit. a Ved. p. 63o.


S3zDEGLI SPECCHI MISTICIEspongo qui uno Specchio mistico clo\e sono i Dioscuri, i quali tengono ambedue il piede elevato su d'uno'^^etto , che per essere <strong>di</strong>segnato con due linee curve regolari,si potrebbe credere un'urna appena in<strong>di</strong>cata, o daltempo guastata nel metallo che lungamente restò sotterrato,mentre ivi intorno si trova una corrosione <strong>di</strong> ruggineche riscontro dal calco, del quale esibisco una fedelissimacopiaNoi dunque ravviseremo qui i Dioscuri che tengono comeErcole ' il piede sull'urna, in<strong>di</strong>cando nel tempo stessocoir atto <strong>di</strong> elevar la gamba 1' alzarsi che fanno a vicendaverso il cielo allorché alternativamente l'uno e l'altro sorgea nuova vita ^. Noi vedemmo lo stesso avvenimento rappresentatoove uno solo dei Dioscuri salendo premeva 1' urnacol piede ', probabilmente per in<strong>di</strong>care 1' atto positivodell'apparire <strong>di</strong> uno <strong>di</strong> essi mentre l'altro è celato ^ sottol'orizzonte, sorgendo giacenti, poiché la rappresentanza<strong>di</strong> questa LXXV Tavola esprime soltanto l'alternato lornascere o salire , eh' era in sostanza una proprietà <strong>di</strong>stintiva<strong>di</strong> entrambi i Dioscuri, e perciò, cred'io, si vedono tuttie due col piede sull urnaGioverà intanto questo <strong>di</strong>segno ad accrescere il numerodegli esemplari ine<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> antiche opere dell'artein questo libro adunate , mentre io lo traggo da un calcoimpresso suU' originalemonumento esistente nel museo Vaticano.L'essere stato una volta in possesso del conte Orazianimi fa credere, che sia stato in origine ritrovato inPerugiaI Ved. tav. lxxii. 3 Ved. tav. lxsiii.a Ved. p. 63o. 4 Hygin., lib. iii, cap. xxi, p. 523.


TAVOLA LXXV , E LXXVI 653La grandezza <strong>di</strong> questo Specchio, come io la riporto, èsimile a quella dell' originale .TAVOLA LXXVI.M


654 DEGLI SPECCHI MISTICIprotome che occupa I' inferior parte del Disco si nominala^'xm dal Passeri , e <strong>di</strong>chiarasi tipo della morteDa tal supposto passa egli a stabilire la massima , chequestimanubriati Dischi, ove un simil tipo \edesi espresso 'fossero patere sacrificiali usate nelle funebri sacre cerimonie,e specialmente quando istorie ferali vi si rappresentavano. Ma lo scrittore antiquario non previdde che talmassima non potevasi ritenere da chi legge, se prima nonera fatto persuaso che i Dischi fossero patere sacrificiali ',e che la in<strong>di</strong>cata protome nell' appen<strong>di</strong>ce del Disco fosserealmente la morte ; <strong>di</strong> che non sono appieno convinto ^Chiama Lare il Genietto volante figurato nella parte superioredel Discole lo ravvisa uguale nelle pitture dei vasi,assistente ai sacrifizi ch'egli pur <strong>di</strong>chiara domestici;né so poi con quanto fondamento . Lega egli in tal guisar idea <strong>di</strong> patera sacrificiale e ferale con quella <strong>di</strong> un Lareivi espresso, essendo i Lari ed i Mani presso gli <strong>Etruschi</strong>una medesima cosa, e significativa delle anime umane 4;sopra <strong>di</strong> che non caderebbe questione, qualora vi fosseun appoggio bastantemente lodevole a sostenere che quelgiovine volante sia positivamente significativo <strong>di</strong> un Lare.Affaccia in ultimo il Passeri l' osservazione dell' affinitàtra questo Specchio ed un altro riportato nell' Opera delDempstero; poiché se qui si vede la madre <strong>di</strong> Pelia ven<strong>di</strong>catadalle fro<strong>di</strong> della matrigna, vedesi altresì nella Dempsterianala figlia <strong>di</strong> Pelia da morte restituita a nuovo lume<strong>di</strong> vita; e crede che un medesimo artefice occupato-1 Ved. tav. x, e ser. vi, tav. R, n. 3. 3 Ved. p. 442, «rg., l^^^, leg.2 Ved. p. J2, 44a- 4 ^^^- ser. i, p. 21.


TAVOLA LXXVI 635sene abbia nel due Speccbi mostrate le avventure <strong>di</strong> quellafamiglia allusive, com'egli <strong>di</strong>ce, alle funebri esequie chesi facevano in onore dei Mani-Dei, dove suppone altresìadoprati in qualità <strong>di</strong> patere sacrificiali questi utensili ':conseguenze che meriterebbero antecedenti meglio provati.II nostro monumento, a <strong>di</strong>r vero interessante per piùmotivi, ha data occasione al Lanzi <strong>di</strong> occuparsene per l'epigrafe,non meno che per la rappresentanza, e per alcuneosservazioni ch'egli ha scritte relativamente alf interpetrazionedata dal Passeri, e da me riportata in compen<strong>di</strong>o.La brevità colla quale si esprime il Lanzi a riguardo <strong>di</strong>tal monumento, e l' interesse che nei dotti eccita ogni suodetto mi costringono a riportarne qui l'intiero articolo, perchèsia convenientemente legato con quel che segue .« Pelia, egli <strong>di</strong>ce, e 9. .91 e Neleo 3vj3Kl armati<strong>di</strong> picca. In mezzo una donna che ha in mano un serto o similcosa-, e seco loro ragiona. Innazi ad essi è una protome<strong>di</strong> Dea con la iscrizione 3Q9v/8. Ivi sotto è un serpente;in alto un Genio e un uccello . Sul manico è una testa alatae coperta <strong>di</strong> berretto frigio '.« Il Passeri così spiega: « Tota paterne hìstorìa non ohscnrefacinus iliad in<strong>di</strong>care rndetur quo iidein heroes Tyronemmatreni a^noverunt j snblataque tliori aeimda noverca, abhis calaniitatiòus et moerore eam liberaierant w su <strong>di</strong> checita la traduzione latina <strong>di</strong> Apollodoro . IMa ella non bencorrisponde al testo; che è come segue: te^eiu^^/te? Jé àvsyvwp»-aav Triv tt>iTJsa,xx( T»!v ftrjTpuiàv àffsxreivav 2i^r,f (i C Clce tfaclurSl COSÌ:1 Passeri , Dissert. de Elruscorum 2 Gori, I. cil., par. n, tab. xix.funere , p 87, ext. in Mus. E^ru- 3 Bibliol. lib 1 , cap ix, §. -viu , p.se. Gurian , Tom. ni, 68.


636 DEGLI SPECCHI MISTICIClini adolevìssent, matrem agnoverunt; et Sideronem ( ejus)novercam iaterfecerunt . Che questo sia il vero senso, raccc^liesida Diodoro Siciliano, che parlando <strong>di</strong> Salmonepadre <strong>di</strong> Tirone si esprinie così: Alci<strong>di</strong>ce ( Tironis matrè)morfua , Sideronem ( Sahnoneus ) duxit uxoreni ;quae utnoverca inimico in Tironem animo fnit'. Non era dunqueSiderone matrigna <strong>di</strong> Pelia e <strong>di</strong> Neleo, né rivale <strong>di</strong>lor madre; le era dura matrigna. E i giovani educatifuori <strong>di</strong> casa per prole incerta, saputo <strong>di</strong> chi eran figlie quanto la madre loro sofferto avesse da Siderone, questaassalirono, e innanzi l'altare <strong>di</strong> Giunone ove erasi refugiatala trucidarono '. Nel resto può vedersi il Passeri,che in quella protome ravvisa Giunone^ in quella epigrafela formula della de<strong>di</strong>ca, in quel serpente un rettile sacroalla Dea ,qual' era il celebre drago <strong>di</strong> Giunone Lanuvina,da Properzio descritto ^, e in quella figura alata il Geniodel luogo. L'attitu<strong>di</strong>ne delle tre figure non mostra <strong>di</strong>sposizioneprossima a tale eccesso . Che <strong>di</strong>remo dunque ? Chequella donna sia la lor madre, e qui si or<strong>di</strong>sca fra lei e i figlila vendetta? o che sia la noverca; e prima <strong>di</strong> ucciderlasi <strong>di</strong>a u<strong>di</strong>enza alle sue <strong>di</strong>scolpe e alle sue preghiere?Di tali scene non mancano esempi nelle trage<strong>di</strong>e greche.Il berretto frigio vedesi più volte in certe deità alate espressein patere etrusche, e qui si può credere allusivo ai misteriantichi «. Fin qui '' il Lanzi.Passato questo Specchio mistico dal museo Graziani <strong>di</strong>1 BibTiot. , lib. IV, cap. Lxvni, ap. 3 Propert. , lib. it, Eleg. tiii, inLanzi, Saggio <strong>di</strong> Lingua Etr., Tom.princ.II, par. ui, p. 2i4. 4 Lanzi, L cit.2 ApoUodor., 1. cit.


TAVOLA LXXVI 637Perugia in quello del card. Borgia, radunato in Velletri, fupreso in esame dal Visconti, che ricordollo nella sua grandeOpera del museo P. dementino, all' occasione <strong>di</strong> rammentarGiunone rappresentata in forma <strong>di</strong> busto ' ; ed i\ i sileggeneir ultima e<strong>di</strong>zione ^ una nota dell'autore medesimo,nella quale ci fa osservare che il Lanzi nel descrivere larappresentanza <strong>di</strong> questo Specchio, dove sono effigiati Peliae Neleo , aggiunge che innanzi adessi è una protome<strong>di</strong> Dea^; due pagine dopo <strong>di</strong>ce nuovamente che il Passeriin quella protome ravvisa Giunone 4. Egli dunquerileva che il Passeri vi riconosce, non una protome <strong>di</strong>Giunone ma piuttosto Siderone la matrigna dei giovani ^.Prende il Visconti occasione <strong>di</strong> trattare <strong>di</strong> questo Specchioper determinare l'antichità dell'uso <strong>di</strong> rappresentarenelle opere d'arte le umane sembianze in foggia <strong>di</strong> bustich'egli non crede anteriore alla romana monarchia '': aggiungendoa tal' uopo l'esempio della protome <strong>di</strong> Giunonein questo Specchio rappresentata, che non può alterar lamassima generale, spiegandosi nei termini che seguono:« Peraltro l'antichità <strong>di</strong> siffatte patere non è tale da contra<strong>di</strong>rea quanto ho avanzato sinora , ancorché vi s' incontrinoeffigiati dei busti. Ma in questo caso la protomed'una deità in una storia eroica parrebbe che supponessel'opinione d'una cert' antichità maggiore <strong>di</strong> tali immagini: quando ciò non si volesse riguardare per una specie <strong>di</strong>prolepsi 7 )j . Non contento il Visconti <strong>di</strong> si brevi accen-I Visconti, Mus. P. CI., Tom. vi, 4Ved. p. 636.pref., p. 20. 5 Ivia Ivi, net. a. 6 Visconti, I. cft , p. ig.seg.3 Ved. p. 635.7 Ivi , p. -io, not. a.


638 DEGLI SPECCHI MISTICIni per un monumento che si reputa <strong>di</strong> qualche importanza,dar ne volle in rame una copia che pose alle tavoleaggiunte della sua opera ', e corredandole <strong>di</strong> una dotta illustrazionedella quale sono per dar contoPochi altri monumenti etruschi, egli <strong>di</strong>ce, danno cosichiari, come il presente, i nomi de' soggetti rappresentativi.fliaVt. aJ^M. /.eriy^ Pellas, ISeleus, Tiria perTyro in<strong>di</strong>cano nelle due figure giovanili ignude ali" eroicaed armate <strong>di</strong> lancia questi due figli <strong>di</strong> Nettuno, reputati <strong>di</strong>Creieo, che riconosciuta la lor madre Tiro, ascoltano da lei icrudeli trattamenti usatigli da sua madrigna Siderone, e sonogià pronti a farne vendetta . La quarta figura collocata sud'un' ara rotonda non è assolutamente una protome, giacchéle pieghe del suo manto <strong>di</strong>scendono sino a terra, edessa stessa mostra avvolta nel suo panneggio una mano :circostanzain un busto o protome poco or<strong>di</strong>naria. Ella è Siderola moglie <strong>di</strong> Salmone© , matrigna <strong>di</strong> Tiro , rifugiata,come Apollodoro ^ ed altri ce la descrivono, a quel-Fara stessa <strong>di</strong> Giunone, ove poi fu dai figli della giàespressa figliastra, senza riguardo alle religioni de' supplichevolie all'asilo de sacri altari, miseramente svenataLa voce ^Q^VS avea luogo nella trage<strong>di</strong>aperduta <strong>di</strong> Sofocleintitolata Tiro . Il serpe era pure menzionato dalpoeta, quasi in atto <strong>di</strong> avvicinarsi alle sacre mense, comesi esprime Ateneo ^, parlando <strong>di</strong> quella trage<strong>di</strong>a. Un talriscontro che mostra sempre più la connessione della grecafavola e poesia con quei lavori italici, sembra molto notabilein circostanze cosi minute ed accessorie, dando a1 Ivi , tav. A II, num. 3. 3 Lib. xi, cap. Yii, ap. Visconti, 1.a L cit., p. 6^. cit., p. a 55.


TAVOLA LXXVI65cjsospettare che il vaso pensile sospeso dalla manca <strong>di</strong> Tironon veduto dal Passeri né dal Lanzi, non sia semplicementeuna sitiila da portar acqua per le cerimonie del sacrifizio,ma particolarmetite quella secchia o °-'-^r^', o ii'a?=5 incui aveva esposto Tiro questi suoi gemelli , e che le servìper riconoscerli, secondo che da Sofocle veniva <strong>di</strong>sposta l'agnizione<strong>di</strong> quella trage<strong>di</strong>a . Se arride questo pensiero del Visconti, resulterà che il Disco mistico porti rappresentato ilmomento dopo l'azione <strong>di</strong> quella famosa trage<strong>di</strong>a, in cuiavendo la madre riconosciuto dalla secchia o scafa che ancorsostiene, i due giovani per suoi figli, narra loro le suetriste vicende e loro chiede vendetta contro la fiera matrigna,che ridotta appresso all' ara <strong>di</strong> Giunone ^ ultimoed unico suo refugio, ivi si sta appiattata e tutta piena <strong>di</strong>paura e <strong>di</strong> dubbio.Passando il Visconti all' esame della quarta voce scrittanel Disco, anzi sull'ara stessa ^0348 , su cui molte dottecongetture ha proposte il Lanzi ', riflette all'andamentoed al metodo che finora è stato riputato il più plausibilenell'indagine del vero senso dell' etiusche iscrizioni.Si son cercate quelle che aveano corrispondenza co' tipi <strong>di</strong>qualche monumento figurato: si è veduto poi se dal confrontode'tipi annessi a quella voce sipotesse ricavare qualchesenso probabile del termine sconosciuto : si è investigatoin appresso se questo senso, che parca corrisponderea quelle figure, poteva comodamente adattarsi alle circostanzedelle altre epigrafi, ove per sorte si tornasse ad incontrarela stessa voce: finalmente si cercava l'analogia1 L. cii., p. ^io, e Io<strong>di</strong>co I.


6"4o DEGLI SPECCHI .MISTICInelle lingue greca e latina <strong>di</strong> qualche vestìgio o ra<strong>di</strong>ce dellostesso vocabolo, che potesse confermare quel medesimo giàprobabile significato . Quando tutto ciò ha conseguito adavvalorare una congettura, si è riguardata quella come assaifondata per darci la più genuina spiegazione della ignjtaparolaOr conoscendo il Visconti dalla favola esposta in questomistico Specchio che 1' ara su cui si legge ^Q^JSplilere è quella <strong>di</strong> Giunone, congettura che quella vocesia <strong>nome</strong> o epiteto solenne , e quasi antonomasia dellastessa Dea. Siccome poi questa voce occorre in molte altredeir etrusche epigrafi, le scorre tutte, e gli sembrache il significato proposto si adatti a ciascuna . Analizzainclusive questo scrittore i vestigi delle antiche denominazionimitologiche, ove offrano qualche incontro da avvaloraresempre più la proposta congettura . Sembragli dunqueche r antica Italia venerasse una Dea come simbolodella terra e della sua feracità il cui attributo sieno slati ifiori e le frutta; e quin<strong>di</strong> abbia tratto i nomi <strong>di</strong> Phlere^<strong>di</strong> Flora e <strong>di</strong> Feronia . Quest'ultima egli trovala interpetratada Dionisio d'Alicarnasso apportatrice <strong>di</strong> fiori e <strong>di</strong> gliir^lande ' : interpetrazione da cui desume il Visconti qualifossero i <strong>di</strong>stintivi usati nelle immagini <strong>di</strong> Feronia. Diqui congettura egli che la Flora, antica <strong>di</strong>vinità dei Sabini,<strong>di</strong> cui parla Varrone e 1' accoppia con Opi % non fosse originariamente<strong>di</strong>versa. E siccome i popoli d'Italia nel prenderedalle colonie greche le arti e la cultura, mo<strong>di</strong>ficarono1 Antiq. Rom., lìb. iii, p. 173.a Varrò, de Ling. lat. , lib , t, § x, p. \\.


TAVOLA LXXVI .6"4 Isulla greca teologia le in<strong>di</strong>gene loro superstizioni ^ così e-gli traduce per Giunone questa loro antica e non bene determinata<strong>di</strong>vinità.A tale ipotesi aggiunge il Visconti non poche eru<strong>di</strong>tissimericerche, onde servano <strong>di</strong> appoggio a persuaderechi legge <strong>di</strong> quanto egli scrive . Ma poiché il dotto Lanzi,come poi riferirò , scrisse dopo riassumendo questomedesimo argomento, e ben ponderate le dottrine del Viscontinon ne trasse la conseguenza medesima, quasichénon vi fossero prove bastanti a sostenere che la voce phleresia stata propriamente antonomastica <strong>di</strong> Giunone; così necompen<strong>di</strong>o l'esposto, volendomi estender piuttosto a sentirlodallo stesso Lanzi che vi unisce lenecessarie opposizioniper provare un significato <strong>di</strong>verso in quella voce. Riferiscoperaltro una considerazione <strong>di</strong> questo dotto espositore,che non si debba, a mio credere, porre da banda nell'esame<strong>di</strong> questi mistici Specchi: il sito dove si legge segnatonel presente bronzo il vocabolo plilere, e si spiegaper donuni, votimi^ sacruin ec.Dicliiara per tanto il Visconti che 1' epigrafe riferita appartenerdoveva all'altare della rappresentanza incisa nelDisco , o al Disco medesimo . « Se nell' altare , egli <strong>di</strong>cenulla <strong>di</strong> più inutile ,giacché la sua forma e la sua destinazioneè affatto evidente, né immaginar saprebbesi qual maggiorchiarezza possa darsi alla immagine <strong>di</strong> un' ara colloscriverci semplicemente sacrum w . AH' incontro egli trovaopportuno <strong>di</strong> leggervi limoni, non sapendosi d'altronde aqual <strong>di</strong>vinità fosse de<strong>di</strong>cata quell'ara. Se poi si vuole riferireal Disco, l'epigrafe non è lìieno inopportuna edoziosa ;poiché la figura <strong>di</strong> questo utensile accenna abba-S. II. .81


642 DEGLI SPECCHI MISTICIStanza esser destinato alle sacre cose, né il sito eli quellaepigrafe è conveniente a tal senso: l'epigrafi che a taliutensili sacri , e non ai grafiti che gli adornano son riportate, sogliono vedersi costantemente lontane da queglioggetti particolari , e segnate verso la nascenza del manubrio'In fine attribuisce coll'Heyne a rozzezza ed a poco buongusto degli <strong>Etruschi</strong> o anche de' Greci antichissimi arteficiJa vera cagione <strong>di</strong> quella folla e varietà <strong>di</strong> piccoli emblemiche ingombrano il campo, sì <strong>di</strong> questo mistico Specchiocome <strong>di</strong> altri molti, egualmente che dei vasi <strong>di</strong>pinti. Dichiaraper tanto che il voler quin<strong>di</strong> adattare un precisosignificato, e subor<strong>di</strong>nato al soggetto principale a ciascuno<strong>di</strong> questi accessorii che <strong>di</strong>stinguono 1' area <strong>di</strong> questoDisco ,qual' è il Genio volante , la tessera ,1'asterisco ,l'uccello, i nastri ondeggianti ec, sarebbe ingrato e mal intesolavoro .Qui non trascura <strong>di</strong> trattare della testa coperta <strong>di</strong> pileoalato , che forma V ornamento del Disco dove si unisceal manubrio , e la giu<strong>di</strong>ca una testa <strong>di</strong> Perseo colf elmo<strong>di</strong> Plutone j o se debbasi aver riguardo al genere d' artedel presente grafito ,pensa che piuttosto ravvisar vi si debbaiMercurio, deità a cui si riferivano i principii delle religioni,e che perciò passava per f interpetre de' supplichevolied apportatore al cielo delle preghiere degli uomini ;quin<strong>di</strong> assai proprio ad essere inciso sugi' istrumenti de'sacrifizi^.Se molte cose a <strong>di</strong>r vero sono assai lodevoli e degnedella considerazione <strong>di</strong> chi legge questo articolo eru<strong>di</strong>ta-1 Visconii , 1. cit., p. 261. 1 Ivi , tav. A II, num. 3, p. aSa-vifia.


TAVOLA Lxxvr 6^5mente dal Visconti trattato, alcune poi ve ne sono ad ammetterle quali mi restano dei forti dubbi da sciogliere ,come per esempio l'approvare che la testa grafita nell'appen<strong>di</strong>cedel Disco sia, come ha riferito, quella <strong>di</strong> Perseo,o <strong>di</strong> Mercurio. Io frattanto che non vi<strong>di</strong> mai sulla testa<strong>di</strong> Mercurio un berretto con punta ritorta, secondo il costumefrigio, né posso concepire per quale strano accozzamentoPerseo fosse qui rappresentato in semplice protomesotto le avventure <strong>di</strong> Pelia e <strong>di</strong> Neleo, non saprei secondarel'opinione del Visconti. Più volentieri mi arrecoa credervi rappresentata quella Dea che sì spesso ve<strong>di</strong>amonei mistici Specchi, sempre coperta da simil berretto '.Avvene una fra le altre in un frammento, il cui berrettova ornato <strong>di</strong> piccioli globetti^", similmente come in altroSpecchio ^ lo vedemmo in testa <strong>di</strong> una <strong>di</strong> quelle donneeh' io <strong>di</strong>chiaro non <strong>di</strong>ssimile dalle consuete da me <strong>di</strong>stintecol solo generico <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Dea 'i, o con quello particolare<strong>di</strong> Nemesi ^. Le ali al capo vi sono probabilmente postein luogo <strong>di</strong> quelle che sogliono queste Nemesi portarealle spalle ^, come in antiche monete ve<strong>di</strong>amo Pallade' o altre Deità colla testa ornata <strong>di</strong> quelle ali che dovrebberoavere alle spalle se vi comparissero.Non saprei neppure ammettere che gli emblemi dall'arteficeposti al <strong>di</strong>sopra delle figure non siano <strong>di</strong> preciso significato,dovendosi considerare come V effetto <strong>di</strong> rozzezzae poco buon gusto degli <strong>Etruschi</strong> , ma su <strong>di</strong> ciò cster-1 Ved. tavv. I, vili, IX, xix, xxi. 5 Ivi, e p. 3o4,3i5.2 Ved. ser. vi, tav. R, num. 3. 6 Ved. tav. xiv, xix ec.3 Ved. tav. lxvi. 7 Ved. sor. vi, tav.QS, luim- 3.4 Ved. tav. i, p. 7.


644 DEGLI SPECCHI MISTICIiiar altrove il mio sentimento con dei dati che lo potessero<strong>di</strong>fendere'.Neppure saprei ammettere che la secchiohna sospesa aduna cordaammatassata che tiene in mano la donna figuratanel mezzo al Disco, sia quel recipiente dove celati furonodopo lor nascita i due giovani eroi <strong>di</strong> questo Specchio.L'oculare ispezione dell'oggetto, del tutto insufficiente a taluso, potrehhe essere un motivo bastante a farcene domandareuna spiegazione <strong>di</strong>versa e più persuadente <strong>di</strong> quelladel prelodato Visconti . ]Nè io debbo in ciò gran fatto trattenereil lettore , mentre lo stesso Lanzi trovatosi contradetto,mostrò, com' io riferisco in seguito, dove poteva esserloe dove nò , come anche dove poteva opporsi all'altrui parere. Tali <strong>di</strong>scussioni sono, a mio credere, ilpiù vantaggioso corredo col quale io possa accompagnarei monumenti che espongo ; imperciocché una opinione ventilatada più scrittori, o scelta tra l'esibizione <strong>di</strong> varie, comela più probabile, prende carattere <strong>di</strong> massima, e <strong>di</strong>vienein tal guisa un conveniente elemento della scienza antiquaria,in aumento della quale mi son proposto fino daprincipio <strong>di</strong> scrivere questa mia Opera.Riguardandosi questo bronzo come un monumento perugino, lungo tempo esistito nel museo Oraziani ^ e pregevoleper essere scritto in etrusco , fu per conseguenzainserito dal Vermiglioli nel suo dottissimo libro delleIscrizioni antiche perugine ^ ; ove nel rammentarlo va facendoqua e là qualche ad<strong>di</strong>zione al già detto: cose che1 V'ed. p. 201, seg- sche in bronzo, Ci. ii, n. vf, p. ^j.2 W-rniiglioli , Antiche Iscrizioai 3 Ivi, tav. iv.peiugiue , Tom. i. Iscrizioni elru-


TAVOLA LXXVI. 64^io noto perchè si possa in fine decidere quel che se ne debbapensare .« I due soggetti , egli <strong>di</strong>ce, sono armati <strong>di</strong> picca, ed unoancora <strong>di</strong> scudo quadrato ' «; sopra <strong>di</strong> che invito il lettorea sospendere il suo giu<strong>di</strong>zio fino a che non conosca ilparer del Lanzi ch'io son per esporre a tal proposito. « Nelmezzo, egli prosegue, è una figura muliebre che ha nellasinistra un vaso, forse destinato a sacre funzioni, mentreprossimo è l'altare con protome <strong>di</strong> Dea ' « . Da tali paroleraccolgo ch'egli non fu persuaso della interpetrazione chea quel vaso ha data il Visconti. Legge Tarla quella parola chegli sta davanti e spiega Tirone la madre dei due eroigermani avuti da Nettuno, come <strong>di</strong>ce Omero nel duodecimodell'O<strong>di</strong>ssea. Crede pure una Giunone quella figura muliebreche si vede presso l'altare, <strong>di</strong> che spero arrecareuna più persuadente opinione, ove riferirò quanto in ultimone ha giu<strong>di</strong>cato il Lanzi. Nel tutto insieme ravvisa ilVermiglioli quegli eroi in atto <strong>di</strong> promettere il sacrifizioalla Dea, con qualche lustrazione, anche per espiare dopor uccisione della sua matrigna i propri figli. Io quinoto , che per dar conto <strong>di</strong> quel vaso, possono essere allegatevarie opinioni, e più persuadenti <strong>di</strong>quella addotta giàdal Visconti. Nel resto della favolasi uniforma il Vermigliolial parer comuneRammenta in fine che il Lanzi notò nell' alto del Discoun Genio ed un uccello ; sopra <strong>di</strong> che aggiunge quantosegue, ce Per <strong>di</strong>scendere anche a maggior particolarità,forse non è vano il supporre che quella figura alata siaI Iti, p. 47- ^ ^v'-


G^S DEGLI SPECCHI MISTICIuna Venere. Dal rame e<strong>di</strong>to dal Passeri, egli prosegue, edallaltro fatto <strong>di</strong> bel nuovo intagliare dal Car<strong>di</strong>nal Borgia hopotuto ben riconoscere che quella figura è muliebre comeancora che il volatile è una colomba, ed un fiore quelloche sta sotto: tutti simboli <strong>di</strong> quella <strong>di</strong>vinità. Un' altraVenere alata ci si dà dal Cori '. Se poi ciò che si vedenella parte opposta alla colomba possa essere una stella,ma che ben non comprendo ,potrebbe in<strong>di</strong>carci una Venereceleste " w; così il Vermìglioli.In tali varietà <strong>di</strong> opinioni emesse da accre<strong>di</strong>tati scrittoriera duopo, a mio credere, tornare a nuove indaginisul monumento medesimo. Quin<strong>di</strong> è che per quanto questobronzo fosse stato già e<strong>di</strong>to pe' i rami dal Passeri, perle cure del Cori ^ dal Lanzi ^ dal Visconti ^ dal Vermiglioli^ e dal ^lillin 7, pure io volli nuovamente averneun <strong>di</strong>segno tratto con ogni possibile <strong>di</strong>ligenza dall'originale,onde renderne conto in una maniera la meno incertache per me si potesse . Quivi per tanto comparisce dì sessovirile il giovanetto alato e volante al <strong>di</strong>sopra delle figure,e molto simile a quelli che in gran copia s'incontrano <strong>di</strong>pintinei vasi ^; né io lo credo <strong>di</strong> significazione <strong>di</strong>versa daquelli. Rifletto inoltre che Venere fu talvolta rappresentatacolle ali , ma non già volante . Difatti 1' esempio che atal uopo cita il eh. sig. Vermiglioli, da me altresì riporiMus. Etr., Tom. i, tab. lxsxiii. 6 L. cit. , tav- iv.a Vermiglioli , 1. cit. 7 Galer. IJythol., Tom. 11, PI. cxxv,3 L. cit., Tom. m, tab. xix. mim. 4» 5.4 Saggio cit., Tom. n , tav. vii, 8 Ved. ser. >, tavv. iix, xxiv, xxvi,niim. 5. XXXVIII.5 L. tit., tav. A II, num. 3.


TAVOLA LXXVI 647tato ', ancorché si voglia tenere per una Venere ^ ed abbiale ali spiegate, pure non è in atto <strong>di</strong> volare. Relativamenteagli altri emblemi sentiremo quel più che il Lanziaggiunse all'articolo da esso pubblicato nel Saggio <strong>di</strong> linguaetruscaII Biancani par che approvando il parer del Passeri determiniche la figura del Disco espressa <strong>di</strong>etro 1' ara nonsia Giunone , ma Siderone sopra già rammentata ', e nelresto non <strong>di</strong>ssente dagli altri '• .Dopo che il car<strong>di</strong>nal Borgia ebbe fatto imprimere conassai lodevole precisione, ma non per tanto la più desiderabile,quei mistici Specchi, i quali furono in suo possessonel bel museo Velitrense, venne in pensiero al Lanzi <strong>di</strong>riprendere il suo dotto lavoro su questi bronzi, già inseritoda esso nel suo Saggio <strong>di</strong> lingua etrusca, e passarefrattanto, come suol <strong>di</strong>rsi, in rivista quanto in opposizionealle sue prime indagini fu detto da altri. Ma quelloscritto non ebbe da esso il desiderato compimentoin quanto al piano generale. Aveva egli peraltro completatealcune delle interpetrazioni che ne dovevano formare ilcomplesso ,quando sorpreso da cagionosa vecchiezza fu costrettoa sospendere, ed in fine a desistere, mancato <strong>di</strong>vita. La spiegazione <strong>di</strong> questo mistico Specchio è fra quelleche lasciò terminate, e che io riporto qui non compen<strong>di</strong>atané alterata, ma come la trovo nell' autografo Ms. esistentenella R. Galleria <strong>di</strong> Firenze, onde si veda in qual modoseppe sostenere le sue opinioni a fronte <strong>di</strong> quanto oppose1 Ved. ser. vi, tav. FS , num. i. 4 Scliiasii, de Pntcris anti^. rx sche-2 Ved. p. 4i'' ^'* Biancani, Seruio ti epistolae,3 \ed. p. 63y. epist. vi,p ;6.


648 DEGLI SPECCHI MISTICIil Visconti, e noteremo altresì la modesta ingenuità <strong>di</strong> sìdotto uomo, che se in parte sostennesi, volle peraltro alcunaciisa concedere all'avversario. Eccone per tanto lesue precisereparole// soggetto <strong>di</strong> questa patera ha il suffragio dell' epigrafein tre Jigiire flIQVI T'ivo madre dei due giovani, Neleus^J2H, e 2fllsl3'1 Pelias, i quali avea partoriti <strong>di</strong> Nettunonon già in casa <strong>di</strong> Salinoneo suo padre , ma in altro paese,ove stava presso Eretteo suo zio paterno. Nati ad unparto gli espose presso una mandra <strong>di</strong> cavalli, il cui mandrianogli crebbe in sua casa, e mise loro i nomi che quisi leggono. Tirone intanto ritornata nella reggia paterna;ove Salinoneo dopo la morte <strong>di</strong> Alci<strong>di</strong>ce, madre <strong>di</strong> essa,avea condotta una nuova moglie. Diodoro Siculoc'insegnache il suo <strong>nome</strong> era iihpu ' , e Sofocle in una delledue trage<strong>di</strong>e, che scrisse in questo argomento , riflette chetal <strong>nome</strong> le stava bene %• così ferrigno avea l'animo, cosidurierano i trattamenti che usava verso la figliastra. Tironesazia <strong>di</strong> essere simaltrattata, quando i figli furono adulti,ebbe modo <strong>di</strong> esser da loro riconosciuta^ ond' essi armatisimossero contro Siderone, che per salvarsi ricorse al tempio<strong>di</strong> Giunone, ma non perciò schivar potette la morte,che Pelia le dette sopra V ara stessa della Dea : cosi A-pollodoro ^ ."f< Fu questa patera de'sigg. Graziani dì Perugia, per cuifra i monumenti <strong>di</strong> quella città è ricordata dall' eru<strong>di</strong>i, sìg.VermiglioU . ha produsse dapprima il Passeri mancante <strong>di</strong>1 P. i88. 3 Bibliot., lib. ii, cap. ix, ubi v.2 V. Fiagm. Sophocl., in e<strong>di</strong>t. Mu- Heyne.sgravi!, p. 56.


