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al Museo Nicolis - Veteran Car Club "Enrico Bernardi"

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ore del <strong>Museo</strong> dell’automobileLuciano guidava person<strong>al</strong>mente i visitatoriraccontando segreti e retroscena.Sovente in maniche di camicia, lacravatta un po’ <strong>al</strong>lentata, le tiracche inbella vista, trasmetteva quella genuinitàdi chi si è fatto da solo. Era cosìcon tutti, politici o impiegati, vescovi ocurati, ministri o portaborse, professorio studenti. A tutti trasmetteva passionee concretezza. E se il di<strong>al</strong>ogo sifaceva lungo, lasciava intendere chela conversazione era finita con un“Bene” di commiato.Era uno spettacolo osservarlo mentreparlava con il pubblico. Perché leparole erano rivolte agli interlocutorima lo sguardo era solo per le auto. Eloro sorridevano con fan<strong>al</strong>i e i radiatori,riconoscenti di quell’affetto anticoche le aveva s<strong>al</strong>vate d<strong>al</strong>l’oblio.Generoso e schietto, evitava i convenevoli.Se intuiva che l’interesse delvisitatore non era semplice curiosità,gli apriva le porte segrete dei sotterranei,che erano l’abracadabra di ognicollezionista, con dozzine di vetture,ricambi, gomme, vecchi vestiti, lanterne,libri, stemmi, numeri di gara,insomma la magia privata. Aveva,<strong>Nicolis</strong>, il fiuto della scoperta. Sempre<strong>al</strong>l’erta per acciuffare la rarità ecostantemente informato da collaboratoriinternazion<strong>al</strong>i che tenevanod’occhio le auto reg<strong>al</strong>i, quelle che nonsarebbero mai comparse in rete osugli annunci delle riviste.Perchè auto e uomini seguono spessodestini a par<strong>al</strong>leli. Dagli <strong>al</strong>tari <strong>al</strong>la polvere.E viceversa. Forse anche perquesto a Luciano piaceva raccontarela storia della Astura, costruita in ununico esemplare prima della guerraper Gigi Villoresi e poi miseramentecaduta nelle mani dei m<strong>al</strong>viventi.Venne recuperata in Svizzera doveera stata sequestrata d<strong>al</strong>la polizia aicontrabbandieri che la usavano per lastraordinaria potenza del suo motore.Ma anche perché, sotto i lunghi cofani,venivano stipate sigarette e orologi.Lui la s<strong>al</strong>vò e ne fece la regina delsuo museo.Dell'Isotta Fraschini 8AS, anno 1929,amava i velluti e i legni pregiati, luiche, in gioventù, di velluti e legni pregiatinon ne aveva proprio visti. Perquesto fu felice del primo premio <strong>al</strong>concorso internazion<strong>al</strong>e Louis Vuittondi Parigi e si mise <strong>al</strong> volante fingendosiautista quando Martin Scorsesevenne a chiederglielo. Con l'Ans<strong>al</strong>do22 8 cilindri del 1930, conquistò un<strong>al</strong>tro <strong>al</strong>loro <strong>al</strong> raffinato concorso d'eleganzadi Villa d'Este. Premi e riconoscimentiche non gli avevano mai fattomontare la testa, perché conservavacaparbiamente, testardamente, radicisolide e piedi ben piantati per terra.Un uomo che non si vergognava diricordare gli anni duri della gavetta."Nel dopoguerra", raccontava passeggiandofra Ferrari e Bugatti, "commerciavocarta e mi ricordo ancora le <strong>al</strong>begelide nella campagna veronesequando dovevo spingere il carro perchéil cav<strong>al</strong>lo era sfiancato e scivolavasul ghiaccio". Silvia, la più giovane deitre figli, <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e Luciano ha affidatoda anni il futuro del museo, dovràdifendere e v<strong>al</strong>orizzare quelle radici.Giordano Mozzi e Roberto Loi arrivano <strong>al</strong> Duomo di Villafranca sulla Lancia Astura, in testa <strong>al</strong> corteoIl ritrovo <strong>al</strong> <strong>Museo</strong> <strong>Nicolis</strong> per la commemorazione funebre7


ORE 8,30 RITROVO PARTECIPANTI A GREZZANAORE 10,00 PARTENZA PRIMA SALITA STALLAVENA-BOSCOORE 10,30 PRIMA PROVA REGOLARITA’ A CERROORE 11,30 PARTENZA SECONDA SALITA STALLAVENA-BOSCOAspettando la StDomenica 17 Giugno 2012 torna la rievocazionedella St<strong>al</strong>lavena-BoscoChiesanuova organizzata d<strong>al</strong> <strong>Veteran</strong> <strong>Car</strong><strong>Club</strong> Bernardi e d<strong>al</strong> Bosco <strong>Club</strong> Veicolid’Epoca e giunta ormai <strong>al</strong>le sedicesimaedizione. Nel 2011, la nostra gara piùimportante ha meritato d<strong>al</strong>l’Asi l’ambitoriconoscimento “Manovella d’oro” (foto).Il percorso complessivo sarà di circa 130chilometri tot<strong>al</strong>i. Le prove di abilità cronometrate,<strong>al</strong> solo scopo di stilare una classificadi merito, saranno composte da tregruppi di pressostati per un tot<strong>al</strong>e di cinquantaprove di abilità con controlli <strong>al</strong> centesimodi secondo. L’accesso <strong>al</strong>le provesarà regolato da un controllo orario diingresso e uno di uscita non coincidenticon l’inizio e la fine dei rilevamenti. E’ previstoun controllo orario di partenza aventelo scopo di interv<strong>al</strong>lare le partenzemedesime ed un controllo di arrivo entroun tempo massimo. Le iscrizioni chiuderanno<strong>al</strong>le ore 24 del 10 giugno 2012. Ogniinformazione potrà essere richiesta pressola Segreteria del <strong>Veteran</strong> <strong>Car</strong> <strong>Club</strong>Bernardi nei consueti orari precisati a pagina2 o <strong>al</strong>l’Associazione St<strong>al</strong>lavena BoscoVia A. Cristofoli 16 37138 Verona, e-mail:info@st<strong>al</strong>lavenabosco.it e st<strong>al</strong>lavenabosco@gmail.com,telefonoe fax 045566390. La quota di partecipazione è fissatain 120 euro per ogni equipaggio. Offertespeci<strong>al</strong>i per i <strong>Club</strong> con la formula 5+1, (6equipaggi) per 600 euro. I conduttoriammessi dovranno presentarsi d<strong>al</strong>le ore8.30 <strong>al</strong>le ore 9.30 del 17 giugno 2012 presso“Redoro”, via Marconi, a Grezzana diVerona per espletare le form<strong>al</strong>ità pre-gara.4Jaguar XK 120Fiat Abarth 850 TC


<strong>al</strong>lavena-BoscoORE 12,00 SECONDA PROVA REGOLARITA’ A CERROORE 13,30 TERZA SALITA E PROVA A CERROORE 13,45 PRANZO RISTORANTE VENERANDAORE 14,30 ARRIVO A BOSCO E PREMIAZIONIDurante tutto il percorso della manifestazione ipartecipanti dovranno rispettare le norme di circolazionee le disposizioni impartite d<strong>al</strong> giudiceunico e avere una condotta di guida cosciente eprudente. Non dovranno, inoltre, fermare la vettura,indietreggiare, invertire la marcia e/o ostacolarein qu<strong>al</strong>siasi modo gli <strong>al</strong>tri equipaggi nellezone di controllo individuate dai cartelli di inizio edi fine. In particolare sarà vietato aprire le portieredurante il rilevamento di passaggio, sporgersidai finestrini o d<strong>al</strong>la sagoma dell’ auto così comesarà vietata ogni sporgenza non prevista d<strong>al</strong>costruttore applicata <strong>al</strong>la carrozzeria (i cosìddettimirini di qu<strong>al</strong>siasi materi<strong>al</strong>e) che deturpino l’immaginedella vettura. Sarà però consentita l’applicazionedi un segn<strong>al</strong>e di riferimento sulla carrozzeriatramite non più di due segmenti dinastro adesivo della lunghezza massima didieci centimetri l’uno. Sarà anche vietato esserecollegati via radio, telefono, con auto o motod’appoggio che vadano ad aprire il percorsoprecedendo la vettura. L’inosservanza deidivieti elencati nei punti precedenti comporterà,da parte del delegato Asi, l’adozione di provvedimentidisciplinari graduati in base <strong>al</strong>la gravitàe <strong>al</strong>la rilevanza della trasgressione, ivi compres<strong>al</strong>’esclusione d<strong>al</strong>la classifica. Verranno premiatii più abili nelle varie categorie, da classificastillata dai cronometristi, e in particolare:-Primi dieci classifica assoluta (in base ai coefficientiAsi )-Primi cinque con cronometri an<strong>al</strong>ogici-Il miglior equipaggio femminile-Trofeo Flavio Massella <strong>al</strong> Navigatore più giovane.-Trofeo Giannantonio Bortoletto <strong>al</strong>l’auto di particolareinteresse storico.Porsche 550 e Jaguar XK 120Triumph TR25


1972-2012: ricordo di “Noris” caNoris posa per i fotografi nella caratteristica tenuta da corsa anni Sessanta, vicino <strong>al</strong>la sua Porsche 906Correva con le auto tedesche, le Porsche,le uniche che nella gare in s<strong>al</strong>ita di cinquant'annifa facevano vedere i sorci verdi<strong>al</strong>le Ferrari. Molto prima delle Abarth,delle Lola, delle Osella.Noris, gentleman driver di razza, veronesed'adozione (era nato il 23 luglio 1922ad Albino <strong>al</strong> Serio, vicino Bergamo) avevadeciso di ritirarsi d<strong>al</strong>le competizioni pochesettimane dopo aver compiuto il mezzosecolo, nell'estate del 1972. Non fecetempo a onorare la promessa. Morì il 26agosto 1972 durante le prove dellaM<strong>al</strong>egno-Borno, giusto quarant'anni fa.Non fu solo la morte di un uomo, ma diun'intera generazione romantica e <strong>al</strong>tempo stesso spregiudicata di piloti chenegli anni Cinquanta e Sessanta riuscì aconiugare la passione agonistica con gliimpegni profession<strong>al</strong>i e la cura della famiglia.Senza sponsor, senza bisarche private<strong>al</strong> seguito, senza contratti faraonici,insomma senza tutto qu<strong>al</strong>l'apparato ched<strong>al</strong>la seconda metà dei Settanta in poicambiò l'automobilismo in business.Trasformando fat<strong>al</strong>mente in affare pubblicociò che fino a quel momento era stataun'espressione individu<strong>al</strong>e, una sfida,quasi un azzardo privato.Con bolidi di inaudita potenza, complicileggi e regolamenti forse troppo tolleranti,questi piloti si avventavano sulle s<strong>al</strong>ite deimonti it<strong>al</strong>iani per demolire record conquistatil'anno prima. Non adottavano particolariprecauzioni. Molti guidavano mostrida 300 cav<strong>al</strong>li con la Lacoste, i jeans dicotone leggero, i mocassini sformati che16


