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Presentazione<br />
«Un giorno ti innamorerai, Travis. E quando<br />
succederà, combatti per il <strong>tu</strong>o amore. Non<br />
smettere di lottare. Mai.» Travis Maddox è solo<br />
un bambino quando sua madre, ormai con un<br />
filo di voce, gli lascia queste ultime parole.<br />
Parole che Travis conserva come un tesoro<br />
prezioso.<br />
Adesso Travis ha vent’anni e non conosce<br />
l’amore. Conosce le donne e sa che in molte<br />
sarebbero disposte a <strong>tu</strong>tto per un suo bacio.<br />
Eppure nessuna di loro ha mai conquistato il<br />
suo cuore. Provare dei sentimenti significa<br />
diventare vulnerabili. E Travis ha scelto di<br />
essere un guerriero.<br />
Finché un giorno i suoi occhi scuri non<br />
incontrano quelli grigi di Abby Abernathy. E<br />
l’arma<strong>tu</strong>ra di ghiaccio che si è scolpito intorno<br />
al cuore si scioglie come neve al sole.<br />
Abby è diversa da <strong>tu</strong>tte le ragazze con cui è<br />
sempre uscito. Cardigan abbottonato, occhi
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bassi, taci<strong>tu</strong>rna. E soprat<strong>tu</strong>tto apparentemente<br />
per niente interessata a lui. Ma Travis riesce a<br />
vedere dietro il suo sorriso e la sua aria innocente<br />
quello che nessuno sembra notare.<br />
Un’ombra, un segreto che Abby non riesce a<br />
rivelare a nessuno, ma che pesa come un<br />
macigno. Solo lui può aiutarla a liberarsene,<br />
solo lui possiede le armi per proteggerla.<br />
L’ultima battaglia di Travis Maddox sta per<br />
cominciare e la posta in palio è troppo importante<br />
per potervi rinunciare. Solo combattendo<br />
insieme Abby e Travis potranno dare una casa<br />
al loro cuore sempre in fuga…<br />
Da mesi i lettori invadono i social network<br />
richiedendo a gran voce il secondo capitolo di<br />
quello che si è confermato il fenomeno editoriale<br />
dell’anno. A solo una settimana dall’uscita,<br />
<strong>Il</strong> <strong>mio</strong> <strong>disastro</strong> <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> è volato in vetta alla classifica<br />
del «New York Times». Dopo il successo<br />
strepitoso di Uno splendido <strong>disastro</strong>, <strong>Jamie</strong><br />
<strong>McGuire</strong> torna alla Eastern University e<br />
all’amore tormentato e strappasospiri di Abby e<br />
Travis. <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> <strong>disastro</strong> <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> è la storia di un<br />
ragazzo che non si innamora facilmente, ma<br />
quando lo fa è per sempre. Perché ogni
acconto ha due facce. E ora è arrivato il<br />
momento di Travis Maddox.<br />
4/662<br />
<strong>Jamie</strong> <strong>McGuire</strong>, già autrice di tre romanzi<br />
entrati nei bestseller del «New York Times»,<br />
vive in Oklahoma con il marito e i figli. Reduce<br />
dallo strepitoso successo internazionale di Uno<br />
splendido <strong>disastro</strong>, che è in procinto di diventare<br />
un film, con <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> <strong>disastro</strong> <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> torna a<br />
farci appassionare alla storia d’amore di Abby e<br />
Travis.
NARRATORI MODERNI
Per essere informato sulle novità del Gruppo<br />
editoriale Mauri Spagnol visita:<br />
www.illibraio.it<br />
www.infinitestorie.it<br />
In copertina: © 2013, Elmar Schnuderl aka<br />
strych9ine. Art Direction: ushadesign<br />
Traduzione dall’inglese di<br />
Adria Tissoni<br />
Titolo originale dell’opera:<br />
Walking Disaster<br />
© 2013 by <strong>Jamie</strong> <strong>McGuire</strong><br />
ISBN 978-88-11-13875-4<br />
© 2013, Garzanti Libri S.r.l., Milano<br />
Gruppo editoriale Mauri Spagnol<br />
www.garzantilibri.it
8/662<br />
Prima edizione digitale: 2013<br />
Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto<br />
d'autore.<br />
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non<br />
autorizzata.
A Jeff,<br />
il <strong>mio</strong> splendido <strong>disastro</strong>
PROLOGO<br />
Aveva la fronte madida di sudore e il respiro<br />
irregolare, ma non sembrava malata. La sua<br />
pelle non aveva quel colorito roseo, luminoso di<br />
sempre e i suoi occhi non erano più tanto vivi,<br />
però era ugualmente bella. La donna più bella<br />
che avessi mai visto.<br />
La mano le cadde oltre il bordo del letto e<br />
contrasse un dito. Feci scorrere lo sguardo<br />
dalle unghie fragili, già in parte ingiallite, al<br />
braccio esile, alla spalla, per posarlo infine sui<br />
suoi occhi. Mi stava guardando, le palpebre<br />
appena socchiuse, ma era consapevole della<br />
mia presenza. Era una cosa che adoravo di lei:<br />
quando mi guardava, mi vedeva davvero. Non<br />
pensava all’infinità di lavori da sbrigare durante<br />
il giorno né si mostrava indifferente alle<br />
mie s<strong>tu</strong>pide storie. Mi ascoltava, ed era felice di<br />
farlo. Tutti gli altri annuivano senza prestarmi<br />
attenzione, lei no. Mai.
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«Travis», disse con voce rauca. Se la schiarì e<br />
sorrise. «Vieni qui, cucciolo. Va <strong>tu</strong>tto bene.<br />
Vieni qui.»<br />
Papà mi toccò la nuca e mi spinse in avanti,<br />
ascoltando nel contempo l’infermiera. La<br />
chiamava Becky. Era arrivata alcuni giorni<br />
prima. Parlava in modo dolce e aveva uno<br />
sguardo buono, però a me non piaceva. Non<br />
capivo perché, ma la sua presenza mi faceva<br />
paura. Sapevo che probabilmente era lì per<br />
darci una mano, eppure non era un bene, anche<br />
se papà era contento che ci fosse.<br />
Grazie alla sua spinta arrivai abbastanza<br />
vicino alla mamma perché potesse toccarmi.<br />
Allungò le sue dita eleganti e mi sfiorò il braccio.<br />
«Va <strong>tu</strong>tto bene, Travis», sussurrò. «La<br />
mamma vuole dirti una cosa.»<br />
Mi cacciai il dito in bocca e me lo passai sulle<br />
gengive, in preda all’agitazione. <strong>Il</strong> suo sorriso si<br />
allargava quando mi vedeva annuire, perciò mi<br />
assicurai di muovere bene la testa mentre mi<br />
avvicinavo.<br />
Con quel po’ di forze che le restavano mi<br />
attirò a sé e fece un respiro. «Quello che ti sto
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per chiedere è molto difficile, figliolo. Ma so<br />
che ce la puoi fare, perché adesso <strong>sei</strong> grande.»<br />
Assentii di nuovo ricambiandola con un sorriso,<br />
anche se forzato. Non mi sembrava il caso<br />
di sorridere visto che appariva tanto stanca e<br />
sofferente, ma mostrarsi coraggiosi la rendeva<br />
felice e quindi lo feci.<br />
«Travis, ho bisogno che ascolti quello che sto<br />
per dirti e, cosa ancora più importante, che te<br />
ne ricordi. Sarà molto difficile. Ho cercato di<br />
recuperare i ricordi di quando avevo tre anni<br />
e...» S’interruppe. Per un po’ il dolore fu troppo<br />
forte.<br />
«<strong>Il</strong> dolore è insopportabile, Diane?» chiese<br />
Becky infilando un ago nella cannula.<br />
Dopo alcuni istanti lei si rilassò. Fece un<br />
altro respiro e ritentò.<br />
«Puoi farlo per la mamma? Puoi ricordarti<br />
quello che ti dirò?» Annuii ancora e lei sollevò<br />
una mano per accarezzarmi la guancia. Non era<br />
molto calda e riuscì a tenerla alzata solo per<br />
qualche istante prima che iniziasse a tremarle e<br />
le ricadesse sul letto. «Primo, è giusto essere<br />
tristi, provare i sentimenti che si provano.<br />
Ricordatelo. Secondo, resta quanto più
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possibile fanciullo. Gioca, Travis. Sii bambino.»<br />
Gli occhi le si velarono di lacrime. «E <strong>tu</strong> e i <strong>tu</strong>oi<br />
fratelli prendetevi cura gli uni degli altri, e di<br />
vostro padre. Anche quando sarete grandi e<br />
andrete via di casa, è importante che ci torniate.<br />
D’accordo?»<br />
Feci di sì con la testa, ansioso di compiacerla.<br />
«Un giorno ti innamorerai, figliolo. Non<br />
accontentarti di una ragazza qualsiasi. Scegli<br />
quella che hai difficoltà a conquistare, quella<br />
per cui devi lottare e non smettere mai di combattere.<br />
Non...» – fece un profondo respiro –<br />
«smettere mai di combattere per ciò che vuoi.<br />
E non...» – corrugò la fronte – «dimenticarti<br />
mai che la mamma ti vuole bene. Anche se non<br />
potrai vedermi.» Le scese una lacrima sulla<br />
guancia. «Io ti vorrò sempre, sempre bene.»<br />
Fece un respiro irregolare e tossì.<br />
«Okay», disse Becky, ficcandosi uno strano<br />
aggeggio nelle orecchie e appoggiandone l’altra<br />
estremità sul petto di mamma. «È ora di<br />
riposare.»<br />
«Non c’è tempo», mormorò lei.
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Becky guardò papà. «Ci stiamo avvicinando,<br />
signor Maddox. Probabilmente dovrebbe far<br />
entrare gli altri bambini perché la salutino.»<br />
Papà strinse le labbra e scosse la testa. «Non<br />
sono pronto», farfugliò.<br />
«Non sarà mai pronto a perdere sua moglie,<br />
Jim. Ma non vorrà lasciarla andare senza che i<br />
bambini la salutino.»<br />
Papà rifletté per un attimo, si pulì il naso con<br />
la manica e assentì. Uscì con passo pesante<br />
dalla stanza, come se fosse infuriato.<br />
Guardai la mamma che respirava a fatica e<br />
poi Becky che controllava i numeri su una<br />
specie di scatola accanto a lei. Toccai il polso<br />
della mamma. Dal suo sguardo Becky sembrava<br />
sapere qualcosa che a me sfuggiva, il che<br />
mi procurò una fitta allo stomaco.<br />
«Sai, Travis», affermò chinandosi per guardarmi<br />
negli occhi, «la medicina che sto dando<br />
alla <strong>tu</strong>a mamma la farà dormire ma, anche se<br />
dorme, può sentirti. Puoi sempre dirle che le<br />
vuoi bene e che ti mancherà: lei sentirà <strong>tu</strong>tto<br />
ciò che dirai.»<br />
Guardai la mamma e scossi rapidamente la<br />
testa. «Non voglio che mi manchi.»
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Becky mi posò la sua mano calda, morbida<br />
sulla spalla, proprio come faceva la mamma<br />
quand’ero spaventato. «La <strong>tu</strong>a mamma vuole<br />
stare qui con te. Lo vuole tanto, ma Gesù ora la<br />
desidera vicino a sé.»<br />
Mi accigliai. «Ne ho più bisogno io di Gesù.»<br />
Becky sorrise e mi baciò i capelli.<br />
Papà bussò e aprì la porta. I miei fratelli gli si<br />
accalcarono attorno in corridoio e Becky mi<br />
condusse per mano da loro.<br />
Trenton non staccò gli occhi dal letto della<br />
mamma, Taylor e Tyler guardarono <strong>tu</strong>tto<br />
tranne il letto. Per qualche ragione il fatto che<br />
fossero altrettanto terrorizzati di me mi fece<br />
sentire meglio.<br />
Thomas era in piedi al <strong>mio</strong> fianco, un po’ più<br />
avanti, come quando mi aveva difeso in<br />
giardino dai figli dei vicini che avevano attaccato<br />
briga con Tyler. «Non ha un bell’aspetto»,<br />
disse.<br />
Papà si schiarì la voce. «La mamma sta<br />
molto male da parecchio tempo, ragazzi, ed è<br />
venuto il momento... è venuto il momento...»<br />
Non finì la frase.
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Becky ci rivolse un sorriso di comprensione.<br />
«La vostra mamma non mangia né beve più. <strong>Il</strong><br />
suo corpo sta cedendo. Sarà molto dura, ma è<br />
un buon momento per dirle che le volete bene,<br />
che vi mancherà e che è giusto che se ne vada.<br />
Deve sapere che è giusto.»<br />
I miei fratelli annuirono simultaneamente.<br />
Tutti tranne me. Non era giusto. Io non volevo<br />
che se ne andasse. Non m’importava se Gesù la<br />
desiderava o no accanto a sé. Lei era la mia<br />
mamma. Poteva prendere una mamma vecchia,<br />
una che non aveva bambini da crescere. Cercai<br />
di ricordare <strong>tu</strong>tto ciò che mi aveva detto, di fissarmelo<br />
in testa: giocare, fare visita a papà,<br />
combattere per quello che amavo. Quest’ultima<br />
cosa mi <strong>tu</strong>rbava. Amavo la mamma, ma non<br />
sapevo come combattere per lei.<br />
Becky si accostò all’orecchio di papà. Lui<br />
scosse la testa e fece un cenno ai miei fratelli.<br />
«Okay, ragazzi. Salutiamola e poi <strong>tu</strong>, Thomas,<br />
metterai a letto i <strong>tu</strong>oi fratelli. Non c’è bisogno<br />
che restino qui.»<br />
«Sì», rispose lui. Sapevo che si fingeva coraggioso:<br />
aveva lo sguardo triste come il <strong>mio</strong>.
17/662<br />
Thomas le parlò per un po’, quindi toccò a<br />
Taylor e Tyler che le bisbigliarono qualcosa in<br />
un orecchio. Trenton pianse e la abbracciò a<br />
lungo. Le dissero <strong>tu</strong>tti che era giusto che se ne<br />
andasse. Tutti tranne me. Stavolta la mamma<br />
non rispose.<br />
Thomas mi tirò per la mano, portandomi<br />
fuori dalla camera. Camminai all’indietro<br />
finché non fummo in corridoio. Cercai di<br />
fingere che si stesse solo addormentando, ma la<br />
mente mi si annebbiò. Thomas mi prese in<br />
braccio e mi portò su per le scale. Affrettò il<br />
passo quando al di là dei muri si udirono i gemiti<br />
di papà.<br />
«Che cosa ti ha detto?» chiese aprendo il<br />
rubinetto della vasca.<br />
Non risposi. Avevo sentito la domanda e mi<br />
ricordavo <strong>tu</strong>tto, come lei mi aveva chiesto di<br />
fare, eppure dagli occhi non mi scesero lacrime<br />
e dalla bocca non mi uscirono parole.<br />
Thomas mi sfilò la maglietta sporca di terra, i<br />
calzoncini, le mutande di Thomas the Train e li<br />
gettò sul pavimento. «È ora di entrare nella<br />
vasca, fratellino.» Mi sollevò e mi immerse<br />
nell’acqua calda, inzuppò quindi il panno e me
18/662<br />
lo strizzò sulla testa. Non battei le palpebre.<br />
Non cercai nemmeno di asciugarmi il viso, per<br />
quanto detestassi l’acqua sulla faccia.<br />
«Ieri la mamma mi ha detto di prendermi<br />
cura di te e dei gemelli, e anche di papà.» Thomas<br />
giunse le mani sul bordo della vasca e vi<br />
appoggiò sopra il mento, guardandomi. «E<br />
questo farò, Trav, okay? Mi prenderò cura di te.<br />
Perciò non preoccuparti. Sentiremo <strong>tu</strong>tti la<br />
mancanza della mamma, ma non avere paura.<br />
Farò in modo che vada <strong>tu</strong>tto bene. Te lo<br />
prometto.»<br />
Avrei voluto annuire o abbracciarlo, ma non<br />
riuscivo a fare niente. In quel momento avrei<br />
dovuto combattere per lei, invece mi trovavo in<br />
una vasca piena d’acqua, immobile come una<br />
sta<strong>tu</strong>a. L’avevo già delusa. Nel profondo della<br />
mia mente le promisi che avrei fatto <strong>tu</strong>tto<br />
quello che mi aveva detto non appena il <strong>mio</strong><br />
corpo avesse ripreso a muoversi. Quando la<br />
tristezza se ne fosse andata, avrei sempre giocato<br />
e combat<strong>tu</strong>to con <strong>tu</strong>tte le mie forze.
1.<br />
PIGEON<br />
Quegli avvoltoi del cazzo. Ti aspettano fuori<br />
per ore, giorni e anche notti. Ti trapassano con<br />
lo sguardo scegliendo le parti da staccare per<br />
prime, i bocconi più deliziosi, più teneri o semplicemente<br />
più accessibili.<br />
Quello che non sanno, e che non hanno mai<br />
considerato, è che la preda finge. Sono gli<br />
avvoltoi a essere facili bersagli. Proprio quando<br />
pensano di dover solo pazientare in attesa della<br />
<strong>tu</strong>a morte, arriva il momento di colpirli. È<br />
allora che ricorri all’arma segreta: il totale disprezzo<br />
dello sta<strong>tu</strong>s quo, il rifiuto di cedere<br />
all’ordine delle cose.<br />
È allora che li lasci sgomenti, dimostrando<br />
che non t’importa proprio un accidente.<br />
Un avversario all’interno del Cerchio, un<br />
imbecille qualsiasi che insultandoti tenta di
20/662<br />
scoprire i <strong>tu</strong>oi punti deboli, una donna che<br />
mira ad accalappiarti: li stronchi ogni volta.<br />
Fin da ragazzino ero sempre stato molto<br />
attento a vivere la mia vita in questo modo.<br />
Quei coglioni di buon cuore che si danno anima<br />
e corpo alla prima strega che li incanta con un<br />
sorriso non hanno capito niente. Per qualche<br />
motivo ero l’unico che andava controcorrente,<br />
l’unico diverso. Fare a modo loro è più dura,<br />
devo ammetterlo. Escludere i sentimenti,<br />
sosti<strong>tu</strong>irli con l’indifferenza o con la rabbia –<br />
molto più semplice da controllare – è facile.<br />
Concedersi di provare sentimenti significa<br />
rendersi vulnerabili. Per quanto cercassi di<br />
spiegare questo errore ai miei fratelli, ai miei<br />
cugini o agli amici, mi scontravo sempre con il<br />
loro scetticismo. Per quanto li vedessi piangere<br />
o perdere il sonno per qualche s<strong>tu</strong>pida troia a<br />
caccia di sesso, a cui non fregava niente di loro,<br />
non riuscivo a capirli. Le donne degne di tanta<br />
sofferenza non lasciavano che ti innamorassi<br />
così facilmente di loro. Non si buttavano subito<br />
sul <strong>tu</strong>o divano né ti facevano entrare in camera<br />
da letto la prima sera, e neanche la decima.
21/662<br />
Le mie teorie venivano ignorate perché le<br />
cose non andavano così. Attrazione, sesso,<br />
infa<strong>tu</strong>azione, amore e poi il cuore in pezzi.<br />
Quello era l’ordine logico e si ripeteva<br />
pun<strong>tu</strong>almente.<br />
Ma non per me.<br />
Avevo deciso da tempo che avrei sfruttato gli<br />
avvoltoi finché non fosse comparsa una<br />
colomba. Una crea<strong>tu</strong>ra che non divora nessuno,<br />
che vive la sua vita senza distruggerti per soddisfare<br />
i propri bisogni e i propri egoismi: coraggiosa<br />
e comunicativa, intelligente, bella e<br />
dolce, in cerca di un compagno con cui trascorrere<br />
l’intera esistenza. Irraggiungibile finché<br />
non ha motivo di fidarsi di te.<br />
In piedi sulla porta di casa, scossi l’ultima<br />
cenere dalla sigaretta e mi venne d’un tratto in<br />
mente la ragazza con il cardigan rosa sporco di<br />
sangue del Cerchio. L’avevo chiamata<br />
d’impulso Pigeon, uno s<strong>tu</strong>pido soprannome per<br />
farla sentire ancor più a disagio. Rividi il suo<br />
volto schizzato di sangue, gli occhi sgranati:<br />
aveva un’aria innocente, ma sapevo che era<br />
solo una questione di vestiti. Cancellai il<br />
ricordo dalla testa e fissai assente il soggiorno.
22/662<br />
Megan se ne stava pigramente seduta sul<br />
divano a guardare la TV. Sembrava annoiata e<br />
mi chiesi perché fosse ancora lì. Di solito prendeva<br />
la sua roba e se ne andava subito dopo che<br />
avevo finito di scoparla.<br />
La porta protestò quando la scostai un po’ di<br />
più. Mi schiarii la voce e afferrai lo zaino.<br />
«Megan, io vado.»<br />
Lei si mise a sedere, si stirò e afferrò la<br />
catena della sua borsa enorme. Non pensavo<br />
possedesse abbastanza cose da riempirla. Si<br />
mise i manici argentei sulla spalla, s’infilò le<br />
scarpe con la zeppa e guadagnò lentamente la<br />
porta.<br />
«Mandami un messaggio se ti annoi», disse<br />
senza guardare nella mia direzione. Inforcò i<br />
giganteschi occhiali da sole e scese impassibile<br />
le scale, malgrado l’avessi cacciata. Proprio per<br />
questa sua indifferenza era una delle poche che<br />
frequentavo spesso. Non insisteva perché mi<br />
impegnassi né si infuriava: prendeva il nostro<br />
accordo per quello che era e faceva la sua vita.<br />
La Harley luccicava al sole au<strong>tu</strong>nnale del<br />
mattino. Attesi che Megan uscisse dal parcheggio<br />
del condominio, poi scesi di corsa le scale
23/662<br />
chiudendomi il giubbotto. La lezione di s<strong>tu</strong>di<br />
umanistici del dottor Rueser sarebbe cominciata<br />
di lì a mezz’ora, ma non gli importava se<br />
arrivavo in ritardo. E se lui non si incazzava,<br />
non vedevo la necessità di ammazzarmi per<br />
essere pun<strong>tu</strong>ale.<br />
«Aspetta!» esclamò una voce alle mie spalle.<br />
Shepley era sulla porta di casa a torso nudo,<br />
in equilibrio su un piede mentre cercava di<br />
infilarsi un calzino sull’altro. «Volevo<br />
chiedertelo ieri sera. Cos’hai detto a Marek? Ti<br />
<strong>sei</strong> avvicinato al suo orecchio e gli hai bisbigliato<br />
qualcosa. Sembrava che si fosse inghiottito<br />
la lingua.»<br />
«L’ho ringraziato per essere sparito dalla<br />
città qualche weekend fa, perché sua madre è<br />
stata una gatta in calore.»<br />
Shepley mi guardò dubbioso. «Non è vero.»<br />
«No. Ho saputo da Cami che era stato fermato<br />
per possesso d’alcolici nella contea di<br />
Jones quand’era minorenne.»<br />
Lui scosse la testa e indicò con un cenno il<br />
divano. «Hai permesso a Megan di passare la<br />
notte qui stavolta?»<br />
«No, Shep, lo sai bene.»
24/662<br />
«È passata solo per la sveltina prima delle<br />
lezioni, eh? Ottimo sistema per rivendicare le<br />
sue priorità.»<br />
«Dici?»<br />
«Tutti gli altri si devono mettere in coda.»<br />
Shepley scrollò le spalle. «Megan è fatta così,<br />
mah. Senti, devo riportare America al campus.<br />
Ti serve un passaggio?»<br />
«Ci vediamo dopo», risposi infilandomi gli<br />
Oakley. «Posso portare io Mare se vuoi.»<br />
Lui fece una smorfia. «Uh... no.»<br />
Divertito dalla sua reazione, montai in sella e<br />
accesi il motore. Avevo il brutto vizio di sedurre<br />
le ragazze dei miei amici, ma c’era una linea<br />
che non avrei mai superato. America era sua e,<br />
quando mostrava interesse per una ragazza,<br />
questa scompariva semplicemente dal <strong>mio</strong><br />
radar e non la prendevo mai più in considerazione.<br />
Shep lo sapeva, ma gli piaceva<br />
infierire.<br />
Più tardi dietro alla Sig Tau incontrai Adam,<br />
l’organizzatore del Cerchio. Dopo la prima volta<br />
avevo lasciato che fosse lui a raccogliere le vincite<br />
e gli davo una percen<strong>tu</strong>ale per il dis<strong>tu</strong>rbo.<br />
Adam pensava alla coper<strong>tu</strong>ra, io a intascare i
25/662<br />
soldi. <strong>Il</strong> nostro rapporto era strettamente<br />
d’affari e desideravamo entrambi che fosse<br />
semplice: finché avesse continuato a pagarmi,<br />
lo avrei lasciato in pace e lui avrebbe fatto lo<br />
stesso per evitare che gliele suonassi.<br />
Attraversai il campus, diretto in mensa, e<br />
poco prima che raggiungessi la porta mi si<br />
pararono davanti Lexi e Ashley.<br />
«Ehi, Trav», esclamò Lexi mettendosi in<br />
posa. Abbronza<strong>tu</strong>ra perfetta, seni al silicone<br />
che spuntavano dalla maglietta rosa. Quelle<br />
due irresistibili bocce erano state in sostanza il<br />
motivo per cui me l’ero fatta, ma una volta era<br />
stata sufficiente. La sua voce ricordava il<br />
rumore di un palloncino che si sgonfiava e<br />
Nathan Squalor se l’era fatta la sera dopo.<br />
«Ehi, Lex.»<br />
Spensi la sigaretta e la gettai nel cestino,<br />
superandola in fretta per entrare. Non che<br />
smaniassi di assaggiare le verdure molli, la<br />
carne dura e la frutta troppo ma<strong>tu</strong>ra. Ma Lex<br />
emetteva versi che sembravano guaiti e i<br />
bambini si voltavano a guardare che personaggio<br />
dei cartoni animati fosse apparso sulla<br />
scena.
26/662<br />
Nonostante il <strong>mio</strong> atteggiamento, mi<br />
seguirono entrambe.<br />
«Shep», esclamai salutandolo con un cenno.<br />
Era seduto con America e stava ridendo<br />
insieme agli altri. La ragazza del combattimento<br />
gli sedeva di fronte e giocherellava con il<br />
cibo. La mia voce sembrò destare la sua curiosità<br />
e sentii il suo sguardo seguirmi fino in fondo<br />
al tavolo, dove posai il vassoio.<br />
Udii Lexi ridacchiare e cercai di soffocare<br />
l’irritazione crescente. Quando mi sedetti, si<br />
appollaiò sul <strong>mio</strong> ginocchio.<br />
I giocatori della squadra di football seduti al<br />
nostro tavolo mi guardarono s<strong>tu</strong>pefatti, come<br />
se essere seguito da due puttanelle analfabete<br />
fosse un sogno irraggiungibile.<br />
Lexi mise la mano sotto il tavolo e mi strinse<br />
la coscia risalendo lungo i jeans. Divaricai un<br />
po’ di più le gambe in attesa che raggiungesse<br />
l’obiettivo.<br />
«Sto per vomitare», bofonchiò in quel<br />
momento America.<br />
Lexi si voltò irrigidendosi. «Ti ho sentita,<br />
stronza.»
27/662<br />
Un panino le sfrecciò accanto al volto e rimbalzò<br />
per terra. Io e Shepley ci scambiammo<br />
un’occhiata, dopodiché abbassai il ginocchio.<br />
Lexi cadde di sedere per terra. Lo ammetto,<br />
mi eccitò un po’ sentire il rumore della sua<br />
pelle a contatto con le piastrelle.<br />
Non protestò più di tanto prima di<br />
allontanarsi. Shepley sembrò apprezzare il <strong>mio</strong><br />
gesto, il che mi bastò. La mia sopportazione nei<br />
confronti delle ragazze come lei arrivava fin lì.<br />
Avevo una regola: il rispetto. Per me, per la mia<br />
famiglia, per i miei amici. E persino per alcuni<br />
nemici. Non vedevo il motivo di frequentare<br />
più del necessario persone che non capivano<br />
quest’insegnamento di vita. Poteva sembrare<br />
ipocrita alle donne che avevano messo piede<br />
nel <strong>mio</strong> appartamento, ma se si fossero comportate<br />
con rispetto, avrei fatto altrettanto.<br />
Strizzai l’occhio ad America, che pareva contenta,<br />
feci un cenno a Shepley e mangiai un<br />
altro boccone del cibo indefinibile che avevo<br />
nel piatto.<br />
«Gran bello spettacolo ieri sera, Mad Dog»,<br />
osservò Chris Jenks gettandomi un crostino.
28/662<br />
«Zitto, coglione», replicò Brazil con la sua<br />
tipica voce bassa. «Adam non ti riammetterà<br />
mai se viene a sapere che parli.»<br />
«Oh sì», fece lui con una scrollata di spalle.<br />
Portai via il vassoio e tornai cupo a sedermi.<br />
«E non chiamarmi così.»<br />
«Come? Mad Dog?»<br />
«Sì.»<br />
«Perché no? Pensavo fosse il <strong>tu</strong>o nome nel<br />
Cerchio. Un po’ come i nomi che hanno le<br />
spogliarelliste.»<br />
Lo fissai negli occhi. «Perché non taci e dai a<br />
quel buco che hai nella faccia la possibilità di<br />
chiudersi?»<br />
Non mi era mai piaciuto quel piccolo verme.<br />
«Certo, Travis. Bastava che lo chiedessi.»<br />
Rise nervosamente prima di prendere il vassoio<br />
e uscire.<br />
Di lì a poco la sala si svuotò. Lanciai<br />
un’occhiata più in là e vidi Shepley e America<br />
intenti a parlare con l’amica di lei. Aveva i<br />
capelli lunghi mossi e la pelle ancora<br />
abbronzata dalle vacanze estive. Non aveva le<br />
tette più grosse del mondo ma i suoi occhi...
29/662<br />
erano di un grigio strano. Familiari, per qualche<br />
motivo.<br />
La sua faccia mi ricordava qualcosa<br />
d’indefinibile.<br />
Mi alzai e mi avvicinai. Aveva i capelli di una<br />
pornostar e il volto di un angelo, gli occhi quasi<br />
a mandorla, di una bellezza singolare. Fu allora<br />
che me ne accorsi: dietro al fascino e alla finta<br />
innocenza c’era qualcos’altro, una freddezza,<br />
uno spirito calcolatore. Anche quando sorrideva,<br />
vedevo in lei un’ombra tanto nera che<br />
nessun cardigan avrebbe mai po<strong>tu</strong>to coprire.<br />
Gli occhi vivi spiccavano sul naso piccolo e sul<br />
volto armonioso. Per <strong>tu</strong>tti era una ragazza pura<br />
e ingenua, eppure nascondeva un segreto. Lo<br />
capii solo perché la stessa ombra accompagnava<br />
me da una vita. La differenza era che lei la<br />
nascondeva meglio, mentre io la lasciavo uscire<br />
regolarmente dalla gabbia.<br />
Guardai Shepley finché notò che lo stavo fissando.<br />
Quando si voltò dalla mia parte, indicai<br />
con un cenno la ragazza.<br />
“Chi è?” chiesi muovendo solo le labbra.<br />
Lui assunse un’aria perplessa, corrucciata.<br />
“Lei”, dissi ancora muovendo le labbra.
30/662<br />
Allora gli comparve quell’irritante ghigno da<br />
coglione che sfoderava sempre quando stava<br />
per fare qualcosa che mi avrebbe infastidito.<br />
«Come dici?» chiese con un tono molto più<br />
alto del necessario.<br />
La ragazza sapeva che stavamo parlando di<br />
lei perché continuò a tenere la testa bassa, fingendo<br />
di non sentire.<br />
Dopo aver trascorso sessanta secondi in<br />
presenza di Abby Abernathy giunsi a due conclusioni:<br />
non parlava molto e, quando lo faceva,<br />
si comportava proprio da stronza. Ma non so...<br />
mi piaceva quel lato del suo carattere. Voleva<br />
tenere a distanza gli imbecilli come me, il che<br />
aumentò la mia determinazione.<br />
Alzò gli occhi al cielo per la terza o quarta<br />
volta. La stavo irritando e la cosa mi divertiva<br />
parecchio. Le ragazze di solito non si<br />
dimostravano tanto disgustate, neanche<br />
quando le accompagnavo alla porta.<br />
Nemmeno il <strong>mio</strong> migliore sorriso funzionò,<br />
al che alzai il tiro.<br />
«Hai un tic?»<br />
«Un che?»<br />
«Un tic. Continui a muovere gli occhi.»
31/662<br />
Se avesse po<strong>tu</strong>to uccidermi con lo sguardo,<br />
sarei morto all’istante. Non potei fare a meno<br />
di ridere. Era maledettamente strafottente e<br />
sgarbata, e mi piaceva ogni secondo di più.<br />
Mi avvicinai al suo volto. «Però sono occhi<br />
incredibili. Di che colore sono, grigi?»<br />
Lei chinò di colpo la testa nascondendosi<br />
dietro ai capelli. Centro. L’avevo messa in<br />
imbarazzo, il che significava che stavo facendo<br />
progressi.<br />
America s’intromise all’istante, ammonendomi<br />
di stare alla larga. Non potevo biasimarla.<br />
Aveva visto una sfilza di ragazze andare e<br />
venire da casa mia. Non volevo farla incavolare,<br />
però più che arrabbiata sembrava divertita.<br />
«Non <strong>sei</strong> il suo tipo», affermò.<br />
Spalancai la bocca per lo s<strong>tu</strong>pore, stando al<br />
gioco. «Io sono il tipo di <strong>tu</strong>tte!»<br />
La ragazza mi guardò di sottecchi e mi sorrise.<br />
Fui sopraffatto da una piacevole<br />
sensazione, probabilmente solo dall’insano<br />
impulso di sbatterla sul <strong>mio</strong> divano. Abby <strong>tu</strong>ttavia<br />
era diversa ed era un’emozione nuova.<br />
«Ah! Un sorriso», esclamai. Chiamarlo così,<br />
come se non fosse la cosa più bella che avessi
32/662<br />
mai visto, mi sembrò sbagliato, ma non avrei<br />
rovinato <strong>tu</strong>tto proprio quando stavo andando<br />
bene. «In fondo, non sono uno sporco bastardo.<br />
È stato bello conoscerti, Pidge.»<br />
Mi alzai, girai attorno al tavolo e mi accostai<br />
all’orecchio di America. «Dammi una mano,<br />
dai! Farò il bravo, lo giuro.»<br />
Mi arrivò una patatina fritta in faccia.<br />
«Stai alla larga dall’orecchio della mia<br />
ragazza, Trav!»<br />
Indietreggiai alzando le mani, a sottolineare<br />
l’aria di massima innocenza che avevo assunto.<br />
«Sono una persona socievole, lo sai!» Camminai<br />
all’indietro verso la porta e notai un<br />
gruppetto di ragazze. La aprii e loro si precipitarono<br />
dentro come una mandria di bufali<br />
prima che potessi uscire.<br />
Era passato molto tempo dall’ultima volta<br />
che avevo raccolto una sfida. <strong>Il</strong> fatto strano era<br />
che non intendevo portarmela a letto. Mi infastidiva<br />
che mi giudicasse uno stronzo e ancor di<br />
più che il suo giudizio m’importasse. A ogni<br />
modo, dopo tanto avevo finalmente incontrato<br />
una persona imprevedibile. Pigeon era l’esatto
33/662<br />
opposto delle ragazze che avevo conosciuto<br />
all’università e dovevo scoprire perché.<br />
La classe di Chaney era piena. Feci i gradini a<br />
due a due per raggiungere il <strong>mio</strong> posto e avanzai<br />
a fatica nella selva di gambe nude che attorniavano<br />
il <strong>mio</strong> banco.<br />
«Signore», esclamai salutandole con un<br />
cenno.<br />
Loro mormorarono e sospirarono<br />
all’unisono.<br />
Avvoltoi. Metà, me le ero scopate da matricola,<br />
l’altra metà sarebbe finita sul <strong>mio</strong> divano<br />
ben prima delle vacanze au<strong>tu</strong>nnali, fatta<br />
eccezione per la ragazza in fondo. Sophia mi<br />
rivolse un sorriso storto. Sembrava che la sua<br />
faccia avesse preso fuoco e qualcuno avesse<br />
cercato di spegnerlo a suon di schiaffi. Era stata<br />
con alcuni dei miei compagni: conoscendo il<br />
loro passato e la sua assoluta mancanza di precauzioni,<br />
era meglio considerarla un rischio<br />
inutile, nonostante fossi di solito molto attento.<br />
Lei si protese, appoggiandosi sui gomiti, per<br />
guardarmi meglio. Ebbi un brivido di disgusto,
34/662<br />
ma mi controllai. No, non era nemmeno lontanamente<br />
degna.<br />
La moretta davanti a me si girò e sbatté le<br />
ciglia. «Ehi, Travis. Ho sentito che ci sarà una<br />
festa per coppie alla Sig Tau.»<br />
«No», risposi all’istante.<br />
Lei increspò il labbro inferiore. «Ma...<br />
quando me ne hai parlato, pensavo volessi<br />
andarci.»<br />
Scoppiai a ridere. «Mi stavo lamentando.<br />
Non è la stessa cosa.»<br />
La bionda accanto a me si allungò. «Tutti<br />
sanno che Travis Maddox non partecipa alle<br />
feste per coppie. Hai preso una cantonata,<br />
Chrissy.»<br />
«Ah sì? Be’, nessuno ti ha chiesto niente»,<br />
replicò lei imbronciata.<br />
Mentre discutevano, notai Abby entrare di<br />
corsa in aula. Si precipitò in un banco davanti<br />
un istante prima che suonasse il campanello.<br />
Senza neanche rendermi conto, afferrai i<br />
fogli, mi cacciai la penna in bocca e scesi i<br />
gradini infilandomi nel banco accanto al suo.<br />
Abby assunse un’espressione oltremodo<br />
buffa, che per qualche ragione mi scatenò la
35/662<br />
stessa eccitazione che provavo prima di un<br />
incontro.<br />
«Bene. Puoi prendere appunti per me.»<br />
Era profondamente indignata, il che ebbe<br />
l’effetto di divertirmi ancora di più. Gran parte<br />
delle ragazze mi annoiava a morte, lei invece<br />
era intrigante, piacevole persino. Non l’avevo<br />
colpita, almeno non in modo positivo. La mia<br />
presenza in sé sembrava nausearla, reazione<br />
che trovavo stranamente tenera.<br />
Decisi d’impulso di scoprire se fosse davvero<br />
odio il sentimento che provava per me o se<br />
fosse soltanto un tipo duro. Mi avvicinai di più.<br />
«Scusami, ti ho offeso in qualche modo?»<br />
<strong>Il</strong> suo sguardo si addolcì e un attimo dopo<br />
scosse la testa. Non mi odiava: si riproponeva<br />
di farlo. Ora che lo sapevo, avevo un buon<br />
vantaggio. Se voleva giocare, lo avrei fatto<br />
anch’io.<br />
«Allora qual è il problema?»<br />
Sembrò imbarazzata nel rispondere. «Non<br />
ho intenzione di venire a letto con te. Lascia<br />
perdere.»<br />
Oh sì, sarebbe stato molto divertente. «Non<br />
ti ho chiesto di venire a letto con me, giusto?»
36/662<br />
Lasciai vagare lo sguardo sul soffitto, come se<br />
stessi riflettendo. «Perché stasera non vieni da<br />
noi con America?»<br />
Abby arricciò il labbro come se avesse sentito<br />
puzzo di marcio.<br />
«Non flirterò nemmeno, lo giuro.»<br />
«Ci penserò.»<br />
Mi sforzai di non sorridere troppo per non<br />
rivelare le mie intenzioni. Non avrebbe ceduto<br />
come gli avvoltoi appollaiati più in alto.<br />
Guardai alle mie spalle: la stavano <strong>tu</strong>tte fissando<br />
in cagnesco. Lo sapevano, proprio come<br />
me: lei era diversa e avrei dovuto darmi da fare.<br />
Per una volta.<br />
Dopo tre disegni di possibili ta<strong>tu</strong>aggi e una<br />
ventina di cubi, la lezione terminò e sgattaiolai<br />
in corridoio prima che qualcuno potesse bloccarmi.<br />
Fui svelto, ma Abby era uscita prima di<br />
me e si trovava venti metri buoni più avanti.<br />
Maledizione, cercava di evitarmi. Affrettai il<br />
passo fino a raggiungerla. «Ci hai pensato?»<br />
«Travis!» esclamò una ragazza giocherellando<br />
con i capelli. Abby proseguì, lasciandomi<br />
lì ad ascoltare le sue ciance irritanti.<br />
«Scusa, ehm...»
37/662<br />
«Heather.»<br />
«Scusa, Heather... io... io devo andare.»<br />
Lei mi cinse con le braccia. Le diedi una<br />
pacca affet<strong>tu</strong>osa sul sedere, mi liberai dalla sua<br />
presa e proseguii chiedendomi chi fosse.<br />
Prima che riuscissi a capirlo, scorsi le lunghe<br />
gambe abbronzate di Abby. Mi cacciai una<br />
Marlboro in bocca e accelerai fino ad affiancarla.<br />
«Dov’ero rimasto? Oh sì... stavi<br />
pensando.»<br />
«Di che parli?»<br />
«Hai deciso se verrai?»<br />
«Se dico di sì, smetterai di seguirmi?»<br />
Finsi di riflettere e annuii. «Sì.»<br />
«Allora verrò.»<br />
Stronzate. Non avrebbe ceduto così.<br />
«Quando?»<br />
«Stasera. Verrò stasera.»<br />
Mi bloccai di colpo. Aveva in mente qualcosa.<br />
Non avevo previsto che passasse all’offensiva.<br />
«Grande», risposi mascherando la sorpresa.<br />
«Allora ci vediamo, Pidge.»<br />
Si allontanò senza voltarsi, per nulla <strong>tu</strong>rbata<br />
dalla conversazione, e scomparve dietro ad altri<br />
s<strong>tu</strong>denti.
38/662<br />
In quel momento notai il cappellino bianco<br />
di Shepley. Non aveva alcuna fretta di andare a<br />
lezione di informatica. Mi incupii. Odiavo<br />
quella materia. Chi non sapeva usare un maledetto<br />
computer?<br />
Mi unii a lui e ad America mentre confluivano<br />
nella massa di s<strong>tu</strong>denti sul viale principale.<br />
Lei ridacchiava e lo osservava sognante<br />
mentre mi raccontava le solite sciocchezze.<br />
America non era un avvoltoio. Era attraente,<br />
certo, ma riusciva a conversare senza esclamare<br />
«cioè» dopo ogni parola e sapeva essere molto<br />
divertente. Quello che più apprezzavo di lei era<br />
che, dopo il primo appuntamento, non era venuta<br />
a casa nostra per parecchie settimane e<br />
anche quando si guardavano un film accoccolati<br />
sul divano poi tornava allo s<strong>tu</strong>dentato.<br />
Avevo <strong>tu</strong>ttavia la sensazione che il periodo di<br />
prova pre-sesso per Shepley stesse per finire.<br />
«Ehi, Mare», dissi con un cenno.<br />
«Come va, Trav?» chiese. Mi accolse con un<br />
sorriso cordiale, ma riportò subito lo sguardo<br />
su Shep.<br />
Lui era uno dei pochi for<strong>tu</strong>nati. Ragazze così<br />
erano rare.
39/662<br />
«Sono arrivata», disse indicando lo s<strong>tu</strong>dentato<br />
dietro l’angolo. Gli gettò le braccia al<br />
collo e lo baciò. Lui la afferrò per i fianchi e la<br />
attirò a sé prima di lasciarla andare.<br />
America ci salutò un’ultima volta con la<br />
mano, dopodiché raggiunse il suo amico Finch<br />
all’ingresso.<br />
«Sei infa<strong>tu</strong>ato, vero?» domandai dandogli un<br />
pugno sul braccio.<br />
Lui mi spintonò. «Non sono affari <strong>tu</strong>oi,<br />
idiota.»<br />
«Ha una sorella?»<br />
«È figlia unica. E lascia in pace anche i suoi<br />
amici, Trav. Parlo sul serio.»<br />
Era una precisazione inutile. Dallo sguardo<br />
lasciava quasi sempre trasparire sentimenti e<br />
pensieri e in quel momento era serio, forse<br />
anche un po’ disperato. Non era infa<strong>tu</strong>ato. Era<br />
innamorato.<br />
«Ti riferisci a Abby.»<br />
Lui si corrucciò. «Mi riferisco a <strong>tu</strong>tti i suoi<br />
amici. Anche a Finch. Sta’ lontano.»<br />
«Cugino!» esclamai mettendogli un braccio<br />
attorno al collo. «Sei innamorato? Mi farai<br />
commuovere!»
40/662<br />
«Sta’ zitto», brontolò lui. «Promettimi solo<br />
che starai lontano dai suoi amici.»<br />
Sorrisi. «Non ti prometto niente.»
2.<br />
LA RITORSIONE<br />
«Che fai?» domandò Shepley. Era in piedi<br />
nel centro della stanza con un paio di sneaker<br />
in una mano e uno di mutande sporche<br />
nell’altra.<br />
«Eh, pulisco?» feci cacciando i bicchierini<br />
nella lavastoviglie.<br />
«Lo vedo. Ma... perché?»<br />
Sorrisi dandogli la schiena. Mi avrebbe preso<br />
a calci in culo. «Aspetto gente.»<br />
«E allora?»<br />
«La piccioncina.»<br />
«Eh?»<br />
«Abby, Shep. Ho invitato Abby.»<br />
«No, amico. No! Non incasinarmi la vita. Ti<br />
prego, non farlo.»<br />
Mi girai incrociando le braccia al petto. «Ci<br />
ho provato, Shep. L’ho fatto ma... non lo so»,
42/662<br />
risposi scrollando le spalle. «Lei ha un non so<br />
che. È stato più forte di me.»<br />
Shepley contrasse la mascella e si diresse a<br />
grandi passi nella sua stanza sbattendo la<br />
porta.<br />
Finii di caricare la lavastoviglie, poi controllai<br />
attorno al divano per assicurarmi di non<br />
aver lasciato in giro involucri di preservativi.<br />
Non era mai bello dare spiegazioni.<br />
<strong>Il</strong> fatto che mi fossi portato a letto parecchie<br />
graziose s<strong>tu</strong>dentesse non era un segreto, ma<br />
non vedevo il motivo di ricordarlo ai miei<br />
ospiti. Era questione di immagine.<br />
Per quanto riguardava Pigeon, <strong>tu</strong>ttavia, non<br />
sarebbe bastata una messinscena per farmela<br />
sul divano. La strategia era indurla a compiere<br />
un passo alla volta. Se mi fossi concentrato<br />
sull’obiettivo finale, avrei facilmente rovinato<br />
<strong>tu</strong>tto. Abby era un’osservatrice ed era molto,<br />
ma molto meno ingenua di me. <strong>Il</strong> piano era più<br />
che rischioso.<br />
Ero in camera, intento a mettere da parte la<br />
roba da lavare, quando sentii la porta<br />
d’ingresso aprirsi. Shepley di solito prestava
43/662<br />
attenzione al rumore dell’auto di America, per<br />
poterla accogliere sulla porta.<br />
Gnocca in arrivo.<br />
Udii mormorare, poi la porta di Shep si chiuse.<br />
Era il segnale. Andai in soggiorno e lei era<br />
là: aveva gli occhiali, i capelli raccolti e addosso<br />
quello che sembrava un pigiama. Non mi sarei<br />
s<strong>tu</strong>pito se fosse rimasto per un po’ sul fondo<br />
della cesta della biancheria sporca.<br />
Per poco non scoppiai a ridere. Nessuna<br />
donna era mai venuta da me vestita così. Da<br />
quella porta erano passati gonne di jeans,<br />
vestiti, persino un <strong>tu</strong>bino trasparente con sotto<br />
un bikini ridotto, in un paio di casi trucco pesante<br />
e glitter, ma mai un pigiama.<br />
Capii subito perché avesse accettato tanto<br />
facilmente l’invito: voleva disgustarmi perché<br />
la lasciassi in pace. Se non fosse stata assolutamente<br />
sexy vestita così, avrebbe anche funzionato,<br />
ma aveva una pelle perfetta e la mancanza<br />
di trucco, insieme alla monta<strong>tu</strong>ra degli<br />
occhiali, esaltava ancor di più il colore dei suoi<br />
occhi.<br />
«Era ora!» esclamai buttandomi sul divano.
44/662<br />
All’inizio sembrò fiera della sua idea ma,<br />
mentre parlavamo e io restavo impassibile, si<br />
accorse che il piano era fallito. Meno sorrideva,<br />
più dovevo sforzarmi di non sfoderare un<br />
ghigno <strong>tu</strong>tto denti. Era così divertente.<br />
Shepley e America ci raggiunsero dopo dieci<br />
minuti. Abby era disorientata e io maledettamente<br />
eccitato. Chiacchierando del più e<br />
del meno, aveva espresso dubbi sulla mia capacità<br />
di scrivere un saggio e mi aveva chiesto<br />
della mia passione per gli incontri. Ero contento<br />
di parlare di cose normali, lo preferivo<br />
all’idea di chiederle di andarsene quando me la<br />
fossi portata a letto. Abby non mi capiva e io<br />
desideravo invece che lo facesse, malgrado<br />
avessi l’impressione di irritarla.<br />
«Chi <strong>sei</strong>, Karate Kid? Dove hai imparato a<br />
combattere?»<br />
Shepley e America sembrarono imbarazzati<br />
ma non capii perché. A me non importava un<br />
accidente: il fatto che non parlassi molto della<br />
mia infanzia non significava che me ne<br />
vergognassi.
45/662<br />
«Avevo un padre alcolista dal pessimo carattere<br />
e quattro fratelli più grandi con il gene<br />
della coglionaggine.»<br />
«Oh», esclamò arrossendo e in quell’istante<br />
sentii una fitta al petto. Non sapevo perché, ma<br />
m’infastidì. «Non essere in imbarazzo, Pidge.<br />
Papà ha smesso di bere e i miei fratelli sono<br />
cresciuti.»<br />
«Non sono in imbarazzo.» <strong>Il</strong> linguaggio del<br />
suo corpo diceva però <strong>tu</strong>tt’altro. Cercai di cambiare<br />
argomento e feci qualche commento sul<br />
suo look trasandato molto sexy. L’imbarazzo fu<br />
subito sosti<strong>tu</strong>ito dall’irritazione, sentimento a<br />
cui ero molto più avvezzo.<br />
America propose di guardare la TV. L’ultima<br />
cosa che volevo fare era stare in una stanza con<br />
Abby e non poterle parlare. Mi alzai. «Hai<br />
fame, Pidge?»<br />
«Ho già mangiato.»<br />
America inarcò le sopracciglia. «Non è vero.<br />
Oh... ehm... certo, mi ero scordata che ti <strong>sei</strong><br />
presa una... pizza... prima.»<br />
Abby era di nuovo imbarazzata, ma la rabbia<br />
prese rapidamente il sopravvento. Non impiegai<br />
molto a capire le sue reazioni emotive.
46/662<br />
Aprii la porta cercando di mantenere un tono<br />
noncurante. Non ero mai stato così ansioso di<br />
stare solo con una ragazza... soprat<strong>tu</strong>tto non<br />
per fare sesso. «Forza. Sarai affamata.»<br />
Lei si rilassò leggermente. «Dove vai?»<br />
«Dove vuoi. Possiamo mangiarci una pizza.»<br />
Si guardò i pantaloni della <strong>tu</strong>ta. «Non sono<br />
presentabile.»<br />
Non aveva idea di quanto fosse bella, il che la<br />
rendeva ancora più affascinante. «Stai benissimo.<br />
Andiamo, muoio di fame.»<br />
Quando fu in sella alla Harley, riuscii a<br />
ragionare di nuovo. Di solito in moto mi<br />
calmavo. Abby mi stringeva i fianchi con le<br />
gambe come in una morsa, ma anche quello<br />
aveva un effetto stranamente calmante. Mi<br />
dava quasi sollievo.<br />
La sensazione che provavo quando era con<br />
me mi disorientava. Non mi piaceva, eppure mi<br />
ricordava che lei era lì, perciò era confortante e<br />
nel contempo inquietante. Decisi di darmi una<br />
calmata. Abby poteva anche essere incantevole,<br />
ma era sempre una ragazza. Non aveva senso<br />
agitarsi tanto.
47/662<br />
Inoltre, nascondeva qualcosa sotto l’aspetto<br />
di s<strong>tu</strong>dentessa per bene. Mi aveva detestato a<br />
prima vista perché era stata ferita da qualcuno<br />
come me. Però non era una puttana, né lo era<br />
stata. Le individuavo a chilometri, le sgualdrine.<br />
A poco a poco la maschera che indossavo<br />
svanì. Avevo finalmente trovato una ragazza<br />
interessante al punto di volerla conoscere ed<br />
ero già riuscito a offenderla.<br />
Ci eravamo appena incontrati, eppure l’idea<br />
che qualche idiota l’avesse ferita mi mandava<br />
su <strong>tu</strong>tte le furie. <strong>Il</strong> fatto che mi associasse a<br />
qualcuno che le aveva fatto del male era ancora<br />
peggio. Entrando nel parcheggio di Pizza<br />
Shack, diedi gas. <strong>Il</strong> tragitto non era stato<br />
abbastanza lungo da placare il casino che avevo<br />
nella testa.<br />
Non stavo neanche pensando alla velocità,<br />
perciò quando Abby saltò giù e prese a strillare<br />
non potei fare a meno di ridere.<br />
«Ho rispettato i limiti di velocità.»<br />
«Sì, quelli di un’autostrada tedesca, che<br />
notoriamente non ne ha.» Si sciolse lo chignon<br />
scompigliato e si districò i capelli con le dita.
48/662<br />
La osservai mentre se li raccoglieva di nuovo.<br />
Immaginai che facesse così il mattino appena<br />
sveglia, dopodiché per non eccitarmi fui<br />
costretto a pensare ai primi dieci minuti di Salvate<br />
il soldato Ryan: sangue, urla, intestini in<br />
vista. Granate, spari, altro sangue.<br />
Le tenni aperta la porta. «Non lascerei mai<br />
che ti accadesse qualcosa, Pigeon.»<br />
Mi superò infuriata ed entrò nel ristorante<br />
ignorando il <strong>mio</strong> gesto. Fu un vero peccato: era<br />
la prima ragazza a cui tenevo la porta.<br />
Aspettavo quel momento, e lei non se n’era<br />
nemmeno accorta.<br />
La seguii all’interno e mi diressi al tavolo<br />
d’angolo che occupavo di solito. La squadra di<br />
calcio era seduta a diversi tavoli radunati nel<br />
centro della sala. Si erano già messi a gridare<br />
perché mi avevano visto entrare con una<br />
ragazza e strinsi i denti. Non volevo che Abby<br />
sentisse.<br />
Per la prima volta provai imbarazzo per il<br />
<strong>mio</strong> comportamento, ma non durò molto. <strong>Il</strong><br />
fatto di vederla seduta dall’altra parte del<br />
tavolo, scontrosa e seccata, mi rallegrò.
49/662<br />
Ordinai due birre. L’aria disgustata che le<br />
comparve sul volto mi colse alla sprovvista. La<br />
cameriera stava flirtando palesemente con me e<br />
a Abby non faceva piacere. A quanto sembrava,<br />
la facevo incazzare anche senza volerlo.<br />
«Vieni spesso qui?» chiese acida guardando<br />
la cameriera.<br />
Cavolo, sì. Era gelosa. O forse non sopportava<br />
il modo in cui mi trattavano le donne, il<br />
che non mi avrebbe s<strong>tu</strong>pito. Quella ragazza mi<br />
faceva proprio girare la testa. Appoggiai i<br />
gomiti sul tavolo, deciso a non farle capire che<br />
mi aveva colpito. «Allora qual è la <strong>tu</strong>a storia,<br />
Pidge? Odi gli uomini in generale o solo me?»<br />
«Solo te, credo.»<br />
Risi, per forza. «Non riesco a capirti. Sei la<br />
prima ragazza che mi respinge. Non ti agiti<br />
quando mi parli e non cerchi di attirare la mia<br />
intenzione.»<br />
«Non è una tattica. Non mi piaci, ecco <strong>tu</strong>tto.»<br />
Ahia. «Non saresti qui se non ti piacessi.»<br />
La tenacia <strong>tu</strong>ttavia mi ripagò. La sua fronte si<br />
rilassò e la pelle attorno agli occhi si distese.<br />
«Non dico che <strong>tu</strong> sia una persona malvagia.<br />
Solo, non mi va di essere considerata una facile
50/662<br />
preda per il semplice fatto di avere una<br />
vagina.»<br />
Qualsiasi cosa mi avesse preso, non riuscii a<br />
trattenermi. Tentai di soffocare la risata ma<br />
invano. In fondo, non mi riteneva un coglione<br />
però non le piacevano i miei modi. Un problema<br />
facile da risolvere. Fui sopraffatto da un<br />
senso di sollievo e risi di gusto come non mi<br />
capitava da anni, forse da una vita.<br />
«Oddio! Mi fai morire! Dobbiamo essere<br />
amici. Non accetterò un no come risposta.»<br />
«Okay, ma questo non ti autorizza a cercare<br />
di infilarti nelle mie mutande ogni cinque<br />
secondi.»<br />
«Non hai intenzione di venire a letto con me.<br />
Afferrato.»<br />
Abby sorrise e io intravidi <strong>tu</strong>tta una serie di<br />
nuove possibilità. Nella mia mente si<br />
susseguirono immagini di scene erotiche con<br />
lei, come se vedessi un film porno in TV, poi<br />
l’intero sistema andò in tilt e comparve uno<br />
spot inneggiante alla nobiltà e all’importanza di<br />
non rovinare quella strana amicizia appena<br />
iniziata.
51/662<br />
Ricambiai il sorriso. «Hai la mia parola. Non<br />
mi azzarderò nemmeno a pensare alle <strong>tu</strong>e<br />
mutande... a meno che non sia <strong>tu</strong> a<br />
chiedermelo.»<br />
Lei appoggiò i gomiti sul tavolo. Ovviamente<br />
lo sguardo mi cadde sulle tette, schiacciate<br />
com’erano contro il tavolo.<br />
«E questo non accadrà, perciò possiamo<br />
essere amici.»<br />
Sfida accettata.<br />
«Allora, qual è la <strong>tu</strong>a storia?» domandò<br />
Abby. «Sei sempre stato Travis “Mad Dog”<br />
Maddox o ti chiamano così da quando <strong>sei</strong> alla<br />
Eastern?» Quando pronunciò quel fot<strong>tu</strong>to soprannome,<br />
mimò le virgolette con le dita.<br />
Trasalii. «No. È stato Adam a inventarlo<br />
dopo il primo incontro.» Lo detestavo ma<br />
ormai aveva preso piede. Piaceva a <strong>tu</strong>tti e<br />
Adam aveva continuato a usarlo.<br />
Dopo un silenzio imbarazzato Abby infine<br />
parlò. «Tutto qui? Non hai intenzione di dirmi<br />
niente di te?»<br />
Non sembrò prestare molta importanza al<br />
soprannome oppure aveva semplicemente<br />
accettato la storia. Non riuscivo mai a capire
52/662<br />
quando si sarebbe offesa e spaventata e quando<br />
invece si sarebbe comportata in modo calmo e<br />
razionale.<br />
«Cosa vuoi sapere?»<br />
Lei alzò le spalle. «Le solite cose. Da dove<br />
vieni, cosa vuoi fare da grande... cose così.»<br />
Dovevo sforzarmi di non irrigidirmi: parlare<br />
di me, soprat<strong>tu</strong>tto del <strong>mio</strong> passato, mi metteva<br />
a disagio. Le diedi risposte vaghe senza dilungarmi<br />
molto sull’argomento, poi sentii un giocatore<br />
di calcio fare una bat<strong>tu</strong>ta. Non mi sarebbe<br />
importato tanto se non avessi temuto il<br />
momento in cui Abby avesse capito perché<br />
ridevano. D’accordo, non era vero: mi avrebbe<br />
fatto incazzare lo stesso, che lei fosse stata<br />
presente o no.<br />
Insisteva per sapere della mia famiglia e<br />
della mia specializzazione, mentre io faticavo a<br />
controllarmi per non buttarli <strong>tu</strong>tti fuori dal ristorante.<br />
Quando la rabbia raggiunse il culmine,<br />
concentrarmi sulla conversazione mi risultò<br />
ancora più difficile.<br />
«Perché ridono?» domandò infine lei indicando<br />
la tavolata rumorosa.<br />
Scossi la testa.
53/662<br />
«Dimmelo», incalzò.<br />
Strinsi le labbra. Se mi avesse mollato, probabilmente<br />
non avrei avuto un’altra possibilità e<br />
quei coglioni strafottenti avrebbero avuto un<br />
motivo in più per ridere.<br />
Mi guardò, in attesa.<br />
’Fanculo. «Ridono di me perché innanzi<strong>tu</strong>tto<br />
ti ho portato a cena. Di solito non è una... mia<br />
abi<strong>tu</strong>dine.»<br />
«Innanzi<strong>tu</strong>tto?»<br />
Quando capì, s’irrigidì, umiliata di essere in<br />
mia compagnia.<br />
Sussultai, aspettandomi che si precipitasse<br />
fuori dal locale.<br />
Incurvò le spalle. «E io che temevo ridessero<br />
di te perché ti fai vedere con una vestita così!<br />
Credono che verrò a letto con te», borbottò.<br />
Che cosa aveva detto? «Perché non dovrei<br />
farmi vedere con te?»<br />
Abby arrossì e abbassò lo sguardo. «Di cosa<br />
stavamo parlando?»<br />
Sospirai. Si era preoccupata per me, convinta<br />
che ridessero del suo aspetto. In fondo, Pigeon<br />
non era una dura e decisi di farle un’altra<br />
domanda prima che cambiasse idea.
54/662<br />
«Di te. Qual è la <strong>tu</strong>a specializzazione?»<br />
«Oh, ehm... cul<strong>tu</strong>ra generale, per il<br />
momento. Sono ancora indecisa, ma propendo<br />
per ragioneria.»<br />
«Tu però non <strong>sei</strong> di queste parti. Ti <strong>sei</strong><br />
trasferita.»<br />
«Sono di Wichita, come America.»<br />
«E come <strong>sei</strong> finita qui dal Kansas?»<br />
«Siamo state costrette a scappare.»<br />
«Da cosa?»<br />
«Dai miei genitori.»<br />
Dunque era in fuga. Avevo avuto la<br />
sensazione che il cardigan e le perle che<br />
indossava la sera in cui ci eravamo conosciuti<br />
fossero solo una facciata. Ma per nascondere<br />
cosa? S’irritò subito di fronte a quelle domande<br />
personali, ma prima che potessi cambiare<br />
argomento Kyle della squadra di calcio ne<br />
sparò una.<br />
Annuii. «E come mai avete scelto la<br />
Eastern?»<br />
Abby rispose brusca qualcosa che mi sfuggì.<br />
Le risatine e i commenti idioti della squadra di<br />
calcio coprirono le sue parole.
55/662<br />
«Amico, fatti dare gli avanzi per la <strong>tu</strong>a<br />
cagnetta!»<br />
Non riuscii più a trattenermi. Non solo<br />
avevano mancato di rispetto a me, ma anche a<br />
Abby. Mi alzai, feci un paio di passi e loro presero<br />
a spintonarsi e a incespicare per guadagnare<br />
in fretta la porta.<br />
Mi sentii addosso lo sguardo di Abby che mi<br />
riportò in me. Mi risedetti e lei inarcò un<br />
sopracciglio: rabbia e frustrazione svanirono<br />
all’istante.<br />
«Stavi dicendo perché hai scelto la Eastern»,<br />
affermai. Fingere che quella breve parentesi<br />
non ci fosse mai stata era forse il modo<br />
migliore per continuare.<br />
«È difficile da spiegare», rispose stringendosi<br />
nelle spalle. «Mi è sembrata la scelta più<br />
giusta da fare.»<br />
Se c’erano parole adatte a descrivere il <strong>mio</strong><br />
stato d’animo in quel momento, erano proprio<br />
quelle. Non sapevo che diavolo stessi facendo<br />
né perché, ma starle seduto di fronte a quel<br />
tavolo mi infuse uno strano senso di calma,<br />
nonostante l’accesso di rabbia.<br />
Sorrisi e aprii il menu. «So cosa intendi.»
3.<br />
IL PRINCIPE AZZURRO<br />
Dalla porta Shepley salutò con lo sguardo<br />
perso America che usciva dal parcheggio. La<br />
chiuse e si buttò sulla poltrona con un sorriso<br />
ebete sul volto.<br />
«Sei un idiota», dissi.<br />
«Io? Senti chi parla. Abby non vedeva l’ora di<br />
andarsene.»<br />
Mi accigliai. Non mi sembrava avesse fretta,<br />
ma ora che Shepley me lo aveva fatto presente<br />
mi ricordai che al ritorno era rimasta piuttosto<br />
silenziosa. «Credi?»<br />
Lui scoppiò a ridere, si stirò e sollevò il poggiapiedi.<br />
«Ti detesta. Lascia perdere.»<br />
«Non mi detesta. C’è stata: è venuta a cena.»<br />
Shepley inarcò le sopracciglia. «Trav, che<br />
cos’hai intenzione di fare? Perché se per te è<br />
solo un gioco e mi incasini le cose, ti ammazzo<br />
mentre dormi.»
57/662<br />
Mi gettai sul divano e afferrai il telecomando.<br />
«Non so che cos’ho intenzione di fare, però non<br />
è un gioco.»<br />
Shepley apparve perplesso, ma non gli avrei<br />
lasciato intendere che lo ero altrettanto.<br />
«Non stavo scherzando», aggiunse fissando<br />
la TV. «Ti strozzo.»<br />
«Ti ho sentito», ribattei. Già ero incazzato<br />
perché mi sentivo disorientato, ci mancava solo<br />
che Pepé la puzzola minacciasse di uccidermi.<br />
Shepley invaghito era una noia. Shepley<br />
innamorato, quasi insopportabile.<br />
«Ti ricordi di Anya?»<br />
«Non è la stessa cosa», replicò esasperato.<br />
«Con Mare è diverso. Lei è quella giusta.»<br />
«Lo hai capito dopo un paio di mesi soltanto?»<br />
chiesi dubbioso.<br />
«L’ho capito quando l’ho vista.»<br />
Scossi la testa. Non sopportavo quando<br />
faceva così. Gli uscivano i cuoricini persino dal<br />
culo. Finiva sempre a pezzi e io dovevo assicurarmi<br />
che non si ammazzasse a forza di bere per<br />
<strong>sei</strong> mesi di fila. America però sembrava<br />
apprezzare.
58/662<br />
Affari suoi. Nessuna donna mi avrebbe<br />
ridotto a frignare come un bimbo e a<br />
sbronzarmi. Se mi avesse mollato, significava<br />
che non valeva poi tanto.<br />
Shepley si alzò, si stirò e si avviò verso la sua<br />
stanza.<br />
«Dici un sacco di stronzate, Shep.»<br />
«Come lo sai?» replicò.<br />
Aveva ragione. Non ero mai stato innamorato,<br />
ma credevo che non sarei cambiato molto.<br />
Decisi di andare anch’io a dormire. Mi<br />
spogliai e mi stesi, irritato, sul letto. Non<br />
appena posai la testa sul cuscino mi venne in<br />
mente Abby e ripensai alla nostra conversazione,<br />
parola per parola. Provava un vago<br />
interesse per me: non mi detestava del <strong>tu</strong>tto, il<br />
che mi aiutò a rilassarmi. Non mi ero<br />
dimostrato propriamente rammaricato per la<br />
mia reputazione, ma lei non si aspettava che<br />
fingessi. Le donne non mi rendevano nervoso,<br />
Abby <strong>tu</strong>ttavia mi faceva sentire distratto e nello<br />
stesso tempo concentrato, agitato e calmo,<br />
incazzato e maledettamente eccitato. Non mi<br />
ero mai sentito così in conflitto con me stesso,
59/662<br />
eppure quello stato d’animo mi induceva a volerla<br />
frequentare di più.<br />
Dopo aver passato un paio d’ore a fissare il<br />
soffitto e a chiedermi se l’avrei rivista, decisi di<br />
alzarmi e di recuperare la bottiglia di Jack<br />
Daniel’s in cucina.<br />
I bicchierini nella lavastoviglie erano puliti:<br />
ne presi uno e lo riempii fino all’orlo. Lo buttai<br />
giù e me ne versai un altro. Bevvi, lo posai nel<br />
lavandino e mi girai. Shepley era in piedi sulla<br />
porta di camera sua con un sorrisetto sulla<br />
faccia.<br />
«Inizia così.»<br />
«<strong>Il</strong> giorno in cui <strong>sei</strong> comparso nell’albero<br />
genealogico della <strong>tu</strong>a famiglia, avrei tanto<br />
voluto tagliarlo.»<br />
Lui scoppiò a ridere e chiuse la porta.<br />
Arrancai fino in camera, incavolato per non<br />
essere riuscito a ribattere.<br />
Le lezioni del mattino durarono una vita e<br />
provai un vago disgusto per me stesso quando<br />
arrivai quasi di corsa in mensa. Non sapevo<br />
neanche se Abby ci fosse.<br />
Invece c’era.
60/662<br />
Brazil le sedeva esattamente di fronte e stava<br />
chiacchierando con Shepley. Abbozzai un sorrisetto<br />
e sospirai, sollevato e rassegnato al <strong>mio</strong><br />
comportamento patetico.<br />
L’addetta della mensa mi aveva riempito il<br />
vassoio di chissà cosa e mi avviai verso il tavolo<br />
fermandomi davanti a Abby.<br />
«Sei seduto sulla mia sedia, Brazil.»<br />
«Oh, è una delle <strong>tu</strong>e ragazze, Trav?»<br />
Abby scosse la testa. «Assolutamente no.»<br />
Attesi e dopo un istante Brazil cedette: prese<br />
il vassoio e lo portò in fondo al tavolo.<br />
«Come va, Pidge?» chiesi aspettandomi una<br />
risposta velenosa. Con mia gran sorpresa non si<br />
dimostrò per nulla arrabbiata.<br />
«Cos’è quello?» domandò fissando il <strong>mio</strong><br />
vassoio.<br />
Guardai l’ammasso fumante. Aveva voglia di<br />
fare due chiacchiere, altro buon segno. «Le<br />
signore della mensa mi fanno paura. Non ho<br />
intenzione di criticare le loro capacità<br />
culinarie.»<br />
Abby mi guardò sondare il cibo con la<br />
forchetta in cerca di qualcosa di commestibile,<br />
dopodiché venne distratta dai mormorii degli
61/662<br />
altri s<strong>tu</strong>denti. Per i miei compagni era in effetti<br />
una novità che insistessi per sedermi di fronte a<br />
qualcuno e non sapevo neanche con certezza<br />
perché lo avessi fatto.<br />
«L’esame di biologia è dopo pranzo»,<br />
gemette America.<br />
«Hai s<strong>tu</strong>diato?» chiese Abby.<br />
Lei arricciò il naso. «Dio, no. Ho passato la<br />
notte a ripetere al <strong>mio</strong> ragazzo che non saresti<br />
finita a letto con Travis.»<br />
Sentendo citare la conversazione della sera<br />
prima, Shepley s’incupì all’istante.<br />
I giocatori di football in fondo al tavolo tacquero<br />
per ascoltare i nostri discorsi e Abby si<br />
fece piccola, lanciando un’occhiataccia ad<br />
America.<br />
Era imbarazzata. Qualunque fosse il motivo,<br />
si sentiva umiliata dall’attenzione altrui.<br />
America la ignorò e diede un colpetto a<br />
Shepley con la spalla, ma lui continuò a tenere<br />
il broncio.<br />
«Gesù, Shep. L’hai presa davvero male, eh?»<br />
Gli lanciai una bustina di ketchup per allentare<br />
la tensione. A quel punto <strong>tu</strong>tti fissarono lui e
62/662<br />
America, sperando di trovare spunti per ulteriori<br />
commenti.<br />
Shepley non rispose, ma Abby mi guardò di<br />
sottecchi con un lieve sorriso. Le cose stavano<br />
andando alla grande. Non riusciva a detestarmi<br />
neanche se ci provava. Non so perché mi fossi<br />
preoccupato tanto. Non che volessi uscire con<br />
lei: il nostro era il rapporto platonico ideale.<br />
Era sostanzialmente una brava ragazza, anche<br />
se un po’ ombrosa, e non c’era bisogno che le<br />
rovinassi i piani per il fu<strong>tu</strong>ro, sempre che ne<br />
avesse.<br />
America strofinò la schiena a Shepley. «Gli<br />
passerà. Ha solo bisogno di un po’ di tempo per<br />
capire che Abby non cederà alle <strong>tu</strong>e lusinghe.»<br />
«Non ho cercato di sedurla», obiettai. Stavo<br />
appena facendo progressi e Mare adesso mi<br />
rovinava i piani. «Lei è mia amica.»<br />
Abby guardò Shep. «Te l’ho detto. Non c’è<br />
niente di cui preoccuparsi.»<br />
Lui incrociò il suo sguardo e a quel punto si<br />
tranquillizzò. Crisi evitata. Abby aveva salvato<br />
la si<strong>tu</strong>azione.<br />
Tacqui, cercando qualcosa da dire. Volevo<br />
chiederle di passare da noi, ma dopo il
63/662<br />
commento di America sarebbe stato s<strong>tu</strong>pido.<br />
Mi venne in mente un’idea brillante e mi buttai.<br />
«Tu hai s<strong>tu</strong>diato?»<br />
Lei si accigliò. «In biologia non c’è s<strong>tu</strong>dio che<br />
tenga. Non ci capisco niente.»<br />
Mi alzai indicando con un cenno la porta.<br />
«Vieni.»<br />
«Cosa?»<br />
«Andiamo a prendere i <strong>tu</strong>oi appunti. Ti do<br />
una mano a s<strong>tu</strong>diare.»<br />
«Travis...»<br />
«Alza le chiappe, Pidge. Prenderai il<br />
massimo dei voti.»<br />
I tre secondi seguenti furono forse i più<br />
lunghi della mia vita. Abby alla fine si alzò,<br />
superò America e le tirò i capelli. «Ci vediamo<br />
in aula, Mare.»<br />
Lei sorrise. «Ti terrò un posto. Avrò bisogno<br />
di <strong>tu</strong>tto l’aiuto possibile.»<br />
Le aprii la porta quando uscimmo dalla<br />
mensa, ma non parve accorgersene e per<br />
l’ennesima volta rimasi terribilmente deluso.<br />
Cacciandomi le mani in tasca, percorsi al suo<br />
passo il breve tratto fino alla Morgan Hall e la<br />
guardai armeggiare con le chiavi.
64/662<br />
Aprì infine la porta e gettò il libro di biologia<br />
sul letto. Si sedette a gambe incrociate e io mi<br />
buttai sul materasso, notando quanto fosse<br />
duro e scomodo. Non c’era da s<strong>tu</strong>pirsi che <strong>tu</strong>tte<br />
le ragazze della Eastern fossero irritabili: era<br />
impossibile dormire bene su quei materassi del<br />
cavolo.<br />
Abby aprì il libro e mi misi subito al lavoro.<br />
Ripassammo i punti salienti del capitolo. Era<br />
bello vedere come mi osservava mentre parlavo,<br />
quasi pendesse dalle mie labbra e si<br />
s<strong>tu</strong>pisse al contempo che sapessi leggere. In un<br />
paio d’occasioni in<strong>tu</strong>ii che non aveva capito,<br />
perciò ripetei la spiegazione e a quel punto la<br />
vidi illuminarsi. Da allora feci di <strong>tu</strong>tto per<br />
rivedere quella luce nei suoi occhi.<br />
Senza che me ne accorgessi, venne l’ora di<br />
andare in classe. Sospirai e la colpii affet<strong>tu</strong>osamente<br />
con i fogli in testa. «Ci <strong>sei</strong>. Adesso sai<br />
<strong>tu</strong>tto.»<br />
«Vedremo.»<br />
«Ti accompagno in aula. Ti interrogherò per<br />
strada.» Mi aspettavo un rifiuto educato, invece<br />
mi rivolse un lieve sorriso e assentì.
65/662<br />
Uscimmo in corridoio e lei sospirò. «Non ti<br />
arrabbierai se mi bocceranno, vero?»<br />
Temeva che mi arrabbiassi? Non sapevo che<br />
pensare, ma lo trovavo incredibile.<br />
«Non ti bocceranno, Pidge. Però per il<br />
prossimo esame dobbiamo metterci sotto<br />
prima», dissi camminando con lei fino all’edificio<br />
di scienze. Le posi una domanda dopo<br />
l’altra: rispose subito a quasi <strong>tu</strong>tte, in qualche<br />
caso esitò ma alla fine non fece errori.<br />
Raggiungemmo l’aula e le vidi un’aria di<br />
riconoscenza sul viso, malgrado fosse troppo<br />
fiera per ammetterlo.<br />
«In bocca al lupo», le augurai perché non<br />
sapevo che altro dire.<br />
Parker Hayes ci passò accanto e mi salutò<br />
con un cenno. «Ehi, Trav.»<br />
Detestavo quell’imbecille. «Parker», dissi<br />
ricambiando il cenno.<br />
Parker era uno di quelli a cui piaceva stare<br />
nella mia scia e sfruttare la sua fama di principe<br />
azzurro per scopare. Mi dava del puttaniere,<br />
ma in verità il suo gioco era solo più sofisticato.<br />
Non era onesto con le ragazze che
66/662<br />
conquistava: prima si fingeva coinvolto, poi le<br />
mollava senza farsi scrupoli.<br />
Una sera, quando eravamo matricole, mi<br />
portai a casa Janet Littleton mentre lui ci stava<br />
provando con l’amica. Feci sesso con lei senza<br />
fingere di volere una relazione e alla fine Janet<br />
chiamò infuriata l’amica perché venisse a prenderla.<br />
Questa era ancora con Parker e fu quindi<br />
lui a riaccompagnarla.<br />
Dopo quella sera Hayes ebbe una nuova<br />
storia da usare con le sue conquiste. Qualsiasi<br />
ragazza mi portassi a letto, lui se la rimorchiava,<br />
dopo, raccontandole della volta in cui<br />
aveva salvato Janet.<br />
Lo sopportavo a stento.<br />
Parker puntò subito Pigeon e s’illuminò.<br />
«Ciao, Abby.»<br />
Non capivo perché cercasse con tanta<br />
insistenza di abbordare le stesse ragazze che<br />
piacevano a me: andava a lezione con lei da settimane<br />
e ora, all’improvviso, si dimostrava<br />
interessato. Sapendo che lo aveva fatto solo<br />
perché l’aveva vista parlare con me, andai in<br />
bestia.
67/662<br />
«Ciao», rispose lei colta alla sprovvista.<br />
Chiaramente non capiva perché d’un tratto le<br />
avesse rivolto la parola. «Chi è?» mi domandò.<br />
Scrollai con noncuranza le spalle, malgrado<br />
avessi voglia di prendere a calci quel suo culo<br />
da figlio di papà. «Parker Hayes», risposi. <strong>Il</strong><br />
suo nome mi lasciò un cattivo gusto in bocca.<br />
«È un <strong>mio</strong> compagno della Sig Tau.» Anche<br />
quello mi lasciò un cattivo gusto. Avevo compagni<br />
e amici, ma lui non era né l’uno né l’altro:<br />
era piuttosto il nemico numero uno, e me lo<br />
tenevo vicino solo per controllarlo meglio.<br />
«Non sapevo facessi parte di una confraternita»,<br />
osservò arricciando il naso.<br />
«La Sigma Tau, la stessa di Shep. Pensavo lo<br />
sapessi.»<br />
«Be’ non sembri il tipo da associazioni s<strong>tu</strong>dentesche»,<br />
commentò fissandomi gli avambracci<br />
ta<strong>tu</strong>ati.<br />
<strong>Il</strong> fatto che avesse rivolto di nuovo lo sguardo<br />
su di me mi sollevò un po’. «Mio padre è un ex<br />
allievo di questa università e i miei fratelli sono<br />
<strong>tu</strong>tti Sig Tau. È una faccenda di famiglia.»<br />
«E hanno preteso che seguissi le loro orme?»<br />
domandò in tono scettico.
68/662<br />
«Non proprio. Sono brave persone», dissi<br />
agitando il foglio degli appunti e porgendoglielo.<br />
«Sarà meglio che <strong>tu</strong> entri.»<br />
Mi rivolse quel suo meraviglioso sorriso.<br />
«Grazie per l’aiuto.» Mi diede un colpetto con il<br />
gomito e io non potei fare a meno di sorridere a<br />
mia volta.<br />
Entrò in classe e si sedette vicino ad America.<br />
Parker la fissò e osservò quindi le due ragazze<br />
parlare. Mentre mi allontanavo in corridoio,<br />
immaginai di prendere un banco e di tirarglielo<br />
in testa. Non avevo altre lezioni quel giorno,<br />
perciò non avevo motivo di restare. Un lungo<br />
giro con la Harley mi avrebbe aiutato a non<br />
impazzire all’idea che Parker tentasse di circuirla:<br />
presi dunque la strada più lunga per tornare<br />
a casa, in modo da avere più tempo per<br />
riflettere. Mi attraversarono la strada alcune<br />
interessanti candidate al divano, ma continuò a<br />
tornarmi in mente il viso di Abby, tanto che alla<br />
fine m’infastidii.<br />
Da quando avevo quindici anni qualsiasi<br />
ragazza che mi avesse conosciuto mi giudicava<br />
uno stronzo. La nostra storia avrebbe po<strong>tu</strong>to<br />
essere il perfetto cliché: la canaglia che
69/662<br />
s’innamora della brava ragazza. Tranne per il<br />
fatto che Abby non era candida e innocente.<br />
Nascondeva qualcosa. Forse era questo che ci<br />
legava: il passato che si era lasciata alle spalle,<br />
di qualsiasi na<strong>tu</strong>ra fosse.<br />
Entrai nel parcheggio e scesi dalla Harley.<br />
Alla faccia del giro in moto che doveva aiutarmi<br />
a riflettere. I miei pensieri non avevano alcun<br />
senso: stavo solo cercando di giustificare la<br />
strana ossessione che nutrivo per Abby.<br />
In preda a un improvviso malumore, sbattei<br />
la porta e mi sedetti sul divano, incazzandomi<br />
ancora di più perché non trovai subito il<br />
telecomando.<br />
Un aggeggio di plastica nera mi sfrecciò<br />
accanto quando Shepley andò a sedersi in poltrona.<br />
Lo presi, lo puntai verso il televisore e lo<br />
accesi.<br />
«Perché porti il telecomando in camera? Poi<br />
lo devi riportare qui», osservai sgarbato.<br />
«Non lo so, è solo un’abi<strong>tu</strong>dine. Che problema<br />
c’è?»<br />
«Nessuno», brontolai passando in rassegna i<br />
canali. Premetti il tasto MUTE. «Abby<br />
Abernathy.»