TAVOLA LXXVI. 6/njlina epìgrafe e alterata nel <strong>di</strong>segno , e dal suo rame trassiancor io la descrizione che ne feci nel Tonio ii a pag. i\l: finchépassata nel Mas. Bolgia , corressi nelle ad<strong>di</strong>zioni inparte ciò che avea scritto: non però a\^vertii^ che anchenel mio rame riferito nella Tav. xi benché inciso da ahilissimoprofessore , era ahjiianto alterata la figura donnescaeh' è presso l'ara ;manca della mano , le pieghe del mantonon iscendono verso terra, come nelV originale e nel rame cheora do piii corretto . La tenni dunque per una protome <strong>di</strong>Giunone come ali incisore parata era ;quando piuttosto quellaè Siderone che rifuggitasi nel santuario <strong>di</strong> Giunone ( l ar-r ha rozzamente accennato con que' due velarj che so-teficespesi da alto racchiudono il luogo sacro ) sta ivi chiusa nelsuo manto , appiattata , incerta <strong>di</strong> se medesima , se non chealquanto si assicura nella santità <strong>di</strong> quell ara che accennacol <strong>di</strong>to quasi <strong>di</strong>ca : questo luogo è in\>iolahile . Cosi emendòla mia svista il sig. Ennio Visconti ', e altre cose aggiunseche io ammetto con quella stessa sincerità , con cui<strong>di</strong>ssento da esso in alcune altre .Tornando a considerar le figure, trovo nella composizionenon il momento dopo l' agnizione <strong>di</strong> quella famosa trage<strong>di</strong>a; ma due <strong>di</strong>versi momenti, e due luoghi <strong>di</strong>versiIl primo de' momenti è quello dell' agnizione che succede inluogo ermo e occupato da rozzi sassi, non lungi, credo ioal tugurio del pastor nodritore . Quivi dovea essersi custo<strong>di</strong>tala scafa ove esposti furono, e che qui si vede e serve all'agnizione^• Può anche ai>?rvi contribuito lafisonomia della ma-1 Miis. P. Cletn., Tom, vi, p. 8a agnilionem ut in Tyrone per7. Arist., Poet., cap. xvi, Sigua ad Scaphatn.S. II. 82


g5o DEGLI SPECCHI MISTICIdre simile a quella dei figli ^ e ciò sembra <strong>di</strong>r Tirane ad<strong>di</strong>tandocol gesto il suo volto : ma quel gesto può ad<strong>di</strong>tarei livi<strong>di</strong> delle gote a lei fatti dalla madrigna, per cuirecitandosi la trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Tirane, la sua maschera aveale guancie illivi<strong>di</strong>te '. Cosi ella riconosciuta già dai figliuolinon indugerebbe a raccontar loro i suoi guai, e adaccenderli alla vendetta. U altro momento è quando venutii figli con la madre in cittìi , Siderone si ritira nel santuarioj ciò che il Tragico dovett esporre in altro atto e<strong>di</strong>n altra scena . Nel che se V artista peccò non osservandoV unìtcì della composizione , non è maraviglia : fra le urne<strong>di</strong> Volterra una ve ne ha con Oreste che uccide la madre,e senza <strong>di</strong>visione veruna si vede poi replicato d matricidacon una furia che lo tormenta, quasi ivi si facesseun racconto , e dopo il reato si venisse a <strong>di</strong>scorrere dellapena . Ho detto poc' anzi che il riconoscimento seguiper mezzo <strong>di</strong> un mobile detto ir.x^n , che io non ho ivi nominatose non con la voce greca, perchè del suo vero significatoho voluto trattare a parte. Premetto, che Sofocleparla chiaramente <strong>di</strong> un mobile, oveT'irono avea collocatii due bambini , poiché lo scoliaste d Aristofane ex^siaav,<strong>di</strong>ce Tà T£xja si; (Txiy/jv . È questo letticduolo , o la culla; poichéAteneo ragionando <strong>di</strong> quella elefantessa colti nelV In<strong>di</strong>aa cui miser <strong>nome</strong> Nicea, ella quasi fosse una nodrice,custo<strong>di</strong>va un bambino, che lattato dalla balia il ponevafrainezzo a' pie<strong>di</strong> della fiera nella culla ; e la fiera^ dormendolui, gli scacciava le mosche, e quando piangevacon la proposcide gli agitava la culla , ove lo scrittore dueI PoUux, lib. IV, segni, i^'.


TAVOL\ LXXVI 65volle ripele la voce (rzéy»! '^- e dello sfesso l'ocaòolo striale Plutarconella vita <strong>di</strong> Romolo do^e <strong>di</strong>ce che egli con Reniofnronmessi £t; (Tzàyjiv che Livio chiama alvt uin quo expositi erant pueri".Altri nomi si trovano usati in simili casi, quando lo scio'glimento del dramma <strong>di</strong>pende dal conoscere il mobile oveil parto fu esposto con entro le tali fasce, ìtali dra]>pi ^ itali crepundj , verbi gratia^ anellini, amuleti, aliossi . Taleè il dramma <strong>di</strong> Eiir/j>ide intitolato V Ione , ove questogiovanericonosce per sua madre Creusa, per mezzo d'unacista rotonda fornita <strong>di</strong> coperchio àyyo,- à»TiVr,?j e quasi scalola<strong>di</strong> legno con entro i contrassegni (ruftpoXa ar.u.u3,ed eranoricami, serpentelli aurei , foglie d'ulivo. Or come ivi nellascena ultima Ione tiene in mano la cista ove fu collocatoinfante, cosi qui panni che Pelia tenga la culla, oletticciuolo ove con esso il fratello fu posto ^ e che siaquella tavola cinta <strong>di</strong> poca sponda, per quanto appare aprima vista, ma dee riflettersi dì ella fu delineata in untempo rozzo, in prospettiva, ultima perfezione dell arte nel-V età antiche come è stata nella moderna. Poche linee tiralea traverso <strong>di</strong> quella tavola e qualche mo<strong>di</strong>jìcazione dellasponda sarian ora mezzi da farla <strong>di</strong>venire un mobile,ove adagiar due gemelli nati <strong>di</strong>fresco. In età si remote non conoscevasiabbastanza tal fìnimcìito ; che la pratica <strong>di</strong> patere e<strong>di</strong> XHisietruschi non saprà contra<strong>di</strong>rmi. Spesso quivi son lasciaterozze e imperfette non solo le interne parti, ondesembri piano ciò che dovea esser concavo e rilevato^ maì contorni stessi sono accennati , coni? ne' loro primi pensierifan talora i nostri pittori, quando frettolosamente con laI Lib. xiii, p. 606, 607. 1 Hist.j lib. 1, cap. iv.


65^ I>r:GLI SPECCTTI MISTirimatita gli acccinaiio sopra una carta . // òa//o de' due.zoppi p espresso in una patera Borgìana , confermerà al lettorequanto io vo <strong>di</strong>cendo . Abhiam dunrpie , se io non erro, nellanostra incisione la scafa <strong>di</strong> Sofocle, e la troviamo inmano <strong>di</strong> Pelia.Al cli^ sig.T isconti par vederla anzi nellasinistra <strong>di</strong> Tirane in quel rotondo vasellino pensile e conpiccai piede, qual svedesi in una bella statuetta <strong>di</strong> SiU'anonel museo <strong>di</strong> Firenze che finisce in colonnetta : il numecoperto <strong>di</strong> cappello e con una pecora su le spalle , tieneun simile vaseUino da latte . Il suo <strong>nome</strong> presso Omero 'è ffxayi; j clie Atcueo ' Spiega vaso <strong>di</strong> legno rotondo ,acconcioa raccorvi latte o siero . Che che sia del <strong>nome</strong> ,il vaso pensile <strong>di</strong> Tirane non potette sicuramente chiuderein se due gemelli ^ potette al piti al pile essere esposto dal'la donna insieme con la cista, quasi per suggerir loro<strong>di</strong> nodrirgli col latte delle cavalle: e forse allude a qualchealtra particolaritti , <strong>di</strong> cui, perita la trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Sofocle,si potrebbe far congettura, non però averne certezza.Anche nel significato della voce ^Q^\/8 fiere, che ilVisconti spiega lunonij quando il Passeri ed io (quantumpieper etimologie <strong>di</strong>verse ) esponiamo sacrum o donumsacrum, non so aderirgli. Non vi è cosa a cui quelgrande ingegno congiunto a una immensa eru<strong>di</strong>zione nonpossa dare aspetto <strong>di</strong> vero : ma e anch' egli soggetto asviste, che in quella si nuova e <strong>di</strong>ffìcile Opera non eracosa da uomo evitardel tuttoOr qui considerando l'arade<strong>di</strong>cata, secondo la favolaa Giunone detta da Greci hpa, lia creduto pater ridurre aOdvss., lib. IX, V. 111. 2 Llb. xi, p. 499-


TAVOLA I.\XVI. 6'53questo greco vocabolo il ^Q^^8 che vi leggiamo,togliendonele prime due lettere, atteso l' adoperarsi per aspirazionisi Q, che \l , al qiial proposito cita le mie regole e me , chenon ebbi mai tal peccato sulla mia coscenza. Ove poi si deggiaquella voce leggere pre intiero, espone ?iQ^~]S per FJora oFeronia, che dottamente riduce alla Giunone dei Greci, chiamataAv5sia Florida, il che potrebbe aver luogo se si trattasse<strong>di</strong> Giunone giovanetta, e prima che si maritasse a Giove,e questa altramente era detta nap^tvo; ', ed ebbe <strong>nome</strong>e tempio <strong>di</strong>verso dalla Giunone maritata e dalla Giunonedopo il<strong>di</strong>vorzio chiamata vedova: non però può aver luogonel caso nostro, ove si tratta <strong>di</strong> un <strong>nome</strong> j che le siaproprio e perpetuo, e adatto ad ogni età. j4ggiugni chetali appellazioni non furon che epiteti in Grecia , e cheGiunone non gli ebbe se non in una città <strong>di</strong> Grecia , e secre<strong>di</strong>amo ad Esichio, anche T enere fra gli Gnosti , anchele Ore altrove si <strong>di</strong>ssero A.-J'svai ^ . Or come un vocabolotale passar nel Lazio ne principii della nostra mitologia,insieme con la idea <strong>di</strong> Giunone , e tradursi in Flora , enella vicina Etruria in Fiere per appropriarsi a Giunone,rappresentata in qualunque età? Ma ilfatto lo mostra, perchèfiere o fleres, o sinnl voce si trova in tre statuette <strong>di</strong>Giunone ^, alle quali molto è somigliante una quarta chepoi vi<strong>di</strong> nel museo Obizzi , vestita <strong>di</strong> (unica e manto , troncadel capo, con melagrana in mano , e con questa epigrafeaaS 8a:)flK]aJt aabaJS fleres, tlenaces. Rispondo chepossono passar per Giunoni le due da me riferite nelle pag-1 Pausati., p. 487. 3 V. il Saggio <strong>di</strong> L. Etr., Tom. 11,2 V. Hesych. Alberti, p 3^8. p. 22, 24» 26.


654 DEGLI SPECCHI MISTIC[522 e 26, e quella della png. ài\ del Soglio <strong>di</strong> lìnguaetnisca è assai giocane, e la sua corona <strong>di</strong> foglie increspatecon qualche ghianda franiezzo la fan tenere per tut-V altra dea >j .« L' ultima per me è Proserpina col suo noto simbolo : laquale come madre <strong>di</strong> Bacco riprodotto da Semele ' , era veneratadai baccanti chiamati anche Lenaei , e in Ktruria Zenacicome a suo luogo provai 'jper cui la epigrafe può spiegai-sidonum sacrum cultorum (Bacchi Tlenaces lo stesso cheLenaces),e congiunto con la caratteristica del genitivo pluraleer per mezzo della s rivolta e <strong>di</strong>gamma ^. Dell' QV terminaz.<strong>di</strong> genitivi plurali adduce nuovi esempi anche il eh.sig. Vermiglioli nella prima delle sue inscrizioni . Ma nonpotranno esser tali statuette un donarlo fatto a Giunone, comecrede il sig. Visconti <strong>di</strong> ogni altra statua pìcciola o grande,ove Icggesi fiere o fleres. Rispondo che quest'altresi riducono a tre-, il fanciullo de' nohb. Graziani da meriferito a pag. 53 2 , il creduto Aruspice Me<strong>di</strong>ceo a pag.547j l'Apollo Estense a p. 525 . Si permetta <strong>di</strong> dubitaredelle due prime: ma quanto è <strong>di</strong>fficile a persuadersi chesia de<strong>di</strong>cata a Giunone una statuetta <strong>di</strong> Apollo ciò eh'è innegabile,ove se non leggesi W ~ì\/ ^ f] come nelle patere, silegge apertamente... J[V^... Se queste trelettere si trovasseroin una patera presso un Apollo , e si vedesse che il vocabolonel principio e nel fine è mancante , chi esiterebbea supplire \''\\J'\f\? Perchè non dovrò far lo stesso in unidolettojequi latrovando Apulu preceduto da fleres Ao « cercaresua Novercaì w1 Ivi, p. 196. 3 l\i, Tom. I., p- 320, 332.2 Ivi, p. 536.


TAVOLA I.XWI 655ce Oppone il sìg. T^iscoiìti , che io tentai piìt etimologieper ridurre (jiiesto vocabolo a sacrum o donum sacrutn ,che è r «'='-';."=' de Greci . Questo è che V ho creduto unaformala solenne, trovandola ripetuta si spesso, anche iacompagnia <strong>di</strong> 3DQVt turce, e <strong>di</strong> 2^3 1 tece, donavit, de<strong>di</strong>t,formale altresì ripetute e perciò credute solenni. Spiegai dunqueayz^r.ux c^.y.s sacrum dcdltj e se non mi appagai <strong>di</strong> una ,o dì due derivazioni, ove mi par che la cosa par-li dì perse stessa , non m' increscerà dì cercarne ora qualche altranuova, piuttostoche cercarvi soggetto nuovo. Adunque postoche la L sia ojjlne e permutisi con la R e i Greci <strong>di</strong>caUfxvpoi,doricìsmo per fOL-:).o;,i Latini or Remuria or Lemuria,le Tavole dì Gubbio fainerias per fatnilias ', potròio fare ipotesi che ycu fero ^ siasi fra gli <strong>Etruschi</strong> cangiatoin y).4i e lo stesso <strong>di</strong>co derivato, «f.(H.


(,'66 DEGLI SPECCHI MISTICIcìalinente ne bronzi <strong>di</strong> Ercolano ', cosi nella sezione delcircolo in cima della patera, tutto, se io non erro, può recarsia Bacco . La Donna alata che riscontrasi spesso ne vasiBacchici anche col timpano " è una delle sue nodrici epresi<strong>di</strong> delle Orgie ; come Ninfa Dodonea ha seco la colomba, come lade ha seco la stella , come trastullatrice <strong>di</strong>Bacco fanciullo ha seco il talo , uno de' simboli delle misticheciste ^ con cui Bacco fu trastullato ». Sin qui il Lanzi


della trama siTAVOLA LXXVI. 667rifugia per asilo <strong>di</strong> sicurezza all'altare <strong>di</strong> Giunone,e <strong>di</strong> là si mostra allo spettatore quasi f-sse inosservatadai due gemelli. Essi vengono intanto riconosciuti dallamadre per mezzo della culla che sostiene Pelia. Tirone hain mano una [funicella ammatassatale non già un'anello,a cui sta attaccata una secchia da acqua, preparata non inverisimilmentea qualche purificazione che dovea se2;uire uncommesso omici<strong>di</strong>o, quale appunto, come io <strong>di</strong>co, parchesi me<strong>di</strong>ti dai tre astanti . La voce fleres dehbesi tuttavia tenereper dubbia, se ammettiamo che Giunone si nominassein etrusco <strong>di</strong>versamente, come da altri mistici Specchi parche resulti '. D'altronde sarebbe assai ben fatto <strong>di</strong> esaminarese convenga alla Giunone rammentata da Sofocle il<strong>nome</strong> <strong>di</strong> Flora, per cui dal Visconti si trae quello <strong>di</strong> fiere,al che se fanno ostacolo alcune opposizioni del Lanzimolto potrebbe coa<strong>di</strong>uvare al supposto il fiore eh' è al bassodell'ara, presso il serpente, e che nessuno ha finora notato. Main sì astruso argomento non saprei pronunziar nulla senzauna serie considerabile <strong>di</strong> paragoni tra monumenti e monumenti.Frattanto la maggior parte dei moderni dannoa quella voce il significato medesimo appostovi dal Lanzi ^.Circa il serpente pensi ogniuno a suo senno mentre nond's<strong>di</strong>ce ciò che n' è stato detto sin' ora.Gli accessorii della rappresentanza, <strong>di</strong>visi da essaper mezzo<strong>di</strong> listelli segnati nel Disco, non debbon essere insignificanti.La testa espressa presso al manubrio è frequente inquesti Spacchi , ed alcuna volta sostituita da una intierafigura che forma il manico stesso. Io ne riporto un esempio1 Ved p 210, 235. 1 Vermlglioli, Iscrizioni cit.s. Il '85


658 DEGLI SPECCHI MISTICIin quest' Opera ', dal quale resulta che per la figura sua potrebbesitenere anche per Venere '. Infatti noi troviamouna th queste medesime teste nel famoso Disco da me quiesposto alia Tav. X, che si può <strong>di</strong>chiarar Venere avendo riguardoalle colombe delle quali \a corredata ^ : ma poiché<strong>di</strong>ssi spiegando quel Disco medesimo, che talvolta dagli antichifui'ono confuse in una più deità femminili^, cosi noncredo male a proposito l'affermare , che sebbene la nostra figuracon pileo ritorto e con ali in capo molto assomigli alleconsuete rappresentanze nei Dischi ^ pure non si può <strong>di</strong>chiararein tutto <strong>di</strong>fferente dall'altra or citata ^ ch'è in sembianza<strong>di</strong> Venere. Difatti noi vedremo questa Dea nei Dischiseguenti occupare il posto principale ove già notammolaNemesiIl giovanetto volante si può credere il Genio dei misteriessendo anche per gli accessorii simile a quello che sottoun tale aspetto io noto nei vasi 7 <strong>di</strong>pinti. La ragione per laquale fa aggregato alle figure <strong>di</strong> questo Specchio mistico nonderiva, cred' io, da un suo nesso <strong>di</strong>retto colla storia <strong>di</strong> Peliae N(deo rappresentatavi, ma piuttosto dalla relazioneche lo Specchio mistico ha coi misteri <strong>di</strong> Bacco ^. Altrettantopotremo supporre del motivo per cui si trovano Peliae Neleo qui rappresentati ; ii:a il sostegno <strong>di</strong> tale ipotesièmolto debole.Noi vedemmo finora variamente figurati iGemelli siderei1 Ved. ser. vi, tav- O 5 VeJ. tav. i.2 Ved. p. 44i' ^ ^^^- '^^- "•3 Ved. tav. X. 7 Ved. ser. v, tav. vii, p. 58.4 Ved. p. 239. 8 Ved. p. 5i, 5q, 353.


TAVOLV LXXYI.65gnei mistici Specchi '. Talora notai pure che in luogo <strong>di</strong> Castoree Polluce si posero altre deità '•'; néEroi vi ebhero parimente luogo, tra isolo queste ma s ariquali si contano Anfìonee Zeto •'': flivola molto somigliante a quella degli eroi nelnostro Disco rappresentati. Sono quei dell'una e dell' altrafavola reputati gemelli ^ ed esposti '", e quin<strong>di</strong> ritrovati daipastori e da essi allevati ^; <strong>di</strong>femlono le respettive lor madricol massacro delle matrigne che le oppriuievano 7, ed in ciòconsiste la più significante delle avventure che <strong>di</strong> questiquattro eroi si raccontano.Oltre<strong>di</strong>chè si trovano Anfione e Zet'^, i quali mentie sonogemelli come lo furono Castore e Polluce, situati entrambinel segno astrifero dei Gemini ^, vengono reputali gli uni egli altri figli <strong>di</strong> Giove 9, e frattanto anche i predetti GemelliCastore e Polluce si occupano nel <strong>di</strong>fendere i torti recatida Teseo ad Elena, loro sorella '", e ambedue sono ugualmenteche Pelia e Neleo raccolti dai pastori nel nascere edallevati privatamente fuori del patrio lor domicilio ". Sedunque i mentovati gemelli Castore e Polluce, Anfione eZetOj sui quali è stata or<strong>di</strong>ta una favola ,per molti rapportinon <strong>di</strong>fferente sì per gli uni che per gli altri , ebbero parimentein comune il destino tra gli astri, nel segno deiGemini; potremo altresì ravvisare nei gemelli Pelia e NeiVeti. lav. XVI, e sua spiegazione . 6 Ivi.2 Ved. p. 7. y Ivi.3 Germnn. Caesar, ext. in Arat., 8 Ved. p, 33», seg.Plioenom., fig. vin, Gemini 9 Apollodor., 1. cit.4 Apollodor., Bibliolh., lib ni, cap. 10 Ivi, § vii, p. 34i-V, § V, Op., Tom. I, p. 28:. ifivi. e 5 V, p. -281.5 Ivi.


66o DEGLI SPECCHI MISTlCr]eo, accompagnati da pari circostanze della favola che <strong>di</strong>loro si narra, un destino altresì eguale alle altre due coppie:quello cioè <strong>di</strong> alludere ai Gemini zo<strong>di</strong>acali che segnanoil mese <strong>di</strong> Maggio, come lo segnano i Dioscuri ed igemelli Anfione e Zeto.Ci accorgiamo altresì che gli antichi pensarono a riguardoloro nel modo medesimo che ora propongo <strong>di</strong> sospettare,giacché negli Specchi mistici noi troviamo nellapositura medesima, cioè <strong>di</strong> taccia all' altro, ora i Dioscuri', ora Apollo ed Ercole come vedremo, ora Pelia eNeleo come in questo Specchio. Dunque le tre in<strong>di</strong>catecoppie furono rappresentate nei monumenti dell'arte asignificare una medesima allegoria . E poiché non è cre<strong>di</strong>bileche ai figli <strong>di</strong> Tindaro , ugualmente che ad Anfionee Zeto ed a Pelia e Neleo accadessero nella vita Joro leavventure appresso a poco medesime , come in<strong>di</strong>ca lafavola; cosi dobbiamo presumere che le circostanze d'essergemelli, d'essere stati esposti e ritrovati dai pastori, d'esservin<strong>di</strong>ci delle respettive loro madri e sorelle, non menoche d' esser figli <strong>di</strong> Giove, non sieno fatti positivamentestorici, ma sibbene avvenimenti dai poeti inventati peralludere a qualche religiosa dottrina dalle favole , e dallavarietà dei soggetti leggiadramente v elata , e quin<strong>di</strong> anchequesta dottrina medesima dagli artisti portata nei monumenti, come la troviamo <strong>di</strong>fatti in questi mistici Specchi. Seil lettore pon mente alle iuterpetrazioni <strong>di</strong> quest'Opera,troverà risoluta la massima che gli antichi alludevano adun solo soggetto allegorico molte favole ed avvenimenti,1 Ved. tavv. xviii, xx, xxvi.


TAVOL\ I-\XVI.GÒ'lcome un solo oggetto mitologico è spesso richiamato adalludere e significare più cose. Questo metodo <strong>di</strong> libertànel trattare i soggetti <strong>di</strong> religione aprì largo campo allapoesia, come anche alle arti del <strong>di</strong>segno , onde potere ampiamenteesercitare ed estendere l'umana fantasia.Forse in origine ebbero quei personaggi una storica esistenza,ma non interessante, a mio credere ' , da doverneperpetuare la memoria con opere delle arti sorelle . Piuttostoè da presumere che la religione abbia preso in prestodalla storia o dalla verosimiglianza <strong>di</strong> essa quei personaggiche pone in attività, non per narrare un vero fatto accaduto,ma per esprimere le velate allegorie religiose; ed alloraè perdonato il <strong>di</strong>fetto d'inverosimiglianza che a personaggi<strong>di</strong>versi dalla favola nominati e dalla religione mostrati, accadesseroJe avventure medesime ^poiché quelle avventure siriferiscono, come ho sempre creduto, non alla storia positivae reale , ma alle religiose allegorie che sotto il velo<strong>di</strong> storiche apparenze narravansi alla moltitu<strong>di</strong>ne, la qualese non doveva saperne scopertamente il significato ^ ,potevanotare che quanto narravasi nei sacri poemi non erada tenersi per cosa storica . Infatti come mai prestarfede alla favola ,quando narra che i Doscuri nacquero daun uovo ^ ?Un' altra non debole prova <strong>di</strong> quanto io <strong>di</strong>co si traedalla storia che narrasi dei due gemelli Pelia e Neleo, rappresentatinel Disco del quale ragiono. Essa , ( non sonmie parole, ma d'un insigne moderno scrittore ) è tut-1 Ved. p. 545, seg. 3 Ved. p. 33i.2 Ved. p. 116.


662 DEGLI SPECCHI MISTICIta d'invenzione dei poeti tragici, non potendosi conciliarené con Oinero, né con gli avvenimenti dei tempi posteriori,e io stesso Igino che fa menzione <strong>di</strong> questi eroi nonconcilia né con se stesso, né con altri '. La cagioneappunto <strong>di</strong> tal <strong>di</strong>fetto è la favola referibile più ai motivireligiosi ed allegorici per la <strong>di</strong> lei invenzione , che allastoria <strong>di</strong> fatti realmente probabili.Tutto ciò muovemi a credere che gli antichi velasseroalcune relii^iose alleo-orie sotto la favola or dei Dioscuri ',or dei immi Ercole e IMercurio^, or <strong>di</strong> Pelia e Neleo, comein questo Specchio si vede , alludendo alla cosa medesima; ed è perciò che, sieno gli uni o sieno gli altridegF in<strong>di</strong>cati numi o eroi gemelli, trevansi egualmente adattatiad occupare un posto nelle rappresentanze <strong>di</strong> questiSpecchiTAVOLA LXXVII.I.1 eh. archeologo prof. Schiassi ci dà conto del Discosegnato nella presente LXXVII Tav. nel modo seguente.Parve al Contucci che qui si dovesse vedere il congresso<strong>di</strong> Agamennone con Ulisse e Diomede circa la venuta <strong>di</strong>Reso re <strong>di</strong> Tracia *. Ma siccome vi sono asrafiunte alcune stelle,così crede il prelodato Schiassi, <strong>di</strong>etro il parere del Biancani,che piuttosto significhino Castore e Polluce uniti con»1 Clavier, Not. ad Apollodor., lib. 3 Ved. p, 624.1, cap. IX, n. 2,5, Op. Tom, 11, 4 Contucci, Mas. Kirker., Tom. i,p. i34' monum. aen., lab. XX, num. i,p. 81.a Ved. p. 498.


TAVOLA LXXVII. 6G3MeleaQ^ro, attribuendo due <strong>di</strong> esse ai Dioscuri come lor propriacaratteristica '. E supponendo ciie un' altra sia <strong>di</strong> Marte,la riferisce perciò a Melea^^ro <strong>di</strong>scendente, come eredevasi^,da quel nume. Trova quin<strong>di</strong> attamente con Meleagroi Dioscuri, perchè seco lui concorsero alla caccia delcinghiale Calidonio •''. Ad oggetto <strong>di</strong> render conto del vaso,lo giu<strong>di</strong>ca sospeso all' albero in voto per 1' esito felice<strong>di</strong> quella caccia '*.La interpetrazione data dall' eru<strong>di</strong>to Schiassi ini sembrameno improbabile dell'altra esposta dal Contucci, e dal pre-Iodato Schiassi con)battuta . Tuttavia resterebbe sempre a<strong>di</strong>mostrare in qual modo Meleagro abbia qui per suo <strong>di</strong>stintivouna stella, giacché in nessun monumento gli fumai attribuita, e molto meno in questi mistici Specchi,dove lo incontrammo più volte rappresentato ^. Oltre<strong>di</strong>chèmi fa ostacolo il vedere che uno dei Dioscuri trovasi assisoin ben ornato ed eminente se<strong>di</strong>le, mentre l'altro riposaumilmente, come se fosse su d'un sasso poco elevato daterra: uno <strong>di</strong> essi ha in mano un gla<strong>di</strong>o, l'altro n' è privo• Queste notabili varietà non richiamano alla mente dellospettatore l' idea della caccia <strong>di</strong> Meleagro, ma piuttostoun argomento <strong>di</strong> simboli tendenti a rilevare qualche <strong>di</strong>sparitàtra quei due sedenti eroi, mentre all'incontro lestelle ci conducono alla ricerca <strong>di</strong> soggetti che abbianoqualche cosa <strong>di</strong> comune tra loro, ed ai quali convengaquel segno, non meno che le già in<strong>di</strong>cate varietà, per1 Veti. p. 3o2, 3o6. sclie<strong>di</strong>s Biancanl, Sermo et Epi-2 Ved. p. 546. st., Epist. V, p. 70-3 Ved. p. 476- 5 Ved. tavv. xlvui, lxi, lxii.4Schiassi, de Pateris antiq , ex


664 DEGLI SPECCHI MISTICIle quali <strong>di</strong>stlnguonsi quegli in<strong>di</strong>vidui 1' uno dall' altro. Uojiasso insii^ne <strong>di</strong> Cicerone, che per la sua chiarezza nonrichiede comento , se atten<strong>di</strong>amo alle più moderne lezionidell'ultime e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>ligentemente riscontrate neimigliori co<strong>di</strong>ci, potrà servire <strong>di</strong> scorta nella nostra indagine:fc I Dioscuri, egli <strong>di</strong>ce, anche presso i^ Greci , convari nomi si appellano . I primi tre che si <strong>di</strong>cono A-nacei in Atene, sono i Tritopatori Zagreo, Eubuleo e Dionisio,nati dall'antichissimo Giove re, e da Proserpinaw «.Da quanto Cicerone ci ad<strong>di</strong>ta non solo appren<strong>di</strong>amo ilnumero <strong>di</strong> tre Dioscuri , ma i nomi loro ancoraNoi troviamo in questo Specchio mistico i due giovanisedenti e muniti <strong>di</strong> aste, ad<strong>di</strong>tando il cielo, quasi nel modostesso che li vedemmo in altri Specchi già esaminati ";e se quelli riconoscemmo particolarmente per i Dioscuri ^,dovremo riconoscere per tali anche questi. E poiché i Tritopatorigià in<strong>di</strong>cati non erano dagli antichi reputati <strong>di</strong>versidai Dioscuri, meno antichi e figli <strong>di</strong> Tindaro, io quanto alleispezioni loro assegnate ^ , cosj neppure l' artefice <strong>di</strong>questo Disco ha posta <strong>di</strong>fferenza tra la maniera <strong>di</strong> rappresentarei suoi Tritopatori e quella consueta , colla qualein altri Specchi soglionsi \edere i predetti Dioscurì.Adduco un monumento romano assai conveniente a sostenerel'esposte mie congetture ^. Senza bisogno <strong>di</strong> proveulteriori ogniuno conviene che i due giovani dell' in<strong>di</strong>cato1 Vld. Cicer., de Nat. Deoium, ad a Ved. tavv. XLvni, xlix, li, lix,librorum Ms. noiidum adbibilo- lx, lxiv, lxvrumGdem recensuit, et eaieii- 3 Ved- p. 4^3, 497>davit, LugJ. frid. Heindoifius , 4 C/euzer , Dionys. , p. i66.lib 111. cap. XXI, in noi., p. 33 J. 5 Ved: set. vi tAv. R5, num. 4-


TAVOLI LXXVII. 665bassorilievo siano i Dioscuri rappresentati secondo il consuetonelle tavole sepolcrali come questa, in atto <strong>di</strong> tenerea freno i loro cavalli '. Qui si noti all' uopo nostro chehanno essi le aste e le mani espresse nel modo medesimoche negli Specchi, ed inclusive osserviamo che uno <strong>di</strong> essiad<strong>di</strong>ta colla destra il cielo, l'altro colla sinistra la terra,come osservammo altresì negli Specchi ".Si ristringe ora l'esame a quel giovane che sta in pie<strong>di</strong>nel mezzo dei due sedenti. Cicerone come osservammo,nomina Dionisio il terzo tra i Cabiri ^ ; e ripete altroveche più Dionisi si veneravano a suoi tempi, un deiquali era Cabiro antico re d'Asia, in onore <strong>di</strong> cui furonoistituite le cerimonie sabazie


666 DEGLI SPEC.CHr MISTICItori ', molti de'quali ne <strong>di</strong>inno i nomi, non però tra loroconcordemente: cosa notata anche da Varrone ".AI caso nostro serva <strong>di</strong> ram:nentare quei tre, de' qualici ha lasciata memoria un antico Scoliaste nel darcene inomi, Axieros, Axiochersa ed Axiochersos, aggiungendoche Axieros sia Cerere Axiochersa Proserpina, AxiochersosPlutone ^ Ma siccome Plutone o Ades ^ è confuso con,-Bacco sotterraneo ^, così resulta che una tal categoria <strong>di</strong>Cabiri non sia contraria alla già notata <strong>di</strong> sopra, nellaquale annoveravasi anche Bacco. Altri esempi <strong>di</strong> nomi assegnatiai Cabiri o Samotraci ofFreci l'antichità scritta,come sarebbero Venere , Desiderio e Fetonte ,nominati daPlinio ^: Amore, Passione e Desiderio, personificati con trestatue eseguite da Scopa, rammentati da Pausania 7; sulconfronto e sulla relazione dei quali nomi tra loro moltosi è <strong>di</strong>sputato dai dotti moderni, ma con resultati poco so<strong>di</strong>sfacenti8. Contentiamoci dunque <strong>di</strong> osservare che questienti personificati mostrano sempre nel complesso loro un'alternativa<strong>di</strong> bisogno ©<strong>di</strong>fetto, e <strong>di</strong> eccesso o abbondanza.Fermiamoci alquanto a considerar queste due personificatequalità, per quin<strong>di</strong> venire alla terza che tentasi <strong>di</strong> conoscerein questo Specchio. A tal proposito ascolteremo con molto1 Astor., Dissertai, de Diis Cabi- v, p. 261.ris § VII, est. irt Polen., utriasq. 6 Hist. Nat., lib. xsxvi, cap. , 5Thesaur. aiitiq. supplementa, Voi. y, Op., Tom, 11, p. 727.Il p. 8go, sq. 7 Allic, cap. XLiii, p, io5.1 De Lingua lat-, lib. iv, § x, p. 11, b Sacy, Not. aux Recherche 8ur le3 Schei. Apollod., lib. 1,1^.917922. Mystéres du pagan. ,par, Sainie-4 Ved. ser. 1, p. io3, 282, e ser. t]roix Tom. i, soct. 1, Art. 1, p.V, p. 4-8. 4^> suiv., not. 4-» \ ed. ser, 1, p. 200, seg. e «er,


TAVOLA LNXVII. 667profitto il prof. Schelling che ha scritta una <strong>di</strong>ssertazionedottissima sulle <strong>di</strong>vinità Samotracie. Spiega egli la voceAxieros, assicurandoci che in <strong>di</strong>aletto fenicio altro non puòsignificare che fame, penuria, e tutto ciò che ne resulta , insomma una brama intensa ' . Senza entrare in <strong>di</strong>spute <strong>di</strong>glossologia relativamente al fenicismo <strong>di</strong> queste voci , nellaprecisione delle quali par che il poliglotto Sacy muova qualchedubbio ^jsia qui sufllcente quanto reca lo Schelling insussi<strong>di</strong>o della sua interpetrazione. Egli richiama alla nostraconsiderazione quella m-nx o penuria platonica, la quale accoppiandosicol superfluo, <strong>di</strong>viene madre <strong>di</strong> Amore ^i e questomedesimo Atnore noi lo ve<strong>di</strong>auio rammentato altrovecome i! primo degli esseri corriparso al mondo, e generatonell'uovo cosmogonico dalla notte che 1 ha preceduto ^,e che perciò lo Schelling ivi considera come la cosa piùantica del mondo. « IMa l'essenza della notte, egli <strong>di</strong>ce,che mai sarà se non <strong>di</strong>fetto, bramosia j bisogno? Avvegnachéquella notte non è tanto il tenebrore, nemico <strong>di</strong>luce ^ quanto quel che attende la luce, e quin<strong>di</strong> avidamentebrama ed appetisce il concepi.' la . wUn'altra immagine adduce lo Schelling <strong>di</strong> quella naturaprimitiva la quale sostanzialmente non era che intensità<strong>di</strong> brama e desiderio, e la ritrova ntl fuoco consumatore,che in certo modo nulla per se costituendo, èsolo una specie <strong>di</strong> avi<strong>di</strong>tà, <strong>di</strong> esistenza che tutto attrae.Di qui giu<strong>di</strong>ca nato l'antichissimo principio, essere ilpili interna cosa, e perciò la più antica, ed attutatosifuoco laquello1 Schelling, Uber <strong>di</strong>e Gouheitea 3 Schelling., 1. cit., p. la.von Samotrace, p. ii. 4 ^^à- sec ni, p. 147,a Sacj, 1- cit.


