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CHIMICA BIOLOGICA - Corso di Laurea in Biologia - Università ...

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1<strong>CHIMICA</strong><strong>BIOLOGICA</strong>ESPERIENZE DI LABORATORIOLaboratorio <strong>di</strong> Chimica Biologica<strong>Corso</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>o <strong>in</strong> Scienze Biologiche (<strong>Laurea</strong> triennale)Facoltà <strong>di</strong> Scienze MFN – <strong>Università</strong> degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> GenovaAnno Accademico 2006-2007Sperimentazione e redazione a cura <strong>di</strong>:Prof. Alessandro MorelliProf.ssa Isabella PanfoliDott.ssa Silvia RaveraDott.ssa. Daniela Calzia


2INTRODUZIONEIn questo laboratorio lo studente potrà eseguire alcuni semplici esperimenti:• Determ<strong>in</strong>azione dello spettro d’assorbimento del coenzima piri<strong>di</strong>nico NADH (forma ridotta) e NAD +(forma ossidata).• Misura dell’attività enzimatica a substrato soprasaturante dell’enzima Glucosio-6-fosfato deidrogenasi(Glucose-6-phosphate: NADP oxidoreductase; G6PD; 1.1.1.49), presente nel lievito (Saccharomycescerevisiae).• Determ<strong>in</strong>azione del flusso glicolitico (consumo <strong>di</strong> glucosio e formazione <strong>di</strong> etanolo) nel lievitoSaccharomyces cerevisiae.• Determ<strong>in</strong>azione della costante <strong>di</strong> Michaelis-Menten (per il substrato glucosio-6.fosfato) dell’enzimaGlucosio-6-P deidrogenasi, utilizzando il metodo <strong>di</strong> l<strong>in</strong>earizzazione grafica <strong>di</strong> L<strong>in</strong>eweaver-Burk.• Analisi qualitativa e quantitativa, con tecniche cromatografiche ed enzimatiche, <strong>di</strong> un campionecontenente concentrazioni <strong>in</strong>cognite <strong>di</strong> ATP, ADP ed AMP.Il metabolismo cellulare ha caratteristiche universali. Per esempio la glicolisi anaerobica, che è possibileosservare nel materiale biologico consegnato allo studente, avviene praticamente <strong>in</strong> tutte le specie.L’esperienze <strong>di</strong> questo laboratorio vengono condotte con cellule <strong>di</strong> lievito (le stesse usate per scopialimentari, dal corredo genetico triploide) che presentano un accentuato metabolismo anaerobico. Sono<strong>in</strong>oltre cellule particolarmente semplici, pur essendo eucariote a tutti gli effetti (sono <strong>in</strong>fatti dotate <strong>di</strong> nucleo,<strong>di</strong> reticolo endoplasmatico, <strong>di</strong> mitocondri).Lo studente potrà verificare che:1) il glucosio assunto è generalmente degradato <strong>in</strong> percentuale elevata ad etanolo ed anidride carbonica,grazie alla glicolisi anaerobica;2) il glucosio può anche essere metabolizzato <strong>in</strong> forma aerobica (glicolisi + ciclo <strong>di</strong> Krebs- associato allafosforilazione ossidativa), ma questo avviene <strong>in</strong> misura ridotta nel tipo <strong>di</strong> lievito da noi utilizzato.L’osservazione e la misura del flusso metabolico della glicolisi anaerobica non rappresenta, ovviamente,l’unica f<strong>in</strong>alità <strong>di</strong> questo laboratorio. Lo studente è chiamato a prendere confidenza con manipolazionibiochimiche semplici per realizzare alcune esperienze analitiche <strong>di</strong> tipo qualitativo e quantitativo,nell’ambito delle microquantità dei composti analizzati, utilizzando anche enzimi purificati, reperibili <strong>in</strong>commercio, per l’esecuzione <strong>di</strong> reazioni <strong>in</strong> vitro.Strumentazione Le osservazioni biochimiche richiedono spesso l’utilizzo dello spettrofotometro. Qui ne vengonorichiamati i pr<strong>in</strong>cipali aspetti applicativi.Questo strumento può essere più o meno complesso, ma essenzialmente è costituito da: una sorgente <strong>di</strong> luce(lampada), che nel nostro caso emette luce nel visibile e nell’ultravioletto (UV), un filtro, una cuvetta, e unrivelatore fotosensibile per analizzare la luce trasmessa (assorbanza).La legge fisica che governa l’assorbimento della “luce”, è quella <strong>di</strong> Lambert-Beer, ed è espressa con laseguente equazione:ove:A =A = ε λ M × M × s ( Legge <strong>di</strong> Lambert-Beer)assorbanza, o densità ottica (OD); <strong>in</strong><strong>di</strong>ca la quantità <strong>di</strong> luce assorbita dal campione ad unaparticolare lunghezza d’onda. Durante questo corso si utilizzeranno coenzimi piri<strong>di</strong>nici, chepresentano nella forma ridotta un <strong>in</strong>cremento massimo a 340 nm. Tali coenzimi sono largamenteutilizzati nelle determ<strong>in</strong>azioni biochimiche quantitative.


1°GiornoDETERMINAZIONE DELLO SPETTRO D’ASSORBIMENTO DELCOENZIMA PIRIDINICO NADH (forma ridotta) NAD + (forma ossidata).Questo ciclo <strong>di</strong> esperienze prevede un ampio impiego dei coenzimi piri<strong>di</strong>nici (NAD + e NADP + ), i qualipresentano un particolare spettro <strong>di</strong> assorbimento <strong>in</strong> forma ossidata (identico per NAD + e NADP + ) che<strong>di</strong>fferisce dallo spettro <strong>di</strong> assorbimento delle forme ridotte (NADH e NADPH). Infatti entrambi i coenzimisono caratterizzati, nella forma ridotta, da una banda <strong>di</strong> assorbimento con massimo a 340 nm, che è assentenelle forme ossidate (v. Fig. 1). Qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, se nella cuvetta dello spettrofotometro NAD + o NADP + partecipanoa reazioni nelle quali sono trasformati <strong>in</strong> NADH o NADPH si osserverà un <strong>in</strong>cremento <strong>di</strong> densità ottica a340 nm. Viceversa, se il NADH od il NADPH sono ossidati a NAD + o NADP + , si osserverà un decrementodella densità ottica.4(densità O.D.otticaunitàarbitrarie)= NAD e NADP(forme ossidate)……………= NADH e NADPH(forme ridotte)Massimo <strong>di</strong> assorbimento <strong>di</strong>⇓NADH e NADPH⇑ ⇑ λ260 340 nm (lunghezza d’onda )Figura 1 : Spettri <strong>di</strong> assorbimento dei coenzimi piri<strong>di</strong>niciIl coefficiente <strong>di</strong> est<strong>in</strong>zione molare (ε λ M) dei coenzimi piri<strong>di</strong>nici ridotti è 6220 M -1 cm -1 ad una lunghezzad’onda <strong>di</strong> 340 nm.Una soluzione 1 M dei coenzimi piri<strong>di</strong>nici è illeggibile, perché l’assorbanza supera <strong>di</strong> molto il limite <strong>di</strong> 1.2OD, imposto dall’atten<strong>di</strong>bilità dello strumento. Però anche una soluzione 1 millimolare <strong>di</strong> NADH (oNADPH) è ancora troppo concentrata, poichè presenta un’OD pari a 6,220; pertanto si utilizzerannosoluzioni ancora più <strong>di</strong>luite. Infatti <strong>di</strong>luendo quest’ultima ancora per 6,22 volte (ovvero se ad 1 ml <strong>di</strong>soluzione 1 mM sono aggiunti 5,2 ml <strong>di</strong> H 2 O) si otterrà un’assorbanza <strong>di</strong> 1 O.D, valore ormai leggibile allostrumento.Per conoscere la concentrazione (<strong>in</strong> µmoli/ml, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la millimolarità) <strong>di</strong> una soluzione a concentrazione<strong>in</strong>cognita presente nella cuvetta dello spettrofotometro è sufficiente <strong>di</strong>videre l’ OD per 6,22 (se lo spessore<strong>di</strong> soluzione attraversato dal raggio <strong>di</strong> luce monocromatico è 1 cm. (Nei laboratori è quasi sempre utilizzatotale spessore).


