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DIECIMIGLIA<br />

DI SOLIDARIETÀ<br />

CORRIfERRARA.it<br />

30 settembre 2012<br />

FERRARA<br />

…fai tua la corsa!<br />

Editoriale<br />

La solitudine dei numeri primi<br />

di D<strong>on</strong>atella Vassallo<br />

Ci eravamo lasciati lo scorso mese c<strong>on</strong> il m<strong>on</strong>ito espresso da<br />

Pietro Mennea su queste pagine: “L’importante n<strong>on</strong> è far<br />

crescere il campi<strong>on</strong>e ma l’uomo” e ci ritroviamo adesso c<strong>on</strong><br />

un’immagine che stenta a cancellarsi dalla nostra memoria: quella<br />

di Alex Schwazer devastato dal pianto. Si direbbe che mai quelle<br />

parole fur<strong>on</strong>o più profetiche, che immaginare lo sviluppo di un forte<br />

atleta senza curarne la matrice umana è come creare un mostro<br />

a due teste, oppure c<strong>on</strong> una testa, ma privo di un’anima. Qualcuno<br />

ha letto più di una c<strong>on</strong>traddizi<strong>on</strong>e nella versi<strong>on</strong>e dei fatti racc<strong>on</strong>tata<br />

dal marciatore altoatesino durante la c<strong>on</strong>ferenza stampa di inizi<br />

agosto: “Prima ha detto di aver trovato l’Epo su Internet e poi di<br />

averla comprata in una farmacia in Turchia” e ancora altre sui suoi<br />

rapporti c<strong>on</strong> l’allenatore (“Impossibile n<strong>on</strong> si sia accorto di nulla.”)<br />

e c<strong>on</strong> il dott. Ferrari.<br />

Io ci ho visto un ragazzo appesantito dalla disciplina, dall’immagine<br />

del ragazzo bello, super-fidanzato c<strong>on</strong> la perfetta Carolina Kostner,<br />

che a un certo punto n<strong>on</strong> ha retto più e ha voluto fuggire da tutto<br />

questo nel modo che per un momento deve essergli sembrato più<br />

semplice di altri. Badate: ho scritto “ragazzo” e n<strong>on</strong> “uomo”, anche<br />

se i suoi 28 anni mi sembrano un’età più che avanzata per lasciarsi<br />

alle spalle i giochi di adolescente e capire cosa si vuole fare della<br />

propria vita. E poi: è comprensibile che un padre in questi casi<br />

si interroghi sulle proprie resp<strong>on</strong>sabilità assumendosene le colpe,<br />

però, insomma, tuo figlio è vicino alla trentina e allora il suo caso<br />

mi pare emblematico di un Paese in cui i figli n<strong>on</strong> cresc<strong>on</strong>o (e n<strong>on</strong><br />

sbagliano) mai. Se così stanno le cose, che ben vengano le cadute,<br />

le ferite, le delusi<strong>on</strong>i, gli abband<strong>on</strong>i. N<strong>on</strong> mi sembra finora abbiano<br />

inventato altri modi per crescere.<br />

Ma anche noi n<strong>on</strong> fermiamoci qui, Alex Schwazer la sua carriera se<br />

l’è rovinata da solo e ne pagherà pegno fino alla fine dei suoi giorni.<br />

Interroghiamoci piuttosto su quanto sia esteso il fenomeno doping<br />

nello sport, sulla linfa che lo alimenta e sulle c<strong>on</strong>nivenze che, a più<br />

livelli, lo rend<strong>on</strong>o così difficilmente individuabile. Noi, nel nostro piccolo,<br />

abbiamo provato a capirne di più intervistando il prof. Fabrizio<br />

Angelini, presidente della SINSeB (Società Italiana Nutrizi<strong>on</strong>e Sport<br />

e Benessere). Ci ha parlato di cultura allo sport, che è un c<strong>on</strong>cetto<br />

molto più ampio della mera attività sportiva: ingloba il rispetto del<br />

proprio corpo, dei propri limiti, del benessere della propria pers<strong>on</strong>a.<br />

Questo sì più difficile da costruire e mai raggiunto una volta per tutte.<br />

Sarebbe allora meglio cominciare da piccoli, prendere per mano<br />

i nostri figli quando è il tempo giusto per farlo, indicando loro le tappe<br />

di un viaggio che dura tutta la vita. Chissà se, nei momenti cruciali<br />

della propria esistenza, questo n<strong>on</strong> li aiuti a sentirsi meno soli.<br />

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Foto di Giancarlo Colombo / FIDAL

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