668 IjEGLr SPECCHI MISTICIn' è proceduta la tbrinazioiie del mondo: <strong>di</strong> qui è derivatoil culto <strong>di</strong> Estia o Vesta come il più antico tragli esseri: <strong>di</strong> qui la confusione delle idee <strong>di</strong> Cerere e<strong>di</strong> Proserpina, le più anticlie deità con quella <strong>di</strong> Vesta'. fc Md se la qualità femminile <strong>di</strong> questa sostanza,egli aggiunge , ha più nomi , e se questi nomi stessi datiad una tale ^.rimarla natura con maggiore o minorchiarezza in<strong>di</strong>cano esse le idee <strong>di</strong> brama intensa, e <strong>di</strong> languoreper desiderio; sovratutio la essenza <strong>di</strong> Cerere, chel'antico storico chiama la prima <strong>di</strong>vinità Samotracia, si <strong>di</strong>ssolveintieramente in bramosia. Sono eleo, ella risponde,nel palesarsi alle figlie <strong>di</strong> Celeo % vale a <strong>di</strong>re colei eh' èinferma ed anelante per voglia : significazione reclamatadal senso, ancorché non fosse giustificata da indagini glossologichecosi Iside cerca il <strong>di</strong>o perduto colla stessaintensità che Cerere si abbandona al rintracciamentodella perduta figlia; e quin<strong>di</strong> essa è dominatrice degli estinti•* , il cui stato è neir impotenza e nel vano sforzo versolarealtà jj^ .Adduce ancora uno squarcio <strong>di</strong> Cosmogonia fenicia cosìconcepito, ce hi principio fu il soffio d' un'aria scura , ed uncaos torbido senza norma e confino. Ma quando lo spiritosi accese d'amore verso i propri principi!, ed una contrazioneebbe luogo, si chiamò bramosia siffatto legame, efu questo il principio della creazione <strong>di</strong> tutte le cose « ^.1 Pausan., Arcad,, lib. viii, cap. ix, 4 Schelling, 1. cil., p. i3.p. 6i6, Cic, de Nat. Deorum, 5 Damasc., Excerpt. de princ. inlib. II, § 27,Op., Tom. IX, p, 299S. Volfii anecd. graec, Tona, uia Callimac. , Hyma, in Cer., y. 58. p. aSg,3 Herodot-, lib. 11, § laS, p. i6a.


TAVOLA LXWll. 66c)Qui lo Schelling ravvisa il principio consistente in un invaghimentoed in una brama <strong>di</strong> se stesso; e nel legame che neresulta ravvisa una bramosia personificata, e prima causaoccasionale <strong>di</strong> tutte le cose. ... « Tale era dunque, egli<strong>di</strong>ce, il principio raffigurato nelle fenicie cosmogonie • ».Con altrettanta dottrina passa a provare che le in<strong>di</strong>cate<strong>di</strong>vinità cabiriche della Fenicia ebbero lo stesso allegoricosignificato anche tra quelle <strong>di</strong> Samotracia. Richiama ilpassaggio<strong>di</strong> Plinio, che ho poco sopra citato anch'io, dove sinotano come deità samotracie Venere, Desiderio, e Fetonte'; e ravvisa quivi pure la già in<strong>di</strong>cata bramosia sotto <strong>nome</strong><strong>di</strong> Axieros o Cerere, corrispondente alla qui accennatapersonificazione del desiderio. Giustifica infine l' idea <strong>di</strong>deficenza nella Cerere, che suole d'altronde esser la Deadell'abbondante fruttificazione. « Non solo è nota, egliprosegue, una Cerere fruttifera ma anche un'altra Cerereerinnica ^. Or siccome le Erinni appartengono in generalealle più antiche deità ^, così la più antica Cerere sarà finfruttifera,-e poiché la so<strong>di</strong>sfazione dellabramosia debb' esserepreceduta dall' ardenza <strong>di</strong> desiderio , e la piena ridondanzadella fecon<strong>di</strong>tà suppone la più estesa suscettibilità ,cosi una Cerere fruttifera suppone una più antica infruttiferaed avida Cerere w ^,Stabilito il significato <strong>di</strong> uno dei Cabirì, passa l'autor prelodatoall'esame degli altri due . Desume pertanto la interpetrazionedella seconda voce Axiochersa dalla ra<strong>di</strong>ce antichissimadel <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Cerere, trovando Kersa essere in al-I Schelling, 1. cit. 4 Aescbyl.,Eumen., Scen iv, v. i4S.a Ved. p. &^^. 5 Schelling, 1. cit„ p, i4,3 Ved. ier. i, p. 3a6.


670 DEGLI SPECCHI MISTICItro <strong>di</strong>aletto lo stesso che Ceres, giusta l'antica pronunzia Keres.E poiché per gli argomenti sopra in<strong>di</strong>cati ha provato cheAxieros è Cerere, ed Axiochersa parimente dà in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>questo medesimo <strong>nome</strong>, cosi egli stabilisce non senza profondoingegno, chela Proserpina pur nominata dallo Scoliaste,altre volte citato colla interpetrazione <strong>di</strong> Axiochersa,altro non sia che Cerere, ma scau<strong>di</strong>iata per la figlia Proserpitja,cioè la madre sotto forma <strong>di</strong>versa; allegando egliautorevoli esempi ', coi quali si fa noto, che spesso non soloi ni'ini loro, ma i l'uo sindjoli ancora furono alternativamentescambiati ^. Cerere è dunque, secondo lui, quellaforza motrice per la cui continuata attrazione tutto quasimagicamente dalla fluttuazione originaria si reca a conformazionee realtà. Quin<strong>di</strong> ancora egli pensa, che sia quelfuoco il quale essendo sotto <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Vesta nel suo tempioin Roma adorato^ senza immagine, e nella pura fiamma,riceva poi forma in Persefone o Proserpina; e crede che propriamentenon sia che quest' ultima, la quale <strong>di</strong>viene ilsimbolo della vita ^. Dice altresì che 1' Axiochersos, traiCabiri terza figura, nuli' altro è se non ciò che Osiri erapresso gli Egiziani, Dionisio tra i Greci, O<strong>di</strong>no tra i Germani,vale a <strong>di</strong>re 1' Ades che ha regia dominazione sugliestimi .La più consolante convinzione che gli arcani de' misteriproponevano a credere erache le anime andassero, non giàal sotterraneo Giove , ma al celeste Osiri ossia Bacco o A-1 Ivi, p. 17. 3 Ovid., Fasi., lib. IT, v. eoo, »q.'j Spatilicui , ad Calliinac, Ilymn. ia 4 Schelliug, 1, cit., p. 17.Cerer., v. 11 3, ap. Selielling.


TAVOLV I.XXVII. 671des ' . Sotto questo rapporto crede lo scritt(jr prelorlato,che Persefofie non fosse sposa <strong>di</strong> Ades, ma come Core eLibera' sposa <strong>di</strong> Bacco. Pensa egli dunque che la religionepopolare ritenesse tuttavia la credenza o l' idea <strong>di</strong> quel<strong>nome</strong> Ades sposo <strong>di</strong> Proserpina, e che |)erciò lo stessoDioniso o Bacco fosse nominato Ades. In questa guisa eglispiega come Arles confonrlesi con Bacco sotto il <strong>nome</strong> <strong>di</strong>Axiochersos e <strong>di</strong> Osiride, come appunto Axiochersa, PervSefoneè anche Iside ^.Suppone altresì che Bacco prenda il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Axiochersosnella sola qualità <strong>di</strong> sposo <strong>di</strong> Axiochersa. Infine vedenei suoi attributi un <strong>di</strong>o mitigatore dell' asprezza <strong>di</strong> Pri^serpina,vale a <strong>di</strong>re del fuoco <strong>di</strong> cui è significazione, mentreegli come fomite della natura tutto blan<strong>di</strong>sce, quasi opponendosial fuoco essiccatore, coli' umi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> cui si pre<strong>di</strong>cavasignore 4. Dal fin qui detto ne conclude che le tre <strong>di</strong>vinitàsamotracie tengono tra loro quell'or<strong>di</strong>ne e concatenamento,nel quale noi d'altronde troviamo dappertuttoCerere, Persefjne e Dioniso ^.Dopo ciò stabilisce 1' or<strong>di</strong>ne che tengono le <strong>di</strong>vinità cabiriche.Nel fijndo pone Cerere, la cui sostanza è fanic ebramosia, primo e remotissimo principio d'ogni esistenzaeffettuata e <strong>di</strong>schiusa successivamente: viene imme<strong>di</strong>atamentedopo Proserpina principio fondamentale <strong>di</strong> tutta lanatura visibile: poscia Dioniso re del mondo etereo, il fjualecome d-imlurgo è in<strong>di</strong>pendente dal mondo materiale.La dottrina cabirica era dunque , secondo il concetto del1 Ve


672 DEGLI SPECCHI MISTICInostro scrittore , un sistema <strong>di</strong> subalterne personificazionio nature <strong>di</strong>vinizzate ascendenti ad una personificazionesuprema e dominatrice <strong>di</strong> tutte ', cioè ad un nume estramon<strong>di</strong>ale'.Ho voluto esporre in compen<strong>di</strong>o le idee che il dottoSchelling ci ha manifestato riguardo ai Cabiri formanti, amio credere, il soggetto <strong>di</strong> questo mistico Specchio, perchèsi veda che se rigetto alcune interpetrazioni, azzardatecon troppa superficialità <strong>di</strong> ponderazioni •'', so apprezzarequelle <strong>di</strong> coloro tra i dotti che cercarono <strong>di</strong> stabilirle soprasoli<strong>di</strong> fondamenti <strong>di</strong> dottrine e <strong>di</strong> raziocinio. Difattise questi ultimi nelle indagini loro hanno colto nel segno,debbono attestarlo gli antichi monumenti dell' arte, i qualifurono eseguiti da coloro che interpetravano le arcanedottrine del paganesimo per esprimerne il senso nelle opere,come appunto i moderni eru<strong>di</strong>ti cercano <strong>di</strong> penetrarleper isvilupparne il significato.Le due personificazioni della natura <strong>di</strong>vinizzata sarannodunque in questo Specchio i giovani sedenti, vale a <strong>di</strong>repermanenti nel mondo materiale. II giovane assiso in luogopiù umile sarà I' emblema <strong>di</strong> quella bramosia primor<strong>di</strong>aleche attende il concepimento delle cose , ma frattanto è<strong>di</strong> per se stessa impotente e spossata. Difatti porta egli unamano per coprire ciò che resta inutile alla generazione *.L'opposta figura sedente sarà pertanto la caretteristica <strong>di</strong>quella natura mon<strong>di</strong>ale già sviluppata e ricca d' ogni genere<strong>di</strong> produzioni , avendo in se la forza <strong>di</strong> emanarle a mi-1 Cìc, de Nat. Deorum, lib. 1, cap. 3 Ved- pag. 6^.IV, Op., Tom. IX, p. 29^8. 4^'^^- ser. v, p. 3a.a Schelliag, 1. cit., p. 28.


TAVOLA L\XVir. 6*73san che mancano o si <strong>di</strong>struggono. Questa forza è nellesue mani, e si mostra colla s[)ada che impugna, non peròsguainata come se volesse dar morte, ma riposta nelfodero ed inbran<strong>di</strong>ta al solo 02:2:etto <strong>di</strong> far nota la suapossanza. Il se<strong>di</strong>le riccamente ed artificiosamente ornato èaltresì una manifestazione assai chiara dello stato d' opulenzanel quale il mondo fu costituito, a <strong>di</strong>fferenza dello stato<strong>di</strong> povertà, in cui trovavasi assorto nella notte del caos.Ecco in qual modo, secondando le dotte congetture delgià lodato Schelling, si spiega il significato delle <strong>di</strong>fferenze<strong>di</strong> stato dei due giovani qui rappresentati, 1" uno in sembianze<strong>di</strong> men<strong>di</strong>co e bisognoso, umilmente sedendo, impotenteed inerme, l'altro in qualità <strong>di</strong> ricco agiatamente postoal possesso d'abbondanza e <strong>di</strong> robustezza. INla della situazioneloro sedente potrò dare anche <strong>di</strong>verse altre ragioni.Questi cosmogonici e mondani oggetti che riguardavansidagli antichi non solo con istupore, ma con sacra venerazioneancora, fino al segno <strong>di</strong> formarne altrettanti Dei, sicredevano però subor<strong>di</strong>nati e <strong>di</strong>retti da superiori ed estramon<strong>di</strong>ali<strong>di</strong>vinità, rappresentate nel giovane in pie<strong>di</strong> chevedesi in questo Specchio. Egli è fra le due opposte figurequal moderatore, che temperando il <strong>di</strong>fetto dell' una colreccesso dell' altra, e dominandole come a lui subor<strong>di</strong>nate,tutto regge per una forza estramon<strong>di</strong>ale ed imme<strong>di</strong>atamen/te <strong>di</strong>vina. Come poi sia stato dato a questo il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> A-des, e come in lungo <strong>di</strong> Cerere e <strong>di</strong> Proserpina si vedanoqui nello Specchio due giovani che ne fanno le veci da mein<strong>di</strong>cati col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Dioscuri, è facile intenderlo dopo tutto(juello che ho esposto.S. II 85


674 EF.GLI SPECCHI MISTICIAbbiamo da Varrone che le <strong>di</strong>vinità cabiriche erano ilcielo e la terra '; dunque non Cerere, non Ade, non Proserpina,non Castore né Polluce, ma una personificazionedeificata dei due osriretti cielo e terra costituenti 1' intieroir»ondo visibile. Era per conseguenza in balia <strong>di</strong> un liturgicocerimoniale il modellare queste personificazioni a seconda<strong>di</strong> una <strong>di</strong>chiarata convenzione tra gli artisti che dovevanoeseguirle, e i devoti o i gerofanti che tali opere commettevano.Nei mistici Specchi setnbra clie siano stati preferitiì due giovani ad esprimere quel dualismo <strong>di</strong> abbondanzae deficienza, da Axieros ed Axiochersa, ossia Ceiere eProserpina rappresentato nelle dottrine fenicie '. Noi troviamo<strong>di</strong>fatti che i gemelli Cast re e Polluce figurano ilcielo e la terra ^, la notte ed il giorno '', la vita e la morte^, ma non è determinato a qual dei due sia particolarmenteattribuito alcuno degl'in<strong>di</strong>cati rapporti, per cui quellaespressione <strong>di</strong> Omero non peranco definitivamente compresaciascun giorno ealternamenteRiapron gli occhi e chiudonli alla luce ^ .Nelle due <strong>di</strong>vinità Cerere e Proserpina esaminate dalloSchelling par che succeda lo stesso , mentre egli <strong>di</strong>chiara<strong>di</strong> ravvisarvi uno scambio <strong>di</strong> attribuzioni tra la madre ela figlia. Ma in sostanza formano entrambe, come i Dioscuri,quell'aggregato <strong>di</strong> eccesso e <strong>di</strong>fetto, che talvolta prendendosiper bene e male, per vita e morte, costituisce l'iniVed. p 36'8, 490- 5 Ivi.2 Ved. p. Q)(ìQ) , scg. 6 Homer. , Odyss. , lib. xi , ^>. 3o23 \ ed, sor. lu , p. 79. sq. trad. dtl Pindemonlc; Tom.4 Ved. p. 479.i, p. 3 10.


TAVOLA. LXXVII. 6:5du!e Jella intiera natura, la quale è armonica, rallentandoe stringendo la tensione dell* arco e della lira, cernePlutarco si esprime ', secondando Tespressione d'Eraclito,quella <strong>di</strong> Euripide, ove <strong>di</strong>chiara cheIVon si ponno spartir dai mali iMa per l'accordo iaiii>ersal <strong>di</strong> quelliHavvi un niescitglio ^beni'.Accadde forse anticamente che nello stabilire le personificazionidelle <strong>di</strong>vinità da porsi negli Specchi mistici, sitrovassero più espressivi i Dioscuri, che Proserpina e Cerere, o <strong>di</strong>verse cabiriche deità d' egual significato, per alcunecaratteristiche particolarmente a loro attribuite, e piùespressive <strong>di</strong> altre a significare ciò che vi si voleva rappresentare,come per esempio l'esser gemelli: qualità che piùdecisamente significa quell'alternativa delle due contrarie e<strong>di</strong>n<strong>di</strong>stinte potenze che molti mali e molti beni confondonoinsieme, come si esprime il citato Plutarco, e che ho giàmostrate riconoscersi nei Dioscuri ^. Né questi assai <strong>di</strong>fferisconoda Cerere e da Proserpina per altri loro attributi.Proserpina, per esempio, passa come i Dioscuri qualche tempoalP inferno ^, e se ne ritira. Cosi Cerere cambiata conProserpina è detta la fruttifera , conie i Dioscuri posti nelsegno zo<strong>di</strong>acale dei Gemini davano in anticlii tempi ilprincipio all'anno colla stagione che sviluppa la germinazionee la fruttificazione ^ . Ho detto altresì che gli antichipensarono essere stato creato il mondo al tempo che1 De Isid. et Osirid, Op, Tom. II. 4 ^^^d. ser. i, p. 445> 44^> ^ *^'"-p. 36q. V, p. 439, 44o1 Ivi, irad. del Prof. Ciampi, p. 5o. 5 Ved. p. Ho.3 Ved. p. 477, 479.


676 DEGLI SPECCHI MISTICIil sole copre appunto l'equinozio <strong>di</strong> primavera ', in<strong>di</strong>catocome intendevo <strong>di</strong> significare, dai Gemini ', tantoché iDioscuri, nel riferirsi ai Gemini zo<strong>di</strong>acali, confenijono incerio modo il simbolo <strong>di</strong> tale creazione pii!i manifestamenteche noi farebbero Cerere colla figlia . Le aste chetengono questi due giovani possono probabilmente esserconfuse con quei caducei de' quali tratta Callistrato, e commentail eh. Creuzer ^.Il [ronco arido ch'è <strong>di</strong>etro al giovane su nobile scanno sedente,dove si vedeappeso un vasetto, può in<strong>di</strong>care la sterileari<strong>di</strong>tà che il eh. Schelling nota come una qualità della Cerereantica ^, o <strong>di</strong> quell' igneo potere eh' era attribuito aiDioscuri ^. A tale idea sarebbe adattato anche il vaso comesimbolo <strong>di</strong> quell' umida natura, che non solo fu consideratacome dono benefico <strong>di</strong> Bacco °, ma dei Cabiri ancora,conforme il prelodato Creuzer ha provato con dottiargomenti, scortato dalle medaglie e dai classici 7. Quin<strong>di</strong> èche attamente lo Schelling assegna al Dionisio cabirico l' i-spezione <strong>di</strong> mitigare colf acqua lo sterile ardore del fuoco^, dal che emana quell'armonia <strong>di</strong> elementi 9, la quale dàoccasione allo sviluppo della natura vegetante '"In fine le quattro stelle che nel campo <strong>di</strong> questo Specchioappariscono, mostrano per più sensi l'identità delle figurevirili quivi espresse cogli Dei Cabiri, ai quali era particolarmenteraccomandata la navigazione, che in Samotra-1 Ved. ser. ni, p. i23, seg.6 Ved. p. 187, 280.a Ved. p. 334.7 L. cit., p. 15^, sq.3 Dionys., p. i55, sq.8 Ved. p. 67) .4 Ved. p 6699 Creuzer, 1. cit, p. 179 sq.5 Ved. p. tij 1 10 Ved. p. igSj e ser. i, p. 35o.


TAVOLA LXXVll. 677eia promettevasl costantemente felice dopo la iniziazione deinaviganti '; per cui ve<strong>di</strong>amo inclusive le stelle affisse nellemonete, ove compariscono i soli pilei dei Dioscuri sopra unanave, quasiché la guidassero sicura al porto . Io n' esibiscouna tra questi monumenti ^, onde si conosca la facilità <strong>di</strong>concepire la principale cagione <strong>di</strong> quelle stelle, consistenteneir allusione che facevasi dei Dioscuri a tutto il sistemaceleste, poiché si raccoglie dagli antichi scrittori che i Savidel gentilesimo chiamarono Dioscuri il superiore e 1' inferioremisfero dell'universo '.Noi ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>fattisulla nave,non già i Dioscuri personificati ma i lor berretti sormontatidalle stelle, perché i due berretti medesimi erano consideratii due opposti emisferi ^, dove appunto compariscono gliastri; e siccome l'emisfero superiore immaginavasi pertinentea Giove e l'inferiore a Plutone, 1' un de' quali restasuir orizzonte nel giorno 1' altro nella notte, così può credersiche a ciò ancora alludesse quello scambievole dominiodei Dioscuri che alternava i loro giorni, o piuttosto i lorotempi <strong>di</strong>urno enotturno. Altre interpetrazioni del significato<strong>di</strong> quelle stelle darassi in migliore occasione, e sia suffi-Gente qui aver mostrato per quali ragioni io non credoche vi si debba ravvisare in particolar modo l'astro <strong>di</strong> Marterelativo a iMeleagro, come altri pensarono ^1 Sainte-Crois, Recherch. sur les 3 Creuzer, Dionys., p. i68.mysieres du pagan., Op., Tom. 4 ^^iI, chap. I, Sect. ii, p. 44» sq. 5 Ved. p. 663.a Ved. ser. >'!, tav. T5, num. a.


673TAVOLA LXXVIII.H .0 esposto poche Tavole in<strong>di</strong>etro un Disco ' quasisimile al presente in quanto al soggetto della rappresentanza;e assai prossimo a questo anche per lo stile del <strong>di</strong>segno,per la semplicità e rigidezza dei contorni, e per lasveltezza talvolta eccedente delie figureQui dunque si ravviseranno, come là, i Dioscuri " postilateralmente in sembianza <strong>di</strong> ragionare colla figura <strong>di</strong>mezzo. L'osservatore nuovamente ritrova in essi, come negliantecedenti, 1' atto <strong>di</strong> tenere una delle gambe loro moltoelevata, quasi che salissero in alto, o dalla morte passasseroalla vita, come Omero nei seguenti versi li descriveLeda comjyan'e , da cui Tindaro ebbeDue Jì gli alteri, Castore e PolluceL' un <strong>di</strong> cavalli domatore , e V altroPugile invitto .Benché V alma terraRitengali nel sen , <strong>di</strong> vita un germeCosi Giove tra V ombre anco li onora ,Serbano: ciascun giorno ealternamenteRiapron gli occhi e chiudonli alla luce ,E gloriosi al par van degli Eterni ^Non v' ha dunque nessun dubbio che qui non sieno rappresentatii Dioscuri soventemente riconosciuti coli' appellativo<strong>nome</strong> <strong>di</strong> Castore e Polluce figli <strong>di</strong> Leda. La congiun-I Ved. tav. Lix. trad. del Pindemonte , Tom. i,a Ved. p. 5ig. p. 3io, seg.3 Homero , O<strong>di</strong>ssea, lib. xi, ^'. 3o2,


TAVOLA LXXVUI. 679zlone loro <strong>di</strong>chiarali come Dei consenti; end' è che talvoltasi <strong>di</strong>ssero in tal guisa i Castori, sottintendendosi per essi inomi d'entrambi, Castore e Polluce '.Stabilitosi per tanto in essi la qualità <strong>di</strong> assessori, o consenti,ancorché la significazione loro propria fosse a cieloe terra, come afferma Varrone =, pure assumevano in talcaso le umane sembianze, e ponevansi allato a' numi superiori,come neitempii effigiavansi, e come descriveli Ovi<strong>di</strong>oUna splen<strong>di</strong>da via neldel riluceCan<strong>di</strong>da si che dal latte s' appella ;La nobiltà del Ciel vi si riduceLa plebe alberga in questa parte e'n quella.Questa è la l'ia, la qual dritto conduceA la corte real ^ superba , e bella ,Per questa via con pompa e con decoroGli Dei n' andavo al Santo Concistoro ^Così <strong>di</strong>fatti si trovano <strong>di</strong>sposti nella Tavola presente. Quin<strong>di</strong>è che anche i Greci <strong>di</strong>ssero nà^iS(.oi colui che assiste aqualche persona, o a qualche cosa^. Né la parità loro agliDei da Omero decantata si allontana dal senso che sembramiloro attinente, mentre come assessori debbono star secoloro sedenti a consiglio , come qui sembrano, o ancheamensa ^La unione <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>vinità convocate a ragionare conquelle <strong>di</strong> maggior grado, come nell'antecedente Specchio, ed1 Arnaud, de Diis iHpiS^m sive as- x, p. 11.sessoribus et coaiuiiclis, Coin- 3 Ovi'd , Metani., lib- 1, i». 170, so.ment., cap. xxi, ext. in utriusque Trad. dell' Anguillara, ottav. 47-Thesaur. antiq. Roman., Graecar. 4 Euripid., in Troad., w. 5^2.Poleni, Voi. n, p. 798. 5 Arnaud., 1. cil. p. -j^i.a Varrò, de Lingua lat., lib. it, cap.


68 O DEGLI SPECCHI MISTICIin questo si vedono, esser soleva raccolta per classi determinate;così Omero fa comandare a Giove che si chiaminoal suo concistoro la classe delle <strong>di</strong>vinità fluviali, quelladelle ninfe e simili altre '. Ecco dunque il perchè noi ve<strong>di</strong>amoin questo Specchio rappresentati quattro uomini deitutto slmili fra loro . Sonoessi un sinedrio <strong>di</strong> Dei consentidella classe cabirica '.Rettamente anche nota il più volte lodato Schelling,che i naviganti non istimavano salutare 1' apparizione d' unsolo Dioscuro, ma il segno bensì delle due fiamme unite,poiché niun anello della catena cabirica può stare inattivoe scostarsene. Tali egli giu<strong>di</strong>ca nell'insieme loro i Cabiri,quelle gran<strong>di</strong> deità salutari che non sono adorate una peruna, ma congiuntamente. Perchè dunque il <strong>nome</strong> completamenten'esprima la comune indole, forza è che denotii collegati in<strong>di</strong>ssolubilmente come Dioscuri , ed anche magicamente;aggiungendo egli qui che se an<strong>di</strong>amo in traccia<strong>di</strong> <strong>nome</strong> per la designata idea, nessuno meglio che quel<strong>di</strong> Cabiri sarà loro appropriato , mentre nella lingua da cuiproviene , esprime nel tempo stesso il doppio concetto <strong>di</strong>in<strong>di</strong>ssolubile, e d' incanto 3* Notarono infatti altri eru<strong>di</strong>ti chei Dioscuri eran detti Cabiri da Eusebio, da Plutarco e daaltri, quando alternativamente a queste deità si attribuivanogV incantesimi ^.La mossa delle figure laterali <strong>di</strong> questo Disco non soloin<strong>di</strong>cano quanto ho notato altrove ^ , ma 1' atto ancora <strong>di</strong>\ Homer,, Iliad., lib. xx, v. 7, sq. 4 Gutherleth.deMyster. deorum Ca-2 Ved. p. G66 bir., cap. ni, ext. in Polen., The-3 Schelling, Uber <strong>di</strong>e Goitheitea saur. antiq. supp1.,Tom. 11, p. 848.Samoilirace, p. 38, not. 11 3. 5 Yed. p. 632.


TAVOLA. LXXVIII. 68lchi sta seriamente narrando o trattando alcuna cosa ' ; <strong>di</strong>che ho dato anche altrove qualche esempio =.Ma non per<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> mira il pensiero che gli Dei Consenti,propriamente dagli antichi ad<strong>di</strong>tati come tali, fosseroi do<strong>di</strong>ci Dei mas-oriori colle otto a2:£:iunte deità ^ , comeda Varrone e da altri antichi raccolgono gli eru<strong>di</strong>ti ^,e che dai Latini sotto un vocabolo stesso erano compresispecialmente nelle iscrizioni lapidarie, dove conveniva esserbrevi ^Si appellavano Consenti varie altre deità, fra le quali siannovera Bacco, allorché da Giove si costituiva in supremapotestà ^; né lo stesso Ercole da loro escludevasi, quandoera preso, come altri numi, per emblema del sole '; valea <strong>di</strong>re della forza vegetativa che gli antichi attribuivanoin tutto a queir astro, come agli altri rappresentati dai do<strong>di</strong>ciDei superiori, e dalle otto aggiuntevi <strong>di</strong>vinità. Infattiosservarono gli eru<strong>di</strong>ti che i Cabiristi non ebbero in sostanzaaltro Dio che la virtù generativa, <strong>di</strong>cendo ch^ erain ogni cosa del mondo ^Prosegue a <strong>di</strong>chiarare il eh. Schelling , in qual modo sitrovi notato Un concistoro <strong>di</strong> ben connesse deità pressogli <strong>Etruschi</strong> ; delle quali sebben fossero ignorati i nomi,presa ciascuna in particolare, pure collettivamenteconsiderateeran dette Dei Consenti, e Complici 9, vale a <strong>di</strong>-1 Ved. p. 6j8, seg. 6 Eun'pid,, in Bacch., \>. 86i, sq.2 Ved. ser. vi, tav. N4, num. a. 7 Arnaud-^ 1. cit., p. 756.3 Ved. p. 369, 494- S P- Paolino, p. 61, ap. Schelling,4 Aniaud, de <strong>di</strong>is nàPEiP0l2, 1. cit., 1. cit. p. n4, not. 11 3.ext. in Polen., 1. cit., p. ^49 9 Arnob., adyer. Gentes, lib. m, • p.5 Ibid., p. 754. sq. 123.S. IL 86


682 DEGLI SPECCHI MISTICIre Cabir!, secondo la significazione qui sopra loro assegnata. Erano queste sei essenze maschili, e sei femminili, e<strong>di</strong>noltre Giove^ cui tutti professavano comune sud<strong>di</strong>tanza .Premette frattanto <strong>di</strong> non intendere che in un essere stessoambo i sessi fossero uniti, ma nella scala delle <strong>di</strong>vinità,ciascuna personificazione, ciascun gra<strong>di</strong>no, per così <strong>di</strong>re,era ad un tempo rappresentato da due numi, uno maschile,l'altro femminile. Ciò premesso così prosegue :«Perpoco che si rifletta al doppio sesso <strong>di</strong> tutte le antiche deità,qui pure si ritrova quel settemplice numero cabirico, ilquale si <strong>di</strong>ssolve in Giove, come nella unità. Son più Dei,ma son come un solo . Coloni pelasgi, come attesta la storia,avevano trapiantato in Etruria i loro numi. Enea coiPenati <strong>di</strong> Troia sbarcò sulle coste <strong>di</strong> Lavinio . Ed è perl'appunto <strong>di</strong> questi numi etruschi che Varrone ci assicuraessere stati chiamati CompUces , non potendo vivere emorire che insieme '. Vano riuscirebbe ogni tentativo <strong>di</strong>aggiungere alcuna cosa a tale espressione, o <strong>di</strong>spinger piùoltre al vivo il concetto <strong>di</strong> queste deità consorti.. . La dottrinacabirica tenuta per sacra nel suo più intimo senso,rappresentava la vita inestinguibile ,progre<strong>di</strong>ente dall' imoal sommo, per mezzo <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> gradazioni rappresentativela universale magia, la teurgia <strong>di</strong> eterna durata nelcomplesso del mondo, onde 1' iiwisiòile , anzi 1' estramon<strong>di</strong>alsvien ridotto a manifestazione e realtà «Cosi l'eru<strong>di</strong>toOltramontano '.Applicando pertanto 1' esposte dottrine allo Specchio mistico<strong>di</strong> questa Tavola LXXVIII, noi comprenderemo in1 Varrò, ap. Arnob. , 1. cit. a Schelling, I. cit. , p. Sj, sq.


TAVOLA LXN.VII1. 683qual modo gli <strong>Etruschi</strong> posero sì spesso in questi loro sacriutensili i Dioscuri, che non furono in alcuni casi <strong>di</strong>fferentidai Cabiri, o dai numi Consenti, come si è <strong>di</strong>mostrato. Ebberoessi <strong>Etruschi</strong>, per quanto sembra, dottrine e culti specialiper questi numi, e pare che spesso due soli tenesseroluogo <strong>di</strong> tutto il concistoro cabirico, mentre nei già osservatiSpecchi sovente incontrammo due soli giovani ' . Quantunqueper altro non andassero mai <strong>di</strong>sgiunti dalla qualitàin certo modo androginica loro aUiibuita, ove si <strong>di</strong>sseromaschio e femmina da più d' un antico =, pure non s' incontranomai nello stato biforme e neppur 1' uno maschio, efemmina l'altro; ma bensì troviamo in questi Specchi misticior due maschi, ' or due femnjine ^ stare a concistorocoi numi che sogliono occupare il centro del Disco . Il carattereloro espressivo della vita, dal già lodato Schelling pocosopra notato ^, ed ancora da me, relativamente ai Dioscuri ^che ora ve<strong>di</strong>amo confusi con i Cabiri 7, e la frequenza <strong>di</strong>queste figure nei mistici Specchi, ci mostra che attamenteponevansi nei sepolcri ^ come emblemi <strong>di</strong> vita, j)er le rappresentanzeivi espresse. Egualmente si trova presso i mortiora il fallo 9, ora 1' ellera '", ora il vaso " e simili altri,che in<strong>di</strong>cano la gran dottrina insegnata nei misteri dellamagica universale connessione delle cose mondane, e della1 Ved. tav. xviii, %%., xxvi , ltii, 6 Ved. p. 479i 48'-Lxxin , Lxxvii 7 Ved. p. 49^, 497-2 Varrò, ap, Creuzer, Dionys. , p. 8 Ved. p. 3g, 117, 273.i53. 9 Creuzer, Dionys., p. aSg.3 Ved. not i. 10 Ved. ser v, p. aSg, SSg.4 Ved. tav. Lyiit. ii Ivi, p- 358.5 Ved. p. 682.