Noris su Porsche 904 che aveva dipinto di colore rosso18Noris con la figlia Luisella nel 1966, pochi minuti prima della partenza di una cronosc<strong>al</strong>ataBreno. Nelle cronosc<strong>al</strong>ate le vie di fughenon c'erano. E i guard-rail erano un option<strong>al</strong>.Chi affrontava il campionato di velocitàin s<strong>al</strong>ita sapeva che la posta in giocoera elevata perché la roccia da una partee i burroni d<strong>al</strong>l'<strong>al</strong>tra non davano scampo.Erano la trama e l'ordito per tessere quellasfida contro il tempo. Come il filo tesoper gli acrobati grande <strong>al</strong>tezze, senza retedi protezione, il vuoto sotto mentre il pubblicotrattiene il fiato col naso <strong>al</strong>l'insù. Masoprattutto senza <strong>al</strong>ternative in caso diimprevisto, un guasto, una sbandata, ilfondo sdrucciolevole, una chiazza d'olio,la frenata lunga.La carriera di Noris era iniziata <strong>al</strong>la MilleMiglia del 1952, a trent'anni, con unaLancia Aurelia B 20. La moglie lo aspettavaa San Michele Extra, il suo paese, adieci chilometri da Verona. Voleva s<strong>al</strong>utarlo.Lui arriva a Peschiera sparato, sbandae centra il pilastro di sostegno di un ponte.Quando i soccorritori aprono le porteammaccate dell'Aurelia fumante, lui ècosì a m<strong>al</strong> partito che lo credono morto.Ma la tempra è forte e dopo qu<strong>al</strong>chemese le fratture multiple sono solo unricordo.In quei giorni fa una promessa sapendo dimentire: "Elide, ho deciso, non corro più".Un'adorabile bugia. Perché dopo l<strong>al</strong>'Aurelia acquista una Maserati, una Fiat


LE VITTORIE ASSOLUTE DI "NORIS" NELLECRONOSCALATE E IN PISTA DAL 1959 AL 1972La caratteristica apertura ad <strong>al</strong>i di gabbiano della Porsche 9068V e approda ad una Porsche-Abarth. E'l'inizio del grande amore con la casa diStoccarda, che di Noris annotava conriguardosa attenzione i consigli e le esperienze.Quasi un tester privato che ognivolta, prima sulla 904 e poi sulla 906 (lamitica <strong>Car</strong>rera 6) forniva consigli preziosie suggerimenti utili ai piloti uffici<strong>al</strong>i dellacasa tedesca impegnata nel campionatoeuropeo della montagna contro la squadrauffici<strong>al</strong>e Ferrari capitanata daLudovico Scarfiotti. La sbandata fat<strong>al</strong>e, ilcolpo di fulmine per Maranello lo contagiònel 1967, l'anno dopo la strepitosa vittoria<strong>al</strong>la St<strong>al</strong>lavena-Bosco, la gara di casa. Glipiaceva troppo il profilo sinuoso dellarossa Dino Ferrari di Edoardo GabardiLu<strong>al</strong>di, forse l’avversario più temuto. Cosìsi decise. Telefonò a Maranello e chiese diparlare con Enzo Ferrari. "Il Commendatoreperò non fu molto accogliente",racconta la figlia Luisella, "perchédopo averlo ricevuto con gentilezza ebenevolenza iniziò a paventargli parecchiedifficoltà per avere una delle sueauto. E mio padre non era certo il tipo chestava ad aspettare, che faceva anticamera".Così, come pochi <strong>al</strong>tri, Noris ringraziò,si scusò per il disturbo, e tornò a flirtarecon le veloci vetture tedesche. Acquistòuna Porsche 907 ma ne rimase deluso.Tornò <strong>al</strong>lora a disputare qu<strong>al</strong>che gara con19596 ORE "ESSO" - Maserati ZagatoRIMINI - S.MARINO (Emilia R.) - Maserati ZagatoCRONOSCALATA ALPE DEL NEVEGAL (Veneto) -Maserati Zagato1960CAMPIONATO ITALIANO GRAN TURISMO -Maserati Zagato1962CRONOSCALATA ALPE DEL NEVEGAL (Veneto) -Porsche AbarthAGORDO - FRASSENE' (Veneto) - Porsche Abarth1963CAMPIONATO ITALIANO GRAN TURISMO -Porsche 904 Gts1964LA MAGIONE - VEROLI (Lazio)COPPA DELLA COLLINA (Toscana)CAMUCIA - CORTONA (Toscana)CRONOSCALATA CITTA' DI MONOPOLI (Puglia)FASANO - SELVA (Puglia)MALEGNO - BORNO (Lombardia)COPPA NISSENA (Sicilia)TROFEO "CONCHIGLIE SHELL" (V<strong>al</strong>lelunga)COPPA "FISA" - Classe 2000 GT (Monza)Tutte su PORSCHE 904 GTS1965ALGHERO - SCALA PICCADA (Sardegna)VITTORIO VENETO - CANSIGLIO (Veneto)GUARCINO - CAMPOCATINO (Lazio)TROFEO VAL D'INTELVI (Lombardia)CASTIONE - PASSO PRESOLANA (Lombardia)CAMPIONATO ITALIANO GRAN TURISMOTROFEO "CONCHIGLIE SHELL"Tutte su PORSCHE 904 GTS1966STALLAVENA - BOSCOCHIESANUOVA (Veneto)PIEVE S.STEFANO - PASSO DELLO SPINO(Toscana)CIVIDALE - CASTELMONTE (Friuli)BOLOGNA - PASSO RATICOSA (Emilia R.)VITTORIO VENETO - CANSIGLIO (Veneto)PREDAPPIO - ROCCA (Emilia R.)BOLZANO - MENDOLA (Trentino Alto Adige)TRIESTE - OPICINA (Friuli)ASCOLI - COLLE S.MARCO (Marche)TRAPANI - MONTE ERICE (Sicilia)Tutte su PORSCHE CARRERA 61967PIEVE S.STEFANO - PASSO DELLO SPINO(Toscana)TOLMEZZO - VERZEGNIS (Friuli)ORVIETO - LA CASTELLANA (Umbria)Tutte su PORSCHE CARRERA 61968CASTELL'ARQUATO - VERNASCA (Emilia R.)ANTIGNANO - MONTE BURRONE (Toscana)Tutte su PORSCHE CARRERA 61969TRIESTE - OPICINA (Friuli) - Porsche 910 C1970TOLMEZZO - VERZEGNIS (Friuli)BORMIO - STELVIO (Lombardia)MALEGNO - BORNO (Lombardia)CRONOSCALATA ALPE DEL NEVEGAL (Veneto)COPPA A.C. VERONA (Monza)Tutte su PORSCHE 910 C1971CASTELL'ARQUATO - VERNASCA (Emilia R.)BORMIO - STELVIO (Lombardia)Tutte su PORSCHE 908 C1972BORMIO - STELVIO (Lombardia)VERZEGNIS - SELLA (Friuli)G.P. LOTTERIA MONZA (Lombardia)AGORDO - FRASSENE' (Veneto)Tutte su PORSCHE 908 C19


Il caratteristico passaggio sul ponte di Vajo Cav<strong>al</strong>lo con le scritte che incitano i piloti20A Bosco Chiesanuova nel 1966 Noris fuma la prima sigaretta dopo la vittori<strong>al</strong>a fidata <strong>Car</strong>erra 6 e approdò <strong>al</strong>la 910 conla qu<strong>al</strong>e, nel 1970, vince a Monza la"Coppa Città di Verona", lasciando <strong>al</strong>lesp<strong>al</strong>le gente del c<strong>al</strong>ibro di RiccardoneBenelli e Antonio Zadra, entrambi suAbarth 2000. Alla gara partecipa ancheCorrado Manfredini con la potentissimaFerrari 512, data per favorita. Ma in prov<strong>al</strong>a grossa Ferrari prende fuoco eManfredini non si ferma subito. E l'auto,appena acquistata a Maranello per 25milioni di <strong>al</strong>lora, viene completamentedivorata d<strong>al</strong>la fiamme.Il pericolo c'era. Ma si preferiva non parlarne."Anche in casa", racconta Luisella,"quando mia madre passava con decisione<strong>al</strong>l'attacco chiedendogli di piantarlacon le corse lui sdrammatizzava sempre,diceva che i giorn<strong>al</strong>i esagerano sempre".Un giorno tornò d<strong>al</strong>la Trieste-Opicina disabato, il giorno prima della gara. La figli<strong>al</strong>o s<strong>al</strong>uta stupita e gli chiede ragione diquel rientro improvviso. Lui cambia discorsoe fa capire che è meglio nonimpressionare la mamma. La figlia capisce,lo abbraccia con tenerezza e lui lanciaun lamento. Insieme <strong>al</strong>zano la magliettagi<strong>al</strong>la e scoprono una scheggia dell'auto(o di quel che ne era rimasto) ancoraconficcata nelle carne resa livida da unvasto ematoma. "Luisella ti prego, nonuna parola con tua madre, siediti a tavola


La 906 (detta <strong>Car</strong>rera 6) fu per Noris l’auto più vittoriosae sorridi", mormora lui con un filo di voce.Un'<strong>al</strong>tra volta tornò col piede tumefatto.Nel violento impatto il piantone dello sterzogli aveva scavato una profonda feritasull'<strong>al</strong>luce e lui non poteva più indossare imocassini neri. C'era il pericolo che ilmedico gli revocasse il permesso d'idoneità.Lui risolse il problema a modo suo.Tagliò le scarpe, in modo da non premeresulla ferita, e si presentò sorridente <strong>al</strong>leverifiche mediche. Con le c<strong>al</strong>ze dipinte dinero per dissimulare il gonfiore e confonderele idee. Sorrise anche il giornoprima di morire. Al ristorante aveva appenasussurrato a sua moglie l'ennesimapromessa. "Elide, con quest'anno chiudo,basta gare". Nemmeno il tempo di finire lafrase ed ecco arrivare il solito amico d<strong>al</strong>l<strong>al</strong>ingua lunga: "Ciao Noris, sei qui con lasolita Porsche o con la Lola che hai appenaordinato?".26 agosto 1972: i resti della Porsche 908C Noris nei pressi del traguardo della St<strong>al</strong>lavena - Bosco 1966 che vincerà21


