31.07.2015 Views

Il modello formativo dell'integrazione: caratteristiche e applicazioni

Il modello formativo dell'integrazione: caratteristiche e applicazioni

Il modello formativo dell'integrazione: caratteristiche e applicazioni

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

quella di cogliere se c’è incoerenza tra quello che dice o pretende (da sé e dagli altri)e quello che fa.Un obiettivo educativo sarà infatti attivare un processo di consapevolezza, condurre apercepire lo scarto tra il valore proclamato e non vissuto. Anche l’area sociale, dellerelazioni interpersonali è una cartina al tornasole di verifica, i rapporti positivi, maanche quelli conflittuali. Di solito, questo bagaglio di comportamenti è accompagnatoda resistenze, difese e paure al cambiamento, che impediscono, o rallentano lacapacità di guardarsi dentro. Qui, la paura di fondo che può emergere è scoprirsiimmondi, cioè, scoprire la presenza del male in se stessi.Un secondo livello di osservazione da parte dell’educatore riguarda piùin profondità gli atteggiamenti, cioè, quali sono le radici, le predisposizioni ad agireche si sono sedimentate nel tempo e che consentono al soggetto di avere un propriostile operativo e criteri di scelte, stereotipi difficili da modificare. Ad es: una persona,se si sente rifiutata o ha difficoltà in un rapporto può aver ‘imparato’ a reagirechiudendosi, o cercando una gratificazione affettiva, o colpevolizzando o a sua voltarifiutando un’altra, o cercando di attirare l’attenzione per rendersi gradevole.Aiutandola ad andare in profondità, la si aiuta a toccare la propria mentalitàsottostante e la qualità della sua coscienza, nel senso di scoprire come valuta o sentele cose come giuste o ingiuste. E’ tempo di interrogativi, spesso scomodi: comemai?...mi concedo quella gratificazione, mi viene spontaneo quel tipo di giudizio?Solitamente la persona è molto attaccata agli atteggiamenti e non li mette facilmentein questione: è difficile stuzzicarli, tanto più orientarli al cambiamento.<strong>Il</strong> terzo passaggio è un po’ il cuore di questa fase: condurre il soggetto arilevare con sincerità quello che prova dentro o ha provato in quella circostanza. Isentimenti sono la risonanza affettiva con cui ognuno di noi vive il proprio rapportocon il mondo esterno. <strong>Il</strong> punto di partenza può essere un’emozione, che stabilizzatadiventa sentimento e può trasformarsi anche in passione. Le passioni non sononecessariamente negative, ma vanno riconosciute e identificate, per essere capaci poidi gestirle.Attraverso l’attenzione ai sentimenti si arriva alle motivazioni, cioè, aquei fattori dinamici, quelle spinte che attivano il comportamento e lo mettono inazione verso un obiettivo preciso. L’aiuto fondamentale qui è quello di coglierel’orientamento generale della propria vita, ciò che s’intende realizzare. In tal senso, ledomande vanno a confrontare il perché del soggetto con il valore in gioco: quali sonoi miei desideri e quanto mi sento libera di realizzarli? Come mai per alcune cose sonodisposta a sacrificarmi mentre altri doveri o altri impegni mi lasciano fredda oindifferente? Dal coraggio delle domande e dalla verità delle risposte dipende lapossibilità di cominciare a dare un nome preciso all’equivoco di fondo.Chiamiamo equivoco di fondo o inconsistenza centrale quella componentemeno matura e più infantile del proprio progetto di vita. Nella persona, questo si puòpresentare ad es: nel desiderio di offrirsi a Dio in una vita di consacrazione totale alui e al tempo stesso essere eccessivamente preoccupata della sua affermazione;oppure, volersi dedicare agli altri e mettersi al centro dell’attenzione. Dare il nome aquesto equivoco di fondo non significa scoprire inautentica la propria chiamata mapoter porre le premesse per operare scelte sempre più conformi nella verità al valore6

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!