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Catatonia: una revisione critica del concetto e indicazioni terapeutiche

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N. Bartolommei et al.decorso cronico-ingravescente, denominato dall’Autoredementia praecox. Nella concezione kraepelinianala catatonia perde quindi il valore di entità diagnosticaautonoma, divenendo uno dei vari sottotipi clinici <strong>del</strong>ladementia praecox 3 , caratterizzato da decorso cronicoe prognosi infausta. Dal punto di vista psicopatologico,mentre Kahlbaum sosteneva la centralità <strong>del</strong>la componentepsicomotoria, secondo Kraepelin 4 la sintomatologiacatatonica era manifestazione di quel deficit di volizioneche l’Autore tedesco considerava punto centrale<strong>del</strong>la psicopatologia <strong>del</strong>la dementia praecox.Eugene Bleuler, nel 1916 5 , confermò la classificazione<strong>del</strong>la catatonia tra i sottotipi di schizofrenia, termineconiato in sostituzione di quello di dementia praecox. Isintomi e i segni clinici che, per l’Autore svizzero, definisconola schizofrenia catatonica hanno in massimaparte le stesse caratteristiche già osservate da Kahlbaume Kraepelin, tuttavia Bleuler attribuiva loro <strong>una</strong> rilevanzadiagnostica minore.Gli studi di Wernicke, Kleist e Leohnard sulla caratterizzazioneclinica e psicopatologica <strong>del</strong>la catatonia hannosuccessivamente ispirato l’elaborazione di un sistemanosologico in cui i disturbi psicotici con prevalenti sintomipsicomotori sono ripartiti in due categorie: la psicosimotoria, caratterizzata da alterazioni <strong>del</strong>la psicomotricitàdi tipo ipercinetico e sintomi psicotici, e la schizofreniacatatonica ulteriormente suddivisa in <strong>una</strong> forma sistematica,a decorso cronico, e <strong>una</strong> forma non sistematica, trale cui varianti era inclusa la catatonia periodica contraddistintada un andamento intermittente, con alternanzadi fasi ipercinetiche e stati acinetici, e da un’importantecomponente eziologica ereditaria a trasmissione autosomicadominante 6-9 .Già nel 1934 Stauder descriveva inoltre <strong>una</strong> particolareforma di catatonia, caratterizzata da insorgenza acuta,rapida evoluzione e prognosi spesso infausta, per laquale l’Autore coniò il termine di die todliche katatonie,variamente tradotto in catatonia maligna o letale 10 . Neglianni successivi altri Autori fornirono ulteriori descrizionidi questa sindrome, riportandone come segni distintivila febbre elevata e le gravi alterazioni <strong>del</strong> sistema nervosoautonomo, il decorso acuto e la prognosi spesso infausta11-14 . Risalgono invece agli inizi degli anni ottanta<strong>del</strong> secolo scorso le prime pubblicazioni sulla sindromemaligna da neurolettici (SMN), con aspetti clinici ed evolutivisimili alla catatonia maligna, dalla quale si distingueprincipalmente per l’insorgenza dopo l’assunzionedi neurolettici 15 16 .La concezione kraepeliniana <strong>del</strong>la catatonia comeespressione clinica <strong>del</strong> disturbo schizofrenico è risultataa lungo preponderante, in letteratura come nella praticaclinica, influenzando anche gli estensori dei principalisistemi internazionali di classificazione dei disturbi mentali.Nel DSM, sin dalla seconda edizione <strong>del</strong> 1968 17 , laEPUBcatatonia è stata classificata tra i possibili sottotipi di schizofrenia;analogamente l’ICD <strong>del</strong> WHO già dall’edizione<strong>del</strong> 1948 18 riconosceva un tipo catatonico <strong>del</strong> disturboschizofrenico. A partire dalla seconda metà degli anni’70 numerosi studi clinici posero però le basi per <strong>una</strong>rivisitazione <strong>del</strong>le posizioni allora vigenti sul significatodiagnostico dei sintomi catatonici, ridimensionando l’importanza<strong>del</strong>l’associazione con la schizofrenia e rivalutandol’originaria concezione di Kahlbaum sulla strettarelazione con i disturbi <strong>del</strong>l’umore. Uno studio di followup<strong>del</strong> 1975 rilevò che in un campione di 500 pazientipsichiatrici circa il 10% presentava caratteristiche catatonichee la maggior parte di questi soggetti aveva <strong>una</strong>diagnosi di disturbo <strong>del</strong>l’umore 19 . Negli stessi anni ancheTaylor e Abrams 20-23 dimostrarono la maggiore prevalenza<strong>del</strong>la catatonia in pazienti bipolari rispetto ai soggettischizofrenici. Studi più recenti hanno confermato l’eterogeneità<strong>del</strong>le condizioni cliniche associate alla catatonia.In un campione di pazienti psichiatrici ospedalizzati lacatatonia è stata riscontrata con <strong>una</strong> frequenza variabiledal 7 al 17%, prevalentemente in soggetti con disturbi<strong>del</strong>l’umore o disturbo da uso di sostanze 24 . Manifestazionicatatoniche sono state descritte anche in soggetti conSindrome di Gilles de la Tourette, oppure con patologiasomatica quale epilessia, febbre di origine sconosciuta,sindrome paraneoplastica, nonché in bambini con disturbo<strong>del</strong>lo spettro autistico o ritardo mentale 25-27 .Attualmente il dibattito sull’inquadramento nosograficodei sintomi catatonici verte sulla possibilità di “scindere”definitivamente il legame tra catatonia e schizofreniae riclassificare la sindrome catatonica come entità diagnosticaautonoma. Nella sua ultima edizione il DSM 28pur continuando sostanzialmente ad aderire alla visionekraepeliniana, riconosce la catatonia non solo comesottotipo diagnostico <strong>del</strong>la schizofrenia, ma anche comedisturbo mentale di origine organica e come caratteristica“specifica” di episodi di depressione maggiore o dimania nell’ambito <strong>del</strong> disturbo bipolare <strong>del</strong>l’umore. Nelrilanciare la proposta di <strong>una</strong> ridefinizione <strong>del</strong>la catatoniacome categoria diagnostica indipendente, Taylor eFink 29 30 sottolineano che questo disturbo risulta sufficientementediffuso tra i pazienti psichiatrici, si manifesta conun pattern sintomatologico tipico e con modalità costantidi decorso, risponde a specifici trattamenti e pertantoconfigura un quadro clinico che può essere sottoposto avalutazioni diagnostiche e prognostiche affidabili.L’opportunità di assegnare <strong>una</strong> posizione di maggiore rilevanzaalla catatonia, nella prossima edizione <strong>del</strong> DSM, ècondivisa da numerosi altri Autori, in quanto favorirebbenon solo <strong>una</strong> diagnosi precoce e quindi un trattamentotempestivo ed efficace, ma stimolerebbe anche la ricercasulle basi neurobiologiche <strong>del</strong>la fenomenica catatonica 31 .In un’ottica puramente clinico-terapeutica, infatti, il mancatoriconoscimento <strong>del</strong>le forme catatoniche e quindi il2