La Porsche della Squadra CorseOlivieri-B<strong>al</strong>lini su Porsche 911 <strong>al</strong> Montecarlo-SestriereOlivieri: d<strong>al</strong> tri<strong>al</strong> <strong>al</strong>le storicheLuciano Olivieri, vice presidente del nostro <strong>Club</strong>, ha un<strong>al</strong>unga storia agonistica iniziata negli anni Settanta quandocorreva con moto tri<strong>al</strong>. In quella stagione della sua vita conquistòil terzo posto nel trofeo region<strong>al</strong>e e la stessa posizionenel trofeo Beta. Erano moto aspre ed aggressive cheandavano guidate con grinta, equilibrio e precisione. Il passaggio,quasi una maturazione, <strong>al</strong>le vetture storiche avvienenegli anni Ottanta quando Olivieri si avvicina <strong>al</strong>le autod’epoca. Di notevole spirito agonistico, ha partecipato con lamoglie Fiorenza B<strong>al</strong>lini a numerose e importanti gare diregolarità. Nel 2010 è risultato terzo di classe <strong>al</strong> R<strong>al</strong>lyReviv<strong>al</strong> V<strong>al</strong>pantena, così come nel 2011. Sempre nel 2011è stato il migliore della Squadra Corse Grifo Rosso <strong>al</strong> TrofeoNuvolari. Quest’anno si è piazzato quarto <strong>al</strong> R<strong>al</strong>lyCampagnolo e <strong>al</strong> Lessinia. Forte l’impegno di Olivieri anchesul fronto istituzion<strong>al</strong>e dell’Automotoclub Storico It<strong>al</strong>iano:d<strong>al</strong> 2006 consigliere della Commissione <strong>Club</strong>, che presiededa due mandati consecutivi.Scuro-Fiegl su Porsche 911 <strong>al</strong> R<strong>al</strong>lye Montecarlo HistoriqueLo scorso gennaio sarà ricordatoda tutti come un incuboper il gelo e la neve che bloccavanol’It<strong>al</strong>ia e tutti gli automobilisti<strong>al</strong>le prese con neve eghiaccio. Proprio in quei giorni,il nostro socio AlbertoScuro, presidente e fondatoredella Squadra Corse GrifoRosso, ha affrontato il R<strong>al</strong>lyedi Montecarlo Historique suPorsche 911S con il fido navigatoreAlessandro Fiegl suuna Porsche 911S. Come idue veronesi, c’erano <strong>al</strong>tri 290partecipanti che, in pienoinverno, hanno raggiuntoMontecarlo dopo essere partitida Barcellona, Torino,Varsavia, Glasgow, Reims e Oslo. Gli abbandonisono stati 35, i classificati 214. Scuro e Fiegl hannomacinato chilometri e chilometri su una biancaPorsche 911S, portando a termine in zona centr<strong>al</strong>edella classifica questa autentica maratona dove è giàun onore arrivare <strong>al</strong>la fine. Erano 65esimi assoluti(su 400 in gara) e terzi fra gli it<strong>al</strong>iani quando la loroPorsche sul Col de Turini ha accusato qu<strong>al</strong>che noiatecnica, il che non ha impedito ai veronesi di tagliareil traguardo. Davvero un bel risultato. Scuro hapartecipato con i colori della Grifo Rosso <strong>Veteran</strong> <strong>Car</strong><strong>Club</strong> Bernardi e poche settimane prima di lui <strong>al</strong>trinostri soci hanno affrontato la Winter Marathon. Fraquesti “coraggiosi” c’erano Morellato-Morellato suBugatti, Pirola-Fumanelli su Aston Martin e Bonfante-Morellato su Citroen, tutti in gara su auto scoperte,con il meteo che scendeva a meno venti sui passidolomitici. A Montecarlo Scuro ha guidato per ventidueore consecutive arrivando letter<strong>al</strong>mente stremato:“Le prove speci<strong>al</strong>i erano delle mulattiere con bucheprofonde mezzo metro e <strong>al</strong>ti muri di neve ai lati, cen’era t<strong>al</strong>mente tanta che in <strong>al</strong>cuni tratti non vedevonemmeno più le tracce dell’auto che mi precedevaanche se era partita un minuto prima di me”, ha raccontatoScuro che ha scelto la Porsche 911S “perchénegli anni Settanta fu un’auto vincente nelle mani delgrande Bijorn W<strong>al</strong>degaard”. Già, W<strong>al</strong>degaard. Fu l’unicopilota da r<strong>al</strong>ly a vincere diverse gare mondi<strong>al</strong>i inun arco di tempo di quasi quarant’anni. Clamorosa fula sua reazione <strong>al</strong> R<strong>al</strong>ly di Sanremo 1976 quando untroppo diligente direttore sportivo Cesare Fiorio glichiese quel sacrificio (rinunciare <strong>al</strong>la vittoria a favoredel prediletto Sandro Munari) sempre molto amara dadigerire. All’ultima prova speci<strong>al</strong>e le due potentiStratos di Munari e W<strong>al</strong>degaard potevano ancora giocarsila vittoria assoluta ma l’ordine di scuderia era10


Grifo Rosso a MontecarloMunari-Mannucci su Fulvia HF 1600 vincitori del R<strong>al</strong>lye di Montecarlo 1972primo Munari secondo W<strong>al</strong>degaard, che per giuntaera in testa, con un vantaggio di quattro secondi primadell’ultimo tratto cronometrato. Incassato l’ordine, losvedese non fece una piega. Si avvicinò <strong>al</strong> nastro dipartenza e quando il giudice di gara abbassò la bandieraper dargli il via, lui restò fermo, bloccato, giustoper annullare il vantaggio che aveva accumulato contanta fatica e dunque partire <strong>al</strong>la pari con Munari. Perquattro secondi, non un decimo in più, la Stratos-Alit<strong>al</strong>ia restò immobile, friggendo. Poi W<strong>al</strong>degaardpartì come un forsennato, le gomme roventi che mordevanol’asf<strong>al</strong>to, e tirò fuori anche l’anima d<strong>al</strong>la Lanciabiancoverde riuscendo a fare meglio di Munari che,pur correndo sullo stesso tipo di auto, si beccò <strong>al</strong>triquattro secondi. Dopo avere vinto, il pilota nordicodisse a tutti arrivederci e grazie. E firmò un contrattocon la Ford che lo accolse a braccia tese. Lo scorsoinverno gli appassionati hanno ricordato un’<strong>al</strong>tra bellavicenda sportiva, il quarantesimoanniversario della nottemagica sul Col de Turini 1972quando la Lancia Fulvia HF1600 di Sandro Munari eMario Mannucci riuscì a vincereil R<strong>al</strong>lye di Montecarlo,beffando l’agguerrita concorrenza.La Lancia Fulvia HF,guidata d<strong>al</strong> ‘Drago diCavarzere’ riuscì a compiere ilmiracolo, tante volte sfuggito.Per tutta la gara era rimastaterza, a poca distanza d<strong>al</strong>leAlpine Renault. La prova speci<strong>al</strong>edecisiva si rivelò l’ultima,il Turini, la famosa notte deilunghi coltelli. Le AlpineRenault pagarono le “strapazzate”<strong>al</strong> cambio, e una dopo l’<strong>al</strong>tra si ritirarono. LePorsche erano già indietro, pen<strong>al</strong>izzate da una erratascelta di pneumatici. E così Munari-Mannucci, forti dianni di esperienza, vinsero il Montecarlo ed entrarononella storia dei r<strong>al</strong>ly. Per celebrare quella vittoriavenne <strong>al</strong>lestita una serie di Coupé 1,3 S con livreaan<strong>al</strong>oga <strong>al</strong>la vettura da corsa. Ad ingoiare amaro furoi cugini francesi, sempre un po’ spocchiosetti, sicuri divincere con le azzurre berlinette, per<strong>al</strong>tro disegnateda un carrozziere it<strong>al</strong>iano. Erano così certi di farcelache nella s<strong>al</strong>a stampa della direzione di gara, la famosa“permanence”, iniziò a girare un comunicato chepregava i giorn<strong>al</strong>isti internazion<strong>al</strong>i di non abusaredella parola “Armata Alpine” per annunciare la vittoria.Che invece andò <strong>al</strong>la rossa Fulvia HF, con la biancascritta ‘Lancia It<strong>al</strong>ia’ sul cofano nero, un messaggioche inorgoglì un Paese intero riscattandolo da tantequotidiane umiliazioni.La Porsche di Scuro-Fiegl sfida la bufera di neve sul Col de TuriniUna squadra pepe e s<strong>al</strong>eDinamica come sempre l’attività sportiva della SquadraCorse Grifo Rosso che nel 2011 ha portato dodici auto<strong>al</strong>la Coppa d’Oro Dolomiti e nel 2012 ha visto <strong>al</strong>cuni suoi<strong>al</strong>fieri partecipare, oltre <strong>al</strong> R<strong>al</strong>ly di Montecarlo Historique,anche <strong>al</strong>la Winter Marathon, la Coppa delle Alpi, ilMantovano Volante, il Gran Premio Città di Verona, ilR<strong>al</strong>lye dell’Amicizia, la S<strong>al</strong>ita delle Torricelle, il LessiniaR<strong>al</strong>lye Sport e la Mille Miglia. Patron e B<strong>al</strong>bo sono arrivatiquinti assoluti <strong>al</strong>la Coppa delle Alpi 2012 e l’anno scorsohanno vinto il Trofeo Bentley <strong>al</strong>le "Mitiche Sport aBassano". Perbellini è arrivato settimo <strong>al</strong> GP Città diVerona, ventesimo in Franciacorta mentre l’anno scorsoha vinto la prima edizione del 356 Brescia Campiglio,quinto <strong>al</strong>la St<strong>al</strong>lavena-Bosco, oltre a 18 partecipazioni<strong>al</strong>la Mille Miglia con ottimi risultati (sesto, settimo, ottavo,nono e decimo assoluti nelle varie edizioni). Il veroneseha pure vinto nel 2001 la Winter Marathon e, per ben duevolte, le "Mitiche Sport a Bassano".11