70/662<br />
Shepley inarcò le sopracciglia. «Sì?»<br />
«Non riesco a togliermela dalla testa. Dovrei<br />
scoparmela e farla finita.»<br />
Shepley mi s<strong>tu</strong>diò incerto per un po’. «Non<br />
che non apprezzi il fatto che non m’incasini la<br />
vita grazie a questo <strong>tu</strong>o neoritrovato ritegno,<br />
ma prima non avevi mai bisogno del <strong>mio</strong> permesso...<br />
a meno che... non dirmi che alla fine<br />
t’importa di qualcuna.»<br />
«Non fare il coglione.»<br />
Lui non riuscì a soffocare un ghigno.<br />
«T’importa di lei. Ci voleva una ragazza che si<br />
rifiutasse di dormire con te per più di ventiquattr’ore.»<br />
«Laura mi ha fatto aspettare una settimana.»<br />
«Ma Abby è interessata?»<br />
«Vuole solo che siamo amici. Mi va già bene<br />
che non mi tratti come un lebbroso.»<br />
Shepley tacque imbarazzato e annuì. «Hai<br />
paura.»<br />
«Di cosa?» domandai con un sorrisetto<br />
dubbioso.<br />
«Di un rifiuto. Anche Mad Dog è umano,<br />
dopo<strong>tu</strong>tto.»
71/662<br />
Strizzai nervoso l’occhio. «Sai che detesto<br />
quel nome, Shep.»<br />
Lui sorrise. «Lo so. Tanto quanto il modo in<br />
cui ti senti ora.»<br />
«Non mi fai star meglio.»<br />
«Quindi lei ti piace e hai paura. E adesso?»<br />
«Niente. È solo uno schifo che alla fine abbia<br />
trovato una ragazza degna e che sia troppo in<br />
gamba per me.»<br />
Shepley si sforzò di non ridere. M’irritava che<br />
la mia si<strong>tu</strong>azione lo divertisse tanto.<br />
Si ricompose e aggiunse: «Perché non lasci<br />
che sia lei a decidere?».<br />
«Perché m’interessa a tal punto che voglio<br />
essere io a farlo.»<br />
Lui si stirò e si alzò, strascicando i piedi nudi<br />
sulla moquette. «Vuoi una birra?»<br />
«Sì. Beviamo all’amicizia.»<br />
«Quindi continuerai a frequentarla? Perché?<br />
Mi sembra una tor<strong>tu</strong>ra.»<br />
Riflettei per un istante. Sembrava una tor<strong>tu</strong>ra,<br />
ma non quanto osservarla da lontano.<br />
«Non voglio che finisca con me... o con qualsiasi<br />
altro coglione.»
72/662<br />
«Vorrai dire: “O con chiunque altro”. È una<br />
follia.»<br />
«Portami quella birra del cazzo e sta’ zitto.»<br />
Lui scrollò le spalle. Diversamente da Chris<br />
Jenks, Shep sapeva quando era il momento di<br />
tacere.
4.<br />
DISTRATTO<br />
Fu una decisione folle, ma liberatoria. <strong>Il</strong><br />
giorno dopo entrai in mensa e senza pensarci<br />
due volte mi sedetti di fronte a Abby. Starle<br />
vicino mi veniva spontaneo, na<strong>tu</strong>rale e, al di là<br />
del fastidio di dover sopportare le occhiate<br />
curiose degli altri s<strong>tu</strong>denti e persino di alcuni<br />
professori, lei sembrava gradire la mia<br />
compagnia.<br />
«Oggi s<strong>tu</strong>diamo?»<br />
«Sì», rispose tranquilla.<br />
L’unico lato negativo del nostro legame<br />
d’amicizia era che più tempo passavo con lei,<br />
più mi piaceva. Era difficile scordarsi del colore<br />
e della forma dei suoi occhi, del profumo della<br />
sua crema per il corpo. Notai inoltre altri particolari,<br />
come la lunghezza delle sue gambe e i<br />
colori degli abiti che preferiva. Riuscivo persino<br />
a capire in quale settimana evitare in modo
74/662<br />
particolare di irritarla, che era la stessa in cui<br />
Shepley doveva lasciare in pace America. Ci<br />
godevamo così tre settimane di quieto vivere ed<br />
eravamo in grado di avvertirci a vicenda.<br />
Anche nei momenti peggiori Abby non era<br />
noiosa come le altre ragazze. L’unica cosa che<br />
sembrava innervosirla erano le domande sul<br />
nostro rapporto, ma se usavo cautela le passava<br />
abbastanza in fretta.<br />
Con il trascorrere del tempo gli altri smisero<br />
di fare conget<strong>tu</strong>re. Pranzavamo insieme quasi<br />
<strong>tu</strong>tti i giorni e le sere in cui s<strong>tu</strong>diavamo la<br />
portavo fuori a cena. Una volta Shepley e<br />
America ci invitarono al cinema. Non ci fu mai<br />
un momento di imbarazzo, mai una domanda<br />
per capire se tra noi ci fosse più di un’amicizia.<br />
Non sapevo che cosa provassi al riguardo,<br />
soprat<strong>tu</strong>tto perché la decisione di starle vicino<br />
in quel modo non m’impediva di immaginarmela<br />
stesa sul divano, finché una sera,<br />
quando vidi lei e America farsi il solletico a<br />
vicenda, me la figurai nel <strong>mio</strong> letto.<br />
Dovevo togliermela dalla testa.<br />
L’unico rimedio era smettere di pensarla<br />
quel tanto da abbordare qualcuna.
75/662<br />
Alcuni giorni dopo scorsi un volto familiare.<br />
L’avevo già vista in compagnia di Janet<br />
Littleton. Lucy era piuttosto sexy, non perdeva<br />
occasione di mettere in mostra il seno ed era<br />
molto esplicita nell’esprimere il suo disprezzo<br />
per me. Per for<strong>tu</strong>na mi ci vollero solo trenta<br />
minuti e un invito al Red per portarmela a casa.<br />
Non avevo quasi chiuso la porta che mi stava<br />
già spogliando: alla faccia del profondo odio<br />
che covava per me dall’anno prima. Se ne andò<br />
con il sorriso sul volto e la delusione negli<br />
occhi.<br />
E io avevo ancora in testa Abby.<br />
Neanche il sesso mi aveva guarito. Anzi, mi<br />
suscitò un sentimento nuovo: la colpa.<br />
<strong>Il</strong> giorno dopo mi precipitai a lezione di<br />
storia e mi infilai nel banco accanto al suo.<br />
Aveva già preso il laptop e il libro e, quando mi<br />
sedetti, non mi prestò quasi attenzione.<br />
L’aula era più buia del solito, le nubi<br />
oscuravano la luce che entrava generalmente<br />
dalle finestre. Le diedi un colpetto sul gomito<br />
ma non reagì come di consueto, allora le sfilai<br />
la matita dalla mano e iniziai a scarabocchiare<br />
sui margini: ta<strong>tu</strong>aggi perlopiù, ma anche il suo
76/662<br />
nome in lettere eleganti. Mi guardò di sottecchi<br />
con un sorriso d’apprezzamento.<br />
Mi chinai e le sussurrai all’orecchio: «Oggi ti<br />
va di pranzare fuori dal campus?».<br />
“Non posso”, rispose muovendo solo le<br />
labbra.<br />
Xché? scribacchiai sul libro.<br />
Perché devo sfruttare i buoni pasto.<br />
Stronzate.<br />
Davvero.<br />
Avrei voluto continuare il discorso ma stavo<br />
esaurendo lo spazio sulla pagina. Bene. Un<br />
altro pasto a sorpresa. Non vedo l’ora.<br />
Lei ridacchiò e io mi godetti quella<br />
sensazione estatica che provavo ogniqualvolta<br />
riuscivo a farla sorridere. Dopo qualche altro<br />
scarabocchio e un disegno accurato di un<br />
drago, Chaney ci congedò.<br />
Gettai la matita nello zaino mentre lei<br />
metteva via il resto delle sue cose e poi<br />
andammo in mensa.<br />
Non suscitavamo più tanta curiosità come in<br />
passato. Gli altri si erano abi<strong>tu</strong>ati a vederci<br />
regolarmente insieme. In coda chiacchierammo<br />
del nuovo saggio di storia che Chaney ci aveva
77/662<br />
assegnato. Abby passò la tessera e si diresse al<br />
tavolo. Mi accorsi subito che mancava qualcosa<br />
sul suo vassoio: la lattina di succo d’arancia che<br />
beveva ogni giorno.<br />
Scrutai la fila di inservienti robuste ed efficienti<br />
al di là del banco. Quando scorsi la<br />
donna dall’aria severa alla cassa, capii di aver<br />
trovato il <strong>mio</strong> bersaglio.<br />
«Salve, signora... ehm... signora...»<br />
L’inserviente mi squadrò e concluse che ero<br />
pericoloso, come facevano in genere le donne<br />
poco prima che facessi sentire loro un fremito<br />
tra le cosce.<br />
«Armstrong», disse burbera.<br />
Soffocai un senso di disgusto quando in un<br />
angolo remoto della mente mi balenò l’immagine<br />
delle sue cosce.<br />
Sfoderai il sorriso più affascinante del <strong>mio</strong><br />
repertorio. «Bel nome. Mi chiedevo, dal<br />
momento che lei sembra essere il capo qui...<br />
niente succo d’arancia oggi?»<br />
«Ce n’è un po’ nel retro. Ho avuto troppo da<br />
fare per portarlo qui.»
78/662<br />
Annuii. «Lei si fa sempre in quattro.<br />
Dovrebbero darle un aumento. Nessuno lavora<br />
tanto come lei, lo vediamo <strong>tu</strong>tti.»<br />
Lei alzò il mento. «Grazie. Era ora che qualcuno<br />
lo notasse. Vuoi un succo d’arancia?»<br />
«Solo una lattina... se non le spiace,<br />
na<strong>tu</strong>ralmente.»<br />
Mi strizzò l’occhio. «Per niente. Torno<br />
subito.»<br />
Portai la lattina al tavolo e la posai sul vassoio<br />
di Abby.<br />
«Non dovevi. Sarei andata a prenderlo.» Si<br />
tolse la giacca e se la mise sulle ginocchia restando<br />
con le spalle nude. Erano ancora<br />
abbronzate e lievemente lucide, invitavano a<br />
toccarle.<br />
Mi vennero subito in testa diversi pensieri<br />
sconci.<br />
«Be’, adesso non ce n’è più bisogno», risposi.<br />
Le rivolsi uno dei miei migliori sorrisi, ma stavolta<br />
era sincero. Era uno di quei momenti<br />
felici che speravo si ripetessero nei giorni a<br />
venire.<br />
Brazil sbuffò. «Sei diventato il suo schiavo,<br />
Travis? <strong>Il</strong> prossimo passo sarà farle aria con
79/662<br />
una foglia di palma indossando un cos<strong>tu</strong>me<br />
della Speedo?»<br />
Allungai il collo e lo vidi seduto più in là con<br />
un ghigno strafottente sulla faccia. Non c’era<br />
cattiveria nelle sue parole, però aveva guastato<br />
<strong>tu</strong>tto facendomi incazzare. Probabilmente<br />
avevo fatto la figura dell’imbecille a portarle da<br />
bere.<br />
Abby si protese. «Fatti gli affari <strong>tu</strong>oi, Brazil.<br />
E tieni chiusa quella bocca.»<br />
«Calmati, Abby! Stavo scherzando!» replicò<br />
lui alzando le mani.<br />
«Solo... non parlare di lui così», disse<br />
imbronciata.<br />
La osservai per un istante, notando la sua<br />
rabbia sbollire leggermente mentre spostava<br />
l’attenzione su di me. Era la prima volta che mi<br />
capitava. «Ora posso dire di aver visto di <strong>tu</strong>tto.<br />
Sono stato appena difeso da una ragazza.» Le<br />
feci un lieve sorriso e mi alzai, lanciando<br />
un’ultima occhiataccia a Brazil prima di<br />
riportare il vassoio. Non avevo comunque<br />
fame.<br />
La porta pesante di metallo si aprì subito<br />
quando la spinsi. Presi le sigarette dalla tasca e
80/662<br />
me ne accesi una, cercando di dimenticare<br />
l’accaduto.<br />
Avevo fatto la figura del coglione per una<br />
ragazza e i miei compagni l’avevano trovato<br />
particolarmente divertente, perché per due<br />
anni li avevo presi in giro per la stessa ragione.<br />
Adesso toccava a me e non potevo farci un accidente<br />
perché non era in <strong>mio</strong> potere e, peggio<br />
ancora, perché non volevo.<br />
Gli altri fumatori scoppiarono a ridere e io li<br />
imitai, pur non capendo il motivo della loro<br />
ilarità. Mi sentivo incazzato e umiliato o<br />
incazzato in quanto umiliato, non lo so. Le<br />
ragazze mi toccavano e facevano a <strong>tu</strong>rno per<br />
parlarmi. Annuivo e sorridevo per essere gentile,<br />
ma in realtà volevo solo andarmene e prendere<br />
a pugni qualcosa. Una manifestazione<br />
pubblica di rabbia avrebbe denotato debolezza<br />
e non mi sarei abbassato a tanto.<br />
Abby uscì e interruppi una ragazza a metà<br />
discorso per raggiungerla. «Aspetta, Pidge, ti<br />
accompagno.»<br />
«Non c’è bisogno che mi accompagni sempre<br />
a lezione. So andarci da sola.»
81/662<br />
Lo ammetto: mi ferì un po’. Non mi guardò<br />
nemmeno quando lo disse, aveva proprio l’aria<br />
di volermi congedare.<br />
In quel momento mi passò accanto una<br />
ragazza in minigonna con due gambe lunghissime.<br />
I capelli scuri e lucidi le ondeggiavano<br />
sulla schiena a ogni passo. Allora capii: dovevo<br />
lasciar perdere. Farmi una bella ragazza qualsiasi<br />
era la mia specialità e Abby voleva da me<br />
solo amicizia. Avevo intenzione di comportarmi<br />
correttamente e di mantenere il rapporto platonico,<br />
ma se non avessi fatto qualcosa di<br />
drastico il <strong>mio</strong> piano sarebbe andato a rotoli,<br />
travolto dalla marea di pensieri e sentimenti<br />
conflit<strong>tu</strong>ali che si agitavano nel <strong>mio</strong> petto.<br />
Era dunque giunto il momento di tracciare<br />
una linea, e a ogni modo non mi meritavo<br />
Abby. Che senso aveva continuare?<br />
Gettai la sigaretta. «Ti raggiungo dopo,<br />
Pidge.»<br />
Mi calai nel ruolo, ma non dovetti faticare<br />
molto. Mi era passata accanto apposta sperando<br />
che la minigonna e i tacchi da zoccola<br />
attirassero la mia attenzione. La superai e mi<br />
girai infilando le mani in tasca.
82/662<br />
«Vai di fretta?»<br />
Sorrise. Era già mia.<br />
«Sto andando a lezione.»<br />
«Ah sì? Quale?»<br />
Lei si fermò e incurvò un angolo della bocca.<br />
«Travis Maddox, vero?»<br />
«Esatto. La mia reputazione mi precede?»<br />
«Certo.»<br />
«Ammetto la mia colpa.»<br />
Scosse la testa. «Devo andare a lezione.»<br />
Sospirai, fingendomi deluso. «Che peccato!<br />
Stavo per chiederti una mano.»<br />
«Per cosa?» Aveva un tono esitante ma sorrideva<br />
ancora. Avrei po<strong>tu</strong>to chiederle di venire<br />
da me per una sveltina e probabilmente<br />
avrebbe accettato, ma un tocco di classe non<br />
guastava mai.<br />
«Per arrivare a casa. Ho un pessimo senso<br />
dell’orientamento.»<br />
«Sì?» Annuì, si accigliò e infine sorrise. Cercava<br />
di non mostrarsi lusingata.<br />
Aveva i primi due bottoni della camicetta<br />
aperti e intravedevo la curva del seno con un<br />
pezzo di reggiseno. Sentii un fremito familiare<br />
nei jeans e spostai il peso sull’altro piede.
83/662<br />
«Proprio pessimo.» Sorrisi vedendo il suo<br />
sguardo spostarsi sulla mia fossetta. Non so<br />
perché, ma la fossetta era sempre il fattore<br />
decisivo.<br />
Scrollò le spalle cercando di restare<br />
impassibile. «Fa’ strada. Se vedo che sbagli, ti<br />
suono.»<br />
«Io vado da questa parte», dissi indicando<br />
con un cenno il parcheggio.<br />
Mi mise la lingua in bocca prima ancora che<br />
arrivassimo al pianerottolo e mi tolse il giubbotto<br />
prima che trovassi la chiave giusta.<br />
Eravamo goffi, ma era divertente. Ero molto<br />
abile nell’aprire la porta con le labbra premute<br />
su quelle di qualcuna. Non appena la serra<strong>tu</strong>ra<br />
scattò, mi spinse in soggiorno e io l’afferrai per<br />
i fianchi sbattendola contro la porta per chiuderla.<br />
Mi cinse la vita con le gambe e la sollevai<br />
premendo il bacino contro il suo.<br />
Mi baciò con incredibile passione, e devo<br />
dire che mi piacque. Quando mi morse il labbro<br />
inferiore, indietreggiai perdendo l’equilibrio e<br />
urtando il tavolino vicino alla poltrona. Diversi<br />
oggetti caddero per terra.<br />
«Oops», esclamò con una risatina.
84/662<br />
Sorrisi e la guardai avvicinarsi al divano. Si<br />
chinò sopra lo schienale mostrandomi le natiche<br />
e una sottilissima striscia di pizzo bianco.<br />
Mi slacciai la cin<strong>tu</strong>ra e mi avvicinai. Avrebbe<br />
reso le cose facili. Piegò la testa e si gettò i<br />
lunghi capelli scuri sulla schiena. Era tremendamente<br />
sexy, dovevo ammetterlo. La cerniera<br />
dei miei jeans reggeva a stento.<br />
Si voltò a guardarmi e io mi chinai, stampandole<br />
un bacio sulla bocca.<br />
«Forse dovrei dirti il <strong>mio</strong> nome», mormorò.<br />
«Perché?» risposi ansimando. «Mi piace<br />
così.»<br />
Lei sorrise, si infilò i pollici nelle mutandine<br />
e se le abbassò fino sulle caviglie. Mi guardò<br />
negli occhi, molto maliziosa.<br />
D’un tratto vidi mentalmente lo sguardo di<br />
disapprovazione di Abby.<br />
«Che aspetti?» chiese eccitata e impaziente.<br />
«Assolutamente niente», risposi scuotendo<br />
la testa. Cercai di pensare al suo sedere nudo<br />
contro le mie cosce. Dovermi concentrare per<br />
mantenere l’erezione era un’esperienza nuova,<br />
diversa ed era <strong>tu</strong>tta colpa di Abby.
85/662<br />
Lei si girò, mi sfilò la maglietta e mi aprì la<br />
cerniera. O ero lento come una lumaca o quella<br />
donna era il <strong>mio</strong> equivalente femminile. Mi<br />
tolsi gli stivali e i jeans, scostandoli con un<br />
calcio.<br />
Lei mi cinse il fianco con una gamba. «Lo<br />
desidero da tanto tempo», mi bisbigliò all’orecchio.<br />
«Da quando ti ho visto all’orientamento<br />
matricole l’anno scorso.»<br />
Le toccai la coscia, cercando di ricordare se le<br />
avessi già parlato qualche volta. Quando la mia<br />
mano giunse al capolinea, era <strong>tu</strong>tta bagnata.<br />
Non stava scherzando. Un anno di preliminari<br />
mentali avrebbero reso <strong>tu</strong>tto più semplice.<br />
Cacciò un gemito nell’istante stesso in cui le<br />
sfiorai la pelle morbida. Era così bagnata che le<br />
dita non facevano molta presa. Mi sentivo tanto<br />
eccitato da star male. Mi ero fatto solo due<br />
donne in due settimane: quella ragazza e<br />
l’amica di Janet, Lucy. Oh, con Megan facevano<br />
tre. <strong>Il</strong> mattino dopo aver conosciuto Abby.<br />
Abby... Fui sopraffatto dal senso di colpa, il che<br />
ebbe un effetto <strong>disastro</strong>so sulla mia erezione.<br />
«Non ti muovere», dissi correndo in camera<br />
in boxer. Pescai una confezione dal comodino e
86/662<br />
tornai di corsa dalla brunetta, rimasta esattamente<br />
dove l’avevo lasciata. Mi strappò il<br />
pacchetto di mano e si inginocchiò. Dopo qualche<br />
sorprendente giochetto con la lingua e<br />
molta fantasia, mi permise di stenderla sul<br />
divano.<br />
Lo feci subito: a faccia in giù, e a lei piacque<br />
ogni secondo.
5.<br />
COMPAGNI DI STANZA<br />
La ninfomane era in bagno a vestirsi e<br />
agghindarsi. Non aveva parlato molto dopo che<br />
avevamo finito e stavo pensando di chiederle il<br />
numero di telefono e di metterla, come Megan,<br />
ai primi posti dell’elenco di ragazze che non<br />
pretendevano di avere una relazione per fare<br />
sesso ed erano degne di un bis.<br />
<strong>Il</strong> telefono di Shepley trillò. Era un suono<br />
simile a un bacio, quindi doveva essere America.<br />
Gli aveva cambiato la suoneria dei messaggi<br />
e lui ne era stato più che contento. Erano<br />
una bella coppia, ma a volte risultavano<br />
proprio s<strong>tu</strong>cchevoli.<br />
Ero seduto davanti alla TV in attesa che la<br />
ragazza uscisse per mandarla a casa quando mi<br />
accorsi che Shepley si aggirava di qua e di là.<br />
Lo guardai perplesso. «Che stai facendo?»
88/662<br />
«Forse sarà meglio che raccolga la <strong>tu</strong>a<br />
merda. Mare sta venendo qui con Abby.»<br />
Scattai sull’attenti. «Abby?»<br />
«Sì. I boiler della Morgan sono di nuovo<br />
andati.»<br />
«E allora?»<br />
«Staranno qui per un paio di giorni.»<br />
«Staranno? Vuoi dire che Abby si fermerà da<br />
noi?»<br />
«Sì, idiota. Togliti dalla testa il culo di Jenna<br />
Jameson e ascolta quello che ti dico. Saranno<br />
qui tra dieci minuti con i bagagli.»<br />
«Non è possibile.»<br />
Shepley si bloccò e mi guardò severo. «Muovi<br />
le chiappe e aiutami, e porta fuori il pat<strong>tu</strong>me»,<br />
disse indicando il bagno.<br />
«Oh, cazzo», esclamai balzando in piedi.<br />
Lui annuì con gli occhi sgranati. «Esatto.»<br />
Alla fine ci ero arrivato. Se America si fosse<br />
imbat<strong>tu</strong>ta in una delle mie conquiste, si<br />
sarebbe incavolata e Shepley si sarebbe ritrovato<br />
in una brutta posizione. Se Abby non<br />
avesse voluto restare, sarebbe stato quindi un<br />
problema suo... e <strong>mio</strong>.
89/662<br />
Fissai la porta del bagno. L’acqua scorreva da<br />
quando si era chiusa lì. Non sapevo se stesse<br />
usando il water o la doccia. Non sarei mai riuscito<br />
a mandarla via prima dell’arrivo delle<br />
ragazze e sarebbe stato peggio se mi avessero<br />
sorpreso a buttarla fuori, pertanto decisi di<br />
cambiare le lenzuola del letto e di rimettere un<br />
po’ a posto.<br />
«Dove dormirà Abby?» chiesi guardando il<br />
divano. Non le avrei permesso di stendersi su<br />
quattordici mesi di fluidi corporei.<br />
«Non lo so. Sulla poltrona?»<br />
«Non dormirà su quella fot<strong>tu</strong>ta poltrona, idiota.»<br />
Mi grattai la testa. «Nel <strong>mio</strong> letto,<br />
presumo.»<br />
Shepley scoppiò in una risata così fragorosa<br />
che si udì a due isolati di distanza. Si piegò in<br />
due e si strinse le ginocchia diventando<br />
paonazzo.<br />
«Cosa?»<br />
Si rialzò, muovendo la testa e un dito nella<br />
mia direzione. Era troppo divertito per riuscire<br />
a parlare, perciò si allontanò cercando di continuare<br />
le pulizie.
90/662<br />
Undici minuti dopo attraversò svelto il soggiorno,<br />
diretto alla porta. Scese le scale e sparì.<br />
<strong>Il</strong> rubinetto del bagno alla fine si chiuse e<br />
l’intera casa divenne silenziosa.<br />
Dopo qualche altro minuto sentii la porta<br />
d’ingresso spalancarsi e Shepley protestare tra<br />
un gemito e l’altro.<br />
«Cristo, tesoro! La <strong>tu</strong>a valigia pesa dieci chili<br />
più di quella di Abby!»<br />
Uscii in corridoio e vidi la ragazza spuntare<br />
dal bagno. S’immobilizzò, lanciò un’occhiata a<br />
Abby e America, dopodiché finì di abbottonarsi<br />
la camicetta. Là dentro non si era sicuramente<br />
rinfrescata: aveva ancora il trucco sbavato su<br />
<strong>tu</strong>tto il viso.<br />
Rimasi del <strong>tu</strong>tto disorientato di fronte al suo<br />
imbarazzo. Suppongo non fosse senza pretese<br />
come immaginavo, il che rese la visita inaspettata<br />
di Abby e America ancor più gradita,<br />
malgrado fossi ancora in boxer.<br />
«Ciao», disse alle ragazze e, quando notò i<br />
bagagli, la sua sorpresa si trasformò in confusione<br />
totale.<br />
America guardò in cagnesco Shepley, che sollevò<br />
le mani. «È qui con Travis!»
91/662<br />
Era il segnale. Svoltai l’angolo sbadigliando e<br />
diedi una leggera pacca sul di dietro alla mia<br />
ospite. «Sono arrivate le mie amiche. È meglio<br />
che <strong>tu</strong> vada.»<br />
Lei sembrò rilassarsi un po’ e sorrise. Mi<br />
abbracciò e mi baciò sul collo. Neanche un’ora<br />
prima le sue labbra mi erano parse calde e morbide:<br />
davanti a Abby erano due ciambelle<br />
appiccicose, rivoltanti. «Ti lascio il <strong>mio</strong><br />
numero.»<br />
«Eh... non ti preoccupare», risposi con<br />
noncuranza.<br />
«Come?» fece, indietreggiando. Nel suo<br />
sguardo colsi un’espressione profondamente<br />
offesa: mi scrutò in cerca di altri significati che<br />
non c’erano. Ero contento che fosse saltato<br />
fuori ora. Forse l’avrei richiamata e mi sarei<br />
complicato parecchio la vita. Scambiarla per<br />
una possibile partner occasionale non era da<br />
me: di solito ero più attento nei miei giudizi.<br />
«Ogni volta!» sbottò America fissandola.<br />
«Come fai a s<strong>tu</strong>pirti? Lui è Travis Maddox,<br />
cazzo! È famoso per questo genere di cose, ma<br />
ogni volta si s<strong>tu</strong>piscono!» esclamò voltandosi
92/662<br />
verso Shepley. Lui la cinse con un braccio e le<br />
fece cenno di calmarsi.<br />
La ragazza ci guardò sospettosa, in preda alla<br />
rabbia e all’imbarazzo, poi afferrò la borsa e<br />
uscì.<br />
La porta sbatté e Shepley s’irrigidì. Quelle<br />
si<strong>tu</strong>azioni lo angosciavano. Io d’altronde avevo<br />
una bisbetica da domare, perciò andai in cucina<br />
e con noncuranza aprii il frigorifero. Dal suo<br />
sguardo capii che avrei dovuto affrontare una<br />
furia senza precedenti, non perché le donne<br />
non volessero darmi una strigliata, ma perché<br />
non ero mai stato a sentirle.<br />
America scosse la testa e si avviò in corridoio.<br />
Shepley la seguì, camminando storto<br />
per compensare il peso della valigia che si trascinava<br />
dietro.<br />
Proprio quando pensavo che sarebbe partita<br />
all’attacco, Abby crollò sulla poltrona. “Uh.<br />
Be’... è incazzata ma forse le passerà”, pensai.<br />
Incrociai le braccia e mantenni la distanza di<br />
sicurezza, restando in cucina. «Che c’è che non<br />
va, Pidge? È stata una giornata dura?»<br />
«No, sono solo disgustata.»<br />
Era pur sempre un inizio.
93/662<br />
«Da me?» chiesi sorridendo.<br />
«Sì, da te. Come fai a usare una persona, a<br />
trattarla in quel modo?»<br />
«Cos’ho fatto? Si è offerta di darmi il suo<br />
numero e ho rifiutato.»<br />
Abby restò a bocca aperta e mi sforzai di non<br />
ridere. Non so perché mi divertisse tanto<br />
vederla agitata e sgomenta per il <strong>mio</strong> comportamento.<br />
«Fai sesso con lei ma non vuoi il<br />
suo numero?»<br />
«Perché dovrei volere il suo numero se non<br />
ho intenzione di chiamarla?»<br />
«Perché vai a letto con lei se non hai intenzione<br />
di chiamarla?»<br />
«Non prometto niente a nessuna, Pidge. Non<br />
mi ha chiesto di iniziare una relazione prima di<br />
spalancare braccia e gambe sul <strong>mio</strong> divano.»<br />
Lei fissò il divano con uno sguardo carico di<br />
repulsione. «È la figlia di qualcuno, Travis. E se<br />
un giorno trattassero così <strong>tu</strong>a figlia?»<br />
Avevo considerato l’obiezione ed ero pronto.<br />
«Mettiamola in questo modo: mia figlia farà<br />
meglio a non abbassarsi le mutande per un<br />
imbecille che conosce appena.»
94/662<br />
Era la verità. Le donne si meritavano di<br />
essere trattate come puttane? No. Le puttane si<br />
meritavano di essere trattate come tali? Sì. Io<br />
ero una puttana. La prima volta che avevamo<br />
fatto sesso, Megan se n’era andata senza<br />
neanche abbracciarmi e io non ero rimasto<br />
male, anzi, mi ero mangiato un quintale di<br />
gelato. Non mi ero lamentato con i miei compagni<br />
di aver concluso al primo appuntamento<br />
e Megan mi aveva sempre trattato di conseguenza.<br />
Non aveva senso fingere di tenere<br />
alla propria dignità quando eri deciso a rovinartela.<br />
Le ragazze, a ogni modo, non fanno che<br />
giudicarsi a vicenda: smettono solo quando<br />
spostano l’attenzione su un uomo che si comporta<br />
nello stesso modo. Le avevo sentite bollare<br />
una compagna come troia prima ancora<br />
che a me passasse per la mente. Se però me la<br />
fossi portata a letto, sarei diventato io il cattivo.<br />
Che assurdità.<br />
Abby incrociò le braccia, incapace di ribattere<br />
e per questo ancora più infuriata.<br />
«Quindi, oltre ad ammettere di essere un imbecille,<br />
stai dicendo che, per il fatto di essere
95/662<br />
venuta a letto con te, si merita di essere cacciata<br />
come un gatto randagio?»<br />
«Dico solo che sono stato onesto con lei. È<br />
una persona adulta, è stato consensuale... E, se<br />
vuoi sapere la verità, era un po’ troppo<br />
en<strong>tu</strong>siasta. Ti comporti come se io avessi<br />
commesso un crimine.»<br />
«Non mi sembrava che avesse capito del<br />
<strong>tu</strong>tto le <strong>tu</strong>e intenzioni, Travis.»<br />
«Le donne di solito hanno giustificazioni<br />
fantasiose per le loro azioni. Non mi ha detto<br />
che voleva una relazione più di quanto io non le<br />
abbia detto che volevo fare sesso e basta. Che<br />
differenza c’è?»<br />
«Sei un maiale.»<br />
Alzai le spalle. «Mi hanno detto di peggio.»<br />
Finsi indifferenza, ma sentirglielo dire fu come<br />
schiacciarmi un dito in un cassetto. Però era<br />
vero.<br />
Fissò inorridita il divano. «Penso che<br />
dormirò sulla poltrona.»<br />
«Perché?»<br />
«Non dormo su quel coso! Dio solo sa su che<br />
cosa mi stenderei!»
96/662<br />
Sollevai il suo borsone da terra. «Non<br />
dormirai sul divano né in poltrona. Dormirai<br />
nel <strong>mio</strong> letto.»<br />
«Che di certo è ancora meno igienico del<br />
divano.»<br />
«Nel <strong>mio</strong> letto non ha mai dormito nessuno<br />
tranne il sottoscritto.»<br />
«Figuriamoci!» esclamò alzando gli occhi al<br />
cielo.<br />
«Sono serissimo. Me le faccio sul divano, non<br />
le lascio entrare in camera.»<br />
«Allora perché io ho il permesso di usare il<br />
<strong>tu</strong>o letto?»<br />
Avrei voluto dirglielo. Gesù, quanto avrei<br />
voluto pronunciare quelle parole, ma riuscivo a<br />
stento ad ammetterlo a me stesso. Nel profondo<br />
sapevo di essere uno stronzo e che lei si<br />
meritava di meglio. Una parte di me avrebbe<br />
voluto portarla in camera e mostrarle perché<br />
era diversa, ma quella era anche la cosa che mi<br />
frenava. Abby era il <strong>mio</strong> opposto: innocente<br />
all’esterno, ma guasta dentro. C’era qualcosa in<br />
lei di cui avvertivo il bisogno e, anche se non<br />
capivo cosa fosse, non potevo cedere alle mie<br />
cattive abi<strong>tu</strong>dini e rovinare <strong>tu</strong>tto. Era un tipo
97/662<br />
indulgente, lo vedevo, ma aveva tracciato delle<br />
linee che stavo ben attento a non oltrepassare.<br />
Mi balzò in mente un’alternativa migliore e<br />
abbozzai un sorriso malizioso. «Hai intenzione<br />
di fare sesso con me, stasera?»<br />
«No!»<br />
«Ecco perché. Adesso alza quel culo suscettibile,<br />
fatti una doccia calda e poi s<strong>tu</strong>dieremo<br />
un po’ di biologia.»<br />
Abby mi squadrò ma obbedì. Mi spintonò<br />
quasi per passare e sbatté la porta del bagno.<br />
Non appena aprì l’acqua, i <strong>tu</strong>bi dell’appartamento<br />
presero a sibilare.<br />
Aveva portato poche cose: solo l’essenziale.<br />
Trovai dei pantaloncini, una maglietta, un paio<br />
di mutandine bianche di cotone a strisce porpora.<br />
Le osservai e frugai ancora nella borsa.<br />
Era <strong>tu</strong>tta roba di cotone. Non aveva proprio<br />
intenzione di mostrarsi nuda in mia presenza e<br />
neanche di s<strong>tu</strong>zzicarmi. Mi sentii un po’ deluso<br />
ma nel contempo l’apprezzai ancora di più. Mi<br />
chiesi se avesse qualche tanga.<br />
Era vergine?<br />
Scoppiai a ridere. Una vergine in un college<br />
era ormai una rarità.
98/662<br />
Nella borsa c’erano anche un <strong>tu</strong>betto di dentifricio,<br />
lo spazzolino e una crema per il viso;<br />
presi il <strong>tu</strong>tto e recuperai un asciugamano pulito<br />
dall’armadio della biancheria.<br />
Bussai una volta ma non rispose, perciò<br />
entrai. Era dietro la tenda e comunque non<br />
aveva niente che non avessi già visto.<br />
«Mare?»<br />
«No, sono io», risposi posando la roba sul<br />
ripiano vicino al lavandino.<br />
«Cosa fai qui? Vattene subito!» strillò.<br />
Scoppiai a ridere. Che bambina! «Ti <strong>sei</strong><br />
scordata l’asciugamano e ti ho portato i vestiti,<br />
lo spazzolino e una strana crema per il viso che<br />
ho trovato in valigia.»<br />
«Hai frugato tra la mia roba?» La sua voce<br />
salì di un’ottava.<br />
Mi venne un altro attacco di riso ma lo soffocai.<br />
Avevo portato le sue cose a Miss Pudibonda<br />
e lei era caduta in preda al panico. Non che<br />
avessi trovato qualcosa d’interessante nella<br />
borsa: era maliziosa come un’educanda.<br />
Misi un po’ del suo dentifricio sullo spazzolino<br />
e aprii il rubinetto.
99/662<br />
Abby rimase stranamente zitta finché da<br />
dietro la tenda spuntarono una fronte e un paio<br />
d’occhi. Cercai di ignorarla, ma sentii il suo<br />
sguardo trafiggermi la nuca.<br />
Non capivo perché s’infastidisse. Io trovavo<br />
l’intera si<strong>tu</strong>azione rilassante e a quel pensiero<br />
mi bloccai: non avrei mai pensato di apprezzare<br />
la vita domestica.<br />
«Esci, Travis», brontolò.<br />
«Non posso andare a letto senza lavarmi i<br />
denti.»<br />
«Se ti avvicini, ti cavo gli occhi mentre<br />
dormi.»<br />
«Non sbircerò, Pidge.» In verità, la prospettiva<br />
che si chinasse su di me, anche armata di<br />
un coltello, mi eccitava. Meglio però se lo<br />
avesse fatto senza.<br />
Finii di lavarmi i denti e andai <strong>tu</strong>tto sorridente<br />
in camera. Nel giro di pochi minuti i<br />
<strong>tu</strong>bi tacquero, ma lei impiegò una vita a uscire.<br />
Impaziente, feci capolino in bagno. «Dai,<br />
Pidge! Sto facendo la muffa qui!» Restai colpito<br />
dal suo aspetto. L’avevo già vista senza trucco,<br />
ma aveva una pelle lucida e rosata, e i capelli
100/662<br />
lunghi bagnati erano pettinati all’indietro. Mi<br />
incantai a guardarla.<br />
Abby mi tirò il pettine. Lo schivai, richiusi la<br />
porta e percorsi il corridoio sogghignando.<br />
Sentii i suoi piccoli passi avvicinarsi alla<br />
stanza e il cuore prese a martellarmi nel petto.<br />
«’Notte, Abby», esclamò America dalla camera<br />
di Shepley.<br />
«’Notte, Mare.»<br />
Non potei fare a meno di ridere. Era stata<br />
proprio la ragazza di Shep a procurarmi quella<br />
droga: non mi bastava mai e non volevo<br />
smettere. Non avevo altri termini per definirla<br />
se non dipendenza, eppure non riuscivo ad<br />
assaggiarne neanche un briciolo. Mi limitavo a<br />
starle vicino e il solo fatto di sapere che era lì<br />
mi faceva sentire meglio. Ero un caso<br />
disperato.<br />
Due lievi bussate mi riportarono alla realtà.<br />
«Entra, Pidge, non c’è bisogno di bussare.»<br />
Lei sgattaiolò dentro con i capelli umidi, una<br />
maglietta grigia e un paio di pantaloncini<br />
scozzesi. Osservò la stanza con gli occhi<br />
sgranati, giungendo a conclusioni diverse sul<br />
<strong>mio</strong> conto quando notò le pareti spoglie. Era la
101/662<br />
prima volta che una donna vi entrava: non mi<br />
ero mai immaginato quel momento, ma devo<br />
dire che lei cambiò completamente la mia percezione<br />
della camera.<br />
Prima era soltanto un posto dove dormire, in<br />
cui non passavo molto tempo. La presenza di<br />
Abby ne metteva in risalto i muri bianchi e<br />
nudi, tanto da farmi sentire in imbarazzo. <strong>Il</strong><br />
fatto che si trovasse lì, in camera mia, mi sembrava<br />
normale, la desolazione che vi regnava<br />
invece no.<br />
«Bel pigiama», dissi infine mettendomi a<br />
sedere sul letto. «Be’, vieni. Non mordo.»<br />
Lei abbassò il mento e inarcò le sopracciglia.<br />
«Non ho paura di te.» <strong>Il</strong> libro di biologia<br />
atterrò con un tonfo al <strong>mio</strong> fianco, ma Abby si<br />
bloccò. «Hai una penna?»<br />
Indicai con un cenno il comodino. «Nel<br />
primo cassetto.» Non appena ebbi pronunciato<br />
quelle parole mi sentii gelare. Avrebbe scoperto<br />
la mia scorta segreta. Mi preparai alla fine.<br />
Appoggiò un ginocchio sul letto e si allungò<br />
per aprirlo; vi frugò dentro e a un certo punto<br />
ritrasse la mano. Un secondo dopo afferrò la<br />
penna e lo chiuse di colpo.
102/662<br />
«Che c’è?» chiesi fingendo di scorrere il testo<br />
di biologia.<br />
«Hai svaligiato un ambulatorio?»<br />
“Come fa a sapere dove prendo i profilattici?”<br />
«No, perché?»<br />
Fece una smorfia. «Hai una scorta di preservativi<br />
che ti basta per la vita.»<br />
Ecco che cadeva la mannaia. «Meglio prevenire<br />
che curare, giusto?» A quello non<br />
avrebbe po<strong>tu</strong>to obiettare.<br />
Anziché strillare e insultarmi, alzò gli occhi al<br />
cielo. Presi allora a sfogliare il libro di biologia<br />
cercando di non apparire troppo sollevato.<br />
«Okay, possiamo iniziare da qui. Gesù... la<br />
fotosintesi? Ma non l’hai s<strong>tu</strong>diata alle<br />
superiori?»<br />
«Per così dire», rispose sulle difensive. «È<br />
Biologia 101, Trav. Non ho scelto io il piano di<br />
s<strong>tu</strong>di.»<br />
«E fai calcolo? Come puoi essere tanto avanti<br />
in matematica e indietro in scienze?»<br />
«Non sono indietro. La prima parte è sempre<br />
un ripasso.»<br />
Corrugai la fronte. «Non direi.»
103/662<br />
Restò ad ascoltarmi mentre le rispiegavo le<br />
fasi principali della fotosintesi e l’anatomia<br />
delle cellule vegetali. Non importava quanto<br />
parlassi né cosa dicessi, Abby mi dedicò la sua<br />
totale attenzione. Sarebbe stato facile fingere<br />
che fosse interessata a me e non a passare<br />
l’esame.<br />
«Lipidi, non lipodi. Ripetimi che cosa sono.»<br />
Lei si tolse gli occhiali. «Sono distrutta. Non<br />
riesco a memorizzare una sola macromolecola<br />
in più.»<br />
Era ora di andare a nanna. «D’accordo.»<br />
Abby parve d’un tratto nervosa, il che fu per<br />
me stranamente rasserenante.<br />
La lasciai sola con la sua agitazione per<br />
andare a farmi una doccia. Sapere che fino a<br />
poco prima era stata lì, nuda, mi scatenò certi<br />
pensieri e prima di uscire dovetti stare per un<br />
po’ sotto l’acqua gelida. Fu tremendo, ma<br />
almeno eliminò l’erezione.<br />
Quando tornai in camera, era stesa sul fianco<br />
con gli occhi chiusi, rigida come un manico di<br />
scopa. Gettai l’asciugamano per terra, indossai<br />
un paio di boxer e m’infilai a letto spegnendo la<br />
luce. Lei non si mosse ma non dormiva.
104/662<br />
Era <strong>tu</strong>tta contratta e si tese ancor di più<br />
quando si girò verso di me.<br />
«Dormi qui anche <strong>tu</strong>?»<br />
«Be’, sì. È il <strong>mio</strong> letto.»<br />
«Lo so ma io...» S’interruppe valutando le<br />
alternative.<br />
«Non ti fidi ancora di me? Farò di <strong>tu</strong>tto per<br />
comportarmi bene, lo giuro.»<br />
Dover stare buono era uno strazio, ma non<br />
l’avrei fatta scappare la prima sera combinando<br />
qualche s<strong>tu</strong>pidata.<br />
Abby era un delicato mix di durezza e<br />
tenerezza. Sollecitarla troppo significava<br />
ottenere la stessa reazione di un animale in<br />
trappola. Era divertente quel gioco di equilibrio<br />
a cui mi costringeva: era come guidare una<br />
moto all’indietro a folle velocità.<br />
Si girò dall’altra parte sistemandosi la<br />
coperta attorno a ogni parte del corpo con<br />
mosse quasi da karate. Mi venne di nuovo da<br />
sorridere e le bisbigliai all’orecchio: «Buonanotte,<br />
Pigeon».
6.<br />
ALCOL A VOLONTÀ<br />
Quando aprii gli occhi, il sole aveva da poco<br />
iniziato a creare ombre sulle pareti della stanza.<br />
I capelli di Abby erano <strong>tu</strong>tti arruffati e scompigliati<br />
e mi coprivano il volto. Feci un profondo<br />
respiro dal naso.<br />
“Che stai combinando... oltre a comportarti<br />
in modo ambiguo?” pensai. Mi girai sulla schiena<br />
ma, prima che riuscissi a trattenermi,<br />
inspirai di nuovo. Abby odorava ancora di<br />
shampoo e di crema.<br />
Pochi secondi dopo la sveglia suonò e lei si<br />
mosse. Mi tastò il petto con la mano e la ritrasse<br />
di scatto.<br />
«Travis?» disse con voce assonnata. «La sveglia.»<br />
Attese un istante, sospirò, si allungò su di<br />
me fino a raggiungere la sveglia e la colpì più<br />
volte finché il rumore cessò.
106/662<br />
Ricadde sul cuscino sbuffando. In<br />
quell’istante mi sfuggì un risolino e lei trasalì.<br />
«Eri sveglio?»<br />
«Avevo promesso che mi sarei comportato<br />
bene. Ma non avevamo parlato della possibilità<br />
che ti stendessi su di me.»<br />
«Non mi sono stesa su di te. Non riuscivo a<br />
raggiungere la sveglia. È la suoneria più fastidiosa<br />
che abbia mai sentito, sembra una bestia<br />
agonizzante.»<br />
«Vuoi fare colazione?» chiesi mettendomi le<br />
mani dietro la testa.<br />
«Non ho fame.»<br />
Sembrava incavolata, però feci finta di<br />
niente. Probabilmente il mattino non la<br />
metteva di buon umore ma, se era per quello,<br />
nemmeno il pomeriggio o la sera. A pensarci<br />
bene, era proprio indisponente... e a me<br />
piaceva.<br />
«Be’, io sì. Vieni con me al bar? Ti porto in<br />
moto.»<br />
«Non penso di poter sopportare le <strong>tu</strong>e scarse<br />
capacità di guida il mattino presto.» Infilò quei<br />
suoi piedini ossuti nelle pantofole e si diresse<br />
verso la porta.
107/662<br />
«Dove vai?»<br />
S’infastidì all’istante. «A vestirmi e poi a<br />
lezione. Devo fornirti un itinerario dei miei<br />
spostamenti finché sarò qui?»<br />
Voleva giocare duro? Okay, ci stavo. Mi avvicinai<br />
e le posai le mani sulle spalle. Cavolo, che<br />
sensazione mi dava la sua pelle sotto le dita.<br />
«Sei sempre così permalosa, o la cosa si placherà<br />
quando ti sarai convinta che non sto<br />
architettando un piano complesso per infilarmi<br />
nelle <strong>tu</strong>e mutande?»<br />
«Non sono permalosa.»<br />
Mi allungai e le sussurrai all’orecchio: «Non<br />
voglio venire a letto con te, Pidge. Mi piaci<br />
troppo».<br />
Lei s’irrigidì e io me ne andai senza aggiungere<br />
altro. Saltare di gioia per festeggiare<br />
quella piccola vittoria sarebbe stato troppo<br />
palese, perciò mi trattenni finché chiusi la<br />
porta e a quel punto sferrai un paio di pugni in<br />
aria. Non era facile costringerla a stare all’erta,<br />
ma quando funzionava ero un passo più vicino<br />
a...<br />
A cosa? Non lo sapevo con certezza, ma mi<br />
sembrava l’obiettivo giusto a cui mirare.
108/662<br />
Era passato un po’ da quando avevo fatto la<br />
spesa, perciò per colazione non c’erano<br />
prelibatezze, ma mi arrangiai lo stesso. Sbattei<br />
le uova aggiungendovi un mix di cipolla, erbe e<br />
pepe rosso, dopodiché versai il <strong>tu</strong>tto in padella.<br />
Abby entrò e si sedette su uno sgabello.<br />
«Sei sicura di non volerne un po’?»<br />
«Sicura. Grazie, comunque.»<br />
Si era appena alzata ed era già splendida.<br />
Non era possibile. Io però non avevo esperienza<br />
in quell’ambito: le uniche ragazze che avevo<br />
visto il mattino erano quelle di Shepley e non le<br />
avevo mai guardate tanto bene da farmi<br />
un’opinione.<br />
Shep prese i piatti, me li avvicinò e io li<br />
riempii. Abby mi osservò con vago interesse.<br />
America sbuffò quando le posò davanti il<br />
piatto. «Non guardarmi così, Shep. Mi dispiace,<br />
non ci voglio proprio andare.»<br />
Shepley era afflitto da giorni perché Mare si<br />
rifiutava di andare alla festa per coppie, e non<br />
la biasimavo. Quelle feste erano uno strazio e il<br />
fatto che non ci volesse andare era piuttosto<br />
sorprendente: in genere le ragazze smaniavano<br />
per essere invitate.
109/662<br />
«Tesoro», gemette lui, «la Sigma Tau<br />
organizza solo due feste per coppie all’anno. E<br />
manca ancora un mese. Hai un sacco di tempo<br />
per trovare un vestito e fare <strong>tu</strong>tte quelle cose<br />
che fate voi donne.»<br />
America <strong>tu</strong>ttavia non era disposta a cedere.<br />
Smisi di ascoltarli finché la sentii acconsentire<br />
a patto che ci andasse anche Abby. E se Abby ci<br />
andava, ci andava con un ragazzo. Mare mi<br />
guardò e io inarcai un sopracciglio.<br />
Shepley fu pronto. «Trav non va alle feste per<br />
coppie. Sono cose in cui porti la <strong>tu</strong>a ragazza... e<br />
Travis non... be’, lo sai.»<br />
America scrollò le spalle. «Potremmo trovarle<br />
qualcun altro.»<br />
Feci per intervenire, ma vidi che Abby era<br />
chiaramente scontenta. «Ti ho sentita, sai»,<br />
brontolò.<br />
America s’imbronciò e, quando Shepley la<br />
vedeva così, non sapeva dirle di no.<br />
«Ti prego, Abby. Ti troveremo un bel<br />
ragazzo, sveglio e divertente, e mi assicurerò<br />
che sia sexy. Ti prometto che ti divertirai! E<br />
poi, chi lo sa? Forse nascerà qualcosa.»
110/662<br />
Mi accigliai. America le avrebbe trovato un<br />
ragazzo? Per la festa per coppie? Uno dei miei<br />
compagni. Oh no, cazzo. <strong>Il</strong> pensiero che nascesse<br />
qualcosa con chiunque altro mi fece rizzare<br />
<strong>tu</strong>tti i capelli in testa.<br />
La padella produsse un forte rumore quando<br />
la gettai nel lavandino. «Non ho detto che non<br />
l’avrei accompagnata.»<br />
Abby alzò gli occhi al cielo. «Non voglio che<br />
<strong>tu</strong> mi faccia un favore, Travis.»<br />
Mi avvicinai. «Non intendevo questo, Pidge.<br />
Queste feste sono per le coppie fidanzate, ed è<br />
risaputo che a me le fidanzate non interessano.<br />
Ma almeno dopo non mi dovrò preoccupare<br />
che <strong>tu</strong> mi chieda un anello.»<br />
America mise di nuovo il broncio. «Per<br />
piacere, Abby!»<br />
Lei sembrò in conflitto. «Non mi guardare<br />
così! Travis non ci vuole andare, io nemmeno...<br />
non saremmo di grande compagnia.»<br />
Più ci pensavo, più mi en<strong>tu</strong>siasmavo all’idea.<br />
Incrociai le braccia e mi appoggiai al lavandino.<br />
«Non ho detto di non volerci andare. Potrebbe<br />
anche essere divertente se fossimo in quattro.»
111/662<br />
Abby si fece piccola quando <strong>tu</strong>tti gli occhi si<br />
puntarono su di lei.<br />
«Perché non restiamo qui?»<br />
A me sarebbe andato bene.<br />
America incurvò le spalle, delusa, e Shepley<br />
si protese.<br />
«Perché io ci devo andare, Abby. Sono una<br />
matricola. Devo accertarmi che <strong>tu</strong>tto fili liscio,<br />
che <strong>tu</strong>tti abbiano una birra in mano, roba del<br />
genere.»<br />
Abby era mortificata. Non aveva alcuna<br />
voglia di andarci, ma quello che mi spaventava<br />
era che non poteva dire di no ad America e<br />
Shepley avrebbe fatto qualsiasi cosa per convincere<br />
la sua ragazza ad accompagnarlo. Se<br />
Abby non fosse venuta con me, avrebbe passato<br />
la sera – la notte – con uno dei miei compagni.<br />
Non erano cattivi ragazzi, però conoscevo le<br />
storie che raccontavano e il pensiero che parlassero<br />
così anche di Abby era intollerabile.<br />
Attraversai la cucina e le cinsi le spalle. «Dai,<br />
Pidge. Ci verresti con me?»<br />
Abby s<strong>tu</strong>diò America e poi Shepley. Impiegò<br />
solo qualche secondo a guardarmi negli occhi,<br />
ma a me parve un’eternità.
112/662<br />
Quando infine i nostri sguardi si incrociarono,<br />
ogni riserva era scomparsa.<br />
«Sì», rispose con un sospiro. Non c’era un<br />
filo d’en<strong>tu</strong>siasmo nella sua voce, ma non<br />
importava. Ci sarebbe venuta con me e quello<br />
mi permise di riprendere a respirare.<br />
America strillò di gioia, com’era tipico delle<br />
ragazze, batté le mani e abbracciò Abby.<br />
Shepley mi rivolse un sorriso riconoscente.<br />
«Grazie, Abby», le disse posandole una mano<br />
sulla schiena.<br />
Non avevo mai visto una ragazza tanto dispiaciuta<br />
all’idea di uscire con me, per quanto<br />
non fossi io la causa del suo malumore.<br />
Abby e America finirono di prepararsi e se ne<br />
andarono presto per essere a lezione alle otto.<br />
Shepley si fermò a lavare i piatti, felice di averla<br />
avuta vinta.<br />
«Grazie. Non credevo che America avrebbe<br />
accettato.»<br />
«Ma che cazzo? State cercando di trovarle<br />
qualcuno?»<br />
«No. Voglio dire, forse America sì. Non lo so.<br />
Che importanza ha?»<br />
«Ce l’ha.»
113/662<br />
«Sì?»<br />
«Solo non... non fatelo, d’accordo? Non<br />
voglio vederla sbaciucchiarsi in un angolo con<br />
Parker Hayes.»<br />
Shepley assentì grattando la padella. «O con<br />
chiunque altro.»<br />
«E allora?»<br />
«Quanto pensi andrà avanti?»<br />
Mi incupii. «Non lo so. <strong>Il</strong> più possibile. Solo<br />
non pestarmi i piedi.»<br />
«Travis, la vuoi o no? Fare quello che è in <strong>tu</strong>o<br />
potere per impedire che frequenti un altro<br />
quando non ci stai nemmeno insieme è da<br />
coglioni.»<br />
«Siamo solo amici.»<br />
Lui mi rivolse un sorriso furbo. «Due amici<br />
parlano della scopata del fine settimana, ma<br />
chissà perché non vi vedo farlo.»<br />
«No, ma questo non significa che non possiamo<br />
essere amici.»<br />
Shepley sollevò incredulo le sopracciglia.<br />
«Invece sì, fratello.»<br />
Non si sbagliava, era solo che non volevo<br />
ammetterlo. «È soltanto...» M’interruppi<br />
guardando la sua espressione. Non mi avrebbe
114/662<br />
mai giudicato, però mi sembrava sciocco<br />
ammettere quello che pensavo e quanto spesso<br />
mi venisse in testa Abby. Shepley avrebbe<br />
capito, ma esprimerlo ad alta voce non mi<br />
avrebbe fatto stare meglio. «Lei ha qualcosa di<br />
cui ho bisogno, <strong>tu</strong>tto qui. È strano che la trovi<br />
speciale e non la voglia dividere con nessuno?»<br />
«Non puoi dividerla se non è <strong>tu</strong>a.»<br />
«Cosa so delle relazioni di coppia, Shep? Tu,<br />
<strong>tu</strong> e i <strong>tu</strong>oi legami contorti, ossessivi, impegnativi.<br />
Se Abby incontra un altro e inizia a frequentarlo,<br />
la perderò.»<br />
«Allora frequentala <strong>tu</strong>.»<br />
Scossi la testa. «Non sono ancora pronto.»<br />
«Perché? Hai paura?» mi chiese tirandomi in<br />
faccia lo strofinaccio dei piatti. Cadde per terra<br />
e mi chinai a raccoglierlo. Lo torsi e lo tesi con<br />
forza, giocherellando nervoso.<br />
«Lei è diversa, Shepley. È buona.»<br />
«Cosa aspetti?»<br />
Scrollai le spalle. «Una ragione in più,<br />
suppongo.»<br />
Fece una smorfia di disapprovazione e avviò<br />
la lavastoviglie. Nella stanza riecheggiarono<br />
scrosci e rumori meccanici e lui si diresse in
115/662<br />
camera. «Sai che tra poco è il suo compleanno?<br />
Mare vuole organizzare qualcosa.»<br />
«È il compleanno di Abby?»<br />
«Sì. Tra un paio di settimane.»<br />
«Be’, dobbiamo fare qualcosa. Sai cosa le<br />
piace? America ha qualche idea? Sarà meglio<br />
che le compri qualcosa. Che cazzo le prendo?»<br />
Lui sorrise e fece per chiudere la porta. «Ci<br />
penserai <strong>tu</strong>. Abbiamo lezione tra cinque minuti.<br />
Vieni con la Charger?»<br />
«No. Proverò a convincere Abby a salire di<br />
nuovo sulla moto. È l’unico modo che ho per<br />
stare tra le sue cosce.»<br />
Shepley scoppiò a ridere e chiuse la porta.<br />
Andai in camera, m’infilai un paio di jeans e<br />
una maglietta. Portafoglio, telefono, chiavi.<br />
Non avrei mai po<strong>tu</strong>to essere una donna: le<br />
ragazze sprecavano un’infinità di tempo per<br />
prepararsi prima uscire di casa.<br />
Le lezioni durarono una vita e, quando terminarono,<br />
attraversai di corsa il campus per<br />
raggiungere la Morgan Hall. Abby era davanti<br />
all’ingresso con un ragazzo e sentii subito il<br />
sangue ribollirmi nelle vene. Pochi secondi<br />
dopo mi accorsi che era Finch e sospirai di
116/662<br />
sollievo. Abby aspettava che finisse di fumare e<br />
rideva alle sue bat<strong>tu</strong>te. Lui agitava le braccia,<br />
intento probabilmente a raccontare qualche<br />
storia incredibile, e s’interrompeva solo per<br />
fare un tiro.<br />
Quando mi avvicinai, le fece l’occhiolino e lo<br />
presi come un buon segno. «Ehi, Travis», mi<br />
salutò con voce cantilenante.<br />
«Finch», risposi con un cenno e rivolsi subito<br />
l’attenzione a Abby. «Sto andando a casa,<br />
Pidge. Ti serve un passaggio?»<br />
«Stavo per entrare», rispose sorridendomi.<br />
Sentii una fitta allo stomaco e parlai senza<br />
riflettere. «Stasera non ti fermi da me?»<br />
«No, mi fermo. Devo solo prendere alcune<br />
cose che mi sono scordata.»<br />
«Cioè?»<br />
«Be’, per esempio il rasoio. E poi, cosa ti<br />
interessa?»<br />
Cavolo, quanto mi piaceva. «Era ora che ti<br />
radessi le gambe!»<br />
Finch strabuzzò gli occhi, confuso.<br />
Abby si corrucciò. «Ecco come nascono i<br />
pettegolezzi!» Guardò Finch. «Dormo nel suo<br />
letto... ci dormo soltanto.»
117/662<br />
«Certo», replicò Finch con un sorriso<br />
compiaciuto.<br />
Prima ancora che me ne rendessi conto,<br />
Abby entrò e salì le scale infuriata. Io feci i<br />
gradini a due a due per raggiungerla.<br />
«Non ti arrabbiare. Era solo uno scherzo.»<br />
«Tutti pensano che facciamo sesso, e <strong>tu</strong> non<br />
fai che peggiorare le cose.»<br />
A quanto pareva, l’idea di fare sesso con me<br />
era un male. Se mai avessi avuto dubbi sul fatto<br />
di piacerle, mi aveva appena dato la risposta:<br />
assolutamente no. «A chi importa cosa<br />
pensano?»<br />
«A me, Travis! A me!» Aprì la porta della<br />
camera e una volta dentro schizzò da una parte<br />
all’altra aprendo i cassetti e gettando alcune<br />
cose in una borsa. Provai d’un tratto un profondo<br />
senso di smarrimento, tanto da avere<br />
l’impulso di ridere o di urlare. Dalle labbra mi<br />
sfuggì una risatina.<br />
Lei mi fissò cupa. «Non è divertente. Vuoi<br />
che <strong>tu</strong>tta l’università mi creda una delle <strong>tu</strong>e<br />
puttanelle?»<br />
«Le mie puttanelle?» Non erano mie. Per<br />
questo erano delle puttanelle.
118/662<br />
Le presi la borsa. Non stava andando bene.<br />
Per lei frequentarmi significava infangare la<br />
sua reputazione, figuriamoci avere una storia!<br />
Ma perché insisteva nel volermi essere amica se<br />
la pensava così?<br />
«Nessuno lo crede. E se lo credono, sarà<br />
meglio che io non lo venga a sapere.»<br />
Le tenni la porta aperta e Abby uscì, su <strong>tu</strong>tte<br />
le furie. Non appena mi mossi, si bloccò<br />
costringendomi a stare in equilibrio sulle punte<br />
dei piedi per non urtarla. La porta <strong>tu</strong>ttavia si<br />
chiuse, spingendomi in avanti. «Ops», esclamai<br />
sbattendole contro.<br />
Lei si girò. «Oddio!» All’inizio pensai che si<br />
fosse fatta male e mi preoccupai, vedendo la<br />
sua aria sconvolta, ma poi aggiunse: «Probabilmente<br />
<strong>tu</strong>tti pensano che stiamo insieme e che<br />
<strong>tu</strong> continui spudoratamente con il <strong>tu</strong>o... stile di<br />
vita. Devo sembrare patetica!». Tacque, sopraffatta<br />
dall’orrore di quel pensiero, e scosse la<br />
testa. «Non credo sia il caso che resti ancora da<br />
te. Dovremmo stare lontani per un po’.»<br />
Mi prese la borsa dalle mani ma io la riafferrai.<br />
«Nessuno pensa che stiamo insieme, Pidge.<br />
Non devi evitarmi per dimostrare qualcosa.»
119/662<br />
Mi sentivo vagamente disperato, il che era piuttosto<br />
allarmante.<br />
Abby tirò la borsa e io la strinsi con<br />
decisione. Dopo un tira e molla cacciò un grido<br />
di frustrazione.<br />
«Hai mai avuto una ragazza, intendo<br />
un’amica, ospite da te? Hai mai accompagnato<br />
una ragazza a casa o all’università? Hai mai<br />
pranzato con una ragazza <strong>tu</strong>tti i giorni? Nessuno<br />
sa cosa pensare di noi, anche se glielo<br />
spieghiamo!»<br />
M’incamminai verso il parcheggio con la sua<br />
borsa e un <strong>tu</strong>rbine di pensieri in testa.<br />
«Sistemerò la faccenda, okay? Non voglio che<br />
qualcuno pensi male di te per causa mia.»<br />
Abby restava un mistero, ma l’afflizione nel<br />
suo sguardo mi colse alla sprovvista e mi ferì al<br />
punto che avrei fatto qualsiasi cosa per vederle<br />
tornare il sorriso. Era agitata e palesemente<br />
<strong>tu</strong>rbata. Detestavo vederla così e mi pentii di<br />
<strong>tu</strong>tti i comportamenti discutibili, perché<br />
costi<strong>tu</strong>ivano un ennesimo problema tra noi.<br />
Fu allora che capii: come coppia non<br />
avremmo funzionato. Al di là di quello che<br />
avessi fatto, se anche fossi riuscito a entrare
120/662<br />
nelle sue grazie, non sarei mai stato abbastanza<br />
in gamba per lei. Abby non voleva finire con un<br />
tipo come me e mi sarei dovuto accontentare<br />
dei ritagli di tempo che mi avrebbe concesso.<br />
Ammetterlo significò ingoiare una pillola<br />
amara, ma nello stesso tempo una voce familiare<br />
mi bisbigliò dal profondo del cuore che<br />
dovevo combattere per ciò che volevo. E combattere<br />
mi sembrava molto più facile<br />
dell’alternativa.<br />
«Lascia che ti ripaghi in qualche modo. Perché<br />
stasera non andiamo al Dutch?» <strong>Il</strong> Dutch<br />
era un buco, ma era molto meno affollato del<br />
Red e non c’erano tanti avvoltoi in giro.<br />
«È un bar di biker», osservò perplessa.<br />
«Va bene, allora ti porto a cena e poi al Red<br />
Door. Offro io.»<br />
«E in che modo questo dovrebbe risolvere il<br />
problema? Se ci vedono uscire insieme è<br />
peggio.»<br />
Finii di legare la borsa alla moto e montai in<br />
sella. Stavolta non ebbe da ridire sulla borsa, il<br />
che mi sembrò promettente.
121/662<br />
«Pensaci. Io, ubriaco, in una sala piena di<br />
donne discinte. Non impiegheranno molto a<br />
capire che non siamo una coppia.»<br />
«E io cosa dovrei fare? Sedurre qualcuno per<br />
ribadire il concetto?»<br />
Mi rabbuiai. Al pensiero che se ne andasse<br />
con un altro contrassi la mascella, come se mi<br />
avessero versato del succo di limone in bocca.<br />
«Be’, non c’è bisogno di lasciarsi prendere la<br />
mano.»<br />
Lei alzò gli occhi al cielo e salì sulla moto,<br />
tenendosi alla mia vita. «Porterai a casa una<br />
ragazza qualsiasi? È così che intendi<br />
ripagarmi?»<br />
«Non <strong>sei</strong> gelosa, vero, Pigeon?»<br />
«E di chi? Dell’oca piena di malattie veneree<br />
che scaricherai domani mattina?»<br />
Scoppiai a ridere e accesi il motore. Se solo<br />
avesse saputo che non sarebbe mai accaduto:<br />
quand’era con me, le altre scomparivano.<br />
Dovevo avvalermi di <strong>tu</strong>tta la mia attenzione e<br />
concentrazione per essere sempre un passo<br />
avanti a lei.<br />
Informammo Shepley e America dei nostri<br />
programmi, e le ragazze iniziarono a farsi belle.
122/662<br />
M’infilai sotto la doccia per primo, rendendomi<br />
conto troppo tardi che avrei dovuto essere<br />
l’ultimo perché Abby e Mare avevano bisogno<br />
di più tempo per prepararsi.<br />
Io, Shepley e Mare aspettammo un’eternità<br />
che Abby uscisse dal bagno ma, quando infine<br />
emerse, per poco non svenni. Con quel miniabito<br />
nero le sue gambe parevano chilometriche<br />
e i seni s’intravedevano appena quando si<br />
girava, tanto che sembravano giocare a nascondino.<br />
Portava i capelli ondulati pettinati di<br />
lato.<br />
Non mi ricordavo che fosse così abbronzata,<br />
ma la sua pelle risaltava sulla stoffa scura del<br />
vestito.<br />
«Belle gambe», esclamai.<br />
Lei sorrise. «Non ti avevo detto che è un<br />
rasoio magico?»<br />
Magico, un paio di palle. Era splendida,<br />
cazzo. «Non credo sia il rasoio.»<br />
La presi per mano e la condussi alla Charger.<br />
Lei non si ritrasse e la strinse finché arrivammo<br />
all’auto. L’idea di lasciarla però non mi andava.<br />
Davanti al sushi bar gliela presi di nuovo ed<br />
entrammo nel locale così.
123/662<br />
Ordinai un giro di sakè e poi un altro. La<br />
cameriera ci chiese i documenti solo quando<br />
ordinai le birre. Sapevo che America aveva un<br />
documento falso e restai colpito quando Abby<br />
estrasse il suo con estrema disinvol<strong>tu</strong>ra. Dopo<br />
che la cameriera l’ebbe controllato e si fu<br />
allontanata, glielo presi. La foto era nell’angolo<br />
e, per quel che mi riguardava, era <strong>tu</strong>tto a posto:<br />
non avevo mai visto un documento del Kansas,<br />
ma quello sembrava perfetto. <strong>Il</strong> nome indicato<br />
era Jessica James e per qualche ragione lo<br />
trovai molto eccitante.<br />
Abby me lo strappò di mano e lo lasciai<br />
cadere; lei <strong>tu</strong>ttavia lo afferrò a mezz’aria e lo<br />
infilò fulminea nel portafoglio.<br />
Mi sorrise e io ricambiai appoggiandomi sui<br />
gomiti. «Jessica James?»<br />
Si mise nella stessa posizione e mi rivolse lo<br />
stesso sguardo. Era così sicura di sé, incredibilmente<br />
sexy.<br />
«Sì, e allora?»<br />
«Scelta interessante.»<br />
«Anche il California Roll.»
124/662<br />
Shepley scoppiò a ridere, ma si bloccò di<br />
colpo quando America tracannò la birra. «Vacci<br />
piano, tesoro. <strong>Il</strong> sakè fa effetto dopo.»<br />
Lei si pulì la bocca e sorrise. «Ho già bevuto<br />
il sakè, Shepley. Smetti di preoccuparti.»<br />
Più bevevamo, più diventavamo rumorosi. Al<br />
personale non sembrava importare, probabilmente<br />
perché era tardi e c’erano solo pochi altri<br />
clienti dal lato opposto della sala, <strong>tu</strong>tti altrettanto<br />
ubriachi. L’unico sobrio era Shepley:<br />
amava troppo la sua macchina per bere quando<br />
guidava e amava America ancor di più. Quando<br />
lei era presente, non solo stava attento all’alcol,<br />
ma rispettava rigorosamente il codice della<br />
strada.<br />
Era proprio cotto.<br />
La cameriera ci portò il conto e io misi alcune<br />
banconote sul tavolo, dando un colpetto a Abby<br />
per invitarla ad alzarsi. Lei ricambiò scherzosa<br />
e, quando attraversammo il parcheggio, le misi<br />
con noncuranza un braccio sulle spalle. America<br />
s’infilò sul sedile anteriore accanto al suo<br />
ragazzo e prese a leccargli l’orecchio. Abby mi<br />
guardò spazientita, ma nonostante dovesse
125/662<br />
assistere contro la sua volontà a quello<br />
spettacolo si stava divertendo.<br />
Shepley entrò nel posteggio del Red e fece<br />
vari giri in cerca di un posto.<br />
«Prima di domani mattina, Shep», brontolò<br />
America.<br />
«Ehi, devo trovarne uno largo. Non voglio<br />
che qualche ubriaco imbecille mi righi la<br />
carrozzeria.»<br />
Forse. O forse voleva solo prolungare il<br />
giochino dell’orecchio.<br />
Alla fine scelse un posto laterale e io aiutai<br />
Abby a scendere. Lei si sistemò il vestito e<br />
dimenò leggermente i fianchi prima di prendermi<br />
per mano.<br />
«Volevo chiederti dei vostri documenti»,<br />
dissi. «Sono assolutamente perfetti. Da queste<br />
parti non se ne trovano di così precisi.» Lo<br />
sapevo bene: ne avevo acquistati parecchi.<br />
«Sì, li abbiamo da un po’. Ne avevamo<br />
bisogno...»<br />
Perché diavolo aveva avuto bisogno di un<br />
documento falso?<br />
«...a Wichita.»
126/662<br />
La ghiaia scricchiolava sotto i nostri piedi<br />
mentre camminavamo e Abby mi strinse la<br />
mano avanzando incerta sui tacchi.<br />
America inciampò e d’istinto lasciai la sua<br />
mano, ma Shepley riuscì ad afferrarla prima<br />
che cadesse.<br />
«È un bene avere delle conoscenze», fece<br />
America ridacchiando.<br />
«Santo cielo, tesoro», esclamò Shepley tenendola<br />
per un braccio per evitare che cadesse.<br />
«Sei completamente andata.»<br />
Mi accigliai chiedendomi che accidenti significasse.<br />
«Di che parli, Mare? Quali<br />
conoscenze?»<br />
«Dei vecchi amici di Abby...»<br />
«Falsificano i documenti, Trav», disse lei<br />
bloccandola prima che finisse la frase. «Devi<br />
conoscere le persone giuste se vuoi che siano<br />
fatti bene, no?»<br />
Fissai America sapendo che qualcosa non<br />
tornava, ma lei guardò ovunque pur di non<br />
incrociare il <strong>mio</strong> sguardo. Insistere sulla questione<br />
non mi sembrò furbo, soprat<strong>tu</strong>tto dato<br />
che Abby mi aveva appena chiamato Trav. Mi ci<br />
sarei po<strong>tu</strong>to abi<strong>tu</strong>are, visto che si trattava di lei.
127/662<br />
Le tesi la mano. «Sì.»<br />
Lei la prese, sorridendo subdola. Pensava di<br />
avermela fatta. Sarei sicuramente dovuto tornare<br />
sull’argomento in seguito.<br />
«Ho bisogno di un altro drink!» esclamò<br />
trascinandomi verso il portone rosso del bar.<br />
«Alcol!» strillò America.<br />
Shepley sospirò. «Oh sì. È proprio quello che<br />
ti serve, altro alcol.»<br />
Tutte le teste nella sala si girarono quando<br />
Abby entrò, persino alcuni ragazzi con le fidanzate:<br />
per poco non si storsero il collo per<br />
guardarla.<br />
“Oh, cazzo, così finisce male”, pensai stringendo<br />
la presa sulla sua mano.<br />
Andammo al banco più vicino alla pista da<br />
ballo. Nella penombra fumosa accanto ai tavoli<br />
da biliardo c’era Megan: quello era in effetti il<br />
suo consueto terreno di caccia. Mi fissò con i<br />
suoi grandi occhi azzurri prima ancora che la<br />
riconoscessi, ma smise quasi subito: stringevo<br />
ancora la mano di Abby e, nel momento stesso<br />
in cui la notò, cambiò espressione. Le feci un<br />
cenno e lei rispose con un sorriso compiaciuto.
128/662<br />
<strong>Il</strong> <strong>mio</strong> solito posto era libero ma era l’unico.<br />
Cami mi vide con Abby e scoppiò a ridere,<br />
dopodiché segnalò il <strong>mio</strong> arrivo a quanti erano<br />
seduti sugli sgabelli accanto, avvertendoli che<br />
sarebbero stati ben presto scacciati. Se ne<br />
andarono <strong>tu</strong>tti senza protestare.<br />
Potete dire quello che volete, ma essere psicopatici<br />
ha i suoi vantaggi.
7.<br />
VEDO ROSSO<br />
Prima ancora che raggiungessimo il banco<br />
America aveva già trascinato la sua migliore<br />
amica in pista. Le scarpe fucsia con il tacco a<br />
spillo di Abby spiccavano nella luce soffusa e<br />
sorrisi quando scoppiò a ridere vedendo America<br />
dimenarsi selvaggiamente. <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> sguardo<br />
prese a vagare sul suo abito nero e si fermò<br />
all’altezza dei fianchi. Si muoveva bene, dovevo<br />
ammetterlo. Mi vennero subito pensieri erotici<br />
e dovetti guardare altrove.<br />
<strong>Il</strong> Red Door era piuttosto affollato. C’erano<br />
alcune facce nuove, ma la maggior parte erano<br />
clienti abi<strong>tu</strong>ali. Qualsiasi sconosciuto entrasse<br />
era oggetto d’interesse per quelli come noi che<br />
nel weekend non sapevano fare altro che frequentare<br />
lo stesso bar, soprat<strong>tu</strong>tto se si trattava<br />
di ragazze come Abby e America.
130/662<br />
Ordinai una birra, ne tracannai metà e rivolsi<br />
l’attenzione alla pista. Non fu un gesto<br />
volontario e sapevo che probabilmente avevo la<br />
stessa espressione di <strong>tu</strong>tti gli altri idioti intenti<br />
a guardarle.<br />
La canzone terminò e Abby trascinò America<br />
al banco. Ansimavano e sorridevano, leggermente<br />
sudate e sexy.<br />
«Sarà così <strong>tu</strong>tta la sera, Mare. Ignorale e<br />
basta», disse Shepley.<br />
Lei stava fissando qualcosa alle mie spalle<br />
con una smorfia di disgusto. Potevo solo immaginare<br />
che cosa ci fosse laggiù: non di certo<br />
Megan. Lei non aspettava in disparte.<br />
«Sembra che Las Vegas abbia vomitato uno<br />
stormo di avvoltoi», osservò beffarda.<br />
Lanciai un’occhiata al di sopra della spalla e<br />
vidi tre compagne di Lexi. Un’altra mi si era<br />
avvicinata con un sorriso radioso sul volto. Mi<br />
sorrisero <strong>tu</strong>tte quando incrociai il loro sguardo,<br />
ma mi girai subito e tracannai la birra restante.<br />
Le ragazze che si comportavano così con me<br />
irritavano parecchio America, ma concordavo<br />
con lei a proposito degli avvoltoi.
131/662<br />
Mi accesi una sigaretta e ordinai altre due<br />
birre. La bionda accanto a me, Brooke, continuò<br />
a sorridere e si morse le labbra. Mi bloccai,<br />
non sapendo se stesse per urlare o abbracciarmi.<br />
Solo quando Cami stappò le bottiglie<br />
capii perché avesse quell’aria ridicola sulla faccia.<br />
Prese una birra e fece per berne un sorso,<br />
ma io afferrai la bottiglia in tempo e la porsi a<br />
Abby.<br />
«Uh... non è per te.»<br />
Lei se ne tornò risentita dalle amiche. Abby<br />
invece sembrava molto soddisfatta e bevve la<br />
birra a grandi sorsi, come un ragazzo.<br />
«Come se offrissi da bere a una ragazza<br />
qualsiasi in un bar!» affermai pensando di farle<br />
ancora più piacere, ma lei sollevò stizzita la<br />
bottiglia. «Tu <strong>sei</strong> diversa», dissi con un mezzo<br />
sorriso.<br />
Brindò con me, palesemente infastidita. «Nel<br />
senso che sono l’unica con cui un ragazzo senza<br />
principi non desidera andare a letto.» Bevve un<br />
altro sorso, al che le scostai la bottiglia dalla<br />
bocca.<br />
«Parli sul serio?» Quando non rispose, mi<br />
avvicinai ancora un po’ per essere più
132/662<br />
persuasivo. «Prima di <strong>tu</strong>tto... ho dei principi.<br />
Non sono mai stato con una donna brutta. Mai.<br />
Secondo, volevo venire a letto con te. Ho<br />
pensato almeno cinquanta modi diversi di<br />
scaraventarti sul divano, ma non l’ho fatto perché<br />
non ti vedo più così. Non che non sia<br />
attratto da te, sia chiaro, ma credo che <strong>tu</strong> meriti<br />
di meglio.»<br />
Sul viso le comparve un sorriso compiaciuto.<br />
«Pensi che io sia troppo in gamba per te.»<br />
Incredibile, proprio non capiva. «Non mi<br />
viene in mente un solo ragazzo di mia conoscenza<br />
che potrebbe andare bene per te.»<br />
Ogni compiacimento le svanì dal volto,<br />
sosti<strong>tu</strong>ito da un sorriso riconoscente. «Grazie,<br />
Trav», disse posando la bottiglia vuota sul<br />
banco. Ti sapeva proprio rimettere a posto<br />
quando voleva. Normalmente un comportamento<br />
del genere mi avrebbe smontato, ma lei<br />
aveva una tale sicurezza... non lo so... <strong>tu</strong>tto ciò<br />
che faceva era sexy.<br />
Mi alzai e la presi per mano. «Vieni!» La<br />
trascinai in pista e lei mi seguì.<br />
«Ho bevuto un sacco! Cadrò per terra!»
133/662<br />
L’afferrai per i fianchi e la strinsi a me. «Zitta<br />
e balla.»<br />
Risatine e sorrisi svanirono, e prese a<br />
muoversi a ritmo di musica contro il <strong>mio</strong> corpo.<br />
Non riuscivo a toglierle le mani di dosso. Più<br />
stavamo vicini, più avevo bisogno del contatto.<br />
Avevo i suoi capelli sulla faccia e, malgrado<br />
avessi bevuto abbastanza, i miei sensi erano<br />
all’erta. <strong>Il</strong> modo in cui mi sfiorava con il sedere,<br />
il movimento dei suoi fianchi a ritmo di<br />
musica, il fatto di appoggiarsi al <strong>mio</strong> petto e di<br />
posare la testa sulla mia spalla... Avrei voluto<br />
trascinarla in un angolo buio e baciarla.<br />
Abby si girò e mi guardò con un sorriso malizioso.<br />
Mi toccò le spalle, il petto e l’addome.<br />
Per poco non impazzii: la volevo, lì, in quel<br />
momento. Si voltò di nuovo e il cuore mi martellò<br />
ancora più forte. La presi per i fianchi e<br />
l’attirai a me.<br />
Le cinsi la vita con le braccia e sprofondai il<br />
volto nei suoi capelli. Erano bagnati di sudore e<br />
sapevano del suo profumo. Ogni pensiero<br />
razionale svanì. La canzone stava finendo, ma<br />
lei non aveva intenzione di smettere.