<strong>Catatonia</strong>: <strong>una</strong> <strong>revisione</strong> <strong>critica</strong> <strong>del</strong> <strong>concetto</strong> e <strong>indicazioni</strong> <strong>terapeutiche</strong>La definizione e la classificazione <strong>del</strong>la catatonia all’interno<strong>del</strong> DSM-IV 28 sono state oggetto di ampie critiche(Tab. I). Il manuale infatti descrive in modo sommarioalcune <strong>del</strong>le sindromi catatoniche che è possibile inconlororitardato trattamento facilitano l’instaurarsi di gravicomplicanze mediche generali (disordini idroelettrolitici,ulcere da decubito, rabdomiolisi e insufficienza renaleacuta, disturbi trombo-embolici, ritenzione urinaria acuta,infezioni sistemiche, polmonite ab ingestis) che possonomettere a rischio la vita <strong>del</strong> paziente.EpidemiologiaNei principali studi epidemiologici la prevalenza <strong>del</strong>la29 32-catatonia tra i pazienti psichiatrici varia dal 7 al 31%34. Sembra più frequente tra i pazienti ospedalizzati, siain età adulta che adolescenziale e talora infantile: negliUSA, ogni anno, vengono ricoverati 90.000 casi dicatatonia 29 e secondo i risultati dei principali 10 studiprospettici internazionali, è diagnosticata in circa il 10%<strong>del</strong>le ammissioni ospedaliere. Questi pazienti spesso presentanoun’associazione di sintomi/segni di catatonia, inmedia oltre cinque; sono più frequentemente osservati ilmutacismo (68% dei casi), il negativismo e l’arresto psicomotorio(62% dei casi) 35 .L’incertezza sulla natura e il significato diagnostico <strong>del</strong>lafenomenica non agevolano il riconoscimento e la correttainterpretazione dei sintomi catatonici. Inoltre, neipaesi più industrializzati le manifestazioni catatonicheclassiche come l’immobilità o il negativismo sono divenutead oggi meno frequenti e la catatonia si presenta piùcomunemente in forme meno suggestive, il cui riconoscimentorichiede da parte degli specialisti un maggioreacume clinico 36 . Pertanto si ritiene che in <strong>una</strong> significativapercentuale dei casi la catatonia non venga correttamentericonosciuta; ad esempio in uno studio olandesesu un ampio campione di pazienti psichiatrici, la percentualedi casi di catatonia diagnosticati dai clinici era<strong>del</strong> 2%, quella invece rilevata dai ricercatori utilizzandospecifiche scale di valutazione superava il 18% 37 .Contrariamente alla concezione kraepeliniana, sintomicatatonici si riscontrano più frequentemente in associa-zione con disturbi <strong>del</strong>l’umore. In tre studi, condotti inepoche diverse, <strong>una</strong> percentuale variabile dal 28 al 31%di soggetti catatonici presentava un episodio maniacaleo misto 29 38 ; si stima tuttavia che fino alla metà dei pazienticatatonici possa avere un disturbo <strong>del</strong>l’umore 36 .Dall’analisi dei dati riportati in cinque differenti indagini,emerge invece che solo nel 10-15% dei pazienti la catatoniasi associa a un disturbo schizofrenico 29 .Secondo alcuni studi le manifestazioni catatoniche piùspesso associate alle forme croniche di schizofrenia sonorappresentate da stereotipie, manierismi, movimentiautomatici e posture bizzarre; al contrario l’immobilità,il mutacismo e le alterazioni neurovegetative sembranocaratterizzare più frequentemente le forme acute 39 .Sintomi catatonici si osservano spesso in associazionecon un’ampia varietà di condizioni patologiche di tipo“organico”. In tre diversi studi epidemiologici condottisu pazienti catatonici degenti in ospedale, sono riportatipercentuali di catatonia dovute a <strong>una</strong> condizione medicagenerale variabili dal 20 al 25% 40-43 .Forme di catatonia possono osservarsi anche in età infantilee adolescenziale. In <strong>una</strong> review di 30 case reportsu manifestazioni catatoniche in bambini e adolescenti,Dhossche e Bouhman 44 45 hanno rilevato che un terzodei soggetti erano affetti da <strong>una</strong> condizione patologica ditipo internistico o neurologico, sei pazienti presentavanoun disturbo <strong>del</strong>l’umore, tre schizofrenia, undici avevano<strong>una</strong> diagnosi di psicosi atipica. Una più recente indaginesu 506 pazienti con autismo o ritardo mentale riporta lapresenza di caratteristiche catatoniche nel 6% <strong>del</strong> campionee nel 17% dei soggetti di età superiore ai 15 anni 46 .EPUBDiagnosiTabella I.Forme di catatonia di più frequente riscontro nella pratica clinica (da Bhati et al., 2007, mod.) 125 . Most common clinical types ofcatatonia (modified from Bhati et al., 2007) 125 .Codice DSM-IV Diagnosi Prognosi Morbidità e mortalità296.xxDisturbo <strong>del</strong>l’umoreBuonaModeratacon manifestazioni catatoniche293.89 Disturbo catatonico dovuto a …Buona-scarsaAlta[condizione medica generale]295.20 Schizofrenia, tipo catatonico Buona-discreta Moderata333.92 Sindrome maligna da neurolettici Discreta-scarsa AltaNessuno Sindrome serotoninergica Discreta-scarsa AltaLa Tabella include i codici DSM-IV associati (se disponibili) elencati in ordine di maggior frequenza nella pratica clinica. La prognosi indica gliesiti stimati dopo appropriato trattamento con benzodiazepine e/o TEC.3