Scopriamo insieme i tePer cinque puntate sono comparse su questa rivista le pagine intitolate “Scopriamo insva i lettori <strong>al</strong>la scoperta delle sue auto. Pochi giorni prima della sua scomparsa, avvenut22La Lancia Appia venne presentatanel 1953 e rappresentò per anni la filosofiacostruttiva -elegante, affidabile egeni<strong>al</strong>e- della casa torinese. Fu tanto ilsuccesso dell’Appia che venne re<strong>al</strong>izzatain ben tre serie, prima, seconda eterza. L’ultima versione venne commerci<strong>al</strong>izzatafino <strong>al</strong> 1963 quandoormai bussava <strong>al</strong>la porta l’erede, laberlina Fulvia, che avrebbe adottato latrazione anteriore. Il motore 1100 cc.dell’Appia aveva una potenza contenuta,appena 38 cav<strong>al</strong>li, che le permettevadi raggiungere i 120 orari, m<strong>al</strong>a solidità dell’insieme, l’esclusività di<strong>al</strong>cuni accessori, la perfezione dellafiniture, ne fecero da subito una berlinadi livello medio-<strong>al</strong>to, nella tradizion<strong>al</strong>efilosofia Lancia. Su questa autovettura-che vide anche versioni sportivecarrozzate Zagato- la distribuzioneera a v<strong>al</strong>vole in testa, comandatada due <strong>al</strong>beri a camme nel basamento.La linea richiamava un po’ l’Ardea,di cui era la raffinata evoluzione, e unpo’ la sorella maggiore Aurelia, la berlinadi gamma <strong>al</strong>ta. <strong>Car</strong>atteristicadell’Appia, in tutte e tre le versioni, er<strong>al</strong>’apertura delle portiere che aprivanol’intera fiancata.La 1100/103 fu la prima berlina Fiat dimedie dimensioni del dopoguerra.Presentata <strong>al</strong> S<strong>al</strong>one di Ginevra nelmarzo 1953 (lo stesso anno in cui laLancia presentò l’Appia prima serie) ilnome di questa vettura corrispondeva<strong>al</strong>la sua cilindrata, come un tempo laFiat usava fare. Così la 500, la 600, la850, la 1100, la 1300, la 1500, la 1800,la 2100 e la 2300, permettevano anche<strong>al</strong> cliente meno ferrato e più sprovvedutodi individuare la caratteristica tecnicadella cilindrata sin d<strong>al</strong> nome dell’automobile,intuendo di conseguenzapotenza e velocità. La 1100 aveva unmotore di quattro cilindri che non superavai 115 <strong>al</strong>l’ora ma era solido e affidabile,ancorché non particolarmente brillante.L’accoglienza di quest’auto fugenerosa, anche a cagione del prezzocontenuto, che rendeva la 1100 la piùeconomica fra le concorrenti it<strong>al</strong>ianedella stessa fascia, ossia Appia eGiulietta. Anche perché, <strong>al</strong>l’epoca, gliacquisti di vetture straniere eranoimproponibili a causa della forte pressionedei dazi d’ingresso, della ridottarete commerci<strong>al</strong>e della concorrenza edella conseguente difficoltà nel reperirei ricambi.


sori del <strong>Museo</strong> <strong>Nicolis</strong> (V^ puntata)ieme i tesori del <strong>Museo</strong> <strong>Nicolis</strong>”, una fortunata rubrica dove il fondatore accompagnaasabato 21 aprile 2012, Luciano <strong>Nicolis</strong> aveva raccontato la storia di queste auto…L’Alfa Romeo Giulietta TI (Turismointernazion<strong>al</strong>e) è la più potente dellaserie che richiama il nome dell’eroinashakespeariana. Venne presentata nel1957 e poi venduta in 92 mila esemplari,con un motore di 1300 cc capace di sviluppare65 cav<strong>al</strong>li e raggiungere la velocitàdi 155 orari, di tutto rispetto per l’epoca.Il suo problema era la rumorosità, tant’èvero che la prima serie delle Giuliettapresentata <strong>al</strong> pubblico fu la ‘Sprint’(1954), aggressiva coupè d<strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e laclientela Alfa poteva anche accettare un“vigoroso” contributo sonoro come unapiacevolezza sportiva. I vertici dell’AlfaRomeo speravano nel frattempo di poterrisolvere il problema acustico delle berline,che vennero infatti presentate solo unanno dopo, nel 1955. La Giulietta vennere<strong>al</strong>izzata anche in versione spider esport, con <strong>al</strong>lestimenti speci<strong>al</strong>i che ottennerogenerose conferme nelle gare ins<strong>al</strong>ita e in pista. Il modello di colore neroin collezione <strong>al</strong> <strong>Museo</strong> <strong>Nicolis</strong> è del 1957,anno in cui questa berlina trovava comeavversarie di gamma la Lancia Appia e laFiat 1100/103, la prima molto elegante, laseconda più economica e popolare.La Fiat 1100S Motto interpreta lo spiritogeni<strong>al</strong>e ed artistico del dopoguerra it<strong>al</strong>iano,quando bravi carrozzieri riuscivanoa far volare modesti telai e motori diridotta cilindrata. Uno di questi fu RoccoMotto, che nel 1925, a 21 anni, venneassunto presso la Martelleria Maggioradi Torino in qu<strong>al</strong>ità di capo reparto. Nel1932 aprì una sua carrozzeria, in viaOrta, dove costruiva soprattutto scocchegrezze per conto di carrozzieri e caseautomobilistiche dell'epoca, fra cuiPininfarina, Ghia e Lancia. Nel 1938re<strong>al</strong>izzò una Siata con carrozzeria barchettautilizzando la meccanica della"Topolino". Dopo il conflitto, Motto trasferìl'attività in via Bardonecchia e sispeci<strong>al</strong>izzò in vetture da competizione in<strong>al</strong>luminio. Tra il 1946 ed il 1949 firmò icorpi vettura di <strong>al</strong>cune Alfa Romeo,Cisit<strong>al</strong>ia e Fiat. Con quest'ultima instauròun rapporto di collaborazione per lare<strong>al</strong>izzazione delle scocche della Fiat1100 S. Proprio su questo esemplare -che <strong>al</strong>la fine degli anni Quaranta ha partecipatoanche <strong>al</strong>le Mille Miglia- Silvia<strong>Nicolis</strong> ha preso parte a ‘Le miticheSport a Bassano’ 2011.23


Scopriamo insieme i teLa Baker Rauch & Lang modello‘Double drive coach’ fu una delle primevetture elettriche e rappresenta un’autoassolutamente anticipatrice dei tempimoderni. Oggi tutte le case hanno <strong>al</strong>lostudio progetti per s<strong>al</strong>vare le città d<strong>al</strong>l’inquinamentograzie ai motori elettrici.L’americana Baker venne prodotta giustoun secolo fa, d<strong>al</strong> 1911 <strong>al</strong> 1921, epoteva contare su un’autonomia dicirca 70 chilometri. Sull’argomento,Luciano <strong>Nicolis</strong> espresse in più diun’occasione il suo pensiero: “La progettazionedelle auto ha privilegiato pertutto il corso del Novecento lo schemacostruttivo con motori a scoppio <strong>al</strong>imentatia benzina. Non si può certodire che gli ingegneri abbiano brillato difantasia. Oppure dobbiamo domandarciper qu<strong>al</strong>i motivi economici e politici icostruttori abbiano pervicacementeinsistito con un’unica mod<strong>al</strong>ità trascurando<strong>al</strong>tre soluzioni che avrebberopotuto essere sviluppate con beneficiconsiderevoli per la mobilità e l’ecosistema”.Parole profetiche <strong>al</strong>la luce dellacrisi ambient<strong>al</strong>e che costringe oggi <strong>al</strong>lachiusura dei centri, <strong>al</strong>le targhe <strong>al</strong>terne ea molte misure di restrizione per la circolazionedelle auto.La Fongri del 1950 non potrebbe certamentepartecipare a un gran premio diformula 1, ma rappresenta uno dei tantifrutti della geni<strong>al</strong>ità costruttiva del dopoguerrait<strong>al</strong>iano. Il telaio è reticolare conpuntoni a tiranti di tubi d’acciaio <strong>al</strong>cromo-molibdeno. La carrozzeria è in“pelle” d’<strong>al</strong>luminio che richiama le morbidelinee delle vetture grand prix dell’epoca.Va infatti ricordato che proprio nel1950 la Fia (Federation internation<strong>al</strong>ede l’automobile) inaugurava il Campionatodel Mondo di Frmula 1 e probabilmentela fantasia di molti piccolicostruttori era stata stimolata da bolididi fama e campioni di rango. Il motore diquesto “bolidino” è di soli 150 cc a duetempi ed è un Puch, di derivazionemotociclistica. Il cambio è a tre velocità.La trasmissione è a catena, propriocome sulle moto dell’epoca. Lo sterzo èa cremagliera. La vetturetta, sulle piccolissimedimensioni della qu<strong>al</strong>e Luciano<strong>Nicolis</strong> amava spesso celiare con amicie visitatori del museo, è impreziosita daun bel volante Nardi. Dopo pochi anni,<strong>al</strong>la fine dei Cinquanta, vennero introdottela Formula Junior, piccole monopostoche diventarono p<strong>al</strong>estra permolti futuri campioni.24