5Parte pratica:Allo studente verrà fornita una soluzione <strong>di</strong> NADH ad una concentrazione <strong>in</strong>cognita. Di norma si risale adessa effettuando la misura della OD allo spettrofotometro, ad opportuna <strong>di</strong>luizione (se necessaria),<strong>di</strong>rettamente a lunghezza d’onda a 340 nm.Per acquisire confidenza con questo tipo <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>azione quantitativa, <strong>in</strong>izialmente lo studente ricavasperimentalmente l’<strong>in</strong>tero Spettro <strong>di</strong> Assorbimento, effettuando più misure dell’OD a varie lunghezze d’ondada 240 nm a 420 nm .In particolare si determ<strong>in</strong>erà l’OD <strong>di</strong>un’aliquota della soluzione a 240, 260, 280, 300, (lunghezze d’ondadell’ultravioletto) 320, 330, 340, 360, 380, 400, 420 nm (lunghezze d’onda del visibile); al term<strong>in</strong>e delleletture si aggiungeranno …..µl <strong>di</strong> perossido <strong>di</strong> idrogeno (acqua ossigenata) che determ<strong>in</strong>erà l’ossidazione delNADH a NAD + . Dopo alcuni m<strong>in</strong>uti si dovranno effettuare nuovamente le misure alle stesse lunghezzed’onda.I dati così ottenuti dovranno essere riportati <strong>in</strong> un grafico (su carta millimetrata), <strong>in</strong> cui <strong>in</strong> or<strong>di</strong>nate sarà<strong>in</strong><strong>di</strong>cata l’assorbanza, espressa <strong>in</strong> OD, e <strong>in</strong> ascissa la lunghezza d’onda, espressa <strong>in</strong> nm.Questa esperienza permetterà allo studente <strong>di</strong> verificare nella pratica che solo le forme ridotte dei coenzimipiri<strong>di</strong>nici assorbono a 340 nm. E si osserverà la persistenza dell’assorbimento a 260 nm che è dovutoall’aden<strong>in</strong>a, che non subisce mo<strong>di</strong>fiche nel corso dell’ossidazione da parte dell H 2 O 2 .Per calcolare la Concentrazione Molare <strong>di</strong> NADH presente nella cuvetta, basterà applicare la Legge <strong>di</strong>Lambert-Beer; perciò visto che: A = ε λ M × M × s, per risalire all’<strong>in</strong>cognita M sarà sufficiente estrapolareM da tale equazione e sostituire ad A l’OD letta allo spettrofotometro, a ε λ M il valore del coefficiente <strong>di</strong>est<strong>in</strong>zione molare del NADH a 340 nm, ed a s il valore del camm<strong>in</strong>o ottico.DETERMINAZIONE DELL’ATTIVITA’ DELL’ENZIMA G6PD PRESENTEIN DIVERSI PREPARATI BIOLOGICIAttività <strong>di</strong> un enzimaVengono qui si seguito riportati alcune proprietà fondamentali dell’Enzimologia; si rimanda ai libri <strong>di</strong> testo<strong>di</strong> Biochimica per una esauriente trattazione.In una cellula sono presenti migliaia <strong>di</strong> prote<strong>in</strong>e enzimatiche, che sono <strong>di</strong>st<strong>in</strong>te macromolecole proteiche(enzimi) <strong>in</strong> grado (ciascuno) <strong>di</strong> catalizzare una specifica reazione chimica. Per la determ<strong>in</strong>azione <strong>di</strong> unaspecifica attività enzimatica <strong>in</strong> un lisato cellulare, che teoricamente ne contiene migliaia, si colloca unapiccola aliquota del lisato stesso <strong>in</strong> una soluzione che contiene quantità soprasaturanti dei substratidell’enzima che si vuole analizzare. In tali con<strong>di</strong>zioni potrà essere operativo solo l’enzima che trova i(l)propri(o) substrati(o), e taceranno gli altri enzimi, che al contrario ne sono privi.Si otterrà la così detta velocità massima V max . Occorre far riferimento alle seguente equazione:V max = k 3 [ E ]V max = velocità massima, <strong>in</strong> µmoli/m<strong>in</strong>uto secondo <strong>in</strong> 1 ml <strong>di</strong> soluzione.k 3 = numero <strong>di</strong> turnover, cioè le moli <strong>di</strong> substrato elaborate da una mole <strong>di</strong> enzima <strong>in</strong> 1 secondoche co<strong>in</strong>cide, ovviamente, con le µmoli <strong>di</strong> substrato elaborate da 1 µmole <strong>di</strong> enzima <strong>in</strong> secondo.[ E ] = concentrazione dell’enzima, <strong>in</strong> µmoli/ml .


E’ possibile determ<strong>in</strong>are l’attività <strong>di</strong> un enzima <strong>in</strong> un preparato biologico con tecniche <strong>di</strong> vario tipo. Per talemisura è necessario che il preparato sia “nativo”, ovvero non deve aver subito processi denaturanti, <strong>in</strong> mododa mantenere il più possibile <strong>in</strong>tatte le funzioni delle varie prote<strong>in</strong>e <strong>in</strong> essi contenute tra cui, ovviamente, leprote<strong>in</strong>e dotate <strong>di</strong> attività enzimatica.Per misurare la concentrazione <strong>di</strong> qualsiasi componente endocellulare occorre rompere la membrana (e laparte dove presente), <strong>in</strong> modo che le cellule rivers<strong>in</strong>o il loro contenuto nella soluzione. Tale processo vienedenom<strong>in</strong>ato omogenizzazione, e sarà affrontato <strong>in</strong> forme più esaurienti nel Laboratorio <strong>di</strong> FisiologiaGenerale. In questa sede verrà semplicemente preparato:1) un lisato <strong>di</strong> lievito me<strong>di</strong>ante rottura meccanica della parete cellulare. Si tenga presente che le cellule<strong>di</strong> lievito presentano una ottima resistenza: <strong>in</strong>fatti possiedono una parete, oltre alla classica membranacitoplasmatica. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la cellula è circondata da due “barriere”: la membrana plasmatica, più <strong>in</strong>terna,che contiene il citosol, ed una parete, più esterna. Tale parete è particolarmente resistente, presentandouna struttura portante a base <strong>di</strong> chit<strong>in</strong>a. In pratica è sufficiente l’agitazione meccanica delle cellule conpall<strong>in</strong>e <strong>di</strong> vetro per avere un buon grado <strong>di</strong> rottura delle stesse. L’avvenuta lisi cellulare è verificabile<strong>di</strong>rettamente al microscopio ottico.2) un omogenato <strong>di</strong> epatociti bov<strong>in</strong>i3) un omogenato <strong>di</strong> tessuto muscolare mur<strong>in</strong>o6L’enzima Glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD) è largamente <strong>di</strong>stribuito <strong>in</strong> tutte le cellule (è il primoenzima dello Shunt dei pentosi-fosfato che, tra l’altro, garantisce alla cellula la s<strong>in</strong>tesi degli zuccheri a 5atomi <strong>di</strong> carbonio, che entrano nella composizione degli aci<strong>di</strong> nucleici).Per quanto riguarda l’attività G6PD non esistono problemi <strong>di</strong> equilibrio chimico, per riprodurre la reazione<strong>in</strong> vitro (schematizzata a pag 6). Infatti è sufficiente che l’enzima si trovi <strong>in</strong> presenza dei due substrati (G6Pe NADP - questo ultimo è def<strong>in</strong>ito comunemente coenzima) e la reazione procede perché caratterizzata da un∆G° largamente negativo.Def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> unità enzimaticaSi def<strong>in</strong>isce unità <strong>di</strong> enzima quella quantità <strong>di</strong> enzima che (ad una temperatura prefissata,nel nostro caso, per semplicità, la temperatura ambiente) elabora 1 µmole <strong>di</strong> substrato <strong>in</strong> unm<strong>in</strong>uto primo.Parte pratica:Preparazione dell’estratto nativo (lisato cellulare)In una provetta conica <strong>di</strong> plastica da 10 ml si aggiungono:Lievito fresco........................................................ 0,8 gr.H 2 O <strong>di</strong>stillata........................................................ 0,8 mlSferette <strong>di</strong> vetro.................................................... q.b. a 2,5 mlSi agita la provetta con Vortex per 10 m<strong>in</strong>.Per verificare il grado <strong>di</strong> lisi cellulare si può prelevare un’aliquota del lisato (p.e. 20 µl), <strong>di</strong>luita 50 volte conacqua deionizzata. Si deposita una goccia <strong>di</strong> campione su vetr<strong>in</strong>o e si applica il vetr<strong>in</strong>o coprioggetto:l’osservazione viene effettuata al microscopio ottico, con obiettivo ad immersione, a 1000 <strong>in</strong>gran<strong>di</strong>menti.Può essere considerata sod<strong>di</strong>sfacente una lisi dell’80 %.


