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Villae, villulae e fattorie nella Media Valle delTevere *HELGA DI GIUSEPPEAbstract<strong>Rom</strong>e’s vicinity, the presence of navigable rivers such as the Tiber and its main tributaries and the wide availability of natural resourcesmade the middle Tiber Valley very attractive to the important <strong>Rom</strong>an and Italic families. Beginning with the re-study of the South Etruriasurvey undertaken by the British School at <strong>Rom</strong>e (the Tiber Valley project, conducted by Helen Patterson), I will attempt to analysethe birth and development of the “villa phenomenon” during the Republican period through an experiment which starts with the lateRepublican-early Imperial villas. A large percentage of these villas produce material which attests occupation of the site from as early asthe Archaic period and sometimes from the Orientalizing period. I will aim to evaluate how and if “the behavior” of areas occupied bya villa, at some point in their history, differs from that of areas where farms have been identified and examine the historical reasons forthese differences. The documentary base of this experiment is constituted by more than 900 villas identified in the middle Tiber Valleyby topographical surveys (especially the South Etruria survey) and excavations. This data will be compared with that provided by recentexcavations of the Suburbium villas of <strong>Rom</strong>e.PremessaIl progetto Valle del Tevere, coordinato dalla BritishSchool di <strong>Rom</strong>a e condotto da Helen Patterson 1 ,nasce conlo scopo di ripercorrere la storia del paesaggio tiberinodall’età protostorica a quella medievale in relazione allevicende di <strong>Rom</strong>a. Il progetto è stato presentato in moltesedi per cui non tornerò sull’argomento 2 . Occorre soloricordare che l’area oggetto d’indagine è compresa tra<strong>Rom</strong>a a Sud, Otricoli a Nord, i Monti Cimini e Sabatiniad Ovest e i Monti Reatini ad Est, con esclusione dellafascia relativa al suburbio di <strong>Rom</strong>a, dove sono in corsouna serie di progetti di indagine topografica 3 (Fig. 1).La base documentaria del progetto Valle del Tevere ècostituita prevalentemente dal South Etruria survey – maiinteramente pubblicato 4 – diretto da John Ward-Perkins eda molti altri studiosi anglosassoni tra gli anni Cinquanta________* Desidero ringraziare Helen Patterson per avermi concessodi pubblicare questo lavoro e per aver letto il mio testo,arricchendolo con utili suggerimenti. Inoltre la mia gratitudineva ad Andrea Carandini maestro “di ville” e a Felice Senatoreper aver pazientemente discusso con me i risultati di questaricerca.1Il lavoro principale è stato svolto da Robert Witcher e chi scrivegrazie ad una Research Fellowship finanziata per tre anni dallaLeverhulme Trust Foundation.2Patterson & Millett 1998; Patterson 2004, Patterson et al.2004a, Ib. 2004b.3Le indagini svolte dagli studenti della cattedra di Archeologiae Storia dell’Arte greca e romana dell’Università di <strong>Rom</strong>a“La Sapienza”, Facoltà di Scienze Umanistiche, sono diretteda Andrea Carandini in collaborazione con la So<strong>print</strong>endenzaArcheologica di <strong>Rom</strong>a.e Settanta in Etruria meridionale e in parte della Sabinatiberina su una superficie di oltre 1.000 km 2 . Di questaricognizione sono stati ristudiati interamente i materialiad opera di 12 specialisti di ceramica protostorica,orientalizzante e arcaica, romana e medievale 5 e re-________4Tra le ricognizioni edite del South Etruria survey ricordiamo:Sutri. Duncan 1958. Veii, ager Veientanus e Faliscus. Ward-Perkins 1955; Id. 1961, Frederiksen & Ward-Perkins 1957;Kahane et al. 1968. South West of La Storta. Kahane 1977. Thevia Cassia & Clodia. Hemphill 1975. Ager Capenas. Jones1962; Id. 1963. Eretum. Ogilvie 1965.5Francesco di Gennaro e Andrea Schiappelli (ceramicaprotostorica); Marco Rendeli, Roberta Cascino, Maria Teresa DiSarcina, Marta Sansoni, Marta Solinas (ceramica orientalizzantee arcaica); Sergio Fontana, Alessandra Bousquet, Helga DiGiuseppe, Fabrizio Felici, Sabrina Zampini, Massimo Pentiricci,Franca Del Vecchio (ceramica romana e tardoromana), EnricoCirelli e Helen Patterson (ceramica medievale). Occorrededicare una nota anche alle partizioni cronologiche scelte. Inaccordo con gli specialisti dei vari periodi coinvolti nel progetto,si è preferito organizzare la distribuzione quantitativa dei datinon per secoli, come si usa fare nelle edizioni delle ricognizioni,quanto per periodi (all’incirca di 100 anni, ma non sempre) cherispecchiassero le produzioni del materiale ceramico e quindinon necessariamente corrispondenti all’inizio o alla fine di unsecolo. È una scelta, chiaramente soggettiva, che vuole sfruttareal meglio le potenzialità informative delle principali fontiarcheologiche a nostra disposizione e vuole soprattutto evitareun inconveniente sovente riscontrato nelle indagini quantitativeapplicate alle ricerche topografiche. Si nota infatti che, quandosi ragiona per uno o più secoli – e si fa quest’ultima scelta inassenza di evidenze – si perdono di vista alcune tendenze e siattribuiscono fenomeni che riguardano specifici periodi ad archicronologici molto più ampi (si veda ad esempio Cifani 2002,250 e Fentress 2002, 62).<strong>Rom</strong>an villas around the Urbs. Interaction with landscape and environment. Proceedings of a conference held at the Swedish Institute in <strong>Rom</strong>e,September 17–18, 2004. Eds. B. Santillo Frizell & A. Klynne (The Swedish Institute in <strong>Rom</strong>e. Projects and Seminars, 2), <strong>Rom</strong>e 2005.www.svenska-institutet-rom.org/villa/


Helga Di GiuseppeFig. 1. Carta del progetto Tiber Valley, con le aree del South Etruria survey e delle indagini recenti della British School di <strong>Rom</strong>a (elaborazione di StephenKay).interpretate le aree di raccolta 6 . Le evidenze emersesono state, quindi, integrate con le altre innumerevoliricognizioni e scavi effettuati sulle due sponde delTevere nell’ultimo secolo 7 . Lo strumento principale dianalisi, integrazione e interpretazione dei dati è stato unGeographical Information System (GIS) 8 .Questo enorme corpo di dati, databili dall’etàprotostorica a quella medievale, offre considerevoliopportunità per analizzare l’evoluzione degli assettiterritoriali, il rapporto tra città e campagna, letrasformazioni delle forme produttive e distributive, maanche per valutare la nascita, lo sviluppo e il declinodella villa in relazione al paesaggio tiberino inteso comehinterlanddi <strong>Rom</strong>a.Delle 5.000 evidenze attualmente documentatenell’ambito del progetto Valle del Tevere, circa 995risultano essere ville (di cui 857 databili con precisionee le rimanenti solo genericamente: età repubblicana,________6La reinterpretazione è stata curata da Robert Witcher e chiscrive.7Per tutte le ricognizioni prese in considerazione nell’ambitodel progetto si veda Patterson et al. 2004a, Di Giuseppe c.s.a;Ead. c.s.b.8Strutturato da Robert Witcher e attualmente implementato daStephen Kay (Witcher & Kay c.s.).tardorepubblicana, imperiale, tardoantica) e 1.127 fattorie.Sul rapporto tra queste due categorie d’insediamento,individuate sulla base dei criteri utilizzati nell’ambitodel progetto, concentreremo la nostra attenzione. Più inparticolare si analizzerà la nascita e lo sviluppo dellavilla in epoca repubblicana attraverso un esperimento esi tenterà di interpretare il pattern emerso alla luce dellerecenti scoperte archeologiche che hanno riguardato ilpaesaggio degli insediamenti rurali nel suburbio di <strong>Rom</strong>a.Al contrario non verranno discusse le ville di epocaimperiale e tardoantica oggetto di altri contributi 9 .La definizione di fattorie e villeOccorre a questo punto esplicitare i criteri adottatinell’esperimento effettuato, mettendo a confronto le villecon le fattorie, non prima però di avere precisato cosaintendiamo con i due termini.Ai tempi del South Etruria survey le dimensionidelle aree di raccolta, oggi fondamentali per qualunqueinterpretazione tipologica degli insediamenti, venivanosupplite dalle più generiche categorie di piccolo, medio________9Witcher c.s.2