N. Bartolommei et al.trare nella pratica clinica: sono definiti la catatonia dovutaa <strong>una</strong> condizione medica generale (codice 293.89) eil sottotipo catatonico <strong>del</strong>la schizofrenia (codice 295.20),inoltre sono descritte manifestazioni catatoniche comespecificier di un episodio affettivo (maniacale, misto odepressivo), senza tuttavia assegnare loro un preciso codicediagnostico. Infine, la diagnosi di sindrome malignada neurolettici, considerata da alcuni Autori come <strong>una</strong>variante di catatonia maligna, è classificata separatamentenella sezione dei disturbi <strong>del</strong> movimento indotti da farmaci(codice 333.92).Il DSM-IV continua a far riferimento alla concezione kraepelianianasecondo la quale la catatonia è inscindibilmentelegata alla schizofrenia: <strong>una</strong> <strong>del</strong>le cinque caratteristichesintomatologiche che definiscono il criterio Aper la schizofrenia è il comportamento grossolanamentedisorganizzato o catatonico. Per contro, nessun tipo didisturbo <strong>del</strong>l’umore richiede tra i criteri diagnostici, lapresenza di alterazioni <strong>del</strong> comportamento psicomotoriodi tipo catatonico 31 . La principale <strong>critica</strong> alla collocazionenosografica <strong>del</strong>la catatonia all’interno <strong>del</strong> DSM èpertanto relativa al mancato riconoscimento <strong>del</strong>la naturaubiquitaria <strong>del</strong>la sindrome, che non agevola la correttadiagnosi e quindi l’adozione di un protocollo di trattamentoadeguato.Il “Work Group on schizophrenia and related disorders”<strong>del</strong>la V edizione <strong>del</strong> DSM 35 , allo scopo di sottolineare chela catatonia non è invariabilmente legata alla schizofrenia,ha recentemente proposto due modifiche: 1) sostituire,nell’ambito dei criteri diagnostici <strong>del</strong>la schizofrenia, il termine“comportamento catatonico” con quello di “alterazione<strong>del</strong> comportamento psicomotorio”; e 2) usare, all’interno<strong>del</strong>la diagnosi di catatonia, uno specifier per definiretre diversi gruppi di pazienti: con schizofrenia, con disturbo<strong>del</strong>l’umore, con condizione medica generale.Si è recentemente dibattuto su quale sia il numero di sintomi/segninecessari per fare diagnosi di catatonia 41 . NelDSM-IV 28 sono elencati 12 possibili manifestazioni cliniche(arresto psicomotorio con catalessia, flessibilità cereao stupor, tendenza alla postura fissa, ecolalia, ecoprassia,agitazione psicomotoria, negativismo, mutacismo, stereotipiemotorie, manierismi, grimaces), che comunque secondoalcuni Autori 47 costituiscono un corredo sintomatologicosommario e incompleto. Per il DSM IV, il numerodi segni/sintomi la cui presenza è sufficiente a porre ladiagnosi varia secondo la condizione patologica alla base<strong>del</strong>la sospetta sindrome catatonica. Per il sottotipo catatonicodi schizofrenia e per le manifestazioni catatoniche diepisodi di disturbo <strong>del</strong>l’umore sono necessari almeno duesegni tipici. Un solo sintomo motorio è invece richiesto perla diagnosi di catatonia dovuta a <strong>una</strong> condizione medicagenerale. In ogni caso non sono richieste valutazioni sullagravità o la persistenza nel tempo <strong>del</strong>le manifestazioni 28 .L’impiego di alcune rating scales, messe a punto negliEPUBultimi anni per offrire uno strumento per la corretta definizionee monitoraggio nel tempo dei segni catatonici,può rivelarsi particolarmente utile nella pratica clinica.Ad esempio la Bush-Francis <strong>Catatonia</strong> Rating Scale(BFCRS) 41 , nei 23 item di cui si compone, definisce operativamenteciascun segno catatonico, ne descrive la gravità(attraverso un punteggio che varia da 1 a 3) e <strong>del</strong>ineauno schema standardizzato per l’esame obiettivo. Oltreai segni individuati dal DSM-IV, la BFCRS propone altrisegni/sintomi catatonici quali: sguardo fisso, verbigerazione,inibizione, impulsività, obbedienza automatica,mitgehen, gegenhalten, grasping, perseverazione, alterazionineurovegetative, aggressività, ambivalenza.In un case report <strong>del</strong> 2004, Scarciglia et al. 48 hanno descrittol’uso <strong>del</strong>la <strong>Catatonia</strong> Rating Scale per la valutazionelongitudinale di un paziente catatonico, sottolineandonela validità non solo per la descrizione <strong>del</strong>lasintomatologia, ma anche come strumento diagnostico edi monitoraggio nel tempo <strong>del</strong>le condizioni cliniche <strong>del</strong>paziente.Diagnosi differenzialeNel paziente catatonico un corretto approccio diagnosticoprevede l’identificazione <strong>del</strong>la condizione patologicadi base sia essa un disturbo mentale, <strong>una</strong> condizionemedica, un disturbo neurologico, o l’assunzione/sospensionedi farmaci e sostanze (Tab. II). È quindi necessariaun’anamnesi dettagliata, un accurato esame obiettivoneurologico e generale, <strong>una</strong> valutazione sistematicadei segni vitali, l’esecuzione di <strong>una</strong> batteria di esami dilaboratorio comprendente oltre alle indagini di routine,anche esami tossicologici e indagini neuroradiologiche.Va inoltre ricordato che alcune caratteristiche sintomatologiche<strong>del</strong>la catatonia sono comuni a vari disturbi <strong>del</strong>lapsicomotricità, sia di tipo ipercinetico che ipocinetico.Tra gli stati ipercinetici sono da escludere le reazioni neurodisletticheall’assunzione di farmaci come le distonieacute (fenomeni di prolungata e involontaria contrazionemuscolare che possono provocare movimenti ripetitivi eposture anomale), le discinesie tardive (movimenti involontariipercinetici che interessano più frequentementela bocca, le labbra e la lingua), le discinesie da bruscasospensione e l’acatisia.Anche la sindrome di Gilles de la Tourette e il disturboossessivo-compulsivo possono manifestarsi con alterazioneipercinetiche <strong>del</strong>la motricità simili alla catatonia.Sono stati descritti in letteratura casi di pazienti catatonicicon tic e crisi esplosive che miglioravano con la TEC 49 .Un case report ha descritto l’associazione tra infezioneda streptococco beta-emolitico e lo sviluppo di sintomicatatonici e comportamenti ossessivo-compulsivi chebeneficiavano <strong>del</strong> trattamento con lorazepam seguito daplasmaferesi. Gli Autori hanno quindi suggerito che la4


