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Guida - ageforma

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IL MONDO DEL LAVORO, OGGInoscimento di diritti di cittadinanza che trascendela dimensione lavorativa.Questa prospettiva pone l’attenzione su politicheper l’integrazione che alcune Regionihanno avviato in via sperimentale.La seconda problematica riguarda i giovani,intorno a cui si evidenzia un’offerta di partecipazionealla dimensione pubblica chevede ancora una volta protagonista il sistemadegli enti locali ed individua formule diattivazione come consigli comunali tematici,tavoli di co-progettazione, consulte giovanili.Un’attenzione mirata va riservata al ruolodell’imprenditorialità sociale, che anche inragione della recente evoluzione legislativapuò concorrere a dare ai sistemi territorialidi welfare un contributo di professionalitànon disgiunto dall’obiettivo dell’utilità sociale.L’attuazione del decreto legislativon. 155/2006 ha messo infatti in atto processidi lotta alla marginalizzazione di soggettisvantaggiati, come nella migliore tradizionedella cooperazione sociale, ma anche conriferimento alla capacità di creare spazi diimprenditorialità e di nuova occupazione insettori estranei all’assistenza, come quelli legatialla valorizzazione dei beni culturali e alturismo: ancora una volta, si tratta di fattorifortemente connessi alla dimensione territoriale. Dove stiamo andando?Le tendenze in attoL’inesauribile spinta alla crescita occupazionaleche negli ultimi cinque anni ha caratterizzatoil sistema Italia, a fronte di un generalerallentamento del ciclo economico, hainciso profondamente sulla struttura professionaledel mercato del lavoro, determinandoun consolidamento di tutto quell’alone diprofessioni a basso livello di qualificazione,che rappresenta ancora la base portantedell’occupazione italiana; in aperta contraddizione,con le ambizioni di un sistema,che tende a fare dell’innalzamento dellecompetenze e dei livelli formativi di base unrequisito sempre più necessario di accessoal lavoro.Il mercato del lavoro sembra andare in direzionedi un rafforzamento della base dellapiramide professionale, che tra operai specializzati,conduttori e professioni non qualificaterappresenta il 37,7% dell’occupazionedel Paese, e il tendenziale assottigliamentodel suo vertice (dirigenti, imprenditori e professioniintellettuali sono il 14,5% dei lavoratori)e non stupisce che proprio tra i primi sitrovino i segmenti professionali più vitali.A crescere di più, in termini assoluti, sono statiinfatti, nell’ultimo anno muratori, carpentieri,ponteggiatori (quasi 80 mila in più, per un incrementodel 12,9%) e, a seguire, i collaboratoridomestici, gli addetti ai servizi di pulizianelle imprese, gli spazzini (+64 mila per unacrescita del 10,2%); a distanza, il terzo miglioresaldo (+35 mila, per un incremento del4,3%) è segnato dagli impiegati con funzioniamministrative e contabili, come addetti dicassa, alla contabilità, ai costi, al controllofatture, mentre al quarto posto, si attestanoautisti di taxi e auto, conducenti di autobus,camionisti e fattorini.Chi scende invece nel borsino delle professioni?Gli artigiani e gli operai del tessile abbigliamento,vale a dire tessitori, maglieristi,sarti, modellisti, pellicciai, ricamatori, tappezzieri,che la crisi del comparto ha portato adun drastico ridimensionamento (calano di 27mila unità, per una perdita di quasi 12 puntipercentuali), seguiti dagli insegnati di scuolematerne, elementari, tutor di corsi professionali(-22 mila), dagli imprenditori e amministratoridi grandi aziende private, il cui volumesi è ridotto dell’11,5%, e dai medici.Insomma, la sensazione che si ha guardandoai dati è che l’era della terziarizzazionedi massa, che avrebbe dovuto fluidificare imeccanismi di ascesa nella scala sociale,non sia riuscita a produrre i livelli di mobilitàattesi dal sistema.[ 15]

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