Villae, villulae e fattorie nella Media Valle del Teveree grande (small, extensive, large site). La mancanza diinformazioni relative alle dimensioni delle aree ci haobbligati a sfruttare al massimo il potenziale informativodei reperti ceramici (cronologia, funzione, status, rapportiquantitativi tra classi e forme, ecc.) raccolti o lasciatisul terreno (ma segnalati nelle schede), delle strutturemurarie osservate, della collocazione topografica del sitoe soprattutto della continuità di occupazione di un’areanel tempo.Abbiamo usato il termine alquanto generico e puramenteconvenzionale di fattoria in riferimento a categorie diinsediamenti modesti (i più diffusi) rispetto a dimore distatus, quali possono essere le case aristocratiche nella fasepre-romana e le ville in quella romana. Dal punto di vistadel materiale di ricognizione, le aree interpretate comefattorie sono testimoniate da quantità e soprattutto qualitàdel materiale fittile ed edilizio di gran lunga inferiori –ad esempio prevalenza di ceramica comune sulle classifini – rispetto a quelle documentate per gli insediamentidi status che restituiscono, al contrario, a seconda deiperiodi, materiali d’importazione, ceramica cerimonialeo altri beni di lusso di cui parleremo. Un altro aspettofondamentale per l’individuazione di una fattoria è legatoad una tendenziale minore capacità di sopravvivenza neltempo delle aree in cui abbiamo individuato le ville; dalpunto di vista topografico, le aree con fattoria tendono adisporsi nelle vicinanze di aree occupate da ville.Passando ad esempi concreti, per la fase pre-romana,laddove abbiamo individuato una fattoria abbiamoimmaginato insediamenti di piccole dimensioni (dai 16 ai40/50 m 2 sulla base dei casi noti, vd. oltre), con pavimentiin terra battuta o lignei, elevati in materiale deperibilee tetti in tegole fittili o lignee (scandulae), altrimentidenominati casae e tuguria (Liv. 3.13; 3.26; 42.34; 5.53.8),di cui la ricerca archeologica sta restituendo numerosetestimonianze (vd. oltre), uniti in villaggi o sparsi. Perla fase romana (repubblicana e imperiale) il terminefattoria indicherebbe, secondo i nostri criteri, ancoracasae e tuguria – rimaste in uso in epoca repubblicana,imperiale e anche oltre 10 – o più dubitativamente quelleche, in una fase avanzata dell’età repubblicana, vengonodefinite in modo vezzeggiativo o più spesso dispregiativovillulae (Cic., Ad Atticum 8.9.3; 8.13.2; 12.27; 16.6.2;Apul., Met., I.21). Abbiamo cioè immaginato, come perla fase precedente, dimore di modeste dimensioni, macostruite ora con tecnica edilizia più evoluta, ad esempiocon zoccoli in tufo o in muratura (a seconda del periodo),elevato in materiale deperibile, tetto in tegole fittili olignee, con netta prevalenza di ceramica comune su quellafine e comunque assenza di elementi di lusso. Un esempiocalzante è offerto dall’edificio di Monteforco (50 a.C.-30d.C.) nell’ager Capenas, situato in un’area in cui sonostati rinvenuti a distanza regolare altri 5 edifici analoghi;________10Possiamo, ad esempio, citare la figura di Spurio Ligustino(primi decenni del II secolo a.C.) che era nato e vissuto inun tugurio (Liv. 42.34) e tutti gli altri passi di autori di epocasuccessiva che menzionano questo tipo di dimora (Plin., N.H.16.14; Virg. Ecl. 1.69; Columell. De re rustica, 12.15.1; Festus,s.v. tugurium).esso è composto da un unico ambiente rettangolare (ca.56 m 2 ), costruito con muri in opera reticolata, prospicienteuna corte aperta dotata di dolia per l’immagazzinamentodelle derrate alimentari o dell’acqua, edificio che nonsopravvive oltre il II secolo d.C. 11L’individuazione di una villa segue, invece, criterimolto simili a quelli adottati dagli studiosi che ci hannopreceduto: riconoscimento di resti di strutture, materialiedilizi e di lusso 12 . La registrazione nelle schede diricognizione della presenza di una basis villae, ad esempio,di un complesso termale, di una o più cisterne collegatea cuniculi, di ninfei, di un diverticolo spesso basolato, diun mausoleo, è un elemento sufficiente per individuareuna villa sul territorio. Il potenziale del settore produttivopuò essere testimoniato dalla presenza di macine granariee olearie di manifattura locale o importate e da indicatoridi fornaci, come scarti di cottura, forme ipercotte edistanziatori. Lo sviluppo della pars urbana è indicatoda materiali di pregio come marmi – italici e importati 13– materiali edilizi non locali, vetri da finestra, tessere dipasta vitrea 14 , colonne, sculture, terrecotte architettoniche,intonaci e iscrizioni. La presenza di bolli laterizi 15 puòrappresentare un indicatore di per sé della presenza di unavilla, che a volte, per motivi di visibilità, non emerge daaltri indizi. Un mattone bollato, infatti, sia che si tratti dielementi di copertura acquistati da commercianti edili, siache testimoni la presenza di una manifattura sul fundus,costituisce sempre una testimonianza del potenzialeeconomico del proprietario, che è evidentemente dotatodi un surplus tale da poter acquistare le tegole altrove oche fonda parte dell’economia della sua proprietà sullaproduzione stessa di tegole e mattoni o sulla locazionedel proprio fondo a produttori di tali manufatti 16 . Laproporzione della ceramica fine da mensa rispetto a quellacomune, nelle aree interpretate come ville, è di solitoalta, anche se quest’ultimo dato non è dirimente vistala sua dipendenza dai criteri di raccolta e dalla visibilitàal momento della ricognizione. Classi e forme vascolariutili per individuare impianti di un certo livello sono state,ad esempio, le ceramiche comuni utilizzate come vasida fiore 17 o i glirarii destinati all’allevamento dei ghiri,la cui carne era considerata pregiata presso i <strong>Rom</strong>ani(Varro, De re rust. 3.15). Ma è evidente che tutti questiindicatori vanno riferiti a ville di epoca tardorepubblicanae primoimperiale con un notevole sviluppo sia della parsrustica che urbana.L’esperimentoCome possiamo, a questo punto, ripercorrere la storiadelle ville di epoca precedente il momento del loro________11Jones 1963, 149, fig. 18; Potter 1979, 124–125, fig. 36.12Kahane et al. 1968, 153-157; Potter 1992, 645.13Studiati da Will Clark.14Studiati da Franca Del Vecchio.15Studiati da Shawn Graham.16Manacorda 2000, 132-133.17Bousquet & Zampini 2003.3