N. Bartolommei et al.rali, a eziologia infettiva, metabolica, endocrinologicao neurologica, che possono essere causa anche di <strong>del</strong>irium.Tuttavia la diagnosi di catatonia non può essereformulata se il disturbo si presenta unicamente in corsodi <strong>del</strong>irium. La corretta distinzione tra le due sindromi harilevanti implicazioni <strong>terapeutiche</strong> in quanto la somministrazionedi antipsicotici sia tipici che atipici, indicatain caso di <strong>del</strong>irium, potrebbe aggravare invece il quadrocatatonico.Dibattuto è anche il rapporto <strong>del</strong>la catatonia con il coma.Si discute in particolare se la catatonia possa essere inclusanella diagnosi differenziale <strong>del</strong> paziente comatosoe se allo stesso modo, stupore e perdita di coscienza possanorappresentare da sole manifestazioni di catatonia 53 .In case report descritti recentemente è riportato che pazienticon alterazioni <strong>del</strong>lo stato di coscienza simili al comae senza ulteriori caratteristiche catatoniche, a eccezione<strong>del</strong>la resistenza all’apertura degli occhi, rispondevanoalla somministrazione endovenosa di BDZ e alla TEC 54 .Altre condizioni che possono essere confuse con la catatoniasono lo stupor non psichiatrico, la meningoencefalite,lo stroke, lo stato epilettico non convulsivo, l’autismo.In questi casi, il trattamento <strong>del</strong>la condizione dibase di solito risolve i sintomi catatonici e preannunciaun esito favorevole.NeurobiologiaEPUBIl rinnovarsi <strong>del</strong>l’interesse nei confronti <strong>del</strong>la catatonia hacomportato un approfondimento <strong>del</strong>le conoscenze sullebasi neurobiologiche <strong>del</strong> fenomeno, sebbene queste sianoancora insufficienti alla formulazione di un esaurienteinterpretazione patofisiologica <strong>del</strong> disturbo.Correlati neuroanatomiciLa lesione di varie regioni cerebrali è stata associataall’insorgenza di manifestazioni catatoniche (incluso i lobifrontale e parietale, i gangli <strong>del</strong>la base, il ponte, il cervelletto,il corpo calloso) 55 . Tuttavia i soggetti con lesionicerebrali focali localizzate in queste sedi raramente sviluppano<strong>una</strong> sindrome catatonica. Più frequente è invecel’osservazione di sintomi catatonici in associazione conpatologie neurologiche che interessano in modo diffusoil SNC. Questo dato sembrerebbe suffragare l’ipotesi 43che la catatonia derivi dalla disfunzione di circuiti neuralicon coinvolgimento di molteplici strutture piuttostoche da alterazioni focali.Correlati neurochimiciLa disfunzione di vari sistemi neurotrasmettitoriali è stataimplicata nella patogenesi dei sintomi catatonici. L’esperienzaclinica sull’efficacia <strong>del</strong>le benzodiazepine (BDZ)nel trattamento <strong>del</strong> paziente catatonico sembra chiamarein causa in modo particolare il sistema GABAergico. Unaprima importante evidenza empirica <strong>del</strong> ruolo di disfunzioni<strong>del</strong> GABA nella catatonia è rappresentata dai risultatidi uno studio di neuroimaging <strong>del</strong> 1999, in cui Northoffet al. 56 . hanno analizzato la densità <strong>del</strong> recettoreGABA-A in 10 pazienti catatonici e confrontato i risultaticon quelli riportati in soggetti sani e pazienti psichiatricinon catatonici. Dall’indagine emergeva che il legame<strong>del</strong> radioligando, iomazenil, con il recettore GABA-A erasignificativamente più basso nei pazienti catatonici rispettosia ai controlli sani che ai pazienti psichiatrici noncatatonici. Inoltre la bassa densità <strong>del</strong> recettore GABA-Anella corteccia orbito-frontale laterale destra e in quellaparietale posteriore destra correlava con la presenza disintomi motori e affettivi. Studi di neuroimaging hannoevidenziato che la somministrazione di lorazepam è ingrado correggere l’anomala attività <strong>del</strong>la corteccia orbitofrontale destra, che i pazienti catatonici mostrano, quandosono sottoposti a stimolazioni emotive negative 57 58 .Indicazioni sui meccanismi <strong>del</strong> coinvolgimento <strong>del</strong> sistemaGABAergico nella patogenesi <strong>del</strong>la catatonia possonoessere tratte anche da un approfondimento sulle normalicompetenze funzionali <strong>del</strong> neurotrasmettitore. È stato attributoinfatti un ruolo centrale al GABA nella inibizionetonica dei circuiti neurali alla base <strong>del</strong>le sequenzecomportamentali innate o apprese 59 . Nella varietà <strong>del</strong>lemanifestazioni catatoniche psicomotorie sono compresidue sintomi apparentemente opposti come l’immobilitàe l’agitazione afinalistica, che tuttavia possono essere anchedescritti come primitive modalità di risposta riflessa acondizioni di opprimente stress o pericolo, attivate quandocircuiti neurali innati e geneticamente programmatisono liberati dalla loro inibizione tonica 36 .È stata avanzata anche l’ipotesi di un coinvolgimento<strong>del</strong> sistema glutammatergico 60 61 , suggerito dall’evidenzaclinica <strong>del</strong>l’efficacia <strong>del</strong> trattamento con antagonisti <strong>del</strong>recettore NMDA nei casi di catatonia resistente al lorazepam.In particolare si ipotizza che l’iperattività <strong>del</strong> recettoreNMDA possa essere all’origine <strong>del</strong>la disfunzione <strong>del</strong>GABA-A e quindi che l’efficacia clinica degli antagonistiglutamatergici, come la memantina, sia mediata dall’effettoindiretto sulla funzione <strong>del</strong> sistema gabaergico e ciòspiegherebbe anche la maggiore lentezza <strong>del</strong>l’azioneterapeutica rispetto alle benzodiazepine 61 . Northoff hainoltre suggerito che l’iperattività <strong>del</strong> NMDA o l’eccesso<strong>del</strong> glutammato possa essere alla base di <strong>una</strong> disfunzione<strong>del</strong> lobo parietale destro, associata a posture bizzarre ealtri sintomi catatonici già osservati in pazienti con lesioni<strong>del</strong> lobo parietale destro 62 .Il ruolo <strong>del</strong>la dopamina nella patogenesi catatonica apparecomplesso e di difficile definizione. Secondo Northoffil riscontro in vari studi di un aumento dei livelliplasmatici e urinari di metaboliti <strong>del</strong>la dopamina, comel’acido omovanillico, nei pazienti catatonici suggerisce6