sori del <strong>Museo</strong> <strong>Nicolis</strong>(V^ puntata)Porsche 911. Nella seconda metàdegli anni Cinquanta la Porsche 356iniziava a sentire il peso degli anni,ragion per cui venne iniziato lo studio diun prototipo d<strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e nascerà la 911.La nuova Porsche, presentata nel 1963<strong>al</strong> S<strong>al</strong>one di Francoforte, venne subitodenominata 901. “La sigla con lo zero”,spiega <strong>Nicolis</strong>, “era stata depositata daPeuegot che minacciò un’azione leg<strong>al</strong>ee per questo la casa tedesca dirottòsulla sigla 911 che conquistò subitouna buona affermazione”. La 911 erauna coupé 2+2 con motore posteriore asb<strong>al</strong>zo. Il 6 cilindri boxer raffreddato adaria aveva una cilindrata di 1991 cc euna potenza massima di 130 CV. Daquella versione, nacquero infinite evoluzioni.Nel 1966 venne lanciata la 911S che, grazie ad una serie di modifiche<strong>al</strong>l'<strong>al</strong>bero motore, profilo dei pistoni,v<strong>al</strong>vole maggiorate, raggiungeva unapotenza di 160 CV. Negli ultimi trent’annianni la gamma 911 si è arricchita conmolti <strong>al</strong>tri modelli di cilindrata decisamentesuperiore, vicina ai quattro litri,tutte molto solide, affidabili, sportive e<strong>al</strong> tempo stesso eleganti. Davvero unmodello che non poteva mancare <strong>al</strong><strong>Museo</strong>.La Volkswagen 1600 Maggiolone èuna delle evoluzioni del celeberrimo‘Maggiolino’ costruito in 21 milioni diesemplari d<strong>al</strong> 1938 <strong>al</strong> 2003. La Cabrionera del 1976 ritratta in questa foto èdotata di un propulsore di 1600 cc. epuò raggiungere i 130 <strong>al</strong>l’ora.Certamente Adolf Hitler non immaginavauna evoluzione così raffinata ed elegantedell’auto del popolo (WolksWagen) che lui stesso commissionò aFerdy Porsche nel lontano 1935. Unanno dopo, nel 1936, videro la luce iprimi tre prototipi. Nel 1938, aWolfsburg, venne <strong>al</strong>lestita una fabbricaper la produzione in larga serie dellaWolkswagen, l’auto che avrebbe motorizzatola Germania. Lo stesso BenitoMussolini, che con il dittatore nazistaaveva firmato il cosiddetto “Patto d’acciaio”,inviò in Germania un contingentespeci<strong>al</strong>izzato di 3000 uomini per collaborare<strong>al</strong>la costruzione del primo insediamentoindustri<strong>al</strong>e. Quando vennepresentata, nel 1939, costava menodella Fiat 500A, la ‘Topolino’. Nel dopoguerra,la Volkswagen divenne simbolodella generazione “beat” che la ribattezzòpiù simpaticamente ‘Maggiolino’facendola diventare un’icona di libertà.25


Esami Asi <strong>al</strong> MUna simpatica Bianchina a cofano aperto attende, paziente, il verdetto dei commissariProprio vero che nella vita gli esami nonfiniscono mai, come diceva il grandeEduardo. Sabato di carnev<strong>al</strong>e è toccatoai collezionisti di auto d’epoca. Ma nonv<strong>al</strong>eva la regola che a carnev<strong>al</strong>e ognischerzo v<strong>al</strong>e. Tutto era invece moltoserio. Al <strong>Museo</strong> <strong>Nicolis</strong> si sono presentatiun centinaio di auto d’epoca per sottoporsi<strong>al</strong> severo giudizio dei commissariAsi, l’Automotoclub storico it<strong>al</strong>iano cheda Torino, capit<strong>al</strong>e dell’automobile, certific<strong>al</strong>a bontà dei restauri e la correttezzadegli interventi sulle auto del Novecento.Solo i promossi hanno avuto il privilegioOcchi esperti per identificare i particolari tecnici delle auto sottoposte <strong>al</strong>l’esamedi esporre l’agognata ‘Targa Oro’ sulradiatore delle loro vetture. Gli <strong>al</strong>tri sonostati respinti, proprio come a scuola. Orimandati, che nel mondo delle auto storichesignifica “cortesemente invitati” arimediare <strong>al</strong>le magagne del tempo conaggiustamenti più fedeli <strong>al</strong>l’origin<strong>al</strong>e.Personaggi difficili, i collezionisti.Quando carrozzieri e meccanici li vedonoarrivare si mettono le mani nei capelli.Perché sono esigenti e puntigliosi. Prontia spaccare il … bullone in quattro. C’ègente che aspetta mesi (spesso anniinteri) per trovare la tappezzeria, il fan<strong>al</strong>ino,il collettore, il parafango. Poi la lungatrafila dei controlli, degli assemblaggi,delle verniciature. Un percorso di guerracapace di mettere a dura prova anche ilpiù paziente degli appassionati. Le buccedi banana sono ad ogni metro. Basta unavite sbagliata, un filo elettrico non conforme,una ton<strong>al</strong>ità di colore scappata dimano <strong>al</strong> carrozziere e zac, si finisce nell<strong>al</strong>ista nera. Perché il restauro, costatoparecchi quattrini, non è avvenuto aregola d’arte. I giudici arrivano da ogniparte d’It<strong>al</strong>ia. Si chiamano commissari. AVillafranca erano sedici. Autentici cervellonisu marche specifiche. C’era quelloche sa vita morte e miracoli sulle autoinglesi. Quello che mangia pane e Ferraria colazione pranzo e cena. C’era lo speci<strong>al</strong>istain auto anteguerra, l’esperto nelledopoguerra, il guru delle spider it<strong>al</strong>iane, ildotto sulle francesi, il navigato sulleinglesi. Enciclopedie viventi. Al <strong>Museo</strong><strong>Nicolis</strong> hanno incontrato GiorgioCristofori, commissario tecnico del<strong>Veteran</strong> <strong>Car</strong> <strong>Club</strong> Bernardi, che ha fattola parte del commissario interno, delbuono, del profe amico che ha accompagnatogli studenti nel lungo cammino del12


useo <strong>Nicolis</strong>Ha ancora la targa origin<strong>al</strong>e della capit<strong>al</strong>e questa bella Cisit<strong>al</strong>ia colore amarantorestauro fino <strong>al</strong>l’esame di laurea, strizzache s<strong>al</strong>e e lingua che si imbroglia davanti<strong>al</strong>le domande che indagano, frugano,cercano. Anche se i capelli sono bianchi,anche se gli anta sono passati da unpezzo. Eppure la forza della passionemuove le montagne. Perché nelVeronese i club federati Asi sono sei etirando le somme arrivano a cifre notevoli.Il più antico è il <strong>Veteran</strong> Bernardi diVillafranca con quasi mille soci. In cittàc’è l’Historic <strong>Car</strong>s <strong>Club</strong> Verona che superai 1300, a Bardolino c’è il Benaco AutoClassiche con più di 250 e quasi 300 neconta il <strong>Veteran</strong> <strong>Car</strong> <strong>Club</strong> Legnago, oltreai 350 del Bianchina <strong>Club</strong> diCasteldazzano e ai 220 del RegistroGiulia. Molti collezionisti hanno più diun’auto. Decidessero di muoverle tutteinsieme potrebbero fare una sfilata concinquemila vetture. In questi giorni poi,vigilia d’estate, sono già scesi in garagea lucidare le cromature, stringere i bulloni,rabboccare l’olio e controllare se illetargo invern<strong>al</strong>e ha fatto qu<strong>al</strong>che danno.Gente speci<strong>al</strong>e, che cerca nell’automobiledel passato quello stile di vita anniCinquanta e Sessanta che aveva i tempiPer ingannare l’attesa un collezionista legge il quotidiano nell’abitacolo della sua Ferrari 330 GTCpiù lenti, i ritmi più equilibrati. E pur diviaggiare retrò mette in conto il rischio direstare a piedi a metà del viaggio con lospinterogeno che fa le bizze, la dinamorotta, il carburatore che si ingolfa o ilmotore che semina olio, come facevaPollicino con le briciole di pane. Inguaribiliromantici che resistono <strong>al</strong>la modernità. Ecoccolano le 1100 azzurrine con le codeappuntite, la Giulietta che si dava le arienelle autostrade anni Sessanta, la Flaviache faceva sentire ricchi, la 600 con leporte ‘a vento’, quelle che davano spettacolose scendeva una ragazza con legonne corte e strette. Per loro, i patiti delle“auto d’antan”, guidare con il navigatoresatellitare, l’abs, il controllo di trazione e ilcomputer di bordo sarebbe come scriverecon la biro per il collezionista di stilografiche.Non c’è gusto, non c’è piacere. E adispetto di norme sempre più draconiane,targhe <strong>al</strong>terne, domeniche a piedi,bollini blu e controlli di emissione semprepiù severi, le loro automobili, pur se condannatedai tempi moderni, continuano afilare col vento in poppa sui listini di tuttele aste nazion<strong>al</strong>i e straniere. Alla facciadello spread.13


Quando Ferrari coOggi sono gli appassionati a seguire leFerrari sui circuiti di tutto il mondo, intivù o in rete. Ma quasi un secolo fa er<strong>al</strong>o stesso Enzo Ferrari a girare l’It<strong>al</strong>ia el’Europa come pilota. Per due voltecorse anche a Verona, come testimonianole immagini che lo ritraggonodavanti <strong>al</strong>l’Arena su una potente AlfaRomeo RLSS nel 1924 e <strong>al</strong> Circuito delPozzo nel 1929, sempre su Alfa. Fra il1919 e il 1931 partecipò a diversecorse automobilistiche. La sua primacompetizione fu una corsa in s<strong>al</strong>ita, laParma-Poggio di Berceto del 5 ottobre1919, ad appena 19 anni, su CMN(acronimo di Costruzioni meccanichenazion<strong>al</strong>i). L’inizio, quello compresonegli anni che vanno d<strong>al</strong> 1919 <strong>al</strong> 1924,fu sicuramente il periodo sportivo piùsignificativo. In quell’arco di tempo ilfuturo costruttore di Modena si misuròcon personaggi del c<strong>al</strong>ibro di Maserati,Nuvolari, Ascari, Brilli-Peri. La svoltaavvenne <strong>al</strong> Gran Premio d’Europa del1924 che quell’anno si disputò a Lione.Ferrari era diventato pilota uffici<strong>al</strong>edell’Alfa Romeo e la casa milanese loaveva iscritto con il numero di gara 19.Lui però non si presentò <strong>al</strong> via.Volarono molte chiacchiere. M<strong>al</strong>ore?Paura? Non si seppe mai. Quasi mezzosecolo dopo, nell’ottobre 1976, perun’an<strong>al</strong>oga vicenda, lo stesso EnzoFerrari (stavolta nei panni del costruttore)non ebbe pietà con l’austriaco NikiLauda che si fermò –molto ragionevolmente-a causa dell’acquatorrenzi<strong>al</strong>e che<strong>al</strong>lagava la pista delFuji, in Giappone,rinunciando così <strong>al</strong>titolo che andò aJames Hunt. In ognicaso, la rinuncia diLione segnò una svoltaimportante. Da <strong>al</strong>loraFerrari prese partesolo a gare minori, arischio limitato, e semprea fini promozion<strong>al</strong>idella concessionariaAlfa Romeo, dellaqu<strong>al</strong>e, nel frattempo,era divenuto titolare.Dunque una sceltad’impresa più che unascelta sportiva.Correre sì, ma non <strong>al</strong>volante. Dunque un“far correre” più cheun correre in primapersona. Verona ebbeil privilegio di vederloin azione come pilotaper ben due volte. La prima fu il 23marzo 1924 <strong>al</strong>la S<strong>al</strong>ita delle Torricelle,su Alfa Romeo RLSS, con la qu<strong>al</strong>e siclassificò secondo assoluto, la secondavolta il 2 giugno 1929 quando, suAlfa Romeo 6C 1750, giunse quintoassoluto <strong>al</strong> Circuito del Pozzo, che sicorreva vicino a San GiovanniUna lunga scia di polvere sollevata d<strong>al</strong>l’Alfa Romeo 6C di Enzo Ferrari <strong>al</strong> Circuito del Pozzo del 1929 concluso <strong>al</strong> quinto postoLupatoto. Sulle Torricelle la prima edizionedella cronosc<strong>al</strong>ata si svolse l’11novembre 1923. Quell’anno la vittoriaandò a Riccardo Menegardo suBianchi. L’anno dopo, la gara si svolsein primavera, esattamente il 23 marzo1924. Vinse Mario Bendinelli suCeirano ma <strong>al</strong> secondo posto, ad appenaotto secondi, si classificò EnzoFerrari su Alfa Romeo. La corsa automobilisticasi svolse anche nel 1925 enel 1926. Poi venne sospesa per quattroanni. Tornò a disputarsi nel 1931 enel 1932. Ancora una lunga pausa, stavoltafino <strong>al</strong> 1950, prima edizione deldopoguerra, domenica primo ottobre,14


