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Analisi di quarant'anni di impegno IIS nella qualificazione ...

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2 * 2007<br />

ro 2<br />

07<br />

Sald


E<strong>di</strong>toriale<br />

Da tutto questo se ne può dedurre che se mai, <strong>di</strong>venta effetto cessando così <strong>di</strong><br />

non sarà la ricerca a salvarci. Anzi! essere causa. Ovvero: l’<strong>impegno</strong> della<br />

Magari investendo in un contesto ap- competenza, che comunque è una conprossimato,<br />

con obbiettivi confusi e quista; l’orgoglio e la sod<strong>di</strong>sfazione del<br />

pochi controlli, potrebbe capitarci <strong>di</strong> lavoro ben fatto; il rispetto del lavoro<br />

sprecare risorse utili per altre opportu- degli altri quando lo merita.<br />

nità.<br />

Troppo poco? Troppo da libro “Cuore”?<br />

Ricerca e<br />

innovazione<br />

L’innovazione, invece, volta a produrre<br />

novità sia tecniche che organizzative,<br />

sembrerebbe essere maggiormente alla<br />

nostra portata. Soprattutto per quanto riguarda<br />

le novità tecniche, che <strong>di</strong>fferiscono<br />

dalle invenzioni e/o scoperte per<br />

Credo proprio <strong>di</strong> no!<br />

A questo proposito, mi viene alla mente<br />

tale Libertino Faussone, montatore <strong>di</strong><br />

carpenteria e protagonista in<strong>di</strong>menticabile<br />

<strong>di</strong> “Chiave a stella” <strong>di</strong> Primo Levi.<br />

Un bel libro che, a ben pensarci, invece<br />

la loro minor portata e che non richie- <strong>di</strong> presentare un simpatico racconto, codono<br />

particolari capacità <strong>nella</strong> gestione stituisce davvero un testo <strong>di</strong> sociologia<br />

<strong>di</strong> sistemi complessi, ma soltanto un del lavoro.<br />

qualche spirito inventivo, tipico degli Il problema è che, in questo Paese, <strong>di</strong> Li-<br />

abitanti dell’area me<strong>di</strong>terranea.<br />

bertino Faussone ce ne sono troppo<br />

Con le innovazioni <strong>di</strong> carattere organiz- pochi.<br />

U n binomio ricorrente, dove i<br />

termini sono spesso considerati equivazativo<br />

ci troviamo, in genere, più a<br />

<strong>di</strong>sagio. Richiedono un po’ <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

mentale e un po’ <strong>di</strong> vocazione alla pianificazione.<br />

E tuttavia le innovazioni orga-<br />

Dott. Ing. Mauro Scasso<br />

Segretario Generale <strong>IIS</strong><br />

lenti.nizzative<br />

che riguardano i processi, piut-<br />

Anche un’espressione salvifica per la tosto che non i sistemi, trovano un<br />

nostra classe <strong>di</strong>rigente, a cui ricorrere interesse maggiore ed una maggior com-<br />

quando, a proposito <strong>di</strong> prospettive ecoprensione. Forse perché presentano<br />

nomiche, non si hanno più argomenti: la aspetti sufficienti <strong>di</strong> concretezza.<br />

ricerca e l’innovazione ci salveranno Giu<strong>di</strong>zi troppo <strong>di</strong> maniera? Luoghi<br />

dalla marginalizzazione, a cui un comuni che ci <strong>di</strong>pingono peggiori <strong>di</strong><br />

mercato globale e competitivo ci sta come siamo davvero?<br />

condannando. E neppure troppo lenta- Certamente molti non si riconoscono, ed<br />

mente!<br />

a ragione, in questo ritratto. E ne hanno<br />

Quando ricerca e innovazione smettono dato <strong>di</strong>mostrazione nei fatti.<br />

<strong>di</strong> essere solo parole, allora assumono un Ma purtroppo la configurazione me<strong>di</strong>a<br />

significato <strong>di</strong>stinto e presentano le loro del Paese, così come percepita all’in-<br />

peculiarità.<br />

terno ed all’esterno, vi si adatta perfetta-<br />

La ricerca, mirata a produrre un’invenmente. E, ancora, le <strong>di</strong>mostrazioni sono<br />

zione o una scoperta, richiede tempo, frequenti.<br />

strutture, mentalità, risorse e, ovvia- Che fare allora?<br />

mente, attitu<strong>di</strong>ne alla meritocrazia. Le soluzioni sono sempre le stesse. Ap-<br />

Tutta roba <strong>di</strong>fficile!<br />

parentemente umili ma, <strong>nella</strong> realtà,<br />

Di cui questo Paese non ha grande <strong>di</strong>- straor<strong>di</strong>narie. Ben al <strong>di</strong> là del binomio<br />

sponibilità..<br />

scontato <strong>di</strong> “ricerca e innovazione”, che,<br />

166 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007


Pubblicazione bimestrale<br />

DIRETTORE RESPONSABILE: Ing. Mauro Scasso<br />

REDATTORE CAPO: Geom. Sergio Giorgi<br />

REDAZIONE: Sig.ra Sara Fichera, P.I. Maura Rodella<br />

PUBBLICITÀ: Sig. Franco Ricciar<strong>di</strong><br />

Organo Ufficiale<br />

dell'Istituto Italiano della Saldatura<br />

Abbonamento annuale 2007:<br />

Italia: .......................................... € 90,00<br />

Estero: ........................................ € 155,00<br />

Un numero separato: ................ € 20,00<br />

La Rivista viene inviata gratuitamente ai Soci<br />

dell’Istituto Italiano della Saldatura.<br />

Direzione - Redazione - Pubblicità:<br />

Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova<br />

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Telefax: 010 8367780<br />

e-mail: sara.fichera@iis.it<br />

web: www.iis.it<br />

Rivista associata<br />

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Italiane S.p.A. - Spe<strong>di</strong>zione in Abbonamento Postale<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1<br />

comma 1, DCB Genova” - Fine Stampa Aprile 2007<br />

Aut. Trib. Genova 341 - 20.4.1955<br />

Progetto grafico: Marcs & Associati srl - Rozzano (MI)<br />

Fotocomposizione e stampa:ALGRAPHY S.n.c.- Genova<br />

Tel 010 8366272, Fax 010 8358069 - www.algraphy.it<br />

L’istituto non assume responsabilità per le opinioni espresse<br />

dagli Autori. La riproduzione degli articoli pubblicati è<br />

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l’autorizzazione da parte della Direzione della Rivista, e sia<br />

trascorso un periodo non inferiore a tre mesi dalla data della<br />

pubblicazione. La collaborazione è aperta a tutti, Soci e<br />

non Soci, in Italia e all’Estero. La Direzione si riserva<br />

l’accettazione dei messaggi pubblicitari. Ai sensi dell’art. 10<br />

della Legge 675/96, i dati personali dei destinatari della<br />

Rivista saranno oggetto <strong>di</strong> trattamento nel rispetto della<br />

riservatezza, dei <strong>di</strong>ritti della persona e per finalità<br />

strettamente connesse e strumentali all’invio della<br />

pubblicazione e ad eventuali comunicazioni ad esse correlate.<br />

ANNO LIX<br />

Marzo-Aprile 2007<br />

Sommario<br />

Articoli<br />

169 <strong>Analisi</strong> <strong>di</strong> quarant’anni <strong>di</strong> <strong>impegno</strong> <strong>IIS</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualificazione</strong>, certificazione<br />

e approvazione del personale PND - Elenco dei livelli 3 EN/ISO al 31.12.2006<br />

e sessioni or<strong>di</strong>narie d’esame 2007 - G. COSTA, S. MORRA<br />

179 Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura -<br />

M. LANZA, S. PAGANO<br />

193 Micro Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> leghe <strong>di</strong> alluminio 2024-6082 - A. SCIALPI, et al.<br />

203 Eddy Current Array: evoluzione del sistema per l’ispezione <strong>di</strong> saldature<br />

nel campo aerospaziale - A. CAMASSA, U. PIAZZA<br />

211 Fondamenti <strong>di</strong> Risk Management - Applicazione alla fabbricazione<br />

me<strong>di</strong>ante saldatura - M. SCASSO<br />

223 Aspetti riguardanti la salute relativi agli agenti chimici (fumi) - G.C. PARODI<br />

231 Verifica e consolidamento <strong>di</strong> un ponte ferroviario: il caso del ponte<br />

del Campasso - A. BRENCICH, L. GAMBAROTTA<br />

International Institute of Wel<strong>di</strong>ng (IIW)<br />

241 Fatigue behaviour of high strength steel thin sheet assemblies - A. GALTIER,<br />

M. DUCHET<br />

<strong>IIS</strong> Didattica<br />

249 La bagnatura delle superfici da brasare<br />

Rubriche<br />

253 Scienza e Tecnica<br />

L’ispezione me<strong>di</strong>ante tecniche <strong>di</strong>agnostiche: le onde guidate - F. BRESCIANI<br />

257 <strong>IIS</strong> News<br />

L’Istituto Italiano della Saldatura nuovo Punto UNI <strong>di</strong> Diffusione<br />

259 IIW-EWF Notizie<br />

265 Normativa Tecnica<br />

Preparazione e pubblicazione delle norme UNI - G. COSTA<br />

267 Dalle Associazioni<br />

Michele Schweinöster nuovo Direttore Generale dell’ANIMA<br />

Cresce la compagine associativa e la struttura organizzativa <strong>di</strong> Assoprem<br />

269 Dalle Aziende<br />

275 Notiziario<br />

Letteratura tecnica<br />

Co<strong>di</strong>ci e norme<br />

Corsi<br />

Mostre e convegni<br />

291 Ricerche bibliografiche da <strong>IIS</strong>-Data<br />

Determinazione e misura delle tensioni residue<br />

296 Elenco degli Inserzionisti<br />

2<br />

In copertina<br />

Sol Wel<strong>di</strong>ng - Isola robotizzata Easy Robot in applicazione MIG<br />

(Per gentile concessione <strong>di</strong> Sima Srl)<br />

Easy Robot è stato progettato per sod<strong>di</strong>sfare le esigenze <strong>di</strong> saldatura <strong>di</strong> piccoli lotti <strong>di</strong> produzione in situazioni in cui<br />

i tempi <strong>di</strong> elaborazione dei programmi <strong>di</strong> lavoro sono ristretti.<br />

Il software semplice e la tastiera su terminale compatto rendono veloce e intuitivo l’utilizzo del robot e la sua programmazione,<br />

mentre la soluzione trasportabile e la compattezza della struttura rendono flessibile la cella.<br />

Il robot antropomorfo è dotato <strong>di</strong> accelerazioni intense e posizionamenti fulminei. Grazie ai suoi generosi motori<br />

brushless vengono ridotti i tempi <strong>di</strong> esecuzione dei programmi e delle fasi <strong>di</strong> cambio stazione non penalizzando la<br />

precisione e garantendo l’aumento della produttività e, quin<strong>di</strong>, la riduzione dei costi. La conformazione standar<strong>di</strong>zzata<br />

della cella permette <strong>di</strong> creare delle economie in fase <strong>di</strong> produzione che garantiscono un prezzo <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta contenuto<br />

dell’isola stessa.


Giornate Nazionali <strong>di</strong> Saldatura<br />

Genova, 25 -26 Ottobre 2007<br />

Area Porto Antico<br />

Magazzini del Cotone<br />

GLI SPONSOR<br />

(al Marzo 2007)<br />

3M Italia - AEC Technology - Bohler Tyssen - CGM Tecnology - CIA Mathey Italiana<br />

Del Vigo Commerciale - Esab – Esarc - Fiera <strong>di</strong> Essen - Gruppo SOL - ITW Miller<br />

Lansec - Lincoln Electric Italia - NDT Italiana - Orbitalum Tools - SIAD - WEC<br />

Per informazioni:<br />

ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA - Lungobisagno Istria,15 - 16141 Genova<br />

Telefono 010 8341.331 - Fax 010 8367780 - giornate.saldatura@iis.it - www.iis.it<br />

Con il patrocinio della<br />

Provincia <strong>di</strong> Genova<br />

Giornate<br />

Nazionali <strong>di</strong><br />

Saldatura<br />

Genova 25-26 Ottobre 2007<br />

Area del Porto Antico<br />

Magazzini del Cotone


<strong>Analisi</strong> <strong>di</strong> quarant’anni <strong>di</strong> <strong>impegno</strong> <strong>IIS</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>qualificazione</strong>, certificazione e<br />

approvazione del personale PND -<br />

Elenco dei livelli 3 EN / ISO al 31.12.2006<br />

e sessioni or<strong>di</strong>narie d’esame 2007<br />

G. Costa *<br />

S. Morra *<br />

Sommario / Summary<br />

Questo articolo fornisce informazioni sull’inizio della attività<br />

<strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong>/certificazione in Italia e dati e in<strong>di</strong>cazioni<br />

sulle esperienze tratte dall’Istituto Italiano della Saldatura<br />

(Organismo Certificante Accre<strong>di</strong>tato Sincert e Notificato<br />

CEE) dall’applicazione delle norme EN 473 / ISO 9712 e<br />

della <strong>di</strong>rettiva 97/23/CE (PED) per quanto riguarda <strong>qualificazione</strong>,<br />

certificazione e approvazione del personale addetto<br />

alle prove non <strong>di</strong>struttive.<br />

In particolare sono fornite e <strong>di</strong>scusse informazioni aggiornate<br />

al 31 Dicembre 2006 sull’attività <strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong>/certificazione<br />

e <strong>di</strong> approvazione svolta dal 1° Gennaio 2001 (anno <strong>di</strong><br />

inizio dell’applicazione della seconda e<strong>di</strong>zione dell’EN 473 e<br />

della <strong>di</strong>rettiva PED) con riferimento alle certificazioni e approvazioni<br />

emesse e alla loro sud<strong>di</strong>visione per metodo e<br />

livello.<br />

This article offers information on the beginning of qualification/certification<br />

activities in Italy and data and in<strong>di</strong>cations<br />

* Istituto Italiano della Saldatura -<br />

Genova.<br />

on the experiences gained by Italian Institute of Wel<strong>di</strong>ng<br />

(Certifying Body Accre<strong>di</strong>ted by Sincert and Notified by CEE)<br />

applying the standards EN 473 / ISO 9712 and the <strong>di</strong>rective<br />

97/23/CE (PED) on qualification, certification and approval<br />

of non destructive testing personnel.<br />

Particularly information updated to 31 December 2006 are<br />

given and <strong>di</strong>scussed on the activity of qualification/certification<br />

since 1 January 2001 (starting year for the application of<br />

EN 473, second e<strong>di</strong>tion, and PED <strong>di</strong>rective) with reference to<br />

the issued certifications and approvals and to their <strong>di</strong>stribution<br />

per method and level.<br />

Keywords:<br />

CEN; certification bo<strong>di</strong>es; ISO; Italy; nondestructive testing;<br />

personnel qualification; Pressure Equipment Directive; standards.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

169


G. Costa e S. Morra - <strong>Analisi</strong> <strong>di</strong> quarant’anni <strong>di</strong> <strong>impegno</strong> <strong>IIS</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualificazione</strong>, certificazione e approvazione del personale PND, ecc.<br />

Attività iniziali<br />

La <strong>qualificazione</strong>/certificazione del personale<br />

addetto alle prove non <strong>di</strong>struttive<br />

ha avuto inizio in Italia negli anni sessanta,<br />

per svilupparsi sostanzialmente<br />

verso la metà del decennio successivo.<br />

Una delle prime azioni importanti <strong>di</strong> formazione<br />

e <strong>qualificazione</strong>/certificazione,<br />

forse ad<strong>di</strong>rittura la prima nel nostro<br />

Paese, è stata quella effettuata a La<br />

Spezia dall’Istituto Italiano della Saldatura<br />

presso la Commissione Permanente<br />

per il Materiale da Guerra della Marina<br />

Militare nei confronti <strong>di</strong> una ventina <strong>di</strong><br />

Ispettori destinati al controllo <strong>di</strong> fabbricazione<br />

<strong>di</strong> una coppia <strong>di</strong> sommergibili <strong>di</strong><br />

acciaio ad elevata resistenza temprato e<br />

rinvenuto HY80, materiale utilizzato per<br />

la prima volta nel nostro Paese in costruzioni<br />

sofisticate <strong>di</strong> quel tipo.<br />

Per illustrare lo stato dell’arte all’epoca<br />

nei riguar<strong>di</strong> del personale PND, basterà<br />

ricordare che la <strong>qualificazione</strong>/certificazione<br />

del suddetto personale è stata condotta<br />

sulla base delle lineeguida dell’ASNT,<br />

che consistevano allora in brevi<br />

documenti separati per ciascuno dei<br />

meto<strong>di</strong> considerati (inizialmente i “magnifici<br />

quattro” LT, MT, RT e UT), e che<br />

comprendevano solo i livelli 1 e 2, in<br />

quanto il livello 3 veniva conferito, ad<br />

eccezione del caso <strong>di</strong> costruzioni delicate<br />

come quelle aerospaziali e nucleari,<br />

dal Datore <strong>di</strong> Lavoro sotto la propria responsabilità.<br />

L’attività <strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong>/certificazione<br />

del personale PND<br />

si è poi sviluppata sostanzialmente verso<br />

la metà del decennio successivo, dapprima<br />

ancora sulla base delle lineeguida<br />

ASNT (che, e<strong>di</strong>zione per e<strong>di</strong>zione, comprendevano<br />

in un unico documento unificato<br />

tutti i livelli e sempre più meto<strong>di</strong>,<br />

fino ad arrivare agli un<strong>di</strong>ci attuali) e <strong>di</strong><br />

altri documenti che prevedevano requisiti<br />

<strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong> tecnicamente equivalenti<br />

(come le lineeguida CICPND<br />

alla cui preparazione l’<strong>IIS</strong> ha sostanzialmente<br />

contribuito) e successivamente<br />

sulla base della prima e<strong>di</strong>zione della<br />

norma europea EN 473 per la forma-<br />

170 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

zione, <strong>qualificazione</strong> e certificazione del<br />

personale che risale al 1993 e che ha<br />

giocato un importante ruolo, nei primi<br />

anni del “grande mercato interno<br />

europeo” (chi non ricorda la cosiddetta<br />

Europa del ’92?) per l’armonizzazione<br />

della certificazione del personale<br />

addetto alle prove non <strong>di</strong>struttive.<br />

In tutti quegli anni e fino al nuovo secolo<br />

l’<strong>IIS</strong> ha emesso circa quin<strong>di</strong>cimila attestati<br />

<strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong>/certificazione; una<br />

stima precisa comporterebbe lunghe ricerche<br />

nell’archivio <strong>IIS</strong>, allora non<br />

ancora informatizzato, che risulterebbero<br />

forse interessanti dal punto <strong>di</strong> vista<br />

della storia industriale del nostro Paese<br />

ma che esulano dai nostri scopi.<br />

Attività 2001 - 2006<br />

L’e<strong>di</strong>zione 2000 della EN 473, recepita<br />

dall’UNI come UNI EN 473 : 2001 nel<br />

Novembre 2001, ha parzialmente innovato,<br />

ma soprattutto meglio definito,<br />

alcuni aspetti della norma precedente,<br />

dopo i primi anni <strong>di</strong> esperienza applicativa,<br />

mantenendone la struttura, ma <strong>di</strong>scostandosene<br />

per una certa serie <strong>di</strong><br />

chiarimenti ed approfon<strong>di</strong>menti e per<br />

alcuni miglioramenti.<br />

I lavori per la preparazione della<br />

seconda e<strong>di</strong>zione dell’EN 473 sono stati<br />

attentamente seguiti dall’<strong>IIS</strong> in sede nazionale<br />

(UNI Commissione “Prove Non<br />

Distruttive”) ed internazionale (CEN<br />

Technical Committee 138 “Non Destructive<br />

Testing”), per cui le prime applicazioni<br />

della norma sono state effettuate<br />

non appena essa è stata emessa dal<br />

CEN (Ottobre 2000), quin<strong>di</strong> già all’inizio<br />

del 2001, anno in cui è iniziata<br />

anche l’approvazione da parte dell’<strong>IIS</strong><br />

del personale addetto alla saldatura e<br />

alle PND secondo la <strong>di</strong>rettiva 97/23/CE<br />

(PED).<br />

Successivamente, l’ISO ha preparato nel<br />

Technical Committee 135 “Non Destructive<br />

Testing” ed emesso nel 2005<br />

una nuova e<strong>di</strong>zione dell’ISO 9712, naturale<br />

evoluzione dell’EN 473, che<br />

destava la fondata speranza <strong>di</strong> offrire all’industria,<br />

ormai fortemente impegnata<br />

sulla strada della globalizzazione, un<br />

unico documento <strong>di</strong> base per tutte le attività<br />

<strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong>/certificazione nel<br />

mondo, come peraltro da un decennio<br />

stava avvenendo, ad esempio, nel campo<br />

delle Figure Professionali <strong>di</strong> saldatura.<br />

Purtroppo nel ballottaggio congiunto<br />

ISO / CEN tale progetto è stato approvato<br />

a livello ISO, ma non a livello CEN<br />

ed è quin<strong>di</strong> stata emessa nel 2006 una<br />

nuova e<strong>di</strong>zione, la terza, dell’EN 473,<br />

che <strong>di</strong>fferisce dall’ ISO 9712 e dalla precedente<br />

essenzialmente per la possibilità<br />

offerta alle aziende che applicano un<br />

sistema ben strutturato <strong>di</strong> qualità <strong>di</strong><br />

evitare la prova pratica <strong>di</strong> rinnovo della<br />

certificazione dei livelli 1 e 2, a fronte<br />

dell’oggettiva evidenza documentale <strong>di</strong><br />

una sod<strong>di</strong>sfacente e continua attività lavorativa.<br />

Nel frattempo, all’inizio degli anni<br />

2000, l’<strong>IIS</strong> ha completato l’informatizzazione<br />

per la gestione della sua Divisione<br />

Certificazione ed è quin<strong>di</strong> agevole,<br />

oltre che significativo, fornire e <strong>di</strong>scutere<br />

dati opportunamente aggregati e<br />

paragonabili sull’esperienza maturata<br />

dall’<strong>IIS</strong> nell’applicazione delle varie<br />

e<strong>di</strong>zioni delle norme EN 473 e ISO 9712<br />

e della <strong>di</strong>rettiva PED dal 1° Gennaio<br />

2001 fino al 31 Dicembre 2006.<br />

Meto<strong>di</strong> PND<br />

I meto<strong>di</strong> per i quali l’<strong>IIS</strong> attualmente<br />

opera come Organismo Certificante<br />

Sincert e Notificato CE (1) sono in<strong>di</strong>cati<br />

<strong>nella</strong> Tabella I, con il relativo simbolo<br />

EN / ISO e con il numero <strong>di</strong> qualificazioni/certificazioni<br />

EN / ISO ai livelli 1,<br />

2 e 3 e <strong>di</strong> approvazioni CE rilasciate dal<br />

1° Gennaio 2001 al 31 Dicembre 2006.<br />

La Figura 1 mostra il numero <strong>di</strong> certificati<br />

per livello e conferma l’interesse<br />

delle aziende particolarmente per la <strong>qualificazione</strong>/certificazione<br />

del personale<br />

<strong>di</strong> livello 2, in quanto competente ed autorizzato,<br />

tra l’altro, a selezionare le tecniche<br />

<strong>di</strong> prova, ad eseguire le prove e a<br />

interpretarne e valutarne i risultati in<br />

conformità alle norme, ai co<strong>di</strong>ci e/o alle<br />

specifiche applicabili.<br />

Certificazioni EN / ISO ai livelli<br />

1 e 2<br />

Il numero <strong>di</strong> certificati secondo EN /<br />

ISO attualmente in vigore per i livelli 1 e<br />

(1) L’Istituto Italiano della Saldatura (www.iis.it) è<br />

Organismo Notificato CE (N. 0475) e Organismo<br />

Accre<strong>di</strong>tato Sincert (N. 021) per l’approvazione/<strong>qualificazione</strong>/certificazione<br />

<strong>di</strong> saldatori,<br />

operatori <strong>di</strong> saldatura, addetti alle prove non <strong>di</strong>struttive<br />

e procedure <strong>di</strong> saldatura.


G. Costa e S. Morra - <strong>Analisi</strong> <strong>di</strong> quarant’anni <strong>di</strong> <strong>impegno</strong> <strong>IIS</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualificazione</strong>, certificazione e approvazione del personale PND, ecc.<br />

TABELLA I - Meto<strong>di</strong> PND, certificati EN / ISO e approvazioni CE in vigore.<br />

Metodo<br />

Simbolo<br />

EN / ISO<br />

2, sud<strong>di</strong>viso per meto<strong>di</strong>, è riportato <strong>nella</strong><br />

Tabella II.<br />

La Figura 2 mostra la <strong>di</strong>stribuzione dei<br />

certificati per metodo e mette in evidenza<br />

la preponderanza <strong>di</strong> quelli per<br />

controlli superficiali, in quanto <strong>di</strong> più<br />

imme<strong>di</strong>ata applicazione, ma comunque<br />

adeguati a rilevare la mancanza <strong>di</strong> anomalie<br />

in molti casi pratici; tra questi<br />

meto<strong>di</strong> il controllo con liqui<strong>di</strong> penetranti<br />

è il più considerato, presumibilmente per<br />

la semplicità delle apparecchiature,<br />

mentre l’interesse per quello visivo, <strong>di</strong><br />

più recente introduzione, è minore ma<br />

sta crescendo rapidamente. Tra i meto<strong>di</strong><br />

volumetrici le certificazioni più richieste<br />

sono quelle relative al controllo ultrasonoro;<br />

in effetti l’applicazione del controllo<br />

ra<strong>di</strong>ografico è in lento ma costante<br />

Certificati<br />

EN / ISO<br />

Approvazioni<br />

PED<br />

Correnti indotte ET 89 4<br />

Termografia all’infrarosso IT 3 -<br />

Rivelazione <strong>di</strong> fughe LT 425 1<br />

Particelle magnetiche MT 584 103<br />

Liqui<strong>di</strong> penetranti PT 720 105<br />

Ra<strong>di</strong>ografia RT 430 100<br />

Ultrasuoni UT 474 91<br />

Visivo VT 326 -<br />

TABELLA II - Certificati EN / ISO in vigore per livello e per metodo.<br />

Metodo ET IT LT MT PT RT UT VT Totali<br />

Livello 1 19 -- 24 3 11 12 30 3 83<br />

Livello 2 70 3 16 546 678 396 416 297 2352<br />

Livello 3 -- -- 2 35 31 22 28 26 144<br />

Totali 89 3 42 584 720 430 474 326 2579<br />

Livello 3<br />

6%<br />

Livello 1<br />

3%<br />

Livello 2<br />

91%<br />

Figura 1 - Certificati EN / ISO per livello.<br />

declino, per il costo delle installazioni e<br />

delle apparecchiature, le minori prestazioni,<br />

soprattutto nel caso degli spessori<br />

più elevati, e la rilevanza delle misure <strong>di</strong><br />

sicurezza.<br />

La maggior parte degli esami <strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong>/certificazione<br />

è stata effettuata<br />

presso i centri d’esame dell’<strong>IIS</strong>, talvolta<br />

anche organizzati come centri d’esame<br />

itineranti, ma un certo numero è stato<br />

svolto pure presso le aziende richiedenti.<br />

L’elenco dei centri d’esame approvati<br />

dalla Divisione Certificazione dell’<strong>IIS</strong> al<br />

31 Dicembre 2006 è riportato <strong>nella</strong><br />

Tabella III.<br />

Una parte significativa, consistente in<br />

alcuni punti percentuali, degli esami <strong>di</strong><br />

<strong>qualificazione</strong> effettuati è stata relativa a<br />

certificazioni limitate o particolari<br />

UT<br />

18%<br />

VT<br />

12%<br />

RT<br />

16%<br />

emesse sulla base delle flessibilità consentite<br />

dalle norme EN / ISO, che l’<strong>IIS</strong>,<br />

come Organismo Certificante, ha opportunamente<br />

applicato alle necessità delle<br />

aziende richiedenti.<br />

In particolare le aziende hanno mostrato<br />

interesse alla “certificazione limitata”<br />

per i seguenti casi:<br />

• prova a bolle,<br />

• prova ad elio,<br />

• prova con rivelatore ad alogeni,<br />

• ra<strong>di</strong>ografia per lettura e interpretazione<br />

lastre,<br />

• ultrasuoni per controllo spessori,<br />

• ultrasuoni per controllo automatizzato.<br />

Informazioni sugli elenchi aggiornati del<br />

personale certificato EN / ISO al livello<br />

1 e 2 possono essere richieste alla Segreteria<br />

per le Figure Professionali PND<br />

della Divisione Certificazione dell’<strong>IIS</strong>.<br />

Certificazioni EN / ISO al<br />

livello 3<br />

Il numero <strong>di</strong> certificati secondo EN 473 /<br />

ISO 9712 attualmente in vigore per il<br />

livello 3, sud<strong>di</strong>visi per metodo, è in<strong>di</strong>cato<br />

<strong>nella</strong> Tabella II, mentre la Figura 3<br />

ne sintetizza la <strong>di</strong>stribuzione; anche in<br />

questo caso possono essere effettuate<br />

considerazioni simili a quelle esposte<br />

per i livelli 1 e 2.<br />

Le sessioni d’esame <strong>di</strong> livello 3, tenute<br />

almeno semestralmente (2) con calendari<br />

(2) Le sessioni d’esame per il livello 3 sono tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

tenute nei mesi <strong>di</strong> Marzo e Ottobre;<br />

per l’anno 2007 le date stabilite sono dal 26 al<br />

30.03.07 e dallo 08 al 12.10.07. Per le modalità<br />

<strong>di</strong> partecipazione l’<strong>IIS</strong> emette appositi ban<strong>di</strong> che<br />

possono essere consultati sul sito istituzionale<br />

www.iis.it o su quello specifico www.certificazionesaldatura.it.<br />

ET<br />

4%<br />

IT<br />

1%<br />

LT<br />

2%<br />

MT<br />

21%<br />

PT<br />

26%<br />

Figura 2 - Certificati EN / ISO <strong>di</strong> livello 1 e 2<br />

per metodo.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

171


G. Costa e S. Morra - <strong>Analisi</strong> <strong>di</strong> quarant’anni <strong>di</strong> <strong>impegno</strong> <strong>IIS</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualificazione</strong>, certificazione e approvazione del personale PND, ecc.<br />

TABELLA III - Centri d’esame <strong>IIS</strong> approvati.<br />

personalizzati per i singoli can<strong>di</strong>dati in<br />

modo da ridurre il loro <strong>impegno</strong> temporale<br />

fino ad una sola giornata per ogni<br />

metodo (Tab. IV), prevedono anche<br />

eventuali prove <strong>di</strong> recupero, nei tempi<br />

previsti dall’EN 473 / ISO 9712, per le<br />

parti d’esame non superate. L’elenco del<br />

personale certificato EN / ISO al livello<br />

3 è riportato in Appen<strong>di</strong>ce 1 (3) . Una<br />

sintesi dei ban<strong>di</strong> per le sessioni or<strong>di</strong>narie<br />

d’esame 2007 è fornita in Appen<strong>di</strong>ce 2.<br />

Approvazioni PED<br />

Il rilascio <strong>di</strong> approvazioni sulla base<br />

della <strong>di</strong>rettiva 97/23/CE (PED) si articola<br />

su tre possibili percorsi a seconda se<br />

172 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Centro Responsabile Telefono Sito Meto<strong>di</strong><br />

Istituto Italiano della Saldatura,<br />

Sede centrale <strong>di</strong> Genova,<br />

Lungobisagno Istria, 15<br />

16141 Genova GE<br />

Istituto Italiano della Saldatura,<br />

Sede <strong>di</strong>staccata <strong>di</strong> Legnano<br />

Via Pisacane, 46<br />

20025 Legnano MI<br />

Istituto Italiano della Saldatura,<br />

Sede <strong>di</strong>staccata <strong>di</strong> Mogliano Veneto<br />

Via Marconi, 22<br />

31021 Mogliano Veneto TV<br />

Istituto Italiano della Saldatura,<br />

Sede <strong>di</strong>staccata <strong>di</strong> Priolo<br />

(centro itinerante)<br />

Viale Annunziata, 18 E<br />

96010 Priolo SR<br />

AQM<br />

Via E<strong>di</strong>son, 18<br />

25050 Provaglio d’Iseo BS<br />

BYTEST<br />

Via Pisa, 12<br />

10088 Volpiano TO<br />

CND Stu<strong>di</strong>o<br />

Via Stilicone,20<br />

20154 MILANO<br />

Lucchini SpA<br />

c/o Lucchini Sidermeccanica<br />

Via G. Paglia , 45<br />

24065 Lovere BG<br />

Dott. Ing.<br />

Simone RUSCA<br />

Dott. Ing.<br />

Simone RUSCA<br />

Dott. Ing.<br />

Simone RUSCA<br />

Dott. Ing.<br />

Simone RUSCA<br />

P.I.<br />

Giuseppe CORVO<br />

Dott.<br />

Marina POMO<br />

P.I.<br />

Gino FABBRI<br />

P. I.<br />

Glauco PATELLI<br />

010 8341 1<br />

010 8341 430<br />

335 22 86 35<br />

0331 455 272<br />

010 8341 430<br />

335 22 86 35<br />

041 59 03 872<br />

010 8341 430<br />

335 22 86 35<br />

0931 767 191<br />

010 8341 430<br />

335 22 86 35<br />

il personale sia già in possesso <strong>di</strong> certificato<br />

EN / ISO (emesso da un organismo<br />

accre<strong>di</strong>tato secondo EN 45013), <strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong><br />

ASNT o sia altrimenti qualificato.<br />

In ogni caso il datore <strong>di</strong> lavoro richiedente<br />

deve fornire il curriculum<br />

vitae del can<strong>di</strong>dato, una <strong>di</strong>chiarazione<br />

attestante la relativa esperienza lavorativa<br />

orientata alla tipologia <strong>di</strong> prodotto<br />

controllato, le procedure aziendali <strong>di</strong><br />

controllo, l’elenco delle attrezzature<br />

PND, delle norme <strong>di</strong> prodotto utilizzate<br />

e dei materiali impiegati.<br />

Il numero <strong>di</strong> approvazioni rilasciate è in<strong>di</strong>cato<br />

<strong>nella</strong> Tabella I, mentre la Figura 4<br />

ne sintetizza la <strong>di</strong>stribuzione per<br />

metodo. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto descritto<br />

per le qualificazioni/certificazioni EN /<br />

www.iis.it<br />

www.certificazionesaldatura.it<br />

www.formazionesaldatura.it<br />

www.iis.it<br />

www.certificazionesaldatura.it<br />

www.formazionesaldatura.it<br />

www.iis.it<br />

www.certificazionesaldatura.it<br />

www.formazionesaldatura.it<br />

www.iis.it<br />

www.certificazionesaldatura.it<br />

www.formazionesaldatura.it<br />

LT, PT, MT,<br />

RT, UT, VT<br />

LT, PT, MT,<br />

RT, UT, VT<br />

LT, PT, MT,<br />

RT, UT, VT<br />

LT, PT, MT,<br />

RT, UT, VT<br />

030 9291 711 www.aqm.it PT, MT, RT,UT<br />

011 995 384 www.bytest.com<br />

02 341 649 www.cndstu<strong>di</strong>o.it<br />

035 963 550 gpatelli@lucchini.com<br />

ET, LT, PT,<br />

MT, RT,<br />

UT, VT, IT<br />

IT, PT, MT,<br />

RT, UT, VT<br />

PT, MT,<br />

RT, UT, VT<br />

ISO dei livelli 1 e 2, nel caso delle approvazioni<br />

PED si osserva un certo equilibrio<br />

rispetto ai quattro meto<strong>di</strong> principali,<br />

presumibilmente dovuto al fatto<br />

che questo tipo <strong>di</strong> personale appartiene<br />

in gran parte a costruttori, che applicano<br />

tali meto<strong>di</strong> in misura paragonabile,<br />

anche se non manca la presenza <strong>di</strong><br />

addetti <strong>di</strong> società <strong>di</strong> servizio.<br />

Informazioni sugli elenchi aggiornati del<br />

personale approvato PED possono<br />

essere richieste alla Segreteria per le<br />

Figure Professionali PND della Divisione<br />

Certificazione dell’<strong>IIS</strong>.<br />

(3) L’elenco aggiornato dei livelli 3 EN / ISO è <strong>di</strong>sponibile<br />

sul sito www.certificazionesaldatura.it.


UT<br />

19%<br />

G. Costa e S. Morra - <strong>Analisi</strong> <strong>di</strong> quarant’anni <strong>di</strong> <strong>impegno</strong> <strong>IIS</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualificazione</strong>, certificazione e approvazione del personale PND, ecc.<br />

VT<br />

18%<br />

RT<br />

15%<br />

Figura 3 - Certificati EN / ISO <strong>di</strong> livello 3 per<br />

metodo.<br />

LT<br />

1% MT<br />

25%<br />

PT<br />

22%<br />

RT<br />

24%<br />

TABELLA IV - Struttura delle sessioni d’esame <strong>IIS</strong> secondo EN 473/ISO 9712.<br />

Mattino ---------------<br />

Pomeriggio<br />

Conclusioni<br />

Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì<br />

Esame <strong>di</strong> base<br />

a quiz<br />

Prova <strong>di</strong><br />

metodo a quiz<br />

Stesura<br />

procedura<br />

Lo sviluppo <strong>di</strong> lineeguida, come quelle<br />

ASNT, <strong>di</strong> norme, come quelle EN e ISO,<br />

e <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettive, come quella PED<br />

(97/23/CE), nel campo della <strong>qualificazione</strong>,<br />

certificazione e approvazione del<br />

personale addetto alle PND ha portato<br />

inizialmente ad un lungo lavoro per la<br />

precisazione ed armonizzazione dei requisiti<br />

richiesti; questo ha consentito un<br />

ampio riconoscimento internazionale<br />

degli attestati degli organismi certificanti<br />

accre<strong>di</strong>tati da parte <strong>di</strong> produttori e<br />

consumatori.<br />

In un secondo tempo, lo sforzo degli<br />

esperti è stato in<strong>di</strong>rizzato alla preparazione<br />

<strong>di</strong> procedure più flessibili, volte<br />

alla semplificazione dei processi e<br />

quin<strong>di</strong> alla riduzione dei costi aziendali,<br />

tuttavia ancora sufficientemente rigorose<br />

in modo da non intaccare la confidenza<br />

<strong>nella</strong> <strong>qualificazione</strong> degli addetti e<br />

la possibilità <strong>di</strong> riconoscimento reciproco<br />

delle attestazioni, sempre più essenziale<br />

per lo sviluppo internazionale<br />

dei traffici.<br />

Un elemento fondamentale per ottenere i<br />

suddetti risultati è comunque la <strong>di</strong>sponibilità<br />

dell’Organismo Certificante a<br />

porsi, nell’ambito delle prescrizioni e<br />

sotto la supervisione dell’Organismo <strong>di</strong><br />

Accre<strong>di</strong>tamento e dell’Autorità <strong>di</strong> Notifica,<br />

al servizio delle aziende, interpre-<br />

Prova <strong>di</strong><br />

metodo a quiz<br />

Stesura<br />

procedura<br />

Prova <strong>di</strong><br />

metodo a quiz<br />

Stesura<br />

procedura<br />

UT<br />

22%<br />

Prova <strong>di</strong><br />

metodo a quiz<br />

Stesura<br />

procedura<br />

tandone bisogni e necessità e fornendo<br />

loro soluzioni adeguate e se del caso personalizzate.<br />

LT<br />

2%<br />

ET<br />

1% MT<br />

26%<br />

PT<br />

25%<br />

Figura 4 - Approvazioni Direttiva PED per<br />

metodo.<br />

A monte <strong>di</strong> quanto sopra deve stare un’approfon<strong>di</strong>ta<br />

conoscenza dello strumento<br />

normativo, che l’<strong>IIS</strong> ben possiede avendo<br />

sempre partecipato alla formazione delle<br />

delegazioni italiane al CEN TC 138,<br />

all’ISO TC 135 e alla Direzione Industria<br />

della Commissione Europea, contribuendo<br />

quin<strong>di</strong> fattivamente a tutte le <strong>di</strong>scussioni<br />

internazionali rilevanti per l’interesse<br />

dei produttori e degli utilizzatori<br />

nazionali e per lo sviluppo delle PND.<br />

Giulio COSTA, laureato in Ingegneria Industriale Elettrotecnica presso l’Università<br />

<strong>di</strong> Genova nel 1964, entrato all’Istituto Italiano della Saldatura nel<br />

1965, nel 1977 <strong>di</strong>venta Dirigente responsabile delle attività <strong>di</strong> Insegnamento,<br />

Certificazione, Ricerca e Normazione. Responsabile dei Comitati Tecnici dell’<strong>IIS</strong>,<br />

svolge intensa attività in numerose Commissioni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e normazione<br />

nazionali, europee ed internazionali ricoprendo inoltre il ruolo <strong>di</strong> Presidente<br />

della Commissione “Concezione e fabbricazione delle strutture saldate” dell’Istituto<br />

Internazionale della Saldatura (IIW) dal 1986 al 1997 e <strong>di</strong> Presidente<br />

della Commissione “Saldature” dell’UNI dal 1991. Nominato Vice-Segretario<br />

Generale nel 1985, è Segretario Generale dell’<strong>IIS</strong> dal 1990 al 1996.<br />

Nello stesso periodo viene inoltre nominato Tesoriere dell’IIW e Membro del<br />

Board of Directors dell’IIW e dell’European Wel<strong>di</strong>ng Federation (EWF); dal<br />

1990 al 2002 è Presidente del Comitato “Publication” dell’IIW. Dal 1997 è<br />

Membro del Comitato Direttivo e Consulente Generale Onorario dell’<strong>IIS</strong>. Dal<br />

1999 al 2001 è Presidente dell’EWF e nuovamente Membro del Board of Directors<br />

dell’IIW. Dal 2000 è Capo del Gruppo Settoriale “Protezione in<strong>di</strong>viduale<br />

e beni <strong>di</strong> largo consumo” della Commissione Centrale Tecnica dell’UNI.<br />

Stefano MORRA, laureato in Ingegneria Civile presso la Facoltà <strong>di</strong> Ingegneria<br />

dell’Università <strong>di</strong> Genova nel 1995. Funzionario dell’Istituto Italiano<br />

della Saldatura dal 1996, attualmente ricopre la funzione <strong>di</strong> Vice Responsabile<br />

della Divisione Certificazione e <strong>di</strong> Responsabile dell’Area Certificazione<br />

Figure Professionali in Saldatura e Prove non Distruttive. Nel campo della<br />

saldatura possiede la certificazione <strong>di</strong> European / International Wel<strong>di</strong>ng Engineer,<br />

mentre nel campo dei controlli non <strong>di</strong>struttivi possiede le certificazioni<br />

EN 473 / ISO 9712 <strong>di</strong> Livello 2 / 3 nei meto<strong>di</strong> con liqui<strong>di</strong> penetranti, magnetoscopico<br />

e ra<strong>di</strong>ografico ed è ASNT Level 3 nel metodo “Magnetic Particle<br />

Test”.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

173


174<br />

G. Costa e S. Morra - <strong>Analisi</strong> <strong>di</strong> quarant’anni <strong>di</strong> <strong>impegno</strong> <strong>IIS</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualificazione</strong>, certificazione e approvazione del personale PND, ecc.<br />

Appen<strong>di</strong>ce 1 - Elenco dei livelli 3 certificati<br />

Cognome Nome Metodo Certificato Scadenza<br />

AMANI Paolo PT 001119 28/03/11<br />

AMANI Paolo RT 001119 28/03/11<br />

AMANI Paolo UT 001119 09/11/10<br />

AMANI Paolo MT 001119 09/11/10<br />

BACCARINI Paolo VT 000421 23/07/08<br />

BELLOLI Paolo UT 000651 16/03/09<br />

BELLOLI Paolo PT 000651 24/11/09<br />

BIGGI Alessandra UT 000014 26/05/08<br />

BRESCIANI Francesco MT 000437 23/11/09<br />

BRESCIANI Francesco VT 000437 06/04/11<br />

BRESCIANI Francesco UT 000437 06/04/11<br />

CALCAGNO Giovanni VT 000422 23/07/08<br />

CALCAGNO Giovanni UT 000422 29/04/11<br />

CALCAGNO Giovanni MT 000422 29/04/11<br />

CALCAGNO Giovanni RT 000422 29/04/11<br />

CALCAGNO Giovanni PT 000422 29/04/11<br />

CANALE Giancarlo UT 000431 27/04/08<br />

CANALE Giancarlo VT 000431 23/07/08<br />

CANALE Giancarlo LT 000431 27/02/10<br />

CAPRIOLO Massimo PT 000391 26/05/08<br />

CHENDI Marino UT 000650 16/03/09<br />

CHENDI Marino VT 000650 29/03/10<br />

CHENDI Marino RT 000650 09/11/10<br />

CHENDI Marino MT 000650 02/06/09<br />

CHENDI Marino PT 000650 14/03/09<br />

COLOMBO Marco Maria PT 000652 16/03/09<br />

COLOMBO Marco Maria UT 000652 23/11/09<br />

COLOMBO Marco Maria MT 000652 24/11/09<br />

COLOMBO Marco Maria RT 000652 16/03/09<br />

COSTA Giulio UT 000423 29/11/08<br />

COSTA Giulio PT 000423 29/11/08<br />

COSTA Giulio RT 000423 29/11/08<br />

COSTA Giulio VT 000423 23/07/08<br />

COSTA Giulio MT 000423 29/11/08<br />

DANIELE Sebastiano RT 000570 29/03/10<br />

DANIELE Sebastiano VT 000570 29/03/09<br />

DI MUZIO Massimo MT 000842 24/11/09<br />

DI NICOLA Marco PT 000326 28/03/11<br />

DI NICOLA Marco UT 000326 28/03/11<br />

DRAGO Roberta PT 000432 29/04/11<br />

DRAGO Roberta MT 000432 29/04/11<br />

EVANGELISTA Vincenzo VT 000217 29/03/09<br />

FASOLI Massimiliano RT 000844 23/11/09<br />

FASOLI Massimiliano PT 000844 24/11/09<br />

FASOLI Massimiliano MT 000844 23/11/09<br />

FASOLI Massimiliano UT 000844 09/11/10<br />

FERRETTO Rossano UT 000418 22/09/08<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007


G. Costa e S. Morra - <strong>Analisi</strong> <strong>di</strong> quarant’anni <strong>di</strong> <strong>impegno</strong> <strong>IIS</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualificazione</strong>, certificazione e approvazione del personale PND, ecc.<br />

segue: Appen<strong>di</strong>ce 1 - Elenco dei livelli 3 certificati<br />

Cognome Nome Metodo Certificato Scadenza<br />

FERRETTO Rossano MT 000418 30/11/08<br />

FERRETTO Rossano VT 000418 30/11/08<br />

FERRETTO Rossano PT 000418 22/09/08<br />

FERRETTO Rossano RT 000418 02/06/09<br />

GIURDANELLA Giorgio RT 000843 29/03/10<br />

GIURDANELLA Giorgio UT 000843 23/11/09<br />

GIURDANELLA Giorgio PT 000843 23/11/09<br />

GIURDANELLA Giorgio MT 000843 29/03/10<br />

LACQUA Guido MT 001118 28/03/11<br />

LACQUA Guido UT 001118 09/11/10<br />

LAURO Alberto VT 000396 23/07/08<br />

LETO Domenico UT 000010 06/11/11<br />

LEZZI Franco RT 000671 29/11/08<br />

LEZZI Franco VT 000671 29/03/09<br />

LEZZI Franco MT 000671 29/11/08<br />

LEZZI Franco PT 000671 29/11/08<br />

LISI Massimo UT 000011 06/11/11<br />

MANFRIN Stefano PT 000698 02/06/09<br />

MANFRIN Stefano MT 000698 02/06/09<br />

MANFRIN Stefano UT 000698 24/11/09<br />

MARCHINI Gabriele MT 000424 27/11/08<br />

MARCHINI Gabriele VT 000424 23/07/08<br />

MARCHINI Gabriele RT 000424 27/11/08<br />

MARCHINI Gabriele UT 000424 27/11/08<br />

MARCHINI Gabriele PT 000424 26/11/08<br />

MASETTI Francesco PT 000425 29/11/08<br />

MASETTI Francesco RT 000425 29/11/08<br />

MASETTI Francesco MT 000425 29/11/08<br />

MASETTI Francesco VT 000425 23/07/08<br />

MINIUSSI Emilio VT 000476 29/03/09<br />

MOLINA Edoardo RT 000392 27/05/08<br />

MOLINA Edoardo PT 000392 26/05/08<br />

MOLINA Edoardo MT 000392 23/11/09<br />

MOLITERNI Domenico VT 000426 23/07/08<br />

MORONI Pietro VT 000470 29/03/09<br />

MORRA Stefano MT 000209 06/11/11<br />

NANI` LA TERRA Ugo VT 000375 29/03/09<br />

ODORIZZI Marco UT 000438 22/09/08<br />

ODORIZZI Marco PT 000438 30/11/08<br />

ODORIZZI Marco MT 000438 02/06/09<br />

PARODI Enzo PT 000622 16/04/09<br />

PATELLI Glauco UT 000593 01/12/08<br />

PATELLI Glauco PT 000593 01/12/08<br />

PATELLI Glauco MT 000593 14/03/09<br />

PATELLI Glauco RT 000593 15/03/09<br />

PAUTASSO Ezio MT 001120 09/11/10<br />

PERELLI Giuseppe VT 000374 23/07/08<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007 175


176<br />

G. Costa e S. Morra - <strong>Analisi</strong> <strong>di</strong> quarant’anni <strong>di</strong> <strong>impegno</strong> <strong>IIS</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualificazione</strong>, certificazione e approvazione del personale PND, ecc.<br />

segue: Appen<strong>di</strong>ce 1 - Elenco dei livelli 3 certificati<br />

Cognome Nome Metodo Certificato Scadenza<br />

PERI Francesco RT 000427 27/11/08<br />

PERI Francesco VT 000427 23/07/08<br />

PERI Francesco PT 000427 27/11/08<br />

PERI Francesco MT 000427 27/11/08<br />

PETRIZZI Antonio UT 000623 16/04/09<br />

PETRIZZI Antonio MT 000623 16/04/09<br />

PIVA Enrico MT 000280 16/03/09<br />

PIVA Enrico UT 000280 24/11/09<br />

PIVA Enrico PT 000280 23/11/09<br />

PRADETTO Massimo UT 001276 28/03/11<br />

REGGIANI Michael PT 000125 28/03/11<br />

REGGIANI Michael RT 000125 28/03/11<br />

REGGIANI Michael MT 000125 28/03/11<br />

RIVARA Francesco UT 000428 27/02/10<br />

RIVARA Francesco MT 000428 03/04/09<br />

RIVARA Francesco PT 000428 27/02/10<br />

RIVARA Francesco VT 000428 23/07/08<br />

ROCCA Roberto VT 000210 23/07/08<br />

ROCCHI Clau<strong>di</strong>o MT 001278 28/03/11<br />

ROMANO Francesco PT 000439 22/09/08<br />

ROMANO Francesco MT 000439 22/09/08<br />

RUSCA Simone PT 000444 06/11/11<br />

RUSCA Simone VT 000444 06/11/11<br />

RUSCA Simone MT 000444 07/06/11<br />

RUSCA Simone RT 000444 07/06/11<br />

RUSCA Simone LT 000444 06/11/11<br />

SALVO` Marino MT 000282 01/12/08<br />

SALVO` Marino PT 000282 16/03/09<br />

SALVO` Marino UT 000282 02/06/09<br />

SALVO` Marino RT 000282 02/06/09<br />

SALVO` Marino VT 000282 24/11/09<br />

SCANAVINI Andrea RT 000536 28/03/11<br />

SCANAVINI Andrea VT 000536 29/03/10<br />

SCANAVINI Andrea MT 000536 29/03/10<br />

SCANAVINI Andrea PT 000536 29/03/10<br />

SCANAVINO Sergio VT 000435 23/07/08<br />

SCASSO Mauro RT 000429 27/11/08<br />

SCASSO Mauro PT 000429 27/11/08<br />

SCASSO Mauro VT 000429 23/07/08<br />

SCASSO Mauro MT 000429 27/11/08<br />

SCULLI Bruno MT 000468 06/11/11<br />

SCULLI Bruno PT 000468 06/11/11<br />

SPESSOT Enrico RT 000393 27/05/08<br />

SPESSOT Enrico UT 000393 26/05/08<br />

TACCHINO Pierluigi VT 000292 29/03/09<br />

TELONI Antonio VT 000434 23/07/08<br />

TIMOSSI Luca VT 000430 23/07/08<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007


G. Costa e S. Morra - <strong>Analisi</strong> <strong>di</strong> quarant’anni <strong>di</strong> <strong>impegno</strong> <strong>IIS</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualificazione</strong>, certificazione e approvazione del personale PND, ecc.<br />

segue: Appen<strong>di</strong>ce 1 - Elenco dei livelli 3 certificati<br />

Cognome Nome Metodo Certificato Scadenza<br />

TOMBARI Stefano UT 001117 09/11/10<br />

ZAMBOTTO Umberto PT 000278 22/09/08<br />

ZAMBOTTO Umberto UT 000278 16/03/09<br />

ZAMBOTTO Umberto MT 000278 22/09/08<br />

ZAMBOTTO Umberto RT 000278 02/06/09<br />

ZAMBOTTO Umberto VT 000278 30/11/08<br />

Appen<strong>di</strong>ce 2 - Sintesi ban<strong>di</strong> sessioni or<strong>di</strong>narie d’esame 2007 per certificazione livelli 3<br />

secondo EN 473 / ISO 9712<br />

Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> controllo<br />

Oltre all’esame <strong>di</strong> base, se non già sostenuto in precedenza, nell’ambito <strong>di</strong> ogni sessione è possibile sostenere gli esami nei seguenti<br />

meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> controllo, per i quali l’Istituto è accre<strong>di</strong>tato dal Sincert: metodo con correnti indotte (ET); rivelazione <strong>di</strong> fughe (LT); metodo<br />

con particelle magnetiche (MT); metodo con liqui<strong>di</strong> penetranti (PT); metodo ra<strong>di</strong>ografico (RT); termografia all’infrarosso (IT); metodo ultrasonoro<br />

(UT); metodo visivo (VT).<br />

Nell’ambito della sessione si svolgeranno anche gli esami <strong>di</strong> recupero per i can<strong>di</strong>dati che non hanno superato una prova <strong>nella</strong> sessione<br />

precedente.<br />

A seguito del superamento degli esami l’<strong>IIS</strong> emette certificati coperti da accre<strong>di</strong>tamento Sincert.<br />

Sede <strong>di</strong> svolgimento<br />

Gli esami si svolgono presso la Sede Centrale <strong>IIS</strong>, Via Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova, che offre ampia <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> parcheggio<br />

<strong>di</strong> fronte all’ingresso.<br />

Può essere fornito supporto per la sistemazione in alberghi convenzionati con l’<strong>IIS</strong>.<br />

Requisiti <strong>di</strong> ammissione alle prove<br />

I requisiti <strong>di</strong> ammissione alle prove sono quelli previsti dalle norme EN 473 / ISO 9712 e sono dettagliati <strong>nella</strong> domanda <strong>di</strong> ammissione<br />

agli esami.<br />

I can<strong>di</strong>dati non in possesso della certificazione al livello 2 che richiedono l’accesso <strong>di</strong>retto al livello 3 devono sostenere preliminarmente<br />

la prova pratica al livello 2, presso uno dei Centri d’Esame dell’<strong>IIS</strong>, Genova, Legnano (MI), Mogliano Veneto (TV), Priolo (SR).<br />

Calendario degli esami tenuti e da effettuare<br />

Per contenere al minimo l’<strong>impegno</strong> degli interessati è previsto un programma d’esami flessibile e personalizzato per ogni can<strong>di</strong>dato, in<br />

funzione del numero <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> richiesti.<br />

Prima sessione Lu 26.03.07 Ma 27.03.07 Me 28.03.07 Gi 29.03.07 Ve 30.03.07<br />

Seconda sessione Lu 08.10.07 Ma 09.10.07 Me 10.10.07 Gi 11.10.07 Ve 12.10.07<br />

Mattino<br />

Prova <strong>di</strong> metodo Prova <strong>di</strong> metodo Prova <strong>di</strong> metodo Prova <strong>di</strong> metodo<br />

(8.30 – 12.30)<br />

a quiz<br />

a quiz<br />

a quiz<br />

a quiz<br />

Pomeriggio<br />

(14.00 – 18.00)<br />

Esame <strong>di</strong> base a quiz Stesura procedura Stesura procedura Stesura procedura Stesura procedura<br />

L’esame <strong>di</strong> base è previsto <strong>nella</strong> prima giornata; successivamente iniziano gli esami <strong>di</strong> metodo, che richiedono circa una giornata <strong>di</strong><br />

<strong>impegno</strong> per ogni singolo metodo, e gli esami <strong>di</strong> recupero.<br />

Iscrizione<br />

Per l’iscrizione agli esami è necessario compilare la specifica domanda scaricabile dal sito istituzionale dell’Istituto www.iis.it o da quello<br />

specializzato www.certificazionesaldatura.it, così come copia del Regolamento <strong>IIS</strong> per la certificazione degli operatori <strong>di</strong> controlli non <strong>di</strong>struttivi.<br />

Contestualmente alla presentazione della domanda deve essere versata la quota <strong>di</strong> iscrizione, pari a € 170,00 (+IVA) per<br />

l’esame <strong>di</strong> base e € 380,00 (+ IVA) per ogni esame <strong>di</strong> metodo, me<strong>di</strong>ante bonifico bancario (Banca Popolare <strong>di</strong> Milano, C/C 4500 ABI<br />

05584 CAB 01400, causale “Quota partecipazione esami <strong>di</strong> livello 3 - Commessa CERTND07”; la quota è comprensiva del pranzo<br />

presso la mensa dell’<strong>IIS</strong>.<br />

La domanda, compilata in ogni sua parte e completa <strong>di</strong> tutti gli allegati previsti, deve pervenire alla Sede Centrale dell’<strong>IIS</strong>,<br />

Via Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova, all’attenzione della Sig.ra Angela Grattarola (Tel. 010 83 41 307, Fax 010 836 77 80,<br />

E-mail angela.grattarola@iis.it), almeno una settimana prima dell’inizio degli esami.<br />

Per qualsiasi informazione è possibile contattare la suin<strong>di</strong>cata Sig.ra Angela Grattarola.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007 177


Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione<br />

del comportamento<br />

delle strutture<br />

a bassa<br />

temperatura (°)<br />

M. Lanza *<br />

S. Pagano *<br />

Sommario / Summary<br />

L’analisi della rottura <strong>di</strong> un componente è un problema complesso,<br />

che richiede conoscenze consolidate in <strong>di</strong>versi ambiti.<br />

In particolare, nel campo delle strutture metalliche, la rottura<br />

“ingegneristicamente fragile” può manifestarsi sotto con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> carico nominale esterno sensibilmente inferiore al<br />

carico <strong>di</strong> snervamento, per effetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi fattori concomitanti.<br />

L’esperienza <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> rottura fragile avvenuti nel passato ha<br />

consentito <strong>di</strong> definire le con<strong>di</strong>zioni che concorrono al fenomeno,<br />

ponendo le basi per lo sviluppo della meccanica della<br />

frattura.<br />

Lo scopo del presente articolo è quello <strong>di</strong> illustrare gli aspetti<br />

che caratterizzano la rottura fragile, con riferimento alle<br />

prove meccaniche maggiormente utilizzate per la valutazione<br />

della tenacità dei materiali ed ai criteri <strong>di</strong> valutazione che<br />

consentono <strong>di</strong> verificare la stabilità dei <strong>di</strong>fetti. In particolare,<br />

viene presentata la procedura proposta dalla normativa BS<br />

7910 “Guide to methods for assessing the acceptability of<br />

flaws in metallic structures” e la sua applicazione per il confronto<br />

tra il comportamento <strong>di</strong> strutture saldate <strong>di</strong>stese per<br />

impieghi off-shore e strutture con giunzioni principali <strong>di</strong>stese<br />

interagenti con altre giunzioni allo stato as-welded.<br />

The failure analysis of a component is a complex matter, requiring<br />

consolidated knowledge in <strong>di</strong>fferent fields. In particular,<br />

in the field of metallic structures, brittle fracture can<br />

(°) Memoria presentata alla Giornata <strong>di</strong> Formazione e Aggiornamento <strong>IIS</strong>:<br />

“Le tensioni residue in saldatura” - Milano, 6 Aprile 2006.<br />

* Istituto Italiano della Saldatura - Genova.<br />

occur under con<strong>di</strong>tions of nominal external load lower than<br />

the yield strength, due to <strong>di</strong>fferent simultaneous factors.<br />

The experience of brittle fracture cases, occurred in the past,<br />

allowed to define the con<strong>di</strong>tions concurring to the failure and<br />

to place the basis for the development of the Fracture Mechanics.<br />

The aim of this article is to show the aspects characterizing<br />

brittle fracture, with reference to the mechanical tests mainly<br />

employed for the evaluation of material toughness and to the<br />

criteria allowing to assess the flaw acceptability. In particular,<br />

there is an overview about the procedure proposed by the<br />

standard BS 7910 “Guide to methods for assessing the acceptability<br />

of flaws in metallic structures”. Moreover it is<br />

showed an application of the procedure with a comparison<br />

between the behavior of main welded joints for off-shore<br />

structures, in post-weld heat treated con<strong>di</strong>tions and aswelded<br />

con<strong>di</strong>tions.<br />

Keywords:<br />

Brittle fracture; COD; elastoplastic analysis; fitness for<br />

purpose; frac mech tests; fracture mechanics; influencing<br />

factors; low temperature; mechanical properties; mechanical<br />

tests; notch effect; residual stresses; service con<strong>di</strong>tions;<br />

structural steels; wel<strong>di</strong>ng joints.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

179


M. Lanza e S. Pagano - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura<br />

1. Introduzione<br />

La rottura dei componenti <strong>di</strong> macchine e<br />

<strong>di</strong> strutture è un problema che interessa<br />

molte <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline nell’ambito<br />

delle quali non si adotta sempre la medesima<br />

terminologia.<br />

Per le note che seguono identifichiamo i<br />

<strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> rottura come:<br />

1) sotto tensioni relativamente modeste,<br />

in particolare inferiori alla tensione <strong>di</strong><br />

snervamento del materiale che costituisce<br />

l’elemento strutturale: tale<br />

modo <strong>di</strong> rottura viene ingegneristicamente<br />

chiamato fragile;<br />

2) sotto tensioni superiori alla tensione<br />

<strong>di</strong> snervamento: rottura duttile;<br />

3) in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> applicazione <strong>di</strong>namica<br />

del carico o sotto tensioni <strong>di</strong><br />

valore non costante nel tempo ma variabile<br />

con andamento pressoché ripetitivo:<br />

rottura per fatica;<br />

4) per riduzione <strong>di</strong> materiale a seguito <strong>di</strong><br />

sola corrosione o effetto combinato <strong>di</strong><br />

tensione e corrosione: rottura per tensocorrosione;<br />

5) per deformazione progressiva nel<br />

tempo sotto carico statico a temperatura<br />

sufficientemente elevata: rottura<br />

per scorrimento viscoso.<br />

Le note che seguono riguarderanno essenzialmente<br />

l’affidabilità <strong>di</strong> componenti<br />

e strutture, sottoposte a con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> carico statico e <strong>di</strong> fatica.<br />

Si parlerà <strong>di</strong>ffusamente della rottura<br />

fragile in<strong>di</strong>cando le con<strong>di</strong>zioni che la<br />

possono determinare.<br />

2. Considerazioni preliminari<br />

sulla rottura fragile<br />

Le strutture metalliche vengono in generale<br />

<strong>di</strong>mensionate per sopportare, sotto l’azione<br />

delle sollecitazioni esterne, una certa<br />

frazione <strong>di</strong> valore <strong>di</strong> tensione <strong>di</strong> riferimento:<br />

generalmente la tensione <strong>di</strong> snervamento<br />

per il caso <strong>di</strong> sollecitazione<br />

statica o il limite <strong>di</strong> fatica per sollecitazioni<br />

<strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> ampiezza costante o altri<br />

valori per casi particolari <strong>di</strong> sollecitazione.<br />

180 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio 2007<br />

Questo tipo <strong>di</strong> approccio progettuale si è<br />

<strong>di</strong>mostrato talvolta inadeguato e incapace<br />

<strong>di</strong> giustificare il collasso improvviso<br />

<strong>di</strong> strutture sotto con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

carico nominale esterno anche assai inferiore<br />

al carico <strong>di</strong> snervamento; in tali<br />

casi si può parlare <strong>di</strong> rottura ingegneristicamente<br />

fragile.<br />

Il fenomeno, già noto il secolo scorso, ha<br />

assunto particolare importanza negli<br />

anni ‘30 e ‘40 con il crollo improvviso <strong>di</strong><br />

ponti metallici ferroviari in assenza <strong>di</strong><br />

carichi <strong>di</strong> esercizio, lo scoppio <strong>di</strong> serbatoi<br />

<strong>di</strong> gas liquefatto e le rotture, più o<br />

meno catastrofiche, verificatesi in un<br />

centinaio <strong>di</strong> navi della serie Liberty<br />

(Fig. 1). Alcune <strong>di</strong> queste navi, le prime<br />

interamente saldate, si ruppero letteralmente<br />

a metà mentre erano ormeggiate<br />

in porto, sotto tensioni massime nominali<br />

<strong>di</strong> soli 7 kg/mm 2 .<br />

3. Terminologia<br />

Per prima cosa è bene sgombrare il<br />

campo da equivoci sulla terminologia.<br />

Il termine “tenacità” descrive la capacità<br />

<strong>di</strong> un materiale <strong>di</strong> deformarsi plasticamente<br />

in corrispondenza <strong>di</strong> un intaglio e<br />

assorbire energia prima e durante la<br />

rottura; gli aggettivi fragile e duttile <strong>di</strong>stinguono<br />

le rotture o i materiali caratterizzati<br />

da bassa o alta tenacità.<br />

La prova meccanica più comunemente<br />

utilizzata per misurare la tenacità <strong>di</strong><br />

un materiale è la prova <strong>di</strong> resilienza<br />

Charpy V.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista ingegneristico la<br />

rottura fragile è tale quando avviene improvvisamente<br />

sotto carichi modesti.<br />

La rottura duttile avviene invece sotto<br />

carichi superiori alla tensione <strong>di</strong> snervamento.<br />

Figura 1 - Navi della serie “Liberty”.<br />

I termini duttile e fragile assumono un<br />

<strong>di</strong>verso significato se vengono utilizzati<br />

nell’ambito <strong>di</strong> considerazioni metallografiche.<br />

In questo ambito per rottura duttile si<br />

intende quella che presenta sulle superfici<br />

<strong>di</strong> frattura i segni <strong>di</strong> considerevoli<br />

deformazioni plastiche.<br />

In letteratura tecnica si usano come sinonimi<br />

<strong>di</strong> rottura fragile “rottura per clivaggio<br />

o con aspetto cristallino”; per le<br />

modalità con cui avviene e per l’aspetto<br />

delle superfici, la rottura duttile è anche<br />

detta “rottura <strong>di</strong> taglio o con aspetto<br />

fibroso”.<br />

Infatti nel clivaggio la frattura avviene<br />

lungo specifici piani cristallografici, lasciando<br />

la superficie lucida e dall’aspetto<br />

cristallino.<br />

La rottura duttile determina lacerazioni<br />

e scorrimenti lungo <strong>di</strong>versi piani in<br />

modo tale che il cristallo risulta <strong>di</strong>storto<br />

e l’aspetto della superficie fibroso.<br />

Benché non sia agevole fornire delle in<strong>di</strong>cazioni<br />

<strong>di</strong> carattere generale, superfici<br />

<strong>di</strong> frattura brillanti, <strong>di</strong>sposte perpen<strong>di</strong>colarmente<br />

alla <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> massima<br />

sollecitazione, con poche tracce <strong>di</strong> deformazione,<br />

in<strong>di</strong>cano che si è verificata<br />

una rottura metallurgicamente fragile e<br />

probabilmente anche ingegneristicamente<br />

fragile.<br />

4. Fattori che influiscono sulla<br />

rottura fragile: fattori<br />

fragilizzanti<br />

4.1 Temperatura<br />

La temperatura gioca un ruolo molto importante<br />

nei confronti della rottura<br />

fragile; tanto che a tale fenomeno si attribuisce<br />

impropriamente il nome <strong>di</strong> fragilità<br />

a bassa temperatura.