134/662<br />
Si appoggiò a me, posandomi la testa sulla<br />
spalla. I capelli le ricaddero in parte di lato, lasciando<br />
esposta la pelle lucida del collo. La mia<br />
forza di volontà svanì. Le sfiorai con le labbra la<br />
zona delicata dietro l’orecchio e non riuscii a<br />
trattenermi: le leccai il sudore salato sulla pelle.<br />
Abby si irrigidì e si scostò.<br />
«Che c’è, Pidge?» domandai. Mi venne da<br />
ridere. Sembrava che volesse darmi uno schiaffo.<br />
Pensavo ci stessimo divertendo, invece era<br />
su <strong>tu</strong>tte le furie.<br />
Anziché sfogarsi, fendette la folla battendo in<br />
ritirata verso il bar. La seguii, certo che avrei<br />
capito ben presto che cosa avessi fatto di male.<br />
Mi sedetti sullo sgabello libero accanto a lei e<br />
la guardai mentre ordinava un’altra birra. Ne<br />
ordinai una anch’io e la osservai buttarne giù<br />
metà. La bottiglia risuonò quando la sbatté sul<br />
banco.<br />
«Pensi che così gli altri cambieranno opinione<br />
su di noi?»<br />
Scoppiai a ridere.<br />
Dopo essersi dimenata e strusciata sul <strong>mio</strong><br />
uccello, si preoccupava d’un tratto delle
135/662<br />
apparenze? «Non m’importa un accidente di<br />
quello che pensano di noi.»<br />
Mi lanciò un’occhiataccia e distolse lo<br />
sguardo.<br />
«Pigeon», dissi toccandole il braccio.<br />
Lei si ritrasse. «Smettila. Non berrò mai<br />
abbastanza da permetterti di portarmi su quel<br />
divano.»<br />
Fui colto da una rabbia improvvisa. Non<br />
l’avevo mai trattata così. Mai. Era stata lei a<br />
prendere l’iniziativa, io le avevo dato due<br />
bacetti sul collo e per questo andava fuori di<br />
testa?<br />
Feci per parlare ma Megan si materializzò al<br />
<strong>mio</strong> fianco.<br />
«Ma allora <strong>sei</strong> proprio <strong>tu</strong>, Travis Maddox.»<br />
«Ehi, Megan.»<br />
Abby la osservò, colta alla sprovvista. Megan<br />
aveva l’abilità di ribaltare la si<strong>tu</strong>azione a suo<br />
favore.<br />
«Presentami la <strong>tu</strong>a ragazza», disse<br />
sorridendo.<br />
Sapeva maledettamente bene che Abby non<br />
lo era. Strategia base della zoccola: se l’uomo<br />
che hai puntato è in compagnia di un’amica,
136/662<br />
costringilo ad ammettere che non è impegnato.<br />
Così crei insicurezza e instabilità.<br />
Sapevo dove sarebbe andata a parare.<br />
Cavolo, se Abby mi riteneva davvero un imbecille<br />
poco di buono, potevo comportarmi come<br />
tale. Diedi una spinta alla bottiglia e questa<br />
scivolò sul banco, cadendo nel bidone dei rifiuti.<br />
«Non è la mia ragazza.»<br />
Ignorando la reazione di Abby, afferrai la<br />
mano di Megan e la portai in pista. Lei mi<br />
seguì, dondolando felice le braccia fino a raggiungere<br />
il pavimento di legno. Megan era una<br />
compagna piacevole con cui ballare: non si vergognava<br />
e mi lasciava fare qualsiasi cosa<br />
volessi, in pista e fuori. Come al solito, gli altri<br />
si misero a guardarci.<br />
In genere davamo spettacolo, ma quella sera<br />
mi sentivo particolarmente laido. I suoi capelli<br />
mi sferzarono più volte la faccia, ma io ero<br />
insensibile. La sollevai e lei mi mise le gambe<br />
attorno alla vita, reclinando la schiena e<br />
allungando le braccia sopra la testa. Sorrise<br />
mentre imitavo un atto sessuale davanti<br />
all’intero bar e, quando la posai a terra, si girò e<br />
si chinò afferrandosi le caviglie. <strong>Il</strong> sudore mi
137/662<br />
colava sul viso. La pelle di Megan era tanto<br />
bagnata che le mani mi scivolavano ogni volta<br />
che cercavo di toccarla. Avevamo entrambi la<br />
maglietta fradicia. Si avvicinò con le labbra socchiuse,<br />
in attesa che la baciassi, ma io mi scostai<br />
e guardai verso il banco.<br />
Fu allora che lo vidi. Ethan Coats. Abby era<br />
protesa verso di lui con uno di quei sorrisi<br />
ebbri, provocanti, che avrei riconosciuto a<br />
chilometri di distanza.<br />
Piantai Megan in pista e mi feci largo tra la<br />
folla. Poco prima che la raggiungessi, Ethan<br />
fece per toccarle il ginocchio. Conoscendo i suoi<br />
trascorsi, strinsi la mano a pugno e mi piazzai<br />
tra loro, dandogli la schiena.<br />
«Andiamo, Pidge?»<br />
Abby mi posò una mano sul petto e mi<br />
allontanò, sorridendo non appena Ethan tornò<br />
nel suo campo visivo. «Sto parlando, Travis.»<br />
Si accorse che la maglietta era <strong>tu</strong>tta bagnata e si<br />
asciugò la mano sulla gonna con un gesto<br />
teatrale.<br />
«Lo conosci, almeno?»<br />
<strong>Il</strong> suo sorriso divenne ancor più ampio.<br />
«Questo è Ethan.»
138/662<br />
Lui mi porse la mano. «È un piacere<br />
conoscerti.»<br />
Non riuscivo a distogliere lo sguardo da Abby<br />
mentre fissava quel lurido pervertito. Lo lasciai<br />
lì con la mano tesa, aspettando che lei si ricordasse<br />
della mia presenza.<br />
Fece un vago gesto nella mia direzione.<br />
«Ethan, questo è Travis.» <strong>Il</strong> suo tono fu decisamente<br />
meno en<strong>tu</strong>siasta quando mi presentò, il<br />
che mi fece incazzare ancora di più.<br />
Guardai in cagnesco Ethan e poi la sua mano.<br />
«Travis Maddox.» Parlai con un tono il più<br />
possibile basso e minaccioso.<br />
Lui sgranò gli occhi e ritrasse goffamente la<br />
mano. «Travis Maddox?»<br />
Allungai il braccio alle spalle di Abby per<br />
appoggiarmi al banco. «Sì, e allora?»<br />
«Ti ho visto combattere contro Shawn Smith<br />
l’anno scorso, amico. Pensavo che avrei<br />
assistito a una morte in diretta!»<br />
Socchiusi gli occhi e strinsi i denti. «Vuoi<br />
provare?»<br />
Ethan rise spostando lo sguardo da me a lei.<br />
Quando capì che ero serio, sorrise debolmente<br />
a Abby e sparì.
139/662<br />
«Adesso possiamo andare?» chiesi brusco.<br />
«Sei davvero un coglione, lo sai?»<br />
«Mi hanno detto di peggio.» Le tesi la mano<br />
e lei la prese, lasciando che l’aiutassi a scendere<br />
dallo sgabello. Era nera.<br />
Fischiai per avvertire Shepley, che vide la<br />
mia espressione e capì subito che era ora di<br />
andare. Avanzai nella calca, spintonando spudoratamente<br />
un paio di persone per sbollire la<br />
rabbia, finché Shepley non ci intercettò e fece<br />
strada lui.<br />
Una volta fuori, presi Abby per mano, ma lei<br />
si divincolò.<br />
Mi girai e le gridai in faccia: «Dovrei darti un<br />
bacio e farla finita! Sei ridicola! Ti ho baciato<br />
sul collo, e allora?».<br />
Abby si scostò e, quando non riuscì ad<br />
allontanarsi abbastanza, mi respinse. Nonostante<br />
fossi incazzato, non aveva la minima<br />
paura, il che ebbe l’effetto di eccitarmi. «Non<br />
sono la <strong>tu</strong>a ragazza, Travis.»<br />
Scossi incredulo la testa. Se c’era qualcos’altro<br />
che potevo fare per convincerla che<br />
era speciale, non mi veniva in mente. Ai miei<br />
occhi lo era stata fin dal primo momento in cui
140/662<br />
l’avevo vista e cercavo di dirglielo <strong>tu</strong>tte le volte<br />
che potevo. In quale altro modo farglielo<br />
capire? Fino a che punto avrei dovuto trattarla<br />
in modo diverso dalle altre? «Non ho mai detto<br />
che lo fossi! Stai sempre con me e dormi nel<br />
<strong>mio</strong> letto, ma il più delle volte sembra che <strong>tu</strong><br />
non voglia nemmeno essere vista con me!»<br />
«Sono venuta qui con te!»<br />
«Ti ho trattata sempre e solo con rispetto,<br />
Pidge.»<br />
«No, mi tratti come una <strong>tu</strong>a proprietà. Non<br />
avevi il diritto di cacciare Ethan!»<br />
«Sai chi è Ethan?» Quando scosse la testa,<br />
mi avvicinai di più. «Io sì. L’anno scorso è stato<br />
arrestato per molestie sessuali, ma hanno ritirato<br />
le accuse.»<br />
Abby incrociò le braccia. «Oh, allora avete<br />
qualcosa in comune.»<br />
Vidi rosso e per un istante rischiai di<br />
esplodere di rabbia. Feci un profondo respiro<br />
per controllarmi. «Mi stai dando dello<br />
s<strong>tu</strong>pratore?»<br />
Lei tacque pensierosa e la sua esitazione mi<br />
placò. Era l’unica che avesse quell’effetto su di<br />
me. Tutte le altre volte che avevo provato una
141/662<br />
rabbia del genere, avevo preso a pugni qualcosa<br />
o qualcuno. Non avevo mai alzato le mani su<br />
una donna, ma avrei sicuramente mirato al furgone<br />
parcheggiato accanto a noi.<br />
«No, sono solo incazzata con te!» rispose serrando<br />
le labbra.<br />
«Ho bevuto, va bene? Avevo la <strong>tu</strong>a pelle a<br />
pochi centimetri dal viso, <strong>sei</strong> bella e hai un profumo<br />
incredibile. Ti ho baciato, scusa tanto!<br />
Ora basta, però!»<br />
La mia risposta la indusse a tacere e un<br />
attimo dopo piegò la bocca in un sorriso. «Mi<br />
trovi bella?»<br />
Mi accigliai. «Che domanda s<strong>tu</strong>pida. Sei<br />
splendida e lo sai. Perché sorridi?»<br />
Più si sforzava di non farlo, più sorrideva.<br />
«Niente. Andiamo.»<br />
Scoppiai a ridere e scossi la testa. «Ma che...?<br />
Sei una vera rompiscatole!»<br />
Di fronte a quel complimento, e al fatto che<br />
nel giro di poco mi fossi trasformato da pazzo<br />
furioso in imbecille, sfoderò un sorriso <strong>tu</strong>tto<br />
denti. Cercò di trattenersi e io sorrisi a mia<br />
volta. Le misi un braccio sulle spalle, pensando
142/662<br />
che mi sarebbe proprio piaciuto baciarla. «Mi<br />
stai facendo diventare matto. Lo sai, vero?»<br />
<strong>Il</strong> viaggio fino a casa andò liscio e, quando<br />
arrivammo, Abby andò dritta in bagno e aprì il<br />
rubinetto della doccia. Ero troppo stordito per<br />
frugare tra le sue cose, perciò presi un paio di<br />
boxer e una maglietta. Bussai ma non rispose,<br />
entrai e posai il <strong>tu</strong>tto sul lavandino, dopodiché<br />
uscii. Non avrei saputo cosa dirle, a ogni modo.<br />
Mi raggiunse dopo un po’ – scompariva<br />
quasi nei miei vestiti – e si buttò sul letto<br />
ancora con un vago sorriso sul volto.<br />
La osservai per un attimo e lei mi fissò,<br />
chiedendosi che cosa pensassi. <strong>Il</strong> guaio era che<br />
neanch’io lo sapevo. Spostò lentamente lo<br />
sguardo dal <strong>mio</strong> volto alle mie labbra e a quel<br />
punto capii.<br />
«’Notte, Pidge», mormorai girandomi<br />
dall’altra parte e imprecando contro me stesso.<br />
Era sbronza ma non ne avrei approfittato,<br />
soprat<strong>tu</strong>tto dopo che mi aveva perdonato per il<br />
numero con Megan.<br />
Si agitò per diversi minuti e fece un profondo<br />
respiro. «Trav?» Si appoggiò sul gomito.
143/662<br />
«Sì?» dissi senza muovermi. Avevo paura di<br />
guardarla negli occhi: ogni lucidità sarebbe<br />
svanita all’istante.<br />
«So di essere ubriaca e che abbiamo appena<br />
litigato furiosamente per questo ma...»<br />
«Non ho intenzione di fare sesso con te, perciò<br />
smetti di chiedermelo.»<br />
«Cosa? No!»<br />
Scoppiai a ridere e mi voltai guardando il suo<br />
volto dolce, inorridito. «Che c’è, Pigeon?»<br />
«Questo», rispose posandomi la testa sul<br />
petto e mettendomi un braccio attorno alla vita<br />
per accoccolarsi il più possibile vicino a me.<br />
Non me l’aspettavo affatto. Sollevai la mano<br />
e mi bloccai, non sapendo che fare. «Sei davvero<br />
ubriaca.»<br />
«Lo so», rispose con un tono impertinente.<br />
<strong>Il</strong> mattino seguente si sarebbe incazzata a<br />
morte, ma non potevo dirle di no. Le posai una<br />
mano sulla schiena e l’altra sui capelli bagnati,<br />
poi la baciai sulla fronte. «Nessuna donna mi<br />
ha mai mandato in confusione come te.»<br />
«È il minimo che ti possa capitare, dopo aver<br />
messo in fuga l’unico ragazzo che mi abbia<br />
avvicinato stasera.»
144/662<br />
«Intendi Ethan lo s<strong>tu</strong>pratore? Al massimo<br />
<strong>sei</strong> <strong>tu</strong> in debito con me!»<br />
«Allora lascia perdere», disse e fece per<br />
scostarsi.<br />
Reagii all’istante. Le tenni il braccio premuto<br />
sul <strong>mio</strong> ventre. «No, dico sul serio. Devi stare<br />
più attenta. Se non fossi stato là... non voglio<br />
neanche pensarci. E vorresti che mi scusassi<br />
per averlo cacciato!»<br />
«Non voglio che ti scusi. Non si tratta di<br />
questo.»<br />
«Allora cosa c’è?» domandai. Non avevo mai<br />
supplicato in vita mia, eppure la stavo implorando<br />
in silenzio di dirmi che mi voleva, che<br />
teneva a me o qualcosa del genere. Eravamo<br />
così vicini. Le nostre labbra erano appena a un<br />
paio di centimetri e solo per paura non cancellai<br />
quella distanza.<br />
«Sono ubriaca, Travis. È l’unica scusa che<br />
ho.»<br />
«Vuoi che ti abbracci finché non ti<br />
addormenti?»<br />
Lei non rispose.<br />
Mi girai guardandola dritto negli occhi. «Per<br />
principio, dovrei dirti di no», aggiunsi
145/662<br />
inarcando le sopracciglia, «ma quando mi<br />
ricapita un’occasione del genere?»<br />
Abby appoggiò contenta la guancia sul <strong>mio</strong><br />
petto. Con le braccia ben strette attorno al suo<br />
corpo era difficile non perdere la testa.<br />
«Non hai bisogno di scuse, Pigeon. Devi solo<br />
chiedere.»
8.<br />
OZ<br />
Abby crollò prima di me. <strong>Il</strong> suo respiro si fece<br />
regolare e il suo corpo si rilassò. Era calda e<br />
quando inspirava dal naso emetteva un sibilo<br />
lieve, dolcissimo. Tenerla fra le braccia era una<br />
sensazione molto piacevole a cui mi sarei<br />
po<strong>tu</strong>to abi<strong>tu</strong>are fin troppo facilmente, ma, per<br />
quanto l’idea mi spaventasse, non riuscii a<br />
muovermi.<br />
Conoscendola, al risveglio avrebbe fatto di<br />
nuovo la dura e urlato perché avevo lasciato<br />
che accadesse o, peggio, si sarebbe riproposta<br />
di evitare che si ripetesse.<br />
Non ero tanto s<strong>tu</strong>pido da nutrire qualche<br />
speranza né tanto forte da impedirmi di provare<br />
quello che provavo. Sarebbe stato un<br />
brusco risveglio, ma in fondo niente era troppo<br />
duro quando si trattava di Abby.
147/662<br />
<strong>Il</strong> <strong>mio</strong> respiro rallentò e mi adagiai meglio<br />
sul materasso, ma cercai di resistere alla<br />
stanchezza che mi stava sopraffacendo. Non<br />
volevo chiudere gli occhi, in modo da godermi<br />
ogni secondo della vicinanza di Abby.<br />
Lei si mosse e m’immobilizzai. Affondò le<br />
dita nella mia pelle e si strinse di più a me<br />
prima di rilassarsi di nuovo. La baciai sui<br />
capelli e accostai la guancia alla sua fronte.<br />
Chiusi gli occhi soltanto per un istante e feci<br />
un respiro. Quando li riaprii, era mattina.<br />
Cazzo. Sapevo che non avrei dovuto farlo.<br />
Abby si stava dimenando nel tentativo di<br />
alzarsi. Avevo le gambe sopra le sue e la<br />
stringevo ancora con il braccio.<br />
«Smettila, Pidge, sto dormendo», dissi attirandola<br />
a me.<br />
Lei riuscì a liberare un arto alla volta e si<br />
mise a sedere con un sospiro.<br />
Allungai la mano e le toccai le dita piccole,<br />
delicate. Mi dava la schiena ma non si girò.<br />
«Tutto bene, Pigeon?»<br />
«Vado a prendere un bicchier d’acqua, vuoi<br />
qualcosa?»
148/662<br />
Scossi la testa e richiusi gli occhi. O fingeva<br />
che non fosse accaduto niente o era incazzata.<br />
Nessuna delle due alternative era confortante.<br />
Abby uscì e io rimasi immobile per un po’,<br />
cercando di trovare la forza di alzarmi. I pos<strong>tu</strong>mi<br />
della sbronza erano atroci e la testa mi<br />
martellava. Sentii la profonda voce at<strong>tu</strong>tita di<br />
Shepley e decisi di trascinarmi giù dal letto.<br />
Arrancai scalzo sul pavimento di legno fino<br />
in cucina. Abby, con addosso ancora la mia<br />
maglietta e i boxer, si stava versando lo<br />
sciroppo di cioccolato nella ciotola di farina<br />
d’avena.<br />
«Che schifo, Pidge», borbottai cercando di<br />
mettere a fuoco lo sguardo.<br />
«Buongiorno a te.»<br />
«Ho saputo che il <strong>tu</strong>o compleanno è tra poco.<br />
L’ultimo baluardo dell’adolescenza.»<br />
Fece una smorfia, colta alla sprovvista. «Sì...<br />
non amo molto i compleanni. Penso che Mare<br />
mi porterà a cena da qualche parte.» Sorrise.<br />
«Puoi venire, se vuoi.»<br />
Alzai le spalle, fingendo indifferenza di<br />
fronte al suo sorriso. Mi voleva con lei.<br />
«D’accordo. È tra due settimane, giusto?»
149/662<br />
«Sì. E il <strong>tu</strong>o?»<br />
«È ad aprile. <strong>Il</strong> primo», risposi versandomi il<br />
latte sui cereali.<br />
«Ma va’!»<br />
Ne mangiai una cucchiaiata, divertito dal suo<br />
s<strong>tu</strong>pore. «No, dico sul serio.»<br />
«Compi gli anni il primo di aprile?»<br />
Risi. L’espressione sulla sua faccia era<br />
impagabile. «Sì! Farai tardi. Sarà meglio che mi<br />
vesta.»<br />
«Vado con Mare.»<br />
Quel banale rifiuto mi ferì più del previsto.<br />
Veniva sempre all’università con me e d’un<br />
tratto si faceva accompagnare da America? Mi<br />
chiesi se fosse per la notte appena passata.<br />
Probabilmente stava di nuovo cercando di<br />
prendere le distanze, il che fu una profonda<br />
delusione. «Come vuoi», dissi dandole la schiena<br />
prima che la notasse nel <strong>mio</strong> sguardo.<br />
Le ragazze afferrarono di corsa gli zaini e<br />
America schizzò fuori dal parcheggio come se<br />
avesse appena rapinato una banca. In<br />
quell’istante Shepley uscì dalla stanza e si mise<br />
una maglietta. «Se ne sono andate?» chiese<br />
aggrottando la fronte.
150/662<br />
«Sì», risposi distratto, sciacquando la ciotola<br />
e buttando via la farina d’avena avanzata da<br />
Abby. Non l’aveva quasi toccata.<br />
«Be’, che cavolo? Mare non mi ha nemmeno<br />
salutato.»<br />
«Sai che doveva andare a lezione. Non fare il<br />
piagnone.»<br />
«Ah, sarei io il piagnone? E che mi dici di ieri<br />
sera?»<br />
«Sta’ zitto.»<br />
«È quello che pensavo.» Si sedette sul divano<br />
e si infilò le sneaker. «Hai chiesto a Abby del<br />
suo compleanno?»<br />
«Non ha detto molto, a parte che non ama<br />
tanto i compleanni.»<br />
«Allora che si fa?»<br />
«Le organizziamo una festa.» Shepley annuì<br />
aspettando che continuassi. «Pensavo a una<br />
festa a sorpresa: invitiamo alcuni amici e<br />
chiediamo ad America di portarla fuori per un<br />
po’.»<br />
Lui si mise il cappellino da baseball bianco,<br />
calcandoselo tanto sulla fronte che non riuscii a<br />
vederlo negli occhi. «Si può fare. C’è altro?»<br />
«Che ne diresti di un cane?»
151/662<br />
Lui scoppiò a ridere. «Non sono io a<br />
compiere gli anni.»<br />
Girai attorno al banco e mi appoggiai col<br />
fianco allo sgabello. «Lo so, ma vive allo s<strong>tu</strong>dentato.<br />
Lì non si possono tenere cani.»<br />
«E dovremmo tenerlo qui? Sul serio? Cosa<br />
facciamo con un cane?»<br />
«Ho trovato un Cairn Terrier online. È<br />
perfetto.»<br />
«Un che?»<br />
«Pidge è del Kansas. È lo stesso tipo di cane<br />
che ha Dorothy ne <strong>Il</strong> mago di Oz.»<br />
Lui restò perplesso. «<strong>Il</strong> mago di Oz.»<br />
«Che c’è? A me piaceva lo spaventapasseri<br />
quand’ero piccolo, perciò non osare dir<br />
niente.»<br />
«Sporcherà dapper<strong>tu</strong>tto, Travis. Abbaierà,<br />
uggiolerà... non lo so.»<br />
«Lo fa anche America... a parte sporcare,<br />
intendo.»<br />
Shepley non si mise a ridere.<br />
«Lo porterò fuori io e mi occuperò di pulire.<br />
Lo terrò nella mia stanza. Non ti accorgerai<br />
neanche della sua presenza.»<br />
«Non puoi impedirgli di abbaiare.»
152/662<br />
«Pensaci. Devi ammettere che la<br />
conquisterà.»<br />
Shepley sorrise. «Allora è questo lo scopo?<br />
Stai cercando di conquistare Abby?»<br />
Aggrottai la fronte. «Piantala.»<br />
<strong>Il</strong> suo sorriso si allargò. «Puoi prendere quel<br />
dannato cane...»<br />
Sorrisi. “Sì, magnifico!”<br />
«...se ammetti di provare qualcosa per<br />
Abby.»<br />
Mi incupii. “Cazzo, un <strong>disastro</strong>!” «Dai,<br />
Shep!»<br />
«Ammettilo», incalzò lui incrociando le braccia.<br />
Che stronzo: voleva proprio costringermi a<br />
dirlo.<br />
Guardai dapper<strong>tu</strong>tto pur di evitare il suo sorriso<br />
compiaciuto. Per un po’ mi rifiutai, però il<br />
cane era un’idea maledettamente brillante.<br />
Abby sarebbe andata fuori di testa, una volta<br />
tanto in senso positivo, e lo avrei tenuto da noi,<br />
così sarebbe venuta qui ogni giorno.<br />
«Mi piace», dissi a denti stretti.<br />
Shepley si portò la mano all’orecchio. «Cosa?<br />
Non ti ho sentito.»
153/662<br />
«Non fare il coglione! Hai sentito<br />
benissimo.»<br />
Lui incrociò di nuovo le braccia. «Dillo.»<br />
«Mi piace, okay?»<br />
«Non basta.»<br />
«Provo qualcosa per lei. Mi interessa parecchio.<br />
Non posso sopportare quando non c’è.<br />
Contento?»<br />
«Per ora», rispose raccogliendo lo zaino da<br />
terra. Se lo mise in spalla, recuperando le<br />
chiavi e il cellulare. «Ci vediamo a pranzo, gran<br />
vigliacco.»<br />
«Vaffanculo», borbottai.<br />
Shepley era sempre stato l’idiota innamorato<br />
e non me l’avrebbe fatta passare liscia.<br />
Impiegai solo un paio di minuti a vestirmi,<br />
ma <strong>tu</strong>tti quei discorsi mi avevano fatto fare<br />
tardi. M’infilai il giubbotto di pelle e il berrettino<br />
da baseball al contrario. L’unica lezione<br />
che avevo quel giorno era Chimica II, perciò<br />
non mi serviva lo zaino. Mi sarei fatto prestare<br />
una matita se avessimo dovuto fare un test.<br />
Occhiali da sole, chiavi, telefono, portafoglio.<br />
Mi misi gli stivali, uscii sbattendo la porta e<br />
corsi giù per le scale. Senza Abby dietro, il
154/662<br />
viaggio con la Harley non era più così eccitante.<br />
Maledizione, mi stava rovinando <strong>tu</strong>tto.<br />
Al campus andai un po’ più spedito del solito<br />
per arrivare pun<strong>tu</strong>ale a lezione. Ce la feci per<br />
un soffio: la dottoressa Webber si spazientì un<br />
po’ per il <strong>mio</strong> ritardo e perché non mi ero<br />
portato dietro niente. Le strizzai l’occhio e sulle<br />
sue labbra comparve un pallido sorriso. Scosse<br />
la testa e rivolse quindi l’attenzione ai fogli<br />
sulla cattedra.<br />
Non ci fu bisogno di matite e, quando ci<br />
congedò, mi avviai in mensa.<br />
Shepley stava aspettando le ragazze in mezzo<br />
al prato. Gli rubai il cappellino e, prima che<br />
potesse riprenderlo, lo lanciai come un frisbee.<br />
«Ma che simpatico», esclamò raccogliendolo.<br />
«Mad Dog», esclamò qualcuno alle mie<br />
spalle. Dalla voce profonda e roca capii chi<br />
fosse.<br />
Adam si avvicinò con l’aria molto seria. «Sto<br />
cercando di organizzare un incontro. Tenetevi<br />
pronti a ricevere una chiamata.»<br />
«Lo siamo sempre», rispose Shepley, che mi<br />
faceva un po’ da agente: si occupava di
155/662<br />
diffondere la notizia e si accertava che mi<br />
trovassi nel luogo giusto all’ora giusta.<br />
Adam annuì e proseguì per la sua strada.<br />
Non ero mai stato in classe con lui, non sapevo<br />
neanche con certezza se s<strong>tu</strong>diasse lì, ma fintantoché<br />
mi pagava andava bene così.<br />
Shepley lo guardò allontanarsi e si schiarì la<br />
voce. «Allora, hai saputo?»<br />
«Cosa?»<br />
«Hanno riparato i boiler alla Morgan.»<br />
«E allora?»<br />
«Probabilmente stasera America e Abby<br />
faranno le valigie. Dovremo aiutarle a riportare<br />
<strong>tu</strong>tta la roba allo s<strong>tu</strong>dentato.»<br />
Mi incupii. L’idea che Abby tornasse alla<br />
Morgan fu come un pugno in faccia. Forse dopo<br />
l’ultima sera sarebbe stata contenta di<br />
andarsene e non mi avrebbe rivolto più la<br />
parola. Nella mia mente si susseguì un’infinità<br />
di scenari, ma non riuscii a escogitare niente<br />
per convincerla a restare.<br />
«Ti senti bene?» domandò Shepley.<br />
Arrivarono le ragazze, <strong>tu</strong>tte allegre e sorridenti.<br />
Mi sforzai di sorridere anch’io, ma
156/662<br />
notai che Abby era un po’ imbarazzata da<br />
quanto aveva scatenato l’ilarità di America.<br />
«Ehi, tesoro», disse Mare baciando Shepley<br />
sulla bocca.<br />
«Che c’è di tanto divertente?» chiese lui.<br />
«Oh, un tizio in classe ha fissato Abby per<br />
<strong>tu</strong>tta l’ora. Era adorabile.»<br />
«Finché fissa Abby...» commentò Shep con<br />
una strizzatina d’occhio.<br />
«Chi era?» chiesi d’impulso.<br />
Abby spostò il peso da un piede all’altro, sistemandosi<br />
lo zaino carico di libri. Doveva<br />
pesare parecchio e glielo tolsi dalla spalla.<br />
«Mare s’immagina le cose», rispose alzando<br />
gli occhi al cielo.<br />
«Abby! Grandissima bugiarda! Comunque,<br />
era Parker Hayes e stava praticamente<br />
sbavando.»<br />
Feci una smorfia. «Parker Hayes?»<br />
Shepley prese America per mano. «Dai,<br />
andiamo a pranzo. Non vorrete perdervi la<br />
cucina squisita della mensa, vero?»<br />
America in risposta lo baciò di nuovo e Abby<br />
li seguì, inducendomi a fare lo stesso. Camminammo<br />
in silenzio. Sarebbe venuta a sapere dei
157/662<br />
boiler, sarebbero tornate alla Morgan e Parker<br />
l’avrebbe invitata a uscire.<br />
Parker Hayes era una mezza checca, ma capivo<br />
che a Abby potesse interessare. I suoi genitori<br />
erano sfacciatamente ricchi e lui avrebbe<br />
fatto medicina. In apparenza sembrava un tipo<br />
a posto e Abby si sarebbe messa con lui. Mi figurai<br />
il resto della sua vita con Parker: fu l’unica<br />
cosa che potei fare e non servì di certo a<br />
calmarmi. Immaginai allora di prendere la rabbia<br />
e di chiuderla in una scatola, il che mi aiutò<br />
un po’.<br />
Abby posò il vassoio tra America e Finch. Io<br />
scelsi un posto alcune sedie più in là, per non<br />
essere costretto a conversare fingendo di non<br />
averla già persa. Era una si<strong>tu</strong>azione schifosa e<br />
non sapevo che fare. Avevamo sprecato tanto<br />
tempo in giochetti s<strong>tu</strong>pidi e Abby non era riuscita<br />
nemmeno a conoscermi. Ma, se anche lo<br />
avesse fatto, probabilmente sarebbe stata<br />
meglio con uno come Parker.<br />
«Tutto bene, Trav?» mi domandò.<br />
«Io? Sì, perché?» risposi cercando di togliermi<br />
quell’aria cupa dal volto.<br />
«Sei silenzioso.»
158/662<br />
Diversi giocatori della squadra di football si<br />
avvicinarono al tavolo e si sedettero ridendo<br />
rumorosamente. <strong>Il</strong> solo fatto di sentire le loro<br />
voci mi fece venir voglia di prendere a pugni il<br />
muro.<br />
Chris Jenks mi tirò una patatina fritta nel<br />
piatto. «Come va, Trav? Ho sentito che ti <strong>sei</strong><br />
fatto Tina Martin. Oggi sta dicendo peste e<br />
corna di te.»<br />
«Sta’ zitto, Jenks», replicai tenendo lo<br />
sguardo fisso sul cibo. Se avessi guardato quella<br />
sua ridicola faccia del cazzo, lo avrei scaraventato<br />
giù dalla sedia.<br />
Abby si protese. «Dacci un taglio, Chris.»<br />
La guardai e per una ragione che non seppi<br />
spiegare m’infuriai all’istante. Perché cazzo mi<br />
stava difendendo? Non appena avesse saputo<br />
della Morgan, mi avrebbe mollato e non mi<br />
avrebbe più rivolto la parola. Era assurdo,<br />
eppure mi sentivo tradito. «So badare a me<br />
stesso, Abby.»<br />
«Mi dispiace, io...»<br />
«Non voglio che ti dispiaccia. Non voglio che<br />
<strong>tu</strong> faccia un bel niente», ribattei. La sua espressione<br />
fu proprio l’ultima goccia. Ovviamente
159/662<br />
non voleva frequentarmi: ero imbecille e<br />
infantile, padrone di me come un bimbo di tre<br />
anni. Mi alzai da tavola, uscii e non mi fermai<br />
finché non fui in sella alla moto.<br />
Le impugna<strong>tu</strong>re di gomma del manubrio<br />
stridettero sotto le mie mani mentre le<br />
muovevo in avanti e all’indietro. <strong>Il</strong> motore<br />
ruggì, tolsi il cavalletto e partii come un razzo.<br />
Girai per un’ora senza sentirmi meglio. Tutte<br />
le strade <strong>tu</strong>ttavia conducevano in un luogo e,<br />
anche se impiegai parecchio ad accettarlo e ad<br />
andarvi, alla fine imboccai il vialetto d’accesso<br />
di <strong>mio</strong> padre.<br />
Papà uscì e rimase sul portico, facendomi un<br />
breve saluto con la mano.<br />
Salii con un passo i due gradini e mi fermai<br />
davanti a lui, che mi strinse a sé prima di<br />
accompagnarmi dentro.<br />
«Pensavo proprio che era ora che mi facessi<br />
visita», disse con un sorriso stanco. Aveva le<br />
palpebre un po’ cadenti e la pelle sotto gli occhi<br />
gonfia, come <strong>tu</strong>tto il volto.<br />
Dopo la morte della mamma era rimasto a<br />
terra per alcuni anni. Thomas si era dovuto<br />
assumere molte più responsabilità di quelle che
160/662<br />
sarebbero spettate a un ragazzo della sua età,<br />
ma ce l’eravamo cavata lo stesso e alla fine<br />
papà aveva reagito. Non ne aveva mai parlato,<br />
ma aveva cercato di rimediare in ogni modo.<br />
Anche se per gran parte della mia adolescenza<br />
era stato triste e arrabbiato, non l’avevo<br />
mai considerato un cattivo padre: era semplicemente<br />
un uomo perso senza sua moglie. Adesso<br />
capivo come si sentisse. Per Pidge provavo solo<br />
un briciolo del sentimento che lui nutriva per la<br />
mamma, eppure il pensiero di vivere senza di<br />
lei mi faceva stare male.<br />
Si sedette sul divano e mi indicò la logora<br />
poltrona reclinabile. «Be’? Siediti, no?»<br />
Obbedii e mi dimenai cercando di pensare a<br />
cosa dire.<br />
Lui mi osservò per un po’ e sospirò. «C’è<br />
qualcosa che non va, figliolo?»<br />
«C’è una ragazza, papà.»<br />
Abbozzò un lieve sorriso. «Una ragazza.»<br />
«Lei penso che mi odi e io credo...»<br />
«Di amarla?»<br />
«Non lo so. Non penso. Voglio dire... come lo<br />
sai?»
161/662<br />
<strong>Il</strong> suo sorriso si fece più ampio. «Perché ne<br />
parli con il <strong>tu</strong>o vecchio padre, non sapendo che<br />
altro fare.»<br />
Sospirai. «L’ho conosciuta da poco. Be’, da<br />
un mese. Non credo sia amore.»<br />
«Okay.»<br />
«Okay?»<br />
«Ti prendo in parola», disse senza<br />
giudicarmi.<br />
«È solo che... non penso di essere degno di<br />
lei.»<br />
Lui si protese e avvicinò le dita alle labbra.<br />
«Penso che abbia sofferto per qualcuno,<br />
prima. Per qualcuno come me», proseguii.<br />
«Come te.»<br />
«Sì.» Annuii e sospirai ancora. L’ultima cosa<br />
che volevo era ammettere davanti a papà quello<br />
che facevo.<br />
La porta d’ingresso sbatté. «Guarda un po’<br />
chi ha deciso di fare un salto», esclamò Trenton<br />
con un gran sorriso. Stringeva al petto due sacchetti<br />
di carta marrone.<br />
«Ehi, Trent», dissi alzandomi. Lo seguii in<br />
cucina e lo aiutai a riporre la spesa.
162/662<br />
Ci demmo gomitate e spintoni a vicenda.<br />
Trenton era sempre stato il più duro quando si<br />
trattava di suonarmele in caso di divergenze,<br />
ma ero anche più legato a lui che agli altri<br />
fratelli.<br />
«Ci <strong>sei</strong> mancato l’altra sera al Red. Cami ti<br />
saluta.»<br />
«Avevo da fare.»<br />
«Con quella ragazza con cui Cami ti ha<br />
visto?»<br />
«Sì», risposi. Tolsi dal frigo una confezione<br />
vuota di ketchup e alcuni frutti ammuffiti, gettando<br />
il <strong>tu</strong>tto nel secchio dei rifiuti prima di<br />
tornare in soggiorno.<br />
Trenton rimbalzò un paio di volte quando si<br />
buttò sul divano. «Che stai combinando, perdente?»<br />
chiese battendosi le mani sulle<br />
ginocchia.<br />
«Niente», feci lanciando un’occhiata a papà.<br />
Trenton guardò nostro padre e poi me. «Vi ho<br />
interrotto?»<br />
«No», dissi scuotendo la testa.<br />
Papà fece un gesto con la mano. «No, figliolo.<br />
Com’è andata oggi al lavoro?»
163/662<br />
«Da schifo. Stamattina ti ho lasciato<br />
l’assegno per l’affitto sulla credenza. Lo hai<br />
visto?»<br />
Lui annuì con un lieve sorriso.<br />
Trenton assentì a sua volta. «Resti a cena,<br />
Trav?»<br />
«No», risposi alzandomi. «Credo che tornerò<br />
a casa.»<br />
«Mi piacerebbe che restassi, figliolo.»<br />
Piegai un angolo della bocca. «Non posso,<br />
ma grazie, papà. Lo apprezzo.»<br />
«Apprezzi cosa?» domandò Trenton. Girava<br />
la testa da una parte all’altra come se guardasse<br />
una partita di tennis. «Che cosa mi sono<br />
perso?»<br />
Fissai <strong>mio</strong> padre. «È incantevole, assolutamente<br />
incantevole.»<br />
«Oh?» commentò papà illuminandosi<br />
vagamente.<br />
«Parli di quella ragazza?»<br />
«Sì, ma mi sono comportato un po’ da s<strong>tu</strong>pido<br />
con lei. È come se mi facesse sentire<br />
ancora più pazzo.»
164/662<br />
Sul viso di Trenton comparve un sorriso,<br />
lieve all’inizio, ma che andò a poco a poco allargandosi.<br />
«Fratellino!»<br />
«Piantala», tagliai corto accigliandomi.<br />
Papà gli diede una pacca sulla nuca.<br />
«Che c’è?» protestò lui. «Cos’ho detto?»<br />
Papà mi seguì fuori dalla porta e mi diede un<br />
colpetto affet<strong>tu</strong>oso sulla spalla. «Lo capirai,<br />
non ho dubbi. Però dev’essere proprio speciale.<br />
Non penso di averti mai visto così.»<br />
«Grazie, papà.» Mi avvicinai e, grosso<br />
com’era, mi allungai il più possibile per riuscire<br />
ad abbracciarlo, dopodiché mi avviai verso la<br />
Harley. <strong>Il</strong> viaggio di ritorno mi sembrò eterno.<br />
L’aria era ancora vagamente mite, il che era<br />
insolito per la stagione ma molto gradevole. <strong>Il</strong><br />
cielo not<strong>tu</strong>rno mi avvolse con la sua tenebra,<br />
alimentando ancor di più le mie paure. Vidi la<br />
macchina di America parcheggiata al solito<br />
posto e m’innervosii all’istante. A ogni passo mi<br />
sembrava di avvicinarmi di più al patibolo.<br />
Prima ancora che la raggiungessi, la porta si<br />
spalancò e mi si parò davanti Mare con un’aria<br />
perplessa.<br />
«Lei c’è?»
165/662<br />
America annuì. «Dorme in camera <strong>tu</strong>a», rispose<br />
piano.<br />
La superai e mi sedetti sul divano. Shepley<br />
era sulla panchetta e lei si buttò sul cuscino<br />
accanto a me.<br />
«È tranquilla», aggiunse con tono dolce,<br />
rassicurante.<br />
«Non avrei dovuto trattarla così», dissi.<br />
«Tiro la corda fino a farla incazzare e poi ho<br />
paura che rinsavisca e mi escluda dalla sua<br />
vita.»<br />
«Dalle un po’ di credito. Sa bene cosa fai.<br />
Non <strong>sei</strong> la sua prima esperienza.»<br />
«Esatto. Si merita di meglio. Lo so, e nello<br />
stesso tempo non riesco a lasciarla. Non<br />
capisco perché», ammisi con un sospiro<br />
sfregandomi le tempie. «Non ha senso. Niente<br />
di <strong>tu</strong>tto questo ne ha.»<br />
«Abby capisce, Trav. Non angosciarti», disse<br />
Shepley.<br />
America mi diede un colpetto col gomito.<br />
«Andrete alla festa per coppie. Che male c’è a<br />
chiederle di uscire?»<br />
«Non voglio uscire con lei, voglio solo starle<br />
vicino. Lei è... diversa.»
166/662<br />
«Diversa come?» incalzò America irritata.<br />
«Non si beve le mie stronzate, è piacevole. Lo<br />
hai detto <strong>tu</strong> stessa, Mare. Non sono il suo tipo.<br />
Tra noi non... non è così.» E, anche se lo era,<br />
non andava bene.<br />
«Sei più vicino al suo tipo di quanto <strong>tu</strong> non<br />
creda», replicò.<br />
La guardai negli occhi: era assolutamente<br />
seria. Era come una sorella per Abby e la proteggeva<br />
come una madre. Non l’avrebbe mai<br />
incoraggiata a fare qualcosa di pericoloso. Per<br />
la prima volta vidi un barlume di speranza.<br />
Le assi di legno in corridoio scricchiolarono e<br />
ci irrigidimmo <strong>tu</strong>tti. Sentii la porta della mia<br />
camera chiudersi e un istante dopo udimmo i<br />
passi di Abby.<br />
«Ehi, Abby», esclamò America con un sorriso.<br />
«Com’è andato il sonnellino?»<br />
«Ho dormito cinque ore. È stato un coma,<br />
più che un sonnellino.»<br />
Aveva il mascara sbavato sotto gli occhi e i<br />
capelli arruffati, eppure era uno schianto. Mi<br />
sorrise, al che mi alzai, la presi per mano e la<br />
portai in camera. Aveva un’aria confusa e
167/662<br />
preoccupata, cosa che mi rese ancora più ansioso<br />
di fare ammenda.<br />
«Mi dispiace tanto, Pidge. Prima sono stato<br />
uno stronzo.»<br />
Lei incurvò le spalle. «Non sapevo che ce<br />
l’avessi con me.»<br />
«Non ce l’avevo con te. È solo che ho la<br />
brutta abi<strong>tu</strong>dine di trattare male le persone a<br />
cui tengo. È una scusa del cavolo, lo so, ma mi<br />
dispiace», affermai prendendola tra le braccia.<br />
«Perché eri arrabbiato?» chiese appoggiandomi<br />
la guancia sul petto. Accidenti, era così<br />
bello. Se non fossi stato un imbecille, le avrei<br />
spiegato che sapevo dei boiler e che l’idea che<br />
se ne andasse e passasse più tempo con Parker<br />
mi terrorizzava, ma non riuscii a dirlo. Non<br />
volevo rovinare quel momento.<br />
«Non ha importanza. L’unica cosa importante<br />
<strong>sei</strong> <strong>tu</strong>.»<br />
Lei alzò lo sguardo e mi sorrise. «Posso sopportare<br />
le <strong>tu</strong>e bizze.»<br />
La scrutai in volto per qualche istante, poi un<br />
vago sorriso mi comparve sulle labbra. «Non so<br />
perché mi sopporti, ma in caso contrario non<br />
so che farei.»
168/662<br />
Abbassò a poco a poco lo sguardo sulle mie<br />
labbra e trattenne il fiato. Avevo la pelle d’oca e<br />
non capivo nemmeno se stessi respirando. Mi<br />
avvicinai di più per vedere se si sarebbe ritratta<br />
e quel cazzo di telefono suonò proprio in quel<br />
momento. Sussultammo entrambi.<br />
«Sì», risposi impaziente.<br />
«Mad Dog. Brady sarà al Jefferson tra<br />
novanta minuti.»<br />
«Hoffman? Gesù... va bene, sono soldi facili.<br />
Al Jefferson?»<br />
«Al Jefferson», confermò Adam. «Ci <strong>sei</strong>?»<br />
Guardai Abby e le strizzai l’occhio. «Ci<br />
saremo.» Chiusi la telefonata, mi cacciai il cellulare<br />
in tasca e la presi per mano. «Vieni con<br />
me.»<br />
La trascinai in soggiorno. «Era Adam», dissi<br />
a Shepley. «Brady Hoffman sarà al Jefferson<br />
tra novanta minuti.»
9.<br />
NELLA CALCA<br />
Shepley cambiò espressione. Diventava<br />
molto serio quando Adam chiamava per un<br />
incontro. Prese a digitare sul telefono, a cliccare,<br />
a messaggiare le persone che aveva in<br />
elenco. Scomparve in camera e America sgranò<br />
gli occhi, sorridendo.<br />
«Ci siamo! Vado a darmi una rinfrescata!»<br />
Prima che potessi dire qualcosa, trascinò<br />
Abby in corridoio. Non serviva agitarsi tanto.<br />
Avrei conciato per le feste quel tizio, mi sarei<br />
guadagnato i soldi necessari a coprire l’affitto e<br />
le spese per i prossimi mesi e la vita sarebbe<br />
tornata alla normalità. Be’, per così dire: Abby<br />
sarebbe rientrata alla Morgan Hall e mi sarei<br />
dovuto incatenare per non fare fuori Parker.<br />
America gridò a Abby di cambiarsi e Shepley,<br />
che aveva smesso di usare il telefono, era già<br />
pronto con le chiavi dell’auto in mano. Si piegò
170/662<br />
all’indietro a guardare, spazientito, in<br />
corridoio.<br />
«Andiamo!» le sollecitò.<br />
America arrivò di corsa ma, anziché raggiungerci,<br />
s’infilò nella sua stanza. Lui alzò gli occhi<br />
al cielo, pur con il sorriso sul volto.<br />
Pochi istanti dopo lei riemerse con un abito<br />
verde corto. Abby svoltò l’angolo con addosso<br />
un paio di jeans aderenti, un top giallo e le tette<br />
che sobbalzavano a ogni movimento.<br />
«Oh no. Mi vuoi morto? Ti devi cambiare,<br />
Pidge.»<br />
«Cosa c’è?» chiese guardandosi i jeans, ma<br />
non erano quelli il problema.<br />
«È splendida, Trav. Lasciala in pace!» mi<br />
sgridò America.<br />
La portai in corridoio. «Mettiti una T-shirt...<br />
e un paio di scarpe da ginnastica. Qualcosa di<br />
comodo.»<br />
«Cosa?» domandò, confusa. «Perché?»<br />
Mi fermai sulla porta. «Perché con quella<br />
maglietta mi preoccuperei più di chi ti guarda<br />
le tette che di Hoffman», risposi. Chiamatelo<br />
pure sessismo, ma era vero. Non sarei stato in
171/662<br />
grado di concentrarmi, e non volevo perdere un<br />
incontro per le poppe di Abby.<br />
«Credevo avessi detto che non t’importa un<br />
accidente di quello che pensano gli altri»,<br />
osservò furiosa.<br />
Proprio non capiva. «È diverso, Pigeon.» Le<br />
guardai il seno, che spuntava fiero dal reggiseno<br />
di pizzo bianco. Mi venne la tentazione di<br />
cancellare l’incontro, magari per passare il<br />
resto della serata a cercare il modo di toglierglielo<br />
e di sentire la sua pelle a contatto con la<br />
mia.<br />
Tornai alla realtà e la guardai negli occhi.<br />
«Non puoi indossare questo all’incontro,<br />
quindi ti prego... ti prego, cambiati», dissi spingendola<br />
in camera e uscendo per evitare di<br />
baciarla.<br />
«Travis!» urlò dall’altra parte della porta. La<br />
sentii muoversi in fretta e udii un rumore:<br />
probabilmente aveva lanciato le scarpe in un<br />
angolo. Alla fine la porta si aprì: Abby<br />
indossava una maglietta e un paio di Converse.<br />
Era sempre sexy, ma almeno non avrei messo a<br />
rischio l’incontro preoccupandomi di chi ci<br />
avrebbe provato con lei.
172/662<br />
«Meglio?» chiese ansimando.<br />
«Sì! Andiamo!»<br />
Shepley e America erano già nella Charger e<br />
schizzarono subito via. M’infilai gli occhiali da<br />
sole e aspettai che Abby si fosse ben sistemata<br />
sulla sella prima di imboccare la strada buia.<br />
Arrivato al campus, percorsi il marciapiede a<br />
luci spente e raggiunsi lentamente il retro del<br />
Jefferson, dove parcheggiai.<br />
Quando condussi Abby all’ingresso posteriore,<br />
lei sgranò gli occhi e scoppiò a ridere.<br />
«Stai scherzando?»<br />
«Questo è l’ingresso VIP. Dovresti vedere<br />
come entrano gli altri.» Saltai nel seminterrato<br />
dalla finestra aperta e attesi al buio.<br />
«Travis!» disse quasi urlando.<br />
«Sono quaggiù, Pidge. Entra con i piedi, ti<br />
prendo io.»<br />
«Sei del <strong>tu</strong>tto fuori di testa se pensi che salterò<br />
là dentro!»<br />
«Ti prendo, te lo prometto! Dai, sbrigati!»<br />
«È una follia!» sibilò.<br />
Nella luce fioca la vidi infilare le gambe<br />
nell’aper<strong>tu</strong>ra rettangolare, ma nonostante si<br />
fosse mossa con cautela cadde anziché saltare.
173/662<br />
Un lieve strillo echeggiò contro le pareti di calcestruzzo<br />
e un istante dopo atterrò tra le mie<br />
braccia. Fu la presa più facile della mia vita.<br />
«Cadi proprio come una donna», osservai<br />
posandola a terra.<br />
Avanzammo in quel labirinto buio fino a raggiungere<br />
una lanterna, nella stanza accanto a<br />
quella in cui si sarebbe tenuto l’incontro. Adam<br />
stava urlando al megafono per sovrastare il<br />
baccano e una selva di braccia agitava il denaro<br />
sopra le teste.<br />
«Cosa facciamo?» mi domandò Abby aggrappandosi<br />
con le sue piccole mani al <strong>mio</strong> bicipite.<br />
«Aspettiamo che Adam faccia il suo<br />
discorso.»<br />
«Aspetto qui o vengo anch’io? Dove vado<br />
quando inizia l’incontro? Dove sono Shep e<br />
Mare?»<br />
Sembrava molto agitata e mi sentii un po’ a<br />
disagio a lasciarla lì. «Sono entrati dall’altra<br />
parte. Tu seguimi, non ti manderò sola in<br />
quella fossa di leoni. Resta vicino a Adam: farà<br />
in modo che non ti schiaccino. Non posso<br />
badare a te e tirare pugni nello stesso tempo.»<br />
«Farà in modo che non mi schiaccino?»
174/662<br />
«Stasera ci sarà più gente. Brady Hoffman è<br />
della State. Là hanno un loro Cerchio. Saremo<br />
noi e loro, sarà delirante.»<br />
«Sei nervoso?»<br />
Le sorrisi. Era particolarmente bella quando<br />
si preoccupava per me. «No. Tu però un po’ sì.»<br />
«Forse», ammise.<br />
Avrei voluto baciarla, fare qualcosa per toglierle<br />
dal volto quell’aria da agnellino<br />
spaventato. Mi chiesi se si fosse preoccupata<br />
per me anche la sera in cui ci eravamo visti per<br />
la prima volta o se lo facesse adesso perché mi<br />
conosceva... e teneva a me.<br />
«Se ti fa sentire meglio, non mi farò toccare.<br />
Non gli permetterò di colpirmi neanche una<br />
volta per la gioia dei suoi fan.»<br />
«E come farai?»<br />
Alzai le spalle. «Di solito lascio che mi colpiscano<br />
una volta, per farlo sembrare un combattimento<br />
equo.»<br />
«Lo fai apposta?»<br />
«Che divertimento ci sarebbe se massacrassi<br />
qualcuno che non è riuscito neanche a darmi<br />
un pugno? Se lo facessi, nessuno scommetterebbe<br />
contro di me.»
175/662<br />
«Che stronzata», esclamò incrociando le<br />
braccia.<br />
Inarcai un sopracciglio. «Pensi che ti prenda<br />
in giro?»<br />
«Trovo difficile credere che ti colpiscano solo<br />
quando glielo permetti.»<br />
«Ti va di scommettere, Abby Abernathy?»<br />
Sorrisi. Quando pronunciai quelle parole,<br />
non lo feci con l’intento di sfruttarle a <strong>mio</strong><br />
vantaggio ma, non appena lei sfoderò un sorriso<br />
altrettanto malizioso, mi venne in testa<br />
un’idea maledettamente geniale.<br />
«Accetto la scommessa. Penso che riuscirà a<br />
darti un pugno», rispose sempre sorridendo.<br />
«E se non ci riesce? Che cosa vinco?»<br />
domandai.<br />
Lei scrollò le spalle mentre dall’altra parte<br />
del muro si levava un boato. Adam salutò la<br />
folla e ricordò le regole con il suo solito fare<br />
idiota.<br />
Mi tolsi quel ghigno ridicolo dalla faccia. «Se<br />
vinci, non farò sesso per un mese.» Abby sollevò<br />
un sopracciglio. «Ma, se vinco io, dovrai<br />
restare da me per un mese.»
176/662<br />
«Cosa? Sto già da te. Che razza di scommessa<br />
è?» gridò per sovrastare il chiasso. Non lo<br />
sapeva. Nessuno glielo aveva detto.<br />
«Oggi hanno riparato i boiler della Morgan»,<br />
spiegai con una strizzata d’occhio.<br />
Lei sorrise. L’idea non la <strong>tu</strong>rbava affatto.<br />
«Vederti praticare l’astinenza per un mese non<br />
ha prezzo.»<br />
Sentii allora una scarica di adrenalina nelle<br />
vene, proprio come durante un incontro. La<br />
baciai sulla guancia indugiando un poco sulla<br />
sua pelle e mi avviai nell’altra stanza. Quel<br />
coglione non mi avrebbe nemmeno sfiorato.<br />
Come previsto, c’era posto solo in piedi e<br />
quando entrammo urla e spintoni aumentarono<br />
a dismisura. Indicai Abby a Adam con un<br />
cenno perché la tenesse d’occhio e lui capì<br />
subito. Era un avido bastardo, ma un tempo era<br />
stato il campione imbat<strong>tu</strong>to del Cerchio e, fintantoché<br />
l’avesse controllata, non avrei avuto<br />
nulla da temere. <strong>Il</strong> fine ultimo era ovviamente<br />
evitare che mi distraessi: avrebbe fatto qualsiasi<br />
cosa pur di guadagnare una valanga di soldi.<br />
La folla si divise quando entrai nel Cerchio e<br />
si ricompattò alle mie spalle. Mi ritrovai
177/662<br />
davanti a Brady, pronto a combattere: sbuffava<br />
e tremava come se si fosse appena fatto di Red<br />
Bull e Mountain Dew.<br />
Di solito non prendevo seriamente queste<br />
cose e mi divertivo a intimorire gli avversari,<br />
ma l’incontro di quella sera era importante,<br />
perciò divenni serio.<br />
Adam diede il segnale. Trovai il <strong>mio</strong> equilibrio,<br />
feci qualche passo indietro e attesi che<br />
Brady commettesse il primo sbaglio. Schivai il<br />
primo colpo e anche il secondo. Adam gridò<br />
qualcosa alle mie spalle: era deluso, ma lo<br />
avevo messo in conto. Per lui gli incontri<br />
dovevano appassionare il pubblico: era il<br />
miglior modo per riempire di più gli scantinati,<br />
e più persone significavano più soldi. Piegai il<br />
gomito e assestai un pugno sul naso di Hoffman,<br />
rapido e violento. In una serata normale<br />
mi sarei trattenuto, ma volevo farla finita<br />
presto e trascorrere le ore restanti a festeggiare<br />
con Abby.<br />
Lo colpii più volte e schivai altri pugni,<br />
attento a non eccitarmi troppo e a non lasciarmi<br />
colpire a mia volta, rovinando <strong>tu</strong>tto.<br />
Brady trovò nuove energie e attaccò ancora, ma
178/662<br />
si stancò presto a forza di sferrare pugni nel<br />
vuoto. Ero in grado di schivare Trenton, ben<br />
più veloce di quello stronzo.<br />
Esaurita la pazienza, lo attirai verso la<br />
colonna di cemento al centro della stanza. Mi<br />
piazzai davanti a essa ed esitai quel tanto da<br />
fargli credere che potesse colpirmi in faccia.<br />
Mentre attaccava per l’ultima volta, mi spostai<br />
di lato e lui centrò la colonna. Nei suoi occhi<br />
comparve uno sguardo s<strong>tu</strong>pito e un istante<br />
dopo si piegò in due.<br />
Era il segnale che aspettavo e gli fui subito<br />
addosso. Udii un forte tonfo: Hoffman era<br />
infine crollato a terra e dopo un breve silenzio<br />
la stanza proruppe in un boato. Adam lanciò il<br />
tessuto rosso sulla sua faccia e mi ritrovai circondato<br />
dalla folla.<br />
In genere adoravo <strong>tu</strong>tta quell’attenzione e le<br />
urla felici di quanti avevano scommesso su di<br />
me, ma stavolta m’infastidirono. Quando scrutai<br />
la massa in cerca di Abby e infine localizzai<br />
il punto in cui si sarebbe dovuta trovare, mi<br />
venne male. Era sparita.<br />
I sorrisi si tramutarono in sconcerto non<br />
appena presi a spintonare <strong>tu</strong>tti per farmi
179/662<br />
strada. «Spostatevi, cazzo!» urlai spingendo<br />
con forza, sempre più in preda al panico.<br />
Raggiunsi infine la stanza con la lanterna e la<br />
cercai disperato. «Pigeon!»<br />
«Sono qui!» Si buttò tra le mie braccia e la<br />
strinsi. Se all’inizio provai sollievo, un istante<br />
dopo m’irritai. «Mi hai spaventato a morte! Per<br />
poco non ho dovuto fare di nuovo a pugni per<br />
raggiungerti... alla fine arrivo e <strong>tu</strong> non ci <strong>sei</strong>!»<br />
«Sono contenta che <strong>tu</strong> sia qui. Non mi<br />
andava molto di cercare da sola la via d’uscita<br />
al buio.»<br />
<strong>Il</strong> suo dolce sorriso mi fece scordare <strong>tu</strong>tto il<br />
resto e mi ricordai che era mia, almeno per un<br />
altro mese. «Penso che <strong>tu</strong> abbia perso la<br />
scommessa.»<br />
Adam entrò a grandi passi, guardò Abby e<br />
poi me in cagnesco. «Dobbiamo parlare.»<br />
Le strizzai l’occhio. «Resta qui. Torno<br />
subito.» Seguii Adam nella stanza adiacente.<br />
«So cosa vuoi dirmi...»<br />
«No, non lo sai», ringhiò lui. «Non so cosa<br />
combini con lei, ma non fare casini con i miei<br />
soldi.»
180/662<br />
Scoppiai a ridere. «Stasera hai fatto una for<strong>tu</strong>na.<br />
Ti ricompenserò.»<br />
«Accidenti se lo farai! Fa’ che non succeda di<br />
nuovo!» Mi cacciò in mano i soldi e si allontanò<br />
dandomi una spallata.<br />
Ficcai il denaro in tasca e sorrisi a Abby. «Ti<br />
serviranno altri vestiti.»<br />
«Davvero mi costringerai a restare da te per<br />
un mese?»<br />
«Tu mi avresti costretto a rinunciare al sesso<br />
per un mese?»<br />
Scoppiò a ridere. «Sarà meglio fermarsi alla<br />
Morgan.»<br />
Ogni tentativo di nascondere la mia somma<br />
soddisfazione fallì miseramente.<br />
«Sarà interessante.»<br />
Quando Adam passò, le diede dei soldi prima<br />
di scomparire tra la folla che si stava<br />
disperdendo.<br />
«Hai scommesso?» chiesi sorpreso.<br />
«Ho pensato di dover vivere quest’esperienza<br />
fino in fondo», rispose con un’alzata di spalle.<br />
La presi per mano e la condussi alla finestra,<br />
spiccai un salto e mi tirai su. Avanzai carponi<br />
sull’erba, mi girai e mi allungai per aiutarla.
181/662<br />
La camminata fino alla Morgan fu meravigliosa.<br />
Faceva insolitamente caldo e l’aria era<br />
elettrica, proprio come in una sera d’estate. Mi<br />
sforzai di non sorridere continuamente come<br />
un idiota, ma era difficile.<br />
«Perché vuoi che stia da te, a ogni modo?»<br />
indagò.<br />
Scrollai le spalle. «Non lo so. È <strong>tu</strong>tto più<br />
bello quando ci <strong>sei</strong> <strong>tu</strong>.»<br />
Shepley e America ci aspettarono nella Charger<br />
per portare a casa i vestiti. Quando<br />
partirono, raggiungemmo il parcheggio e<br />
salimmo in moto. Lei mi cinse il petto con le<br />
braccia e io posai le mani sulle sue.<br />
Feci un profondo respiro. «Sono contento<br />
che stasera fossi qui, Pidge. Non mi sono mai<br />
divertito tanto a un incontro in vita mia.» Abby<br />
impiegò un’eternità a rispondere.<br />
Mi appoggiò il mento sulla spalla e disse: «Sì,<br />
perché volevi vincere la scommessa».<br />
Mi voltai e la guardai dritto negli occhi.<br />
«Puoi dirlo forte.»<br />
Lei inarcò le sopracciglia. «Per questo oggi<br />
eri così di cattivo umore? Perché sapevi che
182/662<br />
avevano sistemato i boiler e stasera me ne sarei<br />
andata?»<br />
Per un istante mi persi nei suoi occhi, poi<br />
decisi che fosse il caso di tacere. Accesi il<br />
motore e mi diressi verso casa, insolitamente<br />
lento. Quando trovavo un semaforo rosso,<br />
provavo una strana gioia nel posare una mano<br />
sulle sue o sul suo ginocchio. Non sembrava<br />
dispiaciuta e, devo ammetterlo, mi sentivo<br />
quasi in paradiso.<br />
Ci fermammo davanti all’ingresso e lei scese<br />
come un’esperta motociclista per poi avviarsi<br />
verso le scale.<br />
«Odio quando Shep e Mare sono già a casa<br />
da un po’. Ho sempre la sensazione di interrompere<br />
qualcosa.»<br />
«Dovrai farci l’abi<strong>tu</strong>dine. Sarà la <strong>tu</strong>a casa per<br />
le prossime quattro settimane», risposi girandomi.<br />
«Sali.»<br />
«Cosa?»<br />
«Dai, ti porto su.»<br />
Lei rise e mi saltò sulla schiena. L’afferrai per<br />
le cosce e corsi su per le scale. America aprì la<br />
porta prima che arrivassimo in cima e sorrise.
183/662<br />
«Guardatevi. Se non sapessi come stanno le<br />
cose...»<br />
«Finiscila, Mare», esclamò Shepley dal<br />
divano.<br />
Fantastico. Shep era di ottimo umore.<br />
America sorrise come se avesse parlato<br />
troppo e spalancò la porta per farci passare.<br />
Tenni stretta Pidge e mi buttai sulla poltrona.<br />
Abby strillò quando mi appoggiai<br />
scherzosamente su di lei.<br />
«Stasera <strong>sei</strong> incredibilmente allegro, Trav.<br />
Che succede?» indagò America.<br />
«Ho appena vinto una montagna di soldi,<br />
Mare. Quasi il doppio di quel che pensavo. Non<br />
è un buon motivo per essere contento?»<br />
Lei sorrise. «No, è qualcos’altro», disse<br />
osservandomi dare colpetti affet<strong>tu</strong>osi sulla coscia<br />
a Abby.<br />
«Mare», la ammonì Shepley.<br />
«D’accordo, parliamo d’altro. Parker ti ha<br />
invitata alla festa della Sig Tau questo fine settimana,<br />
vero, Abby?»<br />
Ogni spensieratezza svanì all’istante. Mi voltai<br />
verso di lei.<br />
«Be’... sì. Non ci andiamo <strong>tu</strong>tti?»
184/662<br />
«Io ci sarò», affermò Shepley, distratto dalla<br />
televisione.<br />
«<strong>Il</strong> che significa che ci andrò anch’io»,<br />
dichiarò America guardandomi ansiosamente.<br />
Mi stava s<strong>tu</strong>zzicando nella speranza che mi<br />
offrissi volontario per accompagnarli, ma io ero<br />
più preoccupato del fatto che Parker avesse<br />
invitato Abby a uscire. «Ti viene a prendere?»<br />
«No, mi ha solo detto della festa.»<br />
La bocca di America si allargò in un sorriso<br />
malizioso. Per poco non si mise a saltellare per<br />
l’eccitazione. «Però ha detto che vi sareste visti<br />
lì. È davvero carino.»<br />
Le lanciai un’occhiata irritata e guardai<br />
Abby. «Ci vai?»<br />
«Gli ho detto di sì», affermò con un’alzata di<br />
spalle. «Tu?»<br />
«Sì», risposi senza indugio. Dopo<strong>tu</strong>tto non<br />
era una festa per coppie, solo un normale party<br />
del fine settimana su cui non avevo da obiettare.<br />
E non avrei mai permesso a Parker di<br />
passare un’intera serata con lei. Sarebbe tornata...<br />
uh, non volevo neanche pensarci. Lui<br />
avrebbe sfoderato il suo sorriso da modello<br />
Abercrombie, l’avrebbe portata nel ristorante
185/662<br />
dei genitori per ostentare la sua ricchezza o<br />
avrebbe trovato qualche altro modo per infilarsi<br />
nelle sue mutande.<br />
Shepley mi guardò. «La scorsa settimana<br />
avevi detto di no.»<br />
«Ho cambiato idea, Shep. Che problema<br />
c’è?»<br />
«Nessuno», bofonchiò lui ritirandosi nella<br />
sua stanza.<br />
America si accigliò. «Conosci il problema.<br />
Perché non la pianti con questi giochetti? Lo<br />
farai impazzire.» Raggiunse Shepley in camera<br />
e le loro voci si ridussero a un mormorio dietro<br />
alla porta chiusa.<br />
«Be’, mi fa piacere che <strong>tu</strong>tti lo conoscano<br />
tranne me», commentò Abby.<br />
Non era l’unica perplessa di fronte al comportamento<br />
di Shepley. Prima mi prendeva in<br />
giro e adesso faceva un po’ lo stronzo. Che cosa<br />
lo aveva innervosito tanto? Forse si sarebbe<br />
tranquillizzato quando avesse capito che avevo<br />
deciso di chiudere con le altre e che volevo solo<br />
Abby. Forse il fatto di aver ammesso di tenere a<br />
lei lo preoccupava ancora di più: non ero
186/662<br />
esattamente il fidanzato ideale. Sì, questo era<br />
più logico.<br />
Mi alzai. «Mi faccio una doccia veloce.»<br />
«Che succede?» domandò Abby.<br />
«Nulla, è solo paranoico.»<br />
«A causa nostra», azzardò.<br />
Provai una strana euforia. Aveva detto<br />
nostra.<br />
«Che c’è?» mi chiese, osservandomi<br />
sospettosa.<br />
«Hai ragione. È a causa nostra. Non ti<br />
addormentare, okay? Voglio parlarti di una<br />
cosa.»<br />
Impiegai meno di cinque minuti a lavarmi,<br />
ma restai sotto il getto dell’acqua per altri<br />
cinque a s<strong>tu</strong>diare il discorso. Non era il caso di<br />
perdere altro tempo. Sarebbe rimasta da me<br />
per un mese ed era il momento ideale per<br />
dimostrarle che non ero quello che pensava.<br />
Per lei almeno ero diverso e avremmo po<strong>tu</strong>to<br />
passare le quattro settimane seguenti a fugare<br />
<strong>tu</strong>tti i suoi dubbi.<br />
Uscii dalla doccia e mi asciugai, eccitato e<br />
teso al pensiero delle possibilità implicate dal
187/662<br />
discorso che le avrei fatto. Poco prima di aprire<br />
la porta, <strong>tu</strong>ttavia, udii bisticciare.<br />
America disse qualcosa con un tono disperato.<br />
La socchiusi e mi misi in ascolto.<br />
«Avevi promesso, Abby. Quando ti ho detto<br />
di non giudicarlo, non intendevo che ti lasciassi<br />
coinvolgere! Pensavo foste solo amici!»<br />
«È così», confermò lei.<br />
«No, non è vero!» sbottò Shepley furioso.<br />
«Tesoro, ti ho promesso che sarebbe andato<br />
<strong>tu</strong>tto bene», affermò America.<br />
«Perché insisti, Mare? Ti avevo detto che<br />
cosa sarebbe successo!»<br />
«E io ti ho detto che non sarebbe andata<br />
così! Non ti fidi di me?»<br />
Shepley si diresse a grandi passi in camera.<br />
Dopo qualche secondo America riprese a<br />
parlare. «Non riesco proprio a fargli capire che,<br />
comunque vadano le cose fra te e Travis, tra noi<br />
non cambierà nulla. È rimasto scottato troppe<br />
volte. Non mi crede.»<br />
Accidenti a Shepley. Aprii la porta un po’ di<br />
più, quel tanto da vedere il volto di Abby.<br />
«Di che parli, Mare? Io e Travis non stiamo<br />
insieme. Siamo solo amici. Lo hai sentito
188/662<br />
prima... non gli interesso da quel punto di<br />
vista.»<br />
Cazzo, la si<strong>tu</strong>azione peggiorava di minuto in<br />
minuto.<br />
«Glielo hai sentito dire?» chiese America con<br />
un tono palesemente sorpreso.<br />
«Be’, sì.»<br />
«E ci credi?»<br />
Abby scrollò le spalle. «Non ha importanza.<br />
Non accadrà mai. Mi ha detto che non mi vede<br />
in quel modo e non vuole una relazione. Dal<br />
canto <strong>mio</strong>, avrei serie difficoltà a trovare una<br />
ragazza, a parte te, con cui non sia andato a<br />
letto, e non tollero i suoi sbalzi di umore. Non<br />
posso credere che Shep la pensi diversamente.»<br />
Qualsiasi briciolo di speranza mi fosse<br />
rimasto svanì quando udii quelle parole. La<br />
delusione fu cocente e per alcuni istanti il<br />
dolore intollerabile, poi prese il sopravvento la<br />
rabbia. La rabbia era sempre più facile da<br />
controllare.<br />
«Perché non solo conosce Travis... gli ha parlato,<br />
Abby.»<br />
«Cosa intendi?»<br />
«Mare?» esclamò Shepley dalla stanza.
189/662<br />
Lei sospirò. «Tu <strong>sei</strong> la mia migliore amica. A<br />
volte penso di conoscerti meglio di quanto ti<br />
conosca <strong>tu</strong> stessa. Vivete insieme e l’unica differenza<br />
fra voi e me e Shep è che noi facciamo<br />
sesso.»<br />
«Ti sbagli. Shep si porta forse a casa una<br />
ragazza diversa ogni sera? Domani andrai alla<br />
festa con un ragazzo che farà sicuramente<br />
strage di cuori? Sai che non posso lasciarmi<br />
coinvolgere da Travis, Mare. Non so neanche<br />
perché ne stiamo parlando.»<br />
«So di cosa sto parlando, Abby. Avete trascorso<br />
insieme praticamente ogni istante<br />
dell’ultimo mese. Ammettilo, provi qualcosa<br />
per lui.»<br />
Non riuscii più ad ascoltare una sola parola.<br />
«Lascia perdere, Mare», dissi.<br />
Trasalirono entrambe al suono della mia<br />
voce. Abby incrociò il <strong>mio</strong> sguardo: non sembrava<br />
per nulla imbarazzata né dispiaciuta, il<br />
che mi fece incazzare ancora di più. Mi ero reso<br />
vulnerabile per lei e mi aveva pugnalato alle<br />
spalle.<br />
Prima di sparare qualche cavolata, mi ritirai<br />
in camera. Star lì seduto <strong>tu</strong>ttavia non servì, né
190/662<br />
del resto stare in piedi, andare su e giù o fare<br />
flessioni. Le pareti mi sembrarono sempre più<br />
opprimenti e la rabbia mi ribolliva dentro come<br />
una miscela esplosiva.<br />
Uscire era l’unica alternativa per schiarirmi<br />
le idee e cercare di rilassarmi con un paio di<br />
bicchierini. Al Red, sarei andato al Red. Cami<br />
lavorava lì e avrebbe po<strong>tu</strong>to consigliarmi.<br />
Sapeva sempre trovare le parole giuste per convincermi.<br />
A Trenton piaceva per la stessa<br />
ragione. Aveva tre fratelli maschi, perciò non si<br />
scomponeva davanti ai nostri malumori.<br />
M’infilai una maglietta e un paio di jeans,<br />
afferrai gli occhiali da sole, le chiavi della moto<br />
e il giubbotto, mi misi gli stivali e uscii in<br />
corridoio.<br />
Abby sgranò gli occhi quando mi vide. Grazie<br />
a Dio avevo gli occhiali: non volevo che notasse<br />
il dolore nel <strong>mio</strong> sguardo.<br />
«Esci?» domandò raddrizzandosi. «Dove<br />
vai?»<br />
Mi rifiutai di cedere al suo tono implorante.<br />
«Fuori.»
10.<br />
A PEZZI<br />
Cami non impiegò molto a capire che non<br />
ero di gran compagnia. Continuava a servire<br />
birre mentre me ne stavo seduto sul <strong>mio</strong> solito<br />
sgabello al banco. Le luci colorate sembravano<br />
inseguirsi sul soffitto della sala e la musica era<br />
abbastanza forte da stordirmi.<br />
Avevo quasi finito il pacchetto di Marlboro,<br />
<strong>tu</strong>ttavia non era quella la causa dell’oppressione<br />
che sentivo al petto. Alcune ragazze<br />
avevano tentato di attaccare discorso, ma non<br />
ero riuscito ad alzare lo sguardo dalla sigaretta<br />
che tenevo tra le dita. La cenere era tanto lunga<br />
che da un momento all’altro sarebbe caduta.<br />
Restai a guardare la brace tremolare, cercando<br />
di distogliere la mente dai pochi pensieri che la<br />
musica non mi aveva cancellato dalla testa.<br />
Quando la folla si diradò e Cami non dovette<br />
più schizzare frenetica di qua e di là, mi posò
192/662<br />
davanti un bicchierino vuoto e lo riempì fino<br />
all’orlo di Jim Beam. Lo presi, ma lei mi strinse<br />
il polso con le sue dita ta<strong>tu</strong>ate su cui, quando<br />
avvicinava i pugni, si leggeva BABY DOLL.<br />
«Okay, Trav. Sentiamo.»<br />
«Cosa?» domandai nel debole tentativo di<br />
eludere il problema.<br />
Scosse la testa. «La ragazza.»<br />
Portai il bicchiere alle labbra, reclinai la testa<br />
e lasciai che il liquido mi bruciasse la gola.<br />
«Quale ragazza?»<br />
Cami alzò gli occhi al cielo. «Quale ragazza.<br />
Fai sul serio? Con chi credi di parlare?»<br />
«D’accordo, d’accordo. È Pigeon.»<br />
«Pigeon? Stai scherzando!»<br />
Scoppiai a ridere. «Abby. È una crea<strong>tu</strong>ra<br />
incantevole e nel contempo demoniaca, mi ha<br />
incasinato a tal punto la testa che non riesco<br />
più a pensare con lucidità. Niente ha più senso,<br />
Cam. Le regole che mi ero dato, le sto<br />
infrangendo <strong>tu</strong>tte, una dopo l’altra. Non ho più<br />
polso. No... peggio. Sono diventato come<br />
Shep.»<br />
Lei rise. «Sii buono.»<br />
«Hai ragione, Shepley è un bravo ragazzo.»
193/662<br />
«Sii buono anche con te stesso», aggiunse<br />
gettando uno straccio sul banco e iniziando a<br />
pulire. «Gesù, Trav, innamorarsi non è un<br />
male.»<br />
Mi guardai attorno. «Sono confuso. Stai parlando<br />
con me o con Gesù?»<br />
«Sono seria. Dunque provi qualcosa per lei.<br />
E allora?»<br />
«Abby mi odia.»<br />
«No.»<br />
«L’ho sentita stasera per caso. Mi considera<br />
uno stronzo.»<br />
«Lo ha detto?»<br />
«In sostanza.»<br />
«Be’, in un certo qual modo lo <strong>sei</strong>.»<br />
Mi incupii. «Grazie tante.»<br />
Si allungò, posando i gomiti sul banco. «Alla<br />
luce del <strong>tu</strong>o comportamento passato, hai forse<br />
da obiettare? Quello che intendo è che... magari<br />
per lei potresti non esserlo più, diventare un<br />
uomo migliore.» Mi riempì di nuovo il bicchierino<br />
e io lo tracannai per evitare che mi<br />
fermasse.
194/662<br />
«Hai ragione. Finora sono stato uno stronzo.<br />
Posso cambiare? Non lo so, cazzo. Probabilmente<br />
non tanto da meritarla.»<br />
Lei alzò le spalle e rimise a posto la bottiglia.<br />
«Credo che dovresti lasciare la decisione a lei.»<br />
Mi accesi una sigaretta, feci un lungo tiro e<br />
diedi il <strong>mio</strong> contributo all’atmosfera già fumosa<br />
della sala. «Dammi un’altra birra.»<br />
«Trav, penso che <strong>tu</strong> abbia bevuto<br />
abbastanza.»<br />
«Cami, fallo e basta, cazzo.»<br />
Mi svegliai con il sole del primo pomeriggio<br />
che filtrava dalle tende, ma sarebbe po<strong>tu</strong>to<br />
tranquillamente essere mezzogiorno in mezzo a<br />
un deserto di sabbia bianca. Richiusi subito gli<br />
occhi.<br />
Avevo l’alito che puzzava di qualcosa di<br />
chimico e di piscio di gatto. Odiavo l’inevitabile<br />
sensazione di bocca impastata dopo una serata<br />
ad alto tasso alcolico.<br />
Mi sforzai di ricordare qualcosa della notte<br />
precedente, ma invano. C’era stata una specie<br />
di festa, ma dove o con chi restava un profondo<br />
mistero.
195/662<br />
Guardai a sinistra e vidi le coperte scostate.<br />
Abby si era già alzata. Arrancai scalzo lungo il<br />
corridoio e la trovai addormentata in poltrona.<br />
Mi bloccai confuso e fui colto dal panico. Avevo<br />
il cervello ancora stordito dall’alcol e non riuscivo<br />
a pensare. Perché non aveva dormito a<br />
letto? Che cosa avevo fatto per indurla a<br />
spostarsi sulla poltrona? <strong>Il</strong> cuore mi batteva<br />
forte e poi li vidi: due involucri aperti di<br />
preservativi.<br />
Merda. Merda! Ebbi vari flash della sera precedente:<br />
avevo continuato a bere, quelle due<br />
ragazze non se ne erano andate quando glielo<br />
avevo detto, alla fine avevo promesso che le<br />
avrei fatte divertire e loro avevano accettato<br />
en<strong>tu</strong>siaste.<br />
Mi coprii la faccia con le mani. Le avevo portate<br />
qui. Me le ero fatte qui. Abby probabilmente<br />
aveva sentito <strong>tu</strong>tto. Oddio, non avrei<br />
po<strong>tu</strong>to combinare un casino peggiore. Era più<br />
che una catastrofe. Appena sveglia, avrebbe<br />
fatto le valigie e se ne sarebbe andata. Mi<br />
sedetti sul divano con le mani ancora sul viso e<br />
la guardai dormire. Dovevo rimediare. Ma<br />
come?
196/662<br />
Mi venne in mente un’idea s<strong>tu</strong>pida dietro<br />
l’altra. Non c’era quasi più tempo. Tornai in<br />
camera il più silenziosamente possibile, mi<br />
vestii e sgattaiolai in quella di Shepley.<br />
America si mosse e lui alzò di scatto la testa.<br />
«Che fai, Trav?» sussurrò.<br />
«Mi serve la <strong>tu</strong>a macchina, solo per poco.<br />
Devo andare a prendere un paio di cose.»<br />
«Okay...» rispose perplesso.<br />
Le chiavi tintinnarono quando le presi dalla<br />
cassettiera. «Fammi un favore. Se si sveglia<br />
prima che torni, bloccala, d’accordo?» dissi<br />
prima di uscire.<br />
Lui fece un profondo respiro. «Ci proverò,<br />
Travis, ma... ieri notte è stato...»<br />
«Brutto, vero?»<br />
Lui storse la bocca. «Non credo resterà,<br />
cugino, mi dispiace.»<br />
Annuii. «Provaci.»<br />
L’ultima occhiata che lanciai a Abby<br />
addormentata mi spronò a fare ancora più in<br />
fretta. La Charger non riusciva quasi a raggiungere<br />
la velocità che desideravo. Un semaforo<br />
rosso mi bloccò poco prima del supermercato,<br />
al che esplosi, sferrando un pugno al volante.
197/662<br />
«Maledizione! Diventa verde!»<br />
Pochi secondi dopo il semaforo scattò e partii<br />
sgommando.<br />
Dal parcheggio mi precipitai nel negozio,<br />
perfettamente consapevole di sembrare un<br />
pazzo. Mi avventai su un carrello e, schizzando<br />
da una corsia all’altra, afferrai <strong>tu</strong>tte le cose che<br />
immaginai potessero piacerle o che mangiava.<br />
A uno scaffale era appeso un oggetto spugnoso<br />
rosa e presi anche quello.<br />
Nessun discorso sarebbe bastato a trattenerla,<br />
ma forse un gesto sì. Forse avrebbe visto<br />
quanto fossi dispiaciuto. Mi fermai, disperato,<br />
a un paio di metri dalla cassa. Niente avrebbe<br />
funzionato.<br />
«Signore? Ha finito?»<br />
Scossi la testa, afflitto. «Non... non lo so.»<br />
La cassiera mi osservò per un attimo e si cacciò<br />
le mani nelle tasche del grembiule a strisce<br />
bianche e senape. «Posso aiutarla in qualche<br />
modo?»<br />
Spinsi il carrello fino alla cassa senza rispondere<br />
e la guardai passare al lettore <strong>tu</strong>tti cibi<br />
preferiti di Abby. Era l’idea più cretina di <strong>tu</strong>tte,<br />
e l’unica donna su questa terra di cui
198/662<br />
m’importava mi avrebbe riso in faccia facendo<br />
le valigie.<br />
«Sono ottantaquattro dollari e settantasette<br />
centesimi.»<br />
Una rapida strisciata del bancomat e avevo<br />
già i sacchetti in mano. Corsi nel parcheggio e<br />
nel giro di pochi secondi la Charger stava già<br />
volando a pieni giri verso casa.<br />
Feci i gradini a due a due e mi precipitai dentro.<br />
Dal divano spuntavano le teste di America<br />
e Shepley. <strong>Il</strong> televisore era acceso con il volume<br />
abbassato. Grazie a Dio, dormiva ancora. I sacchetti<br />
scricchiolarono quando li posai sul banco<br />
e cercai di non fare troppo rumore mettendo<br />
via la roba.<br />
«Quando Pidge si sveglia, ditemelo, okay?»<br />
dissi a bassa voce. «Ho preso spaghetti, pancake,<br />
fragole e quella merda di farina d’avena<br />
con le gocce di cioccolato, e le piacciono i cereali<br />
Fruity Pebbles, vero, Mare?» domandai<br />
girandomi.<br />
Abby era sveglia e mi stava guardando dalla<br />
poltrona. Aveva il mascara sbavato sotto gli<br />
occhi e appariva sconvolta quanto me.<br />
«Ehi, Pigeon.»
199/662<br />
Mi fissò inespressiva per alcuni istanti. Feci<br />
qualche passo, più nervoso della sera del <strong>mio</strong><br />
primo incontro.<br />
«Hai fame, Pidge? Ti preparo i pancake.<br />
Oppure c’è uh... la farina d’avena. Ti ho preso<br />
un po’ di quella schiuma rosa del cavolo con cui<br />
voi ragazze vi depilate, un asciugacapelli e un...<br />
un... aspetta, è qui.» Afferrai un sacchetto, lo<br />
portai in camera e lo rovesciai sul letto.<br />
Mentre cercavo quell’aggeggio spugnoso rosa<br />
che pensavo le sarebbe piaciuto, mi cadde<br />
l’occhio sui bagagli accanto alla porta. Ebbi una<br />
fitta allo stomaco e sentii di nuovo la bocca<br />
impastata. Uscii in corridoio, cercando di controllarmi.<br />
«La <strong>tu</strong>a roba è in valigia.»<br />
«Lo so», disse.<br />
Avvertii un’oppressione al petto. «Te ne vai.»<br />
Abby guardò America, che mi fissò come se<br />
volesse uccidermi. «Credevi davvero che<br />
sarebbe rimasta?»<br />
«Tesoro...» mormorò Shepley.<br />
«Non cominciare, Shep. Non osare difenderlo<br />
con me», esclamò fremendo di rabbia.<br />
Deglutii in preda al panico. «Mi dispiace<br />
tanto, Pidge, non so neanche cosa dire.»