<strong>Catatonia</strong>: <strong>una</strong> <strong>revisione</strong> <strong>critica</strong> <strong>del</strong> <strong>concetto</strong> e <strong>indicazioni</strong> <strong>terapeutiche</strong>un’iperattività <strong>del</strong> sistema dopaminergico 63-65 . Le evidenzedi altri studi sembrano invece supportare l’ipotesi diun deficit <strong>del</strong> sistema dopaminergico 66 . Ulteriori controversiesono quindi alimentate dalle osservazioni sulrischio di insorgenza di quadri simil-catatonici come lasindrome maligna da neurolettici (SMN) nei soggetti cheassumono neurolettici.Correlati di neuroimagingUno studio, mediante SPECT, <strong>del</strong>la perfusione cerebraleregionale ha evidenziato che i soggetti catatonici presentanolivelli più bassi di flusso sanguigno nella cortecciaprefrontale laterale destra e in quella parietale posterioredestra rispetto ai controlli sani e ai pazienti psichiatricinon catatonici 67 . La ridotta perfusione <strong>del</strong>la corteccia parietaleposteriore destra sembra inoltre correlare con manifestazionicatatoniche di tipo motorio. In particolare èstato ipotizzato un coinvolgimento di disfunzioni di questaarea corticale nel caratteristico posturing <strong>del</strong> pazientecatatonico. Studi di neuroimaging funzionale hanno infattidimostrato che i soggetti con catatonia presentanodifetti nella terminazione dei movimenti che, come perl’anosognosia motoria, chiamano in causa la cortecciaparietale destra, per il ruolo funzionale svolto nel coordinamentospaziale <strong>del</strong>le parti <strong>del</strong> corpo 68 69 .Alterazioni funzionali nella corteccia orbitofrontale medialesono state invece correlate con la componenteaffettiva <strong>del</strong>la sintomatologia catatonica. I pazienti riferisconospesso di provare, durante lo stato catatonico,intensi sentimenti di ansia. In uno studio di neuroimagingl’esposizione a stimolazioni emotive di tipo negativocomportava nei soggetti catatonici un’alterata attivitànella sezione mediale <strong>del</strong>la corteccia orbito-frontale eulteriori indagini hanno quindi evidenziato come il lorazepamfosse in grado di “correggere” questi difetti 57 58 .Infine, dai risultati di alcuni studi sembra emergere che lecaratteristiche manifestazioni comportamentali <strong>del</strong>la catatoniacorrelano con disfunzioni nella sezione laterale<strong>del</strong>la corteccia orbito-frontale 69 .Correlati geneticiLe prime <strong>indicazioni</strong> sul possibile ruolo di <strong>una</strong> componentegenetica nello sviluppo di fenomeni catatonici provengonoda studi familiari sulla catatonia periodica, sindromeclinica che è stata definita come entità diagnosticadal sistema nosografico <strong>del</strong>la scuola di Wernicke-Kleist-Leohnard, mentre non è riconosciuta dal DSM. L’eziologia<strong>del</strong>la catatonia periodica si caratterizza per <strong>una</strong> rilevantecomponente ereditaria a trasmissione autosomicadominante. Studi familiari 70 hanno riportato un rischiodi insorgenza <strong>del</strong>la malattia in parenti di primo grado dipazienti con catatonia periodica pari circa al 27%, mentreper la catatonia sistematica (altra forma di schizofre-nia catatonica secondo la classificazione di Leohnard)il rischio di sviluppare la patologia nei parenti di primogrado dei pazienti affetti era <strong>del</strong> 5% circa. Successive indaginicondotte dallo stesso gruppo di ricercatori hannoinoltre evidenziato l’associazione <strong>del</strong>la catatonia periodicacon il braccio lungo <strong>del</strong> cromosoma 15q15 71 72 .Ulteriori suggerimenti su <strong>una</strong> possibile componente genetica<strong>del</strong> fenomeno catatonico emergono dall’associazione<strong>del</strong>la catatonia con la sindrome di Prader-Willi(PWS) 73-77 , causata da difetti genici localizzati nel trattoprossimale <strong>del</strong> braccio lungo <strong>del</strong> cromosoma 15q11-13,di derivazione paterna, e caratterizzata da un’ampia varietàdi manifestazioni cliniche che comprende anchealterazioni psicomotorie di tipo catatonico 78-80 . Nellaregione cromosomica associata alla PWS, tra i vari locigenici che sembrerebbero in grado di influenzare il fenotipoclinico <strong>del</strong>la malattia, condizionando quindi ancheil possibile sviluppo di sintomi catatonici, sono stati ritrovatigeni per le sub-unità <strong>del</strong> recettore GABA-A (GA-BRB3, GABRA5 e GABRG3), a ulteriore conferma <strong>del</strong>ruolo <strong>del</strong> sistema gabaergico nella catatonia 36 . Altri locigenici, localizzati nella regione <strong>del</strong>la PWS o nelle sueprossimità sono stati correlati con la schizofrenia catatonica71 e i disturbi <strong>del</strong>lo spettro autistico 81 82 in ulterioriindagini tra loro indipendenti.EPUBTrattamento <strong>del</strong>la catatoniaLa corretta gestione <strong>del</strong>la catatonia richiede, innanzitutto,l’identificazione e il trattamento di eventuali condizionimediche (internistiche, neurologiche, tossiche) responsabili<strong>del</strong> quadro clinico. È necessaria inoltre l’immediataadozione di adeguate misure di supporto per ridurre lamorbilità e mortalità, associate all’immobilità e alla malnutrizione,che spesso compaiono in quadri di catatonia,indipendentemente dall’eziologia. Numerosi case reportdescrivono infatti le complicanze, a cui i pazienti catatonicivanno frequentemente incontro: ulcere da pressione,trombosi venosa profonda con embolia polmonare,febbre, infezioni, ritenzione urinaria, polmoniti ab ingestis83-87 . È quindi necessario, sin dall’inizio <strong>del</strong> complessoiter diagnostico-terapeutico, che il paziente catatonicovenga assistito da un’équipe specialistica multidisciplinareintegrata (psichiatra, internista, nutrizionista, infettivologo,oltre naturalmente a personale paramedico adeguatamentepreparato). I primi provvedimenti, che è indicatoassumere allo scopo di prevenire possibili complicanzemediche, consistono nel trattamento anticoagulante coneparina sottocutanea, nella cateterizzazione urinaria e inun adeguato nursing care. I pazienti catatonici generalmenterifiutano di alimentarsi e possono andare incontroa un grave stato di malnutrizione e disidratazione. È necessarioin tal caso provvedere a un’adeguata idratazionee alimentazione per via parenterale e/o enterale tramite7