684 DEGLI SPECCHI MISTICIteurgia <strong>di</strong> eterna durata nel complesso del mondo, e dellaproprietà che ha 1' anima <strong>di</strong> partecipare col mondo <strong>di</strong> taleeternità, sebbene il corpo abbia fine; <strong>di</strong> che ho molte voltetrattato '.A convalidare questi miei sentimenti mi sia permesso <strong>di</strong>mostrare, non solamente una perfetta e necessaria coerenzacon me stesso, come lo provano le citazioni <strong>di</strong> questa miaOpera , ma ch'io mi associ anche i più accre<strong>di</strong>tati moderniscrittori che abbiano <strong>di</strong>ssertato fondatamente sulla materiamedesima, senza che mai debba da essi<strong>di</strong>ssentire, ove siarettamente trattata. Seguendo le dottrine proposte dalloSchelling nello spiegare i due Specchi delle Tavv. LXXVII,LXXVIII , ho il voto favorevole del dotto Creuzero , ilquale mi scrive nei termini seguenti: « Itaque piando mila,inrjue sinu gaudeo, qui me<strong>di</strong>ani in Itoliam te studìoriimmeoriun nactus sim commilitonem , in Germania proximesum nactus virum item ingeniosissimum eru<strong>di</strong>tissimumqueScheUingium Monocensìs Bavaricae artium Academiae abactis jqui quidem de Diis Samothraciis docte commentatusest. Vernacule Liber pro<strong>di</strong>it Stuttgar<strong>di</strong>i i8i5. Quo in libromeae i^atìoni fabularum tractandarum sujjragraturScliellingius j et alii quoque ex nostratihus paullatim magismagisque attendunt priscarum religionum indolem, et quamquevim habeantad artium opera explicanda ^ ».Da ciò argomenti chi legge, che le mie spiegazioni nonprovengono da preme<strong>di</strong>tato ed arbitrario sistema, o da fantasticheillusioni, ma dal parere <strong>di</strong> chi stu<strong>di</strong>a modernamentequeste materie con profon<strong>di</strong>tà e con metodo; giacché la1 Ivi p. 434. Heidelberg., nel Febb. del 1816.2 Lettera ms. a me <strong>di</strong>retta , da


TAVOLA LXXVlil. €85verità non si trova ne' sogni, ma nell'uniforme sentimento<strong>di</strong> molti , e separati scrittori.Crede il eh. Schelling che « dalle isole <strong>di</strong> Samotracia ricevessela Grecia per la prima volta insieme con la teogoniapiù recon<strong>di</strong>ta, la fede <strong>di</strong>una vita futura 'w. Qualche medagliaconferma un tal parere, ove si trova congiuntamenteai Dioscuri l'iscrizione aeterkitas ''. Par dunque fuori<strong>di</strong> dubbio la rappresentanza della immortalità dell' animasignificata per mezzo dei Dioscuri effigiati in questi misticiSpecchi, posti quin<strong>di</strong> nei sepolcri a consolazione <strong>di</strong> chiperdeva questa vita, nella fiducia <strong>di</strong> trovarne una migliore ^.Nasce frattanto il dubbio sulla notizia delle deità alle qualipositivamente si ristringesse la potenza cabirica. Rammentaa questo proposito lo Schelling una Dimitra, un Dioniso, unErme, ed in fine lo stesso Giove essere stati notati comeCabiri, ma non comprende « se gli Dei Samotraci fosseroa quelli per avventura solo simili, e comparabili, o se conquelli neir essenza del concetto coincidessero ^ ?:>. Egli tieneper incerto parimente inqual modo que' numi consideraticome oggetti dell' arcana dottrina si <strong>di</strong>stinguessero daimedesimi numi nel culto pubblico, e nella credenza universale; <strong>di</strong>chiarando egli che questa doppia cognizione potrebbesola <strong>di</strong>lucidare il senso della dottrina <strong>di</strong> Samotracia, ed ilsistema che propriamente le serviva <strong>di</strong>base. In conseguenza<strong>di</strong> tali incertezze chi potrà, per esempio, dar conto inqualmodo, nei tanti Dioscuri variamente rappresentati in questiDischi manubriati, non se ne trovi mai <strong>di</strong> quelli espressi1 Schelling, 1. cit,, p, 4- 3 Ved. p. i23, SaS.a Ved. ser. vi, tav. T5, niim. 3, 4 Schelling, 1. cit., p. 6, sq.


686 DEGLI SPECCHI JÌISTICIcome nei marmi ' e nelle medaglie % nellatto cioè <strong>di</strong> reggereilfreno dei loro cavalli? Perchè mai nello Specchio presentenon hanno nessun attributo <strong>di</strong> quelli che nei monumenti<strong>di</strong> culto pubblico si ravvisano ^? Queste notabili varietàmi autorizzarono in parte a denominare mistici Specchi queiDischi manubriati che in sì gran numero contengono tali<strong>di</strong>vinità misteriose ed arcane ^. Fra le incerte notizie quellaperò men dubbia dallo Schelling notata, è che queste <strong>di</strong>vinitàcelebrate in antico per Ja protezione loro accordataai naviganti j fossero provenienti dalla Fenicia, come <strong>di</strong> là siriconosce provenire un popolo navigatore più che altre nazionidei tempi antichi ^ . Qui mi giova <strong>di</strong> rammentare alcunemie osservazioni sulla commerciale relazione tra i Fenicie gli <strong>Etruschi</strong>, ^ e quin<strong>di</strong> aggiungere che per similemotivo possono questi ad imitazione <strong>di</strong> quelli aver abbracciatoassai <strong>di</strong> buon' ora il culto cabirico in preferenza dellealtre popolazioni d' Italia . Di ciò ritengo per incontrastabileprova che questi Specchi mistici, de' quali io tratto,decorati <strong>di</strong> simile culto, son frequentissimi per tutta 1' Etruria,e molti se ne trovano anche nel Lazio <strong>di</strong> lei seguacenelle religiose superstizioni i, mentre non s' incontrano maio quasi mai nel resto d'Italia^. Un aggregato <strong>di</strong> simili osservazionipossono recare qualche lume alla desiderata storiad' Etruria1 Ved. ser vi, tav. R5 , num. 4 zi. Notizie della scultura degli anti-2 Ivi, tav. T5, num. 3. chi e de' vari suoi stili, e. n, dello3 Ivi. stile etrusco, § ii, p. io , net. i, e4 Ved. p. io8. Nuova coli. d'opusc.Tom.ni.p.Soa.5 Schelling, 1. cit , p. 9, sq. 7 Ved. p. 449-6 \eà. le mie anuotazioni al Lan- 8 Ved. p. i46, 147.^


TAVOLA LXXVIII. 687Il nostro Lami occupatosi nelle ricerche delle ciste mistiche,dentro le quali si trovano per lo più anche misticiSpecchi ', assicura per le testimonianze <strong>di</strong> antichi scrittori dalui fedelmente citati, che nelle cerimonie dei Cabiri tal cistadai Fenici adopravasi ; essendo stati i Cabiri stessi confusicoi sacerdoti <strong>di</strong> siffatti riti % conosciuti col <strong>nome</strong> ancora<strong>di</strong> Coribanti o Cureti ^. Eusebio Cesariense principalmentecitato dal Lami, narra che mentre Bacco, noto ancoracol <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Dioniso, a cui si riferiscono i misteriDionisiaci tanto celebri nel paganesimo, stava in sollazzovedendo saltare armati i Cureti, subentrarono furtivamentea costoro i Titani o Giganti, fu sedotto da questi con puerilitrastulli per essere ancor pargoletto e trucidato lofecero in pezzi. Ma la morte del nume, come narrazionefavolosa , e quin<strong>di</strong> allegorica ^, si raccontava in varie maniere,come attesta lo stesso scrittore ecclesiastico. Secondoaltri era dunque Dioniso stesso fratello <strong>di</strong> altri due Coribantiche a tra<strong>di</strong>mento lo uccisero e troncatogli il capolo seppellirono alle falde del monte OlimpoAggiunge poi la varietà della favola che i fratrici<strong>di</strong> notiper alcuni col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Coribanti, e per altri con quel <strong>di</strong>Cabiria ponessero in una cista le membra <strong>di</strong> Bacco relativealla generazione, e con essa fuggissero in Etruria inqualità <strong>di</strong> mercanti , ove cedendo agli <strong>Etruschi</strong> la cista liammaestrarono circa una nuova religione, sebben gli<strong>Etruschi</strong>fossero celebri nella pietà verso gli Dei ^l Ved. p. 47- 48, 69- 4 Ved. ser. i, p. 343, seg.a Lami , sopra le ciste mistiche 5 Clem. Alexandr., Cohort. ad Gen-Dissert. Corion., Tom. 1 , p. 72. tes, Op., Tom. i, p. 16.3 Creuzer , Dionys. , p. 160.A


688 DEGLI SPECCHI MISTICIAo-oiunge in fine questo scrittore non esser meraviglia segli <strong>Etruschi</strong> s' iniziavano in siffatte indecenze, mentre gliAteniesi occupavansi delle turpi cerimonie <strong>di</strong> Cerere. ' Questaultima riflessione del citato scrittore ci conduce allacognizione che gli<strong>Etruschi</strong> veneravano anche nei tempi <strong>di</strong>Eusebio i Cabiri, coltivando i loro misteri; <strong>di</strong> che fanno fedeancora i molti monumenti a ciò relativi, e che si trovanosparsi nei sepolcri d' Etruria. È questo un nuovo argomentoper autorizzarmi altresì a rigettare quelle interpetrazioniche finora ho trovate dalle mie <strong>di</strong>fferenti .= Pongasi dunquecome probabile che i mentovati Cabiri o Cureti fosserogli stessi Fenici dalle favole in tal guisa travisati, comece ne danno sospetto i passi <strong>di</strong> antichi Scrittori superiormenteallegatiper testimonianza del Lami ^ e ne trarremola probabile induzione, che alcuni sacerdoti tra i Fenici praticandoper mare cogli <strong>Etruschi</strong> vr abbiano introdotti iriti e le religioni Dionisiache, unitamente ai misteri <strong>di</strong> Samotracia:memoria tramandata alla posterità colla nota favolache i fratelli <strong>di</strong> Bacco quivi recassero culti, e riti spettantia quel nume. Infatti ove la favola aggiunge al <strong>nome</strong><strong>di</strong> Cabiri la qualià <strong>di</strong> mercanti *, dobbiamo intenderedei Fenici , che allora erano i mercanti del mare ^ i qualiadopravano le ciste ^, e portarono il culto cabirico ancheneir isola <strong>di</strong> Samotracia :. Né osta il trovare che Varrone<strong>di</strong>chiara un tal culto introdotto in Etruria per operadei Pelasghi, mentre sappiamo che il <strong>nome</strong> loro altroX Ibi. 5 Ivi, p. 686.2 Ved. p. 662 , seg. 6 Ivi , p. 687.3 Ved. p. 587. 7 Ivi, p. 666.4 Ved, p 687.


TAVV. LXXVIII , E LXXIX. 68f)non significava se non forestieri ' e per tali si possono intendereanche i Fenici, che per molti sensi mostransi autoridel culto cabirico ^.Non avendo scritto poco <strong>di</strong> questo mistico Specchio, enon ostante restandomi a trattar tuttavia <strong>di</strong> due figure, unadelle quali si vede nel mezzo ,1'altra comparisce appena<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> tutte, mi riserbo a riassumerne il trattato, producendoal pubblico qualche altro Specchio mistico <strong>di</strong> similerappresentanza, giacché questi si trovano frequentissimi ^,specialmente nel territorio Cortonese e Chiusino11 Disco della presente Tav. LXXVIII esiste ine<strong>di</strong>to nelmuseo VaticanoTAVOLALXXIX.Q'uesto ine<strong>di</strong>to Specchio esistente nella cospicua raccoltadel sig. Durand in Parigi, e fedelmente calcato sulroriginale medesimo^ ci mostra qual era il più breve metodopresso gli antichi nell' esprimere con figure la duplicepotestà che governa il mondo.A riguardo <strong>di</strong> questo soggetto io rifletto, che quelli frai dotti , i quali spregiando quel pedantesco scrutinio delleparole che nello stu<strong>di</strong>o delle umane lettere mostrasi per or<strong>di</strong>nariopernicioso e fatale allo sviluppo del genio, e dandosi1 Ciampi, Osserv. intorno ai mo- scienze , lettere ed arti, Tom. lu ,derni sistemi sulle antichità etru- p. 38 1, seg.sche, Ved. la mia Nuova Colle- 2 Ved. p. 667 , seg.zione <strong>di</strong> opuscoli e notizie <strong>di</strong> 3 Ved. p. 678.S. IL 87


690 DEGLI SPECCHI MISTICIpiuttosto all' indagine delle cose che nelle opere o nei frammenti<strong>di</strong> esse gli antichi ci hanno lasciate scritte^ ne hannopenetrato il sentimento più <strong>di</strong> quello che generalmenteloro accorda la nostra fiducia. E poiché tanto e sì variamenteè stato scritto sulla maniera <strong>di</strong> pensare degli antichi,rapporto alle scienze loro fisiche e morali, così cred'io, cheormai sarebbe tempo <strong>di</strong> esaminarne per via <strong>di</strong> confi-onticiò che sia da tenersi per utile, separandolo dal superfluo,onde non ci occorra <strong>di</strong> leggere moltissimo per sapere appenaqualche cosa <strong>di</strong> profittevole e giusto.Gli antichi scritti egualmente che gli antichi monumentidell'arte, ci presentano delle idee e delle immagini eh' ebberoin animo <strong>di</strong> trasmetterci i loro autori . Se rettamenteinterpetriamo gli uni come gli altri, comprenderemo altresìqual fosse il modo loro <strong>di</strong> pensare a riguardo deglicorsetti da essi trattati cogli scritti e coi monumenti . INIapoiché ragionevole troviamo il supporre che gli artisti siuniformassero agli scienziati nell' esecuzione delle opere loro,e questi a vicenda secondassero quelli nelle maniered'esprimersi; così ne avviene che penetrando noi moderniil sentimento dei meno astrusi tra loro, verremo in cognizionealtresì <strong>di</strong> quegli oggetti che sebbene per se stessi piùastrusamente trattati ,pure si lasciano penetrare per la necessariaconnessione che debbono avere colle cose analoghe,le quali troviamo <strong>di</strong> più facile penetrazione ;giacché sappia»mo che l'antichità figurata si rapporta alla scritta. Da ciòne avviene altresì che gì' interpetri dell' antichità figuratapotranno trovare maggior fiducia, quando mostreranno <strong>di</strong>essere concor<strong>di</strong> con quelli dell'antichitàscritta, mentre gliuni e gli altri indagando le cose medesime, ancorché per


TAVOLA LXXIX. 691sentieri <strong>di</strong>versi, pure aver debbono dalle indagini loro imedesimi resultati.Un moderno filosofo stu<strong>di</strong>ando a fondo 1' antichità scritta,ne ha ottenuto per ultimo resultato che il sacerdozio delPaganesimo, ossia la più istruita classe degli uomini fecedei continuati progressi nelle scienze, per modo, che ilsistema del mondo essendosi gradatamente sviluppato allaloro penetrazione , trassero da tali stu<strong>di</strong> alcune ipotesi circai suoi effetti ed i suoi agenti, che <strong>di</strong>vennero quin<strong>di</strong> altrettantisistemi teologici '. I viaggi, le navigazioni, le caravane,ed il paragone dei fe<strong>nome</strong>ni in climi <strong>di</strong> zone <strong>di</strong>verse,dette loro occasione <strong>di</strong> scoprire la roton<strong>di</strong>tà della terra; dalche emanò una nuova teoria che <strong>di</strong>poi applicarono alla religione.Osservarono essi che tutte le operazioni della natura,nel periodo annuo si concentrano in due principali, quellacioè <strong>di</strong> produzione e quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione ^; che sulla maggiorparte del globo ciascuna <strong>di</strong> queste operazioni compivasiegualmente dall' uno all' altro equinozio; vale a <strong>di</strong>reche nel corso <strong>di</strong> sei mesi d'estate dominava nella naturala nascita , lo sviluppo e la moltiplicazione,, mentre all'oppostodominava nei sei mesi d' inverno un languore universale,non senza i tristi effetti <strong>di</strong> desolazione e <strong>di</strong> morte.Da ciò ne venne il sistema d' immaginare nella natura alcunecontrarie potenze in uno stato <strong>di</strong> continuata opposizionetra loro, ^ e <strong>di</strong> un perpetuo sforzo <strong>di</strong> lotta. Ora queisacerdoti avendo considerato sotto questo rapporto la sferaceleste, ne figurarono l'intieramassa orbiculare e mon<strong>di</strong>ale<strong>di</strong>visa in due parti, o due metà o emisferi; e <strong>di</strong> qui na-1 Volney, les Ruines, chap. xsii 2 Ved. p. 609, e ser. i, p. 6a6.§ lY, p. 192. 3 Ved. p. 609.


692 DEGLI SPECCHI MISTICIeque l'altra ipotesi, che le costellazioni fissate nel cieloestivo formassero un impero <strong>di</strong>retto e superiore, e quelle fissatenel cielo iemale ne formassero uno inferiore '. In questoparagrafo mostra dottamente ilmoderno scrittore citatoin che consistesse principalmente il culto dei due principiio dualismo presso gli antichi. Né ciò si potrà revocare indubbio, quando si trovi l'estratto da lui ottenuto dallame<strong>di</strong>tazione sopra antichi scrittori assai concorde colla interpetrazioneche dassi ai monumenti dell'arte analoghi all'in<strong>di</strong>cato dualismoNe sia una prova il Disco esibito in questa LXXIX Tavola,dove i due giovani quivi espressi danno la principaleidea del dualismo personificato Lo ^. scudo sul quale si appoggiano^par significativo della loro potenza, che può sostenersicolle proprie forze : così <strong>di</strong>cemmo altrove che Palla»de nacque armata dal capo <strong>di</strong> Giove imbracciando ancheessa lo scudo , col quale volevasi esprimere eh' era prontaa sostenere la potenza del nume genitore i Quel braccioche in entrambi si vede portato su i fianchi è già statoda me interpetrato egualmente per segno <strong>di</strong> potenza e <strong>di</strong>impero ^. 1' intiera figura d'entrambi non <strong>di</strong>ssomiglia daquella <strong>di</strong> molti altri giovani che negli esaminati misticiSpecchi <strong>di</strong>chiarai rappresentativi dei Dioscuri ^. 11 berrettoche vedesi in testa <strong>di</strong> questi due giovani, significativo<strong>di</strong> quella volta celeste dove stanno fisse le costellazionied erranti i pianeti 7, si <strong>di</strong>ce comunemente pileo, prove-1 Volney, 1. cit.5 Ved. p. 5oi.2 Ved. p. 624-6 Ved. tavv. xviii, p. 3o2, xx, p. 3o6,3 Ved. tavv. xnx , lìii , lxiv.XXVI, p. 33 1 , xLix, p. 483 .4 Ved. p. 571. 7 Ved. ser. i, p. i45-i47'


TAVOLA LXXIX. 6c)5niente dal greco no7o;: voce che in<strong>di</strong>ca qualche cosa <strong>di</strong>concavo, quin<strong>di</strong> atta a denotare il cielo'che solido econcavo si figuravano gli antichi ^, onde con essa vocead<strong>di</strong>tavasi anche il cranio dell'uomo •\ E poiché i Dioscurisignificano la presenza e 1' assenza del sole sul nostroorizzonte, così fu immaginato che ciascuno ritenesse la suaparte <strong>di</strong> cielo , nel cui vuoto sparge il sole i suoi raggiQuesto vuoto dentro del quale si figurano i Dioscuri , ideatosferico a guisa <strong>di</strong> un uovo ^, fece nascere la favola eh' essierano stati racchiusi nell' uovo prima <strong>di</strong> nascere ^.Se il pileo che tengono in capo in<strong>di</strong>ca l'alto dei cieli^ lamossa loro della gamba col ginocchio piegato in<strong>di</strong>ca, aparer mio ^, lo scender che fanno a vicenda nel più bassoluogo del mondo, eh' era l'inferno 7. Tutto insomma spirain essi quella opposizione <strong>di</strong> cose ^ che li costituisce appuntodue potenze tra loro contrarie 9.Dico potenze a buondritto, perchè ritengono essi principalmente 1" epiteto <strong>di</strong>Gran<strong>di</strong> Dei : voce proveniente da i<strong>di</strong>omi orientali , doveCubar vuol <strong>di</strong>r grande '"Con questo epiteto corrispondente a Cablri son venutii Dioscuri nei culti <strong>di</strong> Samotracia; ove li accenna Garronecoll'altro epiteto <strong>di</strong> Dei potenti . Secondo questo antico accre<strong>di</strong>tatoscrittore , non altro intendevasi per esse che il cie-1 Creuzer, Dionys., p. 169, sq. 6 Ved. p. 624, 628-2 Ved. ser. i , p. 147. 7Ivi p. 200.3 Caylus.Recueille d'Ant. Etr. Grec. 8 Ved. p, 609.etRom., Tom. Ili, p. 32, suiv. 9 Ved. p. 691.4 Ved. ser. in, p. iSg. lo Dupuis, Orig. de tous les cultes5 D' Hancarvillc , Reclierch. , Tom. Tom iv ,part, 11, not. , p. 83a.II, p. 107.


6^4 DEGLI SPECCHI MISTICIlo e la terra : <strong>di</strong>vinità alle quali s'iniziava a Samotracia '.Non è dunque maraviglia, come esclama un moderno scrittoredottissimo, che queste due parti in cui si finse <strong>di</strong>visoluni verso, perchè le più apparenti, contenenti le altre <strong>di</strong>vinitànel loro seno, e che a questo titolo sono allatesta dellacosmogonia, abbiano ricevuto il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> Del.Essi contenevano il principio attivo e passivo <strong>di</strong> tutta lagenerazione j ch'era uno degli oggetti principali della venerazionedegl'iniziati^. Si giunge persino a <strong>di</strong>re che questidue Dei, o principali potenze, erano considerati altresìcome agenti maschio e femmina, i quali conservano fraloro i rapporti che l'anima, o il principio del movimentoha coi corpi, o colla materia che li riceve ^. Ora affinchèanima e corpo, spirito e materia, maschio e femmina , umidoed arido, ec. si uniscano come cause a produrre unqualche effetto, è necessario che tali oggetti siano tra lororeciprocamente opposti e contrari, altrimenti un tale aggregato<strong>di</strong> dualismo <strong>di</strong>rebbesi aumento <strong>di</strong> maggior quantità<strong>di</strong> una cosa medesima, e non unione <strong>di</strong> varie cose.Frattanto il perfetto accordo o accoppiamento degl' in<strong>di</strong>catioggetti <strong>di</strong>scordanti nel dare occasione agli effetti chen emanano , era in<strong>di</strong>cato , a mio parere , dalla perfetta somiglianzadei due oggetti personificati nei due giovani <strong>di</strong>questi Specchi mistici ; come la concorde unione del giornoe della notte , dell' estate e dell' inverno producono laserie dei tempi, l'accordo dello spirito colla materia dà esistenzaagli animali , f unione del maschio colla femmina dài Varrò, de Lingua Lat. , lib. iv, 2 Dupuis, 1. cit., part. i, p. 3o4.§ 10, p. Il- 3 Ivi, Tom. 1, par. n, p. 4^8.


TAVV. LXXlX, E LXXX. 696vita e vegetazione agli esseri della terra; onde Plutarco <strong>di</strong>ce« che due <strong>di</strong>fferenti potenze producono le mutazioni dellequali il mondo è capace « '. Anche Bacco partecipe deidue sessi è figurato con due teste virili ^Ora dunque inten<strong>di</strong>amo in qual modo stu<strong>di</strong>avasi dagliartisti <strong>di</strong> rappresentare i due giovani perfettamente similitra loro, e nelle attitu<strong>di</strong>ni stesse delle membra del corpo,onde mostrarli atti alla reciproca unione, ma frattanto lasituazione loro è sempre in un senso opposto l'una all'altra.Ciò mi fa credere che per questa ragione i loro pie<strong>di</strong>sieno in situazione <strong>di</strong> scendere in ambedue le figure, mentrealtrove abbiamo veduto che la situazione predetta era inuno <strong>di</strong> essi espressiva dello scendere, nell'altro del salire ^I cinque punti o globetti del campo avranno probabilmenteil significato della reciproca unione dei Dioscuri, ^vedendosi in altri Dischi non altrimenti i cinque in<strong>di</strong>catiglobetti , ma alcune linee che passando dall' una all' altrafigura ed incrociandosi, formano al punto <strong>di</strong> contattofra loro e coli' estremità i cinque in<strong>di</strong>cati punti che si vedonoin questa composizione.TAVOLA LXXX.N.essuna favola, ch'io sappia, racchiude il fatto in questomistico Specchio delineato, ma vi si debbe, cred'io,ravvisare una rappresentanza del tutto simbolica.Un passo <strong>di</strong> Clemente Alessandrino relativo ai Cabiri che1 Ved. p. 5og, scg. 3 Ved. p. 624.2 Ved. ser, 111, p. i46. 4 ^ed. tavv. xx, xxvi, lvh .


6q6 DEGLt SPECCHI MISTICIportarono il culto <strong>di</strong> Bacco in Etruria \ ove leggevasi cheBacchi pudendurn (^Ci'stae) inclusum in Tusciam detulere, ciguida alia cognizione del significato da intendervisi. Noisiamo già informati appunto per questa dottrina che inEtruria prevalse la religione cabirica ove assai figuravanospecialmente i Dioscuri , ai quali prestavasi un culto che riguardavaprincipalmente il dualismo dei Geni =.Ora <strong>di</strong>rò sopra quali massime si crede che fosse stabilitoun tal culto « Essendo stato osservato che tutte leoperazioni della natura si riducono a due principali nelperiodo annuale, cioè la produzione e la <strong>di</strong>struzione,- che sullamaggior parte del globo ciascuna <strong>di</strong> esse operazionisi compie egualmente tra luno e l'altro equinozio, cioè chenello spazio dei sei mesi <strong>di</strong> estate tutto nasce e moltiplicae che ne' sei mesi d' inverno tutto languisce e si spossa ;supposero dunque gli antichi Gerofanti , che nella naturaesistessero due contrarie potenze ^ in uno stato <strong>di</strong> continualotta tra loro ^w. In tali contrasti era la luce unitamente alcalore dei raggi solari la potenza principale che vittoriosamentetrionfava. Era perio<strong>di</strong>ca questa vittoria, come perio<strong>di</strong>coè il corso del sole ^ ; tantoché all' equinozio <strong>di</strong> primaveratrionfava delle tenebre, ed in quello <strong>di</strong> autunnorestava spossata , ed io certo modo anche vinta dalla superioritàdelle notti , che all' entrare <strong>di</strong> quella stagione incomincianoa prevalere sui giorni. La natura stessa s'illan-1 Clrm. Alexandr. , ia Protreptr, 4 Volney, les Ruiaes, <strong>di</strong>ap. xxii , 5Op. , Tom, I, p. 16. IV, p, 192, suiv.2 Ved. p. 626, 627. 5 Ved. ser. vi, tav. A4, num. 1.3 Ved. p. 5og.


TAVOLA LXXX.^97gui<strong>di</strong>sce e si snerva mancando intieramente della sua fecondanteattività.delQuesta fisica osservazione formò uno dei principali oggetticulto degli antichi misteri, ove se ne conservò !a memoria,me<strong>di</strong>ante la favola delle mutilazioni <strong>di</strong> varie deità, oveebbero luogo principalmente indecenti trattenimenti sulleevirazioni <strong>di</strong> Bacco, <strong>di</strong> Osiride, <strong>di</strong> Atti, non meno che glismembramenti dei corpi dell' istesso Bacco, e d Osiride, e lelacerazioni <strong>di</strong> Adone ', ed inclusive <strong>di</strong> Gio\e '; nò da talioffese andò esente il cattivo Genio sotto le sembianze <strong>di</strong>Tifeo ''. Ora si rammenti chi lesrge aver io £:ià notato chea Giove furono tagliati i nervi dei pie<strong>di</strong>, onde spossato intal guisa <strong>di</strong> forze gli fosse impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> procedere alla vittoria^, Ciò accadde allorché Giove, come Genio buono, ebbeguerra con Tifeo, Genio cattivo. Dunque fra questi dueGeni si tratta <strong>di</strong> contrastare la forza <strong>di</strong> agire.In questo Disco vedo altrettanto : unguerriero combattendocon l'altro ha già troncato un braccio all'avversario,togliendo ad esso in questa, guisa tal forza <strong>di</strong> agire. Maqual era mai quest' azione che dall' uno impe<strong>di</strong>vasi all' altro?È facile scioglierne il significato: il Genio buono impe<strong>di</strong>rvoleva al cattivo <strong>di</strong> fare il male , ed il cattivo impe<strong>di</strong>va albuono <strong>di</strong> fare il bene. E questo bene e questo male, iodomando, in che mai consisteva? L'evirazioni <strong>di</strong> Atti, <strong>di</strong>Bacco, e <strong>di</strong> Osiride par che ne mostrino più chiaro l'oggetto.Il bene che gli uomini dalla provvidenza attendevanoera l'ubertà che concorre ad alimentarli, me<strong>di</strong>ante le produzionidella natura. Queste vegetano nella buona stagioneI Ved. p. 264, e ser. 1, p. 6o3. 3 Ved. p. 4o2, e ser. in, p. 228.a Ved. ser. i, p. 552, seg. 4 Ved. ser. i, p. 552 553 :S II 88


6g8 DEGLI SPECCHI MISTICIsotto un sole che si trattiene più della notte sull' orizzonteed ecco un bene. Se questa ubertà si arresta me<strong>di</strong>ante lospossamento della natura, che più non produce per la sopravvenienza<strong>di</strong> lungiie notti e <strong>di</strong> una cruda stagione chequeste conducono, ecco un male, ma un male che siristringealla produzione impe<strong>di</strong>ta, e per conseguenza in<strong>di</strong>catadall' evirazione <strong>di</strong> Osiride e dalle membra racchiuse nellacista portata dai Cabiri in Etruria '. In questo Specchioè mostrato più decentemente un tale spossamento dellanatura. Uno dei Geni in contrasto avendo perduto un braccioè restato inattivo, come inattivi sono i raggi del solenel superiore emisfero allorché quell' astro si trattiene maggiormenteneir inferioreDopo ciò che ho scritto circa la relazione <strong>di</strong> questarappesentanza allegorica coi misteri <strong>di</strong> Bacco , non parràstrano il trovare una corona d' ellera nel contorno delloSpecchio che esibiscoIo traggo questo monumento dalle opere del Caylus, ilquale ne dà la grandezza del <strong>di</strong>ametro in cinque pollici e<strong>di</strong>eci linee. Rapporto alla rappresentanza ristringesi a <strong>di</strong>resoltanto che è singolare per il combattimento <strong>di</strong> due gla<strong>di</strong>atori,perchè non hanno berretto, né alcuna cosa cheli possa far riguardare come eroi o gente guerriera *1 Ved. p. 696. Grec. et Rom., Tom. it, PI. xxvi2 Caylus, Recueille d' Antiq. Etr. ,num. i, p. loy, suiv.


^99TAVOLA LXXXI.Ì3e il mio lettore non è restato abbastanza convintodalla spiegazione che ho data allo Specchio della Tavola antecedente,potrà essere so<strong>di</strong>sfatto leggendo la presente, <strong>di</strong>stesada un reputatissinno letterato del nostro tempo, il qualesi compiacque <strong>di</strong> trasmettermene Io scritto ine<strong>di</strong>to, perchèio la facessi conoscere al Pubblico nell' Opera che orascrivo. Io reputo questo soggetto quasi simile a quello dellaTavola antecedente, ove solo cambiansi le persone: cambiamentoche può giovare a migliore intelligenza del soggettoespresso nell' uno e nell' altro Specchio; e molto più nell'essere unito al dotto coniente del eh. prof. Vermiglioli,nel quale si legge tutto ciò che avrei dovuto scrivere iostesso in mancanza <strong>di</strong> quello . Egli si astiene dalle riflessioniche io vi aggiungo, sì percliè non ebbe al par <strong>di</strong> meil comodo dei molti confronti adunati in quest'Opera, sìperchè finora non era costume dei letterati <strong>di</strong> penetrare cotantominutamente nel sentimento allegorico delle favole edelle rappresentanze dell'arte, come ora con molti altri deipiù moderni scrittori ho creduto utile ancor io <strong>di</strong> penetrare.Ecco per tanto la interpetrazione del già lodato eh. professore.ce iVe/ museo pubblico <strong>di</strong> Perugia esisteconosciuti finun Disco dì queiqui col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> patere etnische. La suarappresentanza nel lavoro graffito, se non è nuova, è almenorarissima nelle antichità figurate . L' argomento sembraintieramente simbolico . Minervaricoperta delle sue solite


700 DEGLI SPECCHI MISTICIvestimenta mìlilnri e col suo <strong>nome</strong> in etrusco, colla sinistraarmata della solita sua asta spinge un colpo ad un uomomilitarmante vestito in atto <strong>di</strong> fiederli il ventre od il fiancosotto le coste. La Dea gli ha già reciso il braccio destro, che in aria <strong>di</strong> trionfo solleva in alto , tenendolo pel pericarpio.L' eroe militarmente vestito in atto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi stacon il ginocchio destro piegato a terra, e porta prossimamentealla sua testa il <strong>nome</strong> arpabe Akrate , che noi spieghiamosenza forza, riconoscendovisi chiaramente Va privativadei Greci. Sembra a me dunque che la rappresentanzasua simbolica sia facilissima a spiegarsi col <strong>di</strong>re ecol mostrare, che la Sapienza , <strong>di</strong> cui è simbolo Minervasa vincere anche la Fortezza ed il Coraggio^ e per <strong>di</strong>rla inbreve , la Sapienza sa superare la Forza . jSon è la primafiata <strong>di</strong> veder personificato il Coraggio e la Fortezza , e nellemonete Alessandrine <strong>di</strong> Galba si ha ripetute volte conla voce KPATH2I2 il Coraggio E '. vi è pur da notare la <strong>di</strong>fferenza,che mentre questa virtìt simbolica nel nostro Discoè personificata in forma d'uomo, nelle addotte moneteè in forma <strong>di</strong> donna . Questo <strong>nome</strong> Aerato passò ad esser<strong>nome</strong> usitato anche nella <strong>nome</strong>nclatura romana, e se ne trovanovari esempi nei collettori delle antiche lapi<strong>di</strong>. Sullevoci poi ax^paroj ed axpxTot produsse delle dotte illustrazioniGiovanni Tocipio nella sua e<strong>di</strong>zione dell Opere <strong>di</strong> LonginoMa per non aver io veduto quest'e<strong>di</strong>zione del Tocipio, nonso <strong>di</strong>re su quali rapporti abbia esso spiegato quelle voci-In Apollodoro zpareiv stu per superare, come in altri classici.Se quest'ornato od accessorio come chiameremmo noi, so-1 Zoega, Nutn. Aegypt., p. 33 34.