200/662<br />
Feci un passo, ma America mi puntò contro<br />
un dito. «Che Dio mi aiuti, Travis! Se cerchi di<br />
fermarla, ti cospargo di benzina e ti do fuoco<br />
mentre dormi!»<br />
«America», la supplicò Shepley. La<br />
si<strong>tu</strong>azione stava prendendo una brutta piega,<br />
da ogni punto di vista.<br />
«È <strong>tu</strong>tto a posto», esclamò esasperata Abby.<br />
«Che significa?» domandò lui.<br />
Lei alzò gli occhi al cielo e mi indicò. «Ieri<br />
sera Travis si è portato a casa un paio di donne<br />
dal bar, e allora?»<br />
Chiusi gli occhi per arginare il dolore. Ero<br />
disperato all’idea che se ne andasse, ma non mi<br />
era mai passato per la mente che non le<br />
sarebbe importato niente.<br />
America si accigliò. «Abby, stai dicendo che<br />
ti sta bene quello che è successo?»<br />
Lei si guardò attorno. «Travis può portare a<br />
casa chi vuole. L’appartamento è suo.»<br />
Cercai di buttar giù il groppo che mi si stava<br />
formando in gola.<br />
«Non hai fatto <strong>tu</strong> i bagagli?»<br />
Scosse la testa e guardò l’orologio. «No, e<br />
adesso dovrò disfarli <strong>tu</strong>tti. Devo ancora
201/662<br />
mangiare, fare la doccia, vestirmi...» affermò<br />
andando in bagno.<br />
America mi lanciò un’altra occhiata fulminante,<br />
ma io la ignorai e mi avvicinai alla porta<br />
del bagno bussando leggermente. «Pidge?»<br />
«Sì?» rispose con voce flebile.<br />
«Resti?» Chiusi gli occhi in attesa della<br />
punizione.<br />
«Posso andarmene se vuoi, ma una<br />
scommessa è una scommessa.»<br />
Diedi una testata alla porta. «Non voglio che<br />
<strong>tu</strong> te ne vada, ma capirei se lo facessi.»<br />
«Stai dicendo che la scommessa non vale<br />
più?»<br />
La risposta era facile, ma non volevo<br />
costringerla a restare se non lo desiderava e<br />
nello stesso tempo ero terrorizzato all’idea di<br />
lasciarla andare. «Se dico di sì, te ne andrai?»<br />
«Be’, sì. Non vivo qui, s<strong>tu</strong>pido», rispose.<br />
Dall’altra parte della porta udii una risatina.<br />
Non capivo se fosse offesa o solo stanca per<br />
aver passato la notte sulla poltrona, ma nel<br />
primo caso non l’avrei assolutamente lasciata<br />
andare: non l’avrei rivista mai più.
202/662<br />
«Adesso posso farmi una doccia?» chiese con<br />
un filo di voce.<br />
«Sì...»<br />
America imboccò a grandi passi il corridoio e<br />
si fermò a pochi centimetri dalla mia faccia.<br />
«Sei uno schifoso egoista», gridò sbattendo la<br />
porta della camera di Shepley.<br />
Andai nella mia stanza, presi il suo accappatoio<br />
e le pantofole e tornai davanti al bagno. A<br />
quanto sembrava aveva intenzione di restare,<br />
però un po’ di adulazione non guastava.<br />
«Pigeon? Ti ho portato alcune cose.»<br />
«Posale sul lavandino. Le prenderò io.»<br />
Aprii la porta e misi la roba sull’angolo del<br />
lavandino, guardando per terra. «Ero furioso.<br />
Ti ho sentita spiattellare ad America <strong>tu</strong>tte<br />
quelle cose su di me e mi sono incazzato.<br />
Volevo solo uscire a bere qualcosa e riflettere,<br />
ma prima che me ne accorgessi ero ubriaco<br />
marcio e quelle due...» Tacqui, cercando di<br />
controllare la voce. «Stamattina mi sono svegliato<br />
e non eri a letto. Quando ti ho trovato sulla<br />
poltrona e ho visto le confezioni per terra, mi<br />
sono sentito uno stronzo.»
203/662<br />
«Non avresti dovuto comprare <strong>tu</strong>tte quelle<br />
cose al supermercato.»<br />
«I soldi non m’interessano, Pidge. Avevo<br />
paura che te ne andassi e non mi parlassi più.»<br />
«Non volevo ferirti», disse sincera.<br />
«Lo so. E so di aver incasinato <strong>tu</strong>tto, come<br />
sempre, e che <strong>tu</strong>tto quello che potrei dire ora<br />
non avrebbe importanza...»<br />
«Trav?»<br />
«Sì?»<br />
«Non guidare più da ubriaco, d’accordo?»<br />
Avrei voluto dirle altro, scusarmi ancora,<br />
confessarle che ero perso per lei e che la cosa<br />
mi stava letteralmente facendo impazzire perché<br />
non sapevo affrontare i sentimenti che<br />
provavo, ma le parole non mi vennero. Riuscii<br />
solo a concentrarmi sul fatto che, dopo<br />
quant’era successo e quanto avevo detto,<br />
l’unica sua reazione era stata rimproverarmi<br />
per aver guidato da ubriaco.<br />
«Sì, d’accordo», dissi chiudendo la porta.<br />
Finsi di guardare la televisione mentre Abby<br />
si faceva bella per la festa e decisi quindi di<br />
vestirmi prima che avesse bisogno della camera.<br />
Nell’armadio trovai una camicia non
204/662<br />
troppo spiegazzata e l’afferrai insieme a un paio<br />
di jeans. Mi sentivo s<strong>tu</strong>pido lì davanti allo specchio,<br />
a cercare di abbottonarmi i polsini. Alla<br />
fine rinunciai e mi arrotolai le maniche fino al<br />
gomito, il che era comunque più consono al<br />
<strong>mio</strong> stile.<br />
Mi buttai di nuovo sul divano. Poco dopo<br />
sentii la porta del bagno chiudersi e i passi felpati<br />
di Abby sul pavimento.<br />
Le lancette sembravano non muoversi mai e<br />
ovviamente in TV non c’era niente, tranne filmati<br />
di eroici salvataggi e la pubblicità di un<br />
trita<strong>tu</strong>tto. Ero teso e annoiato, una pessima<br />
combinazione per il <strong>mio</strong> carattere.<br />
Quando esaurii la pazienza, bussai alla porta<br />
della camera.<br />
«Entra», esclamò Abby dall’altra parte.<br />
Era al centro della stanza con un paio di<br />
scarpe posate per terra. Era sempre splendida,<br />
ma quella sera non aveva un capello fuori<br />
posto: era come una di quelle ragazze copertina<br />
sulle riviste di moda, <strong>tu</strong>tta liscia, profumata e<br />
curata. Restai sbalordito a guardarla finché<br />
riuscii ad articolare una parola.<br />
«Uau.»
205/662<br />
Lei sorrise e si guardò l’abito.<br />
<strong>Il</strong> suo dolce sorriso mi riportò alla realtà.<br />
«Sei magnifica», esclamai, incapace di toglierle<br />
gli occhi di dosso.<br />
Si chinò per infilarsi le scarpe. <strong>Il</strong> tessuto nero<br />
aderente si sollevò leggermente, mettendo in<br />
mostra un centimetro di coscia in più.<br />
Si raddrizzò e mi diede una rapida occhiata.<br />
«Anche <strong>tu</strong> stai bene.» Mi cacciai le mani in<br />
tasca rifiutandomi di dirle: “Potrei innamorarmi<br />
di te in questo stesso istante”, o una<br />
qualsiasi delle altre idiozie che mi passarono<br />
per la testa.<br />
Le porsi il braccio e lei lo prese, permettendomi<br />
di scortarla in soggiorno.<br />
«Parker perderà la testa quando ti vedrà»,<br />
osservò America. Nel complesso Mare era una<br />
ragazza buona, ma stavo scoprendo quanto<br />
crudele potesse diventare se la contrariavi. Cercai<br />
di non fare passi falsi mentre raggiungevamo<br />
l’auto e tenni la bocca chiusa per<br />
l’intero tragitto fino alla Sig Tau.<br />
Shepley aprì la portiera e sentimmo una<br />
musica forte, fastidiosa provenire dalla casa. Le<br />
varie coppie si baciavano e socializzavano, le
206/662<br />
matricole correvano di qua e di là per circoscrivere<br />
i danni in giardino e le ragazze<br />
dell’associazione camminavano tenendosi per<br />
mano, cercando di non sprofondare con i tacchi<br />
a spillo nell’erba soffice.<br />
Io e Shepley facemmo strada, America e<br />
Abby ci seguirono. Scostai un bicchiere di<br />
plastica con un calcio e aprii loro la porta. Di<br />
nuovo Abby non parve accorgersi del <strong>mio</strong><br />
gesto.<br />
Sul banco della cucina, accanto a un barilotto<br />
di birra, c’era una pila di bicchieri rossi. Ne<br />
riempii due e ne porsi uno a Abby, bisbigliandole<br />
all’orecchio: «Non accettare da bere da<br />
nessuno tranne che da me e Shep. Non voglio<br />
che qualcuno ti versi qualcosa nei drink».<br />
Lei si spazientì. «Nessuno mi verserà qualcosa<br />
nei drink, Travis.»<br />
Chiaramente non conosceva certi s<strong>tu</strong>denti.<br />
Non mi risultava <strong>tu</strong>ttavia che qualche <strong>mio</strong> compagno<br />
lo avesse fatto, perché se così fosse stato<br />
gli avrei spaccato il culo senza pensarci due<br />
volte.<br />
«Promettimelo, d’accordo? Non <strong>sei</strong> più in<br />
Kansas, Pidge.»
207/662<br />
«Questa non l’avevo ancora sentita», osservò<br />
sarcastica, tracannando mezza birra prima di<br />
allontanare il bicchiere dalle labbra. Sapeva<br />
bere, quello dovevo concederglielo.<br />
Rimanemmo nell’atrio vicino alle scale, fingendo<br />
di divertirci. Alcuni dei miei compagni si<br />
fermarono a fare due chiacchiere e anche<br />
alcune ragazze: le mandai via subito sperando<br />
che Abby lo notasse, ma non fu così.<br />
«Vuoi ballare?» chiesi tirandola per la mano.<br />
«No, grazie», rispose.<br />
Non potevo biasimarla dopo la notte precedente.<br />
Mi andava ancora bene che mi parlasse.<br />
Mi sfiorò la spalla con le sue dita sottili, eleganti.<br />
«Sono solo stanca, Trav.»<br />
Posai la mano sulle sue, pronto a scusarmi<br />
per l’ennesima volta, a dirle che mi detestavo<br />
per quanto avevo combinato, ma lei distolse lo<br />
sguardo, distratta da qualcuno alle mie spalle.<br />
«Ehi, Abby! Ce l’hai fatta!»<br />
Mi si drizzarono <strong>tu</strong>tti i capelli in testa. Parker<br />
Hayes.<br />
Abby s’illuminò e sfilò rapida la mano dalle<br />
mie. «Sì, siamo qui da un’oretta.»<br />
«Sei uno splendore!» gridò lui.
208/662<br />
Gli feci una smorfia, ma era tanto concentrato<br />
su Abby che non se ne accorse.<br />
«Grazie!» rispose lei sorridendo.<br />
Mi resi conto in quell’istante di non essere il<br />
solo in grado di farla sorridere così e mi ritrovai<br />
all’improvviso a dover controllare la rabbia.<br />
Parker indicò con un cenno la sala. «Vuoi<br />
ballare?»<br />
«No, sono un po’ stanca.»<br />
Provai un vago sollievo che mitigò un po’ la<br />
mia furia. Non ero io il problema: era davvero<br />
troppo stanca per aver voglia di ballare. Eppure<br />
la rabbia non impiegò molto a sopraffarmi di<br />
nuovo. Era stanca perché era stata sveglia per<br />
buona parte della notte a causa del baccano che<br />
avevano fatto le due che mi ero portato a casa e<br />
dopo aveva dormito sulla poltrona. E adesso<br />
Parker era là: come al solito, era arrivato il<br />
principe azzurro. Che pezzo di merda!<br />
Lui mi guardò, indifferente alla mia espressione<br />
truce. «Pensavo che non saresti venuto.»<br />
«Ho cambiato idea», replicai faticando a non<br />
tirargli un pugno che avrebbe cancellato quattro<br />
anni di cure ortodontiche.
209/662<br />
«Lo vedo», fece guardando Abby. «Ti va una<br />
boccata d’aria fresca?»<br />
Lei annuì e mi sentii morire. Lo seguì su per<br />
le scale. Lo osservai quando la prese per mano,<br />
per avviarsi poi verso il primo piano. Giunti in<br />
cima, le aprì la portafinestra del balcone.<br />
Abby scomparve al di là e io strizzai forte gli<br />
occhi per placare la mente in subbuglio. Una<br />
voce mi urlava di salire lassù e di riportarla<br />
dov’era. Mi afferrai alla ringhiera,<br />
trattenendomi.<br />
«Sembri incazzato», osservò America avvicinando<br />
il bicchiere al <strong>mio</strong> per brindare.<br />
Aprii di colpo gli occhi. «No, perché?»<br />
Fece una smorfia. «Non mentirmi. Dov’è<br />
Abby?»<br />
«Di sopra con Parker.»<br />
«Oh.» Scrollò le spalle. Era lì da poco più di<br />
un’ora e aveva già lo sguardo appannato. «Sei<br />
geloso.»<br />
Spostai il peso sull’altro piede, imbarazzato<br />
da tanta schiettezza quando non veniva da<br />
Shepley. «Dov’è Shep?»<br />
Lei alzò gli occhi al cielo. «Fa il suo dovere di<br />
matricola.»
210/662<br />
«Almeno non dovrà restare a pulire, dopo.»<br />
Avvicinò il bicchiere alle labbra e bevve un<br />
sorso. Non sapevo come facesse a divertirsi<br />
bevendo tanto.<br />
«Allora lo <strong>sei</strong>?»<br />
«Cosa?»<br />
«Geloso?»<br />
Mi incupii. America di solito non era così fastidiosa.<br />
«No.»<br />
«Numero due.»<br />
«Eh?»<br />
«È la bugia numero due.»<br />
Mi guardai attorno. Shepley sarebbe di certo<br />
venuto presto in <strong>mio</strong> soccorso.<br />
«Hai combinato davvero un bel casino ieri<br />
sera», disse con lo sguardo improvvisamente<br />
lucido.<br />
«Lo so.»<br />
Socchiuse gli occhi, guardandomi tanto in<br />
cagnesco che mi venne voglia di scomparire.<br />
America Mason era una biondina minuta ma,<br />
quando voleva, sapeva incuterti un timore<br />
spaventoso. «Dovresti tirarti indietro, Trav.»<br />
Alzò lo sguardo verso le scale. «È lui quello che<br />
pensa di volere.»
211/662<br />
Strinsi i denti. Lo sapevo già, però era più<br />
doloroso sentirlo da lei. Fino a poco prima<br />
avevo creduto che vedesse di buon occhio una<br />
relazione tra me e Abby, il che significava che<br />
non ero un idiota a starle dietro. «Lo so.»<br />
Lei inarcò un sopracciglio. «Io invece credo<br />
di no.»<br />
Non risposi ed evitai di guardarla negli occhi.<br />
Mare allora mi afferrò il mento e mi strinse le<br />
guance.<br />
«Lo sai?»<br />
Cercai di parlare, ma mi stava strizzando le<br />
labbra. Mi liberai di scatto e le scostai la mano<br />
con una pacca. «Probabilmente no. Non sono<br />
di certo famoso per fare le scelte giuste.»<br />
Mi fissò per qualche istante, poi sorrise. «Va<br />
bene, allora.»<br />
«Eh?»<br />
Mi diede uno schiaffetto sulla guancia e mi<br />
indicò. «Tu, Mad Dog, <strong>sei</strong> esattamente il tipo<br />
da cui devo proteggerla. Ma sai cosa? In un<br />
modo o nell’altro abbiamo <strong>tu</strong>tti le nostre pecche<br />
e potresti essere proprio <strong>tu</strong> quello di cui ha<br />
bisogno. Hai un’altra chance», disse puntandomi<br />
il dito davanti al naso. «Una soltanto.
212/662<br />
Non fare pasticci... sai... almeno non più del<br />
solito.»<br />
Si allontanò con calma e scomparve in fondo<br />
al corridoio.<br />
Era così strana.<br />
La festa andò come sempre: un paio di risse,<br />
qualche battibecco tra donne, una o due liti tra<br />
fidanzati con lei che se ne andava in lacrime, le<br />
single sbronze che svenivano o vomitavano in<br />
posti incongrui.<br />
Lanciai più occhiate del dovuto verso le scale.<br />
Le ragazze avrebbero fatto di <strong>tu</strong>tto per venire a<br />
casa mia, io però rimasi di vedetta cercando di<br />
non pensare a Abby e Parker che si baciavano<br />
o, peggio, a lui che la faceva ridere.<br />
«Ehi, Travis», esclamò una voce alta, cantilenante<br />
alle mie spalle. Non mi girai.<br />
L’interessata <strong>tu</strong>ttavia non impiegò molto a portarsi<br />
nel <strong>mio</strong> campo visivo e ad appoggiarsi alla<br />
balaustra di legno. «Hai un’aria annoiata. Ho<br />
pensato di farti un po’ di compagnia.»<br />
«Non sono annoiato. Non ti preoccupare»,<br />
dissi guardando di nuovo le scale. Abby era sul<br />
pianerottolo, di spalle.<br />
«Sei così divertente», disse ridacchiando.
213/662<br />
Abby mi superò veloce, imboccando il corridoio<br />
per raggiungere America. La seguii,<br />
piantando la ragazza da sola.<br />
«Voi andate pure», disse controllando<br />
l’eccitazione. «Parker mi ha offerto un<br />
passaggio.»<br />
«Cosa?» esclamò America, rianimandosi<br />
nonostante la stanchezza.<br />
«Cosa?» esclamai io, incapace di nascondere<br />
il fastidio.<br />
America si girò. «È un problema?»<br />
La guardai in cagnesco. Sapeva bene che lo<br />
era. Presi Abby per il gomito e la trascinai<br />
dietro l’angolo. «Non lo conosci neanche.»<br />
Lei si liberò. «Non sono affari <strong>tu</strong>oi, Travis.»<br />
«Lo sono, eccome. Non ti lascio andare a<br />
casa con un emerito sconosciuto. E se ci<br />
prova?»<br />
«Magari! È un tipo affascinante!»<br />
Non ci potevo credere. Ci stava cascando.<br />
«Parker Hayes, Pidge? Sul serio? Parker Hayes.<br />
Che razza di nome sarebbe, poi?»<br />
Lei incrociò le braccia e sollevò il mento.<br />
«Smettila, Trav. Stai facendo la figura<br />
dell’imbecille.»
214/662<br />
Mi protesi verso di lei, livido di rabbia. «Se ti<br />
tocca, lo uccido.»<br />
«Mi piace.»<br />
Una cosa era presumere che si fosse fatta<br />
abbindolare, un’altra sentire dalla sua bocca<br />
che era così. Se Abby era troppo in gamba per<br />
me, a maggior ragione lo era per Parker Hayes.<br />
Perché si lasciava incantare da quel cretino?<br />
Contrassi il volto mentre la rabbia mi cresceva<br />
nel petto. «Molto bene. Se finisce per sbatterti<br />
sul sedile posteriore della sua macchina, non<br />
venire a piangere da me.»<br />
Lei spalancò la bocca, offesa e infuriata.<br />
«Non ti preoccupare, non lo farò», replicò dandomi<br />
una spallata mentre mi superava.<br />
Mi resi conto di quanto avevo detto, la presi<br />
per un braccio e sospirai, senza <strong>tu</strong>ttavia girarmi.<br />
«Non volevo, Pidge. Se ti fa del male, se<br />
anche solo ti fa sentire a disagio, fammelo<br />
sapere.»<br />
A quel punto si rilassò. «So che <strong>sei</strong> in buona<br />
fede, ma devi controllare questo atteggiamento<br />
iperprotettivo da fratello maggiore.»
215/662<br />
Scoppiai a ridere. Proprio non capiva. «Non<br />
faccio il fratello maggiore, Pigeon. Neanche per<br />
sogno.»<br />
Parker svoltò l’angolo e si mise le mani in<br />
tasca. «Tutto a posto?»<br />
«Sì, andiamo», rispose Abby prendendo il<br />
suo braccio.<br />
Pensai di inseguirlo e di dargli una gomitata<br />
nella nuca, ma in quell’istante Abby si girò e mi<br />
sorprese a fissarlo.<br />
“Smettila”, disse muovendo solo le labbra e si<br />
allontanò con Parker. Lui le tenne aperta la<br />
porta e lei gli rivolse un ampio sorriso di<br />
riconoscenza.<br />
Certo. Quando lo faceva lui, lo notava.
11.<br />
UN FREDDO CANE<br />
Tornare a casa da solo sul sedile posteriore<br />
nella Charger fu <strong>tu</strong>tt’altro che en<strong>tu</strong>siasmante.<br />
America si era tolta le scarpe e rideva, s<strong>tu</strong>zzicando<br />
la guancia di Shepley con l’alluce. Lui<br />
doveva essere proprio cotto perché si limitò a<br />
sorridere, divertito dalla sua risata contagiosa.<br />
Squillò il cellulare. Era Adam. «Ho un novellino<br />
pronto tra un’ora. All’Hellerton.»<br />
«Sì, ehm... non posso.»<br />
«Cosa?»<br />
«Hai sentito. Ho detto non posso.»<br />
«Stai male?» mi domandò, sempre più<br />
infuriato.<br />
«No. Devo assicurarmi che Pidge arrivi a<br />
casa senza problemi.»<br />
«Ho faticato un sacco a organizzarlo,<br />
Maddox.»<br />
«Lo so, mi dispiace. Devo andare.»
217/662<br />
Quando Shepley parcheggiò e non vidi traccia<br />
della Porsche di Parker, sospirai.<br />
«Vieni, cugino?» mi chiese girandosi sul<br />
sedile.<br />
«Sì», risposi guardandomi le mani. «Sì, direi<br />
di sì.»<br />
Lui spostò in avanti il sedile per farmi scendere<br />
e mi fermai un momento accanto ad<br />
America.<br />
«Non c’è niente di cui preoccuparsi, Trav.<br />
Fidati.»<br />
Annuii e li seguii su per le scale. Andarono<br />
dritti in camera e chiusero la porta. Mi gettai<br />
sulla poltrona, sentendo le risatine di Mare e<br />
cercando di non pensare alla mano di Parker<br />
sul ginocchio o sulla coscia di Abby.<br />
Meno di dieci minuti dopo udii il ronzio di<br />
un motore e mi avvicinai alla porta, impugnando<br />
la maniglia. Sentii due persone salire le<br />
scale, una con i tacchi. Provai un profondo<br />
senso di sollievo: Abby era casa.<br />
Al di là si udiva solo un mormorio. Quando<br />
<strong>tu</strong>tto tacque e la maniglia iniziò a muoversi, la<br />
girai fino in fondo e spalancai la porta.
218/662<br />
Abby incespicò in avanti e l’afferrai per un<br />
braccio. «Tranquilla, bellezza.»<br />
Lei si voltò per vedere l’espressione di<br />
Parker. Era teso, come se non sapesse cosa<br />
pensare, ma si riprese in fretta e finse di<br />
guardare nell’appartamento.<br />
«Niente ragazze umiliate e a piedi a cui posso<br />
dare un passaggio?»<br />
Lo guardai torvo. Aveva una bella faccia<br />
tosta. «Non cominciare.»<br />
Sorrise e fece l’occhiolino a Abby. «Gli rendo<br />
sempre la vita difficile. Ma non ci riesco più<br />
tanto spesso da quando ha capito che è più<br />
semplice se vengono con la loro auto.»<br />
«Dev’essere più facile, così», osservò Abby<br />
girandosi verso di me con un sorriso.<br />
«Non è divertente, Pidge.»<br />
«Pidge?» fece Parker.<br />
Lei si dimenò, nervosa. «È solo un soprannome.<br />
Non so neanche da dove sia saltato<br />
fuori.»<br />
«Se lo scopri, fammelo sapere. Sono<br />
curioso», osservò lui. «’Notte, Abby.»<br />
«Non volevi dire buongiorno?» replicò lei.
219/662<br />
«Anche», disse con un sorriso che mi fece<br />
venir voglia di vomitare.<br />
Abby era in estasi, quindi per riportarla alla<br />
realtà sbattei la porta. Balzò indietro.<br />
«Che c’è?» domandò seccata.<br />
Mi avviai a grandi passi in camera, tallonato<br />
da Abby che si fermò poco oltre la soglia, in<br />
equilibrio su un piede, per togliersi le scarpe.<br />
«È simpatico, Trav.»<br />
La guardai e decisi di aiutarla prima che<br />
cadesse. «Ti farai del male», dissi tenendola<br />
per la vita con una mano e sfilandole le scarpe<br />
con l’altra. Mi tolsi quindi la maglietta e la<br />
gettai in un angolo.<br />
Con mia sorpresa, lei aprì la cerniera<br />
dell’abito, se lo sfilò e indossò una T-shirt. Fece<br />
poi uno strano trucco per togliersi il reggiseno:<br />
<strong>tu</strong>tte le donne sembravano conoscerlo.<br />
«Sono sicura non sia niente che <strong>tu</strong> non abbia<br />
già visto prima», esclamò spazientita. Si<br />
sedette sul letto e si mise sotto le coperte. La<br />
guardai accoccolarsi sul cuscino e mi tolsi i<br />
jeans buttando anche quelli nell’angolo. Era<br />
raggomitolata e aspettava che andassi a<br />
dormire. M’irritava che fosse appena tornata a
220/662<br />
casa con Parker e si fosse spogliata davanti a<br />
me come se niente fosse, ma in fondo era parte<br />
di quel casino di legame platonico in cui ci<br />
eravamo cacciati, ed era <strong>tu</strong>tta colpa mia.<br />
Provavo tanti sentimenti diversi e non<br />
sapevo come gestirli. Quando avevamo<br />
scommesso, non mi era passato per la mente<br />
che potesse uscire con Parker. Mostrarmi<br />
infuriato avrebbe significato gettarla dritta fra<br />
le sue braccia. Nel profondo sapevo che avrei<br />
fatto di <strong>tu</strong>tto per tenerla con me, e se controllare<br />
la gelosia avesse implicato trascorrere più<br />
tempo con lei, mi sarei impegnato in tal senso.<br />
Mi stesi a letto e le posai la mano sul fianco.<br />
«Stasera ho rinunciato a un incontro. Adam<br />
mi ha chiamato. Non ci sono andato.»<br />
«Perché?» domandò girandosi.<br />
«Volevo essere sicuro che arrivassi a casa<br />
sana e salva.»<br />
Abby arricciò il naso. «Non devi farmi da<br />
baby-sitter.»<br />
Le accarezzai il braccio con un dito. Era così<br />
calda. «Lo so. Forse mi sento ancora in colpa<br />
per l’altra sera.»<br />
«Ti ho detto che non importa.»
221/662<br />
«Per questo hai dormito sulla poltrona? Perché<br />
non importava?»<br />
«Non riuscivo a dormire dopo che le <strong>tu</strong>e...<br />
amiche se ne sono andate.»<br />
«Ma hai dormito benissimo in soggiorno.<br />
Perché non potevi dormire con me?»<br />
«Vuoi dire accanto a un uomo che puzzava<br />
ancora delle ragazze che aveva appena spedito<br />
a casa? Che egoista sono stata!»<br />
Trasalii cercando di scacciare quell’immagine<br />
dalla testa. «Ho detto che mi dispiace.»<br />
«E io ho detto che non importa. Buonanotte»,<br />
affermò voltandosi.<br />
Mi allungai per posare una mano sulle sue e<br />
accarezzarle le dita, poi le baciai i capelli.<br />
«Temevo che non mi avresti più parlato... ma<br />
trovo che la <strong>tu</strong>a indifferenza sia ancora<br />
peggio.»<br />
«Cosa vuoi da me, Travis? Non vuoi che sia<br />
infuriata per quello che hai fatto, ma vuoi che<br />
m’importi. Dici ad America che non vuoi uscire<br />
con me, ma ti incazzi quando io dico la stessa<br />
cosa, poi esci e ti sbronzi da far schifo. Non ha<br />
alcun senso.»
222/662<br />
Restai sorpreso dalle sue parole. «Per questo<br />
hai fatto quel discorso ad America? Perché ho<br />
detto che non sarei uscito con te?»<br />
Assunse un’aria in parte sconvolta e in parte<br />
seccata. «No, ero convinta di quello che ho<br />
detto, ma non era un’offesa.»<br />
«Io ho parlato così perché non voglio rovinare<br />
<strong>tu</strong>tto. Non saprei neanche cosa fare per<br />
essere degno di te. Stavo solo cercando di<br />
capirlo.»<br />
Mi fece male pronunciare quelle parole, ma<br />
andavano dette.<br />
«Qualsiasi cosa significhi, devo dormire un<br />
po’. Stasera ho un appuntamento.»<br />
«Con Parker?»<br />
«Sì. Per favore, posso dormire?»<br />
«Certo», dissi alzandomi di scatto dal letto.<br />
Abby non disse una parola quando me ne<br />
andai. Mi sedetti in poltrona e accesi il televisore.<br />
Alla faccia di tenere a freno la rabbia! Ma<br />
accidenti se quella ragazza mi aveva stregato...<br />
Parlarle era come conversare con un buco nero:<br />
non importava cosa dicessi, neanche le poche<br />
volte in cui riuscivo a essere chiaro sui miei<br />
sentimenti. Aveva un udito selettivo che mi
223/662<br />
mandava in bestia. Non trovavo il modo di<br />
comunicare con lei e quando ero diretto si<br />
infuriava.<br />
<strong>Il</strong> sole si alzò mezz’ora dopo. Malgrado la<br />
rabbia residua, riuscii ad appisolarmi.<br />
Pochi istanti più tardi squillò il telefono. Lo<br />
cercai affannosamente, ancora mezzo<br />
addormentato, e lo accostai all’orecchio. «Sì?»<br />
«Ehi, minchione!» esclamò Trenton.<br />
«Che ora è?» domandai fissando la TV.<br />
Trasmettevano i cartoni animati del mattino.<br />
«Le dieci e qualcosa. Mi serve il <strong>tu</strong>o aiuto con<br />
il furgone di papà. Credo sia il motorino<br />
d’accensione. Non gira neanche.»<br />
«Trent», dissi sbadigliando. «Non so un<br />
cazzo di macchine. Per questo ho una moto.»<br />
«Allora chiedi a Shepley. Devo andare al<br />
lavoro tra un’ora e non voglio che papà resti<br />
bloccato.»<br />
Sbadigliai di nuovo. «’Fanculo, Trenton.<br />
Sono stato su <strong>tu</strong>tta la notte. E Tyler?»<br />
«Porta il culo qui!» urlò prima di riagganciare.<br />
Gettai il cellulare sul divano e mi alzai,<br />
guardando l’orologio sul televisore. Trent non<br />
aveva sbagliato di molto. Erano le dieci e venti.
224/662<br />
La porta di Shepley era chiusa, quindi rimasi<br />
in ascolto per un attimo prima di bussare e fare<br />
capolino. «Ehi, Shep. Shepley!»<br />
«Che c’è?» fece lui. Dalla voce sembrava<br />
avesse inghiottito ghiaia.<br />
«Ho bisogno del <strong>tu</strong>o aiuto.»<br />
America protestò ma non si mosse.<br />
«Per cosa?» indagò. Si mise a sedere, raccolse<br />
una maglietta da terra e se la infilò.<br />
«<strong>Il</strong> furgone di papà non parte. Trent pensa<br />
sia l’accensione.»<br />
Lui finì di vestirsi e si chinò su America.<br />
«Vado da Jim per un paio d’ore, tesoro.»<br />
«Mmm?»<br />
Shepley la baciò sulla fronte. «Vado ad<br />
aiutare Travis con il furgone di Jim. Torno<br />
presto.»<br />
«Okay», rispose Mare e si riaddormentò<br />
prima che uscisse dalla stanza.<br />
Lui s’infilò le scarpe da ginnastica che aveva<br />
lasciato in soggiorno e afferrò le chiavi. «Allora<br />
vieni o no?» domandò.<br />
Mi trascinai fino in camera con l’energia di<br />
chi aveva dormito solo quattro ore, e neanche<br />
molto bene. Mi misi una canotta, una felpa con
225/662<br />
cappuccio e un paio di jeans. Sforzandomi di<br />
non fare rumore, girai la maniglia ma mi<br />
fermai. Abby mi dava la schiena, respirava in<br />
modo regolare e aveva le gambe divaricate.<br />
Provai un impulso quasi incontrollabile di tornare<br />
a letto con lei.<br />
«Andiamo!» fece Shepley.<br />
Chiusi la porta e lo seguii. Sbadigliammo a<br />
<strong>tu</strong>rno per <strong>tu</strong>tto il tragitto, troppo stanchi per<br />
conversare. La ghiaia del vialetto scricchiolò<br />
sotto le gomme e, prima ancora di scendere,<br />
salutai con la mano Trenton e papà.<br />
<strong>Il</strong> furgone era parcheggiato davanti alla casa.<br />
Visto il gelo, cacciai subito le mani nelle tasche<br />
della felpa. Le foglie secche frusciarono sotto i<br />
miei piedi mentre attraversavo il prato.<br />
«Be’, ciao, Shepley», esclamò papà<br />
sorridendo.<br />
«Ehi, zio Jim. Ho saputo che hai un problema<br />
con l’accensione.»<br />
Papà si posò una mano sul grosso ventre.<br />
«Così crediamo... così crediamo.» Annuì fissando<br />
il motore.<br />
«Cosa te lo fa pensare?» chiese Shepley<br />
arrotolandosi le maniche.
226/662<br />
Trenton indicò la paratia parafiamma. «Uh...<br />
è fusa. È stato il primo indizio.»<br />
«Hai visto giusto», osservò Shepley. «Io e<br />
Trav andiamo al negozio di ricambi a comprare<br />
il pezzo nuovo. Te lo monterò e potrai<br />
ripartire.»<br />
«In teoria», osservai porgendogli un<br />
cacciavite.<br />
Lui tolse le viti e staccò il blocco dell’accensione.<br />
Fissammo <strong>tu</strong>tti l’involucro fuso.<br />
Shepley indicò il punto in cui si trovava fino<br />
a poco prima. «Dovremo sosti<strong>tu</strong>ire quei fili.<br />
Vedete i segni di brucia<strong>tu</strong>ra?» disse indicando<br />
il metallo. «Si è fuso anche lo strato isolante.»<br />
«Grazie, Shep. Vado a farmi una doccia.<br />
Devo prepararmi per andare al lavoro»,<br />
affermò Trenton.<br />
Shepley abbozzò un saluto militare con il<br />
cacciavite e poi lo gettò nella cassetta degli<br />
attrezzi.<br />
«Sembra che abbiate fatto le ore piccole»,<br />
commentò papà.<br />
Gli feci un mezzo sorriso. «È così.»<br />
«Come sta la <strong>tu</strong>a giovane signora? America?»
227/662<br />
Shepley annuì e sfoderò un ampio sorriso.<br />
«Benone, Jim. Dorme ancora.»<br />
Papà scoppiò a ridere e assentì. «E la <strong>tu</strong>a<br />
giovane signora?»<br />
Alzai le spalle. «Stasera esce con Parker<br />
Hayes. Non è esattamente mia, papà.»<br />
«Non ancora», replicò lui strizzandomi<br />
l’occhio.<br />
Shepley s’immusonì, malgrado cercasse di<br />
controllarsi.<br />
«Che c’è, Shep. Non ti piace Pigeon?»<br />
La disinvol<strong>tu</strong>ra con cui pronunciò il soprannome<br />
di Abby lo colse alla sprovvista: gli<br />
tremolarono le labbra e per poco non si mise a<br />
sorridere. «No, Abby mi piace. È come una<br />
sorella per America e questo mi rende<br />
nervoso.»<br />
Papà annuì comprensivo. «È logico. Credo<br />
però che lei sia diversa, no?»<br />
Shepley alzò le spalle. «È questo il punto.<br />
Non voglio che la causa dei primi tormenti<br />
d’amore di Trav sia la migliore amica di America.<br />
Senza offesa, Travis.»<br />
Restai perplesso. «Non ti fidi proprio di me,<br />
vero?»
228/662<br />
«Non è questo. Be’, un po’ sì.»<br />
Papà gli toccò la spalla. «Dato che per la<br />
prima volta Travis desidera una relazione, temi<br />
che incasinerà <strong>tu</strong>tto, compresa la <strong>tu</strong>a vita.»<br />
Shepley afferrò uno straccio e si pulì le mani.<br />
«Mi spiace doverlo ammettere, ma sì. Anche se<br />
faccio il tifo per te, fratello, è così.»<br />
Trenton sbatté la zanzariera quando uscì di<br />
corsa e mi diede un pugno sul braccio prima<br />
ancora che lo vedessi alzare la mano.<br />
«A più tardi, sfigati!» Un attimo dopo si<br />
fermò e si girò. «Non mi riferivo a te, papà.»<br />
Lui fece un mezzo sorriso e scosse la testa.<br />
«Non ne dubito, figliolo.»<br />
Trent saltò in macchina: una Dodge Intrepid<br />
rosso scuro ridotta ormai a un catorcio. Non<br />
andava di moda neanche quand’eravamo alle<br />
superiori, però a lui piaceva, soprat<strong>tu</strong>tto perché<br />
aveva finito di pagarla.<br />
Un cagnolino nero abbaiò richiamando la<br />
mia attenzione.<br />
Papà sorrise e si batté la coscia. «Dai, vieni<br />
qui, fifone!»<br />
<strong>Il</strong> cucciolo fece un paio di passi e poi scappò<br />
in casa abbaiando.
229/662<br />
«Come va?» chiesi.<br />
«Ha fatto due volte la pipì in bagno.»<br />
Feci una smorfia. «Mi dispiace.»<br />
Shepley scoppiò a ridere. «Almeno ha capito<br />
che è il posto giusto.»<br />
Papà annuì e fece un gesto accomodante.<br />
«Solo fino a domani», dissi.<br />
«È <strong>tu</strong>tto a posto, figliolo. Ci divertiamo. A<br />
Trent piace.»<br />
«Bene», risposi sorridendo.<br />
«Dove eravamo?» chiese lui.<br />
Mi sfregai il braccio nel punto in cui Trent mi<br />
aveva colpito. «Shepley mi stava ricordando<br />
che <strong>disastro</strong> sono con le ragazze.»<br />
Shep rise. «Tu <strong>sei</strong> molte cose, Trav, ma non<br />
un <strong>disastro</strong>. Penso solo che abbia parecchia<br />
strada da fare e che, tra il caratteraccio <strong>tu</strong>o e<br />
quello di Abby, non abbia grandi speranze.»<br />
Mi raddrizzai di scatto. «Abby non ha un<br />
caratteraccio.»<br />
«Calmati, non ne sta parlando male»,<br />
affermò papà per placarmi.<br />
«Non ce l’ha.»<br />
«D’accordo», convenne con un sorrisetto.<br />
Sapeva sempre come intervenire quando la
230/662<br />
si<strong>tu</strong>azione si faceva pericolosa e tentava di rabbonirci<br />
prima che superassimo il limite.<br />
Shepley gettò lo straccio nella cassetta degli<br />
attrezzi. «Andiamo a prendere il pezzo.»<br />
«Fatemi sapere quanto vi devo.»<br />
Scossi la testa. «Ci penso io, papà, così<br />
saremo pari per il cane.»<br />
Lui sorrise e cominciò a rimettere a posto la<br />
cassetta lasciata in disordine da Trenton.<br />
«Allora va bene. Ci vediamo tra un po’.»<br />
Ce ne andammo così al negozio di pezzi di<br />
ricambio. Era arrivato il freddo e tenni le mani<br />
dentro le maniche per scaldarmi.<br />
«Oggi fa un freddo boia», osservò Shepley.<br />
«Puoi dirlo.»<br />
«Penso che il cucciolo le piacerà.»<br />
«Me lo auguro.»<br />
Dopo un paio di isolati di silenzio annuì.<br />
«Non intendevo insultare Abby, questo lo sai,<br />
vero?»<br />
«Sì.»<br />
«Capisco come ti senti e spero proprio che ti<br />
vada bene. Sono solo nervoso.»<br />
«Certo.»
231/662<br />
Entrò nel parcheggio di O’Reilly, ma non<br />
spense il motore. «Stasera uscirà con Parker<br />
Hayes, Travis. Cosa accadrà quando verrà a<br />
prenderla? Ci hai pensato?»<br />
«Cerco di non farlo.»<br />
«Be’, forse dovresti. Se vuoi davvero che vada<br />
bene, devi smettere di reagire così e adottare il<br />
comportamento giusto.»<br />
«Che sarebbe?»<br />
«Credi guadagnerai punti se terrai il muso<br />
mentre si prepara e ti comporterai da coglione<br />
con Parker? O pensi che Abby apprezzerà se le<br />
farai un complimento e la saluterai da amico?»<br />
«Non voglio essere solo suo amico.»<br />
«Lo sappiamo <strong>tu</strong>tti: io, <strong>tu</strong>, anche Abby e...<br />
Parker, puoi starne maledettamente certo.»<br />
«Devi proprio continuare a pronunciare il<br />
nome di quell’imbecille?»<br />
Spense il motore. «Dai, Trav. Finché gli<br />
dimostrerai che è in grado di mandarti in bestia,<br />
lo farà, lo sappiamo. Non dargli questa soddisfazione<br />
e gioca le <strong>tu</strong>e carte meglio di lui. Si<br />
rivelerà per quello che è e Abby lo mollerà.»<br />
Riflettei sulle sue parole e lo guardai. «Tu...<br />
lo pensi davvero?»
232/662<br />
«Sì. Adesso andiamo a prendere il pezzo per<br />
Jim e torniamo a casa prima che America si<br />
svegli e faccia a pezzi il telefono perché non si<br />
ricorda che cosa le ho detto prima di uscire.»<br />
Scoppiai a ridere e lo seguii nel negozio.<br />
«Però Parker è un imbecille.»<br />
Shepley non impiegò molto a trovare il pezzo<br />
che cercava e a sosti<strong>tu</strong>irlo. In poco più di un’ora<br />
aveva riparato il furgone e fatto nel contempo<br />
una visita adeguata a papà. Quando lo<br />
salutammo facendo retromarcia sul vialetto,<br />
era passato da poco mezzogiorno.<br />
Come previsto, trovammo America già sveglia.<br />
Si finse irritata prima che Shepley le spiegasse<br />
il motivo della nostra assenza, ma era<br />
chiaro che era più che contenta di vederlo.<br />
«Mi sono annoiata così tanto. Abby dorme<br />
ancora.»<br />
«Sul serio?» chiesi sfilandomi gli stivali.<br />
Lei annuì e fece una smorfia. «Le piace<br />
dormire. A meno che non si prenda una<br />
sbronza colossale, dorme sempre come un<br />
ghiro. Ho smesso di cercare di trasformarla in<br />
una persona mattiniera.»
233/662<br />
La porta scricchiolò quando la aprii lentamente.<br />
Abby era stesa sul ventre, quasi nella<br />
stessa posizione in cui l’avevo lasciata, solo<br />
dall’altro lato del letto. I capelli le ricadevano in<br />
parte sul volto e in parte sul cuscino, in morbide<br />
onde color caramello.<br />
Aveva la maglietta sollevata e le mutandine<br />
azzurre in vista. Erano di semplice cotone, non<br />
particolarmente sexy, e lei aveva un’aria<br />
comatosa, eppure, vedendola stesa lì sulle mie<br />
lenzuola con il sole pomeridiano che entrava<br />
dalle finestre, era di una bellezza indescrivibile.<br />
«Pidge? Hai intenzione di alzarti?»<br />
Lei biascicò qualcosa e girò la testa. Mi avvicinai<br />
un po’ di più.<br />
«Pigeon.»<br />
«Ehhh... mmm... coss... nnn...»<br />
America aveva ragione. Non si sarebbe svegliata<br />
presto. Richiusi piano la porta e tornai da<br />
loro in soggiorno. Stavano spilluzzicando dei<br />
nachos che Mare aveva preparato e guardando<br />
una commedia romantica in TV.<br />
«È sveglia?» chiese America.<br />
Scossi la testa, sedendomi in poltrona. «No,<br />
però ha borbottato qualcosa.»
234/662<br />
Lei sorrise con le labbra chiuse perché stava<br />
mangiando. «È tipico suo», disse con la bocca<br />
piena. «Ti ho sentito uscire dalla camera ieri<br />
notte. Come mai?»<br />
«Sono stato uno s<strong>tu</strong>pido.»<br />
Mare inarcò le sopracciglia. «In che senso?»<br />
«Ero frustrato. Le ho detto più o meno come<br />
mi sentivo, ma le è entrato da un orecchio e<br />
uscito dall’altro.»<br />
«E come ti senti?» incalzò.<br />
«In questo momento, stanco.»<br />
Una patatina volò nella mia direzione, ma il<br />
tiro era corto e atterrò sulla maglietta. La raccolsi<br />
e me la cacciai in bocca. Assaggiai i fagioli,<br />
il formaggio e la panna acida: non erano male.<br />
«Sono seria. Cos’hai detto?»<br />
Scrollai le spalle. «Non ricordo, qualcosa sul<br />
fatto di essere degno di lei.»<br />
«Accidenti!» esclamò America con un<br />
sospiro e si avvicinò a Shepley con un sorriso<br />
ironico. «Mi sembra buono, lo ammetterai<br />
anche <strong>tu</strong>.»<br />
Shep storse la bocca, e quella era l’unica<br />
reazione che avrebbe ottenuto.
235/662<br />
«Sei sempre così musone», disse lei<br />
imbronciandosi.<br />
Lui si alzò. «No, tesoro, è solo che non mi<br />
sento altrettanto en<strong>tu</strong>siasta.» Prese una copia<br />
di «Car and Driver» dal tavolino e si diresse in<br />
bagno.<br />
America lo osservò comprensiva, poi si voltò<br />
verso di me e assunse un’aria disgustata.<br />
«Penso che nelle prossime ore userò il <strong>tu</strong>o<br />
bagno.»<br />
«A meno che non <strong>tu</strong> voglia perdere il senso<br />
dell’olfatto per il resto della vita.»<br />
«Potrebbe essere», rispose schifata.<br />
Premette PLAY e guardammo il resto del<br />
film, ma non capii niente della trama. Non era<br />
brutto, ma restava una cosa da donne, molto<br />
sdolcinata.<br />
A metà giornata l’appartamento era ben illuminato<br />
e la TV accesa, pur con il volume abbassato.<br />
Sembrava <strong>tu</strong>tto normale, ma avvertivo un<br />
senso di desolazione. I cartelli rubati erano<br />
sempre lì, sulle pareti, accanto ai poster delle<br />
birre con le ragazze seminude in posizioni sexy.<br />
America aveva fatto le pulizie e Shepley stava<br />
facendo zapping sul divano. Era un sabato
236/662<br />
come tanti, eppure c’era qualcosa di strano,<br />
una specie di vuoto.<br />
Mancava Abby.<br />
Era nell’altra stanza, sprofondata nel sonno.<br />
La casa sembrava diversa senza la sua voce, le<br />
sue bat<strong>tu</strong>te scherzose, il suo rosicchiarsi le<br />
unghie. Nel breve periodo di convivenza mi ero<br />
già abi<strong>tu</strong>ato a <strong>tu</strong>tte queste cose.<br />
Mentre iniziavano a scorrere i titoli del<br />
secondo film, udii la porta della camera aprirsi<br />
e il suo passo strascicato in corridoio. La porta<br />
del bagno si aprì e si richiuse. Iniziava a prepararsi<br />
per l’appuntamento con Parker.<br />
Cominciai a fremere di rabbia.<br />
«Trav», mi ammonì Shepley.<br />
Mi tornò in mente quello che mi aveva detto.<br />
Parker stava giocando le sue carte e io avrei<br />
dovuto essere più furbo. L’adrenalina svanì e<br />
mi rilassai. Era ora di indossare la maschera.<br />
Dal gemito dei <strong>tu</strong>bi capii che Abby si sarebbe<br />
fatta una doccia. America si alzò e andò in<br />
bagno quasi danzando. Le udii scherzare, ma<br />
non riuscii a distinguere che cosa si dicessero.<br />
Mi diressi silenziosamente in corridoio e<br />
avvicinai l’orecchio alla porta.
237/662<br />
«Non mi riempie di gioia il fatto che ascolti<br />
la mia ragazza fare pipì», mormorò Shepley.<br />
Accostai un dito alle labbra e rivolsi l’attenzione<br />
alle voci.<br />
«Gliel’ho spiegato», disse Abby.<br />
Sentii lo scarico del water e un rubinetto<br />
aprirsi, poi Abby strillò. Afferrai d’impulso la<br />
maniglia e spalancai la porta.<br />
«Pidge?»<br />
America scoppiò a ridere. «Ho solo tirato lo<br />
sciacquone, Trav, calmati.»<br />
«Oh, stai bene, Pigeon?»<br />
«Benone. Esci.» Richiusi la porta e sospirai.<br />
Che s<strong>tu</strong>pido! Dopo qualche istante mi resi <strong>tu</strong>ttavia<br />
conto che nessuna delle due aveva capito<br />
che stavo origliando, quindi riaccostai<br />
l’orecchio.<br />
«Sarebbe troppo chiedere una serra<strong>tu</strong>ra?»<br />
domandò Abby. «Mare?»<br />
«È davvero un gran peccato che non siate<br />
entrati in sintonia. Sei l’unica ragazza che<br />
avrebbe po<strong>tu</strong>to...» America sospirò. «Non<br />
importa. Adesso non importa più.»<br />
Sentii chiudere l’acqua.
238/662<br />
«Sei come lui. È una malattia... nessuno di<br />
voi si comporta in modo razionale. Eri<br />
incazzata con lui, ricordi?»<br />
«Lo so», rispose Abby.<br />
Tornai in soggiorno con il cuore che mi batteva<br />
all’impazzata. Se, al di là dei motivi, America<br />
mi vedeva di buon occhio, ritenevo di avere<br />
il via libera, di non essere un idiota a voler conquistare<br />
Abby.<br />
Non appena mi fui seduto sul divano, America<br />
uscì dal bagno.<br />
«Che c’è?» chiese percependo che qualcosa<br />
non andava.<br />
«Niente, tesoro, siediti», rispose Shepley toccando<br />
il cuscino al suo fianco.<br />
Lei obbedì contenta, accoccolandosi vicino a<br />
lui.<br />
Sentii il rumore dell’asciugacapelli e guardai<br />
l’orologio. L’unica cosa peggiore del fatto di<br />
dover accettare che Abby uscisse con Parker era<br />
che lui l’aspettasse a casa mia. Restare<br />
impassibile mentre prendeva la borsa e se ne<br />
andava era una cosa, guardare quel deficiente<br />
seduto sul <strong>mio</strong> divano, sapendo che aveva<br />
intenzione di farsela a fine serata, era un’altra.
239/662<br />
Quando Abby uscì dal bagno, la mia ansia<br />
<strong>tu</strong>ttavia diminuì un po’. Indossava un vestito<br />
rosso e un rossetto in tinta. Si era arricciata i<br />
capelli come le pin-up negli anni Cinquanta,<br />
ma stava meglio... molto... molto meglio.<br />
Sorrisi senza nemmeno dovermi sforzare.<br />
«Sei... bellissima.»<br />
«Grazie», rispose, chiaramente colta alla<br />
sprovvista.<br />
Suonò il campanello e avvertii subito una<br />
scarica di adrenalina nelle vene. Feci un profondo<br />
respiro, deciso a restare imper<strong>tu</strong>rbabile.<br />
Abby andò ad aprire e Parker impiegò un po’<br />
prima di riuscire a parlare. «Sei la crea<strong>tu</strong>ra più<br />
bella che abbia mai visto», esclamò con tono<br />
trasognato.<br />
Mi dovetti trattenere per non vomitare prima<br />
di tirargli un pugno. Che coglione!<br />
America sfoderò un sorriso <strong>tu</strong>tto denti e<br />
anche Shepley sembrò sinceramente contento.<br />
Mi rifiutai di girarmi e tenni lo sguardo fisso<br />
sulla TV. Se avessi visto l’aria compiaciuta di<br />
Parker, avrei scavalcato il divano e lo avrei<br />
scaraventato al piano di sotto senza che poggiasse<br />
i piedi su un solo gradino.
240/662<br />
La porta si chiuse e io mi chinai, posando i<br />
gomiti sulle ginocchia e prendendomi la testa<br />
fra le mani.<br />
«Sei stato in gamba, Trav», osservò Shepley.<br />
«Ho bisogno di bere.»
12.<br />
VERGINE<br />
Meno di una settimana dopo mi ero già scolato<br />
la seconda bottiglia di whisky. Per sopportare,<br />
da un lato, che Abby passasse sempre<br />
più tempo con Parker e, dall’altro, che continuasse<br />
a chiedermi di liberarla dalla scommessa,<br />
avevo finito per bere più di quanto fumassi.<br />
Giovedì a pranzo Parker aveva rovinato la<br />
sorpresa della festa, perciò mi ero affannato ad<br />
anticiparla da domenica a venerdì. Fui grato di<br />
quella distrazione, ma non bastò.<br />
Giovedì sera Abby e America stavano chiacchierando<br />
in bagno. <strong>Il</strong> modo in cui si comportava<br />
con Mare contrastava nettamente con<br />
quello in cui trattava me: non mi rivolgeva<br />
quasi la parola dalla sera in cui mi ero rifiutato<br />
di liberarla dalla scommessa.
242/662<br />
Nella speranza di appianare le cose, feci<br />
capolino in bagno. «Che ne dici di andare fuori<br />
a cena?»<br />
«Shep vorrebbe provare quel nuovo locale<br />
messicano in centro, se vi va», disse America<br />
pettinandosi distratta i capelli.<br />
«Pensavo di uscire solo con Pidge.»<br />
Abby si ritoccò il rossetto. «Mi vedo con<br />
Parker.»<br />
«Di nuovo?» chiesi sentendo il <strong>mio</strong> volto<br />
contrarsi.<br />
«Di nuovo», rispose con tono cantilenante.<br />
Suonò il campanello. Abby schizzò fuori dal<br />
bagno e attraversò di corsa il soggiorno per<br />
andare ad aprire.<br />
La seguii e rimasi dietro di lei con l’intento di<br />
fulminare Parker con lo sguardo.<br />
«Non <strong>sei</strong> mai un po’ meno splendida?» fece<br />
lui.<br />
«In base alla prima volta che ha messo piede<br />
qui, direi di sì», osservai impassibile.<br />
Abby sollevò un dito in direzione di Parker e<br />
si girò. Mi aspettavo ribattesse con qualche cattiveria,<br />
invece sorrideva. Mi gettò le braccia al<br />
collo e mi strinse.
243/662<br />
All’inizio pensai volesse picchiarmi, ma<br />
quando capii che mi stava abbracciando mi<br />
rilassai e la attirai a me.<br />
Si scostò, sempre sorridendo. «Grazie per<br />
avermi organizzato la festa di compleanno.<br />
Possiamo rimandare la cena?»<br />
Nel suo sguardo c’era un calore di cui sentivo<br />
la mancanza, ma restai s<strong>tu</strong>pito soprat<strong>tu</strong>tto dal<br />
fatto di averla fra le braccia, visto che non mi<br />
aveva parlato per <strong>tu</strong>tto il pomeriggio.<br />
«A domani?» Mi abbracciò di nuovo.<br />
«Certo.»<br />
Mi salutò con la mano mentre prendeva<br />
quella di Parker e chiudeva la porta.<br />
Mi girai e mi grattai la nuca. «Ho... ho<br />
bisogno... di...»<br />
«Bere?» chiese Shepley vagamente preoccupato.<br />
Guardò verso la cucina. «Abbiamo finito<br />
<strong>tu</strong>tto tranne la birra.»<br />
«Allora credo che farò un salto al negozio di<br />
liquori.»<br />
«Vengo con te», disse America alzandosi per<br />
prendere la giacca.<br />
«Perché non lo accompagni con la Charger?»<br />
suggerì Shepley gettandole le chiavi.
244/662<br />
America le fissò. «Sei sicuro?»<br />
Shep sospirò. «Non penso che Travis debba<br />
andare in moto... da nessuna parte... se capisci<br />
quello che intendo.»<br />
Lei annuì. «Afferrato.» Mi prese per mano.<br />
«Vieni, Trav, ti porto a fare rifornimento.» La<br />
seguii, ma lei si fermò di colpo e si girò. «Però<br />
mi devi promettere una cosa. Stasera niente<br />
risse. Se vuoi annegare il <strong>tu</strong>o dolore,<br />
d’accordo», affermò prendendomi il mento e<br />
costringendomi ad assentire. «Se cerchi la<br />
sbronza cattiva, no.» Mi ruotò la testa da una<br />
parte all’altra.<br />
Mi ritrassi, scostandole la mano.<br />
«Me lo prometti?» domandò.<br />
«Sì.»<br />
Lei sorrise. «Allora andiamo.»<br />
Con le dita sulle labbra e il gomito appoggiato<br />
alla portiera, guardai il mondo sfilare via<br />
dal finestrino. <strong>Il</strong> fronte freddo aveva portato<br />
con sé un vento furioso, che sferzava alberi e<br />
cespugli e faceva dondolare i semafori appesi.<br />
L’abito di Abby era molto corto e Parker<br />
avrebbe fatto bene a controllarsi se si fosse sollevato.<br />
Mi vennero in mente le sue ginocchia
245/662<br />
nude quando ci eravamo seduti sul sedile posteriore<br />
della Charger e mi figurai Parker che,<br />
come me, le osservava la pelle morbida e<br />
lucida, ma con sguardo ben più lascivo.<br />
Mentre la rabbia mi cresceva nel petto,<br />
America tirò il freno a mano. «Eccoci.»<br />
La luce flebile dell’insegna illuminava<br />
l’ingresso dell’Ugly Fixer Liquor. Mare mi seguì<br />
come un’ombra nella terza corsia. Impiegai<br />
solo un istante a trovare quello che cercavo.<br />
L’unico alcolico adatto a una serata del genere:<br />
il Jim Beam.<br />
«Sei sicuro di volerlo fare?» mi domandò con<br />
un vago tono di monito. «Domani hai una festa<br />
a sorpresa da organizzare.»<br />
«Ne sono sicuro», replicai portando la bottiglia<br />
alla cassa.<br />
Nell’istante stesso in cui posai le chiappe sul<br />
sedile, svitai il tappo e bevvi una sorsata.<br />
America mi osservò e inserì la retromarcia.<br />
«Sarà proprio divertente.»<br />
Quando tornammo a casa, avevo bevuto un<br />
quarto del whisky.<br />
«Non hai...» disse Shepley notando la<br />
bottiglia.
246/662<br />
«Sì», risposi bevendo un altro sorso. «Ne<br />
vuoi un po’?» chiesi avvicinandogliela.<br />
Lui fece una smorfia. «Dio, no. Devo restare<br />
sobrio per essere pronto a reagire quando<br />
affronterai Parker con il Jim Beam in corpo.»<br />
«No, non lo farà», intervenne America. «Ha<br />
promesso.»<br />
«Certo», confermai con un sorriso, sentendomi<br />
già meglio. «L’ho promesso.»<br />
Nell’ora seguente Shepley e America fecero il<br />
possibile per distrarmi e il signor Beam svolse<br />
egregiamente la sua funzione di stordirmi. A<br />
metà della seconda ora le parole di Shepley<br />
sembravano rallentate e America ridacchiava<br />
vedendo il sorriso idiota che avevo sulla faccia.<br />
«Vedi? Ha la sbronza allegra.»<br />
Soffiai e dalle labbra mi uscì un sibilo. «Non<br />
sono ubriaco, non ancora.»<br />
Shep indicò il liquido ambrato che calava<br />
sempre più. «Se bevi il resto, lo sarai.»<br />
Sollevai la bottiglia e guardai l’orologio. «Tre<br />
ore. Dev’essere un appuntamento interessante.»<br />
Alzai la bottiglia in direzione di Shepley<br />
e l’accostai alle labbra, inclinandola. <strong>Il</strong> liquore
247/662<br />
rimasto si riversò nella mia bocca intorpidita e<br />
mi bruciò fin nello stomaco.<br />
«Gesù, Travis», esclamò preoccupato Shep.<br />
«Sarebbe bene che ti addormentarsi, che non<br />
fossi in piedi quando rientrerà.»<br />
<strong>Il</strong> rumore di un motore si fece più forte via<br />
via che si avvicinava, poi prese a girare in folle.<br />
Conoscevo bene quel rombo: era la Porsche di<br />
Parker.<br />
Sfoderai un sorriso ebbro. «Perché mai? È<br />
adesso che succede la magia.»<br />
America mi s<strong>tu</strong>diò sospettosa. «Trav... hai<br />
promesso.»<br />
Annuii. «Certo, ho promesso. L’aiuterò solo a<br />
scendere dall’auto.» Stavo in piedi ma non sentivo<br />
le gambe e lo schienale del divano mi fu<br />
prezioso per muovere qualche passo.<br />
Afferrai la maniglia, ma America posò delicatamente<br />
la sua mano sulla mia. «Scendo con<br />
te, per accertarmi che non infranga la<br />
promessa.»<br />
«Buona idea», osservai. Aprii la porta e<br />
l’adrenalina prese il sopravvento sul whisky. La<br />
Porsche sobbalzava e aveva i finestrini<br />
appannati.
248/662<br />
Mi ritrovai in fondo alle scale senza neanche<br />
capire come avessero fatto le mie gambe ad<br />
andare tanto veloci. America mi afferrò per la<br />
camicia. Per quanto minuta, era incredibilmente<br />
robusta.<br />
«Travis», mormorò. «Abby non lo lascerà<br />
andare tanto in là. Prima cerca di calmarti.»<br />
«Controllo solo che stia bene», risposi<br />
coprendo la breve distanza che mi separava<br />
dall’auto. Picchiai contro il finestrino del<br />
passeggero con tanta forza che mi s<strong>tu</strong>pii non si<br />
rompesse. Quando non aprirono la portiera, lo<br />
feci io.<br />
Abby si stava sistemando in fretta il vestito.<br />
Aveva i capelli scompigliati e le labbra senza<br />
rossetto, prova inequivocabile di quello che<br />
stavano combinando.<br />
Parker s’innervosì. «Che diavolo stai<br />
facendo, Travis?»<br />
Chiusi le mani a pugno, ma sentii America<br />
toccarmi la spalla.<br />
«Vieni, Abby, ti devo parlare», disse.<br />
Abby batté le palpebre. «Di cosa?»<br />
«Vieni e basta!» affermò bruscamente Mare.
249/662<br />
Abby guardò Parker. «Scusami, devo<br />
andare.»<br />
Lui scosse infuriato la testa. «No, è <strong>tu</strong>tto a<br />
posto.»<br />
La presi per mano mentre scendeva dalla<br />
Porsche e chiusi la portiera con un calcio. Lei si<br />
girò di scatto e si mise tra me e la macchina,<br />
dandomi una spinta sulla spalla. «Che problemi<br />
hai? La devi smettere!»<br />
La Porsche uscì sgommando dal parcheggio.<br />
Io estrassi le sigarette dalla tasca della camicia<br />
e me ne accesi una. «Adesso puoi tornare a<br />
casa, Mare.»<br />
«Vieni, Abby.»<br />
«Perché non resti, Abs?» dissi. Quel soprannome<br />
era ridicolo. Come facesse Parker a pronunciarlo<br />
stando serio era di per sé un mistero.<br />
Abby le indicò di andare avanti e lei obbedì<br />
con riluttanza. La guardai per un istante,<br />
facendo un paio di tiri.<br />
Abby incrociò le braccia. «Perché lo hai<br />
fatto?»<br />
«Perché? Perché ti stava palpeggiando sotto<br />
casa mia!»
250/662<br />
«Vivo a casa <strong>tu</strong>a, è vero, ma quello che faccio<br />
e con chi lo faccio sono affari miei.»<br />
Gettai la sigaretta. «Ti meriti di più, Pidge.<br />
Non permettergli di scoparti in macchina come<br />
una qualsiasi.»<br />
«Non avevo intenzione di fare sesso con lui!»<br />
Indicai lo spazio vuoto lasciato dall’auto di<br />
Parker. «E allora che stavi facendo?»<br />
«Non hai mai flirtato con nessuno, Travis?<br />
Non <strong>sei</strong> mai uscito con qualcuno senza andare<br />
fino in fondo?»<br />
Era la cosa più s<strong>tu</strong>pida che avessi mai sentito.<br />
«Dove vuoi arrivare?» In quel modo finivi<br />
solo per sentirti sessualmente frustrato e<br />
deluso.<br />
«Succede a <strong>tu</strong>tti... Lo sapresti se ogni tanto<br />
uscissi con una ragazza.»<br />
«I finestrini erano <strong>tu</strong>tti appannati, l’auto<br />
sobbalzava... come facevo a saperlo?»<br />
«Forse non dovresti spiarmi!»<br />
Spiarla? Sapeva che sentivamo <strong>tu</strong>tte le macchine<br />
che si fermavano sotto casa e aveva<br />
deciso che il posto adatto per farsela con un<br />
tizio che detestavo era davanti alla mia porta?<br />
Mi sfregai deluso la faccia, cercando di stare
251/662<br />
calmo. «Non posso sopportarlo, Pigeon. Mi<br />
sembra di impazzire.»<br />
«Non puoi sopportare cosa?»<br />
«Se vai a letto con lui, non voglio saperlo.<br />
Finirò in prigione per un bel po’ se scoprirò che<br />
lui... non dirmelo, ecco.»<br />
«Travis!» esclamò fremente di rabbia. «Non<br />
posso credere che <strong>tu</strong> abbia detto una cosa<br />
simile! Per me è un passo importante!»<br />
«È quello che dicono <strong>tu</strong>tte!»<br />
«Non parlo delle puttanelle che frequenti!<br />
Parlo di me!» Si portò la mano al petto. «Io<br />
non ho... lasciamo perdere.» Fece qualche<br />
passo, ma l’afferrai per il braccio e la costrinsi a<br />
voltarsi.<br />
«Non hai cosa?» Pur in quelle condizioni, ci<br />
arrivai lo stesso. «Sei vergine?»<br />
«E allora?» rispose arrossendo.<br />
«Per questo America era così sicura che non<br />
saresti andata tanto in là.»<br />
«Ho avuto lo stesso ragazzo per <strong>tu</strong>tti e quattro<br />
gli anni delle superiori. Voleva diventare un<br />
ministro battista! Non è mai successo!»<br />
«Un ministro battista? Cos’è accaduto dopo<br />
<strong>tu</strong>tta quell’astinenza duramente conquistata?»
252/662<br />
«Voleva sposarsi e restare in... Kansas. Io<br />
no.»<br />
Non riuscivo a credere a quello che mi stava<br />
dicendo. Aveva quasi diciannove anni ed era<br />
ancora vergine? Una rarità ormai. Non ricordavo<br />
di averne conosciuta una dall’inizio delle<br />
superiori. Le presi il viso tra le mani. «Una vergine.<br />
Non l’avrei mai detto, visto come ballavi<br />
al Red.»<br />
«Molto spassoso», esclamò salendo furiosa le<br />
scale.<br />
La inseguii ma caddi. Sbattei il gomito<br />
sull’angolo di un gradino senza provare dolore<br />
e mi girai sulla schiena, ridendo istericamente.<br />
«Che fai? Alzati!» mi esortò tirandomi finché<br />
mi rimisi in piedi.<br />
Lo sguardo mi si appannò e poi mi ritrovai<br />
alla lezione di Chaney. Abby era seduta al suo<br />
posto, vestita per andare a un ballo, mentre io<br />
ero in boxer. L’aula era vuota ed era l’alba o il<br />
tramonto.<br />
«Vai da qualche parte?» chiesi senza scompormi<br />
per il fatto di essere seminudo.<br />
Abby sorrise e mi sfiorò il viso. «No. Non<br />
vado da nessuna parte. Sono qui per restare.»
253/662<br />
«Me lo prometti?» domandai toccandole le<br />
ginocchia e le divaricai le gambe quel tanto da<br />
sistemarmi tra le sue cosce.<br />
«In fin dei conti sono <strong>tu</strong>a.»<br />
Non sapevo esattamente che cosa intendesse,<br />
ma un istante dopo mi saltò addosso. Sentii le<br />
sue labbra sul collo e chiusi gli occhi in uno<br />
stato di totale euforia. Le sue dita mi sfiorarono<br />
il petto e trattenni il fiato quando le infilò nei<br />
boxer, toccandomi il pene.<br />
L’estasi che avevo provato prima non era<br />
nulla al confronto. Le affondai la mano nei<br />
capelli e la baciai esplorando la sua bocca con<br />
la lingua.<br />
In quel momento le cadde una scarpa e io<br />
abbassai lo sguardo.<br />
«Devo andare», disse mesta.<br />
«Cosa? Mi era sembrato avessi detto che non<br />
andavi da nessuna parte.»<br />
Lei sorrise. «Impegnati di più.»<br />
«Cosa?»<br />
«Impegnati di più», ripeté toccandomi il<br />
viso.<br />
«Aspetta», esclamai perché non volevo che<br />
finisse. «Io ti amo, Pigeon.»
254/662<br />
Battei lentamente le palpebre. Quando misi a<br />
fuoco lo sguardo, riconobbi il ventilatore della<br />
mia stanza. Avevo male dapper<strong>tu</strong>tto e la testa<br />
mi martellava a ogni battito del cuore.<br />
Dal corridoio la voce acuta, eccitata di America<br />
mi perforò le orecchie. Tra la sua e quella di<br />
Abby si udiva il tono fondo di Shepley.<br />
Chiusi gli occhi, sprofondando in una cupa<br />
depressione. Era stato solo un sogno, la felicità<br />
non era reale. Mi sfregai la faccia, cercando di<br />
far leva su <strong>tu</strong>tta la mia determinazione per buttarmi<br />
giù dal letto.<br />
A qualsiasi festa fossi andato la sera prima,<br />
mi augurai ne fosse valsa la pena visto che mi<br />
sentivo un rottame.<br />
Le gambe erano pesanti come piombi<br />
quando mi mossi per raccogliere un paio di<br />
jeans in un angolo. Me li infilai e arrancai fino<br />
in cucina, sussultando al suono delle loro voci.<br />
«Ragazzi, fate proprio un bel casino», dissi<br />
abbottonandomi i jeans.<br />
«Scusa», rispose Abby senza quasi guardarmi.<br />
La sera prima avevo sicuramente fatto<br />
qualche s<strong>tu</strong>pidaggine che l’aveva messa in<br />
imbarazzo.
255/662<br />
«Chi diavolo mi ha lasciato bere tanto ieri<br />
sera?»<br />
America assunse un’aria disgustata. «Hai<br />
fatto <strong>tu</strong>tto da solo. Sei uscito e ti <strong>sei</strong> comprato<br />
una bottiglia dopo che Abby se n’era andata<br />
con Parker. Quando è tornata, te l’eri scolata<br />
<strong>tu</strong>tta.»<br />
Ebbi allora qualche flash: Abby era uscita<br />
con Parker, io ero giù di morale ed ero andato<br />
al negozio di liquori con America.<br />
«Maledizione», esclamai scuotendo la testa.<br />
«Ti <strong>sei</strong> divertita?» chiesi a Abby.<br />
Lei arrossì.<br />
Oh, cazzo, doveva essere peggio del previsto.<br />
«Parli sul serio?» fece.<br />
«Che c’è?» indagai, pentendomi subito di<br />
essermi espresso così.<br />
America rise, divertita dal <strong>mio</strong> vuoto di<br />
memoria. «L’hai trascinata fuori dall’auto di<br />
Parker: hai visto rosso quando li hai scoperti<br />
che pomiciavano come due liceali. Finestrini<br />
appannati eccetera!»<br />
Mi sforzai di ricordare il più possibile. <strong>Il</strong> fatto<br />
che stessero pomiciando non mi disse nulla, ma<br />
la mia gelosia sì.
256/662<br />
Abby sembrava sul punto di esplodere e indietreggiai<br />
di fronte al suo sguardo.<br />
«Quanto <strong>sei</strong> incazzata?» domandai, aspettandomi<br />
che un urlo devastante mi trapassasse<br />
la testa.<br />
Lei invece si diresse a grandi passi in camera<br />
e io la seguii, chiudendo piano la porta alle<br />
nostre spalle.<br />
Quando si girò, notai che aveva un’aria<br />
diversa, che non seppi come interpretare.<br />
«Ricordi qualcosa di quello che mi hai detto<br />
ieri sera?» chiese.<br />
«No. Perché? Sono stato cattivo?»<br />
«No, non <strong>sei</strong> stato cattivo! Tu... noi...» Si<br />
coprì gli occhi con le mani.<br />
Quando le abbassò, notai un gioiello nuovo e<br />
luccicante al suo polso. «Da dove viene<br />
questo?» domandai prendendole la mano.<br />
«È <strong>mio</strong>», rispose scostandosi.<br />
«Non l’ho mai visto prima. Sembra nuovo.»<br />
«Lo è.»<br />
«Dove lo hai preso?»<br />
«Me lo ha dato Parker un quarto d’ora fa»,<br />
disse.
257/662<br />
Ebbi un attacco di rabbia, di quelli che mi<br />
scatenavano la voglia di prendere a pugni<br />
qualcosa.<br />
«Che cazzo ci faceva qui quello stronzo? Si è<br />
fermato a dormire?»<br />
Lei incrociò impassibile le braccia. «Stamattina<br />
è andato in cerca del <strong>mio</strong> regalo di compleanno<br />
e me l’ha portato.»<br />
«Non è ancora il <strong>tu</strong>o compleanno.» Stavo per<br />
perdere le staffe, ma il fatto che non fosse per<br />
nulla intimorita mi aiutò a controllarmi.<br />
«Non poteva aspettare», replicò sollevando il<br />
mento.<br />
«Non mi s<strong>tu</strong>pisce che abbia dovuto trascinarti<br />
fuori dalla sua macchina, pare proprio che<br />
<strong>tu</strong>...» M’interruppi e serrai le labbra per evitare<br />
di aggiungere altro. Non era il momento di<br />
sparare s<strong>tu</strong>pidaggini che non avrei po<strong>tu</strong>to<br />
ritirare.<br />
«Cosa? Finisci la frase.»<br />
Strinsi i denti. «Niente. Sono incazzato e<br />
stavo per dire qualcosa di brutto, che non<br />
penso.»<br />
«Prima non ti trattenevi mai.»
258/662<br />
«Lo so. Ci sto lavorando», risposi dirigendomi<br />
verso la porta. «Ti lascio vestire.»<br />
Quando feci per afferrare la maniglia, sentii<br />
una fitta al gomito. Me lo toccai ed era dolente.<br />
Sollevandolo vidi quello che sospettavo: un livido<br />
recente. Pensai affannosamente come me lo<br />
fossi procurato e mi ricordai di essere caduto e<br />
scoppiato a ridere quando Abby mi aveva detto<br />
di essere vergine. Lei mi aveva aiutato a spogliarmi...<br />
e poi io... oddio!<br />
«Ieri sera sono caduto sulle scale. E <strong>tu</strong> mi hai<br />
aiutato ad andare a letto. Noi...» dissi avvicinandomi.<br />
D’un tratto mi ricordai di essermi buttato<br />
addosso a lei mentre era seminuda davanti<br />
all’armadio.<br />
Per poco non me l’ero fatta da ubriaco,<br />
privandola della sua verginità. All’idea di ciò<br />
che sarebbe po<strong>tu</strong>to accadere mi vergognai<br />
come... mai mi era capitato.<br />
«No. Non è successo niente», disse<br />
scuotendo vigorosamente la testa.<br />
Trasalii. «Voi appannate i finestrini, io ti tiro<br />
fuori dall’auto e cerco di...» Tentai di cancellare<br />
il ricordo, tanto mi faceva star male. Per for<strong>tu</strong>na,<br />
nonostante la sbronza, mi ero fermato,
259/662<br />
ma se non l’avessi fatto? Abby non si meritava<br />
di vivere così la prima volta con nessuno, tanto<br />
meno con me. Per un po’ avevo sinceramente<br />
creduto di essere cambiato, ma erano bastate<br />
una bottiglia di whisky e la parola «vergine»<br />
per tornare al <strong>mio</strong> comportamento del cavolo.<br />
Mi girai verso la porta e presi la maniglia.<br />
«Mi stai trasformando in un fot<strong>tu</strong>to psicopatico,<br />
Pigeon», brontolai al di sopra della<br />
spalla. «Non penso in modo lucido quando ti<br />
sto vicino.»<br />
«Allora è colpa mia?»<br />
Mi voltai. Spostai lo sguardo dal suo viso<br />
all’accappatoio, alle gambe, ai piedi, per tornare<br />
infine a fissarla negli occhi. «Non lo so. Ho<br />
la mente un po’ appannata... ma non ricordo<br />
che <strong>tu</strong> abbia detto di no.»<br />
Lei fece un passo. All’inizio sembrava pronta<br />
ad avventarsi su di me, invece il suo viso si<br />
addolcì. «Che cosa vuoi che dica, Travis?»<br />
Guardai il braccialetto e poi lei. «Speravi che<br />
non ricordassi?»<br />
«No! Ero incazzata all’idea che te ne fossi<br />
dimenticato!»
260/662<br />
Non c’era logica nel suo comportamento.<br />
«Perché?»<br />
«Perché se io avessi... se noi avessimo... e <strong>tu</strong><br />
non... non so perché! Lo ero e basta!»<br />
Stava per ammetterlo. Era incazzata con me<br />
perché stava per offrirmi la sua verginità e io<br />
non mi ricordavo che cosa fosse successo. Ecco,<br />
quello era il <strong>mio</strong> momento: avremmo finalmente<br />
chiarito le cose, però non c’era quasi più<br />
tempo. Shepley sarebbe entrato da un<br />
momento all’altro per dirle di accompagnare<br />
America a fare spese, in modo che potessimo<br />
organizzare la festa.<br />
Mi precipitai verso di lei, fermandomi a un<br />
paio di centimetri, e le presi il viso tra le mani.<br />
«Che stiamo combinando, Pidge?»<br />
Dalla cin<strong>tu</strong>ra il suo sguardo si spostò lentamente<br />
sugli occhi. «Dimmelo <strong>tu</strong>.»<br />
Divenne assente, come se ammettere di provare<br />
un sentimento profondo per me la mandasse<br />
in tilt.<br />
Udii bussare e mi venne un accesso di rabbia,<br />
ma mantenni la concentrazione.<br />
«Abby?» esclamò Shepley. «Mare va a fare<br />
spese e vuole sapere se la accompagni.»
261/662<br />
«Pidge?» chiesi fissandola negli occhi.<br />
«Sì», rispose a Shepley, «ho alcune commissioni<br />
da fare.»<br />
«Va bene, allora le dico di aspettarti», disse<br />
lui allontanandosi in corridoio.<br />
«Pidge?» ripetei, ansioso di continuare il<br />
discorso.<br />
Lei indietreggiò di qualche passo. «Possiamo<br />
parlarne più tardi? Oggi ho molto da fare.»<br />
«Certo», dissi afflitto.
13.<br />
UNA NOTTE IN BAGNO<br />
Abby non restò in bagno a lungo: in effetti,<br />
non avrebbe po<strong>tu</strong>to fare più in fretta. Cercai di<br />
non abbattermi. Di solito, quando si trattava di<br />
discorsi seri, andava fuori di testa.<br />
La porta si chiuse e America uscì dal<br />
parcheggio. Per l’ennesima volta l’appartamento<br />
mi sembrò opprimente e nello stesso<br />
tempo vuoto. Detestavo starci senza di lei e mi<br />
chiesi come avessi fatto prima di conoscerla.<br />
Mi avvicinai al sacchetto del drugstore.<br />
Avevo fatto stampare alcune foto di noi due,<br />
scattate col telefono.<br />
Le pareti avevano finalmente un po’ di<br />
colore. Proprio quando finii di appendere<br />
l’ultima, Shepley bussò.<br />
«Ehi, amico.»<br />
«Sì?»<br />
«Abbiamo delle cose da fare.»
263/662<br />
«Lo so.»<br />
Andammo a casa di Brazil, restando perlopiù<br />
in silenzio. Quando arrivammo, venne ad aprirci<br />
con una ventina di palloncini in mano. Le<br />
lunghe strisce argentee gli svolazzavano sulla<br />
faccia e lui le scostò, sputandone alcune che gli<br />
si erano infilate in bocca.<br />
«Mi stavo proprio chiedendo se non aveste<br />
cambiato idea. Gruver porta la torta e i<br />
liquori.»<br />
Andammo in soggiorno. Le pareti di casa<br />
loro non erano molto diverse dalle nostre, ma o<br />
si erano presi un appartamento «completamente<br />
arredato» oppure avevano recuperato il<br />
divano all’Esercito della salvezza.<br />
«Ho mandato alcune matricole della squadra<br />
a prendere da mangiare e le casse da urlo di<br />
Mikey», proseguì Brazil. «Una ragazza della<br />
Sigma Cappa ci darà alcune lampade: non ti<br />
preoccupare, non le ho invitate. Ho detto che<br />
servivano per una festa il prossimo fine settimana.<br />
Dovremmo essere a posto.»<br />
«Bene», commentò Shepley. «America<br />
farebbe un casino se ci trovasse qui con le sue<br />
compagne.»
264/662<br />
Brazil sorrise. «Le uniche ragazze che verranno<br />
sono le compagne di classe di Abby e le<br />
fidanzate dei giocatori. Credo che sarà<br />
contenta.»<br />
Sorrisi anch’io e lo osservai mollare i palloncini,<br />
che salirono fin sul soffitto. «Io pure.<br />
Shep?»<br />
«Sì?»<br />
«Chiama Parker solo all’ultimo. Così lo<br />
avremo invitato e, se ce la farà a venire, non<br />
resterà qui per <strong>tu</strong>tto il tempo.»<br />
«Intesi.»<br />
Brazil sospirò. «Mi aiuti a spostare un po’ di<br />
mobili, Trav?»<br />
«Certo», risposi seguendolo nella stanza<br />
accanto. Era un locale unico che faceva da sala<br />
da pranzo e cucina, con le sedie già addossate<br />
alle pareti. Sul banco c’erano una fila di bicchierini<br />
puliti e una bottiglia di Patrón.<br />
Shepley si bloccò. «Non sarà per Abby,<br />
vero?»<br />
Brazil sorrise e i suoi denti bianchi spiccarono<br />
sulla pelle olivastra. «Uh... sì. È una tradizione.<br />
Se la squadra di football le organizza una<br />
festa, riceverà il trattamento del caso.»