N. Bartolommei et al.Tabella III.Lorazepam Challenge Test (da Dhossche e Watchel 2008,mod.) 36 . Lorazepam Challenge Test (modified from Dhosscheand Watchel 2008) 36 .Lorazepam Test• 1 mg di lorazepam per via endovenosa• In assenza di risposta dopo 5 min, somministrare un’altradose di 1 mg• Se positivoTrattamento con lorazepam a dosi crescenti fino a 24 mg/die• Se negativoTerapia elettroconvulsivante bilateralesondino nasogastrico o PEG (Percutaneous EndoscopicGastrostomy).Il trattamento elettivo dei sintomi catatonici è costituitodalla somministrazione di benzodiazepine per via endovenosae/o dall’esecuzione di un ciclo di terapia elettroconvulsivante(TEC) 24 47 88 89 . Il trattamento più comunementeutilizzato è il lorazepam per via endovenosa, con il qualesono state riportate percentuali di remissione <strong>del</strong>le manifestazionicatatoniche pari al 70%; la terapia elettroconvulsivantesembra invece efficace nell’85% dei pazienti 90 .La risposta terapeutica alla TEC risulta particolarmentefavorevole, rispetto al trattamento con lorazepam, nei casidi catatonia maligna (89% di risultati positivi contro il40%) 90 . Può essere utile valutare le possibilità di risposta altrattamento con lorazepam, somministrando per via endovenosa<strong>una</strong> dose iniziale di 1 mg: se non si osserva alc<strong>una</strong>modificazione <strong>del</strong> quadro sintomatologico dopo 5 minuti,si somministra un’ulteriore dose test di 1 mg e.v. (LorazepamChallenge Test) 24 . Un risultato negativo <strong>del</strong> test,anche se non esclude <strong>una</strong> futura risposta al lorazepam (adosi comunque più alte di quelle solitamente impiegate),suggerisce un trattamento preferenziale con la TEC 91 .In letteratura sono descritti casi di catatonia trattati efficacementecon altre modalità <strong>terapeutiche</strong> come: lastimolazione magnetica transcranica (SMT) 92-94 , farmaciantagonisti dei recettori NMDA 61 95 96 , zolpidem 97 98 ,antiepilettici 99 100 , e antipsicotici atipici 101-104 . Il ruolodi questi ultimi farmaci rimane tuttavia controverso, inquanto alcuni case report suggeriscono che anche gli antipsicoticiatipici possono indurre manifestazioni catatoniche105 106 : d’altro canto in letteratura è riportato che lasindrome maligna da neurolettici (SMN), spesso inclusatra le forme di catatonia, può essere indotta da ciascunodegli antipsicotici di nuova generazione 107-111 .EPUBBenzodiazepine (BDZ) e zolpidemÈ stato ipotizzato che le benzodiazepine, per il loro meccanismoGABA-A agonista, possono correggere il deficit<strong>del</strong>la neurotrasmissione GABA-ergica nella corteccia orbitofrontale, che è stato associato alle manifestazioni catatonichedi tipo motorio e affettivo 88 . Sembra che la rispostamigliore alle benzodiazepine si verifichi negli staticatatonici acuti, di tipo stuporoso, specie se associati aun disturbo <strong>del</strong>l’umore, mentre le percentuali di successosono significativamente minori, intorno al 20-30%, in casodi pazienti schizofrenici con sintomatologia di lungadurata, probabilmente per l’eterogeneità neurobiologicasottostante le forme acute e croniche di catatonia 88 112 .Il lorazepam è la benzodiazepina più comunementeusata nel trattamento <strong>del</strong>la catatonia 24 , ma anche altreBDZ, come il diazepam 113 , l’oxazepam 114 e il clonazepam115‐117 , sono state utilizzate con successo. Sebbenenon vi sia un consenso <strong>una</strong>nime sullo schema posologicodurante il trattamento con lorazepam, molti Autori24 47 88 89 suggeriscono di iniziare con un dosaggio di1-2 mg per via parenterale ogni 4-10 ore, da aumentarenel corso dei giorni successivi fino alla risoluzione deisegni e dei sintomi catatonici, evitando di sedare eccessivamenteil paziente e prevenendo pertanto il rischiodi polmonite ab ingestis. Il dosaggio utilizzato può raggiungerei 24 mg/die di lorazepam 36 ; inoltre anche incaso di un iniziale risposta al trattamento, è necessariocontinuare la terapia fino alla completa remissione <strong>del</strong>quadro clinico 118 119 per evitare il rischio di ricadute. Èstato evidenziato 120 che i pazienti con <strong>una</strong> sindrome catatonicasecondaria a <strong>una</strong> condizione medica generale oa un disturbo affettivo, rispondono meglio al lorazepamrispetto a pazienti con diagnosi di schizofrenia. In alcunicasi per ottenere <strong>una</strong> completa remissione <strong>del</strong>le manifestazionicatatoniche può essere necessario associare alfarmaco un ciclo di terapia elettroconvulsivante, facendoaffidamento sulle evidenze relative a un sinergismo terapeuticotra il lorazepam e la TEC 121 .Lo zolpidem, un agonista non benzodiazepinico <strong>del</strong> recettoreGABA-A, è stato utilizzato come alternativa farmacologicaal lorazepam nel trattamento <strong>del</strong>la catatonia97 98 . La somministrazione di zolpidem, caratterizzatadalla rapidità d’azione (15-30 minuti), è stata propostacome test diagnostico (Zolpidem Challenge Test) al paridi quella <strong>del</strong> lorazepam; tuttavia il suo impiego neltrattamento <strong>del</strong>la catatonia è limitato dalla breve durata<strong>del</strong>l’effetto, 3-4 ore, che richiede quindi frequenti somministrazioni.Terapia elettroconvulsivante (TEC)Le linee guida <strong>del</strong>l’American Psychiatric Association 122indicano la TEC come il trattamento più efficace per lesindrome catatonica, indipendentemente dall’eziologia.Numerosi studi e alcuni case report, riportano, infatti,un’elevata percentuale di successo <strong>del</strong>la TEC nel trattamentodi tutte le forme di catatonia, incluse la catato-8