TAVOLA LXXXI.70Ipra la t^sta d'Aerato è una stella.^ come sembra, mi piace<strong>di</strong> riferire su <strong>di</strong> ciò quanto scrive il eh. sig. Pietro Vivenzioin una lettera al sÌ£^ . d' Asìncourt ' . j^« Fu certo ritrovamento giu<strong>di</strong>ziale degli antichi maestrisegnare gli astri presso )e figure, acciò si comprendessemeglio, che quelli fossero Dei, o che da essi <strong>di</strong>scendessero,siccome è notabile <strong>di</strong> Ercole, <strong>di</strong> Teseo, d'Ippolita,<strong>di</strong> Pantasilea, e figure tali. Onde è che non mi persuadel'eru<strong>di</strong>tissimo Cristiano x\ma<strong>di</strong>o Heyne, il quale degli accessoriiastriferi ne accagiona l' imperizia de' primi pittori'; nésaprei <strong>di</strong>rvi come il dotto Visconti abbia recata a prova deisuoi dubbi un'opinione tanto strana. Heyne forse Aide pochivasi, ma non siam ciechi noi per non vedere segnatigli astri sulle opere eccellentissime dei tempi migliori dellapittura, su <strong>di</strong> che non mi andrò io perdendo in citareesempi particolari, incontrandosene dappertutto . w« Fra qui non so oppormi alla massima generale <strong>di</strong> questadottrina, e se Grate o // coraggio da Minerva o dallaSapienza privato della sua attività fu figliuolo <strong>di</strong> qualchenume, perocché riguarda la stella soprapposta alla sua testa,potrebbe applicarsi ciò che il sig. F ivenzio <strong>di</strong>sse <strong>di</strong>Ercole, Teseo ec. j sempre però che i suoi ri/lessi non <strong>di</strong>anoluogo ad obiezioni. Ma se questo Disco fu mai uno strumentoadoperato nelle feste bacchiche , e per questo presoad esame, vi potrebbe essereun motivo <strong>di</strong> più per crederlo,se l'ornato che lo circonda ederaceo, come sembra, è<strong>di</strong> una pianta al nume sacra. In quella stella vi si potrebbeI Giornale Enciclope<strong>di</strong>co <strong>di</strong> FIren- i Memorie <strong>di</strong> Gottinga, Dissert. su ize, Tom. iii, num. 33, Settem- vasi etruschi.bre. 18 II.


702 - DEGLI SPECCHI MISTICIriconoscere un semplice astro . Bacco e la sua religione ebberoparte negli astri e qualche luogo della storia cosmogonicaed astronomica, e qualche altro della <strong>di</strong>onisiaca <strong>di</strong>Nonno, e qualche nuova ideadel eh. Creuzer sulle sue dottrine<strong>di</strong>onisiache ci potrebbero istruire su <strong>di</strong> tali ricerche,ed in questo caso sarebbe quella parimente una circostanza<strong>di</strong> non piccolo peso, per confermarci nella nuova ed assaiben calcolata dottrina del cav. Inghirami, il quale insua nuova Opera <strong>di</strong>mostra quasi ad evidenzaquestacome tali Dischimanubriati non si debbono tener per patere ed istrumentida sacrifizi^ come si sono tenuti e reputati fin quima sibbene per sacri Specchi de<strong>di</strong>cati principalmente alculto <strong>di</strong> Bacco, ai quali si è data intanto la forma rotonda,quasiché in essi Dischi si dovesse riconoscere adombratala macchina mon<strong>di</strong>ale e celeste , appunto per quellerelazioni cosmogoniche, le quali passarono secondo l anticafilosofia e teologia fra V antica cosmogonia e teogonia anche<strong>di</strong>etro la dottrina <strong>di</strong> Orfeo, Omero, Esiodo, ed altri ' w:così il VermiglioliPoche altre riflessioni che si aggiungano alla dotta interpetrazionedel eh. professore ci condurranno alla convenienteintelligenza <strong>di</strong> questo soggetto, posta in perfettoaccordo con quella della Tavola precedente, e della interpetrazioneche oi stesso vi ho aggiunta . La positura dell'uomo loricato è ripetuta sovente sulle medaglie nelle personificazioni<strong>di</strong> città o province superate e vinte da qualcheprincipe guerriero^; tanto che se xparjiv sta per superare, comeavverte il Vermiglioli, ^ ««pstTo; starà per colui che soc-1 Lcitnra ms. a me <strong>di</strong>retta nel No- 2 V^ed. ser vi, tav. U5 , num. 3.vembre del 18 16. 3 Ved. p. 700.


TAVOLA LXXXI.7o3combe per mancanza <strong>di</strong> forza. In ogni caso qui si volledunque in<strong>di</strong>care una forza superante in Minerva, ed unasuperata nel genuflesso guerriero . Noi d' altronde già vedemmoche Minerva armata significa la forza <strong>di</strong> Giove". Ella veste <strong>di</strong>fatti l'egida stessa che <strong>di</strong>fende Giove ilbuon Genio contro i Geni perversi =. Qui dunque potremointendere significataMinerva per lo stesso Genio buono incontrasto col Genio cattivo, e in tal caso il soggetto <strong>di</strong>questo mistico Specchio è in tutto analogo all'altro dellaTavola precedente'Aderirei al parere del eh. Vermiglioii che qui si rappresentila Sapienza in atto <strong>di</strong> superar la Fortezza e il Coraggio^, se avessi frequenti esempi che in questi bronzi sirammentassero siffattemoralità; ma siccome per or<strong>di</strong>nariovi si ravvisa la teologia fisica e mistica del paganesimo, cosìpropongo un <strong>di</strong>versoparere, perchè mi sembra più coerentealla generalità <strong>di</strong> queste rappresentanze. Infatti come sipotrebbe spiegare con significato morale quella composizionedella Tavola antecedente? Dov'è Minerva o altro in<strong>di</strong>zio<strong>di</strong> sapienza? Eppure il fatto è sicuramente analogo aquesto , mentre ambedue i soccombenti hanno perduto unbraccio nella pugna, ed ambedue compariscono <strong>di</strong>sarmati.Oltre<strong>di</strong>chò mi si <strong>di</strong>ca qual rapporto può avere il troncamento<strong>di</strong> un braccio col trionfo della Sapienza che sa vincereanche la fortezza e il coraggio^?Noi conosciamo un soggetto, non giàmorale ma fisicofrequentatissimo dagli artisti non meno che dai poeti antiiVed.p. 571. 4 ^ed. p. 700.a Ivi. 5 Ivi.3 Ved. p. 697.


^04 DEGLI SPECCHI MISTICIchi nelle opere loro. Questo è 1' annua perio<strong>di</strong>ca rivoluzionede^li astri e gli effetti della varietà delle stagioni chein questo mondo essa produce . Io ne parlo molto anchealtrove, senza che qui ne ripeta le circostanze '. A personificarequesti effetti si finsero dei contrasti tra i buoni e<strong>di</strong> cattivi Geni ', sotto la favola della guerra tra i Gigantiegli Dei. Ivi tra le altre cose narrammo che. Minerva ebbela pili gran parte nella vittoria dagli Dei riportata sopra iGiganti ^,per cui questo avvenimento era principalmentericamato sul velo che gli Ateniesi offrivano a questa Deanella festa delle Panatenee '», come in molti monumenti dell'arte5. Noi la incontrammo anche in questi Specchi occupataa reprimere un Genio perverso ^^ né in senso <strong>di</strong>verso si debbeintendere, a parer mio rappresentata in questa LXXXITav. Son due Geni <strong>di</strong> opposta natura, cioè buona e cattiva traloro in contrasto, come lo furono Giove e Tifeo -, Osiridee Tifone esimili altri ^ Celebre tra le altre vittorie <strong>di</strong> Minervasopra i Giganti è quella <strong>di</strong> Encelado 9 sul quale essagettò risola della Sicilia mentre quello smisurato Gigantefu£:2:iva'°.Seguendo questa traccia si rende conto anche del braccioche tiene in mano, e della perfetta corrispondenza col<strong>nome</strong> scritto suU' eroe, e dottamente interpetrato dal Vermiglioli.ApoUodoro scrive che i primi figli che il cielo ebbe1 Ved. ser y , p. ^oi , e tutto il 5 Ved. ser vi, tav. Z4, num. 3.Ragionamento v, della ser. iii 6 Ved. tav. xxxviii, p. ^'^o.a Ved. ser. iii, p. 235. 7 Ved. p. /ioi.3 Arislid. , Oralion. , Tom. 1, p. 11. 8 Ivi.4 Meursius, ap.Clavier.not. ad Apol- 9 Ved ser. i, p. jS, 535.lodor. , Bibliolh., Tom. 11, lib. i, 10 ApoUodor. , Biblioth. , lib. i crp.cap. VI, not. 7, p. 68. vi, $ a, p. 3i.


TAVOLA LXXXl.7o:idalla terra sua sposa erano invincibili per la loro forza egrandezza, ed infatti rappresentavansì Giganti dotati <strong>di</strong>cento braccia per ciascheduno ' . Erano dunque le bracciaun segno espressivo <strong>di</strong> forza, e per conseguenza la mancanza<strong>di</strong> essa era bene in<strong>di</strong>cata dalla privazione <strong>di</strong> braccia.Dunque il braccio che tiene in mano Minerva è laforza che ha tolta al Gigante, avendolo in tal guisa resoimpotente all'azione <strong>di</strong> fare il male. Un altro articolo<strong>di</strong> Apollodoro e' istruisce che Tifone, o piuttosto Tifeo % essendovenuto alle prese con Giove gli tolse il fulmine, e<strong>di</strong>mpadronito della persona gli tagliò i nervi dei pie<strong>di</strong> e dellemani^ e li nascose ^. Eoco dunque un'altra espressioneatta a rappresentar Giove spossato <strong>di</strong> forze. Mercurio edEgipane, ritrovati que' nervi, li restituirono a Giove, il quale,come narra lo stesso Apollodoro, acquistate nuovamentele forze montò nel carro tirato a quattro cavalli, ondeinseguire il perfido Gigante che, sebbene fuggitivo, fu da"^Giove schiacciato con avergli gettato addosso il monte Etna.Qui voglio anche notare che sì <strong>di</strong> Giove e sì <strong>di</strong> Minervafu narrato che opprimessero Encelado sotto il pesodella Sicilia o dell' alto suo monte . Dunque si attribuiscead entrambi l'atto medesimo; tantoché non è da maravigliarsi,qualora nello Specchio ch'esamino sia posta Minervain luogo <strong>di</strong> Giove ad opprimere im Gigante , volendociò significare, credo io, che il Genio buono, o la sua <strong>di</strong>vinasapienza occupasi a reprimere il male ed apportare ilbene in questo mondo .1 Apollod. , lib. I , cap. 1 , § I, p. 3. p. 35 ,s VeJ. ser. i, [T. 552, seg. 4 Ved. ser. vi , tav. L4, nnm, i.3 ApoUodor. , 1. cit. , cap. vi , § 3S. II. 89


7u(JDEGLI SPECCHI MISTICIAltri esempi mi somminislra la favola, onde trarre argomentodelia identità <strong>di</strong> Giove con IMinerva anche nell'azioneche in questo Specchio ve<strong>di</strong>amo espressa. Leggesi nelpoema <strong>di</strong> Nonno che nel vittorioso contrasto avuto da Giovecoir avversario e perverso GenU) Tifeo, il Tonante scagliatoun fulmine colpi Tifeo per modo, che troncatagli dall'immenso corpo una mano, gli cadde senza neppure staccarsidal masso <strong>di</strong> pietra che stringeva per iscagliarlo versoil trono <strong>di</strong> Giove ';e questi furono gli ultimi sforzi <strong>di</strong>un Genio perverso contro le heneficeiize che do\e\ano prevalerea nostro vantaggio ^. Altri poi a d inerenza <strong>di</strong> Nonnotacciono della per<strong>di</strong>ta della mano, ma notano quelladel sangue come ultimo tracollo del soccombente Tifeo ^.Nel nostro Specchio è notata dall' artefice nel soccombentela per<strong>di</strong>ta del sangue, della mano, e del braccio,<strong>di</strong> cui trionfa IMinerva. Non sosterrò che debbasi <strong>di</strong>re Encelado,o Tifone, o Tifeo colui che nel Disco porta la grecaleggenda <strong>di</strong> Aerate; <strong>di</strong>rò peraltro che per gli addotticonfronti, quel <strong>nome</strong> significhi mancanza <strong>di</strong> forza, e oppressione<strong>di</strong> un cattivo Genio posto a paragone col Geniobenefico, vale a <strong>di</strong>re colla Provvidenza <strong>di</strong>vina; <strong>di</strong>che trattoanche altrove ". Aggiungasi avere io detto in principioche molte furono le antiche poesie relative a questo argomento5, perchè era uno dei principali fondamenti del paganesimo^. h probabile che 1 artista del Disco seguisse unadelle Gigantomachie non giunte fino a noi. Un in<strong>di</strong>zio assaiforte lo tiaggo da quel serpe che scorgo lateralmen-I Nonn., Dionys. , lib. II, V. 428, S(j. 4 ^'^"l- P- 4°! •a Ved. p. 4o> , seg. 5 Ved. p. yoS , spg,3 ApolloJor. , 1. cit. , p. 3^. 6 Ved. p. 696, seg.


TAVOLA LXXXI. 707te accatto al Gigante, rammentandomi aver già scrittoche i serpi sono in cento guise aderenti a quei mostri, ene do a luogo loro giustificati i motivi ' . E siccome dobbiamosupporre che tendessero tutti a significare una cosamedesima, cosi era d'uopo <strong>di</strong> penetrare il sentimento elo sp>irito della favola, come per i citati confronti ed approssimazionimi sono ingegnato <strong>di</strong> fare, ove mancano leparole <strong>di</strong> un qualche antico esprimenti questa favola.Si aggiunge che noi frequentemente abbiamo trovatoin questi Specchi la personificazione dei due opposti Geni,e più motivi ci fanno credere che si usassero nei misteri'. Ci avverte Plutarco altresì che queste idee dei dueGeni erano la base <strong>di</strong> tutte le favole sacre destinate ai misteri^ e nei sacri arre<strong>di</strong> dei misteri noi le troviamo in moltemaniere figurate. Piìi chiaramente abbiamo da Lattanzioche volendo Id<strong>di</strong>o creare il mondo, incominciò dal formaredue sorgenti da cui emanassero le cose create, cioèdue spiriti 1' uno buono, l'altro cattivo, il primo de' qualirimase presso <strong>di</strong> lui, l'altro spogliato dell'indole <strong>di</strong>vina passòdal bene al male in forza dei suo libero arbitrio, <strong>di</strong> cuinon venne privato ^: nuovo argomento per intendere comela mano significhi la potenza, e come questo simboloprincipalmente s' impiegasse dagli antichi per trattare leastratte idee delle due contrarie potenze concorrenti allacostituzione delle cose specialmente sublunari e terrene ^.1 Ved. ser. i, p. 85, 44» 1 e ser. 4 Lactant., Instimi. , lib. 11, cap. ix,V, p. 570. p. 4* . sqaVed. p. Si), z^c). 5 VeJ. spr. v, p. 5og, seg. , 56g,3 Fiutare. , de Isid. et Oslrid., Op., 58o , 626.Tom, 11, p. SOq.


7o8TAVOLA LXXXIIN


TAV01.A LXXXII. 7oqnon già me<strong>di</strong>ante l'odore <strong>di</strong> una quaglia, secondo che scrive ilcitato Clavier ', ma <strong>di</strong> una capra, come riducendo il testo amiglior lezione sospettò il dotto lablonski ^ e con piìi forteargomento stabilì il Dupuis anch' esso dottissimo ^ della qualfinzione si dà conto nel seguito <strong>di</strong> questo esame . Narranoparimente che la madre Asteria convertita in una caprasi gettò in mare per evitare le aggressioni <strong>di</strong> Giove ^, ilquale impiegò il soccorso <strong>di</strong> un'aquila ^ ad oggetto <strong>di</strong> possederla,e precipitò <strong>di</strong>poi la sventurata ninfa nel mare ^.Questa favola che per se stessa manca totalmente <strong>di</strong> sensocomune, prende forma <strong>di</strong> ragionevole se la spiego astronomicamente.Notiamo primieramente che Ateneo riportandole parole <strong>di</strong> Eudosso, <strong>di</strong>ce che i Fenici sacrificavano lecapre ad Ercole 7, e ve<strong>di</strong>amo costantemente che queste capreintrodotte nel culto o nelle favole sacre si riferisconoper or<strong>di</strong>nario alla costellazione dell' Auriga ^, presso cui sitrova il sole all' equinozio <strong>di</strong> primavera 9. All' entrar dell' inverno,quando il sole è nel Sagittario '", dove ha domicilioGiove con la sua aquila ", succede che levandosi il sole tramontaallora la Capra '^j la quale par che precipiti nel mare,ove nascondesi perseguitata dal sole eh' è nel domicilio <strong>di</strong>I Ibld. p. 392, Op., Tom- ni, p. 449*% Pantlieoa Aegypt. , Pars i, lib. ii, 8 Ved. ser. i , p. no.cap. in, § 10 , p. 198- 9 Ivi.3 Dupuis, Orig. de tous les cuUes 10 Ved. p, 629 e ser. v, p. 556 seg.Tom. n, part. 1, p. 35o . 11 Ved. ser. vi, tav. R5 , num. a,4 ApoUodor. , llb. 1, cap. iv, 5 • • ^ s^r. v, p. 563, seg.p. 18. la Eralosllien., ad Arat. Phaenom.,i Ovid. , Metam. , lib, vi, y- 608. eit. in Uranolog. Petav., Tom. 1116 Hygin., Fab. lui, p. 117. cap. 11 , p. i^'^ ,3^11. SagitCariiis .jAlhen.jDeipnos., lib. ix, cap.vLvii,


7 IO DEGLI SPECCHI MISTICIGiove con la sua aquila, come se Giove stesso perseguitassela Capra col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> ninfa Asteria. Giove infine la ragf'-iun^e,vale a <strong>di</strong>re che la costellazione della Capra, o dell'Aurigaov'ella è compresa, levasi col sole allorquando ènel Toro <strong>di</strong> primavera ' ,quasiché sorgessero da un lettomedesimo. Da un tal concubito nasce Ercole, o quella virtù<strong>di</strong>vina in esso personificata dagli antichi, quando laconsideravano come efficace a restituire alla terra la facoltà<strong>di</strong> fruttificare nella primavera, dopo la sterilità dell' inverno,come da Plutarco, da Giovanni Diacono, e da altri antichiscrittori traggono i dotti dei nostri tempi ^. Noi rileviamoche non solo un sorgere o nascere, ma un risorgere ancorasi finse nella citata favola d' Ercole, e sempre accennandola Capra che sotto le sembianze <strong>di</strong> Asteria dette a quelnume il natale.Ercole, come prosegue il citato Ateneo, parte per la Libia,e <strong>di</strong> poi essendo ucciso da Tifone, come si <strong>di</strong>sse, torna <strong>di</strong>nuovo a vivere ,quando per opera <strong>di</strong> lolao accosta alle suenarici lodore <strong>di</strong> una capra ^. Ciò spiega che il sole dopo averprodotti i calori estivi segnati allegoricamente dalla Libia^s' incontra nell' equinozio d' autunno, quando passa nei segnidell' inferiore emisfero, finti dalla <strong>di</strong> lui morte procuratalida Tifone, che allora domina la squallida natura ibernale;e <strong>di</strong> nuovo torna Ercole in vita, quando si accosta il sole allaCapra nell'equinozio <strong>di</strong> primavera, come ho detto. Ciò rappresentain pochi accenni il corso del sole, che annualmenteravvicinandosi alla Capra celeste procura il bene alla buona1 llipparc, ad Arat. Phaenom., exl. a Creuzor, Dionys. , p. i^ììq Uranolog. Pelav., Tom. Ili ,lib. 3 Alhea- , 1. cit.II , cap. ult., p. i32 , art. yiuriga.


TAVOLA LX^iXII. 7 I 1Stagione dopo il male che ha dominato nella cattiva; e conquesto vicendevole contrasto governasi la natura mon<strong>di</strong>ale;se pure è ammissibile, come sembra ragionevole, che gli antichi<strong>Etruschi</strong> abbiano ricalcate le medesime idee che servin^no<strong>di</strong> norma ai Pittagorici, i quali asserivano che il mondocomponevasi <strong>di</strong> due principii, l'uno de'quali chiamarono contrasto^ r altro affili/là delle cose '.A nonna dei citati scrittori questo sole, questa virtù<strong>di</strong>vinaebbe vari nomi in Egitto, secondo la varietà dell'influenzache in <strong>di</strong>versi tempi aveva sulla natura ciò che attribuivasiad Ercole. Egli dunque fu anche riguardato, come Arpocrate,un nume indebolito o prostrato, non avendo forzabastante da sostenersi retto nei pie<strong>di</strong>, mentre nell'invernoanche ilsole è fiacco ', snervato e privo del vigore che locostituisce agente nella natura vegetabile ed animale ^, percui si immaginò allegoricamenteun Ercole che può <strong>di</strong>rsi ostigio , o ibernale, o sotterraneo, come sotterraneo si considerail sole nel tempo d' inverno ^. Per questa ragione troviamoaggiunto all'Ofiuco o Serpentario delle costellazioniil <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Ercole, come assegnali Teone ^ mentre essa èregistrata in cielo nella via dove scendono le anime nelregno stigio ^ , dominando in un tempo <strong>di</strong> male, <strong>di</strong> tenebree d' inverno 711 <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Tifone introdotto nell' in<strong>di</strong>cata favola ci con-1 CudwonU, Syst. intellect. , Tom. 5 P. ii6, ap. Dupuis , de la Sphe-1, cip. IV, p. 3i5. re et de ses parlies, Oeuvr., Tom.a Creuzer, 1. cit. , p. \^o. vi, par. ii , p. 349-3 Ved. sor. i, p. 55a, seg. e sor. 6 Ved. ser. i, p. 258.11! , p. i35 . 7 Ivi, p. 58i.4 Ved. ser. v, p. 2Gi.


712 DEGLI SPECCHI MISTICIduce a ravvisare in quest'Ercole da esso ucciso, e quin<strong>di</strong>resuscitato da una capra per opera <strong>di</strong> lolao , una perfettaimitazione dei casi <strong>di</strong> Osiride, morto anch'egli ', e dall'infernotornato al mondo ^, come altres'i raccontano <strong>di</strong> Bacco^: favole eh' io <strong>di</strong>ssi altrove essere allusive alla <strong>di</strong>scesadel sole nei segni inferiori *, E poiché secondo Plutarco,piangevasi la morte <strong>di</strong> Osiride il <strong>di</strong>ciassettesimo giorno delmese <strong>di</strong> Athir, stando il sole nello Scorpione, ove da Tolomeonel calendario egiziano ed in quel plenilunio si poneil principio dell' inverno; cos'i noi bene compren<strong>di</strong>amoper si chiari confronti, che sotto le forme <strong>di</strong> Osiride e <strong>di</strong>Tifone altro intendere non possiamo se non 1' alternativadel bene e del male: fondamento del dualismo religioso delquale ho parlato poche pagine in<strong>di</strong>etro ^. Infatti seguendoil filo <strong>di</strong> tali analogie troviamo che Tifone ed Osiride eranofratelli ^, sebbene <strong>di</strong> contraria natura, mentre vedemmoaltres'i rappresentate in altri Specchi mistici queste opposizionidai fratelli Dioscuri ">.Nel nostro Disco, per quanto sembrami, cambiano rapportoa quest'allegoria le persone, come nella favola grecacambiano i nomi, non però tutti, ma solo in parte s'i nell'unache nell'altra. Nella favola egiziana Osiride e Tifonesono gli eroi del soggetto; nella greca Tifone ed Ercole;e nello Specchio che illustro Ercole ed un eroe guerrieroche non ha veruna caratteristica dalla quale si tragga il no-1 Ved. ser. v, p. 553. 4 Ved. ser. i, p. 552.2 Fiutare. , de Isid. et Osirid., Tom. 5 Ved. p. 697, seg.II, p. 358. 6 lablonski, Pantheon, lib. v, pars.3 Ved. ser. i, p. 343, e ser. v, p. iii , cap. ii, 5 4> P- 45-236, 7 Ved p. 669.


TAVOLA LXXXII. 7 1 ame. Vero è però che il <strong>nome</strong> egiziano Tifone spesso anchedagli antichi si trova confuso con quello rti Tifeo ', ein conseguenza non si ebbe <strong>di</strong> quei due soggetti un' idea molto<strong>di</strong>fferente che assolutamente li <strong>di</strong>stinguesse.Noi vedemmo per tanto nell'antecedente Specchio un guerrieroarmato e soccombente nel contrasto con Minerva, eche io lo paragonai a Tifeo Gigante represso da Giove ^. Quipotrei <strong>di</strong>chiarare il guerriero stesso col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Tifeo, o Tifonecome <strong>di</strong>ssi ^ in atto <strong>di</strong> assalir Ercole, mentre <strong>di</strong>ce lafavola ^ essere stato quest' ultimo da lui massacrato . Queibellici vestimenti de' quali è coperto 1'eroe nei due Specchi loapprossimano in somiglianza al<strong>di</strong>o Marte; nume altresì relativoallo Scorpione astrifero dove signoreggia ^, recando,come pensavano gli astrologi, collera, tra<strong>di</strong>menti, crudeltà,combattimenti, stragi, perfi<strong>di</strong>e, infine ogni sorta <strong>di</strong> mali^. Nell'astrologia religiosa questo nume viene altres'i trasformatoin cinghiale 7'; fiera corrispondente nei segni astriferiall' Orsa maggiore ^.Le cose medesime si attribuiscono a Tifone uccisore <strong>di</strong>Ercole. Credevano i sacerdoti <strong>di</strong> Egitto che 1' anima <strong>di</strong> quelGenio cattivo risplendesse in cielo nella costellazione dell'Orsa col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Arhtos 9 e che avesse lacerate le membra<strong>di</strong> Osiride ritrovatone il corpo, mentre era alla caccia delcinghiale'".1 lablonski , 1. cit. , § 2, p. 4ii § io, 6 Dupuis , de la Sphere et de se»p. 65. parties , Tom. vii, p. 334-a Ved. p. 704, seg. 7 Ved. ser. ni, p. 273.3 Ved. p. 706. 8 Ved. p. SaS, seg. e ser. iii , 1. cit.4 Ved. p. 708, seg. 9 Fiutare, de Isid. et Osirid. , Op.,5 Vital., Lexic. astr. , in voc. Scor- * Tom. 11, p. SSg.plus p. 445. IO Ved. ser. v, p. 552.S. II. go


7l4 DEGLI SPECCHI MISTICINon mi occorre qui replicare in quanti mo<strong>di</strong> si noti cher Orsa ' ed il Cinghiale stiano a rappresentare il principiodell'inverno ^ che apporta i mali nella natura, e par che<strong>di</strong>strugga il hene che nella buona stagione ha ricevuto dalGenio benefico <strong>di</strong>spensatore <strong>di</strong> esso. Di questi due contrarieffetti sentirono gli antichi 1" istesso <strong>di</strong> quel che finsero circaTifone ed Osiride. Narra infatti Plutarco in qual modo ilmaligno Tifone, invi<strong>di</strong>oso del bene che godevano gli uominiturbava l'or<strong>di</strong>ne delle cose, spargendo i mali sulla terra, sulmare e dovunque ^. AH' incontro registra Osiride nel rangodei buoni Geni, e lo vuole mutato in nume per la sua granbontà e potenza, assomigliandolo a Bacco e ad Ercole *.Qui pure abbiamo un Ercole, che per essersimile ad Osiridein questo senso assomigliasi al Genio buono, mentreviene ucciso da Tifone Genio cattivo, e contrario all'altroche uccideIn Egitto si finse Osiride fratello del suo nemico Tifone^,come altrove Bacco è sbranato dai fratelli Cabiri ^, ecome fratelli si fanno i Dioscuri ai quali è toccata in sorter alternativa <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> morte : effetti tra loro in tuttocontrari 7. In questa favola per simile analogia Ercole nascenel tempo stesso col suo nemico nominato Euristeo ',che tenta inutilmente <strong>di</strong> opprimer ^1' eroe significativo delsole, ma questi appunto trionfa come il sole nell'entraredella buona stagione. Noi troviamo dunque in questi Spec-I Ved. p. 529, 559.1 Ved. ser. i , p. 602 .3 Plulaic. , 1. cit. , p. 36i .4 Ibid.5 Ved, p. 712.6 Ved. p. 268, 596.7 Ved. p. 624 , seg.8 Ovid., Metamorph. , lib. i» , 1».ago, sq.


TAVOLV L.KXX1I. / 1 •')chi una costante ripetizione del dualismo costituente lamassima principalein gran parte del paganesimo, come hodetto altrove '. Due Geni contemporaneamente sorgonocome fratelli a costituire la macchina mon<strong>di</strong>ale, uno portandoviil bene, l'altro il male.Ercole soccombente in questo Specchio manca della clava,cioè <strong>di</strong> quella forza della quale è in<strong>di</strong>zio la clava stessa; etale immagine vedesi ripetuta, sebbene <strong>di</strong>versamente rappresentata,nei due Specchi antecedentemente esaminati,ove in luogo della clava sottratta si vedono troncate ai soccombentile braccia ^. Ercole è qui un Genio buono mancanteperò della forza <strong>di</strong> agire ^perchè un cattivo Geniolo supera e l'opprime. Tale appunto è la stagione d' invernorispetto alla natura, quale tiene oppressa, inattiva emancante per così <strong>di</strong>re <strong>di</strong> quella vita, che a similitu<strong>di</strong>ne<strong>di</strong> Ercole riprende forza e vigore, allorché il sole si accostaal segno astrifero della Capra, ch'è nellAuriga celeste pressoal punto equinoziale <strong>di</strong> primavera. Noi troviamo infattieffi2:iato in alcuni monumenti etruschi Ercole significativodell' inverno, un de' quali è una patera sacrificiale ritrovataora in Volterra dal sig. Giusto Cinci '.Vi si vedono quattro quadrighe guidate da altrettanteVittorie, nel cui carro son quattro deità significative, comesembrami, delle quattro stagioni. Inferiormente vi si ravvisaMinerva, fatta nota al volto <strong>di</strong> Medusa che ha sul petto nelregida, non meno che al drago a lei sacro ^, come si vedenel zo<strong>di</strong>aco farnesiano unito al tripode d'Apollo presso il1 Ved p. '19, 692. 4 Deirii, Syntag. Trag. lat. , Com. ina Ved. tavv. lxxx ,lxxxi . Medeam,Tom. 11, p. 4g.ì Ved. ser. vi, tav. Q5 , num. i.


716 DEGLI SPECCHI MISTICIToro sidereo ', e la civetta presso l'Ariete equinoziale <strong>di</strong> primavera^, percliè le si assegnò per domicilio l'Ariete ^.Segue in altra quadriga una Dea che si può creder Cerereo la Vergine celeste, come si trova egualmente nell in<strong>di</strong>catozo<strong>di</strong>aco ^ dopo il Leone, allusivo alla forza dei raggi esti*vi del sole. Se n incontra un' altra che regge un guerriero,tra gli Dei senza dubbio Marte, che in più luoghi <strong>di</strong> questaOpera ho detto essere significativo dell'autunno mentre '', ilpianeta <strong>di</strong> questo <strong>nome</strong> ha domicilio nello Scorpione ^. L'ul.-tima quadriga conduce Ercole armato <strong>di</strong> clava, significativodell" inverno, se è provato che le altre tre deità sianoallusivealla primavera, all'estate e all' autunno, probabilmente perle ragioni stesse che presenta lo Specchio mistico <strong>di</strong> questaLXXXII Tavola. Non altrimenti che per emblemi dell'invernogli attributicaratteristici <strong>di</strong> Ercole nella Tavola eliacainseritisi spiegano dagli eru<strong>di</strong>ti, ai qualirimando chi ne bramasseulteriori schiarimenti '. Non so dar conto né della irregolarlinea eh' è <strong>di</strong>etro all' uomo armato, né dell' oggettoche si vede fra quei due combattenti. La corona intornoal Disco sembra <strong>di</strong> pioppo, e quin<strong>di</strong> riferibile ad Ercole.Mentre pongo sotto i torchi la illustrazione <strong>di</strong> questo misticoSpecchio, mi perviene alle mani il primo volume <strong>di</strong>una eru<strong>di</strong>ta opera ^, dove parimente che qui, ma non intutto con esattezza <strong>di</strong>segnato , si vede questo medesimo an-1 Ved. ser. vr , lav. F2 , nuni. i .7 Aleandr. , Tab, Heliac. espi.,a Ivi, num. 4- ext. in Graev., Tbesa'ir. ant. Rom.,3 Ved ser v, p. 35o. Tom. v, p. 788.4 Ved. sor M, tav. Fa, num. a. 8 CarcliiJio ,Memorie storiche del-5 Ved. ser. 11, p. 279. l'amico e moderno Telamone nellaC Ved. ser. 1, p. 5o5 ,Etruria marittima , Firenze i8a4-


TAVOLA LXXXII. 7 1 7tico monumento, ch'ebbi già per molto tempo presso <strong>di</strong>me, onde io lo <strong>di</strong>segnassi e iliustias^i . JXè <strong>di</strong> poco momentoè, per esempio, l'omissione della specificata pelle <strong>di</strong> leoneche indossa il giovane prostrato, e da cui trassi ogniargomento della mia interpetrazione ^.E però valutabile assai la descrizione che fassi del ritrovamentomolto esattamente circostanziata dal <strong>di</strong>ligente espositore,che insieme ne fu il ritrovatore e 1' illustratore; <strong>di</strong>che qui ripeto il compen<strong>di</strong>o.Neil' aprirsiuna pubblica strada che da Orbetello comunicacolla via Aurelia si trovò una prominenza <strong>di</strong> terraformante quel monticello' descritto da Virgilio :Ingens^ggeritur tumulo tellus^Neil' appianare questa promitienza si scoperse una volta <strong>di</strong>pietre commesse senza cemento in forma <strong>di</strong> cuspide, i cuimateriali erano <strong>di</strong> travertino ceruleo. Di egual costruzionecomparvero i muri che le servivano <strong>di</strong> base. Fu misurator interno <strong>di</strong> sette braccia in circa <strong>di</strong> altezza equattro almeno in larghezza. Eravi depositato uno scheletroche in capo aveva una corona, le cui foglie d' oro,quali più larghe, quali simili al <strong>di</strong>segno eh' io qui ripeto ^,intrecciavansi con bacche o corimbi dello stesso metallo ^.Lo scheletro avevs parimente in <strong>di</strong>to un anello . Vicinoa! cadavere eran depositati molti vasellami, alcuni dei qualianche <strong>di</strong>pinti con varie figure. Visi trovò un candelabrotripede <strong>di</strong> buon metallo, alto due terzi <strong>di</strong> braccio,5 Ivi, lav. ni. 3 \cJ. scr. vi, tav. U5 ,num. 4-1 Ved. ser. iii , p. 324. seg. 4 ^ ed. ser. iv , p. loi .a Virgil. , Aeneid., llb. in , t». 62 , sq.