eva a VeronaEnzo Ferrari su Alfa Romeo RLSS davanti <strong>al</strong>l’Arena nel 1924: arriverà secondo <strong>al</strong>la S<strong>al</strong>ita delle Torricelleda ripetersi due volte. Nel 1950, 1951 enel 1952 vinse il veronese GiulioCabianca su Osca 1100. Nel 1954 lavittoria andò a Gerino Gerini su Ferrari2715 e nel 1954 a Paolo Marzotto suFerrari 3000. Nel 1955 il vincitore fuCamillo Luglio su Ferrari 3000. Alle suesp<strong>al</strong>le i veronesi Bruno Ruffo (Maserati2000) e Giulio Cabianca (Osca 1500).Nel 1956 tornò a vincere Cabianca(Osca 1500). Nel 1957 <strong>al</strong>la gara veronesesi iscrissero 221 piloti, recordassoluto di partecipazione. Ma unavera e propria classifica di questa ultimaedizione non venne redatta dagliuffici<strong>al</strong>i di gara a causa dell’incidentecapitato <strong>al</strong>la Ferrari3000 di ErasmoCrivellari “Kammamuri”che piombònella folla assiepatanella penultima curva,nei pressi di CastelloSan Felice, provocandocontusioni a quattrospettatori. GiulioCabianca su Osca1500 fu l’autore delmiglior tempo nellaprima manche(1’31”3) ma non potèconcludere la competizione,a causa dellasospensione decretatadagli organizzatoridopo il sinistro. Daquel giorno la corsavenne soppressa. Ilmedesimo percorsoospitò nel dopoguerraanche <strong>al</strong>cune competizionimotociclistiche.Nel 1958, gli organizzatoridell’ Automobile<strong>Club</strong> Verona inaugurarono laSt<strong>al</strong>lavena-Bosco, la qu<strong>al</strong>e richiamòappena una sessantina di iscritti nellaprima edizione sfiorando i trecento nell’ultima,disputata nel 1968. Un’<strong>al</strong>trafamosa gara veronese degli anni Ventifu il Circuito del Pozzo che collegavaForte Tomba, San Giovanni Lupatoto ePozzo, su un tracciato di 12 chilometrie mezzo <strong>al</strong> giro. Tutte le quattro edizioniandarono <strong>al</strong>le Bugatti guidate daAlessandro Consonno (1926),Gaspare Bona (1927), Tazio Nuvolari(1928) e Giovanni Alloati (1929). EnzoFerrari partecipò <strong>al</strong>l’ultima edizione,quella del 1929, e si classificò quintoassoluto su Alfa.15


Mercedes 600: seDicono che l’abito non fa il monaco.Però qu<strong>al</strong>che volta v<strong>al</strong>e il contrario. Unavolta una bella automobile era importante<strong>al</strong>meno quanto lo spread. Non acaso l’auto si chiamava “di rappresentanza”.E la vista di quelle vetture lucidenei telegiorn<strong>al</strong>i in bianconero, con tantodi bandierine che garrivano sui parafanghianteriori e i governanti assisi a s<strong>al</strong>utarecon morbidi cenni della mano, contribuiva,più del famigerato spread, acondizionare l’opinione che la gente sifaceva di quella nazione. Nel 1963, <strong>al</strong>S<strong>al</strong>one di Francoforte, a vent’anni esattid<strong>al</strong>le disfatte che l’avrebbero portata<strong>al</strong>la sconfitta nella seconda guerramondi<strong>al</strong>e, la Germania decise di riappropriarsi,attraverso la casa di puntad’<strong>al</strong>lora, ovvero la Mercedes, del prestigioautomobilistico conquistato neglianni Trenta con le “Grosser” stelle d’argento.A ben guardare fuun’anticipazione del primatotedesco, oggi cosìbeffardamente sventolatocon i problematicibund. Quasi una prova,meccanica e semovente,della capacità di risorgered<strong>al</strong> disastro bellico.Alla Mercedes, d’intesacol governo tedesco,volevano qu<strong>al</strong>cosa daesibire <strong>al</strong> mondo.Pensarono, <strong>al</strong>lora, cheuna straordinaria levaper rinforzare la“Germania uber <strong>al</strong>les” sarebbe stataun’auto di rappresentanza per i potentidella terra. Il progetto della 600 W100prese forma nel 1959, grazie a PaulBracq, responsabile del centro stiledella casa tedesca. All’inizio, i primischizzi indugiarono su linee americaneggianti.Poi, fortunatamente, prev<strong>al</strong>se(Marchionne gentilmente annoti) unostile più europeo, essenzi<strong>al</strong>e e geometrico,particolarmente in voga negli anniSessanta, forse un po’ inquinato daabbondanti cromature. Le misure eranoextr<strong>al</strong>arge e la produzione prevedevatre modelli: berlina, pullman e landaulet(raccomandata a sovrani e capi di statoche ancora volevano esibirsi in pubblicoabbassando l’ultima parte della capote).Consuetudine abbandonata dopol’assassinio di John Fitzger<strong>al</strong>d Kennedya D<strong>al</strong>las, il 22 novembre 1963, mentreClientiTra i vari personaggi che hanno posseduto unaMercedes 600, vanno ricordati AristoteleOnassis, l’ex presidente dell'Unione SovieticaLeonid Breznev, l’ex dittatore dello ZaireMobutu Sese Seko, Elizabeth Taylor, ElvisPresley, John Lennon e George Harrison, il direttored'orchestra austriaco Herbert von Karajan,l’ultimo Scià di Persia Mohammad RezaPahlevi, Mao Tse Tung, Coco Chanel, papaPaolo VI (ma Giovanni Paolo II la restituì <strong>al</strong>la8


l’auto fa lo spread...viaggiava accanto <strong>al</strong>la moglieJacqueline su Lincoln Continent<strong>al</strong>cabriolet. Tant’è vero che sulla produzionecomplessiva delle Mercedes 600ben 2190 furono le berline chiuse, 428le pullman (a quattro o sei porte) e solo59 le landaulet. Nel 1970, sul confineche separa Veneto e Lombardia, fraVerona e Mantova, v<strong>al</strong>late morbide ecolline moreniche, un ragazzetto tornada scuola seduto sull’ultima fila deisedili della corriera, come <strong>al</strong>lora si chiamava.Guarda dietro e prova un sanolanguore dopo cinque ore di lezione,insomma ha voglia di pastasciutta.All’improvviso una scarica d’eccitazionelo rianima. “D<strong>al</strong>la nebbiolina vidi spuntareuna Mercedes… grossa, ma cosìgrossa… che sfilò via superando il pullmana tutta velocità, ed io, me lo ricordoancora, rimasi estasiato”, raccontafamosiMercedes incambio di unaPapamobile),l’imperatoreHiroito e IdiAmin Dada,dittatoredell'Ugandad<strong>al</strong> 1971 <strong>al</strong>1979..oggi quel bambino diventato cinquantennee imprenditore affermato nel settoretessile. Poi aggiunge: “La acquistainel 1988, fu un reg<strong>al</strong>o di papà. La trovammoa Roma e qu<strong>al</strong>che anno dopo lasottoposi ad un accurato restauro inGermania. Mi sarebbe costato meno unappartamento vista mare in CostaAzzurra…”. Ogni domenica, sulla stradefra Goito e V<strong>al</strong>eggio sul Mincio èfacile vederla, elegante e maestosa. Mail proprietario ha affrontato anche lunghiviaggi in Nord Europa, senza avere mai<strong>al</strong>cun problema. A bordo, fra velluti diinaudito spessore e ovattati d<strong>al</strong> mondoche resta fuori, quando l’acceleratoreva giù l’otto cilindri sprigiona una melodiapossente ma trattenuta, che lasciaappena intendere di che cosa sarebbecapace se esigenze reg<strong>al</strong>i non imponesserosobrietà e discrezione. LaMercedes 600, erededella 770K, lanciò unguanto di sfida soprattutto<strong>al</strong>le inglesi RollsRoyce e Bentley puntandosemplicemente <strong>al</strong>laperfezione. Gli statistiche ebbero il privilegio diviaggiare su quest’autopotevano godere di un’illuminazionea giorno,grazie a dodici plafoniere.Per tacere degliaccessori: televisore,telefono, bar, frigorifero.La dotazione comprendevapiccole civetterie di bordo comedue stilografiche, il rasoio elettrico e ilportacipria, tutti griffati Mercedes.Basterebbe venderne uno per acquistarecol ricavato una 500 d’epoca. LaMercedes 600 non era parca di consumie inghiottiva 25 litri per macinare uncentinaio di chilometri. La crisi petroliferadel 1973 inflisse una pesante frenata<strong>al</strong>le richieste di questa auto, t<strong>al</strong>e dasospenderne la commerci<strong>al</strong>izzazione inparecchi mercati, tranne <strong>al</strong>cuni moltoparticolari, come quello degli EmiratiArabi, dove l’export floridamente continuòfino <strong>al</strong> 1981. In Occidente restò ilricordo di una stagione passata, quandoil divismo degli artisti sottolineava ilsuccesso con l’auto a cinque stelle.Chissà se nel 1963 anche i cervelloni diStandard & Poor’s avevano inserito laMercedes 600 fra le condizioni obbligateper conquistare le tre A+ sui mercatiinternazion<strong>al</strong>i.In queste pagine le immagini della Mercedes600, auto simbolo degli anni Sessanta9