7Per calcolare quante unità dell’enzima G6PD sono presenti <strong>in</strong> 1 ml del ns. lisato cellulare o negliomogenati, si immette una piccola aliquota del campione <strong>in</strong> una cuvetta da spettrofotometro, <strong>in</strong> presenza deirispettivi substrati e si registra (nel tempo) l’<strong>in</strong>cremento <strong>di</strong> densità ottica a 340 nm., dovuta al NADPH che siforma nel corso della reazione. La concentrazione <strong>di</strong> tale enzima nel lisato <strong>di</strong> lievito è alquanto elevata percui occorre effettuare una <strong>di</strong>luizione <strong>di</strong> 1.000 volte.Dosaggio della G6PD:La reazione enzimatica che viene messa <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> avvenire (grazie al piccola aliquota <strong>di</strong> lisato<strong>in</strong>trodotta nella cuvetta) è quella che porta all’<strong>in</strong>contro <strong>di</strong> Glucosio-6-P con NADP + .Si realizza così l’ossidazione del Glucosio-6-P ad acido 6-fosfo-gluconico (è <strong>in</strong> sostanza il gruppo aldei<strong>di</strong>co<strong>in</strong> posizione 1 del glucosio-6-P che viene ossidato a gruppo acido), ad opera del NADP + che si riduce aNADPH (producendo 1 equivalente <strong>di</strong> protoni, che genera aci<strong>di</strong>tà).Inizialmente (nel caso del saggio sul lievito) si <strong>di</strong>luisce il lisato 1000 volte. Per farlo consigliamo <strong>di</strong> eseguirela <strong>di</strong>luizione portando un’aliquota <strong>in</strong>iziale <strong>di</strong>……..ml <strong>di</strong> lisato ad un volume f<strong>in</strong>ale <strong>di</strong> 10 ml. Per poirealizzare il dosaggio, si aggiungono <strong>in</strong> cuvetta le soluzioni <strong>in</strong><strong>di</strong>cate <strong>di</strong> seguito:Si sottol<strong>in</strong>ea che per una corretta riuscita dell’esperienza il lisato va aggiunto per ultimo, subito prima <strong>di</strong>eseguire la misurazione.NADP + NADPH + H +G6PDGlucosio 6-Pac.6-P-gluconicoSostanze M <strong>in</strong>iziale M f<strong>in</strong>ale Lievito lisato Epatociti MuscoloTRIS-HCl pH=8 1M 85 mMMgCl 2 0.5 M 7 mMGlucosio-6-P 0.1 M 1 mMNADP 10 mM 1 mMCampione 0.2 ml (Dx1000) 0.05 ml 0.05 mlH 2 0Volume f<strong>in</strong>ale 1 ml 1 ml 1mlSi agita la soluzione e si esegue una lettura ogni m<strong>in</strong>uto. Non occorre una preventiva lettura, primadell’aggiunta del lisato cellulare, perché questa è una misura c<strong>in</strong>etica, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> saranno misurate dellevariazioni <strong>di</strong> OD, per una reazione che, teoricamente, si svolge a velocità costante. L’ OD aumenterà per ilNADPH che via-via si forma. Si registra la lettura dell’OD ogni m<strong>in</strong>uto, e si calcola imme<strong>di</strong>atamente la<strong>di</strong>fferenza. Si osserverà che la O.D. aumenta costantemente. Con un’osservazione complessiva <strong>di</strong> 10 m<strong>in</strong>uti,si può eseguire una corretta determ<strong>in</strong>azione dell’attività enzimatica. Se nell’arco dei 10 m<strong>in</strong>uti la <strong>di</strong>fferenza(al m<strong>in</strong>uto) si è mantenuta all’<strong>in</strong>circa costante, si può <strong>di</strong>videre il ∆O.D. complessivo per 10 (tempo <strong>in</strong>m<strong>in</strong>uti complessivo dell’osservazione) e si avrà il ∆O.D. riferito al m<strong>in</strong>uto primo. Dividendo tale valoreper 6,220 (l’assorbimento <strong>di</strong> 1 µmole/ml) si otterranno le unità <strong>di</strong> enzima presenti <strong>in</strong> cuvetta, ovverole µmoli prodotte, nella cuvetta, <strong>in</strong> 1 m<strong>in</strong>uto. E’ conveniente esprimere tale unità <strong>in</strong> concentrazione


8dell’enzima, ovvero <strong>in</strong> unità <strong>in</strong>ternazionali/ml (IU/ml). Essendo 1 ml il volume della cuvetta, leIU calcolate totali co<strong>in</strong>cidono con le IU/ml..Per sapere quante unità <strong>in</strong>ternazionali <strong>di</strong> G6PD sono presenti <strong>in</strong> 1 ml <strong>di</strong> lisato cellulare bisogna applicare ilmetodo delle <strong>di</strong>luizioni scalari. Questo metodo tiene conto delle <strong>di</strong>luizioni effettuate <strong>in</strong> ogni s<strong>in</strong>golopassaggio durante l’esecuzione dell’esperimento. Questo significa, <strong>in</strong> generale, che il valore dell’assorbanzadopo essere stato <strong>di</strong>viso per il valore del coefficiente <strong>di</strong> est<strong>in</strong>zione molare, deve essere moltiplicato per ilrapporto tra il volume totale e il volume del campione per ogni passaggio.Dividendo il ∆ O.D./m<strong>in</strong> (dovuto alla riduzione del coenzima piri<strong>di</strong>nico NADP) per 6,220, si ottengonole µmoli/ml m<strong>in</strong>, ovvero le Unità <strong>in</strong>ternazionali (UI) <strong>di</strong> enzima presenti <strong>in</strong> cuvetta, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> presenti <strong>in</strong> 1ml. Occorre domandarsi quale <strong>di</strong>luizione ha subito l’aliquota del campione immesso <strong>in</strong> cuvetta:corrisponderà al Volume F<strong>in</strong>ale <strong>di</strong>viso il Volume Iniziale, ovvero 1000 / 200 (se sono stati usati 200 µl).Moltiplicando le UI/ml (<strong>in</strong> cuvetta) per 1000/200 si otterranno le unità presenti nella soluzione <strong>di</strong>luita 1000xdel lisato dalla quale provengono i 200 µl. Se si moltiplica ancora per 1000 si otterrano le unità/ml nellisato <strong>in</strong>iziale. Moltiplicando ancora per 2 (perché le cellule sono state <strong>di</strong>luite 2 volte durante la preparazionedel lisato) si otterranno la UI/ml <strong>di</strong> lievito. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> alla f<strong>in</strong>e dei calcoli (schematizzati <strong>di</strong> seguito) si otterrannole UI presenti <strong>in</strong> 1 ml <strong>di</strong> cellule pure.∆OD——— x6,2201.000———20010000x ———10x 2 = …..UI/mlmM del NADPHpresenti <strong>in</strong>cuvetta=IU presenti <strong>in</strong>cuvettaDiluizionesubita dai 200µl <strong>di</strong> estrattotrasferiti <strong>in</strong>cuvettaDiluizione<strong>in</strong>iziale subitadal lisatoDiluizionedellecellule <strong>di</strong>lievitoIn def<strong>in</strong>itiva:IU/ml (<strong>in</strong> cuvetta) × 5× 1.000 × 2 = Unità Internazionali / ml <strong>di</strong> “cellule”


92° GiornoFERMENTAZIONE ALCOLICA IN CELLULE DI LIEVITOGeneralità e f<strong>in</strong>alità dell’esperimentoQuesta esperienza permette allo studente <strong>di</strong> osservare l’andamento <strong>di</strong> un <strong>in</strong>tero processo metabolico. Inparticolare, si stu<strong>di</strong>erà il consumo <strong>di</strong> glucosio da parte del lievito (S. cerevisiae), con la conseguenteproduzione <strong>di</strong> CO 2 ed etanolo, ad opera dei 12 enzimi <strong>in</strong> successione che rendono operativo l’<strong>in</strong>teroprocesso della glicolisi anaerobica che, nel lievito, è nota come fermentazione alcolica. ( Si ricorda che laglicolisi, nella generalità delle altre cellule, porta <strong>in</strong>vece alla formazione <strong>di</strong> lattato). Lo studente potràosservare la presenza della CO 2 sottoforma <strong>di</strong> effervescenza, mentre il glucosio e l’etanolo sarannodeterm<strong>in</strong>ati quantitativamente me<strong>di</strong>ante saggi enzimatici.Durante questa esperienza sarà anche possibile verificare la stechiometria della glicolisi:CH 2 OHH C O H CH 3H12 reazioniC OH H C 2 CH 2 OH + 2 CO 2enzimaticheOH C C OH etanoloHOHα-D-glucosioOvvero per 1 mole <strong>di</strong> glucosio scomparso si formano, <strong>in</strong> teoria, 2 moli <strong>di</strong> etanolo e 2 moli <strong>di</strong> anidridecarbonica.Questo si verificherebbe, nel lievito, se fosse operativa unicamente la sopra-schematizzata fermentazionealcolica. Nella realtà esistono molti altri metabolismi, <strong>di</strong> entità <strong>di</strong> gran lunga m<strong>in</strong>ore. Per esempio è operativolo Shunt dei pentoso-fosfati (il cui primo enzima è la Glucosio-6-fosfato deidrogenasi-G6PD, che è statodosato durante la prima esperienza). Tale Shunt preleva un <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>o della glicolisi, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> contribuiscead abbassare la resa <strong>in</strong> etanolo. Anche il glicerolo-3-P (un <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>o della glicolisi) viene prelevato nellacellula per la fornitura del glicerolo durante la s<strong>in</strong>tesi dei trigliceri<strong>di</strong>, <strong>in</strong>fatti nel lievito per ogni mole <strong>di</strong>glucosio metabolizzato, circa 0,3 moli sono “<strong>di</strong>rottate” verso glicerolo.Esistono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> “prelievi” <strong>di</strong> <strong>in</strong>terme<strong>di</strong> della glicolisi all’<strong>in</strong>terno della cellula, che ne mo<strong>di</strong>ficanola resa, <strong>in</strong>fatti le moli <strong>di</strong> etanolo formate, per ogni mole <strong>di</strong> glucosio consumato, oscillano tra le 1,2 e le 1,4soltanto (anziché le 2 stechiometriche).L’etanolo, che manca ancora all’appello perciò, rispecchia probabilmente la avvenuta conversione <strong>di</strong><strong>in</strong>terme<strong>di</strong> della glicolisi <strong>in</strong>: 1) prodotti <strong>di</strong> bios<strong>in</strong>tesi (p. es. lipi<strong>di</strong> e/o amm<strong>in</strong>oaci<strong>di</strong>); 2) prodotti <strong>di</strong>degradazione completa (CO 2 ed H 2 O) per un modesto contributo dei processi che avvengono <strong>in</strong> aerobiosi(ciclo <strong>di</strong> Krebs e fosforilazione ossidativa), oltre, naturalmente, alla formazione dei prodottiprecedentemente citati (glicerolo e metaboliti dello Shunt).Parte pratica:L’esperimento prevede <strong>di</strong> <strong>in</strong>cubare il lievito con un’opportuna soluzione contenente vari metaboliti,compreso il glucosio, per osservare la formazione <strong>di</strong> etanolo e CO 2 , nell’arco <strong>di</strong> trenta m<strong>in</strong>uti (con prelieviogni 10 m<strong>in</strong>uti): appena aggiunto il glucosio si effettuerà subito il prelievo <strong>di</strong> un’aliquota (tempo 0) per leanalisi successive, mentre il resto della soluzione verrà <strong>in</strong>cubato a 37°C. Dall’ “<strong>in</strong>cubazione” si preleveranno