Al <strong>di</strong>minuire della temperatura, i materiali<br />

metallici mo<strong>di</strong>ficano il proprio<br />

comportamento meccanico, il carico <strong>di</strong><br />

snervamento si avvicina a quello <strong>di</strong><br />

rottura e si riducono le proprietà plastiche.<br />

Infatti, se si conducono prove <strong>di</strong><br />

duttilità a varie temperature, si può in<strong>di</strong>viduare<br />

un intervallo <strong>di</strong> temperatura, al<br />

<strong>di</strong> sotto del quale la frattura è sicuramente<br />

fragile ed al <strong>di</strong> sopra del quale la<br />

frattura è sicuramente duttile.<br />

4.2 Lo stato <strong>di</strong> sollecitazione<br />

4.2.1 Le sollecitazioni me<strong>di</strong>e e locali in<br />

presenza d’intaglio<br />

In<strong>di</strong>pendentemente dalla eventuale presenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità macroscopiche, i<br />

materiali metallici contengono un<br />

numero “infinito” <strong>di</strong> microfessure, dalle<br />

quali potrà svilupparsi una frattura macroscopica.<br />

Se la struttura è sottoposta a<br />

tensioni, <strong>di</strong> origine esterna cioè conseguenti<br />

a forze e momenti <strong>di</strong> forze,<br />

oppure dovuta a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio<br />

interno anche senza azioni <strong>di</strong>rette dall’esterno<br />

(come per effetto delle tensioni<br />

residue <strong>di</strong> saldatura), in prossimità dell’intaglio<br />

si determina una con<strong>di</strong>zione<br />

tensionale <strong>di</strong>versa e ben più critica rispetto<br />

agli altri punti della struttura.<br />

Stante che una rottura avviene sempre a<br />

partire da una <strong>di</strong>scontinuità sfavorevolmente<br />

orientata rispetto alle tensioni<br />

agenti, il modo <strong>di</strong> rottura <strong>di</strong> un elemento<br />

strutturale <strong>di</strong>pende in maniera determinante<br />

dalle <strong>di</strong>mensioni della zona plastica<br />

che può formarsi all’estremità <strong>di</strong><br />

quella <strong>di</strong>scontinuità; tale zona plasticizzata<br />

rappresenta la prima <strong>di</strong>fesa del materiale<br />

contro la rottura.<br />

Tale zona plastica, <strong>di</strong> forma approssimatamente<br />

bilobare, viene valutata attraverso<br />

la lunghezza del raggio plastico<br />

“rp” (Fig. 2). Intorno alla zona plastica si<br />

sviluppa un’area caratterizzata da un<br />

campo <strong>di</strong> tensioni elastiche <strong>di</strong> tipo triassiale,<br />

e proprio per tale con<strong>di</strong>zione<br />

induce una ridotta capacità <strong>di</strong> deformazione<br />

locale; in ogni punto <strong>di</strong> tale “area<br />

elastica” la tensione risulta funzione<br />

della <strong>di</strong>stanza dalla cricca e della tensione<br />

esterna.<br />

La frattura può proseguire solo se <strong>nella</strong><br />

zona plastica si raggiungono con<strong>di</strong>zioni<br />

critiche <strong>di</strong> deformazione quali:<br />

• la rigidezza propria degli e<strong>di</strong>fici cristallini,<br />

dovuta ad esempio a incru<strong>di</strong>mento<br />

e ad invecchiamento o a<br />

tempra,<br />

M. Lanza e S. Pagano - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura<br />

Figura 2 - Rappresentazione schematica della zona plastica all’estremità <strong>di</strong> una cricca in un<br />

corpo <strong>di</strong> spessore finito.<br />

• l’effetto <strong>di</strong> vincolo alla deformazione<br />

prodotto dallo spessore elevato,<br />

• l’irrigi<strong>di</strong>mento prodotto nei cristalli<br />

alla bassa temperatura,<br />

• l’impossibilità <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento<br />

della deformazione dei vari grani<br />

dovuta alla velocità <strong>di</strong> applicazione<br />

del carico.<br />

Tali con<strong>di</strong>zioni determinano una sensibile<br />

riduzione della capacità <strong>di</strong> deformazione<br />

all’apice <strong>di</strong> un intaglio e quin<strong>di</strong><br />

riducono la tenacità dell’elemento strutturale<br />

nel quale l’intaglio è presente. In<br />

altre parole <strong>nella</strong> rottura fragile, r p è<br />

molto piccolo rispetto alla lunghezza <strong>di</strong><br />

cricca e allo spessore dell’elemento<br />

strutturale e quando si verificano localmente<br />

le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> deformazione<br />

critica, la frattura si propaga con basso<br />

assorbimento <strong>di</strong> energia.<br />

Viceversa <strong>nella</strong> rottura duttile, la zona<br />

plastica, già <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni notevoli, cede<br />

quando la tensione esterna ha raggiunto<br />

valori ben superiori a Rs e la sezione <strong>di</strong><br />

rottura (che contiene la cricca) è sede <strong>di</strong><br />

deformazioni plastiche generalizzate.<br />

4.2.2 Tensioni residue<br />

Lo stato <strong>di</strong> sollecitazione può essere localmente<br />

incrementato, rispetto alla sollecitazione<br />

me<strong>di</strong>a, a causa <strong>di</strong> tensioni<br />

interne indotte da lavorazioni plastiche a<br />

freddo (laminazione, stampaggio, cesoiatura,<br />

predeformazione), o da riscaldamenti<br />

localizzati come, ad esempio,<br />

quelli indotti dai proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> saldatura.<br />

Le ricerche condotte <strong>di</strong>mostrano<br />

che in questi casi il pericolo <strong>di</strong> rottura<br />

fragile assume particolare rilevanza.<br />

Le moderne metodologie <strong>di</strong> calcolo considerano<br />

che in una struttura saldata non<br />

sottoposta a trattamento termico <strong>di</strong> <strong>di</strong>stensione,<br />

il livello delle tensioni residue<br />

in prossimità del giunto saldato sia pari<br />

alla tensione <strong>di</strong> snervamento del materiale<br />

(dedotto dalle prove <strong>di</strong> trazione monoassiale<br />

<strong>di</strong> caratterizzazione del materiale,<br />

che pertanto in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico<br />

generiche assume un significato convenzionale).<br />

Le tensioni prodotte dai carichi<br />

esterni si combinano con quelle residue<br />

producendo non solo uno stato <strong>di</strong> tensione<br />

con valori più elevati ma anche<br />

uno stato tensionale più complesso, tipicamente<br />

triassiale e quin<strong>di</strong> sfavorevole<br />

alle deformazioni. Le procedure <strong>di</strong><br />

calcolo sommano convenzionalmente i<br />

contributi <strong>di</strong> carichi esterni e tensioni<br />

residue anche se fisicamente il limite superiore<br />

è costituito dalla tensione <strong>di</strong><br />

snervamento del materiale alla temperatura<br />

<strong>di</strong> interesse . Poiché generalmente le<br />

tensioni residue costituiscono la parte<br />

preponderante della sollecitazione, ogni<br />

trattamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>stensione che le elimini<br />

o le riduca allontana il pericolo <strong>di</strong> rottura<br />

fragile.<br />

4.2.3 Lo spessore<br />

L’entità della deformazione nel senso<br />

dello spessore è limitata dalla presenza<br />

<strong>di</strong> una vasta zona pressoché scarica circostante<br />

la cricca, tale zona esprimerà<br />

una reazione alla contrazione laterale<br />

imposta dalla piccola zona plastica all’apice<br />

della cricca tanto maggiore quanto<br />

maggiore è il volume <strong>di</strong> materiale elastico<br />

che verrebbe coinvolto <strong>nella</strong> deformazione,<br />

e cioè, in definitiva, quanto<br />

maggiore è lo spessore dell’elemento<br />

strutturale<br />

Altri fattori determinanti per l’evolversi<br />

<strong>di</strong> una certa tipologia <strong>di</strong> frattura sono:<br />

• velocità <strong>di</strong> applicazione del carico;<br />

• microstruttura e <strong>di</strong>mensione del<br />

grano;<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

181


M. Lanza e S. Pagano - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura<br />

• elementi <strong>di</strong> lega degli acciai;<br />

• fenomeno <strong>di</strong> invecchiamento;<br />

• innesco <strong>di</strong> fratture per fatica e corrosione.<br />

5. Metodologie <strong>di</strong> caratterizzazione<br />

dei materiali rispetto<br />

alla resistenza alla rottura in<br />

presenza <strong>di</strong> intagli<br />

5.1 Generalità<br />

Nel seguito verrà rivolta particolare attenzione<br />

agli aspetti tecnologici del problema<br />

della frattura ed in particolare alle<br />

prove meccaniche elaborate per valutare<br />

la resistenza <strong>di</strong> un materiale o <strong>di</strong> una<br />

struttura all’evolversi <strong>di</strong> una frattura.<br />

Tali prove sono sostanzialmente <strong>di</strong>visibili<br />

in due categorie:<br />

• Alla prima appartengono quelle volte<br />

a determinare la variazione <strong>di</strong> tenacità<br />

del materiale con la temperatura.<br />

I risultati <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> prova consentono<br />

<strong>di</strong> valutare la pericolosità <strong>di</strong><br />

eventuali <strong>di</strong>fetti o <strong>di</strong> determinate con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> esercizio della struttura in<br />

esame, con un grado <strong>di</strong> approssimazione<br />

tanto maggiore quanto più le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> prova (<strong>di</strong>mensione della<br />

provetta, velocità <strong>di</strong> applicazione del<br />

carico, acutezza dell’intaglio presente)<br />

si scostano da quelle effettive<br />

<strong>di</strong> esercizio della struttura. Pertanto<br />

esse sono particolarmente in<strong>di</strong>cate<br />

nel controllo <strong>di</strong> qualità dei materiali o<br />

per stabilire l’attitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un dato<br />

materiale a sopportare determinate<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> servizio, per confronto<br />

con altri, già in esercizio in con<strong>di</strong>zioni<br />

analoghe.<br />

Tra queste prove <strong>di</strong> tenacità la prova<br />

<strong>di</strong> resilienza Charpy V è certamente<br />

la più conosciuta. Ad essa nel tempo<br />

si sono aggiunte altre prove, tra le<br />

quali l’unica che conserva qualche<br />

utilizzo è la Drop Weight test.<br />

• Alla seconda categoria appartengono<br />

quelle prove che sono rivolte ad indagare<br />

lo stato <strong>di</strong> tensione e <strong>di</strong> deformazione<br />

all’apice <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fetto che è<br />

presente (o si suppone presente) all’interno<br />

della struttura.<br />

A questo fine si definiscono dei parametri<br />

(K, CTOD, J) legati allo stato <strong>di</strong> tensionedeformazione<br />

nell’intorno del <strong>di</strong>fetto e<br />

alle <strong>di</strong>mensioni del <strong>di</strong>fetto stesso.<br />

Si determina il valore critico <strong>di</strong> questi<br />

parametri, variabile a seconda del mate-<br />

182 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

riale dello spessore e della temperatura,<br />

in corrispondenza del quale si può verificare<br />

rottura fragile, o innescare una<br />

rottura duttile stabile che cioè ha<br />

bisogno <strong>di</strong> un progressivo aumento <strong>di</strong><br />

tensione per proseguire.<br />

Queste prove costituiscono lo strumento<br />

<strong>di</strong> indagine sperimentale <strong>di</strong> una scienza<br />

che ha assunto il nome <strong>di</strong> “Meccanica<br />

della frattura”; esse devono la loro crescente<br />

<strong>di</strong>ffusione, a fronte <strong>di</strong> una maggiore<br />

complessità rispetto a quelle tra<strong>di</strong>zionali,<br />

al fatto che i risultati che si<br />

ottengono consentono <strong>di</strong> mettere <strong>di</strong>rettamente<br />

in relazione le sollecitazioni nominali<br />

<strong>di</strong> una struttura, con le <strong>di</strong>mensioni<br />

ammissibili dei <strong>di</strong>fetti.<br />

5.2 La prova <strong>di</strong> resilienza Charpy<br />

Le prime prove <strong>di</strong> resilienza Charpy<br />

furono condotte già nel 1905 allo scopo<br />

<strong>di</strong> valutare la resistenza agli urti degli<br />

acciai dell’epoca.<br />

La prova <strong>di</strong> resilienza consiste nel<br />

rompere con un solo colpo con una<br />

mazza a caduta pendolare una provetta<br />

intagliata a metà, che appoggia su due<br />

sostegni (Fig. 3).<br />

Conducendo una serie <strong>di</strong> prove a <strong>di</strong>fferenti<br />

temperature si può determinare una<br />

90°<br />

Appoggio<br />

Altezza della<br />

provetta<br />

Scanalatura<br />

Larghezza della<br />

provetta<br />

11° ± 1°<br />

Lunghezza della<br />

provetta<br />

Figura 3 - Prova <strong>di</strong> resilienza Charpy.<br />

relazione fra l’energia assorbita durante<br />

l’urto e la temperatura. La rappresentazione<br />

grafica <strong>di</strong> tale relazione viene<br />

chiamata curva <strong>di</strong> transizione.<br />

Al <strong>di</strong> sopra della temperatura Ts ed al <strong>di</strong><br />

sotto della temperatura Ti l’energia assorbita<br />

risulta sostanzialmente insensibile<br />

alla variazione della temperatura,<br />

addensandosi attorno a valori costanti<br />

detti rispettivamente <strong>di</strong> “uppershalf” e<br />

“lowershalf”.<br />

La prova <strong>di</strong> tenacità Charpy V è sicuramente<br />

quella più <strong>di</strong>ffusa; al suo successo<br />

ha contribuito il costo limitato dell’apparecchiatura<br />

e delle provette e la grande<br />

esperienza acquisita.<br />

Un notevole numero <strong>di</strong> normative e <strong>di</strong><br />

regolamenti fa riferimento ai valori <strong>di</strong> tenacità<br />

ricavati da questa prova, per definire<br />

le temperature <strong>di</strong> esercizio ammissibili<br />

per un certo materiale, anche se<br />

talvolta l’effettiva possibilità <strong>di</strong> trasferire<br />

i risultati ottenuti su provette <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

così ridotte alle strutture reali è<br />

dubbia<br />

5.3 La prova Drop Weight (DWT)<br />

La Drop Weight ha assunto una notevole<br />

importanza e <strong>di</strong>ffusione, perché i risultati<br />

<strong>di</strong> queste prove sono stati l’in<strong>di</strong>spen-<br />

Supporti della<br />

provetta<br />

Appoggio<br />

Provetta<br />

90° ± 0,1°<br />

(2:1° 000)<br />

Centro <strong>di</strong><br />

percussione


sabile supporto del più valido criterio<br />

progettuale <strong>di</strong> prova contro la rottura<br />

fragile dal ‘55 al ‘75.<br />

Le modalità <strong>di</strong> prova sono attualmente<br />

descritte <strong>nella</strong> norma americana ASTM<br />

E 208 e riprese da altre tra le quali la<br />

norma UNI 7227/82. La provetta viene<br />

preparata depositando un cordone <strong>di</strong> saldatura<br />

fragile sul campione da esaminare<br />

(Fig. 4), successivamente viene effettuato<br />

un intaglio <strong>di</strong> sega sul cordone<br />

in modo da costituire un innesco <strong>di</strong><br />

rottura. La provetta è <strong>di</strong>sposta su una incu<strong>di</strong>ne,<br />

ed è colpita da una massa che<br />

cade da una certa altezza (Fig. 4), il campione<br />

si comporta come una trave semplicemente<br />

appoggiata.<br />

La deformazione della provetta è controllata<br />

da un arresto sull’incu<strong>di</strong>ne in modo<br />

tale da raggiungere, in corrispondenza<br />

dell’apice dell’intaglio la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

incipiente snervamento. Tale modalità <strong>di</strong><br />

prova riproduce la con<strong>di</strong>zione operativa<br />

<strong>di</strong> struttura saldata sottoposta a tensioni<br />

residue <strong>di</strong> saldatura al loro massimo<br />

livello e cioè appunto pari alla tensione<br />

<strong>di</strong> snervamento del materiale.<br />

Intorno al 1960 Pellini, inventore della<br />

prova Drop Weight, introdusse una serie<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>agrammi che legano tre grandezze<br />

fondamentali della meccanica della frattura:<br />

la temperatura, la tensione me<strong>di</strong>a<br />

che agisce in corrispondenza <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>fetto e la lunghezza del <strong>di</strong>fetto. Questi<br />

<strong>di</strong>agrammi sono stati tracciati sulla base<br />

<strong>di</strong> un considerevole numero <strong>di</strong> risultati<br />

sperimentali <strong>di</strong> prove Drop Weight e Robertson.<br />

I <strong>di</strong>agrammi sono conosciuti come <strong>di</strong>agrammi<br />

FAD: Fracture Analysis<br />

Diagram; essi riportano in or<strong>di</strong>nate la<br />

tensione applicata/tensione <strong>di</strong> snervamento;<br />

in ascisse l’incremento <strong>di</strong> temperatura<br />

rispetto alla temperatura <strong>di</strong> duttilità<br />

nulla (determinata attraverso la<br />

prova Drop Weight); come parametro<br />

della varie curve in<strong>di</strong>cate, si ritrova la<br />

lunghezza <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fetto (Fig. 5):<br />

• la NDT cioè la temperatura al <strong>di</strong> sotto<br />

della quale progre<strong>di</strong>scono <strong>di</strong>fetti<br />

piccoli sottoposti ad una tensione pari<br />

alla tensione <strong>di</strong> snervamento del materiale;<br />

• la FTE cioè la temperatura <strong>di</strong> arresto<br />

<strong>di</strong> una frattura in atto sollecitata alla<br />

tensione <strong>di</strong> snervamento, che è stata<br />

fissata in 33°C sopra NDT;<br />

• la FTP cioè la temperatura alla quale<br />

una rottura si propaga solo se solleci-<br />

M. Lanza e S. Pagano - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura<br />

Figura 4 - Prova Drop Weight.<br />

tata alla tensione <strong>di</strong> rottura del materiale:<br />

a) è utilizzabile per <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong><br />

acciai da costruzione e per spessori<br />

me<strong>di</strong>, se è nota solo la temperatura<br />

NDT del materiale;<br />

b) poiché nel caso <strong>di</strong> acciai al carbonio<br />

manganese <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a resistenza<br />

e spessore non superiore a 50 mm<br />

la <strong>di</strong>fferenza tra temperatura NDT e<br />

temperatura <strong>di</strong> arresto è contenuta<br />

in soli 33°C, risulta chiaro che in<br />

poche decine <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> si passa da<br />

una con<strong>di</strong>zione in cui una rottura <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni rilevanti sottoposta a<br />

una tensione pari al carico <strong>di</strong> snervamento<br />

del materiale si arresta, a<br />

quella <strong>nella</strong> quale una rottura<br />

piccola nelle stesse con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

carico può procedere instabilmente;<br />

Figura 5 - Diagramma FAD.<br />

Dispositivo<br />

<strong>di</strong><br />

sollevamento<br />

Rete <strong>di</strong><br />

protezione<br />

Dispositivo<br />

<strong>di</strong> sgancio<br />

Mazza<br />

Telaio<br />

Incu<strong>di</strong>ne<br />

Basamento<br />

c) la temperatura NDT può essere riguardata<br />

come temperatura critica per<br />

la propagazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

superiori a 100 mm, ma sottoposti<br />

a sollecitazioni inferiori al limite<br />

<strong>di</strong> snervamento. In questo caso la <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> temperatura con la temperatura<br />

<strong>di</strong> arresto è inferiore a 33°C<br />

(21°C per <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> lunghezza iniziale<br />

300 mm - Fig. 5).<br />

In generale alla luce delle considerazioni<br />

<strong>di</strong> cui sopra, una particolare attenzione<br />

va posta alle strutture saldate non <strong>di</strong>stese<br />

a causa della presenza <strong>di</strong> tensioni residue<br />

<strong>nella</strong> zona fusa e in quella termicamente<br />

alterata. La Figura 6 illustra l’andamento<br />

delle tensioni residue longitu<strong>di</strong>nali, cioè<br />

parallele al cordone <strong>di</strong> saldatura.<br />

L’entità delle tensioni residue in ZF e<br />

ZTA può raggiungere il carico <strong>di</strong> snerva-<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

183


M. Lanza e S. Pagano - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura<br />

Figura 6 - Andamento delle tensioni<br />

longitu<strong>di</strong>nali <strong>di</strong> saldatura.<br />

mento, mentre nel resto della struttura ha<br />

valori molto più bassi. Sotto l’azione<br />

delle tensioni <strong>di</strong> ritiro in particolari con<strong>di</strong>zioni<br />

si possono creare piccole cricche<br />

in ZF e ZTA orientate perpen<strong>di</strong>colarmente<br />

alla <strong>di</strong>rezione delle tensioni.<br />

Poiché queste cricche sono soggette a<br />

tensioni molto elevate anche in assenza<br />

<strong>di</strong> carichi esterni, la frattura può iniziare<br />

sotto tensioni esterne quasi nulle, se la<br />

temperatura <strong>di</strong> servizio è inferiore alla<br />

NDT.<br />

Alcune specifiche prove per lo stu<strong>di</strong>o<br />

delle strutture saldate hanno <strong>di</strong>mostrato<br />

che a temperature anche poco superiori<br />

alla NDT, affinché un piccolo <strong>di</strong>fetto trasversale<br />

in ZTA si propaghi, è necessario<br />

applicare un carico esterno superiore al<br />

carico <strong>di</strong> snervamento, come in<strong>di</strong>cato<br />

dal <strong>di</strong>agramma FAD.<br />

6. La meccanica della frattura<br />

6.1 La meccanica della frattura<br />

lineare elastica: l’approccio<br />

tensionale al problema della<br />

frattura<br />

In precedenza si è fatto cenno al ruolo<br />

che gioca un intaglio, come intensificatore<br />

locale delle tensioni, nel processo <strong>di</strong><br />

frattura. In realtà una trattazione più rigorosa,<br />

<strong>di</strong>mostrerebbe che la presenza <strong>di</strong><br />

un intaglio determina un cambiamento<br />

qualitativo e quantitativo dello stato <strong>di</strong><br />

sollecitazione non solo puntualmente,<br />

all’apice della cricca, ma anche in un ristretto<br />

intorno dell’apice, rispetto a<br />

quanto si verifica in un componente sottoposto<br />

a medesimo valore <strong>di</strong> tensione<br />

me<strong>di</strong>a in assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti. Il campo<br />

delle tensioni elastiche intorno a una<br />

184 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

cricca è descrivibile<br />

me<strong>di</strong>ante correlazioni<br />

semplici<br />

con la tensione<br />

me<strong>di</strong>a <strong>nella</strong><br />

sezione contenente<br />

la cricca,<br />

solo quando la<br />

zona plasticizzata<br />

all’apice della<br />

cricca stessa, caratterizzata<br />

dal<br />

parametro r p,<br />

sono trascurabili<br />

rispetto alle più<br />

piccole <strong>di</strong>mensioni<br />

del sistema,<br />

come lo spessore<br />

del corpo “B”, il legamento “l” (cioè<br />

<strong>di</strong>stanza dell’apice della cricca dalla<br />

estremità del corpo) e la lunghezza <strong>di</strong><br />

cricca a, ovvero quando sussistano le<br />

con<strong>di</strong>zioni:<br />

r p < < a, l, B<br />

Nelle con<strong>di</strong>zioni in<strong>di</strong>cate lo stato tensionale<br />

σ r,θ <strong>di</strong> un certo punto è funzione<br />

della posizione del punto stesso e <strong>di</strong> un<br />

opportuno fattore K denominato “stress<br />

intensity factor” o “fattore <strong>di</strong> intensificazione<br />

delle tensioni”.<br />

In generale si può, ad esempio, in<strong>di</strong>care:<br />

σ r,θ = K f (r, θ) (7.9)<br />

dove f (r, θ) è una funzione <strong>di</strong>pendente<br />

dai parametri r e θ in<strong>di</strong>cati <strong>nella</strong> Figura 7.<br />

Tale fattore K non è in alcun modo<br />

legato al tipo <strong>di</strong> materiale o dalle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> esercizio, ma è una quantità matematica<br />

funzione solo delle tensioni applicate,<br />

delle <strong>di</strong>mensioni del <strong>di</strong>fetto<br />

presente e della geometria dell’elemento<br />

strutturale.<br />

Per una cricca ellittica passante <strong>di</strong> lunghezza<br />

2a e raggio <strong>di</strong> fondo intaglio<br />

molto piccolo posta in una lastra indefinita<br />

soggetta alla tensione σ <strong>di</strong>sposta<br />

normalmente all’asse maggiore, K<br />

assume la forma semplice seguente:<br />

K = σ (π a) 0.5<br />

(7.10)<br />

Se l’intaglio è <strong>di</strong>sposto in una zona<br />

affetta da tensioni residue <strong>di</strong> saldatura il<br />

fattore K ne è influenzato, assumendo un<br />

valore maggiore che nel caso <strong>di</strong> assenza<br />

<strong>di</strong> tale stato tensionale.<br />

Figura 7 - Riferimenti polari per la<br />

descrizione dello stato tensionale all’apice<br />

<strong>di</strong> una cricca.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista sperimentale sollecitando<br />

un provino nel quale è stata praticata<br />

una cricca acuta con tensione perpen<strong>di</strong>colare<br />

al piano che contiene l’asse<br />

maggiore della stessa si potrà misurare<br />

la tensione “critica” (σ c) in corrispondenza<br />

della quale si verifica la propagazione<br />

instabile della cricca.<br />

Me<strong>di</strong>ante apposite formule <strong>di</strong> correlazione<br />

si potrà determinare il corrispondente<br />

valore critico Kc. Tale valore viene<br />

denominato “fattore critico <strong>di</strong> intensificazione<br />

delle tensioni” o “tenacità alla<br />

frattura”. Il valore <strong>di</strong> Kc così determinato<br />

<strong>di</strong>pende dalla temperatura e dallo stato <strong>di</strong><br />

sollecitazione all’apice dell’intaglio, Kc<br />

<strong>di</strong>minuisce al crescere dello spessore.<br />

Riassumendo:<br />

K è un parametro <strong>di</strong> correlazione tra<br />

la tensione esterna applicata e le<br />

componenti dello stato locale <strong>di</strong><br />

tensione. È in<strong>di</strong>pendente dal materiale,<br />

dallo spessore e dalla temperatura,<br />

Kc è il valore <strong>di</strong> K, in corrispondenza<br />

del quale si verifica la propagazione<br />

della cricca senza incremento<br />

del carico esterno, cioè la<br />

rottura fragile. È <strong>di</strong>pendente dal<br />

materiale, dallo spessore e dalla<br />

temperatura,<br />

K IC è il valore minimo <strong>di</strong> Kc: la tenacità<br />

alla frattura in stato piano <strong>di</strong><br />

deformazione K IC è una caratteristica<br />

intrinseca del materiale <strong>di</strong>pendente<br />

solo dalla temperatura<br />

(Fig. 8). Può quin<strong>di</strong> essere preso<br />

come riferimento nei calcoli <strong>di</strong><br />

progetto (analogamente al quanto<br />

si fa per il carico <strong>di</strong> rottura o il<br />

limite <strong>di</strong> fatica).


Figura 8 - Relazione qualitativa tra K IC e<br />

temperatura.<br />

6.2 Modalità <strong>di</strong> prova<br />

Le modalità <strong>di</strong> prova per determinare il<br />

valore <strong>di</strong> KIC <strong>di</strong> un materiale sono descritte<br />

dettagliatamente in varie normative:<br />

<strong>di</strong> regola nel laboratorio dell’Istituto<br />

Italiano della Saldatura si seguono<br />

le modalità <strong>di</strong> prova in<strong>di</strong>cate dalla<br />

norma BS 7448 - 1 del 1991 (prescrizioni<br />

generali) e parte 2 (prescrizioni<br />

particolari per i giunti saldati).<br />

Sostanzialmente comunque si possono<br />

utilizzare provini <strong>di</strong> due tipi, sollecitati<br />

Coltello <strong>di</strong> carico<br />

Figura 9 - Clip gouge per prova K IC .<br />

Rullo<br />

Spazio per alloggiamento estensimetro<br />

Estensimetro<br />

a resistenza<br />

M. Lanza e S. Pagano - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura<br />

Temperatura (°C)<br />

da un carico statico in modo da far avanzare<br />

una cricca preesistente.<br />

La cricca viene realizzata nel provino attraverso<br />

una serie <strong>di</strong> cicli <strong>di</strong> fatica ed è<br />

quin<strong>di</strong> particolarmente severa. Durante<br />

la prova statica viene misurata l’apertura<br />

N dell’intaglio che è proporzionale all’avanzamento<br />

della cricca. A tale fine si<br />

utilizza uno strumento denominato Clip<br />

gouge (Fig. 9).<br />

Lo strumento si compone <strong>di</strong> due estensimetri<br />

fissati su due lamelle collegate al<br />

provino.<br />

La deformazione<br />

delle lamelle al<br />

variare dell’apertura<br />

dell’intaglio<br />

viene riportata in<br />

<strong>di</strong>agramma con la<br />

forza applicata .<br />

Sul <strong>di</strong>agramma si<br />

determina convenzionalmente<br />

la forza P per la<br />

quale avviene la<br />

propagazione instabile<br />

della<br />

cricca, anche fun-<br />

Al registratore zione dello spostamentoregistrato<br />

dal Clip<br />

gouge.<br />

Infine il valore <strong>di</strong><br />

KIC è determinato<br />

per la temperatura<br />

<strong>di</strong> prova<br />

solo come funzione<br />

della forza<br />

che è stata necessaria<br />

per la propagazione<br />

inst a -<br />

b i l e d e l l a cricca e della lunghezza<br />

iniziale della cricca.<br />

Al variare della lunghezza iniziale <strong>di</strong><br />

cricca varia il valore <strong>di</strong> forza P, mantenendosi<br />

costante il fattore critico <strong>di</strong> intensificazione<br />

delle tensioni.<br />

6.3 La Meccanica della frattura<br />

elastoplastica<br />

Il risultato fondamentale della<br />

Meccanica della Frattura Lineare<br />

Elastica (MFLE) è che la resistenza<br />

offerta dal materiale alla propagazione<br />

<strong>di</strong> una frattura è esprimibile con un<br />

unico parametro KIC in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dallo stato tensionale, dalla posizione e<br />

dalla lunghezza della cricca; KIC <strong>di</strong>pende solo dal materiale e dalla temperatura.<br />

La stabilità <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> data lunghezza<br />

sotto un campo <strong>di</strong> tensioni qualunque<br />

viene giu<strong>di</strong>cata dal confronto tra<br />

un K calcolato e quello critico KIC. Quando le <strong>di</strong>mensioni della zona plastica<br />

all’apice della cricca caratterizzata<br />

dal parametro rp, non sono trascurabili<br />

rispetto alle più piccole <strong>di</strong>mensioni del<br />

sistema, per buona tenacità del materiale<br />

o ridotte <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> B o <strong>di</strong> l, non<br />

è più possibile definire lo stato <strong>di</strong> tensione<br />

locale attraverso un semplice<br />

parametro <strong>di</strong> correlazione con la tensione<br />

me<strong>di</strong>a.<br />

In questo caso si può <strong>di</strong>re che la tenacità<br />

dell’elemento strutturale (in con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà della MFEP - Meccanica della<br />

Frattura Elastoplastica) risulta <strong>di</strong> gran<br />

lunga superiore a quella del caso precedente<br />

(campo <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà della MFLE -<br />

Meccanica della Frattura Lineare Elastica)<br />

ma non è più possibile valutare<br />

tale tenacità attraverso un parametro<br />

solo funzione della tensione applicata e<br />

della lunghezza <strong>di</strong> cricca.<br />

A tale proposito è bene ricordare che<br />

comunque, qualunque sia il tipo <strong>di</strong> frattura,<br />

duttile o fragile, è il raggiungimento<br />

<strong>di</strong> un valore critico dello stato <strong>di</strong><br />

deformazione all’apice della cricca che<br />

provoca l’avanzamento della cricca<br />

stessa.<br />

Ci sono però due <strong>di</strong>fferenze sostanziali<br />

tra l’uno e l’altro caso:<br />

1) dove sussistono le con<strong>di</strong>zioni per una<br />

rottura fragile (MFLE) lo stato <strong>di</strong> deformazione<br />

locale e il suo valore<br />

critico sono governati dal campo <strong>di</strong><br />

tensioni elastiche imme<strong>di</strong>atamente<br />

deducibili noti σ e a, <strong>di</strong> modo che è<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

185


M. Lanza e S. Pagano - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura<br />

Figura 10 - Macchina <strong>di</strong> prova statica e per carico ciclico presso il laboratorio <strong>IIS</strong>.<br />

in<strong>di</strong>fferente riferirsi alla deformazione<br />

e alla tensione. Tutto questo<br />

non è vero in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> rottura<br />

duttile (MFEP);<br />

2) il raggiungimento <strong>di</strong> uno stato critico<br />

<strong>di</strong> tensione - deformazione determina<br />

in MFLE la rottura instabile, cioè<br />

senza incrementi <strong>di</strong> carico, del pezzo.<br />

In MFEP invece il raggiungimento <strong>di</strong><br />

una fase critica provoca soltanto l’inizio<br />

<strong>di</strong> una crescita stabile che cioè per<br />

proseguire, necessita <strong>di</strong> incrementare<br />

la tensione applicata, fino al raggiungimento<br />

<strong>di</strong> una seconda fase critica <strong>di</strong><br />

rottura stabile o eventualmente instabile.<br />

Il primo parametro <strong>di</strong> tenacità applicabile<br />

in regime elasto-plastico fu introdotto<br />

da Wells negli anni ‘60, è denominato<br />

Crack Opening Displacement e<br />

successivamente CTOD - Crack Tip<br />

Opening Displacement - che rappresenta<br />

la <strong>di</strong>stanza tra le facce.<br />

Maggiore è il valore <strong>di</strong> CTOD e maggiore<br />

è il volume interessato da rilevanti<br />

deformazioni plastiche e quin<strong>di</strong> in<br />

ultima analisi maggiore è la tenacità del<br />

manufatto (per le modalità <strong>di</strong> prova,<br />

Figg. 9 e 10).<br />

Le prove CTOD sono piuttosto onerose<br />

e richiedono una attrezzatura complessa<br />

ed operatori specializzati; si è perciò<br />

cercato <strong>di</strong> valutare in<strong>di</strong>rettamente il<br />

CTOD critico dei materiali attraverso<br />

misure <strong>di</strong> resilienza, con incerti risultati.<br />

186 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

7. Criteri <strong>di</strong> valutazione della<br />

stabilità <strong>di</strong> una cricca<br />

La Figura 11 presenta un semplice<br />

schema che mette in evidenza i tre elementi<br />

fondamentali che intervengono<br />

<strong>nella</strong> meccanica della frattura: le <strong>di</strong>mensioni<br />

del <strong>di</strong>fetto, la sollecitazione agente<br />

su esso e la tenacità del materiale.<br />

7.1 Dimensioni del <strong>di</strong>fetto<br />

Non sempre è rilevata l’esistenza <strong>di</strong> una<br />

cricca attraverso un opportuno controllo<br />

non <strong>di</strong>struttivo, è possibile conoscerne<br />

con esattezza le <strong>di</strong>mensioni L’unico<br />

metodo <strong>di</strong> uso generale che dà informazioni<br />

su entrambe le <strong>di</strong>mensioni (lunghezza<br />

e altezza <strong>di</strong> una cricca) è il<br />

Figura 11 - Fattori che intervengono <strong>nella</strong><br />

meccanica della frattura.<br />

metodo ultrasonoro, ma anche i rilievi<br />

ultrasonori possono talvolta essere <strong>di</strong><br />

incerta interpretazione, salvo utilizzare<br />

tecniche <strong>di</strong> controllo molto raffinate e<br />

talvolta meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> rappresentazione<br />

anche tri<strong>di</strong>mensionale del <strong>di</strong>fetto rilevato.<br />

7.2 Sollecitazione<br />

Il secondo elemento determinante per la<br />

stabilità <strong>di</strong> una cricca è la tensione che<br />

agisce <strong>nella</strong> zona della cricca stessa.<br />

Salvo casi particolari ciò che conta è la<br />

sollecitazione agente perpen<strong>di</strong>colarmente<br />

alla cricca, che tende quin<strong>di</strong> ad<br />

aprirla. Il contributo delle tensioni<br />

interne non può essere trascurato. Una<br />

prima stima conservativa può essere<br />

quella <strong>di</strong> considerare agente in prossimità<br />

della saldatura<br />

una tensione residua<br />

pari allo snervamento<br />

della zona del giunto<br />

saldato a snervamento<br />

più basso, come<br />

propone la norma<br />

inglese BS 7910<br />

“Guide to methods<br />

for assessing the acceptability<br />

of flaws in<br />

metallic structures”<br />

(l’e<strong>di</strong>zione più<br />

recente è del 2005), se<br />

la saldatura non è<br />

stata <strong>di</strong>stesa, ed un<br />

20% se invece ha


avuto luogo una <strong>di</strong>stensione. Se si hanno<br />

ragionevoli motivi per ritenere che tale<br />

valore sia eccessivamente conservativo<br />

è necessario ottenere informazioni più<br />

accurate con misure sperimentali o basandosi<br />

su geometrie analoghe per le<br />

quali siano note misure affidabili delle<br />

tensioni residue.<br />

7.3 Proprietà meccaniche<br />

Per valutare la capacità <strong>di</strong> un materiale<br />

<strong>di</strong> tollerare <strong>di</strong>fetti, il parametro meccanico<br />

più importante è la tenacità; mentre<br />

le caratteristiche <strong>di</strong> resistenza del materiale<br />

(carico unitario <strong>di</strong> snervamento e <strong>di</strong><br />

rottura) sono in generale note almeno<br />

nei valori minimi garantiti, <strong>di</strong> solito è<br />

assai più <strong>di</strong>fficile conoscere la tenacità<br />

del materiale interessato, sia esso materiale<br />

base, zona fusa o zona termicamente<br />

alterata in termini <strong>di</strong> K, CTOD,<br />

integrale J, cioè <strong>di</strong> quei parametri che<br />

caratterizzano effettivamente il comportamento<br />

in presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti.<br />

7.4 Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> verifica della stabilità dei<br />

<strong>di</strong>fetti<br />

Lo sviluppo delle teorie sulla meccanica<br />

della frattura (MF), ha permesso la definizione<br />

<strong>di</strong> procedure per l’applicazione<br />

pratica <strong>di</strong> tali teorie nell’ambito <strong>di</strong> metodologie<br />

<strong>di</strong> progetto e <strong>di</strong> verifica delle<br />

strutture.<br />

L’introduzione <strong>di</strong> tali procedure ha mo<strong>di</strong>ficato<br />

sostanzialmente il rapporto tra<br />

la fase <strong>di</strong> progettazione e la fase <strong>di</strong> costruzione<br />

e controllo <strong>di</strong> una struttura.<br />

Infatti in fase <strong>di</strong> progettazione le verifiche<br />

<strong>di</strong> calcolo classiche, sia nei confronti<br />

delle azioni statiche che delle sollecitazioni<br />

<strong>di</strong> fatica, partono dal presupposto<br />

che le sezioni resistenti in<strong>di</strong>viduate<br />

siano esenti da <strong>di</strong>scontinuità; si definiscono<br />

gli spessori e le forme strutturali<br />

me<strong>di</strong>ante formule matematiche nelle<br />

quali intervengono opportuni coefficienti<br />

<strong>di</strong> sicurezza che servono a garantire<br />

in modo del tutto generico il verificarsi<br />

<strong>di</strong> avvenimenti non previsti nelle<br />

ipotesi <strong>di</strong> progetto, quali tra gli altri la<br />

presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità.<br />

Durante la fase <strong>di</strong> costruzione poi tale<br />

fonte <strong>di</strong> incertezza viene affrontata eseguendo<br />

una adeguata campagna <strong>di</strong> controlli<br />

non <strong>di</strong>struttivi svolta secondo procedure<br />

che comprendono i limiti <strong>di</strong><br />

accettabilità <strong>di</strong>mensionali e tipologici <strong>di</strong><br />

accettabilità delle <strong>di</strong>scontinuità; tali<br />

limiti fanno generalmente riferimento<br />

M. Lanza e S. Pagano - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura<br />

alle in<strong>di</strong>cazioni dei co<strong>di</strong>ci e delle norme<br />

<strong>di</strong> costruzione.<br />

La definizione <strong>di</strong> tali limiti non è frutto<br />

<strong>di</strong> valutazioni tecniche ma si basa sull’esperienza<br />

consolidata nell’esercizio<br />

delle strutture. La conoscenza che si è<br />

sviluppata negli ultimi anni sulla MF ha<br />

permesso la messa a punto delle metodologie<br />

<strong>di</strong> verifica che costituiscono l’anello<br />

<strong>di</strong> collegamento tra le fasi <strong>di</strong> progetto<br />

e <strong>di</strong> costruzione, che pur<br />

rimanendo separate possono interagire:<br />

è possibile l’ottimizzazione della progettazione<br />

e del controllo <strong>di</strong> una struttura<br />

allo scopo <strong>di</strong> renderla adeguata all’impiego<br />

al quale è destinata.<br />

Attualmente rivestono notevole importanza<br />

due metodologie <strong>di</strong> verifica della<br />

accettabilità dei <strong>di</strong>fetti: la verifica nei<br />

confronti della frattura sotto carico<br />

statico (basata sulle teorie della meccanica<br />

della frattura elastica lineare ed elastoplastica)<br />

e la verifica nei confronti<br />

nelle sollecitazioni <strong>di</strong> fatica basata sulla<br />

relazione <strong>di</strong> Paris-Erdogan.<br />

7.5 Le verifiche <strong>di</strong> frattura con i meto<strong>di</strong><br />

del “fitness for purpose”<br />

I meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> verifica nei confronti della<br />

frattura sono stati recepiti inizialmente<br />

dai co<strong>di</strong>ci e dalle norme riguardanti le<br />

costruzioni nel settore nucleare per poi<br />

essere applicati ad altre tipologie <strong>di</strong><br />

struttura come le piattaforme marine<br />

“off-shore” e le condotte per trasporto<br />

gas o petrolio “pipelines” fino ad essere<br />

generalizzata per l’applicazione a qua-<br />

Unacceptable<br />

Acceptable<br />

Figura 12 - Diagramma <strong>di</strong> procedura della norma BS 7910.<br />

lunque costruzione saldata. Le principali<br />

procedure per la verifica <strong>di</strong> stabilità delle<br />

<strong>di</strong>scontinuità in saldatura è in<strong>di</strong>cata nel<br />

documento “Guidance of the fitness for<br />

purpose of welded structures” recentemente<br />

pubblicato dall’Istituto Internazionale<br />

della Saldatura (IIW). In esso<br />

nessun particolare metodo <strong>di</strong> verifica<br />

sviluppato in <strong>di</strong>versi Paesi viene accre<strong>di</strong>tato<br />

come maggiormente valido. Tuttavia<br />

negli ultimi anni si è <strong>di</strong>ffusa la metodologia<br />

elaborata in Gran Bretagna dal<br />

Wel<strong>di</strong>ng Institute (TWI) e dall’ente britannico<br />

per l’energia elettrica (CEGB).<br />

In particolare la norma BS 7910 costituisce<br />

ad oggi un riferimento tra i più<br />

seguiti <strong>nella</strong> verifica delle <strong>di</strong>scontinuità<br />

nelle strutture saldate. In esso sono previsti<br />

tre livelli <strong>di</strong> verifica per la stabilità<br />

dei <strong>di</strong>fetti:<br />

Livello 1: Procedura semplificata<br />

Livello 2: Procedura normale<br />

Livello 3: Procedura avanzata<br />

Tutte e tre le procedure si avvalgono <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>agrammi (<strong>nella</strong> Figura 12 è illustrato il<br />

<strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> procedura utilizzato per il<br />

Livello 2).<br />

In esso, sull’asse delle ascisse è riportato<br />

il rapporto tra la tensione effettiva applicata<br />

in un punto e la tensione denominata<br />

<strong>di</strong> “flow strength” caratteristica del<br />

materiale. Sull’asse delle or<strong>di</strong>nate viene<br />

invece riportato il rapporto tra una quantità<br />

denominata “Driving force”, ossia<br />

forza <strong>di</strong> apertura <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fetto ed il valore<br />

<strong>di</strong> tenacità alla frattura misurata sul materiale.<br />

Cut-off at 1.15 (typical of<br />

low alloy steels and welds)<br />

Cut-off at 1.25 (typical of<br />

mild steel and austenitic welds)<br />

Cut-off at 1.8 (typical of<br />

austenitic parent steels)<br />

NOTE Level 2 FAD with typical cut-offs on the Lr axis, i.e. Lrmax , for the material being assessed,<br />

However, these cut offs do not apply under global collapse, as defined in Annex P.<br />

For Lrmax see equation (9).<br />

a) Level 2A FAD<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

187


M. Lanza e S. Pagano - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura<br />

La verifica viene effettuata in termini <strong>di</strong><br />

K (fattore <strong>di</strong> intensificazione delle tensioni<br />

- stress intensity factor) o <strong>di</strong> CTOD<br />

(Crack Tip Opening Displacement).<br />

Nei due casi i valori da riportare in or<strong>di</strong>nate<br />

sono:<br />

1) Kr = (Kl / K mat) + ρρ<br />

2) δ r = (δl / δ mat) + ρρ<br />

Dove Kl e δl sono i valori delle Driving<br />

Force e K mat e δ mat gli analoghi valori <strong>di</strong><br />

tenacità dei materiali ottenuti me<strong>di</strong>ante<br />

prove meccaniche standard e ρ un coefficiente<br />

<strong>di</strong> interazione tra tensioni primarie<br />

e secondarie agenti sulla sezione<br />

della <strong>di</strong>scontinuità.<br />

Ottenuti i valori Kr e δr da riportare in<br />

or<strong>di</strong>nate nel <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> verifica è necessario<br />

calcolare il valore dell’ascissa.<br />

Tale valore è dato per verifiche <strong>di</strong><br />

Livello 1 e 2 dalla formula<br />

L r = σσn / σf<br />

dove σf è la flow-strength e σn è la tensione<br />

applicata, funzione della posizione<br />

della <strong>di</strong>scontinuità del pezzo e dalle variabili<br />

tensionali.<br />

7.5.1 Stato tensionale<br />

L’ elemento determinante per la stabilità<br />

<strong>di</strong> una <strong>di</strong>scontinuità è lo stato tensionale<br />

che agisce <strong>nella</strong> zona della <strong>di</strong>scontinuità<br />

stessa. Salvo casi particolari ciò che<br />

conta è la tensione agente perpen<strong>di</strong>colarmente<br />

alla <strong>di</strong>scontinuità, che tende<br />

quin<strong>di</strong> ad aprirla. Per l’applicazione<br />

della meccanica della frattura occorre<br />

conoscere la tensione agente <strong>nella</strong> zona<br />

della <strong>di</strong>scontinuità nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

materiale esente da <strong>di</strong>fetti; se la geometria<br />

è semplice essa si ottiene con rapi<strong>di</strong><br />

calcoli, ma per geometrie complesse o in<br />

presenza <strong>di</strong> tensioni <strong>di</strong> origine termica<br />

può essere <strong>di</strong>fficile trovare in letteratura<br />

formule che permettono <strong>di</strong> calcolare<br />

esattamente i valori <strong>di</strong> tensione <strong>nella</strong><br />

sezione <strong>di</strong> interesse.<br />

In tal caso può essere necessario ricorrere<br />

ad altre metodologie <strong>di</strong> valutazione<br />

tensionale. Un metodo <strong>di</strong>retto è quello<br />

me<strong>di</strong>ante l’uso <strong>di</strong> estensimetri che permettono<br />

però <strong>di</strong> valutare solo lo stato<br />

tensionale superficiale.<br />

Sempre più <strong>di</strong>ffuso è il metodo <strong>di</strong> calcolo<br />

strutturale me<strong>di</strong>ante elementi finiti. Esso<br />

permette la valutazione dello stato tensionale<br />

anche in presenza <strong>di</strong> geometrie e<br />

188 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico complesse; con<br />

tale metodo è possibile realizzare sia<br />

analisi globali delle strutture, sia analisi<br />

particolareggiate per conoscere l’esatta<br />

<strong>di</strong>stribuzione tensionale <strong>nella</strong> sezione <strong>di</strong><br />

giacitura della <strong>di</strong>scontinuità.<br />

Entrambi i meto<strong>di</strong> suddetti comportano<br />

un onere che è giustificato dalla necessità<br />

<strong>di</strong> conoscere con precisione i dati da<br />

utilizzare nelle verifiche <strong>di</strong> stabilità.<br />

Talvolta però la determinazione dello<br />

stato tensionale può risultare non accurata<br />

per <strong>di</strong>versi motivi, quali l’incertezza <strong>nella</strong><br />

valutazione delle effettive con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

carico o la necessità <strong>di</strong> effettuare delle<br />

semplificazioni al modello strutturale.<br />

In tali casi è opportuno aumentare i<br />

valori <strong>di</strong> tensione ottenuti, moltiplicandoli<br />

per opportuni coefficienti parziali <strong>di</strong><br />

sicurezza da valutare in funzione sia del<br />

grado <strong>di</strong> accuratezza dell’analisi strutturale<br />

effettuata, sia della pericolosità<br />

delle conseguenze della rottura dell’elemento<br />

strutturale. In tal senso la norma<br />

BS 7910 fornisce alcuni suggerimenti<br />

che possono costituire un riferimento <strong>di</strong><br />

carattere generale; ad esempio, in relazione<br />

alla gravità delle conseguenze del<br />

collasso (conseguenze <strong>di</strong> moderata<br />

entità, quali il ce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> elementi secondari<br />

che non comportano il collasso<br />

globale della struttura fino a conseguenze<br />

gravi come il collasso totale)<br />

viene suggerito l’impiego <strong>di</strong> coefficienti<br />

<strong>di</strong> sicurezza parziale che crescono da<br />

1,05 a 1,6.<br />

Un altro fattore <strong>di</strong> incertezza consiste<br />

<strong>nella</strong> determinazione delle tensioni<br />

residue, necessario per la verifica della<br />

stabilità a frattura.<br />

Di fronte alla notevole aleatorietà <strong>nella</strong><br />

determinazione sperimentale <strong>di</strong> tali tensioni<br />

è in genere opportuno considerarle<br />

pari al valore <strong>di</strong> snervamento del materiale<br />

in cui la <strong>di</strong>scontinuità è situata.<br />

Qualora sia stato effettuato un trattamento<br />

termico sulla saldatura il valore<br />

delle tensioni residue da considerare<br />

può essere notevolmente inferiore ma<br />

mai del tutto nullo; un valore intorno al<br />

30% della tensione <strong>di</strong> snervamento<br />

risulta generalmente ragionevolmente<br />

conservativo.<br />

7.5.2 Proprietà meccaniche<br />

Per valutare la capacità <strong>di</strong> un materiale<br />

<strong>di</strong> tollerare <strong>di</strong>fetti, il parametro meccanico<br />

più importante è la tenacità; mentre<br />

le caratteristiche <strong>di</strong> resistenza del mate-<br />

riale (carico unitario <strong>di</strong> snervamento e <strong>di</strong><br />

rottura) sono in generale note almeno<br />

nei valori minimi garantiti, <strong>di</strong> solito è<br />

assai più <strong>di</strong>fficile conoscere la tenacità<br />

del materiale interessato, sia esso materiale<br />

base, zona fusa o zona termicamente<br />

alterata in termini <strong>di</strong> K, CTOD,<br />

integrale J, cioè <strong>di</strong> quei parametri descritti<br />

nei capitoli precedenti che caratterizzano<br />

effettivamente il comportamento<br />

in presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità.<br />

Nel caso tipico in cui il <strong>di</strong>fetto sia stato<br />

rilevato durante il controllo in esercizio<br />

della struttura non è però in generale<br />

possibile prelevare dei campioni, in<br />

quanto la verifica <strong>di</strong> stabilità dei <strong>di</strong>fetti<br />

in questi casi, ha proprio lo scopo <strong>di</strong><br />

evitare interventi <strong>di</strong> riparazione sull’elemento<br />

strutturale.<br />

In questi casi una possibile soluzione<br />

consiste nel riprodurre dei saggi saldati<br />

con le stesse caratteristiche degli elementi<br />

reali o altresì realizzare le prove<br />

su campioni prelevati dai talloni realizzati<br />

in fase <strong>di</strong> qualifica dei proce<strong>di</strong>menti<br />

<strong>di</strong> saldatura. Quando tutto ciò non è praticabile<br />

si può ricorrere ai valori <strong>di</strong> tenacità<br />

ricavati dalle caratteristiche nominali<br />

dei materiali o sfruttando dati <strong>di</strong><br />

letteratura con particolare riguardo alle<br />

correlazioni sperimentali <strong>di</strong>sponibili tra i<br />

valori <strong>di</strong> resilienza Charpy V e i valori <strong>di</strong><br />

Kl e CTOD.<br />

8. Esempio applicativo<br />

8.1 Premessa<br />

Nel seguito viene presentato un caso <strong>di</strong><br />

calcolo per la valutazione me<strong>di</strong>ante le<br />

tecniche della meccanica della frattura<br />

dei <strong>di</strong>fetti ammissibili nei giunti saldati<br />

dei no<strong>di</strong> della struttura tubolare <strong>di</strong> sostegno<br />

<strong>di</strong> una piattaforma petrolifera.<br />

La valutazione per resistenza a frattura<br />

dopo eventuale accrescimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti<br />

per fatica sarà effettuata secondo le prescrizioni<br />

della norma BS 7910 usando il<br />

software “Crackwise” elaborato dal TWI.<br />

Lo scopo delle valutazioni è stato:<br />

• definire le <strong>di</strong>mensioni massime ammissibili<br />

del <strong>di</strong>fetto sotto carico<br />

statico (resistenza a frattura);<br />

• valutare lo sviluppo della rottura per<br />

fatica sotto con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> carico<br />

ciclico (accrescimento per fatica).<br />

Gli aspetti principali <strong>di</strong> questa valutazione<br />

sono descritti nei seguenti paragrafi.