Helga Di GiuseppeFig. 2. Grafico delle ville di età tardorepubblicana-primoimperiale che restituiscono materiali sia delle epoche precedenti che seguenti; es. l’1,8% delleville tardorepubblicane-primoimperiali restituisce materiali databili tra il 750 e il 680 a.C. In totale le ville con datazione precisa sono 857.Fig. 3. Progetto Tiber Valley. Confronto tra l’insieme dei siti (aree di occupazione stabile: capanne, fattorie, ville, high status settlement, abitati ecc.) earee che in epoca tardorepubblicana-primoimperiale sono ville.massimo sviluppo a partire dai dati di ricognizione?L’impresa non è facile, in quanto gli imponenti impiantiarchitettonici di epoca tardorepubblicana-primoimperialehanno obliterato le tracce di eventuali occupazioniprecedenti; inoltre la scarsa manifestazione del luxusin periodi anteriori il II secolo a.C. 18 rende difficile ilriconoscimento di una villa repubblicana dai soli dati diricognizione. Dal momento però che un’area occupata dauna villa nella media Valle del Tevere restituisce quasi________18Per il passaggio dalla villa frugale a quella di lusso Carandini1988, 49.sempre alcuni indicatori ceramici di una presenza umanapiù antica (età orientalizzante-repubblicana) o successiva(periodo tardoantico e altomedievale) nelle proporzionimostrate dal grafico (Fig. 2), vale la pena, in assenza discavi, effettuare un esperimento che si concentri propriosulle ville tardorepubblicane/primoimperiali – quelleindividuabili con maggiori certezze – per cercare dicapire con uno sguardo retrospettivo quale sia stato ildestino dell’area prima che vi sorgesse questo tipo distruttura. Questo approccio darà maggiori risultati semettiamo a confronto il comportamento delle aree chehanno ospitato insediamenti (di qualunque natura siano:4


Villae, villulae e fattorie nella Media Valle del TevereFig. 4. Progetto Tiber Valley. Aree che in epoca tardorepubblicana-primoimperiale sono ville nel campione rappresentato dalle indagini del South Etruriasurvey. Continuità: siti che continuano dall’età precedente. Possibile continuità: siti che presentano una cesura nella continuità di occupazione. Novità:siti occupati per la prima volta. Abbandoni: siti dell’età precedente che risultano abbandonati.capanne, fattorie, high status settlementecc.), che adun certo punto della loro storia sono diventati ville, conquelle che hanno ospitato fattorie che in nessun momentosi sono evolute in qualcosa di più importante. Osservarela diversità o la similarità comportamentale di questiinsediamenti nel tempo, oltre che registrare la diversadistribuzione di classi e forme ceramiche particolari, sonocriteri che possono aiutarci a gettare luce sulla questionedelle ville, anche se solo attraverso semplici tendenze, vistala natura delle fonti archeologiche a nostra disposizione.Il presente lavoro sarà quindi incentrato sull’esegesidei dati numerici, essendo i numeri entrati ormai a buondiritto a far parte del novero delle fonti utilizzabili per lericostruzioni storiche 19 e essendo quello quantitativo uncampo non ancora sufficientemente praticato, ma che ha,come vedremo, notevoli potenzialità informative nellaricostruzione dei paesaggi antichi.Passando ai dati archeologici (Fig. 3), una primaosservazione scaturisce dal grafico che mette a confrontole aree di materiali 20 in cui abbiamo individuato dei siti(aree di occupazione stabile: capanne, ville, fattorie,abitati, high status settlement, ecc.), con quelle che ad uncerto punto della loro storia vengono certamente occupateda una villa. È interessante notare che l’andamentodelle future ville – si tratta di aree che hanno una lungacontinuità di vita, con momenti di discontinuità – è soloapparentemente simile a quello dei siti in generale. Unadifferenza sostanziale si può cogliere tra l’età arcaica equella repubblicana-primoimperiale. Mentre per quantoriguarda l’età arcaica il grafico generico dei siti rivelaun picco di presenze che verrà superato solo in epocaprimoimperiale con diversi momenti di up and down in________19Manacorda 2004.20Le aree sono state individuate dagli studiosi inglesi attraversoil sistema delle coordinate IGM (Istituto Geografico Militare).mezzo, i momenti di crescita delle aree che diventerannoville sono progressivi e costanti; in altre parole, ilpaesaggio dei siti generici sembra fare maggiore faticaa riprendersi dopo ogni momento di collasso rispetto aquello delle future ville, che invece sembrano risorgeredi volta in volta più numerose, come se dopo i momentidi crisi o trasformazione si rafforzasse la fascia socialepiù ricca, ma vedremo come questo dato generico vadasottoposto ad un’analisi critica, diversificata nelle singolezone.Soffermandoci sui siti di maggiore rilevanza chesaranno occupati da ville in epoca tardorepubblicanaprimoimperiale,osserviamo (Fig. 4) che in Etruriameridionale il numero di queste ultime cresce in modoesponenziale a partire dall’Orientalizzante medio (680-630 a.C.) fino all’epoca arcaica (580-480 a.C.); la tendenzasi inverte bruscamente in età classica/altorepubblicana(480-350 a.C.), con un notevole calo e cambia di nuovo inetà mediorepubblicana (350-250 a.C.), quando il numerodelle aree che diventeranno ville superano quelle di epocaarcaica. Inoltre la continuità degli insediamenti cresce tral’Orientalizzante antico (680-630 a.C.) e l’età arcaica(580-480 a.C.), diminuisce notevolmente in epoca alto(480-350 a.C.) e mediorepubblicana (350-250 a.C.), perriprendere a crescere senza più interruzioni dall’epocamediorepubblicana a quella medioimperiale (dal 250 a.C.al 250 d.C.), dato che sottolinea un progressivo aumentodegli investimenti sul territorio e, probabilmente, imomenti in cui i materiali e le tecniche costruttiveimpiegate nell’edilizia domestica vanno perfezionandosie migliorando in qualità, conferendo alle dimore unacapacità di resistenza all’usura del tempo sempremaggiore.5