10qu<strong>in</strong><strong>di</strong> altre aliquote, ai tempi 10 – 20 - 30 m<strong>in</strong>uti. Perciò, alla f<strong>in</strong>e, si <strong>di</strong>sporrà <strong>di</strong> 4 campioni (tempi 0- 10 - 20 - 30 m<strong>in</strong>), nei quali sarà possibile determ<strong>in</strong>are il glucosio (che progressivamente <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uisce) el’etanolo (che progressivamente aumenta) perché prodotto dalle cellule stesse.Bisogna però sottol<strong>in</strong>eare che il campione <strong>in</strong>cubato come tale non è idoneo alla misura della concentrazionedei metaboliti, perciò occorrerà provocarne la denaturazione, cioè elim<strong>in</strong>are le prote<strong>in</strong>e <strong>in</strong> esso contenute,comprendenti tutto il patrimonio enzimatico, per arrestare tutti i processi biochimici cellulari. Per questoscopo solitamente si utilizza l’acido perclorico.Perciò, prima <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziare con l’<strong>in</strong>cubazione, si contrassegnano 4 provette Eppendorf con la scritta 0, 10, 20,30 e <strong>in</strong> ciascuna si trasferiscono 0,1 ml <strong>di</strong> acido perclorico (PCA) 5 M.Si allestisce qu<strong>in</strong><strong>di</strong> l’<strong>in</strong>cubazione. Si pesano <strong>in</strong> una provetta conica <strong>di</strong> plastica 0,5 grammi <strong>di</strong> lievito fresco,al quale vengono successivamente aggiunti gli altri componenti, secondo lo schema sottostante:ATTENZIONE: è fondamentale aggiungere il glucosio per ultimo, e solo quando si è pronti ad effettuare ilprelievo denom<strong>in</strong>ato tempo zero, altrimenti il lievito com<strong>in</strong>cerà a metabolizzare il glucosio e non siriuscirebbe a “fotografare” correttamente il tempo zero (massima concentrazione <strong>di</strong> glucosio, m<strong>in</strong>imaconcentrazione <strong>di</strong> etanolo).mMml(millimolarità f<strong>in</strong>ale)Lievito 0,5 gr ∼ 0,5H 2 O - -----KCl 100 mM 24 -----+NH 4 CH 3 COO - 100 mM 20 -----glucosio 1 M 100 ----- ← aggiunto per ultimoNaH 2 PO 4 100mM (opzionale) 2 ------___________________________Totale 10,000Alcuni gruppi <strong>di</strong> lavoro possono <strong>in</strong>cubare il lievito con aggiunta <strong>di</strong> Na fosfato 2mM f<strong>in</strong>ale, questo aumenteràdel doppio la resa della glicolisi.La provetta conica presenta un anello <strong>in</strong> rilievo <strong>in</strong> corrispondenza del volume max = 10 ml. E’ utileverificare nel suo complesso la correttezza dei volumi aggiunti. Infatti è sufficiente verificare che, alla f<strong>in</strong>e,il volume corrisponda a 10 ml.Si chiude qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la provetta con tappo <strong>di</strong> plastica e la si capovolge più volte per rendere la sospensioneomogenea. Si preleva qu<strong>in</strong><strong>di</strong> 1 ml della soluzione “<strong>in</strong>cubazione” ormai pronta, trasferendo tale aliquotanella provetta Eppendorf, contenente l’acido perclorico, contrassegnata con Tempo = 0. Tappare e agitareimme<strong>di</strong>atamente tale provetta del tempo 0 con energia, per <strong>di</strong>sperdere bene i componenti della sospensione.La provetta conica “<strong>in</strong>cubazione”, con i restanti 9 ml va subito <strong>in</strong>cubata <strong>in</strong> bagno termostatato a 37°C. Siprenda nota del tempo <strong>di</strong> <strong>in</strong>cubazione, per effettuare i 3 prelievi ai tempi programmati (10, 20, 30 m<strong>in</strong>).Term<strong>in</strong>ata l’<strong>in</strong>cubazione, ed effettuati i restanti tre prelievi 10, 20, 30 m<strong>in</strong>, si <strong>di</strong>sporrà dei quattro prelieviaci<strong>di</strong>ficati con acido perclorico e si procederà al loro processamento <strong>in</strong> parallelo.I campioni sono centrifugati a 5000 giri al m<strong>in</strong>uto per 10 m<strong>in</strong>uti. Si presti attenzione ad equilibrare il rotore<strong>di</strong>sponendo i campioni <strong>in</strong> modo tale che il baricentro co<strong>in</strong>cida con l’asse <strong>di</strong> rotazione del rotore stesso.OCCORRE CONTRASSEGNARE I CAMPIONI PER EVITARE SCAMBI DI PROVETTE TRA I GRUPPI DI LAVORO!Questa operazione è <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile per separare le prote<strong>in</strong>e, ormai denaturate, dal resto della soluzione checonterrà anche il glucosio e l’etanolo. Le prote<strong>in</strong>e precipiteranno sul fondo formando il pellet, mentre il restodella soluzione formerà il sovranatante. Dopo aver recuperato i campioni occorrerà verificare la presenza delpellet; se dovesse esistere ancora torbi<strong>di</strong>tà occorre ricentrifugare.Si prelevano 0,8 ml <strong>di</strong> sopranatante da ogni provetta e si trasferiscono <strong>in</strong> altre 4 provette Eppendorfopportunamente contrassegnate.


11A queste aliquote si aggiunge carbonato <strong>di</strong> potassio (K 2 CO 3 ) 2 M che forma, <strong>in</strong>sieme al PCA, il sale<strong>in</strong>solubile KClO 4 , allontanando così lo ione perclorico e riportando il pH alla neutralità. Dovrebbero esseresufficienti 95 µl.ATTENZIONE: appena si aggiungerà il carbonato <strong>di</strong> potassio si formerà all’<strong>in</strong>terno della eppendorf dellaCO 2 , per questo è consigliabile mantenere le provette aperte f<strong>in</strong>o a che l’effervescenza non sarà f<strong>in</strong>ita,altrimenti la pressione esercitata dal contenitore lo farà scoppiare.Occorre, poi, verificare che il pH sia effettivamente neutro trasferendo 1-2 µl della soluzione appenaneutralizzata su cart<strong>in</strong>a universale <strong>in</strong><strong>di</strong>catrice <strong>di</strong> pH. Se il pH risultasse ancora acido si deve aggiungereancora una piccola quantità (2 µl) <strong>di</strong> K 2 CO 3 2 M f<strong>in</strong>o a pH neutro (<strong>in</strong> genere occorrono al massimo circa100 µl totali <strong>di</strong> K 2 CO 3 2 M).Si centrifuga nuovamente per allontanare il sale, anche se questo se<strong>di</strong>menterebbe da solo, grazie alla forza <strong>di</strong>gravità.I campioni sono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> pronti per l‘analisi dei metaboliti <strong>in</strong> esso contenuti.Data l’elevata concentrazione dei metaboliti presenti negli estratti (come si potrà constatare a consuntivo) èopportuno effettuare le <strong>di</strong>luizioni 20 X con acqua degli stessi. A tal f<strong>in</strong>e si depositano <strong>in</strong> 4 provetteEppendorf ………. ml H 2 O, e si aggiungono ……… ml dei rispettivi estratti, sapendo che il volume f<strong>in</strong>ale è<strong>di</strong> 1 ml. Ricordarsi, come al solito, <strong>di</strong> agitare i campioni. Tali campioni <strong>di</strong>luiti 20 X sono utilizzati perl’analisi <strong>di</strong> Glucosio ed Etanolo.A) Determ<strong>in</strong>azione enzimatica del glucosioPer catalizzare le reazioni sotto specificate si utilizzano enzimi purificati, reperibili <strong>in</strong> commercio. Siricostruiscono <strong>in</strong> vitro (nella cuvetta dello spettrofotometro) due reazioni che portano alla formazione <strong>di</strong>NADPH:ATP ADP NADP+ NADPH + H +HKG6PDGlucosio Glucosio 6-P 6-P-gluconatoMg 2+L’ATP è aggiunto <strong>in</strong> eccesso rispetto al glucosio. Ilglucosio presente (<strong>in</strong>trodotto col campione) formeràuna quantità stechiometrica <strong>di</strong> glucosio 6-P <strong>in</strong>presenza dell’enzima purificato esoc<strong>in</strong>asi (HK). Se <strong>in</strong>cuvetta si aggiunge anche un eccesso <strong>di</strong> NADP el’enzima glucosio 6-P deidrogenasi purificata(G6PD) si ottiene la formazione stechiometrica <strong>di</strong>NADPH, il quale, a <strong>di</strong>fferenza del NADP, assorbeluce a 340 nm con un coefficiente <strong>di</strong> est<strong>in</strong>zionemolare = 6.220 M -1 x cm -1 . Le micromoli <strong>di</strong> NADPHformate corrispondono alle micromoli <strong>di</strong> glucosiopresenti nell’aliquota <strong>di</strong> estratto <strong>in</strong>trodotto <strong>in</strong> cuvetta.N.B.: <strong>in</strong> realtà con questo sistema viene determ<strong>in</strong>atoanche il glucosio 6-P endocellulare, che è perògeneralmente presente <strong>in</strong> quantità trascurabile.Il dosaggio è effettuato a pH = 8. Si ricor<strong>di</strong>no leproprietà degli agenti tamponanti, per esempio l’acidoacetico esprime azione tamponante <strong>in</strong> un ambito <strong>di</strong> pHFig 2: Proprietà <strong>di</strong> sostanze tampone