8.2 Valutazione delle con<strong>di</strong>zioni per la<br />

frattura<br />

In linea <strong>di</strong> principio, la valutazione delle<br />

con<strong>di</strong>zioni per il verificarsi <strong>di</strong> una frattura<br />

è effettuata presupponendo una posizione<br />

del <strong>di</strong>fetto che determini le circostanze<br />

più favorevoli per la sua<br />

propagazione, ovvero le peggiori dal<br />

punto <strong>di</strong> vista della struttura in termini <strong>di</strong><br />

combinazione:<br />

• Sforzi primari;<br />

• Sforzi secondari;<br />

• Spessore implicato;<br />

• Fattore <strong>di</strong> concentrazione <strong>di</strong> sforzo<br />

(SCF) che deriva dalla geometria del<br />

giunto.<br />

Infatti, l’influenza degli sforzi secondari<br />

(in particolare, le tensioni<br />

residue <strong>di</strong> saldatura) può essere considerevole<br />

quando il trattamento<br />

termico <strong>di</strong> <strong>di</strong>stensione della saldatura<br />

non è realizzato.<br />

Di conseguenza un <strong>di</strong>fetto sottoposto<br />

al carico massimo degli sforzi secondari<br />

può essere il più critico anche se<br />

gli sforzi primari che agiscono sull’area<br />

del <strong>di</strong>fetto sono trascurabili.<br />

Pure la geometria del giunto o lo<br />

spessore implicato può avere un’influenza<br />

significativa. Sarà dunque<br />

necessario effettuare un’analisi preliminare<br />

per definire il caso peggiore.<br />

A questo scopo è essenziale conoscere<br />

sia gli sforzi che agiscono sugli<br />

elementi strutturali che concorrono<br />

in un giunto saldato particolarmente<br />

impegnato che i fattori <strong>di</strong> concentrazione<br />

SCF applicabili.<br />

In linea <strong>di</strong> principio, le seguenti posizioni<br />

del <strong>di</strong>fetto devono essere<br />

considerate.<br />

• Difetto situato <strong>nella</strong> saldatura:<br />

- orientamento del <strong>di</strong>fetto parallelo<br />

riguardo all’asse della saldatura;<br />

- orientamento del <strong>di</strong>fetto trasversale<br />

riguardo all’asse della<br />

saldatura.<br />

• Difetto situato al piede <strong>di</strong> saldatura<br />

(per esempio, <strong>di</strong>fetto situato<br />

nel corrente del nodo in corrispondenza<br />

del piede della saldatura<br />

con il <strong>di</strong>agonale sottoposta<br />

allo sforzo longitu<strong>di</strong>nale che interessa<br />

il corrente).<br />

Una volta che il caso più <strong>di</strong>fettoso è<br />

stato definito, la valutazione dei<br />

meccanismi <strong>di</strong> frattura sarà effettuata<br />

secondo le seguenti in<strong>di</strong>cazioni.<br />

M. Lanza e S. Pagano - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura<br />

8.2.1 Tipo del <strong>di</strong>fetto e posizione<br />

Saranno considerate due situazioni<br />

tipiche: <strong>di</strong>fetti affioranti in superficie o<br />

sub superficiali e <strong>di</strong>fetti interni posti ad<br />

una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 5 mm dalla superficie.<br />

Saranno effettuati calcoli per definire le<br />

<strong>di</strong>mensioni massime <strong>di</strong> ogni tipo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fetto stabile, per <strong>di</strong>fferenti rapporti<br />

altezza-lunghezza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti planari.<br />

8.2.2 Carichi e tensioni<br />

Per ogni <strong>di</strong>fetto sono definiti gli sforzi<br />

perpen<strong>di</strong>colari al piano del <strong>di</strong>fetto e lo<br />

SCF applicabile; in particolare, è necessario<br />

conoscere la <strong>di</strong>stribuzione delle<br />

Figura 13 - Linearizzazione della <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> tensione.<br />

tensioni normali nello spessore degli<br />

elementi tubolari (componente <strong>di</strong> membrana,<br />

componenti <strong>di</strong> flessione, SCF applicabile).<br />

Una rappresentazione schematica della<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> tensione attraverso la<br />

sezione è illustrata <strong>nella</strong> Figura 13<br />

(si veda inoltre il punto 6.4 della norma<br />

BS 7910 per una descrizione più dettagliata<br />

degli sforzi da considerare).<br />

Gli sforzi secondari saranno valutati<br />

secondo le in<strong>di</strong>cazioni della norma<br />

BS 7910. In particolare sarà considerata<br />

l’influenza degli sforzi residui delle saldature<br />

a<strong>di</strong>acenti al giunto allo stu<strong>di</strong>o.<br />

i) Examples of linearization of primary or secondary stress <strong>di</strong>stributions for surface flaws<br />

ii) Examples of linearization of primary or secondary stress <strong>di</strong>stributions for embedded flaws<br />

P m , Q m and P b Q b can be determined from the <strong>di</strong>stributions in i) and ii) using the following equations:<br />

NOTE Any linearized <strong>di</strong>stribution of stress is acceptable provided that it is greater than or equal to the<br />

magnitude of the real <strong>di</strong>stribution over the flaw surface.<br />

a) Linearization of stress <strong>di</strong>stributions in fracture assessments<br />

i) Examples of linearization of stress range <strong>di</strong>stributions for surface flaws<br />

ii) Examples of linearization of stress range <strong>di</strong>stributions for embedded flaws<br />

Δσ m and Δσ b can be determined from the <strong>di</strong>stributions in i) and ii) using the following equations:<br />

a) Linearization of stress range <strong>di</strong>stributions in fatigue assessments<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

189


M. Lanza e S. Pagano - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura<br />

8.2.3 Materiali<br />

Per le valutazioni <strong>di</strong> meccanica della<br />

frattura è necessario conoscere le seguenti<br />

proprietà del materiale, possibilmente<br />

attraverso prove sperimentali o in<br />

subor<strong>di</strong>ne utilizzando dei certificati <strong>di</strong><br />

origine o i dati normativi:<br />

• modulo <strong>di</strong> elasticità;<br />

• tensione <strong>di</strong> snervamento;<br />

• resistenza ultima alla trazione;<br />

• tenacità possibilmente in termini <strong>di</strong><br />

CTOD.<br />

In generale, quando sono <strong>di</strong>sponibili, sia<br />

i dati del materiale base che della zona<br />

fusa, le proprietà meccaniche più basse<br />

saranno adottate per valutare il rapporto<br />

Lr del carico (paragrafo 7.5), su mentre il<br />

più alto valore <strong>di</strong>sponibile <strong>di</strong> carico <strong>di</strong><br />

snervamento sarà adottato per valutare<br />

gli sforzi residui della saldatura.<br />

Il valore <strong>di</strong> minimo CTOD garantito dal<br />

costruttore sarà presupposto nei calcoli.<br />

La norma BS 7910 propone tre meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

valutazione, caratterizzati dai livelli <strong>di</strong>fferenti<br />

<strong>di</strong> accuratezza dei risultati (stante<br />

una corrispondente qualità dei dati in ingresso).<br />

Disponendo <strong>di</strong> valori <strong>di</strong> tenacità<br />

del materiale in termini <strong>di</strong> CTOD, è possibile<br />

utilizzare lo schema <strong>di</strong> valutazione<br />

in<strong>di</strong>cato dalla norma BS 7910 come<br />

livello 2A, cioè il “Diagramma <strong>di</strong> Valutazione<br />

della Frattura” (FAD). Sulla<br />

base dei valori <strong>di</strong> tensione agente, della<br />

configurazione geometrica dell’elemento<br />

strutturale e della posizione e <strong>di</strong>mensioni<br />

del <strong>di</strong>fetto, si procede alle seguenti<br />

verifiche:<br />

• le <strong>di</strong>mensioni del <strong>di</strong>fetto non devono<br />

causare il collasso plastico dell’elemento<br />

strutturale, sotto gli sforzi<br />

primari;<br />

• la tenacità del materiale deve essere<br />

sufficiente per evitare la propagazione<br />

instabile del <strong>di</strong>fetto.<br />

Il controllo preliminare è realizzato calcolando<br />

una tensione <strong>di</strong> riferimento σref, in base agli sforzi primari, alla configurazione<br />

dell’elemento strutturale e alle<br />

<strong>di</strong>mensioni geometriche del <strong>di</strong>fetto<br />

(secondo la norma BS 7910 - annesso<br />

P). La tensione <strong>di</strong> riferimento è <strong>di</strong>visa<br />

per la tensione <strong>di</strong> snervamento σy per ottenere<br />

il rapporto Lr: Lr = σ ref / σ y<br />

Il secondo controllo è effettuato calcolando<br />

il fattore <strong>di</strong> intensificazione degli<br />

sforzi applicato K I o il parametro CTOD<br />

190 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

(spostamento <strong>di</strong> apertura all’apice della<br />

cricca), secondo la norma BS 7910 - par.<br />

7.3.5, par. 7.3.6 ed annesso M. Il fattore<br />

<strong>di</strong> intensificazione degli sforzi applicato<br />

K I o il parametro CTOD applicato δ I,<br />

devono essere confrontati rispettivamente<br />

con la tenacità del materiale in<br />

termini <strong>di</strong> K mat o δ mat <strong>di</strong> frattura per ottenere<br />

il rapporto <strong>di</strong> frattura K r o δ r,<br />

secondo le relazioni:<br />

K r = K I / K mat<br />

o δ r = δδ I / δ mat<br />

Un termine supplementare ρ (defined in<br />

BS 7910 - Annesso R), deve essere considerato<br />

nei casi in cui gli sforzi secondari<br />

siano presenti:<br />

K r=K I / K mat + ρ oppure δ r = δ I / δ mat + ρ<br />

La valutazione può essere visualizzata in<br />

una forma grafica, usando il <strong>di</strong>agramma<br />

<strong>di</strong> procedura come appare <strong>nella</strong> Figura<br />

12 (si veda inoltre il par. 7.3.2 della<br />

norma BS 7910).<br />

La zona delimitata dagli assi e dalla<br />

linea <strong>di</strong> valutazione rappresenta la<br />

regione dei <strong>di</strong>fetti accettabili. Di conseguenza,<br />

un <strong>di</strong>fetto risulta accettabile se il<br />

punto relativo <strong>di</strong> valutazione (L r, K r) si<br />

trova all’interno <strong>di</strong> quella regione.<br />

Questo metodo può essere usato per definire<br />

le <strong>di</strong>mensioni massime ammissibili<br />

del <strong>di</strong>fetto, rappresentate dai punti<br />

Flaw length 2c crit (mm)<br />

Critical <strong>di</strong>mensions of flaw<br />

che appartengono alla linea <strong>di</strong> valutazione.<br />

Per ogni tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti definiti al punto<br />

8.2.1, la lunghezza critica del <strong>di</strong>fetto<br />

sarà valutata per i valori <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong><br />

altezza del <strong>di</strong>fetto. Questo calcolo è effettuato<br />

<strong>di</strong>rettamente dal software<br />

“Crackwise”. I risultati della valutazione<br />

saranno illustrati in una forma grafica.<br />

Nella Figura 14, ad esempio, sono rappresentate<br />

le <strong>di</strong>mensioni massime ammissibili<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti, ottenute sotto le medesime<br />

ipotesi, per saldature sottoposte a<br />

trattamento termico ed in con<strong>di</strong>zioni<br />

come saldato.<br />

8.3 Valutazione dell’accrescimento dei<br />

<strong>di</strong>fetti per sollecitazioni cicliche <strong>di</strong><br />

fatica<br />

Così come per la definizione delle <strong>di</strong>mensioni<br />

accettabili massime <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>fetto sotto i carichi statici, le prescrizioni<br />

della norma BS 7910 possono<br />

essere adottate per calcolare l’accrescimento<br />

del <strong>di</strong>fetto indotto dai carichi<br />

ciclici. In altri termini c’è la possibilità<br />

<strong>di</strong> stimare la vita a fatica <strong>di</strong> un manufatto<br />

seguendo l’evoluzione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fetto<br />

planare <strong>di</strong> date <strong>di</strong>mensioni iniziali sottoposto<br />

a determinate con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico<br />

e ambientali. La procedura proposta per<br />

la valutazione della propagazione del<br />

<strong>di</strong>fetto correla il tasso <strong>di</strong> accrescimento<br />

della rottura per fatica, con la variazione<br />

Flaw height a (mm)<br />

Figura 14 - Esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>agramma delle <strong>di</strong>mensioni massime ammissibili dei <strong>di</strong>fetti (con e<br />

senza trattamento termico).


del fattore <strong>di</strong> intensificazione delle tensioni.<br />

La correlazione fondamentale <strong>di</strong> Paris è<br />

espressa come:<br />

da/dN = A ΔK m<br />

dove “a” rappresenta l’altezza del<br />

<strong>di</strong>fetto,<br />

“N” il numero <strong>di</strong> cicli <strong>di</strong> carico,<br />

“ΔK” la variazione del fattore <strong>di</strong><br />

intensificazione delle tensioni,<br />

legata alla variazione <strong>di</strong> tensione<br />

Δσ.σ<br />

“A” e “m” parametri del materiale<br />

e dell’ambiente in cui opera il manufatto<br />

metallico.<br />

In ambiente marino per esempio, la correlazione<br />

assume formulazioni <strong>di</strong>verse<br />

per seguire la crescita attesa <strong>di</strong> una<br />

cricca nelle varie fasi del suo sviluppo:<br />

<strong>nella</strong> Figura 15 è appunto rappresentata<br />

la legge <strong>di</strong> crescita basandosi su valori<br />

dei parametri A e m proposti dalla<br />

norma BS 7910 in mancanza <strong>di</strong> dati specifici<br />

sperimentali.<br />

In particolare viene ipotizzata la presenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti superficiali e interni,<br />

nelle varie posizioni oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o,<br />

considerando l’area perpen<strong>di</strong>colare alle<br />

sollecitazioni principali:<br />

• <strong>di</strong>fetti superficiali o sub-superficiali<br />

<strong>di</strong> area pari a 2x10 mm;<br />

• <strong>di</strong>fetti interni (ad una profon<strong>di</strong>tà pari<br />

a 5 mm dalla superficie) <strong>di</strong> area pari a<br />

4x10 mm;<br />

• <strong>di</strong>fetti interni (ad una profon<strong>di</strong>tà pari<br />

a 5 mm dalla superficie) <strong>di</strong> area pari a<br />

8x40 mm.<br />

M. Lanza e S. Pagano - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del comportamento delle strutture a bassa temperatura<br />

La propagazione<br />

del <strong>di</strong>fetto sarà<br />

valutata considerando<br />

la con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> ambiente<br />

marino con protezione<br />

cato<strong>di</strong>ca -<br />

850 ai sistemi<br />

MV (Ag/AgCl).<br />

Per definire le variazioni<br />

<strong>di</strong> carico<br />

ciclico responsabili<br />

dello sviluppo<br />

<strong>di</strong> cricca, è necessario<br />

conoscere<br />

l’ampiezza <strong>di</strong> sollecitazioniapplicata<br />

sulla sezione<br />

che contiene il<br />

<strong>di</strong>fetto ed il relativo<br />

numero <strong>di</strong> cicli per l’anno.<br />

Le in<strong>di</strong>cazioni della norma BS 7910<br />

saranno seguite per valutare lo sviluppo<br />

del <strong>di</strong>fetto per fatica sotto i carichi ciclici<br />

applicati e definire il numero <strong>di</strong> anni necessari<br />

per raggiungere uno stato caratterizzato<br />

da <strong>di</strong>mensioni del <strong>di</strong>fetto e sollecitazione<br />

massima preve<strong>di</strong>bile anche<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico eccezionale, non<br />

più accettabile per la struttura.<br />

Saranno considerate due con<strong>di</strong>zioni non<br />

accettabili <strong>di</strong>fferenti:<br />

• <strong>di</strong>fetto critico sotto i carichi statici<br />

(valutazione <strong>di</strong> resistenza <strong>di</strong> frattura);<br />

• <strong>di</strong>fetto passante attraverso lo spessore<br />

(con<strong>di</strong>zione corrispondente a quando<br />

un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong>venti passante ma<br />

rimanga stabile , cioè esso non si sviluppi<br />

ulteriormente per fatica).<br />

Figura 15 - Legge <strong>di</strong> crescita dei <strong>di</strong>fetti.<br />

Anche la ricategorizzazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fetto<br />

interno, quando <strong>di</strong>venta superficiale<br />

viene tenuta in conto dalla norma<br />

BS 7910 - nell’annesso E.<br />

In conclusione viene fornito un resoconto<br />

<strong>di</strong> calcolo che evidenzia le seguenti<br />

informazioni:<br />

• per un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> superficie viene<br />

espressa la “Vita totale” cioè il tempo<br />

necessario a un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> superficie<br />

per <strong>di</strong>ventare passante nello spessore<br />

o critico;<br />

• per un <strong>di</strong>fetto interno viene espresso il<br />

“Tempo <strong>di</strong> evoluzione a <strong>di</strong>fetto superficiale”<br />

cioè il tempo necessario a un<br />

<strong>di</strong>fetto interno per sfociare su una superficie,<br />

e successivamente per il nuovo<br />

<strong>di</strong>fetto superficiale, la “Vita totale”.<br />

Michele LANZA, laureato in Ingegneria Meccanica presso l’Università <strong>di</strong><br />

Genova nel 1981. Funzionario dell’Istituto Italiano della Saldatura dal 1981,<br />

IWE attualmente Responsabile della Divisione Laboratorio - Prove meccaniche,<br />

metallografia, chimica, corrosione. Esperienza pluriennale maturata nel<br />

campo delle costruzioni saldate <strong>di</strong> carpenteria, <strong>nella</strong> verifica <strong>di</strong> idoneità delle<br />

giunzioni saldate dei componenti per impianti e strutture metalliche, nonché<br />

nelle prove tecnologiche per la valutazione della tenacità e della vita a fatica.<br />

Sabrina PAGANO, laureata in Ingegneria Civile presso l’Università <strong>di</strong><br />

Genova nel 2000. Funzionario dell’Istituto Italiano della Saldatura dal 2002;<br />

attualmente in forza all’area Ingegneria, Calcolo e Progettazione del Settore<br />

Ingegneria.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

191


EDITORIA PER LA MECCANICA<br />

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Micro Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> leghe<br />

<strong>di</strong> alluminio 2024-6082<br />

A. Scialpi *<br />

L.A.C. De Filippis *<br />

P. Cuomo **<br />

P. Di Summa ***<br />

Sommario / Summary<br />

Il presente articolo <strong>di</strong>mostra la fattibilità del processo <strong>di</strong><br />

Micro Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng (μFSW) per leghe <strong>di</strong> alluminio<br />

<strong>di</strong>ssimili 2024 T3 - 6082 T6, con la lega 2024 posizionata sul<br />

retreating side. È stata condotta una approfon<strong>di</strong>ta analisi comparativa<br />

tra i giunti <strong>di</strong> leghe simili e <strong>di</strong>ssimili in termini <strong>di</strong> macrostruttura<br />

e <strong>di</strong> comportamento meccanico.<br />

I giunti <strong>di</strong>ssimili prodotti hanno mostrato buone proprietà<br />

meccaniche, con una resistenza in <strong>di</strong>rezione trasversale molto<br />

prossima a quella <strong>di</strong> un giunto formato dalla sola 6082. Nella<br />

<strong>di</strong>rezione trasversale, la microstruttura del giunto <strong>di</strong>ssimile,<br />

principalmente formata dalla lega 2024, ha presentato una resistenza<br />

molto più alta <strong>di</strong> quella del metallo base 6082.<br />

This paper demonstrates the feasibility of Micro Friction Stir<br />

Wel<strong>di</strong>ng (μFSW) of <strong>di</strong>ssimilar 2024 T3 - 6082 T6 aluminium<br />

alloys, with the 2024 alloy placed on the retreating side. A<br />

comparison between the joints of <strong>di</strong>ssimilar and similar mate-<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Ingegneria dell’Ambiente e per lo Sviluppo<br />

Sostenibile (DIASS), Politecnico <strong>di</strong> Bari - Taranto.<br />

** Dipartimento <strong>di</strong> Ingegneria Meccanica e Gestionale<br />

(DIMeG), Politecnico <strong>di</strong> Bari - Bari.<br />

*** STAFF s.r.l. - Taranto.<br />

rials was carried out in terms of macrostructure and mechanical<br />

behaviours.<br />

The obtained <strong>di</strong>ssimilar joints showed good mechanical properties<br />

with the strength in the transverse <strong>di</strong>rection very close to<br />

the 6082 welded with itself. In the longitu<strong>di</strong>nal <strong>di</strong>rection the<br />

macrostructure of the stir zone, mainly formed by the 2024 Al<br />

alloy, produced a strength that was much higher than that of<br />

the 6082 base metal.<br />

Keywords:<br />

Al-Cu alloys; Al-Mg-Si alloys; aluminium alloys; <strong>di</strong>ssimilar<br />

materials; friction stir wel<strong>di</strong>ng; friction wel<strong>di</strong>ng; mechanical<br />

properties; microstructure; weldability.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

193


A.Scialpi et al. - Micro Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> leghe <strong>di</strong> alluminio 2024-6082<br />

Brevettata nel 1991 nei laboratori<br />

del The Wel<strong>di</strong>ng Institute (TWI)<br />

[1], presso Cambridge (UK), la Friction<br />

Stir Wel<strong>di</strong>ng (FSW), principalmente<br />

sperimentata sull’alluminio, consiste nel<br />

fornire per attrito (friction) ai metalli da<br />

saldare una quantità <strong>di</strong> calore tale da<br />

portarli in uno stato pastoso senza fonderli<br />

e nel realizzare, me<strong>di</strong>ante un apposito<br />

utensile, un mescolamento (stir) ed<br />

un successivo consolidamento della<br />

giunzione, ottenendo la saldatura<br />

(wel<strong>di</strong>ng) desiderata.<br />

La FSW (Fig. 1) si basa sull’uso <strong>di</strong> un<br />

utensile (tool) costituito principalmente<br />

da una punta (probe), la cui altezza, nel<br />

caso <strong>di</strong> giunti <strong>di</strong> testa, è circa uguale allo<br />

spessore del materiale da unire e da una<br />

spalla (shoulder). Nel caso <strong>di</strong> saldature<br />

su leghe <strong>di</strong> alluminio, l’utensile è realizzato<br />

in acciaio.<br />

Prima <strong>di</strong> essere unite, le parti vengono<br />

affiancate e rigidamente fissate su una<br />

piastra <strong>di</strong> appoggio. Il processo inizia<br />

con la perforazione delle lamiere da<br />

parte dell’utensile messo in rotazione;<br />

una volta affondato nel materiale, il tool<br />

avanza lungo la linea <strong>di</strong> saldatura. Man<br />

mano che procede, il calore prodotto<br />

dall’attrito tra lo shoulder, il pin e il<br />

pezzo riduce la resistenza alle deformazioni<br />

plastiche del materiale. Il moto<br />

roto-traslatorio dell’utensile permette lo<br />

spostamento del materiale stesso dal lato<br />

portante (lea<strong>di</strong>ng edge) al lato posteriore<br />

(trailing edge).<br />

Il metallo risulta, quin<strong>di</strong>, estruso e mescolato.<br />

A raffreddamento avvenuto la<br />

zona plasticizzata crea la saldatura fra i<br />

lembi.<br />

Convenzionalmente, inoltre, si denota<br />

con advancing side il lato del giunto in<br />

cui i campi <strong>di</strong> velocità dovuti alla rotazione<br />

ed all’avanzamento del tool sono<br />

194 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Utensile (tool)<br />

Spalla (shoulder)<br />

Advancing<br />

side<br />

TABELLA I - Composizione chimica percentuale (in peso).<br />

Figura 1 - Illustrazione schematica <strong>di</strong> un<br />

giunto <strong>di</strong> testa realizzato tramite FSW, con le<br />

due lamiere rappresentate in trasparenza per<br />

mostrare la punta dell’utensile.<br />

concor<strong>di</strong>; l’altro lato prende il nome <strong>di</strong><br />

retreating side.<br />

I vantaggi offerti da tale tecnica sono<br />

molteplici, in conseguenza del fatto che<br />

la temperatura raggiunta in seguito alla<br />

somministrazione <strong>di</strong> calore non supera<br />

quella <strong>di</strong> fusione del metallo base. Si<br />

evitano, pertanto, tutti i problemi legati<br />

alla fusione del metallo prevenendo la<br />

formazione <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong> soli<strong>di</strong>ficazione<br />

fragili e il rischio <strong>di</strong> cricche a caldo [2].<br />

L’input termico è, inoltre, significativamente<br />

più basso rispetto ai processi <strong>di</strong><br />

saldatura per fusione. Le caratteristiche<br />

meccaniche del giunto così ottenuto<br />

sono <strong>di</strong> ottimo livello.<br />

Trattandosi <strong>di</strong> una saldatura allo stato<br />

solido è, inoltre, possibile realizzare<br />

giunti <strong>di</strong>ssimili, cioè tra metalli <strong>di</strong>versi.<br />

Questa tipologia <strong>di</strong> giunti è in<strong>di</strong>spensabile<br />

per molti settori industriali, poiché<br />

offre la possibilità <strong>di</strong> usare leghe <strong>di</strong>fferenti<br />

con proprietà ottimizzate rispetto<br />

alle reali necessità <strong>di</strong> impiego. La letteratura<br />

tecnica offre <strong>di</strong>versi esempi <strong>di</strong><br />

giunti FSW <strong>di</strong> leghe <strong>di</strong> alluminio <strong>di</strong>ssimili<br />

[3-5], come pure <strong>di</strong> materiali con<br />

proprietà meccaniche e fisiche molto<br />

<strong>di</strong>fferenti, come alluminio-acciaio [6,7]<br />

e alluminio-magnesio [8]. Le leghe <strong>di</strong> alluminio<br />

2024 e 6082, oggetto del presente<br />

stu<strong>di</strong>o, sono tipicamente utilizzate<br />

Zona saldata<br />

Direzione <strong>di</strong> moto<br />

dell’utensile Punta (probe) Retreating side<br />

nell’industria automotive.<br />

Per <strong>di</strong> più, all’atto<br />

della ricerca,<br />

solo Shercliff [9]<br />

risulta essersi occupato<br />

dell’analisi <strong>di</strong><br />

giunti <strong>di</strong>ssimili 2024-<br />

6082 attraverso un<br />

modello microstrutturale<br />

basato sulla <strong>di</strong>ssoluzione<br />

<strong>di</strong> precipitati<br />

duri, responsabili<br />

della elevata resistenza<br />

<strong>di</strong> queste<br />

leghe.<br />

Inoltre, per quanto riguarda<br />

spessori molto<br />

sottili (


TABELLA II - Parametri <strong>di</strong> processo utilizzati per la sperimentazione.<br />

Velocità <strong>di</strong><br />

rotazione<br />

n (rpm)<br />

spondenti a due combinazioni <strong>di</strong> parametri<br />

<strong>di</strong> processo, nel seguito in<strong>di</strong>cati<br />

come μFSW 1 e μFSW 2 (Tab. II).<br />

Queste con<strong>di</strong>zioni rappresentano le<br />

combinazioni dei parametri <strong>di</strong> processo,<br />

precedentemente identificate dagli<br />

autori [11], che consentono <strong>di</strong> massimizzare<br />

la resistenza trasversale dei giunti,<br />

rispettivamente, per la lega 2024 e per la<br />

6082 saldate con se stesse.<br />

La Tabella II mostra, anche, per le due<br />

con<strong>di</strong>zioni, il rapporto, in<strong>di</strong>cato con J,<br />

tra le velocità <strong>di</strong> rotazione n e <strong>di</strong> avanzamento<br />

s dell’utensile; si tratta <strong>di</strong> un<br />

in<strong>di</strong>ce dell’input termico per unità <strong>di</strong><br />

lunghezza del giunto [11]. In tutti i test<br />

sono poi stati adottati valori costanti per<br />

l’angolo <strong>di</strong> inclinazione dell’utensile<br />

(2°) rispetto alla normale al piano <strong>di</strong> lavorazione<br />

e per l’affondamento (0.1<br />

mm). Con lo scopo <strong>di</strong> valutare più facilmente<br />

le proprietà dei <strong>di</strong>ssimili, sono<br />

stati analizzati, per confronto, i giunti <strong>di</strong><br />

uguale materiale, realizzati, quin<strong>di</strong>, solo<br />

con AA 2024-T3 e solo con AA 6082-<br />

T6, saldati nelle stesse con<strong>di</strong>zioni<br />

μFSW 1 e μFSW 2.<br />

L’utensile utilizzato è in acciaio<br />

56NiCrV7-KU ed è dotato una punta<br />

non filettata <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro 1.7 mm, <strong>di</strong><br />

altezza 0.6 mm e <strong>di</strong> uno spallamento <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ametro 6 mm (Fig. 2). Poiché la macrostruttura<br />

e, conseguentemente, le pro-<br />

Velocità <strong>di</strong><br />

avanzamento<br />

s (mm/min)<br />

A.Scialpi et al. - Micro Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> leghe <strong>di</strong> alluminio 2024-6082<br />

J=n/s<br />

(rev/mm)<br />

μFSW 1 1810 460 3.9<br />

μFSW 2 2085 762 2.7<br />

Figura 2 - Geometria dell’utensile utilizzato<br />

nel processo <strong>di</strong> μFSW.<br />

prietà meccaniche della zona soggetta a<br />

rimescolamento <strong>di</strong>pendono principalmente<br />

dal materiale presente sul retreating<br />

side [5, 9], la presente sperimentazione<br />

è stata condotta posizionando la<br />

lega <strong>di</strong> alluminio 2024 (a più alta resistenza)<br />

su tale lato e la 6082 sull’advancing<br />

side.<br />

I giunti prodotti sono stati caratterizzati<br />

tramite:<br />

• <strong>Analisi</strong> visiva. Su corona e ra<strong>di</strong>ce al<br />

fine <strong>di</strong> valutare l’eventuale presenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti affioranti.<br />

• <strong>Analisi</strong> metallografica della sezione<br />

trasversale al cordone. I provini<br />

sono stati preparati con tecniche standard<br />

<strong>di</strong> metallografia ed attaccate chimicamente<br />

con il reagente <strong>di</strong> Keller<br />

per il lato della lega 2024 e con il reagente<br />

<strong>di</strong> Barker per quello della 6082.<br />

• Microdurezza. Realizzata con penetratore<br />

Vickers utilizzando un carico<br />

<strong>di</strong> 100 gf per 15 s. I punti <strong>di</strong> microdurezza<br />

sono stati prelevati dalle sezioni<br />

trasversali secondo punti appartenenti<br />

ad una matrice 3x53, centrata in corrispondenza<br />

del centro del giunto,<br />

con <strong>di</strong>stanza tra le righe <strong>di</strong> 0.2 mm e<br />

tra le colonne <strong>di</strong> 0.25 mm (Fig. 3).<br />

Questa configurazione ha consentito<br />

<strong>di</strong> rappresentare i dati dell’andamento<br />

della microdurezza in termini <strong>di</strong><br />

curve <strong>di</strong> livello.<br />

• Prova <strong>di</strong> trazione trasversale. Per<br />

testare l’efficienza del giunto. La<br />

prova è stata condotta su 5 provini al<br />

fine <strong>di</strong> assicurare l’accuratezza della<br />

misura.<br />

• Prova <strong>di</strong> trazione longitu<strong>di</strong>nale. Al<br />

fine <strong>di</strong> caratterizzare il comportamento<br />

meccanico della zona soggetta<br />

a mescolamento. Per condurre questa<br />

prova sono stati estratti dal cordone,<br />

dei microprovini <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

0.5x4x24 mm (Fig. 4).<br />

Essendo la 2024 una lega ad invecchiamento<br />

naturale, tutti i test sono stati condotti<br />

ad una settimana dalla saldatura per<br />

permettere un recupero sufficiente delle<br />

proprietà meccaniche.<br />

Risultati e <strong>di</strong>scussione<br />

Nel presente stu<strong>di</strong>o le leghe <strong>di</strong> alluminio<br />

2024 e 6082 sono state saldate tramite<br />

μFSW. Tutti i giunti prodotti non hanno<br />

mostrato porosità o altri <strong>di</strong>fetti sia <strong>nella</strong><br />

parte superiore sia alla ra<strong>di</strong>ce della saldatura.<br />

La Figura 5 mostra le macrografie dei<br />

giunti in esame (attaccate con il reagente<br />

<strong>di</strong> Keller). Dalla <strong>di</strong>fferente risposta all’attacco<br />

acido <strong>di</strong> ogni materiale (Figg.<br />

5a e 5d) la lega 2024 appare <strong>di</strong> colore<br />

più scuro rispetto alla 6082. La microstruttura<br />

della zona soggetta a mescolamento<br />

risulta principalmente costituita<br />

dal materiale (2024) posizionato sul retreating<br />

side.<br />

Nella Figura 5 sono mostrate anche le<br />

macrografie della lega 6082 (Figg. 5b e<br />

5e) e della 2024 (Figg. 5c e 5f) saldate<br />

con se stesse nelle due combinazioni<br />

Figura 3 - Matrice utilizzata per la misura<br />

della microdurezza.<br />

Figura 4 - Dimensioni (mm) del provino per<br />

la prova <strong>di</strong> trazione longitu<strong>di</strong>nale.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

195


A.Scialpi et al. - Micro Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> leghe <strong>di</strong> alluminio 2024-6082<br />

μFSW 1<br />

Figura 5 - Macrografie dei giunti stu<strong>di</strong>ati: a) AA2024-AA6082; b) AA6082-AA6082; c) AA2024-AA2024 <strong>nella</strong> con<strong>di</strong>zione μFSW 1 ;<br />

d) AA2024-AA6082; e) AA6082-AA6082; f) AA2024-AA2024 <strong>nella</strong> con<strong>di</strong>zione μFSW 2 .<br />

(μFSW 1 e μFSW 2). A <strong>di</strong>fferenza dei<br />

giunti FSW <strong>di</strong> materiale uguale, <strong>nella</strong><br />

sezione trasversale <strong>di</strong> un giunto <strong>di</strong>ssimile<br />

si in<strong>di</strong>viduano otto regioni <strong>di</strong>stinte,<br />

come mostrato <strong>nella</strong> Figura 6: (a)<br />

metallo base, (b) Zona Termicamente<br />

Alterata (ZTA), (c) Zona Termo-Meccanicamente<br />

Alterata (ZTMA) e (d)<br />

zona soggetta a mescolamento (stirred<br />

zone) per la lega <strong>di</strong> alluminio 2024, (e)<br />

stirred zone, (f) ZTMA, (g) ZTA e (h)<br />

metallo base per la lega 6082.<br />

La Figura 7 riporta delle micrografie<br />

ottiche <strong>di</strong> queste regioni.<br />

La stirred zone (Figg. 7d e 7e) è la<br />

regione in cui si registrano le maggiori<br />

deformazioni: l’azione meccanica della<br />

punta dell’utensile e le relativamente<br />

alte temperature generano un processo<br />

<strong>di</strong> ricristallizzazione <strong>di</strong>namica continua<br />

che consente <strong>di</strong> produrre una struttura<br />

estremamente fine ed equiassiale [12].<br />

Nel caso in esame <strong>nella</strong> stirred zone è<br />

stata in<strong>di</strong>viduata una struttura con <strong>di</strong>mensione<br />

me<strong>di</strong>a dei grani inferiore ai<br />

3 μm. Allontanandosi dal centro della<br />

saldatura, a<strong>di</strong>acente alla stirred zone si<br />

trova la ZTMA (Figg. 7c e 7f), dove non<br />

si osserva alcuna ricristallizzazione; la<br />

temperatura massima e le deformazioni<br />

registrate in questa regione non sono<br />

sufficienti ad innescare il processo <strong>di</strong> ricristallizzazione.<br />

A<strong>di</strong>acente alla ZTMA,<br />

muovendosi verso il metallo base, si in-<br />

196 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

contra la ZTA, simile a quella osservata<br />

in una convenzionale saldatura per<br />

fusione (Figg. 7b e 7g), dove la <strong>di</strong>mensione<br />

dei grani è paragonabile a quella<br />

del metallo base. Nella ZTA le temperature<br />

massime in gioco, dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

250÷350 °C [13], causano la per<strong>di</strong>ta localizzata<br />

del trattamento termico posseduto<br />

dal metallo. Infine, al <strong>di</strong> fuori della<br />

zona saldata, si ritrova il metallo base,<br />

non interessato da alcuna mo<strong>di</strong>ficazione<br />

microstrutturale (Figg. 7a e 7h).<br />

Nella Figura 8 sono riportate le curve <strong>di</strong><br />

livello relative alla microdurezza<br />

Vickers dei due giunti <strong>di</strong>ssimili. In entrambi<br />

i casi la <strong>di</strong>stribuzione asimmetrica<br />

della durezza è ben corrispondente<br />

alla microstruttura dei giunti della Figura<br />

5. È evidente come il processo <strong>di</strong> saldatura<br />

abbia ammorbi<strong>di</strong>to il materiale, riducendo<br />

significativamente, per il lato<br />

con la lega <strong>di</strong> alluminio 6082 (advancing<br />

side), la durezza da circa 110 HV 0.1 del<br />

metallo base a circa 60 (μFSW 1)<br />

÷70 (μFSW 2) HV 0.1 dell’interfaccia<br />

ZTMA/ZTA. Nella stirred zone della<br />

lega 6082 si è registrato un incremento<br />

nel valore della durezza dovuto alla ricristallizzazione<br />

<strong>di</strong> una struttura a granulometria<br />

molto fine in accordo con la relazione<br />

<strong>di</strong> Hall-Patch [18]. Inoltre, dal<br />

confronto tra le due mappe, si evince<br />

come, ad un maggiore contributo in<br />

termini <strong>di</strong> calore fornito durante la salda-<br />

Figura 6 - Macrografia <strong>di</strong> un giunto <strong>di</strong>ssimile saldato tramite FSW <strong>nella</strong> con<strong>di</strong>zione μFSW 2 con<br />

<strong>di</strong>stinzione delle regioni principali.<br />

μFSW 2<br />

a) d)<br />

b) e)<br />

c) f)<br />

tura, in<strong>di</strong>cato dal fattore J, sia associata<br />

una zona termicamente alterata <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

maggiori e più bassi valori <strong>di</strong><br />

durezza, in accordo con quanto accade<br />

per i processi <strong>di</strong> saldatura per fusione.<br />

Svensson et al. [19-21] hanno mostrato<br />

che <strong>nella</strong> lega 6082-T6, saldata con se<br />

stessa, il precipitato β”-Mg 5Si 6 (principale<br />

responsabile della durezza) si <strong>di</strong>ssolve<br />

sia <strong>nella</strong> stirred zone che <strong>nella</strong><br />

ZTA durante il riscaldamento quando la<br />

temperatura sale oltre i 200÷250 °C<br />

[20]. Durante il raffreddamento, la precipitazione<br />

<strong>di</strong> particelle meno indurenti<br />

come β’-Mg 1.7Si ha luogo <strong>nella</strong> ZTA, ma<br />

non <strong>nella</strong> stirred zone.<br />

La precipitazione <strong>di</strong> β’-Mg 1.7Si <strong>nella</strong><br />

ZTA è favorita dalla presenza <strong>di</strong> fasi <strong>di</strong>sperse,<br />

che agiscono come siti <strong>di</strong> nucleazione<br />

per i precipitati.<br />

Dal momento che la temperatura<br />

massima per la ZTA è <strong>di</strong> circa 300 °C, la<br />

trasformazione da β’-Mg 5Si 6 a β’-<br />

Mg 1.7Si, per <strong>di</strong>ssoluzione <strong>di</strong> una fase e<br />

precipitazione della successiva ha luogo<br />

facilmente. Nella stirred zone invece il<br />

picco <strong>di</strong> temperatura è molto più alto e,<br />

conseguentemente, il raffreddamento<br />

molto più veloce; tutti i precipitati,<br />

Mg-Si, pertanto vanno in soluzione<br />

senza precipitare, anche in presenza <strong>di</strong><br />

fasi <strong>di</strong>sperse che agiscono come siti <strong>di</strong><br />

nucleazione. Nella stirred zone l’incremento<br />

<strong>di</strong> microdurezza è da attribuire<br />

alle ridotte <strong>di</strong>mensioni dei grani.<br />

Per quanto riguarda il retreating side, il<br />

processo <strong>di</strong> saldatura ha ammorbi<strong>di</strong>to la<br />

lega 2024-T3 con una riduzione <strong>di</strong><br />

durezza circa dell’8%. Nella ZTA, l’incremento<br />

<strong>di</strong> temperatura induce la <strong>di</strong>ssoluzione<br />

<strong>di</strong> zone GPB (principali respon-


sabili dell’indurimento) sostituite da fini<br />

precipitati S’(S). Queste particelle crescono<br />

all’aumentare della temperatura,<br />

inducendo una caduta nel valore della<br />

durezza all’interfaccia ZTA/ZTMA [17].<br />

Nella ZTMA la frazione GPB è minima<br />

e la frazione S’(S) è massima, portando<br />

ad un minimo <strong>nella</strong> durezza dovuto alla<br />

a) h)<br />

b) g)<br />

c) f)<br />

d) e)<br />

Figura 7 - Microstrutture ottiche delle otto regioni mostrate <strong>nella</strong> Figura 6: (a) metallo base<br />

della AA2024, (b) ZTA AA2024, (c) ZTMA AA2024, (d) stirred zone AA2024, (e) stirred zone<br />

AA6082, (f) ZTMA AA6082; (g) ZTA AA6082; (h) metallo base AA6082.<br />

A.Scialpi et al. - Micro Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> leghe <strong>di</strong> alluminio 2024-6082<br />

forma grossolana dei precipitati. Nella<br />

stirred zone l’alta temperatura comporta<br />

la presenza <strong>di</strong> una frazione minore della<br />

fase S’(S) a grana grossa e un livello più<br />

alto <strong>di</strong> soluto <strong>di</strong>sponibile. Conseguentemente,<br />

dopo la saldatura, può avvenire<br />

la nucleazione <strong>di</strong> zone GPB, portando ad<br />

una durezza maggiore [17].<br />

La Figura 9 mostra, in forma <strong>di</strong> box plot,<br />

i valori <strong>di</strong> UTS in <strong>di</strong>rezione trasversale<br />

per i giunti analizzati. Tale rappresentazione<br />

è utile per rappresentare, oltre alla<br />

me<strong>di</strong>a dei valori misurati, anche la <strong>di</strong>spersione<br />

dei dati.<br />

La lega 2024 <strong>nella</strong> con<strong>di</strong>zione μFSW 1<br />

(punto <strong>di</strong> ottimo per la lega in oggetto)<br />

ha mostrato una resistenza trasversale<br />

molto alta (circa il 91% della resistenza<br />

del metallo base - 470 MPa), mentre la<br />

lega 6082 e i giunti <strong>di</strong>ssimili hanno mostrato<br />

la resistenza massima <strong>nella</strong> con<strong>di</strong>zione<br />

μFSW 2 (ottimo per la 6082 saldata<br />

con se stessa); per entrambi è stato raggiunto<br />

circa il 69% della resistenza del<br />

metallo base della 6082-T6 (330 MPa).<br />

Quando la lega 2024 è saldata <strong>nella</strong> con<strong>di</strong>zione<br />

μFSW 2 si registra una considerevole<br />

riduzione nelle proprietà meccaniche,<br />

mentre per la lega 6082 saldata<br />

con se stessa <strong>nella</strong> con<strong>di</strong>zione μFSW 1 la<br />

<strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> resistenza trasversale è<br />

minima. La resistenza del <strong>di</strong>ssimile è<br />

molto vicina a quella della lega 6082<br />

saldata con se stessa sia nelle combinazioni<br />

μFSW 1 che μFSW 2. Per i dati relativi<br />

a tutti i giunti stu<strong>di</strong>ati si è registrata<br />

una variabilità molto limitata, eccezion<br />

fatta per quelli riguardanti la lega 2024<br />

<strong>nella</strong> con<strong>di</strong>zione μFSW 2.<br />

Inoltre, è stato osservato come questa<br />

stessa lega sia la più sensibile al cambiamento<br />

delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> saldatura.<br />

Nei giunti simili la rottura è avvenuta all’interno<br />

del cordone.<br />

Tale evento non è da imputarsi ad eventuali<br />

<strong>di</strong>fetti, ma piuttosto alla riduzione<br />

<strong>di</strong> spessore (pari a circa il 12.5%) determinata<br />

dall’azione <strong>di</strong> forgiatura esercitata<br />

dalla spalla dell’utensile.<br />

Si può, quin<strong>di</strong>, concludere che per questi<br />

giunti realizzati tramite μFSW, le proprietà<br />

meccaniche della stirred zone non<br />

sono sufficienti a compensare la riduzione<br />

<strong>di</strong> spessore ed evitare la rottura all’interno<br />

del cordone.<br />

Per i giunti <strong>di</strong>ssimili la rottura è stata,<br />

invece, osservata nel punto a durezza<br />

minima, in<strong>di</strong>viduabile dalle curve <strong>di</strong><br />

livello della Figura 8.<br />

Le Figure 10 e 11 mostrano le curve<br />

sforzo-deformazione per la prova <strong>di</strong> trazione<br />

trasversale rispettivamente per le<br />

con<strong>di</strong>zioni μFSW 1 e μFSW 2. Con l’eccezione<br />

della lega 2024 saldata con se<br />

stessa <strong>nella</strong> con<strong>di</strong>zione μFSW 2, che si è<br />

rotta all’inizio del tratto plastico, tutte le<br />

curve esibiscono un comportamento<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

197


A.Scialpi et al. - Micro Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> leghe <strong>di</strong> alluminio 2024-6082<br />

Retreating side Advancing side<br />

classico con proprietà molto buone in<br />

termini <strong>di</strong> snervamento, UTS e allungamento<br />

percentuale.<br />

Il giunto <strong>di</strong>ssimile e la lega 6082 (lega<br />

con minori proprietà meccaniche)<br />

saldata con se stessa hanno mostrato in<br />

entrambe le con<strong>di</strong>zioni valori della resistenza<br />

non molto <strong>di</strong>fferenti (questo potrebbe<br />

essere considerato un in<strong>di</strong>ce della<br />

qualità dei giunti <strong>di</strong>ssimili).<br />

Al contrario, l’elongazione percentuale<br />

del <strong>di</strong>ssimile è interme<strong>di</strong>a fra quelle dei<br />

giunti simili 2024 e 6082 nelle stesse<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico. Ciò è dovuto alla<br />

<strong>di</strong>fferente resistenza meccanica dei due<br />

materiali.<br />

La Figura 12 mostra la curva sforzo-deformazione<br />

relativa alla stirred zone per<br />

la prova <strong>di</strong> trazione <strong>nella</strong> <strong>di</strong>rezione longitu<strong>di</strong>nale<br />

per il giunto 2024-6082 <strong>nella</strong><br />

con<strong>di</strong>zione μFSW 2.<br />

Rispetto a quanto riportato <strong>nella</strong> Figura<br />

11, la resistenza del materiale risulta aumentata<br />

significativamente; causa principale<br />

è la struttura dei grani più uniforme<br />

e sottile.<br />

La stirred zone ha, inoltre, mostrato un<br />

migliore comportamento meccanico, se<br />

paragonato a quello del metallo base<br />

della lega 6082, grazie alla sua macrostruttura<br />

<strong>di</strong>pendente principalmente<br />

dalla lega 2024.<br />

Conclusioni<br />

μFSW 1<br />

μFSW 2<br />

Figura 8 - Mappa relativa alla microdurezza<br />

dei giunti AA2024T3-AA6082T6 saldati nelle<br />

con<strong>di</strong>zioni μFSW 1 e μFSW 2 .<br />

Sono state saldate con successo le leghe<br />

<strong>di</strong> alluminio 2024-T3 e 6082-T6 partendo<br />

da lamiere <strong>di</strong> spessore <strong>di</strong> 0.8 mm.<br />

Sui giunti prodotti possono essere tratte<br />

le seguenti conclusioni:<br />

1. <strong>nella</strong> microstruttura del giunto <strong>di</strong>ssimile<br />

si <strong>di</strong>stinguono otto zone: (1)<br />

metallo base, (2) ZTA, (3) ZTMA e<br />

(4) stirred zone per la lega 2024 e (5)<br />

198 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

UTS (MPa)<br />

stirred zone,<br />

(6) ZTMA, (7)<br />

ZTA e (8)<br />

metallo base<br />

per la lega 6082. L’utilizzo <strong>di</strong> un utensile<br />

non filettato ha prodotto, <strong>nella</strong><br />

zona centrale della saldatura, due <strong>di</strong>stinte<br />

stirred zone, una per ogni lega;<br />

2. è stato rappresentato l’andamento<br />

della microdurezza per i due giunti<br />

<strong>di</strong>ssimili tramite curve <strong>di</strong> livello. Esse<br />

hanno evidenziato il brusco calo dei<br />

valori <strong>di</strong> microdurezza passando dal<br />

lato 2024 a quello 6082 e l’effetto dei<br />

parametri <strong>di</strong> processo sulla estensione<br />

della ZTA della 6082;<br />

3. la resistenza meccanica dei giunti <strong>di</strong>ssimili<br />

<strong>nella</strong> <strong>di</strong>rezione trasversale è<br />

molto vicina a quella dei giunti 6082<br />

in entrambe le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> saldatura,<br />

mostrando una variabilità dei dati<br />

molto limitata. In entrambe le con<strong>di</strong>zioni<br />

la frattura è stata registrata sul<br />

lato della 6082, dove la riduzione <strong>di</strong><br />

spessore e il deca<strong>di</strong>mento dei valori <strong>di</strong><br />

microdurezza hanno prodotto il punto<br />

più debole.<br />

L’allungamento<br />

% del giunto <strong>di</strong>ssimile<br />

è stato<br />

sempre interme<strong>di</strong>o<br />

a quello dei<br />

giunti 2024 e<br />

6082;<br />

4. per il giunto <strong>di</strong>ssimile<br />

e per la lega<br />

6082 saldata con<br />

se stessa non è<br />

stato osservato<br />

nessun cambiamentosignificativo<br />

del comport<br />

a m e n t o<br />

meccanico nelle<br />

due con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

Sforzo (MPa)<br />

μFSW 2<br />

Figura 9 - Box-plot per la UTS.<br />

saldatura analizzate, <strong>di</strong>versamente<br />

dalla lega 2024 saldata con se stessa;<br />

5. risultano notevolmente migliorate le<br />

proprietà meccaniche del giunto <strong>di</strong>ssimile<br />

in <strong>di</strong>rezione longitu<strong>di</strong>nale rispetto<br />

a quella trasversale. Nella <strong>di</strong>rezione<br />

longitu<strong>di</strong>nale la resistenza del<br />

<strong>di</strong>ssimile è stata molto più alta <strong>di</strong><br />

quella del metallo base della lega<br />

6082, grazie alla macrostruttura della<br />

stirred zone, composta principalmente<br />

dalla lega 2024.<br />

Ringraziamenti<br />

Gli autori desiderano ringraziare N.J.<br />

Teh (TWI) per il proprio contributo al<br />

presente lavoro, l’Arsenale della Marina<br />

Militare <strong>di</strong> Taranto e il MIUR per il finanziamento<br />

alla ricerca.<br />

Prova <strong>di</strong> trazione trasversale<br />

Deformazione (%)<br />

μFSW 2<br />

Figura 10 - Curva sforzo-deformazione della<br />

prova <strong>di</strong> trazione trasversale per i giunti<br />

saldati <strong>nella</strong> con<strong>di</strong>zione μFSW 1 .


Sforzo (MPa)<br />

Prova <strong>di</strong> trazione trasversale<br />

Figura 11 - Curva sforzo-deformazione della<br />

prova <strong>di</strong> trazione trasversale per i giunti<br />

saldati <strong>nella</strong> con<strong>di</strong>zione μFSW 2 .<br />

Bibliografia<br />

A.Scialpi et al. - Micro Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> leghe <strong>di</strong> alluminio 2024-6082<br />

Sforzo (MPa)<br />

Prova <strong>di</strong> trazione longitu<strong>di</strong>nale<br />

Figura 12 - Curva sforzo-deformazione della<br />

prova <strong>di</strong> trazione longitu<strong>di</strong>nale per il giunto<br />

AA2024-AA6082 saldato <strong>nella</strong><br />

con<strong>di</strong>zione μFSW 2 .<br />

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➠ segue<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

199


200<br />

A.Scialpi et al. - Micro Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> leghe <strong>di</strong> alluminio 2024-6082<br />

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Agostino SCIALPI, si è laureato con lode in Ingegneria<br />

Meccanica presso il Politecnico <strong>di</strong> Bari nel<br />

2002. Nel 2006 ha conseguito il titolo <strong>di</strong> Dottore <strong>di</strong><br />

Ricerca in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio<br />

presso il Politecnico <strong>di</strong> Bari. Dal 2002 collabora con<br />

il Dipartimento <strong>di</strong> Ingegneria Meccanica e Gestionale<br />

e il Dipartimento <strong>di</strong> Ingegneria per l’Ambiente<br />

e lo Sviluppo Sostenibile del Politecnico <strong>di</strong> Bari su<br />

tematiche <strong>di</strong> ricerca inerenti i processi <strong>di</strong> saldatura;<br />

in particolare si è occupato <strong>di</strong> saldature non convenzionali<br />

<strong>di</strong> leghe leggere e <strong>di</strong> simulazione numerica.<br />

Dal 2003 si occupa <strong>di</strong> Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> leghe<br />

<strong>di</strong> alluminio e <strong>di</strong> termoplastici. È autore <strong>di</strong> 28 pubblicazioni<br />

scientifiche. Ha partecipato a due progetti<br />

<strong>di</strong> ricerca finanziati dal MURST sulla saldatura<br />

delle leghe leggere e sulla Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng.<br />

Paolo CUOMO,ha conseguito nel Settembre 2005 la<br />

laurea quinquennale in Ing. Meccanica presso il Politecnico<br />

<strong>di</strong> Bari <strong>di</strong>scutendo una tesi in Tecnologia<br />

Meccanica dal titolo “Stu<strong>di</strong>o sperimentale del processo<br />

<strong>di</strong> Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng su leghe <strong>di</strong> alluminio<br />

2024-T3 e 6082-T6”, coa<strong>di</strong>uvato e <strong>di</strong>retto nel suo<br />

lavoro dal Prof. Ing. A.D. Ludovico, dal Prof. Ing.<br />

L.A.C. De Filippis e dal D.d.R. Ing. A. Scialpi. Già<br />

collaboratore in attività sperimentali e <strong>di</strong> ricerca<br />

sempre presso il Politecnico <strong>di</strong> Bari, attualmente è<br />

impiegato presso lo stabilimento Fiat Veicoli Commerciali<br />

Leggeri <strong>di</strong> Atessa (CH) dove, oltre ad essere<br />

analista addetto al controllo statistico <strong>di</strong> processo<br />

(SPC) <strong>nella</strong> Unità Operativa Lastratura, si occupa<br />

dell’implementazione del sistema <strong>di</strong> produzione<br />

World Class Manufacturing (WCM).<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Luigi A.C. DE FILIPPIS, laureato in Ingegneria<br />

Meccanica presso il Politecnico <strong>di</strong> Bari nel 1998, ha<br />

acquisito il titolo <strong>di</strong> Dottore <strong>di</strong> Ricerca in “Ingegneria<br />

dei Sistemi Avanzati <strong>di</strong> Produzione” presso il Politecnico<br />

<strong>di</strong> Bari nel 2001. Dal 2002 è docente nell’area<br />

“Tecnologie e Sistemi <strong>di</strong> Lavorazione” presso<br />

la Facoltà II <strong>di</strong> Ingegneria del Politecnico <strong>di</strong> Bari in<br />

qualità <strong>di</strong> ricercatore universitario. Alla <strong>di</strong>dattica affianca<br />

attività <strong>di</strong> ricerca su tematiche inerenti, tra<br />

l’altro, i processi <strong>di</strong> saldatura non convenzionali <strong>di</strong><br />

leghe leggere e la simulazione numerica. È autore <strong>di</strong><br />

circa 50 pubblicazioni scientifiche su riviste e a congressi<br />

internazionali e nazionali. Ha partecipato a<br />

<strong>di</strong>versi programmi <strong>di</strong> ricerca finanziati da organismi<br />

nazionali ed internazionali. Dal Luglio 2005 è presidente<br />

della Wel<strong>di</strong>ng Engineering Center - WEC s.r.l.<br />

Società Spin Off del Politecnico <strong>di</strong> Bari. È Responsabile<br />

della Didattica per il Master <strong>di</strong> I Livello in “Ingegneria<br />

della Saldatura” (Novembre 2006 - Luglio<br />

2007) c/o il Politecnico <strong>di</strong> Bari.<br />

Pietro DI SUMMA, laureato in Ingegneria Meccanica<br />

presso il Politecnico <strong>di</strong> Torino nel 1988, possiede<br />

una approfon<strong>di</strong>ta conoscenza della metallurgia<br />

e saldabilità dei materiali metallici maturata nell’ambito<br />

dello sviluppo e coor<strong>di</strong>namento delle attività<br />

<strong>di</strong> Ingegneria della Saldatura (Wel<strong>di</strong>ng & NDT<br />

Coor<strong>di</strong>nation) <strong>di</strong> numerosi progetti EPCI per la realizzazione<br />

<strong>di</strong> piattaforme off-shore, sea-line, pipeline,<br />

componenti/impianti per il settore energetico ed<br />

oil & gas. È certificato European/International<br />

Wel<strong>di</strong>ng Engineer, European Wel<strong>di</strong>ng Inspector Engineer,<br />

Wel<strong>di</strong>ng Engineer secondo le Cana<strong>di</strong>an Standard<br />

W47.1, NDT Operator Level 2 secondo UNI EN<br />

473 per i meto<strong>di</strong> MT-PT-RT-UT. Ha operato in<br />

Belleli Offshore (Taranto) dal 1990 al 1998 come responsabile<br />

dell’Ufficio Saldatura, in Intermare<br />

Sarda / Gruppo Saipem dal 1998 al 2001 come<br />

Wel<strong>di</strong>ng & QC Manager e dal 2002 è socio e ricopre<br />

la posizione <strong>di</strong> Responsabile Servizi <strong>di</strong> Ingegneria <strong>di</strong><br />

STAFF s.r.l (Taranto), società <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> ingegneria<br />

e saldatura operante prevalentemente nel settore<br />

delle costruzioni saldate e fondatrice nel 2005, della<br />

Wel<strong>di</strong>ng Engineering Center - WEC s.r.l. Società<br />

Spin Off del Politecnico <strong>di</strong> Bari.


