I monopoli al tempo del Ducato di Parma e Piacenza - Camera di ...

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ECONOMIA E TERRITORIOIl contrabbandodei sigari eradiffuso. Monopolistatali, finanzieri eguardie doganalitentarono diopporvisi, masenza riuscire asoppiantarloto piemontese con sei qualità nazionali(prezzi da 36 lire a 9 lire) e cinque estere(da 90 lire a 33 lire) tutte di tipo Avana.Nelle quattro legazioni le 11 qualità nazionaliofferte vanno da 18 lire a 5 lire,per un totale di 281.139 kg comprensividi 100 Dama per Signore. Sono 10 lemarche estere: dagli esclusivi Imperialidi prima e seconda qualità, da 144 lire e117 lire, di cui si vendono 2 kg e 3 kg,ai vari tipi di Avana e Cuba, il cui prezzominimo è comunque di 28 lire, vendutiin soli 159 kg. Insieme con i nazionali, ilquantitativo totale è di 281.298 kg, conun consumo pro capite di 0,277 kg.Sul mercato modenese non sono esitatisigari esteri ma solo nazionali, tra cui:“l’uso Avana“ da 10 lire; il Virginia tra 4lire e 5 lire (senza bottone), che risulta ilpiù venduto con 163.447 kg e che oltreappennino va a 2,5 lire; e i Piemontesi da9,2 lire, venduti in 9.970 kg. Il totale deisigari fumati nel modenese è di 186.234kg, cioè 0,375 kg a persona.Nel parmense i sigari esteri sono quattroqualità di Avana, venduti tra 29 lire e 14lire; della prima si vendono 75 kg, le altrequalità tutte insieme sommano 535 kg,per un consumo totale di esteri e nazionalidi 66.357 kg, equivalenti a 0,141 kgpro capite.La morale conclusiva di questi dati mettein evidenza la presenza di un contrabbandodiffuso e situazionale, cui inutilmentesi oppongono monopoli statali, finanzierie guardie doganali e che rimarrà in ereditàdai vecchi ai nuovi governi.Nel 1875 Alessandro Anserini accusavail Monopolio dello Stato di indebitarsiall’estero per importare 12 milioni dilire all’anno di tabacco da Brasile e StatiUniti, non producendo il mercato internoche la dodicesima parte del consumo,nonostante la fertilità del suolo adattoalla pianta.Anserini sosteneva che gli amministratoridel Monopolio, seguendo «le tradizionirestrittive degli antichi regimi, preferisconogravare il Paese di questa spesa anzichéincoraggiare la coltura indigena, pertimore che qualche cittadino usasse deltabacco senza pagare la gabella». Solola Sicilia godeva del privilegio della liberacoltivazione della pianta.Lo Stato gestiva ben 18 fabbriche ditabacco, con l’impiego di circa 15.000persone, sette macchine a vapore e 28idrauliche, con un valore di produzioneannua di oltre 98 milioni di lire.Quest’ultimo valore corrisponde a 3,55lire pro capite su una popolazione di27.570.000 abitanti residenti, un consumodoppio rispetto a quello denunciatodai vecchi Stati, falcidiati dal contrabbandoper un buon 50% (ma di nuovo, nel1875, soggetti alla stessa patologia socialeed economica, in misura, a nostroavviso, sempre del 50%).Nel primo bilancio preventivo dell’Emilia,Gioacchino Napoleone Pepoli iscrissetra le categorie di spesa ordinarie quelledel servizio tabacchi, che si possono riassumerecome segue.Al lotto vince semprelo statoIl lotto può (oppure no) aver avuto originedall’estrazione di cinque senatori della Repubblicadi Genova su 900 candidati nelXVI secolo, ma è la dimostrazione di quantaattenzione e velocità d’esecuzione sia capa-ECONOMIA E TERRITORION. Denominazione Spese ordinarie85 Personale 123.77086 Spese di ufficio e attività 6.082,687 Aggio ai magazzinieri dei tabacchi 100.79088 Paghe agli operai della manifatt. tabacchi 491.475,8*89 Fitti locali 5.165,790 Manutenzione degli edifizi governativi 6.200**Totale della categoria 733.484,1* Le paghe degli operai delle Manifatture nelle Romane sono molto maggiori che negli antichi Stati sardi. Il governo dell’Emilia - scrivePepoli - stimò pericoloso e ingiusto diminuirle.** Spesa propria della manifattura Modenese.N. Denominazione Spese ordinarie54 Personale direzioni divisionali 57.14855 Vincite 778.53056 Aggio ai ricevitori 104.33757 Spese diverse 53.471Totale della categoria 993.48631PARMA economica
ECONOMIA E TERRITORIOECONOMIA E TERRITORIOce l’erario di uno Stato per trovare un modonuovo di “spennare” i propri sudditi, gestendodirettamente - con una privativa pubblicao dando in gestione per appalto - ladiffusione locale delle ricevitorie e tenendoben salda in mano la fonte delle giocate conun’azienda specifica controllata.Tra fine Settecento e Ottocento, il giocodilagò a fianco dell’istituzione delle privativedei tabacchi - cui si aggiunse quella delsale, da sempre esercitata direttamente daivari Stati - costituendo una preziosa fontedi entrate e, forse ancor di più, una preziosarisorsa per le uscite, dirette per tutti glioperatori del settore e indirette per l’arbitrarietàdell’affidamento del retail ai sudditi piùbenemeriti.Il lotto non rientra nella categoria delle lotterie,perché «queste danno luogo ad unazione in giudizio solo quando sono state legalmenteautorizzate, mentre il lotto non habisogno di alcuna autorizzazione, in quantoè la legge che gli attribuisce liceità e fa sorgereobblighi giuridici».Certamente molto più antiche le lotterie, dicui i romani erano assidui giocatori, al puntoche Augusto creò le lotterie di Stato e Neronele perfezionò, dotandole di ricchissimipremi.In età moderna, nel 1448 si ha notizia che aMilano, per far affluire denaro alle casse delloStato, venne istituita una lotteria con settepremi da 300, 100, 75, 50, 30, 25 e 10scudi. Nell’800 fu un rincorrersi di lotterie:per le fanciulle povere a Macerata (1847),per la grande lotteria toscana (1852), per lalotteria di Palazzo Braschi (1862) che mettevalo stesso palazzo come primo premio.Vi furono poi quelle legate alle esposizioniuniversali, dell’associazione della stampaperiodica in Italia (1886) e la lotteria gestitadalla Banca d’Italia per trovare i fondi per lecelebrazioni cinquantenarie del 1911.Gli antichi Stati avevano una grande attenzionea non far dilagare le lotterie a scapitodel lotto da loro esercitato in regime diprivativa. Anzi, negli Stati sabaudi furonoproibite nel 1855 per timore della concorrenzaesercitata proprio contro il lotto. Unapagina inedita di grande interesse precedel’inventario del fondo del lotto dell’archiviodi Stato di Parma in età borbonica, redattoda Marzio Dall’Acqua per il lungo periodoche va dal 1736 al 1805 (già in età napole-Le lotterie statalirisalgono altempo di Augusto.Nerone le dotòdi ricchissimipremi. Nell’800proliferarono intutta Italia, ma gliStati impedironoche ciò accadessea scapito del lotto,da essi esercitatoin regime dimonopolioPARMA economica32A lato e alla paginaseguente immagini ditabacchiere di epocanapoleonica, entrambegentilmente concesse dalMuseo Glauco Lombardidi Parma
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