Helga Di GiuseppeFig. 5. Progetto Tiber Valley. Confronto tra i siti interpretati come fattorie e quelli che sono ville in età tardorepubblicana-primoimperiale. Quantificazionieffettuate con i dati del South Etruria survey e delle altre ricognizioni condotte nell’area del progetto. A destra i siti che si possono datare sologenericamente.I periodi che vanno dal 350 al 250 e dal 150 a.C. al100 d.C. sono anche quelli in cui si registra il maggiornumero di siti nuovi (siti che nascono ora per la primavolta) e il minor numero di abbandoni, evidentementegrazie a condizioni politiche, economiche e socialifavorevoli all’investimento di capitali sul territorio.L’epoca medioimperiale (100-250 d.C.), infine, è quellache registra la maggiore stabilità dell’assetto raggiuntonei periodi precedenti, caratterizzandosi per l’altacontinuità di occupazione delle ville, con pochissimenuove fondazioni e l’inizio di un processo di abbandonoche porterà alla formazione del paesaggio tardoantico.Ma vediamo ora come è possibile articolare megliola storia del paesaggio tiberino e quali possono essere leragioni che hanno determinato la formazione di un similequadro.Le premesse della nascita della villa (età arcaicamediorepubblicana)La crescita dei siti del VI secolo a.C. (Fig. 3) è unfenomeno ormai riconosciuto in diverse aree dell’Etruriameridionale indagate topograficamente 21 e vieneconcordemente riferita dagli studiosi che accettano laveridicità dei racconti tradizionali alla temperie generatain aree limitrofe all’ager <strong>Rom</strong>anus dalle assegnazioni________21Di Giuseppe & Witcher 2004a, 7.attribuite a Servio Tullio, grazie alle quali fu creataun’ampia fascia di piccoli proprietari terrieri 22 .Se guardiamo al grafico (Fig. 5) che mostra il rapporto trafattorie e aree che diventeranno ville in Etruria meridionalenotiamo in epoca arcaica (580-480 a.C.) la convivenzatra un gran numero di dimore di modeste dimensioni(fattorie) e un discreto numero di siti che diventerannoville. Il rapporto è di circa 1 futura villa ogni 2 fattorie. Èevidente che non potendo sapere che tipo d’insediamentosi trovi in questa fase in un’area che verrà occupata da unavilla siamo obbligati a pensare che il rapporto potrebbeessere, ad esempio, anche di 1 fattoria ogni 2 fattorie,ma quello che ai fini del nostro ragionamento sembrainteressante è che tra queste una continuerà a vivere cosìa lungo da diventare in età tardorepubblicana/imperialeuna villa, mentre le altre due non lo diventeranno, edè proprio questo aspetto che merita una riflessione.Condizioni geografiche e climatiche ottimali dei luoghiin cui sorgono queste strutture, impianti architettonici diun certo rilievo e impiego di buon materiale edilizio daparte di famiglie facoltose sono fattori che possono averdeterminato la lunga continuità di vita di alcune dimorerispetto ad altre. Va inoltre sottolineato a sostegno della________22Quilici 1974, Ampolo 1988, 218-231; Colonna 1990; Quilici& Quilici Gigli 1993, 469; Cornell 1995, 173–179. D’Alessio2004, 227. Non va inoltre trascurata la tradizione letteraria inalcuni casi messa in discussione, ma recentemente rivalutata checonsidera il VI secolo a.C. un periodo di crescita demografica:Coarelli 1988, 318, nota 3; Lo Cascio 2000, 28.6


Villae, villulae e fattorie nella Media Valle del Teverenostra ricostruzione, che una buona percentuale di questearee che diventeranno ville presenta classi ceramiche eforme vascolari di epoca orientalizzante e arcaica, che,per qualità e scarsa distribuzione sul territorio, possonoessere a buon diritto considerate segni di un certo status. Sifa riferimento in particolare alla ceramica attica, etrusca afascia, etrusco-corinzia, italo-geometrica, a forme tipichedel banchetto aristocratico e delle pratiche rituali, comekantharoi, skyphoi, kylikes, calici, vasetti miniaturistici,materiali che nel loro insieme, oltre ai rari rinvenimentidi terrecotte architettoniche, possono indicare la presenzadi un insediamento “speciale”, che abbiamo definito highstatus settlement, ovvero un’area che può aver ospitatouna dimora dell’élite con culti domestici.Purtroppo non abbiamo scavi estensivi nell’areatiberina che mostrino la tipologia di questi edifici dicarattere elitario, in grado di sopravvivere nel tempo o didistinguersi rispetto alla media delle dimore coeve che nonrestituiscono gli stessi reperti, ma possiamo rifarci ad altricasi indagati in area laziale ed etrusca, come ad esempioquelli dell’Acqua Acetosa Laurentina 23 , di Grottarossa 24 edell’Auditorium di prima fase 25 , nel suburbio di <strong>Rom</strong>a e diAcquarossa, nel viterbese 26 , appartenenti per dimensioni(da 120/300 m 2 fino a 700 m 2 ), posizione, impegnoarchitettonico, materiali rinvenuti e, in alcuni casi, lungacontinuità di vita, alla categoria degli edifici elitari – chenon vuol dire necessariamente di carattere aristocratico– caratterizzati da file di ambienti aperti su un’ampiacorte.Nella sua prima fase di seconda metà del VI secoloa.C., l’edificio dell’Auditorium non è ancora una villa,in quanto costituito da file di ambienti che circondanoun cortiletto centrale, in cui la distinzione tra parte diservizio e parte residenziale non è ancora evidente 27 . Sitratta comunque già di un edificio di un certo decoro,di dimensioni superiori (300 m 2 ) a quelle documentatein siti coevi 28 ; esso viene costruito con zoccolo inscaglie di tufo, elevato verosimilmente in argilla, tettoin tegole e pavimenti in terra battuta ed è caratterizzatodalla presenza di ceramica d’importazione, luoghi diimmagazzinamento e di attività domestiche (forno dapane, cucina), elementi che lasciano pensare che siaappartenuto ad individui benestanti, dotati di possibilitàeconomiche e forse anche di un minimo prestigio sociale.Nella sua fase di prima metà V secolo a.C., invece, leaumentate dimensioni della struttura (ca. 700 m 2 ), ladistinzione tra parte rustica e residenziale ormai chiara, ilrinvenimento di attrezzi agricoli, di un torchio oleario, diun piccolo ambiente di culto, oltre che l’intero impianto________23Bedini 1990, 172-173; Cifani 2002, 251–252, fig. 12.24Cifani 1998, 53-54; Id. 2002, 252.25Carandini et al. 1997; Cifani 1998, 54; Id. 2002, 252, fig.14; Ricci & Terrenato 1998; Terrenato 2001; D’Alessio 2004;Carandini et al. c.s.26Menichetti 1988, 120, fig. 43.27Carandini et al. 1997; Terrenato 2001, 7; va rilevato tuttaviache la distribuzione del materiale mostra già in questa fase ladiversa funzione dei vani: Carandini et al. c.s.28Cifani 1998; Id. 2002, 253, fig. 17.architettonico, e l’aggiunta, nelle immediate vicinanze,di un villaggetto articolato in ambienti abitativi e spaziproduttivi (in cui sono presenti fosse per la decantazionedell’argilla, fornaci ecc.) hanno spinto coloro che l’hannostudiato a ritenere che il complesso dell’Auditorium fosseuna villa a tutti gli effetti 29 .L’esistenza di una simile struttura, del resto, nel Vsecolo a.C. non dovrebbe stupire, se consideriamo cheLivio (2.23.5, 2.26.3, 2.62.4, 2.63.2, 4.49.2, 5.12.5, 5.26.4,7.30.15, 7.39.14, 7.42.4, 10.11.6) ricorda distruzioni diville in area sabina, veiente, capenate, falisca, volscae romana a proposito di avvenimenti di V-III secoloa.C. 30 . Se è vero che l’uso del termine villa non apparecasuale, visto che nello stesso contesto storico l’autorefa riferimento anche a casae e tuguria per indicare altritipi di abitazione (Liv. 3.13.10, 3.26.9, 5.53.8) 31 , nonpossiamo trascurare la possibilità che si tratti di unmodernismo. Plinio (N.H. 19.50), ad esempio, riportache il termine villa non era menzionato nelle leggi delleXII Tavole 32 , mentre Festo (102, Müller) asserisce chegli antichi chiamavano la villa hortus, il che potrebbevoler dire che strutture assimilabili a ville esistevano,ma venivano chiamate in altro modo. Va inoltre ricordatal’ipotesi di interpretare la villa publica, risalente al 435a.C., in Campo Marzio, come la dimora rurale dei Tarquininell’ager Tarquiniorum, in contrapposizione alla domuspublica nel Foro <strong>Rom</strong>ano, intesa come dimora urbanadella stessa famiglia 33 . Dobbiamo comunque sottolineare,almeno fino a quando non si avranno un numero di scavimaggiori, che l’apparizione di strutture assimilabili aville, come quella dell’Auditorium, in epoca tardoarcaicaappare essere un fenomeno ancora ai suoi albori.Oltre che gli edifici ampi e stabili, costruiti con buonmateriale e discreta tecnica edilizia, sottoposti spesso asaccheggi, il paesaggio di questa fase è caratterizzatoanche da dimore più modeste che dovevano esserecostituite da strutture capannicole, di forma pressochérettangolare, con elevato in materiale deperibile, tetto integole o in legno, di modeste dimensioni (dai 16 ai 100m 2 ), sul modello del Torrino prima fase 34 , di Tartuchinoprima fase 35 , o di molti altri casi di cui cominciamo adavere notizia nel Lazio 36 . Questo tipo di strutture sembrarimanere in uso certamente fino al IV secolo a.C. eprobabilmente anche oltre.________29Carandini et al. 1997; Ib. c.s.; Terrenato 2001, 8–9.30Cifani 1998, 55, nota 27; Id. 2002, 254.31Cifani 1998, 55, note 28–29.32Carandini 1988, 45.33Coarelli 1997, 65, 165–169, 171; D’Alessio 2004, 227. Sultermine villa Lafaye 1907, 870.34Bedini 1984, 90; Cifani 2002, 251.35Attolini & Perkins 199236Casupole con l’aspetto di capanne sono state individuate indiverse località del suburbio di <strong>Rom</strong>a, ad esempio nel territoriodi Fidene (di Gennaro et al., comunicazione convegno,Suburbium II, Ecole Française de <strong>Rom</strong>e, febbraio 2005),nell’ager Veientanus (Rossi et al. 2005, ibid.), nel territorio traLaurentina e corso del Tevere (Buccellato et al. 2005, ibid.), sulpianoro di Centocelle (Bettelli 2004).7