7i8 DtcLi SPECCHI Mìsticiun orceolo pur <strong>di</strong> metallo, uua moneta d' argento, ed altriog^getti e jotti e trafu;^ati daliasi<strong>di</strong>là dei cavatori.'Vi erano tra le altre cose due Diselli niatjubriati e graffili" , un dei quali è quello della Tavola LXXXH che illustro.Il dotto espositore crede con fondate ragioni che quelloscheletro fosse 1' estinta spoglia <strong>di</strong> un augure, o <strong>di</strong> unaruspice etrusco , e lo desume principalmente dalla coronache unita alle anticaglie lelative al culto religioso, <strong>di</strong>»viene specifica insegna del suo grado, mentre dagli auguriassuraevasi nelle sacre funzioni -^ e ne cita in testimonianzai seguenti versi <strong>di</strong> Stazio.Anfiarao dell' avvenir presagoFu scelto all' opra ^ e seco iva IMelampo .Quivi gli Auguri il crin cìnto cV olivoE <strong>di</strong> can<strong>di</strong>de bende ambe le tempieGiunsero *.Passa quin<strong>di</strong> l'interpetre a spiegare il significato delle figure<strong>di</strong> questo bronzo, dove trova un iniziato nei mistericabirici , e crede che vi sia rappresentato un etrusco e-roe <strong>di</strong> quelli che s'iniziarono a tali misteri. Qui passacon eru<strong>di</strong>zione assai plausibile a trattare dei medesimi,e delle strane cerimonie che vi si praticavano ^. Ma frattantonon avverte, né può avvertire per <strong>di</strong>fetto del suoI Ved. la mia Nuova Collezione <strong>di</strong> 4 Stat. , Teb. , lib. in , v. 45a, sq.Opuscoli e notizie <strong>di</strong> scienze , let- Trad. <strong>di</strong> Selvaggio Porpora , p.tere ed arti, Tom. i, p. i3i. g3 , 94-a Carchi<strong>di</strong>o, 1. cit. , p. ^5, ^8. 5 Carchi<strong>di</strong>o , 1- cit , p. 97, sq.3 Ivi , p. 81 .


TAVV. T,XXXJ1 , LXXXIII. 7iy<strong>di</strong>segno, che nello Specchio mistico trovasi quel giovane decorato,non già <strong>di</strong> un manto sul petto annodato, com'egli<strong>di</strong>ce ', ma coperto visibilmente da una pelle <strong>di</strong> leone,che senza equivoco lo <strong>di</strong>chiara per Ercole ; così è inutileogni altra osservazione e confronto fra la <strong>di</strong> lui spiegazionee la mia. Da esso apprendo altresì che questo misticoSpecchio esiste tuttora presso la famiglia Passerini<strong>di</strong> Grosseto. Io ne ho riportato il <strong>di</strong>segno nella grandezzamedesima dell'originale.TAVOLALXXXIII.V^uanto <strong>di</strong>co altrove con prove che io credo sufllcientia staliilire i caratteri <strong>di</strong>stintivi della Speranza % ci servirà<strong>di</strong> scorta senz' altro a ravvisare nelle due figure lateralidel Disco <strong>di</strong> questa LXXXIII Tavola due immagini <strong>di</strong> quellaDea, perchè sostengonsi con una mano la veste ^. Occujjanoesse il posto in altri Specchi assegnato ai due Dioscuri,che sotto le forme anclie <strong>di</strong> Cahiri o <strong>di</strong> altre deitàconsenti in fine si risolvevano in Giove Noi troviamo'*.perciò dagli antichi essere stato confuso Giove colla Speranza;cioè colla universale Provvidenza ^, equi ve<strong>di</strong>amorisoluta in Pallade, figlia <strong>di</strong>letta <strong>di</strong> Giove, la Provvidenzamedesima ^. Sappiamo infatti da INIacrobio che i tre nomiGiove, Minerva e Giunone significavano soltanto un DioI hi, p. loo. 4 Ved. p. 68asVcd. ser. Ili, p. 177, «eg. 5 Ved. »er. in, p aooì Ved. p. aio. 6 Ivi


7 20 DEGLI SPECCHI MISTICIche in vario modo, secondo i <strong>di</strong>versi in<strong>di</strong>cati nomi esercitavala sua potenza 'Il dualismo delle accennate Speranze non è incoerentead occupar qui lo stesso posto dei Cabiri in qualità <strong>di</strong> dueGeni <strong>di</strong> opposta natura % mentre proponendosi dai Gentiliun culto alla Speranza, parimente ammettevasi che unafosse tenuta per buona ^ ed era la celere, e l'altra, cioè latarda, era stimata contraria ^, come quella che è partecipedel timore suo compagno ^.La Minerva che vedesi nel mezzo del Disco è decoratadel consueto cimiero, sul quale sta un certo globetto chein questi specchi simbolici potrebbesi giu<strong>di</strong>care significativo<strong>di</strong> qualche cosa; tanto più che altrove glie lo abbiamoveduto in maggior <strong>di</strong>mensione ^ ed interpetrato comesimbolo dello spirito del mondo - e principio motore <strong>di</strong>ogni mondana contingenza. Era per tanto reputato lagentedel movimento spontaneo che <strong>di</strong>cesi vita negli uominie vegetazione nelle piante, costituente in tal guisa un tuttoomogeneo <strong>di</strong> un corpo identico, le cui parti , benché <strong>di</strong>stanti, avessero per altro un intimo legame tra loro ^.Se però noi riguar<strong>di</strong>amo il complesso <strong>di</strong> queste personificatedeità sì fi-equentemente riputate negli Specchi misticicome numi cabirici, a similitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quei tre chei Macrob. , Satura., llb. il, cap. Serm. cxi , p- 4^0 >Ladani., iuIV, p. Sgi, 892. Alexandr. , <strong>di</strong>alog. xui ,Tom i,a Ved. p. 4oi- P- ^9^ •3 Buonarroti , Osservazioni istori- 6 Ved. tav. t.che sopra alcuni medaglioni an- 7 Ved. p. 495-tichi, § sxKvii, p. 419- 8 lambì., de Mysteriis Aegypt., cap.4 Stat, Tebaid. , lib. i , ^'. SaS . vii. p. 3 bis.5 Archiloc, ap. Stobaeum, Tom. n,


TAVOLA LXXXIII.^21in Samotracia adoravansi ', e noti egualmente agli Egiziani,ai Persiani e ad altre genti dell'antichità , come ancheaccennati nelle dottrine loro da Orfeo, da Pittagorada Platone e da altri % quantunque in senso assai misterioso; troveremo attamente qui situata Minerva per esserestata consitlerata come deità cahirica nell'antica Italia, dellaquale Garrone ci lascia il significato dove <strong>di</strong>ce eh' è lanatura, nella quale, come immagine della <strong>di</strong>vina ragione,riflettono le idee e le apparenze <strong>di</strong> tutte le cose ^.Noi troveremo la natura personificata con sembianze <strong>di</strong>versetener luogo della Minerva nei medesiaii Specchi '^. Masiccome questa natura si volle dai Gentili <strong>di</strong>vinizzale, oi^aastraendola dalle cose visibili e riducendula estramomlialee come causa della natura visibile , ora considerandola comer anima del mondo unita alla materia <strong>di</strong> essa, cosìcred' io, che a tenore delle <strong>di</strong>verse opinioni variamente sipersonificasse; né pertanto si assegnasse alla <strong>di</strong>vina menteuna delerminata ed invariabile figura, né un preciso edunico vocabolo col quale accennarla ,• anzi neppure fusempre in un determinato modo compresa e defijiita . Infattiassai <strong>di</strong>sputarono i dotti onde stabilire quel che Platoneintendesse per questa Mente, come ricavasi dai prolissiscritti del Cudvvorth , e del suo spositore ; <strong>di</strong>chiarandoquest'ultimo che in fine si debbe intendere per la <strong>di</strong>vinasapienza non però segregata dalla natura stessa del numeprimario ^ non ostante che lo stesso Platone Io<strong>di</strong> quei fi-1 Veci. p. (ìCìQ Dei, lib. vii,cap. 28 , Op., Tom.a Gudworth,!. cit. , Tom 1, cap. iv, vii, p. 18 i.$ 27, p. 68g. 4 ^s'i- ^3 spieg. della tav. lxxxv.3 Varrò, ap. S. August. , De Clvit. 5 Cudworlh , 1. cit., p5.// 9SS.'j noi /,;.


722 DEGLI SPECCHI MISTICIlosofi i quali <strong>di</strong>ssero che la Mente »oj« era il supremo re delcielo e della terra ', né mai <strong>di</strong> Minerva facendo motto*Lo stesso Platone <strong>di</strong>chiara inoltre che questa mente sovrana,qualmente che l'anima regale, da cui quanto <strong>di</strong>buono abbiamo tutto proviene, è inerente nella natura <strong>di</strong>Giove ^; frattanto lo stesso Giove era poi chiamato Cielo •'',Mondo ^ e Natura <strong>di</strong> tutte le cose; <strong>di</strong> che oltre quanto alti'oveaccenno ^, son per notare altre cose.Qui dunque, a parer mio, dobbiamo riconoscere ilmondoarchetipo, come lo <strong>di</strong>ceva con altri Giuliano ^, rappresentatoda una <strong>di</strong>vinità, qual' è appunto IMinerva, e dove colmondo anche la Speranza personificata e <strong>di</strong>vinizzata in due<strong>di</strong>versi e contrari aspetti presentasi, forse per allusione allaincertezza e varietà dei contingenti del mondo , mentre ilbraccio alzato nell'una, ed abbassato nell'altra figura è in<strong>di</strong>zioanch'esso <strong>di</strong> tal varietà, come altrove ho mostrato 7.Il contorno del Disco portando una corona <strong>di</strong> fiori nonbene aperti, sembra fare allusione alla dubbia speranza <strong>di</strong>una futura messe, o raccolta <strong>di</strong> frutti che dai fiori è promessa,come sarà persuaso chi mi ha letto ove tratto deitallo che sogliono avere in mano le figure della Speranza ^.Dietro alle tre Dee comparisce la quarta simile alla solita<strong>di</strong>vinità etrusca, già veduta in molti <strong>di</strong> questi misticiSpecchi. Di essa mi ristringo a <strong>di</strong>re soltanto, che a parermio significa la superiorità <strong>di</strong> un nume invisibile ed estraiPlat. , in Philel). , Op. , Tom. ii 4 Ved. p. 255.p. 28. 5 Ivi.2 Ivi, p. 3o . 6 Vid. Cudwortli , I. cìt. , p. SSg.3 Strab., lib. XV, p. jSa , Op. , Tom. 7 Ved. p, 483, 579.II, p. 1064. 8 Ved. ser. 111 , p. iSg.


TAVV. LXXXm, LSXXIV. •) 23neo del tutto a quelli che accennai come archetipi delia naturae delle sue parti, quali sono gli Dei magni o Cabiri '.Dissi anche altrove che gli <strong>Etruschi</strong> riguardavano questonume come l'arbitro <strong>di</strong> tutto il destino; <strong>di</strong> che tratterò nellaspiegazione seguente .L' originale <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>segno, <strong>di</strong> cui non mi rammentola provenienza, ma posso assicurare della sua ingenuità, è piùgrande una terza parte .TAVOLA LXXXIV.) Specchio presente ci reca qualche significante conferma,che lo spirito religioso <strong>di</strong> riconoscere il dualismodei Geni buono e cattivo nel governo del mondo fu unodei principali articoli <strong>di</strong> fede presso gli <strong>Etruschi</strong>, i quali,come altrove avvertimmo, ebbero il culto cabirico,per ruifu inventata la favola che i Cabiri stessi vi portassero lacista colle membra del fratello ucciso e ridotto in pezzi ^.S' insegnava per tanto in questo culto che le anime inesso iniziate non passavano alle pene infernali del Tartarocui presedeva Plutone confuso con Ade, come altrove mostrotrattando della favola <strong>di</strong> Aidoneo -^ ma <strong>di</strong>rigevansialla beatitu<strong>di</strong>ne ^ unendosi a Bacco altrimenti detto ancheDionisio, <strong>di</strong>o benefico, misto peraltro con Ade anch'esso,perchè ricevitore delle anime, come <strong>di</strong>mostra il pii^i volte1 Ved. p. ^?>6. 3 Ved. ser. i, p. io3a Ved. p. 696. 4 Ivi, p. 246, 446.


7 '-^4 DEGLI SrECCFII MISTICIlodato Schelling' . Questa dottrina poneva dunque gì' iniziatinella consolante fiducia <strong>di</strong> una vita futura e beata.E chi sa che le Speranze qui rappresentate non significhinol'ultimo fine al quale tendeva il culto cabirico, percui si ponessero esse in questi Specchi surrogate ai Cabirimedesimi? Non è <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong> persuadersene, quando si ammettache questi utensili sieno stati oggetti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazionedegl' iniziati ^ E siccome al conseguimento <strong>di</strong> una futurabeatitu<strong>di</strong>ne celeste non bastava l'essere addetti ai misteri,ma si esigevano dai proseliti <strong>di</strong> quei riti alcune pratiche<strong>di</strong> virtù morale ^, così trascurate queste , la speranza doveacangiarsi in timore ^. Per questa ragione, io credo, nonuna ma due Speranze <strong>di</strong> vario fine proponevansi alla considerazionedegl' iniziatiTutto ciò neppure era bastante, poiché il destino delleanime egualmente che ogni altro mondano contingente sicredeva in fine rimesso all'arbitrio dei numi, ond'esse dovevanosperare o temere secondo il corso del sole ^ e degliastri, ai quali era in tutto rimessa la fatalità delle coseche non poteva esser cambiata neppur da Giove ^ . Tantochéil destino delle anime regolavasi non solo dal merito<strong>di</strong> azioni virtuose, ma dal favore o dall'avversione <strong>di</strong> unaNemesi che regolava ad arbitrio la fatalità.Questo destino rettore delle anime egualmente che deicorpi animati é quella <strong>di</strong>vina facoltà, che secondo la men-1 Ueber <strong>di</strong>e Gotteilen von Samo- 4 ^^à p. 720.trace, p- 18, seg. 5 VeJ. ser. i , p. 98 ,sc£a Veci. p. go, seg. 6 Ved. p. i6"3 .3 Ved. ser. v, p. 872 .


TAVOLA LXXXIV. 726te degli antichi filosofi ', col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Fato, Fortuna oPj'ovvidenza regolava non solamente la sorte delle intierenazioni e delle città, ma inclusive quella <strong>di</strong> ciascuno in<strong>di</strong>viduodel genere umano '. Essa limitava la sua potestàalle cose sublunari e mondane ^, mentre quelle al <strong>di</strong>sopradella luna, secondo^! citati filosofi, non erano soggette anessun cambiamento fortuito ed accidentale 4. j\'è ciò potevasi,a parer mio, meglio in<strong>di</strong>care che figurandonon unasoltanto, ma sibben due delle riferite <strong>di</strong>vinità: dualismoparimente espresso nei Dischi , ove si volle appunto mostrarela <strong>di</strong>sparità dei Geni, uno buono 1' altro cattivo ^.Dissi per tanto altrove essere stata dal Paganesimo destinatala Dea Nemesi a regolare la sorte dell'uman genere ",e la varietà <strong>di</strong> essa , finta nelle opere d' arte con la doppiafigura <strong>di</strong> questa Dea, <strong>di</strong> che ho mostrato negli Specchi gli e-sempì 7 . In questa LXXXIV Tav. ravviso due donne cheal berretto 1 »ro <strong>di</strong> testa si manifestano due Nemesi, cometante ne abbiamo vedute nei mistici Specchi già esaminati^. Dissi perallro che non sempre Nemesi propriamenteerano da nominarsi queste due figure, ma con altri nomiancora, secondo i vari effetti della forza <strong>di</strong>vina, e supremacagione che volevasi rappresentare 9. Feci altresì vedere lagrande analogia tra esse ed i Magni Dei degli antichi '", enotai essere state partecipi <strong>di</strong> questo titolo ". Noi riguarde-I Sallust. Philos , de Diis et Mundo,cap. IX, 262a Ibi.3 Ved. p. i65, seg., 4-^5.4 Sallusl. , 1. cit. , p. 262 , sq.5 Ved. p. 625, 628.66 Ved. p. 3 19, seg.7 V. Tavv. Lvii , Lviii , p. 5 18 V^ed. tav. i-vn, p. Sjg.9 Ved. p. 58o .10 Ved. p. 58 1 .1 1 Ved. p. 5iG.,5 1 7.


72G DEGLI SPECCHI MISTICIremo dunque la composizione dello Specchio presente comeuna mo<strong>di</strong>ficazione del metodo eh' ebbero gli <strong>Etruschi</strong><strong>di</strong> simboleggiare il culto religioso da essi prestato ai CabiriDei Magni ; non meno che del modo <strong>di</strong> unirlo col massimodei loro culti da essi praticato verso il Fato ', mentreabbiamo trovato si frequentemente questi simboli nei monumentietruschi.Non dobbiamo obliare che le antiche, e specialmente orientalireligioni ammettevano due potenze <strong>di</strong>vine, qunsi contraiciartefici o benefici e malefici Dei -, ma vi aggiungevanoanche un me<strong>di</strong>atore, che per i Persiani, per via d'esempio,era Mitra il primario lor nume ^. Proclo <strong>di</strong>chiara inclusiveche, non ostante la potenza delle tre gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>vinità, unaquarta iriclusiveammettesasi, laquale perse sola reggendosiantecedentemente alle altre, stabiliva la fede <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o unicoed arbitro del tutto *. Le potenze cabiriche, nelle qualisi comprendevano l'estreme cose del mondo, o piuttosto lamancanza per una parte e la sovrabbondanza per l'altra, <strong>di</strong>che ragionammo superiormente^, o per espimermi secondoProclo, la contrazione per deficenza, e l'espansione perabbondanza ^ ;avevano seco loro una terza potenza che eraquella <strong>di</strong> fare; per cui, come osserva dottamente il più voltelodato Creuzero ,ragionando Proclo <strong>di</strong> questa triplice potestàl'accenna colle seguenti parole: una ff-jvayM/o; , l'altracjv£/.rizi5 Toj TT'/.r,5oj; , c la tcrsa ziitTio-jpyóq , scrvendosi anche tal-1 Ved. p. 5oi , seg. 4 Proci. , inTimaeum ,lib. 11 ,p. 98 .2 Porpliir., de Abstiaentia, lib, 11, 5 Ved. p. 666.§ 34 , p. 75 , ap. Cudworlh , Tom. 6 Proci. , ia Plat. , Theolog. , lib. it,1 , cap. IV, p. 842 , in not cap. xvi , p. 2083 Ved. p. 5^4 •


TAVOLA LXXXIV. 727volta della frase 7ru> -rpiu-j TraTcpwv ' quasiché si <strong>di</strong>cessero le trecose gran<strong>di</strong>, o principali, o paterne. Deificate queste, nevenne l' epiteto <strong>di</strong> Tritopatori ai Cabiri % come interpetrail citato scrittore ^Noi ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>fatti il concistoro cabirico negli Specchimistici composto per or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> tre personificate deità,come in quello che faccio succedere a questo , ed in altrigià scorsi ^. Lo Specchio della Tav. LXV è il più adattatoall'uopo <strong>di</strong> questi confronti, quando si spieghi con quel cheho detto anche relativamente a quello della Tav. LXXVII.Uno dei Dioscuri significa la contrazione ^ o bramosia primor<strong>di</strong>ale,che attende il concepimento delle cose ^; l'altrol'espansione 7 o sviluppo d'ogni genere <strong>di</strong> produzioni ^.La terza figura è la potenza demiurgica, o INIinerva l'operatrice,come in altri Specchi l'abbiamo considerata 9, cioèche fa '° ed agisce nella grand'opera delle natura , moderandoogni eccesso e <strong>di</strong>fetto colla sua estramon<strong>di</strong>ale potenza".La figura muliebre che si vede nel mezzo <strong>di</strong> questo Disconon avendo nessuna caratteristica particolcire che ne<strong>di</strong>stingua il <strong>nome</strong>, potremo considerarla una <strong>di</strong>vinità demiurgicaed operatrice al pari delle altre che incontrammonella situazione medesima ". È però degna <strong>di</strong> riflessio-1 Ibid. , lib. VI ,cap. X , ap. Creuzer, 7 Ved. p. 726.Dionys., p. 3oo 8 Ved. p. 672.2 Ved. p. 664 • 9 Ved. p. 49^ •3 Dionys., p. 3oo, 3oi. 10 Ved. p. 726.4 V. tavv. IX, Lix, LXV, Lxvii, Lixvit. II Ved p. 678.5 Ved. p. 726. 12 Ved. tavv. L , p.493 , Lxvi, p. 57 1.6 Ved. p. 672


7 1:8 DEGLI SPECCHI MISl'ICIne quella sua positura colle gambe incrociate, che altrovt;'io <strong>di</strong>ssi essere un simbolo <strong>di</strong> debolezza e tristezza , la qualeio ravviso molto più energicamente espressa nella figura<strong>di</strong> mezzo alle Tavole LUI, LV, LIX, LX, LXI, e similialtre, che si mostrano appoggiate a qualche oggetto chele sostenga. Anche la Pallade posta alla Tav. LXVI, che<strong>di</strong>chiarai operatrice^ sta in un cert'atto da sembi-are appoggiarsiallo scudo ' rappresentante la forza <strong>di</strong> Giove suo padre,da cui1'ebbe nascendo ^. Richiami ora il lettorealla memoria che altrove trattando <strong>di</strong> Bacco artefice dellagrand' opera della creazione del mondo ^ lo mostrai parimenteespresso in uno stato <strong>di</strong> debolezza, e sostenuto *perciò da un'altra potenza che <strong>di</strong>chiarai superiore a lui ^Tutto ciò mi sembra condurci all' evidenza che gli antichi<strong>Etruschi</strong> abbiano voluto mostrare le triplici <strong>di</strong>vinitàspesso ripetute sotto varie personificazioni in questi Specchi,soggette a quella <strong>di</strong>vinità superiore ed inclusive unicaper confessione <strong>di</strong> Proclo ^ nominandola pova(?o: ^, senzadella quale non potevano quelle <strong>di</strong>vinità subalterne, ancorchédette gran<strong>di</strong> e potenti, aver forza ed arbitrio <strong>di</strong> agire,ma erano <strong>di</strong>pendenti da lei. Quest'ultima dunque, aparer mio, era la <strong>di</strong>vinità principale degli <strong>Etruschi</strong>, laquale sotto i vari nomi <strong>di</strong> Fato, <strong>di</strong> Provvidenza, e <strong>di</strong> similialtri ritrassero negli Specchi mìstici, come ho dettopiù volte 7, in forma <strong>di</strong> una donna che per or<strong>di</strong>nario portain testa un berretto ^, conforme la ve<strong>di</strong>amo doppiamentei Ved. ser. i, p. lyi, 427.a Ved. tav. lxvi.3 Ved. p. 5yi .4 Ved. ser vi , tav. Y , num. i5 Ved. p. 5g2 , seg.6 Proci. , 1. cit.7 Ved. p. 117, 444 > 58o.8 Ved. p. 643 , e ser iii , p. 200


TAVOLA LXXXIV.';-2tJripetuta in questo Disco, <strong>di</strong>etro le altre tre intiere figure^mentre una sol volta comparisce nell antecedente ^ ed inmolti altri che già osservanmio '.Stabilito ciò, non mi sembra <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong> penetrare il sensodella sua doppia figura . Trattandosi qui <strong>di</strong> Speranza comeho <strong>di</strong>mostrato , volevasi anche significare che quantoattendevasi non era egualmente a tutti concesso, comelo mostrano le due figure della Speranza medesima ' ;poichésarebbe stata <strong>di</strong> lieto o <strong>di</strong> tristo fine al postulante,qualora un favorevole, o un avverso fato arridesse, o impervex*sassecontro <strong>di</strong> esso, mentre tutto, o in bene o in•male, facevano <strong>di</strong>pendere gli <strong>Etruschi</strong> da quel nuuje supremo,del quale preteselo inclusive per mezzo dclf aruspicina<strong>di</strong> penetrare i decreti ^.Potrebbesi anche supporre , che la doppia Speranza stiaqui attorno alla figura <strong>di</strong> mezzo, come le Grazie stanno intornoa Venere *, significando 1' una delle Speranze il piaceredelle! vita , nella quale speriamo la più lunga possibilepermanenza, l'altra il timore della morte che inevitabilmenteal finir della vita dobbiamo attendere; nel qualcaso, come dottamente riflette il eultissimo Gerhard ^, ladonna che è tra loro <strong>di</strong>r si potrebbe una Venere-Proserpina.Or questa inevitabile morte non proviene dal decretodella necessità figurata nella Nemesi ? E la vita nonera forse creduta un dono casuale e fortuito della mede-1 Ved. tavv. T, vili , XIV, xix,xxii, 5 Ved.il suo Ragionamento intornoxxiii , XXIV. XXV. a Venere— Proserpina ,pubblicalo2 Ved. p. y-ìo . nel Tom. iv della mia nuova Col-3 Ved. ser. i, p. 3oc), ser. ni, p. i^S. lezione <strong>di</strong> Opuscoli ec.4 Ved. p. 582.s. II. 92


73o DEGLI SPECCHI MISTICIsima Dea ? dunque due Nemesi anche in questo sensonon sono <strong>di</strong> un impenetrabile significato. Ma più ancorala Nemesi doppiamente qui espressa in<strong>di</strong>car potrebbela certezza della morte alla quale sottopone la dea senzaeccezzione ugualmente tutti i mortali, mentre la stessaDea quando si nominò Speranza <strong>di</strong>rìgeva le cose incerte ',tra le quali è la vita.Torno ora nuovamente a ragionare della figura muliebreche sta nel mezzo dello Specchio colle gambe incrociate, ela <strong>di</strong>chiaro una Dea non in tutto in<strong>di</strong>pendente da quellasuprema forza che per gli <strong>Etruschi</strong> era la Necessità. Mapure nella incertezza <strong>di</strong> tali congetture fa d' uopo addurneanche altre , onde chi legge almen possa con qualcheguida eleggersi e determinarsi per qualcuna delle in<strong>di</strong>cateidee , se pure altri non ce ne propone delle migliori .L" ornato che nella veste ha la figura <strong>di</strong> mezzo in questoDisco è similissimo a quello della Minerva antecedente. In ambedue comparisce alzata la veste , come suole averela Speranza % quasiché queste due donne partecipasserodella qualità <strong>di</strong> quella Dea. Più ancora ne manifesta ilcarattere la sua man destra, perchè sembra sostenerne dauna parte e dall' altra 1' estremità, benché la rozzezza del-1 opera c'impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> poterne giu<strong>di</strong>care senza tema d'equivoco.A cjuesto proposito potrei addurre l'osservazione chela Fortuna presso gli antichi aveva lo stesso geroglificosimbolo dello spirito del mondo ^ o vogliamo <strong>di</strong>re dell' a-nima del mondo: attributi che abbiamo considexati nella1 Ved. p. 58o. 3 Ivi, p. 176.a Veci, ser in, p. igS, 15g


TAVOLA LXXXIV. 701figura della INIinerva in questi mistici Specchi rappresentata'; e frattanto v' è stata occasione <strong>di</strong> conoscere la prossimitàed afllnità della Fortuna colla Speranza negli antichimonumenti dell'arte ^. Coli" aiuto <strong>di</strong> tali considerazioni sarebbefacile il rintracciare la positiva analogia tra la figura<strong>di</strong> mezzo e le due laterali dello Specchio antecedente,e tra le due figure <strong>di</strong> mezzo eillgiate in questi due ultimiSpecchi . Non dovrebbesi neppure omettere <strong>di</strong> ponderaresulla confusione che gli antichi haimo portata nei monumentitra la rappresentanza della Speranza e quella dellaProvvidenza ^.jNon si può dunque giu<strong>di</strong>care d('l vero significato dellafigura <strong>di</strong> mezzo nel presente Disco, senza prima averben <strong>di</strong>strigata 1' origine della confusione che fecero gli antichi<strong>di</strong> tali <strong>di</strong>vinità: lavoro che richiede troppo ctuuplicate<strong>di</strong>scussioni per non aver luogo in queste carte . Mi limitofrattanto a notare che sebbene questa figura <strong>di</strong> mezzoabbia delle forti somiglianze ed analogie <strong>di</strong> rapporti conla Minerva dello Specchio antecedente ,pure non potremoper questo <strong>di</strong>chiarar per tale anche la presente, sebbene al pari<strong>di</strong> INIinerva rappresentasse qui, come quella, il simbolo dellaMente <strong>di</strong>vina. Molti antichi filosofi greci servivansi dellavoce «0J5 per ad<strong>di</strong>tare la Mente <strong>di</strong>vina tra le deità principali^, senza mai far parola <strong>di</strong> Minerva ^ cosi l'artefice potetteeffigiarla e personificarla a suo grado . Infatti ho luogo<strong>di</strong> mostrare altrove in quanti mo<strong>di</strong> variati questi IMagniDei o Cabir! , tra i quali talvolta contarono anche Mi-1 Ved. p. 49^' 495, 569, 571 4 Cudworlh . , System., intell, Tom.a Ved. ser. ni, p. 175. 1, cap. iv, § xxxvi , p. 8ai.3 Ivi , p. 217.


'JÒ'2.DEGLI SPECCHI MISTICInerva ', siano rappresentati '. Comunque sia ciò, pare conciliabilesempre la interpetrazione da me data a questafigura colla iscrizione che in più Specchi ho trovata ^.Ma le caratteristiche della Speranza che accompagnanole tre donne più visibili in questo Specchio mi richiamanoad altre considerazioni, le quali prendono maggior forzadal simbolo <strong>di</strong> quella corona <strong>di</strong> fiori che gira intornoallo Specchio, da me già^ <strong>di</strong>chiarata allusiva alla Speranza'', ma che sovente prende nei monumenti altro significato.Le più moderne ricerche adunate in un dotto opuscolodell'eru<strong>di</strong>tissimo archeologo oltramontano sig. prof. Gerhar<strong>di</strong>ntorno alla figura della Speranza presso i Romaniportano in sostanza, che nei più antichi tempi presso iGreci, quando aveva il simbolo del fiore o <strong>di</strong> altri suoi'',attributi fu confusa con Libera \estita, o con Venerein parte nuda , o con Venere Libitìna, o sia Venere-Proserpinaconsiderata favorevole, clemente, in sommala dolcesperanza della vita, e del suo compimento nella morte.Qui la Dea non ha in mano il fiore, perchè, secondoil parere del prelodato archeologo , spetta positivamenteal più fatale successo della vita, qual'è quello della morte;ed aggiunge che le Grazie con Venere sieno i <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong>della speranza che nutre uomo 1' nel corso della \itàfino alla morte . INIa siccome queste nuove idee meritanosviluppo e sostegno, così non potendo qui prolungarmi inquesto soggetto, ad<strong>di</strong>to a chi legge, che può consultale1 Ved. p. J2I.4 ^P'^' P- 722.a Ved. p. Q)QQ , seg. 5 Ned. ser. lii , p. 179, 209.3 Ved. p io5, seg .


TAYV. LXXXIV, LXXXV. 733r opuscolo del ciotto oltramontano anche più sopra notato'. La corona <strong>di</strong> fiori non bene aperti che gira intornoai Disco è chiaramente allusiva a quel fiore che gli artistisogliono porre in mano alla Speranza ^.La derivazione del <strong>di</strong>segno del presente Specchio è restatasepolta nella moltiplicità delle mie carte per modoche ora non ne posso altrimenti dar conto. La misura <strong>di</strong>questa copia è <strong>di</strong> un terzo pììj piccola dell'originale.TAVOLA LXXXV.JiViportando Plutarco la d(jttrina dei due principi!, l'unobuono i' altro cattivo , e della quale ho più volte ragionatoapplicandola all' interpetrazione <strong>di</strong> questi Specchi mistici^, non intese <strong>di</strong> sostenere che tutti i filosofi e metafisicifossero imbevuti <strong>di</strong> questa massima da lui attribuitaanche a Platone ; ma piuttosto volle mostrare che tale fu ilpensamento <strong>di</strong> coloro, i quali filosofando <strong>di</strong> Dio allontanaronoda esso la causa dei mali e dei vizi, e la riferirono aqualche altra natura; non però tutti con egual raziocinio ^.1 plttagorici per esempio ammettendo parimente una duplice<strong>di</strong>vinità, la <strong>di</strong>stinsero in contrasti o sìeno pugne, ed affinità<strong>di</strong> cose, cioè finito ed infinito, destro e sinistio, numeropari ed impari, e simili cose opposte tra loro, nonI Veci. p. 729 , not. 5 . 4 V**!- Mosheniium ,not. ad CuJaVed. ser. ni, p. 179. worth, System, intellect. , Tom.3 Ved. p. Sog. 1, cap jv, § i3, p. 3i6, not. (/).