Eddy Current Array:<br />

evoluzione del sistema per l’ispezione <strong>di</strong><br />

saldature nel campo aerospaziale (°)<br />

A. Camassa *<br />

U. Piazza *<br />

Sommario / Summary<br />

Il sistema Eddy Current Array con sonda multi-elemento è<br />

stato acquisito da Alcatel Alenia Space Italia nel 1999 per<br />

l’ispezione della superficie delle saldature plasma, in lega <strong>di</strong><br />

alluminio, dei moduli spaziali pressurizzati.<br />

L’obiettivo iniziale era <strong>di</strong> qualificare un metodo ispettivo, alternativo<br />

ai liqui<strong>di</strong> penetranti, in grado <strong>di</strong> ridurre i tempi <strong>di</strong><br />

preparazione e ispezione delle superfici della saldatura.<br />

Prima <strong>di</strong> introdurre il sistema nel flusso produttivo è stata eseguita<br />

una campagna <strong>di</strong> test per la qualifica del sistema stesso.<br />

Il sistema Eddy Current Array è stato, negli anni, aggiornato,<br />

migliorato e reso più flessibile col fine <strong>di</strong> applicarlo ad altre<br />

tipologie <strong>di</strong> prodotti saldati (es. serbatoio saldato per Friction<br />

Stir Wel<strong>di</strong>ng e saldature in lega <strong>di</strong> titanio) <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni<br />

e forme passando da un’ applicazione prettamente <strong>di</strong> “manufacturing”<br />

ad ispezioni “in service”.<br />

The Eddy Current Array system with multi-elements probe<br />

has been acquired by Alcatel Alenia Space Italia in 1999 for<br />

the surface inspection of plasma wel<strong>di</strong>ngs (VPPA), in aluminium<br />

alloy, belong to pressurized space modules.<br />

(°) Memoria presentata al Convegno: “Applicazione <strong>di</strong> tecniche PND<br />

non convenzionali” - Genova, 30 Novembre 2006.<br />

* Alcatel Alenia Space Italia - Torino.<br />

The initial target was to qualify the inspection method, in alternative<br />

to dye penetrant, able to reduce the preparation and<br />

inspection times of wel<strong>di</strong>ng surfaces.<br />

Before the system application in the manufacturing flow,<br />

several tests have been performed in order to qualify the<br />

system itself.<br />

The Eddy Current Array system has been upgraded, improved<br />

and made more flexible with the aim of its application on<br />

other welded products with <strong>di</strong>fferent shapes (e.g. Friction Stir<br />

Wel<strong>di</strong>ng tank and titanium alloy welds). Its use started from a<br />

“manufacturing” use and it has become also an “in service”<br />

application.<br />

Keywords:<br />

Aerospace; AlCu alloys; aluminium alloys; automatic<br />

control; defects; eddy current testing; fatigue cracks; measuring<br />

instruments; mismatch; nondestructive testing; plasma<br />

wel<strong>di</strong>ng; rockets.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

203


A. Camassa e U. Piazza - Eddy Current Array: evoluzione del sistema per l’ispezione <strong>di</strong> saldature nel campo aerospaziale<br />

1. Sistema Eddy Current Array<br />

La tecnologia array consente <strong>di</strong> gestire<br />

una serie <strong>di</strong> bobine, opportunamente collegate<br />

e funzionanti in modo sequenziale,<br />

connesse ad uno strumento Eddy<br />

Current multi-canale. I segnali acquisiti<br />

dalle bobine e abbinati alla posizione<br />

della stessa, tramite un encoder, sono<br />

rappresentati sottoforma <strong>di</strong> mappa<br />

C-SCAN (vista in pianta della superficie<br />

ispezionata).<br />

Il sistema Eddy Current Array (ECA) acquisito<br />

nel 1999 da Alcatel Alenia Space<br />

Italia era composto da:<br />

• strumento Eddy Current R/D Tech<br />

TC 5700 multi-frequenza e multicanale<br />

in grado <strong>di</strong> gestire fino a 48<br />

canali sequenziali oppure 8 canali<br />

singoli<br />

• sonda multi-elemento<br />

• software <strong>di</strong> gestione, analisi e archiviazione<br />

dati<br />

• sistema <strong>di</strong> movimentazione e posizionamento<br />

sonda.<br />

1.1 Strumento Eddy Current<br />

Il TC5700 R/D TECH è uno strumento<br />

multi-frequenza (fino ad 8) e multicanale<br />

in grado <strong>di</strong> gestire fino a 48 canali<br />

sequenziali (me<strong>di</strong>ante multiplexer<br />

esterno) oppure 8 canali in<strong>di</strong>pendenti.<br />

Il range <strong>di</strong> frequenza <strong>di</strong> utilizzo varia da<br />

1 kHz a 4 MHz.<br />

1.2 Sonda multi-elemento<br />

L’ispezione <strong>di</strong> un cordone <strong>di</strong> saldatura è<br />

eseguita con una sonda multi-elemento<br />

costituita da 24 bobine <strong>di</strong> tipo assolute<br />

opportunamente collegate e funzionanti<br />

in modo sequenziale sfruttando solo 4<br />

canali dello strumento (Fig. 1).<br />

Dalle combinazioni delle 24 bobine si<br />

ottengono 12 combinazioni <strong>di</strong> bobine<br />

definite assiali, utili per rilevare eventuali<br />

<strong>di</strong>fetti posti parallelamente al<br />

cordone <strong>di</strong> saldatura, e 10 combinazioni<br />

<strong>di</strong> bobine perpen<strong>di</strong>colari utili per rilevare<br />

<strong>di</strong>fetti posti trasversalmente al<br />

cordone <strong>di</strong> saldatura. Le combinazioni <strong>di</strong><br />

entrambe rilevano <strong>di</strong>fetti posti a 45°.<br />

204 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Figura 1 - Sonda multi-elemento 24 bobine.<br />

Figura 2 - Schema <strong>di</strong> funzionamento.<br />

Prendendo come esempio la configurazione<br />

della Figura 2 la bobina singola si<br />

comporta alternativamente come emettitore<br />

e ricevitore e va ad interagire con la<br />

bobina <strong>di</strong> fianco ed in basso. In questo<br />

modo con la combinazione 1-2 è possibile<br />

rilevare <strong>di</strong>fetti perpen<strong>di</strong>colari alla<br />

saldatura mentre con la combinazione 1-<br />

3 è possibile rilevare <strong>di</strong>fetti paralleli alla<br />

saldatura.<br />

Il <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> ingombro della singola<br />

bobina è <strong>di</strong> circa 3 mm mentre il campo<br />

<strong>di</strong> lavoro della sonda è <strong>di</strong> circa 16 mm<br />

assialmente e 14 mm trasversalmente.<br />

La frequenza <strong>di</strong> lavoro è <strong>di</strong> 800 kHz.<br />

1.3 Software MULTIVIEW<br />

Il software MULTIVIEW permette <strong>di</strong><br />

gestire e mo<strong>di</strong>ficare i parametri dello<br />

strumento Eddy<br />

Current, archiviare<br />

ed analizzare<br />

i dati acquisiti<br />

anche in<br />

tempi successivi.<br />

Di fatto alla fine<br />

della scansione il<br />

software MULTI-<br />

VIEW costruisce<br />

quattro C-SCAN<br />

definiti “axial V”,<br />

“axial H”, “perp<br />

V” e “perp H” relativi<br />

alla componente<br />

del segnale<br />

utilizzato ed al<br />

tipo <strong>di</strong> bobine utilizzate<br />

per la costruzione<br />

del C-<br />

SCAN stesso.<br />

Il segnale relativo ad ogni singola combinazione<br />

<strong>di</strong> bobine viene salvato e<br />

può essere analizzato successivamente<br />

(Fig. 3).<br />

1.4 Sistema <strong>di</strong> movimentazione e<br />

posizionamento sonda<br />

Il sistema <strong>di</strong> movimentazione permette<br />

<strong>di</strong> spostare la sonda sulla superficie della<br />

zona da ispezionare. È costituito da una<br />

serie <strong>di</strong> attrezzature che variano in funzione<br />

della configurazione oggetto dell’ispezione<br />

(Fig. 4).<br />

Nel caso <strong>di</strong> saldature longitu<strong>di</strong>nali<br />

prevede l’utilizzo <strong>di</strong> una guida motorizzata<br />

sulla quale è agganciato un portasonda<br />

contenente la sonda stessa. Questa<br />

guida meccanica viene montata su una<br />

barra che viene agganciata ai capi del<br />

tratto <strong>di</strong> saldatura da ispezionare. Nel<br />

caso <strong>di</strong> saldature circonferenziali, con il<br />

portasonda, viene montato su un carrello<br />

motorizzato mentre la saldatura viene<br />

posta in rotazione.<br />

2. Ispezione saldatura plasma<br />

AL2219<br />

2.1 Modulo pressurizzato<br />

I moduli pressurizzati sono ottenuti assemblando<br />

<strong>di</strong>fferenti particolari (anelli<br />

forgiati, pannelli rinforzati) me<strong>di</strong>ante<br />

saldatura plasma (VPPA) secondo le<br />

configurazioni longitu<strong>di</strong>nale, ra<strong>di</strong>ale e<br />

circonferenziale per una lunghezza<br />

me<strong>di</strong>a totale <strong>di</strong> circa 100 m ispezionati al<br />

100% da ambo i lati (Fig. 5).<br />

45° defect<br />

45° defect<br />

Figura 3 - Mappa C-SCAN.<br />

0° defect<br />

90° defect


Staffa<br />

Figura 4 - Sistema <strong>di</strong> movimentazione sonda.<br />

Le caratteristiche principali della struttura<br />

primaria sono:<br />

• materiale Al 2219 T851<br />

• <strong>di</strong>ametro ~4200 mm<br />

• lunghezza ~10000 mm<br />

• spessore saldatura 7 mm<br />

Le caratteristiche geometriche del<br />

cordone <strong>di</strong> saldatura, dopo l’operazione<br />

<strong>di</strong> rasatura, sono riportate <strong>nella</strong> Figura 6;<br />

<strong>nella</strong> zona da ispezionare è compresa la<br />

zona termicamente alterata.<br />

Le cricche superficiali sono i principali<br />

<strong>di</strong>fetti che devono essere rilevati. Questa<br />

tipologia <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetto può essere riscontrata<br />

durante la prima ispezione (saldatura automatica<br />

plasma) o dopo l’operazione <strong>di</strong><br />

riparazione manuale (saldatura TIG); le<br />

cricche possono essere localizzate in <strong>di</strong>fferenti<br />

posizioni rispetto all’asse longitu<strong>di</strong>nale<br />

<strong>di</strong> saldatura.<br />

2.2 Qualifica del sistema ECA<br />

Prima <strong>di</strong> applicare il sistema ECA per<br />

l’ispezione delle strutture primarie <strong>di</strong><br />

space<br />

available<br />

Barra<br />

Space available<br />

inspection zone<br />

inspection<br />

zone<br />

A. Camassa e U. Piazza - Eddy Current Array: evoluzione del sistema per l’ispezione <strong>di</strong> saldature nel campo aerospaziale<br />

Sistema <strong>di</strong> movimentazione<br />

Saldatura<br />

b<br />

d<br />

b (mm) d (mm)<br />

60 mm 25 mm 0.1±0.1 0.1±0.1<br />

Collegamento<br />

sonda/TC5700<br />

Portasonda/encoder<br />

Collegamento<br />

encoder/TC5700<br />

Supporto<br />

Porta<br />

seriale<br />

Computer<br />

moduli pressurizzati, è stata eseguita una<br />

campagna <strong>di</strong> test col fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare<br />

la capacità del sistema <strong>di</strong> rilevare <strong>di</strong>fetti<br />

superficiali <strong>di</strong>versamente orientati e posizionati<br />

<strong>nella</strong> zona da ispezionare<br />

(cordone <strong>di</strong> saldatura e zona termicamente<br />

alterata).<br />

I test sono stati strutturati nel seguente<br />

modo:<br />

• rilevamento <strong>di</strong>fetti artificiali;<br />

• rilevamento cricche <strong>di</strong> fatica;<br />

• rilevamento cricche naturali;<br />

• rilevamento <strong>di</strong>fetti artificiali inseriti<br />

in campioni affetti da “mismatch”<br />

(<strong>di</strong>sallineamento dei lembi).<br />

Figura 6 - Geometria della saldatura. Figura 7 - Schema <strong>di</strong> posizionamento <strong>di</strong>fetti artificiali.<br />

Figura 5 - Modulo saldato pressurizzato.<br />

2.2.1 Rilevamento <strong>di</strong>fetti artificiali<br />

In una serie <strong>di</strong> campioni, simili per caratteristiche<br />

geometriche e chimicofisiche<br />

ai particolari reali, sono stati inseriti,<br />

per elettroerosione, dei <strong>di</strong>fetti<br />

artificiali. Ogni campione è stato serializzato<br />

e per ogni <strong>di</strong>fetto artificiale è<br />

stato fatto un calco per determinarne le<br />

reali <strong>di</strong>mensioni.<br />

Questi stessi campioni sono stati utilizzati<br />

per la taratura del sistema, all’inizio<br />

e alla fine <strong>di</strong> ogni ispezione, e per la valutazione<br />

<strong>di</strong> eventuali <strong>di</strong>fettologie.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

205


A. Camassa e U. Piazza - Eddy Current Array: evoluzione del sistema per l’ispezione <strong>di</strong> saldature nel campo aerospaziale<br />

Signal relative to<br />

longitu<strong>di</strong>nal measure<br />

Signal relative to<br />

transversal measure<br />

Longitu<strong>di</strong>nal<br />

measure<br />

Isometric rapresentation<br />

of the signal<br />

Figura 8 - C-SCAN - Cricca <strong>di</strong> fatica.<br />

Figura 9 - Macrografia - Cricca <strong>di</strong> fatica.<br />

Tutti i <strong>di</strong>fetti artificiali sono stati rilevati<br />

con un rapporto segnale/rumore maggiore<br />

<strong>di</strong> 3:1 (Fig. 7).<br />

2.2.2 Rilevamento cricche <strong>di</strong> fatica<br />

Per verificare la sensibilità e l’affidabilità<br />

del sistema, sono stati prodotti<br />

<strong>di</strong>versi campioni contenenti cricche <strong>di</strong><br />

fatica <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>mensioni, orientamenti<br />

e posizioni. Attraverso l’introduzione<br />

<strong>di</strong> piccoli intagli semiellittici in<br />

campioni che successivamente sono stati<br />

sottoposti a cicli <strong>di</strong> fatica sono state generate<br />

delle cricche <strong>di</strong> fatica. Parte <strong>di</strong><br />

questi campioni sono stati utilizzati per<br />

la calibrazione del sistema mentre i restanti<br />

sono stati <strong>di</strong>strutti in modo da documentare<br />

la reale lunghezza e profon<strong>di</strong>tà<br />

della cricca e comparare il risultato<br />

con il segnale eddy current. Le profon<strong>di</strong>tà<br />

delle cricche ottenute variano da un<br />

minimo <strong>di</strong> 0,4 mm ad un massimo <strong>di</strong><br />

0,95mm. Il sistema eddy current è stato<br />

in grado <strong>di</strong> rilevarle sempre con un rapporto<br />

segnale/rumore <strong>di</strong> 3:1 (Figg. 8 e 9).<br />

2.2.3 Rilevamento cricche naturali<br />

Per rimuovere eventuali <strong>di</strong>fettologie rilevate<br />

dai controlli non <strong>di</strong>struttivi<br />

vengono eseguite localmente delle ripa-<br />

206 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Transversal<br />

measure<br />

C-SCAN relative to<br />

imaginary component<br />

of the signal<br />

“B” crack<br />

“A” crack<br />

razioni manuali con tecnica TIG.Per simulare<br />

<strong>di</strong>fetti tipici della riparazione è<br />

stato preparato un campione contenente<br />

<strong>di</strong>fetti superficiali ed interni. Questo<br />

campione è stato sottoposto a controllo<br />

ra<strong>di</strong>ografico ed eddy current. Il campione<br />

così ottenuto contiene delle<br />

cricche che si sviluppano in modo<br />

casuale con <strong>di</strong>fferenti orientamenti.<br />

Il sistema ECA ha rilevato il principale<br />

orientamento della cricca; inoltre ha mostrato<br />

una buona risoluzione nell’identificare<br />

cricche più piccole poste in prossimità<br />

<strong>di</strong> quelle maggiori (Figg. 10 e 11).<br />

2.2.4 Rilevamento <strong>di</strong>fetti artificiali<br />

inseriti in campioni affetti da<br />

“mismatch”<br />

Uno dei principali problemi riscontrati<br />

nell’applicazione del sistema ECA in<br />

produzione è la presenza <strong>di</strong> “mismatch”<br />

<strong>nella</strong> saldatura. Il “mismatch” (massimo<br />

consentito 0,8 mm) genera una situazione<br />

<strong>di</strong> allontanamento <strong>di</strong> alcune<br />

bobine dalla superficie della sonda (liftoff)<br />

con conseguente per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> sensibilità<br />

locale.<br />

Per questo motivo è stato costruito un<br />

campione affetto da “mismatch” contenente<br />

tre <strong>di</strong>fetti artificiali <strong>di</strong>versamente<br />

orientati.<br />

Anche in questo caso i <strong>di</strong>fetti artificiali<br />

sono stati rilevati, aumentando l’amplificazione,<br />

con un rapporto segnale rumore<br />

maggiore <strong>di</strong> 3:1 (Figg. 12 e 13).<br />

2.3 Limitazioni del sistema ECA<br />

L’applicazione del sistema ECA sui particolari<br />

<strong>di</strong> produzione ha evidenziato le<br />

seguenti limitazioni:<br />

“A” crack<br />

Crack’s<br />

orientation<br />

“B” crack<br />

Figura 10 - C-SCAN - Cricche naturali.<br />

Figura 11 - Macrografia - Cricca naturale.<br />

• necessità <strong>di</strong> eseguire due scansioni<br />

parallele per ogni tratto <strong>di</strong> saldatura<br />

in quanto il campo <strong>di</strong> lavoro della<br />

sonda non permette <strong>di</strong> ricoprire tutta<br />

la zona da ispezionare;<br />

• riduzione della sensibilità <strong>di</strong> ispezione<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> elevato “mismatch”;<br />

• <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> posizionamento delle<br />

meccaniche portasonda;<br />

• impossibilità <strong>di</strong> ispezionare le saldature<br />

circonferenziali cilindro in<br />

quanto la meccanica portasonda non<br />

possedeva l’opportuna rigidezza.<br />

3. Evoluzione del sistema ECA<br />

Il sistema ECA è stato migliorato mo<strong>di</strong>ficando<br />

la sonda multi-elemento ed il<br />

sistema <strong>di</strong> scansione.<br />

Questo ha permesso <strong>di</strong> superare le limitazioni<br />

riscontrate con il vecchio sistema<br />

e <strong>di</strong> renderlo piu flessibile per l’applicazione<br />

su <strong>di</strong>fferenti configurazioni <strong>di</strong> saldatura.<br />

3.1 Nuova sonda multielemento<br />

La sonda multi-elemento <strong>di</strong> nuova generazione<br />

è costituita da 42 bobine <strong>di</strong> tipo


Signal relative to<br />

longitu<strong>di</strong>nal measure<br />

Signal relative to<br />

transversal measure<br />

assoluto opportunamente collegate e<br />

funzionanti in modo sequenziale sfruttando<br />

gli 8 canali dello strumento.<br />

Dalle combinazioni delle 42 bobine si<br />

ottengono 21 combinazioni <strong>di</strong> bobine<br />

definite assiali, utili per rilevare <strong>di</strong>fetti<br />

posti parallelamente al cordone <strong>di</strong> saldatura,<br />

e 18 combinazioni <strong>di</strong> bobine perpen<strong>di</strong>colari<br />

utili per rilevare <strong>di</strong>fetti posti<br />

trasversalmente al cordone <strong>di</strong> saldatura.<br />

Le combinazioni <strong>di</strong> entrambe rilevano<br />

<strong>di</strong>fetti posti a 45°.<br />

Il campo <strong>di</strong> lavoro della sonda è <strong>di</strong> circa<br />

25 mm sia assialmente che trasversalmente.<br />

La frequenza <strong>di</strong> lavoro è <strong>di</strong> 800 kHz. Le<br />

bobine sono annegate in un supporto<br />

flessibile che si adatta alla superficie da<br />

ispezionare in modo da ridurre l’effetto<br />

<strong>di</strong> allontanamento delle bobine dalla<br />

superficie stessa (Fig. 14) in conseguenza<br />

<strong>di</strong> variazioni geometriche del<br />

giunto.<br />

Anche la nuova sonda, prima <strong>di</strong> essere<br />

utilizzata su strutture “<strong>di</strong> volo”, è stata<br />

qualificata.<br />

3.2 Sistema <strong>di</strong> movimentazione sonda<br />

Al posto del vecchio sistema <strong>di</strong> movimentazione<br />

è stato realizzato un<br />

A. Camassa e U. Piazza - Eddy Current Array: evoluzione del sistema per l’ispezione <strong>di</strong> saldature nel campo aerospaziale<br />

Longitu<strong>di</strong>nal<br />

measure<br />

Isometric rappresentation<br />

of the signal<br />

Figura 12 - C-SCAN - Difetto artificiale.<br />

Figura 13 - Macrografia - “mismatch”.<br />

Transversal<br />

measure<br />

C-SCAN relative to<br />

imaginary component<br />

of the signal<br />

“mouse” con<br />

encoder in grado<br />

<strong>di</strong> ospitare le due<br />

tipologie <strong>di</strong><br />

sonda (Fig. 15).<br />

Lo spostamento<br />

del “mouse”<br />

avviene manualmente<br />

rendendo<br />

l’operazione <strong>di</strong><br />

ispezione più semplice e flessibile in<br />

funzione delle <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> saldatura.<br />

Per assicurare il centraggio della sonda<br />

durante lo spostamento è stata costruita<br />

una serie <strong>di</strong> guide in materiale plastico<br />

che seguono la geometria della saldatura<br />

da ispezionare.<br />

Il posizionamento della guida è assicurato<br />

da una serie <strong>di</strong> ventose collegate ad<br />

una pompa che genera il vuoto al loro<br />

interno (Fig. 16).<br />

4. Applicazione del sistema ECA<br />

sul prodotto finale<br />

Attualmente il sistema ECA è utilizzato<br />

per l’ispezione <strong>di</strong> tutte le tipologie <strong>di</strong> saldatura<br />

plasma in lega <strong>di</strong> alluminio<br />

(ra<strong>di</strong>ali, longitu<strong>di</strong>nali, circonferenziali).<br />

La nuova sonda consente <strong>di</strong> eseguire<br />

l’ispezione <strong>di</strong> un tratto <strong>di</strong> saldatura con<br />

una sola passata mentre le guide meccaniche<br />

sono semplici e facili da montare<br />

(Fig. 17).<br />

In alcuni casi (Fig. 18) il particolare da<br />

ispezionare presenta delle guide naturali<br />

(esempio alette, anelli) che possono<br />

essere sfruttate per la scansione. La velocità<br />

<strong>di</strong> scansione non deve essere<br />

troppo elevata per evitare <strong>di</strong> perdere informazioni<br />

utili dell’ ispezione.<br />

4.1 <strong>Analisi</strong> delle scansioni e risultati<br />

delle ispezioni<br />

Alla fine <strong>di</strong> ogni ispezione le informazioni<br />

acquisite vengono analizzate e successivamente<br />

archiviate.<br />

Figura 14 - Sonda multi-elemento 42 bobine.<br />

Ogni acquisizione corrisponde ad un<br />

tratto <strong>di</strong> saldatura <strong>di</strong> circa 500 mm. L’analisi<br />

prevede inizialmente <strong>di</strong> verificare<br />

che durante la scansione le bobine non<br />

si siano allontanate eccessivamente<br />

dalla superficie e successivamente <strong>di</strong> visualizzare,<br />

con un ingran<strong>di</strong>mento opportuno,<br />

i C-SCAN relativi alle <strong>di</strong>verse<br />

rappresentazioni dei segnali eddy<br />

current.<br />

Eventuali in<strong>di</strong>cazioni riscontrate sulle<br />

mappe C-SCAN sono soggette ad una<br />

ispezione supplementare, me<strong>di</strong>ante<br />

sonda puntiforme, allo scopo <strong>di</strong> determinarne<br />

la natura, posizione e orientamento<br />

dell’anomalia rilevata.<br />

Nella Figura 19 è rappresentata la mappa<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>fetto rilevato durante l’ispezione<br />

<strong>di</strong> una saldatura circonferenziale.<br />

In basso è riportata la foto del <strong>di</strong>fetto<br />

dopo l’applicazione <strong>di</strong> un liquido penetrante.<br />

Figura 15 - Mouse con encoder.<br />

Figura 16 - Sistema <strong>di</strong> guida del mouse.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

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208<br />

A. Camassa e U. Piazza - Eddy Current Array: evoluzione del sistema per l’ispezione <strong>di</strong> saldature nel campo aerospaziale<br />

5. Altre applicazioni<br />

L’evoluzione del sistema ECA ha reso<br />

possibile la sua applicazione anche “in<br />

service” quin<strong>di</strong> su strutture pressurizzate<br />

che hanno compiuto delle missioni. Per<br />

le caratteristiche stesse della metodologia<br />

eddy current è stato possibile reispezionare<br />

delle saldature protette con un<br />

primer dove non sarebbe stato possibile<br />

applicare la metodologia dei liqui<strong>di</strong> penetranti<br />

salvo rimuovendo il primer<br />

stesso.<br />

Il sistema ECA trova anche la sua applicazione<br />

per ispezionare giunti saldati<br />

me<strong>di</strong>ante altre tecniche quali ad esempio<br />

Friction Stir Wel<strong>di</strong>ng su leghe <strong>di</strong> alluminio<br />

(2219, 2195, 7050) in abbinamento<br />

al controllo volumetrico dei giunti eseguito<br />

me<strong>di</strong>ante la tecnica ultrasonora<br />

Phased Array (Fig. 20).<br />

6. Future applicazioni<br />

Un’ulteriore applicazione della tecnologia<br />

ECA è attualmente in<strong>di</strong>rizzata per<br />

Figura 17 - Guida meccanica.<br />

Figura 18 - Guida naturale.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

l’ispezione <strong>di</strong> saldature TIG in lega <strong>di</strong><br />

titanio (materiale Ti6Al4V).<br />

Questo tipo <strong>di</strong> saldatura viene utilizzato<br />

su serbatoi <strong>di</strong> propellente che, per la loro<br />

stessa configurazione, presentano una o<br />

più saldature non accessibili sul lato<br />

interno e quin<strong>di</strong> non ispezionabili me<strong>di</strong>ante<br />

liqui<strong>di</strong> penetranti.<br />

Lo sviluppo delle sonde de<strong>di</strong>cate per<br />

ogni specifica applicazione, in termini<br />

<strong>di</strong>: design delle bobine, supporto delle<br />

bobine, frequenza <strong>di</strong> ispezione, viene<br />

fatto attraverso l’ispezione <strong>di</strong> provini<br />

saldati contenenti intagli, eseguiti per<br />

elettroerosione, con <strong>di</strong>mensioni prossime<br />

al <strong>di</strong>fetto critico ammissibile.<br />

Come per l’applicazione sulla lega<br />

leggera, l’ispezione verrà qualificata me<strong>di</strong>ante<br />

la <strong>di</strong>mostrazione della sensibilità<br />

del metodo su campioni contenenti<br />

<strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura (naturali ed artificiali).<br />

7. Conclusioni<br />

L’obiettivo iniziale, <strong>di</strong> creare un’applicazione<br />

alternativa al metodo liqui<strong>di</strong> penetranti<br />

per l’ispezione <strong>di</strong> saldature in<br />

lega leggera, è stato ampiamente raggiunto.<br />

Inoltre la successiva evoluzione<br />

del sistema ECA ha portato notevoli miglioramenti<br />

in termini <strong>di</strong> versatilità, sensibilità<br />

ed applicabilità; in particolare:<br />

• riduzione dei tempi <strong>di</strong> controllo attraverso<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> sonde con un<br />

numero maggiore <strong>di</strong> bobine (riduzione<br />

del numero <strong>di</strong> scansioni);<br />

• aumento della sensibilità <strong>di</strong> ispezione<br />

me<strong>di</strong>ante sonde con supporto flessi-<br />

Figura 19 - C-SCAN e <strong>di</strong>fetto reale.<br />

Figura 20 - Applicazione FSW.<br />

bile (superamento del problema in<br />

caso <strong>di</strong> geometrie variabili);<br />

• applicazioni <strong>di</strong>verse quali ispezioni<br />

su saldature FSW;<br />

• applicazioni “in service” su particolari<br />

verniciati;<br />

• ispezioni su configurazioni <strong>di</strong> geometrie<br />

complesse.<br />

Angelo CAMASSA, <strong>di</strong>ploma in Elettronica Industriale, è tecnologo dei controlli<br />

non <strong>di</strong>struttivi presso il Laboratorio Materiali e Processi in Alcatel<br />

Alenia Space Italia presso lo stabilimento <strong>di</strong> Torino. Nel 2000 ha conseguito<br />

la certificazione Livello 3 ASNT NDT nel metodo Correnti Indotte ed è responsabile<br />

tecnico dello sviluppo e dell’applicazione industriale del metodo<br />

Correnti Indotte. Dal 2001 è riconosciuto dall’ Italian NDT National Board<br />

(ITANDTB) Livello 3 Padre Fondatore.<br />

Umberto PIAZZA, <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> maturità scientifica, dal 1996 è responsabile<br />

del laboratorio Controlli Non Distruttivi nell’ambito del Laboratorio Materiali<br />

e Processi <strong>di</strong> Alcatel Alenia Space Italia presso lo stabilimento <strong>di</strong> Torino.<br />

Dal 1992 è certificato come Livello 3 nel metodo ra<strong>di</strong>ografico. Nel 1999 ha<br />

conseguito la certificazione Livello 3 ASNT NDT nel metodo Ra<strong>di</strong>ografico.<br />

Dal 2004 è nominato Livello 3 Responsabile per la gestione della certificazione<br />

del personale operante nei controlli non <strong>di</strong>struttivi. Dal 2001 è riconosciuto<br />

dall’ Italian NDT National Board (ITANDTB) Livello 3 Padre Fondatore.


Corso <strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong> ad International Wel<strong>di</strong>ng<br />

Inspector<br />

Chievo (VR) 2007<br />

L’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA organizza presso l’Istituto “Antonio Provolo” <strong>di</strong><br />

Chievo (VR) un Corso completo <strong>di</strong> Qualificazione ad International Wel<strong>di</strong>ng Inspector (livello Comprehensive,<br />

IWI-C).<br />

A tale Corso potranno partecipare anche can<strong>di</strong>dati non in possesso dei requisiti <strong>di</strong> cui al punto successivo,<br />

concordando con la Segreteria le modalità per la propria iscrizione, per il conseguimento <strong>di</strong><br />

Diplomi al livello Standard o Basic.<br />

Gli interessati potranno partecipare alla presentazione del Corso, in forma gratuita e<br />

non impegnativa, programmata presso lo stesso Istituto “Antonio Provolo” (Via A.<br />

Berar<strong>di</strong>, 9) il giorno 21 Giugno 2007, alle ore 15.30.<br />

Chi fosse interessato a partecipare alla presentazione suddetta è pregato <strong>di</strong> segnalare il<br />

proprio nominativo alla Segreteria dell’Istituto Italiano della Saldatura (Sig.ra Mariapia<br />

Ramazzina, Divisione Formazione, tel. 010 8341371, fax 010 8367780, email mariapia.ramazzina@iis.it).<br />

Requisiti <strong>di</strong> ingresso<br />

Per iscriversi al Corso non è prevista esperienza specifica, quanto il possesso <strong>di</strong> uno dei titoli <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o previsti dalle vigenti <strong>di</strong>sposizioni internazionali emanate dall’Istituto Internazionale della Saldatura<br />

(IIW) e dalla Federazione Europea della Saldatura (EWF):<br />

- Laurea o Diploma <strong>di</strong> Laurea in Ingegneria; in alternativa, Laurea in Scienza dei materiali,<br />

Architettura, Fisica o Chimica, supportate da comprovata esperienza industriale in saldatura<br />

oppure<br />

- Diploma <strong>di</strong> Scuola Me<strong>di</strong>a Superiore ad in<strong>di</strong>rizzo tecnico.<br />

Calendario e sede delle lezioni<br />

Il Corso ha una struttura modulare, basata su due Corsi successivi denominati Wel<strong>di</strong>ng Technology e<br />

Wel<strong>di</strong>ng Inspection, <strong>di</strong> carattere teorico - pratico (chi sia in possesso <strong>di</strong> un Diploma da Wel<strong>di</strong>ng Engineer<br />

o da Wel<strong>di</strong>ng Technologist può accedere <strong>di</strong>rettamente al secondo Modulo).<br />

Per <strong>di</strong>luire l’<strong>impegno</strong>, le lezioni saranno svolte in perio<strong>di</strong> non consecutivi, secondo il seguente calendario:<br />

Modulo Wel<strong>di</strong>ng Technology: da Settembre a Novembre 2007<br />

Modulo Wel<strong>di</strong>ng Inspection: da Dicembre 2007 a Marzo 2008<br />

Conseguimento del Diploma<br />

Chi sia risultato in possesso dei requisiti <strong>di</strong> ingresso ed abbia completato il percorso formativo potrà<br />

accedere agli esami finali nelle sessioni programmate successivamente alla fine del Corso.<br />

Le domande <strong>di</strong> iscrizione agli esami dovranno essere in<strong>di</strong>rizzate all’Area Certificazione Figure Professionali<br />

(tel. 010 8341307, e-mail angela.grattarola@iis.it).<br />

Iscrizione al Corso<br />

Per iscriversi al Corso è sufficiente utilizzare il modulo cartaceo fornito con l’Attività Didattica 2007<br />

oppure procedere on - line attraverso il sito www.formazionesaldatura.it, selezionando il Corso dall’apposito<br />

motore <strong>di</strong> ricerca.<br />

La quota <strong>di</strong> partecipazione al Corso completo è pari ad € 5.000,00 (+ IVA), comprensiva della<br />

collana delle pubblicazioni specifiche dell’<strong>IIS</strong> e del pranzo presso la mensa dell’<strong>IIS</strong>.<br />

Sono accettate iscrizioni solo se effettuate contestualmente al pagamento della relativa quota, il cui<br />

pagamento può essere effettuato tramite bonifico bancario sul CC 4500 - Banca Popolare <strong>di</strong> Milano<br />

(ABI 05584 CAB 01400 CIN I), intestato all’Istituto Italiano della Saldatura.<br />

Informazioni<br />

Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi all’Istituto Italiano della Saldatura (Via Lungobisagno<br />

Istria 15, 16141 Genova), Divisione Formazione, al numero 010 8341371 (fax 010 8367780),<br />

oppure all’in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> posta elettronica mariapia.ramazzina@iis.it.


Fondamenti <strong>di</strong><br />

Risk Management - Applicazione<br />

alla fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura<br />

M. Scasso *<br />

Sommario / Summary<br />

Qualunque intrapresa produttiva, in qualsivoglia settore merceologico,<br />

fonda le ragioni del proprio successo su due fattori<br />

essenziali: l’innovazione tecnologica e il controllo del processo<br />

<strong>di</strong> fabbricazione.<br />

È banale osservare che in assenza <strong>di</strong> innovazione ogni processo<br />

produttivo “invecchia” e, in una <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> sviluppo,<br />

cessa <strong>di</strong> realizzare profitto.<br />

La stessa evidenza accompagna anche il secondo fattore:<br />

ovvero il controllo del processo <strong>di</strong> fabbricazione. Dove il<br />

termine “controllo” va inteso nell’accezione anglosassone <strong>di</strong><br />

“tenere sotto controllo”, rispetto a tutti i riferimenti la cui non<br />

osservanza può creare, in modo <strong>di</strong>retto o in<strong>di</strong>retto, detrimento<br />

all’intrapresa durante il percorso <strong>di</strong> realizzazione del prodotto/servizio.<br />

Questi riferimenti riguardano certamente l’adeguatezza delle<br />

caratteristiche del prodotto/servizio e l’analisi dei costi <strong>di</strong> realizzazione,<br />

ma anche gli aspetti finanziari, gestionali, commerciali,<br />

legislativi, normativi e assicurativi, ambientali e <strong>di</strong><br />

sicurezza del processo <strong>di</strong> fabbricazione.<br />

“Risk management” dunque: da considerarsi come obbiettivo<br />

strategico meritevole degli investimenti necessari che, tutto<br />

sommato, sono modesti ed orientati alla coscienza e alla conoscenza,<br />

piuttosto che all’acquisizione <strong>di</strong> beni strumentali.<br />

Every productive enterprise, in whatever merchan<strong>di</strong>se sector,<br />

grounds the reasons of its success on two essential factors:<br />

* Istituto Italiano della Saldatura - Genova.<br />

the technological innovation and its process fabrication<br />

control.<br />

It‘s trivial to observe that in lack of innovation each productive<br />

process “gets old” and, in a developing dynamics, stops<br />

realising profit.<br />

The same evidence accompanies also the second factor: that<br />

is the fabrication process control, with regards to all the references<br />

whose not observance can create, in a <strong>di</strong>rect or in<strong>di</strong>rect<br />

way, harm to the enterprise along the product/service realisation<br />

path.<br />

Such terms surely refer to the fitness of the product/service<br />

characteristics and the production cost analysis, but also the<br />

financial, managerial, commercial, legislative, normative,<br />

insurance related, environmental and safety related aspects<br />

of the fabrication process.<br />

“Risk Management” then: to be considered as a strategic<br />

target worth the necessary investments that, after all, are<br />

moderate and oriented to the awareness and knowledge,<br />

more than the acquisition of capital goods.<br />

Keywords:<br />

Management; quality control; risk evaluation; wel<strong>di</strong>ng.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

211


M. Scasso - Fondamenti <strong>di</strong> Risk Management - Applicazione alla fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura<br />

1. Introduzione<br />

Ogni organizzazione ha una “mission” e<br />

pertanto, in termini assolutamente generali,<br />

deve porsi il problema <strong>di</strong> proteggersi<br />

nei confronti <strong>di</strong> eventi che possono<br />

“mettere a rischio” il perseguimento <strong>di</strong><br />

questo obbiettivo fondante (e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

<strong>di</strong> tutti gli obbiettivi interme<strong>di</strong><br />

che gli sono propedeutici). I rischi, intesi<br />

come “possibilità <strong>di</strong> danno”, afferiscono<br />

dunque alle situazioni <strong>di</strong> incertezza, con<br />

possibili evoluzioni negative, a cui ogni<br />

organizzazione è esposta nello svolgimento<br />

della sua attività.<br />

Per lungo tempo le imprese hanno affrontato<br />

i <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> rischio in<br />

maniera specifica e scollegata; oggi,<br />

invece, esistono metodologie <strong>di</strong> “definizione<br />

e controllo”, raccolte in un approccio<br />

sistematico noto come “Risk Management”,<br />

che consentono una ragionevole<br />

<strong>di</strong>fesa dal possibile verificarsi <strong>di</strong><br />

eventi portatori <strong>di</strong> danno.<br />

Il Risk Management può essere definito,<br />

pertanto, come “il complesso <strong>di</strong> azioni,<br />

integrato nel più ampio contesto dell’organizzazione<br />

aziendale, volto a valutare<br />

e misurare potenziali situazioni <strong>di</strong> rischio<br />

nonché a elaborare le strategie necessarie<br />

per la loro gestione”. Ovviamente il Risk<br />

Management può essere rivolto a tutte o<br />

solo ad alcune delle “<strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong><br />

rischio potenziale”, ovvero alle specifiche<br />

aree <strong>di</strong> possibile incertezza che interessano<br />

la vita dell’azienda.<br />

I rischi d’impresa sono normalmente<br />

classificati in tre gran<strong>di</strong> categorie:<br />

• rischi inerenti il contesto esterno (ad<br />

es.: emanazione <strong>di</strong> leggi e/o regolamenti<br />

sfavorevoli; cambiamenti negativi<br />

nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> mercato; innovazioni<br />

tecnologiche che<br />

favoriscono i competitori; ecc.);<br />

• rischi inerenti la gestione operativa<br />

(ad es.: non rispetto dei requisiti contrattuali;<br />

possibile per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> quote <strong>di</strong><br />

mercato; possibile per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> competenze;<br />

possibili danni fisici al personale;<br />

possibile inquinamento ambientale;<br />

ecc.);<br />

212 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

• rischi inerenti la gestione finanziaria<br />

(ad es.:<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> recupero dei<br />

cre<strong>di</strong>ti commerciali; variazioni sfavorevoli<br />

dei tassi <strong>di</strong> cambio; squilibri<br />

<strong>nella</strong> liqui<strong>di</strong>tà; ecc.).<br />

Ciascuno <strong>di</strong> questi rischi può comportare<br />

danni <strong>di</strong>retti e/o in<strong>di</strong>retti all’organizzazione,<br />

con risvolti economici anche<br />

importanti nel breve, me<strong>di</strong>o e lungo<br />

termine.<br />

In questa prospettiva, dunque, l’attenzione<br />

de<strong>di</strong>cata al Risk Management, in<br />

termini <strong>di</strong> qualità e quantità delle<br />

risorse allocate, deve essere congruente,<br />

oltre che alle tipologie <strong>di</strong> rischio considerate,<br />

anche ai concetti <strong>di</strong> probabilità<br />

del verificarsi <strong>di</strong> un potenziale evento<br />

negativo e della gravità delle sue conseguenze.<br />

Una gestione esaustiva dei rischi mira a<br />

proteggere, da tutti i punti <strong>di</strong> vista:<br />

• non solo il valore già creato dall’organizzazione;<br />

• ma anche le opportunità in <strong>di</strong>venire,<br />

favorendo una crescita sicura.<br />

Le scelte per una corretta gestione dei<br />

rischi possono <strong>di</strong>fferire largamente da<br />

azienda ad azienda, in funzione del contesto<br />

sia esterno che interno, in cui e con<br />

cui l’azienda stessa si trova ad operare;<br />

trovando, pertanto, piena applicazione, il<br />

concetto <strong>di</strong> “approccio situazionale”.<br />

2. Fasi del processo <strong>di</strong> Risk<br />

Management<br />

Poiché i rischi sono, per loro natura, fortemente<br />

collegati, essi non possono<br />

essere gestiti in modo frammentato, da<br />

funzioni e/o <strong>di</strong>visioni in<strong>di</strong>pendenti,<br />

bensì e necessariamente, attraverso un<br />

processo de<strong>di</strong>cato che, in quanto tale, richiede<br />

una struttura, un’organizzazione<br />

ed i meccanismi <strong>di</strong> comunicazione.<br />

Tra<strong>di</strong>zionalmente, le fasi attraverso cui<br />

si svolge il processo <strong>di</strong> Risk Management<br />

sono le seguenti:<br />

1. definizione del contesto;<br />

2. identificazione dei rischi;<br />

3. valutazione dei rischi;<br />

4. trattamento dei rischi;<br />

5. comunicazione;<br />

6. pianificazione;<br />

7. verifica e sorveglianza;<br />

8. riesame del processo.<br />

Per essere efficace, ciascuna <strong>di</strong> queste fasi<br />

(e, ovviamente, l’intero processo <strong>di</strong> Risk<br />

Management che le riunisce), richiede,<br />

come già accennato in precedenza, <strong>di</strong><br />

trovare integrazione piena nell’ambito<br />

più ampio dell’organizzazione aziendale.<br />

2.1 Definizione del contesto<br />

Definire il contesto significa:<br />

• in<strong>di</strong>viduare le aree <strong>di</strong> rischio da prendere<br />

in considerazione, a fronte della<br />

specifica combinazione <strong>di</strong> mercato,<br />

prodotto/servizio, processo <strong>di</strong> fabbricazione/fornitura,<br />

nonché dei riferimenti<br />

esterni (istituzioni, fornitori,<br />

banche, sindacati, ecc.);<br />

• definire congruentemente un’agenda<br />

delle attività <strong>di</strong> identificazione e valutazione;<br />

• organizzare le risorse necessarie, iniziando<br />

a definire compiti e responsabilità.<br />

In questa fase, dunque, sono registrati i<br />

confini dell’approccio e vengono poste<br />

le basi per lo sviluppo del sistema operativo,<br />

avendo come criterio <strong>di</strong> riferimento<br />

un concetto fondamentale, ovvero la<br />

consapevolezza che:<br />

• i rischi potenziali possono interessare<br />

l’organizzazione a tutti i livelli;<br />

• le conseguenze più negative non afferiscono<br />

necessariamente a rischi riconducibili<br />

a comportamenti improvvisi<br />

<strong>di</strong> chi occupa posizioni gerarchicamente<br />

più elevate.<br />

2.2 Identificazione dei rischi<br />

La fase successiva, relativa all’identificazione<br />

dei rischi potenziali e alla loro descrizione,<br />

viene affrontata analizzando<br />

tutte le possibili fonti <strong>di</strong> rischio (quali, a<br />

mero titolo <strong>di</strong> esempio: le posizioni degli<br />

“stakeholders”/portatori d’interessi, le variazioni<br />

del mercato, gli errori <strong>nella</strong> produzione<br />

o gli incidenti sul lavoro, ecc.),<br />

interne alle aree <strong>di</strong> rischio prese in considerazione<br />

<strong>nella</strong> definizione del contesto.<br />

Il processo d’identificazione dei rischi<br />

potenziali deve, comunque, essere funzionale<br />

al tipo <strong>di</strong> organizzazione e, pertanto,<br />

al tipo <strong>di</strong> prodotto/servizio realizzato<br />

ed al tipo <strong>di</strong> mercato in cui<br />

l’organizzazione stessa opera; esso normalmente<br />

fa riferimento a:<br />

• gli obbiettivi, che l’organizzazione si<br />

pone;<br />

• gli scenari, che l’organizzazione può<br />

trovarsi ad affrontare nello svolgere<br />

la propria attività;<br />

• le procedure o le prassi, che l’organizzazione<br />

adotta a fini gestionali ed<br />

operativi.


I rischi potenziali non rappresentano in<br />

genere un rischio effettivo se non esiste,<br />

al riguardo e nel contempo, una debolezza<br />

specifica dell’organizzazione.<br />

Questo concetto, che risulta essere fondante<br />

nel moderno approccio al Risk<br />

Management, prevede, pertanto, l’elaborazione<br />

<strong>di</strong> una lista <strong>di</strong> “vulnerabilità”<br />

(<strong>di</strong> tipo strutturale, gestionale e operativo)<br />

delle aree <strong>di</strong> rischio considerate,<br />

alla quale sovrapporre criticamente la<br />

corrispondente lista delle fonti <strong>di</strong><br />

rischio.<br />

Una efficace identificazione dei rischi richiede<br />

infine il supporto <strong>di</strong> ragionevoli<br />

conferme, possibilmente oggettive, circa<br />

la correttezza dell’analisi. Queste conferme<br />

possono essere:<br />

• <strong>di</strong> natura sperimentale <strong>di</strong>retta (l’evento<br />

si è già verificato);<br />

• <strong>di</strong> natura sperimentale in<strong>di</strong>retta (l’evento<br />

si è verificato in realtà analoghe);<br />

• <strong>di</strong> natura deduttiva (i rapporti <strong>di</strong><br />

causa - effetto fanno apparire probabile<br />

l’evento).<br />

Si traccia così un “profilo <strong>di</strong> rischio”, caratteristico<br />

<strong>di</strong> ogni organizzazione (per<br />

contesto e vulnerabilità), a cui riferire le<br />

azioni successive.<br />

2.3 Valutazione dei rischi<br />

Quando i rischi sono stati identificati,<br />

essi devono essere valutati (Risk Assessment)<br />

sulla base:<br />

• della probabilità <strong>di</strong> verificarsi dell’evento<br />

negativo;<br />

• della gravità delle conseguenze,<br />

<strong>di</strong>rette o in<strong>di</strong>rette, dell’evento stesso.<br />

Questa valutazione può essere più o<br />

meno semplice, in funzione della specifica<br />

situazione, essendo rilevanti allo<br />

scopo la <strong>di</strong>sponibilità sia <strong>di</strong> dati statistici<br />

utilizzabili che <strong>di</strong> procedure <strong>di</strong> analisi<br />

validate. I dati statistici (utilizzabili) e le<br />

procedure <strong>di</strong> analisi (validate) non<br />

possono essere acquisiti da situazioni<br />

analoghe (o apparenti tali) se non con<br />

grande prudenza e soltanto dopo aver<br />

verificato la trasferibilità delle con<strong>di</strong>zioni<br />

afferenti sia le fonti <strong>di</strong> rischio che<br />

<strong>di</strong> vulnerabilità.<br />

Da quanto sopra emerge, in conclusione,<br />

che il processo <strong>di</strong> valutazione dei rischi<br />

segue, generalmente, percorsi <strong>di</strong> analisi<br />

interni all’organizzazione, i quali, per<br />

quanto riguarda:<br />

• la probabilità dell’evento, fanno riferimento<br />

alla potenzialità della fonte<br />

M. Scasso - Fondamenti <strong>di</strong> Risk Management - Applicazione alla fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura<br />

<strong>di</strong> rischio relativa, all’entità dell’eventuale<br />

vulnerabilità specifica ed al<br />

livello <strong>di</strong> efficacia dei preesistenti<br />

strumenti <strong>di</strong> controllo e reazione;<br />

• la gravità delle conseguenze, fanno<br />

riferimento, oltre che alla tipologia e<br />

alla <strong>di</strong>mensione del danno, anche agli<br />

obbiettivi coinvolti (in or<strong>di</strong>ne decrescente<br />

d’importanza: la mission, la<br />

struttura, l’organizzazione e l’operatività).<br />

Ogni rischio potenziale può, tuttavia,<br />

essere percepito con maggiore o minore<br />

intensità, rispetto al reale contenuto <strong>di</strong><br />

rischio, in funzione della “forza” con cui<br />

le informazioni che lo riguardano<br />

vengono rese <strong>di</strong>sponibili, specialmente<br />

quando esistono sensibilità specifiche.<br />

Occorre, pertanto, nel processo <strong>di</strong> valutazione,<br />

un <strong>impegno</strong> costante rivolto all’oggettività<br />

dei giu<strong>di</strong>zi; infatti, se i<br />

rischi sono valutati in modo irrazionale e<br />

le corrispondenti priorità assegnate in<br />

modo improprio, si verificano carenze <strong>di</strong><br />

copertura e/o <strong>di</strong>fesa e possono essere<br />

sprecate risorse utili che, se meglio in<strong>di</strong>rizzate,<br />

consentirebbero una gestione più<br />

efficace.<br />

Stabilite probabilità e conseguenze,<br />

viene <strong>di</strong> solito elaborata una “matrice<br />

<strong>di</strong> rischio” che si rapporta al “profilo<br />

<strong>di</strong> rischio” elaborato <strong>nella</strong> fase precedente.<br />

2.4 Trattamento dei rischi<br />

Il trattamento dei rischi potenziali (Risk<br />

Treatment) è la fase in cui i processi decisionali<br />

assumono rilevanza particolare.<br />

Essa include, in alternativa o in<br />

combinazione, una o più delle seguenti<br />

con<strong>di</strong>zioni:<br />

• il trasferimento del rischio;<br />

• l’esclusione del rischio;<br />

• la riduzione del rischio;<br />

• l’accettazione del rischio o <strong>di</strong> una<br />

quantità <strong>di</strong> rischio.<br />

La scelta <strong>di</strong> una o più delle con<strong>di</strong>zioni<br />

precedenti è largamente <strong>di</strong>pendente dalla<br />

specifica situazione aziendale (ovvero<br />

dal contesto interno ed esterno all’azienda,<br />

nonché dalle reali possibilità dell’azienda<br />

<strong>di</strong> confrontarsi con lo stesso) e<br />

non può che fondarsi su un’analisi <strong>di</strong><br />

costi-benefici quanto più quantitativa<br />

possibile, con riferimento al breve,<br />

me<strong>di</strong>o e lungo periodo.<br />

2.4.1 Trasferimento del rischio<br />

Questa con<strong>di</strong>zione prevede il convincimento<br />

<strong>di</strong> un’altra parte ad accettare il<br />

rischio, me<strong>di</strong>ante contratto. È il caso<br />

tipico che afferisce alle compagnie <strong>di</strong> assicurazione,<br />

molto applicato quando<br />

possibile (ad esempio, le responsabilità<br />

<strong>di</strong> tipo penale non sono trasferibili)<br />

anche se talvolta in modo generalista e<br />

non, piuttosto, configurato in funzione<br />

delle specificità dell’organizzazione<br />

(tailored covering).<br />

2.4.2 Esclusione del rischio<br />

Questa con<strong>di</strong>zione prevede la non effettuazione<br />

dell’attività che comporta un<br />

rischio non trasferibile e/o ritenuto non<br />

accettabile. Naturalmente ne consegue la<br />

per<strong>di</strong>ta dell’opportunità che l’attività a<br />

rischio comunque avrebbe rappresentato.<br />

2.4.3 Riduzione del rischio<br />

Questa con<strong>di</strong>zione comporta l’adozione<br />

<strong>di</strong> azioni gestionali, tecnologiche e comportamentali<br />

che consentano l’abbassamento<br />

delle probabilità <strong>di</strong> rischio e/o<br />

della gravità delle<br />

possibili conseguenze.<br />

Il persistere <strong>di</strong> un<br />

rischio residuo è,<br />

comunque, molto<br />

spesso inevitabile<br />

sia per ragioni intrinseche<br />

al contesto<br />

(istituzionale, gestionale,tecnologico,<br />

ecc.) in cui<br />

opera l’organizzazione,<br />

sia per le possibilisemplificazioni<br />

e/o omissioni<br />

dell’analisi.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

213


M. Scasso - Fondamenti <strong>di</strong> Risk Management - Applicazione alla fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura<br />

2.4.4 Accettazione <strong>di</strong> una quantità <strong>di</strong><br />

rischio<br />

Tutti i rischi (o quantità <strong>di</strong> rischio) non<br />

trasferiti e non esclusi sono, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

accettati.<br />

L’accettazione consapevole del rischio<br />

residuo si verifica, in genere, quando si<br />

applica almeno una delle seguenti con<strong>di</strong>zioni:<br />

• probabilità dell’evento sufficientemente<br />

bassa;<br />

• conseguenze dell’evento relativamente<br />

poco rilevanti;<br />

• gran<strong>di</strong> benefici in caso <strong>di</strong> successo.<br />

Il rischio (o la quantità <strong>di</strong> rischio) accettato<br />

deve, nel prosieguo, essere controllato<br />

in accordo a quanto previsto al paragrafo<br />

seguente.<br />

2.5 Pianificazione<br />

La pianificazione definisce le modalità<br />

<strong>di</strong> controllo dei rischi, ovvero, in particolare:<br />

• l’acquisizione, l’interpretazione, l’inoltro<br />

e/o l’archiviazione dei dati in<br />

ingresso al processo <strong>di</strong> controllo;<br />

• il livello e la localizzazione appropriati<br />

per le decisioni e le azioni afferenti<br />

ad ogni tipologia e con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

rischio;<br />

• le procedure e/o prassi operative;<br />

• gli strumenti <strong>di</strong> controllo;<br />

• l’acquisizione, l’interpretazione e<br />

l’archiviazione dei dati in uscita dal<br />

processo <strong>di</strong> controllo.<br />

Qualora il piano <strong>di</strong> controllo sia sufficientemente<br />

ampio e complesso, è opportuno<br />

prevedere la posizione del Risk<br />

Manager; un ruolo importante, orientato<br />

essenzialmente al coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> tutte<br />

le attività ed alla loro comunicazione,<br />

anche se privo <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong>rette<br />

sui rischi in se.<br />

L’attività <strong>di</strong> pianificazione viene documentata<br />

e raccolta in un Risk Management<br />

Plan.<br />

2.6 Comunicazione<br />

Il profilo, la matrice, il trattamento dei<br />

rischi (inclusa l’analisi costi-benefici) e<br />

la pianificazione del controllo devono<br />

essere dettagliatamente documentati in<br />

un Risk Management Report, da presentare<br />

a tutto il personale coinvolto in<br />

qualsivoglia misura, che, non solo deve<br />

prenderne atto, ma anche con<strong>di</strong>viderne<br />

approccio ed evoluzione, ciascuno per la<br />

propria parte d’interesse e per il proprio<br />

livello <strong>di</strong> responsabilità.<br />

214 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Qualora la sola informazione non risultasse<br />

sufficiente, occorrerà provvedere a<br />

realizzare percorsi formativi mirati, volti<br />

a rendere il Risk Management Report<br />

uno strumento efficace <strong>di</strong> gestione.<br />

Il Risk Management Report costituisce<br />

il documento <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> tutto il<br />

processo <strong>di</strong> Risk Management.<br />

2.7 Verifica e sorveglianza<br />

La verifica e la sorveglianza nel tempo<br />

riguardano (ogniqualvolta applicabili e<br />

possibili) tutti gli strumenti <strong>di</strong> controllo<br />

(tecnici e gestionali, preventivi e ispettivi,<br />

elusivi e reattivi, ecc.) messi in atto,<br />

o pianificati per esserlo, in conformità al<br />

Risk Management Plan, al fine <strong>di</strong> verificarne<br />

efficienza ed efficacia.<br />

I risultati dell’azione <strong>di</strong> verifica e sorveglianza<br />

devono essere documentati, valutati<br />

e registrati.<br />

2.8 Riesame del processo<br />

Il Risk Management è un processo <strong>di</strong>namico<br />

e, pertanto, deve essere riesaminato<br />

con sufficiente perio<strong>di</strong>cità (Risk Management<br />

Review), sulla base delle esperienze<br />

maturate in modo <strong>di</strong>retto (all’interno<br />

dell’organizzazione) o in<strong>di</strong>retto<br />

(all’esterno dell’organizzazione, in realtà<br />

analoghe e comparabili), allo scopo <strong>di</strong>:<br />

• valutare eventuali evoluzioni, riguardanti<br />

qualunque fase del processo,<br />

che possono comportare cambiamenti<br />

del profilo, della matrice e/o del trattamento<br />

dei rischi (ad esempio, ma<br />

non solo: un <strong>di</strong>verso contesto <strong>di</strong><br />

rischio, un <strong>di</strong>verso criterio circa l’entità<br />

<strong>di</strong> rischio accettabile, una <strong>di</strong>versa<br />

analisi costi-benefici, ecc.);<br />

• valutare l’efficienza e l’efficacia del<br />

Risk Management Plan adottato;<br />

• valutare i risultati dell’attività <strong>di</strong> verifica<br />

e sorveglianza.<br />

In caso <strong>di</strong> revisioni deve essere elaborato<br />

un altro Risk Management Report aggiornato,<br />

nelle parti mo<strong>di</strong>ficate.<br />

3. Considerazioni applicative<br />

Come già ricordato, le aziende controllano,<br />

praticamente da sempre, molte<br />

delle principali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> rischio per<br />

quanto, spesso, in maniera poco coor<strong>di</strong>nata<br />

e poco consapevole; avendo come<br />

obbiettivo prioritario il recupero del<br />

danno, piuttosto che non la gestione<br />

delle cause.<br />

Questo controllo viene esercitato, normalmente,<br />

attraverso figure professionali<br />

che appartengono all’organizzazione:<br />

• in posizione operativa (ad es.: responsabile<br />

tecnico, responsabile commerciale,<br />

responsabile marketing, responsabile<br />

amministrativo, responsabile<br />

del personale);<br />

• in posizione <strong>di</strong> staff (ad es.: responsabile<br />

della qualità, responsabile della<br />

sicurezza, responsabile ambientale);<br />

• in rapporto <strong>di</strong> consulenza con l’organizzazione<br />

stessa (ad es.: commercialista,<br />

broker assicurativo, consulente<br />

legale).<br />

Ciascuna <strong>di</strong> queste figure professionali<br />

si raffronta con fonti <strong>di</strong> rischio specifiche,talvolta<br />

in modo implicito, in un<br />

contesto non sistematico, avendo a riferimento<br />

una <strong>di</strong>rezione generale che<br />

agisce me<strong>di</strong>ante interventi per funzioni.<br />

In pratica, dunque, una con<strong>di</strong>zione<br />

costosa e poco efficace.<br />

Il Risk Management si propone, pertanto,<br />

come un “approccio volto a ottimizzare<br />

risorse, competenze e comportamenti,<br />

a fronte <strong>di</strong> una specifica<br />

configurazione <strong>di</strong> rischio/copertura/controllo,<br />

elaborata sulla base <strong>di</strong> un’analisi<br />

<strong>di</strong> costi/benefici che tiene conto dei principali<br />

parametri caratterizzanti l’organizzazione,<br />

esterni ed interni alla stessa”.<br />

Il livello <strong>di</strong> implementazione e <strong>di</strong> utilizzo<br />

del processo <strong>di</strong> Risk Management,<br />

inteso come processo a se stante, è in<br />

crescita sostenuta.<br />

L’attività <strong>di</strong> gestione del rischio viene<br />

giustamente percepita, sempre più<br />

spesso e da un numero crescente d’imprese,<br />

non più come confronto fra alternative<br />

<strong>di</strong> copertura separate fra loro,<br />

bensì come uno strumento che, a fronte<br />

<strong>di</strong> un ragionevole costo gestionale, può<br />

comportare rilevanti vantaggi competitivi,<br />

permettendo un utilizzo efficiente<br />

del capitale, riducendo la volatilità dei<br />

risultati e migliorando la red<strong>di</strong>tività.<br />

4. Il Risk Management <strong>nella</strong><br />

fabbricazione me<strong>di</strong>ante<br />

saldatura<br />

Poiché il Risk Management è, come si è<br />

visto, un processo fortemente situazionale<br />

(ovvero <strong>di</strong>pendente dalla situazione<br />

specifica in cui evolve il processo<br />

stesso), l’approccio alla fabbricazione <strong>di</strong>


prodotti saldati non può che limitarsi, in<br />

una esposizione generale, ad in<strong>di</strong>viduare<br />

le aree <strong>di</strong> rischio potenziale nel contesto<br />

<strong>di</strong> riferimento. Infatti:<br />

• la trasformazione dei rischi potenziali<br />

in rischi effettivi,<br />

• la loro valutazione in termini <strong>di</strong> probabilità<br />

dell’evento e <strong>di</strong> gravità delle<br />

conseguenze,<br />

• il loro trattamento,<br />

<strong>di</strong>pendono largamente:<br />

• dalle vulnerabilità, da un lato,<br />

• dalle potenzialità, dall’altro,<br />

dell’organizzazione che realizza i prodotti<br />

saldati.<br />

Questa <strong>di</strong>pendenza dalle vulnerabilità e<br />

delle potenzialità dell’organizzazione,<br />

sempre presente, è particolarmente vera<br />

nel caso della fabbricazione me<strong>di</strong>ante<br />

saldatura, che si affida a una tecnologia<br />

complessa in cui l’intervento <strong>di</strong>screzionale<br />

umano è, spesso, ancora significativamente<br />

necessario (*) . Elemento determinante,<br />

ai fini <strong>di</strong> una efficace gestione<br />

dei rischi potenziali risultano, pertanto,<br />

essere:<br />

• la conoscenza esaustiva <strong>di</strong> tutti gli<br />

aspetti specifici del processo <strong>di</strong> fabbricazione;<br />

• la competenza del personale coinvolto.<br />

Va da sé che quanto più il processo <strong>di</strong><br />

fabbricazione utilizza, in tutte le sue fasi,<br />

attrezzature e/o percorsi automatizzati,<br />

tanto più il controllo <strong>di</strong> processo (anche<br />

dal punto <strong>di</strong> vista della possibile trasformazione<br />

dei rischi potenziali in rischi effettivi)<br />

risulta affidato alla validazione<br />

delle attrezzature e dei percorsi suddetti<br />

ed alla loro integrazione nell’intero<br />

sistema.<br />

Nella realizzazione <strong>di</strong> prodotti saldati,<br />

come <strong>di</strong> qualsivoglia altro prodotto, le<br />

aree <strong>di</strong> rischio potenziale riguardano<br />

prioritariamente:<br />

• gli aspetti tecnici;<br />

• gli aspetti <strong>di</strong> sicurezza;<br />

• gli aspetti ambientali.<br />

Queste aree <strong>di</strong> rischio potenziale afferiscono:<br />

• sia al processo tecnologico <strong>di</strong> fabbricazione<br />

• che alla capacità dell’organizzazione<br />

aziendale <strong>di</strong> tenere sotto controllo il<br />

processo <strong>di</strong> fabbricazione stesso.<br />

Per quanto riguarda il processo <strong>di</strong> fabbricazione<br />

i rischi potenziali esistono,<br />

ovviamente, in tutte le fasi <strong>di</strong> realizzazione<br />

del prodotto saldato, anche quelle<br />

M. Scasso - Fondamenti <strong>di</strong> Risk Management - Applicazione alla fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura<br />

apparentemente marginali. Alcune <strong>di</strong><br />

esse, tuttavia, contengono, per la loro<br />

natura e/o la loro importanza, potenzialità<br />

<strong>di</strong> rischio maggiori, fra cui certamente:<br />

• la revisione delle specifiche <strong>di</strong> fabbricazione<br />

e controllo (con<strong>di</strong>zioni logistiche,<br />

spazi <strong>di</strong>sponibili e potenzialità<br />

<strong>di</strong> movimentazione, tecnologie a <strong>di</strong>sposizione,<br />

raggiungimento dei requisiti,<br />

ecc.);<br />

• la sub-fornitura (<strong>qualificazione</strong> dei<br />

fornitori, trasferimento delle informazioni,<br />

capacità <strong>di</strong> controllo, ecc.);<br />

• la gestione e la preparazione dei materiali<br />

(stoccaggio e movimentazione,<br />

sabbiatura, taglio termico o meccanico,<br />

formatura e/o lavorazione <strong>di</strong><br />

macchina, preparazione dei lembi,<br />

ecc.);<br />

• la competenza del personale (<strong>qualificazione</strong>,<br />

aggiornamento, esperienze<br />

specifiche, ecc.);<br />

• l’adeguatezza delle attrezzature (tipologie<br />

e potenzialità, manutenzione,<br />

validazioni e calibrazioni, ecc.);<br />

• le operazioni <strong>di</strong> fabbricazione (assiematura,<br />

preriscaldo, saldatura, trattamenti<br />

termici, ecc.);<br />

• le operazioni <strong>di</strong> controllo (prove chimiche<br />

e fisiche, controlli non <strong>di</strong>struttivi,<br />

prova idraulica, ecc.);<br />

• i trattamenti finali (lavorazioni meccaniche,<br />

trattamenti superficiali, verniciatura,<br />

ecc.).<br />

Per quanto riguarda l’organizzazione<br />

aziendale, sono rilevanti:<br />

• l’allocazione delle responsabilità<br />

(Coor<strong>di</strong>natore <strong>di</strong> saldatura, Responsabile<br />

del servizio protezione e pre-<br />

venzione, Responsabile per gli aspetti<br />

ambientali, ecc.) e delle risorse;<br />

• le procedure o i riferimenti operativi<br />

e gestionali (Linee Guida dell’European<br />

Wel<strong>di</strong>ng Federation - EWF e/o<br />

dell’International Wel<strong>di</strong>ng Institute-<br />

IIW, ecc.).<br />

Tutte e tre queste aree <strong>di</strong> rischio potenziale<br />

possono sostanziarsi, in ultima<br />

analisi, in danni <strong>di</strong> carattere:<br />

• commerciale (ad es.: per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> quote<br />

<strong>di</strong> mercato);<br />

• finanziario (ad es.: insorgenza <strong>di</strong><br />

extra costi <strong>di</strong> produzione);<br />

• contrattuale (ad es.: richieste <strong>di</strong> risarcimenti<br />

in sede civile);<br />

• regolamentare/legislativo (ad es.: richiami<br />

in sede amministrativa e/o<br />

penale).<br />

In conclusione, dunque, gestire in sicurezza<br />

il processo <strong>di</strong> fabbricazione me<strong>di</strong>ante<br />

saldatura, comporta la capacità<br />

dell’organizzazione <strong>di</strong> garantire sistematicamente<br />

i requisiti previsti per il prodotto,<br />

in un contesto attento:<br />

• al mercato;<br />

• alle responsabilità (possibili sorgenti<br />

<strong>di</strong> rischi potenziali) <strong>di</strong> qualsivoglia<br />

natura ad esso collegate ed afferenti.<br />

Questa capacità rappresenta un “asset”<br />

essenziale, essendo impossibile, infatti,<br />

realizzare alcun profitto industriale<br />

senza un’efficace e preveggente gestione<br />

dell’attività.<br />

(*) La saldatura è un “processo speciale”, in cui la<br />

qualità del prodotto non può essere valutata<br />

soltanto me<strong>di</strong>ante controlli finali, ma richiede<br />

l’applicazione continua <strong>di</strong> un controllo <strong>di</strong><br />

processo.<br />

Mauro SCASSO, laureato in Ingegneria Chimica presso l’Università <strong>di</strong><br />

Genova nel 1970, è entrato all’Istituto Italiano della Saldatura per sviluppare,<br />

dopo intensi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e perfezionamento in Italia e all’estero, le<br />

attività dell’<strong>IIS</strong> nel campo metallurgico e metallografico. Nel 1984 è <strong>di</strong>ventato<br />

Dirigente Responsabile delle attività <strong>di</strong> assistenza tecnica nel settore della<br />

caldareria e dell’impiantistica chimica e petrolchimica. Nel 1990 è Direttore<br />

della Divisione Certificazione, Ricerca e Laboratorio dell’<strong>IIS</strong> e quin<strong>di</strong> è in<br />

particolare responsabile delle attività <strong>di</strong> certificazione <strong>di</strong> sistemi, procedure,<br />

personale e prodotti. Membro dei più importanti Comitati Tecnici nazionali <strong>di</strong><br />

CTI, ISPESL e UNI, europei <strong>di</strong> CEN e EWF, internazionali <strong>di</strong> IIW e ISO, per<br />

la elaborazione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e normative nei settori delle attrezzature in pressione<br />

e della certificazione in saldatura, è inoltre dal 1985 Delegato italiano nell’Assemblea<br />

Generale dell’EWF e dell’IIW. Dal 1995 al 1998 è Presidente del<br />

Comitato Tecnico dell’EWF per l’applicazione della EN 729 nei Paesi<br />

europei, dal 2000 presiede la Commissione “Ambiente” dell’IIW e dal 2001<br />

la Commissione “Formazione e certificazione ambientale” dell’EWF. Nel<br />

1997 è nominato Vice Segretario Generale Vicario e nel 2001 assume la responsabilità<br />

<strong>di</strong> Segretario Generale dell’<strong>IIS</strong>. Dal 2002 è Membro del Board of<br />

Directors dell’IIW.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

215


M. Scasso - Fondamenti <strong>di</strong> Risk Management - Applicazione alla fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura<br />

Allegato 1 - Criteri per il controllo del processo <strong>di</strong> fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura<br />

Estratto dall’Appen<strong>di</strong>ce A della norma EN ISO 3834-1: 2005 “Requisiti <strong>di</strong> qualità per la saldatura per fusione <strong>di</strong> materiali<br />

metallici - Parte 1 Criteri per la scelta <strong>di</strong> un appropriato livello <strong>di</strong> qualità<br />

216 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Element ISO 3834-2 ISO 3834-3 ISO 3834-4


M. Scasso - Fondamenti <strong>di</strong> Risk Management - Applicazione alla fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura<br />

Allegato 2 - Aspetti ed impatti ambientali delle attività relativi al controllo della fabbricazione <strong>di</strong> prodotti<br />

saldati<br />

Estratto dal doc. EWF 636- 01: EWF MCS EWF “Sistema <strong>di</strong> certificazione del Fabbricante per la gestione della qualità,<br />

dell’ambiente, della salute e sicurezza <strong>nella</strong> fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura”.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

217


M. Scasso - Fondamenti <strong>di</strong> Risk Management - Applicazione alla fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura<br />

Note – Possible other impacts, when significant, could be taken into consideration (i.e.: reduction of electric energy<br />

sources, pollution caused by accidents, fires, failures of containers, etc<br />

218 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007


Allegato 3 - Tabella degli elementi <strong>di</strong> rischio<br />

M. Scasso - Fondamenti <strong>di</strong> Risk Management - Applicazione alla fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura<br />

Estratto dal doc. EWF 636- 01: EWF MCS EWF “Sistema <strong>di</strong> certificazione del Fabbricante per la gestione della qualità,<br />

dell’ambiente, della salute e sicurezza <strong>nella</strong> fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura”.<br />

(1) This Company has no laboratory for chemical analysis.<br />

(2) This Company <strong>di</strong>d not provide for adequate systems to contain possible leaks of liquid fuels<br />