Helga Di GiuseppeFig. 6. Media ponderata di tutti i materiali databili rinvenuti nella villa dell’Auditorium, lungo la via Flaminia (per la procedura adottata si vedaTerrenato & Ricci 1998).Dopo il boom insediativo del VI secolo a.C., il paesaggiosubisce un’apparente momento di crollo (Fig. 3),compreso tra gli inizi o più probabilmente la metà del V ela metà circa del IV secolo a.C., periodo durante il qualeavvengono profonde trasformazioni politiche, sociali edeconomiche. Sia le fattorie che le future ville smettono diessere visibili agli archeologi e non è del tutto chiaro sequesto dipenda da un problema di cronologie dei reperticeramici, da un impoverimento della cultura materiale o sesi tratti di una vera e propria flessione del popolamento 37 .Certo è che in questo lasso di tempo si registra, per quantoriguarda le future ville ma non solo, il maggior numerodi abbandoni, superato leggermente solo da quello dellaprima metà del II secolo a.C., e il minor numero di nascitadi nuovi insediamenti (Fig. 4). Va comunque sottolineatoil fatto che il calo delle fattorie appare molto più drastico,in quanto in questa fase ne documentiamo solo 1/4rispetto a quella precedente, mentre delle future ville nesopravvive circa 1/3 (Fig. 5).Un simile quadro trova giustificazione in una serie digravi avvenimenti che tormentano <strong>Rom</strong>a e il suo territoriotra il V e il IV secolo a.C. È il periodo questo in cui le leggidelle XII Tavole si pronunciano contro l’ostentazionedel lusso 38 ; carestie, epidemie e inondazioni del Tevereaffliggono l’area per tutto il V e anche parte del IV secoloa.C. (492, 440, 433 e 411 a.C.) 39 . Nel V secolo si verificala cosiddetta serrata del patriziato, in occasione dellaquale si assiste ad un rinnovato potere delle famigliearistocratiche che aspirano a recuperare il controllo dellaterra a danno dei piccoli proprietari 40 . La stabilità di <strong>Rom</strong>aè messa quindi a dura prova dalle lotte tra patrizi e plebei________37Di Giuseppe & Witcher 2004a, 5–13.38Colonna 1977, 155-165; Id. 1988, 493; Id. 1990, 9–11.39Liverani 1984; Marcone 1997, 114.40Cornell 1995, 266–267; Carandini et al. 1997, 11–118; Ib.c.s.; Terrenato 2001, 17; Carafa 2004, 52; D’Alessio 2004,227–228.durate più di un secolo; il sacco perpetrato dai Galliinoltre, se non distrugge la città, come l’annalistica citrasmette, rappresenta certamente un notevole trauma peressa 41 . Sempre in questa fase <strong>Rom</strong>a avanza per ampliare ilproprio territorio sulla spinta della fame di terra dei plebeie conquista progressivamente Veio (396), Capena (396),Nepi e Sutri (390/389), proseguendo fino agli inizi del IIIsecolo con la Sabina (290 a.C.) e Falerii Veteres (241),avvenimenti che dovevano rendere la situazione dellecampagne estremamente incerta.Dopo la sconfitta di Veio del 396 a.C. vennero istituitequattro nuove tribù (Stellatina, Tromantina, Sabatina eArniensis), e assegnati lotti di 7 iugera (poco meno di dueettari) di terreno a quanti tra Fidenti, Capenati e Faliscierano passati dalla parte di <strong>Rom</strong>a (Liv. 5.30.8). La portatadi queste assegnazioni non è immediatamente leggibile,visto il calo insediativo, ma bisogna immaginare chei nuovi assegnatari si siano insediati sul territorio conscarsissimi mezzi, vivendo in un tugurio o comunquein abitazioni che non hanno lasciato grandi tracce.Nonostante queste condizioni di povertà dobbiamosottolineare la presenza di un discreto numero di aree chediventeranno ville (47), rimaste in vita dall’età arcaica eun gruppetto (4) di nuova fondazione (Fig. 4). In questicasi si potrebbero vedere pochi proprietari in possesso di“capitali”, in grado di continuare a mantenere in vita unadimora più antica, magari ampliandola, o di realizzarneuna nuova più ricca. È emblematico a questo propositoproprio il caso della villa dell’Auditorium che, agli inizidel V secolo a.C., viene ricostruita in forme monumentali 42 ,________41Coarelli 1988; Cornell 1995, 256–257.42L’ampliamento della villa dell’Auditorium di seconda fase(500-300 a.C.), rispetto alla fattoria (550-500 a.C.), viene messoin relazione con la “serrata patrizia” che avrebbe determinatol’accentramento della proprietà nelle mani degli aristocratici ascapito dei piccoli possidenti: Carandini et al. 1997, 11–118, Ib.c.s.; Carafa 2004, 52; D’Alessio 2004, 227–228.8