734 DEGLI SPECCHI MISTJClperò <strong>di</strong> cattiva natura, non ammettendo il male tra i principiidelle cose 'Altri filosofi definir volendo 1' essenza <strong>di</strong>vina per mezzo<strong>di</strong> sensibili oggetti, pensarono <strong>di</strong> personificarne i principaliattributi; e chi a due riducevali , come ho detto, cbi a tre,chi a quattro e chi a molti più. Nò fermi erano tampoconello stabilire qual esser dovesse determinatamente la principal<strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>vina essenza nelle sue parti: echi voleva che la Mente <strong>di</strong>vina, della quale altrove ho trattato^, fosse ascritta a tal <strong>di</strong>stinzione unitamente alla cosaprimaria <strong>di</strong> tutte ed all' anima del mondo ^i e chi eleggevala <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> tre enti , un de' quali col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> padredel tutto \ un altro con quello <strong>di</strong> artefice del mondo ^, edun terzo con quello del mondo stesso fabbricato ^ ; e chiriduceva tutto ciò a tre classi <strong>di</strong> Dei principali col <strong>nome</strong><strong>di</strong> unità, <strong>di</strong> menti e d' intelligenze 7. ]Ma i più dei filosofi,e specialmente platonici e pittagorici, ammettevanoin questo numero triplice <strong>di</strong> deità o il mondo, o 1' anima<strong>di</strong> esso, la quale col mondo stesso costituisce per essi unanimale che riguardavano come <strong>di</strong>vino ^. A quest' ente <strong>di</strong>vinizzato,come partecipe nel tempo stesso della materia,potettero attribuire il bene come il male. Di qui emanòun' altra <strong>di</strong>visione del tutto, <strong>di</strong> cui si fanno autori principalmentegli stoici 9, Id<strong>di</strong>o e la materia, e cosi credettero1 Aristotel., Metliapbys., lib. I, cap. 6 Proci., Comment. in Tim. Piai.,V, Op. , Tom. II, p. 846. lib. II, p. 93.2 Ved. p. 56g, 4oo .7 Cudworlh , 1. cit. , p. 814-3 Plolia., Ennead. v, lib. 1, p. 245. 8 Proci., 1. cit., lib. 11, p. 94, ap.4 Ved. p. 87. Cudworth , 1. cit., §36, p. Bai.5 Ved. p. 6o3, 728. 9 Mosbetn., 1. cit., p. 3oo, net. (f) .


TAVOLA LXXXV. 735<strong>di</strong> potere attribuire il male a quel tutto composto dai duein<strong>di</strong>cati etiti, ma senza particolar <strong>di</strong>stinzione, mentre Plutarcotoglie Id<strong>di</strong>o dalla possibilità <strong>di</strong> produrre il male ', elo <strong>di</strong>ce emanato dal nulla . Di qui svolgevano la proposizioneche Id<strong>di</strong>o è ottimo, e la materia è priva <strong>di</strong> ogni qualità ^.Allorché essa materia per opera <strong>di</strong> Dio si mosse, fu altresìposto il male in attività ^Posso io per tanto supporre che gli <strong>Etruschi</strong>, ai quali piacqueseguire ingran parte lo stoicismo ^ abbiano voluto alluderea questa dottrina quella sì ripetuta composizioned' arte nei mistici Specchi, ove due giovani, che talvolta sonoi Dioscuri ^ e tal' altra personificazioni varie della mitologia,si vedono espressi.Lo Specchio della Tavola presente può esserneun esempio.In mezzo risiedeuna <strong>di</strong>vinità, quale or ora prenderemoin esame, considerandola presentemente come la primariapotenza. Le altre due figure par che significhino la <strong>di</strong>visionedell' altra potenza, cioè del mondo materiale in bene e<strong>di</strong>n male. Noi <strong>di</strong>fatti sappiamo che i Dioscuri rappresentavanoil mondo <strong>di</strong>viso in due parti ^ e d'altronde sembramiaver provato abbastanza che quelle due figure sipossono intendereper le personificazioni <strong>di</strong> contrarie potenze e principalmente<strong>di</strong> bene e <strong>di</strong> male 7 . La figura che è nel mezzopuò riconoscersi per una Venere. La <strong>di</strong> lei nu<strong>di</strong>tà ne manifestauno dei principali caratteri . Ha in testa una corona che1 Cudworth, 1. cit. , p. 290. 1. cit. p. 3oo2 Wolfius, Anecdot. Graec , Tom. 4 Ved- p. 106.I, serm. 11, p. i43, sq. 5 Ved. tav. liv.3 Fiutare , in Psychogon , Tom. 6 Ved. p. 677•II, ap. Cudworih , System. Intel., 7 Ved. p. 669, 628.


y36 DEGLI SPECCHI MISTiClpar <strong>di</strong> mirto, quale a Venere si conviene ', quando non sidebba intendere per una corona ra<strong>di</strong>ata come chiaramentesi vede in una figura simile in tutto alla presente ^. Le urneetrusche <strong>di</strong> Volterra dove questa Dea si sappresenta, cela mostrano adorna <strong>di</strong> quella doppia tracolla che fermasinel mezzo del petto, né manca <strong>di</strong> collana e smanigli comequi si vede ^. Premetto altresì che in altro misticoSpecchio si trova la figura medesima, ove si legge aggiuntauna parola etrusca, dal Lanzi interpetrata per Venere ^.Né del tutto aliena da queste si trova 1' altra donna , chein uno degli antecedenti mistici Specchi ^ nominai Venere ®.Con questi dati non v' è timore d' ingannarci con errorepatente , se come Venere noi riguar<strong>di</strong>amo per ora questafigura.Passando quin<strong>di</strong> alla considerazione <strong>di</strong> questa Dea dagliantichi filosofidescritta e spiegata, premettono essi che Platonestabili r esistenza <strong>di</strong> due anime del mondo, una dellequali nominò mondana, d' una forma simile quasi a quelladel mondo medesimo e creata con esso, e me<strong>di</strong>ante laquale il mondo, per quel eh' io <strong>di</strong>ssi, era considerato comeun animale ", perchè dotatu <strong>di</strong> anima ; e nel tempo stesso tenevasicome un nume artefatto e secondario. L'altra in<strong>di</strong>cataanima del mondo, secondo Platone, <strong>di</strong>r si doveva sopramondanao segregata dal mondo medesimo; non però co-1 Vid. Plin. et al. Auctores , ap. Tom. ii, lab. Lxxxi.Pitiscurn , Lexic. Antiq. Roman. 4 Lauzi , Sag. <strong>di</strong> Lingua Etr. , Tom.art. Corona. ii, tav. vi, num. 4. P- 201 .2 Ved. tav. liv. 5 Ved. tav. lxvh3 Gori , Mus. Etr. , Tom Ci. m 6 Ved., p. 58 1 .m ,tiib. xix , Dempster. , de Elr.Reg., 7 Ved. p. 734.


TAVOLA LXXXV.7^7ine r antecedente della stessa forma del mondo, ma <strong>di</strong> luieffettrice ed artefice. All' anima superiore fu dato il <strong>nome</strong><strong>di</strong> Venere celeste, secondo Plotino che la descrive.« Quella celeste, egli <strong>di</strong>ce, che credono da Saturno esserenata o sia dall' intelletto, è un' arjiina <strong>di</strong>vinissima sostenentesicostantemente al <strong>di</strong> sopra del mondo visibile, dovesdegna, né può <strong>di</strong>scendere, per esser <strong>di</strong> tal natura che noninclina ad abbassarsi quaggiù, né dovendo essa parteciparedella materia, per cui <strong>di</strong>cendo metaforicamente ch'erasenza madre, <strong>di</strong>re intendevasi propriamente eh' ella fossealiena dalla materia. Seguendo essa continuamente Saturnopiuttosto 11 cielo eh' é padre <strong>di</strong> Saturno, si refletle in luie seco lui conciliatasi amandolo produce Amore w.Descritta questa, passa a notar 1' altra così detta animadel mondo, non già dall'orbe nostro <strong>di</strong>visa, ma con essostrettamente congiunta ed associata; e questa chiama Venereinferiore ed anche Amore. Crede per tanto ch'ella fossegenerata da Giove, principale anima del mondo, e da unacerta ninfa aquatica per <strong>nome</strong> Dione ' . Dovendosi fare l' applicazione<strong>di</strong> questa descrizione delle Veneri, mondanae soprammondana, alla figura <strong>di</strong> Venere eh' è nello Specchio,non voglio ora determinare qual delle due sia qui rappresentata,né se r artefice ebbe in animo <strong>di</strong> recarne inquella figura o dell' una o dell' altra la vera effigie. Sembraper tanto che Platone abbia voluto propalare soltantoun sommo nume artefice del mondo e degli altri Dei , <strong>di</strong>chiarandoche questo genitore della universalità era <strong>di</strong>fficile<strong>di</strong> ritrovarlo con detti, e forse trovato non era lecito1 Plolin. , Enncad. iii, lib. v, de Amore, cap. ii, p. ì5y bis.


738 DEGLI sPEC(:ni misticimostrarlo al volgo ' . Ache serve dunque che an<strong>di</strong>amo investigandola vera effigie della Venere soprammondana, o dell'artefice della universalità o sia 1' anima del mondo, seagli antichi non era permesso farla conoscere con parole,e per conseguenza neppure con effigie prodotta dall' arte?Questo è il motivo, cred'io, per cui troviamo in questiSpecchi mistici non poche figure, le quali sebben fossero dame spiegate come significative dell' anima del mondo , odello spirito, o della mente <strong>di</strong>vina, conforme altri <strong>di</strong>cono,pure si ravvisano in <strong>di</strong>segno quasi sempre <strong>di</strong>verse tra loro'. Non essendo stata per tanto determinata una figurapersonale ed in<strong>di</strong>viduale che tali oggetti rappresentasserestava in arbitrio dell' artefice <strong>di</strong> mostrarla e collocarla comea lui sembrato fosse più conveniente ad esprimerne i<strong>di</strong>versi attributi. O piuttosto <strong>di</strong>remo, che volendosi rappresentarein questi Specchi la Mente <strong>di</strong>vina •'', o l'Anima cheagita il mondo, o in sostanza la Divinità, piacque a quelli artisti<strong>di</strong> variare il modo <strong>di</strong> esprimerla, come circa un similesoggetto variavano le opinioni dei filosofi e dei gerofanti.Infatti sappiamo che gli Egiziani confusero Venere collaNotte considerata come una <strong>di</strong>vinità ^, e gli Orfici preferironoquest' ultima ad ogni altra , persuasi che la notte ele tenebre caotiche precedettero tutte le cose del mondo,non ammettendo neppure che ad essa fosse anteriore la<strong>di</strong>vina Mente creatrice ed or<strong>di</strong>natrice del mondo, ma soloalla notte attribuivano ogni principio ed origine delleI Plat., iaTim., Op., Tom. Ili, p 28 4 lablonski , Pantheon Aegypt. >par»a Ved. p. 368. i , lib. 1 , cap. 1 , § y, p. i !.3 Ved. p 4°", 56g.


TAVOLA LXXXV.7^9rose ': a quella notte che in<strong>di</strong>co essere stata confusa conVenere. Ecco dunque in qual modo potremo credere cheVenere in questo Specchio sia sostituita allo spirito delmondo, o alla <strong>di</strong>vina Mente che trovammo rappresentatain altri Specchi '. Ecco in qual modo una tal Venere faeffigiata nei monumenti, che incontrandosi continuamentenei sepolcri potremo <strong>di</strong>r sepolcrali. Ecco in qual modoinvocata Iside col <strong>nome</strong> <strong>di</strong> celeste Venere ^ da Apuleio,si <strong>di</strong>chiara ella stessa la regina dei Mani , e la più grandefra le deità '*Se leggiamo Platone troveremo il seguente argomento .Poiché movesi la materia , mentre questa non ha per se stessauna tal facoltà, fa d' uopo credere che vi sia un' anima edelle anime che alla inerte materia prestino il moto . Questaè dunque 1' anima <strong>di</strong>vina, questi sono gli Dei. . . Senelle cose tutte abita un' anima che le governa, forza è chen'esista una in cielo dalla quale sia governato ....Se un' anima conduce il sole, la luna e le stelle, non dovràesservi infine un' anima che tutte le altre cose gui<strong>di</strong> e <strong>di</strong>riga^ ? Da questa platonica sentenza potremmo trarre la supposizione,che l'anima del mondo, delle altre tutte <strong>di</strong>rettrice,sia stata rappresentata in questi Specchi ad oggetto<strong>di</strong> mostrare qual sia la relazione tra Dio, qui consideratocome l'anima in<strong>di</strong>cata, e le anime particolari dei morti,coi quali seppellivansi gli Specchi medesimi ^. Dissi <strong>di</strong>fattiI Damascius , de PrÌDcipii's , ext. in 4 Apul., Melamorph. , Tom. i , lib.Wolf. , Anecdot. graec. , Tom. iii, xi, p. 355.p. 256. 5 Plat., de Log., lib. x , Op., Tom.a Ved. p. 493 , 495 • Ji .P- 898 .3 Ved, p. 443. 6 Ved. p. ajS.


74o DEGLI SPECCHI MISTICIanche altrove, che essendo riguardato il sole come la <strong>di</strong>vinaMente o intelligenza universale, si facevano emanantida esso le anime umane ', e perciò simili temi si trattavanoin questi Specchi =. Sembra infine che vi si volesse rammentareil destino delle anime, le quali svincolate dai corpitanto dei bruti quanto del genere umano si credevano <strong>di</strong> ritornoin seno alla grand' anima del mondo ^Se quest' anima in <strong>di</strong>verse guise rappresentata negli Specchimistici rammentar doveva soltanto la relazione che leanime umane avevano seco lei, non era importante ilserbareun metodo in tutto costante nel rappresentarla, mentrepotevasi nel tempo stesso figurarla per semplice allusionealle anime, come <strong>di</strong>cemmo, e figurarne altresì le varie dottrine5 come nei libri dei filosofi si trovano variamente registrate. Una <strong>di</strong> queste principali dottrine presso gli anticìiiera sicuramente <strong>di</strong> annoverare tra le tre principali deità^ il mondo o l'anima <strong>di</strong> esso ^ ; e noi <strong>di</strong>fluti ritroviamosovente una tal figura negli Specchi accompagnata dadue altre <strong>di</strong>vinità ^. Questo complesso ternario <strong>di</strong> numirappresentava il mondo archetipo , o sia, per esprimermicolle parole <strong>di</strong> Filone il bibhco, il mondo composto delleidee, o sieno simulacri delle cose ?, e questi simulacri eranopropriamente gli Dei degli antichi , nominati altresì Deiintelligibili ^ dai quali, considerati come idee, non eslcudeiVed. p. 367 . 6 Ved. tavv. ix, t, lui, liv, lv, lix,a Ved. la spieg. della tav. xxxiii ls, lxv, lxvi, lxvu, lxxvii, lxxviii,3 Diogen. Laert. , Tom. 11 , lib. vii, lxxxhi, lxxxiv.segm. iSy, p. 826. 7 Phil. Fud., lib. de Op. mun<strong>di</strong>, p.3.4 Ved. p. 726, seg. 8 Plolin. , Ennead. v, lib. 1, cap. vii,5 Cudwonli, 1. cit. , § 36, p. 8%j. p. 244» l'is-


TAVOLA I.XXXV. 74'vasi il male, che pure, secondo essi, era un Dio; qualoraseguivasi la maniera <strong>di</strong> pensare <strong>di</strong> Parmenide, ove attestavache ogn idea era un Dio ', avendo in ciò concor<strong>di</strong> eProclo, e Plotino ' ed altri . h dunque lo Specchio mistico<strong>di</strong> questa Tavola la figura del mondo archetipo rappresentatoda tre <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>vinità, le quali si credevano create anteriormenteal mondo visibile , tra i quali numeravansiprincipalmente quelli che ai mortali compartivano i benefizi-^ e che i Greci nominavano vor,zoi, vale a <strong>di</strong>re Dei buoni,<strong>di</strong> che ho ragionato altre volte Da •*. essi però non andava<strong>di</strong>sgiunta l'idea del male, mentre secondo la massima<strong>di</strong> Platone, era necessario al bene qualche cosa <strong>di</strong> opposto5; ciò che torna in acconcio a sostener la massima <strong>di</strong>Plutarco sulla presenza dei due Geni buono e cattivo nellerappresentanze <strong>di</strong> questi Specchi ^.Le tre figure <strong>di</strong> questo mistico Specchio fanno piuttostomostra <strong>di</strong> quella triplice compagnia <strong>di</strong> deità che tutta insiemeadattavasi dal Gentilesimo a spiegare 1' essenza <strong>di</strong>vinacoir opere da essa prodotte. Ammettevasi una <strong>di</strong>vinità,secondo Plotino, ed era la prima, che essendo bastantea se stessa <strong>di</strong> nulla abbisognava, anzi tutto era per essaabbondante soverchiamente per modo, che l'esuberanzasua dava luogo alla creazione d' altri esseri ; e quella chiamavasiuna certa natura sciolta e libera dal bisogno <strong>di</strong>qualunque azione . Tantoché sebbene fosse essa la sorgen-1 Proci., ap. Cudworth, 1. cit. , p. cit. , p. 8^i , in noi.839 . 4 Ved. p. 86 .a L. cit. 5 Plat., Theaeiet. , Tom.3 Porplilr. , de Abstinentia , lib. ii, 6 Ved. 609.i, p. inO.§ 34. p. 75, ap. Cudworth, I.


74^ DEGLI SPECCHI MISTICIte <strong>di</strong> tutte le cose, pure ad essa particolarmente nessunaopera si attribuiva '. Così spiegai esser quella <strong>di</strong>vinità chevedemmo sostener Bacco il demiurs:© o generatore dell' universo". Alla seconda delle personificazioni della natura davasil'epiteto dì forza della intelligenza o energia, nota col<strong>nome</strong> <strong>di</strong> natura immobile . Q}iq&ì'\ è propriamente il da mevarie volte nominato demiurgo ^, o l'artefice dell'universo,cioè quegli che abbraccia tutto il mondo archetipo, essendoegli r originale <strong>di</strong> tutte le cose ^Se io passo per tanto a contemplar le figure dello Specchio^potrò facilmente supporre che quella <strong>di</strong> mezzo sia la Venereceleste, quella appunto che pochi versi più sopra ^per le qualità sue <strong>di</strong>cemmo esser simile alla prima personificazionedella natura, espressa in questo triplice<strong>di</strong>aggregatofigure <strong>di</strong>e ora nel presente Specchio mistico esaminiamo.La seconda persona o natura personificata dell' aggregato <strong>di</strong>numi par che si ravvisi in quel giovine acefalo che a destra delriguardante stassi assiso, e qual Giove coperto nelle partiinferiori ^. Questa sua situazione mi sembra espressiva <strong>di</strong>quello stato immobile ^ che il filosofo attribuisce al suo demiurgo,per cui della natura immobile pare che attamenteritengala compita espressione ed idea.La terza personificata natura <strong>di</strong>vina è un <strong>di</strong>o in certosenso mobile, come Plotino spiegasi : quegli cioè che si aggiracirca r intelligenza e la Mente <strong>di</strong>vina, o lume della mente,o sivvero un segno manifesto e patente, <strong>di</strong>pendente sem-1 Plotìn.", Eanead. v, lib. ii , cap. 4 Plotin. , 1. cit.n, p. 247. 5 Ved. p. ^35, seg.2 Ved. p. SgS . 6 Ved. p. 212,3 Ivi .7 Ivi .


TAVOLA IXXXV. 743pre da quella '. Questa terza perscnificazione fa uso dellaS(.ipi'abljondanza del primo Essere semplicissimo e Lue no , edella immobile sapienza del secondo, e delle sue me<strong>di</strong>tazioni<strong>di</strong> fabbricar 1' universo. Egli è dunque, secondo i pensatorimoderni ,1' e<strong>di</strong>ficatore <strong>di</strong> tutto il mondo , il quale ponein attività quell' opera in certo modo manuale, già macchinatanella mente e nella volontà delle altre due personificatenature <strong>di</strong>vine . Egli insomma tutto fa , tutto governa,tutto regge e tutto amministra ^. Or poiché spetta ad essocome artefice meccanico d' imprimere il moto nella materiaove <strong>di</strong>cevasi unicarnente risedere il male ^, cosi credo perle allegate antecedenti dottrine, che questa terza personasia rappresentata nello Specchio che esamino dal giovane inpie<strong>di</strong> a sinistra del riguardante, mentre io stare in pie<strong>di</strong>ci conduce all'idea <strong>di</strong> moto, e si oppone alla situazione sedentedell' altro che vedesi nella parte avversaLa spada ch'egli tiene, a <strong>di</strong>fferenza dell'altra figura chen' è priva, può contenere l'idea <strong>di</strong> morte come ferro mici<strong>di</strong>ale^, e quin<strong>di</strong> rammentar con essa quel contrasto <strong>di</strong>bene e <strong>di</strong> male, <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> morte, che in varie guiseritrovasi nei due Dioscuri dei nostri mistici Specchi ^; néinconveniente sarà 1' attribuire a quel nume il male dellamorte, poiché nel farsi autore del moto può esser consideratoegualmente il motivo della cessazione <strong>di</strong> esso, mentrecolla morte si perde il moto vitale. Dissi <strong>di</strong>fatti altroveche anche a Bacco si attribuiva il patrocinio dei morti ,perchè egli era il datore della vita ^1 Plotin. , 1. cit. 4 ^ eJ- spr. ni, p. ibg.2 Cudworih , 1. cil. , p. Sga 5 Ved. p. 569 .3 VeJ. p. 734 1 seg. 6 Ved. ser. v, p. 270.


744 DEGLI SPECCHI MISTICITutto ciò s'intenda conuinicato al <strong>di</strong>screto lettore, conquella riservatezzaperaltro che debbe accompagnare le congettureportate in una materia non per anco da alcuno <strong>di</strong>scussa,ma che può somministrare un nuovo abbondantefonte <strong>di</strong> notizie circa la maniera usata dagli artisti dell' antichitàper esprimere con figure la filosofia teologica e natu -rale delpaganesimo. Ciò che peraltro può dar sembianza <strong>di</strong>probabilità a queste mie congetture siè, che esse conbinandocolla rappresentanza dello Specchio presente, convengonoaltresì con tutti quelli che antecedentemente mostrai <strong>di</strong>un quasi simile soggetto . Che se io mi fossi erroneamentescostato da ogni apparenza <strong>di</strong> verosimile, certo è chepiù presto o più tar<strong>di</strong> mi sarei contraddetto nella moltiplicitàgrande e variata degli argomenti che ho dovuto trattare.Non ostante, poiché la parte congetturale nella presenteinterpetrazione prevale alla positiva, cosi fa duopo ad<strong>di</strong>tarela varielà del senso nel quale questa composizione puòessere interpetrata. Prendo motivo dal <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Venere cheaccennai poter convenire alla figura femminile posta nelmezzo allo Specchio ', adducendo a tal proposito la dottaosservazione del eh, prof. Gerhard ', per mostrare che aVenere adattasi anche il <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Libitina ^ e Venere-Proserpina^; e quin<strong>di</strong> pensando alla confusione delle principalidue <strong>di</strong>vinità dei misteri Cerere e Proserpina ^ posso proporreil sospetto che la donna <strong>di</strong> mezzo <strong>di</strong> questo misticoSpecchio sia la Cerere o la Proserpina dei misterisotto le forme <strong>di</strong> Venere, come attamente starebbe aX Ved. p. 735. 4 Ivi, e Gerhard , 1. cit.% Ved. p. 7-29. 5 Ved. p. 670 .3 Ved. p. 440


TAVV. LXXXV E LXXXVI. 745decorare questi utensili che in varie maniere provai spettantialle cerimonie dei misteri del Paganesimo. InfattiApuleio che nelle Metamorfosi tratta metaforicamente deimis'eri d'Egitto, si esprime con queste preci e parole: Swetu Ceres, stu nocturnis ululatihus horrendd Proserpina '. Peruna tal confusione si <strong>di</strong>sse tenebrosa la Venere ', che parimenteè confusa colle in<strong>di</strong>cate deità. In qual senso poidebbasi intendere tutta la rappresentanza <strong>di</strong> questo come<strong>di</strong> altri simili Specchi sotto un tal nuovo rapporto, è temache sarà utile a trattarsi in altra occasione.Lo Specchio presente esiste ine<strong>di</strong>to nel njuseo etrusco<strong>di</strong> Volterra, ed è più grande una terza parte <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>segno.Non ho azzardato <strong>di</strong> porre un restauro alla testaconsunta della figura acefala, per la mia consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>non migliorar mai , né mai aggiungere all' originale quelche manca per qualunque siasi accidente.TAVOLA LXXXVI.lefigure muliebri della presente LXXXVI Tavola noHrichiedono un particolar comento per intenderne il significato.Se <strong>di</strong>amo uno sguardo allo Specchio delle Tavv. XXIIe XXXI, e ad altre simili dei moltissimi che si trovano continuamentenel territorio della Toscana, vedremo che ledue donne <strong>di</strong> questo si conformano colle altre <strong>di</strong> quelli,mentre a tutte insieme ho dato il <strong>nome</strong> significativo dellaI Apul., Metam., Tom. i, lib. xv, a Hesych., in voc. ixertp. 357.S. IIg4


746 DEGLt SPECCHI MISTICI<strong>di</strong>vinità presso 2;1i <strong>Etruschi</strong> • . Forse il lettore avrà notatoche una <strong>di</strong> esse figure 1' ho descritta come simbolo del beneche riceviamo dalla Provvidenza ', e 1' altra come simbolodell' ira celeste che sovrasta ai colpevoli ^. Dunque una stessafio-ura or sisftiifica la <strong>di</strong>stributrice del bene, ora delmale, come appunto l'etimologia del suo <strong>nome</strong> lo annunzia^Ora quantunque una sola personificazione servisse peroffrire agli occhi della mente presso gli <strong>Etruschi</strong> 1' idea dellaProvvidenza con quella donna, che si ritrova spesso ripetuta5 sotto le sembianze <strong>di</strong> Nemesi ^, pure non era sufficienteuna tale personificazione a denotare f una e 1' altraproprietà della medesima Dea, o sia della Provvidenza,della quale è significativo quel nume. Ecco il perchè 1' artistapose in questo Specchio non una ma due figure, 1' unain <strong>di</strong>rezione opposta all' altra , mostrar volendo così 1' opposizionedelle due qualità o attributi che gli <strong>Etruschi</strong> assegnavanoaDio.Dai più accurati scrittori circa la filosofia degli <strong>Etruschi</strong>sappiamo infatti, che credevano ed insegnavano avere Id<strong>di</strong>osulle create cose una sapientissima provvidenza , ed un regolatogoverno, sdegnarsi contro i <strong>di</strong>spregiatori delle leggie della <strong>di</strong>vinità, ricompensare giustamente i religiosi e glionesti , e premi e pene riserbare dopo il brevissimo circolodella umana vita '1 Ved. p. 7-6 Ved. p. 3 19, seg.a Ved. p. 349. 7 Senec ,Quaest. Nat. ,lib. ii, cop.3 Ved. p. 3i3, sèg. xl, xli, et sq.,ap.Lampre<strong>di</strong>, Saggio4 Ved. p. 3\5, seg. sopra la filosofia degli <strong>Etruschi</strong>, p.5 Ved. laT. i. j4. '" noi-


TAVOLA LXXXVI. 747Non era dunque la nuda rappresentanza <strong>di</strong> un essere inerte, <strong>di</strong> un Dio sfaccendato che volevasi effigiare in questiSpecchi, ma la doppia sua qualità <strong>di</strong> pietoso verso i huoni,e <strong>di</strong> vin<strong>di</strong>ce contro i malvagi, che vi si volle figurare e personificarecolla duplice Nemesi, come ve<strong>di</strong>amo. V^i è sospettoche i più grossolani Orientali si fossero immaginati due <strong>di</strong>vinitàpositivamente <strong>di</strong>verse ma <strong>di</strong> egual potenza, come egualiin ogni altra <strong>di</strong>vina proprietà; eccetto <strong>di</strong>e all'uno <strong>di</strong> essiattribuivansi tutte le cose buone ©salutari, ed ali' altro tuttele cattive ed a noi pregiu<strong>di</strong>cevoli : dottrina che tra>-siprincipalmente dai pili antichi Persiani ', presso i quali fu ingran vigore la teol(>gia del dualismo \ Manifestasi oltre <strong>di</strong> ciòche all' una <strong>di</strong> queste deità, da essi detta Arimanlo ^, si assegnassela particolare ispezione <strong>di</strong> punire i malvagi ''.^on sembra per tanto che abbiano pensato in tal guisagli <strong>Etruschi</strong>; mentre dall' aver essi rappresentata la donnaitessa in due contrari aspetti, una voltata a <strong>di</strong>ritta, una asinistra jpar che alludessero con questo alla Provvidenza<strong>di</strong>vina da loro in particolar modo venerata , e dalla qualeunicamente attendevano tutte le cose tanto in bene chein male; potendosi ella stessa mostrare agli uomini in due<strong>di</strong>versi aspetti come qui nello Specchio si vede, o <strong>di</strong> favorevoleai buoni o <strong>di</strong> contraria ai cattivi ^. Questa è la ragione,cre<strong>di</strong>o, perchè in molti Specchi noi trovammo lafigura medesima pileata stare in<strong>di</strong>etro alle altre ^, che giii-1 Hyde, Hist. relig. \eler Persar. 4 Cudworth , Sjst. intelJ. , Tom. i,cap. IX, p. i(i3, et cap. xx, p. cap. iv, § i3, p. 32i .i6i, et cap. xxiii, p. 299. 5 Yed. p. J^i"^ •2 Ved. p. 574. 6 Ved. p. 722, 728, scg.3 Ivi.


^^8DEGLI SPECCHI MISTICI<strong>di</strong>cai rappresentative delle potenze cablriche e primarie delpao-anesimo ', quasiché significar volessero i Gentili <strong>di</strong> nonammettere deità veruna senzache da una suprema Provvidenza<strong>di</strong>vina fosse dominata e <strong>di</strong>retta; <strong>di</strong>stinguendo in talguisa non già più Dei <strong>di</strong> un potere eguale, ma più attributid'un Dio personificati nelle figure che in questi Specchisi vedono .Si trova infatti che i moderni scrittori volendo scrutinarea fondo il sistema teologico del gentilesimo, ne raccolseroche uno era presso <strong>di</strong> quelle variate sette il sommonume che l'intiero universo teneva in or<strong>di</strong>ne, a cui bensìmolti altri inferiori ne aggiungevano e da lui creati, maquesti Dei non erano che le stelle , i demoni ,gli eroi. Lafolla poi <strong>di</strong> tanti altri numi, che 1' antichità capricciosacontinuamente al primario aggregava, furono detti daisavi, e specialmente da Cicerone, Dei poetici, commentizie fittizi, e non già filosofici, non già naturali, non giàvere <strong>di</strong>vinità. Tutt' al più confessavano doversi pensare <strong>di</strong>questi Dei , non altro essere che nomi <strong>di</strong>versi del sommonume, ad esso assegnati a tenore delle <strong>di</strong>verse perfezioniche in lui riconoscevano, e dei vari effetti <strong>di</strong> quella bontàdella quale il mondo godeva '.Noi siamo in questa guisa condotti a ravvisare nella duplicataNemesi dello Specchio presente l'idea compita della<strong>di</strong>vina giustizia che produce un effetto sui buoni ed un<strong>di</strong>verso sopra i malvagi. In tale aspetto <strong>di</strong> due contrarieidee molto eru<strong>di</strong>tamente considera il dotto Gerhard l' im-1 Ved. le spieg. delle tavv. Lxxviii, Lxxxiii.» Cudwonh ,1. cit. , § Sa, p. 729.


TAVV. LXXXVl E LXXXVII 749maginata composizione degli artisti <strong>di</strong> Erote ed Anterote,delle due Temi<strong>di</strong> , e delle stesse due Nemesi smirnee mol-*to affini a Venere ' , la quale già vedemmo nell' antecedenteSpecchio da me esaminato ^.Terminiamo col <strong>di</strong>re che qui si rappresentano due qualitàdel nume primario, presso gli <strong>Etruschi</strong> in molte guisenom.inato ^ ed espresso ^.Questo ine<strong>di</strong>to Specchio esiste nel museo Guarnacci , orapubblico <strong>di</strong> Volterra un terzo più piccolo dell' originale.TAVOLA LXXXVII.13L mia opinione circa le due Nemesi dello Specchioantecedente mipotrebb' essere contrastata, perla <strong>di</strong>versitàche passa tra questa e 1' altra esposta già dal Gori all' occasioned' illustrare lo Specchio mistico <strong>di</strong> questa LXXXVIITavola, da lui ripetuto nella sua Opera delle Iscrizionid' Etruria . Ivi egli adduce il parere del Salvini, che quisiano rappresentate le Fortune buona e cattiva ^, o piuttostodue Geni <strong>di</strong> una qualche città; ed inclusive supponeche <strong>di</strong>etro le spalle abbiano una bisaccia, come daCatullo si accenna ' .I Buonarroli , Medaglioni anticlii, 4 ^ed. p. 255-p. 223. 5 Ved. tavv. lv , lvi .a Gerhard, Venere_Proserpìna , ia 6 Ved. p. 5i6, $72.6n. , Ved. la mia Nuova Collezio- 7Calull. , ap. Gori , Inscript. antiq.ne <strong>di</strong> Opuscoli e notizie <strong>di</strong> scien- in Etr. Urb. extantes , Tom. 1 , p.se, leilere ed arti, Tom. iv .'94'3 Ved. p. 735 , scg.


yÒO DEGLI SPECCHI MISTICICrede poi vestimenti que' segni che a loro si vedonosul petto, e trova <strong>di</strong> strana t'orma i berretti che ad esse copronoil capo '. Ora è chiaro per mio avviso, non altroche ali esser <strong>di</strong>etro le spalle delle due donne, come in altriSpecchi le ho giu<strong>di</strong>cate Né ^. <strong>di</strong>verso dagli altri è ilberretto ^ e i segni che ricorrono intorno all' andamentodel corpo, da me giu<strong>di</strong>cati anche altrove una degenerazionedell' or<strong>di</strong>nario in<strong>di</strong>zio dei muscoli nel corpo umano^. Non saprei neppure aderire al parer del Cori e delSalvini, che non allegano motivi delle opinioni da essi prodottea tal proposito. Io non ci vedo in sostanza che leconsuete figure muliebri finora osservate nei già esibitiSpecchimisticiVoglio prevenire chi legge che questa composizione delledue donne ,per esser frequentissima negli Specchi etruschi, mi fa pensare che rappresenti uno dei principali oggetti<strong>di</strong> religione presso gli <strong>Etruschi</strong> già noti per la devozioneloro verso il Fato o la Provvidenza <strong>di</strong>vina ^.Il presente monumento pubblicato già dal Cori ^ eraun tempo spettante alla cospicua famiglia fiorentina Riccar<strong>di</strong>.1 Gori, 1. cit, 4 Ved. tav. iliu , p. 439.a Ved. tavv. xl , xli ,xui, xliii ,5 Ved. p. 728.XLiv, XLT • , p. 449 ^ Gori, 1. cit.3 Ved. p. 435.