265/662<br />
«Non puoi costringerla a bere tanto», obiettò<br />
Shepley. «Travis, diglielo.»<br />
Brazil sollevò la mano. «Io non la costringo a<br />
fare niente. Per ogni bicchierino che berrà,<br />
riceverà venti dollari. È il nostro regalo.» <strong>Il</strong> sorriso<br />
<strong>tu</strong>ttavia gli svanì dal volto quando notò<br />
l’aria cupa di Shepley.<br />
«<strong>Il</strong> vostro regalo è un’intossicazione<br />
alcolica?»<br />
Annuii. «Vedremo se vorrà bere un bicchierino<br />
per festeggiare, Shep. In questo non c’è<br />
alcun male.»<br />
Spostammo il tavolo e aiutammo le matricole<br />
a portare il cibo e le casse. Una ragazza prese a<br />
spruzzare un deodorante per ambienti<br />
nell’appartamento.<br />
«Nikki! Smettila con quella porcheria!»<br />
Lei si mise una mano sul fianco. «Se non<br />
puzzaste tanto, non ce ne sarebbe bisogno. Con<br />
dieci ragazzi sudati in un appartamento l’aria<br />
diventa subito irrespirabile! Non vorrete che,<br />
quando arriverà Abby, la casa puzzi come una<br />
pat<strong>tu</strong>miera, no?»
266/662<br />
«Ha ragione», affermai. «A proposito, devo<br />
andare a farmi una doccia. Ci vediamo tra<br />
mezz’ora.»<br />
Shepley si asciugò la fronte e assentì, prendendo<br />
il cellulare da una tasca dei jeans e le<br />
chiavi dall’altra.<br />
Inviò un rapido messaggio ad America. Nel<br />
giro di pochi secondi il telefono ronzò e lui sorrise.<br />
«Caspita, sono perfettamente in orario.»<br />
«Buon segno.»<br />
Corremmo a casa. Nel giro di quindici minuti<br />
mi feci la doccia, mi rasai e mi vestii. Shepley<br />
non impiegò molto di più, eppure continuai a<br />
guardare l’orologio.<br />
«Calmati», fece abbottonandosi la camicia<br />
verde scozzese. «Stanno ancora facendo<br />
compere.»<br />
Un motore potente si fermò davanti a casa, si<br />
udì sbattere una portiera e poi dei passi risalirono<br />
le scale di metallo.<br />
Aprii la porta e sorrisi. «Pun<strong>tu</strong>alissimo.»<br />
Anche Trenton sorrise. Teneva in mano una<br />
scatola di medie dimensioni con alcuni fori sui<br />
lati. «Ha mangiato, bevuto e fatto i suoi<br />
bisogni. Dovrebbe stare tranquillo per un po’.»
267/662<br />
«Sei stato grande, Trent, grazie.» Guardai<br />
alle sue spalle e scorsi papà al volante del pickup.<br />
Lo salutai e lui ricambiò.<br />
Trenton aprì il coperchio e sorrise. «Fai il<br />
bravo, piccolo. Sono sicuro che ci rivedremo.»<br />
<strong>Il</strong> cucciolo dimenò la coda quando richiusi il<br />
coperchio.<br />
«Ehi, perché nella mia stanza?» gemette<br />
Shepley quando lo portai dentro.<br />
«Nel caso Pidge entri nella mia prima che io<br />
sia pronto.» Presi il cellulare e composi il suo<br />
numero. <strong>Il</strong> telefono trillò una, due volte.<br />
«Pronto?»<br />
«È ora di cena! Dove diavolo siete finite?»<br />
«Ci siamo fatte coccolare un po’. Prima che<br />
arrivassimo noi, <strong>tu</strong> e Shep sapevate come<br />
cucinare una cena. Sono sicura che ve la<br />
caverete.»<br />
«Be’, grazie tante. Eravamo preoccupati.»<br />
«Stiamo bene», rispose allegra.<br />
America le sussurrò qualcosa. «Digli che ti<br />
riporterò a casa in men non si dica. Devo solo<br />
fermarmi da Brazil a prendere gli appunti per<br />
Shep.»<br />
«Hai sentito?» mi chiese Abby.
268/662<br />
«Sì. Ci vediamo allora, Pidge.»<br />
Riagganciai e seguii in fretta Shepley alla<br />
macchina. Non capivo perché, ma ero nervoso.<br />
«Hai chiamato quel coglione?»<br />
Shepley annuì inserendo la marcia. «Quando<br />
eri sotto la doccia.»<br />
«Verrà?»<br />
«Più tardi. Non gli ha fatto piacere essere<br />
avvertito all’ultimo minuto, ma quando gli ho<br />
ricordato che è stato necessario perché non sa<br />
tenere a freno quella lingua del cazzo non ha<br />
avuto più molto da ridire.»<br />
Sorrisi. Parker mi aveva sempre irritato, ma<br />
non invitarlo avrebbe significato contrariare<br />
Abby.<br />
«Non ubriacarti e non prenderlo a pugni»,<br />
mi ammonì.<br />
«Non prometto niente. Parcheggia laggiù,<br />
dove non la vedrà», dissi indicando il posteggio<br />
laterale.<br />
Ci affrettammo a raggiungere l’appartamento<br />
di Brazil. Bussai ma sentii silenzio.<br />
«Siamo noi! Aprite.»<br />
La porta si aprì e mi si parò davanti Chris<br />
Jenks con un sorriso ebete sulla faccia.
269/662<br />
Dondolava di qua e di là, già sbronzo. Era<br />
l’unico che mi piacesse meno di Parker. Nessuno<br />
ne aveva le prove, ma si diceva che a una<br />
festa della Sig Tau avesse messo qualcosa nel<br />
bicchiere di una ragazza. Molti ci credevano,<br />
dato che era l’unico modo in cui riusciva a portarsi<br />
a letto una donna. Non era mai stato<br />
accusato pubblicamente, però lo tenevo<br />
d’occhio.<br />
Guardai cupo Shepley, che sollevò le mani.<br />
Ovviamente non sapeva neanche lui che Jenks<br />
sarebbe stato presente.<br />
Controllai l’orologio e ci mettemmo ad<br />
aspettare al buio con le strisce argentee dei palloncini<br />
che ci penzolavano sulla faccia.<br />
Eravamo tanto pigiati che bastava che uno si<br />
muovesse per farci inclinare <strong>tu</strong>tti.<br />
Alla fine udimmo bussare e ci immobilizzarono.<br />
Pensavo che America sarebbe entrata,<br />
ma non successe niente. Qualcuno bisbigliò e fu<br />
zittito.<br />
Quando bussarono di nuovo, Brazil entrò in<br />
azione: raggiunse veloce la porta e la spalancò.<br />
Sulla soglia c’erano America e Abby.<br />
«Buon compleanno!» gridammo in coro.
270/662<br />
Abby sgranò gli occhi e sorrise, coprendosi la<br />
bocca con la mano. America la spinse dentro e<br />
le andammo <strong>tu</strong>tti incontro.<br />
Mi fecero largo. Abby era uno schianto:<br />
indossava un abito grigio e un paio di scarpe<br />
gialle con il tacco. Le presi il volto fra le mani e<br />
le stampai un bacio in fronte.<br />
«Buon compleanno, Pigeon.»<br />
«Ma è domani!» esclamò sorridendo a <strong>tu</strong>tti.<br />
«Be’, visto che c’è stata una soffiata, abbiamo<br />
dovuto fare qualche cambiamento all’ultimo<br />
minuto. Sorpresa?»<br />
«Molto!»<br />
Finch accorse per farle gli auguri e America<br />
le diede un colpetto col gomito. «È stato un<br />
bene che ti abbia convinta a fare spese con me,<br />
altrimenti saresti arrivata qui conciata da<br />
schifo!»<br />
«Sei splendida», dissi ammirandola. Non era<br />
il termine più poetico che avrei po<strong>tu</strong>to usare,<br />
ma non volevo strafare.<br />
Brazil la abbracciò calorosamente. «E spero<br />
abbia capito che la storia di America sul fatto<br />
che le do i brividi era solo un pretesto per trascinarti<br />
qui.»
271/662<br />
America scoppiò a ridere. «Mi sembra abbia<br />
funzionato, no?»<br />
Abby scosse la testa, ancora con gli occhi<br />
sgranati e un ampio sorriso sul volto. Si avvicinò<br />
al suo orecchio per mormorarle qualcosa e<br />
Mare rispose. Le avrei chiesto più tardi che<br />
cosa si fossero dette.<br />
Brazil alzò il volume dello stereo e <strong>tu</strong>tti esultarono.<br />
«Vieni qui, Abby!» disse andando in<br />
cucina. Prese la bottiglia di tequila dal banco e<br />
si piazzò davanti ai bicchierini allineati. «Buon<br />
compleanno dalla squadra di football, piccola.»<br />
Sorrise e riempì ogni bicchierino di Patrón fino<br />
all’orlo. «Noi festeggiamo così: compi diciannove<br />
anni, hai diciannove bicchierini. Più ne<br />
bevi, più guadagni», spiegò allargando a<br />
ventaglio una serie di banconote da venti<br />
dollari.<br />
«Oh, <strong>mio</strong> Dio!» strillò Abby illuminandosi<br />
alla vista di <strong>tu</strong>tto quel denaro.<br />
«Bevi, Pidge!» la esortai.<br />
Lei guardò sospettosa Brazil. «Guadagno<br />
venti dollari per ogni bicchierino che bevo?»<br />
«Esatto, e presto ti vedremo sbronza. A<br />
giudicare dalla <strong>tu</strong>a corpora<strong>tu</strong>ra, direi che alla
272/662<br />
fine della serata ce la caveremo con una perdita<br />
di sessanta dollari.»<br />
«Pensaci bene», replicò Abby portandosi il<br />
primo bicchierino alle labbra. Piegò la testa<br />
all’indietro e lo svuotò in un sorso, poi lo lasciò<br />
cadere afferrandolo a mezz’aria. Aveva un’aria<br />
così sexy!<br />
«Cavolo!» esclamai eccitato.<br />
«È davvero uno spreco, Brazil», osservò<br />
pulendosi la bocca. «Dovreste usare la Cuervo,<br />
non la Patrón.»<br />
<strong>Il</strong> sorriso compiaciuto gli svanì dal volto.<br />
Scosse la testa e scrollò le spalle. «Allora forza.<br />
I portafogli di dodici giocatori di football<br />
dicono che non arriverai a dieci.»<br />
Lei socchiuse gli occhi. «Raddoppiate la<br />
somma, oppure ne berrò quindici.»<br />
Non potei fare a meno di sorridere, ma nello<br />
stesso tempo mi chiesi che cosa avrei fatto se<br />
avesse continuato a comportarsi come una<br />
squillo di Las Vegas. Era terribilmente<br />
provocante.<br />
«Uau!» esclamò Shepley. «Non ti è permesso<br />
finire in ospedale il giorno del <strong>tu</strong>o compleanno,<br />
Abby!»
273/662<br />
«Può farcela», disse America fissando Brazil.<br />
«Quaranta dollari a bicchiere?» fece lui<br />
dubbioso.<br />
«Hai paura?» domandò Abby.<br />
«Diamine, no! Ti darò venti a bicchierino, e<br />
quando arriverai a quindici raddoppierò il<br />
totale.»<br />
Abby ne tracannò un altro. «In Kansas si<br />
festeggia così!»<br />
La musica era forte e mi riproposi di ballare<br />
con lei <strong>tu</strong>tte le canzoni che avesse voluto. La<br />
casa era gremita di s<strong>tu</strong>denti allegri, con una<br />
birra in una mano e un bicchierino nell’altra.<br />
Abby si allontanava ogni tanto per buttar giù<br />
un’altra tequila, poi tornava con me sulla pista<br />
da ballo improvvisata in soggiorno.<br />
Gli dei del compleanno dovevano aver<br />
apprezzato i miei sforzi, perché quand’era già<br />
piuttosto sbronza arrivò un lento, uno dei miei<br />
preferiti. Tenni le labbra vicine al suo orecchio,<br />
cantando la canzone e sussurrandole le frasi<br />
salienti per farle capire che venivano dal <strong>mio</strong><br />
cuore.<br />
Probabilmente non lo capì, il che però non<br />
mi dissuase dall’insistere.
274/662<br />
Le feci fare un casqué e lei allungò le braccia<br />
dietro di sé, sfiorando quasi il pavimento con le<br />
dita. Scoppiò in una sonora risata e un attimo<br />
dopo eravamo di nuovo abbracciati. Mi mise le<br />
braccia al collo e sospirò. Aveva un profumo<br />
che mi faceva impazzire.<br />
«Tra qualche bicchierino non potrai più<br />
farlo», esclamò ridacchiando.<br />
«Ti ho già detto quanto <strong>sei</strong> bella stasera?»<br />
Lei scosse la testa e l’appoggiò sulla mia<br />
spalla. La strinsi a me e le sfiorai il collo con il<br />
viso. Quand’eravamo così, sereni, felici,<br />
dimentichi del fatto che dovevamo essere solo<br />
amici, mi sentivo in paradiso.<br />
La porta si aprì e Abby si scostò. «Parker!»<br />
strillò correndo ad abbracciarlo.<br />
Lui la baciò sulle labbra e io passai<br />
dall’euforia alla furia cieca.<br />
Le sollevò il polso e sorrise, bisbigliandole<br />
qualcosa a proposito di quello s<strong>tu</strong>pido<br />
braccialetto.<br />
«Ehi», mi gridò America nell’orecchio. Aveva<br />
un tono più alto del solito, ma nessun altro<br />
sentì.
275/662<br />
«Ehi», risposi continuando a fissare Parker e<br />
Abby.<br />
«Sta’ calmo. Shepley ha detto che Parker<br />
avrebbe fatto solo un salto. Ha un impegno<br />
domani mattina, quindi non può fermarsi<br />
molto.»<br />
«Ah sì?»<br />
«Sì, quindi controllati. Fa’ un bel respiro. Se<br />
ne andrà subito.»<br />
Abby lo portò in cucina, prese un altro bicchierino<br />
e lo tracannò, per posarlo quindi capovolto<br />
come i cinque precedenti. Brazil le<br />
allungò un biglietto da venti e lei tornò esultante<br />
in soggiorno.<br />
L’afferrai senza perder tempo e ballammo<br />
insieme ad America e Shepley.<br />
A un certo punto Shep le diede una pacca sul<br />
sedere. «Uno!»<br />
America lo imitò e fu seguita dagli altri.<br />
Arrivati al numero diciannove, mi fregai le<br />
mani facendole credere che le avrei dato una<br />
sonora sculacciata. «Tocca a me!»<br />
Lei si accarezzò il posteriore dolente. «Fa’<br />
piano!»
276/662<br />
Alzai la mano, estremamente divertito. Abby<br />
chiuse gli occhi ma dopo un istante sbirciò. Io<br />
mi bloccai a un soffio dalle sue natiche e le<br />
diedi una leggera pacca.<br />
«Diciannove!» esclamai.<br />
Gli invitati urlarono contenti e America si<br />
lanciò in una versione alcolica di Buon compleanno.<br />
Al momento di dire il suo nome<br />
l’intera stanza gridò: «Pigeon!» e io mi sentii<br />
orgoglioso.<br />
Subito dopo partì un altro lento, ma stavolta<br />
fu Parker a trascinarla in pista. Sembrava un<br />
robot, tanto era goffo e rigido.<br />
Mi sforzai di non guardare, <strong>tu</strong>ttavia prima<br />
che la canzone terminasse li vidi sgattaiolare in<br />
corridoio. Incrociai lo sguardo di America. Lei<br />
sorrise, ammiccò e scosse la testa ammonendomi<br />
in silenzio di non fare sciocchezze.<br />
Aveva ragione. Abby non restò sola con lui<br />
per più di cinque minuti, poi si avviarono<br />
insieme verso la porta.<br />
Dalla sua espressione imbarazzata e infastidita<br />
capii che Parker aveva cercato di rendere<br />
quei pochi attimi memorabili.<br />
La baciò sulla guancia e Abby chiuse la porta.
277/662<br />
«Paparino se n’è andato!» urlai trascinandola<br />
al centro del soggiorno. «Che la festa abbia<br />
inizio!»<br />
Ci fu un boato generale di gioia.<br />
«Aspetta... ho un impegno da rispettare»,<br />
osservò lei andando in cucina e prendendo un<br />
altro bicchierino.<br />
Vedendo quanti ne restavano, ne presi uno<br />
dal fondo e lo bevvi. Lei a quel punto ne afferrò<br />
ancora uno e io feci lo stesso.<br />
«Ne restano altri sette, Abby», commentò<br />
Brazil dandole i soldi.<br />
Passammo l’ora seguente a ballare, ridere e<br />
chiacchierare del più e del meno. Abby non<br />
smetteva di sorridere e io di guardarla.<br />
Ogni tanto la sorprendevo a osservarmi e mi<br />
chiedevo che cosa sarebbe successo quando<br />
fossimo tornati a casa.<br />
Abby bevve con calma altri bicchierini, ma al<br />
decimo era piuttosto andata. Ballava con America<br />
sul divano ridendo come una scolaretta e a<br />
un tratto perse l’equilibrio.<br />
L’afferrai prima che cadesse.
278/662<br />
«Hai mantenuto la parola», dissi. «Hai<br />
bevuto più di qualsiasi ragazza di nostra conoscenza.<br />
Ora però basta.»<br />
«Col cavolo», biascicò. «Se arrivo a quindici<br />
sono <strong>sei</strong>cento dollari in <strong>tu</strong>tto che mi porto via!<br />
E proprio <strong>tu</strong> non mi puoi dire di non fare qualcosa<br />
di estremo per soldi.»<br />
«Se <strong>sei</strong> così disperata, Pigeon...»<br />
«Non ho intenzione di chiederti prestiti»,<br />
disse con un sogghigno.<br />
«Stavo per suggerirti di impegnare il braccialetto»,<br />
replicai sorridendo.<br />
Mi diede una pacca sul braccio proprio<br />
mentre America iniziava il conto alla rovescia<br />
per la mezzanotte. Quando scoccò, si levò un<br />
coro di grida.<br />
In vita mia non avevo mai desiderato tanto<br />
baciare una ragazza.<br />
America e Shepley mi batterono sul tempo,<br />
dandole un bacio sulla guancia. Io la sollevai da<br />
terra e la feci ruotare.<br />
«Buon compleanno, Pigeon», le dissi facendo<br />
appello a <strong>tu</strong>tte le mie forze per non stamparle<br />
un bacio sulle labbra.
279/662<br />
Tutti si erano accorti che si era appartata con<br />
Parker e sarei stato piuttosto meschino a metterla<br />
in imbarazzo in quel modo.<br />
Mi guardò con i suoi grandi occhi grigi e io<br />
mi persi.<br />
«I bicchierini!» esclamò dirigendosi con<br />
passo incerto in cucina.<br />
<strong>Il</strong> suo strillo mi scosse, riportandomi alla<br />
realtà tra danze, musica e baccano.<br />
«Sei sbronza, Abby. Penso sia ora di andare a<br />
casa», suggerì Brazil quando si avvicinò al<br />
banco.<br />
«Non sono una che molla», replicò. «Voglio i<br />
miei soldi.»<br />
La raggiunsi mentre lui infilava un biglietto<br />
da venti sotto gli ultimi bicchierini. «Ha intenzione<br />
di berli! Fuori i soldi ragazzi!» gridò ai<br />
compagni.<br />
«Non avrei mai creduto di perdere cinquanta<br />
dollari scommettendo contro una ragazza», si<br />
lamentò Chris.<br />
«Credici, invece, Jenks», replicò lei prendendo<br />
un bicchierino per mano.<br />
Li buttò giù, uno alla volta, ma poi si bloccò.
280/662<br />
«Pigeon?» esclamai facendo un passo nella<br />
sua direzione.<br />
Lei sollevò un dito e Brazil sorrise.<br />
«Perderà», disse.<br />
«No», ribatté America scuotendo la testa.<br />
«Fa’ un respiro profondo, Abby.»<br />
Lei chiuse gli occhi e inspirò, afferrando<br />
l’ultimo.<br />
«Santo Dio, Abby! Andrai in coma etilico!»<br />
gridò Shepley.<br />
Abby rovesciò il capo e lasciò che la tequila le<br />
scorresse giù per la gola. L’intera sala proruppe<br />
in urla e fischi alle nostre spalle e Brazil le<br />
porse i soldi.<br />
«Grazie», disse fiera infilandoseli nel<br />
reggiseno.<br />
Non avevo mai visto niente del genere in vita<br />
mia. «In questo momento <strong>sei</strong> incredibilmente<br />
sexy», le bisbigliai all’orecchio mentre tornavamo<br />
in soggiorno.<br />
Lei mi cinse con le braccia, probabilmente<br />
perché non riusciva a reggersi in piedi.<br />
«Sei sicura di stare bene?»<br />
Avrebbe voluto rispondere: “È <strong>tu</strong>tto a posto”,<br />
ma le parole le uscirono confuse.
281/662<br />
«Falla vomitare, Trav. Che butti fuori un po’<br />
di tequila.»<br />
«Dio, Shep, lasciala in pace. Sta bene», intervenne<br />
seccata America.<br />
Lui si accigliò. «Cerco solo di evitare che<br />
accada qualcosa di brutto.»<br />
«Abby? Stai bene?» domandò America.<br />
Pur mezza addormentata, lei riuscì ad abbozzare<br />
un sorriso.<br />
America guardò Shep. «Lascia che il suo<br />
corpo smaltisca l’alcol, si riprenderà. Non è la<br />
prima volta. Calmati.»<br />
«Incredibile», fece lui. «Travis!»<br />
Avvicinai la guancia alla fronte di Abby.<br />
«Pidge? Vuoi evitare rischi e vomitare?»<br />
«No», rispose. «Voglio ballare», aggiunse e<br />
mi strinse con più forza.<br />
Guardai Shepley e scrollai le spalle. «Finché<br />
sta in piedi...»<br />
Contrariato, lui si fece largo tra la folla e<br />
sparì. America schioccò la lingua e alzò gli<br />
occhi al cielo, poi lo seguì.<br />
Abby si premette contro di me. La canzone<br />
aveva un ritmo veloce, però nel centro della<br />
stanza alcune coppie ballavano lentamente,
282/662<br />
circondate dalla massa che si dimenava e<br />
agitava le braccia. Le luci blu, rosse e verdi danzavano<br />
con noi sul pavimento e sulle pareti.<br />
Quelle blu si riflessero a un tratto sul suo volto<br />
e dovetti trattenermi per non baciarla.<br />
Quando, alcune ore dopo, la festa stava volgendo<br />
al termine, io e Abby eravamo ancora in<br />
pista. Si era un po’ ripresa e le avevo dato da<br />
mangiare cracker e formaggio. Avevo ballato<br />
con America una s<strong>tu</strong>pida canzone pop, ma per<br />
il resto era sempre rimasta tra le mie braccia.<br />
Gran parte degli invitati se n’erano andati o<br />
erano crollati da qualche parte, e la discussione<br />
tra Shepley e America era via via degenerata.<br />
«Se siete con me, io me ne vado», disse lui<br />
schizzando verso la porta.<br />
«Non intendo andarmene ora», biascicò<br />
Abby con gli occhi semichiusi.<br />
«Credo che la serata sia finita. Torniamo a<br />
casa.» Feci un passo verso la porta, ma lei non<br />
si mosse. Fissava per terra, un po’ bianca in<br />
volto.<br />
«Stai per vomitare, vero?»<br />
Sollevò lo sguardo, sempre con gli occhi<br />
semichiusi. «Penso proprio di sì.»
283/662<br />
Barcollò un paio di volte, al che la presi in<br />
braccio.<br />
«Tu, Travis Maddox, <strong>sei</strong> sexy quando non fai<br />
lo stronzo», disse con un sorriso da ubriaca che<br />
le deformò la bocca.<br />
«Uh... grazie», risposi afferrandola meglio.<br />
Mi accarezzò la guancia. «Sai cosa, signor<br />
Maddox?»<br />
«Cosa, piccola?»<br />
Si fece seria. «In un’altra vita potrei amarti.»<br />
La fissai per un istante scrutando nei suoi<br />
occhi appannati. Era sbronza, ma in quel<br />
momento non mi sembrò fuori luogo credere<br />
che fosse vero.<br />
«Io potrei amarti in questa.»<br />
Lei piegò la testa e mi premette le labbra<br />
sull’angolo della bocca. Voleva baciarmi, ma<br />
aveva sbagliato mira. Si scostò e lasciò cadere<br />
la testa sulla mia spalla. Mi guardai attorno: chi<br />
era ancora sobrio era rimasto di sasso di fronte<br />
alla scena.<br />
Senza dire una parola la portai alla Charger,<br />
dove trovai America con le braccia incrociate.
284/662<br />
Shepley indicò Abby. «Guardala! È <strong>tu</strong>a amica<br />
e l’hai lasciata fare una cosa estremamente<br />
pericolosa! L’hai incoraggiata!»<br />
«Io la conosco, Shep! Per soldi l’ho vista fare<br />
ben altro!» replicò America.<br />
Le lanciai un’occhiata.<br />
«Bere. Per soldi l’ho vista bere molto di più»,<br />
precisò. «Sai che intendo.»<br />
«Ma ascoltati!» urlò Shepley. «Hai seguito<br />
Abby fin qui dal Kansas per tenerla lontana dai<br />
guai e guardala! Ha un tasso d’alcol spaventoso<br />
in corpo ed è svenuta! Non è un comportamento<br />
da approvare!»<br />
Lei socchiuse gli occhi. «Oh! Grazie per la<br />
comunicazione di servizio su quello che non si<br />
può fare al college, Signor Diciottenne con una<br />
sfilza infinita di fidanzate “serie” alle spalle.»<br />
Mimò il gesto delle virgolette quando disse<br />
«serie».<br />
Shepley rimase a bocca aperta, per nulla<br />
divertito. «Sali in macchina, cazzo. Hai la<br />
sbronza cattiva.»<br />
America scoppiò a ridere. «Non mi hai mai<br />
visto cattiva, cocchino!»<br />
«Ti assicuro che ci stiamo andando vicino!»
285/662<br />
«Sì, un paio di palle. Guarda che non finisce<br />
qui.»<br />
«Sei una stronza!»<br />
America sbiancò. «Portami a casa.»<br />
«Lo farei se salissi su questa macchina del<br />
cazzo!» Shepley aveva urlato le ultime parole,<br />
<strong>tu</strong>tto rosso in volto, con le vene del collo in<br />
rilievo.<br />
Mare aprì la portiera e salì dietro, lasciandola<br />
spalancata. Mi aiutò a sistemare Abby al<br />
suo fianco, dopodiché io presi posto sul sedile<br />
anteriore.<br />
<strong>Il</strong> tragitto fu breve e restammo <strong>tu</strong>tti in silenzio.<br />
Quando Shepley parcheggiò al solito posto,<br />
scesi e ribaltai il sedile.<br />
Abby teneva la testa sulla spalla di America, e<br />
i suoi capelli le coprivano la faccia. La presi e<br />
me la caricai in spalla. America si precipitò<br />
fuori e andò dritta alla sua macchina, pescando<br />
le chiavi dalla borsetta.<br />
«Mare», disse Shepley con voce rotta, già<br />
pentito.<br />
Lei salì, gli sbatté la portiera in faccia e fece<br />
retromarcia.
286/662<br />
Abby era sulla mia spalla con il sedere per<br />
aria e le braccia penzoloni.<br />
«Dovrà tornare per Abby, giusto?» mi chiese<br />
Shep con aria disperata.<br />
In quel momento Abby gemette e sussultò.<br />
Quell’orrendo verso che accompagna pun<strong>tu</strong>almente<br />
il vomito fu seguito da un gorgoglio, e un<br />
istante dopo mi sentii i pantaloni bagnati.<br />
«Dimmi che non è vero», dissi impietrito.<br />
Shepley si chinò e si raddrizzò. «Invece sì.»<br />
Feci i gradini a due a due e lo sollecitai a trovare<br />
la chiave. Non appena aprì la porta, mi<br />
lanciai in bagno.<br />
Abby si chinò sul water e buttò fuori <strong>tu</strong>tto<br />
quello che aveva bevuto. Aveva già i capelli<br />
sporchi di vomito, ma presi lo stesso un elastico<br />
nero dal lavandino e le feci la coda. Le ciocche<br />
bagnate si appiccicavano, <strong>tu</strong>ttavia riuscii a tirarle<br />
indietro e a legarle. Avevo visto parecchie<br />
ragazze raccogliersi capelli in classe e non<br />
impiegai molto a capire come fare.<br />
Abby ebbe un altro sussulto. Inumidii una<br />
salvietta e mi sedetti accanto a lei, premendogliela<br />
sulla fronte. Dopo un po’ si appoggiò<br />
alla vasca con un gemito.
287/662<br />
Le pulii delicatamente il viso e cercai di rimanere<br />
immobile mentre teneva la testa sulla<br />
mia spalla.<br />
«Ce la farai?» chiesi.<br />
Lei si accigliò, ebbe un conato e riuscì a<br />
stringere le labbra quel tanto da avvicinarsi al<br />
water. Vomitò di nuovo.<br />
Era così minuta e la quantità di liquido che<br />
espelleva era incredibile. Iniziai a<br />
preoccuparmi.<br />
Mi allontanai in fretta e tornai con due<br />
asciugamani, un lenzuolo, tre coperte e quattro<br />
cuscini. Lei si lamentava sopra la tazza del<br />
water e tremava <strong>tu</strong>tta. Disposi le coperte<br />
accanto alla vasca e attesi, sapendo che con<br />
grande probabilità avremmo trascorso la notte<br />
in quell’angolo del bagno.<br />
Shepley comparve sulla soglia. «Devo...<br />
chiamare qualcuno?»<br />
«Non ancora. La tengo d’occhio.»<br />
«Sto bene», disse lei. «È il <strong>mio</strong> modo di<br />
evitare un’intossicazione alcolica.»<br />
Lui la guardò <strong>tu</strong>rbato. «No, è il <strong>tu</strong>o modo di<br />
fare s<strong>tu</strong>pidaggini.»<br />
«Ehi, hai il... il suo...»
288/662<br />
«Regalo?» fece inarcando un sopracciglio.<br />
«Sì.»<br />
«Ce l’ho», rispose chiaramente afflitto.<br />
«Grazie.»<br />
Abby si riappoggiò alla vasca e le pulii<br />
prontamente il viso. Shepley bagnò un’altra<br />
salvietta e me la gettò.<br />
«Grazie.»<br />
«Chiama se hai bisogno», aggiunse. «Mi<br />
stendo a letto a escogitare un modo per convincere<br />
Mare a perdonarmi.»<br />
Mi misi il più possibile comodo contro la<br />
vasca e la avvicinai a me. Lei sospirò e i nostri<br />
corpi si fusero. Nonostante fosse sporca di<br />
vomito, starle vicino era l’unica cosa che desiderassi.<br />
Mi tornò in mente quello che mi aveva<br />
detto alla festa.<br />
«In un’altra vita potrei amarti.»<br />
Abby era debole e sofferente tra le mie braccia,<br />
dipendeva da me. In quell’istante capii che<br />
il <strong>mio</strong> sentimento era molto più profondo di<br />
quanto immaginassi. Tra il giorno del nostro<br />
incontro e quella sera sul pavimento del bagno<br />
mi ero innamorato di lei.
289/662<br />
Abby sospirò ancora e mi appoggiò la testa<br />
sulle ginocchia. Prima di appisolarmi, mi accertai<br />
che fosse ben avvolta nelle coperte.<br />
«Trav?» mormorò.<br />
«Sì?»<br />
Non rispose. <strong>Il</strong> suo respiro si fece regolare e<br />
la sua testa pesante sulle mie gambe. La ceramica<br />
fredda contro la schiena e le piastrelle sotto<br />
il sedere erano una tor<strong>tu</strong>ra, ma non osai<br />
muovermi. Lei stava comoda e lo sarebbe<br />
rimasta. Dopo averla guardata dormire per<br />
venti minuti, non sentii più alcun fastidio e chiusi<br />
gli occhi.
14.<br />
IL CUCCIOLO<br />
La giornata era iniziata male. Abby era<br />
andata da America per cercare di convincerla a<br />
tornare con Shepley e lui si stava rosicchiando<br />
le unghie in soggiorno, in attesa di un miracolo.<br />
Avevo portato subito fuori il cane, temendo<br />
che America arrivasse da un momento all’altro<br />
e rovinasse la sorpresa. Gli avevo dato da<br />
mangiare e un asciugamano dove accoccolarsi,<br />
però piangeva lo stesso.<br />
Nonostante non fossi un tipo molto comprensivo,<br />
non potevo biasimarlo: stare chiuso<br />
in una scatola non era piacevole. Per for<strong>tu</strong>na,<br />
pochi secondi prima che tornassero si era<br />
calmato e addormentato.<br />
«Sono qui!» esclamò Shepley balzando in<br />
piedi dal divano.<br />
«D’accordo», dissi chiudendo piano la porta<br />
della sua camera. «Sta’ cal...»
291/662<br />
Prima che potessi terminare la frase, aveva<br />
già aperto la porta e si era precipitato giù per le<br />
scale. Mi fermai all’ingresso, un buon punto<br />
d’osservazione da cui vidi Abby accogliere<br />
Shepley con un sorriso e America riconciliarsi<br />
con lui. Poco dopo Abby si cacciò le mani in<br />
tasca e salì le scale.<br />
Le nubi au<strong>tu</strong>nnali gettavano ombre grigie<br />
dapper<strong>tu</strong>tto, ma il suo sorriso fu come un raggio<br />
di sole. A ogni passo che faceva, il cuore mi<br />
batteva più forte.<br />
«E vissero felici e contenti», esclamai chiudendo<br />
la porta.<br />
Ci sedemmo sul divano e le misi le gambe<br />
sulle mie ginocchia.<br />
«Cosa vuoi fare oggi, Pidge?»<br />
«Dormire. O riposare...»<br />
«Non posso darti prima il regalo?»<br />
Mi diede una spinta sulla spalla. «Non ci<br />
credo! Mi hai preso un regalo?»<br />
«Non è un braccialetto di diamanti, ma ho<br />
pensato potesse piacerti.»<br />
«Mi piacerà di sicuro.»<br />
Le scostai le gambe e andai a recuperare il<br />
dono. Cercai di non scuotere la scatola e sperai
292/662<br />
che il cucciolo non si svegliasse, rovinando<br />
<strong>tu</strong>tto. «Ssst, piccolo. Non piangere, okay? Fa’ il<br />
bravo.»<br />
Posai la scatola ai suoi piedi e mi accovacciai.<br />
«Sbrigati, voglio che sia una sorpresa.»<br />
«Devo sbrigarmi?» chiese sollevando il<br />
coperchio. Restò a bocca aperta. «Un cucciolo?»<br />
strillò infilando le mani nella scatola. Se<br />
lo accostò al viso, cercando di tenerlo fermo<br />
mentre si dimenava e si allungava per leccarla.<br />
«Ti piace?»<br />
«Lo adoro! Mi hai preso un cucciolo!»<br />
«È un Cairn Terrier. Ho fatto tre ore di<br />
strada per andare a prenderlo, giovedì dopo la<br />
lezione.»<br />
«Allora, quando hai detto che andavi con<br />
Shepley a portare la macchina dal<br />
meccanico...»<br />
Annuii. «...siamo andati a prendere il <strong>tu</strong>o<br />
regalo.»<br />
«Non sta fermo un minuto!» osservò<br />
ridendo.<br />
«Ogni ragazza del Kansas ha bisogno di un<br />
Toto!» dissi cercando di impedire che quella<br />
palla di pelo le cadesse dalle ginocchia.
293/662<br />
«Assomiglia proprio a Toto! Lo chiamerò<br />
così», esclamò lei facendogli una smorfia.<br />
Era felice, e anch’io.<br />
«Puoi tenerlo qui. Me ne occuperò io quando<br />
tornerai alla Morgan ed è la garanzia che verrai<br />
a trovarmi.»<br />
«Sarei tornata lo stesso, Trav.»<br />
«Farei qualsiasi cosa per vedere sempre quel<br />
sorriso che ora hai sul volto.»<br />
A quelle parole tacque per qualche istante,<br />
ma tornò quasi subito a rivolgere l’attenzione al<br />
cane. «Penso che <strong>tu</strong> abbia bisogno di fare un<br />
pisolino, Toto. Sì, è proprio così.»<br />
Assentii, la presi in braccio e la sollevai.<br />
«Allora andiamo.»<br />
La portai in camera, scostai le coperte e la<br />
adagiai sul letto. Quel gesto sarebbe bastato di<br />
per sé a eccitarmi ma ero troppo stanco. Mi<br />
chinai su di lei per tirare le tende e crollai sul<br />
cuscino.<br />
«Grazie per essere restato con me ieri notte»,<br />
disse con voce rauca e assonnata. «Non c’era<br />
bisogno che dormissi per terra in bagno.»<br />
«È stata una delle notti più belle della mia<br />
vita.»
294/662<br />
Abby si girò e mi lanciò un’occhiata perplessa.<br />
«Perché hai dormito fra il water e la<br />
vasca su un pavimento duro e freddo di<br />
piastrelle con una scema che vomitava?»<br />
«A dire il vero sono stato sveglio con te<br />
quando stavi male e ti ho visto addormentarti<br />
fra le mie braccia. Non è stato comodo e non ho<br />
chiuso occhio, ma ho festeggiato il <strong>tu</strong>o diciannovesimo<br />
compleanno con te, e da ubriaca <strong>sei</strong><br />
davvero molto dolce.»<br />
«Tra un conato e l’altro dovevo proprio<br />
essere affascinante.»<br />
La attirai a me, accarezzando Toto che le si<br />
era accoccolato vicino al collo. «Sei l’unica<br />
donna che conosco che è fantastica anche<br />
quando è china sul water. <strong>Il</strong> che è <strong>tu</strong>tto dire.»<br />
«Grazie, Trav. Non ti costringerò più a farmi<br />
da baby-sitter.»<br />
Mi appoggiai al cuscino. «Come vuoi. Ma<br />
nessuno sa tenerti i capelli bene come me.»<br />
Rise e chiuse gli occhi. Per quanto stanco<br />
fossi, mi era difficile non guardarla. Era senza<br />
trucco, tranne per una sbava<strong>tu</strong>ra di mascara<br />
sulla palpebra inferiore. Si agitò un po’ e alla<br />
fine si rilassò.
295/662<br />
Battei le palpebre, sentendo gli occhi sempre<br />
più pesanti. Mi sembrava di essermi appena<br />
addormentato quando udii il campanello.<br />
Abby non si mosse nemmeno.<br />
Due voci maschili stavano mormorando in<br />
soggiorno: una era di Shepley. America le interruppe<br />
con la sua, acuta. Nessuno però aveva un<br />
tono allegro. Chiunque fosse arrivato, non era lì<br />
per una visita di cortesia.<br />
Sentii alcuni passi in corridoio e poi la porta<br />
si spalancò. Sulla soglia c’era Parker. Guardò<br />
me e Abby contraendo la mascella.<br />
Immaginai che cosa stesse pensando e mi<br />
passò per la mente di spiegargli perché Abby<br />
era nel <strong>mio</strong> letto, ma non lo feci. Anzi, le posai<br />
una mano sul fianco.<br />
«Chiudi la porta quando hai finito di farti gli<br />
affari miei», dissi appoggiando la testa accanto<br />
a quella di lei.<br />
Parker se ne andò senza dire una parola. Non<br />
sbatté la porta della camera, ma mise <strong>tu</strong>tte le<br />
sue forze per chiudere quella d’ingresso.<br />
Shepley fece capolino nella stanza. «Cazzo,<br />
fratello, la vedo brutta.»
296/662<br />
Ormai era fatta, non si potevano cambiare le<br />
cose. Al momento non mi preoccupai delle conseguenze,<br />
<strong>tu</strong>ttavia, mentre stavo disteso a<br />
osservare il volto splendido di Abby, la sua<br />
espressione totalmente serena, sentii a poco a<br />
poco crescere il panico. Quando avesse<br />
scoperto che cosa avevo fatto, mi avrebbe<br />
odiato.<br />
<strong>Il</strong> mattino dopo le ragazze uscirono in fretta<br />
per andare a lezione. Pidge non aveva quasi<br />
avuto il tempo di parlarmi, perciò non avevo la<br />
più pallida idea di che cosa pensasse della<br />
giornata precedente.<br />
Mi lavai i denti, mi vestii e trovai Shepley in<br />
cucina. Era seduto sullo sgabello davanti al<br />
banco e stava bevendo il latte con il cucchiaio.<br />
Indossava una felpa con cappuccio e i boxer<br />
rosa che America gli aveva comprato ritenendoli<br />
«sexy».<br />
Presi un bicchiere dalla lavastoviglie e lo<br />
riempii di succo d’arancia. «A quanto pare,<br />
avete chiarito le cose.»
297/662<br />
Lui sorrise, già ebbro di felicità. «Sì. Ti ho<br />
mai detto come sia America a letto dopo una<br />
lite?»<br />
Feci una smorfia. «No, e ti prego di non<br />
farlo.»<br />
«Discutere con lei è allucinante ma è anche<br />
una tentazione, se dopo facciamo pace così.»<br />
Quando non risposi, proseguì: «Penso che<br />
sposerò quella ragazza».<br />
«Sì, be’, quando avrai finito di fare il coglione,<br />
ricordati che dobbiamo andare.»<br />
«Sta’ zitto, Travis. Non pensare che non veda<br />
che cosa ti sta succedendo.»<br />
Incrociai le braccia. «E cosa mi sta<br />
succedendo?»<br />
«Ti <strong>sei</strong> innamorato di Abby.»<br />
«Puah. Ti <strong>sei</strong> inventato delle balle per non<br />
pensare ad America.»<br />
«Lo neghi?» Mi trafisse con gli occhi e io<br />
guardai dapper<strong>tu</strong>tto pur di evitare d’incrociarli.<br />
Dopo un buon minuto mi dimenai nervoso,<br />
restando <strong>tu</strong>ttavia in silenzio.<br />
«Adesso chi fa il coglione?»<br />
«Vaffanculo.»<br />
«Ammettilo.»
298/662<br />
«No.»<br />
«No, non neghi di esserti innamorato di<br />
Abby o no, non lo vuoi ammettere? Perché<br />
comunque sia, idiota, <strong>tu</strong> l’ami.»<br />
«...e allora?»<br />
«Lo sapevo!» esultò lui, scostando con forza<br />
lo sgabello che scivolò sul pavimento fino al<br />
tappeto.<br />
«Io... è solo che... sta’ zitto, Shep», dissi<br />
stringendo le labbra.<br />
Mi indicò mentre andava in camera. «Lo hai<br />
appena ammesso. Travis Maddox si è innamorato<br />
e ora possiamo dire di aver visto di <strong>tu</strong>tto.»<br />
«Pensa piuttosto a metterti un paio di pantaloni<br />
e andiamo!»<br />
Lui ridacchiò fra sé e io fissai per terra. Dirlo<br />
ad alta voce a un’altra persona lo aveva reso<br />
reale, e adesso non sapevo che fare.<br />
Meno di cinque minuti dopo stavo armeggiando<br />
con la radio della Charger mentre Shepley<br />
usciva dal posteggio.<br />
Ci destreggiammo nel traffico rallentando<br />
solo quel tanto da non investire qualche<br />
pedone. Shep sembrava incredibilmente di<br />
buon umore. Alla fine trovò un parcheggio
299/662<br />
adatto e ci dirigemmo insieme a Composizione<br />
II, l’unica lezione che avevamo in comune.<br />
La fila in alto era da settimane la preferita di<br />
entrambi, perché mi consentiva di evitare lo<br />
stormo di ragazze che di solito attorniava il <strong>mio</strong><br />
banco.<br />
La dottoressa Park entrò in aula di buon<br />
passo e posò la borsa, la valigetta e un bicchiere<br />
di caffè sulla cattedra. «Cristo, che freddo!»<br />
esclamò stringendosi meglio nel cappotto. «Ci<br />
siete <strong>tu</strong>tti?» Alzammo le mani e lei annuì senza<br />
prestare realmente attenzione. «Bene. Oggi:<br />
prova a sorpresa!» Si udì un coro di proteste e<br />
lei sorrise. «Mi vorrete bene lo stesso. Prendete<br />
carta e penna, ragazzi, non ho <strong>tu</strong>tto il giorno.»<br />
Nell’aula si udì un frusciare di fogli. Scribacchiai<br />
il nome in cima al <strong>mio</strong> e sorrisi vedendo il<br />
panico di Shepley.<br />
«Perché? Una prova a sorpresa a Composizione<br />
II? È assurdo, cazzo», sibilò.<br />
La prova si rivelò piuttosto semplice e la<br />
lezione terminò con l’assegnazione di un altro<br />
lavoro da consegnare entro il fine settimana.<br />
Poco prima della fine un ragazzo nella fila davanti<br />
si girò a guardare. Lo riconobbi: si
300/662<br />
chiamava Levi, ma lo sapevo solo perché avevo<br />
sentito la dottoressa Park chiamarlo così.<br />
Portava sempre i capelli scuri pettinati all’indietro,<br />
scostati dal viso butterato. Non veniva<br />
mai in mensa né all’associazione, non faceva<br />
parte della squadra di football e non lo si<br />
vedeva alle feste. Non a quelle a cui andavo io,<br />
a ogni modo.<br />
Lo guardai e tornai a rivolgere la mia attenzione<br />
all’insegnante, che stava raccontando<br />
dell’ultima visita del suo amico gay.<br />
Quando abbassai lo sguardo, vidi che mi<br />
stava ancora fissando.<br />
«Ti serve qualcosa?» domandai.<br />
«Ho saputo della festa da Brazil questo fine<br />
settimana. Ben fatto.»<br />
«Eh?»<br />
Anche la ragazza alla sua destra, Elizabeth, si<br />
girò scuotendo i capelli castani. Era la fidanzata<br />
di uno dei miei compagni dell’associazione. «Sì,<br />
mi è spiaciuto di essermi persa lo spettacolo.»<br />
Shepley si protese. «Che spettacolo? La lite<br />
fra me e Mare?»<br />
<strong>Il</strong> ragazzo ridacchiò. «No, la festa di Abby.»
301/662<br />
«La festa di compleanno?» domandai cercando<br />
di capire a cosa si riferisse. Erano successe<br />
tante cose che avrebbero po<strong>tu</strong>to scatenare<br />
i pettegolezzi, ma non al punto di incuriosire<br />
un tizio spuntato dal nulla.<br />
Elizabeth controllò che la dottoressa Park<br />
non guardasse e si voltò. «Abby e Parker.»<br />
Un’altra ragazza si girò. «Oh sì. Ho saputo<br />
che Parker vi ha scoperti ieri mattina, è vero?»<br />
«Lo hai saputo dove?» replicai sentendo una<br />
scarica di adrenalina in corpo.<br />
Elizabeth scrollò le spalle. «È sulla bocca di<br />
<strong>tu</strong>tti. Ne parlavano nella mia classe<br />
stamattina.»<br />
«Anche nella mia», aggiunse Levi.<br />
L’altra ragazza annuì.<br />
Elizabeth si girò un po’ di più e si protese<br />
verso di me. «Davvero si è appartata con<br />
Parker nel corridoio di Brazil e poi è venuta a<br />
casa con te?»<br />
Shepley si accigliò. «Vive da noi.»<br />
«No», fece la ragazza accanto. «Lei e Parker<br />
stavano facendo l’amore sul divano di Brazil,<br />
poi si è alzata, ha ballato con Travis, Parker se
302/662<br />
n’è andato <strong>tu</strong>tto incazzato e lei è andata via con<br />
Travis... e Shepley.»<br />
«Non è quello che ho sentito io», replicò<br />
Elizabeth cercando di frenare l’euforia. «Ho<br />
saputo che è stata una cosa a tre. Allora... qual<br />
è la verità, Travis?»<br />
Levi sembrava gradire quei discorsi. «A me<br />
risultava il contrario.»<br />
«Cioè?» chiesi, già irritato dal suo tono.<br />
«Che a Parker toccassero quelle che ti eri già<br />
fatto <strong>tu</strong>.»<br />
Socchiusi gli occhi. Chiunque fosse quel tizio,<br />
sapeva fin troppo. «Non sono affari <strong>tu</strong>oi, testa<br />
di cazzo.»<br />
«Bene», intervenne Shepley posando la<br />
mano sul <strong>mio</strong> banco.<br />
Levi si girò all’istante ed Elizabeth inarcò le<br />
sopracciglia prima di imitarlo.<br />
«Brutto pezzo di merda», borbottai e guardai<br />
Shepley. «È ora di pranzo, qualcuno la deve<br />
avvertire. Dicono che sia venuta a letto con<br />
<strong>tu</strong>tti e due. Cazzo, cazzo, Shepley, cosa faccio?»<br />
Lui mise immediatamente la sua roba nello<br />
zaino e io feci lo stesso.
303/662<br />
«Andate pure», annunciò la dottoressa Park.<br />
«Forza, levate le tende e siate produttivi.»<br />
Lo zaino mi rimbalzò sulla schiena mentre<br />
correvo attraverso il campus fino alla mensa.<br />
Scorsi America e Abby a pochi passi<br />
dall’ingresso.<br />
Shepley afferrò America per un braccio.<br />
«Mare», ansimò.<br />
Mi misi le mani sui fianchi, cercando di<br />
riprendere fiato.<br />
«Una folla di donne infuriate ti sta<br />
inseguendo?» chiese Abby scherzando.<br />
Scossi la testa. Mi tremavano le mani, perciò<br />
strinsi le cinghie dello zaino. «Volevo raggiungerti...<br />
prima che... entrassi», risposi affannato.<br />
«Che succede? domandò America a Shepley.<br />
«Hanno messo in giro una voce», spiegò lui.<br />
«Tutti dicono che Travis si sia portato a casa<br />
Abby e... i particolari variano, ma è una cosa<br />
piuttosto brutta.»<br />
«Cosa? Parli sul serio?» gridò Abby.<br />
America si spazientì. «Che t’importa, Abby?<br />
Sono settimane che <strong>tu</strong>tti fanno conget<strong>tu</strong>re su te<br />
e Trav. Non è la prima volta che qualcuno vi<br />
accusa di andare a letto insieme.»
304/662<br />
Guardai Shepley, sperando che avesse<br />
trovato il modo per togliermi d’impaccio.<br />
«Che c’è?» insistette Abby. «C’è qualcos’altro,<br />
vero?»<br />
Shepley sospirò. «Dicono che <strong>tu</strong> sia andata a<br />
letto con Parker da Brazil e poi abbia permesso<br />
a Travis di portarti a casa, se capisci cosa<br />
intendo.»<br />
Lei restò a bocca aperta. «Grande! Quindi<br />
adesso sono la sgualdrina dell’università?»<br />
Ero io la causa di <strong>tu</strong>tto e ovviamente era<br />
Abby a pagare. «È colpa mia. Se si trattasse di<br />
un altro, non direbbero cose simili su di te.»<br />
Entrai in mensa con le mani chiuse a pugno.<br />
Abby si sedette e io mi sistemai dall’altro<br />
lato, ad alcuni posti di distanza. In passato<br />
erano girate voci sul fatto che mi portassi a<br />
letto delle ragazze e a volte avevano coinvolto<br />
anche Parker, ma fino ad allora non mi era mai<br />
importato. Abby non si meritava di essere considerata<br />
così solo perché era mia amica.<br />
«Non c’è bisogno che ti sieda laggiù, Trav.<br />
Vieni qui», disse toccando il tavolo davanti a<br />
lei.
305/662<br />
«Ho saputo della <strong>tu</strong>a fantastica festa di compleanno,<br />
Abby», fece Chris Jenks gettandomi<br />
una foglia di lat<strong>tu</strong>ga nel piatto.<br />
«Non cominciare, Jenks», lo ammonii cupo.<br />
Lui sorrise. «Ho sentito che Parker è furioso.<br />
Ha detto di essere venuto da te ieri e che <strong>tu</strong> e<br />
Travis dormivate ancora.»<br />
«Stavano facendo un pisolino», precisò acida<br />
America.<br />
Abby mi guardò. «È venuto Parker?»<br />
Mi spostai sulla sedia, a disagio. «Stavo per<br />
dirtelo.»<br />
«Quando?» chiese bruscamente.<br />
America si avvicinò al suo orecchio, probabilmente<br />
per spiegarle quello che gli altri già<br />
sapevano.<br />
Abby posò i gomiti sul tavolo e si coprì la faccia<br />
con le mani. «Di bene in meglio.»<br />
«Quindi non avete combinato niente voi<br />
due?» indagò Chris. «Accidenti, che peccato. E<br />
io che pensavo che Abby fosse giusta per te,<br />
Trav.»<br />
«Piantala Chris», lo avvertì Shepley.
306/662<br />
«Se non te la <strong>sei</strong> fatta, ti spiace se ci provo<br />
io?» insistette Jenks sogghignando ai suoi<br />
amici.<br />
Mi alzai in piedi e mi allungai verso di lui. <strong>Il</strong><br />
sorriso che aveva sulle labbra si trasformò a<br />
poco a poco in un’espressione di terrore. Con<br />
una mano lo afferrai per la gola e con l’altra lo<br />
agguantai per la maglietta. Non sentii quasi<br />
l’impatto tra le mie nocche e la sua faccia. Ero<br />
furioso e persi le staffe. Jenks si protesse il viso<br />
con le mani, ma io continuai a pestarlo.<br />
«Travis!» urlò Abby girando attorno al<br />
tavolo.<br />
Mi bloccai, mollai la maglietta di Chris e lo<br />
lasciai andare. L’espressione di Abby mi aveva<br />
indotto a fermarmi: aveva paura di quello che<br />
aveva visto. Deglutì e indietreggiò. Di fronte<br />
alla sua reazione la rabbia divenne <strong>tu</strong>ttavia<br />
ancora più forte: non verso di lei, ma nei confronti<br />
di me stesso, per la vergogna che<br />
provavo. La superai urtandola e spintonai chiunque<br />
mi si parasse davanti. Avevo ottenuto<br />
due ottimi risultati: primo, avevo contribuito<br />
ad alimentare i pettegolezzi sulla ragazza che<br />
amavo, secondo, l’avevo spaventata a morte.
307/662<br />
La mia stanza mi sembrò l’unico posto dove<br />
rifugiarmi: mi vergognavo troppo persino per<br />
chiedere consiglio a <strong>mio</strong> padre. Shepley mi raggiunse.<br />
Senza dire una parola salì sulla Charger<br />
e accese il motore.<br />
Non parlammo per <strong>tu</strong>tto il tragitto verso<br />
casa. Non riuscivo a pensare a quello che<br />
sarebbe accaduto quando Abby fosse tornata.<br />
Shepley parcheggiò e io scesi, salendo le<br />
scale come uno zombie. Non c’era possibilità di<br />
un lieto fine. Abby se ne sarebbe andata perché<br />
si era spaventata per quanto aveva visto o, peggio<br />
ancora, avrei dovuto liberarla dalla<br />
scommessa perché se ne potesse andare, anche<br />
se non voleva.<br />
Mi ero barcamenato fra l’idea di lasciarla<br />
perdere e quella di starle dietro con più convinzione.<br />
Entrato in casa, gettai lo zaino contro il<br />
muro e sbattei la porta della camera, ma la cosa<br />
non mi fece star meglio. Mentre andavo su e<br />
giù pestando i piedi come un bambino, capii<br />
infatti quanto tempo le facevo perdere standole<br />
dietro, se così si poteva dire.<br />
In quel momento udii il motore della Honda<br />
di America girare in folle per qualche istante e
308/662<br />
poi spegnersi. Abby doveva essere con lei.<br />
Sarebbe entrata urlando o con un’aria totalmente<br />
indifferente, e non sapevo quale delle<br />
due alternative mi avrebbe fatto più male.<br />
«Travis?» disse Shepley aprendo la porta.<br />
Scossi la testa e mi sedetti sul bordo del letto,<br />
che s’infossò sotto il <strong>mio</strong> peso. «Non sai<br />
neanche cos’abbia intenzione di dirti. Forse<br />
vuole solo vedere come stai.»<br />
«Ho detto di no.»<br />
Richiuse la porta. Gli alberi stavano perdendo<br />
ogni colore e ben presto sarebbero<br />
rimasti spogli. Quando fossero cadute le ultime<br />
foglie, Abby se ne sarebbe andata. Accidenti,<br />
all’idea mi sentii male.<br />
Pochi minuti dopo bussarono di nuovo.<br />
«Travis? Sono io, apri.»<br />
Sospirai.<br />
«Vattene, Pidge.» La porta cigolò quando la<br />
socchiuse. Non mi voltai, non ce n’era bisogno.<br />
Toto era alle mie spalle e scodinzolava, contento<br />
di vederla. «Che ti succede, Trav?»<br />
domandò.<br />
Non sapevo come dirle la verità e una parte<br />
di me era comunque sicura che non mi avrebbe
309/662<br />
ascoltato, quindi mi limitai a guardare dalla<br />
finestra e a contare le foglie che cadevano. A<br />
ogni foglia che si staccava la partenza di Abby<br />
si faceva più vicina. Erano la mia clessidra<br />
na<strong>tu</strong>rale.<br />
Lei restò in piedi con le braccia conserte.<br />
Attesi che urlasse o che mi rimproverasse per<br />
aver perso il controllo in mensa.<br />
«Non me ne vuoi parlare?»<br />
Fece per andarsene e io sospirai. «Ricordi<br />
l’episodio quando Brazil mi ha fatto quella bat<strong>tu</strong>ta<br />
e <strong>tu</strong> <strong>sei</strong> accorsa in mia difesa? Be’... è successa<br />
la stessa cosa. Mi sono solo fatto prendere<br />
la mano, ecco <strong>tu</strong>tto.»<br />
«Eri arrabbiato ancora prima che Chris<br />
aprisse bocca», osservò sedendosi sul letto.<br />
Toto le si mise subito in grembo, chiedendo<br />
coccole. Conoscevo bene quella sensazione. Le<br />
buffonate, le bravate erano solo per attirare la<br />
sua attenzione, ma lei pareva ignara di <strong>tu</strong>tto,<br />
persino del <strong>mio</strong> assurdo comportamento.<br />
«Parlavo sul serio, prima. Devi starmi<br />
lontano, Pidge. Io non ce la faccio.»<br />
Lei mi toccò il braccio. «Non vuoi davvero<br />
che me ne vada.»
310/662<br />
Non aveva idea di quanto avesse ragione e<br />
nel contempo torto. I sentimenti conflit<strong>tu</strong>ali<br />
che provavo mi facevano impazzire. Ero<br />
innamorato, non potevo concepire una vita<br />
senza Abby ma nel contempo desideravo per lei<br />
qualcosa di meglio; eppure l’idea che stesse con<br />
un altro era insopportabile. Nessuno di noi due<br />
poteva vincere, ma io non dovevo perderla, e<br />
quel tira e molla mi sfibrava.<br />
La attirai a me e la baciai sulla fronte.<br />
«Nonostante <strong>tu</strong>tti i miei sforzi, finirai per<br />
odiarmi.»<br />
Lei mi abbracciò. «Dobbiamo essere amici.<br />
Non accetterò un no come risposta.»<br />
Mi aveva rubato la bat<strong>tu</strong>ta della prima volta,<br />
quand’eravamo andati insieme da Pizza Shack.<br />
Mi sembrava una vita fa e non sapevo quando<br />
la si<strong>tu</strong>azione si fosse ingarbugliata in quel<br />
modo.<br />
«Ti guardo spesso dormire», dissi stringendola.<br />
«Hai sempre un’aria così serena. Io non<br />
ho quella tranquillità, ho questa rabbia che mi<br />
ribolle dentro, sempre... tranne quando ti<br />
guardo dormire. Ero sveglio quando è arrivato<br />
Parker. Ci ha visti e sembrava sconvolto... Ho
311/662<br />
capito cosa stava pensando, ma non ho detto<br />
nulla, volevo credesse che tra noi fosse successo<br />
qualcosa. E adesso l’intera scuola pensa che <strong>tu</strong><br />
sia stata con <strong>tu</strong>tti e due la stessa notte.»<br />
Abby scrollò le spalle. «Se crede ai<br />
pettegolezzi, è un problema suo.»<br />
«È difficile non crederci dopo averci visto a<br />
letto insieme.»<br />
«Sa che vivo da te. E poi ero completamente<br />
vestita, santo cielo.»<br />
Sospirai. «Probabilmente era troppo<br />
incazzato per accorgersene. So che ti piace,<br />
Pidge, avrei dovuto spiegargli come stavano le<br />
cose. Ti devo almeno questo.»<br />
«Non importa.»<br />
«Non <strong>sei</strong> arrabbiata?» domandai sorpreso.<br />
«Per questo <strong>sei</strong> tanto agitato? Pensavi che mi<br />
sarei arrabbiata quando mi avessi detto la<br />
verità?»<br />
«Dovresti esserlo. Se qualcuno mi rovinasse<br />
la reputazione, sarei un po’ incazzato.»<br />
«Per te la reputazione non conta. Dov’è finito<br />
il Travis a cui non importa un accidente di<br />
quello che pensano gli altri?» scherzò dandomi<br />
un colpetto con il gomito.
312/662<br />
«Era prima che vedessi la <strong>tu</strong>a faccia quando<br />
hai saputo quello che dicevano. Non voglio che<br />
ti feriscano per colpa mia.»<br />
«Non potresti mai fare niente che mi<br />
ferisca.»<br />
«Piuttosto mi taglierei un braccio», aggiunsi<br />
sospirando.<br />
Accostai la guancia ai suoi capelli. Aveva<br />
sempre un profumo così buono, mi dava una<br />
sensazione incredibile. Starle vicino mi placava.<br />
Tutto il <strong>mio</strong> corpo si rilassò e all’improvviso mi<br />
sentii tanto stanco da non aver più voglia di<br />
muovermi. Restammo lì abbracciati, lei con la<br />
testa contro il <strong>mio</strong> collo. Passato quel<br />
momento, non ci sarebbero più state certezze,<br />
perciò me lo vissi appieno.<br />
Quando il sole iniziò a tramontare, udii bussare<br />
debolmente alla porta. «Abby?» La voce di<br />
America suonò sommessa al di là del legno.<br />
«Entra, Mare», dissi sapendo che probabilmente<br />
era preoccupata, sentendoci così<br />
silenziosi.<br />
Entrò con Shepley e sorrise vedendoci<br />
avvinghiati. «Noi andiamo a mangiare un boccone.<br />
Vi va di fare un salto da Pei Wei?»
313/662<br />
«Bleah... di nuovo al cinese, Mare? Sul<br />
serio?» feci.<br />
«Sì, sul serio», rispose con un’aria un po’ più<br />
serena. «Venite o no?»<br />
«Io sto morendo di fame», disse Abby.<br />
«Ma certo, non <strong>sei</strong> riuscita a pranzare»,<br />
affermai corrucciato. Mi alzai e la tirai su.<br />
«Forza. Vediamo di farti mangiare qualcosa.»<br />
Non ero ancora pronto a lasciarla andare,<br />
perciò la cinsi con un braccio per <strong>tu</strong>tto il tragitto<br />
fino al ristorante. Lei non sembrò dispiaciuta,<br />
anzi, in macchina si appoggiò a me.<br />
Non appena trovammo un tavolo, lasciai il<br />
giubbotto accanto a Abby e andai in bagno. Era<br />
strano che <strong>tu</strong>tti fingessero che non avessi fatto<br />
a pugni: sembrava non fosse successo niente.<br />
Misi le mani sotto il rubinetto e mi bagnai il<br />
viso, guardandomi allo specchio. L’acqua mi<br />
gocciolò sul naso e sul mento. Per l’ennesima<br />
volta avrei dovuto controllare il malumore e<br />
adattarmi al clima di finta spensieratezza generale.<br />
Come se dovessimo recitare per consentire<br />
a Abby di vivere nella sua piccola bolla<br />
asettica, in cui non esistevano sentimenti forti e<br />
<strong>tu</strong>tto era codificato.
314/662<br />
«Maledizione! Non hanno ancora portato da<br />
mangiare?» domandai infilandomi sulla panca<br />
vicino a lei. Aveva il telefono sul tavolo: lo<br />
presi, premetti il pulsante della macchina fotografica,<br />
feci una faccia idiota e scattai. Cercai il<br />
<strong>mio</strong> nome e vi allegai l’immagine. «Così ti<br />
ricorderai quanto mi adori quando ti chiamo.»<br />
«Quanto <strong>sei</strong> s<strong>tu</strong>pido», commentò America.<br />
Lei e Shepley parlarono per quasi <strong>tu</strong>tto il tempo<br />
delle lezioni e degli ultimi pettegolezzi, attenti a<br />
non citare quanti erano stati coinvolti nella<br />
rissa poche ore prima.<br />
Abby li guardò conversare con il mento<br />
appoggiato sulla mano, sorridente e splendida.<br />
Aveva dita minuscole e notai con sorpresa<br />
quanto nudo sembrasse l’anulare senza un<br />
anello. Lei mi guardò e mi diede uno spintone<br />
affet<strong>tu</strong>oso sulla spalla. Poi si raddrizzò e continuò<br />
ad ascoltare America.<br />
Ridemmo e scherzammo fino alla chiusura<br />
del locale, poi ci infilammo in macchina per<br />
tornare a casa. Mi sentivo sfinito ma, anche se<br />
la giornata mi era sembrata eterna, non volevo<br />
finisse. Shepley portò America in spalla su per<br />
le scale, io invece restai indietro e tirai Abby
315/662<br />
per un braccio. Seguii con lo sguardo i nostri<br />
amici finché entrarono e le tenni nervoso le<br />
mani. «Ti devo le mie scuse per oggi, perciò...<br />
scusami.»<br />
«Ti <strong>sei</strong> già scusato. È <strong>tu</strong>tto a posto.»<br />
«No, mi sono scusato per Parker. Non sono<br />
uno psicopatico che aggredisce la gente per<br />
niente e voglio che <strong>tu</strong> lo sappia», aggiunsi. «Ma<br />
non ti ho difesa per la giusta ragione, e per<br />
questo ti devo le mie scuse.»<br />
«Che sarebbe...?» incalzò lei.<br />
«Ho picchiato Jenks perché ha detto che voleva<br />
essere il prossimo della fila, non perché ti<br />
stava prendendo in giro.»<br />
«Insinuare che ci sia una fila è una ragione<br />
più che valida per difendermi, Trav.»<br />
«È quello che intendo. Ero incazzato perché<br />
sembrava che volesse venire a letto con te.»<br />
Lei rifletté un istante sulle mie parole, poi mi<br />
afferrò per la maglietta e mi premette la fronte<br />
contro il petto. «Sai cosa? Non m’importa»,<br />
esclamò guardandomi con un sorriso. «Non<br />
m’importa di quello che dice la gente o che <strong>tu</strong><br />
abbia perso il controllo o della ragione per cui<br />
hai gonfiato Chris di pugni. L’ultima cosa che
316/662<br />
voglio è avere una brutta reputazione, ma sono<br />
stanca di dovere spiegare la nostra amicizia a<br />
<strong>tu</strong>tti. Che vadano al diavolo.»<br />
Le mie labbra si piegarono in un sorriso. «La<br />
nostra amicizia? A volte mi chiedo se mi<br />
ascolti.»<br />
«Che vuoi dire?»<br />
La bolla di cui si era circondata era impenetrabile<br />
e mi chiesi che cosa sarebbe successo se<br />
mai fossi riuscito a infrangerla.<br />
«Entriamo, dai. Sono stanco.»<br />
Lei annuì e salimmo insieme le scale. America<br />
e Shepley stavano già bisbigliando sereni<br />
nella loro stanza e Abby scomparve in bagno. I<br />
<strong>tu</strong>bi gemettero e sentii lo scroscio della doccia.<br />
Toto mi tenne compagnia mentre aspettavo.<br />
Abby <strong>tu</strong>ttavia terminò presto la sua routine<br />
serale.<br />
Si stese a letto con i capelli umidi sul <strong>mio</strong><br />
braccio. Fece un respiro lungo e tranquillo.<br />
«Tra due settimane tornerò alla Morgan. Che<br />
numero escogiterai quando me ne andrò?»<br />
«Non lo so», risposi. Non volevo pensarci.<br />
«Ehi», esclamò toccandomi il braccio. «Stavo<br />
scherzando.»
317/662<br />
Tentai di rilassarmi ricordandomi che per il<br />
momento era ancora vicino a me, ma invano.<br />
Non c’era rimedio. Dovevo tenerla con me, e<br />
avevamo già sprecato troppo tempo.<br />
«Ti fidi di me, Pidge?» chiesi un po’ nervoso.<br />
«Sì, perché?»<br />
«Vieni qui», dissi attirandola a me. Mi<br />
aspettavo che protestasse, invece s’irrigidì solo<br />
per un attimo prima di abbandonarsi<br />
nell’abbraccio e mi posò la guancia sul petto.<br />
Sentii subito le palpebre pesanti. L’indomani<br />
avrei dovuto trovare il modo di rimandare la<br />
sua partenza, ma in quell’istante dormire con<br />
lei era l’unica cosa che desideravo.
15.<br />
IL GIORNO DOPO<br />
Due settimane: era il tempo che mi restava<br />
per godermi la sua compagnia o dimostrarle<br />
che ero il ragazzo giusto per lei.<br />
Sfoderai <strong>tu</strong>tto il <strong>mio</strong> fascino e mi gettai<br />
anima e corpo nell’impresa. Andammo al bowling,<br />
a cena, a pranzo, al cinema. Passammo<br />
anche più tempo possibile a casa: noleggiavamo<br />
un film, ordinavamo da mangiare, qualsiasi<br />
cosa pur di stare solo con lei, e non litigammo<br />
neanche una volta.<br />
Adam chiamò per un paio di incontri e,<br />
anche se divertii il pubblico, si lamentò della<br />
loro brevità. I soldi erano importanti, ma non<br />
volevo stare a lungo lontano da Pidge.<br />
Abby non era mai stata così felice e per la<br />
prima volta io mi sentii sereno, appagato,<br />
anziché arrabbiato e a pezzi.
319/662<br />
La sera stavamo accoccolati a letto come una<br />
vecchia coppia sposata. Più si avvicinava la sua<br />
ultima sera all’appartamento, <strong>tu</strong>ttavia, più mi<br />
era difficile restare allegro e fingere di non<br />
volere che le cose cambiassero.<br />
Due sere prima di andarsene Abby scelse di<br />
cenare da Pizza Shack. Briciole sul pavimento<br />
rosso, odore d’olio e di spezie nell’aria: a parte<br />
la fastidiosa squadra di calcio, era <strong>tu</strong>tto<br />
perfetto.<br />
Ma triste. Era il primo locale dove avevamo<br />
cenato insieme. Abby rise molto ma non si aprì<br />
mai veramente, non parlò mai del tempo che<br />
avevamo trascorso insieme: era sempre chiusa<br />
nella sua bolla, dimentica di <strong>tu</strong>tto. <strong>Il</strong> fatto che<br />
ignorasse i miei sforzi a volte mi faceva infuriare,<br />
ma essere paziente e renderla felice erano<br />
le mie uniche possibilità di successo.<br />
Quella notte si addormentò quasi subito.<br />
Mentre riposava a pochi centimetri da me, la<br />
osservai cercando di imprimermi quell’immagine<br />
in testa: le sue ciglia, la sensazione che mi<br />
davano i suoi capelli sul braccio, il profumo di<br />
pulito, di frutta della sua lozione per il corpo, il<br />
rumore quasi impercettibile del suo respiro.
320/662<br />
Era così serena, e ormai si era abi<strong>tu</strong>ata a<br />
dormire nel <strong>mio</strong> letto.<br />
Le pareti della stanza erano tappezzate di<br />
foto nostre. Era buio ma le conoscevo <strong>tu</strong>tte a<br />
memoria. Adesso che finalmente la sentivo casa<br />
mia, lei se ne andava.<br />
La mattina dell’ultimo giorno, sapendo che<br />
presto l’avremmo riaccompagnata alla Morgan,<br />
fui sopraffatto dal dolore. Pidge sarebbe<br />
rimasta in zona, forse di tanto in tanto sarebbe<br />
venuta a trovarmi con America, ma sarebbe<br />
uscita con Parker. Stavo per perderla.<br />
La poltrona scricchiolava leggermente<br />
mentre mi dondolavo su e giù, in attesa che si<br />
svegliasse. L’appartamento era silenzioso, fin<br />
troppo, e quel silenzio mi opprimeva.<br />
La porta di Shepley stridette quando lui la<br />
aprì e la richiuse. Poco dopo sentii i suoi passi<br />
sul pavimento. Aveva i capelli arruffati e gli<br />
occhi socchiusi. Si diresse alla panchetta e mi<br />
s<strong>tu</strong>diò per un po’ con il cappuccio della felpa in<br />
testa.<br />
Probabilmente faceva freddo, ma non me ne<br />
ero accorto.<br />
«Trav? La rivedrai.»
321/662<br />
«Lo so.»<br />
«Dall’espressione della <strong>tu</strong>a faccia non direi.»<br />
«Non sarà lo stesso, Shep. Vivremo vite<br />
diverse, ci allontaneremo. Lei starà con<br />
Parker.»<br />
«Questo non lo sai. Parker si rivelerà quel<br />
coglione che è. E lei cambierà idea.»<br />
«Allora starà con qualcuno come lui.»<br />
Shepley sospirò e appoggiò una gamba sul<br />
divano. «Cosa posso fare?»<br />
«Non mi sento così dalla morte della<br />
mamma. Non so che fare», esclamai. «La<br />
perderò.»<br />
Lui aggrottò la fronte. «Quindi non hai più<br />
intenzione di combattere, eh?»<br />
«Ho tentato di <strong>tu</strong>tto, non riesco a farglielo<br />
capire. Forse non prova gli stessi sentimenti<br />
per me.»<br />
«O forse li soffoca. Ascolta, io e America<br />
vedremo di sparire. Hai ancora stasera. Fa’<br />
qualcosa di speciale: compra una bottiglia di<br />
vino, preparale un piatto di pasta. Tu la cucini<br />
benissimo.»<br />
Sorrisi. «La pasta non le farà cambiare idea.»
322/662<br />
Anche Shepley sorrise. «Non si sa mai. Se ho<br />
deciso di passar sopra al fatto che <strong>sei</strong> uno squilibrato<br />
e di venire a vivere con te, è stato per la<br />
<strong>tu</strong>a cucina.»<br />
Annuii. «Ci proverò, farò qualsiasi cosa.»<br />
«Rendi la serata memorabile, Trav», aggiunse<br />
scrollando le spalle. «Potrebbe cambiare<br />
opinione.»<br />
Lui e America si offrirono di andare a fare la<br />
spesa perché potessi cucinare. Shepley acconsentì<br />
addirit<strong>tu</strong>ra a fermarsi in un grande<br />
magazzino a prendere delle posate nuove in<br />
modo che non dovessi usare quelle disassortite<br />
che avevamo nei cassetti.<br />
La mia ultima sera con Abby era organizzata.<br />
Abby arrivò mentre stavo disponendo i<br />
tovaglioli. Indossava un paio di jeans con i<br />
buchi e una camicia bianca dalla linea ampia e<br />
morbida.<br />
«Mi è venuta l’acquolina in bocca. Qualsiasi<br />
cosa <strong>tu</strong> abbia preparato, ha un profumo<br />
delizioso.»
323/662<br />
Misi la pasta nel piatto, vi aggiunsi alcuni<br />
pezzi di pollo cajun e cosparsi il <strong>tu</strong>tto con scalogno<br />
e pomodori tagliati a dadini.<br />
«Ho preparato questo», risposi posandole il<br />
piatto davanti. Lei si sedette sgranando gli<br />
occhi, poi mi guardò riempire il <strong>mio</strong>.<br />
Misi una fetta di pane all’aglio accanto alla<br />
pasta e lei sorrise. «Hai pensato a <strong>tu</strong>tto.»<br />
«Sì», ammisi stappando il vino. <strong>Il</strong> liquido<br />
rosso scuro gorgogliò nel suo bicchiere e Abby<br />
ridacchiò.<br />
«Non dovevi fare <strong>tu</strong>tto questo, sai.»<br />
Strinsi le labbra. «Invece sì.»<br />
Mangiò un boccone, poi un altro e un altro<br />
ancora, senza quasi fermarsi per deglutire.<br />
Emise un mormorio di approvazione. «È<br />
ottimo, Trav. Mi hai nascosto le <strong>tu</strong>e doti<br />
culinarie.»<br />
«Se te lo avessi rivelato prima, lo avresti<br />
preteso ogni sera.» <strong>Il</strong> sorriso forzato che in<br />
qualche modo ero riuscito ad abbozzare svanì<br />
in fretta.<br />
«Anche <strong>tu</strong> mi mancherai, Trav», disse continuando<br />
a masticare.<br />
«Passerai lo stesso a trovarmi, vero?»
324/662<br />
«Sai che lo farò. E <strong>tu</strong> verrai alla Morgan per<br />
aiutarmi a s<strong>tu</strong>diare, come prima.»<br />
«Ma non sarà lo stesso», osservai sospirando.<br />
«Tu frequenterai Parker, avremo molto<br />
da fare... prenderemo strade diverse.»<br />
«Le cose non cambieranno tanto.»<br />
Scoppiai a ridere. «Chi avrebbe mai detto che<br />
ci saremmo trovati seduti qui? Tre mesi fa nessuno<br />
avrebbe detto che sarei stato così infelice<br />
nel dire addio a una ragazza.»<br />
Lei si rattristò. «Non voglio che <strong>tu</strong> sia<br />
infelice.»<br />
«Allora non andartene.»<br />
Abby deglutì e sollevò impercettibilmente le<br />
sopracciglia. «Non posso trasferirmi qui,<br />
Travis. Sarebbe una follia.»<br />
«Chi lo dice? Ho appena trascorso le due settimane<br />
più belle della mia vita.»<br />
«Anch’io.»<br />
«Allora perché ho la sensazione che non ti<br />
rivedrò più?»<br />
Mi fissò per qualche istante senza <strong>tu</strong>ttavia<br />
rispondere. Si alzò, girò attorno al tavolo e si<br />
sedette sulle mie ginocchia. Avrei voluto<br />
guardarla negli occhi ma temevo che, se l’avessi
325/662<br />
fatto, avrei tentato di baciarla rovinando la<br />
serata.<br />
Mi abbracciò e premette la sua guancia morbida<br />
contro la mia. «Ti renderai conto di che<br />
rompiscatole sono e ti passerà ogni nostalgia di<br />
me», mi mormorò all’orecchio.<br />
Le accarezzai la schiena cercando di controllare<br />
la tristezza. «Me lo prometti?»<br />
Mi guardò negli occhi sfiorandomi il volto<br />
con le mani e accarezzandomi la mascella con il<br />
pollice. Mi passò per la mente di supplicarla di<br />
restare ma non mi avrebbe ascoltato, avvolta<br />
com’era dalla sua bolla.<br />
Chiuse gli occhi e si chinò. Sapevo che voleva<br />
baciarmi sull’angolo della bocca, ma mi girai in<br />
modo che le nostre labbra si incontrassero. Era<br />
la mia unica occasione. Dovevo darle un bacio<br />
d’addio.<br />
Lei s’irrigidì per un attimo, poi <strong>tu</strong>ttavia si<br />
rilassò e indugiò con la bocca sulla mia.<br />
Alla fine si scostò, minimizzando il gesto con<br />
un sorriso. «Domani ho una giornataccia.<br />
Pulisco la cucina e vado a letto.»<br />
«Ti aiuto.»
326/662<br />
Lavammo i piatti in silenzio mentre Toto<br />
dormiva ai nostri piedi. Asciugai l’ultimo e lo<br />
posai sullo scolapiatti. La presi quindi per<br />
mano e la condussi in corridoio. Ogni passo fu<br />
uno strazio.<br />
Lei si sfilò i jeans e la maglietta. Prese una<br />
delle mie dall’armadio, di cotone grigio logoro,<br />
e se la mise. Io rimasi in boxer come al solito,<br />
ma stavolta c’era un’atmosfera greve nella<br />
stanza.<br />
Ci stendemmo a letto e spensi la lampada. La<br />
presi tra le braccia con un sospiro e lei si rannicchiò<br />
contro di me.<br />
Gli alberi fuori dalla finestra gettavano<br />
ombre sulle pareti. Cercai di concentrarmi su di<br />
essi e sul modo in cui il vento modificava le loro<br />
ombre, su qualsiasi cosa mi aiutasse a distogliere<br />
la mente dai numeri dell’orologio e<br />
dall’avvicinarsi del mattino.<br />
Nel giro di poche ore la mia vita sarebbe<br />
cambiata in peggio. Gesù, non potevo sopportarlo.<br />
Strinsi con forza gli occhi cercando di<br />
bloccare il pensiero.<br />
«Trav? Stai bene?»
327/662<br />
Impiegai un po’ ad articolare le parole. «Mai<br />
stato peggio di così.»<br />
Mi premette la fronte sul collo e io la strinsi<br />
di più. «Tutto questo è s<strong>tu</strong>pido», disse. «Ci<br />
vedremo ogni giorno.»<br />
«Sai che non è vero.»<br />
Sollevò leggermente la testa. Non sapevo se<br />
mi stesse guardando o volesse dire qualcosa.<br />
Attesi al buio, in silenzio, con la sensazione che<br />
il mondo intero mi sarebbe crollato addosso da<br />
un momento all’altro.<br />
Allora mi sfiorò il collo con le labbra, poi le<br />
socchiuse assaporando la mia pelle e indugiando<br />
nel bacio.<br />
Abbassai lo sguardo, colto del <strong>tu</strong>tto alla<br />
sprovvista. Nei suoi occhi brillava una luce<br />
familiare. Senza neanche capire come, ero riuscito<br />
a farglielo capire. Abby aveva infine compreso<br />
quello che provavo per lei e d’un tratto il<br />
suo sguardo si era illuminato.<br />
Mi chinai e la baciai con dolcezza. Più le<br />
nostre bocche restavano unite, più mi sentivo<br />
sopraffatto da quanto stava accadendo.<br />
Abby mi attirò di più a sé. Ogni movimento<br />
che compiva era un’ulteriore prova della sua
328/662<br />
determinazione. Nutriva gli stessi sentimenti,<br />
teneva a me, mi desiderava. Avrei voluto urlare<br />
la mia gioia, ma nello stesso tempo non volevo<br />
staccare le labbra dalle sue.<br />
Schiuse la bocca e io la esplorai delicatamente<br />
con la lingua.<br />
«Ti voglio», disse.<br />
Assimilai le parole e capii che cosa<br />
intendesse. Una parte di me avrebbe voluto<br />
strapparle <strong>tu</strong>tti i vestiti di dosso, l’altra mi gridava<br />
di essere cauto. Eravamo infine sulla<br />
stessa linea e precipitare le cose non aveva<br />
senso.<br />
Mi scostai leggermente ma lei si dimostrò<br />
ancora più determinata. Allora mi misi in<br />
ginocchio e lei fece lo stesso.<br />
L’afferrai per le spalle per allontanarla.<br />
«Aspetta un secondo», sussurrai con il respiro<br />
affannoso. «Non devi farlo, Pidge. Non ho<br />
organizzato la serata per questo.»<br />
Volevo fare la cosa giusta, ma l’inattesa passione<br />
di Abby associata al fatto che non facevo<br />
l’amore da molto tempo mi provocò<br />
un’erezione.