(3) Personal Protection Equipment<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

219


220<br />

M. Scasso - Fondamenti <strong>di</strong> Risk Management - Applicazione alla fabbricazione me<strong>di</strong>ante saldatura<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007


Aspetti riguardanti<br />

la salute relativi<br />

agli agenti chimici<br />

(fumi) (°)<br />

G.C. Paro<strong>di</strong> *<br />

Sommario / Summary<br />

Il tipo <strong>di</strong> malattia polmonare, causato dai fumi <strong>di</strong> saldatura,<br />

<strong>di</strong>pende dalla natura del metallo, dalle sue caratteristiche<br />

chimico-fisiche, dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esposizione e dalla sensibilità<br />

in<strong>di</strong>viduale nei confronti dell’agente irritante. I fumi <strong>di</strong><br />

saldatura possono provocare tracheobroncopolmoniti acute<br />

su base chimica ed edema polmonare. La “metal fume fever”,<br />

che può insorgere dopo l’inalazione <strong>di</strong> fumi <strong>di</strong> saldatura, è<br />

una reazione infiammatoria poco nota e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong>fferenziale con banali sindromi influenzali. Le broncopneumopatie<br />

croniche ostruttive sono malattie che possono insorgere<br />

dopo lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> esposizione ai fumi <strong>di</strong> saldatura e<br />

l’asma bronchiale può insorgere su base probabilmente allergica<br />

dopo esposizione soprattutto a fumi contenenti sali <strong>di</strong><br />

platino, nichel, cromo o cobalto. Le polveri che si depositano<br />

nei polmoni possono dare origine a pneumoconiosi esitanti in<br />

fibrosi polmonari con conseguente insufficienza respiratoria.<br />

Una particolare pneumoconiosi non esitante in fibrosi è la siderosi,<br />

causata dall’accumulo <strong>di</strong> polveri <strong>di</strong> ferro nell’interstizio<br />

bronchiolo-alveolare. I fumi <strong>di</strong> saldatura sono chiamati in<br />

causa anche <strong>nella</strong> possibile eziologia <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> tumori polmonari<br />

<strong>di</strong> origine professionale. I fumi <strong>di</strong> saldatura contenenti<br />

manganese possono causare sindromi parkinsoniane, miocloni<br />

multifocali, modesto deficit cognitivo e <strong>di</strong>sturbi vestibolari<br />

e u<strong>di</strong>tivi. Tuttavia allo stato attuale i dati e gli stu<strong>di</strong><br />

scientificamente vali<strong>di</strong> eseguiti su saldatori che accusano <strong>di</strong>sturbi<br />

neurologici sono ancora troppo scarsi e inconcludenti,<br />

per cui è necessario intraprendere stu<strong>di</strong> epidemiologici ben<br />

<strong>di</strong>segnati che mettano in correlazione informazioni complete<br />

sull’esposizione ai fumi <strong>di</strong> saldatura e i riferimenti biochimici<br />

e comportamentali <strong>di</strong> neurotossicità.<br />

The type of lung <strong>di</strong>sease caused by fumes generated during<br />

wel<strong>di</strong>ng depends on the nature of the offen<strong>di</strong>ng agent, its<br />

(°) Memoria presentata alla Giornata <strong>di</strong> Formazione e Aggiornamento <strong>IIS</strong>:<br />

“La salute in saldatura” - Genova, 26 Ottobre 2006.<br />

* Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro - Genova.<br />

physicochemical form, the dose, exposure con<strong>di</strong>tion and host<br />

factors. The fumes or gaseous forms of several metals may<br />

lead to acute chemical pneumonitis and pulmonary oedema<br />

or to acute tracheobronchitis. Metal fume fever, which may<br />

follow the inhalation of metal fumes, is a poorly understood<br />

influenza-like reaction. Chronic obstructive lung <strong>di</strong>sease may<br />

result from occupational exposure to mineral dusts, inclu<strong>di</strong>ng<br />

probably some metallic dusts, or from jobs involving the<br />

working of metal compounds, such as wel<strong>di</strong>ng. Bronchial<br />

asthma may be caused by complex of platinum salts, nickel,<br />

chromium or cobalt, presumably on the basis of allergic sensitization.<br />

Metallic dusts deposited in the lung may give rise<br />

to pulmonary fibrosis and functional impairment, depen<strong>di</strong>ng<br />

on the fibrogenic potential of the agent and on poorly understood<br />

host factor. Inhalation of iron compounds causes<br />

siderosis, a pneumoconiosis with little or no fibrosis. The<br />

proportion of lung cancer attributable to occupation is<br />

around 15%, with exposure to metals being frequently incriminated.<br />

Manganese fumes generated during wel<strong>di</strong>ng<br />

may be associated with syndromes of parkinsonism, multifocal<br />

myoclonus, mild cognitive impairment and vestibular-au<strong>di</strong>tory<br />

dysfunction. However there is still paucity of adequate<br />

scientific reports on welders who suffered significant neurotoxicity,<br />

hence there is a need for well-designed epidemiology<br />

stu<strong>di</strong>es that combine complete informations on the occupational<br />

exposure of welders with both behavioural and biochemical<br />

endpoints of neurotoxicity.<br />

Keywords:<br />

Fume; health and safety; occupational health; safety; toxic<br />

materials; welder health.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

223


G.C. Paro<strong>di</strong> - Aspetti riguardanti la salute relativi agli agenti chimici (fumi)<br />

N<br />

el mondo operano oggi circa un<br />

milione <strong>di</strong> lavoratori che praticano<br />

varie tecniche <strong>di</strong> saldatura: questo<br />

elevato numero <strong>di</strong> saldatori crea un problema<br />

<strong>di</strong> enorme <strong>di</strong>mensione per quanto<br />

riguarda la tutela della loro salute, specialmente<br />

in riferimento all’esposizione<br />

ai fumi <strong>di</strong> saldatura.<br />

Molto si è scritto in merito alle possibili<br />

patologie cui possono dare origine i<br />

fumi <strong>di</strong> saldatura: sono infatti state descritte<br />

malattie a carico dell’apparato respiratorio,<br />

dell’apparato urogenitale, del<br />

sistema nervoso centrale, della cute, ma<br />

nonostante i numerosi stu<strong>di</strong>, non esistono<br />

ancora oggi informazioni esaurienti<br />

circa la possibile correlazione fra i<br />

fumi <strong>di</strong> saldatura e le cause e i meccanismi<br />

che portano all’insorgenza <strong>di</strong> queste<br />

malattie [1].<br />

L’apparato più colpito dai fumi <strong>di</strong> saldatura<br />

risulta ovviamente quello respiratorio:<br />

l’inalazione dei fumi <strong>di</strong> saldatura<br />

comporta infatti tutta una serie <strong>di</strong> patologie<br />

a carico dei vari <strong>di</strong>stretti respiratori<br />

che variano a seconda del tipo <strong>di</strong> metallo<br />

che genera i fumi, dalla composizione<br />

dei <strong>di</strong>versi componenti dei metalli, dalla<br />

durata dell’esposizione ai fumi e dall’ambiente<br />

<strong>di</strong> lavoro dove avviene la saldatura.<br />

La presenza e la combinazione <strong>di</strong> metalli<br />

<strong>di</strong>versi negli elementi saldati costituisce<br />

un fattore determinante <strong>nella</strong> potenziale<br />

risposta pneumotossica in seguito all’inalazione<br />

dei fumi <strong>di</strong> saldatura: stu<strong>di</strong> su<br />

modelli animali hanno infatti <strong>di</strong>mostrato<br />

che i fumi <strong>di</strong> saldatura generati da elementi<br />

in acciaio inossidabile (che contengono<br />

elevate quantità <strong>di</strong> nichel e<br />

cromo) rispetto a quelli generati da elementi<br />

in acciaio cosiddetto dolce (che<br />

contengono invece prevalentemente<br />

ferro insieme a mo<strong>di</strong>che quantità <strong>di</strong> altri<br />

elementi <strong>di</strong> lega) causano più danni e<br />

infiammazioni ai polmoni e i loro componenti<br />

residuano più a lungo nell’interstizio<br />

polmonare [2,3,4].<br />

Un altro fattore determinante <strong>nella</strong> potenziale<br />

risposta pneumotossica ai fumi<br />

<strong>di</strong> saldatura è rappresentato dalla durata<br />

224 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

del tempo <strong>di</strong> esposizione agli stessi:<br />

questo fattore caratterizza spesso il processo<br />

<strong>di</strong> reversibilità/irreversibilità della<br />

noxa patogena, che si traduce sul piano<br />

clinico nell’andamento acuto o cronico<br />

della patologia respiratoria [5,6].<br />

In ultimo, l’ambiente <strong>di</strong> lavoro, contribuisce<br />

in maniera determinante nel caratterizzare<br />

la risposta pneumotossica ai<br />

fumi <strong>di</strong> saldatura: è infatti drasticamente<br />

<strong>di</strong>verso dal punto <strong>di</strong> vista epidemiologico,<br />

il riscontro <strong>di</strong> patologie respiratorie<br />

in saldatori che hanno operato o operano<br />

in ambiente aperto rispetto a quelli che<br />

hanno lavorato o lavorano in ambiente<br />

chiuso e in quest’ultimi, vi è anche un<br />

profondo <strong>di</strong>vario fra quelli che hanno<br />

operato o operano in ambiente protetto<br />

rispetto a quelli che hanno lavorato o lavorano<br />

senza le necessarie e regolamentate<br />

misure <strong>di</strong> sicurezza [7,8].<br />

Un <strong>di</strong>scorso a parte merita l’abitu<strong>di</strong>ne al<br />

fumo <strong>di</strong> tabacco: in molti stu<strong>di</strong> eseguiti il<br />

fumo <strong>di</strong> tabacco risulta essere un fattore<br />

pre<strong>di</strong>sponente per quanto riguarda l’insorgenza<br />

e la gravità delle patologie respiratorie<br />

non oncologiche da fumi <strong>di</strong><br />

saldatura, mentre sembra essere un<br />

fattore confondente <strong>nella</strong> correlazione<br />

fra cancro del polmone e saldatura [3,9,].<br />

Le patologie respiratorie <strong>di</strong> più frequente<br />

riscontro possono essere raggruppate in<br />

una classificazione che tiene conto in<br />

maniera generale della loro gravità crescente<br />

e del loro andamento dalla fase<br />

acuta alla cronicizzazione e verranno qui<br />

<strong>di</strong> seguito trattate in dettaglio.<br />

1. Forme infiammatorie acute<br />

Si tratta in prevalenza <strong>di</strong> forme irritative<br />

prevalentemente <strong>di</strong> origine chimica, che<br />

coinvolgono le prime vie aeree (riniti,<br />

coaniti, faringo-tracheiti e bronchiti<br />

acute) e sono caratterizzate da mo<strong>di</strong>ca<br />

<strong>di</strong>spnea, tosse secca e stizzosa, lacrimazione,<br />

rinorrea. La durata <strong>di</strong> queste manifestazioni<br />

è sempre molto breve e<br />

scompare con la sospensione dell’attività<br />

lavorativa. Di altro peso è la sintomatologia<br />

<strong>di</strong> polmoniti acute <strong>di</strong> origine<br />

chimica: in questi casi si possono avere<br />

segni <strong>di</strong> insufficienza respiratoria più o<br />

meno gravi, <strong>di</strong>spnea, tosse produttiva e<br />

in alcuni casi tali forme sfociano in veri<br />

e propri quadri <strong>di</strong> edema polmonare.<br />

Tale sintomatologia non tende a regre<strong>di</strong>re<br />

con l’allontanamento dall’esposi-<br />

zione ai fumi <strong>di</strong> saldatura e necessita <strong>di</strong><br />

cure me<strong>di</strong>che. Va inoltre sottolineato che<br />

il succedersi <strong>di</strong> questi episo<strong>di</strong> irritativi<br />

acuti facilita una sovrapposizione batterica<br />

o virale, per cui nel tempo questi<br />

episo<strong>di</strong> hanno un andamento sempre<br />

meno acuto e caratterizzato da aspetti<br />

settici, con tutta la sintomatologia ad<br />

essi correlata [8].<br />

La patologia irritativo - infiammatoria è<br />

forse l’aspetto più significativo della<br />

questione relativa all’esistenza <strong>di</strong> un<br />

nesso <strong>di</strong> causa - effetto fra esposizione ai<br />

fumi <strong>di</strong> saldatura e insorgenza <strong>di</strong> malattie<br />

respiratorie. Infatti numerosi stu<strong>di</strong><br />

hanno messo in evidenza la presenza <strong>di</strong><br />

svariati marcatori <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dell’ospite<br />

verso agenti esterni, come le citochine<br />

infiammatorie (TNF–alfa, IL –1 beta, IL<br />

–8), l’aumento delle IgA, la presenza<br />

della alfa(2) macroglobulina e altri:<br />

questi marcatori sono espressione <strong>di</strong><br />

meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa da parte dell’ospite<br />

verso agenti irritativi che hanno prodotto<br />

alterazioni (infiammatorie) a livello del<br />

tratto respiratorio [7,10].<br />

2. Metal Fume Fever (MFF)<br />

È una malattia causata dall’inalazione <strong>di</strong><br />

una grande varietà <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> metalli<br />

pesanti. Compare abbastanza frequentemente<br />

nelle operazioni <strong>di</strong> saldatura, specialmente<br />

in quelle che producono<br />

ossido <strong>di</strong> zinco [11]. Ha una durata breve<br />

ed è caratterizzata da tosse secca, febbre,<br />

brivi<strong>di</strong>, malessere generale, mialgie,<br />

respiro corto e gusto <strong>di</strong> metallo in bocca.<br />

La sua eziologia è incerta e la <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong>fferenziale con altre patologie respiratorie,<br />

risulta <strong>di</strong>fficile. Presenta infatti un<br />

corredo sintomatologico del tutto sovrapponibile<br />

a quello <strong>di</strong> una sindrome<br />

influenzale e solo un’accurata anamnesi,<br />

soprattutto lavorativa, può in<strong>di</strong>rizzare<br />

verso il sospetto <strong>di</strong> MFF [12].<br />

Allo stato attuale delle conoscenze la<br />

MFF dovrebbe essere considerata come<br />

una forma morbosa che può preconizzare<br />

l’insorgenza e lo sviluppo <strong>di</strong><br />

sintomi respiratori più seri, ma non l’insorgenza<br />

e lo sviluppo <strong>di</strong> alterazioni<br />

della funzionalità respiratoria, come può<br />

avvenire in corso <strong>di</strong> malattie respiratorie<br />

cronico-ostruttive.<br />

In tal senso va sottolineato che la MFF<br />

non è correlata in nessun modo con<br />

l’asma occupazionale (OA) [13].


3. Malattie restrittive e ostruttive<br />

Fanno parte <strong>di</strong> questo gruppo tutte<br />

quelle malattie che tendono ad avere un<br />

andamento cronico e che si instaurano<br />

prevalentemente dopo parecchi anni <strong>di</strong><br />

attività lavorativa con esposizione a<br />

fumi, specialmente <strong>di</strong> saldatura. La<br />

maggior parte <strong>di</strong> queste patologie è rappresentata<br />

dalla bronchite cronica ostruttiva,<br />

una malattia respiratoria a eziologia<br />

multiforme e punto <strong>di</strong> partenza per l’instaurarsi<br />

<strong>di</strong> due tipi <strong>di</strong> patologie respiratorie<br />

gravi e invalidanti quali le pneumoconiosi<br />

e l’asma (occupazionale).<br />

La bronchite cronica ostruttiva è appannaggio<br />

maggiormente dei lavoratori che<br />

saldano gli acciai inossidabili piuttosto<br />

che <strong>di</strong> quelli che lavorano gli acciai dolci<br />

e sono chiamati in causa, come agenti<br />

scatenanti la noxa patogena, soprattutto<br />

i fumi contenenti cromo, nichel (e<br />

cadmio).<br />

La sintomatologia <strong>di</strong> questa malattia è<br />

caratterizzata da <strong>di</strong>spnea ingravescente,<br />

dapprima da sforzo e poi anche a riposo,<br />

tosse prevalentemente produttiva, insufficienza<br />

respiratoria e in seguito anche<br />

da un corollario <strong>di</strong> sintomi car<strong>di</strong>ocircolatori<br />

determinati dall’ipossia. I parametri<br />

della funzionalità respiratoria risultano<br />

alterati (VEMS, CV) e tendono a<br />

peggiorare nel tempo. Questa sintomatologia<br />

è correlata con l’abitu<strong>di</strong>ne al fumo<br />

<strong>di</strong> tabacco e con il tempo <strong>di</strong> esposizione<br />

ai fumi <strong>di</strong> saldatura; inoltre l’insorgenza<br />

della bronchite cronica ostruttiva è più<br />

frequente nel gruppo <strong>di</strong> saldatori che lavorano<br />

in ambiente chiuso (e non protetto)<br />

rispetto a quelli che lavorano in<br />

ambiente aperto [14, 15].<br />

L’esposizione ai fumi <strong>di</strong> saldatura crea<br />

un aumento reversibile dell’incidenza <strong>di</strong><br />

polmoniti nei saldatori e il meccanismo<br />

alla base <strong>di</strong> questo evento è tuttora<br />

oscuro. Molte pubblicazioni hanno<br />

messo in evidenza una netta correlazione<br />

con l’esposizione ai fumi <strong>di</strong> saldatura<br />

e una maggiore suscettibilità da<br />

parte dei saldatori ad ammalare <strong>di</strong> infezioni<br />

polmonari, che colpiscono prevalentemente<br />

un lobo. Questa suscettibilità<br />

scompare quando il lavoratore non è più<br />

esposto ai fumi e non correla né con il<br />

fumo <strong>di</strong> tabacco, né con la durata della<br />

esposizione ai fumi. La polmonite lobare<br />

risulta quin<strong>di</strong> una malattia che insorge<br />

acutamente, comporta un corollario sintomatologico<br />

tipico delle patologie re-<br />

spiratorie ostruttive - restrittive e non ha<br />

una sicura eziopatogenesi. Indubbiamente<br />

alla base della sua insorgenza<br />

bisogna certamente considerare la noxa<br />

patogena determinata dagli agenti tossici<br />

presenti nei fumi <strong>di</strong> saldatura che<br />

possono alterare il fisiologico equilibrio<br />

dell’omeostasi polmonare provocando<br />

infiammazioni parenchimali (che<br />

esitano in restrizioni) e infiammazioni<br />

bronchiolo-alveolari (che creano ostruzioni)<br />

[7,16, 17].<br />

Questa evidenza clinica ha supportato<br />

ormai da tempo l’ipotesi <strong>di</strong> considerare<br />

la polmonite lobare che compare nei saldatori<br />

come una malattia professionale.<br />

4. Asma occupazionale<br />

Dai lavori pubblicati sull’asma occupazionale<br />

(AO) nei saldatori emerge che<br />

l’incidenza <strong>di</strong> questa patologia è abbastanza<br />

bassa, variando dall’1 al 3% a<br />

seconda dei vari autori [18,19].<br />

Nell’eziopatogenesi <strong>di</strong> questa malattia<br />

sono stati chiamati in causa i fumi derivanti<br />

dalla saldatura <strong>di</strong> svariati metalli<br />

(cromo, nichel, platino e cobalto) [5]; <strong>di</strong><br />

sicuro oggi abbiamo prove abbastanza<br />

concrete da ritenere che l’esposizione ai<br />

fumi <strong>di</strong> saldatura MMA (Manual Metal-<br />

Arc) <strong>di</strong> particolari acciai inossidabili<br />

debba essere considerata una nuova<br />

causa <strong>di</strong> AO [20].<br />

È invece assodata la completa mancanza<br />

<strong>di</strong> correlazione fra la MFF e l’AO: infatti<br />

sebbene in un primo tempo si fosse supposto<br />

che la MFF potesse essere un premarker<br />

della AO nei saldatori [21], uno<br />

stu<strong>di</strong>o successivo ha definitivamente demolito<br />

questa ipotesi, considerando la<br />

MFF come un campanello d’allarme per<br />

la possibile insorgenza <strong>di</strong> sintomi respiratori,<br />

ma non <strong>di</strong> alterazioni della funzionalità<br />

respiratoria [13], come già<br />

detto in precedenza trattando della MFF.<br />

5. Pneumoconiosi<br />

Le polveri <strong>di</strong> metalli che si depositano<br />

nel polmone possono provocare un’alterazione<br />

detta fibrosi interstiziale polmonare<br />

(FIP), che determina una riduzione<br />

della funzionalità respiratoria. Tale situazione<br />

patologica <strong>di</strong>pende dal potenziale<br />

fibrogenico dell’agente causale e da poco<br />

noti meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dell’ospite.<br />

G.C. Paro<strong>di</strong> - Aspetti riguardanti la salute relativi agli agenti chimici (fumi)<br />

Sebbene i dati epidemiologici siano<br />

ancora limitati, si può ragionevolmente<br />

supporre che esista un nesso <strong>di</strong> causalità<br />

fra la FIP e l’esposizione per lunghi<br />

perio<strong>di</strong> ad alte concentrazioni <strong>di</strong> fumi <strong>di</strong><br />

saldatura.<br />

La pneumoconiosi da metalli pesanti è<br />

una fibrosi caratterizzata da polmonite<br />

interstiziale con cellule desquamative<br />

giganti: l’agente eziologico più probabilmente<br />

chiamato in causa è il cobalto e<br />

i suoi composti.<br />

La pneumoconiosi da berillio è una<br />

fibrosi con granulomi epitelioi<strong>di</strong> similsarcomatosi,<br />

presumibilmente dovuta<br />

alla risposta immune cellulo-me<strong>di</strong>ata al<br />

berillio da parte dell’organismo ospite.<br />

Un meccanismo eziopatogenetico simile<br />

viene riconosciuto anche in soggetti<br />

esposti ai fumi <strong>di</strong> saldatura contenenti<br />

alluminio, titanio e terre rare [8,22 ].<br />

L’inalazione <strong>di</strong> composti del ferro<br />

provoca un particolare tipo <strong>di</strong> pneumoconiosi<br />

detta siderosi, caratterizzata da<br />

minima presenza o totale assenza <strong>di</strong><br />

fibrosi. La siderosi è sicuramente la<br />

pneumoconiosi più frequente nei saldatori<br />

e si manifesta dopo lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

esposizione (>30 anni) in con<strong>di</strong>zioni<br />

ambientali lavorative poco sicure [23].<br />

La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> siderosi viene effettuata<br />

con la tomografia computerizzata ad alta<br />

risoluzione (HRTC), che riesce ad evidenziare<br />

i piccoli noduli centrolobulari,<br />

e con il dosaggio ematico e sul liquido <strong>di</strong><br />

lavaggio bronchiolo-alveolare della ferritina<br />

[24].<br />

Va sottolineato che negli stu<strong>di</strong> epidemiologici<br />

eseguiti per valutare l’incidenza <strong>di</strong><br />

tumore polmonare nei saldatori, la siderosi<br />

si è <strong>di</strong>mostrata un fattore in<strong>di</strong>pendente<br />

non correlato con il cancro [25].<br />

6. Cancro<br />

Nonostante i numerosi stu<strong>di</strong> presenti in<br />

letteratura, la maggior parte dei quali <strong>di</strong><br />

tipo prevalentemente epidemiologico,<br />

allo stato attuale delle conoscenze non è<br />

ancora <strong>di</strong>mostrabile una chiara correlazione<br />

fra fumi <strong>di</strong> saldatura e cancro polmonare.<br />

Si può invece parlare <strong>di</strong> un<br />

aumento del rischio relativo (RR) <strong>di</strong> ammalare<br />

<strong>di</strong> tumore polmonare nei saldatori.<br />

Questo RR è stimato intorno a 1.26<br />

con un eccesso <strong>di</strong> cancri polmonari in<br />

meta-analisi intorno al 26% [9,26]. I<br />

saldatori che operano su acciai inossida-<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

225


G.C. Paro<strong>di</strong> - Aspetti riguardanti la salute relativi agli agenti chimici (fumi)<br />

bili e quelli dei cantieri navali sembrano<br />

avere un rapporto <strong>di</strong> mortalità standar<strong>di</strong>zzato<br />

(SMR) per tumore polmonare<br />

più elevato rispetto a quelli che operano<br />

su acciai morbi<strong>di</strong> o in altre tipologie lavorative<br />

(116 vs. 86.81).<br />

Questo aumento è stato messo in correlazione<br />

con la presenza <strong>di</strong> cromo (esavalente)<br />

e nichel nei fumi <strong>di</strong> saldatura<br />

MMA <strong>di</strong> acciai inossidabili, e <strong>di</strong> asbesto<br />

e componenti <strong>di</strong> vernici nei fumi <strong>di</strong> saldatura<br />

derivanti dalle lavorazioni in ambiente<br />

marittimo (l’asbesto, le vernici e<br />

il fumo <strong>di</strong> tabacco vengono infatti considerati<br />

fattori inquinanti nelle metaanalisi<br />

<strong>di</strong> questi stu<strong>di</strong>). Non esiste tuttavia<br />

una chiara relazione fra mortalità per<br />

tumore polmonare e durata <strong>di</strong> esposizione<br />

e dose cumulativa stimata <strong>di</strong> Ni e<br />

Cr [ 26,27].<br />

Il manganese (e i suoi composti inorganici),<br />

largamente usato in svariate lavorazioni<br />

industriali, viene considerato<br />

come una neurotossina capace <strong>di</strong> provocare<br />

una sequela <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi neurologici<br />

che vanno sotto il termine <strong>di</strong> “manganismo”.<br />

Questi <strong>di</strong>sturbi consistono in<br />

modesto deficit cognitivo, miocloni<br />

multifocali, <strong>di</strong>sfunzioni u<strong>di</strong>tivo-vestibolari<br />

e sindromi parkinsoniane [28].<br />

La neurotossicità del Mn è ben documentata<br />

in RM dall’iperintensità del<br />

segnale pesato in T1 a livello dei gangli<br />

basali [29].<br />

Il manganese presente nei fumi della saldatura<br />

ad arco <strong>di</strong> alcuni tipi <strong>di</strong> acciaio<br />

sembra essere responsabile <strong>di</strong> manganismo<br />

in saldatori esposti ad inalazione<br />

per molti anni e in ambienti non protetti<br />

[28,29]. Non vi è invece al momento<br />

alcuna evidenza clinica documentata che<br />

i fumi <strong>di</strong> saldatura contenenti manganese<br />

possano provocare l’insorgenza del<br />

Morbo <strong>di</strong> Parkinson (MP); sembra<br />

invece che l’esposizione ai fumi contenenti<br />

Mn possa slatentizzare più precocemente<br />

l’insorgenza <strong>di</strong> un MP i<strong>di</strong>opatico.<br />

In altre parole i saldatori con<br />

esperienze lavorative <strong>di</strong> lungo tempo e<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>sagiate, qualora siano<br />

can<strong>di</strong>dati ad ammalare <strong>di</strong> MP, manifestano<br />

più precocemente i sintomi della<br />

malattia [28, 30].<br />

I fumi <strong>di</strong> saldatura sono stati anche chiamati<br />

in causa circa la possibile eziologia<br />

<strong>di</strong> alcune malattie dell’apparato urogenitale.<br />

Si tratta prevalentemente <strong>di</strong> forme <strong>di</strong><br />

nefrite o <strong>di</strong> glomerulo nefrite, ad insor-<br />

226 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

genza spora<strong>di</strong>ca e apparentemente non<br />

correlabili col tempo e con le modalità<br />

<strong>di</strong> esposizione, e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi della<br />

fertilità, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile inquadramento nosografico<br />

e oscuro meccanismo fisiopatogenetico.<br />

I fumi contenenti cadmio sono la causa<br />

principale delle patologie renali, che<br />

possono essere delle glomerulonefriti<br />

mesangiocapillari da catene IgA [31],<br />

oppure delle calcolosi dei bacinetti [32],<br />

fino al carcinoma renale [33].<br />

Va tuttavia subito chiarito che il nesso <strong>di</strong><br />

causa-effetto circa l’esposizione ai fumi<br />

<strong>di</strong> saldatura e la possibile insorgenza <strong>di</strong><br />

patologie uroteliali è tutt’altro che chiarito:<br />

infatti già uno stu<strong>di</strong>o eseguito nel<br />

1984 [34] non metteva in evidenza<br />

alcuna alterazione della funzionalità<br />

renale nei saldatori che eseguivano<br />

MMA su acciai inossidabili e uno stu<strong>di</strong>o<br />

successivo <strong>di</strong> pochi anni dopo non<br />

trovava nessuna correlazione fra l’esposizione<br />

a fumi <strong>di</strong> saldatura e l’insorgenza<br />

<strong>di</strong> malattie renali croniche [35].<br />

Anche per quanto concerne il carcinoma<br />

renale non c’è nessuna evidenza che<br />

supporti l’ipotesi <strong>di</strong> cancerogenicità dei<br />

fumi <strong>di</strong> saldatura. È stato solo <strong>di</strong>mostrato<br />

un modesto aumento del RR <strong>di</strong><br />

ammalare <strong>di</strong> Ca renale nei saldatori<br />

esposti per molti anni e in con<strong>di</strong>zioni<br />

ambientali non sicure ai fumi contenenti<br />

cadmio [33].<br />

Numerosi sono gli stu<strong>di</strong> condotti per<br />

monitorare la fertilità nei lavoratori<br />

esposti a fumi <strong>di</strong> saldatura: i risultati <strong>di</strong><br />

questi lavori sono spesso <strong>di</strong>scordanti e<br />

non confrontabili in quanto <strong>di</strong>somogenei<br />

per <strong>di</strong>segno e per popolazioni <strong>di</strong> lavoratori<br />

esaminate.<br />

Tuttavia allo stato attuale delle conoscenze<br />

sembra possa affermarsi che le<br />

mogli <strong>di</strong> saldatori <strong>di</strong> acciai inossidabili<br />

hanno un rischio maggiore <strong>di</strong> andare incontro<br />

a un aborto spontaneo (RR 3,5).<br />

Questo rischio non è presente nelle altre<br />

categorie <strong>di</strong> saldatori che operano su<br />

qualsiasi altro tipo <strong>di</strong> metallo e la possibile<br />

spiegazione <strong>di</strong> questo dato può<br />

essere in<strong>di</strong>viduata nell’azione mutagena<br />

sulle cellule germinali e somatiche da<br />

parte del cromo esavalente [36].<br />

Per quanto riguarda il possibile interessamento<br />

della cute da parte dei fumi <strong>di</strong><br />

saldatura, in letteratura esistono scarse<br />

documentazioni e quasi tutte aneddotiche,<br />

dalle quali si evince che i fumi contenenti<br />

cromo possono dare origine a<br />

dermatiti da contatto, <strong>di</strong> tipo prevalentemente<br />

eritemato-eczematoso, che regre<strong>di</strong>scono<br />

dopo allontanamento dal lavoro<br />

e terapia topica mirata [37].<br />

Conclusioni<br />

Molti degli stu<strong>di</strong> epidemiologici che<br />

hanno valutato gli effetti della saldatura<br />

sulla salute dell’uomo sono <strong>di</strong>fficilmente<br />

comparabili a causa delle <strong>di</strong>fferenze<br />

esistenti nelle popolazioni <strong>di</strong> lavoratori,<br />

negli ambienti lavorativi, nelle<br />

tecniche <strong>di</strong> saldatura e <strong>nella</strong> durata <strong>di</strong><br />

esposizione.<br />

Inoltre va tenuto presente che il saldatore<br />

spesso non è esposto ai soli fumi <strong>di</strong><br />

saldatura, ma può lavorare in un ambiente<br />

inquinato da altre polveri o fumi.<br />

La <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> comparazione deriva<br />

anche dal fatto che alcuni <strong>di</strong> questi stu<strong>di</strong><br />

sono stati condotti in laboratorio o in<br />

ambienti <strong>di</strong> lavoro attentamente sorvegliati<br />

e quin<strong>di</strong> ben lontani dalle abituali<br />

con<strong>di</strong>zioni lavorative prese in considerazione<br />

<strong>nella</strong> stragrande maggioranza<br />

degli altri stu<strong>di</strong>.<br />

Nonostante questi lavori epidemiologici<br />

abbiano messo in evidenza, seppur <strong>nella</strong><br />

loro <strong>di</strong>somogeneità, un aumento delle<br />

malattie respiratorie dopo esposizione ai<br />

fumi <strong>di</strong> saldatura, ci sono ancora troppo<br />

poche informazioni in merito alle cause,<br />

ai meccanismi eziopatogenetici e alle<br />

valutazioni dose-risposta perché si<br />

possano trarre delle considerazioni e<br />

delle conclusioni circa il reale impatto<br />

dei fumi <strong>di</strong> saldatura sull’integrità dell’apparato<br />

respiratorio.<br />

Vi sono anche scarse informazioni circa<br />

gli effetti dei fumi <strong>di</strong> saldatura sul SNC,<br />

sull’apparato genitourinario e sulla cute<br />

e, per quanto riguarda la loro possibile<br />

cancerogenicità, gli stu<strong>di</strong> su animali<br />

come i test a breve o a lungo termine<br />

sono ancora estremamente scarsi e inconcludenti.<br />

È quin<strong>di</strong> facilmente comprensibile come<br />

si renda necessario uno sforzo scientifico<br />

per arrivare a una maggiore comprensione<br />

dei possibili effetti dannosi<br />

dei fumi <strong>di</strong> saldatura sulla salute dell’uomo,<br />

in modo da poter formulare una<br />

corretta valutazione dei rischi e sviluppare<br />

le migliori strategie <strong>di</strong> prevenzione<br />

per una popolazione <strong>di</strong> lavoratori che ha<br />

un pesante impatto nel mondo del<br />

lavoro.


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➠ segue<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

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Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

The Croatian Wel<strong>di</strong>ng<br />

Society is very pleased to<br />

announce that the 60th<br />

Annual Assembly and<br />

International Conference of<br />

the IIW will take place in<br />

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from July the 1st to July the<br />

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find all the information about<br />

the event as well as general<br />

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Dubrovnik and Cavtat.<br />

Giancarlo PARODI, laureato in Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia presso l’Università<br />

degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Genova nel Luglio 1974 con votazione 110/110 e lode e medaglia<br />

d’argento. Specializzato in Me<strong>di</strong>cina del Lavoro presso l’Università degli<br />

Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Genova nel Novembre 1977 con votazione 60/60. Specializzato in Oncologia<br />

presso l’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Genova nel Luglio 1980 con votazione<br />

50/50. Dirigente Istituto Nazionale per lo Stu<strong>di</strong>o e la Ricerca sul Cancro<br />

<strong>di</strong> Genova. Me<strong>di</strong>co Competente dell’Istituto Nazionale per lo Stu<strong>di</strong>o e la<br />

Ricerca sul Cancro <strong>di</strong> Genova. Me<strong>di</strong>co Competente dell’Istituto Italiano della<br />

Saldatura. Me<strong>di</strong>co Competente dell’ASG Superconductors. Me<strong>di</strong>co Aiuto<br />

(Personale Sanitario Fiduciario) addetto agli impianti <strong>di</strong> Genova presso<br />

l’Ente F.S. Servizio Sanitario.


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datori si attendono da ogni singolo prodotto 3M Speedglas .<br />

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oscurante da 360 grammi!<br />

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Verifica e consolidamento<br />

<strong>di</strong> un ponte ferroviario: il caso<br />

del ponte del Campasso<br />

A. Brencich *<br />

L. Gambarotta *<br />

Sommario / Summary<br />

In questo lavoro viene presentata e <strong>di</strong>scussa la procedura <strong>di</strong><br />

verifica <strong>di</strong> un ponte ferroviario <strong>di</strong> 90 anni fa, il ponte del Campasso.<br />

Un’attenzione specifica è rivolta alla caratterizzazione<br />

dei materiali, alla valutazione dell’effetto della corrosione<br />

sugli elementi del ponte e alla calibrazione dei modelli strutturali.<br />

Il confronto tra i risultati forniti da modelli strutturali mono-,<br />

bi-, e tri<strong>di</strong>mensionali ed i risultati <strong>di</strong> una prova <strong>di</strong> carico consente<br />

l’identificazione <strong>di</strong> un modello strutturale affidabile. Su<br />

tali basi, si mostra come il ponte possa essere riaperto al<br />

pesante traffico commerciale su un solo binario dopo l’esecuzione<br />

<strong>di</strong> alcuni lavori <strong>di</strong> consolidamento.<br />

The assessment procedure of a 90-years old, nailed steel<br />

Italian railway bridge, the Campasso Bridge, is <strong>di</strong>scussed.<br />

The attention is focused on the material characterization, on<br />

the evaluation of the corrosion of the structural members and<br />

on the calibration of a structural model.<br />

(°) Memoria presentata alle Giornate Nazionali <strong>di</strong> Saldatura 3 - Workshop:<br />

“Affidabilità all’uso <strong>di</strong> strutture saldate” - Genova, 27 e 28 Ottobre 2005.<br />

* DICAT - Dipartimento <strong>di</strong> Ingegneria delle Costruzioni, dell’Ambiente e<br />

del Territorio - Università <strong>di</strong> Genova<br />

The comparison of the results given by 1D, 2D and 3D<br />

models, compared to the outcomes of a load test, allowed the<br />

identification of a reliable structural model. On this basis, it<br />

is showed that the bridge can be re-opened to heavy commercial<br />

railway traffic provided only one of the rails is kept in<br />

service and provided few rehabilitation works are performed.<br />

Keywords:<br />

Atmospheric corrosion; bridges; civil engineering; corrosion;<br />

design; fasteners; fatigue strength; fracture mechanics;<br />

frac mech tests; load bearing capacity; mechanical properties;<br />

mechanical tests; non welded joints; railways; remanent<br />

life; service con<strong>di</strong>tions; structural analysis; structural<br />

members; structural steels.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

231


A. Brencich e L. Gambarotta - Verifica e consolidamento <strong>di</strong> un ponte ferroviario: il caso del ponte del Campasso<br />

Introduzione<br />

La rete ferroviaria italiana è stata costruita<br />

prevalentemente negli ultimi<br />

decenni del XIX secolo, ed è stata completata<br />

in alcune sue parti nel primo<br />

quin<strong>di</strong>cennio che ha preceduto la prima<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale. La maggior parte dei<br />

ponti e dei viadotti è costituita da strutture<br />

in muratura, ma specifiche esigenze<br />

locali hanno richiesto la realizzazione <strong>di</strong><br />

alcuni ponti metallici, come quello<br />

oggetto <strong>di</strong> questo lavoro.<br />

I problemi principali che si presentano<br />

alle strutture esistenti derivano da<br />

carichi ferroviari e velocità <strong>di</strong> transito<br />

superiori a quelli originali <strong>di</strong> progetto,<br />

oltre che a materiali non conosciuti, <strong>di</strong><br />

cui è necessario procedere ad un’attenta<br />

caratterizzazione meccanica. <strong>Analisi</strong><br />

chimiche e prove meccaniche eseguite<br />

su campioni prelevati dal ponte, hanno<br />

consentito <strong>di</strong> caratterizzare l’acciaio,<br />

evidenziando come ritenere che i materiali<br />

moderni siano ampiamente superiori<br />

a quelli del passato non sia sempre<br />

giustificato. Inoltre, prove <strong>di</strong> carico statiche<br />

hanno consentito l’in<strong>di</strong>viduazione<br />

della risposta strutturale del ponte e la<br />

calibrazione <strong>di</strong> modelli ad elementi<br />

finiti.<br />

232 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

I principi della moderna meccanica delle<br />

strutture sono stati applicati al ponte originale,<br />

considerando sezioni non corrose<br />

nelle loro geometrie originali, e al ponte<br />

reale, ovvero tenendo conto della riduzione<br />

degli spessori strutturali per effetto<br />

della corrosione: in entrambi i casi è<br />

stato ritrovato un buon accordo tra la risposta<br />

del modello numerico e quella<br />

delle prove sperimentali. Anche se i<br />

lavori <strong>di</strong> consolidamento sono in corso<br />

<strong>di</strong> esecuzione, questo lavoro <strong>di</strong>scute una<br />

panoramica generale delle analisi strutturali<br />

eseguite e delle procedure <strong>di</strong> consolidamento.<br />

Il ponte del Campasso: situazione<br />

attuale ed esigenze future<br />

Il ponte del Campasso è un ponte ferroviario<br />

a doppio binario con luce <strong>di</strong> 243m<br />

sul torrente Polcevera, in prossimità <strong>di</strong><br />

Genova (Figg. 1 e 2). Progettato nel 1906<br />

dall’Ufficio Tecnico <strong>di</strong> una delle maggiori<br />

imprese europee <strong>di</strong> costruzioni ferroviarie<br />

dell’epoca, la Società Nazionale<br />

delle Officine <strong>di</strong> Savigliano, venne<br />

aperto al traffico nel 1915. Danneggiato<br />

durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale da<br />

mitragliamenti aerei, il ponte è rimasto<br />

costantemente aperto al traffico ed oggi è<br />

uno dei più vecchi ponti in acciaio<br />

ancora in esercizio sulla rete ferroviaria<br />

nazionale. Il ponte del Campasso può<br />

essere considerato un prototipo dei ponti<br />

ferroviari chiodati impiegati dalle Ferrovie<br />

Italiane all’inizio del XX secolo; cionon<strong>di</strong>meno,<br />

è poco conosciuto essendo<br />

rimasto in ombra del più famoso ponte<br />

San Michele sul fiume Adda a Paderno,<br />

vicino a Milano, costruito nel 1885 dalla<br />

stessa Società, ed oggi non più in esercizio.<br />

Il ponte del Campasso è costituito da una<br />

coppia <strong>di</strong> travature reticolari (Figg. 2 e<br />

3.a) a tre campate (76.5m-90m-76.5m),<br />

alte 11.4 m e larghe 9.4m (l’impalcato ha<br />

larghezza <strong>di</strong> 8.0m), per un peso complessivo<br />

<strong>di</strong> 1800 t, collegate da telai trasversali<br />

(Fig. 3.b). Le travate sono costituite<br />

da 28 aste da 9m, ad eccezione <strong>di</strong><br />

alcune <strong>di</strong> lunghezza ridotta a 8.25m<br />

nelle campate minori, e sono <strong>di</strong>sposte inclinate<br />

<strong>di</strong> circa 45° rispetto all’asse del<br />

fiume (Fig. 1.a). La sezione delle aste<br />

dei correnti inferiori presenta una geometria<br />

ad U realizzata me<strong>di</strong>ante piatti ed<br />

angolari ad L collegati da una <strong>di</strong>ffusa<br />

chiodatura (Figure 4); nelle aste dove era<br />

atteso lo sforzo normale maggiore sono<br />

stati impiegati pacchetti <strong>di</strong> lamiere <strong>nella</strong><br />

parte inferiore delle sezioni ad U<br />

(Fig. 4.a). Le aste superiori della travata<br />

presentano la medesima geometria ad<br />

eccezione del fatto che le U sono rovesciate<br />

verso il basso (Fig. 3.b).<br />

Situata a soli 3 km dal mare, la struttura<br />

è oggi gravemente danneggiata dalla<br />

corrosione. La geometria ad U delle<br />

sezioni del corrente inferiore delle<br />

travate, insieme alla pressoché totale<br />

assenza <strong>di</strong> manutenzione, ha determinato<br />

drammatici fenomeni corrosivi in<br />

<strong>di</strong>verse sezioni.<br />

Una campagna sistematica d’indagine<br />

sullo stato <strong>di</strong> degrado ha rilevato che la<br />

parte inferiore delle sezioni ad U, in<br />

Figura 1 - Ponte del Campasso: a) rappresentazione generale dell’area (oggi il torrente è stato ristretto); b) veduta laterale del ponte.


Figura 2 - Veduta generale del ponte del Campasso.<br />

Figura 3.a - Veduta interna del ponte.<br />

talune parti, è completamente corrosa,<br />

mentre <strong>nella</strong> parte interna delle sezioni<br />

ad U del corrente inferiore della travata<br />

<strong>di</strong> valle, i profili ad L si presentano completamente<br />

corrosi (Fig. 5). La mancanza<br />

<strong>di</strong> manutenzione ha consentito<br />

alla corrosione anche <strong>di</strong> penetrare in profon<strong>di</strong>tà<br />

nei giunti fino a raggiungere gli<br />

stessi chio<strong>di</strong> (Fig. 6).<br />

A. Brencich e L. Gambarotta - Verifica e consolidamento <strong>di</strong> un ponte ferroviario: il caso del ponte del Campasso<br />

Alcuni collegamenti sono corrosi per<br />

più del 50% della sezione originale<br />

(Fig. 6.b), mentre la corrosione me<strong>di</strong>a ha<br />

ridotto lo spessore iniziale delle lamiere<br />

(12 e 16 mm) <strong>di</strong> una quantità compresa<br />

tra 2 e 4 mm.<br />

Attualmente il ponte è classificato in categoria<br />

C3 (20t/asse ed un carico uniforme<br />

equivalente <strong>di</strong> 72 kN/m, velocità<br />

Figura 5 - Corrosione dei profili interni ad L <strong>di</strong> collegamento dei piatti. Trave sud - lato mare.<br />

Figura 4.a - Sezioni ad U delle aste.<br />

Figura 3.b - Telaio trasversale del ponte. Figura 4.b - Aste del corrente inferiore delle<br />

travate.<br />

limitata a 30 km/h) e si trova sul ramo <strong>di</strong><br />

collegamento del parco del Campasso<br />

con la linea Genova-Milano. L’adeguamento<br />

del ponte è una necessità fortemente<br />

sentita dall’ente ferroviario<br />

in quanto il traffico merci, che fa riferimento<br />

a questo ponte, ne richiede la<br />

riclassificazione in categoria D4<br />

(22.5t/asse ed un carico uniforme equi-<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

233


A. Brencich e L. Gambarotta - Verifica e consolidamento <strong>di</strong> un ponte ferroviario: il caso del ponte del Campasso<br />

Figura 6.a - Corrosione dei collegamenti<br />

chiodati delle aste superiori.<br />

valente <strong>di</strong> 80 kN/m); inoltre, la <strong>di</strong>ffusa<br />

corrosione pone forti dubbi anche sull’attuale<br />

classificazione in categoria C3.<br />

<strong>Analisi</strong> strutturale<br />

Per quanto desumibile dalla documentazione<br />

originale, e conformemente alle<br />

procedure progettuali <strong>di</strong> fine ottocento,<br />

il ponte sembra essere stato progettato<br />

con riferimento a schemi <strong>di</strong> calcolo<br />

semplificati, ad esempio travate reticolari<br />

piane in cui sono state considerate<br />

efficaci le sole <strong>di</strong>agonali in trazione.<br />

Anche se i no<strong>di</strong> delle travate e le <strong>di</strong>mensioni<br />

delle sezioni sono state definite<br />

senza tenere conto del problema dell’eccentricità<br />

tra lo sforzo normale ed il ba-<br />

234 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

ricentro della sezione, il che è tipico<br />

delle costruzioni in acciaio del XIX<br />

secolo, le <strong>di</strong>mensioni degli elementi<br />

strutturali sembrano essere in pressoché<br />

perfetto accordo con i moderni principi<br />

della meccanica e della sicurezza strutturale.<br />

Con l’obiettivo <strong>di</strong> definire un modello<br />

meccanico affidabile, è stata seguita<br />

una procedura per passi: a) prove sui<br />

materiali; b) realizzazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

modelli strutturali con crescente livello<br />

<strong>di</strong> dettaglio la cui affidabilità è stata verificata<br />

sulla base del confronto tra i risultati;<br />

c) esecuzione <strong>di</strong> una prova <strong>di</strong><br />

carico statica <strong>di</strong> verifica dei modelli<br />

strutturali. Nel seguito vengono <strong>di</strong>scusse<br />

queste fasi del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

verifica del ponte.<br />

Figura 6.b. - Corrosione completa <strong>di</strong> un<br />

chiodo.<br />

Caratterizzazione dei materiali<br />

La caratterizzazione meccanica dei materiali<br />

è stata eseguita sia me<strong>di</strong>ante prove<br />

meccaniche su campioni prelevati <strong>di</strong>rettamente<br />

dal ponte (risposta tensione-deformazione,<br />

resistenza a trazione, tenacità<br />

Charpy, analisi chimica) sia<br />

me<strong>di</strong>ante prove in situ (durezza HV ed<br />

analisi chimiche). Le Tabelle I, II e III<br />

riassumono i dati principali. Secondo gli<br />

standard moderni [1-5, 8] l’acciaio del<br />

ponte può essere classificato come<br />

acciaio saldabile Fe 430 A. Questa circostanza<br />

era piuttosto inattesa e <strong>di</strong>mostra<br />

come i materiali impiegati per il ponte<br />

del Campasso erano tra i migliori materiali<br />

reperibili all’epoca.<br />

Vista la fondamentale importanza dei<br />

chio<strong>di</strong> <strong>nella</strong> procedura <strong>di</strong> verifica della<br />

TABELLA I - Impurità dell’acciaio [%] - valori me<strong>di</strong> su 32 prove.<br />

C Mn Si S P Ni Cr Mo Cu Durezza-HV<br />

Me<strong>di</strong>a 0.039 0.310 0.018 0.033 0.040 0.036 0.013 0.008 0.066 131<br />

Min 0.016 0.175 0.000 0.056 0.015 0.030 0.001 0.007 0.137 118<br />

Max 0.062 0.477 0.059 0.015 0.075 0.046 0.022 0.010 0.029 150<br />

TABELLA II - Caratteristiche meccaniche principali.<br />

Gruppo <strong>di</strong><br />

campioni<br />

σ y [MPa]<br />

me<strong>di</strong>o<br />

σ u [MPa]<br />

me<strong>di</strong>o<br />

ε u %<br />

me<strong>di</strong>o<br />

E [MPa]<br />

me<strong>di</strong>o<br />

Note<br />

n. Area [mm 2 ]<br />

1 215 300 435 26 238000 Piatto – spessore 15 mm<br />

2 217 274 412 35 234000 Piatto – spessore 15 mm<br />

3 160 306 401 33 213000 Piatto – spessore 8 mm<br />

4 153 311 433 32 210000 Piatto – spessore 8 mm<br />

5 150 290 397 36 199500 Piatto – spessore 8 mm<br />

6 9453 314 435 34 205000 Profilo ad L – spess. 5 mm<br />

7 940 340 471 35 221000 Profilo ad L – spess. 5 mm<br />

8 941 325 453 23 226000 Profilo ad L – spess. 5 mm


struttura, alcuni <strong>di</strong> essi sono stati prelevati<br />

dal ponte e sottoposti a prova <strong>di</strong><br />

taglio <strong>di</strong>retto. I chio<strong>di</strong> non hanno manifestato<br />

alcun chiaro segno <strong>di</strong> snervamento,<br />

con tensione tangenziale ultima<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 298 MPa e con una <strong>di</strong>spersione<br />

dei dati veramente piccola. Secondo il<br />

criterio <strong>di</strong> Von Mises, questi dati definiscono<br />

una resistenza a trazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong><br />

520 MPa, valore ben maggiore <strong>di</strong> quello<br />

misurato sui piatti.<br />

Modelli strutturali<br />

A prima vista il ponte appare come una travatura<br />

reticolare tri-<strong>di</strong>mensionale; secondo<br />

A. Brencich e L. Gambarotta - Verifica e consolidamento <strong>di</strong> un ponte ferroviario: il caso del ponte del Campasso<br />

TABELLA III - Misure <strong>di</strong> tenacità - prova Charpy a temperatura ambiente <strong>di</strong> 20°C.<br />

Gruppo <strong>di</strong><br />

campioni<br />

Geometria della<br />

sezione misurato<br />

Tenacità KV (Charpy) [J]<br />

riferita ad una sezione 10x10mm<br />

Note<br />

1 T 10 x 10 mm 35.24 35.24 Piastra spessore 15 mm<br />

2 T 10 x 10 mm 32.28 32.28 Piastra spessore 15 mm<br />

3 L 7 x 10 mm 34.16 48.55 Piastra spessore 15 mm<br />

3 T 7 x 10 mm 67.55 96.00 Piastra spessore. 8 mm<br />

6 T 5 x 10 mm 44.87 88.44 Piastra spessore 8 mm<br />

7 T 5 x 10 mm 39.32 77.47 Angolare ad L 60x40x5<br />

8 T 5 x 10 mm 41.38 81.52 Angolare ad L 60x40x5<br />

T= prova realizzata in <strong>di</strong>rezione ortogonale alla <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> laminazione L= prova realizzata <strong>nella</strong> <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> laminazione<br />

la prassi del XIX secolo, esso è stato progettato<br />

come una coppia <strong>di</strong> travature reticolari<br />

bi-<strong>di</strong>mensionali [6, 7]. Al tempo<br />

della realizzazione del ponte, essendo impossibile<br />

risolvere strutture tri<strong>di</strong>mensionali<br />

fortemente iperstatiche, si assumeva che la<br />

struttura complessiva potesse essere<br />

pensata come la sovrapposizione <strong>di</strong> due<br />

strutture reticolari isostatiche:<br />

i) una trave reticolare con efficaci le<br />

sole aste in trazione, ovvero una sorta<br />

<strong>di</strong> trave Pratt;<br />

ii) una seconda trave reticolare con efficaci<br />

le sole aste compresse, ovvero<br />

una sorta <strong>di</strong> trave Howe (Fig. 7).<br />

Figura 7 - Scomposizione del problema iperstatico in due sottoproblemi isostatici.<br />

a)<br />

b)<br />

c)<br />

Figura 8 - Modelli strutturali per il ponte: modelli a) 1D, b) 2D e c) 3D.<br />

Per ogni posizione del carico, il primo<br />

modello avrebbe fornito la massima sollecitazione<br />

<strong>di</strong> trazione nei <strong>di</strong>agonali,<br />

mentre il secondo veniva impiegato per<br />

definire la massima sollecitazione <strong>di</strong><br />

compressione nelle <strong>di</strong>agonali. Le aste<br />

dei correnti superiore ed inferiore venivano<br />

determinate facendo riferimento ai<br />

massimi e minimi valori determinati con<br />

i due modelli strutturali impiegati.<br />

La procedura delineata non tiene in<br />

conto <strong>di</strong>versi aspetti della risposta strutturale<br />

del ponte:<br />

i) l’iperstaticità della struttura;<br />

ii) gli effetti torsionali, tipici <strong>di</strong> strutture<br />

tri<strong>di</strong>mensionali sbieche rispetto agli<br />

appoggi;<br />

iii)l’effetto dell’eccentricità tra il baricentro<br />

delle sezioni delle aste e la<br />

linea d’azione degli sforzi normali,<br />

che determina fenomeni flessionali<br />

nelle aste che devono essere valutati.<br />

Inoltre, le <strong>di</strong>mensioni dei no<strong>di</strong> e dei collegamenti<br />

(Figg. 2, 3 e 5), sollevano il<br />

dubbio se no<strong>di</strong> <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>mensioni non<br />

trasmettano anche dei momenti flettenti<br />

alle travi che vi concorrono, ovvero se lo<br />

schema strutturale del ponte non sia<br />

quello <strong>di</strong> una travatura reticolare ma<br />

quello <strong>di</strong> un telaio spaziale.<br />

I modelli strutturali considerati sono i<br />

seguenti:<br />

i) trave continua mono<strong>di</strong>mensionale<br />

equivalente alla travatura reticolare<br />

piana sia indeformabile che deformabile<br />

a taglio;<br />

ii) modelli <strong>di</strong> travatura reticolare e <strong>di</strong><br />

telaio piano;<br />

iii)modelli <strong>di</strong> travatura reticolare spaziale<br />

e <strong>di</strong> telaio spaziale (Fig. 8).<br />

Per tenere conto dell’effetto della corrosione,<br />

il modello a telaio tri<strong>di</strong>mensionale<br />

è stato formulato considerando le travi:<br />

a) <strong>nella</strong> loro consistenza iniziale (ponte<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

235


A. Brencich e L. Gambarotta - Verifica e consolidamento <strong>di</strong> un ponte ferroviario: il caso del ponte del Campasso<br />

a) b)<br />

Figura 9 - a) Sezioni <strong>di</strong> progetto (ponte <strong>di</strong> progetto); b) sezione corrosa corrispondente<br />

(ponte corroso).<br />

Figura 10 - Distribuzione dei carichi per la prova <strong>di</strong> carico - rappresentazione del ponte da sud.<br />

<strong>di</strong> progetto) e b) <strong>nella</strong> loro consistenza<br />

attuale, ottenuta rimuovendo dalla geometria<br />

delle sezioni le piastre corrose<br />

(ponte corroso) (Fig. 9), limitatamente al<br />

corrente inferiore della travata <strong>di</strong> valle,<br />

come riscontrato <strong>nella</strong> realtà.<br />

Il confronto tra i dati forniti da ciascun<br />

modello con quelli dei modelli a minore<br />

e maggiore dettaglio consentono <strong>di</strong> definire<br />

l’affidabilità <strong>di</strong> ciascun modello.<br />

Tutti i modelli sono elastici lineari non<br />

trattandosi <strong>di</strong> una verifica a collasso.<br />

236 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Prova <strong>di</strong> carico sul ponte<br />

Il modello a telaio spaziale, quello a<br />

maggior livello <strong>di</strong> dettaglio che assume<br />

no<strong>di</strong> in grado <strong>di</strong> trasmettere momento<br />

flettente tra i vari elementi del ponte, è<br />

confortato dai risultati della prova <strong>di</strong><br />

carico. Quattro carri del peso <strong>di</strong> circa 60t<br />

ciascuno sono stati <strong>di</strong>sposti su entrambi i<br />

binari in <strong>di</strong>verse posizioni. Gli spostamenti<br />

del ponte sono stati misurati me<strong>di</strong>ante<br />

due sistemi <strong>di</strong> misura:<br />

i) misura <strong>di</strong>retta (comparatori centesi-<br />

TABELLA IV - Tipici carri ferroviari da normative secondo RFI - <strong>di</strong>mensioni in m.<br />

Carro<br />

Carico<br />

/asse /m a b c<br />

Lungh.<br />

Totale<br />

C3 200 kN 72 kN/m 1.80 1.50 4.50 11.10<br />

D4 225 kN 80 kN/m 1.80 1.50 4.65 11.25<br />

mali) degli spostamenti dei no<strong>di</strong> al<br />

centro della campata maggiore, che<br />

erano accessibili dalla pubblica via;<br />

ii) livellazione topografica <strong>di</strong> alta precisione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi punti su tutto il ponte.<br />

Le precisioni, valutate al termine delle<br />

prove, sono state <strong>di</strong> 3/100 <strong>di</strong> mm per le<br />

misurazioni <strong>di</strong>rette me<strong>di</strong>ante comparatori<br />

e <strong>di</strong> 1/10 <strong>di</strong> mm per le misurazioni<br />

topografiche, ovvero con un errore dello<br />

0.2% e 0.6% rispettivamente sugli spostamenti<br />

massimi del ponte.<br />

Le Figure 10 ed 11 mostrano la <strong>di</strong>stribuzione<br />

dei carri ed il confronto tra le deformate<br />

teoriche e le misurazioni sperimentali,<br />

osservando che il modello<br />

teorico riproduce bene le risultanze sperimentali.<br />

Risultati<br />

I carichi considerati nelle analisi sono riportati<br />

<strong>nella</strong> Tabella IV e rappresentano<br />

l’effettivo carro D4; poiché questo<br />

carico è maggiore <strong>di</strong> quello del locomotore<br />

più pesante, sono stati presi in considerazione<br />

solo carri ferroviari, singoli<br />

ed in convoglio <strong>di</strong> soli carri, risultati la<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> carico più gravosa. Uno<br />

stu<strong>di</strong>o preliminare aveva <strong>di</strong>mostrato che,<br />

per questo ponte, le <strong>di</strong>fferenze tra l’applicazione<br />

<strong>di</strong> carichi concentrati, come<br />

<strong>nella</strong> Tabella IV, o <strong>di</strong> carichi <strong>di</strong>stribuiti<br />

equivalenti sono minime.<br />

La Tabella V riporta un confronto tra la<br />

risposta dei <strong>di</strong>versi modelli strutturali.<br />

TABELLA V - Valori estremi delle tensioni nei <strong>di</strong>versi elementi strutturali per le <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico.<br />

Tensioni σ [MPa] Freccia della<br />

Modello strutturale<br />

Corrente Diagonale Montante campata<br />

Max Min Max Min Max Min centrale [mm]<br />

Procedure del XIX secolo - 2D 177 -178 180 -180 72 -18 /<br />

Trave continua 1D - progetto 136 -136 179 -179 / / 67<br />

Trave reticolare 2D - progetto 110 -96 59 -161 191 -35 88<br />

Telaio 2D - progetto 114 -104 79 -179 216 -34 86<br />

Trave reticolare 3D - progetto 81 -84 96 -105 138 -175 74<br />

Telaio spaziale 3D - progetto 102 -124 161 -160 127 -161 67<br />

Telaio spaziale 3D - progetto 126 -125 165 -160 165 -160 69


A. Brencich e L. Gambarotta - Verifica e consolidamento <strong>di</strong> un ponte ferroviario: il caso del ponte del Campasso<br />

Figura 11 - Spostamenti teorici dei no<strong>di</strong> e valori misurati: triangoli = misure topografiche; quadri = misure <strong>di</strong>rette me<strong>di</strong>ante comparatori.<br />

Per il modello a trave continua mono<strong>di</strong>mensionale,<br />

le tensioni nei correnti superiori<br />

ed inferiori e nei <strong>di</strong>agonali sono<br />

stati dedotti dai valori del momento flettente<br />

e del taglio rispettivamente. Si può<br />

osservare che i modelli piani non<br />

tengono in conto gli effetti della ripartizione<br />

trasversale dei carichi, sottostimano<br />

lo stato tensionale valutato a<br />

modelli spaziali. Inoltre, le procedure<br />

del XIX secolo sembrano fornire buone<br />

stime dello stato tensionale massimo<br />

atteso nei <strong>di</strong>versi elementi del ponte ad<br />

eccezione delle <strong>di</strong>agonali.<br />

La Figura 12 riporta la risposta <strong>nella</strong><br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> carico più severa, evidenziando<br />

le reazioni vincolari (Fig. 12.a),<br />

la deformata (Figg. 12.b, 12.c e 12.d).<br />

a)<br />

b)<br />

e)<br />

c) d)<br />

Un aspetto rilevante della risposta strutturale<br />

è attivato dalla <strong>di</strong>sposizione<br />

sbieca del ponte e da una leggera asimmetria<br />

delle travate longitu<strong>di</strong>nali, che<br />

conducono a deformate <strong>di</strong>fferenziate tra<br />

le travate <strong>di</strong> monte e <strong>di</strong> valle anche per<br />

carichi simmetrici (Figg. 12.b e 12.c).<br />

I telai trasversali assolvono al compito<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuire i carichi <strong>di</strong> un solo binario<br />

su entrambe le travate longitu<strong>di</strong>nali.<br />

La Figura 12.e evidenzia le reazioni vincolari<br />

per un carico <strong>di</strong>sposto su un solo<br />

binario: la travata prossima al binario caricato<br />

sopporta il 60% del carico, mentre<br />

la <strong>di</strong>stribuzione dei carichi dell’impalcato<br />

vorrebbe per questa travata il 72%<br />

del carico accidentale. Tale <strong>di</strong>fferenza è<br />

dovuta alla rigidezza dei telai trasversali<br />

Figura 12. Treno completo su due campate a<strong>di</strong>acenti: a) <strong>di</strong>stribuzione del carico e reazioni vincolari<br />

[t]; deformata <strong>di</strong>: b) ponte; c) telaio trasversale, cfr. figura 12.a; d) due moduli a<strong>di</strong>acenti;<br />

e) carico asimmetrico.<br />

e sottolinea la fondamentale importanza<br />

<strong>di</strong> questi telai e dei loro no<strong>di</strong> <strong>nella</strong> risposta<br />

complessiva del ponte e nelle opere<br />

<strong>di</strong> recupero della struttura.<br />

Le travi longitu<strong>di</strong>nali <strong>di</strong> binario, <strong>di</strong>sposte<br />

esattamente al <strong>di</strong> sotto delle rotaie, costituiscono<br />

l’impalcato del ponte e sono<br />

semplicemente appoggiate ai telai trasversali<br />

nelle loro parti inferiori. Tra i<br />

<strong>di</strong>versi elementi strutturali, queste travi<br />

sono isostatiche e moderatamente sollecitate<br />

a trazione per effetto della deformazione<br />

flessionale d’insieme del ponte<br />

(Fig. 12.d).<br />

La verifica dei no<strong>di</strong> e delle sezioni composte,<br />

in cui i profili ad L ed i chio<strong>di</strong><br />

sono essenziali per la connessione delle<br />

<strong>di</strong>verse lamiere, ha <strong>di</strong>mostrato che<br />

possono sopportare non meno del<br />

doppio delle massime forze nodali che<br />

possono giungervi.<br />

Conclusioni<br />

La verifica del ponte del Campasso è<br />

stata sviluppata per gra<strong>di</strong>:<br />

i) la caratterizzazione dei materiali,<br />

acciaio e chio<strong>di</strong>, ha <strong>di</strong>mostrato che i<br />

materiali sono simili ad un moderno<br />

acciaio <strong>di</strong> buona qualità;<br />

ii) la corrosione ha intaccato <strong>di</strong>verse<br />

parti della struttura: chio<strong>di</strong>, piatti e<br />

profili, principalmente nei correnti<br />

inferiori della travata a valle, riducendo<br />

la sezione resistente anche del<br />

50% rispetto alla consistenza originaria<br />

<strong>di</strong> progetto;<br />

iii)il modello meccanico che meglio rappresenta<br />

i dati sperimentali è quello<br />

<strong>di</strong> un telaio spaziale, con trasmissione<br />

<strong>di</strong> momenti attraverso i no<strong>di</strong>, decisa-<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

237


238<br />

A. Brencich e L. Gambarotta - Verifica e consolidamento <strong>di</strong> un ponte ferroviario: il caso del ponte del Campasso<br />

mente <strong>di</strong>verso dal modello a trave reticolare<br />

spaziale, che usualmente<br />

viene considerato il modello strutturale<br />

naturale per queste strutture;<br />

iv)i carichi massimi (due binari in esercizio)<br />

determinano uno stato tensionale<br />

ancora ammissibile se la corrosione<br />

non avesse intaccato profondamente<br />

<strong>di</strong>versi elementi del ponte;<br />

tenendo conto degli effetti della corrosione,<br />

lo stato tensionale appare<br />

essere al <strong>di</strong> là dei limiti ammissibili;<br />

v) la valutazione degli effetti della fatica<br />

sul ponte prevederebbe una vita<br />

residua <strong>di</strong> non meno <strong>di</strong> 40 anni, ben<br />

più dei 10 anni richiesti dall’ente ferroviario.<br />

La verifica del ponte del Campasso ha<br />

richiesto la chiusura definitiva al traffico<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

del binario a valle, vicino alla travata più<br />

corrosa, lasciando in servizio senza<br />

limiti <strong>di</strong> velocità il binario a monte. Per<br />

l’elevata iperstaticità della struttura e per<br />

l’elevata qualità dei materiali e dei<br />

chio<strong>di</strong>, la riapertura e la riclassificazione<br />

del ponte è subor<strong>di</strong>nata all’esecuzione<br />

solo <strong>di</strong> limitate opere <strong>di</strong> riparazione dei<br />

no<strong>di</strong> più danneggiati dalla corrosione e<br />

da un sistema d’ispezione sistematico<br />

della struttura.<br />

Bibliografia<br />

Ringraziamenti<br />

Gli autori ringraziano il Prof. A. Giussani,<br />

Politecnico <strong>di</strong> Milano, ed il Prof. D.<br />

Sguerso, dell’Università <strong>di</strong> Genova, per<br />

le misure topografiche. Gli autori sono<br />

profondamente in debito con l’Ing.<br />

Gianfranco Pometto, RFI, per il fondamentale<br />

aiuto fornito <strong>nella</strong> preparazione<br />

della prova <strong>di</strong> carico e negli aspetti logistici<br />

della ricerca.<br />

[1] BS 4360, 1990: «Specification for weldable structural steels». London, British<br />

Standards Institution.<br />

[2] BS EN 10025, 1993: «Specification for hot rolled products of non-alloy structural<br />

steels and their technical delivery con<strong>di</strong>tions», London. British Standards Institution.<br />

[3] BS 7668, 1994: «Specification for weldable structural steels. Hot finished structural<br />

hollow sections in weather resistant steels», London. British Standards Institution.<br />

[4] Cooper S.E. 1985: «Designing steel structures». Englewood Cliffs, Prentice-Hall.<br />

[5] Euroco<strong>di</strong>ce 3: «Strutture in acciaio».<br />

[6] Jorini, A. 1921: «Teoria e pratica <strong>nella</strong> costruzione dei ponti». Milano, Hoepli.<br />

[7] Rossi, L.G. 1920: «Ponti in acciaio». Padova, E<strong>di</strong>trice Universitaria.<br />

[8] Steel Construction Institute, 1992: «Steel designers manual». Oxford, Blackwell<br />

Scientific Publications.<br />

Antonio BRENCICH è ricercatore confermato <strong>di</strong> Tecnica delle Costruzioni<br />

presso il DICAT; è autore <strong>di</strong> oltre sessanta pubblicazioni scientifiche internazionali,<br />

alcune delle quali su rivista internazionale. Si occupa <strong>di</strong> Meccanica<br />

delle murature, Meccanica della frattura, Ingegneria sismica e Ponti in muratura.<br />

È consulente <strong>di</strong> RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e <strong>di</strong> UIC (International<br />

Railway Union) sugli aspetti strutturali dei ponti in muratura. È membro <strong>di</strong><br />

associazioni scientifiche e tecniche. È titolare dei corsi <strong>di</strong> Tecnica delle Costruzioni<br />

2 (cemento armato) e Costruzioni <strong>di</strong> Infrastrutture per i Trasporti 1.<br />

Luigi GAMBAROTTA è Professore or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Scienza delle Costruzioni<br />

presso il DICAT, Dipartimento <strong>di</strong> Ingegneria delle Costruzioni, dell’Ambiente<br />

e del Territorio dell’Università <strong>di</strong> Genova. Autore <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> lavori scientifici,<br />

molti dei quali su rivista internazionale, si occupa <strong>di</strong> Meccanica della<br />

frattura, Meccanica dei materiali fragili, Meccanica delle murature, Meccanica<br />

delle strutture, Ponti in muratura, Ingegneria sismica e Biomeccanica.<br />

È consulente <strong>di</strong> RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e <strong>di</strong> UIC (International<br />

Railway Union) sugli aspetti strutturali dei ponti in muratura. È membro <strong>di</strong><br />

numerose associazioni scientifiche e tecniche internazionali e nazionali.<br />

È titolare dei corsi <strong>di</strong> Scienza delle Costruzioni 1 e <strong>di</strong> Resistenza dei Materiali<br />

e del corso <strong>di</strong> Statica presso la Facoltà <strong>di</strong> Architettura.


