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21 giugno 2009 - Il Centro don Vecchi

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8incantato per il coraggio, la coerenza,la freschezza di fede e la totalefiducia che il Vangelo possa redimeree salvare subito e totalmente anchei giovani che hanno raggiunto i limitimassimi dell’abiezione a causa delladroga e di tutti i vizi collaterali allatossicodipendenza quali la prostituzione,il furto, il tradimento dei valorie dei legami più sacri.In una ventina d’anni, questa suora,uscita da un convento che la “soffocava”e mortificava, come purtroppoavviene spesso per malintesi camminidi formazione spirituale, ha apertouna sessantina di strutture di formazionein tutto il mondo, ha fondato ungruppo di ragazze e di giovani che sidedicano totalmente alla redenzionedei tossicodipendenti e soprattuttoha “salvato” nel senso più radicaledel termine, un numero incalcolabiledi giovani.<strong>Il</strong> volume è costituito da una raccoltadi fotografie che documentano lo sviluppodi questa grande iniziativa.Mi ha colpito una foto ed il relativocommento. Suor Elvira, una sera,raccoglie i suoi giovani provenientidall’inferno, si inginocchia di fronte aloro e si confessa: “Ragazzi, vi chiedoper<strong>don</strong>o perché vi ho tradito; per lapaura che ve ne andaste, mentre viavevo promesso di aiutarvi ad uscireda ogni dipendenza, vi ho permessodi fumare. Da questo momento in poiqui non si fumerà più, chi vuol rimanerebutti subito su questo bracierele sigarette che ha in tasca”. Ad unoad uno tutti buttarono nel fuoco ipacchetti di sigarette.Forse in questo coraggio, in questaradicalità evangelica, consiste il segretodel successo di questa suora.Ora sono nel tormento perché dovreitrovare il coraggio di chiedere a mestesso, ai miei collaboratori e allapiccola comunità che quotidianamentesi riunisce nel nome del Signore,molto di più di quanto ho chiesto finora.Troviamo difficoltà adusare il nostro tempo percose importanti, e poi ciaffrettiamo e troviamo gioiaper cose che non hannoalcun valore!GandhiGIOVEDÌOgni tanto mi capita di fare dellescoperte che mi lasciano allibito.Io che sono un appassionato lettoreed un ammiratore di Giovannino Guareschi,quello spassoso e felice narratoreche ha dato alla luce Pepponee <strong>don</strong> Camillo, da tanto tempo, pensavoche quella stagione fosse definitivamentetramontata. Infatti, avevocollocato i volumi di Guareschi accantoa Piccolo Mondo Antico, un mondoromantico, caro, pregno di una dolcemalinconia, ma ormai definitivamentescomparso.Invece no.Vi sono dei superstiti del mondo diGuareschi che sopravvivono alla loromorte politica e magari in periferia,continuano alla vecchia maniera.Mi è accaduto di discorrere piacevolmentee confidenzialmente conun signore che i concorrenti in commerciomi avevano descritto comeun politicante, un intrallazzatore mache a mio modesto parere mi è parsocome un gentiluomo, intelligente,impegnato sognatore e come tutti isognatori emarginato.Questo accompagnatore mi confidòche nel suo paese era stato il più votatoin assoluto, ma per dire quelloche riteneva essere giusto, dovetteuscire dal partito.“Veda, padre”, mi disse: “sindaco,giunta e peggio che peggio i consiglierisono delle semplici marionette,chi decide è il partito, ossia alcuni dirigentiche non vivono nel posto, nonconoscono i problemi concreti dellagente e soprattutto deci<strong>don</strong>o rifacendosia motivazioni di politica generalee perciò che nulla ha a che farecon le attese della povera gente. Oraposso dire quello che voglio, ma nonper questo riesco a farmi ascoltare oa spostare di un millimetro quello chealtri e altrove hanno stabilito”.La cosa mi sorprese e mi ha fatto starmale. Già, ascoltando gli appassionatied intelligenti interventi in parlamorazioni,le prese di posizione deipolitici, delle associazioni dei nipotinidei partigiani perché chi combattésui monti ormai se n’è andato all’altromondo.<strong>Il</strong> 25 aprile letto da questo versante,per me, è stato nel passato, ma lo ètuttora, un problema che è evoluto,arricchito, impoverito, ridimensionatoma che comunque, per me personalmente,è rimasto ancora un problemasporcato dalla retorica, tiratoper la giacca dalla politica e tenutovivo da astio antico e da interessi permanenti.Nel passato era l’esaltazione della resistenzae prerogativa della sinistra, ipartigiani eroi, i fascisti e gli infami.Poi, pian piano gli studi hanno fattoemergere gli eccidi dei partigiani rossi,venticinquemila fascisti uccisi cone senza processo dopo la liberazionecon le motivazioni reali più varie.L’uccisione di 300 preti, certe azioniinsignificanti da un punto di vista bellico,ma con rappresaglie atroci chedovevano essere messe in preventivo.Mi è capitato di pensare che chiosannava la liberazione dal fascismostava tentando, e fortunatamente gliè andata male, l’instaurazione delcomunismo, un regime che si è mac-MercoledìCredo di appartenere alla categoriadei ruminanti, perché quandom’investe un problema, ciripenso a lungo, medito, confronto letesi contrapposte e pian piano, dopoaver assimilato ben bene il tema misento pronto d’avere una opinionepersonale.<strong>Il</strong> 25 aprile è per me la festa di SanMarco che ha come fiore all’occhiello“il bocolo”, ossia il bocciolo rosso dirosa da regalare alle <strong>don</strong>ne con cuicondividiamo il <strong>don</strong>o e il dramma dellavita.<strong>Il</strong> 25 aprile è anche il giorno della liberazionecon i riti civili, le commechiatodi crimini un milione di voltesuperiore.Poi il quadro politico è cambiato e ilfascismo è diventato destra che rinnegail passato.Allora piuttosto che i vecchi spennacchiaticontendenti, che non sono piùgli idealisti dell’una e dell’altra partedi un tempo, continuino in incomprensibilidistinguo ed infinite diatribe,non sarebbe meglio mettere unapietra tombale sul passato, pregandoper vincitori e vinti e celebrare tuttiassieme la festa della pace, sperandoche prima o poi arrivi anche la pacificazione.

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