329/662<br />
Mi si avvicinò di nuovo e stavolta lasciai che<br />
mi baciasse. Mi guardò, seria e decisa. «Non<br />
costringermi a supplicare», mormorò a contatto<br />
con la mia bocca.<br />
Nonostante <strong>tu</strong>tte le mie nobili intenzioni,<br />
quelle parole mi annientarono. L’afferrai per la<br />
nuca e le stampai un bacio sulla bocca.<br />
Mi accarezzò la schiena e si fermò sull’elastico<br />
dei boxer, quasi a riflettere sulla mossa successiva.<br />
Dopo <strong>sei</strong> settimane di desideri repressi<br />
persi ogni controllo e crollammo sul materasso.<br />
Le misi una mano tra i capelli e mi sistemai tra<br />
le sue gambe. Quando ci baciammo di nuovo,<br />
Abby infilò la mano sotto i boxer. Non appena<br />
sentii le sue dita morbide sulla pelle, mi sfuggì<br />
un gemito: era la sensazione più bella che<br />
potessi immaginare.<br />
La vecchia maglietta grigia che indossava fu<br />
la prima cosa a volare via. Per for<strong>tu</strong>na, la luna<br />
piena illuminava la stanza quel tanto da permettermi<br />
di ammirare il suo seno nudo per<br />
qualche secondo prima di continuare. Le tolsi<br />
le mutandine e la baciai accarezzandole la coscia.<br />
Quando la toccai tra le gambe, emise un<br />
sospiro lungo, esitante. Mi venne allora in
330/662<br />
mente la conversazione di pochi giorni prima:<br />
Abby era vergine. Se era questo quello che voleva,<br />
dovevo essere delicato. L’ultima cosa che<br />
desideravo era farle male.<br />
Piegava e muoveva le ginocchia a ogni tocco<br />
della mia mano. Le leccai e baciai il collo,<br />
aspettando la sua decisione. Muoveva i fianchi<br />
nello stesso modo in cui aveva fatto al Red, poi<br />
si morse il labbro e mi conficcò le dita nella<br />
schiena.<br />
Mi misi sopra di lei. Avevo ancora i boxer ma<br />
sentivo la sua pelle nuda sul <strong>mio</strong> corpo. Era<br />
così maledettamente calda e trattenermi fu difficile.<br />
Sarebbe bastato niente per farmi cedere.<br />
«Pigeon», dissi ansimando. «Non dev’essere<br />
stasera. Aspetterò finché non sarai pronta.»<br />
Lei si allungò verso il comodino e aprì il<br />
primo cassetto. Un involucro di plastica le<br />
scricchiolò tra le dita e un attimo dopo lo<br />
strappò con i denti. Era il via libera.<br />
Mi sfilai i boxer e li scostai con un calcio,<br />
esaurita ormai la pazienza. L’unica cosa a cui<br />
pensavo era stare dentro di lei. Infilai il profilattico<br />
e mi sistemai tra le sue gambe, sfiorandole<br />
col corpo le parti più sensibili.
331/662<br />
«Guardami, Pigeon», mormorai.<br />
Mi fissò con i suoi grandi occhi grigi. Era così<br />
surreale. Era quello che avevo sognato da<br />
quando aveva alzato gli occhi al cielo per la<br />
prima volta e alla fine stava accadendo. La<br />
baciai dolcemente ed entrai in lei con la<br />
massima delicatezza possibile. Quando mi ritrassi,<br />
la guardai. Mi stringeva i fianchi con le<br />
ginocchia e si morse il labbro con forza, ma mi<br />
affondò le dita nella schiena attirandomi ancor<br />
di più a sé. La penetrai di nuovo e Abby chiuse<br />
gli occhi.<br />
La baciai ancora. «Guardami», sussurrai.<br />
Abby mormorava, gemeva e gridava. A ogni<br />
verso mi era sempre più difficile controllarmi.<br />
Alla fine si rilassò e potei muovermi con un<br />
ritmo più regolare, ma più lo aumentavo e più<br />
perdevo la testa.<br />
«Ti desidero da così tanto, Abby. Sei <strong>tu</strong>tto ciò<br />
che voglio», bisbigliai.<br />
Le afferrai una coscia con una mano e mi sollevai<br />
su un gomito. La nostra pelle era imperlata<br />
di sudore e i nostri corpi scivolavano l’uno<br />
sull’altro. Pensai di farla girare o di metterla<br />
sopra di me, ma decisi di sacrificare la
332/662<br />
creatività per guardarla negli occhi e starle il<br />
più vicino possibile.<br />
Proprio quando mi convinsi che saremmo<br />
po<strong>tu</strong>ti andare avanti <strong>tu</strong>tta la notte, lei sospirò.<br />
«Travis.»<br />
Sentirla pronunciare il <strong>mio</strong> nome fu terribilmente<br />
eccitante. Aumentai ancora il ritmo e<br />
spinsi con più forza. Emisi infine un gemito e<br />
sussultai prima di crollare.<br />
Respirai a contatto con il suo collo. Odorava<br />
di sudore, di lozione per il corpo... e di me. Era<br />
fantastico.<br />
«Niente male come primo bacio», disse con<br />
un’aria stanca e appagata.<br />
La scrutai e sorrisi. «<strong>Il</strong> <strong>tu</strong>o ultimo primo<br />
bacio.»<br />
Abby batté le palpebre e io mi buttai sul materasso,<br />
cingendole la vita con un braccio. D’un<br />
tratto l’idea che venisse mattina mi rasserenò.<br />
Sarebbe stata la prima giornata insieme:<br />
anziché fare afflitti le valigie, avremmo dormito<br />
a lungo e trascorso il primo giorno come coppia.<br />
Mi sembrò di toccare il cielo con un dito.<br />
Tre mesi prima avrei escluso di potermi sentire<br />
così. Adesso non desideravo altro.
333/662<br />
Feci un respiro profondo e mi addormentai<br />
vicino alla seconda donna importante della mia<br />
vita.
16.<br />
SPAZIO E TEMPO<br />
All’inizio non caddi in preda al panico: ero<br />
ancora abbastanza sonnolento da restare<br />
calmo. Quando allungai la mano sulle lenzuola<br />
in cerca di Abby e non la trovai, provai solo una<br />
vaga delusione, seguita da curiosità.<br />
Probabilmente era in bagno o forse stava<br />
mangiando i suoi cereali sul divano. Mi aveva<br />
donato la sua verginità, dopo aver finto a lungo<br />
di nutrire per me solo un sentimento platonico.<br />
Era un bello shock.<br />
«Pidge?» chiamai. Alzai la testa sperando di<br />
vederla tornare a letto, ma dopo un po’ mi misi<br />
a sedere.<br />
Non avendo idea di che cosa fosse successo,<br />
indossai i boxer e una maglietta.<br />
Mi trascinai fino al bagno e bussai. Aprii leggermente<br />
la porta e non sentii alcun rumore,<br />
ma la chiamai lo stesso. «Pigeon?»
335/662<br />
Spalancai la porta e vidi quello che mi<br />
aspettavo: il bagno vuoto e buio. Andai allora in<br />
soggiorno presumendo di trovarla in cucina o<br />
sul divano, ma non c’era da nessuna parte.<br />
«Pigeon?» chiamai ancora attendendo<br />
risposta.<br />
A quel punto fui preso dal panico, ma mi rifiutai<br />
di cedervi finché non avessi capito che<br />
cos’era successo. Entrai nella camera di<br />
Shepley senza bussare. America era stesa<br />
accanto a lui, stretta nel suo abbraccio, come<br />
mi ero immaginato sarebbe stata Abby con me.<br />
«Avete visto Abby? Non c’è.»<br />
Shepley si sollevò sul gomito e si sfregò gli<br />
occhi. «Eh?»<br />
«Abby», ripetei impaziente accendendo la<br />
luce e facendoli sussultare. «L’avete vista?»<br />
Mi passarono per la mente diverse ipotesi,<br />
<strong>tu</strong>tte più o meno allarmanti. Forse aveva<br />
portato fuori Toto e qualcuno l’aveva presa o<br />
ferita, forse era caduta sulle scale. Ma in<br />
quell’istante sentii le unghie del cucciolo ticchettare<br />
in corridoio, quindi non era possibile.<br />
Forse era andata a prendere qualcosa nella<br />
macchina di America.
336/662<br />
Mi precipitai alla porta d’ingresso e mi<br />
guardai attorno. Poi corsi giù per le scale<br />
scrutando dapper<strong>tu</strong>tto fino a raggiungere l’auto<br />
di Mare.<br />
Niente. Era scomparsa.<br />
Shepley apparve sulla soglia con gli occhi<br />
semichiusi e le braccia conserte per il freddo.<br />
«Sì. Ci ha svegliato molto presto. Voleva tornare<br />
a casa.»<br />
Salii i gradini a due a due, lo afferrai per le<br />
spalle e lo spinsi in fondo alla stanza, sbattendolo<br />
contro il muro. Lui mi prese per la<br />
maglietta, preoccupato e nel contempo<br />
sbigottito.<br />
«Che cav...» fece per dire.<br />
«L’hai portata a casa? Alla Morgan? Nel<br />
cuore della notte? Perché?»<br />
«Perché me l’ha chiesto!»<br />
Lo spinsi di nuovo contro il muro, accecato<br />
dalla rabbia.<br />
America uscì dalla stanza con i capelli<br />
arruffati e il mascara sbavato sotto gli occhi.<br />
Indossava l’accappatoio e si stava allacciando la<br />
cin<strong>tu</strong>ra. «Che diavolo succede?» domandò<br />
bloccandosi su due piedi non appena mi vide.
337/662<br />
Shepley allungò il braccio. «Mare, sta’<br />
indietro.»<br />
«Era arrabbiata? Sconvolta? Perché se n’è<br />
andata?» chiesi a denti stretti.<br />
America fece un altro passo. «È solo che odia<br />
gli addii, Travis! Non mi ha s<strong>tu</strong>pito affatto che<br />
se ne sia voluta andare prima che ti svegliassi!»<br />
Tenni Shepley contro il muro e la guardai.<br />
«Lei... piangeva?»<br />
Immaginai Abby disgustata all’idea di aver<br />
permesso a un imbecille come me, del quale<br />
non le importava un accidente, di portarle via<br />
la verginità, poi pensai di averle forse fatto del<br />
male in qualche modo.<br />
Sul volto di America si susseguirono paura,<br />
confusione e rabbia. «Perché», replicò con un<br />
tono più d’accusa che di domanda, «avrebbe<br />
dovuto piangere, Travis?»<br />
«Mare», la ammonì Shepley.<br />
Lei fece un altro passo. «Cos’hai<br />
combinato?»<br />
Mollai Shep, ma lui mi afferrò per la<br />
maglietta mentre mi voltavo verso la sua<br />
ragazza.<br />
«Piangeva?» incalzai.
338/662<br />
America scosse la testa. «Stava bene! Voleva<br />
solo andare a casa! Cosa hai combinato?» urlò.<br />
«È successo qualcosa?» chiese Shepley.<br />
D’impulso mi voltai e sferrai un pugno mancando<br />
di poco la sua faccia.<br />
America strillò e si coprì la bocca con le<br />
mani. «Travis, smettila!» esclamò.<br />
Shepley mi bloccò le braccia tenendo il volto<br />
a pochi centimetri dal <strong>mio</strong>. «Chiamala!» urlò.<br />
«Calmati, cazzo, e chiama Abby!»<br />
Udii una serie di passi rapidi e leggeri in corridoio,<br />
poi America tornò con il <strong>mio</strong> cellulare.<br />
«Chiamala.»<br />
Glielo strappai di mano e composi il numero<br />
di Abby. Squillò finché scattò la segreteria. Chiusi<br />
e rifeci il numero più e più volte. Non<br />
rispondeva. Mi odiava.<br />
Gettai il telefono per terra, ansimando forte.<br />
Quando sentii le lacrime bruciarmi gli occhi,<br />
presi il primo oggetto che trovai e lo scaraventai<br />
in mezzo alla stanza. Qualsiasi cosa fosse,<br />
andò in pezzi.<br />
Mi girai, vidi gli sgabelli sistemati l’uno di<br />
fronte all’altro e mi tornò in mente la cena. Ne<br />
presi uno e lo sbattei contro il frigorifero finché
339/662<br />
si ruppe. La porta del frigo si aprì e la chiusi<br />
con un calcio tanto potente da farla riaprire;<br />
continuai a prenderla a calci finché Shepley<br />
accorse e la chiuse definitivamente.<br />
Mi diressi a grandi passi in camera. Le lenzuola<br />
stropicciate mi sembrarono una presa in<br />
giro e cominciai a strapparle. Tornai quindi in<br />
cucina e le gettai nella spazza<strong>tu</strong>ra, poi feci lo<br />
stesso con i cuscini. Ancora in preda a una furia<br />
cieca, andai di nuovo in camera e cercai di<br />
calmarmi, ma in fondo non ne avevo motivo:<br />
avevo appena perso <strong>tu</strong>tto.<br />
Camminai su e giù e mi fermai davanti al<br />
comodino. Rividi Abby che infilava la mano nel<br />
cassetto. Cigolò quando lo aprii. Notai la ciotola<br />
piena di preservativi: non l’avevo quasi toccata<br />
da quando l’avevo conosciuta. Adesso che<br />
aveva fatto la sua scelta, non riuscivo a concepire<br />
di andare con nessun’altra.<br />
<strong>Il</strong> vetro era freddo quando la presi tra le<br />
mani e la scagliai in mezzo alla stanza. Si fracassò<br />
vicino alla porta, spargendo le piccole<br />
confezioni di stagnola dapper<strong>tu</strong>tto.<br />
<strong>Il</strong> <strong>mio</strong> riflesso mi fissò dallo specchio sopra la<br />
cassettiera. Avevo il respiro affannoso, uno
340/662<br />
sguardo allucinato e tremavo <strong>tu</strong>tto, ma in quel<br />
momento mi era impossibile controllarmi.<br />
Tirai un pugno allo specchio e i frammenti mi<br />
si conficcarono nelle nocche, lasciando una scia<br />
di sangue.<br />
«Travis, smettila!» esclamò Shepley dal corridoio.<br />
«Smettila, dannazione!»<br />
Mi lanciai verso di lui, lo spintonai e gli sbattei<br />
la porta in faccia. Premetti le mani sul legno,<br />
indietreggiai e cominciai a sferrare calci fino a<br />
sfondarla. Poi tirai per scardinarla e la scaraventai<br />
in mezzo alla stanza.<br />
Shepley mi bloccò di nuovo. «Ho detto di<br />
smetterla!» gridò. «Stai spaventando America!»<br />
Aveva la vena della fronte in rilievo,<br />
quella che si vedeva solo quand’era infuriato.<br />
Lo spinsi e lui fece altrettanto. Gli tirai un<br />
pugno ma lo schivò.<br />
«Vado da Abby!» disse America con tono<br />
implorante. «Controllo se sta bene e le dico di<br />
chiamarti!»<br />
Abbassai le mani lungo i fianchi. Nonostante<br />
l’aria fredda che entrava in casa dalla porta<br />
aperta, il sudore mi colava sulle tempie e<br />
ansimavo come se avessi corso una maratona.
341/662<br />
Mare si precipitò nella camera di Shepley, in<br />
cinque minuti si vestì e si raccolse i capelli. Lui<br />
l’aiutò a infilarsi la giacca e la salutò con un<br />
bacio e un cenno di rassicurazione. America<br />
afferrò le chiavi e chiuse la porta sbattendola.<br />
«Siediti, cazzo», mi disse Shepley indicando<br />
la poltrona.<br />
Strinsi gli occhi e feci come ordinato. Le<br />
mani mi tremavano quando le avvicinai al<br />
volto.<br />
«Ti è andata bene. Per un soffio non ho<br />
chiamato Jim e <strong>tu</strong>tti fratelli che hai.»<br />
Scossi la testa. «Non chiamare papà», feci.<br />
«Non chiamarlo», ripetei mentre le lacrime salate<br />
mi bruciavano gli occhi.<br />
«Dai, racconta.»<br />
«Ho fatto sesso con lei. Voglio dire, non ho<br />
fatto sesso con lei, noi...»<br />
Shepley annuì. «Ieri sera è stata dura per<br />
<strong>tu</strong>tti e due. Di chi è stata l’idea?»<br />
«Sua», dissi battendo le palpebre. «Ho cercato<br />
di tirarmi indietro, le ho proposto di<br />
aspettare ma lei mi ha quasi supplicato.»<br />
Shep era confuso quanto me.
342/662<br />
Alzai le mani e le lasciai cadere sulle ginocchia.<br />
«Forse le ho fatto del male, non lo so.»<br />
«Dopo, come si è comportata? Ha detto<br />
qualcosa?»<br />
Riflettei per un attimo. «Ha detto che è stato<br />
come un primo bacio.»<br />
«Eh?»<br />
«Alcune settimane fa si è lasciata sfuggire<br />
che il primo bacio la rende sempre nervosa e io<br />
l’ho presa in giro.»<br />
Shepley aggrottò la fronte. «Non sembra che<br />
fosse sconvolta.»<br />
«Ho risposto che era il suo ultimo primo<br />
bacio.» Scoppiai a ridere e mi asciugai il naso<br />
con la maglietta. «Pensavo stesse andando<br />
<strong>tu</strong>tto bene, Shep, che alla fine si fosse aperta.<br />
Perché chiedermi di... e poi andarsene?»<br />
Lui scosse la testa, perplesso quanto me.<br />
«Non lo so, cugino. Lo scoprirà America. Presto<br />
sapremo qualcosa.»<br />
Fissai per terra, pensando a quello che<br />
sarebbe po<strong>tu</strong>to succedere. «Che faccio?» chiesi<br />
guardandolo.
343/662<br />
Lui mi afferrò per l’avambraccio. «Metterai<br />
in ordine per tenerti occupato finché<br />
chiameranno.»<br />
Andai in camera. La porta giaceva sul materasso<br />
e sparsi sul pavimento c’erano i frammenti<br />
dello specchio. Sembrava fosse scoppiata una<br />
bomba.<br />
Shepley comparve sulla soglia armato di<br />
scopa, paletta e cacciavite. «Io penso allo specchio,<br />
<strong>tu</strong> alla porta.»<br />
Annuii e la tolsi dal letto. Proprio quando<br />
stavo finendo di avvitarla, suonò il cellulare.<br />
Scattai in piedi per prenderlo dal comodino.<br />
Era America.<br />
«Mare?» dissi con voce strozzata.<br />
«Sono io.» La voce di Abby era flebile e tesa.<br />
Volevo supplicarla di tornare, di perdonarmi,<br />
ma non sapevo che cosa le avessi fatto. Poi<br />
m’infuriai.<br />
«Che cazzo ti è successo stanotte? Stamattina<br />
mi sono svegliato e te n’eri andata e... e vai via<br />
così, senza salutare? Perché?»<br />
«Mi dispiace. Io...»<br />
«Ti dispiace? Io sto impazzendo! Non<br />
rispondi al telefono, te ne vai di nascosto e...
344/662<br />
perché? Credevo che avessimo finalmente<br />
chiarito <strong>tu</strong>tto!»<br />
«Avevo solo bisogno di un po’ di tempo per<br />
riflettere.»<br />
«Su cosa?» Tacqui, temendo la risposta alla<br />
domanda che stavo per farle. «Ti ho... ti ho<br />
fatto del male?»<br />
«No! Non è niente del genere! Mi dispiace,<br />
davvero. Detesto gli addii, sono sicura che<br />
America te l’abbia detto.»<br />
«Devo vederti», esclamai disperato.<br />
Lei sospirò. «Oggi sono molto impegnata,<br />
Trav. Devo disfare i bagagli e ho mucchi di roba<br />
da lavare.»<br />
«Ti <strong>sei</strong> pentita.»<br />
«Non è... non è quello. Siamo amici, e questo<br />
non cambierà.»<br />
«Amici? Allora che cazzo significa ieri<br />
notte?»<br />
La sentii trattenere il fiato. «So cosa vuoi. È<br />
che non posso... farlo ora.»<br />
«Hai bisogno di un po’ di tempo? Avresti<br />
po<strong>tu</strong>to dirmelo. Non dovevi mollarmi così.»<br />
«Mi sembrava il modo più semplice.»<br />
«Più semplice per chi?»
345/662<br />
«Non riuscivo a dormire. Continuavo a<br />
pensare al mattino, quando avrei caricato l’auto<br />
di Mare e... non ce l’avrei fatta, Trav.»<br />
«È già abbastanza brutto che non sia più qui.<br />
Non puoi sparire così dalla mia vita.»<br />
«Ci vediamo domani», disse cercando di<br />
assumere un tono noncurante. «Non voglio che<br />
si creino si<strong>tu</strong>azioni strane, okay? Devo solo<br />
mettere a posto un po’ di cose. È <strong>tu</strong>tto qui,<br />
davvero.»<br />
«Okay», risposi. «Mi sta bene.»<br />
Chiuse la telefonata e Shepley mi guardò circospetto.<br />
«Travis... hai appena sistemato la<br />
porta. Basta casini, d’accordo?»<br />
Feci una smorfia, afflitto, e annuii. Cercai di<br />
infuriarmi: la rabbia sarebbe stata molto più<br />
facile da controllare rispetto al dolore schiacciante<br />
che provavo al petto, ma sentii solo<br />
tristezza. Ed ero troppo stanco per combatterla.<br />
«Cos’ha detto?»<br />
«Ha bisogno di tempo.»<br />
«Okay, allora non è la fine. È una cosa che<br />
puoi accettare, no?»<br />
Feci un profondo respiro. «Sì, posso<br />
accettarla.»
346/662<br />
Shepley si avviò in corridoio con la paletta,<br />
accompagnato dal tintinnio dei frammenti<br />
dello specchio. Rimasto solo, circondato dalle<br />
fotografie mie e di Abby, mi venne di nuovo<br />
voglia di spaccare qualcosa, perciò mi spostai<br />
in soggiorno per aspettare America.<br />
Per for<strong>tu</strong>na non impiegò molto a tornare.<br />
Supposi che probabilmente fosse preoccupata<br />
per Shepley.<br />
La porta si aprì e scattai in piedi. «È con te?»<br />
«No.»<br />
«Ha detto altro?»<br />
Lei deglutì ed esitò a rispondere. «Ha detto<br />
che manterrà la promessa, che non sentirai la<br />
sua mancanza.»<br />
Guardai per terra. «Non tornerà», esclamai<br />
buttandomi sul divano.<br />
America si avvicinò. «Che significa, Travis?»<br />
Mi misi le mani sulla testa. «Quello che è<br />
successo ieri sera non era un modo per dirmi<br />
che voleva stare con me. Era un addio.»<br />
«Non lo sai.»<br />
«La conosco.»<br />
«Abby tiene a te.»<br />
«Non mi ama.»
347/662<br />
America fece un profondo respiro e qualsiasi<br />
dubbio avesse sul <strong>mio</strong> stato d’animo svanì, lasciando<br />
il posto a un atteggiamento comprensivo.<br />
«Non sai nemmeno questo. Senti, dalle<br />
solo un po’ di tempo. Abby non è come le<br />
ragazze a cui <strong>sei</strong> abi<strong>tu</strong>ato, Trav. Si spaventa<br />
facilmente. L’ultima volta che qualcuno voleva<br />
fare sul serio si è trasferita in un altro stato. La<br />
si<strong>tu</strong>azione non è brutta come sembra.»<br />
La guardai scorgendo un vaghissimo<br />
barlume di speranza. «Tu credi?»<br />
«Travis, se n’è andata perché ha paura del<br />
sentimento che prova per te. Se sapessi <strong>tu</strong>tto,<br />
sarebbe più facile da spiegare, ma non posso<br />
dirti niente.»<br />
«Perché?»<br />
«Perché gliel’ho promesso ed è la mia<br />
migliore amica.»<br />
«Non si fida di me?»<br />
«Non si fida di se stessa. Tu però devi fidarti<br />
di me.» Mi prese le mani e mi fece alzare.<br />
«Fatti una bella doccia calda e poi usciremo a<br />
mangiare qualcosa. Shepley mi ha detto che è<br />
la serata del poker da <strong>tu</strong>o papà.»
348/662<br />
Scossi la testa. «Stasera non posso andarci.<br />
Mi chiederebbero di Pigeon. Forse potremmo<br />
andarla a trovare?»<br />
America sbiancò. «Non è a casa.»<br />
«Uscite?»<br />
«Lei sì.»<br />
«Con chi?» Impiegai <strong>tu</strong>ttavia solo pochi<br />
secondi a capirlo. «Con Parker.»<br />
Annuì.<br />
«Per questo dice che non sentirò la sua mancanza»,<br />
osservai con voce rotta. Non riuscivo a<br />
credere che mi facesse una cosa simile. Era<br />
semplicemente crudele.<br />
America fu pronta a placare il <strong>mio</strong> ennesimo<br />
accesso di rabbia. «Allora andremo al cinema, a<br />
vedere una commedia ovviamente, e vedremo<br />
se è aperta la pista di go kart, così potrai buttarmi<br />
di nuovo fuori strada.»<br />
Mare era in gamba. Sapeva che la pista di go<br />
kart era uno dei pochi posti dove non ero<br />
andato con Abby. «Non ti ho buttato fuori<br />
strada, <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> che non vali un accidente alla<br />
guida.»<br />
«Questo è da vedere», replicò spingendomi<br />
in bagno. «Piangi, se devi, urla, sfogati. Poi
349/662<br />
andremo a divertirci. Non durerà per sempre,<br />
ma ti terrà occupato per la serata.»<br />
Mi girai sulla soglia. «Grazie, Mare.»<br />
«Sì, sì...» rispose tornando da Shepley.<br />
Aprii il rubinetto e lasciai che il vapore scaldasse<br />
la stanza prima di entrare nella doccia.<br />
Quando mi vidi riflesso nello specchio, sussultai:<br />
occhiaie, sguardo stanco, spalle curve.<br />
Avevo un aspetto orrendo.<br />
Chiusi gli occhi e lasciai che l’acqua mi scorresse<br />
sulla faccia. Mi comparve allora davanti il<br />
bel viso di Abby. Non era una cosa insolita: la<br />
vedevo ogni volta che li chiudevo. Adesso che<br />
se n’era andata, mi sembrava di vivere un<br />
incubo.<br />
Soffocai un’altra ondata di dolore. In certi<br />
momenti la sofferenza si riacutizzava. Mi mancava,<br />
Dio, quanto mi mancava, e non facevo<br />
che rivivere <strong>tu</strong>tto quello che avevamo fatto<br />
insieme.<br />
Appoggiai le mani sulle piastrelle e strinsi<br />
con forza gli occhi. «Torna, ti prego», dissi<br />
sommessamente. Lei non poteva sentirmi,<br />
eppure volevo mi salvasse da quel dolore atroce<br />
che provavo in sua assenza.
350/662<br />
Dopo essermi crogiolato per un po’ nella disperazione,<br />
feci alcuni profondi respiri e mi<br />
ripresi. <strong>Il</strong> fatto che Abby se ne fosse andata non<br />
avrebbe dovuto s<strong>tu</strong>pirmi dopo quello che era<br />
successo la sera prima. America aveva ragione:<br />
per Abby era <strong>tu</strong>tto nuovo ed era spaventata<br />
quanto me. Eravamo <strong>tu</strong>tti e due incapaci di<br />
affrontare i sentimenti, e nel momento stesso<br />
in cui mi ero innamorato di lei avevo capito che<br />
sarebbe stato un massacro.<br />
L’acqua calda lavò via la rabbia e la paura,<br />
che lasciarono il posto a un rinnovato ottimismo.<br />
Non ero un idiota che non sapeva come<br />
conquistare una ragazza. L’amore per Abby me<br />
lo aveva fatto scordare. Era ora di credere di<br />
nuovo in me stesso e di ricordare che lei non<br />
era solo una ragazza in grado di spezzarmi il<br />
cuore, ma anche la mia migliore amica. Sapevo<br />
farla sorridere e conoscevo <strong>tu</strong>tto ciò che amava.<br />
Avevo ancora carte da giocare.<br />
Quando tornammo dalla pista di go kart,<br />
eravamo più sereni. America rideva perché<br />
aveva bat<strong>tu</strong>to Shepley quattro volte di fila e lui<br />
si fingeva imbronciato.
351/662<br />
Shep armeggiò con la chiave al buio.<br />
Io tenevo il cellulare in mano e per l’ennesima<br />
volta dovetti trattenermi dal chiamare<br />
Abby.<br />
«Perché non lo fai?» chiese America.<br />
«Probabilmente è ancora fuori. È meglio che<br />
non... interrompa», dissi cercando di scacciare<br />
dalla mente l’idea di ciò che stava accadendo.<br />
«No?» Fece lei sinceramente sorpresa. «Non<br />
hai detto che volevi invitarla al bowling<br />
domani? Non è educato invitare una ragazza a<br />
uscire il giorno stesso, lo sai.»<br />
Shepley trovò infine il buco della serra<strong>tu</strong>ra e<br />
aprì la porta.<br />
Mi sedetti sul divano e fissai il nome di Abby<br />
sull’elenco chiamate.<br />
«’Fanculo», dissi toccandolo.<br />
<strong>Il</strong> telefono squillò una, due volte. Sentivo il<br />
cuore martellarmi contro la gabbia toracica, più<br />
forte di quando mi preparavo a un incontro.<br />
Rispose.<br />
«Come sta andando la serata, Pidge?»<br />
«Cosa vuoi, Travis?» bisbigliò. Almeno non<br />
aveva il respiro affannoso.
352/662<br />
«Domani voglio andare a giocare a bowling.<br />
Ho bisogno della mia compagna di squadra.»<br />
«<strong>Il</strong> bowling? Non potevi chiamarmi più<br />
tardi?» Voleva essere tagliente, ma il suo tono<br />
suonò completamente diverso. Avrei quasi<br />
detto che fosse contenta di sentirmi.<br />
<strong>Il</strong> che mi rese ancor più sicuro. Non si divertiva<br />
in compagnia di Parker.<br />
«Non potevo sapere quando saresti stata libera.<br />
Oh, forse non ho scelto le parole giuste...»<br />
dissi scherzando.<br />
«Ti chiamo domani e ne parliamo, va bene?»<br />
«No, non va bene. Dici che vuoi essere mia<br />
amica, ma non possiamo uscire insieme?» Lei<br />
tacque per un istante e me la figurai mentre<br />
alzava quegli splendidi occhi grigi al cielo.<br />
M’infastidì l’idea che Parker li vedesse in<br />
diretta. «E non alzare gli occhi al cielo. Vieni o<br />
no?»<br />
«Come fai a saperlo? Mi stai spiando?»<br />
«Lo fai di continuo. Sì? No? Stai sottraendo<br />
tempo prezioso alla <strong>tu</strong>a serata.»<br />
«Sì!» rispose con voce sommessa e un tono<br />
allegro. «Va bene.»<br />
«Passo da te alle sette.»
353/662<br />
<strong>Il</strong> telefono cadde con un tonfo at<strong>tu</strong>tito sul<br />
divano. Guardai America.<br />
«Ha accettato?»<br />
«Sì», risposi appoggiandomi ai cuscini.<br />
Lei tolse le gambe dalle ginocchia di Shepley<br />
e lo prese in giro per i go kart mentre era<br />
intento a fare zapping, ma poco dopo si s<strong>tu</strong>fò.<br />
«Vado», disse.<br />
Lui si accigliò. Non era mai contento quando<br />
se ne andava. «Mandami un messaggio.»<br />
«Certo», rispose lei con un sorriso. «Ci<br />
vediamo, Trav.»<br />
Ero invidioso che se ne andasse, che avesse<br />
qualcosa da fare. Io avevo finito da giorni le<br />
uniche due ricerche che dovevo svolgere.<br />
L’orologio sopra il televisore attirò la mia<br />
attenzione. I minuti scorrevano lenti e più mi<br />
ripetevo di non farci caso più il <strong>mio</strong> sguardo<br />
tornava sui numeri digitali. Era passata un’ora,<br />
un’eternità. Mi agitai. Mi sentii sempre più<br />
annoiato e inquieto finché anche i secondi<br />
divennero una tor<strong>tu</strong>ra. Scacciare il pensiero di<br />
Abby e Parker diventò un tormento e alla fine<br />
mi alzai.<br />
«Esci?» chiese Shepley con un vago sorriso.
354/662<br />
«Non posso stare seduto qui. Sai quanto<br />
Parker le sbavi dietro e la cosa mi sta facendo<br />
impazzire.»<br />
«Tu credi che...? No. Abby non lo farebbe.<br />
America ha detto che era... non importa. Stavo<br />
per cacciarmi nei guai.»<br />
«Vergine?»<br />
«Lo sai?»<br />
Scrollai le spalle. «Abby me lo ha detto. Tu<br />
pensi perché noi... che lei...?»<br />
«No.»<br />
Mi sfregai la nuca. «Hai ragione, penso<br />
proprio che sia così. Voglio dire, lo spero.<br />
Sarebbe capace di fare qualche stronzata per<br />
tenermi lontano.»<br />
«Lo farebbe? Tenerti lontano, intendo?»<br />
Guardai Shepley negli occhi. «Io l’amo, Shep.<br />
Ma so cosa farei a Parker se approfittasse di<br />
lei.»<br />
Lui scosse la testa. «È una sua scelta, Trav.<br />
Se vorrà lui, dovrai accettarlo.»<br />
Presi le chiavi della moto e le strinsi, sentendo<br />
il metallo conficcarsi nel palmo.<br />
Prima di salire sulla Harley, la chiamai.<br />
«Sei già a casa?»
355/662<br />
«Sì, mi ha riaccompagnato cinque minuti<br />
fa.»<br />
«Tra altri cinque sono lì.»<br />
Chiusi la telefonata prima che protestasse.<br />
L’aria fredda che mi arrivava in faccia mentre<br />
guidavo placò la rabbia che mi aveva scatenato<br />
Parker, ma via via che mi avvicinavo al campus<br />
fui sopraffatto dallo scoraggiamento.<br />
<strong>Il</strong> rumore della moto era forte ed echeggiò<br />
contro i muri di mattoni della Morgan. Di<br />
fronte a <strong>tu</strong>tte quelle finestre buie, al parcheggio<br />
deserto e al silenzio della sera, io e la mia Harley<br />
creavamo proprio un netto contrasto. Alla<br />
fine Abby apparve sulla soglia e io m’irrigidii,<br />
in attesa di capire se avrebbe sorriso o se<br />
sarebbe caduta in preda al panico.<br />
Non fece nessuna delle due cose. «Non hai<br />
freddo?» chiese stringendosi nel giubbotto.<br />
«Stai bene.» Notai che non indossava un<br />
vestito. Ovviamente non voleva apparire sexy<br />
agli occhi di Parker, il che fu un sollievo. «Ti <strong>sei</strong><br />
divertita?»<br />
«Uhm... sì, grazie. Che fai qui?»<br />
Diedi gas. «Vado a farmi un giro per schiarirmi<br />
la testa. Vieni con me.»
356/662<br />
«Fa freddo, Trav.»<br />
«Vuoi che vada a prendere l’auto di Shep?»<br />
«Domani andiamo al bowling. Non puoi<br />
aspettare?»<br />
«Prima ti vedevo ogni secondo e adesso, se<br />
mi va bene, dieci minuti ogni tanto.»<br />
Lei sorrise e scosse la testa. «Sono passati<br />
soltanto due giorni, Trav.»<br />
«Mi manchi. Salta su e andiamo.»<br />
Abby rifletté sulla proposta, si chiuse la zip<br />
del giubbotto e salì dietro di me. Le presi le<br />
braccia e me le misi attorno alla vita in modo<br />
che mi tenesse ben stretto, tanto che avevo<br />
quasi difficoltà a respirare, eppure per la prima<br />
volta quella sera mi sentii bene.
17.<br />
L’ULTIMO TENTATIVO<br />
La Harley non ci portò in nessun luogo in<br />
particolare. All’inizio tenni la mente occupata<br />
prestando attenzione al traffico e alle poche<br />
auto della polizia che incontravamo, ma dopo<br />
un po’ restammo soli sulle strade. Sapendo che<br />
la notte non era eterna, decisi che quando<br />
l’avessi riportata alla Morgan avrei fatto<br />
l’ultimo tentativo. Se avesse continuato a frequentare<br />
Parker, anche le uscite «da amici» per<br />
andare al bowling sarebbero finite. Sarebbe<br />
finito <strong>tu</strong>tto.<br />
Farle pressione non era una buona idea ma,<br />
a meno che non mettessi le carte in tavola,<br />
avrei rischiato di perdere l’unica ragazza speciale<br />
che avessi conosciuto. Continuai a pensare<br />
alle parole da dirle e a come dirle: sarei stato<br />
diretto, in modo che non potesse ignorarle o<br />
fingere di non avere capito.
358/662<br />
L’indicatore mi segnalava da parecchi chilometri<br />
che il serbatoio era quasi vuoto, perciò mi<br />
fermai nella prima stazione di servizio aperta<br />
che trovai.<br />
«Vuoi qualcosa?» chiesi.<br />
Lei scosse la testa e scese dalla moto. Si ravviò<br />
i capelli aggrovigliati con le dita e sorrise<br />
imbarazzata.<br />
«Smettila. Sei bellissima.»<br />
«Pronta per un video rock degli anni<br />
Ottanta.»<br />
Scoppiai a ridere e sbadigliai, infilando la<br />
pistola della pompa nel serbatoio.<br />
Abby prese il cellulare per guardare l’ora.<br />
«Oddio, Trav. Sono le tre del mattino.»<br />
«Vuoi tornare?» le domandai sentendomi<br />
male.<br />
«Sarà meglio.»<br />
«Siamo ancora d’accordo per il bowling?»<br />
«Ti ho detto di sì.»<br />
«E verrai alla Sig Tau con me, vero?»<br />
«Stai insinuando che non rispetto la parola<br />
data? Lo trovo un po’ offensivo.»
359/662<br />
Estrassi la pistola dal serbatoio e la riagganciai.<br />
«È che non so mai cosa ti passa per la<br />
testa.»<br />
Montai in sella e l’aiutai a salire. Mi cinse con<br />
le braccia, stavolta di sua volontà, e io sospirai,<br />
perso nei miei pensieri, prima di accendere il<br />
motore. Afferrai il manubrio, feci un respiro e,<br />
quando trovai il coraggio di dirglielo, conclusi<br />
che una stazione di servizio non fosse il posto<br />
adatto per mettere a nudo il <strong>mio</strong> cuore.<br />
«Sei importante per me, lo sai», disse Abby<br />
stringendomi.<br />
«Non ti capisco, Pigeon. Credevo di conoscere<br />
le donne, ma <strong>tu</strong> <strong>sei</strong> così imprevedibile che<br />
non so come prenderti.»<br />
«Anch’io non ti capisco. Dovresti essere<br />
l’idolo delle ragazze della Eastern. Non sto<br />
vivendo l’esperienza promessa dagli opuscoli<br />
dell’università.»<br />
Mi offesi, malgrado fosse la verità. «Be’, è un<br />
evento. Non era mai capitato che una ragazza<br />
con cui sono stato a letto mi chiedesse di lasciarla<br />
in pace.»<br />
«Non è andata così, Travis.»
360/662<br />
Avviai il motore e mi immisi in strada senza<br />
aggiungere altro. <strong>Il</strong> viaggio di ritorno alla Morgan<br />
fu terribile. Tante volte mi ero riproposto<br />
di affrontarla e avevo cambiato idea. Nonostante<br />
avessi le dita intorpidite per il freddo,<br />
guidai lentamente paventando il momento in<br />
cui avrebbe saputo <strong>tu</strong>tto e mi avrebbe respinto<br />
per l’ultima volta. Quando arrivammo davanti<br />
all’ingresso dello s<strong>tu</strong>dentato, mi sentivo teso<br />
come una corda di violino e roso dall’ansia.<br />
Abby scese e, vedendo la sua espressione triste,<br />
caddi in preda al panico. Forse mi avrebbe<br />
mandato al diavolo prima che aprissi bocca.<br />
La accompagnai alla porta e lei prese le<br />
chiavi, tenendo la testa china. Incapace di<br />
attendere ancora, le afferrai delicatamente il<br />
mento e glielo sollevai aspettando che mi guardasse<br />
negli occhi.<br />
«Ti ha baciato?» domandai sfiorandole le<br />
labbra morbide col pollice.<br />
Abby si scostò. «Sai benissimo come rovinare<br />
una notte perfetta, vero?»<br />
«Perfetta? Questo significa che ti <strong>sei</strong><br />
divertita?»<br />
«Mi diverto sempre quando sono con te.»
361/662<br />
Abbassai lo sguardo e mi incupii. «Ti ha<br />
baciato?»<br />
«Sì», rispose irritata.<br />
Strinsi gli occhi, sapendo che la domanda<br />
successiva avrebbe segnato la mia condanna.<br />
«È <strong>tu</strong>tto?»<br />
«Non sono affari <strong>tu</strong>oi!» ribatté spalancando<br />
la porta.<br />
La richiusi e le bloccai la strada. «Devo<br />
saperlo.»<br />
«No! Spostati, Travis!» Mi diede una gomitata<br />
nel fianco, cercando di passare.<br />
«Pigeon...»<br />
«Pensi che, per il fatto che non sono più vergine,<br />
mi scopi <strong>tu</strong>tti quelli con cui esco?»<br />
esclamò dandomi uno spintone.<br />
«Non ho detto questo, maledizione! È troppo<br />
chiedere un po’ di tranquillità?»<br />
«Perché, ti farebbe stare tranquillo sapere<br />
che non vado a letto con Parker?»<br />
«Come fai a non capire? È chiaro a <strong>tu</strong>tti<br />
tranne che a te!»<br />
«Allora suppongo di essere un’idiota. Stasera<br />
<strong>sei</strong> in vena di complimenti, Trav», disse<br />
allungandosi verso la maniglia.
362/662<br />
L’afferrai per le spalle. Eccola di nuovo: la<br />
ragazza ignara a cui ero abi<strong>tu</strong>ato. Era ora di<br />
mettere le carte in tavola. «Quello che provo<br />
per te... mi fa impazzire.»<br />
«Per quanto riguarda la pazzia, hai ragione»,<br />
replicò liberandosi.<br />
«Me lo sono ripe<strong>tu</strong>to per <strong>tu</strong>tto il tempo in cui<br />
eravamo in moto, perciò adesso ascoltami.»<br />
«Travis...»<br />
«So che siamo incasinati, d’accordo? Io sono<br />
impulsivo, irascibile e ti sento dentro come mai<br />
mi era capitato. A volte ti comporti come se mi<br />
odiassi, un minuto dopo hai bisogno di me.<br />
Non faccio mai niente di giusto e non ti<br />
merito... ma maledizione, ti amo, Abby. Ti amo<br />
più di qualsiasi cosa o persona abbia mai<br />
amato. Quando ci <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> non mi servono alcol,<br />
soldi, incontri né storie da una notte... Tutto ciò<br />
che mi serve <strong>sei</strong> <strong>tu</strong>. Sei l’unica cosa a cui penso.<br />
Di cui sogno. Sei <strong>tu</strong>tto ciò che voglio.»<br />
Lei restò in silenzio per un po’, sollevò le<br />
sopracciglia e assunse uno sguardo disorientato<br />
mentre assimilava quanto le avevo detto. Batté<br />
le palpebre un paio di volte.
363/662<br />
Le presi allora il viso tra le mani e la guardai<br />
negli occhi. «Sei andata a letto con lui?»<br />
Gli occhi le si riempirono di lacrime e un<br />
istante dopo scosse la testa. Senza più pensarci,<br />
le stampai un bacio sulle labbra e le infilai la<br />
lingua in bocca. Lei non mi respinse, anzi: mi<br />
afferrò per la maglietta e mi attirò a sé, baciandomi<br />
con altrettanta passione. Mi lasciai sfuggire<br />
un gemito e la strinsi tra le braccia.<br />
Quando compresi di aver avuto la risposta,<br />
mi scostai, senza fiato. «Chiama Parker. Digli<br />
che non lo vuoi più vedere. Digli che stai con<br />
me.»<br />
Lei chiuse gli occhi. «Non posso stare con te,<br />
Travis.»<br />
«Perché no?» esclamai lasciandola andare.<br />
Scosse la testa. Più volte si era dimostrata<br />
imprevedibile, ma dal bacio si era capito che tra<br />
noi c’era ben più di un sentimento d’amicizia e<br />
di comprensione. Non restava che una sola<br />
conclusione.<br />
«Roba da non credere. L’unica ragazza che<br />
voglio non mi vuole.»<br />
Lei esitò prima di parlare. «America e io ci<br />
siamo trasferite qui per dare una svolta alla mia
364/662<br />
vita. O per evitare che ne prendesse una in particolare.<br />
Gli incontri, il gioco d’azzardo, l’alcol...<br />
è quello che mi sono lasciata alle spalle.<br />
Quando ti sto vicino... mi ritrovo <strong>tu</strong>tto davanti,<br />
in un irresistibile pacchetto ta<strong>tu</strong>ato. Non ho<br />
fatto centinaia di chilometri per riviverlo.»<br />
«Meriti qualcuno migliore di me, lo so benissimo.<br />
Ma se esiste una donna fatta per me...<br />
be’, <strong>sei</strong> <strong>tu</strong>. Farò <strong>tu</strong>tto il necessario, Pidge. Mi<br />
ascolti? Tutto.»<br />
Mi diede le spalle, ma non mollai. Finalmente<br />
stava parlando e, se stavolta se ne fosse<br />
andata, forse non avremmo più avuto alcuna<br />
possibilità.<br />
Tenni la porta chiusa con la mano. «Smetterò<br />
di combattere non appena mi sarò laureato.<br />
Non berrò più neanche un goccio. Ti darò<br />
il lieto fine, Pigeon. Se crederai in me, ce la<br />
farò.»<br />
«Non voglio che <strong>tu</strong> cambi.»<br />
«Allora dimmi cosa devo fare. Dimmelo e lo<br />
farò», la supplicai.<br />
«Mi presti il telefono?» chiese.
365/662<br />
Restai perplesso, non capendo che cosa<br />
volesse fare. «Certo», risposi e lo estrassi dalla<br />
tasca, porgendoglielo.<br />
Lei sfiorò i tasti, compose un numero e chiuse<br />
gli occhi nell’attesa.<br />
«Scusami se ti chiamo così tardi, ma era una<br />
cosa che non poteva aspettare. Io... non posso<br />
venire a cena con te mercoledì.»<br />
Aveva chiamato Parker. Le mani presero a<br />
tremarmi per l’ansia: chissà se gli avrebbe chiesto<br />
di venire a prenderla per togliersi<br />
dall’impaccio.<br />
«Non posso più vederti. Sono... piuttosto<br />
sicura di essere innamorata di Travis»,<br />
aggiunse.<br />
In quell’istante mi parve che il mondo si<br />
fosse fermato. Mi ripetei mentalmente le sue<br />
parole. Avevo sentito bene? Aveva appena detto<br />
quello che pensavo o era solo un’illusione?<br />
Mi resti<strong>tu</strong>ì il telefono e mi guardò esitante<br />
negli occhi.<br />
«Mi ha sbat<strong>tu</strong>to il telefono in faccia», disse<br />
con una smorfia.<br />
«Tu mi ami?»
366/662<br />
«Sono i ta<strong>tu</strong>aggi», rispose con un tono<br />
impertinente e un’alzata di spalle, come se non<br />
avesse detto l’unica cosa che desideravo<br />
sentire.<br />
Pigeon mi amava.<br />
Sfoderai un largo sorriso. «Vieni a casa con<br />
me», dissi stringendola tra le braccia.<br />
Lei s’incupì. «Hai detto <strong>tu</strong>tto questo per portarmi<br />
a letto? Dev’essere stata una notte<br />
indimenticabile.»<br />
«L’unica cosa a cui sto pensando è tenerti fra<br />
le mie braccia <strong>tu</strong>tta la notte.»<br />
«Andiamo.»<br />
Non persi tempo. Quando fu in sella, sfrecciai<br />
verso casa prendendo <strong>tu</strong>tte le scorciatoie e<br />
<strong>tu</strong>tti i semafori gialli, destreggiandomi nel poco<br />
traffico delle prime ore del mattino.<br />
Arrivati all’appartamento, spensi il motore e<br />
la presi in braccio.<br />
Abby ridacchiò, sfiorandomi le labbra con le<br />
sue mentre armeggiavo con la serra<strong>tu</strong>ra. La<br />
posai a terra, chiusi la porta e feci un lungo<br />
sospiro di sollievo.<br />
«Da quando te n’eri andata non sembrava<br />
più la stessa casa», dissi baciandola di nuovo.
367/662<br />
Toto arrivò di corsa dal corridoio e scodinzolò,<br />
toccandola con le zampine. Aveva sentito<br />
quanto me la sua mancanza.<br />
Sentii cigolare il letto di Shepley e un attimo<br />
dopo i suoi passi pesanti sul pavimento. Spalancò<br />
la porta, socchiudendo gli occhi alla luce.<br />
«Cazzo, no, Trav, non puoi fare una cosa del<br />
genere! Sei innamorato di Ab...» Guardò<br />
meglio e riconobbe l’errore. «Ehi, Abby.»<br />
«Ehi, Shep», rispose lei con un sorriso divertito,<br />
rimettendo Toto sul pavimento.<br />
Prima che Shepley facesse domande, la trascinai<br />
in corridoio. Ci gettammo l’uno nelle<br />
braccia dell’altra. Non avevo in mente niente,<br />
desideravo solo starle disteso accanto, ma Abby<br />
mi sfilò maliziosa la maglietta. Io l’aiutai con il<br />
giubbotto, poi si tolse la felpa e il top. Le sue<br />
intenzioni erano chiare e non avrei di certo<br />
obiettato.<br />
Ci ritrovammo ben presto nudi e una vocina<br />
dentro di me mi esortò ad assaporare quel<br />
momento, a prendermela con calma, ma fu<br />
tacitata dai suoi baci passionali e dai mormorii<br />
sommessi che emetteva ogni volta che la<br />
sfioravo.
368/662<br />
La adagiai sul letto e Abby allungò la mano<br />
verso il comodino. Mi venne subito in mente<br />
che avevo spaccato la ciotola con i preservativi,<br />
in nome dell’astinenza.<br />
«Merda», esclamai ansimando. «Li ho buttati<br />
via.»<br />
«Cosa? Tutti?»<br />
«Pensavo che <strong>tu</strong> non... se non fosse stato con<br />
te, non ne avrei avuto bisogno.»<br />
«Stai scherzando!» disse appoggiandosi<br />
sconsolata alla testiera.<br />
Mi chinai con il respiro affannoso e le posai<br />
la fronte sul petto. «Considerati l’opposto di<br />
una preda facile.»<br />
Ricordo i momenti successivi in modo un po’<br />
confuso. Abby fece uno strano conteggio, concludendo<br />
che in quella settimana non sarebbe<br />
rimasta incinta. Prima che me rendessi conto,<br />
ero dentro di lei e sentii il suo corpo a contatto<br />
con il <strong>mio</strong>. Non ero mai stato con una ragazza<br />
senza quella sottile barriera di lattice, ma a<br />
quanto pareva faceva una gran differenza. A<br />
ogni movimento provavo sensazioni fortemente<br />
conflit<strong>tu</strong>ali: ritardare l’inevitabile o abbandonarmi,<br />
perché era maledettamente bello.
369/662<br />
Quando i suoi fianchi si premettero contro i<br />
miei e i suoi gemiti incontrollati si trasformarono<br />
in un lungo grido di appagamento, non<br />
potei più trattenermi.<br />
«Abby», mormorai. «Devo... devo...»<br />
«Non fermarti», mi supplicò conficcandomi<br />
le unghie nella schiena.<br />
Entrai in lei ancora una volta e in quel<br />
momento credo di aver cacciato un grido, perché<br />
mi coprì la bocca con la mano. Chiusi gli<br />
occhi, rilassandomi mentre il <strong>mio</strong> corpo sussultava<br />
e si placava. La guardai e lei ricambiò lo<br />
sguardo con un sorriso stanco, contento, in<br />
attesa di qualcosa. La baciai ripe<strong>tu</strong>tamente, le<br />
presi il volto fra le mani e la baciai ancora, stavolta<br />
con maggiore tenerezza.<br />
Prese a respirare più lentamente e infine<br />
sospirò. Mi sdraiai al suo fianco e l’attirai a me.<br />
Abby mi appoggiò la guancia sul petto, coprendomi<br />
il braccio con i capelli. Le diedi un ennesimo<br />
bacio sulla fronte e l’abbracciai.<br />
«Stavolta non andartene, okay? Domani<br />
mattina voglio svegliarmi esattamente così.»<br />
Lei mi baciò il petto ma non mi guardò.<br />
«Non vado da nessuna parte.»
370/662<br />
Quel mattino, steso a letto con la donna che<br />
amavo, mi ripromisi di diventare un uomo<br />
migliore, degno di lei. Basta perdere le staffe,<br />
basta malumori e accessi di rabbia.<br />
Ogni volta che avvicinavo le labbra alla sua<br />
pelle in attesa che si svegliasse, mi ripetevo<br />
mentalmente il proposito.<br />
Affrontare la vita all’esterno dell’appartamento<br />
cercando di tener fede a quell’impegno<br />
si rivelò <strong>tu</strong>ttavia faticoso. Per la prima volta<br />
non solo m’importava di qualcuno, ma ero<br />
anche ansioso di non perderlo, e gli atteggiamenti<br />
gelosi e iperprotettivi rischiavano di<br />
minare i miei proponimenti.<br />
A pranzo Chris Jenks mi aveva fatto incazzare<br />
ed ero regredito. Per for<strong>tu</strong>na, Abby era<br />
stata paziente e comprensiva anche quando<br />
avevo minacciato Parker.<br />
Mi aveva dimostrato in più occasioni di<br />
sapermi accettare così com’ero, ma io non<br />
volevo essere l’idiota violento che <strong>tu</strong>tti conoscevano.<br />
La rabbia mescolata ai nuovi sentimenti<br />
di gelosia era però più difficile da controllare<br />
di quanto pensassi.
371/662<br />
Decisi di evitare le si<strong>tu</strong>azioni che avrebbero<br />
po<strong>tu</strong>to farmi infuriare e di ignorare il fatto che<br />
non solo Abby fosse incredibilmente sexy, ma<br />
che <strong>tu</strong>tti gli stronzi del campus fossero curiosi<br />
di capire come fosse riuscita a domare l’unico<br />
ragazzo che credevano non si sarebbe mai fidanzato.<br />
Sembrava che stessero <strong>tu</strong>tti aspettando<br />
un <strong>mio</strong> passo falso per provarci, il che mi<br />
rendeva ancor più teso e irascibile.<br />
Per tenere occupata la mente, mi concentrai<br />
sull’obiettivo di chiarire alle altre ragazze che<br />
non ero più sulla piazza, fatto che mandò in<br />
bestia metà della popolazione femminile<br />
dell’università.<br />
Quando andai al Red per Halloween, notai<br />
che l’aria pungente di fine au<strong>tu</strong>nno non aveva<br />
impedito a molte di indossare abiti volgari.<br />
Strinsi la mia fidanzata, contento che non fosse<br />
il tipo da vestirsi come una Barbie di strada o le<br />
troiette mascherate da signore dei giocatori di<br />
football: non mi sarei dovuto preoccupare tanto<br />
che le guardassero le tette o che si chinasse.<br />
Io e Shepley giocammo a biliardo mentre le<br />
ragazze guardavano. Stavamo vincendo di<br />
nuovo, dopo esserci già intascati
372/662<br />
trecentosessanta dollari nelle ultime due<br />
partite.<br />
Con la coda dell’occhio vidi Finch avvicinarsi<br />
ad America e Abby. Risero insieme per un po’ e<br />
poi le trascinò in pista. Abby spiccava per la sua<br />
bellezza persino fra <strong>tu</strong>tta quella pelle nuda, il<br />
glitter e i seni in mostra.<br />
Prima che la canzone terminasse, America e<br />
Abby lasciarono Finch e si diressero al bar. Mi<br />
sollevai sulle punte dei piedi per individuare le<br />
loro teste nella ressa.<br />
«Tocca a te», disse Shepley.<br />
«Le ragazze sono sparite.»<br />
«Probabilmente sono andate a prendere da<br />
bere. Fatti sotto, latin lover.»<br />
Mi chinai un po’ ti<strong>tu</strong>bante e mi concentrai<br />
sulla palla, ma sbagliai il tiro.<br />
«Travis, era facile! Mi fai impazzire!»<br />
protestò lui.<br />
Non riuscivo ancora a vederle. Ricordavo i<br />
due casi di molestie dell’anno prima e mi<br />
innervosiva l’idea che andassero in giro da sole.<br />
Anche nella nostra piccola città universitaria<br />
succedeva che drogassero le bevande delle<br />
ragazze.
373/662<br />
Posai la stecca sul tavolo e mi feci strada<br />
nella folla.<br />
Un attimo dopo sentii la mano di Shepley<br />
sulla spalla. «Dove vai?»<br />
«A cercarle. Ti ricordi cos’è capitato l’anno<br />
scorso a quella Heather?»<br />
«Oh sì.»<br />
Quando infine le trovai, vidi che due ragazzi<br />
stavano offrendo loro da bere. Erano <strong>tu</strong>tti e due<br />
bassi, uno un po’ più robusto con una barba di<br />
una settimana sul volto sudato. L’ultima cosa<br />
che avrei dovuto provare nei suoi confronti era<br />
un sentimento di gelosia, ma il fatto che ci<br />
stesse provando con la mia ragazza fu una provocazione<br />
per il <strong>mio</strong> ego. Non sapeva che stava<br />
con me, ma alla prima occhiata avrebbe dovuto<br />
capire che non era sola. E la gelosia si mescolò<br />
all’irritazione. Avevo detto a Abby un’infinità di<br />
volte di non accettare da bere da sconosciuti.<br />
Un istante dopo mi venne un accesso di rabbia.<br />
<strong>Il</strong> tizio le si avvicinò. «Vuoi ballare?»<br />
Lei scosse la testa. «No, grazie. Sono qui con<br />
il <strong>mio</strong>...»<br />
«Ragazzo», esclamai interrompendola e<br />
guardando in cagnesco i due. Era quasi ridicolo
374/662<br />
intimorire due con addosso una toga, ciononostante<br />
sfoderai la mia aria più truce. «Ora sparite»,<br />
dissi indicando con un cenno la sala.<br />
I due si preoccuparono, lanciarono un’occhiata<br />
ad America e Abby e si dileguarono.<br />
Shepley baciò America. «Non posso portarti<br />
da nessuna parte!» Lei fece una risatina e Abby<br />
mi sorrise.<br />
Io però ero troppo infuriato per ricambiare il<br />
sorriso.<br />
«Che c’è?»<br />
«Perché hai lasciato che ti offrisse da bere?»<br />
America si scostò da Shepley.<br />
«Non è andata così, Travis. Gli ho detto di<br />
no.»<br />
Presi la bottiglia di mano a Abby. «Allora<br />
cos’è questa?»<br />
«Dici sul serio?» domandò lei.<br />
«Mai stato più serio in vita mia», risposi gettando<br />
la birra nel cestino dei rifiuti. «Te l’ho<br />
detto un centinaio di volte... non accettare<br />
drink da sconosciuti. E se ci avesse messo dentro<br />
qualcosa?»
375/662<br />
America sollevò il bicchiere. «Non abbiamo<br />
mai perso di vista i drink, Trav. Stai<br />
esagerando.»<br />
«Non sto parlando con te», replicai trafiggendo<br />
Abby con lo sguardo.<br />
Nei suoi occhi comparve un lampo di rabbia.<br />
«Non trattarla così.»<br />
«Travis», mi ammonì Shepley. «Lascia<br />
perdere.»<br />
«Non mi va che accetti da bere da altri»,<br />
ribadii.<br />
Abby s’imbronciò. «Vuoi litigare?»<br />
«Ti darebbe fastidio se mi vedessi bere con<br />
una ragazza?»<br />
«Okay, adesso ignori <strong>tu</strong>tte le altre donne. Ho<br />
capito. Devo fare lo stesso con i ragazzi.»<br />
«Non sarebbe male», ribattei a denti stretti.<br />
«Dovrai ridimensionare un po’ questa storia<br />
del fidanzato geloso, Travis. Non ho fatto<br />
niente di male.»<br />
«Arrivo qui e un tizio ti sta offrendo da<br />
bere!»<br />
«Non urlarle!» intervenne America.<br />
Shepley mi posò una mano sulla spalla.<br />
«Abbiamo <strong>tu</strong>tti bevuto parecchio. Andiamo.»
376/662<br />
Abby s’infuriò ancor di più. «Devo avvertire<br />
Finch che ce ne andiamo», brontolò e s’incamminò<br />
verso la pista superandomi con uno<br />
spintone.<br />
L’afferrai per il polso. «Vengo con te.»<br />
«Sono capace di fare qualche passo da sola,<br />
Travis. Che ti succede?» replicò liberandosi.<br />
Raggiunse Finch che si stava dimenando al<br />
centro della pista, grondante di sudore.<br />
All’inizio sorrise, ma quando lo salutò alzò gli<br />
occhi al cielo.<br />
Aveva pronunciato il <strong>mio</strong> nome: aveva dato<br />
la colpa a me, il che mi fece arrabbiare ancora<br />
di più. Ovviamente mi sarei infuriato se si fosse<br />
cacciata in qualche guaio. Non si era seccata<br />
tanto quando avevo gonfiato di pugni Chris<br />
Jenks, ma se mi incazzavo perché accettava da<br />
bere da sconosciuti s’irritava.<br />
Mentre ero sul punto di esplodere, un imbecille<br />
vestito da pirata la afferrò e le si buttò<br />
addosso. Non capii più niente e, prima che<br />
riuscissi a ragionare, gli tirai un pugno in faccia.<br />
<strong>Il</strong> ragazzo cadde a terra ma, quando Abby<br />
precipitò con lui, tornai bruscamente alla<br />
realtà.
377/662<br />
Sembrava stordita e teneva le mani appoggiate<br />
sul pavimento. Paralizzato dallo shock, la<br />
vidi ruotare la mano e scoprire che era sporca<br />
del sangue rosso che il pirata stava perdendo<br />
dal naso.<br />
Mi affrettai ad aiutarla. «Oh, cazzo! Stai<br />
bene, Pidge?»<br />
Quando fu in piedi, si liberò con uno strattone<br />
dalla mia presa. «Sei impazzito?»<br />
America la prese per il polso e la condusse<br />
via, lasciandola solo quando fummo fuori.<br />
Dovetti accelerare il passo per non restare<br />
indietro.<br />
Nel parcheggio Shepley aprì l’auto e Abby<br />
s’infilò sul sedile.<br />
La supplicai ma lei era nera. «Mi dispiace,<br />
Pigeon, non sapevo che ti tenesse.»<br />
«Per poco non colpivi me!» replicò prendendo<br />
l’asciugamano macchiato d’olio che<br />
Shepley le aveva lanciato. Si pulì il sangue dalla<br />
mano passandosi l’asciugamano su ogni dito,<br />
palesemente disgustata.<br />
Sussultai. «Non lo avrei colpito se avessi<br />
saputo che rischiavo di farti del male. Questo lo<br />
sai, vero?»
378/662<br />
«Sta’ zitto, Travis. Sta’ zitto e basta», disse<br />
fissando la nuca di Shepley.<br />
«Pidge...»<br />
Shepley pestò la mano sul volante. «Taci,<br />
Travis! Hai detto che ti dispiace, adesso chiudi<br />
quella bocca!»<br />
Non seppi che rispondere. Shep aveva<br />
ragione: avevo mandato a puttane l’intera<br />
serata e d’un tratto la possibilità che Abby mi<br />
scaricasse divenne spaventosamente<br />
inquietante.<br />
Arrivati a casa, America diede il bacio della<br />
buonanotte al suo ragazzo. «Ci vediamo<br />
domani, tesoro.»<br />
Lui annuì rassegnato e ricambiò il bacio. «Ti<br />
amo.»<br />
Sapevo che se ne andavano per causa mia:<br />
normalmente avrebbero trascorso la notte da<br />
noi, come ogni fine settimana.<br />
Abby mi superò, diretta alla Honda, senza<br />
dire una parola.<br />
Mi affrettai a raggiungerla e abbozzai un sorriso<br />
imbarazzato nel tentativo di placare le<br />
acque. «Dai, non essere arrabbiata.»<br />
«Oh, non sono arrabbiata. Sono furiosa.»
379/662<br />
«Ha bisogno di un po’ di tempo per calmarsi,<br />
Travis», mi ammonì America aprendo la<br />
macchina.<br />
Quando sentii le serra<strong>tu</strong>re scattare, fui colto<br />
dal panico e posai una mano sulla portiera.<br />
«Non andartene, Pigeon. <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> comportamento<br />
è stato inaccettabile. Mi dispiace.»<br />
Lei sollevò la mano, mostrandomi i residui di<br />
sangue secco sul palmo. «Chiamami quando<br />
sarai cresciuto.»<br />
Mi appoggiai alla portiera con il fianco. «Non<br />
puoi andartene.»<br />
Lei si corrucciò e Shepley aggirò di corsa<br />
l’auto per raggiungerci. «Travis, <strong>sei</strong> ubriaco.<br />
Stai per fare un errore madornale. Lascia che<br />
vada casa, che si calmi... ne parlerete domani,<br />
quando sarete sobri.»<br />
«Non può andarsene», ripetei fissandola disperato<br />
negli occhi.<br />
«Piantala», disse Abby tirando la portiera.<br />
«Spostati!»<br />
«Cosa vuoi dire?» chiesi afferrandola per un<br />
braccio. La paura che dicesse quelle parole, che<br />
ponesse fine alla nostra storia mi aveva indotto<br />
a reagire impulsivamente.
380/662<br />
«Quell’aria triste. Non ci casco», rispose<br />
liberandosi.<br />
Provai un fugace senso di sollievo. Non aveva<br />
intenzione di chiudere, almeno non ancora.<br />
«Abby», disse Shepley. «È di questo che ti<br />
parlavo. Forse dovresti...»<br />
«Stanne fuori, Shep», intervenne bruscamente<br />
America accendendo il motore.<br />
«Combinerò dei casini. Combinerò parecchi<br />
casini, Pidge, ma <strong>tu</strong> devi perdonarmi.»<br />
«Domani mattina avrò un livido enorme sul<br />
sedere! Hai picchiato quell’uomo perché eri<br />
incazzato con me! Cosa dovrebbe dirmi <strong>tu</strong>tto<br />
questo? Mi stanno scattando <strong>tu</strong>tti i campanelli<br />
d’allarme!»<br />
«Non ho mai picchiato una ragazza in vita<br />
mia», risposi, sorpreso che avesse anche solo<br />
pensato che avrei po<strong>tu</strong>to toccare lei o, se era<br />
per quello, qualsiasi altra donna.<br />
«E io non sarò la prima!» ribatté tirando la<br />
portiera. «Spostati, maledizione!»<br />
Annuii e feci un passo indietro. L’ultima cosa<br />
che volevo era che se ne andasse, ma era pur<br />
sempre preferibile all’idea che si arrabbiasse<br />
tanto da scaricarmi.
381/662<br />
America inserì la retromarcia e io guardai<br />
Abby dal finestrino.<br />
«Mi chiami domani, vero?» chiesi toccando il<br />
parabrezza.<br />
«Mare, andiamo», esclamò lei guardando<br />
davanti a sé.<br />
Quando le luci posteriori non furono più visibili,<br />
mi ritirai in casa.<br />
«Travis», mi ammonì Shepley. «Niente casini,<br />
fratello. Parlo sul serio.»<br />
Assentii e arrancai abbat<strong>tu</strong>to fino in camera.<br />
Non appena riuscivo a fare qualche progresso,<br />
il <strong>mio</strong> carattere del cavolo mandava <strong>tu</strong>tto<br />
all’aria. Dovevo dominarmi, altrimenti avrei<br />
perso la cosa più bella che mi fosse capitata in<br />
vita mia.<br />
Per ammazzare il tempo, mi preparai una<br />
braciola di maiale con purè di patate, ma restò<br />
<strong>tu</strong>tto nel piatto perché non riuscii a mangiare<br />
niente. <strong>Il</strong> bucato mi aiutò a passare un’altra<br />
ora, dopodiché decisi di fare il bagno a Toto.<br />
Giocammo per un po’, ma alla fine anche lui<br />
cedette e si accucciò sul letto. Restare disteso a<br />
fissare il soffitto e a tormentarmi per la mia<br />
s<strong>tu</strong>pidità non era una prospettiva allettante,
382/662<br />
perciò decisi di tirar fuori <strong>tu</strong>tti piatti dalla credenza<br />
e di lavarli a mano.<br />
Fu la notte più lunga della mia vita.<br />
Poi le nubi iniziarono a tingersi di vari colori,<br />
segno che il sole si stava alzando. Presi le chiavi<br />
della moto e andai a farmi un giro, fermandomi<br />
davanti alla Morgan Hall.<br />
Harmony Handler uscì per andare a correre.<br />
Mi fissò per un istante, tenendo la mano sulla<br />
porta.<br />
«Ehi, Travis», esclamò con il suo solito sorriso,<br />
ma si fece subito seria. «Uau. Stai male o<br />
che? Hai bisogno che ti porti da qualche<br />
parte?» Dovevo avere un aspetto atroce. Harmony<br />
era sempre molto cara. Suo fratello era<br />
della Sig Tau, perciò non la conoscevo tanto<br />
bene: le sorelle minori erano sempre<br />
intoccabili.<br />
«Ehi, Harmony», dissi sforzandomi di sorridere.<br />
«Volevo fare una sorpresa a Abby per<br />
colazione. Mi puoi far entrare?»<br />
«Uh», disse guardando al di là della porta a<br />
vetri. «Nancy potrebbe spaventarsi. Sei sicuro<br />
di star bene?»
383/662<br />
Nancy era la responsabile della Morgan. Ne<br />
avevo sentito parlare, ma non l’avevo mai vista.<br />
Dubitavo però che se ne sarebbe accorta: si<br />
diceva che bevesse più delle altre ragazze e<br />
uscisse di rado dalla sua stanza.<br />
«È stata solo una notte un po’ lunga. Dai»,<br />
feci con un sorriso. «Sai che non farà storie.»<br />
«D’accordo, ma io non ne so nulla.»<br />
Mi misi la mano sul cuore. «Lo prometto.»<br />
Salii di sopra e bussai piano alla porta di<br />
Abby.<br />
La maniglia si mosse, ma la porta si aprì<br />
lentamente. Dall’altra parte c’erano Abby e<br />
America, l’una di fronte all’altra. Kara ritrasse<br />
la mano e tornò sotto le coperte.<br />
«Posso?»<br />
Abby si mise subito a sedere. «Stai bene?»<br />
Entrai e caddi in ginocchio davanti a lei. «Mi<br />
dispiace così tanto, Abby. Mi dispiace tanto»,<br />
dissi gettandole le braccia attorno alla vita e<br />
sprofondandole il viso in grembo.<br />
Lei mi prese la testa fra le braccia.<br />
«Io... ehm... io vado», balbettò America.<br />
La compagna di stanza di Abby, Kara, si alzò<br />
e prese l’occorrente per la doccia. «Sono
384/662<br />
sempre molto pulita quando <strong>sei</strong> qui, Abby»,<br />
brontolò sbattendo la porta dietro di sé.<br />
Guardai Abby. «So che quando si tratta di te<br />
non ragiono più, ma mi sto impegnando, Pidge,<br />
te lo giuro. Non voglio rovinare <strong>tu</strong>tto.»<br />
«Allora non farlo.»<br />
«È difficile per me, lo sai. Sono terrorizzato<br />
all’idea che <strong>tu</strong> capisca che pezzo di merda sono<br />
e mi molli. Quando ballavi, ieri sera, ho visto<br />
una decina di ragazzi che ti guardavano. Vai al<br />
bar e ti vedo ringraziare quel tizio che ti offre<br />
da bere. Poi quel coglione in pista ti tocca.»<br />
«Io non tiro pugni ogni volta che una ragazza<br />
ti parla. Non posso restare chiusa in casa per<br />
<strong>tu</strong>tto il tempo. Dovrai tenere a freno il <strong>tu</strong>o<br />
caratteraccio.»<br />
«Lo farò», dissi annuendo. «Questa è la mia<br />
prima storia seria, Pigeon. Non ho mai provato<br />
sentimenti del genere per qualcuno... anzi, per<br />
nessuno. Se sarai paziente, troverò il modo di<br />
far funzionare le cose, te lo giuro.»<br />
«Chiariamo una cosa: non <strong>sei</strong> un pezzo di<br />
merda, <strong>sei</strong> un tipo incredibile. Non importa chi<br />
mi offre da bere, chi mi chiede di ballare o flirta<br />
con me. Io tornerò a casa con te. Mi hai chiesto
385/662<br />
di fidarmi di te, ma a quanto pare <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> a non<br />
fidarti di me.»<br />
Mi accigliai. «Non è vero.»<br />
«Be’, se pensi che voglia lasciarti per il primo<br />
che passa, allora non hai molta fiducia in me.»<br />
La strinsi di più. «Non ti merito, Pidge.<br />
Questo non significa che non mi fidi di te, ma<br />
mi preparo all’inevitabile.»<br />
«Non dire così. Quando siamo soli, <strong>sei</strong> perfetto.<br />
Siamo perfetti. Poi però lasci che gli altri<br />
rovinino <strong>tu</strong>tto. Non mi aspetto che cambi radicalmente,<br />
ma non puoi fare a pugni ogni volta<br />
che qualcuno mi guarda.»<br />
Annuii, sapendo che aveva ragione. «Farò<br />
<strong>tu</strong>tto quello che vuoi. Solo... dimmi che mi<br />
ami.» Mi rendevo perfettamente conto di<br />
quanto fossi ridicolo, ma non m’importava più.<br />
«Sai che è così.»<br />
«Devo sentirtelo dire.»<br />
«Ti amo», disse sfiorandomi le labbra con le<br />
sue. «Adesso smetti di fare il bambino.»<br />
Quando mi baciò, il <strong>mio</strong> cuore rallentò e ogni<br />
muscolo del corpo si rilassò. L’estremo bisogno<br />
che avevo di lei mi spaventava a morte. Non<br />
riuscivo a credere che l’amore avesse
386/662<br />
quell’effetto, altrimenti <strong>tu</strong>tti gli uomini innamorati<br />
si sarebbero trasformati in pazzi scatenati.<br />
Forse ero solo io. Forse eravamo solo noi<br />
due. Forse insieme costi<strong>tu</strong>ivano un’entità<br />
instabile, pronta a implodere o ad amalgamarsi.<br />
A ogni modo, quando l’avevo conosciuta<br />
la mia vita si era rivoluzionata e non<br />
volevo fosse altrimenti.
18.<br />
TREDICI FORTUNATO<br />
Eccitato e nel contempo teso, entrai in casa<br />
di <strong>mio</strong> padre tenendo Abby per mano. Dalla<br />
stanza da gioco si diffondeva il fumo del sigaro<br />
di papà e delle sigarette dei miei fratelli, misto<br />
al vago odore di muschio della moquette, molto<br />
più vecchia di me.<br />
Nonostante si fosse seccata per il breve<br />
preavviso, Abby sembrava più a suo agio di<br />
quanto non lo fossi io all’idea di conoscere la<br />
mia famiglia. Portare a casa le fidanzate non<br />
era un’abi<strong>tu</strong>dine dei Maddox, e prevedere la<br />
loro reazione era assolutamente impossibile.<br />
<strong>Il</strong> primo a comparire fu Trenton. «Santo<br />
cielo! C’è “faccia di culo”!»<br />
Inutile sperare che i miei fratelli mostrassero<br />
anche solo una parvenza di civiltà. Io <strong>tu</strong>ttavia li<br />
adoravo e, conoscendo Abby, anche lei lo<br />
avrebbe fatto.
388/662<br />
«Ehi, ehi... occhio al linguaggio davanti alla<br />
signorina», avvertì papà indicandola.<br />
«Pidge, <strong>mio</strong> padre, Jim Maddox. Papà, lei è<br />
Pigeon.»<br />
«Pigeon?» fece divertito Jim.<br />
«Abby», esclamò lei stringendogli la mano.<br />
Indicai i miei fratelli, che annuirono <strong>tu</strong>tti<br />
quando pronunciai i loro nomi. «Trenton,<br />
Taylor, Tyler e Thomas.»<br />
Abby sembrò un po’ disorientata, ma non<br />
potevo biasimarla. Non parlavo molto della mia<br />
famiglia, e cinque fratelli avrebbero lasciato<br />
sconcertato chiunque. Noi Maddox avevamo<br />
poi l’effetto di intimorire gli estranei.<br />
Quand’eravamo adolescenti, i ragazzi del<br />
quartiere avevano imparato a non darci fastidio<br />
e solo in un’occasione uno aveva commesso<br />
l’errore di sfidarci. Eravamo divisi, ma se<br />
necessario facevamo squadra, forti come rocce,<br />
cosa che appariva evidente anche a chi non volevamo<br />
spaventare.<br />
«Abby ha un cognome?» domandò papà.<br />
«Abernathy», disse lei annuendo<br />
cortesemente.
389/662<br />
«È un piacere conoscerti, Abby», esclamò<br />
Thomas con un bel sorriso. Lei non poteva<br />
saperlo, ma era la tattica per nascondere le sue<br />
vere intenzioni, cioè s<strong>tu</strong>diarla attentamente.<br />
Mio fratello era sempre pronto a individuare<br />
potenziali pericoli in grado di alterare i nostri<br />
precari equilibri.<br />
«Papà non reggerebbe», soleva dire e nessuno<br />
di noi aveva da obiettare al riguardo.<br />
Quando ci trovavamo nei guai, andavamo da<br />
Thomas e lui interveniva prima che papà lo<br />
scoprisse. Gli anni passati a tirar su un gruppo<br />
di ragazzi chiassosi e violenti lo avevano reso<br />
uomo ben prima del previsto e lo rispettavamo<br />
<strong>tu</strong>tti per questo, compreso papà. Però a volte<br />
era un po’ autoritario. Abby <strong>tu</strong>ttavia continuò a<br />
sorridere, ignara del fatto di essere diventata<br />
l’oggetto dello sguardo indagatore del guardiano<br />
di famiglia.<br />
«Un vero piacere», gli fece eco Trent osservandola<br />
con uno sguardo malizioso che a chiunque<br />
altro sarebbe costato la vita.<br />
Papà gli diede una pacca sulla nuca e lui cacciò<br />
un urlo.
390/662<br />
«Cos’ho detto?» protestò sfregandosi la<br />
testa.<br />
«Siediti, Abby. Guarda come svuotiamo le<br />
tasche di Trav», disse Tyler.<br />
Presi una sedia e lei si sedette. Guardai in<br />
cagnesco Trenton e lui rispose con una strizzata<br />
d’occhio. Che gran strafottente era!<br />
«Ha conosciuto S<strong>tu</strong> Ungar?» chiese Abby<br />
indicando una foto impolverata.<br />
Non riuscivo a credere alle mie orecchie.<br />
Gli occhi di papà s’illuminarono. «Sai chi è<br />
S<strong>tu</strong> Ungar?»<br />
Lei annuì. «Anche <strong>mio</strong> papà era un suo fan.»<br />
Mio padre si alzò e indicò la fotografia<br />
impolverata accanto. «E questo qui è Doyle<br />
Brunson.»<br />
Abby sorrise. «Mio papà lo ha visto giocare<br />
una volta anni fa. È stato incredibile.»<br />
«<strong>Il</strong> nonno di Trav era un professionista... da<br />
queste parti prendiamo il poker molto seriamente»,<br />
disse papà sorridendo.<br />
Non solo Abby aveva dichiarato di sapere<br />
qualcosa del poker, ma era anche la prima volta<br />
che la sentivo parlare di suo padre.
391/662<br />
Mentre guardavamo Trenton che mescolava<br />
e distribuiva le carte, cercai di dimenticarmi<br />
quant’era appena accaduto. Con le sue gambe<br />
lunghe, le sue curve perfette e quei grandi<br />
occhi, era splendida, ma il fatto che conoscesse<br />
di nome S<strong>tu</strong> Ungar aveva fatto colpo sulla mia<br />
famiglia. Mi raddrizzai fiero sulla sedia. Nessuno<br />
dei miei fratelli sarebbe riuscito a portare<br />
a casa una ragazza in grado di far meglio.<br />
Trenton sollevò un sopracciglio. «Vuoi<br />
giocare, Abby?»<br />
Lei scosse la testa. «Non credo sia il caso.»<br />
«Non sai giocare?» domandò papà.<br />
Mi chinai per darle un bacio sulla fronte.<br />
«Gioca, dai... ti insegno io.»<br />
«Allora di’ addio ai <strong>tu</strong>oi soldi, Abby», commentò<br />
ridendo Thomas.<br />
Lei strinse le labbra e infilò la mano in borsa,<br />
estraendo due pezzi da cinquanta. Li porse a<br />
papà e attese con pazienza che le desse l’equivalente<br />
in gettoni. Trenton sorrise, ansioso di<br />
sfidare la sua sicurezza.<br />
«Ho piena fiducia nelle capacità di insegnamento<br />
di Travis», fece Abby.
392/662<br />
Taylor batté le mani. «Sììì! Stasera divento<br />
ricco!»<br />
«Iniziamo con poco», affermò Jim lanciando<br />
un gettone da cinque sul tavolo.<br />
Trenton diede le carte e io disposi la mano di<br />
Abby. «Hai mai giocato?»<br />
«È passato un po’ dall’ultima volta», rispose<br />
annuendo.<br />
«Aver giocato in famiglia non conta, Polyanna»,<br />
dichiarò Trenton guardando le carte.<br />
«Chiudi quella bocca, Trent», lo ammonii<br />
lanciandogli un’occhiata minacciosa prima di<br />
tornare a concentrarmi sulle carte di Abby.<br />
«Devi cercare di avere le carte più alte, numeri<br />
consecutivi e, con un po’ di for<strong>tu</strong>na, carte dello<br />
stesso seme.»<br />
Perdemmo le prime mani, poi Abby non volle<br />
più il <strong>mio</strong> aiuto e ingranò piuttosto alla svelta.<br />
Tre mani dopo gliele aveva suonate per bene.<br />
«Che cavolo!» si lagnò Trenton. «La for<strong>tu</strong>na<br />
dei principianti è un vero schifo!»<br />
«Hai un’allieva che impara in fretta, Trav»,<br />
osservò papà, sempre con il sigaro tra le labbra.<br />
Bevvi un sorso di birra, sentendomi un<br />
padreterno. «Sono orgoglioso di te, Pigeon!»
393/662<br />
«Grazie.»<br />
«Chi non sa fare insegna», commentò malizioso<br />
Thomas.<br />
«Molto divertente, coglione», mormorai.<br />
«Portale una birra», disse papà sorridendo<br />
divertito.<br />
Scattai in piedi, presi una bottiglia dal frigo e<br />
usai il bordo già rovinato del tavolo per stapparla.<br />
Abby sorrise quando gliela posai davanti<br />
e non esitò a berne una sorsata, com’era solita<br />
fare.<br />
Si pulì le labbra con la mano e attese che<br />
papà mettesse le sue fiches.<br />
Quattro mani più tardi aveva finito la terza<br />
birra e stava s<strong>tu</strong>diando attentamente Taylor.<br />
«Tocca a te, Taylor. Che ne dici di giocare da<br />
uomo?»<br />
Cominciavo ad avere difficoltà a non eccitarmi.<br />
Guardare Abby battere, mano dopo<br />
mano, i miei fratelli e un veterano del poker<br />
come <strong>mio</strong> padre aveva proprio quell’effetto.<br />
Non avevo mai visto una donna così sexy in vita<br />
mia, e guarda caso era la mia ragazza.<br />
«’Fanculo», esclamò Taylor buttando gli<br />
ultimi gettoni.