ISTITUTO ITALIANO<br />

DELLA SALDATURA<br />

Divisione PRN<br />

Maura Rodella<br />

Lungobisagno Istria, 15<br />

16141 GENOVA<br />

Tel. 010 8341385<br />

Fax 010 8367780<br />

Email: maura.rodella@iis.it<br />

www.wel<strong>di</strong>nglibrary.com<br />

www.iis.it<br />

Pubblicazioni <strong>IIS</strong><br />

Pubblicazioni <strong>IIS</strong><br />

Controllo ultrasonoro<br />

Questo nuovo testo sul metodo <strong>di</strong> controllo ultrasonoro<br />

può essere considerato un riferimento essenziale,<br />

non solo per coloro che si interfacciano con le problematiche<br />

<strong>di</strong> controllo non <strong>di</strong>struttivo industriale ma<br />

anche per gli studenti universitari <strong>di</strong> ingegneria meccanica,<br />

fisica, scienza dei materiali e metallurgia.<br />

Attualmente il metodo <strong>di</strong> controllo ultrasonoro è uno<br />

dei più utilizzati in molti settori industriali strategici,<br />

quali l’aeronautico, il nucleare, l’industria chimica e petrolchimica,<br />

costruzione <strong>di</strong> oleodotti e gasdotti, costruzioni<br />

off-shore e, più in generale, nelle gran<strong>di</strong> costruzioni<br />

<strong>di</strong> carpenteria e caldareria.<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

1. Principi fisici<br />

2. Trasduttori e generazione delle onde ultrasonore<br />

3. <strong>Analisi</strong> del fascio ultrasonoro<br />

4. Apparecchiature<br />

5. Blocchi campione <strong>di</strong> riferimento e <strong>di</strong> calibrazione<br />

6. Taratura della sensibilità<br />

7. Dimensionamento delle in<strong>di</strong>cazioni rilevate nel controllo ultrasonoro<br />

con il metodo D.G.S<br />

8. Tecniche speciali<br />

9. Controllo <strong>di</strong> lamiere<br />

10. Controllo <strong>di</strong> prodotti siderurgici -laminati a sezione tonda<br />

11. Controllo delle saldature<br />

12. Controllo <strong>di</strong> getti - controllo ultrasonoro <strong>di</strong> fusioni in acciaio<br />

basso-legato con spessore 100 ÷ 400 mm<br />

13. Controllo <strong>di</strong> giunti in materiale austenitico e controllo <strong>di</strong> riporti<br />

placcati<br />

14. Determinazione della percentuale e del grado <strong>di</strong> sferoi<strong>di</strong>zzazione<br />

in fusioni <strong>di</strong> ghisa sferoidale<br />

15. Misure <strong>di</strong> spessori - procedure operative<br />

16. Controllo <strong>di</strong> materiali termoplastici<br />

2006, 248 pagine, Co<strong>di</strong>ce: 101022, Prezzo: € 75,00<br />

Soci <strong>IIS</strong> - Società e Figure Professionali <strong>IIS</strong>, Prezzo: € 60,00


International Institute of Wel<strong>di</strong>ng<br />

Fatigue behaviour of<br />

high strength steel thin<br />

sheet assemblies (°)<br />

1. Introduction<br />

The design of a structure can be hardly<br />

done without any assembly. These linkages<br />

between the <strong>di</strong>fferent components<br />

are often the weakest points regar<strong>di</strong>ng<br />

the fatigue behaviour. It is thus very important<br />

to have the best knowledge possible<br />

on their fatigue strength. This good<br />

knowledge allows a good fatigue assessment<br />

and also the choice of the best<br />

joining technique.<br />

This paper only deals with thin sheets<br />

steel grades from 0.5 mm up to 3 mm.<br />

All the techniques can be classified accor<strong>di</strong>ng<br />

to <strong>di</strong>fferent groups: spot joining<br />

such as resistance spot wel<strong>di</strong>ng, riveting<br />

or clinching, and linear assemblies (arc<br />

or laser wel<strong>di</strong>ng).<br />

2. Spot assemblies<br />

Fatigue tests that can be performed to<br />

study the fatigue strength are numerous,<br />

but for the time being, only two of them<br />

are standar<strong>di</strong>zed. The first one is the<br />

shear tensile test, and the other one is the<br />

cross tensile test, both tested with a load<br />

ratio of 0.1.<br />

(°) Doc. IIW-1784-06 (ex-doc. III-1384-06)<br />

recommended for publication by Commission III<br />

“Resistance wel<strong>di</strong>ng, solid state wel<strong>di</strong>ng and<br />

allied joining processes”.<br />

* Arcelor Research (France).<br />

Summary<br />

A. Galtier *<br />

M. Duchet *<br />

In order to assemble thin steel sheets, several techniques are used such<br />

as spot wel<strong>di</strong>ng or mechanical joining like clinching or riveting. On<br />

another hand, laser or arc wel<strong>di</strong>ng offer a good solution to make a stiff<br />

link between two plates. Laser wel<strong>di</strong>ng is furthermore applied for tailored-blanks<br />

widely used in automotive industry. The main parameters<br />

that influence the fatigue behaviour of assemblies are presented and<br />

some comparisons are made. For example, while the steel grade has a<br />

very small influence on the fatigue strength of spot welds, the riveted or<br />

clinched specimens exhibit a higher fatigue property on high strength<br />

steel than on mild steel.<br />

KEYWORDS: Butt welds; Comparisons; Cracking; Defects; Fatigue<br />

cracks; Fatigue strength; Fatigue tests; High strength steels; Lap joints;<br />

Laser wel<strong>di</strong>ng; Mechanical properties; Mechanical tests; Photon beam<br />

wel<strong>di</strong>ng; Ra<strong>di</strong>ation wel<strong>di</strong>ng; Rivets; Spot welds; Steels.<br />

Other geometries are used such as H<br />

shape specimen, hat shape or peeling<br />

specimen, but their <strong>di</strong>mension depend<br />

on the laboratory.<br />

A work is in progress in the International<br />

Institute of Wel<strong>di</strong>ng as well as in ISO to<br />

standar<strong>di</strong>ze them [1].<br />

2.1 Spot wel<strong>di</strong>ng technique<br />

This technique is the most commonly<br />

used in the automotive industry and<br />

offers a good strength. Research<br />

program are still in progress on the optimization<br />

of the wel<strong>di</strong>ng con<strong>di</strong>tion accor<strong>di</strong>ng<br />

to the grade quality.<br />

Combining the <strong>di</strong>fferent parameters<br />

such as the wel<strong>di</strong>ng force, current intensity,<br />

number of wel<strong>di</strong>ng cycles, and<br />

shape, allows very complex wel<strong>di</strong>ng patterns.<br />

For some steel grades, some tempering<br />

cycles can increase the strength<br />

of the spot weld.<br />

From a fatigue point of view the acuity<br />

of the notch at the spot root introduces a<br />

very high stress concentration factor,<br />

and the effect of the grade quality<br />

(strength of the base metal) <strong>di</strong>sappears<br />

on the spot welded specimen.<br />

On Figure 1, the fatigue resistance on 3<br />

steel qualities (mild, micro alloyed, and<br />

dual phase) are compared and the <strong>di</strong>fference<br />

is not statistically significant.<br />

The main parameter that influences the<br />

fatigue strength is the sheet thickness<br />

(Figure 2). In some stu<strong>di</strong>es the spot <strong>di</strong>ameter<br />

is also introduced but both thickness<br />

e and spot <strong>di</strong>ameter d are usually<br />

linked by the equation d = 5 ��e it is thus<br />

<strong>di</strong>fficult to really <strong>di</strong>fferentiate each influence<br />

without a particular study.<br />

2.2 Clinching and riveting<br />

In the literature <strong>di</strong>fferent types of clinching<br />

can be found [2-6], but the most<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007 241


A. Galtier e M. Duchet - Fatigue behaviour of high strength steel thin sheet assemblies<br />

Maximum load (N)<br />

Number of cycles to failure<br />

Figure 1 - SN curves on tensile shear specimen<br />

is not affected by the steel grade quality<br />

or metallurgy (same thickness of 1.2 mm).<br />

commonly used in automotive industry<br />

is the TOX process (Figure 3).<br />

For the riveting, several rivet geometries<br />

exist. Figure 4 shows the one used in this<br />

study. While on spot wel<strong>di</strong>ng assembly<br />

both sheets have a symmetrical role, for<br />

mechanical assemblies each sheet has a<br />

<strong>di</strong>ssymmetrical influence accor<strong>di</strong>ng to<br />

the side during the process.<br />

In the case of <strong>di</strong>fferent thicknesses the<br />

fatigue resistance is given by the sheet<br />

Table 1 - Mechanical properties of tested grades.<br />

Grade YS 0.2 (MPa) UTS (MPa)<br />

DDQ 140 < YS 0.2 < 180 270 < UTS < 330<br />

S315 320 < YS 0.2 < 380 410 < UTS < 480<br />

S380 340 < YS 0.2 < 410 420 < UTS < 490<br />

S460 460 < YS 0.2<br />

DP 450 250 < YS 0.2 450 < UTS<br />

DP 600 300 < YS 0.2 600 < UTS<br />

Figure 3 - Clinching TOX process.<br />

242 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Endurance limit (N)<br />

placed on the punch side. Fatigue tests<br />

were performed on specimens riveted<br />

from 2 deep drawing quality with a<br />

thickness of 0.7 mm and 1.4 mm.<br />

The assemblies are noted with 2 figures<br />

where the first is the sheet thickness on<br />

the punch side, and the second one the<br />

thickness of the sheet on the <strong>di</strong>e side.<br />

The SN curves plotted on 4 configurations<br />

show that the specimens 1.4/1.4<br />

have the same fatigue lives that the<br />

1.4/0.7 specimens,<br />

and similarly<br />

when the 0.7<br />

mm sheet is<br />

placed on the<br />

punch side<br />

(Figure 5).<br />

This result can be<br />

explained by the<br />

fact that the<br />

fatigue cracks initiate<br />

and propagate<br />

in the sheet<br />

on the punch side<br />

(Figure 6).<br />

Dissymmetrical<br />

assemblies are of<br />

a great interest for<br />

mechanical<br />

joining. The<br />

fatigue limit of a<br />

spot weld constituted<br />

with two<br />

sheets of 0.7 mm<br />

and 1.4 mm will<br />

be governed by<br />

the thinner sheet<br />

thickness. Accord-<br />

Thickness (mm)<br />

Figure 2 - Endurance limit at 2 million cycles<br />

of tensile shear specimens accor<strong>di</strong>ng to the<br />

sheet thickness (all steel grades).<br />

ing to Figure 2, this endurance limit is<br />

about 1200 N while on riveted specimens,<br />

the endurance limit reaches 2000 N.<br />

Another interest of mechanical joining is<br />

that the fatigue behaviour is influenced<br />

by the steel grade.<br />

Fatigue tests have been performed on<br />

several grades quality from Deep<br />

drawing quality up to Dual phase steel<br />

(DP 450, DP 600) with micro-alloyed<br />

(HSLA 315, 380, 460). Tensile mechanical<br />

properties of these steel grades are<br />

given in Table 1.<br />

In Figure 7 fatigue limit at 10 million<br />

cycles as well as the ultimate monotonic<br />

tensile load are grouped for the <strong>di</strong>fferent<br />

grades with a same thickness of 1.4 mm.<br />

The tensile resistance increases of 80%<br />

with the steel grade (from DDQ to S460)<br />

while the fatigue resistance increases of<br />

about 25%. In the case of flat head<br />

rivets, the fatigue property increases<br />

while then tensile load decreases. This<br />

shows that there is no clear relation<br />

between the fatigue behaviour and the<br />

tensile one. On the contrary of spot<br />

welds, the influence of the steel grade<br />

appears on riveted or clinched specimens<br />

because the stress concentration<br />

on the crack location is much lower.<br />

Fatigue limit obtained on tensile shear<br />

specimens at 2 million cycles for all<br />

grades and for a sheet thickness of 1 mm<br />

and 1.4 mm can be compared (Figure 8).<br />

It can be noticed that the mechanical<br />

joining techniques are interesting for<br />

high strength steel (from HSLA 300),<br />

but the higher the steel strength and the<br />

more <strong>di</strong>fficult the joining is.


Figure 4 - Geometry of the rivet.<br />

Figure 6 - Fatigue crack initiation in a<br />

riveted specimen.<br />

3. Linear wel<strong>di</strong>ng<br />

Laser wel<strong>di</strong>ng is commonly used for<br />

thin sheets in industries such as automotive.<br />

It has many interests in its application.<br />

Laser wel<strong>di</strong>ng is a continuous<br />

assembling technique so that, in comparison<br />

with spot wel<strong>di</strong>ng, the fatigue<br />

strength, the crash resistance and the<br />

stiffness of the welded structure are<br />

higher. Furthermore, as the heat-affected<br />

zone of the laser weld is very narrow,<br />

Figure 7 - Strength of riveted specimens.<br />

A. Galtier e M. Duchet - Fatigue behaviour of high strength steel thin sheet assemblies<br />

Maximum load (N)<br />

and the seam<br />

weld very flat,<br />

laser weld,<br />

in comparison<br />

to conventional<br />

wel<strong>di</strong>ng, has<br />

fatigue properties<br />

50% higher for<br />

butt welds as<br />

shown in Figure 9<br />

[7]. The technique<br />

of tailored-blanks,<br />

based on the possibility<br />

to stamp<br />

sheets previously welded, is nowadays<br />

widely used in order to realize complex<br />

parts with either <strong>di</strong>fferent thicknesses or<br />

<strong>di</strong>fferent grades. Despite these advantages,<br />

it is very important to control the<br />

laser wel<strong>di</strong>ng process in order to have<br />

the best properties. For example, a study<br />

performed by RENAULT with CETIM<br />

[8] shows the scatter that can occur on<br />

industrial wel<strong>di</strong>ng lines. A real part has<br />

been considered and tested under fatigue<br />

con<strong>di</strong>tions after either laboratory or in-<br />

Endurance limit at 2 millions cycles (N)<br />

Number of cycles to failure<br />

Figure 5 - SN curves obtained on riveted<br />

specimens with <strong>di</strong>fferent thicknesses.<br />

dustrial wel<strong>di</strong>ng with spot resistance or<br />

laser. On one hand, in Figure 10, it can<br />

be seen that the fatigue life of the four<br />

components laser welded in laboratory<br />

is much higher than the one obtained on<br />

spot welded component. Furthermore,<br />

the scatter of the results is very low.<br />

On the other hand, on industrially<br />

welded components, the scatter is so<br />

high that some laser welded components<br />

have the same fatigue life than the spot<br />

welded ones (Figure 11).<br />

In automotive industry, the steel sheets<br />

can be so thin (from 0.7 mm to 1.5 mm)<br />

that all defects can have a great influence<br />

on the final properties.<br />

The purpose of the present paper is to<br />

<strong>di</strong>scuss the fatigue behaviour of laser<br />

welds. At the production line of tailoredblanks<br />

level, defects such as porosity<br />

(induced by the wel<strong>di</strong>ng con<strong>di</strong>tions and<br />

the edge quality of the sheets), misalignment,<br />

or lack of penetration, can occur.<br />

Fatigue behaviour of laser welds containing<br />

defects are presented and compared<br />

to the optimal con<strong>di</strong>tions.<br />

Figure 8 - Comparison of fatigue limits of<br />

spot welded, clinched and riveted specimens.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

243


A. Galtier e M. Duchet - Fatigue behaviour of high strength steel thin sheet assemblies<br />

Stress amplitude σ a in MPa<br />

3.1 Fatigue strength of laser butt<br />

welds<br />

Several kinds of specimens can be used<br />

to test the fatigue properties of laser<br />

wel<strong>di</strong>ng. In this study, we focus on tailored-blanks.<br />

That is the reason why<br />

tests have been performed on butt welds.<br />

The specimen geometry is given in<br />

Figure 12. First of all, 5 configurations,<br />

homogeneous in thickness and steel<br />

grade were tested. The mechanical properties<br />

of the chosen Arcelor grades are<br />

given in Table 2. The DDQ and HSLA<br />

materials is fully ferritic, while the DP<br />

grades are dual phase steels with ferrite<br />

and martensite. The TRIP steel contains<br />

ferrite, austenite, and martensite constituents.<br />

244 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Number of cycles to fracture N f<br />

Figure 9 - Comparison between the fatigue properties of laser and conventional butt welds on<br />

StE 460 grade.<br />

Cycles<br />

Figure 10 - Fatigue life of real component<br />

welded in laboratory.<br />

Fatigue tests were performed on servohydraulic<br />

machines with a R ratio equal<br />

to 0.1 and a load frequency of 30 Hz.<br />

On DDQ material, cracks usually initiate<br />

in the base metal far away from the weld<br />

beam. For the other grades cracks initiate<br />

in the weld zone.<br />

Fatigue limits at 5 million cycles have<br />

been determined using statistical method<br />

implemented in ESOPE software.<br />

The comparison of the obtained values<br />

with the fatigue limit of the base material<br />

shows that the <strong>di</strong>fference is very small<br />

(Figure 13). The lower value of the<br />

fatigue limit on the welded specimen can<br />

be explained by the specimen geometry<br />

on which the loaded volume is higher.<br />

Therefore, the <strong>di</strong>fference comes from the<br />

specimen size effect, and so there is no<br />

<strong>di</strong>fference of fatigue properties between<br />

the base metal and the laser butt welds.<br />

For example, if specimens machined on<br />

base material with the same geometry<br />

than the welded ones are tested, the<br />

fatigue life obtained is lower. No real <strong>di</strong>fference<br />

can then be noticed between<br />

welded joints and base metal (Figure 14).<br />

3.2 Influence of the misalignment<br />

and undercut<br />

As it has been mentioned in the introduction,<br />

industrial welds can give lower<br />

fatigue strength due to non-optimized<br />

wel<strong>di</strong>ng con<strong>di</strong>tions. The first defects that<br />

can be encountered are the misalignment<br />

between the two sheets, and undercut.<br />

In this framework, we welded some<br />

sheets introducing two kinds of defects.<br />

The steel grade used, HSLA 280, has a<br />

yield stress and an ultimate tensile<br />

strength of respectively 300 MPa and<br />

400 MPa.<br />

Specimens have a thickness of 1.5 mm<br />

in one side and 2 mm on the other side.<br />

Three batches were made:<br />

• aligned specimens used as reference<br />

(Figure 15),<br />

• specimens with a misalignment of<br />

0.2 mm (Figure 16),<br />

• specimens with an important undercut<br />

introduced by a clearance of<br />

0.2 mm between the two sheets<br />

before wel<strong>di</strong>ng (Figure 17).<br />

It has to be noticed that these defects are<br />

higher than the one limited by ISO<br />

13919-1. The undercut represents 4<br />

times what it is allowed in the standard,<br />

and for misalignment it is twice the admissible<br />

value. Tensile tests were per-<br />

Cycles<br />

Figure 11 - Fatigue of real component welded<br />

in production lines.


Table 2 - Mechanical properties of grades.<br />

Figure 12 - Butt weld specimen geometry.<br />

formed on specimens issued from each<br />

batch.<br />

All results are similar, and all specimens<br />

broke on the base metal, far away from<br />

the weld. So, these kind and level of<br />

defects have no influence on the monotonic<br />

tensile properties. Nevertheless, it<br />

has to be noticed that the steel grade<br />

used is not a very high strength steel.<br />

In the case of misalignment it can be interesting<br />

to calculate the geometrical<br />

stress concentration factor introduced.<br />

Accor<strong>di</strong>ng to IIW recommendation, K g<br />

can be calculated with formula (1).<br />

where<br />

Fatigue limit at 5 millions cycles (MPa)<br />

Grade YS 0.2 (MPa) UTS (MPa)<br />

DDQ 153 286<br />

DP 600 380 630<br />

DP 450 390 475<br />

HSLA 280 300 430<br />

Trip 800 515 830<br />

n<br />

6 e · t 1<br />

Kg = 1 +<br />

t1 t n 1 + t n 2<br />

UTS (MPa)<br />

Figure 13 - Fatigue limit on base materials.<br />

(1)<br />

A. Galtier e M. Duchet - Fatigue behaviour of high strength steel thin sheet assemblies<br />

e is the misalignment value,<br />

t 1 and t 2 are the thickness of the plates,<br />

n is usually taken equal to 1.5.<br />

This formula is interesting for simple<br />

cases but, for complex structure, finite<br />

element calculation is necessary.<br />

For the welded configurations presented<br />

in Figure 16, the stress concentration<br />

factor K g induced both by the misalignment<br />

and the <strong>di</strong>fference of thickness can<br />

be calculated.<br />

The K g value of the reference specimens<br />

is equal to 1.45 and increases to 1.82 in<br />

the case of a 0.2 mm misalignment. The<br />

proportional factor that has to be applied<br />

to the reference SN curve is thus equal to<br />

1.25. Figure 18 regroups the basic SN<br />

curve together with the calculated curve<br />

Maximum stress (MPa)<br />

for the misalignment. The <strong>di</strong>fference<br />

between the experimental and calculated<br />

curves is very small (< 10 %).<br />

Furthermore, one can notice the high<br />

scatter of experimental results.<br />

In the case of undercut (presented in<br />

Figure 17); a finite element calculation<br />

is needed. The local stress has been calculated<br />

using a finite element calculation<br />

as shown in Figure 19. Subsequently, the<br />

stress concentration factor has been<br />

evaluated to 2.7. Local stress concentrations<br />

near ra<strong>di</strong>i are not considered.<br />

Using the same procedure than for misalignment<br />

configurations, SN curve of<br />

undercut can be pre<strong>di</strong>cted (in dot line),<br />

and compared with the experimental<br />

curve (Figure 20). A good agreement is<br />

found even if the fatigue notch sensitivity<br />

parameter is not introduced.<br />

3.3 Overlap lap joint<br />

Another type of joint that can be done on<br />

thin sheet for automotive components is<br />

the overlap joint. This joint can be welded<br />

either by laser or by arc technique.<br />

On the tensile shear specimen with a<br />

single weld (see Figure 21) fatigue cracks<br />

can initiate either from the weld root or<br />

from the weld toe depen<strong>di</strong>ng on the weld<br />

quality. The weld quality can be quantified<br />

by the weld toe ra<strong>di</strong>us and the toe<br />

angle. In the case of good weld quality,<br />

fatigue cracks starts always from the weld<br />

root whatever the wel<strong>di</strong>ng technique. The<br />

fatigue strength is then the same, and corresponds<br />

to the highest strength that can<br />

be obtained. For example, on a specimen<br />

of 35 mm width and 2 mm sheet thickness<br />

the fatigue limit at 5 million cycles is<br />

equal to 5 600 N.<br />

Number of cycles to failure<br />

Figure 14 - Comparison of fatigue life on<br />

welded specimens and base metal with<br />

conventional specimen geometry and welded<br />

specimen geometry.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

245


A. Galtier e M. Duchet - Fatigue behaviour of high strength steel thin sheet assemblies<br />

Figure 15 - Reference specimens. Figure 16 - Misaligned specimens.<br />

Figure 17 - Specimens with undercut.<br />

Maximum stress (MPa)<br />

Number of cycles to failure<br />

Figure 18 - SN curves on reference and<br />

misaligned specimens.<br />

References<br />

[1] Galtier A.: «Method for the fatigue testing of multi spot welded joints (proposed standard draft)», IIW commission III.<br />

[2] Hahn O., Boldt M.: «Durchsetzfüge- und Punktschweiβ-verbindunger unter quasistatischer und dynamischer<br />

Beanspruchung», Blech Rohre Profile, 1992, No. 39, pp. 211-219.<br />

[3] Gao S., Budde L.: «Mechanism of mechanical press joining», Int. J. Match. Tools Manufact., 1994, Vol. 34, No. 5,<br />

pp. 641-657.<br />

[4] Liebig P., Bober J., Mutschler J.: «Joining sheet metal parts by punch and <strong>di</strong>e», TOX Joining System.<br />

[5] Normark G.E.: «Fatigue performance of aluminium joints for automotive applications», SAE, Congress and exposition,<br />

Cobo Hall, Detroit, 1978.<br />

[6] Sawhill J.M., Sawdon S.E.: «A new mechanical joining technique for steel compared with spot wel<strong>di</strong>ng», SAE Technical<br />

Paper, International Congress and Exposition, 1983.<br />

[7] Ring M., Dahl W.: «Fatigue properties of laser-beam weldments on high strength steels», Steel Research, November 1994,<br />

Vol. 65, No. 11.<br />

[8] Flavenot J.F., Deville J.P., Diboine A., Cantello M., Gobbi S.L.: «Fatigue resistance of laser welded lap joints of steel<br />

sheets», Doc. IIW-1175-92 (ex-Doc. XIII-1469-92), Wel<strong>di</strong>ng in the World, September/October 1993, Vol. 31, No. 5,<br />

pp. 358-361.<br />

[9] Galtier A., Duchet M., Vitorri J.F., Verrier P.: «Fatigue behaviour of laser welds on thin sheets», IIW seminar, Tokyo 2002.<br />

246 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Figure 19 - Finite element calculation of the<br />

stress concentration.


Maximum stress (MPa)<br />

Figure 20 - SN curves for specimens with undercut.<br />

Figure 21 - Fracture of an overlap joint specimen from the weld root.<br />

Sommario<br />

Number of cycles to failure<br />

Comportamento a fatica <strong>di</strong> giunzioni <strong>di</strong> lamierini in acciaio ad alta<br />

resistenza<br />

Al fine <strong>di</strong> assemblare lamierini in acciaio, vengono utilizzate <strong>di</strong>verse tecniche<br />

tra cui la saldatura a punti o le giunzioni meccaniche come la graffatura o la rivettatura.<br />

D’altro lato anche la saldatura ad arco o laser offrono una buona soluzione<br />

per la realizzazione <strong>di</strong> giunzioni tra due lamiere.<br />

La saldatura laser è inoltre applicata per i tailored-blank ampiamente usati nell’industria<br />

dell’ automobile. In questo articolo vengono presentati i principali<br />

parametri che influenzano il comportamento delle giunzioni e vengono effettuate<br />

alcune comparazioni. Ad esempio mentre il tipo <strong>di</strong> acciaio ha pochissima<br />

influenza sulla resistenza a fatica delle saldature a punti, i provini graffati e rivettati<br />

mostrano una più alta resistenza alla fatica su acciai ad alta resistenza rispetto<br />

agli acciai a basso tenore <strong>di</strong> carbonio.<br />

A. Galtier e M. Duchet - Fatigue behaviour of high strength steel thin sheet assemblies<br />

The European / International System<br />

for Qualification of Wel<strong>di</strong>ng Personnel<br />

4. Conclusions<br />

In this paper, the fatigue behaviour of<br />

<strong>di</strong>fferent types of joining techniques has<br />

been reviewed.<br />

Several types of loa<strong>di</strong>ng can be applied<br />

on the joint, but we only consider the<br />

most common one, i.e. the tensile shear<br />

loa<strong>di</strong>ng.<br />

The fatigue behaviour of spot welds is<br />

governed by the sheet thickness and not<br />

influenced by the spot <strong>di</strong>ameter or the<br />

steel grade.<br />

On mechanical joints (clinching or riveting)<br />

the fatigue strength mainly depends<br />

on the grade and thickness of the sheet<br />

placed on the punch side (or rivet head).<br />

In this case there is no clear relationship<br />

between the fatigue strength and the monotonic<br />

tensile strength.<br />

The laser wel<strong>di</strong>ng technique gives very<br />

good results on butt joints (close to the<br />

base material fatigue properties) but<br />

does not improve the fatigue strength of<br />

lap joint compared to arc wel<strong>di</strong>ng.<br />

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Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

247


<strong>IIS</strong> Didattica<br />

La tecnica <strong>di</strong> giunzione utilizzata negli<br />

assemblaggi elettronici, comunemente<br />

definita “saldatura in elettronica”, è più<br />

correttamente chiamata brasatura dolce<br />

(Soldering) ed è caratterizzata esclusivamente<br />

da un principio chimico/fisico definito<br />

bagnatura (Wetting).<br />

Per comprendere il meccanismo della<br />

bagnatura è sufficiente pensare a una<br />

superficie metallica e a una goccia <strong>di</strong><br />

lega brasante fusa che entrano in contatto:<br />

otterremo due con<strong>di</strong>zioni opposte,<br />

ovvero:<br />

• la lega brasante fusa, entrando in contatto<br />

con la superficie metallica, si deposita<br />

allargandosi uniformemente<br />

sulla stessa fino a riempirne tutti gli<br />

spazi: in questo caso la lega brasante<br />

ha bagnato la superficie (Wetting<br />

con<strong>di</strong>tion).<br />

• la lega brasante fusa, entrando in contatto<br />

con la superficie metallica, non<br />

si deposita allargandosi sulla stessa<br />

tendendo a mantenere la sua forma<br />

sferica iniziale: in questo caso la lega<br />

brasante non ha bagnato la superficie<br />

(No-wetting con<strong>di</strong>tion).<br />

TABELLA I<br />

* Redazione a cura della Divisione FOR - Formazione e insegnamento -<br />

dell’Istituto Italiano della Saldatura - Genova.<br />

Solder<br />

La con<strong>di</strong>zione necessaria per ottenere<br />

una buona connessione brasata, è quella<br />

in cui tutte le superfici da unire<br />

vengono completamente bagnate dalla<br />

lega brasante fusa, pertanto, per ottenere<br />

ciò è necessario considerare tutti<br />

quelli che sono i fattori che favoriscono<br />

o, al contrario una buona bagnatura, che<br />

sono:<br />

• la natura del metallo da bagnare<br />

• lo stato superficiale<br />

• le tensioni superficiali<br />

• le irregolarità e rugosità superficiali<br />

• la formazione <strong>di</strong> composti intermetallici<br />

La bagnatura<br />

delle superfici<br />

da brasare *<br />

La bagnatura<br />

delle superfici<br />

da brasare *<br />

Oxide layer<br />

Solder<br />

Diffusion<br />

layer<br />

Figura 1 - Immagine tratta da “Soldering in electronics”. Electrochemical Pubblications.<br />

1 - La natura del metallo<br />

da bagnare<br />

Le superfici da bagnare devono presentare<br />

una buona “bagnabilità” (Wettability)<br />

nei confronti della lega brasante,<br />

pertanto tra le superfici da brasare e la<br />

lega brasante deve esserci una determinata<br />

affinità chimica.<br />

La Tabella I mostra la bagnabilità dei<br />

metalli più comuni da parte <strong>di</strong> una lega<br />

brasante a base “stagno” (Sn/Pb, Sn/Ag,<br />

Sn/Cu, Sn/Ag/Cu, Sn/In, Sn/Zn, Sn/Bi,<br />

Sn/Ag/Bi).<br />

Discreta Difficile Molto <strong>di</strong>fficile Impossibile<br />

Oro - Gold (Au) Nichel (Ni) Zinco - Zinc (Zn) Cromo - Chromium (Cr)<br />

Platino - Platinum (Pt) Ottone - Brass (Cu/Zn) Alluminio- Aluminium (Al) Molibdeno - Molybdenum (Mo)<br />

Palla<strong>di</strong>o - Palla<strong>di</strong>um (Pd) Rame/Nichel - Copper/Nickel (Cu/Ni) Ferro - Iron (Fe) Tungsteno - Tungsten (W)<br />

Argento - Silver (Ag) Rame/Ferro - Copper/Iron (Cu/Fe) Manganese (Mn) Cadmio - Cadmium (Cd)<br />

Rame - Copper (Cu) Rame/Manganese - Copper/Manganese (Cu/Mn) / /<br />

Ro<strong>di</strong>o - Rho<strong>di</strong>um (Rh) Nichel/Argento - Nickel/Silver (Ni/Ag) / /<br />

Stagno - Tin (Sn) / / /<br />

Bronzo - Bronze (Cu/Sn) / / /<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

249


La bagnatura delle superfici da brasare<br />

2 - Lo stato superficiale<br />

Per stato superficiale si intende la presenza<br />

(o assenza) <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>, idrossi<strong>di</strong>,<br />

solfuri o altre impurità (quali polvere,<br />

residui <strong>di</strong> vivande o bevande, grassi, oli,<br />

ecc.) depositati sulle superfici che<br />

devono essere bagnate dalla lega brasante<br />

fusa inibendo, così, la bagnatura.<br />

Per limitare la deposizione delle impurità<br />

sulle parti da bagnare sono necessari:<br />

• un corretto maneggiamento delle<br />

stesse;<br />

• un corretto stoccaggio delle stesse (in<br />

ambienti puliti);<br />

• la realizzazione delle loro lavorazioni<br />

in aree mantenute pulite (e prive <strong>di</strong><br />

bevande, vivande, aree per fumatori,<br />

servizi igienici ecc.).<br />

È comunque possibile rimuovere le impurità<br />

me<strong>di</strong>ante un adeguato sistema <strong>di</strong><br />

pulizia.<br />

Per quanto riguarda l’ossidazione,<br />

questa è un vero e proprio legame che<br />

avviene tra le superfici metalliche da<br />

bagnare e l’ossigeno presente nell’atmosfera<br />

esterna che forma uno strato barriera<br />

“non bagnabile” da parte della lega<br />

brasante. Pertanto, per limitare l’ossidazione<br />

delle superfici da bagnare sono necessari:<br />

• un corretto maneggiamento delle<br />

stesse;<br />

• un corretto stoccaggio delle stesse (in<br />

ambienti a temperatura e umi<strong>di</strong>tà<br />

controllati);<br />

• realizzare le loro lavorazioni in ambienti<br />

a temperatura e umi<strong>di</strong>tà controllati.<br />

È comunque necessario conoscere il<br />

grado <strong>di</strong> ossidazione delle superfici metalliche<br />

che si devono bagnare.<br />

Qui <strong>di</strong> seguito verranno analizzate alcune<br />

tra le superfici metalliche maggiormente<br />

impiegate negli assemblaggi elettronici.<br />

Rame (Cu)<br />

Il rame possiede una buona affinità<br />

chimica con l’ossigeno presente nell’atmosfera,<br />

formando ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> rame<br />

(Cu2O) che aumentano linearmente col<br />

passare del tempo.<br />

Pertanto il rame, pur essendo il migliore<br />

metallo conduttore in natura (dopo l’argento)<br />

e avendo costi assai ridotti, viene<br />

quasi sempre utilizzato (talvolta sottoforma<br />

<strong>di</strong> leghe Cu/Sn, Cu/Zn, Cu/Ni,<br />

Cu/Fe, Cu/Mn al fine <strong>di</strong> ottenere determinate<br />

caratteristiche meccaniche), per<br />

250 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

connessioni elettriche (piste conduttrici<br />

<strong>di</strong> circuiti stampati e reofori/metallizzazioni<br />

<strong>di</strong> componenti elettronici).<br />

Ma, essendo il rame soggetto ad un<br />

rapido fenomeno <strong>di</strong> ossidazione (e corrosione)<br />

e le sue leghe ancora più soggette<br />

a tali fenomeni, al fine <strong>di</strong> garantirne<br />

la bagnabilità da parte della lega<br />

brasante fusa, le connessioni in rame dovranno<br />

essere ricoperte da una finitura<br />

superficiale costituita da metalli base facilmente<br />

bagnabili, tipo:<br />

argento (Ag), oro (Au), platino (Pt), palla<strong>di</strong>o<br />

(Pd), ro<strong>di</strong>o (Rh).<br />

Oppure possono essere ricoperte da una<br />

finitura superficiale costituita dagli<br />

stessi metalli che costituiscono la lega<br />

brasante impiegata, tipo:<br />

stagno (Sn), stagno/piombo (Sn/Pb),<br />

stagno/rame (Sn/Cu), stagno/argento<br />

(Sn/Ag), stagno/argento/rame<br />

(Sn/Ag/Cu), stagno/zinco (Sn/Zn),<br />

stagno/in<strong>di</strong>o (Sn/In), stagno/bismuto<br />

(Sn/Bi).<br />

Argento (Ag)<br />

L’argento, a contatto con l’atmosfera,<br />

sviluppa un leggero strato <strong>di</strong> ossido<br />

Ag2O. L’argento, però, possiede una notevole<br />

affinità chimica con lo zolfo che è anch’esso<br />

presente nell’atmosfera esterna<br />

pertanto tendono a reagire formando<br />

solfati <strong>di</strong> argento (Ag2SO4) che rendono<br />

le superfici <strong>di</strong>fficilmente bagnabili in<br />

brevissimo tempo.<br />

Pertanto, una finitura superficiale argentata<br />

ottenuta me<strong>di</strong>ante meto<strong>di</strong> controllati,<br />

riesce a mantenere inalterata la<br />

propria saldabilità, per tre - sei mesi<br />

(temperatura 17÷30°C, umi<strong>di</strong>tà relativa<br />

30÷70%).<br />

Oro (Au)<br />

L’oro è il metallo nobile per eccellenza.<br />

Un metallo si definisce nobile quando è<br />

resistente all’eccessiva ossidazione superficiale<br />

(anche alle elevate temperature).<br />

Per cui l’oro reagisce scarsamente con<br />

l’ossigeno presente nell’atmosfera<br />

esterna creando un leggerissimo ed impercettibile<br />

strato <strong>di</strong> ossido.<br />

Bisogna fare attenzione al fatto che<br />

l’oro, talvolta, ha una scarsa purezza e<br />

quin<strong>di</strong> può perdere le caratteristiche<br />

sopra descritte.<br />

Pertanto, una finitura superficiale dorata<br />

ottenuta me<strong>di</strong>ante meto<strong>di</strong> controllati<br />

(oro puro al 99,95%), riesce a mantenere<br />

inalterata la propria saldabilità, da sei<br />

mesi (processo ENIG) fino a 12 mesi<br />

(elettrolitico) (temperatura 17÷30°C,<br />

umi<strong>di</strong>tà relativa 30÷70%).<br />

Altri metalli nobili sono il platino (Pt), il<br />

palla<strong>di</strong>o (Pd) e il ro<strong>di</strong>o (Rh) che, me<strong>di</strong>ante<br />

meto<strong>di</strong> controllati, riescono a<br />

mantenere inalterata la propria saldabilità<br />

fino a sei mesi (processo immersion)<br />

fino a 12 mesi (processi elettrolitici)<br />

(temperatura 17÷30°C, umi<strong>di</strong>tà relativa<br />

30÷70%).<br />

Stagno (Sn)<br />

Lo stagno reagisce con l’ossigeno formando<br />

due tipi <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> stagno (SnO,<br />

Sn2O), così come mostrato qui <strong>di</strong><br />

seguito:<br />

2 nm dopo 2 settimane<br />

3 nm dopo 1 anno<br />

6 nm dopo 20 anni.<br />

Quin<strong>di</strong> lo stagno (in ambienti controllati),<br />

ossida molto velocemente, ma<br />

subisce una sorta <strong>di</strong> passivazione che ne<br />

frena la crescita costante nel tempo.<br />

Pertanto, una finitura superficiale stagnata<br />

ottenuta me<strong>di</strong>ante meto<strong>di</strong> controllati,<br />

riesce a mantenere inalterata la<br />

propria saldabilità, fino a tre mesi (processo<br />

immersion) fino a 12 mesi (processi<br />

elettrolitici) (temperatura<br />

17÷30°C, umi<strong>di</strong>tà relativa 30÷70%).<br />

Al fine <strong>di</strong> migliorare la bagnabilità delle<br />

superfici in relazione al tipo <strong>di</strong> lega brasante<br />

utilizzata, è possibile ottenere delle<br />

finiture superficiali stagno/piombo<br />

(Sn/Pb), stagno/rame (Sn/Cu),<br />

stagno/argento (Sn/Ag), stagno/<br />

argento/rame (Sn/Ag/Cu), stagno/ zinco<br />

(Sn/Zn), stagno/in<strong>di</strong>o (Sn/In),<br />

stagno/bismuto (Sn/Bi).<br />

Tutte le finiture superficiali appena<br />

citate, se vengono realizzate me<strong>di</strong>ante<br />

meto<strong>di</strong> controllati, riescono a mantenere<br />

inalterata la propria saldabilità, da 6<br />

mesi (processi elettrolitici e/o hot <strong>di</strong>pped<br />

Sn/Cu, Sn/Ag, Sn/Ag/Cu, Sn/Zn, Sn/In)<br />

e fino a 12 mesi (processi elettrolitici e/o<br />

hot <strong>di</strong>pped Sn/Pb) (temperatura<br />

17÷30°C, umi<strong>di</strong>tà relativa 30÷70%).<br />

3 - Temperatura e tensioni<br />

superficiali<br />

La capacità della lega brasante fusa a<br />

bagnare le superfici da saldare (quando


queste sono “bagnabili” da parte della<br />

stessa lega brasante e prive <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> e/o<br />

impurità) è determinata dalle tensioni<br />

superficiali.<br />

La tensione superficiale <strong>di</strong> un liquido<br />

(γl) è una energia termo<strong>di</strong>namica pari<br />

alla quantità <strong>di</strong> lavoro necessaria per allargare<br />

(isotermicamente) la superficie<br />

del liquido.<br />

Si possono anche più semplicemente definire<br />

le tensioni superficiali come<br />

quelle forze che oppongono resistenza<br />

alla <strong>di</strong>latazione <strong>di</strong> un liquido, tendendo a<br />

creare una forma sferica.<br />

Le tensioni superficiali hanno la <strong>di</strong>mensione<br />

<strong>di</strong>: forza per unità <strong>di</strong> area (N/m).<br />

Secondo il principio della termo<strong>di</strong>namica,<br />

un sistema si sforza per un valore<br />

minimo della sua energia libera; per<br />

questo motivo una superficie liquida<br />

tende ad assumere una forma sferica, in<br />

quanto, tale figura geometrica presenta<br />

la minima superficie per unità <strong>di</strong> volume.<br />

Stando alla definizione esposta in precedenza,<br />

ovvero, che le tensioni superficiali<br />

sono quelle forze che oppongono<br />

resistenza alla <strong>di</strong>latazione <strong>di</strong> un liquido,<br />

tendendo a creare una forma sferica, è<br />

chiaro che il concetto <strong>di</strong> tensione superficiale<br />

va applicato non solo per la “superficie<br />

liquida” ma anche per la “superficie<br />

solida” e per “l’interfaccia tra le<br />

due superfici” in quanto anche la superficie<br />

solida concorre a minimizzare<br />

l’area <strong>di</strong> espansione “sprea<strong>di</strong>ng” della<br />

superficie liquida, quando queste<br />

entrano in contatto.<br />

In considerazione <strong>di</strong> ciò è necessario <strong>di</strong>stinguere<br />

le tre tensioni superficiali nel<br />

seguente modo:<br />

= tensione superficiale del liquido<br />

γL γS = tensione superficiale del solido<br />

γ LS = tensione superficiale dell’interfaccia<br />

liquido/solido<br />

Le tre tensioni superficiali considerate<br />

sono messe in relazione tra loro me<strong>di</strong>ante<br />

l’equazione <strong>di</strong> Young-Duprè:<br />

γ s<br />

γ<br />

l<br />

θ<br />

γ S = γ L+ γ LS • cosΘ<br />

Il metodo per misurare le tensioni superficiali<br />

<strong>di</strong> un liquido γ L è quello della<br />

salita capillare consistente nell’inserire<br />

il liquido all’interno <strong>di</strong> una stretta<br />

colonna verticale dove sale per effetto<br />

del fenomeno fisico <strong>di</strong> capillarità.<br />

È possibile trovare il valore della sua<br />

tensione superficiale tramite la seguente<br />

formula:<br />

γ L=h δ g r / 2 cosΘ<br />

Le tensioni superficiali <strong>di</strong> un liquido γ L,<br />

sono anche funzione della temperatura<br />

in quanto questa provoca un’agitazione<br />

molecolare che ne sovrasta l’attrazione.<br />

Per quanto riguarda la bagnabilità relativa<br />

ad un processo <strong>di</strong> brasatura dolce, al<br />

fine <strong>di</strong> ottenere una perfetta copertura<br />

delle superfici metalliche da unire da<br />

parte della lega brasante fusa, è necessario<br />

“regolare” le tensioni superficiali all’interfaccia<br />

liquido/solido γ LS che sono<br />

<strong>di</strong>rettamente proporzionali alle tensioni<br />

superficiali del solido γ S.<br />

Quanto appena <strong>di</strong>mostrato motiva il<br />

fatto per cui tutti i processi automatici <strong>di</strong><br />

brasatura dolce impiegati nel campo<br />

degli assemblaggi elettronici possiedono<br />

<strong>di</strong>verse zone <strong>di</strong> preriscaldo.<br />

È comunque buona regola:<br />

per ottenere una perfetta bagnatura delle<br />

superfici da brasare da parte della lega<br />

brasante fusa è necessario riscaldare le<br />

stesse adeguatamente, al fine <strong>di</strong> avere le<br />

tensioni superficiali solido γ S atte<br />

ad ottenere le tensioni superficiali<br />

liquido/solido γ LS necessarie per permettere<br />

lo spargimento “sprea<strong>di</strong>ng”<br />

della lega brasante.<br />

Un altro parametro fondamentale che<br />

caratterizza le tensioni superficiali è<br />

anche l’atmosfera esterna (p.e. ossigeno,<br />

azoto, flussante, ecc.).<br />

Vapor<br />

Liquid<br />

Solid<br />

Figura 2 - Immagine tratta da “Soldering processes and equipment”. Wiley Interscience.<br />

γ sl<br />

La bagnatura delle superfici da brasare<br />

4 - Irregolarità e rugosità<br />

superficiali<br />

Le irregolarità e le rugosità delle superfici<br />

da bagnare potrebbero mo<strong>di</strong>ficare il<br />

controllo della bagnatura da parte della<br />

lega brasante fusa.<br />

Le irregolarità e le rugosità creano una<br />

superficie maggiore <strong>di</strong> un fattore f rispetto<br />

a quella nominale che causa un incremento<br />

della sua energia superficiale e<br />

variando la formula <strong>di</strong> Young/Duprè così<br />

come segue:<br />

f(γ S - γ LS) = γ L x cosβ<br />

In cui β è l’angolo <strong>di</strong> contatto apparente<br />

ed è uguale a Θ quando la superficie è<br />

perfettamente liscia (caso <strong>di</strong> idealità)<br />

secondo la seguente relazione:<br />

F cosΘ = cosβ<br />

Quando Θ è minore <strong>di</strong> 90°, β è maggiore<br />

<strong>di</strong> Θ.<br />

5 - Formazione <strong>di</strong> composti<br />

intermetallici<br />

Quando i punti precedentemente descritti<br />

vengono sod<strong>di</strong>sfatti, le superfici<br />

da unire vengono bagnate dalla lega brasante<br />

fusa.<br />

Durante questa operazione, dal metallo<br />

base vi è una migrazione atomica (fenomeno<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ssoluzione o “leaching”)<br />

verso il materiale d’apporto, dovuta all’affinità<br />

chimica degli stessi, alla temperatura<br />

e al tempo.<br />

La zona in cui si è verificato tale fenomeno<br />

viene chiamata zona <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />

o <strong>di</strong> alligazione.<br />

Nella zona <strong>di</strong> alligazione gli atomi migranti<br />

dal materiale base, formano un<br />

legame con gli atomi relativi ai materiali<br />

della lega brasante formando delle molecole<br />

che prendono il nome <strong>di</strong> composti<br />

intermetallici.<br />

I composti intermetallici sono composti<br />

cristallini che si formano all’interfaccia<br />

tra il materiale base e la lega brasante<br />

(materiale d’apporto), in fase <strong>di</strong> saldatura,<br />

per effetto della <strong>di</strong>ssoluzione del<br />

primo verso il secondo, causata dall’affinità<br />

chimica tra i materiali e dall’apporto<br />

termico dell’operazione <strong>di</strong> brasatura.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

251


La bagnatura delle superfici da brasare<br />

TABELLA II - Principali composti intermetallici dello stagno con alcuni metalli comuni.<br />

Caratteristiche dei composti<br />

intermetallici<br />

• Permettono un’intima adesione tra le<br />

parti coinvolte <strong>nella</strong> brasatura, evitandone<br />

“l’incollatura”, rendendo il giunto<br />

meccanicamente forte e resistente.<br />

• Garantiscono un corretto passaggio<br />

della corrente elettrica tra le parti e<br />

possiedono una buona caratteristica<br />

<strong>di</strong> conducibilità elettrica.<br />

• Presentano tipicamente una “durezza”<br />

maggiore dei metalli che li costituiscono<br />

e, <strong>di</strong> conseguenza, potrebbero<br />

essere assai fragili.<br />

È quin<strong>di</strong> consigliabile limitare la loro<br />

crescita controllando l’apporto<br />

termico <strong>di</strong> brasatura, pertanto durante<br />

la fase <strong>di</strong> brasatura, è necessario limitare<br />

la temperatura ed il tempo <strong>di</strong> applicazione<br />

del calore (la temperatura<br />

gioca un ruolo fondamentale rispetto<br />

al tempo sulla crescita dei composti<br />

intermetallici).<br />

Figura 3 - Esempi <strong>di</strong> composti intermetallici<br />

formati tra superficie in Cu e lega Sn/Pb.<br />

252 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

• Continuano a crescere nel tempo<br />

secondo la legge <strong>di</strong> crescita descritta<br />

qui <strong>di</strong> seguito.<br />

D 2 = D 0 t exp (-Q/RT)<br />

D 2 = spessore del composto intermetallico<br />

D 0= coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />

t = tempo <strong>di</strong> saldatura (s)<br />

Q = energia <strong>di</strong> attivazione<br />

R = costante dei gas<br />

[=8,314 J/mol•K]<br />

T = temperatura <strong>di</strong> saldatura [°K]<br />

6 - Valutazione della<br />

bagnatura<br />

Composti intermetallici<br />

Metallo Base Stagno - Tin (Sn) Piombo - Lead (Pb) Argento - Silver (Ag) Rame - Copper (Cu)<br />

Oro - Gold (Au) AuSn 2 AuSn 4 AuPb 2 Nessuno Nessuno<br />

Argento - Silver (Ag) AgSn Ag3Sn Nessuno Nessuno Nessuno<br />

Rame - Copper (Cu) Cu 3Sn Cu 6Sn 5 Nessuno Nessuno Nessuno<br />

Nichel (Ni) Ni 3Sn 4 Nessuno Nessuno Nessuno<br />

Zinco - Zinc (Zn) ZnSn Nessuno Nessuno Nessuno<br />

Alluminio - Aluminium (Al) AlSn Nessuno Nessuno Nessuno<br />

Ferro - Iron (Fe) FeSn Nessuno Nessuno Nessuno<br />

Cromo - Chromium (Cr) Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno<br />

In relazione a quanto esposto, la bagnatura<br />

è fondamentale <strong>nella</strong> realizzazione<br />

<strong>di</strong> brasature dolci che richiedono una<br />

buona affidabilità elettrico/ meccanica,<br />

pertanto questa va sempre monitorata.<br />

L’unico sistema che permette <strong>di</strong> determinare<br />

e valutare una buona bagnatura è la<br />

rilevazione dell’angolo <strong>di</strong> bagnatura.<br />

L’angolo <strong>di</strong> bagnatura è quello formato<br />

dal contatto tra la tangente della superficie<br />

liquida (soli<strong>di</strong>ficata) e la superficie<br />

solida (materiale base), ed è tanto più<br />

piccolo quanto maggiore è l’allargamento<br />

del materiale d’apporto sul materiale<br />

base.<br />

La bagnatura è classificata in funzione <strong>di</strong><br />

tale angolo così come in<strong>di</strong>cato <strong>nella</strong><br />

Figura 4.<br />

Leghe brasanti Sn/Pb Leghe brasanti “lead free”<br />

“Very Good” 0° ≤ Θc ≤ 30° “Good” 0° ≤ Θc ≤ 45°<br />

“Good” 30° ≤ Θc ≤ 45° “Sufficient” 45° ≤ Θc ≤ 60°<br />

“Sufficient” 45° ≤ Θc ≤ 60° “poor” 60° ≤ Θc ≤ 90°<br />

“poor” 60° ≤ Θc ≤ 90°<br />

“Insufficient” Θc > 90°<br />

“Insufficient” Θc > 90°<br />

Figura 4 - Angoli <strong>di</strong> bagnatura.