<strong>Catatonia</strong>: <strong>una</strong> <strong>revisione</strong> <strong>critica</strong> <strong>del</strong> <strong>concetto</strong> e <strong>indicazioni</strong> <strong>terapeutiche</strong>Antipsicotici atipiciIl ruolo degli antipsicotici atipici nel trattamento <strong>del</strong>la catatoniarimane controverso. Tali farmaci, oltre a bloccarei recettori D2 <strong>del</strong>la dopamina, possiedono <strong>una</strong> deboleazione GABAergica e un antagonismo serotoninergico5-HT2, che potrebbe stimolare il rilascio di dopaminanella corteccia prefrontale, migliorando le manifestazionicatatoniche 141 . Sebbene molti case report descrivanol’efficacia degli antipsicotici atipici nella schizofreniacatatonica e nelle forme con prevalenti sintomi psicotici,alcuni studi sembrano evidenziare invece che questistessi farmaci possono essere causa di sindromi catatoniniamaligna e la sindrome maligna da neurolettici 123 . Inparticolare, i casi refrattari al lorazepam 124 , il sottotipoeccitato-confuso e le forme maligne di catatonia rappresentanoun’indicazione assoluta al trattamento precocecon TEC 125 .In <strong>una</strong> recente valutazione retrospettiva di 27 pazienticatatonici trattati con la TEC 126 , la risposta migliore eraassociata all’età più giovane, alla maggior durata <strong>del</strong>lecrisi comiziali, alla più grave compromissione <strong>del</strong> sistemavegetativo (in particolare: maggior rialzo febbrile)e all’inizio <strong>del</strong> trattamento. Un ritardo nell’esecuzione<strong>del</strong>la TEC, <strong>una</strong> diagnosi diversa da quella di disturbo<strong>del</strong>l’umore e un trattamento prolungato con antipsicoticiantecedente l’inizio <strong>del</strong>la terapia elettroconvulsivante,sembrano invece influenzare negativamente la rispostaterapeutica 90 126 .Per quanto riguarda il posizionamento degli elettrodi, lavalutazione <strong>del</strong>la soglia convulsiva, la frequenza e il numerodi applicazioni, non vi è ancora un protocollo standardizzatodi trattamento. Generalmente è raccomandatoil posizionamento bitemporale degli elettrodi conun breve impulso di corrente iniziale 24 . Anche nel casodi <strong>una</strong> rapida risposta alla prima applicazione di TEC,le evidenze cliniche suggeriscono il completamento diun ciclo di almeno 6 sessioni per prevenire la possibilitàdi <strong>una</strong> rapida ricaduta. Nei casi di sindrome maligna daneurolettici e di catatonia maligna va considerata la possibilitàdi somministrazione quotidiana <strong>del</strong>la TEC durantela prima settimana di trattamento 126 o comunque fino allarisoluzione <strong>del</strong>la sintomatologia 24 . Questo tipo di procedurapuò aumentare la probabilità di sviluppare effetticollaterali di tipo cognitivo (transitorio disorientamentotemporale, disturbi <strong>del</strong>la memoria a breve termine), maogni decisione clinica va valutata alla luce <strong>del</strong> rischio dimorbilità e mortalità associate a queste forme di catatonia127-129 . È stato inoltre osservato che gli effetti collateralicognitivi appaiono soggettivamente più marcati, rispettoa quanto rilevato con valutazioni neuropsicologiche oggettivestandardizzate 130 131 .Una rapida interruzione <strong>del</strong>le benzodiazepine prima <strong>del</strong>laTEC potrebbe causare <strong>una</strong> esacerbazione <strong>del</strong>le manifestazionicatatoniche 132 , pertanto alcuni Autori suggerisconodi continuare la somministrazione durante e dopola TEC 133 , sfruttando il probabile effetto sinergico tra idue trattamenti 121 .La terapia elettroconvulsivante pone un rischio aggiuntivonei pazienti immobilizzati a lungo: l’aumento transitorio<strong>del</strong>la kaliemia, normalmente causato dalla TEC, puòaumentare la probabilità di andare incontro a un’aritmiacardiaca potenzialmente letale 134 . In questo gruppo dipazienti è inoltre importante indagare accuratamenteed escludere la presenza di trombosi venosa profondae quindi evitare il rischio di embolia polmonare, complicanzache è stata riportata, in rari casi, associata allastessa TEC 135-137 . Adeguate misure profilattiche, in primoluogo di tipo farmacologico, come la prescrizione di anticoagulanti(eparina a basso peso molecolare o warfarin),consentirebbero comunque, in questi casi, di effettuarecon sufficiente sicurezza la TEC 138 139 . È opportunoad ogni modo, un’attenta valutazione <strong>del</strong> rapporto rischi/benefici nei pazienti a maggior rischio.Stimolazione Magnetica Transcranica ripetitiva(SMTr)Alcuni case report suggeriscono l’efficacia <strong>del</strong>la stimolazionemagnetica transcranica ripetitiva (SMTr) nel trattamento<strong>del</strong>la catatonia 92-94 ed è stato proposto il suo utilizzonei casi resistenti al lorazepam 93 .Antagonisti NMDAGli antagonisti <strong>del</strong> recettore N-metil-D-aspartato <strong>del</strong> glutammatopotrebbero costituire un’alternativa terapeuticanel trattamento <strong>del</strong>la catatonia nei casi resistenti oin presenza di contro<strong>indicazioni</strong> alle benzodiazepine ealla TEC 140 . Alcuni case report suggeriscono l’efficacia<strong>del</strong>l’amantadina e <strong>del</strong>la memantina nel trattamento <strong>del</strong>lacatatonia 61 95 96 . È da considerare tuttavia che l’amantadinapuò avere effetti collaterali anticolinergici e puòinoltre aumentare il tono dopaminergico 60 . In <strong>una</strong> recentereview 61 è descritto l’uso efficace <strong>del</strong>l’amantadina(200‐500 mg per os o parenterale) e <strong>del</strong>la memantina(5-20 mg per os) come terapia aggiuntiva al trattamentostandard BDZ/TEC. L’effetto degli antagonisti NMDA è ingenere più lento <strong>del</strong>le benzodiazepine: i primi segni dirisposta possano essere osservata già entro 24 ore, tuttavia<strong>una</strong> risposta completa si ottiene in un lasso di tempodi 3 settimane 95 .EPUBAntiepiletticiVi sono alcune evidenze di un potenziale utilizzo di antiepiletticicome il topiramato 100 e l’acido valproico 99 incasi di catatonia resistente alle benzodiazepine. La loroefficacia potrebbe ascriversi alle proprietà GABA-ergichedi tali anticonvulsivanti.9