Villae, villulae e fattorie nella Media Valle del Teverecome già accennato, ma che per tutto il corso dello stessosecolo e buona parte di quello successivo mostra segnidi una minore intensità di occupazione. Piccoli sacrificid’abbandono, tracce d’incendio, crolli di parti di tettoe di murature documentati in alcuni vani, oltre ad unsignificativo calo del materiale registrato tra la fine delVI e la metà del IV secolo a.C. (Fig. 6) 43 sembrerebberoriflettere quel più ampio malessere riscontrato nell’interaarea tiberina nel medesimo periodo.L’inversione di tendenza si verifica tra la seconda metà/fine del IV secolo e la prima metà del III secolo a.C. edal punto di vista delle evidenze di ricognizione anche losviluppo delle aree che diventeranno ville risulta in questafase particolarmente riconoscibile (Figg. 2-3). In seguitoal nostro riesame, questo fenomeno si nota soprattuttonelle aree indagate con i surveys seguenti: Via Veientana 44 ,Via Cassia & Clodia 45 , ager Faliscus meridionale 46 , agerCapenas (South Etruria 47 e Regione Lazio 48 ), VicusMatrini 49 per quanto riguarda l’Etruria, ager Curensis 50 eEretum 51 (Fig. 7) per quanto riguarda la Sabina, ovveroquelle aree il cui territorio non risulta densamentepopolato in epoca arcaica. Laddove, al contrario, esistevauna forte tradizione dell’insediamento territoriale, ancheelitario, già in epoca arcaica, lo sviluppo di strutture chediventeranno ville nella prima metà del III secolo a.C.non riuscirà a superare i livelli già molto alti raggiuntiin epoca arcaica: è il caso dell’ager Veientanus 52 e dellazona a Sud-Ovest della Storta 53 (Fig. 8). Va sottolineatoanche in questo caso, come per l’epoca arcaica, che variedelle aree che diventeranno ville restituiscono ceramichefini, databili all’epoca mediorepubblicana – ceramica avernice nera sovradipinta, vernice rossa, etrusca a figurerosse, depurata che per qualità e scarse attestazioni rispettoalla più diffusa ceramica a vernice nera possono essereconsiderate indicatori di un certo status. Per quanto labilie da trattare con la dovuta cautela, questi indizi possonosegnalare la presenza di una dimora elitaria, forse unavilla, già alla fine del IV-III secolo a.C. 54Il periodo compreso tra la fine del IV e il III secolo a.C.,anche in altre aree dell’Italia antica, è il momento dellanascita di strutture molto articolate, a volte dotate di torrid’avvistamento, di piccoli santuari domestici e di fornaci,veri e propri punti di riferimento per il territorio in cui sicollocavano, come è il caso degli edifici di Montegiordano________43Carandini et al. c.s.44Ward-Perkins 1955 e Id. 1961.45Hemphill 1975.46Ward-Perkins 1955 e ricognizione inedita di T. Potter.47Jones 1962, Id. 1963.48Capena 1995.49Andreussi 1977.50Muzzioli 1980.51Ogilvie 1965.52Kahane et al. 1968.53Kahane 1977.54Per l’incidenza di queste classi negli insediamenti del SouthEtruria survey Di Giuseppe et al. c.s. Per una valutazione dei sitidella stessa ricognizione con materiale di epoca repubblicanaCeluzza & Regoli 1982.tra Eraclea e Turi 55 , del Moltone di Tolve 56 , di Tolve-Valledi Chirico 57 e di Mancamasone 58 , in Basilicata, per faresolo alcuni esempi.Nello stesso periodo in area laziale possiamo ritrovarela tipologia delle ville nei casi scavati della via Gabinaperiodo 2 (III secolo a.C.) 59 , di ca. 600 mq, in quellodell’Auditorium periodo 3 (300-225 a.C.), di ca. 700 mq,che ora si presenta totalmente ricostruito e ristrutturatodopo il periodo di momentanea “crisi” 60 , nella villa dellaPiscina periodo 1 (III secolo a.C.?), di ca. 900 mq, sulpianoro di Centocelle 61 , in quella di Colli di Enea pressoLavinium (fine IV-inizi III secolo a.C.), di ca. 400 mq 62e infine, forse, nell’edificio individuato in viale Tiziano,non lontano dall’Auditorium, fase mediorepubblicana (IIIsecolo a.C.), di ca. 700 mq, in cui sono stati individuatiindicatori di manifattura tessile 63 . Va inoltre ricordata unaserie innumerevole di insediamenti di III secolo a.C.,indagati di recente nel suburbio di <strong>Rom</strong>a e interpretaticome ville catoniane 64 .Non è possibile affrontare in questa sede il complessoargomento legato alla villa catoniana, che prende il nomedall’autore antico che ne ha descritto dettagliatamente lecaratteristiche (Catone, De agricultura), nel corso dellaprima metà del II secolo a.C. Tuttavia sembra essereopinione comune che la villa catoniana, caratterizzata sulpiano architettonico da una pianta compatta e da ambientidistribuiti intorno ad un atrio, ubicata al centro di fondimedio-grandi in cui si praticano colture specializzate econdotta da un tipo di gestione basato sul lavoro schiavile,non sia nata con Catone, ma in epoca precedente, informe ovviamente meno evolute e che quest’epocapossa essere proprio la prima metà del III secolo a.C.,quando si creano le condizioni che permetterannola costruzione di simili impianti 65 . In questa fase laconquista dell’Etruria e della Sabina può dirsi conclusa; i<strong>Rom</strong>ani, come ricorda Fabio Pittore (Strab. V.3.1 = fr. 20Peter = FGrHist 809 F 27) “…presero conoscenza dellaricchezza (dei vantaggi della ricchezza) per la prima voltaallora quando si impadronirono di questa popolazione(e del suo territorio)” 66 in riferimento alla conquistadella Sabina nel 290 da parte di Manio Curio Dentato.________55Guzzo 1982; Torelli 1990, 126, nota 19; Russo Tagliente1992, 183–186 e 243.56Russo Tagliente 1992, 173–181 e 269–270; Russo 1996, 85–87.57Russo Tagliente 1992, 172; Ead. 1999, 115.58Russo 1992, pp. 31–32.59Widrig 1980; Widrig 1987. Definita all’inizio fattoria, questastruttura mostra fin dalla sua prima fase i caratteri della villa:Carandini 1989, 161; Marcone 1997, 131–132.60 Carandini et al1997, Terrenato 2001, 9–10; Carandini et al.c.s.; D’Alessio & Di Giuseppe in questo volume.61Coletti & Pacetti 2004; 395–402; Volpe 2004, 451–457.62Panella & Pompilio 2003; Ib. 2004.63Ricci 2002.64Ad esempio nel settore orientale del suburbio lungo la viaLatina: Egidi 2005. A questo proposito si veda anche Musco &Zaccagni 1985; Volpe 2000, 187–194.65Carandini 1979, 185-188; Gabba 1988.66Gabba 1988, 19.9


Helga Di GiuseppeFig. 7A. Progetto Tiber Valley. Confronto tra diverse indagini di ricognizione (South Etruria survey, Regione Lazio, Forma Italiae, ecc.) reinterpretatenell’ambito del progetto. Sull’asse delle ascisse a destra i siti che possono essere datati solo genericamente. In grigio i siti che diventano ville in epocatardorepubblicana-primoimperiale, in nero i siti interpretati come fattorie.10


Villae, villulae e fattorie nella Media Valle del TevereFig. 7B.11


Helga Di GiuseppeFig. 7C.In seguito alla conquista, infatti, si procedette, oltreche ad un’assegnazione viritana, anche ad una venditioquaestoria, pari a 50 iugera di terreno, destinati a coloroche erano in possesso di capitali, ovvero i senatori 67 . Piùche di una vendita si trattava di enfiteusi, in altre paroledi un possesso perpetuo e ereditario di terra dietro ilpagamento di un vectigal, terra la cui proprietà rimanevaallo Stato 68 . In questo panorama non è forse un caso chefigure come quelle di Gaio Fabrizio, Manio Curio Dentatoe Marco Attilio Regolo (prima metà del III secolo a.C.),vengano nostalgicamente citate come esempi di notabililegati ancora ai loro campicelli e a un modello di vitamodesto, in un momento in cui tali condizioni eranoormai superate 69 . L’assegnazione o vendita di 50 iugeradi terreno permetteva di fare un salto qualitativo enormead una parte della società romana, creando le basi perun’ampia proprietà, in una fase in cui le assegnazionipiù diffuse si attestavano sui 7 iugera, dimensioni chevennero mantenute anche in tempi più recenti, essendoconsiderato pericoloso per lo Stato romano che unindividuo possedesse una quantità di terra superiore 70 .________67Cassola 1968, 93; Muzzioli 1975; Ead. 1980, 38–39; Ead.1985, 48; Gabba 1988, 23, Id. 1990a, 13; Hermon 2001, 192–193 e da ultimo Di Giuseppe et al. 2002, 114–118, 122–125 eSternini 2004, 23.68Vd. nota precedente.________69Cassola 1968, 101; Gabba 1988, 20.70Marcone 1997, 111.12