L’ispezione me<strong>di</strong>ante tecniche <strong>di</strong>agnostiche:<br />

le onde guidate<br />

L’applicazione della tecnica <strong>di</strong>agnostica<br />

basata sull’utilizzo <strong>di</strong> ultrasuoni a bassa<br />

frequenza ad onde guidate sta riscuotendo,<br />

oggi, un notevole interesse suscitando<br />

l’attenzione del mondo industriale<br />

italiano.<br />

Tale tecnica infatti, consente <strong>di</strong> ispezionare<br />

rapidamente ed in continuo, interi<br />

tratti <strong>di</strong> tubazione, senza, peraltro, interromperne<br />

il servizio, esplorando l’intera<br />

circonferenza delle tubazioni ed oltrepassando<br />

anche eventuali cambi <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione.<br />

L’apparecchiatura utilizzata consiste<br />

in uno speciale strumento<br />

ultrasonoro multi - canale che riceve il<br />

segnale da un elevato numero <strong>di</strong> sonde<br />

fissate su un apposito anello che abbraccia<br />

l’intera circonferenza del tubo.<br />

Le sonde generano onde <strong>di</strong> Lamb, che in<br />

considerazione della loro ridotta frequenza<br />

(compresa tra 10 e 35 kHz), si<br />

propagano, solitamente con modo torsionale,<br />

in <strong>di</strong>rezione assiale ed in<br />

maniera tale da scansionare l’intera circonferenza,<br />

per un tratto <strong>di</strong> tubo lungo<br />

alcune decine <strong>di</strong> metri.<br />

In situazioni <strong>di</strong> ridotta attenuazione del<br />

segnale (ad esempio, tubi rettilinei, in<br />

buone con<strong>di</strong>zioni e privi <strong>di</strong> coibentazione),<br />

con una sola scansione si<br />

Scienza e<br />

Tecnica<br />

possono coprire anche fino a 100 metri.<br />

Tali <strong>di</strong>stanze vanno ovviamente a ridursi<br />

quando si è in presenza <strong>di</strong> caratteristiche<br />

geometriche complesse (curve, stacchi,<br />

ecc.) o in considerazione dell’attenuazione<br />

del segnale causata da fenomeni <strong>di</strong><br />

corrosione generalizzata o presenza <strong>di</strong><br />

strati <strong>di</strong> protezione bituminosa.<br />

In corrispondenza <strong>di</strong> variazioni locali<br />

della sezione del tubo (presenza <strong>di</strong> saldature,<br />

corrosioni, stacchi) l’apparecchio<br />

rileva un segnale sotto forma <strong>di</strong> eco.<br />

Il risultato del controllo consiste <strong>nella</strong><br />

localizzazione <strong>di</strong> aree interessate da assottigliamenti,<br />

la cui entità effettiva,<br />

determinata in modo qualitativo e non<br />

numerico, e natura devono essere verificate<br />

quantitativamente me<strong>di</strong>ante l’impiego<br />

<strong>di</strong> tecniche ultrasonore <strong>di</strong> dettaglio,<br />

meglio se <strong>di</strong> tipo “corrosion<br />

mapping”.<br />

L’avanzamento tecnologico dell’apparecchiatura<br />

(si è giunti già alla terza generazione<br />

<strong>di</strong> strumentazione), agevola<br />

l’esecuzione del controllo,<br />

ma l’affidabilità del risultato<br />

resta, comunque, fortemente<br />

legata all’abilità dell’operatore.<br />

Tale tipicità rende,<br />

quin<strong>di</strong>, questa particolare<br />

tecnica “filosoficamente”<br />

più similare al tra<strong>di</strong>zionale<br />

controllo ultrasonoro <strong>di</strong>fettoscopico<br />

delle saldature più<br />

che ad altri moderni sistemi<br />

<strong>di</strong>agnostici avanzati.<br />

L’esecuzione del controllo<br />

ad onde guidate infatti non<br />

comporta, <strong>nella</strong> maggior<br />

parte dei casi, particolari <strong>di</strong>fficoltà operative<br />

mentre l’interpretazione in campo<br />

dei risultati, affidata alla valutazione <strong>di</strong><br />

complessi ecogrammi, presuppone l’impiego<br />

<strong>di</strong> personale che abbia maturato<br />

una notevole esperienza in questo tipo <strong>di</strong><br />

analisi per evitare <strong>di</strong> confondere i<br />

segnali ultrasonori, non valutare correttamente<br />

le in<strong>di</strong>cazioni presenti, sovrastimare<br />

i <strong>di</strong>fetti o, peggio, non segnalare<br />

situazioni critiche.<br />

La possibilità <strong>di</strong> ottenere un “fast screening”<br />

dell’intera linea, mettendo in luce<br />

fenomeni corrosivi ubicati sia sulla superficie<br />

esterna che interna, appare oggi<br />

ancora più significativa alla luce dei<br />

recenti sviluppi legislativi - normativi<br />

che richiedono agli esercenti un monitoraggio<br />

perio<strong>di</strong>co, non più solo sulle apparecchiature<br />

in pressione, ma anche<br />

sulle tubazioni più critiche.<br />

Dott. Ing. Franceso Bresciani (<strong>IIS</strong>)<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

253


È stato stato recentemente formalizzato<br />

un accordo tra UNI e Istituto Italiano<br />

della Saldatura (<strong>IIS</strong>) per la realizzazione<br />

e la gestione <strong>di</strong> un Centro <strong>di</strong> consultazione,<br />

<strong>di</strong>vulgazione, informazione e formazione<br />

sulla normazione tecnica volontaria<br />

denominato “Punto UNI <strong>di</strong><br />

Diffusione <strong>di</strong> Genova”.<br />

Questo accordo permetterà agli utenti<br />

interessati <strong>di</strong> consultare on-line, tramite<br />

PC connesso ad internet, presso i locali<br />

della sede dell’ <strong>IIS</strong>, i testi integrali delle<br />

norme UNI e <strong>di</strong> usufruire <strong>di</strong> personale<br />

con esperienze e competenze <strong>di</strong> base<br />

sulle principali tematiche tecniche e normative<br />

legate alla saldatura ed alle tecniche<br />

ad essa affini e connesse fornendo<br />

così un valido approccio alla normazione.<br />

Questa attività, unitamente alla programmazione<br />

<strong>di</strong> eventi <strong>di</strong> formazione,<br />

informazione e <strong>di</strong>vulgazione, concordati<br />

tra UNI e <strong>IIS</strong> porterà ad una maggiore<br />

<strong>di</strong>ffusione della conoscenza <strong>di</strong> base sulla<br />

normazione tecnica e potrà fornire anticipazioni<br />

sulle “novità normative” in<br />

<strong>IIS</strong> News<br />

L’Istituto Italiano della Saldatura nuovo Punto UNI<br />

<strong>di</strong> Diffusione<br />

fase <strong>di</strong> preparazione in sede nazionale ed<br />

internazionale.<br />

Alla base <strong>di</strong> questo accordo una pluriennale<br />

collaborazione tra UNI e <strong>IIS</strong>,<br />

infatti,come ormai noto, l’Istituto Italiano<br />

della Saldatura gestisce per conto<br />

dell’ UNI, fin dal 1949 (formalmente<br />

dal 1952), la Commissione “Saldature”;<br />

tale scelta, che ancora oggi costituisce<br />

un caso unico nell’organizzazione delle<br />

Commissioni Tecniche dell’UNI,<br />

ha consentito <strong>di</strong> mettere a punto efficacemente<br />

le regole tecniche nazionali<br />

(con<strong>di</strong>visibili anche in campo internazionale)<br />

per l’applicazione <strong>di</strong> una tecnologia<br />

che, a partire dal dopoguerra, è<br />

stata oggetto <strong>di</strong> una sempre maggiore<br />

evoluzione e <strong>di</strong>ffusione in tutti i settori<br />

industriali.<br />

L’<strong>IIS</strong> ha infatti attivamente partecipato,<br />

fin dalla sua fondazione (1948), ai lavori<br />

del Comitato Tecnico dell’ISO TC 44<br />

“Wel<strong>di</strong>ng” e delle Commissioni dell’International<br />

Institute of Wel<strong>di</strong>ng (IIW)<br />

contribuendo in maniera tangibile alla<br />

crescita tecnico-industriale del nostro<br />

Paese.<br />

A partire dagli anni settanta l’<strong>IIS</strong> ha<br />

anche contribuito, come membro fondatore,<br />

ai lavori dell’European Wel<strong>di</strong>ng<br />

Federation (EWF) collaborando in modo<br />

sostanziale alla realizzazione delle Guidelines<br />

per la <strong>qualificazione</strong> e la certificazione<br />

delle Figure Professionali in saldatura<br />

(Coor<strong>di</strong>natori ed Ispettori) oggi<br />

recepite anche <strong>nella</strong> normativa europea<br />

(CEN) e mon<strong>di</strong>ale (ISO).<br />

La collaborazione fra l’UNI e l’<strong>IIS</strong>, con<br />

questo accordo, potrà quin<strong>di</strong> ulteriormente<br />

rafforzarsi; <strong>di</strong> fatto già da molti<br />

anni l'Istituto contribuisce alla <strong>di</strong>vulgazione<br />

della normativa emessa, sia attraverso<br />

l’organizzazione <strong>di</strong> specifici corsi<br />

e seminari <strong>di</strong> aggiornamento, sia fornendo<br />

all’industria un servizio <strong>di</strong> assistenza<br />

qualificata sullo stato <strong>di</strong> avanzamento<br />

dei lavori del CEN e dell’ISO, per<br />

in<strong>di</strong>rizzare scelte progettuali, organizzative<br />

e <strong>di</strong> produzione.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007 257


International Institute of<br />

Wel<strong>di</strong>ng<br />

European Federation<br />

Notizie<br />

Welcome to the 60th IIW Annual Assembly!<br />

International IIW Conference<br />

Cavtat & Dubrovnik, 05-06 July 2007<br />

Wel<strong>di</strong>ng & Materials<br />

Technical, economic and ecological aspects<br />

The Croatian Wel<strong>di</strong>ng Society is very<br />

pleased to announce that the 60th<br />

Annual Assembly and International<br />

Conference of the IIW will take place in<br />

Croatia, Dubrovnik & Cavtat, from July<br />

the 1st to July the 8th 2007.<br />

On www.iiw2007.hr you will find all the<br />

information about the event as well as<br />

general information about Croatia,<br />

Dubrovnik and Cavtat.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007 259


IIW-EWF Notizie<br />

260 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007


IIW-EWF Notizie<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

261


IIW-EWF Notizie<br />

262 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007


IIW-EWF Notizie<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

263


Semplificando numerosi passaggi, l'iter<br />

che porta alla nascita <strong>di</strong> una norma UNI<br />

si articola in <strong>di</strong>verse fasi: la messa allo<br />

stu<strong>di</strong>o, la stesura del documento, l'inchiesta<br />

pubblica, l'approvazione da<br />

parte del Gruppo Settoriale competente,<br />

della Commissione Centrale Tecnica<br />

(CCT) e la pubblicazione.<br />

Per quanto riguarda la messa allo<br />

stu<strong>di</strong>o, gli organi preposti dell'UNI elaborano<br />

uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fattibilità che mette<br />

in relazione la situazione del mercato<br />

con le necessità normative, valutano le<br />

risorse e le competenze da coinvolgere,<br />

nonché i benefici; se il risultato dell'analisi<br />

è positivo si procede alla stesura<br />

del progetto <strong>di</strong> norma.<br />

La stesura del documento avviene nell'ambito<br />

della Commissione Tecnica<br />

competente sull'argomento, strutturata<br />

in gruppi <strong>di</strong> lavoro costituiti da esperti<br />

che rappresentano le parti economiche e<br />

sociali interessate (produttori, utilizzatori,<br />

commercianti, centri <strong>di</strong> ricerca,<br />

consumatori, pubblica amministrazione...).<br />

L’UNI svolge una funzione <strong>di</strong><br />

coor<strong>di</strong>namento dei lavori, mettendo a<br />

<strong>di</strong>sposizione la propria struttura organizzativa,<br />

mentre i contenuti delle norme<br />

vengono definiti dagli esperti esterni.<br />

Normativa<br />

Tecnica<br />

Preparazione e pubblicazione delle norme UNI<br />

La <strong>di</strong>scussione del progetto <strong>di</strong> norma, effettuata<br />

tramite lavoro a <strong>di</strong>stanza su internet<br />

e per mezzo <strong>di</strong> apposite riunioni,<br />

ha come obiettivo l'approvazione consensuale<br />

della struttura e dei contenuti<br />

tecnici del progetto <strong>di</strong> norma.<br />

Relativamente all’inchiesta pubblica, il<br />

progetto <strong>di</strong> norma approvato viene reso<br />

<strong>di</strong>sponibile al mercato, me<strong>di</strong>ante comunicazione<br />

sui canali d'informazione opportuni<br />

(per una durata variabile in funzione<br />

della tipologia del documento), al<br />

fine <strong>di</strong> raccogliere commenti ed ottenere<br />

il più ampio consenso: tutte le parti economico/sociali<br />

interessate, in particolare<br />

quelle che non hanno potuto partecipare<br />

alla prima fase della <strong>di</strong>scussione,<br />

possono così contribuire al processo<br />

normativo.<br />

Negli ambiti europei ed internazionali,<br />

tali commenti possono essere inoltrati al<br />

CEN e all'ISO soltanto tramite gli organismi<br />

<strong>di</strong> normazione nazionali, che svolgono<br />

quin<strong>di</strong> attività <strong>di</strong> interfacciamento<br />

a tali lavori con i propri Organi Tecnici.<br />

La pubblicazione della versione definitivamente<br />

concordata tiene conto delle<br />

osservazioni raccolte durante l'inchiesta<br />

pubblica.<br />

Nel caso <strong>di</strong> norme nazionali, il progetto<br />

finale viene esaminato dalla Commissione<br />

Centrale Tecnica per approvazione,<br />

mentre a livello europeo ed internazionale,<br />

tale progetto, preparato da<br />

Comitati Tecnici costituiti da esperti nominati<br />

dai singoli Paesi, viene sottoposto<br />

al voto degli organismi <strong>di</strong> normazione<br />

nazionali al fine <strong>di</strong> essere<br />

ratificato e pubblicato come norma.<br />

A livello europeo ogni membro CEN ha<br />

l'obbligo <strong>di</strong> recepire le norme EN (che<br />

<strong>di</strong>ventano UNI EN in Italia) eventualmente<br />

pubblicandole <strong>nella</strong> propria<br />

lingua, e <strong>di</strong> ritirare quelle nazionali esistenti<br />

sul medesimo argomento. Tale<br />

obbligo non esiste invece per le norme<br />

internazionali ISO che possono essere<br />

volontariamente adottate (con la sigla<br />

UNI ISO in Italia); le norme ISO<br />

possono anche essere <strong>di</strong>rettamente adottate<br />

dal CEN, assumendo la sigla EN<br />

ISO, e devono essere quin<strong>di</strong> obbligatoriamente<br />

recepite dai membri CEN (nel<br />

nostro paese sono quin<strong>di</strong> UNI EN ISO).<br />

La Commissione Centrale Tecnica dell’UNI<br />

è in definitiva l'organo tecnico<br />

che sovrintende ai lavori <strong>di</strong> normazione,<br />

deliberando (previo controllo del suo<br />

Gruppo Settoriale competente) sulla<br />

pubblicazione dei progetti <strong>di</strong> norma<br />

tecnica nazionale che vengono presentati<br />

o pre<strong>di</strong>sposti dalle singole Commissioni<br />

Tecniche.<br />

Tra le competenze della Commissione<br />

Centrale Tecnica rientrano:<br />

• l'elaborazione delle <strong>di</strong>rettive <strong>di</strong> carattere<br />

generale annuali circa i lavori <strong>di</strong><br />

normazione;<br />

• la conoscenza dei programmi <strong>di</strong><br />

lavoro delle Commissioni Tecniche e<br />

dello stato <strong>di</strong> avanzamento degli<br />

stessi;<br />

• il coor<strong>di</strong>namento dei lavori normativi<br />

che riguardano più Commissioni Tecniche<br />

e (quando ritenuto opportuno)<br />

anche <strong>di</strong> singole Commissioni;<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007 265


Normativa Tecnica<br />

• la specificazione del carattere sperimentale<br />

o raccomandato delle norme<br />

tecniche.<br />

Alla CCT partecipano in particolare i<br />

Presidenti <strong>di</strong> tutte le Commissioni Tecniche<br />

(una quarantina e i rappresentanti<br />

dei Ministeri e delle parti economico/<br />

sociali interessate).<br />

I Gruppi Settoriali dell’UNI sono organismi<br />

specializzati costituiti dalla Commissione<br />

Centrale Tecnica per l'esame<br />

dei progetti <strong>di</strong> norme tecniche nazionali<br />

pre<strong>di</strong>sposti dalle Commissioni Tecniche<br />

e dagli Enti Federati.<br />

L'esame è svolto a livello <strong>di</strong>:<br />

• esattezza;<br />

• conformità alle <strong>di</strong>rettive <strong>di</strong> carattere<br />

generale stabilite dalla Commissione<br />

Centrale Tecnica;<br />

• valutazione delle osservazioni pervenute<br />

nel corso dell'inchiesta pubblica.<br />

Recentemente i Gruppi Settoriali sono<br />

stati opportunamente ristrutturati e sono<br />

attualmente sette come in<strong>di</strong>cato <strong>nella</strong><br />

Tabella a lato.<br />

La Commissione “Saldature” dell’UNI,<br />

che si trova presso l’Istituto Italiano<br />

266 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Gruppo Settore Presidente<br />

I - Macchine, impianti, metalli e correlati Giancarlo la Noce<br />

II - Trasporti e correlati Clau<strong>di</strong>o Pinamonti<br />

III - E<strong>di</strong>lizia e correlati Piero Natale Maggi<br />

IV - Impianti ed energetica Elio Tolle<br />

V - Chimica e materiali Aldo Tempesti<br />

VI - Salute e beni <strong>di</strong> consumo Giulio Costa<br />

VII - Gestione delle organizzazioni e dell'informazione Pietro Chasseur<br />

della Saldatura che ne detiene la presidenza<br />

e la segreteria, fa capo al Gruppo<br />

Settoriale I.<br />

Come noto il campo <strong>di</strong> attività della<br />

Commissione comprende:<br />

• saldatura in generale e tecniche<br />

affini e connesse;<br />

• materiali d'apporto, classificazione,<br />

simboleggiatura e certificazione;<br />

• processi <strong>di</strong> saldatura;<br />

• applicazioni speciali (elettronica,<br />

plastiche, ecc.);<br />

• attrezzature per la saldatura ad arco<br />

e a gas;<br />

• prove sui giunti saldati, <strong>di</strong>mensiona-<br />

mento, classificazione ed accettabilità<br />

dei <strong>di</strong>fetti;<br />

• salute e sicurezza in saldatura;<br />

• <strong>qualificazione</strong> e certificazione dei<br />

saldatori, operatori e tecnici <strong>di</strong> saldatura;<br />

• <strong>qualificazione</strong> e certificazione dei<br />

processi <strong>di</strong> saldatura.<br />

I Comitati Tecnici europei e internazionali<br />

<strong>di</strong> interesse della Commissione<br />

“Saldature” sono rispettivamente<br />

CEN/TC 121 “Saldatura” e ISO/TC 44<br />

“Saldatura e tecniche affini”.<br />

Dott. Ing. Giulio Costa (<strong>IIS</strong>)<br />

L’Istituto Italiano della Saldatura<br />

nuovo Punto <strong>di</strong> informazione<br />

e <strong>di</strong>ffusione UNI<br />

Nella cartina sono riportati tutti i<br />

Punti UNI presenti sul territorio nazionale


Dalle<br />

Associazioni<br />

Michele Schweinöster nuovo<br />

Direttore Generale dell’ ANIMA<br />

Michele Schweinöster esperto in riorganizzazioni<br />

aziendali e miglioramento<br />

delle performance, è il nuovo Direttore<br />

Generale <strong>di</strong> ANIMA, la Federazione<br />

delle Associazioni Nazionali dell’Industria<br />

Meccanica varia ed Affine che, in<br />

seno a Confindustria, riunisce e rappresenta<br />

le principali aziende <strong>di</strong> un settore<br />

che occupa 200.000 addetti per un fatturato<br />

<strong>di</strong> oltre 40 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro ed una<br />

quota export/fatturato del 53%.<br />

In linea con il processo <strong>di</strong> rinnovamento<br />

avviato dal Presidente <strong>di</strong> ANIMA, Ettore<br />

Riello, il nuovo Direttore Generale è<br />

stato designato quale responsabile del<br />

funzionamento della struttura manageriale<br />

della Federazione, sovrintendente<br />

alla gestione amministrativa e finanziaria<br />

e identificatore dei margini <strong>di</strong> miglioramento<br />

dell’intera organizzazione.<br />

47 anni, una laurea in ingegneria nucleare<br />

al Politecnico <strong>di</strong> Milano, Schweinöster<br />

è specializzato in progetti <strong>di</strong> riorganizzazione<br />

dei servizi e dei sistemi<br />

manageriali. Ha operato fino al 2005<br />

presso il gruppo Whirpool, leader<br />

globale <strong>nella</strong> produzione e ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong> elettrodomestici, quale responsabile<br />

<strong>di</strong> progetti per lo sviluppo dei settori<br />

spare parts, customer service, call<br />

center, oltre che <strong>di</strong> piani per la gestione<br />

integrata delle varie posizioni lavorative,<br />

dagli operai ai manager.<br />

Attualmente è consulente nel settore<br />

elettrodomestici per progetti <strong>di</strong> alleanze<br />

strategiche, organizzazioni e gestioni<br />

aziendali.<br />

“È un <strong>impegno</strong> che accolgo con grande<br />

sod<strong>di</strong>sfazione e che offre a chi come me<br />

è cresciuto in azienda, l’opportunità <strong>di</strong><br />

traghettare <strong>nella</strong> Federazione le esperienze<br />

maturate in questi anni”, <strong>di</strong>chiara<br />

Michele Schweinöster.<br />

“Il lavoro che intendo svolgere consisterà<br />

principalmente nel riallineare e<br />

nel razionalizzare l’organizzazione <strong>di</strong><br />

ANIMA in accordo con le nuove linee<br />

strategiche identificate dal Presidente<br />

Riello.<br />

Questo ci permetterà <strong>di</strong> erogare servizi<br />

sempre migliori e sempre più rispondenti<br />

alle necessità dei nostri Associati.<br />

Infine, ci permetterà <strong>di</strong> allargare significativamente<br />

la base associativa”.<br />

Cresce la compagine associativa e la<br />

struttura organizzativa <strong>di</strong> Assoprem<br />

In occasione dell’Assemblea del 25<br />

Gennaio u.s., tenutasi a Modena, e in relazione<br />

al significativo incremento della<br />

compagine associativa <strong>di</strong> Assoprem (e<br />

per quanto previsto dallo Statuto) i Soci<br />

convenuti hanno provveduto ad attivare<br />

e ad implementare alcuni organi istituzionali<br />

ricoprendo nuove cariche con<br />

votazione unanime.<br />

È stato nominato Vicepresidente dell’Associazione<br />

il geom. Giuseppe Reato<br />

mentre compongono il Collegio dei Revisori<br />

il geom. Azzio Castagnetta e il<br />

dott. Roberto Manini.<br />

Inoltre è stato costituito, in considerazione<br />

della strategicità dell’argomento,<br />

il Comitato per la Ricerca che, partendo<br />

dalle in<strong>di</strong>cazioni elaborate nel Gruppo<br />

<strong>di</strong> Lavoro, dovrà sviluppare un programma<br />

<strong>di</strong> ricerca sui temi da approfon<strong>di</strong>re,<br />

da presentare all’Assemblea,<br />

in<strong>di</strong>viduando le modalità <strong>di</strong> contribuzione<br />

e presentando specifici budget<br />

economici.<br />

Mentre il Comitato <strong>di</strong> Comunicazione<br />

vede l’ingresso del geom. Salvatore<br />

Asciutto e dell’ing. Giuseppe Sergi che<br />

con la loro presenza rinforzeranno il<br />

“team” per sviluppare l’intenso programma<br />

<strong>di</strong> iniziative in fase <strong>di</strong> progettazione.<br />

Da questi semplici atti amministrativi e<br />

statutari traspare l’intenso lavoro svolto<br />

da quando l’Associazione è nata ma soprattutto<br />

traspare il lavoro ancora da<br />

sviluppare per raggiungere gli obiettivi<br />

prefissati da Assoprem.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

267


Dalle<br />

Aziende<br />

Centricut ® - Innovazione. Integrità.<br />

Hypertherm ®<br />

Hypertherm ha annunciato oggi il<br />

lancio <strong>di</strong> un nuovo logo per il marchio <strong>di</strong><br />

consumabili Centricut. Il nuovo logo incorpora<br />

la scritta, “Innovation. Integrity.<br />

Hypertherm.” che mette in risalto<br />

le caratteristiche principali del marchio<br />

ed il fatto che esso è supportato da<br />

Hypertherm.<br />

I consumabili della linea Centricut <strong>di</strong><br />

Hypertherm sono <strong>di</strong>sponibili per un’ampia<br />

gamma <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> taglio plasma<br />

meccanizzati e laser a CO 2. Questa<br />

linea <strong>di</strong> prodotto utilizza tecnologie<br />

avanzate per i consumabili finalizzate a<br />

fornire prestazioni superiori, ed è<br />

coperta da un eccellente supporto<br />

tecnico, per assicurare ai clienti l’ottimizzazione<br />

della produttività del loro<br />

sistema <strong>di</strong> taglio. Facendo parte della<br />

famiglia Hypertherm, i prodotti Centricut<br />

sono <strong>di</strong>sponibili attraverso i partner<br />

autorizzati Hypertherm in tutto il<br />

mondo.<br />

Dal 1968, Hypertherm è il leader <strong>nella</strong><br />

produzione <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> taglio plasma<br />

dei metalli e <strong>nella</strong> fornitura dei servizi<br />

correlati. Oggi, con il suo ingresso sul<br />

mercato del taglio laser delle lamiere,<br />

Hypertherm aumenta il suo <strong>impegno</strong><br />

verso la leadership tecnologica. Grazie<br />

al continuo sviluppo <strong>di</strong> prodotti innovativi<br />

per l’aumento della produttività e<br />

della precisione <strong>di</strong> taglio – prima <strong>di</strong><br />

sistemi plasma, ora anche <strong>di</strong> sistemi<br />

laser – Hypertherm conferma ed amplia<br />

la sua posizione <strong>di</strong> leader mon<strong>di</strong>ale<br />

<strong>nella</strong> fornitura <strong>di</strong> tecnologie avanzate<br />

per il taglio dei metalli ad alta tempera-<br />

tura. Hypertherm copre un'ampia<br />

gamma <strong>di</strong> esigenze <strong>di</strong> taglio industriale<br />

dei metalli dalla sua sede centrale <strong>di</strong><br />

Hanover, New Hampshire, ed ha filiali,<br />

uffici commerciali e partner in tutto il<br />

mondo.<br />

HYPERTHERM S.r.l.<br />

Via Torino, 2 - 20123 Milano<br />

Tel. 02 72546312 - Fax 02 72546400<br />

e-mail: assunta.turco@hypertherm.com<br />

www.hypertherm.com<br />

ABB presente a SALDAT 2007<br />

ABB, <strong>di</strong>visione Robotica, presenta a<br />

Saldat 2007 tutte le novità e le migliori<br />

soluzioni per sistemi robotizzati <strong>di</strong> saldatura.<br />

Sullo stand la cella MultiArc,<br />

l’innovativo sistema ABB grazie al quale<br />

più robot e un posizionatore possono<br />

muoversi simultaneamente perché gestiti<br />

da una sola unità <strong>di</strong> controllo con conseguente<br />

aumento della produttività<br />

e riduzione dei<br />

tempi ciclo, e il nuovissimo<br />

robot IRB1600ID con il<br />

fascio cavi integrato nel<br />

braccio. Non mancheranno<br />

inoltre <strong>di</strong>mostrazioni dei<br />

software ABB per la programmazione<br />

e la simulazione<br />

del processo fuori<br />

linea.<br />

Degli oltre 120.000 robot<br />

che ABB ha installato in<br />

tutto il mondo, almeno<br />

20.000 sono stati impiegati per applicazioni<br />

<strong>di</strong> saldatura e taglio termico. La<br />

conoscenza accumulata e le esperienze<br />

tratte da queste installazioni, formano la<br />

base per l’attuale tecnologia caratterizzata<br />

da alte prestazioni ed elevata<br />

qualità.<br />

I robot ABB per saldatura ad arco garantiscono<br />

prestazioni elevate in termini<br />

<strong>di</strong> qualità, flessibilità e produttività.<br />

I vantaggi che ABB offre <strong>nella</strong> saldatura<br />

ad arco possono essere applicati a numerosi<br />

processi nell'industria manifatturiera<br />

e in <strong>di</strong>versi settori, dalle macchine<br />

agricole alle carrozze ferroviarie, dagli<br />

autoveicoli alle caldaie, dalle navi e<br />

piattaforme offshore ai mobili metallici.<br />

ABB PS&S S.p.A. - Gruppo ABB<br />

Communication - Robotics Italia<br />

Via Lama, 33 - 20099 Sesto S. Giovanni (MI)<br />

Tel. 02 24151170 - Fax 02 24143096<br />

e-mail: clau<strong>di</strong>a.magli@it.abb.com<br />

www.abb.it/robot<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

269


Dalle Aziende<br />

Nuovi imballi Esarc<br />

La ESARC durante la prossima fiera<br />

SALDAT presenterà i nuovi imballi migliorati<br />

e con sostanziali variazioni.<br />

Si torna al ROSSO: unico marchio italiano<br />

rimasto rosso nel settore saldatura;<br />

la ESARC torna al suo colore originale<br />

ROSSO, che l’ha sempre identificata e<br />

<strong>di</strong>fferenziata. I cartoni saranno rossi per<br />

tutte le tipologie <strong>di</strong> prodotto.<br />

Una nuova veste grafica: un layout più<br />

moderno e accattivante che coniuga<br />

esperienza, competenza tecnica e novità.<br />

L’imballo sottovuoto: per una vasta<br />

gamma <strong>di</strong> elettro<strong>di</strong> basici e soprattutto<br />

inox; qualità, salvaguar<strong>di</strong>a dell’ambiente,<br />

soluzione del problema del<br />

Cliente per lo smaltimento dell’astuccio<br />

<strong>di</strong> plastica, con un piccolissimo aumento<br />

<strong>di</strong> prezzo.<br />

Gli elettro<strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibili sono:<br />

ESARC SPK E 7018-1H4R<br />

ESARC 308L-16<br />

ESARC 316L-16<br />

ESARC 308L-17<br />

ESARC 316L-17<br />

ESARC 309L<br />

ESARC 309MoL-17<br />

Il Super blister: una confezione contenente<br />

un quantitativo <strong>di</strong> elettro<strong>di</strong> (circa<br />

1kg) che dà sod<strong>di</strong>sfazione all’acquisto<br />

sia per l’utilizzatore non professionista,<br />

ma anche del semiprofessionista. Un<br />

prodotto che si può proporre allo stesso<br />

prezzo dei blister comunemente in commercio<br />

ma contenente molti più elettro<strong>di</strong><br />

VEDETTA Rutilico<br />

<strong>di</strong>am 2.0x300 80 pezzi<br />

<strong>di</strong>am 2.5x300 60 pezzi<br />

SPK basico<br />

<strong>di</strong>am 2.0x300 80 pezzi<br />

<strong>di</strong>am 2.5x300 50 pezzi<br />

ESARC 308L<br />

<strong>di</strong>am 2.0x300 80 pezzi<br />

<strong>di</strong>am 2.5x300 50 pezzi<br />

270 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

ESARC 316L<br />

<strong>di</strong>am 2.0x300 80 pezzi<br />

<strong>di</strong>am 2.5x300 50 pezzi<br />

ESARC Ni per ghisa<br />

<strong>di</strong>am 2.5x300 65 pezzi<br />

ESARC Fe-Ni 55 per ghisa<br />

<strong>di</strong>am 2.5x300 70 pezzi<br />

La Esarc consegue il Certificato<br />

<strong>di</strong> Conformità alla Direttiva<br />

89/106/CE-CPD<br />

La ESARC SpA è tra le prime aziende italiane<br />

produttrici <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong> saldatura<br />

a conseguire il certificato <strong>di</strong> conformità<br />

alla <strong>di</strong>rettiva 89/106 CE e a potere<br />

apporre il marchio CE sui propri prodotti.<br />

La <strong>di</strong>rettiva copre tutti i prodotti destinati<br />

ad essere incorporati in modo permanente<br />

in opere <strong>di</strong> costruzione e <strong>di</strong><br />

ingegneria civile e costruzioni prefabbricate<br />

connesse/fissate al suolo, ad<br />

esempio case prefabbricate, garages e<br />

carpenterie strutturali (gru, passerelle,<br />

ciminiere..) e tra questi particolare attenzione<br />

ha voluto de<strong>di</strong>care ai consumabili<br />

<strong>di</strong> saldatura .<br />

La ESARC ha così affiancato al proprio<br />

sistema <strong>di</strong> qualità ISO 9001 e alle approvazioni<br />

con i principali registri<br />

navali una ulteriore certificazione a garanzia<br />

della qualità, affidabilità e conformità<br />

alle normative e leggi vigenti dei<br />

propri prodotti.<br />

ESARC S.p.A.<br />

Via Ca<strong>di</strong>bona, 15 - 20137 Milano<br />

Tel. 02 55184820 - Fax 02 5516280<br />

e-mail: info@esarc.it<br />

www.esarc.it<br />

Maggiore produttività e migliore<br />

economia <strong>nella</strong> saldatura TIG<br />

orbitale<br />

ESAB ha sviluppato tre nuovi impianti<br />

per migliorare la produttività e ridurre i<br />

costi <strong>nella</strong> saldatura TIG meccanizzata<br />

orbitale.<br />

Aristo MechTig C2002i è un generatore<br />

compatto, robusto e facile da usare,<br />

con centralina incorporata per il raffreddamento<br />

ad acqua della torcia e un<br />

sistema <strong>di</strong> controllo con interfaccia<br />

grafica, libreria <strong>di</strong> programmi e capacità<br />

<strong>di</strong> auto-generazione <strong>di</strong> programmi<br />

<strong>di</strong> saldatura.<br />

Aristo MechControl 2 è un’unità <strong>di</strong><br />

controllo che <strong>di</strong>spone delle stesse funzioni<br />

<strong>di</strong> Aristo MechTig C2002i ma<br />

senza generatore e centralina <strong>di</strong> raffreddamento.<br />

Aristo MechControl 4 è simile ad<br />

Aristo MechControl 2, con l’aggiunta<br />

delle funzioni AVC (Arc Voltage Control)<br />

e <strong>di</strong> penzolamento (Weaving).<br />

Abbinati alle apposite teste per saldatura<br />

ESAB, tutti e tre costituiscono impianti<br />

<strong>di</strong> grande efficienza per saldature<br />

<strong>di</strong> alta qualità su tubi per le industrie nei<br />

settori alimentari, chimica, farmaceutica/biologia,<br />

semiconduttori, aerospaziale,<br />

cantieri navali e in molte altre applicazioni.<br />

La saldatura TIG orbitale automatica è<br />

un metodo efficiente per aumentare la<br />

produttività, migliorare la qualità e<br />

ridurre i costi <strong>nella</strong> saldatura <strong>di</strong> tubi.<br />

Il nuovo generatore Aristo MechTig<br />

C2002i è facilmente configurabile per<br />

adattarsi esattamente alle esigenze dell’utilizzatore.<br />

La macchina fornisce 200 Amp con ciclo<br />

<strong>di</strong> lavoro al 35%, oppure 110 Amp con<br />

ciclo <strong>di</strong> lavoro al 100%. Sia il motore <strong>di</strong><br />

rotazione della torcia che l’unità trainafilo<br />

sono azionati dal sistema <strong>di</strong> controllo,<br />

con la garanzia che i parametri <strong>di</strong><br />

saldatura rimangano esattamente quelli<br />

preimpostati.<br />

Il grande <strong>di</strong>splay a colori da 10” aiuta<br />

ad ottenere dalla macchina le migliori<br />

prestazioni e l’interfaccia utente del tipo<br />

Windows facilita la ricerca dei programmi<br />

dalla libreria integrata o la generazione<br />

automatica <strong>di</strong> programmi per-


sonalizzati introducendo i dati, quali<br />

tipo <strong>di</strong> materiale base da saldare, <strong>di</strong>ametro<br />

esterno e spessore del tubo.<br />

I nuovi programmi possono essere aggiunti<br />

alla libreria esistente.<br />

In alternativa, tutti i parametri <strong>di</strong> saldatura<br />

possono essere regolati manualmente<br />

con un’interfaccia grafica o a<br />

foglio elettronico. Un’altra caratteristica<br />

dell’impianto Aristo MechTig<br />

C2002i è la stampante integrata che può<br />

fornire una copia su carta dei parametri<br />

<strong>di</strong> saldatura programmati e dei valori<br />

misurati relativi a velocità, corrente,<br />

tensione, filo e potenza.<br />

Una connessione USB (Universal Serial<br />

Bus) permette <strong>di</strong> trasferire programmi <strong>di</strong><br />

saldatura tra <strong>di</strong>verse macchine, memorizzare<br />

e aggiornare programmi.<br />

Se l’utilizzatore necessita <strong>di</strong> intensità <strong>di</strong><br />

corrente più elevata è possibile accoppiare<br />

il generatore Aristo Tig 4000i<br />

con l’unità <strong>di</strong> controllo Aristo Mech-<br />

Control 2. L’interfaccia utente è la<br />

stessa <strong>di</strong> Aristo MechTig C2002i. Per<br />

le applicazioni che richiedono il controllo<br />

della tensione d’arco e/o il pendolamento,<br />

l’unità <strong>di</strong> controllo Aristo<br />

MechControl 4 <strong>di</strong>spone delle funzioni<br />

ad<strong>di</strong>zionali, in abbinamento con il generatore<br />

Aristo. ESAB offre una vasta<br />

gamma <strong>di</strong> teste per saldatura compatibili<br />

con le nuove tre macchine, per realizzare<br />

sistemi completi <strong>di</strong> saldatura orbitale<br />

adatti per tutte le applicazioni.<br />

Inoltre, è <strong>di</strong>sponibile il sistema <strong>di</strong> monitoraggio<br />

e documentazione Weldoc<br />

WMS 4000, per sod<strong>di</strong>sfare le esigenze<br />

del sistema qualità internazionale ISO<br />

9000/SS-EN729. In alternativa, il<br />

sistema SPS 4000 può memorizzare solo<br />

i parametri impostati. È <strong>di</strong>sponibile<br />

anche un comando a <strong>di</strong>stanza con base<br />

magnetica tipo MechT 1 CAN per controllare<br />

a <strong>di</strong>stanza i principali parametri<br />

e visualizzarli su <strong>di</strong>splay <strong>di</strong>gitale.<br />

ESAB Saldatura SpA<br />

Via Mattei 24, - 20010 Mesero (MI)<br />

Tel. 02 979681 - Fax 02 97289300<br />

e-mail: esab.saldatura@esab.se<br />

www.esab.it<br />

Alumotive torna in fiera a Modena<br />

nell’Ottobre 2007<br />

10.684 visitatori (ingegneri, designer,<br />

responsabili acquisti, <strong>di</strong>rettori tecnici,<br />

responsabili sviluppo motori, sistema<br />

qualità e centri stile), 634 espositori, 28<br />

sessioni tecniche, 200 interventi tecnicoscientifici<br />

in calendario, il patrocinio <strong>di</strong><br />

tre ministeri (Attività produttive, Infrastrutture<br />

e Trasporti, Innovazione e Tecnologie)<br />

e <strong>di</strong> 32 tra associazioni e<br />

aziende leader: gli eccellenti risultati<br />

2005 della Mostra internazionale <strong>di</strong> soluzioni<br />

innovative, subfornitura e componenti<br />

in alluminio e materiali tecnologici<br />

per l’industria dei trasporti<br />

accendono i riflettori su ALUMOTIVE<br />

2007, che sarà in Fiera a Modena dal 18<br />

al 20 Ottobre.<br />

Riunendo in un unico momento espositivo<br />

i produttori <strong>di</strong> componenti e tecnologie<br />

per l’automotive, il navale e l’aeronautico,<br />

i veicoli commerciali e per la<br />

mobilità collettiva, la rassegna ALU-<br />

MOTIVE il principale osservatorio internazionale<br />

sull’industria dei trasporti<br />

e sulle sue evoluzioni tecnologiche, è la<br />

sola che permette <strong>di</strong> raffrontare subfornitura,<br />

applicazioni e materiali nei<br />

<strong>di</strong>versi comparti.<br />

Sensibile alle esigenze del mercato, la<br />

rassegna ne ha sempre rispecchiato i<br />

trend sia <strong>nella</strong> proposta merceologica<br />

che in quella convegnistica.<br />

Per questo le e<strong>di</strong>zioni precedenti hanno<br />

esplorato le interazioni <strong>di</strong> tecnologie,<br />

materiali e trattamenti nei <strong>di</strong>versi mezzi<br />

<strong>di</strong> trasporto e, per questo, nel 2007,<br />

ALUMOTIVE intende crescere ancora,<br />

potenziando engineering, ricerca e sviluppo<br />

ed i materiali innovativi.<br />

Ad Alumotive partecipano:<br />

• aziende produttrici <strong>di</strong> componenti,<br />

• officine specializzate nelle lavorazioni<br />

meccaniche <strong>di</strong> precisione, nelle<br />

saldature, nell’assemblaggio e nelle<br />

finiture superficiali,<br />

• stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> progettazione, <strong>di</strong> engineering,<br />

<strong>di</strong> design industriale e <strong>di</strong> prototipazione<br />

tra<strong>di</strong>zionale e rapida per<br />

conto terzi,<br />

• università,<br />

• centri <strong>di</strong> innovazione tecnologica e <strong>di</strong><br />

formazione professionale,<br />

• centri <strong>di</strong> ricerca applicata e <strong>di</strong> sviluppo<br />

nuovi processi e prodotti,<br />

• laboratori metallurgici per prove,<br />

• centri ricerca per collau<strong>di</strong> e controlli,<br />

• enti <strong>di</strong> certificazione, aziende specializzate<br />

in serigrafia industriale, in<br />

Dalle Aziende<br />

hardware ed in software applicato,<br />

• e<strong>di</strong>tori tecnici e <strong>di</strong> settore.<br />

Dal 18 al 20 Ottobre 2007 l’appuntamento<br />

in fiera a Modena con le aziende<br />

leader della terza e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Alumotive<br />

per dare vita ad una mobilità più rispettosa<br />

dell’ambiente, più attenta al risparmio<br />

energetico, più confortevole e prestazionale.<br />

ON. Organizzazione Nike S.r.l.<br />

Viale Mercanzia, 129<br />

40050 Fumo <strong>di</strong> Argelato (BO)<br />

Tel. 051 6647482 - Fax 051 861093<br />

e-mail: danielaponzo@on-nike.it<br />

www.alumotive.it<br />

Elko Srl, azienda torinese attiva sul<br />

mercato da oltre vent’anni nel<br />

settore delle leghe pesanti e dei<br />

sinterizzati <strong>di</strong> rame, si presenta con<br />

un nuovo catalogo illustrativo<br />

La Società rappresenta in Italia, in<br />

esclusiva, la casa inglese M&I Materials<br />

produttrice delle leghe pesanti al<br />

tungsteno Wolfmet .<br />

Il catalogo, oltre alle caratteristiche del<br />

prodotto,descrive le varie tipologie <strong>di</strong><br />

applicazione nei <strong>di</strong>versi settori.<br />

Lo stesso vale per i sinterizzati <strong>di</strong> rame<br />

usati nei processi <strong>di</strong> saldatura sia a resistenza,<br />

nei quali vengono impiegati<br />

quelli in rame-tungsteno, sia a proiezione<br />

in generale o per rivettatura a<br />

caldo o altri particolari impieghi per i<br />

quali Elko offre <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> leghe.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

271


272<br />

Dalle Aziende<br />

L’Azienda assicura efficiente assistenza<br />

al cliente e rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> consegna.<br />

ELKO S.r.l.<br />

Via Pastrengo, 24 - 10128 Torino<br />

Tel. 011 537896 - Fax 011 537908<br />

e-mail: info@elkosrl.com<br />

www.elkosrl.com<br />

La fusione dell’alluminio <strong>di</strong> nuova<br />

generazione<br />

Nel mercato attuale le fonderie <strong>di</strong> alluminio<br />

sono alla ricerca <strong>di</strong> soluzioni ad<br />

alto potenziale per riposizionarsi strategicamente<br />

ed essere più competitive nel<br />

mercato fusorio.<br />

In risposta a queste esigenze, RIVOIRA,<br />

società del gruppo Praxair, ha avviato<br />

un ambizioso programma <strong>di</strong> innovazione<br />

e sviluppo <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> combustione ad<br />

ossigeno Low Dross Generation (LDG)<br />

per forni a riverbero in grado <strong>di</strong> garantire<br />

la massimizzazione ottimale della<br />

resa in metallo, importanti incrementi<br />

produttivi e consistenti risparmi energetici.<br />

L’innovativo sistema denominato<br />

MOTION FLAME BURNER (MFB)<br />

è stato ideato, sviluppato e commercializzato<br />

con successo a partire dal 2002<br />

in Italia, Europa e USA; il sistema<br />

MFB Rivoira - Praxair ha la caratteristica<br />

peculiare e vincente <strong>di</strong> essere ad<br />

ossigeno, a fiamma mobile circolare e<br />

LDG.<br />

Dall’analisi dei fattori critici del processo<br />

fusorio tra<strong>di</strong>zionale con tecnologie<br />

ad aria - impattanti/controllanti<br />

sulla resa metallurgica del processo<br />

fusorio - si sono introdotti concetti innovativi<br />

e migliorativi in chiave <strong>di</strong> trasferimento<br />

energetico e conduzione<br />

della combustione, trasformando così le<br />

endogene criticità dei tra<strong>di</strong>zionali pro-<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

cessi fusori in punti <strong>di</strong> forza dei nuovi<br />

sistemi LDG ad ossigeno.<br />

Dalle analisi condotte e dall’esperienza<br />

pratica sul campo è emerso che l’elemento<br />

determinante per l’ottimizzazione<br />

delle performances dei processi fusori, è<br />

la <strong>di</strong>stribuzione del calore/energia,<br />

durante il processo e <strong>nella</strong> camera <strong>di</strong><br />

combustione (kcal/m^2 <strong>di</strong> superficie).<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> bruciatori MFB/LDG<br />

montati in volta ed un appropriato<br />

sistema <strong>di</strong> controllo della combustione –<br />

che garantisce una puntuale regolazione<br />

del processo - migliorano notevolmente<br />

la gestione operativa, economica e metallurgica.<br />

I bruciatori MFB consentono <strong>di</strong> ottenere<br />

un’uniforme <strong>di</strong>stribuzione della temperatura<br />

all’interno della camera <strong>di</strong> combustione,<br />

grazie al particolare movimento<br />

della fiamma che asseconda le<br />

richieste <strong>di</strong> carico termico del processo<br />

fusorio con una regolazione <strong>di</strong><br />

tipo proattiva e <strong>di</strong>namica; in questo<br />

modo è possibile prevenire i fenomeni <strong>di</strong><br />

hot spot sui refrattari e sul metallo, mantenere<br />

invariate le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress<br />

termico e limitare i problemi <strong>di</strong> ossidazione<br />

sull’alluminio.<br />

Vantaggi della fiamma mobile<br />

L’introduzione della fiamma mobile<br />

permette <strong>di</strong>:<br />

• massimizzare il trasferimento <strong>di</strong><br />

La competenza è una conquista !<br />

Genova, 25 - 26 Ottobre 2007<br />

Area Porto Antico - Magazzini del Cotone<br />

calore per irraggiamento <strong>di</strong>retto, in<strong>di</strong>retto,<br />

oltre che per gli altri meccanismi<br />

<strong>di</strong> trasmissione del calore;<br />

• omogeneizzare la temperatura in<br />

camera <strong>di</strong> combustione e sul metallo,<br />

grazie alla possibilità <strong>di</strong> orientare selettivamente<br />

la fiamma nelle zone più<br />

“fredde”;<br />

• ridurre gli hot spot sul metallo e sul<br />

refrattario, consentendo grazie alla<br />

combustione dolce <strong>di</strong> ridurre fenomeni<br />

ossidativi.<br />

La soluzione ad ossigeno del tipo MFB<br />

Low Dross Generation a fiamma mobile<br />

è applicabile sia su impianti esistenti<br />

che su impianti <strong>di</strong> nuova costruzione.<br />

Importanti e numerosi sono i vantaggi<br />

riscontrabili dall’impiego <strong>di</strong> tale<br />

sistema:<br />

• Riduzione delle ossidazioni a caldo<br />

fino al 18 % Vs Base case;<br />

• Aumento della produttività del processo<br />

fino al 30%;<br />

• Contenimento e riduzione, quantitativamente<br />

e qualitativamente, delle<br />

emissioni:<br />

• Ottimizzazione e riduzione dei costi<br />

fissi e <strong>di</strong> gestione dell’impianto.<br />

Per far “toccare con mano” all’utente<br />

finale i risultati conseguibili, Rivoira<br />

propone test in campo e validazioni<br />

tecnico/processistiche, effettuate sulle<br />

specifiche esigenze del cliente; l’esperienza<br />

e la competenza sviluppata negli<br />

anni da Rivoira su impianti <strong>di</strong> varia<br />

taglia, permettono al cliente <strong>di</strong> ottenere<br />

tutto il supporto consulenziale <strong>di</strong> cui ha<br />

bisogno, dall’analisi dell’attività produttiva<br />

all’installazione e messa in opera<br />

finali.<br />

RIVOIRA S.p.A.<br />

Via C. Massaia, 75/4 - 10147 Torino<br />

Tel. 011 2253711 - Fax 011 2253701<br />

e-mail: contact_rivoira@praxair.com<br />

www.rivoiragas.it<br />

Giornate Nazionali <strong>di</strong> Saldatura


Letteratura Tecnica<br />

Key to aluminium alloys-7th E<strong>di</strong>tion<br />

Datta J.,Düsseldorf (Germania) 2006,<br />

235x300 mm, 599 pagine, ISBN<br />

3-87017-282-7, € 276,00.<br />

L’identificazione, la classificazione, il<br />

confronto e la simboleggiatura delle<br />

leghe <strong>di</strong> alluminio è argomento <strong>di</strong> importanza<br />

e necessità quoti<strong>di</strong>ana per tutto<br />

il personale tecnico e commerciale che si<br />

occupa <strong>di</strong> questi materiali nelle industrie<br />

<strong>di</strong> processo, nelle officine, <strong>nella</strong> lavorazione<br />

dei metalli o nel campo dell’importazione<br />

ed esportazione.<br />

La nuova e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume bilingue<br />

tedesco/inglese, pur mantenendo<br />

la stessa struttura delle precedenti, è<br />

stata completamente aggiornata ed ampliata<br />

sulla base delle più recenti normative<br />

esistenti nel settore.<br />

Diviso in nove sezioni, questo manuale<br />

permette una rapida identificazione<br />

dei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> leghe <strong>di</strong> alluminio in<br />

funzione della loro composizione<br />

chimica, delle relative denominazioni<br />

<strong>di</strong>gitali alfanumeriche e dei sistemi <strong>di</strong><br />

normativa <strong>di</strong> appartenenza; fornisce<br />

inoltre la possibilità <strong>di</strong> una facile comparazione<br />

tra le varie sigle nazionali ed<br />

internazionali.<br />

Di particolare interesse, la quinta<br />

sezione in<strong>di</strong>ca, nazione per nazione, le<br />

norme ed i regolamenti governativi, analizza<br />

separatamente le denominazioni<br />

<strong>di</strong>gitali e alfanumeriche ed i sistemi impiegati<br />

per la formulazione delle abbreviazioni<br />

e delle denominazioni. Sempre<br />

<strong>nella</strong> stessa sezione sono riportate le denominazioni<br />

standar<strong>di</strong>zzate e le relative<br />

composizioni chimiche.<br />

Il volume, destinato ad assumere una rilevante<br />

importanza nel campo della letteratura<br />

specialistica internazionale, può<br />

essere considerato un documento fondamentale<br />

per gli esperti del settore.<br />

Aluminium-Verlag, Aachener Straße<br />

172, D-40223 Düsseldorf (Germania)<br />

Telefax + 49 211 1591379<br />

http://www.alu-verlag.de<br />

Pipeline operation and<br />

maintenance: Practical approach<br />

Mo Mohitpour, Szabo J.e Van Hardeveld<br />

T., New York (NY-USA) 2005, 180x260<br />

mm, 653 pagine, ISBN 0791802329,<br />

$125.00 (€ 93, 86).<br />

Questo testo è una guida pratica, de<strong>di</strong>cata<br />

a tutti gli operatori che si occupano<br />

giornalmente dell’installazione, manutenzione<br />

e riparazione <strong>di</strong> reti per il trasporto<br />

e la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> idrocarburi<br />

ed altri prodotti del settore.<br />

Il volume organizzato in 10 capitoli,<br />

dopo un descrizione storica dello sviluppo<br />

tecnologico intercorso negli anni,<br />

descrive i fattori che influenzano, da un<br />

punto <strong>di</strong> vista organizzativo e gestionale,<br />

le operazioni riguardanti la messa in<br />

Notiziario<br />

opera, la manutenzione ed i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> riparazione,<br />

in <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esercizio<br />

ed ambientali. Un particolare interesse<br />

è de<strong>di</strong>cato al controllo della<br />

corrosione, ai meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> protezione ed<br />

alle tecniche <strong>di</strong> riparazione me<strong>di</strong>ante<br />

saldatura.<br />

Gli autori esaminano gli elementi fondamentali<br />

che compongono un’intera rete<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, i relativi problemi e le<br />

possibili soluzioni.<br />

Illustrano inoltre le funzioni ed il montaggio<br />

<strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> regolazione e <strong>di</strong> raccor<strong>di</strong>;<br />

presentano i componenti <strong>di</strong> una<br />

stazione <strong>di</strong> misurazione, <strong>di</strong> decompressione<br />

e <strong>di</strong> pompaggio, infine introducono<br />

specificatamente i sistemi automatici<br />

più avanzati <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong><br />

monitoraggio.<br />

Il volume riflette la specifica competenza<br />

tecnica degli autori, maturata in<br />

lunghi anni <strong>di</strong> esperienza nel campo.<br />

Fornisce una razionale valutazione dei<br />

possibili rischi e stabilisce i requisiti necessari<br />

a garantire un’adeguata affidabilità<br />

degli impianti.<br />

Tutti gli argomenti trattati sono inoltre<br />

valutati soprattutto ed anche da un punto<br />

<strong>di</strong> vista <strong>di</strong> gestione economica delle<br />

<strong>di</strong>verse operazioni.<br />

ASME International, Three Park Avenue<br />

New York, NY (USA) 10016-5990.<br />

Telefax +1 973 8821167<br />

http://www.asme.org<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007 275


276<br />

Notiziario<br />

Co<strong>di</strong>ci e Norme<br />

Norme nazionali<br />

Italia<br />

UNI EN ISO 179-1 - Materie plastiche -<br />

Determinazione delle caratteristiche all'urto<br />

Charpy - Parte 1: Prova d'urto non<br />

strumentato (2007).<br />

UNI EN 877 - Tubi e raccor<strong>di</strong> <strong>di</strong> ghisa,<br />

loro assemblaggi e accessori per l'evacuazione<br />

dell'acqua dagli e<strong>di</strong>fici - Requisiti,<br />

meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> prova e assicurazione<br />

della qualità (2007).<br />

UNI EN 1123-2 - Tubi e raccor<strong>di</strong> <strong>di</strong> tubi<br />

<strong>di</strong> acciaio rivestiti a caldo con saldatura<br />

longitu<strong>di</strong>nale con giunto a bicchiere per<br />

sistemi <strong>di</strong> acque reflue - Parte 2: Dimensioni<br />

(2007).<br />

UNI EN 1968 - Bombole trasportabili<br />

per gas - Ispezione perio<strong>di</strong>ca e prove per<br />

bombole per gas <strong>di</strong> acciaio senza saldatura<br />

(2007).<br />

UNI EN 1993-1-11 - Progettazione delle<br />

strutture <strong>di</strong> acciaio - Parte 1-11: Progettazione<br />

<strong>di</strong> strutture con elementi tesi<br />

(2007).<br />

UNI EN 1993-1-3 - Progettazione delle<br />

strutture <strong>di</strong> acciaio - Parte 1-3: Regole<br />

generali - Regole supplementari per<br />

l'impiego dei profilati e delle lamiere<br />

sottili piegati a freddo (2007).<br />

UNI EN 1993-1-4 - Progettazione delle<br />

strutture <strong>di</strong> acciaio - Parte 1-4: Regole<br />

generali - Regole supplementari per<br />

acciai inossidabili (2007).<br />

UNI EN 1993- 2 - Progettazione delle<br />

strutture <strong>di</strong> acciaio - Parte 2: Ponti <strong>di</strong><br />

acciaio (2007).<br />

UNI EN 10292 - Nastri e lamiere <strong>di</strong><br />

acciaio ad alto limite <strong>di</strong> snervamento rivestiti<br />

per immersione a caldo in continuo<br />

per formatura a freddo - Con<strong>di</strong>zioni<br />

tecniche <strong>di</strong> fornitura (2007).<br />

UNI EN 10312 - Tubi saldati <strong>di</strong> acciaio<br />

inossidabile per il convogliamento dell'acqua<br />

e <strong>di</strong> altri liqui<strong>di</strong> acquosi - Con<strong>di</strong>zioni<br />

tecniche <strong>di</strong> fornitura (2007).<br />

UNI EN 10319-2 - Materiali metallici -<br />

Prova <strong>di</strong> rilassamento sotto sforzo <strong>di</strong> trazione<br />

- Parte 2: Procedura per modelli da<br />

assemblaggio bullonati (2007).<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

UNI/TR 11220 - Gestione per la qualità<br />

- Significato dei principali termini utilizzati<br />

nelle norme della serie ISO 9000<br />

(2007).<br />

UNI 11221 - Trattamenti termici dei materiali<br />

metallici - Rappresentazione e in<strong>di</strong>cazioni<br />

a <strong>di</strong>segno dei particolari da<br />

sottoporre a trattamento termico - Normalizzazione<br />

- Bonifica - Carbocementazione<br />

- Carbonitrurazione - Nitrurazione<br />

- Nitrocarburazione - Tempra<br />

superficiale - Tempra - Distensione<br />

(2007).<br />

UNI EN 1254 2 - Serbatoi fissi cilindrici<br />

<strong>di</strong> acciaio saldato, per gas <strong>di</strong> petrolio liquefatti<br />

(GPL), prodotti in serie, <strong>di</strong> capacità<br />

geometrica fino a 13 m 3 per installazione<br />

fuori terra - Progettazione e<br />

fabbricazione (2007).<br />

UNI EN 12814 - Prove <strong>di</strong> giunti saldati<br />

<strong>di</strong> prodotti semifiniti <strong>di</strong> materiale termoplastico<br />

- Parte 3: Prova <strong>di</strong> scorrimento<br />

(2007).<br />

UNI EN 13445-3 - Recipienti a pressione<br />

non esposti a fiamma - Parte 3:<br />

Progettazione (2007).<br />

UNI EN 13445-5 - Recipienti a pressione<br />

non esposti a fiamma - Parte 5:<br />

Controllo e prove (2007).<br />

UNI EN 13458-3 - Recipienti criogenici<br />

- Recipienti fissi isolati sottovuoto -<br />

Parte 3: Requisiti <strong>di</strong> funzionamento<br />

(2007).<br />

UNI EN 13622 - Apparecchiature per<br />

saldatura a gas - Terminologia - Termini<br />

utilizzati per le apparecchiature per saldatura<br />

a gas (2007).<br />

UNI EN 13858 - Protezione dei metalli<br />

contro la corrosione - Rivestimenti <strong>di</strong><br />

lamelle <strong>di</strong> zinco applicati in modo non<br />

elettrolitico su componenti <strong>di</strong> ferro o <strong>di</strong><br />

acciaio (2007).<br />

UNI EN 14075 - Serbatoi fissi cilindrici<br />

<strong>di</strong> acciaio saldato, per gas <strong>di</strong> petrolio liquefatti<br />

(GPL), prodotti in serie <strong>di</strong> capacità<br />

geometrica fino a 13 m 3 per installazione<br />

interrata - Progettazione e<br />

fabbricazione (2007).<br />

UNI EN 14398-2 - Recipienti criogenici<br />

- Gran<strong>di</strong> recipienti trasportabili isolati<br />

non sotto vuoto - Parte 2: Progettazione,<br />

fabbricazione, controlli e prove (2007).<br />

UNI EN 14398-3 - Recipienti criogenici<br />

- Gran<strong>di</strong> recipienti trasportabili isolati<br />

non sotto vuoto - Parte 3: Requisiti <strong>di</strong><br />

funzionamento (2007).<br />

UNI EN 14512 - Cisterne per il trasporto<br />

<strong>di</strong> merci pericolose - Equipaggiamenti<br />

delle cisterne per il trasporto <strong>di</strong><br />

prodotti chimici liqui<strong>di</strong> - Coperchi del<br />

passo d'uomo incernierati e anelli del<br />

collare con bulloni a perno (2007).<br />

UNI EN 14680 - Adesivi per sistemi <strong>di</strong><br />

tubazioni non sotto pressione <strong>di</strong> materiale<br />

termoplastico - Specifiche (2007).<br />

USA<br />

ANSI/ASME B31.3 - Process Piping<br />

(2006).<br />

ASNT SNT-TC-1A - Recommended<br />

Practice No. SNT-TC-1A - Non-Destructive<br />

Testing (2006).<br />

ASTM A 217/A 217M - Specification<br />

for steel castings, martensitic stainless<br />

and alloy, for pressure-containing parts,<br />

suitable for high-temperature service<br />

(2007).<br />

ASTM A 703/A 703M - Specification<br />

for steel castings, general requirements,<br />

for pressure-containing parts (2007).<br />

ASTM A 722/A 722M - Specification<br />

for uncoated high-strength steel bars for<br />

prestressing concrete (2007).<br />

ASTM A 872/A 872M - Specification<br />

for centrifugally cast ferritic/austenitic<br />

stainless steel pipe for corrosive environments<br />

(2007).<br />

ASTM E 1001 - Practice for detection<br />

and evaluation of <strong>di</strong>scontinuities by the<br />

immersed pulse-echo ultrasonic method<br />

using longitu<strong>di</strong>nal waves (2007).<br />

ASTM E 1316 - Terminology for nondestructive<br />

examinations (2007).<br />

AWS A5.02/A5.02M - Specification for<br />

filler metal standard sizes, packaging,<br />

and physical attributes (2007).<br />

AWS A5.28/A5.28M - Specification for<br />

low-alloy steel electrodes and rods for<br />

gas shielded arc wel<strong>di</strong>ng (2007).<br />

AWS A5.32/A5.32M - Specification for<br />

wel<strong>di</strong>ng shiel<strong>di</strong>ng gases (2007).<br />

AWS D8.8M - Specification for automotive<br />

weld quality - arc wel<strong>di</strong>ng of<br />

steel (2007).