che corrisponde al valore del rispettivo pK a ± 1, ad esempio per l’acido acetico il pK a è 4,8.Si tenga presente l’utile quadro riassuntivo riprodotto dal Catalogo SIGMA (Fig. 2 - pag. 10) dal quale sideduce che il TRIS (pK a = 8,1) è un tampone idoneo TRIZMA = TRIS).In pratica, nella cuvetta dello spettrofotometro si mescoleranno, s<strong>in</strong>o al volume f<strong>in</strong>ale <strong>di</strong> 1 ml:mM f mlTampone TRIS-HCl 1,0 M pH 8,0 .......................................... 50 ---------Estratto <strong>di</strong>luito x 20 (che contiene il glucosio da determ<strong>in</strong>are) 0.020ATP 50 mM ......................................................................... . 2.5 --------NADP 10 mM ......................................................................... 0.2 --------MgCl 2 0,5 M (<strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile) .......................................... 5 --------H 2 O ................................................................................................ 0,847Volume f<strong>in</strong>ale (<strong>in</strong> cuvetta) ....... 0,997(NB: per calcolare i volumi a partire dalle due molarità considerare il volume f<strong>in</strong>ale uguale a 1ml)Si agitano per bene le cuvette e si misura l’est<strong>in</strong>zione contro aria.Si aggiungono poi : 2 µl <strong>di</strong> HK a 2 mg/ml (cioè 4 µg) e In realtà si aggiungono 3 µl della2 µl <strong>di</strong> G6PD a 1 mg /ml (cioè 2 µg) miscela: HK/G6PD.(con l’aggiunta degli enzimi il volume f<strong>in</strong>ale totale è 1,00 ml).Si agitano nuovamente le cuvette (importante), che vengono collocate nello spettrofotometro. Si osservaun rapido aumento nella densità ottica: si legge il valore f<strong>in</strong>ale e costante nel tempo, dal quale andrà sottrattala lettura eseguita prima dell’aggiunta degli enzimi.Occorre registrare le O.D. del tempo zero (per ciascuno dei quattro campioni) e le rispettive O.D. dopol’aggiunta degli enzimi. La <strong>di</strong>fferenza (∆ O.D.) è proporzionale alla quantità <strong>di</strong> glucosio presente (si puòimme<strong>di</strong>atamente constatare che le prove 10, 20, e 30 m<strong>in</strong>uti contengono meno glucosio del tempo 0).Il campione “t =0” dovrebbe avere un ∆ O.D.= ---------- ; mentre la prova 10 m<strong>in</strong>uti dovrebbe avere ∆ OD = ------La prova 20 m<strong>in</strong>uti un ∆ OD = -------- e quella a 30 m<strong>in</strong>uti un ∆OD= -------. I valori <strong>di</strong> ∆OD sonoproporzionali al glucosio presente. Tali ∆OD devono decrescere, con il decorrere dell’<strong>in</strong>cubazione, aconferma del fatto che il glucosio viene progressivamente consumato.Dal ∆ OD si può risalire alla concentrazione del glucosio, applicando il metodo delle “<strong>di</strong>luizioni scalari” (v.pag.7). La concentrazione del glucosio al t = 0 dovrebbe corrispondere al glucosio “teorico”: laconcentrazione teorica <strong>in</strong>iziale del glucosio è 100 mM (glucosio aggiunto). Occorre anche tener conto delglucosio endogeno, che dovrebbe essere dell’or<strong>di</strong>ne del 10 mM. In def<strong>in</strong>itiva, il glucosio <strong>in</strong>iziale puòoscillare tra i 105 ed i 120 mM. Questa è un’utile verifica <strong>in</strong>terna. E’ accettabile uno scarto del 10%.La concentrazione <strong>di</strong> glucosio dovrebbe scendere (nella “prova” 30 m<strong>in</strong>uti) a 55 mM circa, con unconsumo, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, <strong>di</strong> circa 60 mM.Se le cellule <strong>di</strong> lievito sono state <strong>in</strong>cubate con Na Fosfato si dovrebbe osservare un forte aumento delmetabolismo, dell’or<strong>di</strong>ne del 100 %.12B) Determ<strong>in</strong>azione enzimatica dell’etanoloLa concentrazione <strong>di</strong> etanolo presente nei vari estratti perclorici è determ<strong>in</strong>abile me<strong>di</strong>ante l’utilizzo dellareazione catalizzata dall’enzima alcool deidrogenasi (ADH). Occorre tener presente che l’equilibrio dellareazione catalizzata dall’enzima ADH è spostato verso la formazione dell’etanolo, e non viceversa. Si puòovviare al problema sottraendo l’acetaldeide mano a mano che si forma. Infatti, perché l’etanolo presente nelcampione da analizzare sia completamente rimosso e ossidato ad acetaldeide, occorre far avvenire lareazione <strong>in</strong> un tampone a base <strong>di</strong> semicarbazide (idraz<strong>in</strong>-carbossiammide), che forma il semicarbazone con


13il gruppo carbonilico dell’acetaldeide. Ovviamente la reazione <strong>in</strong> questo verso è più lenta. Da acetaldeidead etanolo <strong>in</strong>vece, la reazione decorre spontaneamente.La reazione che avverrà <strong>in</strong> cuvetta è la seguente:NAD + NADH + H +ADHetanolo acetaldeide ∆G° = + 5.400 cal/moleNella cuvetta dello spettrofotometro si mescolano, s<strong>in</strong>o al volume f<strong>in</strong>ale <strong>di</strong> 1 ml:mM f mlTRIS-HCl-1M pH=8.............................................................. 50 ---------Semicarbazide 100 mM.......................................................... 6.2 ---------NAD + 50 mM ....................................................................... 2.00 ---------Campione (estratto perclorico neutralizzato <strong>di</strong>luito 20 X) .. 0.020H 2 O ....................................................................................… ---------Tot. 0,998(NB: per calcolare i volumi a partire dalle due molarità considerare il volume f<strong>in</strong>ale uguale a 1ml)Si aggiungono 2 µl <strong>di</strong> ADH (5 mg/ml) , cioè 25 µg.Si colloca la cuvetta nello spettrofotometro e si osserva l’aumento <strong>di</strong> densità ottica. Si legge il valore f<strong>in</strong>ale,dal quale andrà sottratta la lettura eseguita prima dell’aggiunta dell’enzima.Dai ∆OD ottenuti si risale, con il metodo delle <strong>di</strong>luizioni scalari (v. pag. 7), alle concentrazioni dei rispettivicomposti presenti nell’<strong>in</strong>cubazione orig<strong>in</strong>ale delle cellule <strong>di</strong> lievito.Il campione t = 0 dovrebbe contenere circa 12 mM etanolo (endogeno), che dovrebbe salire a 55 mM nelcampione 10’, a 73 mM nel campione 20’ e a 85 mM nel campione 30’.Calcoli stechiometriciE’ possibile risalire alla concentrazione del glucosio e dell’etanolo nella sospensione del lievito. Si partedalle concentrazioni dei rispettivi metaboliti rilevate nella cuvetta dello spettrofotometro, e si risale allaconcentrazione nell’<strong>in</strong>cubazione me<strong>di</strong>ante il metodo delle “<strong>di</strong>luizioni scalari”, già applicato durante ildosaggio della G6PD. In pratica occorre tener conto delle <strong>di</strong>luizioni successive che hanno subito i prelievidell’<strong>in</strong>cubazione.Metodo delle “<strong>di</strong>luizioni scalari”Le considerazioni che seguono si riferiscono al glucosio, ma sono riferibili, ovviamente, anche agli altrimetaboliti.Dividendo il ∆ O.D. dovuto alla ossidazione (o riduzione) del coenzima piri<strong>di</strong>nicio NADPH per 6,220,si ottengono le µmoli/ml, ovvero la mM <strong>in</strong> vaschetta. Ricor<strong>di</strong>amo che il glucosio, reagendo, produce unastechiometrica quantità <strong>di</strong> NADPH.Occorre domandarsi quale <strong>di</strong>luizione ha subito l’aliquota del campione immesso <strong>in</strong> cuvetta: corrisponderà alVolume F<strong>in</strong>ale <strong>di</strong>viso il Volume Iniziale, ovvero 1000 / 20 (se sono stati usati 20 µl <strong>di</strong> campione che sonostati immessi, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong>luiti, <strong>in</strong> cuvetta).Moltiplicando tale mM (<strong>in</strong> cuvetta) per 1000/20 si otterrà la millimolarità della soluzione dalla qualeprovengono i 20 µl <strong>di</strong> campione, ovvero l’estratto neutralizzato con K 2 CO 3 .Si procede ora a ritroso per tener conto delle <strong>di</strong>luizioni successive.Occorre moltiplicare per 20 se sono state effettuate <strong>di</strong>luizioni 20 X <strong>di</strong> tali estratti.Gli estratti neutralizzati hanno subito a loro volta una certa <strong>di</strong>luizione: 800 µl <strong>di</strong> sopranatante acido è stato<strong>di</strong>luito con 95 µl <strong>di</strong> K 2 CO 3 . Pertanto la <strong>di</strong>luizione subita corrisponde a 895 / 800, e moltiplicando per tale