Villae, villulae e fattorie nella Media Valle del TevereFig. 8. Progetto Tiber Valley. Confronto tra diverse indagini di ricognizione (South Etruria survey, Regione Lazio, Forma Italiae, ecc.) reinterpretatenell’ambito del progetto. Sull’asse delle ascisse a destra i siti che possono essere datati solo genericamente. In grigio i siti che diventano ville in epocatardorepubblicana-primoimperiale, in nero i siti interpretati come fattorie.Lo sviluppo della villa(età medio e tardorepubblicana)Tra il 250 e il 150 a.C. si registra un notevole calo degliinsediamenti o della loro visibilità (Fig. 3). È questo unrisultato fortemente legato alle cronologie della ceramicaa vernice nera, ma non solo, e soprattutto alle ceramiche avernice nera prodotte negli ateliers des petites estampillestra il 310 ca. e il 265 a.C. secondo le cronologie fornite daJ.P. Morel 71 . Anche se immaginiamo che l’uso di questovasellame si sia protratto per buona parte del III secoloa.C., come si va ormai riconoscendo da più parti 72 , il calo________71Morel 1969; Id. 1981, 48.72Py 1990, 85; Id. 1994, 258 e 264; Principal-Ponce, 1998, 43;Di Giuseppe 2005.13


Helga Di GiuseppeFig. 9. Progetto Tiber Valley. Confronto tra i siti che in epoca tardorepubblicana-primoimperiale sono ville (scala a sinistra) e la media ponderata deimateriali databili ivi rinvenuti (scala a destra).si sposta verso la fine del III, ma rimane comunque tale.Anche in questo caso, come detto per il precedente vuotoinsediativo, non è chiaro se si tratti di un calo demograficoo di una crisi economica che riduce, tra gli altri effetti,l’accessibilità al vasellame fittile e quindi la visibilità cheper noi archeologi è rappresentata principalmente dallapresenza di materiale ceramico in un’area 73 (Fig. 9).Gli eventi storici che interessano questa zona ci portanoa credere che entrambe le situazioni si siano verificate.La necessità di far fronte alla guerra annibalica sottrassemigliaia di braccia alla terra entro un arco di 50 miglia da<strong>Rom</strong>a 74 ; la stessa paura generata dall’arrivo di Annibaleprovocò uno spostamento massiccio degli abitanti delcontado verso <strong>Rom</strong>a, tanto che nel 206 a.C. il senatodiede l’incarico ai consoli di obbligare tutti a tornarenelle loro sedi (Liv. 28.11.8-9) 75 ; un altro provvedimentodel 210 a.C., forse non attuato, stabiliva il trasferimentodi Capuani nei territori veienti, sutrini e nepetini (Liv.26.34.10), fatto che implica la disponibilità di spazi liberiancora alla fine del III secolo a.C. 76 . Non bisogna inoltretrascurare i massicci spostamenti di popolazioni dallearee del centro-sud verso il nuovo miraggio rappresentatodalla Cisalpina, dove furono allocati circa 100.000coloni romani e italici, episodi che evocano la fame diuna migliore qualità della terra, rispetto a quella cui icontadini del centro Italia erano abituati 77 . Tutti questi________73Di Giuseppe & Witcher 2004b, 13–17.74Liverani 1984, 46; Coarelli 1998, 34.75Sull’argomento e sul sovraffollamento di <strong>Rom</strong>a con leconseguenze che ne seguirono Hopkins 1978; Carandini 1979,189; Morel 1989, 494 ss.; Gabba 1989, Id. 1994, 63–65; LoCascio 1999, nota 1. Per un punto sulle diverse posizioni deglistudiosi riguardo l’incidenza della seconda guerra punica. Pucci1985.76Liverani 198477Gabba 1990b, 73–75.indizi possono in qualche modo essere collegabili alquadro di spopolamento che emerge dal riesame dei datidi ricognizione 78 .È da notare la crescita delle future ville rispetto allefattorie (Fig. 5). Se in epoca arcaica (580-480 a.C.)avevamo registrato un rapporto di 1:2, ovvero 1 area chediventerà villa ogni 2 fattorie, la situazione cambia nelcorso della “crisi” che abbiamo individuato tra il 480 e il350 a.C., quando il numero dei due tipi di insediamenti siequipara e tra il 350 e il 250 a.C., quando il numero dellefuture ville diventa per la prima volta superiore a quellodelle fattorie. Tale tendenza si esaspera in corrispondenzadella fase successiva (250-150 a.C.), quando troviamouna situazione completamente ribaltata in favore dellefuture ville, che vengono a costituire ora il doppio dellefattorie, quadro che permane fino alla tarda Repubblica(150-31 a.C.). Il paesaggio torna ad essere popolato daville e fattorie in proporzioni favorevoli a queste ultimesolo in età primoimperiale. In altre parole sembrerebbeche a partire dalla media Repubblica il numero dellefuture ville tenda a crescere a scapito di quello dei sitiminori fino ad equipararsi e a diventare numericamentesuperiore. Il fenomeno è meglio visualizzato se guardiamole singole indagini su entrambe le sponde del Tevere,dove nella media e tarda Repubblica il numero delle areeche verranno occupate da ville supera sovente quellodelle fattorie: è il caso della Via Veientana, Via Cassia &Via Clodia, dell’Ager Capenas (South Etruria e RegioneLazio), ager Curensis, Eretum (Fig. 7),Ager Veientanus eSouth & West of la Storta (Fig. 8).Prima di procedere ad affrettate conclusioni bisognaanche considerare la possibilità che i dati non riflettanouna situazione reale, ma piuttosto dipendano da un________78Per una valutazione dei dati in questo periodo Di Giuseppe &Witcher 2004b, 13–17.14