Norme europee<br />

EN<br />

EN 1993-1-6 - Design of steel structures<br />

- Part 1-6: Strength and stability of shell<br />

structures (2007).<br />

EN 1993-1-12 - Design of steel structures<br />

- Part 1-12: Ad<strong>di</strong>tional rules for the<br />

extension of EN 1993 up to steel grades<br />

S 700 (2007).<br />

EN 1993-4-1 - Design of steel structures<br />

- Part 4-1: Silos (2007).<br />

EN 1993-4-2 - Design of steel structures<br />

- Part 4-2: Tanks (2007).<br />

EN 1993-4-3 - Design of steel structures<br />

- Part 4-3: Pipelines (2007).<br />

EN 1993-5 - Design of steel structures -<br />

Part 5: Piling (2007).<br />

EN 1999-1-1 - Design of aluminium<br />

structures - Part 1-1: General structural<br />

rules (2007).<br />

EN 1999-1-2 - Design of aluminium<br />

structures - Part 1-2: Structural fire<br />

design (2007).<br />

EN 1999-1-4 - Design of aluminium<br />

structures - Part 1-4: Cold-formed structural<br />

sheeting (2007).<br />

EN 1999-1-5 - Design of aluminium<br />

structures - Part 1-5: Shell structures<br />

(2007).<br />

CEN ISO/TR 3834-6 - Quality requirements<br />

for fusion wel<strong>di</strong>ng of metallic materials<br />

- Part 6: Guidelines on implementing<br />

(2007).<br />

EN 10210-2 - Hot finished structural<br />

hollow sections of non-alloy and fine<br />

grain steels - Part 2: Tolerances, <strong>di</strong>mensions<br />

and sectional properties (2007).<br />

EN 10296-2 - Welded circular steel<br />

tubes for mechanical and general engineering<br />

purposes - Technical delivery<br />

con<strong>di</strong>tions - Part 2: Stainless steel<br />

(2007).<br />

EN 10297-2 - Seamless circular steel<br />

tubes for mechanical and general engineering<br />

purposes - Technical delivery<br />

con<strong>di</strong>tions - Part 2: Stainless steel<br />

(2007).<br />

EN 10305-5 - Steel tubes for precision<br />

applications - Technical delivery con<strong>di</strong>tions<br />

- Part 5: Welded and cold sized<br />

square and rectangular tubes (2007).<br />

EN ISO 14343 - Wel<strong>di</strong>ng consumables -<br />

Wire electrodes, strip electrodes, wires<br />

and rods for fusion wel<strong>di</strong>ng of stainless<br />

and heat resisting steels - Classification<br />

(ISO 14343:2002 and ISO<br />

14343:2002/Amd1:2006) (2007).<br />

CEN/TS 14541 - Plastics pipes and fittings<br />

for non-pressure applications -<br />

Utilisation of non-virgin PVC-U, PP and<br />

PE materials (2007).<br />

EN 15317 - Non-destructive testing -<br />

Ultrasonic testing - Characterization and<br />

verification of ultrasonic thickness<br />

measuring equipment (2007).<br />

CEN/TR 15438 - Plastics piping<br />

systems - Guidance for co<strong>di</strong>ng of products<br />

and their intended uses (2007).<br />

EN ISO 16834 - Wel<strong>di</strong>ng consumables -<br />

Wire electrodes, wires, rods and deposits<br />

for gas-shielded arc wel<strong>di</strong>ng of high<br />

strength steels - Classification (ISO<br />

16834:2006) (2007).<br />

EN ISO 18274:2004/AC - Wel<strong>di</strong>ng consumables<br />

- Wire and strip electrodes,<br />

wires and rods for fusion wel<strong>di</strong>ng of<br />

nickel and nickel alloys - Classification<br />

(ISO 18274:2004/Cor.1:2005 and<br />

Cor.2:2006) (2007).<br />

EN ISO 18594 - Resistance spot- projection-<br />

and seam-wel<strong>di</strong>ng - Method for<br />

determining the transition resistance on<br />

aluminium and steel material (2007).<br />

Norme internazionali<br />

Notiziario<br />

ISO<br />

ISO/TR 3834-6 - Quality requirements<br />

for fusion wel<strong>di</strong>ng of metallic materials<br />

- Part 6: Guidelines on implementing<br />

(2007).<br />

ISO 4996 - Hot-rolled steel sheet of high<br />

yield stress structural quality (2007).<br />

ISO 4997 - Cold-reduced carbon steel<br />

sheet of structural quality (2007).<br />

ISO 18172-1 - Gas cylinders - Refillable<br />

welded stainless steel cylinders - Part 1:<br />

Test pressure 6 MPa and below (2007).<br />

ISO 18172-2 - Gas cylinders - Refillable<br />

welded stainless steel cylinders - Part 2:<br />

Test pressure greater than 6 MPa (2007).<br />

ISO 18594 - Resistance spot-, projection-<br />

and seam-wel<strong>di</strong>ng - Method for determining<br />

the transition resistance on<br />

aluminium and steel material (2007).<br />

ISO 22829 - Resistance wel<strong>di</strong>ng -<br />

Transformer-rectifier for wel<strong>di</strong>ng guns<br />

with integrated transformers - Transformer-rectifier<br />

units operating at 1000<br />

Hz frequency (2007).<br />

ISO 23279 - Non-destructive testing of<br />

welds - Ultrasonic testing - Characterization<br />

of in<strong>di</strong>cations in welds (2007).<br />

ISO 23718 - Metallic materials - Mechanical<br />

testing - Vocabulary (2007).<br />

La saldatura nei francobolli<br />

La saldatura per bollitura<br />

(Forge wel<strong>di</strong>ng)<br />

Norvegia 1968<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007 277


278<br />

Notiziario<br />

Corsi <strong>IIS</strong><br />

Luogo Data Titolo Ore Organizzatore<br />

Genova 16-17/5/2007 Corso avanzato - Failure analysis<br />

Genova 21-23/5/2007 Corso <strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong> e certificazione <strong>nella</strong> microsaldatura in<br />

elettronica approvato dall’ESA per Ispettore per tecnologia a<br />

“foro passante” in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-08<br />

Legnano (MI) 21-24/5/2007 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori <strong>di</strong> tubi e raccor<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> PE secondo UNI 9737 per il convogliamento <strong>di</strong> gas,<br />

acqua ed altri flui<strong>di</strong>. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione<br />

Genova 21-25/5/2007<br />

20-22/6/2007<br />

Corso per International Wel<strong>di</strong>ng Engineer - Parte III - Metallurgia<br />

e saldabilità<br />

Genova 21-25/5/2007 Corso per International Wel<strong>di</strong>ng Technologist - Parte III - Metallurgia<br />

e saldabilità<br />

Genova 21-25/5/2007 Corso <strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong> e certificazione <strong>nella</strong> microsaldatura in<br />

elettronica approvato dall’ESA per Operatore per tecnologia a<br />

“foro passante” in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-08<br />

Genova 21/5-1/6/2007 Corso specifico. Rivelazione <strong>di</strong> fughe (LT) - Livello 2 UNI EN<br />

473/ISO 9712 sottometo<strong>di</strong> variazione <strong>di</strong> pressione, gas tracciante<br />

Genova 22-23/5/2007 Corso <strong>di</strong> ricertificazione approvato dall’ESA per<br />

Operatore/Ispettore per tecnologia a “foro passante” in accordo<br />

alla Specifica ECSS-Q-70-08<br />

Genova 28/5-1/6/2007 Corso <strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong> e certificazione <strong>nella</strong> microsaldatura in<br />

elettronica approvato dall’ESA per Operatore per tecnologia<br />

SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-38<br />

Genova 28/5-1/6/2007 Corso <strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong> e certificazione <strong>nella</strong> microsaldatura in<br />

elettronica approvato dall’ESA per Ispettore per tecnologia<br />

SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-38<br />

Genova 29-30/5/2007 Corso <strong>di</strong> ricertificazione approvato dall’ESA per<br />

Operatore/Ispettore per tecnologia SMT in accordo alla Specifica<br />

ECSS-Q-70-38<br />

Messina 4-7/6/2007 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori <strong>di</strong> tubi e raccor<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> PE secondo UNI 9737 per il convogliamento <strong>di</strong> gas,<br />

acqua ed altri flui<strong>di</strong>. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione<br />

Genova 7-8 e<br />

13-15/6/2007<br />

Corso sull’incollaggio (adhesive bon<strong>di</strong>ng). Corso teoricopratico<br />

per operatori (European Adhesive Bonder)<br />

Genova 11/6/2007 Corso sulla saldatura a resistenza: European Resistance Wel<strong>di</strong>ng<br />

Specialist - Modulo Avanzato EWSR I<br />

16<br />

24<br />

28<br />

72<br />

43<br />

40<br />

120<br />

16<br />

36 (*)<br />

36 (*)<br />

16<br />

28<br />

40<br />

16<br />

Istituto Italiano della Saldatura - Divisione FOR<br />

Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova<br />

Tel. 010 8341371 - Fax 010 8367780 - for@iis.it<br />

(*) Si tratta del totale delle ore previste per coloro che non abbiano già frequentato il corso da Operatore e/o Ispettore per tecnologia a foro passante. Per coloro in possesso <strong>di</strong><br />

tale certificato il corso può essere ridotto fino alla durata <strong>di</strong> 24 ore.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007


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raffreddamento integrata, interfaccia semplice<br />

e intuitiva sono solo alcune delle caratteristiche<br />

uniche che questo prodotto offre.


Corsi <strong>IIS</strong> (segue)<br />

Luogo Data Titolo Ore Organizzatore<br />

Genova 11-14/6/2007 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori <strong>di</strong> tubi e raccor<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> PE secondo UNI 9737 per il convogliamento <strong>di</strong> gas,<br />

acqua ed altri flui<strong>di</strong>. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione<br />

Genova 11-15/6/2007 Corso per International Wel<strong>di</strong>ng Specialist - Parte II - 60<br />

Genova 11-15/6/2007 Corso per International Wel<strong>di</strong>ng Practitioner - Parte II<br />

Genova 12-15/6/2007<br />

9-14/7/2007<br />

Corso sulla saldatura a resistenza: European Resistance Wel<strong>di</strong>ng<br />

Specialist - Modulo Avanzato EWSR III<br />

Roma 18-21/6/2007 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori <strong>di</strong> tubi e raccor<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> PE secondo UNI 9737 per il convogliamento <strong>di</strong> gas,<br />

acqua ed altri flui<strong>di</strong>. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione<br />

Legnano (MI) 18-22/6/2007<br />

16-20/7/2007<br />

Corso per International Wel<strong>di</strong>ng Inspector - Standard - Ispezione<br />

<strong>di</strong> giunti saldati<br />

Genova 25-29/6/2007 Corso per International Wel<strong>di</strong>ng Inspector - Basic - Ispezione <strong>di</strong><br />

giunti saldati<br />

Legnano (MI) 25-29/6/2007 Corso celere in saldatura 32<br />

Genova 26-28/6/2007 Corso avanzato - Saldabilità delle leghe metalliche 24<br />

Mogliano Veneto<br />

(TV)<br />

Legnano (MI) 2-6 e<br />

9-11/7/2007<br />

2-5/7/2007 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori <strong>di</strong> tubi e raccor<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> PE secondo UNI 9737 per il convogliamento <strong>di</strong> gas,<br />

acqua ed altri flui<strong>di</strong>. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione<br />

Corso per International Wel<strong>di</strong>ng Engineer - Parte III - Tecnologia<br />

della saldatura<br />

Legnano (MI) 2-6/7/2007 Corso per International Wel<strong>di</strong>ng Technologist - Parte III - Tecnologia<br />

della saldatura<br />

Genova 5-6 e<br />

11-13/7/2007<br />

Corso sull’incollaggio (adhesive bon<strong>di</strong>ng). Corso teorico <strong>di</strong> specializzazione<br />

Genova 9-12/7/2007 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori <strong>di</strong> tubi e raccor<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> PE secondo UNI 9737 per il convogliamento <strong>di</strong> gas,<br />

acqua ed altri flui<strong>di</strong>. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione<br />

Legnano (MI) 16-19/7/2007 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori <strong>di</strong> tubi e raccor<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> PE secondo UNI 9737 per il convogliamento <strong>di</strong> gas,<br />

acqua ed altri flui<strong>di</strong>. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione<br />

Genova 16-20/72007 Corso per International Wel<strong>di</strong>ng Specialist - Parte III - Tecnologia<br />

della saldatura<br />

Genova 20-22/7/2007 Corso sull’applicazione del Sistema <strong>di</strong> gestione del processo<br />

speciale saldatura EN 729/ISO 3834<br />

Messina 23-26/7/2007 Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori <strong>di</strong> tubi e raccor<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> PE secondo UNI 9737 per il convogliamento <strong>di</strong> gas,<br />

acqua ed altri flui<strong>di</strong>. Processi ad elemento termico e ad elettrofusione<br />

28<br />

60<br />

67<br />

28<br />

63<br />

42<br />

28<br />

58<br />

43<br />

40<br />

28<br />

28<br />

31<br />

24<br />

28<br />

Notiziario<br />

Istituto Italiano della Saldatura - Divisione FOR<br />

Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova<br />

Tel. 010 8341371 - Fax 010 8367780 - for@iis.it<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

281


282<br />

Notiziario<br />

Esame visivo (VT)<br />

Genova 4-8/6/2007 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Particelle magnetiche (MT)<br />

Priolo (SR) 19-22/6/2007 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Liqui<strong>di</strong> penetranti (PT)<br />

Genova 3-6/7/2007 per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Mogliano<br />

Veneto (TV)<br />

Legnano (MI)<br />

18-22 e<br />

25-29/6/2007<br />

21-25 e<br />

28/5-1/6/2007<br />

Corsi <strong>di</strong> <strong>qualificazione</strong> al livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Esame ra<strong>di</strong>ografico (RT) (La prima settimana <strong>di</strong> ogni<br />

corso è limitata alla qualifica per la sola interpretazione film)<br />

per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Esame ultrasonoro (UT) (La prima settimana <strong>di</strong> ogni<br />

corso è limitata alla qualifica per la sola misurazione spessori)<br />

per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Corsi <strong>di</strong> altre Società<br />

Luogo Data Titolo Organizzatore<br />

Napoli 15-17/5/2007 I Sistemi <strong>di</strong> Gestione Ambientale: le norme UNI<br />

EN ISO 14000<br />

Bari<br />

Napoli<br />

Torino<br />

Bologna<br />

Milano<br />

Roma<br />

16-18/5/2007<br />

21-23/6/2007<br />

17/5/2007<br />

14/6/2007<br />

21-25/5/2007<br />

4-8/6/2007<br />

Corso base per la conduzione delle Verifiche ispettive<br />

interne per la Qualità secondo le norme ISO<br />

9001:2002<br />

Au<strong>di</strong>tor interni del sistema <strong>di</strong> gestione ambientale<br />

(1a ed.)<br />

Au<strong>di</strong>tor/Responsabili Gruppo <strong>di</strong> Au<strong>di</strong>t <strong>di</strong> Sistemi<br />

<strong>di</strong> Gestione per la Qualità.<br />

Corso ANGQ qualificato CEPAS con N.° 4 <strong>di</strong> registrazione<br />

AICQ-Meri<strong>di</strong>onale (Napoli)<br />

Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />

formazione@aicq-meri<strong>di</strong>onale.it<br />

AICQ-Meri<strong>di</strong>onale (Napoli)<br />

Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />

formazione@aicq.meri<strong>di</strong>onale.it<br />

CERMET (Torino)<br />

Tel. 011 2258681; fax 011 2258680<br />

formazione@cermet.it<br />

CERMET (Bologna)<br />

Tel. 051 764900; fax 051 764902<br />

formazione.bo@cermet.iti<br />

Centro Formazione UNI (Milano)<br />

Tel. 02 70024464; fax 02 70024474<br />

formazione@uni.com<br />

Mestre (VE) 22/5/2007 Le verifiche ispettive secondo la norma ISO19011 AICQ Triveneta (Mestre - VE)<br />

Tel. 041 951795; fax 041 940648<br />

aicqtv@aicqtv.it<br />

Napoli 23-24/5/2007 Trattamenti superficiali dei metalli, prove <strong>di</strong> laboratorio<br />

e <strong>di</strong> accettazione<br />

Milano 28/5/2007 Comunicazione nei Sistemi <strong>di</strong> Gestione Ambientale<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

AICQ Meri<strong>di</strong>onale (Napoli)<br />

Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />

formazione@aicq-meri<strong>di</strong>onale.it<br />

Centro Formazione UNI (Milano)<br />

Tel. 02 70024464; fax 02 70024474<br />

formazione2@uni.com


284<br />

Notiziario<br />

Corsi <strong>di</strong> altre Società (segue)<br />

Luogo Data Titolo Organizzatore<br />

Roma 28-30/5/2007 Il processo <strong>di</strong> au<strong>di</strong>t del Sistema <strong>di</strong> Gestione per la<br />

Qualità nei laboratori<br />

Milano<br />

Milano<br />

Roma<br />

28-30/5/2007<br />

12-14/6/2007<br />

13-15/6/2007<br />

AICQ-CI (Roma)<br />

Tel. 06 4464132; fax 06 4464145<br />

infocorsi@aicqci.it<br />

Au<strong>di</strong>tor ambientale interno Centro Formazione UNI (Milano)<br />

Tel. 02 70024464; fax 02 70024474<br />

formazione2@uni.com<br />

Milano 29/5/2007 Risk Management Ambientale Centro Formazione UNI (Milano)<br />

Tel. 02 70024464; fax 02 70024474<br />

formazione2@uni.com<br />

Milano 30-31/5-1/6/2007 Corso <strong>di</strong> formazione per valutatori interni del<br />

Sistema <strong>di</strong> Gestione per la qualità (in accordo con<br />

la norma ISO 19011)<br />

Milano 4-5/6/2007 La progettazione e lo sviluppo dei prodotti e dei<br />

processi secondo le norme ISO 9000 del 2000<br />

Napoli 11-15/6/2007 Corso AICQ-SICEV per Valutatatori dei Sistemi <strong>di</strong><br />

Gestione Ambientale<br />

Napoli 19-20/6/2007 La metrologia e la Gestione della strumentazione<br />

<strong>di</strong> misura in ambito ISO 9000:2000<br />

Roma 25-26/6/2007 Sicurezza <strong>nella</strong> manutenzione (D.Lgs 626/94 E<br />

S.M.I, Decreto 16 Gennaio 1997)<br />

Palermo 25-27/6/2007 Corso per au<strong>di</strong>t interni <strong>di</strong> Sistemi <strong>di</strong> Gestione per la<br />

Qualità secondo le norme ISO 9001:2000<br />

Milano 25-27/6/2007 Le ISO 9000:2000. Principi, contenuti ed esercitazioni<br />

(Corso pratico <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento per coloro<br />

che si accostano per la prima volta alle norme UNI<br />

EN ISO 9000:2000)<br />

TQM (Milano)<br />

Tel. 02 67382158; fax 02 67382177<br />

segreteria@aicqcn.it<br />

TQM (Milano)<br />

Tel. 02 67382158; fax 02 67382177<br />

segreteria@aicqcn.it<br />

AICQ-Meri<strong>di</strong>onale (Napoli)<br />

Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />

formazione@aicq-meri<strong>di</strong>onale.it<br />

AICQ Meri<strong>di</strong>onale (Napoli)<br />

Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />

formazione@aicq-meri<strong>di</strong>onale.it<br />

UNI (Roma)<br />

Tel. 06 69923074; fax 06 6991604<br />

uni.roma@uni.com<br />

AICQ Sicilia (Palermo)<br />

Tel. 091 6615206; fax 091 488452<br />

segreteria@aicqsicilia.it<br />

TQM (Milano)<br />

Tel. 02 67382158; fax 02 67382177<br />

segreteria@aicqcn.it<br />

Roma 27/6/2007 Qualità <strong>nella</strong> manutenzione UNI (Roma)<br />

Tel. 06 69923°74; fax 06 6991604<br />

uni.roma@uni.com<br />

Roma 2-4/7/2007 Le ISO 9000:2000. Introduzione ai Sistemi <strong>di</strong> Gestione<br />

per la Qualità<br />

AICQ-CI (Roma)<br />

Tel. 06 4464132; fax 06 4464145<br />

infocorsi@aicqci.it<br />

Roma 13/7/2007 <strong>Analisi</strong> ambientale iniziale AICQ-CI (Roma)<br />

Tel. 06 4464132; fax 06 4464145<br />

infocorsi@aicqci.it<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

La saldatura nei francobolli<br />

Robot <strong>di</strong> saldatura<br />

(Wel<strong>di</strong>ng robots)<br />

Italia 1983<br />

Svezia 1984<br />

Germania (DDR) 1987


Mostre e Convegni<br />

Luogo Data Titolo Organizzatore<br />

Montreal<br />

(Quebec - Canada)<br />

Mosca<br />

(Russia)<br />

Houston<br />

(Texas - USA)<br />

15-17/5/2007 SOUDAGE QUÉBEC - Foire commerciale d’équipement,<br />

de machinerie, de produits et services<br />

de soudage<br />

15-18/5/2007 NDT Russia 2007 - The 6th International Exhibition<br />

and Conference for non-destructive testing<br />

and technical <strong>di</strong>agnostics<br />

Place Bonaventure (Montréal, Québec - CND)<br />

Tel. +1 514 3972222; fax+1 514 3972384<br />

info@placebonaventure.com<br />

PRIMEXPO (St. Petersburg - RU)<br />

Tel. +7 812 3806017; fax +7 812 3806001<br />

ndt@primexpo.ru<br />

15-18/5/2007 111th Metalcasting Congress NADCA Metalcasting Congress (Wheeling, Illinois - USA)<br />

Tel. +1 847 2790001; fax +1 847 2790002<br />

exhibits@metalcastingcongress.org<br />

Milano 16/5/2007 Il controllo del processo <strong>di</strong> fabbricazione me<strong>di</strong>ante<br />

saldatura e la conformità alle Direttive europee.<br />

Lo schema EWF per la certificazione dei Costruttori<br />

per:<br />

- Pressure equipment<br />

Dearborn<br />

(Michigan - USA)<br />

Seoul<br />

(Korea)<br />

Norfolk<br />

(VA - USA)<br />

Parigi<br />

(Francia)<br />

Albi<br />

(Francia)<br />

Mogliano Veneto (TV)<br />

Legnano (MI)<br />

Siracusa<br />

Torino<br />

Desenzano (BS)<br />

Taranto<br />

Siracusa<br />

Busan<br />

(Korea)<br />

Mosca<br />

(Russia)<br />

Springfield<br />

(Massachusetts - USA)<br />

16-17/5/2007 Automotive industry advancements with NDT -<br />

ASNT Conference<br />

20-24/5/2007 ICEC - International corrosion engineering Conference<br />

2007<br />

Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />

Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />

maria.<strong>di</strong><strong>di</strong>o@iis.it<br />

American Society for Nondestructive Testing (Columbus,<br />

OH - USA)<br />

Tel. +1 614 2746003; fax +1 614 2746899<br />

asnt@asnt.org<br />

Prof. Woon Suk Hwang -The Corrosion Science Society of<br />

Korea (Seoul, KR)<br />

Tel. +82 2 5395869; fax +82 3 5554579<br />

corros@kornet.net<br />

21-24/5/2007 Steel, stainless steel and related alloys ASTM International (West Conshohocken, PA - USA)<br />

Tel. +1 610 8329585; fax +1 610 8329555<br />

astm@astm.org<br />

23-24/5/2007 JP 2007 - Journées de Printemps "Fatigue sous sollicitations<br />

thermiques<br />

23-25/5/2007 STP2007 - Science et technologie des poudres<br />

&poudres et materiaux frittes "De la poudre au<br />

produit fini à propriétés d’usage maîtrisées"<br />

23/5/2007<br />

12/06/07<br />

27/06/07<br />

05/07/07<br />

19/07/07<br />

24/5/2007<br />

21/6/2007<br />

La <strong>qualificazione</strong> e certificazione dei saldatori per<br />

le materie plastiche. La nuova norma italiana e le<br />

norme europee<br />

Guida alla stesura e alla <strong>qualificazione</strong> delle WPS<br />

per riporti <strong>di</strong> saldatura e per saldature tubo-piastra<br />

tubiera, secondo Pr EN ISO 15614-7 e EN ISO<br />

15614-8<br />

27-31/5/2007 10th International Conference “The mechanical<br />

behavior of materials”<br />

SF2M, Société Française de Métallurgie et de Matériaux<br />

(Paris - F)<br />

Tel.+ 33 1 46330800; fax+ 33 1 46330880<br />

sf2mcongress@wanadoo.fr<br />

INPT SAIC INPACT “STP2007” (Toulouse - F)<br />

Tel. +33 5 62242112; fax +33 5 62242113<br />

stp2007@enstimac.fr<br />

Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />

Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />

maria.<strong>di</strong><strong>di</strong>o@iis.it<br />

Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />

Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />

maria.<strong>di</strong><strong>di</strong>o@iis.it<br />

JC International (Seoul- KR)<br />

Tel. +82 2 5712724; fax +82 2 5712721<br />

jcpark@jcinter.co.kr<br />

28-31/5/2007 International Trade Fair Joining Cutting Surface MESSE ESSEN GmbH (Essen - D)<br />

Tel. +49 201 72440; fax +49 201 7244448<br />

info@messe-essen.de<br />

3-6/6/2007 2007 SEM Annual Conference & Exposition “Experimental<br />

mechanics applied to advanced materials<br />

and systems”<br />

Notiziario<br />

Society for Experimental Mechanics (Bethel, CT - USA)<br />

Tel. +1 203 7906373; fax +1 203 7904472<br />

meetings@sem1.com<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007 285


286<br />

Notiziario<br />

Mostre e Convegni (segue)<br />

Luogo Data Titolo Organizzatore<br />

Baltimore<br />

(Maryland USA)<br />

Karlsruhe<br />

(Germania)<br />

Tolosa<br />

(Francia)<br />

Coventry<br />

(Inghilterra)<br />

Harrogate<br />

(Inghilterra)<br />

Düsseldorf<br />

(Germania)<br />

Helsinki<br />

(Stoccolma)<br />

Salvador<br />

(Bahia - Brasile)<br />

Düsseldorf<br />

(Germania)<br />

3-7/6/2007 SAMPE ‘07 Symposium and Exhibition SAMPE Headquarters (Covina, CA - USA)<br />

Tel. +1 626 3310616610; fax +1 626 3328929<br />

priscilla@sampe.org<br />

4-6/6/2007 SMINS - Workshop “Structural materials for innovative<br />

nuclear systems”<br />

SMINS - Workshop Scientific Secretary<br />

OECD Nuclear Energy Agency (Issy-Les-Moulineaux - F)<br />

Tel. +33 1 45241083; fax +33 1 45241128<br />

federico.mompean@oecd.org<br />

4-8/6/2007 16th International Colloquium “Plasma processes” Societe Francaise Du Vide (Paris - F)<br />

Tel. +33 1 53019030; fax +33 1 42786320<br />

sfv@vide.org<br />

11-13/6/2007 CIP 07 - International Conference “Sustainable<br />

construction materials and technologies”<br />

11-14/6/2007 2nd World Congress “Engineering asset management<br />

and 4th International Conference on con<strong>di</strong>tion<br />

monitoring”<br />

11-14/6/2007 EMC 2007 - European Metallurgical Conference<br />

2007<br />

12-14/6/2007 BALTICA VII -2007 International Conference<br />

“Life management and maintenance for power<br />

plants”<br />

12-15/6/2007 9th COTEQ - International Conference “Equipment<br />

technology”<br />

12-16/6/2007 METEC 2007 - International metallurgical technology<br />

trade fair<br />

Dr Peter Claisse, Conference Secretariat (Coventry - UK)<br />

Tel. +44 24 7688 8881; fax +44 24 7688 8296<br />

p.claisse@coventry.ac.uk<br />

The British Institute of Non-Destructive<br />

Testing (Northampton - UK)<br />

Tel. +44 1604 630124; fax+44 1604 231489<br />

wceam-cm2007@bindt.org<br />

CCD (Congress Center Düsseldorf) Süd (Düsseldorf- D)<br />

Tel. +49 211 45608456; fax +49 211 9471200<br />

emc@gdmb.de<br />

VTT (Helsinki - FI)<br />

Tel. +358 20 7226799; fax +358 20 7227002<br />

baltica@vtt.fi<br />

ABENDE (São Paulo - SP)<br />

Tel.+ 55 11 55863171; fax +55 11 55811164<br />

coteq@abende.org.br<br />

Messe Düsseldorf North America (Chicago, IL - USA)<br />

Tel.+1 312 7815180; fax +1 312 7815188<br />

info@mdna.com<br />

Genova 14/6/2007 La criccabilità dei giunti saldati Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />

Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />

maria.<strong>di</strong><strong>di</strong>o@iis.it<br />

Berlino<br />

(Germania)<br />

In<strong>di</strong>ana<br />

(USA)<br />

Houston<br />

(Texas - USA)<br />

Cambridge<br />

(Inghilterra)<br />

Lione<br />

(Francia)<br />

Dijon<br />

(Francia)<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

17-21/6/2007 10th International Conference and Exhibition of<br />

the European Ceramic Society<br />

Deutsche Keramische Gesellschaft e.V. (Köln - D)<br />

Tel. +49 2203 966481; fax +49 2203 69301<br />

ecers2007@dkg.de<br />

20-22/6/2007 EMC 2007 Electronic Materials Conference TMS Meeting Services (Warrendale, PA - USA)<br />

Tel. +1 724 7769243; fax +1 724 7763770<br />

mtgserv@tms.org<br />

20-23/6/2007 ICPIIT - International chemical and petroleum industry<br />

inspection technology - X Conference<br />

22-23/6/2007 10th National Conference of the Wel<strong>di</strong>ng &<br />

Joining Society<br />

25-27/6/2007 International Symposium “Digital industrial ra<strong>di</strong>ology<br />

and computed tomography”<br />

1-5/7/007 SHS 2007 - IX International Symposium “Selfpropagating<br />

high-temperature synthesis”<br />

American Society for Nondestructive Testing (Columbus,<br />

OH - USA)<br />

Tel. + 1 614 2746213; fax +1 614 2746899<br />

jgiunta@asnt.org<br />

TWI (Cambridge - UK)<br />

Tel. +44 1223 891162; fax +44 1223 892588<br />

meetings@twi.co.uk<br />

Laboratoire CNDRI, INSA (Villeurbanne - F)<br />

Tel. +33 4 72438061; fax +33 4 72438822<br />

valerie.kaftandjian@insa-lyon.fr<br />

Société Française de Métallurgie et de Matériaux (Paris- F)<br />

Tel.+33 1 46330800; fax+33 1 46330880<br />

sf2mcongress@wanadoo.fr


Mostre e Convegni (segue)<br />

Luogo Data Titolo Organizzatore<br />

Alexandroupolis<br />

(Grecia)<br />

Dubrovnik & Cavtat<br />

(Croazia)<br />

Gijon<br />

(Spagna)<br />

Sydney<br />

(Australia)<br />

Dubrovnik & Cavtat<br />

(Croazia)<br />

Pittsburgh<br />

(PA - USA)<br />

Golden<br />

(Colorado - USA)<br />

New London<br />

(NH - USA)<br />

Mashantucket<br />

(Connecticut - USA)<br />

1-6/7/2007 ICEM 13 - International Conference “Experimental<br />

mechanics. Experimental analysis of nano and<br />

engineering materials and structures”<br />

1-8/7/2007 60th Annual Assembly of the International Institute<br />

of Wel<strong>di</strong>ng<br />

4-6/7/2007 11° Congreso Espanol de Ensayos No Destructivos<br />

4-6/7/2007 International Conference and Exhibition “Materials<br />

and austceram 2007”<br />

5-6/7/2007 International IIW Conference “Wel<strong>di</strong>ng & Materials.<br />

Technical, economic and ecological aspects”<br />

16-19/7/2007; International Conference “Microalloyed steels:<br />

processing, microstructure, properties and performance”<br />

22-27/7/2007 QNDE 2007- 34th Annual Review of Progress in<br />

quantitative nondestructive evaluation<br />

School of Engineering Democritus University of Thrace<br />

(Xanthi - GR)<br />

Tel. +30 254 1079651; fax +30 254 1079652<br />

egdoutos@civil.duth.gr<br />

Croatian Wel<strong>di</strong>ng Society (Zagreb - HR)<br />

Tel. +385 16168597; fax +385 1 6157108<br />

hdtz.cws@fsb.hr<br />

www.iiw2007.hr<br />

AZ Congresos Comunicacion (Oviedo - E)<br />

Tel. +34 98 4051671; fax +34 98 5227867<br />

inscripciones@azetacongresos.com<br />

Material Australia - Conference Secretariat (Parkville,<br />

Vic - AU)<br />

Tel. +61 3 93267266; fax +61 3 93267272<br />

events@materialsaustralia.com.au<br />

HDTZ (Zagreb - HR)<br />

Tel. +385 6168597; fax +385 1 6157108<br />

zorau.kozuh@fsb.hr<br />

www.iiw2007.hr<br />

AIST - Association for Iron & Steel Technology (Warrendale,<br />

PA - USA)<br />

Tel. +1 724 776040; fax +1 724 7761880<br />

info@aist.org<br />

QNDE Programs Center for NDE (Ames, IA - USA)<br />

Tel. +1 515 2946770; fax+1 515 2947771<br />

qnde3@cnde.iastate.edu<br />

Notiziario<br />

29/7-3/8/2007 High temperature corrosion Gordon Research Conferences (West Kingston - USA)<br />

Tel. +1 401 7834011; fax +1 401 7837644<br />

grc@grc.org<br />

30/7-1/8/2007 Digital imaging X Topical Conference American Society for Nondestructive Testing (Columbus,<br />

OH - USA)<br />

Tel.+ 1 614 2746003; fax+1 614 2746899<br />

conferences@asnt.org<br />

DOVE SONO FINITI I SALDATORI?<br />

Questa domanda se la pone il “Wall Street Journal” prendendo atto che, anche negli Stati Uniti,<br />

i Costruttori stanno preoccupandosi sempre più per l’endemica carenza <strong>di</strong> saldatori qualificati!<br />

In tutto il Paese, i mezzi <strong>di</strong> comunicazione specializzati riportano quoti<strong>di</strong>anamente le lamentele<br />

degli operatori che sono obbligati a riassumere saldatori<br />

ormai pensionati, anche da tempo. Sulle pipelines, nei<br />

cantieri navali, nelle fabbriche, nei cantieri <strong>di</strong> montaggio,<br />

l’attività rallenta poiché non ci sono abbastanza saldatori.<br />

Le Società così fortunate da trovare saldatori pagano<br />

stipen<strong>di</strong> e gratifiche record. L’età me<strong>di</strong>a ha ormai<br />

raggiunto 54 anni e le richieste nei prossimi tre anni si<br />

stimano pari ad almeno 200.000 unità. In questo<br />

contesto molti Costruttori hanno cercato manodopera nei<br />

paesi emergenti e del terzo mondo, dove comunque i<br />

saldatori operativi sono pochi.<br />

Ormai restano solo i saldatori cibernetici.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007 287


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Determinazione e misura delle tensioni<br />

residue (2005-2007)<br />

Through thickness measurement of residual stresses in<br />

a stainless steel cylinder containing shallow and deep<br />

weld repairs <strong>di</strong> GEORGE D. e SMITH D.J. «Journal PVP»,<br />

V. 82, N. 4/2005, P. 279-287.<br />

Acciai inossidabili austenitici; Involucri cilindrici; Misura;<br />

Passata <strong>di</strong> fondo; Riparazione; Saldatura manuale con elettro<strong>di</strong><br />

rivestiti; Saldatura TIG; Saldature circonferenziali; Tensioni<br />

residue; ZTA.<br />

Direct measurement of the residual stresses near a ‘boatshaped’<br />

repair in a 20 mm thick stainless steel tube butt<br />

weld <strong>di</strong> EDWARDS L. et al. «Journal PVP», V. 82, N. 4/2005,<br />

P. 288-298.<br />

Acciai inossidabili austenitici; Durezza; Fascio <strong>di</strong> neutroni; Microstruttura;<br />

Misura; Proprietà meccaniche; Ra<strong>di</strong>ografia; Riparazione;<br />

Saldature circonferenziali; Saldature testa a testa; Tensioni<br />

residue; ZTA.<br />

Measurement of the residual stresses in a stainless steel pipe<br />

girth weld containing long and short repairs <strong>di</strong> BOUCHARD<br />

P.J. et al. «Journal PVP», V. 82, N. 4/2005, P. 299-310.<br />

Acciai inossidabili austenitici; Difetti; Fascio <strong>di</strong> neutroni;<br />

Misura; Pezzi fusi; Ra<strong>di</strong>ografia; Saldatura manuale con elettro<strong>di</strong><br />

rivestiti; Tensioni residue; Tubi; ZTA.<br />

Residual stress determination and defect detection using<br />

electronic speckle pattern interferometry <strong>di</strong> GRYZAGORI-<br />

DIS J. et al. «Insight», Febbraio 2005, P. 91-94.<br />

Controllo non <strong>di</strong>struttivo; Laser; Misura; Ottica; Tensioni<br />

residue.<br />

Image processing of ESPI based on measurement the wel<strong>di</strong>ng<br />

dynamic <strong>di</strong>splacement fields <strong>di</strong> JUN T. et al. «China Weld.,<br />

Luglio-Dicembre 2004, P. 111-114.<br />

Misura; Modelli <strong>di</strong> calcolo; Ottica; Saldatura TIG; Sistemi <strong>di</strong><br />

controllo; Soli<strong>di</strong>ficazione; Tensioni residue; Trattamento dell’immagine.<br />

Ricerche<br />

Bibliografiche<br />

Dati <strong>IIS</strong>-Data<br />

Influence of laser beam gui<strong>di</strong>ng and overlapping on residual<br />

stress in remelting process <strong>di</strong> GRUM J. e ŠTURM R.<br />

«Surface», Gennaio-Febbraio 2005, P. 27-34.<br />

Fascio laser; Fusione; Ghisa sferoidale; Indurimento superficiale;<br />

Microstruttura; Misura; Saldatura laser; Tensioni<br />

residue.<br />

Express control of quality and stressed state of welded structures<br />

using methods of electron shearography and speckle-interferometry<br />

<strong>di</strong> LOBANOV L.M. et al. «Paton Weld. J.»,<br />

Agosto 2005, P. 35-40.<br />

Controllo della qualità; Controllo non <strong>di</strong>struttivo; Giunti<br />

saldati; Misura; Ottica; Strumenti <strong>di</strong> misura; Tensioni residue.<br />

Evaluation of residual stresses in <strong>di</strong>ssimilar weld joints <strong>di</strong><br />

JOSEPH A. et al. «Journal PVP», V. 82, N. 9/2005, P. 700-705.<br />

Acciai basso-legati; Acciai inossidabili austenitici; Alta temperatura;<br />

Centrali elettriche; Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> servizio; Distensione<br />

delle tensioni; Imburratura; Industria nucleare; Materiali <strong>di</strong>ssimili;<br />

Materiali resistenti allo scorrimento a caldo; Misura;<br />

Raggi X; Recipienti in pressione; Tensioni residue; Tubi;<br />

Turbine a vapore; Valutazione; ZTA.<br />

FE-modelling of the thermometallurgy and stress-<strong>di</strong>stortion<br />

behaviour during PTA hardfacing <strong>di</strong> SEMMLER U. et al.<br />

«Paton Weld. J.», Luglio 2005, P. 8-13.<br />

Acciai da costruzione; <strong>Analisi</strong> con elementi finiti; Distorsione;<br />

Distribuzione della temperatura; Fattori <strong>di</strong> influenza; Metallurgia;<br />

Misura; Modelli <strong>di</strong> calcolo; Ottimizzazione; Parametri <strong>di</strong><br />

processo; Proprietà meccaniche; Proprietà termiche; Ricarica<br />

al plasma con arco trasferito; Riporto duro; Stellite; Tensioni<br />

residue.<br />

Processes and mechanisms of wel<strong>di</strong>ng residual stress and <strong>di</strong>stortion<br />

<strong>di</strong> ZHILI F. «Woodhead Publishing», 2005, P. 350.<br />

Distorsione; Flusso termico; Giunti saldati; Imbozzamento; Impianti;<br />

Misura; Operazione dopo saldatura; Saldatura ad arco;<br />

Saldatura laser; Temperatura; Tensioni residue.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

291


Ricerche Bibliografiche<br />

Neutron <strong>di</strong>ffraction investigation of fluid end cracking in<br />

well stimulation pump fluid ends <strong>di</strong> CLAPHAM L. et al.<br />

«Journal PVP», V. 83, N. 2/2006, P. 118-122.<br />

Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> servizio; Criccabilità; Durata della vita; Fascio <strong>di</strong><br />

neutroni; Misura; Pompe; Prototipi; Ra<strong>di</strong>ografia; Resistenza<br />

alla compressione; Simulazione; Tensioni; Tensioni residue.<br />

Dynamic residual stress in thermal sprayed coatings <strong>di</strong><br />

ZHIPING W. e YUANYUAN Y. «China Weld., Luglio-Dicembre<br />

2005, P. 105-108.<br />

Fascio <strong>di</strong> neutroni; Isteresi; Misura; Raggi X; Rivestimenti<br />

spruzzati; Spruzzatura al plasma; Spruzzatura alla fiamma;<br />

Spruzzatura HVOF; Temperatura; Tensioni residue.<br />

Cercetàri experimentale si estimàri analitice privind deformatiile<br />

remanente la sudarea aluminiului .. (Experimental research<br />

and analytical estimations on residual strains when<br />

wel<strong>di</strong>ng aluminium Part Il Experimental results processing and<br />

interpretation) <strong>di</strong> DUMBRAVA D. et al. «Sudura», Ottobre-Dicembre<br />

2005, P. 5-12.<br />

Alluminio; Calcolo; Leghe Al-Mg; Leghe d’alluminio; Misura;<br />

Modelli <strong>di</strong> calcolo; Parametri <strong>di</strong> processo; Saldatura MIG; Tensioni<br />

residue.<br />

Procedure for determination of residual stresses in welded<br />

joints and structural elements using electron speckle-interferometry<br />

<strong>di</strong> LOBANOV L.M. et al. «Paton Weld. J.», Gennaio<br />

2006, P. 24-29.<br />

Giunti saldati; Intelligenza artificiale; Misura; Ottica; Programma<br />

<strong>di</strong> elaboratori; Tensioni residue; Valutazione.<br />

Metodologie avanzate per la determinazione delle tensioni<br />

residue in saldatura: la <strong>di</strong>ffrazione dei raggi X. Esempio <strong>di</strong><br />

utilizzo su bracci <strong>di</strong> sospensione F1 <strong>di</strong> MARCONI G.P. et al.<br />

«Riv. Sald.», Maggio-Giugno 2006, P. 389-394.<br />

Automobili; Giunti saldati; Martellatura; Misura; Operazione<br />

dopo saldatura; Raggi X; Resistenza a fatica; Telai <strong>di</strong> autoveicoli;<br />

Tensioni residue.<br />

Effects of the load history on the residual stress <strong>di</strong>stribution<br />

in welded components (IIW-1734-06, ex-doc. IX-2154-05) <strong>di</strong><br />

KANNENGIESSER T. et al. «Weld. World», Luglio-Agosto<br />

2006, P. 11-17.<br />

Carico; Carico <strong>di</strong> snervamento; Distribuzione della temperatura;<br />

Durezza; Fattori <strong>di</strong> influenza; Materiale base; Misura;<br />

Proprietà meccaniche; Raffreddamento; Resistenza meccanica;<br />

Stu<strong>di</strong> sperimentali; Tensioni residue; Vincolo; Zona <strong>di</strong> saldatura;<br />

ZTA.<br />

292 Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

Residual stresses measurement by neutron <strong>di</strong>ffraction and<br />

theoretical estimation in a single weld bead <strong>di</strong> PRICE J.W.H.<br />

et al. «Journal PVP», V. 83, N. 5/2006, P. 381-387.<br />

Acciai dolci a basso carbonio; <strong>Analisi</strong> con elementi finiti; Ciclo<br />

termico; Controllo non <strong>di</strong>struttivo; Fascio <strong>di</strong> neutroni; Flusso<br />

termico; Generatori <strong>di</strong> corrente per saldatura; Misura; Operazioni<br />

in servizio; Proprietà meccaniche; Proprietà termiche; Recipienti<br />

in pressione; Saldatura MIG; Simulazione; Strumenti <strong>di</strong><br />

misura; Tensioni residue.<br />

Comparison of buckling <strong>di</strong>stortion propensity for SAW,<br />

GMAW, and FSW <strong>di</strong> BHIDE S.R. et al. «Wdg. J.», Settembre<br />

2006, P. 189s-195s.<br />

Acciai ad alta resistenza; <strong>Analisi</strong> con elementi finiti; Confronti;<br />

Distorsione; Giunti testa a testa; Imbozzamento; Lamiere;<br />

Misura; Modelli <strong>di</strong> calcolo; Saldatura ad arco sommerso; Saldatura<br />

ad attrito; Saldatura ad attrito con utensile in movimento;<br />

Saldatura con filo fusibile in gas protettivo; Tensioni residue.<br />

Finite element analysis on electron beam brazing temperature<br />

and stresses of stainless steel ra<strong>di</strong>ator <strong>di</strong> FURONG C. et<br />

al. «China Weld., 3/2006, P. 16-19.<br />

Acciai inossidabili; Acciai inossidabili austenitici; <strong>Analisi</strong> con<br />

elementi finiti; Brasatura a fascio elettronico; Calcolo; Distribuzione<br />

della temperatura; Distribuzione delle tensioni; Misura;<br />

Ra<strong>di</strong>atori; Temperatura; Tensioni residue.<br />

Sviluppo <strong>di</strong> un sistema automatizzato <strong>di</strong> misura delle tensioni<br />

residue con il metodo della rosetta forata <strong>di</strong> VALENTINI E. e<br />

et al «Riv. Sald.», Novembre-Dicembre 2006, P. 801-807.<br />

ASTM; Confronti; Effetti locali; Estensimetri; Fascio <strong>di</strong> neutroni;<br />

Misura; Norme; Ra<strong>di</strong>ografia; Raggi X; Strumenti <strong>di</strong><br />

misura; Sviluppo; Tensioni residue.<br />

Residual stress analysis of laser welded aluminium T-joints<br />

using neutron <strong>di</strong>ffraction (IIW-1769-06 ex-doc. X-1610-06) <strong>di</strong><br />

BAYRAKTAR F.S. e et al. «Weld. World», Gennaio-Febbraio<br />

2007, P. 9-13.<br />

Fascio <strong>di</strong> neutroni; Giunti a T; Leghe Al-Mg-Si; Leghe d’alluminio;<br />

Metalli leggeri; Misura; Saldabilità; Saldatura a fascio <strong>di</strong><br />

fotoni; Saldatura laser; Saldatura me<strong>di</strong>ante energia <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azioni;<br />

Strutture aerospaziali; Tensioni residue.<br />

Residual stress pre<strong>di</strong>ction and relaxation in welded tubular<br />

joint (IIW-1773-06 ex-doc. XIII-2135-06/XV-1225-06) <strong>di</strong><br />

BARSOUM Z. «Weld. World», Gennaio-Febbraio 2007, P. 23-30.<br />

<strong>Analisi</strong> con elementi finiti; Calcolo; Distensione delle tensioni; Distribuzione<br />

delle tensioni; Durata della vita a fatica; Giunti saldati;<br />

Misura; Previsione; Prove <strong>di</strong> fatica; Saldatura a più passate; Saldatura<br />

MAG; Simulazione; Strutture tubolari; Tensioni residue.<br />

La competenza è una conquista !<br />

Non si raggiunge facilmente.<br />

E neppure subito.<br />

Richiede <strong>impegno</strong>, costanza, umiltà intellettuale.<br />

Richiede soprattutto interesse.<br />

Non si può essere competenti su argomenti che non interessano.<br />

E’ in questo contesto che le GNS4 trovano significato


Acciaio Acciaio<br />

Advanced Materials Processes Mat. Processes<br />

Alluminio e Leghe AL<br />

Alluminio Magazine Alluminio<br />

Ambiente e Sicurezza sul Lavoro Sicurezza Lav.<br />

Analysis Europa Analysis<br />

Anticorrosione Anticorrosione<br />

ASTM Standar<strong>di</strong>zation News ASTM Std.<br />

ATA Ingegneria Automobilistica ATA<br />

Australasian Wel<strong>di</strong>ng Journal Austr. Wdg. J.<br />

Australian Wel<strong>di</strong>ng Research Austr. Wdg. Res.<br />

Automatic Wel<strong>di</strong>ng Aut. Weld.<br />

Automazione Energia Informazione AEI<br />

Avtomaticheskaya Svarka Aut. Svarka<br />

Befa - Mitteilungen Befa Mitt.<br />

BID-ISIM BID-ISIM<br />

Biuletyn ISG Biuletyn<br />

Boletin Tecnico Conarco Conarco<br />

Bollettino Tecnico Finsider Finsider<br />

Bollettino Tecnico RTM RTM<br />

Brazing and Soldering Braz. Sold.<br />

Bridge Design & Engineering Bridge<br />

British Corrosion Journal Br. Corr. J.<br />

China Wel<strong>di</strong>ng China Weld.<br />

Chromium Review Chomium<br />

Constructia De Masini Constr. Masini<br />

Costruzioni Metalliche Costr. Met.<br />

Czechoslovak Heavy Industry Czech. Heavy<br />

De Qualitate Qualitate<br />

Deformazione Deformazione<br />

Der Praktiker Praktiker<br />

Elettronica Oggi Elettronica<br />

Elin Zeitschrift Elin<br />

Energia Ambiente Innovazione Enea E.A.I.<br />

Energia e Calore Energia<br />

Energia e Materie Prime Energia<br />

EPE International EPE<br />

Esa Bulletin Esa Bulletin<br />

Eurotest Technical Bulletin Eurotest<br />

Fogli d’Informazione Ispesl ISPESL<br />

Fonderia Fonderia<br />

FWP Journal FWP J.<br />

GEP GEP<br />

Giornale del Genio Civile Giornale G.C.<br />

Heron Heron<br />

Hightech Hightech<br />

Hitsaustekniikka Hitsaust.<br />

Hybrid Circuits Hybrid<br />

Iabse Perio<strong>di</strong>ca IABSE<br />

Il Filo Metallico Filo Metallico<br />

Il Giornale delle Prove non Distruttive Giornale PND<br />

Il Giornale delle Scienze Applicate Scienze Applic.<br />

Il Perito Industriale Perito Ind.<br />

Il Saldatore Castolin Castolin<br />

Ilva Quaderni Ilva<br />

Industrial Laser Rewiew Ind. Laser<br />

Ingegneria Ambientale I.A.<br />

Ingegneria Ferroviaria Ing. Ferr.<br />

Inossidabile Inossidabile<br />

Insight Insight<br />

International Construction Int. Const.<br />

Interplastics Interplastics<br />

IPE International IPE<br />

ISO Bulletin ISO<br />

J. of Offshore and Polar Engineering Offshore<br />

Joining & Materials Joining<br />

Joining of Materials JOM<br />

Joining Sciences Join. Sciences<br />

Journal of Bridge Engineering Jour. Bridge<br />

Journal of the Japan Wel<strong>di</strong>ng Society Journal JWS<br />

Kunststoffe Kunststoffe<br />

L’Acciaio Inossidabile Acc. Inoss.<br />

Fonti dei riferimenti bibliografici<br />

Riviste italiane e straniere analizzate per la Banca Dati <strong>IIS</strong>-Data<br />

Titolo Abbreviaz. Titolo Abbreviaz. Titolo Abbreviaz.<br />

L’Allestimento Allestimento<br />

L’Elettrotecnica Elettr.<br />

L’Industria Meccanica Ind. Mecc.<br />

L’Installatore Tecnico Installatore<br />

La Meccanica Italiana Mecc. Ital.<br />

La Metallurgia Italiana Met. Ital.<br />

La Termotecnica Termotecnica<br />

Lamiera Lamiera<br />

Laser Laser<br />

Lastechniek Lastech.<br />

Lavoro Sicuro Lav. Sic.<br />

Lo Stagno ed i suoi Impieghi Stagno<br />

Macchine & Giornale dell’Officina Officina<br />

Macplas Macplas<br />

Manutenzione: Tecnica e Management Manutenzione<br />

Materialprüfung Materialprüf.<br />

Material and Corrosion Mat. Cor.<br />

Materials Evaluation Mat. Eval.<br />

Materials Performance MP<br />

Meccanica & Automazione Mec. & Aut.<br />

Meccanica & Macchine <strong>di</strong> Qualità Mecc. & Macchine<br />

Meccanica Moderna Mecc. Moderna<br />

Meccanica Oggi Meccanica<br />

Mechanical Engineering Mech. Eng.<br />

Metal Construction Met. Con.<br />

Metalli Metalli<br />

Metallurgical and Materials Transactions Met. Trans.<br />

Metallurgical B Metallurgical B<br />

Metallurgical Reports CRM Met. Rep.<br />

Metallurgical Transactions Metallurgical T<br />

Metalurgia & Materiais Met. Materiais<br />

Metalurgia International Metalurgia<br />

Modern Plastics International Plastics Int.<br />

Modern Steel Construction Steel Constr.<br />

NDT & E International NDT & E Int.<br />

NDT & E International UK NDT & E Int.<br />

NDT International NDT Int.<br />

Notagil S.I. Notagil<br />

Notiziario dell’ENEA Energia e Innovazione ENEA E.I.<br />

Notiziario dell’ENEA Sic. e Prot. ENEA-DISP.<br />

Notiziario Tecnico AMMA AMMA<br />

NRIM Research Activities NRIM Research<br />

NT Tecnica e Tecnologia AMMA NT AMMA<br />

Oerlikon Schweissmitteilungen Oerlikon<br />

PCB Magazine PCB<br />

Perito Industriale Perito Ind.<br />

Petrolieri d’Italia Petrolieri I.<br />

Pianeta Inossidabili Inox<br />

Plastic Pipes Fittings Plastics<br />

Prevenzione Oggi Prevenzione<br />

Produttronica Produttronica<br />

Protective Coatings Europe PCE<br />

Przeglad Spawalnictwa Pr. Spawal.<br />

Quaderni Pignone Pignone<br />

Qualificazione Industriale Qualificazione<br />

Qualità Qualità<br />

Rame e Leghe CU<br />

Rame Notizie Rame<br />

Research in Nondestructive Evaluation Research NDE<br />

Revista de Los Trat. Ter. y de Superficie Tratersup<br />

Revista de Metalurgia Rev. Met.<br />

Revista de Soldadura Rev. Soldadura<br />

Revue de la Soudure Rev. Soud.<br />

Revue de Metallurgie CIT Revue Met. CIT<br />

Revue de Metallurgie MES Revue Met. MES<br />

Ricerca e Innovazione Ric. Inn.<br />

Riv. Infortuni e Malattie Professionali Riv. Inf.<br />

Rivista <strong>di</strong> Meccanica Riv. Mecc.<br />

Rivista <strong>di</strong> Meccanica Oggi Riv. Mecc. Oggi<br />

Rivista <strong>di</strong> Meccanica International Riv. Mecc. Inter.<br />

Rivista Finsider Riv. Finsider<br />

Rivista Italiana della Saldatura Riv. Sald.<br />

Schweissen & Pruftechnik Sch. Pruf.<br />

Schweissen und Schneiden Schw. Schn.<br />

Schweisstechnik Schweisst.<br />

Schweisstechnik Sch. Tec.<br />

Science and Technology of W and J Weld. Join.<br />

Seleplast Seleplast<br />

Sicurezza e Prevenzione Sicurezza<br />

Skoda Review Skoda<br />

Soldadura e Construcao Metalica Soldadura<br />

Soldadura y Tecnologias de Union Sold. Tec.<br />

Soldagem & Inspecao Inspecao<br />

Soldagem & Materiais Soldagem<br />

Soldering & Surface Mount Technology Soldering<br />

Soudage et Techniques Connexes Soud. Tecn. Con.<br />

Souder Souder<br />

Stahlbau Stahlhau<br />

Stainless Steel Europe Stainless Eu.<br />

Stainless Steel World Stainless World<br />

Stainless Today Stainless<br />

Steel Research Steel<br />

Structural Engineering International Engineering<br />

Sudura Sudura<br />

Surface Engineering Surface<br />

Svarochnoe Proizvodstvo Svar. Proiz.<br />

Sveiseteknikk Sveiseteknikk<br />

Svetsaren Svetsaren<br />

Svetsen Svetsen<br />

Technica/Soudure Tech. Soud.<br />

Technical Diagnostics and NDT Testing NDT Testing<br />

Technical Review Tech. Rev.<br />

Technische Uberwachung Techn. Uberw.<br />

Tecnologia Qualidade Qualidade<br />

Tecnologie e Trasporti per il Mare Tec. Tra. Mare<br />

Tecnologie per il Mare Tec. Mare<br />

Teknos Teknos<br />

The Brithis Journal of NDT Br. Nondestr.<br />

The European Journal of NDT European NDT<br />

The International Journal of PVP Journal PVP<br />

The Journal of S. and E. Corrosion Corrosion<br />

The Paton Wel<strong>di</strong>ng Journal Paton Weld. J.<br />

The TWI Journal TWI Journal<br />

The Wel<strong>di</strong>ng Innovation Quarterly Weld. Innovation<br />

Tin and Its Uses TIN<br />

Transactions of JWRI Trans. JWRI<br />

Transactions of JWS Trans. JWS<br />

Transactions of NRIM Trans. NRIM<br />

Ultrasonics Ultrasonics<br />

Unificazione e Certificazione Unificazione<br />

Università Ricerca Università<br />

Unsider Notizie <strong>di</strong> Normazione Unsider<br />

Varilna Tehnika Var. Teh.<br />

Westnik Maschinostroeniya –<br />

Wel<strong>di</strong>ng & Joining Weld. Joining<br />

Wel<strong>di</strong>ng & Joining Europe Weld. J. Europe<br />

Wel<strong>di</strong>ng and Metal Fabrication Wel<strong>di</strong>ng<br />

Wel<strong>di</strong>ng Design and Fabrication Weld. Des.<br />

Wel<strong>di</strong>ng in the World Weld. World<br />

Wel<strong>di</strong>ng International Weld. Int.<br />

Wel<strong>di</strong>ng Journal Wdg. J.<br />

Wel<strong>di</strong>ng Production Weld. Prod.<br />

Wel<strong>di</strong>ng Review International Weld. Rev.<br />

WRC Bulletin WRC Bulletin<br />

WRI Journal WRI J.<br />

Zavarivac Zavarivac<br />

Zavarivanje Zavarivanje<br />

Zavarivanje I Zavariv.<br />

Zincatura a caldo Zincatura<br />

Zis Mitteilungen ZIS<br />

Zis Report Zis<br />

Zvaracske Spravy Zvaracske<br />

Zváranie Zváranie<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 2 - Marzo / Aprile 2007<br />

293


Elenco degli<br />

Inserzionisti<br />

229 3 M ITALIA Via S. Bovio, 3 - Località San Felice - 20090 SEGRATE (MI)<br />

-- ABB FLEXIBLE AUTOMATION Via E<strong>di</strong>son, 20 - 20099 SESTO SAN GIOVANNI (MI)<br />

-- ACCADUEO Via Calzoni, 6/d - 40128 BOLOGNA<br />

163-164 AEC TECHNOLOGY Via Leonardo Da Vinci, 17 - 26013 CAMPAGNOLA CREMASCA (CR)<br />

-- AIPND Via A. Foresti, 5 - 25127 BRESCIA<br />

288 ALUMOTIVE Via della Mercanzia, 119 Centergross - 40050 FUNO DI ARGELATO (BO)<br />

151 ANASTA Via G. Tarra, 5 - 20125 MILANO<br />

239 ANCCP Via Rombon, 11 - 20134 MILANO<br />

-- ANDIT AUTOMAZIONE Via Privata Casiraghi, 526 - 20099 SESTO S. GIOVANNI (MI)<br />

158 ASPIRMIG Via Po<strong>di</strong>, 10 - 10060 VIRLE P.TE (TO)<br />

-- ASSOCOMAPLAST Centro Direzionale Milanofiori - Palazzo F/3 - 20090 ASSAGO (MI)<br />

209 BOHLER THYSSEN SALDATURA Via Palizzi, 90 - 20157 MILANO<br />

150 CARPANETO - SATI Via Ferrero, 10 - 10090 RIVOLI/CASCINE VICA (TO)<br />

248 CEA Corso E. Filiberto, 27 - 23900 LECCO<br />

-- CEBORA Via A. Costa - 40057 CADRIANO (BO)<br />

-- COFILI Via Friuli, 5 - 20046 BIASSONO (MI)<br />

160-161 CGM TECHNOLOGY Via Adda, 21 - 20090 OPERA (MI)<br />

264 COM-MEDIA Via Serio, 16 - 20139 MILANO<br />

147 COMMERSALD Via Bottego, 245 - 41010 COGNENTO (MO)<br />

-- DI-NO Via Provinciale Francesca Nord, 44/3 - 56020 SANTA MARIA A MONTE (PI)<br />

-- DRAHTZUG STEIN 67317 Altleiningen Drahtzug - Germania<br />

154 DVC - DELVIGO COMMERCIALE Località Cerri - 19020 CEPARANA DI FOLLO (SP)<br />

192 EDIBIT Via Cà dell’Orbo, 60 - 40055 CASTENASO (BO<br />

162 EDIMET Via Brescia, 117 - 25018 Montichiari (BS)<br />

-- E<strong>di</strong>zioni PEI Strada Naviglio Alto, 48 - 43100 PARMA<br />

157 ETC OERLIKON Via Vò <strong>di</strong> Placca, 56 - 35020 DUE CARRARE (PD)<br />

4^cop ESAB SALDATURA Via Mattei, 24 - 20010 MESERO (MI)<br />

274 ESARC Via Ca<strong>di</strong>bona, 15 - 20137 MILANO<br />

-- EVEREST VIT Via Paracelso, 16 - 20041 AGRATE BRIANZA (MI)<br />

-- FIERA BIAS F & M - Fiere e Mostre - Via Caldera, 21 C - 20153 MILANO<br />

256 FIERA BIMEC c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)<br />

-- FIERA BI.MU-MED c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)<br />

222 FIERA EXPOLASER c/o Piacenza Expo - S.S. 10 Frazione Le Mose - 29100 PIACENZA<br />

-- FIERA LAMIERA c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)<br />

-- FIERA MAQUITEC c/o EXPO Consulting - Via Riva Reno, 56 - 40122 BOLOGNA<br />

178 FIERA MEC c/o Cenacolo - Via Coppalati, 6 - 29100 PIACENZA<br />

148 FIERA METEF c/o EDIMET - Via Brescia, 117 - 25018 Montichiari (BS)<br />

258 FIERA SAMUPLAST c/o PORDENONE FIERE -Viale Treviso, 1 - 33170 PORDENONE<br />

289 FIERA SEATEC c/o CARRARAFIERE- Viale Galileo Galilei, 133 - 54036 MARINA DI CARRARA (MS)<br />

-- FIERA SUBFORNITURA c/o SENAF - Via Eritrea, 21/a - 20157 MILANO<br />

152 FIERA TECHFLUID c/o EDIMET - Via Brescia, 117 - 25018 Montichiari (BS)<br />

-- FIERA VENMEC c/o PadovaFiere - Via N. Tommaseo, 59 - 35131 PADOVA<br />

-- FRONIUS Via Monte Pasubio, 137 - 36010 ZANE’ (VI)<br />

290 G.B.C. INDUSTRIAL TOOLS Via Artigiani, 17 - 25030 TORBIATO DI ADRO (BS)<br />

-- G.E.INSPECTION TECHNOLOGIES Via Grosio, 10/4 - 20151 MILANO<br />

-- G. FISCHER Via Sondrio, 1 - 20063 CERNUSCO S/N (MI)<br />

155 GILARDONI Via A. Gilardoni, 1 - 23826 MANDELLO DEL LARIO (LC)<br />

202 HYPERTHERM Via Torino, 2 - 20123 MILANO<br />

159 IGUS Via delle Rove<strong>di</strong>ne, 4 - 23899 ROBBIATE (LC)<br />

156 INE Via Facca, 10 - 35013 CITTADELLA (PD)<br />

-- IPM Via A. Ta<strong>di</strong>no, 19/A - 20124 MILANO<br />

-- ITALARGON Via S. Bernar<strong>di</strong>no, 92 - 24126 BERGAMO<br />

279 ITW Via Privata lseo, 6/E - 20098 S. GIULIANO MILANESE (MI)<br />

201 LANSEC ITALIA Via Bizet, 36/N - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)<br />

280 LASTEK Viale dello Sport, 22 - 21026 GAVIRATE (VA)<br />

149 LINCOLN ELECTRIC ITALIA Via Fratelli Canepa, 8 - 16010 SERRA RICCO’ (GE)<br />

-- MCM DAYS c/o EIOM - Viale Premuda, 2 - 20129 MILANO<br />

-- NDT ITALIANA Via del Lavoro, 28 - 20049 CONCOREZZO (MI)<br />

-- OBIETTIVO ENERGIA c/o NOEMA - Via Orefici, 4 - 40124 BOLOGNA<br />

2^ cop OGET Via Torino, 216 - 10040 LEINI’ (TO)<br />

153 ORBITALUM ITALIA Via degli Alghisi, 39/D - 25038 ROVATO (BS)<br />

-- OXYTURBO Via Serio, 4/6 - 25015 DESENZANO (BS)<br />

-- PARODI SALDATURA Via Delle Industrie, 228/A - 17012 ALBISSOLA MARE (SV)<br />

-- RIVISTA MECCANICA & AUTOMAZIONE Via Rosellini, 12 - 20124 MILANO<br />

230 RIVISTA U & C c/o the C’ comunicazione - Via Orti, 14 - 20122 MILANO<br />

-- RIVOIRA Via C. Massaia, 75L - 10147 TORINO<br />

-- RTM Regione Lime, 100 - 10080 VICO CANAVESE (TO)<br />

268 SACIT Via Lomellina, 16/b - 20090 BUCCINASCO (MI)<br />

3^ cop SAF - FRO Via Torricelli, 15/A - 37135 VERONA<br />

-- SALTECO Via S.P. Rivoltana, 35/b - 20090 LIMITO DI PIOLTELLO (MI)<br />

202 SANDVIK ITALIA Via Varesina, 184 - 20156 MILANO<br />

-- SELCO Via Palla<strong>di</strong>o, 19 - 35010 ONARA DI TOMBOLO (PD)<br />

-- SEMAT CARPENTERIA Via Fornaci, 45/47 - 25040 ARTOGNE (BS)<br />

-- SEMAT ITALIA Via Monte Bianco, 30/3 - 20043 ARCORE (MI)<br />

273 SIAD Via S. Bernar<strong>di</strong>no, 92 - 24126 BERGAMO<br />

-- SOGES Via Rivarolo, 61 - 16161 GENOVA<br />

221+254+255 SOL WELDING Via Meucci, 26 - 36030 COSTABISSARA (VI)<br />

283 TECNEDIT Via Tortona, 72 - 20144 MILANO<br />

165 TECNOELETTRA Via Nazionale, 50a - 70 - 23885 CALCO (LC)<br />

-- TELWIN Via della Tecnica, 3 - 36030 VILLAVERLA (VI)<br />

-- THERMIT ITALIANA Piazzale Santorre <strong>di</strong> Santarosa, 9 - 20156 MILANO


obisagno Istria, 15 - 16141 Genova (Italia) - Tariffa R.O.C.: "Poste Italiane SpA- Sped. A.P.-D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1 comma 1, DCB Genova" Tassa Pagata - Taxe Perçue or<strong>di</strong>nario - Contiene IP Bimestra<br />

la Saldatura - N. 2 * 2007

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