Porte aperte <strong>al</strong> <strong>Museo</strong>28Alcune immagini della giornata “Porte aperte <strong>al</strong> <strong>Museo</strong> <strong>Nicolis</strong>”, lo scorso 26 febbraioIl 26 febbraio 2012 si è svolta la visita dei Socidel <strong>Veteran</strong> <strong>Car</strong> <strong>Club</strong> Bernardi <strong>al</strong> <strong>Museo</strong> <strong>Nicolis</strong>.La partecipazione è stata numerosa e l'eventoha riscosso un gener<strong>al</strong>e apprezzamento.Dapprima si è svolta la visita guidata organizzataa gruppi con l'ausilio del person<strong>al</strong>e del<strong>Museo</strong>, poi sono state approfondite le articolatedisposizioni regolamentari promanated<strong>al</strong>l’Asi. “Le recenti normative non possonoessere sinteticamente riassunte in pocherighe”, spiegano Giorgio Cristofoli e GiovanniPortioli, “ma la segreteria del <strong>Club</strong> e iCommissari restano come sempre a disposizioneper rispondere a tutte le domande e semplificareil più possibile la complessa burocraziache regola la materia”. Durante la visita numerosesono state le domande dei Soci intervenutiche hanno visto in esposizione campioni divecchi ricambi, dischi a t<strong>al</strong>lone, mezzo can<strong>al</strong>e,ammortizzatori a frizione, radiatori a nido d'apee <strong>al</strong>tri che servivano per identificare i sistemicostruttivi adottati sulle auto storiche. Era presenteanche il presidente Luciano <strong>Nicolis</strong>, cheha portato il suo apprezzamento e ringraziamentoagli organizzatori, manifestando lavolontà di riproporre l'incontro <strong>al</strong> <strong>Museo</strong> con iSoci del club anche per il futuro. Il buon risultatodell'evento si deve, oltre <strong>al</strong>l'informativa datad<strong>al</strong>la segreteria ai Soci, anche <strong>al</strong>la divulgazionesull'Arena, strumento che ha promosso adeguatamentel'incontro. La stessa informazioneera stata pubblicata anche per la sessione diomologazione "Certificazione d'identità" che siè svolta <strong>al</strong> <strong>Museo</strong> il 18 febbraio.


Quanta gente per Giulio!Una s<strong>al</strong>a gremita con 300 persone haascoltato a Verona, nel settecentescoP<strong>al</strong>azzo della Gran Guardia, i ricordi diPaolo Marzotto intervistato da Aldo Zana eCesare De Agostini in occasione della presentazionedel libro ‘Cabianca, storia dicorse’ di Danilo Castellarin (Cortella editore).Giulio Cabianca fu un grande campionesc<strong>al</strong>igero degli Anni Cinquanta.Conquistò vittorie memorabili battendosicontro avversari che disponevano di automolto più potenti. La sua carriera finì tragicamentegiovedì 15 giugno 1961, <strong>al</strong>l’autodromodi Modena. L’inchiesta giudiziariadurò molti anni perché la Cooper-Ferrari,uscita di pista, investì tre passanti, uccidendoli.Ora, passati i cinquant’anni che imponevanola secretazione, un libro ne rievocaogni dettaglio, anche quelli fino ad oggisconosciuti, con documenti inediti affioratidopo una lunga e laboriosa ricerca compiuta<strong>al</strong>l’Archivio di Stato e <strong>al</strong>la Procura diModena. Altro inedito sono le lettere che ilcampione scriveva <strong>al</strong> figlio adolescenteCesare dai circuiti it<strong>al</strong>iani ed europei, raccontandoi retroscena delle corse e gelosamentecustodite d<strong>al</strong>la famiglia. PaoloMarzotto, 81 anni, ha rievocato i suoi duellicon Cabianca <strong>al</strong>la Coppa d’Oro delleDolomiti e la vittoria <strong>al</strong>la S<strong>al</strong>ita delleTorricelle nel 1954, regno di Cabianca, chene vinse cinque edizioni. Con piacevoli battutee gustosi aneddoti l’amarcord dell’automobilismoha interessato e divertito ilpubblico, che ha partecipato <strong>al</strong>la seratapresentata d<strong>al</strong>l’assessore <strong>al</strong>lo sportFederico Sboarina e d<strong>al</strong>la presidente dellaDavvero tutto esaurito <strong>al</strong>la Gran Guardia per la presentazione del libro su Giulio Cabianca. In <strong>al</strong>to, da sinistra, P.Marzotto, C.Cabianca, A.Zana e C. De Agostinicommissione cultura Lucia Cametti insieme<strong>al</strong> presidente dell’Automobile <strong>Club</strong> VeronaAdriano Baso. I relatori hanno rievocato leimprese <strong>al</strong>la Mille Miglia e <strong>al</strong>la Targa Floriodove Cabianca vinse più volte la classe.Trionfò <strong>al</strong>la Coppa delle Dolomiti del 1956con una piccola Osca 1500 davanti amuscolose 3000 e 4000. Nel 1959 portòper primo <strong>al</strong>la vittoria la Dino Ferrari 196S,a Monza. L’anno dopo fu quarto <strong>al</strong> Granpremio d’It<strong>al</strong>ia di F.1 su Cooper-Ferrari. Fuprimo anche <strong>al</strong>la Trieste-Opicina, <strong>al</strong>laBologna-Raticosa, <strong>al</strong>la Trento-Bondone, <strong>al</strong>Giro dell’Umbria, <strong>al</strong> Circuito di Caserta,L’Aquila, Napoli e molte <strong>al</strong>tre ancora. Garedove le strade di tutti i giorni diventavanovere e proprie piste, con cunette, dossi,buche. Il tutto tra case, marciapiedi, p<strong>al</strong>i,<strong>al</strong>beri: un autentico campionario di insidieche oggi renderebbero inconcepibile unacorsa in quelle condizioni. Le protezionierano decorative, pannelli di legno e b<strong>al</strong>ledi paglia, come hanno dimostrato i filmatiinediti proiettati in s<strong>al</strong>a.29


A spasso con... <strong>Enrico</strong> BernardiIl buffet della manifestazioneGiorgio Cristofoli sulla Bonifacio del 1919Silvia e Thomas <strong>Nicolis</strong> durante la premiazioneNumerose le motociclette della prima metà del NovecentoNon è facile tornare a far festa dopo un grandedolore. L’impegnativo compito è toccato<strong>al</strong>l’organizzatore del classico raduno “A spassocon <strong>Enrico</strong> Bernardi per la S<strong>al</strong>ita delleTorricelle" che si è svolto il 29 aprile 2012,esattamente cinque giorni dopo le esequie diLuciano <strong>Nicolis</strong>. Ma proprio per onorare nelmigliore dei modi la sua simpatia e bonarietà,Maurizio Cordioli, commissario moto del<strong>Veteran</strong> <strong>Car</strong> <strong>Club</strong> “<strong>Enrico</strong> Bernardi”, è riuscitoa re<strong>al</strong>izzare un piccolo prodigio richiamando52 partecipanti di cui 36 con moto costruiteprima del 1950. Tra queste, <strong>al</strong>cuni esemplarimolto interessanti come la Bonifacio del 1919di Giorgio Cristofoli, che si è aggiudicata ilprimo premio. Bonifacio era un costruttore diVerona degli anni Venti. Fra i partecipantianche Elvira D<strong>al</strong>degan, vice commissarionazion<strong>al</strong>e manifestazioni Asi.Oltre a Cristofoli, sono stati premiati MauroPascoli su Triumph e Napoleone Bianchini suMatchless. Premiata anche Luciana Xamo suGuzzi Super<strong>al</strong>ce.Molto toccante ed intenso il ricordo di Luciano<strong>Nicolis</strong> in tutti i partecipanti. Una targa è stataconsegnata <strong>al</strong>la famiglia rappresentata d<strong>al</strong>lamoglie Renate e dai figli Thomas e Silvia, contanti bimbi che hanno r<strong>al</strong>legrato la giornata.Silvia e Thomas hanno manifestato ai collezionistiil loro desiderio di continuità dell’operapaterna. Dopo la partenza d<strong>al</strong> <strong>Museo</strong> <strong>Nicolis</strong>,il corteo ha raggiunto le Torricelle (teatro dimolte gare motociclistiche ed automobilistiche)con rinfresco <strong>al</strong> tennis club. Il raduno hapoi raggiunto l’agriturismo Santa Lucia diSona dove i concorrenti hanno pranzato.30


Cinquantini nel cuore“Il primo cinquantino non si scorda mai”, loripete spesso Angelo Di Leone, esponentedel Direttivo del nostro <strong>Club</strong>. E aggiunge:“Perchè quelle due ruote, sia per chi le haguidate sia per chi le ha solamente sognate,rappresentano da sempre un senso dilibertà e autonomia che permise le primegite fuori porta, la scoperta di territori fino<strong>al</strong>lora sconosciuti, qu<strong>al</strong>che volta la conquistadel primo amore”.Domenica 20 maggio si è svolto il tradizion<strong>al</strong>eappuntamento a Vigasio con‘Cinquanta Cinquantini’ che ha richiamatomolti partecipanti provenienti da Rovigo,Cremona, Brescia, Mantova, Ferrara,Vicenza molte <strong>al</strong>tre città del Centro Nord.C’erano Testi Champion, M<strong>al</strong>aguti Sport,M<strong>al</strong>anca, Aspes Juma, Minarelli, Garelli,Cimati, tutte costruite entro il 1973.Partiti da Vigasio, i concorrenti hanno raggiuntoil bar “La Chimera” dove hanno potutoritornare quindicenni grazie <strong>al</strong>le prove divelocità e di regolarità.Scaricata l’adren<strong>al</strong>ina, il gruppo è ripartitoper la loc<strong>al</strong>ità Brigafatta dove è stato consumatoil pranzo e si sono svolte le premiazioniche hanno visto, per la prova di velocità,<strong>al</strong> primo posto Ruggero Ruggeri su RomeoMinarelli, <strong>al</strong> secondo posto Massimo Ceriolisu Testi Champion e <strong>al</strong> terzo posto GuidoLobba su Arpes Sport. Nella gara di regolaritàil primo posto è andato a Marco Righettisu Testi Champion, il secondo a ElpidioLorenzon su Corsarino ZZ e il terzo posto aAdriano Crotti su Testi Champion.A lato, la locandina della manifestazione e i simpatici “cinquantini”che hanno partecipato numerosi <strong>al</strong> raduno31