394/662<br />
«Cos’hai, Pigeon?» chiesi sorridendo. Ero<br />
come un bambino davanti ai regali di Natale.<br />
«Taylor?» lo incalzò lei, impassibile.<br />
Lui sfoderò un ampio sorriso. «Colore!»<br />
annunciò allegro, scoprendo le carte.<br />
Guardammo <strong>tu</strong>tti Abby. Lei scrutò gli uomini<br />
che la circondavano e buttò giù le carte.<br />
«Guardate e piangete, ragazzi! Assi e otto!»<br />
«Un full? Che cazzo!» strillò Trenton.<br />
«Mi dispiace. Ho sempre voluto dirlo», rispose<br />
lei, ridacchiando e prendendo la vincita.<br />
Thomas la guardò sospettoso. «Questa non è<br />
solo la for<strong>tu</strong>na del principiante. Lei sa giocare.»<br />
Lo osservai per un istante. Non distoglieva lo<br />
sguardo da Abby.<br />
A quel punto la fissai. «Avevi già giocato,<br />
Pidge?»<br />
Lei strinse le labbra e scrollò le spalle,<br />
abbozzando un sorriso innocente. Reclinai la<br />
testa e scoppiai a ridere. Stavo per dire quanto<br />
fossi fiero di lei, ma le parole mi morirono in<br />
gola, soffocate da un accesso di riso. Pestai il<br />
pugno sul tavolo un paio di volte, cercando di<br />
controllarmi.
395/662<br />
«La <strong>tu</strong>a ragazza ci ha appena spillato <strong>tu</strong>tti i<br />
soldi!» osservò Taylor puntando il dito nella<br />
mia direzione.<br />
«Non ci credo, cazzo!» gemette Trenton<br />
alzandosi.<br />
«Ottimo piano, Travis. Portare una bara<br />
provetta alla serata del poker», commentò papà<br />
facendo l’occhiolino a Abby.<br />
«Non lo sapevo!» dissi scuotendo la testa.<br />
«Stronzate», replicò Thomas continuando ad<br />
analizzare la mia fidanzata.<br />
«Non lo sapevo!»<br />
«Detesto dirlo, fratello, ma penso di essermi<br />
appena innamorato della <strong>tu</strong>a ragazza», commentò<br />
Tyler.<br />
Cessai d’un tratto di ridere e mi incupii.<br />
«Ehi, calma.»<br />
«Basta. Ci sono andato leggero, Abby, ma ora<br />
mi riprenderò i miei soldi», la avvertì Trenton.<br />
Assistetti agli ultimi giri in cui i ragazzi<br />
tentarono di recuperare il denaro. Mano dopo<br />
mano, Abby <strong>tu</strong>ttavia li stese senza nemmeno<br />
mostrare un po’ di tatto.<br />
Quando rimasero senza soldi, papà decise<br />
che la serata era finita e Abby resti<strong>tu</strong>ì loro
396/662<br />
cento dollari a testa, che lui <strong>tu</strong>ttavia non<br />
accettò.<br />
La presi per mano e ci avviammo verso la<br />
porta. Vederla spennare i miei fratelli era stato<br />
divertente, ma ero deluso perché aveva<br />
resti<strong>tu</strong>ito parte del denaro.<br />
Lei mi strinse la mano. «Che c’è che non<br />
va?»<br />
«Hai appena regalato quattrocento dollari,<br />
Pidge!»<br />
«Se fosse stata la serata del poker alla Sig<br />
Tau, li avrei tenuti. Non posso derubare i <strong>tu</strong>oi<br />
fratelli al nostro primo incontro.»<br />
«Loro si sarebbero tenuti i <strong>tu</strong>oi soldi!»<br />
«E senza pensarci due volte», aggiunse<br />
Taylor.<br />
Con la coda dell’occhio notai che Thomas la<br />
stava fissando dalla poltrona in soggiorno. Era<br />
più taci<strong>tu</strong>rno del solito.<br />
«Che c’è, Tommy?»<br />
«Come hai detto che ti chiami di cognome?»<br />
fece.<br />
Abby spostò nervosa il peso da un piede<br />
all’altro, ma non rispose.
397/662<br />
Le misi un braccio attorno alla vita e mi voltai<br />
verso <strong>mio</strong> fratello, non capendo dove<br />
volesse arrivare. Sembrava sapere qualcosa e si<br />
preparava a fare la sua mossa.<br />
«Abernathy, e con ciò?»<br />
«Capisco perché prima di stasera <strong>tu</strong> non<br />
abbia fatto due più due, Trav, ma adesso non<br />
hai più scuse», rispose compiaciuto.<br />
«Di che cazzo parli?»<br />
«Sei per caso parente di Mick Abernathy?»<br />
indagò Thomas.<br />
Tutte le teste si girarono in attesa della<br />
risposta.<br />
Lei si passò la mano tra i capelli, palesemente<br />
nervosa. «Come fai a conoscere Mick?»<br />
Allungai maggiormente il collo nella sua<br />
direzione. «È uno dei migliori giocatori di<br />
poker della storia. Lo conosci?»<br />
«È <strong>mio</strong> padre», disse con aria quasi afflitta.<br />
La stanza esplose in un boato.<br />
«Non ci credo!»<br />
«Lo sapevo!»<br />
«Abbiamo appena giocato con la figlia di<br />
Mick Abernathy!»<br />
«Mick Abernathy! Porca miseria!»
398/662<br />
Le parole mi risuonarono nelle orecchie, ma<br />
impiegai lo stesso un po’ ad assimilarle. Tre dei<br />
miei fratelli stavano saltellando e gridando, ma<br />
ai miei occhi l’intera stanza era immobile e il<br />
mondo si era fatto silenzioso. La mia ragazza,<br />
che guarda caso era anche la mia migliore<br />
amica, era la figlia di una leggenda del poker, di<br />
un uomo che i miei fratelli, <strong>mio</strong> padre e persino<br />
<strong>mio</strong> nonno consideravano un idolo.<br />
La voce di Abby mi riportò al presente.<br />
«Ragazzi, vi ho detto che non volevo giocare.»<br />
«Se avessi detto di essere la figlia di Mick<br />
Abernathy, ti avremmo presa più seriamente»,<br />
osservò Thomas.<br />
Abby mi scrutò in attesa della mia reazione.<br />
«Tu <strong>sei</strong> Tredici for<strong>tu</strong>nato?» chiesi<br />
disorientato.<br />
Trenton si alzò e la indicò. «Tredici for<strong>tu</strong>nato<br />
a casa nostra! Non ci credo! Non ci credo,<br />
cazzo!»<br />
«Quello era il soprannome che mi avevano<br />
dato i giornali. E la storia non era del <strong>tu</strong>tto<br />
esatta», affermò lei nervosamente.<br />
Anche in mezzo a <strong>tu</strong>tto quel baccano, l’unica<br />
cosa a cui riuscii a pensare fu quanto fosse
399/662<br />
eccitante che la ragazza di cui ero innamorato<br />
fosse una celebrità. E ancor meglio, che fosse<br />
famosa in un ambiente piuttosto duro.<br />
«Ragazzi, devo portare Abby a casa», dissi.<br />
Papà la sbirciò al di sopra degli occhiali.<br />
«Perché non era esatta?»<br />
«Non ho rubato la for<strong>tu</strong>na di <strong>mio</strong> padre.<br />
Voglio dire, è assurdo», rispose ridacchiando e<br />
giocherellando con una ciocca di capelli.<br />
Thomas scosse la testa. «No, Mick ha rilasciato<br />
un’intervista. Ha detto che alla mezzanotte<br />
del <strong>tu</strong>o tredicesimo compleanno la sua for<strong>tu</strong>na<br />
è svanita.»<br />
«E la <strong>tu</strong>a è cominciata», aggiunsi.<br />
«Sei stata allevata da mafiosi!» osservò Trent<br />
sorridendo eccitato.<br />
«Uhm... no.» Abby rise. «Non mi hanno allevata.<br />
Giravano solo nei paraggi... spesso.»<br />
«Che vergogna... un padre che infanga il<br />
nome di sua figlia su <strong>tu</strong>tti i giornali. Eri solo<br />
una ragazzina», osservò papà scuotendo la<br />
testa.<br />
«Se non altro, ho avuto la for<strong>tu</strong>na del principiante»,<br />
ribatté Abby.
400/662<br />
Dalla sua espressione capii che si sentiva<br />
quasi mortificata da tanta attenzione.<br />
«Mick Abernathy ti ha insegnato a giocare»,<br />
proseguì papà strabiliato. «Hai bat<strong>tu</strong>to dei professionisti<br />
a soli tredici anni.» Mi guardò e sorrise.<br />
«Non scommettere contro di lei, figliolo.<br />
Lei non perde mai.»<br />
Ripensai all’istante all’incontro in cui Abby<br />
aveva scommesso contro di me, sapendo che<br />
avrebbe perso e che avrebbe dovuto convivere<br />
con me per un mese. A quel tempo non<br />
pensavo di interessarle, ma mi resi conto che<br />
non era così.<br />
«Noi... dobbiamo andare, papà. Ciao,<br />
ragazzi.»<br />
Sfrecciai per le strade destreggiandomi nel<br />
traffico. Più la lancetta del tachimetro saliva,<br />
più Abby mi stringeva con le cosce rendendomi<br />
ancora più smanioso di arrivare a casa.<br />
Quando parcheggiai e la portai di sopra, non<br />
disse una parola né lo fece quando l’aiutai a<br />
togliersi il giubbotto.<br />
Si sciolse i capelli e io restai a guardarla<br />
estasiato. Era come se fosse un’altra persona, e<br />
non vedevo l’ora di stringerla tra le mie braccia.
401/662<br />
«So che <strong>sei</strong> furioso», affermò guardando per<br />
terra. «Mi spiace di non avertelo detto, ma non<br />
è una cosa di cui parlo.»<br />
Le sue parole mi sorpresero. «Furioso? Sono<br />
così su di giri che non capisco più niente. Hai<br />
appena derubato quei deficienti dei miei fratelli<br />
senza battere ciglio, agli occhi di <strong>mio</strong> padre <strong>sei</strong><br />
già un mito e so per certo che hai perso apposta<br />
la scommessa che avevamo fatto prima del <strong>mio</strong><br />
incontro.»<br />
«Non direi...»<br />
«Pensavi di vincere?»<br />
«Be’... no, non esattamente», rispose sfilandosi<br />
le scarpe.<br />
Non riuscii a trattenere il sorriso. «Allora<br />
volevi stare qui con me. Non pensavo di poterti<br />
amare di più, e invece...»<br />
Lei gettò le scarpe nell’armadio. «Come mai<br />
non <strong>sei</strong> furioso?»<br />
Sospirai. «È una cosa piuttosto importante,<br />
Pidge. Avresti dovuto dirmelo, ma so perché<br />
non l’hai fatto. Sei venuta qui per lasciarti <strong>tu</strong>tto<br />
alle spalle. Adesso mi è <strong>tu</strong>tto più chiaro.»<br />
«Be’, è un sollievo.»
402/662<br />
«Tredici for<strong>tu</strong>nato», esclamai togliendole la<br />
maglia.<br />
«Non chiamarmi così, Travis. Non mi piace.»<br />
«Sei incredibilmente famosa, Pigeon.» Le<br />
sbottonai i jeans e la aiutai a svestirsi.<br />
«Dopo, <strong>mio</strong> padre mi ha odiato. Mi incolpa<br />
ancora di <strong>tu</strong>tti i suoi guai.»<br />
Mi tolsi la maglietta e l’abbracciai, impaziente<br />
di sentire la sua pelle sulla mia. «Non<br />
posso ancora credere di avere davanti la figlia<br />
di Mick Abernathy. Sono stato con te per <strong>tu</strong>tto<br />
questo tempo senza averne idea.»<br />
Lei si scostò. «Non sono la figlia di Mick<br />
Abernathy, Travis! Io sono Abby, solo Abby!»<br />
disse avvicinandosi all’armadio. Strappò una<br />
maglietta dall’appendiabiti e la indossò.<br />
«Scusami. La <strong>tu</strong>a fama mi ha sconvolto.»<br />
«Sono soltanto io!» Si portò una mano al<br />
petto, desiderosa che capissi.<br />
«Sì, ma...»<br />
«Niente ma. <strong>Il</strong> modo in cui mi stai guardando<br />
ora è la ragione per cui non te l’ho detto.»<br />
Chiuse gli occhi. «Non voglio più vivere così,<br />
Trav. Neanche con te.»
403/662<br />
«Ehi, calmati, Pigeon. Non lasciamoci prendere<br />
la mano.» La abbracciai, d’un tratto preoccupato<br />
dalla piega della conversazione. «Non<br />
m’interessa chi eri. Io ti voglio e basta.»<br />
«Allora abbiamo qualcosa in comune, è lo<br />
stesso per me.»<br />
La feci stendere con delicatezza sul letto e mi<br />
accoccolai al suo fianco, inalando il vago odore<br />
di sigaro misto a quello di shampoo. «Siamo <strong>tu</strong><br />
e io contro il mondo, Pidge.»<br />
Lei si raggomitolò, apparentemente contenta<br />
di quelle parole, e sospirò rilassandosi sul <strong>mio</strong><br />
petto.<br />
«Che c’è?» domandai.<br />
«Non voglio che nessuno lo sappia, Trav.<br />
Non volevo che nemmeno <strong>tu</strong> lo sapessi.»<br />
«Ti amo, Abby. Non ne parlerò più,<br />
d’accordo? Con me il <strong>tu</strong>o segreto è al sicuro»,<br />
dissi baciandola delicatamente sulla fronte.<br />
Mi premette la guancia sul petto e io la<br />
strinsi di più. I fatti di quella sera sembravano<br />
irreali. Era la prima volta che portavo a casa<br />
una ragazza, e non solo era saltato fuori che era<br />
la figlia di un famoso giocatore di poker, ma<br />
per poco non ci aveva spillato <strong>tu</strong>tti i soldi. Per
404/662<br />
essere la pecora nera della famiglia, mi ero<br />
infine guadagnato un po’ di rispetto agli occhi<br />
dei miei fratelli, e <strong>tu</strong>tto grazie a Abby.<br />
Rimasi sveglio, incapace di frenare la mente.<br />
<strong>Il</strong> respiro di Abby invece si era fatto regolare<br />
già da mezz’ora.<br />
<strong>Il</strong> cellulare s’illuminò e ronzò una volta, segnalandomi<br />
l’arrivo di un messaggio. Lo aprii e<br />
mi preoccupai all’istante. Vidi scorrere il nome<br />
del mittente: Jason Brazil.<br />
Amico, Parker ci sta andando giù pesante.<br />
Estrassi con molta cautela il braccio da sotto<br />
la testa di Abby per rispondergli.<br />
Chi lo dice?<br />
<strong>Il</strong> sottoscritto. Ce l’ho davanti.<br />
Ah sì? Cosa dice?<br />
Riguarda Pigeon. Sicuro di volerlo sapere?<br />
Non fare il coglione.<br />
Dice che lo chiama ancora.<br />
Negativo.<br />
Prima ha detto che aspetta che <strong>tu</strong> combini<br />
qualche casino e che lei attende solo il<br />
momento buono per scaricarti.<br />
E adesso?
405/662<br />
Ha appena detto che l’altro giorno gli ha<br />
confessato di essere molto infelice ma che <strong>tu</strong><br />
eri fuori di te e che non sapeva quando farlo.<br />
Se non fosse qui con me, verrei subito lì a<br />
spaccargli quel culo del cazzo.<br />
Non ne vale la pena. Sappiamo <strong>tu</strong>tti che è<br />
pieno di sé.<br />
Mi fa incazzare lo stesso.<br />
Lo so. Non ti preoccupare di quel pezzo di<br />
merda. Hai la <strong>tu</strong>a ragazza vicino.<br />
Se non ci fosse stata Abby al <strong>mio</strong> fianco, sarei<br />
saltato in sella alla moto, andato dritto alla Sig<br />
Tau e gli avrei stampato un bel pugno su quel<br />
sorriso <strong>tu</strong>tto denti. E forse avrei anche preso<br />
una mazza per la Porsche.<br />
Passò mezz’ora prima che la rabbia cominciasse<br />
a diminuire. Abby non si era mossa. <strong>Il</strong><br />
lieve sibilo che emetteva dal naso quando<br />
dormiva rallentò il battito del <strong>mio</strong> cuore; di lì a<br />
poco la ripresi tra le braccia e mi rilassai.<br />
Abby non chiamava Parker. Se fosse stata<br />
infelice, me lo avrebbe detto. Feci un profondo<br />
respiro e guardai l’ombra degli alberi muoversi<br />
sulle pareti.
406/662<br />
«È impossibile», commentò Shepley fermandosi<br />
di colpo.<br />
Le ragazze ci avevano lasciati soli a casa per<br />
andare a comprare un vestito per la festa, perciò<br />
lo avevo convinto ad accompagnarmi al<br />
negozio di mobili della zona.<br />
«E invece è così», risposi girando il telefono<br />
verso di lui perché vedesse. «Brazil mi ha mandato<br />
un messaggio ieri sera per informarmi.»<br />
Lui sospirò e scosse la testa. «Sapeva che ti<br />
sarebbe venuto all’orecchio. Voglio dire... Non<br />
ci voleva tanto, quelli sono più pettegoli delle<br />
ragazze.»<br />
Mi fermai quando un divano attirò la mia<br />
attenzione. «Immagino l’abbia fatto per questo,<br />
sperando che mi arrivasse all’orecchio.»<br />
Shep assentì. «Diciamocelo: il vecchio Travis<br />
sarebbe andato in bestia e l’avrebbe spaventata<br />
tanto da gettarla nelle braccia di Parker.»<br />
«Che bastardo», osservai mentre si avvicinava<br />
un commesso.<br />
«Buongiorno, signori. Avete bisogno di<br />
qualcosa?»<br />
Shepley si buttò sul divano e rimbalzò un<br />
paio di volte prima di annuire. «Approvato.»
407/662<br />
«Sì, prendo questo», dissi.<br />
«Lo prende?» fece lui un po’ sorpreso.<br />
«Sì», risposi a mia volta un po’ s<strong>tu</strong>pito per la<br />
sua reazione. «Lo portate a casa?»<br />
«Sì, signore. Vuol sapere il prezzo?»<br />
«È scritto qui, no?»<br />
«Sì.»<br />
«Allora lo prendo. Dove pago?»<br />
«Da questa parte, signore.»<br />
<strong>Il</strong> commesso cercò invano di convincermi a<br />
comprare qualcosa da coordinare con il divano,<br />
ma quel giorno avevo altri acquisti in mente.<br />
Shepley gli diede l’indirizzo e lui ci ringraziò<br />
per essere stati i clienti più piacevoli dell’anno.<br />
«Adesso dove si va?» domandò cercando di<br />
tenere il passo mentre tornavamo all’auto.<br />
«Da Calvin.»<br />
«Hai intenzione di fartene uno nuovo?»<br />
«Sì.»<br />
Mi s<strong>tu</strong>diò sospettoso. «Cos’hai in testa,<br />
Trav?»<br />
«Quello che ho sempre detto che avrei fatto<br />
quando avessi incontrato la ragazza giusta.»<br />
Shep si piazzò davanti alla portiera del<br />
passeggero. «Non so se sia una buona idea.
408/662<br />
Non credi dovresti parlarne prima con Abby...<br />
sai, in modo che non si spaventi?»<br />
Mi accigliai. «Potrebbe dire di no.»<br />
«È meglio che dica di no piuttosto che scappi<br />
terrorizzata. Le cose stanno andando bene tra<br />
voi. Perché non lasci che vada avanti così?»<br />
Lo presi per le spalle. «Non è da me», risposi<br />
e lo scostai.<br />
Lui girò attorno alla Charger e s’infilò al<br />
posto di guida. «Ribadisco che non è una<br />
buona idea.»<br />
«Afferrato.»<br />
«Allora dove andiamo?»<br />
«Da Steiner.»<br />
«La gioielleria?»<br />
«Sì.»<br />
«Perché, Travis?» fece Shepley con tono<br />
ancor più severo.<br />
«Lo vedrai.»<br />
Scosse la testa. «Vuoi proprio farla<br />
scappare?»<br />
«Non succederà, Shep. Voglio solo averlo,<br />
per il momento giusto.»<br />
«Che non sarà a breve. Io sono tanto innamorato<br />
di America che a volte mi sembra di
409/662<br />
impazzire, ma non abbiamo ancora l’età per<br />
queste cose, Travis. E... se ti dice di no?»<br />
Strinsi i denti al pensiero. «Non glielo<br />
chiederò finché non capirò che è pronta.»<br />
Lui fece una smorfia. «Proprio quando penso<br />
che più matto di così non potresti essere, fai<br />
cose da cui capisco che <strong>sei</strong> totalmente fuori di<br />
cranio.»<br />
«Aspetta di vedere la pietra che voglio<br />
prendere.»<br />
Shepley si girò lentamente verso di me.<br />
«L’hai già scelta, vero?»<br />
Sorrisi.
19.<br />
DA PAPÀ<br />
Venerdì: il giorno della festa per coppie, tre<br />
giorni dopo che Abby aveva sorriso vedendo il<br />
divano nuovo e pochi minuti dopo che avevo<br />
attaccato a bere whisky.<br />
Le ragazze erano andate a fare quello che<br />
fanno di solito prima di una festa e io ero<br />
seduto davanti a casa, sui gradini, in attesa che<br />
Toto facesse i suoi bisogni.<br />
Per qualche strano motivo avevo i nervi a<br />
pezzi. Avevo già bevuto un paio di sorsi per<br />
calmarmi, ma invano.<br />
Mi guardai il polso, sperando che il presentimento<br />
che avevo fosse solo un falso allarme.<br />
Proprio quando stavo per dire a Toto di<br />
sbrigarsi perché si gelava, lui si accucciò.<br />
«Era ora, amico!» esclamai prendendolo in<br />
braccio e tornando dentro.
411/662<br />
«Ho appena chiamato il fioraio. Be’, i fiorai.<br />
<strong>Il</strong> primo ha detto che non ne aveva<br />
abbastanza», affermò Shepley.<br />
Sorrisi. «Le ragazze impazziranno. Sei sicuro<br />
che le consegneranno in tempo?»<br />
«Sì.»<br />
«E se tornano prima?»<br />
«Non arriveranno presto.»<br />
Annuii.<br />
«Ehi», disse Shepley con un mezzo sorriso.<br />
«Sei nervoso per stasera?»<br />
«No», dissi con aria preoccupata.<br />
«Invece sì, codardo! Sei teso per la festa per<br />
coppie!»<br />
«Non fare il coglione», replicai ritirandomi<br />
in camera.<br />
La camicia nera era già stirata, pronta<br />
sull’appendiabiti. Non era niente di speciale,<br />
una delle due button-down che possedevo.<br />
Sarebbe stata la mia prima festa per coppie,<br />
sì, e ci sarei andato con la mia fidanzata, ma il<br />
peso allo stomaco era dovuto a qualcos’altro<br />
che non riuscivo a capire. Mi sentivo come se<br />
l’immediato fu<strong>tu</strong>ro mi stesse riservando<br />
un’orribile sorpresa.
412/662<br />
Tornai agitato in cucina e mi versai un altro<br />
whisky. Suonò il campanello e alzai lo sguardo,<br />
vedendo Shepley uscire svelto dalla stanza con<br />
un asciugamano attorno alla vita.<br />
«Ci avrei pensato io.»<br />
«Sì, ma avresti dovuto smettere di piangere<br />
nel <strong>tu</strong>o Jim Beam», brontolò aprendo la porta.<br />
Sulla soglia c’era un omino con due mazzi di<br />
fiori più grandi di lui.<br />
«Oh sì... da questa parte», disse Shepley spalancandola<br />
del <strong>tu</strong>tto.<br />
Dieci minuti dopo l’appartamento assunse<br />
l’aspetto che mi ero immaginato. Avevo<br />
pensato di prendere a Abby dei fiori prima<br />
della festa, ma un mazzo non bastava.<br />
Proprio mentre un fattorino se ne andava, ne<br />
arrivò un altro e poi un altro ancora. Quando<br />
su ogni ripiano dell’appartamento ci furono<br />
almeno due o tre mazzi di rose rosse, rosa,<br />
gialle e bianche, ci dichiarammo soddisfatti.<br />
Feci una rapida doccia, mi rasai e, mentre mi<br />
infilavo i pantaloni, sentii il rumore della<br />
Honda nel parcheggio. Pochi istanti dopo<br />
America entrò, seguita da Abby. La reazione<br />
alla vista dei fiori fu immediata: io e Shepley
413/662<br />
sorridemmo come due idioti non appena si<br />
misero a strillare di gioia.<br />
Shep si guardò attorno fiero. «Eravamo<br />
andati a comprarvi dei fiori, ma abbiamo<br />
pensato <strong>tu</strong>tti e due che un mazzo non<br />
bastasse.»<br />
Abby mi gettò le braccia al collo. «Siete...<br />
incredibili. Grazie.»<br />
Le diedi una pacca sul sedere, indugiando su<br />
quelle graziose rotondità.<br />
«Manca mezz’ora alla festa, Pidge.»<br />
Le ragazze si vestirono nella stanza di<br />
Shepley. In cinque minuti mi abbottonai la<br />
camicia, trovai una cin<strong>tu</strong>ra, m’infilai calzini e<br />
scarpe. Loro invece impiegarono un’eternità.<br />
Shepley bussò impaziente alla porta. La festa<br />
era iniziata con quindici minuti di anticipo.<br />
«È ora di andare, signore», annunciò.<br />
America uscì con un abito che sembrava una<br />
seconda pelle e lui fischiò, scatenando subito il<br />
suo sorriso.<br />
«Dov’è lei?» chiesi.<br />
«Abby ha qualche problema con una scarpa.<br />
Arriva tra un secondo», spiegò America.
414/662<br />
«L’ansia mi sta uccidendo, Pigeon!»<br />
esclamai.<br />
La porta cigolò e Abby uscì, sistemandosi il<br />
miniabito bianco. Aveva i capelli pettinati di<br />
lato e il seno, pur coperto, era messo in risalto<br />
dalla stoffa aderente.<br />
America mi diede una gomitata e io battei le<br />
palpebre. «Per la miseria.»<br />
«Lo avevamo detto che ti saresti<br />
spaventato!» fece America.<br />
«Non sono spaventato. Abby, <strong>sei</strong> splendida.»<br />
Lei sorrise con uno sguardo malizioso e si<br />
girò lentamente per mostrarmi la profonda<br />
scolla<strong>tu</strong>ra sulla schiena.<br />
«Okay, adesso comincio ad avere paura»,<br />
dissi girandola per nasconderla allo sguardo di<br />
Shepley.<br />
«Non ti piace?» chiese.<br />
«Ti serve una giacca.» Mi precipitai<br />
nell’armadio e le gettai il giubbotto sulle spalle.<br />
«Non può tenerlo <strong>tu</strong>tta la sera, Trav»,<br />
sogghignò America.<br />
«Sei bellissima, Abby», intervenne Shepley,<br />
quasi volesse scusarsi per il <strong>mio</strong><br />
comportamento.
415/662<br />
«Altroché», dissi ansioso di spiegarmi senza<br />
creare dissapori. «Sei fantastica ma non puoi<br />
metterlo. La gonna è... uau, le <strong>tu</strong>e gambe<br />
sono... la gonna troppo corta e... è solo metà<br />
vestito! Non ha neanche la schiena!»<br />
«È fatto così, Travis», rispose Abby sorridendo.<br />
Almeno non era incazzata.<br />
«Ma voi due non fate che tor<strong>tu</strong>rarvi?»<br />
osservò corrucciato Shepley.<br />
«Hai un vestito più lungo?» domandai.<br />
Lei si guardò. «In realtà, sul davanti è piuttosto<br />
semplice. È solo la schiena a essere<br />
scoperta.»<br />
«Pigeon», dissi trasalendo. «Non voglio che<br />
ti arrabbi, ma non posso portarti alla confraternita<br />
vestita così. Nel giro di cinque minuti<br />
scoppierebbe una rissa.»<br />
Lei si sollevò sulle punte e mi baciò sulle labbra.<br />
«Ho fiducia in te.»<br />
«Sarà una serata da schifo», gemetti.<br />
«Sarà una serata favolosa», mi corresse risentita<br />
America.<br />
«Pensa solo quanto facile sarà toglierlo,<br />
dopo», disse Abby dandomi un bacio sul collo.
416/662<br />
Fissai il soffitto, cercando di non farmi sviare<br />
dalle sue labbra. «Tutti gli altri ragazzi<br />
penseranno lo stesso.»<br />
«Ma <strong>tu</strong> <strong>sei</strong> l’unico che potrà scoprirlo», ribatté<br />
con tono cantilenante. Quando non risposi,<br />
si scostò per guardarmi negli occhi. «Vuoi davvero<br />
che mi cambi?»<br />
La guardai e alla fine sospirai. «Qualsiasi<br />
cosa ti metta, <strong>sei</strong> meravigliosa. Mi ci dovrò<br />
abi<strong>tu</strong>are, giusto?» Abby scrollò le spalle e io<br />
scossi la testa. «Va bene, siamo già in ritardo.<br />
Andiamo.»<br />
Tenni Abby stretta a me quando attraversammo<br />
il prato, diretti alla Sigma Tau.<br />
Tremava, perciò camminai spedito e goffo,<br />
trascinandomela dietro alla massima velocità<br />
che i tacchi le consentivano, per evitare che<br />
prendesse freddo. Quando varcammo il grosso<br />
portone, mi cacciai subito una sigaretta in<br />
bocca, pronto a dare il <strong>mio</strong> contributo alla caligine<br />
che aleggiava in casa. <strong>Il</strong> subwoofer nel<br />
seminterrato rimbombava sotto i nostri piedi.<br />
Aiutammo le ragazze a togliersi le giacche,<br />
poi condussi Abby in cucina mentre Shepley e
417/662<br />
America rimasero nell’ingresso. Restammo là<br />
con le birre in mano ad ascoltare Jay Gruber e<br />
Brad Pierce discutere del <strong>mio</strong> ultimo incontro.<br />
Lexi gli palpava il petto, chiaramente annoiata<br />
dai discorsi.<br />
«Ehi, hai il nome della <strong>tu</strong>a ragazza scritto sul<br />
polso? Che diamine ti è preso?» osservò Brad.<br />
Girai la mano per mostrare il soprannome di<br />
Abby. «Sono pazzo di lei», dissi guardandola.<br />
«Ma se la conosci appena», mi schernì Lexi.<br />
«La conosco.»<br />
Con la coda dell’occhio vidi Shepley condurre<br />
America verso le scale, allora presi Abby per<br />
mano e li seguii. Purtroppo Brad e Lexi fecero<br />
lo stesso. Scendemmo in fila le scale verso il<br />
seminterrato e a ogni passo la musica divenne<br />
più forte.<br />
Non appena misi piede sull’ultimo gradino,<br />
partì un lento. Senza perder tempo trascinai<br />
Abby sulla pista di cemento creata addossando<br />
<strong>tu</strong>tti i mobili alle pareti.<br />
Lei mi posò la testa sul collo. «Sono contento<br />
di non essere mai andato prima a una di queste<br />
feste. Così posso dire di aver portato solo te.»
418/662<br />
Abby mi premette la guancia sul petto,<br />
affondandomi le dita nella schiena.<br />
«Ti guardano <strong>tu</strong>tti con questo vestito», dissi.<br />
«Suppongo sia figo... stare con la ragazza che<br />
<strong>tu</strong>tti vorrebbero.»<br />
Abby si scostò, spazientita. «Non vogliono<br />
me. Sono curiosi di sapere perché <strong>tu</strong> mi voglia.<br />
Comunque sia, provo pena per chiunque creda<br />
di avere una possibilità. Io sono profondamente,<br />
disperatamente innamorata di te.»<br />
Come faceva a non capire? «Sai perché ti<br />
voglio? Non sapevo di essere perso finché non<br />
mi hai trovato. Non sapevo quanto ero solo fino<br />
alla prima notte che ho dormito senza di te. Tu<br />
<strong>sei</strong> l’unica cosa giusta che ho fatto. Sei la donna<br />
che aspettavo, Pigeon.»<br />
Lei mi prese il volto tra le mani e io la cinsi<br />
con le braccia, sollevandola da terra. Le nostre<br />
labbra si avvicinarono con delicatezza e,<br />
mentre mi baciava, cercai di comunicarle così<br />
<strong>tu</strong>tto il <strong>mio</strong> amore perché con le parole non ci<br />
sarei mai riuscito.<br />
Dopo alcune canzoni e una breve ma divertente<br />
scaramuccia tra Lexi e America, decisi
419/662<br />
che era ora di salire di sopra. «Vieni, Pidge. Ho<br />
voglia di fumare.»<br />
Lei mi seguì su per le scale e io recuperai il<br />
suo giubbotto prima di uscire sul balcone. Non<br />
appena misi piede fuori mi bloccai, imitato da<br />
Abby: lo stesso fecero Parker e la ragazza <strong>tu</strong>tta<br />
truccata che stava palpeggiando.<br />
Si mosse lui per primo, sfilando la mano da<br />
sotto la gonna della sua compagna.<br />
«Abby», esclamò s<strong>tu</strong>pefatto.<br />
«Ehi, Parker», rispose soffocando una risata.<br />
«Come, uhm... come stai?»<br />
Lei sorrise educatamente. «Benone, e <strong>tu</strong>?»<br />
«Uhm», guardò la sua ragazza. «Abby, lei è<br />
Amber. Amber... Abby.»<br />
«Quella Abby?» domandò lei.<br />
Parker fece un rapido cenno, a disagio.<br />
Amber le strinse la mano con aria sdegnata e<br />
poi mi fissò come se fossi un nemico. «Piacere<br />
di conoscerti... suppongo.»<br />
«Amber», la ammonì Parker.<br />
Scoppiai a ridere e aprii la porta perché se ne<br />
andassero. Parker l’afferrò per la mano e sparì.<br />
«È stato... imbarazzante», osservò Abby<br />
scuotendo la testa e incrociando le braccia al
420/662<br />
petto. Guardò oltre il davanzale le poche coppie<br />
in giardino che sfidavano il vento invernale.<br />
«Almeno ha smesso di fare di <strong>tu</strong>tto per riconquistarti»,<br />
dissi sorridendo.<br />
«Credo che cercasse solo di tenermi lontano<br />
da te.»<br />
«Una volta ha riaccompagnato a casa una<br />
ragazza al posto <strong>mio</strong>. Adesso sembra che non<br />
facesse altro che salvare ogni matricola che mi<br />
scopavo.»<br />
Abby mi lanciò un’occhiata pungente. «Ti ho<br />
mai detto quanto odio quella parola?»<br />
«Scusa», dissi attirandola a me. Mi accesi<br />
una sigaretta e feci un lungo tiro, girando la<br />
mano. Le linee d’inchiostro spesse ma eleganti<br />
confluivano a formare la parola Pigeon. «Che<br />
strano, questo ta<strong>tu</strong>aggio non solo è il <strong>mio</strong><br />
preferito, ma sapere che è lì mi fa star bene.»<br />
«Già, è davvero strano», commentò. La<br />
guardai e scoppiò a ridere. «Sto scherzando.<br />
Ammetto di non capire, ma è dolce... alla Travis<br />
Maddox.»<br />
«È così bello averlo sul braccio. Non riesco a<br />
immaginare come sarà metterti un anello al<br />
dito.»
421/662<br />
«Travis...»<br />
«Tra quattro o cinque anni», aggiunsi trasalendo<br />
dentro di me per essermi spinto tanto<br />
in là.<br />
Lei fece un respiro profondo. «Dobbiamo<br />
rallentare un po’. Parecchio.»<br />
«Non cominciare con questa storia, Pidge.»<br />
«Se continuiamo di questo passo, finirò<br />
relegata in casa a sfornare figli prima della<br />
laurea. Non sono pronta a trasferirmi da te,<br />
non sono pronta per un anello e di certo non<br />
sono pronta a metter su famiglia.»<br />
La presi delicatamente per le spalle. «Non<br />
starai dicendo che vuoi frequentare altri, vero?<br />
Perché non sono disposto a dividerti con<br />
nessuno.»<br />
«Non voglio frequentare nessun altro», replicò<br />
esasperata.<br />
Mi rilassai e la lasciai andare, afferrandomi<br />
alla balaustra. «Allora che intendi?» chiesi, terrorizzato<br />
all’idea di sentire la risposta.<br />
«Dico che dobbiamo andarci piano. Tutto<br />
qui.»<br />
Annuii, deluso.
422/662<br />
Lei allora mi toccò il braccio. «Non<br />
arrabbiarti.»<br />
«Sembra che facciamo un passo avanti e due<br />
indietro, Pidge. Ogni volta che penso siamo<br />
sulla stessa linea <strong>tu</strong> fai muro. Non capisco... La<br />
maggior parte delle ragazze tormenta il fidanzato<br />
perché faccia sul serio, perché dichiari i<br />
suoi sentimenti, perché compia il passo<br />
seguente...»<br />
«Pensavo avessimo chiarito che non sono<br />
come la maggior parte delle ragazze.»<br />
Lasciai cadere la testa, frustrato. «Sono<br />
stanco di tirare a indovinare. Che piega pensi<br />
prenderà questa cosa, Abby?»<br />
Lei mi premette le labbra sul collo. «Quando<br />
penso al <strong>mio</strong> fu<strong>tu</strong>ro, ci <strong>sei</strong> <strong>tu</strong>.»<br />
L’attirai a me, placandomi all’istante.<br />
Restammo a guardare le nubi correre nel cielo<br />
not<strong>tu</strong>rno. Le risate e il vocio provenienti da<br />
sotto la fecero sorridere. Guardai gli invitati<br />
che si stringevano gli uni agli altri e si precipitavano<br />
in casa.<br />
Per la prima volta quel giorno il brutto<br />
presentimento che mi aveva perseguitato<br />
cominciò a svanire.
423/662<br />
«Abby, eccoti! Ti stavo cercando dapper<strong>tu</strong>tto!»<br />
disse America precipitandosi oltre la<br />
porta. Sollevò il cellulare. «Ho appena finito di<br />
parlare con papà. Mick li ha chiamati ieri sera.»<br />
Abby fece una smorfia di disgusto. «Mick? E<br />
perché mai?»<br />
America inarcò le sopracciglia. «Tua madre<br />
continua a chiudergli il telefono in faccia.»<br />
«Che voleva?»<br />
America strinse le labbra. «Sapere dove<br />
fossi.»<br />
«Non glielo avranno detto, vero?»<br />
Lei assunse un’aria delusa. «È <strong>tu</strong>o padre,<br />
Abby. Papà ha ritenuto che avesse il diritto di<br />
saperlo.»<br />
«Verrà qui», esclamò in preda al panico.<br />
«Verrà qui, Mare!»<br />
«Lo so! Mi dispiace!» replicò America cercando<br />
di confortarla. Abby si scostò e si coprì la<br />
faccia.<br />
Non capivo bene che cosa stesse accadendo,<br />
ma le posai le mani sulle spalle. «Non ti farà<br />
del male, Pigeon. Non glielo permetterò.»<br />
«Troverà il modo», disse America guardando<br />
triste Abby. «Lo trova sempre.»
424/662<br />
«Devo uscire di qui.» Abby si strinse nel<br />
giubbotto e tirò la maniglia della portafinestra.<br />
Era troppo agitata per ruotarla prima di tirare.<br />
Mentre le lacrime le scendevano sul viso, misi<br />
una mano sulle sue e l’aiutai ad aprirla. Mi<br />
guardò: aveva le guance <strong>tu</strong>tte rosse, non so se<br />
per l’imbarazzo o per il freddo, ma l’unica cosa<br />
che volevo era vederla di nuovo serena.<br />
La presi sottobraccio, rientrammo e<br />
scendemmo le scale, fendendo la folla fino<br />
all’ingresso. Abby camminava svelta, ansiosa di<br />
arrivare a casa. Da <strong>mio</strong> padre avevo sentito solo<br />
apprezzamenti sul conto di Mick Abernathy<br />
come giocatore di poker, ma vederla scappare<br />
come una bambina terrorizzata mi fece pentire<br />
di <strong>tu</strong>tta l’ammirazione che avevamo provato<br />
per lui.<br />
America allungò fulminea la mano e l’afferrò<br />
per il giubbotto, bloccandola. «Abby!» mormorò<br />
indicando un gruppetto di persone.<br />
Circondavano un uomo trasandato, sporco e<br />
con la barba lunga. Indicava la casa e teneva in<br />
mano una piccola fotografia. Le coppie annuivano<br />
e parlavano tra loro guardandola.
425/662<br />
Abby si precipitò verso di lui e gli strappò la<br />
foto dalle mani. «Che diavolo ci fai qui?»<br />
Guardai l’immagine. Non doveva avere più di<br />
quindici anni, era <strong>tu</strong>tta pelle e ossa, con i<br />
capelli castani chiari e gli occhi infossati. Aveva<br />
un’aria infelice. Non c’era da s<strong>tu</strong>pirsi che<br />
avesse voluto fuggire.<br />
Le tre coppie che gli stavano vicino indietreggiarono.<br />
Fissai i loro volti sbigottiti e attesi che<br />
l’uomo rispondesse. Era quel coglione di Mick<br />
Abernathy. L’avevo riconosciuto dallo sguardo<br />
acuto inconfondibile che spiccava sulla faccia<br />
sporca.<br />
Shepley e America si misero ai fianchi di<br />
Abby; io le posai le mani sulle spalle, restandole<br />
dietro.<br />
Mick guardò il vestito della figlia e schioccò<br />
la lingua in segno di disapprovazione. «Bene,<br />
bene, zuccherino. Anche se ti portano via da<br />
Las Vegas...»<br />
«Zitto, zitto, Mick. Girati», esclamò Abby<br />
indicando un punto alle sue spalle, «e torna da<br />
dove <strong>sei</strong> venuto. Non ti voglio qui.»<br />
«Non posso, zuccherino. Ho bisogno del <strong>tu</strong>o<br />
aiuto.»
426/662<br />
«Che novità!» lo schernì America.<br />
Mick socchiuse gli occhi e guardò prima lei,<br />
poi la figlia. «Sei terribilmente carina. Sei cresciuta,<br />
non ti avrei riconosciuta per strada.»<br />
Abby sospirò. «Cosa vuoi?»<br />
Lui alzò le mani e scrollò le spalle. «A quanto<br />
pare mi sono cacciato in un pasticcio, piccola. <strong>Il</strong><br />
<strong>tu</strong>o vecchio ha bisogno di soldi.»<br />
Abby s’irrigidì. «Quanto?»<br />
«Me la stavo cavando bene, davvero. Ho<br />
dovuto solo chiedere un piccolo prestito per tirare<br />
avanti e... lo sai come vanno queste cose.»<br />
«Lo so», ribatté seccamente. «Quanto ti<br />
serve?»<br />
«Venticinque con...»<br />
«Duemilacinquecento? Se te ne vai... te li do<br />
adesso», feci prendendo il portafoglio.<br />
«Intende venticinque con tre zeri», spiegò<br />
Abby con tono gelido.<br />
Mick spostò lo sguardo su di me, squadrandomi<br />
da capo a piedi. «Chi è questo<br />
buffone?»<br />
Alzai di scatto gli occhi dal portafoglio e mi<br />
protesi d’istinto verso di lui. L’unica cosa che<br />
mi frenò fu la presenza di Abby e il fatto di
427/662<br />
sapere che quell’omino schifoso fosse suo<br />
padre. «Ora capisco perché un uomo in gamba<br />
come te si sia ridotto a chiedere un prestito alla<br />
figlia adolescente.»<br />
Prima che Mick potesse parlare, Abby prese<br />
il cellulare. «A chi li devi stavolta, Mick?»<br />
Lui si grattò i capelli brizzolati sporchi. «Be’,<br />
è una strana storia, zuccherino...»<br />
«A chi?» strillò Abby.<br />
«A Benny.»<br />
Abby si appoggiò a me. «A Benny? Devi dei<br />
soldi a Benny? Che diavolo...» S’interruppe.<br />
«Non ho una cifra del genere, Mick.»<br />
Lui sorrise. «Qualcosa mi dice di sì.»<br />
«Be’, ti sbagli! Stavolta l’hai davvero combinata<br />
grossa, vero? Sapevo che non ti saresti<br />
fermato finché non ti avessero ammazzato!»<br />
Lui si dimenò. <strong>Il</strong> sorriso compiaciuto che<br />
aveva sulla faccia era svanito. «Quanto hai?»<br />
«Undicimila. Li stavo mettendo via per comprare<br />
una macchina.»<br />
Lo sguardo di America guizzò verso di lei.<br />
«Dove hai preso undicimila dollari, Abby?»<br />
«Gli incontri di Travis.»
428/662<br />
La tirai per le spalle finché mi guardò in faccia.<br />
«Hai guadagnato undicimila dollari dai<br />
miei incontri? E quando hai scommesso?»<br />
«Mi sono messa d’accordo con Adam», rispose<br />
con noncuranza.<br />
Mick si rianimò all’improvviso. «Puoi raddoppiare<br />
la cifra in un fine settimana, zuccherino.<br />
Potresti darmi i venticinquemila<br />
domenica e Benny non mi metterebbe alle calcagna<br />
i suoi scagnozzi.»<br />
«Resterei senza un soldo, Mick. Devo<br />
pagarmi gli s<strong>tu</strong>di», ribatté lei con una nota di<br />
tristezza nella voce.<br />
«Oh, ti rifarai in men che non si dica»,<br />
osservò lui liquidando l’obiezione con un cenno<br />
della mano.<br />
«Quand’è la scadenza?» chiese Abby.<br />
«Alla mezzanotte di domenica», rispose<br />
imper<strong>tu</strong>rbabile.<br />
«Non <strong>sei</strong> obbligata a dargli neanche un fot<strong>tu</strong>to<br />
centesimo, Pigeon», dissi.<br />
Lui l’afferrò per il polso. «È il minimo che <strong>tu</strong><br />
possa fare! Non sarei in questo casino se non<br />
fosse per te!»
429/662<br />
America lo allontanò con uno spintone.<br />
«Non osare ricominciare con queste stronzate,<br />
Mick! Lei non ti ha costretto a chiedere soldi in<br />
prestito a Benny!»<br />
Mick guardò Abby in cagnesco e in<br />
quell’istante il lampo d’odio nei suoi occhi cancellò<br />
qualsiasi legame tra loro. «Se non fosse<br />
stato per lei, ora avrei i miei soldi. Tu mi hai<br />
portato via <strong>tu</strong>tto, Abby. Non ho più niente!»<br />
Lei soffocò un grido. «Porterò i soldi a Benny<br />
entro domenica. Ma poi dovrai lasciarmi in<br />
pace. Non si ripeterà, Mick. D’ora in poi dovrai<br />
arrangiarti, intesi? E stare lontano da me.»<br />
Lui strinse le labbra e un attimo dopo<br />
assentì. «Come vuoi <strong>tu</strong>, zuccherino.»<br />
Abby si girò e si avviò verso la macchina.<br />
America sospirò. «Preparate i bagagli,<br />
ragazzi. Si va a Las Vegas.» Dopodiché anche<br />
lei si diresse all’auto. Io e Shepley restammo<br />
impietriti.<br />
«Aspetta. Cosa?» Shepley mi guardò.<br />
«Quella Las Vegas? In Nevada?»<br />
«A quanto pare», feci cacciandomi le mani in<br />
tasca.
430/662<br />
«Così adesso dovremo prenotare un volo»,<br />
proseguì, sempre cercando di digerire la<br />
notizia.<br />
«Sì.»<br />
Aprì la portiera per far entrare le ragazze e la<br />
richiuse, perplesso. «Non sono mai stato a Las<br />
Vegas.»<br />
Abbozzai un sorriso malizioso. «C’è sempre<br />
una prima volta.»
20.<br />
A VOLTE VINCI, A VOLTE<br />
PERDI<br />
Abby non parlò quasi mentre preparavamo i<br />
bagagli e fu ancor più silenziosa quando<br />
andammo in aeroporto. Fissava nel vuoto,<br />
riprendendosi solo quando le chiedevamo qualcosa.<br />
Non sapevo se reagisse così perché profondamente<br />
disperata o concentrata sulla sfida<br />
che l’attendeva.<br />
Quando arrivammo all’albergo, America<br />
s’incaricò di prendere le camere e mostrò i documenti<br />
falsi con la disinvol<strong>tu</strong>ra di chi lo aveva<br />
già fatto un’infinità di volte.<br />
Probabilmente era così, pensai. Las Vegas<br />
doveva essere il luogo in cui si erano procurate<br />
quei documenti tanto ben fatti e la ragione per<br />
cui America sapeva con certezza cosa fosse in<br />
grado di affrontare Abby. Avevano già vissuto
432/662<br />
quell’esperienza nel ventre della città del<br />
peccato.<br />
Shepley era invece il vero <strong>tu</strong>rista, perso a<br />
osservare il soffitto sfarzoso a bocca aperta.<br />
Salimmo in ascensore con i bagagli e attirai<br />
Abby a me.<br />
«Stai bene?» chiesi sfiorandole la tempia con<br />
un bacio.<br />
«Non vorrei essere qui», disse con voce<br />
strozzata.<br />
La porta si aprì su un corridoio con una<br />
moquette dal disegno elaborato.<br />
America e Shepley andarono da una parte, io<br />
e Abby dall’altra. La nostra stanza era in fondo.<br />
Abby strisciò la chiave elettronica e aprì la<br />
porta. La camera era tanto spaziosa da far sembrare<br />
piccolo il letto king-size al centro.<br />
Lasciai la valigia vicino al muro e premetti<br />
<strong>tu</strong>tti gli interruttori finché la tenda più spessa si<br />
aprì, mostrando le luci e il traffico dello Strip.<br />
Azionando un secondo pulsante, aprii le altre<br />
tende.<br />
Abby non prestò attenzione alla finestra, non<br />
si curò nemmeno di alzare lo sguardo. Insegne
433/662<br />
e luminarie avevano perso da tempo ogni fascino<br />
per lei.<br />
Posai i bagagli a mano e mi guardai attorno.<br />
«Bella, no?» Mi lanciò un’occhiata furiosa.<br />
«Che c’è?»<br />
Aprì la valigia e scosse la testa. «Questa non<br />
è una vacanza. Non dovresti essere qui,<br />
Travis.»<br />
Mi affrettai a raggiungerla e ad abbracciarla.<br />
Lì lei era diversa, ma io no. Ero sempre una<br />
persona su cui poteva contare, in grado di proteggerla<br />
dai fantasmi del passato.<br />
«Io vado ovunque vai <strong>tu</strong>.»<br />
Mi appoggiò la testa sul petto e sospirò.<br />
«Devo andare al casinò. Tu puoi stare qui o<br />
dare un’occhiata allo Strip. Ci vediamo dopo, va<br />
bene?»<br />
«Vengo con te.»<br />
Si voltò a guardarmi. «Non ti voglio là,<br />
Trav.»<br />
Non mi aspettavo una reazione del genere.<br />
Soprat<strong>tu</strong>tto, non mi aspettavo quel tono gelido.<br />
Mi toccò il braccio. «Se devo vincere quattordicimila<br />
dollari in un fine settimana, ho<br />
bisogno di concentrarmi. Non mi piace la
434/662<br />
ragazza che si siederà a quei tavoli e non voglio<br />
che <strong>tu</strong> la veda, va bene?»<br />
Le scostai i capelli dagli occhi e la baciai sulla<br />
guancia. «Va bene, Pidge.» Impossibile fingere<br />
di capire cosa intendesse, ma rispettai la sua<br />
volontà.<br />
America bussò: indossava lo stesso abito che<br />
aveva messo alla festa per coppie, aveva un<br />
paio di tacchi vertiginosi e si era truccata pesantemente.<br />
Sembrava di dieci anni più vecchia.<br />
Le feci cenno di entrare e presi la chiave<br />
elettronica di scorta sul tavolo. America<br />
l’avrebbe preparata per la serata: mi ricordava<br />
un allenatore intento a esortare il suo pugile<br />
prima di un incontro.<br />
Shepley era in corridoio e stava fissando i<br />
vassoi con gli avanzi dei pasti lasciati da altri<br />
ospiti.<br />
«Cosa vuoi fare?» gli chiesi.<br />
«Sicuramente non sposarti.»<br />
«Che spirito di rapa. Andiamo di sotto.»<br />
La porta dell’ascensore si aprì e l’hotel si<br />
animò. Era come se i corridoi fossero le vene e<br />
la gente il sangue. Donne vestite come<br />
pornostar, famiglie, stranieri, invitati alle feste
435/662<br />
di addio al celibato, personale dell’albergo, <strong>tu</strong>tti<br />
davano vita a un caos organizzato.<br />
Impiegammo un po’ a superare i negozi<br />
accanto alle uscite e a raggiungere il viale, però<br />
infine ci riuscimmo e lo percorremmo fino a<br />
scorgere una folla radunata davanti a un casinò.<br />
Le fontane creavano coreografie al ritmo di<br />
una canzone patriottica. Shepley era ammaliato,<br />
incapace di muoversi mentre osservava gli<br />
spruzzi d’acqua.<br />
Dovevamo essere arrivati quasi alla fine, perché<br />
ben presto le luci si spensero, i getti si<br />
affievolirono e la gente si disperse.<br />
«Cos’era?» domandai.<br />
Lui stava ancora fissando la vasca. «Non lo<br />
so, ma era una figata.»<br />
Le strade erano piene di Elvis, Michael Jackson,<br />
showgirl e personaggi dei cartoni animati,<br />
<strong>tu</strong>tti pronti a farsi fotografare per soldi. A un<br />
certo punto sentii un rumore e ne individuai la<br />
fonte. Due uomini sventagliavano un pacco di<br />
cartoline. Ne porsero una a Shepley: ritraeva<br />
una donna dal seno sproporzionato in posa<br />
provocante. Pubblicizzavano squillo e locali di
436/662<br />
strip. Shepley la buttò per terra. <strong>Il</strong> marciapiede<br />
ne era coperto.<br />
Una ragazza mi superò, sorridendomi con<br />
aria ubriaca. Teneva le scarpe in mano e,<br />
mentre avanzava, notai che aveva i piedi neri. <strong>Il</strong><br />
marciapiede era sudicio: alla base di <strong>tu</strong>tto lo<br />
sfarzo c’era quello, sporcizia.<br />
«Siamo salvi», esclamò Shepley avvicinandosi<br />
a un ambulante che vendeva Red Bull con<br />
liquori d’ogni tipo. Ne ordinò due con vodka e<br />
sorrise mentre sorseggiava. «Potrei non andarmene<br />
mai.»<br />
Controllai il cellulare. «È passata un’ora.<br />
Torniamo.»<br />
«Ricordi dove siamo? Perché io non lo so<br />
più.»<br />
«Sì, da questa parte.»<br />
Ripercorremmo i nostri passi. Fui sollevato<br />
quando tornammo all’hotel, perché a dire il<br />
vero nemmeno io ero del <strong>tu</strong>tto certo di saperlo<br />
ritrovare. Non era difficile orientarsi sullo<br />
Strip, ma c’erano tante distrazioni e Shepley<br />
era proprio entrato nello spirito della vacanza.<br />
Scrutai i tavoli da poker in cerca di Abby,<br />
sapendo che l’avrei trovata lì. Scorsi in effetti i
437/662<br />
suoi capelli color caramello: se ne stava seduta<br />
dritta e sicura a un tavolo di uomini anziani,<br />
con America vicino. Le due ragazze contrastavano<br />
nettamente con il resto dei giocatori<br />
presenti nella zona poker.<br />
Shepley mi chiamò a un tavolo da black-jack<br />
e giocammo un po’ per passare il tempo.<br />
Mezz’ora dopo mi diede un colpetto sul braccio.<br />
Abby era in piedi, intenta a parlare con un<br />
tizio dalla pelle olivastra e dai capelli scuri, in<br />
giacca e cravatta. La teneva per un braccio e,<br />
quando me ne accorsi, mi alzai di scatto.<br />
Shepley mi afferrò per la camicia. «Fermo,<br />
Travis. Quell’uomo lavora qui. Aspetta solo un<br />
attimo. Se non ti controlli, ci farai cacciare <strong>tu</strong>tti<br />
a calci.»<br />
Li osservai. Le stava sorridendo, ma Abby era<br />
seria. In quell’istante notò America.<br />
«Lo conoscono», feci cercando di leggere i<br />
movimenti delle labbra per capire di cosa<br />
stessero parlando. Le uniche frasi che riuscii a<br />
distinguere furono: «A cena con me», detta da<br />
quell’imbecille con la cravatta, e: «Sono qui con<br />
una persona», la risposta di Abby.
438/662<br />
Stavolta Shepley non riuscì a trattenermi.<br />
Quando però lo vidi baciare Abby sulla guancia,<br />
mi fermai a qualche passo di distanza.<br />
«È stato bello incontrarti. Ci vediamo<br />
domani... alle cinque, d’accordo? Dovrò ritornare<br />
al casinò alle otto», disse.<br />
Mi sentii venir meno ed ebbi l’impressione di<br />
avere le guance in fiamme. America, notandomi,<br />
tirò Abby per un braccio.<br />
«Chi era quello?» domandai.<br />
Abby fece un cenno nella sua direzione.<br />
«Quello è Jesse Viveros. Lo conosco da molto<br />
tempo.»<br />
«Da quanto?»<br />
Lei guardò la sua sedia al tavolo da poker.<br />
«Travis, non ho tempo per queste cose.»<br />
«Diciamo che ha scartato l’idea di fare il<br />
ministro battista», affermò America con un<br />
sorriso malizioso.<br />
«È il <strong>tu</strong>o ex ragazzo?» chiesi infuriandomi<br />
all’istante. «Credevo fosse del Kansas!»<br />
Abby lanciò ad America un’occhiata impaziente<br />
e mi prese il mento fra le dita. «Sa che non<br />
ho l’età per essere qui, Trav. Mi ha dato fino a
439/662<br />
mezzanotte. Ti spiegherò <strong>tu</strong>tto dopo, ma adesso<br />
devo tornare al tavolo, d’accordo?»<br />
Strinsi i denti e chiusi gli occhi. La mia fidanzata<br />
aveva appena acconsentito a uscire con il<br />
suo ex. Avrei voluto dare sfogo a un tipico<br />
accesso di rabbia alla Maddox, ma in quel<br />
momento Abby aveva bisogno che mi comportassi<br />
da uomo. Pur malvolentieri, decisi di lasciar<br />
perdere e le diedi un bacio. «D’accordo. Ci<br />
vediamo a mezzanotte. Buona for<strong>tu</strong>na.»<br />
Mi girai e mi feci strada tra la folla, sentendo<br />
Abby esclamare con voce ben più squillante del<br />
solito: «Signori?».<br />
Mi ricordò quelle ragazze che usavano un<br />
tono infantile per attirare la mia attenzione<br />
nella speranza di apparire innocenti.<br />
«Non capisco perché abbia dovuto patteggiare<br />
con quel Jesse», brontolai.<br />
«Per poter restare, presumo», suggerì<br />
Shepley fissando di nuovo il soffitto.<br />
«Ci sono altri casinò. Potremmo andare da<br />
un’altra parte.»<br />
«Qui avrà delle conoscenze, Travis. Probabilmente<br />
ha scelto questo perché sa che, se la<br />
scoprono, non chiameranno la polizia. Ha un
440/662<br />
documento falso, ma immagino che la sicurezza<br />
non impiegherebbe molto a riconoscerla.<br />
Questi casinò pagano cifre enormi alle agenzie<br />
private perché individuino i truffatori, non lo<br />
sai?»<br />
«Suppongo di sì», risposi accigliato.<br />
Più tardi raggiungemmo le ragazze al tavolo<br />
e osservammo America raccogliere le vincite.<br />
Abby guardò l’orologio. «Mi serve più<br />
tempo.»<br />
«Vuoi provare ai tavoli di black-jack?»<br />
«Non posso perdere nemmeno un centesimo,<br />
Trav.»<br />
Sorrisi. «Tu non perdi, Pidge.»<br />
America scosse la testa. «<strong>Il</strong> black-jack non è<br />
il suo gioco.»<br />
«Ho vinto qualcosa», dissi cacciandomi la<br />
mano in tasca. «Sono <strong>sei</strong>cento. Prendili.»<br />
Shepley le diede i suoi gettoni. «Io ne ho fatti<br />
solo trecento. Sono <strong>tu</strong>oi.»<br />
Abby sospirò. «Grazie, ragazzi, ma ne mancano<br />
ancora cinquemila.» Guardò di nuovo<br />
l’orologio e poi alzò lo sguardo, notando Jesse.<br />
«Com’è andata?» domandò lui sorridente.
441/662<br />
«Me ne mancano ancora cinque, Jess. Ho<br />
bisogno di più tempo.»<br />
«Ho fatto <strong>tu</strong>tto il possibile, Abby.»<br />
«Grazie per avermi permesso di restare.»<br />
Jesse sorrise imbarazzato. Era chiaro che<br />
temeva quella gente quanto lei. «Forse posso<br />
chiedere a papà di mettere una buona parola<br />
con Benny?»<br />
«No, è una rogna di Mick. Gli chiederò una<br />
proroga.»<br />
Lui scosse la testa. «Sai che non te la darà,<br />
zuccherino, al di là della cifra che raggiungerai.<br />
Se sarà inferiore a quello che gli devi, Benny<br />
manderà qualcuno. Sta’ il più possibile lontana<br />
da lui.»<br />
«Devo tentare», rispose lei con voce rotta.<br />
Jesse fece un passo e assunse un’aria comprensiva.<br />
La abbracciò e le baciò i capelli. «Mi<br />
dispiace. Se non rischiassi il lavoro, sai che<br />
cercherei di escogitare qualcosa.»<br />
Mi si drizzarono <strong>tu</strong>tti i capelli in testa:<br />
reagivo così solo quando mi sentivo minacciato<br />
e stavo per riversare la mia furia addosso a<br />
qualcuno.
442/662<br />
Un istante prima che lo aggredissi, Abby si<br />
scostò.<br />
«Lo so. Hai fatto quello che potevi.»<br />
Jesse le sollevò il mento con un dito. «Ci<br />
vediamo domani alle cinque.» Si chinò per<br />
baciarla vicino alla bocca e si allontanò.<br />
Fu allora che notai di essermi proteso e che<br />
Shepley mi stava di nuovo tenendo per la camicia,<br />
con le nocche <strong>tu</strong>tte bianche per lo sforzo.<br />
Abby fissava per terra.<br />
«Cosa c’è alle cinque?» dissi fremente di<br />
rabbia.<br />
«Ha accettato di andare a cena con Jesse se<br />
lui le avesse permesso di restare. Non aveva<br />
scelta, Trav», spiegò America.<br />
Abby mi guardò con i suoi grandi occhi in cui<br />
c’era un profondo rammarico.<br />
«Certo che avevi scelta.»<br />
«Hai mai avuto a che fare con la mafia,<br />
Travis? Mi dispiace se ti senti offeso, ma un<br />
invito a cena da un vecchio amico non è un<br />
prezzo eccessivo per tenere in vita Mick.»<br />
Serrai la mascella per evitare di dire cose di<br />
cui mi sarei pentito.
443/662<br />
«Forza, ragazzi, dobbiamo trovare Benny»,<br />
disse America tirandomi per un braccio.<br />
Shepley mi affiancò mentre seguivamo le<br />
ragazze sullo Strip, diretti alla casa di Benny.<br />
Era a un isolato di distanza, in una zona dove<br />
però insegne e luminarie non erano e non<br />
sarebbero mai arrivate. Abby si fermò per un<br />
istante, quindi salì i gradini che conducevano a<br />
un portone verde. Bussò e io le tenni l’altra<br />
mano per evitare che le tremasse.<br />
Venne ad aprire un portiere enorme, nero e<br />
massiccio come un armadio, con accanto il<br />
tipico mafioso di Las Vegas: catene d’oro,<br />
sguardo sospettoso, pancia di chi mangia<br />
troppo.<br />
«Benny», sussurrò Abby.<br />
«Accidenti... ormai non <strong>sei</strong> più Tredici for<strong>tu</strong>nato,<br />
vero? Mick non mi aveva detto quanto<br />
fossi diventata bella. Ti stavo aspettando, zuccherino.<br />
So che hai qualcosa per me.»<br />
Lei annuì e Benny indicò <strong>tu</strong>tti noi. «Loro<br />
sono con me», dichiarò Abby con incredibile<br />
fermezza.
444/662<br />
«Temo che i suoi compagni dovranno<br />
attendere fuori», disse il portiere con un tono<br />
insolitamente basso.<br />
La presi per il braccio con fare protettivo.<br />
«Non entra là dentro da sola. Vengo con lei.»<br />
Benny mi squadrò per un attimo e sorrise al<br />
portiere. «Mi sembra giusto. Mick sarà contento<br />
di sapere che hai accanto un amico così in<br />
gamba.»<br />
Li seguimmo all’interno. Tenni Abby stretta,<br />
ponendomi tra lei e il pericolo maggiore: il portiere.<br />
Entrammo con Benny in ascensore e<br />
salimmo per quattro piani.<br />
Quando la porta si aprì, ci trovammo davanti<br />
a una grande scrivania di mogano. Benny zoppicò<br />
fino alla sfarzosa poltrona e si sedette,<br />
indicandoci le sedie vuote dall’altra parte del<br />
tavolo. Mi sedetti, ma l’adrenalina che mi scorreva<br />
nelle vene mi rendeva teso e nervoso.<br />
Sentivo e vedevo <strong>tu</strong>tto nella stanza, compresi i<br />
due scagnozzi in piedi nell’ombra dietro alla<br />
scrivania.<br />
Abby mi prese la mano e io gliela strinsi per<br />
rassicurarla.
445/662<br />
«Mick mi deve venticinquemila dollari.<br />
Immagino che <strong>tu</strong> abbia l’intera somma», disse<br />
scribacchiando qualcosa su un quaderno.<br />
«A dire il vero...» Abby tacque schiarendosi<br />
la voce. «Ne mancano cinquemila, Benny. Ma<br />
ho <strong>tu</strong>tta la giornata di domani per procurarmeli.<br />
E cinquemila non sono un problema,<br />
giusto? Sai che sono brava.»<br />
«Abigail», replicò lui accigliandosi, «mi<br />
deludi. Conosci bene le mie regole.»<br />
«Ti... ti prego, Benny. Avrai il resto domani,<br />
credimi.»<br />
I suoi occhi piccoli e luccicanti guizzarono<br />
verso di me, poi tornarono a fissarla. I due<br />
scagnozzi uscirono dall’ombra e sentii <strong>tu</strong>tti i<br />
capelli drizzarsi in testa.<br />
«Sai che accetto solo l’intera somma. <strong>Il</strong> fatto<br />
che <strong>tu</strong> stia cercando di darmi di meno mi dice<br />
qualcosa. Sai che mi dice? Che non <strong>sei</strong> sicura di<br />
trovare l’intera somma.»<br />
I due avanzarono ancora di un passo. S<strong>tu</strong>diai<br />
attentamente le loro tasche in cerca di rigonfiamenti<br />
indicativi di un’arma. Avevano entrambi<br />
un coltello di qualche tipo ma non notai pistole,<br />
per quanto potessero averne una in uno stivale.
446/662<br />
Non pensavo <strong>tu</strong>ttavia che sarebbero stati più<br />
veloci di me. In caso di necessità, sarei stato in<br />
grado di liberarmene e di portare <strong>tu</strong>tti e due in<br />
salvo.<br />
«Ce la posso fare, Benny», ribatté Abby<br />
ridacchiando nervosa. «Ne ho vinti quasi<br />
novemila in <strong>sei</strong> ore.»<br />
«Quindi stai dicendo che me ne porterai<br />
altrettanti in altre <strong>sei</strong>?» Benny sfoderò il suo<br />
sorriso diabolico.<br />
«La scadenza è domani a mezzanotte», dissi<br />
lanciando un’occhiata alle nostre spalle e<br />
vedendo i due avvicinarsi.<br />
«Cosa... cosa hai intenzione di fare, Benny?»<br />
chiese Abby irrigidendosi.<br />
«Mick mi ha chiamato stasera. Ha detto che<br />
ti saresti occupata <strong>tu</strong> del debito.»<br />
«Gli sto facendo un favore. Io non ti devo<br />
neanche un soldo», replicò duramente.<br />
Benny appoggiò i gomiti tozzi sul tavolo.<br />
«Sto pensando di dare una lezione a Mick e<br />
sono curioso di sapere come te la caverai,<br />
ragazzina.»
447/662<br />
Schizzai istintivamente in piedi, facendo<br />
alzare anche Abby. La spinsi dietro di me e<br />
indietreggiai verso la porta.<br />
«C’è Josiah dall’altra parte, giovanotto. Dove<br />
pensi di poter andare?»<br />
«Travis», mi ammonì lei.<br />
Non era più tempo di discutere. Se avessi lasciato<br />
che mi superassero, avrebbero fatto del<br />
male a Abby. La spinsi ancor più indietro.<br />
«Benny, spero capirai che, quando stenderò i<br />
<strong>tu</strong>oi uomini, non sarà per mancanza di rispetto.<br />
Sono innamorato di questa ragazza e non posso<br />
permettere che <strong>tu</strong> le faccia del male.»<br />
Lui scoppiò in una risata stridula. «Devo<br />
riconoscerlo, figliolo. Hai più palle di chiunque<br />
sia mai entrato da quella porta. Ecco cosa succederà:<br />
il tizio grosso alla <strong>tu</strong>a destra è David. Se<br />
non ti farà fuori a pugni, userà il coltello che ha<br />
nel fodero. Quello alla <strong>tu</strong>a sinistra è Dane, il<br />
<strong>mio</strong> uomo migliore nella lotta. Domani ha un<br />
incontro, e non ne ha mai perso uno. Attento a<br />
non farti male alle mani, Dane. Ho scommesso<br />
parecchio su di te.»<br />
Quello sorrise divertito e mi fissò con<br />
sguardo truce. «Sì, signore.»
448/662<br />
«Benny, fermati! Posso portarti i soldi!»<br />
gridò Abby.<br />
«Oh no... la cosa sta per farsi interessante»,<br />
ridacchiò lui appoggiandosi allo schienale.<br />
David si scagliò contro di me. Era lento e<br />
goffo, e prima che potesse afferrare il coltello lo<br />
misi fuori combattimento sbattendogli il naso<br />
sul <strong>mio</strong> ginocchio. Poi gli tirai un paio di pugni<br />
in faccia. Sapendo che non era un incontro in<br />
uno scantinato dell’università e che combattevo<br />
per salvare la vita mia e di Abby, lo feci con<br />
<strong>tu</strong>tta l’energia che avevo in corpo e mi sentii<br />
bene, come se <strong>tu</strong>tta la rabbia che covavo dentro<br />
avesse infine trovato uno sfogo. Due pugni e<br />
una gomitata più tardi, David giaceva a terra, il<br />
volto ridotto a un ammasso insanguinato.<br />
Benny gettò indietro la testa ridendo istericamente<br />
e pestando i pugni sulla scrivania come<br />
un bimbo davanti ai cartoni animati.<br />
«Be’, fatti sotto, Dane. Non ti avrà<br />
spaventato, no?»<br />
Dane si mosse più cauto, con l’attenzione e la<br />
precisione di un professionista. Mirò alla faccia,<br />
ma io mi scansai e gli diedi una violenta<br />
spallata. Precipitammo insieme sulla scrivania.
449/662<br />
Dane mi afferrò con entrambe le braccia gettandomi<br />
a terra. Era stato più veloce del previsto,<br />
ma comunque non abbastanza. Ci<br />
azzuffammo sul pavimento per qualche istante,<br />
mentre prendevo tempo per trovare una presa<br />
migliore; a un tratto però ebbe la meglio e<br />
riuscì ad assestarmi qualche pugno bloccandomi<br />
sotto di sé.<br />
Allora lo presi per le palle e gliele torsi. Colto<br />
alla sprovvista, cacciò un urlo e s’immobilizzò<br />
quel tanto da permettermi di riprendere il controllo.<br />
Mi inginocchiai su di lui, lo afferrai per i<br />
capelli e gli bersagliai la tempia di pugni. A<br />
ogni colpo sbatteva la faccia contro il tavolo e,<br />
quando si rimise in piedi, era disorientato e<br />
pesto.<br />
Lo guardai per un attimo e attaccai di nuovo,<br />
sfogando la rabbia a suon di pugni. Dane riuscì<br />
a schivarne uno e a colpirmi a sua volta.<br />
Sarà stato anche un lottatore, ma Thomas<br />
picchiava con molta più forza. Sarebbe stato un<br />
gioco da ragazzi.<br />
Sorrisi e alzai l’indice. «Hai avuto la <strong>tu</strong>a<br />
occasione.»
450/662<br />
Quando lo finii, la risata sfrenata di Benny<br />
echeggiò in <strong>tu</strong>tta la stanza. Gli diedi una gomitata<br />
in piena faccia e lui perse i sensi prima<br />
ancora di toccare il pavimento.<br />
«Sorprendente, giovanotto! Semplicemente<br />
sorprendente!» esclamò questi applaudendo<br />
con gioia.<br />
Non appena Josiah si stagliò imponente sulla<br />
soglia, afferrai Abby e la spinsi dietro di me.<br />
«Devo occuparmene io, signore?» domandò.<br />
Aveva una voce fonda ma innocente, come se<br />
facesse il solo lavoro che sapeva fare e non<br />
volesse in realtà torcerci neanche un capello.<br />
«No! No, no...» rispose Benny, ancora<br />
stordito da quello spettacolo fuori programma.<br />
«Come ti chiami?»<br />
«Travis Maddox», dissi ansimando. Mi pulii<br />
il sangue di Dane e David sui jeans.<br />
«Travis Maddox, penso che potresti aiutare<br />
la <strong>tu</strong>a ragazza a risolvere il problema.»<br />
«Come?» chiesi sbuffando.<br />
«Dane avrebbe dovuto combattere domani<br />
sera. Come dicevo, ho puntato parecchi soldi su<br />
di lui e a quanto pare non sarà in grado di lottare<br />
per un po’. Se <strong>tu</strong> prendessi il suo posto e
451/662<br />
vincessi, io potrei dimenticare i cinquemila dollari<br />
che Mick ancora mi deve.»<br />
Mi rivolsi a Abby. «Pigeon?»<br />
«Stai bene?» mi chiese pulendomi il sangue<br />
dalla faccia. Si morse il labbro e il suo volto si<br />
contorse in una smorfia, poi gli occhi le si riempirono<br />
di lacrime.<br />
«Non è il <strong>mio</strong> sangue, piccola. Non<br />
piangere.»<br />
Benny si alzò. «Sono un uomo impegnato,<br />
figliolo. Passi o giochi?»<br />
«Ci sto», dissi. «Dimmi quando e dove, e ci<br />
sarò.»<br />
«Combatterai contro Brock McMann. È un<br />
osso duro. È stato cacciato dalla UFC l’anno<br />
scorso.»<br />
Conoscevo quel nome. «Dimmi solo dove<br />
devo trovarmi.»<br />
Mi diede le informazioni e sfoderò un<br />
ghigno. «Mi piaci, Travis. Penso diventeremo<br />
buoni amici.»<br />
«Ne dubito», replicai. Aprii la porta a Abby e<br />
mantenni nei suoi confronti un atteggiamento<br />
protettivo finché non fummo in strada.
452/662<br />
«Oddio!» gridò America vedendo gli abiti<br />
sporchi di sangue. «State bene?» Afferrò Abby<br />
per le spalle e la scrutò.<br />
«Sto bene. Ordinaria amministrazione. Per<br />
<strong>tu</strong>tti e due», rispose asciugandosi gli occhi.<br />
La presi per mano e tornammo di corsa in<br />
albergo, tallonati da Shepley e America.<br />
L’unico che sembrò notare i miei abiti sporchi<br />
di sangue fu il ragazzo dell’ascensore.<br />
Una volta in camera, mi spogliai e andai in<br />
bagno per ripulirmi.<br />
«Che diavolo è successo là dentro?»<br />
domandò infine Shepley.<br />
Li sentivo mormorare mentre stavo sotto la<br />
doccia e rivivevo i fatti dell’ultima ora. Nonostante<br />
Abby avesse corso un effettivo pericolo,<br />
scatenarmi contro i due scagnozzi di Benny era<br />
stato maledettamente eccitante. Era la droga<br />
migliore che esistesse.<br />
Mi chiesi se si fossero già ripresi o se Benny li<br />
avesse scaricati in un vicolo.<br />
Fui pervaso da uno strano senso di calma.<br />
Massacrare di pugni gli uomini di Benny mi<br />
aveva permesso di liberarmi di <strong>tu</strong>tta la rabbia e
453/662<br />
la frustrazione accumulate negli anni e ora mi<br />
sentivo quasi normale.<br />
«Schifoso figlio di puttana! Io lo ammazzo!»<br />
gridò America.<br />
Chiusi il rubinetto e mi misi un asciugamano<br />
attorno alla vita.<br />
«Uno dei tizi che ho steso doveva combattere<br />
domani sera», dissi a Shepley. «Prendo il suo<br />
posto e in cambio Benny si scorderà degli<br />
ultimi cinquemila che Mick gli deve.»<br />
America si alzò. «È assurdo! Perché stiamo<br />
aiutando Mick, Abby? Ti ha gettato in pasto ai<br />
lupi! Io lo ammazzo!»<br />
«No, lo ammazzo io prima», replicai.<br />
«Calmatevi», esclamò Abby.<br />
Shepley si dimenò, nervoso. «Allora domani<br />
combatterai?»<br />
Annuii. «In un posto chiamato Zero. Alle <strong>sei</strong>.<br />
<strong>Il</strong> <strong>mio</strong> avversario sarà Brock McMann,<br />
Shepley.»<br />
Lui scosse la testa. «Non esiste. Non esiste,<br />
cazzo. Quello è un pazzo, Trav!»<br />
«Sì», convenni, «ma non combatte per la sua<br />
ragazza, giusto?» Presi Abby tra le braccia e la
454/662<br />
baciai sulla testa. Tremava ancora. «Stai bene,<br />
Pigeon?»<br />
«Sì, ma questa si<strong>tu</strong>azione è assurda, e vorrei<br />
davvero che cambiassi idea.»<br />
«Non mi hai visto stasera? Andrà <strong>tu</strong>tto bene.<br />
So come combatte Brock. È tosto, ma non<br />
imbattibile.»<br />
«Non voglio che <strong>tu</strong> lo faccia, Trav.»<br />
«Be’, io non voglio che domani sera <strong>tu</strong> vada a<br />
cena con il <strong>tu</strong>o ex fidanzato. Dovremo entrambi<br />
fare qualcosa di spiacevole per salvare quel<br />
buono a nulla di <strong>tu</strong>o padre.»
21.<br />
UNA LENTA AGONIA<br />
Shepley si sedette accanto a me sulla panca<br />
in una stanza piccola ma bene illuminata. Era<br />
la prima volta che, per combattere, non facevo<br />
il <strong>mio</strong> ingresso in uno scantinato. <strong>Il</strong> pubblico<br />
era composto dalla feccia di Las Vegas: gente<br />
del posto, mafiosi, spacciatori con le loro<br />
escort. Era un esercito sinistro, molto più<br />
rumoroso e assetato di sangue. E sarei stato<br />
circondato da una gabbia, non da persone.<br />
«Sono ancora convinta che <strong>tu</strong> non debba<br />
farlo», disse America dall’altra parte della<br />
stanza.<br />
«Non adesso, tesoro», la ammonì Shepley<br />
mentre mi aiutava a bendarmi le mani.<br />
«Sei teso?» mi domandò Mare con un tono<br />
insolitamente calmo.<br />
«No, ma mi sentirei meglio se Pidge fosse<br />
qui. Avete avuto sue notizie?»
456/662<br />
«Le mando un messaggio. Arriverà.»<br />
«Lo amava?» indagai, chiedendomi di che<br />
cosa stessero parlando a cena. Non era ovviamente<br />
un predicatore e non sapevo che cosa si<br />
aspettasse in cambio del favore che le aveva<br />
fatto.<br />
«No», rispose America. «O comunque non lo<br />
ha mai detto. Sono cresciuti insieme, Travis.<br />
Per un bel po’ è stato l’unico su cui ha po<strong>tu</strong>to<br />
contare.»<br />
Non capii se la notizia mi sollevasse o mi<br />
deprimesse. «Ti ha risposto?»<br />
«Ehi», osservò Shepley dandomi un leggero<br />
schiaffo sulla guancia. «Ehi! C’è Brock<br />
McMann che ti aspetta. Devi metterci la testa.<br />
Smetti di frignare e concentrati!»<br />
Annuii cercando di ricordare le poche volte<br />
che lo avevo visto combattere. Era stato cacciato<br />
dalla UFC, LA PIÙ IMPORTANTE<br />
ORGANIZZAZIONE DI ARTI MARZIALI<br />
MISTE, per comportamento sleale e per aver<br />
minacciato il presidente. Era passato un po’ di<br />
tempo, ma Brock era noto per la sua scorrettezza<br />
e usava mosse illegali non appena<br />
l’arbitro non lo vedeva. Era dunque
457/662<br />
fondamentale evitare si<strong>tu</strong>azioni del genere. Se,<br />
per esempio, mi avesse cinto con le gambe, per<br />
me sarebbe finita molto presto.<br />
«Dovrai andare sul sicuro, Trav. Lascia che<br />
attacchi lui per primo, combatti come la sera in<br />
cui cercavi di vincere la scommessa con Abby.<br />
Non hai di fronte uno sfigato dell’università.<br />
Questo non è il Cerchio e non devi fare<br />
spettacolo per il pubblico.»<br />
«Non dubitarne.»<br />
«Devi vincere, Travis. Combatterai per Abby,<br />
non scordartelo.»<br />
Assentii. Shepley aveva ragione. Se avessi<br />
perso, Benny non avrebbe avuto i suoi soldi e<br />
Abby sarebbe stata di nuovo in pericolo. Entrò<br />
un uomo alto e grosso con i capelli unti e un<br />
completo addosso. «È ora. <strong>Il</strong> <strong>tu</strong>o allenatore<br />
potrà stare all’esterno della gabbia, ma le<br />
ragazze... dov’è l’altra?»<br />
Aggrottai la fronte. «Sta arrivando.»<br />
«...per loro hanno riservato alcuni posti in<br />
fondo alla seconda fila, nell’angolo.»<br />
Shepley si rivolse ad America. «Ti accompagno»,<br />
le disse e guardando l’uomo col completo<br />
aggiunse: «Sarà meglio che nessuno la
458/662<br />
tocchi. Faccio fuori il primo che allunga le<br />
mani».<br />
Lui abbozzò un pallido sorriso. «Benny ci ha<br />
già detto niente distrazioni. La terremo costantemente<br />
d’occhio.»<br />
Shepley annuì e le tese la mano. Lei la prese<br />
e mi seguirono svelti al di là della porta.<br />
La voce amplificata degli annunciatori <strong>tu</strong>onò<br />
dagli altoparlanti posti a ogni angolo<br />
dell’ampio locale. Sembrava una sala da concerti,<br />
in grado di ospitare tranquillamente un<br />
migliaio di persone, ed erano <strong>tu</strong>tte in piedi,<br />
intente a esultare o a scrutarmi con sospetto<br />
mentre avanzavo.<br />
<strong>Il</strong> cancello della gabbia si aprì e io vi entrai.<br />
Shepley guardò l’uomo accompagnare America<br />
al suo posto e, quando fu certo che si era<br />
sistemata, si voltò verso di me. «Ricorda di<br />
giocare d’as<strong>tu</strong>zia. Lascia che attacchi lui per<br />
primo, e lo scopo è vincere per Abby.»<br />
Annuii.<br />
Pochi istanti dopo una musica forte si riversò<br />
dagli altoparlanti e dalle tribune si levò un<br />
boato. Brock McMann spuntò da un corridoio e<br />
un riflettore piazzato sul soffitto gli illuminò il
459/662<br />
volto dall’aria severa. Mentre saltellava per<br />
sciogliersi, i suoi tenevano gli spettatori a bada.<br />
Supposi che si fosse allenato per settimane, se<br />
non addirit<strong>tu</strong>ra per mesi, per quell’incontro.<br />
<strong>Il</strong> che andava bene. I miei fratelli me le davano<br />
da una vita, e dunque ero molto più<br />
allenato di lui.<br />
Mi voltai a guardare America. Lei scrollò le<br />
spalle e mi accigliai. <strong>Il</strong> più grande incontro<br />
della mia vita stava per iniziare e Abby non<br />
c’era. Proprio quando mi girai per vedere Brock<br />
entrare nella gabbia, udii la voce di Shepley.<br />
«Travis! Travis! È qui!»<br />
Mi voltai alla disperata ricerca di Abby e la<br />
vidi scendere di corsa i gradini. Raggiunse la<br />
gabbia e mise le mani sulla rete metallica per<br />
fermarsi.<br />
«Sono qui! Sono qui!» ansimò.<br />
Ci baciammo attraverso la rete e mi prese il<br />
viso con le dita che riuscì a infilare tra le<br />
maglie. «Ti amo.» Scosse la testa. «Non devi<br />
farlo, lo sai.»<br />
Sorrisi. «Sì, invece.»<br />
«Dai, Romeo. Non ho <strong>tu</strong>tta la notte», gridò<br />
Brock dall’altra parte.