14rapporto si otterrà la concentrazione del glucosio (sempre <strong>in</strong> mM) nella soluzione <strong>di</strong> provenienza,cioè nel sopranatante acido.Inf<strong>in</strong>e, tale sopranatante acido deriva da una <strong>di</strong>luizione con acido perclorico della sospensione <strong>in</strong>iziale(<strong>in</strong>cubazione): sono stati prelevati 1000 µl, che sono stati <strong>di</strong>luiti con 100 µl <strong>di</strong> acido perclorico. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> 1000µl sono stati portati a 1100 µl. Moltiplicando per 1100 / 1000 si otterrà la mM del glucosio nell’<strong>in</strong>cubazioneorig<strong>in</strong>ale.Ricapitolando:∆OD——— x6.2201.000———20× 20 ×895——— x8001100——— =1000mMmM delNADPH<strong>in</strong>vaschettaDiluizionesubita dai20 µl <strong>di</strong>estratto 20xtrasfe- riti<strong>in</strong> vaschettaDiluizione20x dell’estrattoneutralizzatoDiluizionesubitadall’estrattoacido peraggiunta <strong>di</strong>K 2 CO 3Diluizione subitadall’aliquota <strong>di</strong><strong>in</strong>cubazione <strong>in</strong>izialeper aggiunta <strong>di</strong>HClO 4 .millimolaritàdel glucosionell’<strong>in</strong>cubazioneQu<strong>in</strong><strong>di</strong> il ∆ O.D, moltiplicato per tutti i fattori sopra riportati, fornisce la mM <strong>di</strong> glucosio nella <strong>in</strong>cubazioneorig<strong>in</strong>ale (quella con il lievito vivo, dalla quale sono state prelevate le aliquote!), ovviamente riferita al untempo particolare <strong>di</strong> una dato prelievo. F <strong>in</strong><strong>di</strong>ca il coefficiente che deriva dalla riunione <strong>di</strong> tutti i fattoricostanti, che risulta uguale a 197,94. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong>:>>>>>>> ∆ O.D. x F = mM glucosio o etanolo [F = 197,84 ]


151 µmole <strong>di</strong> glucosio genera 2 µmoli <strong>di</strong> etanolo. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> su ∼60 mM glucosio consumato sidovrebbe ottenere (con 100 % <strong>di</strong> fermentazione alcolica) una produzione ∼120 mM <strong>di</strong> etanolo.Invece lo studente otterrà un valore ~73 mM etanolo, ovvero solo il 60 % del teorico.Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ~ 40% del glucosio scomparso non ha formato etanolo. Ciò è del tutto plausibile. Infatti possonoesistere altre vie metaboliche che utilizzano il glucosio. Per esempio parte del glucosio consumato (~ 15 %)produce glicerolo. Variando opportunamente le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>in</strong>cubazione (p.e. <strong>in</strong>nalzando il pH) si puòad<strong>di</strong>rittura verificare che la formazione <strong>di</strong> glicerolo prevale sulla formazione <strong>di</strong> etanolo. Inoltre esiste unaquota modesta del glucosio utilizzato (1-5 %) che è metabolizzato via Shunt dei Pentosi.I valori sopra riportati sono solo <strong>in</strong><strong>di</strong>cativi e non fanno testo. I 12 passaggi enzimatici dellafermentazione alcolica sono <strong>in</strong>fluenzati da <strong>di</strong>versi fattori. Per esempio:- stato <strong>di</strong> conservazione del campione- pH,- la freschezza delle cellule <strong>di</strong> lievito, ecc.


163° GiornoCINETICA ENZIMATICA: DETERMINAZIONE DELLA COSTANTE DIMICHAELIS -MENTENIntroduzioneSul significato dei parametri c<strong>in</strong>etici <strong>di</strong> un enzima, occorre che lo studente richiami alcuni concetti-basedell’enzimologia (v. libri <strong>di</strong> teso <strong>di</strong> Biochimica).Ricor<strong>di</strong>amo brevemente che, per una reazione catalizzata da un enzima, vale la relazione:V max v = velocità della reazionev = V max = velocità massima della reazione ( aK Msubstrato soprasaturante)1 + [ S ] = concentrazione del substrato[ S ] K M = costante <strong>di</strong> Michaelis-MentenPer una reazione a c<strong>in</strong>etica ”normale”, <strong>in</strong> un grafico con v (velocità della reazione) <strong>in</strong> funzione <strong>di</strong> [S], siottiene un’iperbole.Per verificare la legge <strong>di</strong> MIchaelis-Menten si può utilizzare il metodo della l<strong>in</strong>earizzazione grafica <strong>di</strong>L<strong>in</strong>eweaver-Burk: <strong>in</strong> pratica si riporta su grafico 1/v <strong>in</strong> funzione <strong>di</strong> 1/[S]. Tali reciproci <strong>di</strong> v ed [ S ]scaturiscono dalla relazione sopra citata espressa <strong>in</strong> forma <strong>in</strong>versa:1 1 K M 1= + ×v V max V max [ S ]I punti ottenuti dalle misure eseguite allo spettrofotometro sono riportati sul grafico dei doppi reciproci. Segiacciono su <strong>di</strong> una retta, significa che l’enzima ha c<strong>in</strong>etica “normale”, ovvero iperbolica.Esecuzione delle misureQueste osservazioni vengono eseguite sull’enzima G6PD <strong>in</strong> quanto è un enzima assai <strong>di</strong>ffuso nelle cellulesia <strong>di</strong> organismi superiori che <strong>in</strong> batteri.La misura è effettuata usando l’enzima puro, ma si potrebbe anche eseguire <strong>di</strong>rettamente su un lisato <strong>di</strong>lievito1:2, <strong>di</strong>luito ancora x 1.000.Si preparano 6 cuvette nelle quali l’unica variabile è la concentrazione del substrato (glucosio-6-P). Lequantità sono riportate <strong>in</strong> µl. I volumi dell’ H 2 O sono calcolati <strong>in</strong> modo da portare il volume f<strong>in</strong>ale a 1 ml.mM (f<strong>in</strong>ali) <strong>di</strong> G6P 0,05 0,07 0,1 0,2 0,4 1µl da aggiungere <strong>in</strong> cuvettaGlucosio-6-fosfato 10 mM 5 7 10 20 40 100TRIS-HCl 1 M pH 8 85 85 85 85 85 85MgCl 2 0,5 M 14 14 14 14 14 14NADP 10 mM 100 100 100 100 100 100Lisato 1.000x 200 200 200 200 200 200H 2 O 596 594 591 581 561 501


