F17. Urasawa Naoki 340F18. World Masterpiece Theater 344Appendice 349Dati tecnici delle principali opere citate 349Glossario 359Bibliografia 363Webgrafia/Sitografia 364<strong>Indice</strong> analitico dei Titoli 367Note sull’Autore 375Ringraziamenti 3768
IntroduzioneIn un’epoca di globalizzazione, di abbattimento dei confini locali, di massificazionesu scala mondiale degli stili di vita e dei modelli di consumo, siassiste di riflesso a un processo di riflusso fatto di stigmatizzazione di tuttociò che è diverso, “altro da noi”, “altro dalla nostra cultura”; un meccanismodi difesa psicologica che le classi politiche tendono spesso a cavalcarerichiamando il popolo alla difesa dei propri valori culturali, della linguao della religione.Non è facile in questo contesto “incontrare l’altro” liberi dal pregiudizioe dalle banalizzazioni figlie della scarsa conoscenza.I cartoni animati (anime) e i fumetti giapponesi (manga) hanno subitoe subiscono spesso questa sorte: già sul finire degli anni Settanta, quandosi ebbe la prima invasione sugli schermi italiani delle serie animate nipponiche,si sprecarono le alzate di scudi, i biasimi e le nefande previsionicirca la pessima influenza che tali produzioni, veicolate dalla baby-sitterdel tempo, la televisione, potessero avere sugli indifesi bambini italiani.A distanza di più di trent’anni sembra che si possa dire senza tema dismentita che nulla di tutto ciò sia avvenuto, eppure, ancora oggi, sono benpresenti gli atteggiamenti prevenuti, “le crociate” e le incomprensioni checircondano gli anime e i manga, frutto di un fraintendimento culturalefortemente radicato per il quale questi “oggetti culturali” si rivolgerebberoesclusivamente a un pubblico di bambini-ragazzini, mentre, come vedremo,il pubblico per il quale tali prodotti sono pensati è estremamente varioe differenziato per età; il problema semmai è dunque legato alla distribuzione,soprattutto per quanto attiene ai cartoni animati, di prodotti destinatia pubblici più maturi che, in ragione del fraintendimento di cui sidiceva, non possono essere accolti come “adatti” per i bambini all’internodella nostra cornice culturale di riferimento. Da qui ne discendono tuttauna serie di conseguenze: adattamenti poco fedeli e “addolciti”, censure,esposti da parte delle associazioni dei genitori che sanno di contraddittorioe di persecutorio vista la differente attenzione che si presta “alle mutandinedi Bulma” (personaggio di Dragon Ball), rispetto ai prosperosi senie ai sodi glutei che le pubblicità e le trasmissioni televisive offrono continuamenteanche in orari “protetti”.Premesso tutto ciò, questo libro cerca di raccogliere alcuni dei titoli a-nime-manga più rappresentativi del fenomeno culturale in oggetto, cercandodi disvelare la molteplicità di generi e storie che popolano il mondodell’animazione e del fumetto nipponico e di offrire una panoramica cherisulti accessibile ai neofiti e integrativa per gli appassionati del settore,magari riuscendo ad interessare qualcuno dei più critici a questo mondo,9