N. Bartolommei et al.che 106 . Considerando che tutti gli antipsicotici, inclusi gliatipici, possono causare <strong>una</strong> sindrome maligna da neurolettici(SMN) 107-111 e che i pazienti catatonici presentanoun elevato rischio di sviluppare <strong>una</strong> SMN 142 , alcuniAutori hanno sostenuto la controindicazione all’uso diantipsicotici atipici nel trattamento <strong>del</strong>la catatonia 24 .In letteratura, tuttavia, sono emerse di recente evidenzesull’efficacia di olanzapina, risperidone, aripiprazolo eclozapina 101-104 141 , nei quadri di catatonia associati a disturbipsicotici. In <strong>una</strong> recente review sull’argomento 103viene ipotizzato che l’efficacia degli antipsicotici atipiciin questo gruppo di pazienti sarebbe da ascrivere all’effettodiretto di tali molecole sul disturbo psicotico allabase <strong>del</strong>le manifestazioni catatoniche, che regredirebberoquindi in conseguenza <strong>del</strong> corretto trattamento <strong>del</strong>lapatologia sottostante. Ne deriverebbe pertanto un’indicazioneall’uso di antipsicotici atipici solo nelle forme catatonichesecondarie a disturbi psicotici, escludendoneinvece l’impiego nelle forme dovute a <strong>una</strong> condizionemedica generale.ConclusioniL’evoluzione nel corso degli ultimi anni <strong>del</strong>le conoscenzesulla psicopatologia e la neurobiologia <strong>del</strong>la catatoniahanno rinnovato l’interesse di clinici e ricercatori perquesto disturbo, pur lasciando irrisolti i problemi <strong>del</strong>ladefinizione diagnostica e <strong>del</strong>la collocazione nosologica.Il persistere di queste incertezze si ripercuote sulla praticaclinica: in molti studi, condotti in setting ospedalieri, èriportato che la frequenza <strong>del</strong>la catatonia è sottostimata,risultando maggiore quando la diagnosi è effettuata daricercatori esperti, con l’utilizzo di strumenti di valutazionestandardizzati. L’errore diagnostico più comune è,infatti, quello “omissivo”: l’opinione clinica prevalenteche tutti i pazienti catatonici siano immobili, stuporosi omutacici non induce a indagare la presenza di altri segni/sintomi suggestivi di catatonia, seppure meno tipici. Inoltre,l’attuale inquadramento diagnostico nei principalisistemi di classificazione (DSM, ICD) è oggetto di numerosecritiche. Le evidenze cliniche ed epidemiologichesulla maggiore frequenza di manifestazioni catatonichenei pazienti bipolari supportano la proposta di scindereil legame tra schizofrenia e catatonia e di riconoscerle<strong>una</strong> maggior autonomia diagnostica. È stato suggerito dirivedere anche i criteri sintomatologici specificando conmaggiore accuratezza tipo, numero, durata e gravità deisegni/sintomi necessari per la diagnosi.Un corretto approccio clinico al paziente catatonico richiedeche il riconoscimento <strong>del</strong>le manifestazioni psicopatologichesia accompagnato all’identificazione <strong>del</strong>lacondizione di base, psichiatrica o medica generale.Un appropriato iter diagnostico prevede pertanto chela raccolta <strong>del</strong>le notizie anamnestiche sia seguita da unEPUBaccurato esame obiettivo psichiatrico, generale e neurologicoe da <strong>una</strong> serie di accertamenti di laboratorio estrumentali. Una diagnosi precoce è il presupposto fondamentaleper interventi terapeutici tempestivi ed efficacie quindi per la riduzione <strong>del</strong>la morbilità e mortalità inparte legati all’elevata frequenza di complicazioni infermieristiche(disordini idroelettrolitici, ulcere da decubito,rabdomiolisi e insufficienza renale acuta, disturbitrombo-embolici, ritenzione urinaria acuta, infezioni sistemiche,polmonite ab ingestis). La compenetrazione diaspetti psichiatrici e medico-generali comporta pertantoche sin dall’inizio <strong>del</strong>l’iter diagnostico-terapeutico il pazientecatatonico sia assistito da un’équipe specialisticamultidisciplinare integrata, composta da psichiatri, internisti,nutrizionisti, infettivologi, senza trascurare il ruolofondamentale di un personale infermieristico adeguatamentepreparato.Per il trattamento specifico <strong>del</strong>la sintomatologia catatonicasono da considerasi misure elettive la somministrazioneper via parenterale di benzodiazepine e/o la TEC.È indicata in prima istanza la somministrazione e.v. dilorazepam, con il quale sono state riportate percentualidi remissione <strong>del</strong>le manifestazioni catatoniche parial 70% dei casi, mentre la terapia elettroconvulsivanteappare efficace in circa l’85% dei pazienti. In caso dimancata o parziale risposta alle benzodiazepine e nelleforme maligne di catatonia il ricorso alla TEC risultadecisivo per la sopravvivenza di questi pazienti, espostia un elevato rischio di decesso. Malgrado le numeroseevidenze sull’importanza di un trattamento tempestivocon la TEC, diversi algoritmi terapeutici non prevedonol’uso di questa metodica. Molti pazienti vengono cosiprivati <strong>del</strong>la possibilità di un trattamento efficace e sonoesposti non solo al rischio <strong>del</strong>le complicanze somatiche,potenzialmente letali, ma anche a quello di un trattamentoinadeguato, ad esempio con neurolettici, che possonopeggiorare il quadro sintomatologico <strong>del</strong>la catatonia efacilitarne l’evoluzione in forme maligne.Bibliografia1Kahlbaum K. Die Katatonie oder das Spannungsirresein.Berlin: Hirshwald 1874.2Kraepelin E. Psychiatrie: ein Lehrbuch für Studirende undÄrzte. 2 nd ed. Leipzig: Barth 1899.3Kraepelin E. Dementia Praecox and paraphrenia. 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