17Le reazioni “partono “ per aggiunta <strong>di</strong> lisato (che contiene anche l’enzima G6PD che si vuoldeterm<strong>in</strong>are. Occorre registrare sul protocollo le letture (<strong>in</strong> aumento a 340 nm) calcolando la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uto <strong>in</strong> m<strong>in</strong>uto. Me<strong>di</strong>are opportunamente <strong>in</strong> un <strong>in</strong>tervallo <strong>di</strong> almeno 4 m<strong>in</strong>uti. A tempi più lunghi si puòosservare un decremento della velocità <strong>di</strong> reazione per calo del substrato o <strong>in</strong>ibizione da prodotti. In teoriapotrebbe rendersi necessaria la estrapolazione dei valori della velocità al tempo <strong>in</strong>iziale.Preparare una tabella per ottenere i valori da riportare nel grafico dei doppi reciproci :mM (f<strong>in</strong>ali) <strong>di</strong> G6P 0,05 0,07 0,1 0,2 0,4 11/mM 20 14,28 10 5 2,5 1v (∆OD x 1000/m<strong>in</strong>)* 5,33 5,670 8,02 11 12,41 13,58v (nmoli/m<strong>in</strong>) 0,857 0,911 1,290 1,767 1,996 2,1831/v 1,166 1,097 0,775 0,565 0,501 0,458* E’ più pratico fare i calcoli con OD moltiplicato x 1000 [p. es. 0,1 OD vengono registraticome 100 “punti”. Dalla <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> tali “punti “ per 6,22 si ottengono lenmoli/m<strong>in</strong> (nano moli/m<strong>in</strong>uto) prodotte per ml <strong>di</strong> soluzione anziché le µ moli/ prodotte al m<strong>in</strong>uto perml <strong>di</strong> soluzione].Si <strong>di</strong>mensiona opportunamente un grafico con 1/ v <strong>in</strong> or<strong>di</strong>nate ed 1/ mM <strong>in</strong> ascisse. Si riportano i valori <strong>di</strong>1/v <strong>in</strong> or<strong>di</strong>nate <strong>in</strong> funzione dei valori <strong>di</strong> 1/mM <strong>di</strong> G6P <strong>in</strong> ascisse. Si traccia la retta che meglio <strong>in</strong>terpola ipunti). Si ha un’<strong>in</strong>tercetta sull’asse delle or<strong>di</strong>nate: questa corrisponde ad 1/V Max. E’ plausibile un valore <strong>di</strong>0,4 m<strong>in</strong>/nmoli. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> l’<strong>in</strong>verso dovrebbe corrispondere ad una V Max = 2,5 nmoli/m<strong>in</strong> (0,0025µmoli/m<strong>in</strong>.ml) che, moltiplicato per 5 x 1000 x 2, fornisce un valore <strong>di</strong> 25 µmoli/m<strong>in</strong>.ml <strong>di</strong> lievito, ovvero25 UI/ml <strong>di</strong> lievito. E’ utile confrontare questo valore con quello ottenuto con una sola misura, a saturazionesia <strong>di</strong> G6P che <strong>di</strong> NADP (v. pag. 13). Il valore è dello stesso or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza. Non deve esserenecessariamente co<strong>in</strong>cidente <strong>in</strong> quanto si tratta <strong>di</strong> preparazioni <strong>di</strong>verse.Per il calcolo della K M , che è l’obiettivo <strong>di</strong> questoesperimento, si misura l’<strong>in</strong>tercetta sull’asse delle ascisse,che corrisponde a −1 / K M (è plausibile un valore <strong>di</strong>9,75 mM -1 ). K M risulta, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> uguale all’<strong>in</strong>verso <strong>di</strong> 9,75.In def<strong>in</strong>itiva K M = 0,102 mM.E’ noto che la K M è espressione della costante <strong>di</strong><strong>di</strong>ssociazione del complesso enzima substrato. In questoesperimento è stata misurata la K M dell’enzima G6PDper il substrato G6P, <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> saturazione <strong>di</strong>NADP. E’ degno <strong>di</strong> nota che questa <strong>in</strong>formazioneimportante sulle proprietà <strong>di</strong> una prote<strong>in</strong>a enzimatica siastata ottenuta con il preparato grezzo, contenentemigliaia <strong>di</strong> altre attività enzimatiche. Trattasi qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong>una misura sperimentale facilmente accessible.Si può osservare che il valore <strong>di</strong> K M è relativamenteelevato, rispetto alle K M <strong>di</strong> altri enzimi.Se si considera che la concentrazione endocellulare del suosubstrato, il G6P, è <strong>in</strong>torno a 2÷5, si comprende che l’enzima è poco operativo nelle con<strong>di</strong>zioniendocellulari.In conclusione il livello modesto dello Shunt dei pentosi fofato è <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea sia con l’accertata bassa attivitàendocelluare dell’enzima G6PD, che con la sua modesta aff<strong>in</strong>ità per il substrato.


184° GiornoANALISI DEL CAMPIONE CONTENENTE ATP;ADP;AMPOgni studente riceverà un campione a concentrazione <strong>in</strong>cognita <strong>di</strong> ATP, ADP ed AMP e dovrà accertare lapresenza <strong>di</strong> tali nucleoti<strong>di</strong>, me<strong>di</strong>ante analisi qualitativa con TLC. Il campione può contenere da uno a tre <strong>di</strong>tali nucleoti<strong>di</strong>. Potrà poi essere condotta un’analisi su base quantitativa utilizzando dosaggi enzimatici.L’analisi dell’ATP utilizza lo stesso sistema utilizzato per il dosaggio del glucosio, solo che <strong>in</strong> questo caso ilglucosio è <strong>in</strong> eccesso.ADP ed AMP sono determ<strong>in</strong>ati contemporaneamente <strong>in</strong> una s<strong>in</strong>gola cuvetta. Si utilizzano gli enzimiPiruvato C<strong>in</strong>asi (PK) e Lattico deidrogenasi (LDH), per la determ<strong>in</strong>azione dell’ADP. Si passa poi alladeterm<strong>in</strong>azione dell’AMP per aggiunta <strong>di</strong> mioc<strong>in</strong>asi (MK). Nella cuvetta avvengono le seguenti reazioni:ADP ATP NADH NAD +PKLDHFosfoenol piruvato Piruvato LattatoSi opera <strong>in</strong> eccesso <strong>di</strong> fosfoenol piruvato (PEP), con una quota adeguata <strong>di</strong> NADH, che fornisca 0,8 ÷ 1,0O.D. a 340 nm. Si legge l’O.D. <strong>in</strong>iziale; si aggiungono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> i due enzimi PK ed LDH ; il NADH chescompare corrisponde stechiometricamente all’ADP presente.In 2 m<strong>in</strong> si registra il ∆ O.D.; qu<strong>in</strong><strong>di</strong> si aggiunge nella medesima cuvetta poco ATP e l’enzima mioc<strong>in</strong>asi(MK). Se è presente AMP si registrerà un ulteriore decremento dell’assorbimento a 340 nm. Infatti l’AMPreagisce con l’ATP secondo la reazione:AMP + ATPMK2 ADPL’ADP così formato verrà nuovamente registrato dallo spettrofotometro, perchè sono ancora operative lereazioni prima riportate, essendo ancora presenti i reattivi e gli enzimi che consentono <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>arel’ADP. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> avremo un ulteriore decremento, se nel campione <strong>in</strong>cognito è presente anche l’AMP.Si tenga presente per i calcoli la stechiometria: l’ADP formato per azione della mioc<strong>in</strong>asi risulterà doppiorispetto all’AMP presente; qu<strong>in</strong><strong>di</strong> il valore registrato dallo strumento andrà opportunamente <strong>di</strong>viso per sueper risalire alla effettiva concentrazione <strong>di</strong> AMP.Analisi qualitativa dei nucleoti<strong>di</strong> pur<strong>in</strong>ici me<strong>di</strong>ante cromatografia su strato sottile (TLC)Si utilizzano lastre <strong>di</strong> polietilene (materiale <strong>in</strong>erte) portanti un sottile strato (0,1 mm) <strong>di</strong> Poli Etilen Imm<strong>in</strong>ocellulosa (PEI) impregnato <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>catore <strong>di</strong> fluorescenza. Si traccia con una matita a 2 cm dal bordo unal<strong>in</strong>ea “<strong>di</strong> partenza”. In essa si depositano da 2 a 6 µl <strong>di</strong> soluzione, contenenti almeno 2 nanomoli, meglio 10,del nucleotide standard o della soluzione da analizzareLo studente riceve una soluzione standard che contiene i tre nucleoti<strong>di</strong> ATP, ADP, AMP, che è 5 mM <strong>in</strong>ciascuno dei tre. Depositandone 2 µl, si depositano <strong>in</strong> pratica 10 nmoli <strong>di</strong> ciascun nucleotide. Vengonodepositati anche 2 µl <strong>di</strong> campione da analizzare. Dopo aver asciugato le macchie (con l’ausilio <strong>di</strong> unacorrente <strong>di</strong> aria tiepida) nella vasca da TLC viene collocata la lastr<strong>in</strong>a che alla base risulterà immersa nelsolvente con la seguente composizione:NaCl 1M a pH 7.2Il solvente sale per capillarità e la cromatografia procede s<strong>in</strong>o a 4-5 cm dal bordo superiore. Si asporta aquesto punto la lastra dalla vasca cromatografica e la si asciuga. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la lastra viene irra<strong>di</strong>ata con unalampada UV che rivela la presenza dei nucleoti<strong>di</strong> fluorescenti. Con una matita si tracciano i contorni dellemacchie. Per semplificare la procedura <strong>di</strong> standarizzazione viene applicata una sola macchia contenente tuttie tre i nucleoti<strong>di</strong> che si desidera analizzare:


l’ATP si sposta <strong>di</strong> meno (R f = 0,2); l’ADP “corre” <strong>di</strong> più (R f = 0,43) e l’AMP “corre” ancor <strong>di</strong> più (R f= 0,6) (v. Fig. 4) Ovvero, più il nucleotide è fosforilato, m<strong>in</strong>ore è il suo spostamento perché il supporto <strong>di</strong>natura basica tratterrà maggiormente i composti più aci<strong>di</strong>, cioè maggiormente fosforilati.Per maggior chiarezza è qui riportato uno schema <strong>di</strong> deposizione dei campioni sulla lastra <strong>di</strong> PEI perTLC.Fig. 4 - Cromatografia su strato sottile dei nucleoti<strong>di</strong> adenilici19Fronte <strong>di</strong> avanzamentodel solventeAMPADP<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> migrazionedel solventeCampione 1 = ATP, AMPCampione 2 = ADP, AMPCampione 3 = ATP, ADPATP⇑ ⇑ 1 ⇑ 2 ⇑ 3Standard Campioni <strong>in</strong>cognitideposizione dei campioniEsecuzione dell’analisiLo studente riceverà 0,2 ml <strong>di</strong> soluzione <strong>in</strong> una provetta tipo Eppendorf, contenente da 0,5 a 5 µmoli Totali<strong>di</strong> ogni s<strong>in</strong>golo nucleotide (ATP, ADP, AMP). Possono essere presenti tutti e tre, <strong>in</strong> quantità <strong>di</strong>verse, oppureanche soltanto uno o due dei tre. Si procederà all’analisi qualitativa, depositando 2 µl del campione<strong>in</strong>cognito su lastr<strong>in</strong>a da TLC (PEI cellulosa), accanto alla miscela standard. Per irra<strong>di</strong>azione con raggi UV sipotranno rilevare le macchie dei composti presenti.Si passa qu<strong>in</strong><strong>di</strong> all’analisi quantitativa. A tal f<strong>in</strong>e occorre <strong>di</strong>luire il campione <strong>in</strong>iziale da 0,2 ml portando ilvolume ad 1 ml con H 2 O (dopo il modesto prelievo per l’analisi qualitativa). In pratica si aggiungono0,800 ml <strong>di</strong> acqua con la pipetta pneumatica da 1 ml e si agita. A questo punto ogni nucleotide ècontenuto, se presente, <strong>in</strong> una concentrazione compresa tra 0,5 e 5 µmoli per ml (cioè 0,5 ÷ 5,0 mM).Analisi dell’ATPSi pre<strong>di</strong>spone la cuvetta come precedentemente specificato per l’analisi del glucosio e si aggiungono 20 µldella soluzione <strong>di</strong>luita a concentrazione <strong>in</strong>cognita <strong>di</strong> ATP (al posto <strong>di</strong> 0,020 ml <strong>di</strong> estratto perclorico <strong>di</strong>luito20x). Si immette anche il glucosio <strong>in</strong> eccesso. In def<strong>in</strong>itiva le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> dosaggio sono le seguenti:mlTampone TRIS-HCl 1,0 M pH 8,0 ................................................. 0,050Campione (che contiene l’ATP da determ<strong>in</strong>are) ......………………. 0,020Glucosio 0,1 M ................................................................................. 0,050NADP 10 mM ............................................................................... 0,020MgCl 2 0,5 M (<strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile) ..................................................... 0,010H 2 O ................................................................................................ 0,847Volume f<strong>in</strong>ale (<strong>in</strong> cuvetta) ....... 0,997


20Lo studente può verificare teoricamente che il ∆ O.D. potrà variare da 0,062 (per 0,5 µmoli consegnate) a0,622 (per 5 µmoli consegnate). Il ∆ O.D. registrato, <strong>di</strong>viso per 6,220, fornirà le µmoli presenti <strong>in</strong> cuvetta.Moltiplicando per 50 (valore che considera la <strong>di</strong>luizione subita dal campione <strong>in</strong> cuvetta) si otterranno leµmoli totali, che lo studente ha ricevuto con la Eppendorf.Questo è il valore da riportare nella relazione, per il s<strong>in</strong>golo nucleotide ATP, <strong>in</strong><strong>di</strong>cando ovviamente zero seeventualmente è assente (si tenga presente che è possibile riscontrare tracce anche <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> assenza, <strong>in</strong>quanto i componenti che ha ricevuto lo studente non sono puri al 100 % ). La eventuale assenza <strong>di</strong>nucleoti<strong>di</strong> riceverà conferma dall’analisi qualitativa TLC.Analisi dell’ADPIn una cuvetta da spettrofotometro si aggiungono iseguenti volumi :TRIS 1,0 M - pH 8,0 ................... 0,050 mlCampione .................................... 0,030 mlNADH 5 mM .............................. 0,030 mlPEP 0,1 M .................................... 0,010 mlMgCl 2 0,5 M ............................... 0,010 mlH 2 O .............................................. 0,866 mlTot.0,996 mlSi agita e si registra l’O.D. <strong>in</strong>iziale a 340 nm;qu<strong>in</strong><strong>di</strong> si aggiungono 2 µl <strong>di</strong> Piruvato c<strong>in</strong>asi e 2 µl<strong>di</strong> LDH. Dopo circa 2 m<strong>in</strong>uti si legge allospettrofotometro l’O.D. f<strong>in</strong>ale. Il ∆ O.D. (<strong>in</strong>decremento) corrisponde all’ADP presente nelcampione. La quantità precisa verrà ricavata con uncalcolo identico a quello utilizzato per ricavarel’ATP.Analisi dell’AMPNella stessa cuvetta, dopo aver eseguito la determ<strong>in</strong>azione dell’ADP, si aggiungono 4 µl <strong>di</strong> ATP 50 mM(0,2 µmoli totali), si agita e si attende circa 2 m<strong>in</strong>uti per dar modo alle eventuali impurezze <strong>di</strong> ADPcontenute nell’ATP aggiunto <strong>di</strong> reagire con la PK etc. Si legge nuovamente l’O.D. <strong>in</strong>iziale e si aggiungono2 µl <strong>di</strong> Mioc<strong>in</strong>asi. Dopo 2 m<strong>in</strong>uti si può leggere il valore <strong>di</strong> O.D. Il ∆ O.D. (<strong>in</strong> decremento) corrisponde aldoppio dell’AMP presente.Se l’OD scende al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> ∼ 0,18 occorre fare attenzione : il NADH aggiunto risulta <strong>in</strong>sufficiente e <strong>di</strong>fatto è stato quasi tutto ossidato a NAD. In tal caso occorre ripetere le misure per ADP ed AMP, utilizzandosolo 10 µl del campione (ricordandosi poi <strong>di</strong> moltiplicare per 100 anziché per 50). L’AMP potrebbe <strong>in</strong>fattirichiedere un O.D. maggiore <strong>di</strong> quello <strong>di</strong>sponibile, anche perchè ossida - con la catena <strong>di</strong> reazionirealizzata <strong>in</strong> cuvetta - una quantità doppia <strong>di</strong> NADH rispetto a quello ossidato dall’ADP. Infatti, con 5µmoli (quantità massima) <strong>di</strong> AMP il ∆ O.D. teorico con 20 µl <strong>di</strong> campione sarebbe 1,244. In presenzaeventuale <strong>di</strong> altre 5 µmoli <strong>di</strong> ADP (la quantità massima), il ∆ O.D. teorico con 20 µl sarebbe 1,244 + 0,622(max per ADP)= 1,866; ben superiore ai teorici (O.D. = 0,933, <strong>di</strong>sponibili con 0,030 ml <strong>di</strong> NADH 5 mM).∆ O.D. dovuto all’ADP ed il ∆ O.D. dovuto all’AMP (quest’ultimo dev’essere opportunamenteIl<strong>di</strong>viso per due ) debbono essere <strong>di</strong>visi per 6,22 e moltiplicati per 50 per avere la concentrazione espressa <strong>in</strong>millimolarità (mM) del campione, che corrisponde alle µmoli / ml, ovvero alle umoli totali ricevute dallostudente. Si moltiplicherà <strong>in</strong>vece per 100 se <strong>in</strong> cuvetta sono stati trasferiti 10 µl <strong>di</strong> campione.


21N.B. Ciascuno gruppo <strong>di</strong> lavoro è tenuto a re<strong>di</strong>gerela relazione con l’analisi dei dati ottenuti, da consegnareuna settimana dopo la conclusione del laboratorio.Nella relazione non devono essere descritte la procedureeseguite, ma riportate soltanto le letture eseguite allostrumento, con le osservazioni essenziali circa i processiosservati. Occorre altresì allegare i grafici ottenuti conle misure c<strong>in</strong>etiche, con le relative elaborazion<strong>in</strong>umeriche.Ogni studente consegnerà, alla f<strong>in</strong>e del turno, la schedache gli verrà consegnata dal docente (che può ancheritagliare dalla presente pag<strong>in</strong>a), dove <strong>in</strong><strong>di</strong>cherà ilnumero del campione <strong>in</strong>cognito ricevuto, ed i risultatiottenuti (espressi <strong>in</strong> µmoli totali) me<strong>di</strong>ante l’analisicromatografica ed enzimatica del campione aconcentrazioni <strong>in</strong>cognite <strong>di</strong> nucleoti<strong>di</strong> adenilici.Nella relazione non dovranno comparire i dati relativialla prova <strong>in</strong>cognita.------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------LABORATORIO DI BIOLOGIA SPERIMENTALE IIsettore : Chimica BiologicaRISULTATI DELL ‘ ANALISI DEI NUCLEOTIDI ADENILICI :Nome e Cognome : .................................................................................n° del campione : ........ ........................ATP ADP AMP


µ moli ...................... ............................ .............................22Data ................................. Firma .........................................................

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