La Lancia Astura del <strong>Museo</strong> NicLuciano <strong>Nicolis</strong> vicino <strong>al</strong>la Lancia Astura MMI colori sc<strong>al</strong>igeri hanno chiuso con un quarto posto laMille Miglia 2012, grazie <strong>al</strong> bel piazzamento in <strong>al</strong>taclassifica di Giordano Mozzi con la moglie StefaniaBiacca (vincitori nel 2011) sulla Lancia Astura del<strong>Museo</strong> <strong>Nicolis</strong> che correva in memoria di Luciano,fondatore del museo di Villafranca e scomparso il 21aprile. Ha vinto l’Alfa Romeo Zagato del 1933 degliargentini Claudio Sc<strong>al</strong>ise e Daniel Claramunt.Secondi assoluti Canè-G<strong>al</strong>liani su Bmw, terzi Moceri-Cav<strong>al</strong>ieri su Aston Martin e poi la Lancia diVillafranca. Un quarto posto assoluto che rappresentail risultato più importante fino ad oggi conquistatod<strong>al</strong>la nostra città <strong>al</strong>la Mille Miglia rievocativa, che sidisputa d<strong>al</strong> 1977.A fine gara un velo di tristezza ha adombrato la corsaper l’attentato di Brindisi e lo stesso AlessandroCas<strong>al</strong>i, presidente del comitato organizzatore, avevaipotizzato l’idea di sospendere la corsa, fermata aBologna <strong>al</strong>le 18 di sabato da una manifestazione cheha inflitto un notevole ritardo sulla tabella di marcia.Gli organizzatori hanno poi deciso di concludere lacorsa e dedicare un minuto di silenzio dopo l’arrivo aBrescia, celebrato <strong>al</strong>le 22.41 e anticipato da un lungo,affettuoso applauso dedicato ai parenti della vittima eGiordano Mozzi e Stefania Biacca arrivano a Verona (foto Andrea Beghini)dei feriti dell’attentato. Il gesto simbolico è stato ripetutoanche domenica <strong>al</strong>la cerimonia di premiazionedove Mozzi, ritirando il trofeo, ha dedicato il bel risultato<strong>al</strong>la memoria di Luciano <strong>Nicolis</strong>.Grossa affermazione anche per l’equipe sc<strong>al</strong>igera“Squadra Corse Grifo Rosso” che ha piazzato il veroneseGino Perbellini e Keil Horst su Jaguar-Biondetti<strong>al</strong> 23° posto assoluto (su oltre 380 partecipanti) nonchèprimi delle Jaguar in gara e terzi di classe.Eccezion<strong>al</strong>e anche il risultato di Luca Patron conFrancesco B<strong>al</strong>bo classificati <strong>al</strong> 31° e terzi di classecon la loro fantastica Alfa Romeo 25006C.Praticamente due equipaggi nei primi trenta.A Luciano <strong>Nicolis</strong> piaceva raccontare la storia dellaAstura. Con quest’auto lui stesso partecipò a diverseedizioni della manifestazione rievocativa. Costruita in26


olis è quarta <strong>al</strong>la Mille Miglia!Gino Perbellini e Keil Horst su Jaguar-Biondetti si sono classificati <strong>al</strong> 23esimo posto assoluto e primi di tutte le Jaguar in garaun unico esemplare prima della guerra per GigiVilloresi, era poi miseramente caduta nelle mani deim<strong>al</strong>viventi e venne recuperata in Svizzera dove erastata sequestrata d<strong>al</strong>la polizia ai contrabbandieri chela usavano per la straordinaria potenza del suo motore.Ma anche perché, sotto i lunghi cofani, venivanostipate sigarette e orologi. <strong>Nicolis</strong> se la aggiudicò aun’asta di Ginevra e ne fece la regina del suo museo.L’Alfa Romeo 2500 6C di Luca Patron e Francesco B<strong>al</strong>bo, 31esimiPer rifare la testata fu necessario ricorrere a unmodello di legno re<strong>al</strong>izzato a mano a Torino. L’idea dicostruire una Lancia Astura speci<strong>al</strong>e per la MilleMiglia nacque nel 1938 durante una partita a golf, aMonza, fra Gigi Villoresi e Gene Minetti, distributoreLancia a Milano. All’epoca, Villoresi era pilota uffici<strong>al</strong>eMaserati, che però non disponeva di una vettura adattaa questa gara. Così si pensò <strong>al</strong>la Astura. La cilindratadell’otto cilindri Lancia venne portata da 2973cca 3200cc e dopo un’opportuna elaborazione la potenzas<strong>al</strong>ì da 96 a 140 cav<strong>al</strong>li.Villoresi decise di collaudare la macchina a Cortina,dove uscì di strada, danneggiandola. S<strong>al</strong>tò così l’appuntamentocon la gara bresciana. In seguito Cortesesi impose sui circuiti di Luino e Modena. Alla MilleMiglia di velocità la Astura prese parte solo undicianni più tardi, nel 1949, con l’equipaggio Gordon-Lewis. Il motore é re<strong>al</strong>izzato con due testate Aprilia epuò raggiungere una velocità di 200 chilometri.Quando Villoresi aveva settant’anni, Luciano <strong>Nicolis</strong>lo invitò a guidare la Astura <strong>al</strong> Mugello. Simpatico ilricordo di quell’avventura: “Mi ero seduto <strong>al</strong> suo fianco”,raccontò <strong>Nicolis</strong> in un’intervista, “e continuavo araccomandargli di andare piano, di non superare i tremilagiri. Lui fingeva di non sentire e marciava <strong>al</strong>legroa 5000 mentre le curve venivano avanti veloci e luisempre col piede giù. Io mi dicevo ora frena ora frena,invece niente. Quando ormai ero rassegnato <strong>al</strong> testacoda,lui dava una sterzata decisa, un colpetto <strong>al</strong>freno ed entrava in curva come una p<strong>al</strong>la di schioppo.Mai una volta che la Astura abbia reagito m<strong>al</strong>e nellemani del vecchio maestro”.27


Verona ClassicaC<strong>al</strong>endario 2012Ha richiamato numerosi appassionati lamanifestazione fieristica ‘VeronaClassica’ organizzata la scorsa primaverada Mario Pellegrini <strong>al</strong>la Fiera di Verona.Lo stand più prestigioso era riservato <strong>al</strong><strong>Veteran</strong> <strong>Car</strong> <strong>Club</strong> <strong>Enrico</strong> Bernardi e <strong>al</strong>laSquadra Corse Grifo Rosso che hannoportato in fiera due vetture british racinggreen, una Jaguar XK 120 e una TriumphTR2 long door 1954. Per tre giorni gliappassionati hanno potuto girare fra itavoli degli espositori che avevano portatonumerose auto e moto storiche, ricambi,riviste, libri, gadget e particolari introvabiliper rendere più belle le nostre automobilidoc. Nonostante i tempi di crisieconomica e di annunciata recessione ilcollezionismo di auto d’epoca non mostrasegni di flessione, tutt’<strong>al</strong>tro. Le v<strong>al</strong>utazionisono sempre gagliarde e, soprattutto per imodelli ottimamente conservati e/o perfettamenterestaurati, in costante crescita.Secondo gli esperti sembra che auto emoto storiche siano diventate un “benerifugio” che difende e v<strong>al</strong>orizza i nostririsparmi molto più di <strong>al</strong>tre forme di investimento.Per giunta reg<strong>al</strong>ando il piacere diqu<strong>al</strong>che ora serena scorrazzando inlibertà <strong>al</strong> volante di automobili che ancorareg<strong>al</strong>ano il piacere della guida. In costantecrescita anche le manifestazioni, i raduni,le gare di regolarità e le manifestazioniespositive come appunto ‘VeronaClassica’ che tornerà nella seconda metàdi ottobre con un evento ancora più spettacolare.17 giugno 16^ Rievocazione storica “St<strong>al</strong>lavena-Bosco”26 agosto 12° Raduno auto e moto d’epoca “Motori d’<strong>al</strong>tri tempi”9 settembre 19° Raduno club auto e moto di una “Volta”23 settembre 22° Automotoraduno storico di Vigasio6-7 ottobre Mostra scambio Città di Villafranca7 ottobre 29° Raduno e Caccia <strong>al</strong> Tesoro a M<strong>al</strong>cesine14 ottobre Mostra scambio automodelli - Fiera di Verona14-21 ottobre Raduno soci<strong>al</strong>e <strong>Veteran</strong> <strong>Car</strong> <strong>Club</strong> Bernardi21 ottobre La Gardesana per bici d’epoca11 novembre Coppa Lessinia8 dicembre Ardita Veneta per bici d’epocaLa Manovella d’OroCon grande soddisfazione i vertici del nostro <strong>Club</strong>hanno ritirato <strong>al</strong>l’Old Time Show di Forlì il premio Asi‘Manovella d’Oro’, importante riconoscimento che perla prima volta è stato riconosciuto <strong>al</strong> <strong>Veteran</strong> Bernardi.La giuria di Torino ha ritenuto di elargire la targa per laperfetta organizzazione della St<strong>al</strong>lavena-BoscoChiesanuova 2011 che, come si ricorderà, avevarichiamato vetture di notevole livello storico e avevadovuto ricorrere <strong>al</strong>la lista d’attesa per eccesso di richiestedi iscrizione, in tutto più di cento. Anche lo spettacoloorganizzato <strong>al</strong> Teatro Vittoria di Bosco con filmatiorigin<strong>al</strong>i dell’epoca commentati da Danilo Castellarinche ha poi intervistato ospiti famosi per ricostruire lastoria della corsa sc<strong>al</strong>igera ha contribuito <strong>al</strong>l’ottenimentodel premio, che rappresenta un fiore <strong>al</strong>l’occhielloper pochi club it<strong>al</strong>iani. “I criteri di giudizio si esprimonoin 100 punti”, spiega il nostro vicepresidenteLuciano Olivieri, “e molto rilevanti sono gli aspetti cultur<strong>al</strong>i,paesaggistici, logistici, l’ospit<strong>al</strong>ità e la qu<strong>al</strong>itàdelle vetture partecipanti. Il nostro <strong>Club</strong> ha raggiunto ilpunteggio 96 su 100”.Roberto Loi consegna la Manovella d’Oro aLuciano Olivieri e Alberto Scuro del Vcc Bernardi32Pubblicazione a cura di:Danilo Castellarin

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