7^*TAVOLA LXXXVIII.esiste tuttora nel museo Corazzi in Cortona Io Specchiomistico <strong>di</strong> questa LXXXVIII Tavola, che sebbene giàillustrato e pubblicato dal Cori ", pure <strong>di</strong>r si potrebbe finqui ine<strong>di</strong>to, giacché il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> quello sì <strong>di</strong>fferente dall'originale, che io fedelmente e nella sua giusta grandezzain questa mia Tavola riporto, fa riguardare le due copie comese fossero tratte da due originali <strong>di</strong>versi . Credo pertanto che ciò abbia dato motivo a quel dotto illustratore <strong>di</strong>applicare al monumento una interpetrazione, che non puòso<strong>di</strong>sfare , a mio parere ,un riflessivo lettore .Egli giu<strong>di</strong>ca le due donne <strong>di</strong> questo Specchio due comichein atto <strong>di</strong> recitare in teatro , e crede proscenio il campoornato <strong>di</strong> colonne dove son <strong>di</strong>segnate le figure; e <strong>di</strong>qui ne argomenta che in quella guisa doveva essere costruitoil teatro presso gli <strong>Etruschi</strong> ^. Ma il Biancani nega ciò<strong>di</strong>chiaratamente <strong>di</strong>cendo: minime quidsm histriones et mimietruscae seenne, ut Gorius autwnavit ^ e vuol piuttostoche vi si riconosca Pallade e la Dea Larunda 3. Nulla <strong>di</strong>ciò a parer mio . I mimi del teatro non pare che abbianorelazione <strong>di</strong>retta coi mistici Specchiane saprei come sipotesse <strong>di</strong>chiarare qual fosse la positiva figura dell' antica1 Mus. Etr. ,Tom. I ,lab. clxxxvi, 3 Schiassi, de Pateris aiiiiq. ex Schenum.Ili . <strong>di</strong>sBiancani, Epist. vi, p. 76.2 Id. , Tom.II, ci. IV, p. 391 .


702 DEGLI SPECCHI MISTICILarunda ', o come <strong>di</strong>r si possa Pallade una delle donne <strong>di</strong>questo Disco .Io vi ravviso le consuete due Nemesi. Noi le vedemmoanche altrove con pileo quasi simile ^ a quello che hannole donne <strong>di</strong> questo Specchio, il qual pileo ha peraltro bastantementein<strong>di</strong>cato l'apice curvo in avanti, come portanotutte le Nemesi finora esaminate . L' atto loro neppureè nuovo in tali figure del dualismo teologico presso gli<strong>Etruschi</strong>•*, accennando, come sembra, il cielo e la terra *.La veste cinta sul fianco è altresì propria <strong>di</strong> tali figure 5;e della mano sul fianco ho dato conto altrove ^.Fa d' uopo confessare peraltro che non in tutto erroneamenteil Gori giu<strong>di</strong>cò teatrali queste figure muliebri, sepensiamo che in una maniera teatrale , come nota il eh.Creuzer, erano presentate le gran<strong>di</strong> deità tanto nei misterieleusini, che in quelli <strong>di</strong> Samotracia, dove comparir dovevacon essi anche la casa degli Dei , e la porta che vi conduce7 . Orquesta casa medesima è fì-equentatissima nei misticiSpecchi. Noi la vedemmo già , tostochà in essi incontrammoi magni Dei ^ sotto la figura dei Dioscuri 9, dellacui relazione con Nemesi ho già parlato altrove '°. Io credoche tal significato abbia pure quell' e<strong>di</strong>fizio riscontrato nelloSpecchio della Tav. XLVIII , e del quale ho trattato anchein queste carte ", né mancano molti altri esempi in questi1 Ved. ser I , p. 21 . 6 Vei..p. 692a Ved. tav. lxvh. 7 Cicuzer, Symbol., Tom. ni, p. Syo.3 Ivi, tavv. xLiz, L, LI, Lv, LVi, 8 Ved. tav. slix .Lvii, Lxxxiii , LxxxY. 9 Ved. p. .\SÌ4 Ved. p. 485 . IO Ved. p. .^86, seg.5 Ved. tavv. Lxxxiii , lxxsit. 1 1 Ved. ser. y, p.•4^4


TAVOLA LXXXVIII. 753mistici Specchi, ove in segno della nominata casa degliDei se ne dà un solo cenno con qualche colonna ', sopraccaricatada in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> frontone , talvolta col solo frontoneo timpano della facciata del tempio ^, e tal' altra con un sempliceaccenno <strong>di</strong> architettonico e<strong>di</strong>fizio ^. Qui rifletto che atener <strong>di</strong> quanto notò il Creuzer troviamo realmente che nellerappresentanze dov'entrano le gran<strong>di</strong> Deità, e il dualismosamotracio ad<strong>di</strong>tato dai Dioscuri, ve<strong>di</strong>amo altresì quasidappertutto in<strong>di</strong>cato il tempio , come casa degli Dei^la quale in questo Specchio più che in altri si fa palese.Rifletto pure alla notizia che ci reca un altro moderno scrittoreversatissimo nelle antichità greche, cioè che nell' Atticavolevasi mostrare 1' unità del mondo coli' unità del tempiodove si celehravano i misteri eleusini^; tantoché si può sospettarenegli <strong>Etruschi</strong> l'idea <strong>di</strong> voler mostrare la venerazioneloro per quest'oggetto, cioè per il mondo, il quale secondoSeneca non <strong>di</strong>stinguevano dalla stessa <strong>di</strong>vinità suprema ^,e in questo caso il tempio , che in tali Specchi ve<strong>di</strong>amo effigiato,sarebbe un segno geroglifico del mondo, comprensivo<strong>di</strong> tutte le deità, e perciò detto casa degli Dei ^, mentrele <strong>di</strong>vinità stesse che insieme col tempio si vedono inquesti Specchi rappresentate, significano le sue parti '.Del fiore che incontrasi qui sotto le due donne ho giànotato altrove quanto ne penso ^.1 Ved. lavv. l, liv, lxxxt. S Ved. p. 255.a Ved. tavv. lui , lv. 6 Ved. p. 752.3 Ved. tavv. xvni , xli , lis, lxi , 7 Ved. ser. ni, p. 365.txvi , Lxxvui. 8 Ved. p. 435.4 Lenoir, Franche maconerie, p. 1 1.\.S. IL gò


754TAVOLA LXXXIX.i^lel tempio d'Apollo in Guma si conservava un dentemostruoso, che gli abitanti del paese <strong>di</strong>cevano essere delcinirhlale d'Erirnanto vinto da Ercole '. Da una tale consacrazioneal tempio d'Apollo, che in sostanza era il sole,ne argomentano i dotti moderni la relazione <strong>di</strong> quell'impresad'Ercole colle stazioni del sole medesimo '. Racconta a talproposito Apollodoro che Ercole volendo afferrare il cinghialein<strong>di</strong>cato, lo fece uscire dal bosco a forza <strong>di</strong>grida,eperseguitolloa traverso della neve allora ih molto alta , finchéstancato lo prese, e legato lo portò a Micene ^. Da questeosservazioni mitologiche traggo Y cnimma <strong>di</strong> tre parole,Apollo, cììii^liiala mostruoso , neve che mi serviranno aspiegare il bel Disco ine<strong>di</strong>to, <strong>di</strong> cui mi ha gentilmente favoritoil <strong>di</strong>segno riportato in questa LXXXIX Tav. il sig.cav. Bertoldy, possessore del monumento ed assai geniale<strong>di</strong> etrusche antichità.La mostruosità del dente in<strong>di</strong>cato ci richiama alla mentel'idea d'un animale che debb' esser considerato mostruoso,come altrove ho provato 4, dove altresì ho <strong>di</strong>mostratoche un mostro o una bestia qualunque, purché nociva,in<strong>di</strong>cava il male 5; essere che gli artisti non potevano si-1 Ved. ser. v, p. 5^5. 4 Ved. ser. i, p. 691, e set. 111,2 Dupuis, Relig. univers. , Tom. 11, p- 358.pan. I, p. 256. 5 VfJ. ser. iii, p. 35^ , seg.3 Apollodor., lib.ii, cap.v, § iv,p i 79.


TAVOLA LXXXIX. 755curarnente rappresentare senza ricorrere all' allegoria edalla personificazione.Apollo significativo del sole, nel cui tempio era il dentemostruoso , ci fci conoscere che quel male in<strong>di</strong>cato dal solodente del cinghiale ha relazione col sole. Quest' astro, senoi lo consideriamo, ci è benefico eccessivamente quandoresta sull'orizzonte più che la metà del giorno '.La neve nella quale Ercole caccia a forza il cinghiale cimostra la stagione, in cui si volle in<strong>di</strong>care la scarsa presenzadel sole suH' orizzonte cioè 1' inverno. Altri antichi scrittorinarrarono con qualche varietà l'avventura d' Ercole, ma no<strong>nome</strong>ssero la circostanza che il cinghiale mostruoso fossearrestato in mezzo alla neve '. Dunque l'enimma significail sole che in tempo del nevoso inverno produce il male perl'assenza dal nostro orizzonte.Ora dobbiamo aggiungere che la mitologia degli antichiadottò molte favole, dove in sostanza narravasi che questocinghiale uccisore d' uomini edevastatore <strong>di</strong> piante, erainfine represso dagli eroi della favola in gran numero e variamentead<strong>di</strong>tati ^. Facendo l'applicazione <strong>di</strong> ciò alla natura,troveremo che passando ilsole nei segni dell'emisferoinferiore, i corpi umani e gli animali tutti patiscono, i vegetabiliperdono le frutte e le foglie , e il germogliare siarresta , come se allora la natura soffrisse una morte apparentequando le nevi coprono i monti e le campagne : maleche si fa sentire dovunque, finché il sole con altri corpicelesti non riprende un nuovo corso, col quale portan-1 Ved. p. 4i4- ^' Tom. ii, p. 266.2 Ved. Clavier , in noi. ad Apol- 3 Ved. ser. v, p. 549.lodor., lib II, c^p. V, not. 16,


j5G DEGLI SPECCHI MISTICIdo al mondo più calore e più luce reprime la cattiva stagione,e con essa sparisce il male che ci tormenta'.Questo quadro del fisico andamento delle stagioni lo credoallegoricamente rappresentato nello Specchio mistico<strong>di</strong> questa LXXXIX Tav; poiché mostruoso cinghiale^ , o mostro', e bestia feroce ^ significano 1' inverno ed il maleche in quella stagione tenebrosa danneggia la natura el'umanità. Noi ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>fatti in questo Disco un cinghialein atto <strong>di</strong> straziare un uomo con le acute sue zanne,mentre un altro giace già morto ai suoi pie<strong>di</strong>, <strong>di</strong> che s'incontranoesempi <strong>di</strong> simil carattere ^. Gli eroi che lo attornianoper ucciderlo, i quali sono in sostanza gli astridel cielo come provo anche altrove •", stanno in figura <strong>di</strong>numi secondari ad uccidere lo smisurato cinghiale, ondecosì togliere alla natura il male che la cattiva stagionesotto le sembianze <strong>di</strong> quel mostro apporta alla terra. Infattial comparire della primavera par che tutto il cielo si uniscaa restituire il bene alla natura. Noi ve<strong>di</strong>amo altrimenti favoleggiato,cheGiove come autore del bene <strong>di</strong>ssipar volendo ilmale dell'inverno', si unisce con gli altri numi a lui subalterniper far guerra a Tifeo o Tifone, che altrove <strong>di</strong>mostroconfuso col cinghiale^, come qui si vede che ne fa le veci,frattanto che gli eroi cacciatori sono uniti per ucciderlo, e COSI liberare il genere umano e le campagne da quellafieradevastatrice.I Ved. ser. i, p. g\. 6 Ved. p. 48'-a Ved. p. 714. e ser. i, p. 602. 7 Ved. p. 706.3 Ved. ser. ui , p. 358. 8 Ved. ser. ni, p. 358, e ser. v,4 Ivi , p. 357 , sg. p. 552.5 Ved. ser. v ,tav. lix.


TAVOLA LXXXIX. 767Prendendo in questo senso la rappresentanza del nostromistico Specchio, non si affannerà l'osservatore a voler <strong>di</strong>chiaratii nomi <strong>di</strong> quelli eroi che vi si vedono schierati acombattere col cinghiale, né sarà come altri sorpreso '<strong>di</strong> nontrovarvi le avventure <strong>di</strong> Meleagro * , o d' Anceo ^ <strong>di</strong>chiarate, mentre, come <strong>di</strong>co altrove, furono prodezze tali attribuitea molti eroi della favola , i cui nomi appren<strong>di</strong>amosoltantonei monumenti sepolcrali che in quest Opera espongo^ . Maspecialmente v' introdussero quegli eroi le cuigesta si fecero alludere al corso del sole, come Ercole ^,Adone °, Atti ij Ulisse s, Meleagro 9, e tanti altri <strong>di</strong> similfatta .Quando poi ci hanno mostrato i monumenti dell'arte uncinghiale ed un cacciatore qualunque '°, o piìi cacciatori ",o in fine un solo cinghiale senza l'intervento d'eroi ", nonabbiamo bisogno d' ulteriori avvertenze per farci accortiche del cinghiale in particolar modo, come simbolo celestee religioso, vollesifar menzione in essi monumenti, piuttostochèesporre l'eroismo degli uccisori <strong>di</strong> esso.Con taleavvertenza posso anche supporre che l'artefice<strong>di</strong> questo Specchio non avendo <strong>di</strong>stinto con particolari attributinessuno degli eroi che ha introdotti nella sua composizionedella caccia del cinghiale, neppure avesse in animo<strong>di</strong> esprimervi un particolare avvenimento d'eroi dallaI Ved. 8er. , p. 549. ^^4- 7 'vi, p. 6o3.a Ivi. 8 Ved. p. i54 , sg.3 Ivi, p. SaS. 9 Ved. p. 48i.4 Ved. ser. y, tav. lvi , p. 524. 'o Ved. ser. v, p. SSg.5 Ivi , p. 3o6. 11 Ivi , p. 55o.6 Ved. ser. i, p. 6oa. la Ved. ser. i, p. 587,


758 DEGLI SPECCHI MISTICIfavola rammentati , ina soltanto una qualunque caccia, purchéfosse del cinghiale, per allusione al tempo nel qualeson da temersi i nemici del hene , sì per l' esito delle cose<strong>di</strong> questo mondo, sì ancora per quello delle anime, passandoneir altro '; al qual ultimo oggetto, cred' io, si ponevanoquesti monumenti dell'arte nei sepolcri, come altrovepiù estesamente <strong>di</strong>chiaro '. Gli eroi son coronati in segno<strong>di</strong> riportata vittoria, perchè realmente im.maginarono gliantichi una vittoria dei Geni buoni ottenuta sopra i malefici, allorché cessano i mali della cattiva stagione. Infattialtrove do cenno come al terminare della battaglia <strong>di</strong> Giovecontro Tifeo successero le nozze <strong>di</strong> Cadmo con Armonia,dove intervenuta la Vittoria ne cantò il nunziale epitalamio'.La grandezza dell'originai bronzo <strong>di</strong> cui esibisco questacopia, mi ha costretto a ridurla alla metà per averne piùcomoda forma.TAVOLA XG.ie fattezze dell' umana figura <strong>di</strong> questo Specchio misticoson tali, che non ammettono per dubbia 1' opinioneche siano d'uno stile, o per meglio <strong>di</strong>re <strong>di</strong> un metodo <strong>di</strong>esecuzione dell' arte antichissimo . Chi non giu<strong>di</strong>cherebbealtrettanto, per esempio, delle figure che vedonsi neibronzi perugini spettanti al carro etrusco ? La brevitàdel busto, la soverchia grossezza del capo, l'occhio ** ad1 Ved. ser. v, p. 553. 3 Ved. ser. i , p. 536, seg.3 Ved. p. 201, 273. 4 Ved. ser. iii,lavvxxiv,nuiii. 2, exxv.


TAVOLA XC. 769angoli acuti, le mani aperte, l'eccedente lunghezza <strong>di</strong> essee dei pie<strong>di</strong>, e inclusive la mossa, mi sembrano caratteri<strong>di</strong>stintivi da farmi <strong>di</strong>chiarare lo Specchio presente, per lasua <strong>di</strong>fferenza dagli altri, uno dei più antichi finora esposti.In ciò mi confermo a misura che vado esaminando econfrontando con esso altri monumenti <strong>di</strong>chiarati, per piùragioni, antichissimi. L' irregolarità <strong>di</strong> ogni parte del corponella figura <strong>di</strong> questo Disco è un carattere che ha <strong>di</strong>comune col soldato maffeiano , che è riconosciuto per così<strong>di</strong>re il tipo dello stile toscanico ' , ed alle <strong>di</strong> cui fattezzemolto si accostano quelle del monumento fiesolanoda me posseduto^. La testa con tutta l'acconciatura deicapelli, e specialmente le forme dell'occhio, del naso e <strong>di</strong>tutto il profilo confrontano colle forme delle umane figurescolpite nel sasso delf Antella ^ , che reputo <strong>di</strong> eguale antichitàdegli altri ora nominati . Il <strong>di</strong>segno del petto in questafigura neppur <strong>di</strong>fferisce da quello del Policrate in bronzo,della cui antichità siamo sicuri'^. Ma il più chiaro confrontoper notarne lo stile anticopotrà essere quel vaso d'argentoeh' io riporto alla serie III ^, dove si trova somiglianza<strong>di</strong> <strong>di</strong>segno nelle figure, <strong>di</strong> composizione, e <strong>di</strong> esattezza, permodo che se reputiamo antico l'uno <strong>di</strong> essi ^ monumentigiu<strong>di</strong>cheremo sicuramente altrettanto dell' altro. Il profilo somigliaa quello dei rammentati bronzi perugini come purel'intiera figura. Ben <strong>di</strong>verso è peraltro da questo lo stileI Lanzi , Notizie circa la Scultura 3 Ivi , tav. D.degli antichi e i vari suoi stili, 4 ^'^' > ''''V- ^^ ,num. 3, scr. in,Ved. la mia Nuova Collezione <strong>di</strong> p. a8^ , e ser. v, p. 5i5.opuscoli e notizie <strong>di</strong> scienze, lei- 5 Ved. tdw. xix, xx.trre ed arti, Tom. ni, p. 3ii. 6 Ivi, p. 286, seg.a Ned. ser. \i, tav. P5 , num. i.


760 DEGLI SPECCHI MISTICId' imitazione delle arti, <strong>di</strong> che tratto altrove con moltiesempi '.All'occhio dell'osservatore assuefatto ai paragoni tra stilee stile nell'arte del <strong>di</strong>segno, non mi occorrono molteparole a persuaderlo che <strong>di</strong> quanti registici Specchi ho prodottifinora in quest'Opera, nessuno ha mostrato un carattere<strong>di</strong> tale antichità come questo, ad onta delle mieripetute indagini relative a tale scoperta^. Le urne cinerarie,i vasi fittili, ed altri monumenti etruschi da me inseritiin questi scritti si debbono dunque considerare comeposteriori^ ai già mentovati, ed in particolar modo a questoSpecchio del quale orasi tratta, ed in conseguenza trar potremoda esso piuttostochè da altri posteriori un qualchelume circa la religione dei più antichi <strong>Etruschi</strong> ,qualora sipossa bene intendere il significato <strong>di</strong> quella figuraVi si ravvisa per tanto un giovine , la cui mossa è <strong>di</strong>spostaper modo che occupa tuttal'area del Disco. Una simile posituradel corpo no» è rara nei monumenti dell'arte antica.Ne abbiamo gli esempi nelle monete <strong>di</strong> Camerino e <strong>di</strong>Creta addotte in quest' Opera Ho ^. citata la prima <strong>di</strong> tali moneteall'occasione <strong>di</strong> fare il paragone della mossa nella qualesi trova ladonna ivi espressa coli' atteggiamento d'un' altraeh' è in uno Specchio mistico ^ : figure simili quasi alla presente, ad eccezione della <strong>di</strong>fferenza del sesso . Ivi giu<strong>di</strong>caiquell'atto significativo della proprietà che ha il Fato <strong>di</strong> frammischiarsidappertutto negli spazi della natura ^ mon<strong>di</strong>ale ^1 Ved. ser. v, Avvertimento, p xix, e O2, num. 1.2 Ved. p. 3o3 , 439> 5 Ved. ta\. viii , p. 168..3 Ved. ser. i, p. 247, seg. 6 Ved. p. 167.4 Ved. ser. vi, tavv. M, num. i, 3^


TAVOLA XC. 761Questa è in generale compresa nel mondo materiale figuratosimbolicamente per la forma degli Specchi mistici'.Sembra chiaro altresì che dall' esame degli altri Specchimistici resulti , che per la forma loro sferica , e per laspeculare levigatezza , non meno che per Je rappresentanzeche più frequentemente vi furono espresse, sfieno essiSpecchi a rappresentare la <strong>di</strong>vinità contemplata dai devotidel paganesimo , e nel tempo stesso i <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> lei attributiallegoricamente simboleggiati nelle varie figure o gruppi <strong>di</strong>esse che vi s'incontrano: contemplazione specialmente praticatadagl' iniziati ai misteri . Tutto ciò era per essi unfrasario, uno special modo <strong>di</strong> esprimersi ed un sicuro mezzoper essere intesi allorché trattavano <strong>di</strong> simili astratteidee. Eccone per tanto un esempio inoppugnabile, oltre ivari da me sparsamente allegati in questo trattato ^. ScrivendoS. Paolo ai Corinti che lasciata la falsa religioneidolatra abbracciavano il cristianesimo , si esprimeva nei terminiseguenti: T^idemus mine ( cioè in questa vita Dio ei <strong>di</strong>vini misteri )per speculum in enigmate ( cioè allegoricamente); tiinc (quando saremo all' altra vita ) outeinfacie ad faciem ^. Ecco dunque il linguaggio <strong>di</strong> quei tempicorrispondente all' atto <strong>di</strong> far uso <strong>di</strong> questi Specchi nellame<strong>di</strong>tazione ^, e <strong>di</strong> porli nei sepolcri ^ ad oggetto , cred'io,<strong>di</strong> significare che il morto lasciando <strong>di</strong> qua l'umanespoglie passava nell'altro mondo, per incontrarsi faccia afaccia con Dio. Noi troviamo <strong>di</strong>fatti non solo nei sepolcri1 Ved. p. 80 , se^. Comm. llterale in Biblia , Op.2 Ved. p. ii3, seg. Tom. vni , p. 221.3 S. Paul., Epist. I, ad. Corinth. , 4 ^^^P-9i>. 3o4.cap. xm , i'. 12, \id. Calmel, 5 Ved. p. 685, •^2^.S. IL 96


762 DEGLI SPECCHI MISTICIdel gentilesimo tali mistici Specchi ', ma in quelli ancoradei primitivi cristiani ^. Questa idea che 1' iniziato morendopassasse alla presenza reale della <strong>di</strong>vinità, come <strong>di</strong>cevaS. Paolo, ammettevasi anche dagli Egiziani, ed io più volteho riportati dei lor monunienti ^, ove l'iniziato presentasidopo morte alla faccia <strong>di</strong> Dio ^, vedendo realmente là ciòche nel mondo potea soltanto me<strong>di</strong>tare nei mistici Specchi:vidermis mine per specuhiin in enìgmate.Rapporto allo Specchio <strong>di</strong> quest'ultima Tavola, consideratocome lavoro degli <strong>Etruschi</strong> , ripeteremo coerentementeal fin qui detto che la figura virile, nella <strong>di</strong> lui periferia racchiusa,stiavi a significare la <strong>di</strong>vinità riconosciuta da essinel Fato, che anima il mondo e lo agita seminandovi lagenerazione ^: <strong>di</strong> che furono persuasi specialmente gli Stoici*',che altrove li <strong>di</strong>co seguaci <strong>di</strong> una dottrina molto analogaa quella degli <strong>Etruschi</strong> 7Oltre l'allusione, supposta nella in<strong>di</strong>cata positura, alla forzasolare che fassi dappertutto sentire, o a quella dell'anima universaledel mondo, equivalente secondo i Gentili alla <strong>di</strong>vinaOnnipotenza^, è valutabile a confermare il fin qui dettoquell'uovo cosmogonico tenuto nel seno dalla Nemesi dellamoneta <strong>di</strong> Camerino». Né meno espressiva è l'altra figuradella moneta Cretense '", dove il sole nella sembianza del Minotauroè rappresentato nell'atteggiamento medesimo, permostrare , cred' io , che giunto quell' astro al segno delI VeJ. p. 39, 72, seg., 117, 273. 6 Ved. p. 166.a Boldclii , lìb. 11 , cap. xit, p. 5oo. 7 Ved. p. a56 , e ser. 111, p. 354*3 Ved. ser. vi , lavv. M4 , . R3. 8 Ved. p. 168.Q34 Ved. ser. 1, p. 370, scg. 9 Ivi.5 Ved. p. 167. IO Ved. ser vi, lav. O2 , num. 1.


TAVOLA XC. 763Toro, cioè nell' equinozio <strong>di</strong> primavera, a similirucline delFato <strong>di</strong>lata d;i|)j)ertutto il suo dominio sopra il nostroemisfero •, e ptr un tal dominio la natura stessa prolifica.Qui si mostra un tale effetto anche per quella corona chenon già <strong>di</strong> foglie, com'è in altri Specchi ^, ma <strong>di</strong> semi o capsule<strong>di</strong> essi, o germogliamenti <strong>di</strong> ramificazioi]i aderenti adun fusto, circonda il bronzo che illustro.l pesci che vedonsi al <strong>di</strong>sotto della figura, non meno cher ondeggiante linea ^ sulla quale reggesi o scorre, sonoin<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> flui<strong>di</strong>tà ^ , in cui facevasi nuotare il primo essereciie al mondo comparve ^. Cosi presso gli Egizianiera un Dio rannicchiato ° , come se fosse riconcentratoin se stesso, o assisoin un fior <strong>di</strong> loto nuotante sulle acquea.Confondendo gli <strong>Etruschi</strong> Id<strong>di</strong>o coli' universo, lo tennerocome causa ed effetto nel tempo stesso , e come agentee paziente, e come principio motore e cosa da esso mossa;avendo per legge le proprietà invariabili costituenti ciò cheper essi <strong>di</strong>cevasi Fato : potenza per gli <strong>Etruschi</strong> <strong>di</strong> maggiorgrado, come per altri era Giove ^. Gli Orfici tutto ciòrappresentavano sotto 1' allegorica forma dell' uovo cosmogonico,il cui torlo, conforme la figura <strong>di</strong> questa Tavola,sospeso nel fluido , è chiuso in un guscio, parimente comequesta è ristretta nella periferia dello Specchio, esprimendonon solo il globo del sole in mezzo alla volta del cie-I Ved. p. 4'4>eser. v, p. 119 6 Ved. ser. \i , tavv. B5 , num. 1,a Ved. lavv. lxxiv, lxxv , lxxviu, SS.Lxxx , LX-txn , Lxxxni , lxxjciv, 7 Ivi.lav. M3, num, 3, ser. i , p.Lxxxv. 38 , seg.3 Ved. p. ia5, 4^9 e ser. • i, p 4o. 8 Volney ,les Ruiaes , chap. xxii4 Ved. p. 4o5. § 6 , p. 2o5 .5 Ved. ser. ni, p i^^, seg.


n^^ DFGLl SPECCHI MISTICIlo ma il Fato nel mezzo al mondo che anima e <strong>di</strong>rige in unmedesimo tempo. Questo parag-one altorlo dell'uovo, comei moderni dotti <strong>di</strong>chiarano , si riferisce primieramente allafio-ura sferica ed al color giallo, come quello della luce, allasituazione centrale, ed al germe o principio <strong>di</strong> vita che il torlodell'uovo racchiude'. Tali appunto sono le allusioni figuratein tutto questo Specchio mistico dalle quali noi compren<strong>di</strong>amoqual fosse la rappresentanza del Fato presso gli<strong>Etruschi</strong> nei più antichi tempi, come il monumento medesimoper l'antichità del suo <strong>di</strong>segno lo manifesta.Da esso appren<strong>di</strong>amo altresì fino a qual grado gli <strong>Etruschi</strong><strong>di</strong>vinizzassero 1'anima supposta del mondo, che in tanti altriSpecchi abbiamo incontrata, o per <strong>di</strong>r meglio ci si fa noto perquali argomenti mescolassero col creatore il creato, formandoneun idolo col <strong>nome</strong> particolare <strong>di</strong> Fato, nel quale ammettevasi<strong>di</strong>stinzione tra esso e la materia posta in moto dall' animastessa del mondo, veduta con alcune varietà in altri Specchimistici ^Pare in sostanza che notando gli <strong>Etruschi</strong> comeun principio vitale un' anima, uno spirito, cosi paragonandociò all' umano in<strong>di</strong>viduo, abbiano dato, per quantosembra, al principio motore <strong>di</strong> tutto l'universo il <strong>nome</strong><strong>di</strong> Spirito ^, o anima del mondo'', e in conseguenza questoFato, questo loro Dio fu lo spirito vitale che sparso intutti gli esseri animò il vasto corpo mon<strong>di</strong>ale. Qui la figuraumana del Disco, oltre avere la significazione del Fato,<strong>di</strong>vinità degli <strong>Etruschi</strong>, rappresenta nel tempo stesso anchel'anima o lo spirito, il quale col volgere delle membra per1 Iti , not. 64, p- SSg. 3 Ivi,a V»d. lat. XL, p. 4"4- 4 l*"-


TAVOLA Xr. 765Ogni senso in giro nello Specchio rappresentativo dei mondo,fa vedere 1' universale suo dominio e la sua <strong>di</strong>ffusione perogni doveLa pluralità <strong>di</strong> tali figure <strong>di</strong> vario sesso preferibilmente adaltre in questi Specchi eflSgiate, ci fa dunque sicuri che alludanoalla primaria deitàdegli <strong>Etruschi</strong>, <strong>di</strong> che ho reso contoin principio <strong>di</strong> questa serie '; ed in ultimo lo confermo^ nonavendo fin qui trovata cosa che me ne facesse pensare incontrario, come ho sempre <strong>di</strong>mostrato nel corso <strong>di</strong> questi mieiscritti. E poiché il Fato confuso colla Necessità, veneravasidagli <strong>Etruschi</strong> ^ più antichi, e questo venne in seguito confusocon la Nemesi, così non sarà senza fondamento eh' io<strong>di</strong>a <strong>nome</strong> <strong>di</strong> Fato al giovane espresso in questo Specchiomistico per esser de' più antichi, avendo già <strong>di</strong>chiarate Nemesile femminili figure quasi simili a questa in altri Specchimistici meno antichi rappresentate '.E poiché per una conseguenza dell'in<strong>di</strong>cato sistema, comeosserva un moderno scrittore, ciascuno giu<strong>di</strong>cavasicontenere in se una porzione <strong>di</strong> quell' etere vitale e motoreuniversale <strong>di</strong> sopra nominato, comune a tutto il mondo*,ne segue che le anime <strong>di</strong> tutti gli esseri furono considerateuna porzione <strong>di</strong> questo medesimo Ente <strong>di</strong>vino ^.Ed è per ciò , com' io credo , che si posero nei sepolcriquesti mistici Specchi a rammentare la santità delleanime partecipi dell' essenza <strong>di</strong>vina , ed in conseguenzaeterne , immortali , e degne <strong>di</strong> quell' apoteosi della qua-I Ved. p. 7. 4 Volney , I. cit., p. 208, scr. i,a Ved. p. 157, seg. , 248, seg., 257, spieg. della tav. li.444> 5i8, 746, e ser. in, p. 200. ? Ivi, e p. 375.3 Ved. p. ^43» 3a3.


7 66 DEGLI SPECCHI MISTICIle erano si ossequiosi gli <strong>Etruschi</strong> , tenendo come deificatele anime dei loro antenati', <strong>di</strong> che ho detto altroveforse più <strong>di</strong> quello che potevasi con evidente fondamento.Tanto incombevasi a me <strong>di</strong> cercare, onde far conoscerenon solamente il positivo uso e significato <strong>di</strong> questi Specchimistici, finora creduti patere etrusche, ma <strong>di</strong> rintracciarealtresì il complesso delle rappresentanze i\i espresse,le quali per quanto sembra concorrono a mostrarci il Fatocome principale <strong>di</strong>vinità presso gli <strong>Etruschi</strong>E poiché tali monumenti offrono altresì 1' occasione <strong>di</strong>essere esaminati per la parte dell'arte del <strong>di</strong>segno, così hopotuto nel tempo stesso convincermi, che molti essendogli oggetti delle arti lasciati dagli <strong>Etruschi</strong> già soggetti aiRomani,giu<strong>di</strong>co <strong>di</strong> quel tempo quasi tutti gli Specchi mistici;e rarissimi quelli che serbino lo stile toscauico ' antico,volutosi ad ogni patto da non pochi antiquari <strong>di</strong>chiarareabusivamente in moltissimi <strong>di</strong> essi meno antichi <strong>di</strong>quello che sono stati spacciatiLa moltiplicità delle dottrine in essi contenute, i nomiper or<strong>di</strong>nario provenienti da greche favole , e questeancora ivirappresentate, come gli scrittori <strong>di</strong> tempi non moltoremoti le hanno descritte, e cent' altri confronti, oltreallo stile patente del <strong>di</strong>segno, mi hanno persuaso che talimonumenti spettassero piuttosto al cadere che al sorgeredelle arti inEtruria, se n'eccettuiamo alcuni che nel trattaredegli Specchi mistici ho ad<strong>di</strong>tati ^ Potrebbesi con qualche1 Ivi , e ser. v, p. 3i5, seg. Nuova Collezione <strong>di</strong> Opuscoli ea Ved. p. 439, e Lanzi, Notizie notizie <strong>di</strong> scienze, lettere edarti,sulla scultura degli antichi e dei Tom. ni , p. 3o3 ,seg.vari suoi stili, Ve<strong>di</strong> la mia 3 Ved. p. 619.


TAVOLA Tic. 7t"7fonflarnento escludere dai meno antichi il presente , che «iper la semplicità della rappresentanza, tutta nazionale delFato, sì per lo stile rigido e tozzo che dà il dritto al monumento<strong>di</strong> esser <strong>di</strong>chiarato uno dei più antichi Specchi finoa noi pervenuti , ed eseguito in un tempo, nel quale inEtruria si trattavano le arti con uno stile nazionale, e nonancora alterato da estere maniere o non riformato dal migliorgusto, che da Fi<strong>di</strong>a in poi cominciò a prevalere .Ma siccome altrove provai, che presso gli <strong>Etruschi</strong> ', egualmenteche presso i Greci dominò il sistema <strong>di</strong> sostenerele antiche massime religiose ', come l'antico stile nel rappresentarnele personificazioni \ così mi persuado che saràspesso un enimma in<strong>di</strong>ssolubile il giu<strong>di</strong>care , se un monumentosia positivamente dei più antichi o sivvero unameno antica imitazione <strong>di</strong> quelli .Questo singoiar monumento, della stessa grandezza dell'originale,esiste ine<strong>di</strong>to nel Museo Britannico.I Ved. Ber. v, p. 38 3 Ivi, p. Syj ,a Ivi, p. 85.seg.FINE DELLA SERIE SECONDA


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