Villae, villulae e fattorie nella Media Valle del TevereFig. 10. Corese survey. Confronto tra aree che in epoca tardorepubblicana-primoimperiale sono ville e le fattorie nella zona di Corese (RM) (rielaborazioneda Di Giuseppe et al. 2002).metodo di raccolta che tende, almeno nelle ricognizionipassate, a privilegiare la documentazione delle ville, piùvisibili, rispetto alle semplici aree di materiali, che offronoinformazioni sui piccoli insediamenti. Ma, in difesa delSouth Etruria survey, va detto che la consapevolezza chearee di materiali poveri potessero testimoniare la presenzadi fattorie 79 ha fatto sì che queste venissero documentatecon particolare cura.È anche utile ricordare a questo proposito una piccolaricognizione effettuata dalla British School e coordinataRobert Witcher e chi scrive in un’area campione a Sud diCures Sabini 80 . Anche da questa indagine recente, svoltariservando un’attenzione particolare ai siti minori, risultala tendenza alla crescita delle aree che diventeranno villea scapito delle fattorie, soprattutto a partire dalla fasecompresa tra il 250 e il 150 a.C. (Fig. 10).A questo punto è difficile resistere alla tentazione dicredere che quelle che abbiamo chiamato finora “futureville” fossero già ville, o comunque insediamenti di uncerto rilievo, anche nelle epoche precedenti il II secolo a.C.,tanto da giustificare la lunga continuità di occupazionenel tempo e la loro crescita a scapito delle fattorie. Seaccettiamo questa lettura delle tendenze emerse in moltericognizioni effettuate da studiosi di diversa formazione inaree e momenti distinti è altrettanto inevitabile attribuirlealla crescita progressiva della grande proprietà a scapitodella piccola, crescita che causerà la questione agraria delII secolo a.C.________79Frederiksen 1970-1971; Kahane et al. 1968, 154.80Di Giuseppe et al. 2002.Come spesso capita, si trovano sempre giustificazionialle proprie valutazioni. In passato una diversa letturadei dati del South Etruria survey aveva portato a negaresia la crisi del II secolo a.C., che l’affermazione delsistema di produzione schiavistico e del latifondo inEtruria meridionale 81 . Durante un convegno del 1969 su<strong>Rom</strong>a e l’Italia fra i Gracchi e Silla 82 , pur non negandola realtà storica descritta dagli autori antichi, si disse chequest’area non sarebbe stata affetta dai problemi causatidalla guerra annibalica, che la piccola proprietà avrebbetenuto benissimo e che le caratteristiche morfologichedella zona sarebbero state poco adatte all’affermazionedella grande proprietà 83 . Attualmente, al contrario, larilettura dei dati di quella ricognizione e una maggioreattenzione alle cronologie del materiale ceramico cirimanda inevitabilmente alla crisi della piccola proprietàche avrebbe potuto avere una soluzione nel tentativo del133 a.C. dei Gracchi di ricostruire il ceto contadino, mache fallì miseramente dopo pochi anni 84 .È possibile che anche quest’area sia stata predadell’espansione da parte di possessori di capitali ascapito della piccola proprietà in mano a quei contadiniche la storiografia giudica come le principali vittimedelle campagne di conquista di <strong>Rom</strong>a? E i dati a nostra________81Frederiksen 1970-1971, Potter 1979; Id. 1987, 115; Garnsey1980; Skydsgaard 1980. Per le ragioni di questo approccio DiGiuseppe & Witcher 2004b, 13–17.82Dialoghi di Archeologia 1970-1971.83Frederiksen 1970-1971.84Gabba 1977, Id. 1982, Id. 1989, Id. 1990c, con ampiabibliografia.15


Helga Di Giuseppedisposizione possono infine riflettere quella crisi dellapiccola proprietà del II secolo a.C., di cui parlano Appiano(Bell. Civ. I.26-43) e Plutarco (Vite dei Gracchi, TGr 8.1-5), accettata dalla gran parte degli storici, ma rifiutata – oalmeno fortemente ridimensionata – proprio per questaspecifica area?Vale solo la pena notare che finora le poche villescavate in estensione nel Lazio mostrano una significativacontinuità di funzione dall’età repubblicana a quellaimperiale e a volte anche tardoantica. E’ il caso delleville dell’Auditorium 85 , della via Gabina 86 , della Piscina 87 ,di Colli di Enea presso Lavinium 88 , forse di Grottarossa(anche se in quest’ultimo caso non conosciamo le fasipiù antiche) 89 e anche degli edifici scoperti di recente nel________85Carandini et al. c.s.86Carandini 1989, 161.87Coletti & Pacetti 2004. Sulla continuità di funzione delle areeoccupate da ville si veda anche Volpe 2000, 191.88Panella & Pompilio 2003; Ib. 2004.89Cifani 1998; Terrenato & Becker 2005.suburbio di <strong>Rom</strong>a 90 , nati come insediamenti di un certolivello e rimasti tali per un lungo periodo di tempo. Alcontrario le ville scavate nella media valle del Tevere nonsembrano mostrare occupazione in una fase precedente ilII secolo a.C. 91 e al II secolo a.C. si fa risalire la nascitadi simili impianti anche in area sabina 92 . Tuttavia il fattoche un numero considerevole di aree di ricognizioneindividuate come ville su entrambe le sponde delTevere mostri occupazione anche nelle fasi precedenti(Fig. 2) lascia sperare sulla diffusa presenza di impiantidi un certo rilievo anche in fasi di gran lunga più antiche.________90Egidi 2005.91Si vedano ad esempio i casi di ville scavate in Etruriameridionale: Boenzi et al. 1996.92Muzzioli 1980, 40. Si vedano anche le ville catalogate inSternini 2004.Helga Di Giuseppetiberhelga@hotmail.comBibliografiaAmpolo 1988C. Ampolo, ‘La città riformata e l’organizzazione centuriata. Lo spazio, il tempo, il sacro nella nuova realtàurbana’, in Storia di <strong>Rom</strong>a. 1. <strong>Rom</strong>a in Italia, Torino 1988, 203–239.Andreussi 1977 M. Andreussi, Vicus Matrini (Forma Italiae, VII, 4), <strong>Rom</strong>a 1977.Attolini & Perkins 1992 I. Attolini & P. Perkins, ‘The excavations of an Etruscan farm at Podere Tartuchino’, PBSR 60, 1992,1–76.Bedini 1984 A. Bedini, ‘Scavi al Torrino’, in Archeologia Laziale 6 (QArchEtr, 8), <strong>Rom</strong>a 1984, 84–90.Bedini 1990 A. Bedini, ‘Laurentina-Acqua Acetosa’, in M. Cristofani (ed.), La grande <strong>Rom</strong>a dei Tarquini, <strong>Rom</strong>a 1990,171–173.Bettelli 2004 M. Battelli, ‘La struttura tardoarcaica nell’area S. 5’, in Gioia &Volpe 2004, 303–308.Boenzi et al. 1996G. Boenzi, A. Ciccarese, P. Di Giammatteo, F. Fei, G. Gazzetti e E.A. Stanco, Terra di Fiano. Ricerche distoria, arte, archeologia, <strong>Rom</strong>a 1996.Bousquet & Zampini 2003 A. Bousquet & S. Zampini, ‘Le ceramiche comuni in età proto-, medio-imperiale e tardoantica’, in H.Buccellato et al. 2005Capena 1995Patterson, A. Bousquet, H. Di Giuseppe, F. Felici, S. Fontana, R. Witcher, S. Zampini, ‘Le produzioniceramiche nella media Valle del Tevere tra l’età repubblicana e tardoantica’, RCRF38, 2003, 161–170.A. Buccellato, M.L. D’Annibale, C. Torri, ‘Elementi ricostruttivi del paesaggio suburbano d’epoca altorepubblicananel territorio compreso tra la via Laurentina moderna ed il corso del Tevere’, in Suburbium IIc.s.Capena e il suo territorio. Centro Regionale per la documentazione dei Beni Culturali e Ambientali, Bari1995.Carafa 2004 P. Carafa, ‘Il paesaggio etrusco-italico’, in Patterson 2004, 45–59.Carandini 1979Carandini 1988Carandini 1989Carandini et al. 1997Carandini et al. c.s.A. Carandini, L’anatomia della scimmia. La formazione economica della societàprima del capitale, Torino1979.A. Carandini, Schiavi in Italia. Gli strumenti pensanti dei <strong>Rom</strong>ani fra tarda Repubblica e medio Impero,<strong>Rom</strong>a 1988.A. Carandini, ‘La villa romana e la piantagione schiavistica’, in E. Gabba & A. Schiavone, Storia di <strong>Rom</strong>a,IV. Caratteri e morfologie, Torino 1989, 101–200.A. Carandini, G. Ricci, M.T. D’Alessio, C. de Davide & N. Terrenato, ‘La villa dell’Auditorium dall’etàarcaica all’età imperiale’, RM104, 1997, 117–148.A. Carandini, M.T. D’Alessio & H. Di Giuseppe (eds.), La fattoria e la villa dell’Auditorium nel quartierefl aminio di <strong>Rom</strong>a, <strong>Rom</strong>a c.s.Cassola 1968 F. Cassola, I gruppi politici romani nel III secolo a.C., <strong>Rom</strong>a 1968.16


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