460/662<br />
Non mi girai, ma Abby guardò al di sopra<br />
della mia spalla e, quando lo vide, arrossì di<br />
rabbia e assunse un’espressione gelida. Poco<br />
dopo tornò a guardarmi e i suoi occhi si fecero<br />
di nuovo dolci.<br />
«Insegna le buone maniere a quel coglione»,<br />
esclamò con un sorriso malizioso.<br />
Le strizzai l’occhio e ricambiai il sorriso. «Per<br />
te, qualsiasi cosa.»<br />
Brock mi venne incontro nel centro del ring.<br />
«Gioca d’as<strong>tu</strong>zia!» strillò Shepley.<br />
«Voglio solo dirti che sono un <strong>tu</strong>o grande<br />
fan, anche se <strong>sei</strong> un po’ stronzo e baro. Perciò<br />
non la prendere sul personale quando stasera ti<br />
metterò KO.»<br />
Lui contrasse la mascella quadrata e nei suoi<br />
occhi comparve uno sguardo non di rabbia, ma<br />
di totale confusione.<br />
«Gioca d’as<strong>tu</strong>zia, Travis!» strillò ancora<br />
Shepley vedendo la mia espressione.<br />
Suonò la campana e attaccai subito con la<br />
stessa furia che avevo usato contro gli<br />
scagnozzi di Benny.<br />
Brock barcollò all’indietro e cercò di mettersi<br />
in guardia o di darmi un calcio, ma non gliene
461/662<br />
diedi il tempo e lo bersagliai di pugni fino a<br />
stordirlo.<br />
<strong>Il</strong> fatto di non dovermi trattenere era una<br />
straordinaria liberazione. Assaporando l’adrenalina<br />
pura che mi scorreva in corpo, dimenticai<br />
me stesso. A un certo punto Brock schivò un<br />
colpo e mi sferrò un gancio destro. Era molto<br />
più aggressivo dei dilettanti che affrontavo<br />
all’università, ed era un’esperienza maledettamente<br />
eccitante, che mi riportò alla<br />
mente le liti più aspre con i miei fratelli, degenerate<br />
in risse.<br />
Mi sentivo del <strong>tu</strong>tto a <strong>mio</strong> agio a combattere<br />
con lui: in quel momento la mia rabbia aveva<br />
un fine e un’utilità.<br />
Ogni volta che riusciva a colpirmi, avvertivo<br />
una nuova scarica di adrenalina che mi rendeva<br />
ancora più forte.<br />
Cercò di gettarmi a terra, ma io mi piazzai in<br />
posizione semiaccucciata, stabilizzandomi e<br />
sventando i suoi tentativi disperati di farmi<br />
cadere. Mentre si dimenava, lo colpii più volte<br />
sulla testa, sulle orecchie e sulle tempie.<br />
<strong>Il</strong> cerotto che mi avvolgeva le nocche era<br />
ormai diventato color cremisi ma non avvertivo
462/662<br />
dolore: c’era solo il puro piacere di sfogare <strong>tu</strong>tti<br />
i sentimenti negativi che mi opprimevano da<br />
tanto. Mi ricordai il senso di liberazione che<br />
avevo provato pestando gli uomini di Benny. Al<br />
di là del fatto di vincere o perdere, mi incuriosiva<br />
capire che persona sarei diventata dopo<br />
quell’incontro. L’arbitro, Shepley e l’allenatore<br />
di Brock mi circondarono, staccandomi da lui.<br />
«La campana, Travis! Fermati!» disse<br />
Shepley.<br />
Mi trascinò in un angolo mentre Brock<br />
veniva portato in quello opposto. Mi voltai a<br />
guardare Abby. Si stava torcendo le mani, ma<br />
dal sorriso capii che stava bene. Le strizzai<br />
l’occhio e lei mi mandò un bacio. Quel gesto mi<br />
ricaricò e tornai nel centro della gabbia mosso<br />
da una nuova determinazione.<br />
Non appena la campana suonò, attaccai di<br />
nuovo, stavolta stando più attento a schivare i<br />
colpi. Brock mi cinse un paio di volte con le<br />
braccia nel tentativo di mordermi o di darmi<br />
una ginocchiata nelle palle. Io lo scostai e lo<br />
colpii con più accanimento.<br />
Al terzo round barcollava: tirava pugni o<br />
calci e mi mancava. Stava esaurendo le forze.
463/662<br />
Anch’io mi sentivo sfinito e facevo più pause tra<br />
un colpo e l’altro. L’adrenalina prima abbondante<br />
sembrava svanita e la testa iniziava a<br />
martellarmi.<br />
Brock mi colpì una, due volte. Bloccai il terzo<br />
pugno e poi, deciso a concludere, mi preparai a<br />
stenderlo. Con le ultime forze schivai una<br />
ginocchiata, mi girai e gli diedi una gomitata in<br />
pieno naso. Lui reclinò di colpo la testa, guardò<br />
in alto, fece qualche passo e crollò a terra.<br />
<strong>Il</strong> fragore della folla era assordante, ma udii<br />
solo una voce.<br />
«Oddio! Sì! Sì, tesoro!» gridò Abby.<br />
L’arbitro andò a controllare Brock, poi si<br />
avvicinò e mi alzò la mano. Shepley, America e<br />
Abby furono autorizzati a entrare nella gabbia e<br />
mi si buttarono addosso. Sollevai Abby da terra<br />
e le stampai un bacio sulle labbra.<br />
«Ce l’hai fatta», esclamò prendendomi la faccia<br />
tra le mani.<br />
I festeggiamenti però terminarono subito,<br />
perché le nuove guardie del corpo di Benny<br />
entrarono nella gabbia. Posai Abby a terra e mi<br />
misi sulle difensive, davanti a lei.
464/662<br />
Benny era <strong>tu</strong>tto un sorriso. «Ben fatto, Maddox.<br />
Hai salvato la si<strong>tu</strong>azione. Se hai un<br />
minuto, vorrei parlarti.»<br />
Guardai Abby, che mi afferrò la mano. «Va<br />
<strong>tu</strong>tto bene. Ti aspetto davanti a quella porta»,<br />
dissi indicando con un cenno la porta più<br />
vicina. «Tra dieci minuti.»<br />
«Dieci?» fece lei, preoccupata.<br />
«Dieci», risposi baciandola sulla fronte e<br />
guardai Shepley. «Tieni d’occhio le ragazze.»<br />
«Forse dovrei venire con te.»<br />
Mi accostai al suo orecchio. «Se vogliono<br />
ucciderci, Shepley, non c’è molto che possiamo<br />
fare. Credo che Benny abbia qualcos’altro in<br />
testa.» Mi allontanai e gli diedi una pacca sul<br />
braccio. «Ci vediamo tra dieci minuti.»<br />
«Non undici o quindici. Dieci», ribadì lui<br />
trascinando con sé Abby.<br />
Seguii Benny nella stessa stanza in cui avevo<br />
aspettato prima dell’incontro. Mi s<strong>tu</strong>pii quando<br />
chiese ai suoi uomini di attendere fuori.<br />
Indicò con un gesto il locale. «Ho creduto<br />
che in questo modo fosse meglio, così avresti<br />
visto che non sono sempre... malvagio come mi<br />
si crede.»
465/662<br />
<strong>Il</strong> linguaggio del corpo e il tono erano rilassati,<br />
sereni, ma io restai all’erta per evitare<br />
sorprese.<br />
Lui sorrise. «Ho una proposta da farti,<br />
figliolo.»<br />
«Non sono <strong>tu</strong>o figlio.»<br />
«Giusto», ammise. «Ma dopo che ti avrò<br />
offerto centocinquantamila a incontro, forse<br />
vorrai diventarlo.»<br />
«Di quali incontri parliamo?» chiesi.<br />
Pensavo alludesse al fatto che Abby era ancora<br />
in debito con lui. Non avevo capito che mi<br />
stesse offrendo un lavoro.<br />
«Sei chiaramente un giovane molto aggressivo<br />
e molto abile. Sei nato per quella gabbia. Io<br />
posso far sì che accada... e renderti molto<br />
ricco.»<br />
«Ti ascolto.»<br />
<strong>Il</strong> suo sorriso si allargò ancora. «Pensavo a<br />
un incontro al mese.»<br />
«Vado ancora al college.»<br />
Lui scrollò le spalle. «Ci organizzeremo di<br />
conseguenza. Potrai venire qui in aereo, in<br />
prima classe, con Abby se lo vorrai, nei fine
466/662<br />
settimana. Per una cifra del genere, immagino<br />
si possano interrompere per un po’ gli s<strong>tu</strong>di.»<br />
«Parliamo di un compenso a <strong>sei</strong> cifre per<br />
incontro?» Feci i calcoli cercando di non<br />
mostrare il <strong>mio</strong> sconcerto. «Questo per combattere<br />
e per cos’altro?»<br />
«Solo per questo, ragazzo <strong>mio</strong>. Solo per combattere.<br />
Per farmi guadagnare soldi.»<br />
«Solo per combattere... e posso mollare<br />
quando voglio.»<br />
Sorrise. «Be’, certo, ma non credo avverrà a<br />
breve. A te piace, ti ho visto. In quella gabbia<br />
eri in estasi.»<br />
Rimasi immobile per un istante. «Ci penserò.<br />
Vorrei parlarne con Abby.»<br />
«Mi pare giusto.»<br />
Posai le valigie sul letto e crollai accanto a<br />
esse. Avevo accennato a Abby dell’offerta di<br />
Benny, ma lei non aveva voluto sentire ragione.<br />
<strong>Il</strong> viaggio di ritorno era stato un po’ teso, perciò<br />
avevo deciso di non toccare l’argomento finché<br />
non fossimo arrivati a casa.
467/662<br />
Abby stava asciugando Toto dopo avergli<br />
fatto il bagno. Era stato da Brazil ed era rimasta<br />
disgustata dall’odore che aveva preso.<br />
«Oh! Adesso sì che si ragiona!» ridacchiò<br />
mentre Toto si scrollava l’acqua dal pelo. Si<br />
alzò sulle zampe posteriori e le leccò il viso.<br />
«Anche <strong>tu</strong> mi <strong>sei</strong> mancato, piccolo.»<br />
«Pigeon?» esclamai torcendomi<br />
nervosamente le dita.<br />
«Sì?» rispose sfregando Toto con il morbido<br />
asciugamano giallo.<br />
«Voglio farlo. Voglio combattere a Las<br />
Vegas.»<br />
«No», disse sorridendo al cagnolino felice.<br />
«Non mi stai ascoltando. Lo farò. Tra qualche<br />
mese capirai che è la decisione giusta.»<br />
Lei mi guardò. «Vuoi lavorare per Benny.»<br />
Annuii agitato e poi sorrisi. «Voglio solo<br />
prendermi cura di te, Pidge.»<br />
Gli occhi le si velarono di lacrime. «Non<br />
voglio niente che possa essere comprato con<br />
quei soldi, Travis. Non voglio avere niente a che<br />
fare con Benny, Las Vegas e <strong>tu</strong>tto quel mondo.»
468/662<br />
«Ma l’idea di comprare una macchina con le<br />
scommesse sui miei incontri qui non ti creava<br />
problemi.»<br />
«È diverso, e lo sai.»<br />
Mi accigliai. «Andrà <strong>tu</strong>tto bene, Pidge.<br />
Vedrai.»<br />
Mi s<strong>tu</strong>diò per un attimo, diventando<br />
paonazza. «Travis, se hai intenzione di farlo<br />
nonostante non sia d’accordo, perché hai chiesto<br />
il <strong>mio</strong> parere?»<br />
«<strong>Il</strong> <strong>tu</strong>o sostegno è importante, ma sono<br />
troppi soldi per dire di no. Rinunciare sarebbe<br />
una follia.»<br />
Lei tacque per un bel po’, incurvò le spalle e<br />
annuì. «Va bene. Hai preso la <strong>tu</strong>a decisione.»<br />
Sfoderai un ampio sorriso. «Vedrai, Pigeon,<br />
sarà fantastico.» Mi alzai dal letto e mi avvicinai<br />
per baciarle le mani. «Sto morendo di<br />
fame. E <strong>tu</strong>?»<br />
Lei scosse la testa. La baciai sui capelli e<br />
andai in cucina. Presi a fischiettare una<br />
melodia allegra mentre prendevo due fette di<br />
pane insieme a un po’ di salame e formaggio.<br />
“Per la miseria, cosa si perde”, pensai mettendo<br />
un po’ di senape piccante sul pane.
469/662<br />
Finii il panino in tre morsi e lo buttai giù con<br />
una birra, chiedendomi che cosa altro ci fosse<br />
da mangiare. Non mi ero reso conto di quante<br />
energie avessi consumato finché non eravamo<br />
arrivati a casa. Al di là dell’incontro, anche il<br />
nervosismo aveva avuto probabilmente un<br />
ruolo. Adesso che Abby conosceva i miei piani e<br />
avevamo chiarito <strong>tu</strong>tto, la tensione era sparita e<br />
mi era tornato l’appetito.<br />
Sentii i suoi passi felpati in corridoio e la vidi<br />
svoltare l’angolo con la valigia in mano. Non mi<br />
guardò quando uscì.<br />
«Pigeon?» esclamai.<br />
Mi avvicinai alla porta rimasta aperta e la<br />
vidi dirigersi alla Honda.<br />
Poiché non rispose, corsi giù per le scale e<br />
attraversai il prato per raggiungere Shepley,<br />
America e lei.<br />
«Che stai facendo?» chiesi indicando la<br />
valigia.<br />
Lei abbozzò un sorriso imbarazzato. Era<br />
chiaro che qualcosa non andava.<br />
«Pidge?»
470/662<br />
«Porto le mie cose alla Morgan. Lì ci sono un<br />
sacco di lavatrici e ho una montagna di roba da<br />
lavare.»<br />
Mi accigliai. «E te ne stavi andando senza<br />
dirmelo?»<br />
«Sarebbe tornata, Trav. Sei davvero paranoico»,<br />
disse America.<br />
«Oh», risposi, ancora dubbioso. «Stasera ti<br />
fermi là?»<br />
«Non lo so. Dipende da quando finirò il<br />
bucato.»<br />
Sapevo che probabilmente era ancora un po’<br />
in pensiero per la mia decisione di lavorare per<br />
Benny, ma lasciai perdere, sorrisi e l’abbracciai.<br />
«Fra tre settimane pagherò qualcuno perché ti<br />
faccia il bucato. Anzi, potrai buttare via i vestiti<br />
sporchi e comprarne di nuovi.»<br />
«Hai intenzione di combattere ancora per<br />
Benny?» chiese sconvolta America.<br />
«Mi ha fatto un’offerta che non potevo<br />
rifiutare.»<br />
«Travis...» intervenne Shepley.<br />
«Non cominciate. Se non ho cambiato idea<br />
per Pidge, non la cambierò per voi.»
471/662<br />
America incrociò lo sguardo di Abby. «Be’,<br />
sarà meglio che ti accompagni, Abby. Con<br />
quella montagna di vestiti ci vorrà una vita.»<br />
Mi chinai per baciarla. Lei mi strinse e<br />
ricambiò il bacio con passione, facendomi sentire<br />
un po’ meglio. «Ci vediamo dopo», dissi<br />
tenendole aperta la portiera mentre saliva. «Ti<br />
amo.»<br />
Shepley caricò la valigia nel bagagliaio,<br />
America si mise alla guida e si chinò per allacciarsi<br />
la cin<strong>tu</strong>ra.<br />
Chiusi la portiera di Abby e incrociai le braccia<br />
al petto. Shepley restò al <strong>mio</strong> fianco. «Non<br />
avrai davvero intenzione di combattere per<br />
Benny?»<br />
«Sono un sacco di soldi, Shepley. Un compenso<br />
di <strong>sei</strong> cifre a incontro.»<br />
«Sei cifre?»<br />
«Tu diresti di no?»<br />
«Sì, se pensassi che America potrebbe<br />
piantarmi per questo.»<br />
Scoppiai a ridere. «Abby non ha intenzione<br />
di piantarmi.»<br />
America uscì in retromarcia dal parcheggio e<br />
notai che Abby aveva le guance rigate di
472/662<br />
lacrime. Mi precipitai accanto al finestrino e<br />
battei sul vetro. «Che c’è che non va, Pidge?»<br />
«Vai, Mare», la vidi dire mentre si asciugava<br />
gli occhi.<br />
Corsi dietro alla macchina, battendo la mano<br />
sul vetro. «Pigeon? America! Ferma quella maledetta<br />
auto! Abby, non farlo!»<br />
Lei imboccò la strada principale e accelerò.<br />
Le rincorsi, ma quando la Honda era ormai<br />
quasi scomparsa mi girai e tornai indietro a<br />
prendere la moto. Estrassi le chiavi dalla tasca<br />
e balzai in sella.<br />
«Travis, non farlo», mi ammonì Shepley.<br />
«Mi sta lasciando, Shep!» urlai accendendo il<br />
motore, dando gas come un matto e schizzando<br />
via.<br />
Entrai nel parcheggio della Morgan e notai<br />
che America aveva appena chiuso la portiera.<br />
Per poco non feci cadere la moto quando mi<br />
fermai, perché non riuscii a tirare giù il cavalletto.<br />
Mi precipitai verso la Honda e spalancai<br />
la portiera del passeggero. America strinse i<br />
denti, pronta a reagire a qualsiasi cosa le avessi<br />
detto.
473/662<br />
Guardai la parete di mattoni dello s<strong>tu</strong>dentato,<br />
consapevole che Abby era da qualche<br />
parte al suo interno. «Devi farmi entrare,<br />
Mare», la supplicai.<br />
«Mi dispiace», rispose lei inserendo la retromarcia<br />
e uscendo dal parcheggio.<br />
Mentre salivo i gradini a due a due, una<br />
ragazza che non avevo mai visto uscì. Afferrai<br />
la porta, ma lei mi bloccò la strada. «Non puoi<br />
entrare se non <strong>sei</strong> accompagnato.»<br />
Estrassi le chiavi della moto e gliele agitai<br />
davanti alla faccia. «La mia ragazza, Abby<br />
Abernathy, ha lasciato le chiavi dell’auto da me.<br />
Gliele sto solo riportando.» Lei annuì esitante e<br />
si tolse di mezzo.<br />
Mi precipitai su per le scale, raggiungendo<br />
infine il piano di Abby. Ripresi fiato e, cercando<br />
di parlare con un tono calmo, dissi: «Pidge?<br />
Devi farmi entrare, piccola. Dobbiamo<br />
parlarne».<br />
Lei non rispose.<br />
«Pigeon, ti prego. Hai ragione. Non ti ho<br />
ascoltato. Possiamo sederci e discuterne, va<br />
bene? Io... ti prego apri. Mi stai spaventando a<br />
morte.»
474/662<br />
«Vattene, Travis,» rispose Kara dall’altra<br />
parte della porta.<br />
Pestai sul legno. «Pidge? Apri questa porta<br />
del cazzo! Non me ne vado finché non parlerai<br />
con me! Pigeon!»<br />
«Che c’è?» brontolò Kara aprendola. Si sistemò<br />
gli occhiali e tirò su con il naso. Per essere<br />
una ragazza minuscola, aveva un’aria molto<br />
severa. Sospirai, sollevato almeno all’idea di<br />
poter vedere Abby. Guardai al di sopra della<br />
sua spalla, ma non c’era.<br />
«Kara», dissi cercando di stare calmo, «di’ a<br />
Abby che bisogno di vederla. Per favore.»<br />
«Non c’è.»<br />
«C’è invece», dissi perdendo in fretta la<br />
pazienza.<br />
Lei spostò il peso sull’altro piede. «Stasera<br />
non l’ho vista. A dire il vero, non la vedo da<br />
giorni.»<br />
«So che è qui!» urlai. «Pigeon?»<br />
«Non c’è... ehi!» strillò quando la superai con<br />
una spallata. La porta sbatté contro il muro.<br />
Afferrai la maniglia e guardai dietro, poi controllai<br />
negli armadi, persino sotto il letto.<br />
«Pigeon! Dov’è?»
475/662<br />
«Non l’ho vista!» urlò Kara.<br />
Uscii in corridoio e guardai dapper<strong>tu</strong>tto.<br />
Kara chiuse la porta con forza e mise la sicura.<br />
<strong>Il</strong> muro era freddo a contatto con la mia schiena<br />
e d’un tratto mi resi conto di non avere il<br />
giubbotto. Scivolai a poco a poco giù fino a<br />
sedermi per terra e mi coprii la faccia con le<br />
mani. In quel momento forse mi odiava, ma<br />
prima o poi sarebbe dovuta rientrare.<br />
Dopo venti minuti presi il cellulare e le<br />
mandai un messaggio.<br />
Pidge, ti prego. So che <strong>sei</strong> incazzata ma dobbiamo<br />
parlarne.<br />
E poi un altro.<br />
Ti prego torna a casa.<br />
E un altro ancora.<br />
Ti prego! Ti amo.<br />
Non rispose. Aspettai mezz’ora e gliene inviai<br />
altri.<br />
Sono alla Morgan. Puoi almeno chiamarmi<br />
e dirmi se torni stasera?<br />
Pigeon, mi dispiace così tanto. Ti prego<br />
torna. Ho bisogno di vederti.
476/662<br />
Sai che non sono io quello che si comporta in<br />
modo irragionevole. Potresti almeno<br />
rispondermi.<br />
Non me lo merito, cazzo. So di essere un<br />
coglione per aver pensato di poter risolvere<br />
<strong>tu</strong>tti i nostri problemi con i soldi ma almeno<br />
non scappo ogni volta che ne abbiamo uno.<br />
Scusa, non volevo.<br />
Che vuoi che faccia? Farò <strong>tu</strong>tto quello che<br />
vuoi, ok? Solo per favore parlami.<br />
Tutto questo è assurdo.<br />
Sono innamorato di te, non capisco come te<br />
ne puoi andare così.<br />
Poco prima dell’alba, quand’ero ormai certo<br />
di aver fatto la figura dell’idiota e che Abby si<br />
fosse convinta che ero pazzo, mi alzai. <strong>Il</strong> fatto<br />
che la sicurezza non si fosse fatta vedere per<br />
accompagnarmi fuori era di per sé s<strong>tu</strong>pefacente,<br />
ma se fossi rimasto ancora seduto in corridoio<br />
quando le ragazze fossero uscite per<br />
andare a lezione, avrei abusato della mia<br />
for<strong>tu</strong>na.<br />
Scesi, abbat<strong>tu</strong>to, le scale, montai in sella e,<br />
anche se a proteggermi dal freddo avevo solo<br />
una maglietta, non me ne curai. Sperando di
477/662<br />
vedere Abby a lezione di storia, andai diritto a<br />
casa a scaldarmi con una doccia calda.<br />
Shepley restò sulla soglia della camera<br />
mentre mi vestivo.<br />
«Cosa vuoi, Shep?»<br />
«Le hai parlato?»<br />
«No.»<br />
«Per niente? Neanche un messaggio?»<br />
«Ho detto di no», risposi brusco.<br />
«Trav», sospirò lui. «Probabilmente oggi non<br />
andrà a lezione. Io e America non ci vogliamo<br />
intromettere, ma è quello che ha detto.»<br />
«Forse ci andrà», replicai allacciandomi la<br />
cin<strong>tu</strong>ra. Scelsi l’acqua di colonia che preferiva,<br />
m’infilai il giubbotto e afferrai lo zaino.<br />
«Aspetta, ti accompagno.»<br />
«No, prendo la moto.»<br />
«Perché?»<br />
«In caso acconsenta a tornare a casa con me<br />
per parlare.»<br />
«Travis, penso sia ora che consideri che<br />
potrebbe non...»<br />
«Chiudi quella cazzo di bocca, Shep», intimai<br />
lanciandogli un’occhiata. «Solo per stavolta,
478/662<br />
non fare la persona ragionevole. Non cercare di<br />
salvarmi. Sii solo <strong>mio</strong> amico, okay?»<br />
Lui annuì. «D’accordo.»<br />
America uscì dalla sua stanza, ancora in<br />
pigiama. «Travis, è venuto il momento di<br />
rispettare le sue decisioni. Lei ha chiuso<br />
nell’istante stesso in cui hai chiarito che avresti<br />
lavorato per Benny.» Quando non risposi,<br />
proseguì. «Travis...»<br />
«Non farlo. Non ti offendere, Mare, ma in<br />
questo momento non riesco neanche a<br />
guardarti in faccia.»<br />
Senza attendere risposta, sbattei la porta alle<br />
mie spalle. In quel modo sfogai un po’ l’ansia<br />
che provavo all’idea di incontrare Abby, ed era<br />
sempre meglio che strisciare ai suoi piedi in<br />
classe e supplicarla di tornare. L’avrei fatto,<br />
comunque, se fosse stato necessario per indurla<br />
a cambiare idea.<br />
Pur camminando lentamente e prendendo le<br />
scale, giunsi a lezione con mezz’ora di anticipo.<br />
Speravo di vederla e di avere il tempo di parlare,<br />
ma, anche quando la classe precedente fu<br />
congedata, non arrivò.
479/662<br />
Mi sedetti accanto al suo banco e giocherellai<br />
con il braccialetto di cuoio mentre gli altri s<strong>tu</strong>denti<br />
entravano alla spicciolata e si sistemavano<br />
ai loro posti. Per loro era un giorno come<br />
tanti: vedere che la loro vita andava avanti<br />
mentre la mia stava terminando mi sconvolse.<br />
A parte qualche ritardatario che sgattaiolò<br />
dentro dopo il professor Chaney, si presentarono<br />
<strong>tu</strong>tti tranne Abby. Chaney aprì il libro,<br />
salutò la classe e iniziò la lezione, ma le sue<br />
parole divennero confuse via via che il cuore mi<br />
batteva sempre più forte nel petto. Strinsi i<br />
denti e mi vennero le lacrime agli occhi mentre<br />
la rabbia mi cresceva nel petto al pensiero che<br />
Abby fosse da qualche altra parte, contenta di<br />
starmi lontana.<br />
Mi alzai e fissai il banco vuoto.<br />
«Ehm... signor Maddox? Si sente bene?»<br />
chiese Chaney.<br />
Sferrai un calcio al suo banco e anche al <strong>mio</strong>,<br />
ignorando le esclamazioni e le urla dei<br />
compagni.<br />
«Maledizione!» gridai prendendo di nuovo a<br />
calci il banco.
480/662<br />
«Signor Maddox», disse lui con un tono stranamente<br />
calmo. «Penso sia meglio che vada a<br />
prendersi una boccata d’aria fresca.»<br />
Rimasi accanto ai banchi rovesciati con il<br />
respiro affannoso.<br />
«Esca dall’aula, Travis», ribadì, stavolta con<br />
tono più deciso.<br />
Raccolsi lo zaino e spalancai la porta con<br />
tanta forza che sbatté contro il muro.<br />
«Travis!»<br />
L’unico particolare che notai era che la voce<br />
apparteneva a una donna. Mi girai di scatto,<br />
sperando per una frazione di secondo che fosse<br />
Abby.<br />
Megan si avvicinò lentamente e si fermò<br />
accanto a me. «Credevo avessi lezione»,<br />
osservò sorridendo. «Fai qualcosa di divertente<br />
questo fine settimana?»<br />
«Cosa vuoi?»<br />
Lei sollevò un sopracciglio e capì. «Ti conosco.<br />
Sei incazzato. Con la suorina non ha<br />
funzionato?»<br />
Non risposi.<br />
«Prevedibile», aggiunse con un’alzata di<br />
spalle e si avvicinò ancor di più, tanto da
481/662<br />
sfiorarmi con le sue labbra carnose. «Noi siamo<br />
uguali, Travis. Non andiamo bene per nessuno»,<br />
mormorò.<br />
La guardai negli occhi, le osservai le labbra e<br />
tornai a fissarla negli occhi. Lei si protese con il<br />
suo sorriso seducente.<br />
«Fottiti, Megan.»<br />
<strong>Il</strong> sorriso le svanì di colpo dal viso e io mi<br />
allontanai.
22.<br />
INDEGNO<br />
La settimana seguente sembrò non terminare<br />
mai. Io e America decidemmo che sarebbe<br />
stato oppor<strong>tu</strong>no che lei si fermasse per un po’<br />
alla Morgan e Shepley acconsentì, pur con<br />
riluttanza. Abby non venne per tre giorni di fila<br />
a lezione di storia e trovò un altro posto dove<br />
andare a mangiare. Cercai di intercettarla dopo<br />
le altre lezioni, ma o non ci era andata o era<br />
uscita prima e non rispondeva al telefono.<br />
Shepley mi assicurò che stava bene e che non<br />
le era successo nulla. Era atroce saperla a poca<br />
distanza, ma sarebbe stato peggio tagliare ogni<br />
contatto e ignorare se fosse viva o morta. Anche<br />
se apparentemente non voleva avere niente a<br />
che fare con me, non smettevo di sperare che<br />
mi perdonasse o sentisse la mia mancanza<br />
tanto da venirmi a trovare. <strong>Il</strong> pensiero di non
483/662<br />
rivederla più era troppo doloroso, perciò continuai<br />
ad attendere.<br />
Venerdì Shepley bussò alla mia porta.<br />
«Entra», gli dissi dal letto, dove mi ero steso<br />
a fissare il soffitto.<br />
«Esci stasera?»<br />
«No.»<br />
«Forse dovresti chiamare Trent. Andare a<br />
berti qualcosa e distrarti un po’.»<br />
«No.»<br />
Lui sospirò. «Senti, America sta per arrivare<br />
e... odio dovertelo dire... ma non devi infastidirla<br />
parlandole di Abby. Sono riuscito a<br />
stento a convincerla a venire, ma vuole restare<br />
in camera mia. D’accordo?»<br />
«Sì.»<br />
«Chiama Trent, e hai bisogno di mangiare<br />
qualcosa e di farti una doccia. Hai un aspetto<br />
orrendo.»<br />
Detto ciò, chiuse la porta. Da quando l’avevo<br />
scardinata, non si chiudeva più bene e quel<br />
fatto mi ricordava pun<strong>tu</strong>almente il giorno in cui<br />
avevo distrutto la casa perché Abby se n’era<br />
andata. Però poco dopo era tornata e ci<br />
eravamo rimessi insieme.
484/662<br />
Chiusi gli occhi, ma come <strong>tu</strong>tte le sere di<br />
quella settimana non riuscii a dormire. Come<br />
facessero i ragazzi come Shepley a soffrire più<br />
volte in quel modo per le varie fidanzate era un<br />
mistero. Anche se avessi conosciuto un’altra,<br />
più o meno all’altezza di Abby, non riuscivo a<br />
concepire di mettere di nuovo in gioco il <strong>mio</strong><br />
cuore, non al punto di rivivere <strong>tu</strong>tto questo. Era<br />
come una lenta agonia. In fondo, avevo sempre<br />
visto giusto.<br />
Venti minuti dopo sentii la voce di America<br />
in soggiorno. Li udii discorrere sommessamente,<br />
quasi si fossero rifugiati nella stanza<br />
di Shepley per stare lontani da me, e i loro mormorii<br />
riecheggiarono in <strong>tu</strong>tta la casa.<br />
Persino la sua voce era insopportabile:<br />
sapere che probabilmente aveva appena parlato<br />
con Abby era atroce.<br />
Mi alzai a fatica per farmi una doccia e dedicarmi<br />
a quelle cure che avevo trascurato per<br />
<strong>tu</strong>tta la settimana. La voce fu coperta<br />
dall’acqua, ma non appena chiusi il rubinetto la<br />
sentii di nuovo.<br />
Mi vestii e afferrai le chiavi della moto,<br />
deciso a farmi un lungo giro. Con molta
485/662<br />
probabilità sarei finito da papà per dargli la<br />
notizia.<br />
Proprio mentre passavo accanto alla porta di<br />
Shepley, squillò il telefono di America. Era la<br />
suoneria abbinata a Abby. Mi venne male.<br />
«Posso passare a prenderti e portarti a cena<br />
da qualche parte», disse.<br />
Abby aveva fame. Forse sarebbe andata in<br />
mensa.<br />
Corsi alla Harley e uscii a precipizio dal<br />
parcheggio. Sfrecciai per le strade, passando<br />
con il rosso e saltando gli stop fino a raggiungere<br />
il campus.<br />
Quando arrivai in mensa, non c’era. Attesi<br />
qualche minuto, ma non si fece vedere. Afflitto,<br />
mi incamminai al buio per tornare al posteggio.<br />
Era una sera tranquilla, fredda, diversa da<br />
quella in cui l’avevo riaccompagnata alla Morgan<br />
dopo aver vinto la scommessa, il che mi<br />
ricordò il vuoto che provavo senza di lei.<br />
A qualche metro di distanza comparve una<br />
figura solitaria, diretta in mensa. Abby.<br />
Aveva i capelli raccolti in uno chignon e,<br />
quando fu più vicina, notai che non era truccata.<br />
Teneva le braccia conserte e non aveva
486/662<br />
una giacca: contro il freddo indossava solo un<br />
grosso cardigan grigio.<br />
«Pigeon?» dissi portandomi nella luce.<br />
Lei si bloccò su due piedi, spaventata, ma si<br />
rilassò leggermente quando mi riconobbe.<br />
«Travis! Mi hai fatto venire un colpo!»<br />
«Se rispondessi alle mie chiamate, non<br />
dovrei aggirarmi al buio.»<br />
«Hai un aspetto orribile», disse.<br />
«Non è stata la settimana migliore della mia<br />
vita.»<br />
Lei si strinse di più e io dovetti trattenermi<br />
per non prenderla tra le braccia per scaldarla.<br />
Sospirò. «A dire il vero, stavo andando a<br />
mangiare un boccone. Ti chiamo dopo, okay?»<br />
«No. Dobbiamo parlare.»<br />
«Trav...»<br />
«Ho rifiutato l’offerta di Benny. L’ho chiamato<br />
mercoledì e gli ho detto di no.»<br />
Speravo sorridesse o almeno mi facesse un<br />
cenno d’approvazione. Invece rimase<br />
impassibile. «Cosa ti aspetti che ti dica,<br />
Travis?»<br />
«Che mi perdoni. Che vuoi tornare con me.»<br />
«Non posso.»
487/662<br />
Mi sentii sopraffare dalla disperazione.<br />
Abby fece per incamminarsi e istintivamente<br />
le sbarrai il passo. Se se ne fosse andata, stavolta<br />
l’avrei persa per sempre. «Non ho<br />
dormito né mangiato... non riesco a concentrarmi.<br />
So che mi ami. Tornerà <strong>tu</strong>tto come<br />
prima, basta che <strong>tu</strong> mi dica di sì.»<br />
Lei chiuse gli occhi. «<strong>Il</strong> nostro rapporto è<br />
malato, Travis. Penso che <strong>tu</strong> sia ossessionato<br />
dall’idea di possedermi.»<br />
«Non è vero. Ti amo più della mia stessa vita,<br />
Pigeon.»<br />
«È proprio quello che intendo. Sono discorsi<br />
assurdi.»<br />
«Non sono discorsi assurdi. È la verità.»<br />
«D’accordo... allora che cosa conta di più per<br />
te? I soldi, io, la <strong>tu</strong>a vita... o c’è qualcosa prima<br />
dei soldi?»<br />
«Ho capito il <strong>mio</strong> errore, okay? So perché la<br />
pensi così, ma se avessi saputo che mi avresti<br />
lasciato non avrei mai... volevo solo prendermi<br />
cura di te.»<br />
«Lo hai già detto.»<br />
«Ti prego, Pidge. Non posso vivere così,<br />
questa cosa... questa cosa mi sta uccidendo»,
488/662<br />
dissi quasi in preda al panico. <strong>Il</strong> muro di cui si<br />
era circondata quando eravamo solo amici era<br />
di nuovo lì, tra noi, più impenetrabile di prima.<br />
Non mi stava ascoltando, non riuscivo a comunicare<br />
con lei.<br />
«Ho chiuso, Travis.»<br />
Trasalii. «Non dire così.»<br />
«È finita. Torna a casa.»<br />
Mi corrucciai. «Sei <strong>tu</strong> la mia casa.»<br />
Tacque e per un attimo pensai di averle toccato<br />
il cuore, poi però il suo sguardo si fece<br />
assente e sentii di nuovo il muro. «Hai fatto la<br />
<strong>tu</strong>a scelta, Trav. Io ho fatto la mia.»<br />
«Starò lontanissimo da Las Vegas e da<br />
Benny... finirò gli s<strong>tu</strong>di. Ho bisogno di te. Ho<br />
bisogno di te, <strong>sei</strong> la mia migliore amica.»<br />
Per la prima volta da quand’ero bambino<br />
sentii le lacrime bruciarmi gli occhi e rigarmi le<br />
guance. Incapace di controllarmi, la presi tra le<br />
braccia e le stampai un bacio sulle labbra. La<br />
sua bocca era fredda, insensibile. Le presi<br />
allora il viso tra le mani e la baciai con più passione,<br />
nel disperato tentativo di suscitare una<br />
reazione.<br />
«Baciami», la supplicai.
489/662<br />
Le sue labbra rimasero contratte e il suo<br />
corpo sembrava inerte. Se l’avessi lasciata,<br />
sarebbe caduta.<br />
«Baciami!» la implorai ancora. «Ti prego,<br />
Pigeon! Gli ho detto di no!»<br />
Lei mi allontanò con uno spintone. «Lasciami<br />
in pace, Travis!»<br />
Mi superò e io l’afferrai per il polso. Abby si<br />
bloccò con il braccio teso dietro di sé, ma non si<br />
voltò.<br />
«Ti supplico.» Caddi in ginocchio, tenendole<br />
ancora la mano nella mia. <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> alito formava<br />
la condensa, il che mi ricordò quanto freddo<br />
faceva. «Ti supplico, Abby. Non farmi questo.»<br />
Lei si voltò, fissò prima il suo braccio e poi il<br />
<strong>mio</strong> notando il suo nome ta<strong>tu</strong>ato.<br />
Al che guardò altrove, in direzione della<br />
mensa. «Lasciami, Travis.»<br />
Mi sentii uscire <strong>tu</strong>tta l’aria dal corpo e, persa<br />
ogni speranza, lasciai andare la sua mano.<br />
Non si girò a guardare mentre si allontanava<br />
e io appoggiai le mani a terra. Non sarebbe tornata.<br />
Non mi voleva più e non c’era niente che<br />
potessi dire o fare per convincerla a cambiare<br />
idea.
490/662<br />
Passarono vari minuti prima che trovassi la<br />
forza di alzarmi. I piedi <strong>tu</strong>ttavia non volevano<br />
muoversi, ma in qualche modo li obbligai a collaborare<br />
per raggiungere la moto. Mi sedetti in<br />
sella e diedi sfogo al pianto. Avevo perso solo<br />
una persona prima di Abby, ma ora sembrava<br />
<strong>tu</strong>tto più reale: non era un vago ricordo<br />
dell’infanzia, era un’esperienza brutale, debilitante<br />
come una malattia, che mi privava della<br />
ragione e mi gettava in una sofferenza atroce.<br />
Mi tornarono in mente le parole di mia<br />
madre. Abby era la ragazza per cui avevo<br />
dovuto combattere e lo avevo fatto, ma non era<br />
servito.<br />
Una Dodge Intrepid rossa mi si fermò<br />
accanto. Non ebbi bisogno di sollevare lo<br />
sguardo per capire chi fosse.<br />
Trenton spense il motore e sporse un braccio<br />
dal finestrino. «Ehi.»<br />
«Ehi», feci asciugandomi gli occhi con la<br />
manica del giubbotto.<br />
«Brutta serata?»<br />
«Sì.» Annuii fissando il serbatoio della<br />
Harley.
491/662<br />
«Ho appena finito di lavorare e ho un dannato<br />
bisogno di farmi un drink. Vieni con me al<br />
Dutch.»<br />
Feci un respiro lungo, esitante. Trenton,<br />
come del resto papà e gli altri miei fratelli,<br />
sapeva sempre come prendermi. Ed eravamo<br />
<strong>tu</strong>tti e due consapevoli che non dovessi guidare<br />
in quelle condizioni.<br />
«Sì.»<br />
«Sì?» ripeté con un sorriso sorpreso.<br />
Scesi dalla moto e mi avvicinai alla portiera<br />
del passeggero. <strong>Il</strong> calore che usciva dalle bocchette<br />
mi bruciò quasi la pelle: per la prima<br />
volta quella sera mi resi davvero conto del gelo<br />
e del fatto di non essere coperto abbastanza.<br />
«Shepley ti ha chiamato?»<br />
«Sì.» Fece retromarcia e attraversò lentamente<br />
il parcheggio, diretto all’uscita. Mi<br />
guardò. «Un certo French ha avvertito la sua<br />
ragazza che <strong>tu</strong> e Abby stavate litigando davanti<br />
alla mensa.»<br />
«Non stavamo litigando. Stavo solo... cercando<br />
di convincerla a tornare.»<br />
Lui annuì e imboccò la strada. «È quello che<br />
pensavo.»
492/662<br />
Non parlammo finché non ci fummo seduti<br />
sui nostri sgabelli al Dutch. La clientela era<br />
rozza ma Bill, il proprietario nonché barista,<br />
conosceva papà da quando eravamo ragazzi e<br />
molti dei suoi avventori ci avevano visti<br />
crescere.<br />
«Che piacere vedervi, ragazzi. È passato un<br />
po’», esclamò pulendo il banco prima di metterci<br />
davanti una birra e un bicchierino.<br />
«Ehi, Bill», fece Trenton buttando subito giù<br />
il liquore.<br />
«Stai bene, Travis?» chiese Bill.<br />
Rispose Trenton per me. «Starà meglio dopo<br />
un paio di giri.»<br />
Gli fui grato. In quel momento, se avessi parlato,<br />
sarei probabilmente crollato.<br />
Trent continuò a offrirmi whisky finché sentii<br />
<strong>tu</strong>tti i denti intorpiditi e fui quasi sul punto<br />
di svenire. Forse svenni davvero nel tragitto dal<br />
bar a casa, perché il mattino dopo mi svegliai<br />
sul divano, completamente vestito, senza ricordarmi<br />
come ci fossi finito. Shepley chiuse la<br />
porta e udii il rumore familiare della Honda di<br />
America che accelerava allontanandosi.
493/662<br />
Mi misi a sedere e chiusi un occhio. «Vi siete<br />
divertiti ieri sera?»<br />
«Sì, e <strong>tu</strong>?»<br />
«Penso di sì. Mi avete sentito rientrare?»<br />
«Sì, Trent ti ha portato su e buttato sul<br />
divano. Ridevi, perciò ho pensato avessi trascorso<br />
una bella serata.»<br />
«Trent può anche comportarsi da idiota, ma<br />
è un ottimo fratello.»<br />
«Esatto. Hai fame?»<br />
«Cazzo, no», gemetti.<br />
«D’accordo allora. Mi preparo i cereali.»<br />
Rimasi seduto a ricostruire la sera precedente.<br />
Le ultime ore erano confuse, ma quando<br />
rivissi il momento in cui avevo visto Abby al<br />
campus, sussultai.<br />
«Ho detto a Mare che oggi avevamo da fare.<br />
Pensavo di andare a comprare una porta nuova<br />
per la <strong>tu</strong>a stanza.»<br />
«Non devi farmi da baby-sitter, Shep.»<br />
«Non è così. Usciamo tra mezz’ora, ma prima<br />
renditi presentabile», disse sedendosi in poltrona<br />
con la sua ciotola di Mini Wheats. «Poi<br />
torneremo a casa e s<strong>tu</strong>dieremo. Ci sono gli<br />
esami finali.»
494/662<br />
«’Fanculo», esclamai con un sospiro.<br />
«Ordinerò una pizza per pranzo e a cena<br />
faremo fuori gli avanzi.»<br />
«Tra poco è il Ringraziamento, ricordi?<br />
Mangerò pizza tre volte al giorno, per due<br />
giorni di fila. No, grazie.»<br />
«D’accordo, allora vada per il cinese.»<br />
«Proprio non mi molli neanche per un<br />
secondo», osservai.<br />
«Sicuro. Fidati, serve.»<br />
Annuii lentamente sperando che avesse<br />
ragione.<br />
I giorni trascorsero lenti, ma far tardi la sera<br />
a s<strong>tu</strong>diare con Shepley e a volte con America mi<br />
aiutò ad accorciare le notti insonni. Trenton<br />
promise di non dire di Abby a papà e agli altri<br />
Maddox prima del Ringraziamento, ma ero lo<br />
stesso agitato perché avevo promesso che<br />
sarebbe venuta. Mi avrebbero chiesto di lei e<br />
avrebbero capito che stavo mentendo.<br />
Dopo l’ultima lezione, venerdì, chiamai<br />
Shepley. «Ehi, so che non dovrei chiedertelo,<br />
ma ho bisogno che scopra dove andrà Abby per<br />
le vacanze.»
495/662<br />
«Be’, è facile. Starà con noi. Le passerà da<br />
America.»<br />
«Davvero?»<br />
«Sì, perché?»<br />
«Niente», risposi chiudendo di colpo la<br />
telefonata.<br />
Mi aggirai per il campus sotto una leggera<br />
pioggia in attesa che Abby uscisse da lezione.<br />
Davanti al palazzo Hoover vidi alcuni s<strong>tu</strong>denti<br />
della sua classe di calcolo. Scorsi la nuca di<br />
Parker e poi Abby.<br />
Era avvolta nel suo cappotto invernale,<br />
apparentemente a disagio mentre lui continuava<br />
a chiacchierare.<br />
Mi abbassai il cappellino rosso e mi affrettai<br />
verso di loro. Abby infine mi vide e, quando mi<br />
riconobbe, sollevò impercettibilmente le<br />
sopracciglia.<br />
Mi ripetevo mentalmente lo stesso mantra:<br />
“Qualsiasi commento faccia quello strafottente<br />
di Parker, sta’ calmo. Non rovinare <strong>tu</strong>tto. Non<br />
rovinare <strong>tu</strong>tto”.<br />
Con mia sorpresa, lui se ne andò senza aprire<br />
bocca.
496/662<br />
Infilai le mani nelle tasche della felpa.<br />
«Shepley mi ha detto che domani andrai con<br />
lui e Mare a Wichita.»<br />
«Sì, è così.»<br />
«Passi <strong>tu</strong>tte le vacanze da America?»<br />
Lei scrollò le spalle, cercando di assumere<br />
un’aria disinvolta. «Sono molto legata ai suoi<br />
genitori.»<br />
«E <strong>tu</strong>a mamma?»<br />
«È un’alcolista, Travis. Non sa neanche che è<br />
il giorno del Ringraziamento.»<br />
Sapendo che la risposta alla prossima<br />
domanda sarebbe stata la mia ultima chance,<br />
sentii una fitta allo stomaco. Scoppiò un <strong>tu</strong>ono<br />
e alzai lo sguardo, socchiudendo gli occhi<br />
quando grosse gocce di pioggia mi caddero<br />
sulla faccia.<br />
«Ti devo chiedere un favore», dissi. «Vieni<br />
qui.» La trascinai sotto la tettoia più vicina in<br />
modo da non inzupparmi sotto quell’improvviso<br />
diluvio.<br />
«Che genere di favore?» domandò, sospettosa.<br />
Era difficile sentirla con quella pioggia.<br />
«Mio...» Spostai il peso da un piede all’altro.<br />
L’agitazione stava per avere la meglio, mi
497/662<br />
urlava: “Rinuncia!” ma ero deciso almeno a<br />
fare un tentativo. «Mio papà e i ragazzi ti aspettano<br />
giovedì a cena.»<br />
«Travis!» gemette lei.<br />
Mi guardai i piedi. «Hai detto che saresti<br />
venuta.»<br />
«Lo so, ma... adesso è un po’ fuori luogo, non<br />
credi?»<br />
«Hai detto che saresti venuta», ripetei cercando<br />
di mantenere un tono calmo.<br />
«Sì, quando stavamo ancora insieme.»<br />
«Be’, in ogni caso è troppo tardi. Thomas ha<br />
già prenotato l’aereo e Tyler si è preso qualche<br />
giorno di vacanza. Ti aspettano <strong>tu</strong>tti.»<br />
Lei trasalì giocherellando nervosamente con<br />
una ciocca umida di capelli. «Loro sarebbero<br />
venuti comunque, giusto?»<br />
«Non <strong>tu</strong>tti. È da anni che non ci riuniamo<br />
<strong>tu</strong>tti per il Ringraziamento. Hanno fatto uno<br />
sforzo dal momento che avevo promesso un<br />
pranzo vero. Non ci sono più state donne in<br />
cucina da quando la mamma è morta e...»<br />
«Non conoscevo questo <strong>tu</strong>o lato sessista.»<br />
«Non è quello che intendevo, Pidge, dai. Ti<br />
vogliamo <strong>tu</strong>tti lì, ecco.»
498/662<br />
«Non hai detto a nessuno di noi, vero?»<br />
«Papà mi chiederebbe perché e non sono<br />
ancora pronto a parlarne. Non smetterò mai di<br />
ripetermi quanto sono stato s<strong>tu</strong>pido. Ti prego,<br />
vieni, Pidge.»<br />
«Devo mettere il tacchino in forno il mattino<br />
di buon’ora. Dovremo partire di qui alle<br />
cinque...»<br />
«Oppure possiamo partire la sera prima e<br />
dormire lì.»<br />
Lei inarcò le sopracciglia. «Assolutamente<br />
no! È già abbastanza brutto dover mentire alla<br />
<strong>tu</strong>a famiglia e fingere di stare ancora insieme.»<br />
La sua reazione, pur prevista, mi fece un po’<br />
male. «Ti comporti come se ti avessi chiesto di<br />
darti fuoco.»<br />
«Avresti dovuto dirglielo!»<br />
«Lo farò. Dopo il Ringraziamento... glielo<br />
dirò.»<br />
Lei sospirò e distolse lo sguardo. Aspettare la<br />
sua risposta fu come cavarmi le unghie a una a<br />
una.<br />
«Se mi assicuri che non è un modo per cercare<br />
di tornare con me, va bene.»
499/662<br />
Annuii, sforzandomi di non mostrarmi<br />
troppo en<strong>tu</strong>siasta. «Te lo assicuro.»<br />
Lei strinse le labbra, ma colsi un vaghissimo<br />
lampo nei suoi occhi. «Ci vediamo alle cinque.»<br />
Mi chinai per baciarla sulla guancia. Volevo<br />
sfiorargliela appena, ma sentivo la mancanza<br />
della sua pelle e mi fu difficile scostarmi. «Grazie,<br />
Pigeon.»<br />
Quando Shepley e America partirono per<br />
Wichita con la Honda, pulii l’appartamento,<br />
piegai la biancheria, mi fumai mezzo pacchetto<br />
di sigarette e preparai la borsa maledicendo<br />
l’orologio perché andava così lento. Finalmente<br />
arrivarono le quattro e mezzo, mi precipitai alla<br />
Charger e cercai di non correre come un matto<br />
fino alla Morgan.<br />
Quando arrivai, l’espressione perplessa di<br />
Abby mi colse alla sprovvista.<br />
«Travis», sussurrò.<br />
«Sei pronta?»<br />
Sollevò un sopracciglio. «Pronta per cosa?»<br />
«Hai detto di passare a prenderti alle<br />
cinque.»<br />
Incrociò le braccia al petto. «Intendevo alle<br />
cinque del mattino!»
500/662<br />
«Oh. Chiamo <strong>mio</strong> padre e lo avverto che non<br />
dormiremo lì.»<br />
«Travis!» gemette.<br />
«Ho preso l’auto di Shep, così non dovremo<br />
caricare le borse sulla moto. C’è una stanza libera<br />
per te. Possiamo guardare un film o...»<br />
«Non ho intenzione di fermarmi da <strong>tu</strong>o papà,<br />
mi sembra di averlo già detto!»<br />
Mi immusonii. «D’accordo. Io, uhm... ci<br />
vediamo domani mattina.»<br />
Indietreggiai e Abby chiuse la porta. Sarebbe<br />
venuta, ma la mia famiglia avrebbe capito che<br />
qualcosa non andava se non si fosse fatta<br />
vedere quella sera, come annunciato. Mi avviai<br />
lentamente in corridoio componendo il numero<br />
di papà. Mi avrebbe chiesto perché e non<br />
volevo mentirgli in modo spudorato.<br />
«Travis, aspetta.»<br />
Mi girai di scatto e la vidi in corridoio.<br />
«Dammi il tempo di prendere due cose.»<br />
Sorrisi, in preda a un immenso sollievo. Tornammo<br />
indietro insieme e attesi sulla soglia<br />
mentre metteva qualcosa in borsa. Quella scena<br />
mi ricordò la sera in cui avevo vinto la
501/662<br />
scommessa, e mi resi conto che non avrei barattato<br />
un solo minuto passato con lei.<br />
«Ti amo ancora, Pidge.»<br />
Lei non alzò lo sguardo. «Smettila. Non lo<br />
sto facendo per te.»<br />
Trattenni il fiato sentendo una fitta di dolore<br />
in <strong>tu</strong>tto il corpo. «Lo so.»
23.<br />
L’ACCETTAZIONE<br />
La spontaneità tra noi era scomparsa. Non<br />
mi veniva in mente niente che mi sembrasse<br />
adeguato e temevo di farla incazzare prima<br />
ancora di arrivare da papà.<br />
<strong>Il</strong> piano era che recitasse la parte e iniziasse<br />
in tal modo a sentire la mia mancanza, così<br />
forse avrei avuto un’altra occasione per supplicarla<br />
di tornare con me. Era un azzardo, ma<br />
anche l’unica cosa che potessi fare.<br />
Imboccai il vialetto di ghiaia e portai le borse<br />
sul portico anteriore. Papà venne ad aprire con<br />
un sorriso.<br />
«Che piacere vederti, figliolo.» <strong>Il</strong> suo sorriso<br />
si allargò quando guardò la ragazza imbronciata<br />
ma splendida al <strong>mio</strong> fianco. «Abby<br />
Abernathy! Non vediamo l’ora che arrivi la<br />
cena di domani. È passato tanto tempo da<br />
quando... be’, è passato tanto tempo.»
503/662<br />
Una volta in casa, papà si posò una mano sul<br />
grosso ventre e sorrise.<br />
«Vi ho sistemato nella stanza degli ospiti,<br />
Trav. Ho immaginato che i letti gemelli della<br />
<strong>tu</strong>a camera non fossero adatti.»<br />
Abby mi guardò. «Abby, uhm... lei... starà<br />
nella stanza degli ospiti. Io nella mia.»<br />
Trenton si avvicinò e fece una smorfia. «Perché?<br />
Vive da te, giusto?»<br />
«Non negli ultimi tempi», risposi cercando<br />
di non aggredirlo. Sapeva perfettamente<br />
perché.<br />
Lui e papà si scambiarono un’occhiata.<br />
«Sono anni che uso la stanza di Thomas come<br />
ripostiglio, perciò ho pensato di dargli la <strong>tu</strong>a.<br />
Ma può dormire sul divano, certo», concluse<br />
papà guardando i cuscini logori scoloriti in<br />
soggiorno.<br />
«Non si preoccupi, Jim. Lo facevamo per<br />
rispetto», disse Abby toccandomi il braccio.<br />
La risata di papà echeggiò in <strong>tu</strong>tta la casa.<br />
«Conosci i miei figli, Abby. Sai che è praticamente<br />
impossibile offendermi», commentò<br />
stringendole affet<strong>tu</strong>osamente la mano.
504/662<br />
Indicai con un cenno le scale e Abby mi<br />
seguì. Spinsi piano la porta con il piede e posai<br />
le borse per terra. Guardai il letto e poi lei.<br />
Scrutò con attenzione la stanza e si soffermò a<br />
osservare la fotografia dei miei genitori appesa<br />
al muro.<br />
«Mi dispiace, Pidge. Dormirò per terra.»<br />
«Puoi dirlo forte», rispose raccogliendosi i<br />
capelli in una coda. «Non riesco a credere che<br />
<strong>tu</strong> mi abbia convinta ad accettare.»<br />
Mi sedetti sul letto, rendendomi conto di<br />
quanto fosse contrariata. In fondo in fondo<br />
speravo che fosse sollevata quanto me all’idea<br />
di stare insieme. «Sarà un <strong>disastro</strong>. Non so che<br />
cosa mi sia passato per la mente.»<br />
«So esattamente cosa ti è passato per la<br />
mente. Non sono s<strong>tu</strong>pida, Travis.»<br />
Sollevai lo sguardo e le sorrisi stanco. «Però<br />
<strong>sei</strong> venuta lo stesso.»<br />
«Devo preparare <strong>tu</strong>tto per domani», rispose<br />
aprendo la porta.<br />
Mi alzai. «Ti do una mano.»<br />
Mentre Abby preparava le patate, le torte e il<br />
tacchino, io le passavo l’occorrente e svolgevo i<br />
piccoli compiti culinari che mi affidava. La
505/662<br />
prima ora fu imbarazzante, ma quando<br />
arrivarono i gemelli <strong>tu</strong>tti ci raggiunsero in<br />
cucina e anche Abby si rilassò. Papà le raccontò<br />
aneddoti della nostra infanzia e ridemmo delle<br />
<strong>disastro</strong>se feste del Ringraziamento in cui<br />
avevamo tentato di fare qualcosa di diverso che<br />
ordinare una pizza.<br />
«Diane era un’ottima cuoca», esclamò papà.<br />
«Trav non se lo ricorda, ma dopo la sua scomparsa<br />
cimentarsi in cucina non ha più avuto<br />
alcun senso.»<br />
«Non sentirti sotto pressione, Abby», la<br />
rassicurò Trenton ridacchiando e afferrò una<br />
bottiglia di birra dal frigo. «Tiriamo fuori le<br />
carte. Voglio cercare di riprendermi un po’ dei<br />
soldi che mi hai spillato.»<br />
Papà lo ammonì con un dito. «Niente poker<br />
questo fine settimana, Trent. Ho portato giù il<br />
domino. Niente scommesse, maledizione. Parlo<br />
sul serio.»<br />
Trenton scosse la testa. «D’accordo,<br />
d’accordo.» I gemelli uscirono dalla cucina e lui<br />
li seguì. «Vieni, Trav.»<br />
«Aiuto Pidge.»
506/662<br />
«Non c’è molto altro da fare, tesoro», disse<br />
lei. «Va’.»<br />
Sapevo che lo aveva detto solo per mantenere<br />
le apparenze, ma ciò non cambiava la<br />
sensazione che provai. Le accarezzai il fianco.<br />
«Ne <strong>sei</strong> sicura?»<br />
Lei annuì e mi chinai per darle un bacio sulla<br />
guancia, stringendole il fianco prima di seguire<br />
Trenton nella stanza da gioco.<br />
Ci preparammo dunque per una partita<br />
amichevole di domino.<br />
Trenton prese la scatola, maledicendo il cartone<br />
quando si tagliò il dito.<br />
Taylor sbuffò. «Sei proprio un bambinone,<br />
Trent. Dai, distribuisci le tessere.»<br />
«Tu comunque non sai contare, idiota. Perché<br />
smani tanto?»<br />
Risi per la risposta pungente, attirando la sua<br />
attenzione su di me.<br />
«Tu e Abby andate proprio d’accordo»,<br />
osservò. «Come fate?»<br />
Sapevo bene cosa intendesse e gli lanciai<br />
un’occhiataccia per aver toccato l’argomento<br />
davanti ai gemelli. «Con parecchia forza di<br />
persuasione.»
507/662<br />
Papà arrivò e si sedette. «È una brava<br />
ragazza, Travis. Sono felice per voi, figliolo.»<br />
«Lo è», osservai cercando di non lasciar<br />
trasparire la tristezza sul volto.<br />
Abby stava pulendo la cucina e dovevo reprimere<br />
costantemente l’impulso di raggiungerla.<br />
Sarà anche stata una vacanza di famiglia,<br />
ma desideravo trascorrere ogni momento<br />
libero con lei.<br />
Mezz’ora dopo sentii uno stridio e capii che<br />
la lavastoviglie era stata avviata. Abby fece una<br />
rapida comparsa per salutarci prima di dirigersi<br />
verso le scale. Balzai in piedi e la presi per<br />
mano.<br />
«È presto, Pidge. Non starai andando a letto,<br />
vero?»<br />
«È stata una giornata lunga. Sono stanca.»<br />
«Stavamo per guardare un film. Perché non<br />
ti fermi con noi?»<br />
Lei guardò le scale e poi me. «Okay.»<br />
La condussi per mano sul divano e ci<br />
sedemmo mentre partivano i titoli di testa.<br />
«Spegni quella luce, Taylor», ordinò papà.<br />
Allungai il braccio alle spalle di Abby e lo<br />
appoggiai sullo schienale, trattenendomi
508/662<br />
dall’abbracciarla. Temevo la sua reazione e non<br />
volevo approfittare della si<strong>tu</strong>azione, visto che<br />
mi stava facendo un favore. A metà film la<br />
porta d’ingresso si spalancò e Thomas entrò in<br />
salotto con una valigia in mano.<br />
«Buon Ringraziamento!» esclamò posando i<br />
bagagli a terra.<br />
Papà si alzò e lo abbracciò. Andarono a salutarlo<br />
<strong>tu</strong>tti tranne me.<br />
«Non vai a salutare Thomas?» mormorò<br />
Abby.<br />
Guardai papà e i miei fratelli ridere e abbracciarsi.<br />
«Ho una sola sera con te. Non ho intenzione<br />
di sprecarne neanche un secondo.»<br />
«Ciao, Abby. È bello rivederti», disse sorridendo<br />
Thomas.<br />
Le toccai il ginocchio e lei abbassò gli occhi,<br />
per poi guardarmi di nuovo in faccia. Tolsi<br />
subito la mano e intrecciai le dita sulle<br />
ginocchia.<br />
«Oh-oh. Guai in paradiso?» domandò lui.<br />
«Sta’ zitto, Tommy», brontolai.<br />
L’atmosfera nella stanza cambiò. Fissarono<br />
<strong>tu</strong>tti Abby, in attesa di una spiegazione. Lei
509/662<br />
sorrise nervosamente e prese la mia mano tra<br />
le sue.<br />
«Siamo solo stanchi. Abbiamo cucinato <strong>tu</strong>tta<br />
la sera», disse appoggiandomi la guancia sulla<br />
spalla.<br />
Guardai le nostre mani e gliele strinsi. In<br />
quel momento avrei voluto avere modo di dirle<br />
quanto apprezzavo ciò che aveva fatto.<br />
«A proposito di stanchezza, sono davvero<br />
esausta», mormorò. «Vado a letto, tesoro.»<br />
Guardò <strong>tu</strong>tti gli altri. «Buonanotte, ragazzi.»<br />
«’Notte, piccola», disse papà.<br />
I miei fratelli le augurarono la buonanotte e<br />
io la guardai salire le scale.<br />
«Vado anch’io», affermai.<br />
«Ci avrei scommesso», mi prese in giro<br />
Trenton.<br />
«Bastardo for<strong>tu</strong>nato», bofonchiò Tyler.<br />
«Ehi, non si parla così di vostra sorella», li<br />
ammonì papà.<br />
Ignorando i miei fratelli, corsi su per le scale<br />
e afferrai la porta poco prima che si chiudesse.<br />
In<strong>tu</strong>endo che volesse svestirsi e che sarebbe<br />
stata a disagio in mia presenza, mi bloccai.
510/662<br />
«Vuoi che aspetti in corridoio mentre ti<br />
cambi?»<br />
«Mi faccio una doccia rapida. Mi vesto in<br />
bagno.»<br />
Mi sfregai la nuca. «D’accordo. Allora mi sistemo<br />
per terra.»<br />
I suoi grandi occhi erano freddi come l’acciaio<br />
quando annuì, il muro che la circondava<br />
assolutamente impenetrabile. Prese alcune<br />
cose dalla borsa e andò in bagno.<br />
Frugai nell’armadio in cerca di lenzuola e<br />
coperte e le distesi per terra accanto al letto,<br />
grato almeno della possibilità che avremmo<br />
avuto di parlare da soli. Abby spuntò dal<br />
bagno; io gettai un cuscino sul letto improvvisato<br />
e andai a mia volta a farmi una doccia.<br />
Non persi tempo, mi insaponai in fretta e mi<br />
sciacquai subito. Nel giro di dieci minuti ero già<br />
asciutto e vestito, e rientrai in camera.<br />
Abby era a letto con le lenzuola ben tirate sul<br />
petto. <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> giaciglio non era neanche lontanamente<br />
invitante come il letto con Abby raggomitolata<br />
sopra. Capii allora che avrei trascorso<br />
l’ultima sera con lei senza chiudere
511/662<br />
occhio, ascoltando il suo respiro, senza avere la<br />
possibilità di toccarla.<br />
Spensi la luce e mi sistemai per terra.<br />
«Questa è la nostra ultima notte insieme,<br />
giusto?»<br />
«Non voglio litigare, Trav. Dormi.»<br />
Mi girai a guardarla appoggiando la testa<br />
sulla mano e i nostri occhi si incrociarono.<br />
«Ti amo.»<br />
Lei mi guardò per un attimo. «Mi avevi dato<br />
la <strong>tu</strong>a parola.»<br />
«Sì, e infatti non sto cercando di tornare con<br />
te.» Allungai la mano per toccare la sua. «Ma<br />
questo non vuol dire che non mi piacerebbe.»<br />
«Tengo a te, lo sai. Non voglio ferirti, ma<br />
avrei dovuto seguire l’istinto fin dall’inizio. Non<br />
sarei dovuta venire qui.»<br />
«Però mi amavi, vero?»<br />
Lei strinse le labbra. «Ti amo ancora.»<br />
Fui sopraffatto da sentimenti diversi, <strong>tu</strong>tti<br />
così forti che non riuscii a distinguerli. «Posso<br />
chiederti un favore?»<br />
«Be’, sono ancora nel bel mezzo dell’ultimo<br />
che mi hai chiesto», replicò con un sorrisetto.
512/662<br />
«Se è davvero finita, <strong>sei</strong> hai davvero chiuso<br />
con me... posso tenerti tra le braccia stanotte?»<br />
«Non penso che sia una buona idea, Trav.»<br />
Le strinsi con forza la mano. «Ti prego. Non<br />
riesco a dormire sapendo che <strong>sei</strong> a mezzo metro<br />
di distanza. E non ne avrò più l’occasione.»<br />
Abby mi fissò per alcuni secondi e si accigliò.<br />
«Non ho intenzione di fare sesso con te.»<br />
«Non è questo che ti sto chiedendo.»<br />
Lei scrutò il pavimento per un po’, riflettendo<br />
sulla risposta. Alla fine strinse gli<br />
occhi, si spostò e scostò le coperte.<br />
M’infilai accanto a lei e la strinsi subito tra le<br />
braccia. Per l’emozione e la tensione rischiai di<br />
crollare.<br />
«Mi mancherà <strong>tu</strong>tto questo», osservai.<br />
Le baciai i capelli e la attirai di più a me,<br />
sprofondando la faccia nel suo collo. Lei mi<br />
posò una mano sulla schiena e io respirai,<br />
inalando il suo profumo e cercando di<br />
imprimermi quell’istante nella mente.<br />
«Io... io non penso di farcela, Travis», disse<br />
tentando di liberarsi.
513/662<br />
Non volevo impedirglielo, ma se tenerla era<br />
l’unico modo per evitare quel dolore cocente<br />
che provavo da giorni, lo avrei fatto.<br />
«Non ce la faccio», insistette.<br />
Sapevo che cosa intendesse. Stare così vicini<br />
era terribile, però non volevo finisse.<br />
«Allora non farcela», risposi sussurrando.<br />
«Dammi un’altra possibilità.»<br />
Cercò ancora una volta di liberarsi, poi si<br />
coprì la faccia con le mani e scoppiò a piangere.<br />
La guardai con gli occhi pieni di lacrime.<br />
Le scostai con delicatezza una mano e gliela<br />
baciai. Lei fece un respiro incerto mentre le<br />
guardavo le labbra e gli occhi. «Non amerò mai<br />
nessun’altra come te, Pigeon.»<br />
Abby tirò su col naso e mi toccò il viso con<br />
aria contrita. «Non posso.»<br />
«Lo so», dissi con voce rotta. «Non ho mai<br />
pensato di essere abbastanza in gamba per te.»<br />
Lei assunse un’aria disperata e scosse la<br />
testa. «Non è questo, Trav. È che non siamo<br />
adatti l’uno per l’altra.»<br />
Feci di no con il capo, intenzionato a ribattere,<br />
ma da un certo punto di vista aveva<br />
ragione. Si meritava di meglio, di avere ciò che
514/662<br />
desiderava da sempre. Chi cazzo ero io per portarglielo<br />
via?<br />
Feci un profondo respiro e le appoggiai la<br />
testa sul petto.<br />
Mi svegliai sentendo rumori di sotto.<br />
«Ahi!» gemette Abby in cucina.<br />
Corsi giù per le scale infilandomi una<br />
maglietta.<br />
«Tutto a posto, Pidge?» Dal pavimento il<br />
freddo mi si diffuse in <strong>tu</strong>tto il corpo. «Cazzo! <strong>Il</strong><br />
pavimento è gelido!» Saltellai da un piede<br />
all’altro e lei rise.<br />
Era ancora presto, forse le cinque o le <strong>sei</strong>, e<br />
gli altri dormivano. Abby si chinò per infornare<br />
il tacchino, il che stimolò il <strong>mio</strong> consueto<br />
appetito sessuale mat<strong>tu</strong>tino.<br />
«Puoi tornare a letto. Dovevo solo mettere il<br />
tacchino in forno», disse.<br />
«Tu vieni?»<br />
«Sì.»<br />
«Fa’ strada», affermai indicando le scale con<br />
un gesto. Mi tolsi la maglietta mentre ci infilavamo<br />
sotto le coperte, tirandocele su fino al<br />
collo. La cinsi forte tra le braccia, in attesa che
515/662<br />
il calore dei nostri corpi ci scaldasse. Guardai<br />
dalla finestra e vidi cadere grossi fiocchi di neve<br />
dal cielo grigio. La baciai sulla testa e lei sembrò<br />
fondersi in me. In quell’abbraccio non mi<br />
sembrò che fosse cambiato nulla.<br />
«Guarda, Pidge. Nevica.»<br />
Lei si girò. «Sembra Natale», disse premendo<br />
leggermente la guancia sulla mia pelle.<br />
Mi sfuggì un sospiro e mi guardò. «Che c’è?»<br />
«Non sarai qui a Natale.»<br />
«Sono qui ora.»<br />
Feci un mezzo sorriso e mi chinai per<br />
baciarla sulle labbra, ma lei si ritrasse e scosse<br />
la testa.<br />
«Trav...»<br />
Strinsi la presa e abbassai il mento. «Ho<br />
meno di ventiquattr’ore con te, Pidge. Ho<br />
intenzione di baciarti. Ho intenzione di baciarti<br />
molto, oggi. Tutto il giorno. Ogni volta che ne<br />
avrò l’occasione. Se vorrai fermarmi, va bene,<br />
altrimenti vedrò di dare un senso a ogni<br />
secondo del nostro ultimo giorno insieme.»<br />
«Travis...» iniziò a dire, ma un attimo dopo<br />
abbassò lo sguardo sulle mie labbra.
516/662<br />
Non persi tempo e la baciai. Lei ricambiò e<br />
anche se all’inizio volevo fosse un bacio breve,<br />
innocente, socchiusi le labbra e lei reagì. Sentii<br />
la sua lingua in bocca e impazzii. La attirai con<br />
più forza a me. Abby allora abbassò un ginocchio<br />
lasciandomi stendere sopra di lei.<br />
La spogliai in fretta e con due rapidi gesti mi<br />
tolsi i vestiti. Le stampai un bacio sulle labbra,<br />
mi afferrai alle sbarre di ferro della testiera e<br />
con un rapido movimento la penetrai. Sentii<br />
subito il corpo in fiamme e non potei più fermarmi,<br />
perso ogni controllo. Quando inarcò la<br />
schiena avvicinando il bacino al <strong>mio</strong>, emisi un<br />
gemito, al che lei puntò i piedi sul materasso<br />
per sollevarsi e permettermi di entrare<br />
completamente.<br />
Con una mano sulla testiera e l’altra sulla sua<br />
nuca, continuai a muovermi dentro di lei e<br />
<strong>tu</strong>tto quello che era successo tra noi, <strong>tu</strong>tto il<br />
dolore che avevo provato svanì. La luce cominciò<br />
a filtrare dalla finestra mentre la nostra<br />
pelle si imperlava di sudore, agevolando i movimenti<br />
dei nostri corpi.<br />
Ero quasi al culmine quando le gambe di<br />
Abby presero a tremare e sentii le sue unghie
517/662<br />
nella schiena. Trattenni il fiato e spinsi<br />
un’ultima volta gemendo profondamente,<br />
scosso dagli spasmi.<br />
Lei si rilassò sul materasso: aveva i capelli<br />
bagnati e giaceva inerte.<br />
Ansimavo come se avessi appena terminato<br />
una maratona. <strong>Il</strong> sudore mi colava sulle orecchie<br />
e sulle tempie.<br />
Abby s’illuminò quando udì un mormorio di<br />
sotto. Mi girai sul fianco e la scrutai adorante.<br />
«Hai detto che mi avresti soltanto baciato»,<br />
disse e mi guardò com’era solita fare, con<br />
quella sua grande abilità di fingere.<br />
«Perché non rimaniamo a letto <strong>tu</strong>tto il<br />
giorno?»<br />
«Sono venuta qui per cucinare, ricordi?»<br />
«No, <strong>sei</strong> venuta qui per aiutarmi a cucinare e<br />
non devo presentarmi al lavoro per altre otto<br />
ore.»<br />
Mi accarezzò il viso e dalla sua espressione<br />
capii che mi stava preparando a quanto<br />
avrebbe detto. «Travis, penso che...»<br />
«Non dirlo, d’accordo? Non ci voglio pensare<br />
finché non ci sarò costretto.» Mi alzai, mi<br />
infilai i boxer e mi avvicinai alla sua borsa. Le
518/662<br />
gettai gli abiti sul letto e mi misi la maglietta.<br />
«Voglio ricordarla come una bella giornata.»<br />
Arrivò l’ora di pranzo in un baleno e la<br />
giornata passò fin troppo velocemente.<br />
Paventavo il trascorrere di ogni minuto, maledicendo<br />
l’orologio che indicava l’avvicinarsi<br />
della sera.<br />
Lo riconosco, era <strong>tu</strong>tto per via di Abby. <strong>Il</strong><br />
fatto che recitasse non contava, quando mi<br />
stava vicino mi rifiutavo di accettare la realtà.<br />
Ci sedemmo a tavola per cena e papà<br />
insistette perché tagliassi il tacchino. Abby sorrise<br />
fiera e io mi alzai per servirli.<br />
<strong>Il</strong> clan Maddox spazzolò il frutto delle sue<br />
fatiche e la coprì di complimenti.<br />
«Ho cucinato abbastanza?» chiese ridendo.<br />
Papà sorrise e impugnò una forchetta preparandosi<br />
per il dolce. «Certo! Basterà fino<br />
all’anno prossimo... a meno che <strong>tu</strong> non voglia<br />
fare il bis a Natale. Adesso <strong>sei</strong> una Maddox. Ti<br />
aspetto a ogni festa, e non per cucinare.»<br />
Le sue parole mi sbatterono in faccia la realtà<br />
e il sorriso mi svanì dal volto.<br />
«Grazie, Jim.»
519/662<br />
«Non dire così, papà», osservò Trenton. «Lei<br />
deve cucinare. Non mangio così da anni!» Si<br />
cacciò mezza fetta di torta alle noci in bocca,<br />
grugnendo soddisfatto.<br />
Mentre i miei fratelli sparecchiavano e<br />
lavavano i piatti, io rimasi con Abby sul divano<br />
e cercai di non stringerla troppo. Papà era già<br />
andato a dormire: aveva la pancia piena ed era<br />
troppo stanco per restare in piedi.<br />
Mi misi le sue gambe sulle ginocchia e le tolsi<br />
le scarpe per massaggiarle i piedi. Le piaceva, e<br />
lo sapevo. Forse cercavo di ricordarle sottilmente<br />
quanto stessimo bene insieme, pur consapevole<br />
che era venuto il momento che proseguisse<br />
la sua vita.<br />
Abby mi amava davvero, ma teneva troppo a<br />
me per accettare l’even<strong>tu</strong>alità di dovermi cacciare<br />
un giorno, se mai fosse stato necessario.<br />
Tempo prima le avevo detto che non sarei riuscito<br />
a staccarmi da lei, ma alla fine avevo capito<br />
di amarla troppo per incasinarle la vita o perderla<br />
del <strong>tu</strong>tto, se l’avessi costretta a continuare<br />
un rapporto che ci avrebbe indotto a odiarci.
520/662<br />
«È stato il Ringraziamento più bello che<br />
abbia passato da quando è morta la mamma»,<br />
dissi.<br />
«Sono felice di averne fatto parte.»<br />
Feci un profondo sospiro. «Mi sento<br />
diverso», affermai, incerto su cosa dire. «Non<br />
so che cosa mi sia successo a Las Vegas, ma<br />
quello non ero io. Pensavo solo a <strong>tu</strong>tto quello<br />
che avremmo po<strong>tu</strong>to comprare con quei soldi...<br />
non avevo capito quanto ti facesse soffrire<br />
l’idea che ti riportassi lì. Mi sono meritato che<br />
<strong>tu</strong> mi abbia lasciato. Mi sono meritato <strong>tu</strong>tte le<br />
notti insonni e il dolore che ho provato. Mi<br />
sono serviti a capire quanto bisogno ho di te e<br />
che cosa sono disposto a fare perché continui a<br />
far parte della mia vita. Hai detto che hai chiuso<br />
con me e lo accetto. Da quando ti ho incontrato<br />
sono una persona diversa. Sono cambiato...<br />
in meglio. Ma, per quanto mi sforzi, non<br />
faccio che sbagliare. Noi siamo innanzi<strong>tu</strong>tto<br />
amici. Non posso perderti, Pigeon. Ti amerò<br />
sempre ma, se non posso renderti felice, non ha<br />
senso cercare di tornare con te. Non riesco a<br />
concepire di stare con nessun’altra, ma mi<br />
accontenterò di essere amici.»
521/662<br />
«Vuoi che restiamo amici?»<br />
«Voglio che <strong>tu</strong> sia felice. Qualsiasi cosa<br />
significhi.»<br />
Lei sorrise, spezzando quella parte del <strong>mio</strong><br />
cuore che si sarebbe rimangiata subito ciò che<br />
avevo detto. In fondo, speravo che mi dicesse di<br />
stare zitto perché eravamo fatti l’uno per l’altra.<br />
«Scommetto cinquanta dollari che mi ringrazierai<br />
quando incontrerai la <strong>tu</strong>a fu<strong>tu</strong>ra moglie.»<br />
«È una scommessa facile», risposi. Non riuscivo<br />
a immaginare una vita senza di lei e Abby<br />
parlava già di due fu<strong>tu</strong>ri diversi. «L’unica<br />
donna che ho mai voluto sposare mi ha appena<br />
spezzato il cuore.»<br />
Lei si asciugò gli occhi e si alzò. «Penso sia<br />
ora di tornare a casa.»<br />
«Dai, Pigeon. Scusami, non è stato<br />
divertente.»<br />
«Non è per questo, Trav. Sono stanca e<br />
voglio andare a casa.»<br />
Trattenni il fiato e annuii, alzandomi. Abby<br />
abbracciò i miei fratelli e chiese a Trenton di<br />
salutare papà. Io l’aspettai sulla soglia con i<br />
bagagli e li vidi accordarsi per Natale.
522/662<br />
Quando mi fermai davanti alla Morgan Hall,<br />
capii che eravamo giunti alla conclusione, il che<br />
non m’impedì di provare un dolore spaventoso.<br />
La baciai sulla guancia e le tenni aperta la<br />
porta mentre entrava. «Grazie di <strong>tu</strong>tto. Non sai<br />
quanto hai reso felice la mia famiglia.»<br />
Abby si fermò ai piedi delle scale e si voltò.<br />
«Domani glielo dirai, vero?»<br />
Guardai la Charger cercando di trattenere le<br />
lacrime. «Credo che lo sappiano già. Non <strong>sei</strong><br />
l’unica capace di fingere, Pidge.»<br />
La lasciai sui gradini, rifiutandomi di voltarmi.<br />
Da quel momento l’amore della mia vita<br />
era diventato una semplice conoscenza. Non<br />
sapevo che espressione avessi, ma non volevo<br />
mi vedesse.<br />
L’auto protestò quando la spinsi ben oltre il<br />
limite di velocità per tornare da <strong>mio</strong> padre.<br />
Entrai con passo incerto in soggiorno e Thomas<br />
mi porse una bottiglia di whisky. Ne avevano<br />
<strong>tu</strong>tti un bicchiere.<br />
«Glielo hai detto?» chiesi a Trenton con voce<br />
rotta.<br />
Lui annuì.
523/662<br />
Crollai in ginocchio e i miei fratelli mi circondarono,<br />
posandomi le mani sulla testa e sulle<br />
spalle per confortarmi.
24.<br />
PER DIMENTICARE<br />
«Trent sta chiamando di nuovo! Rispondi a<br />
quel maledetto telefono!» gridò Shepley dal<br />
soggiorno.<br />
Avevo messo il cellulare sopra il televisore,<br />
nel punto più lontano dalla camera.<br />
Nei primi giorni atroci trascorsi senza Abby<br />
lo avevo chiuso nel vano del cruscotto della<br />
Charger. Shepley lo aveva riportato in casa sostenendo<br />
che dovesse stare lì, in caso avesse<br />
chiamato <strong>mio</strong> padre. Incapace di contestare la<br />
sua logica, avevo acconsentito ma solo se fosse<br />
rimasto sul televisore.<br />
La smania di prenderlo e di chiamarla era<br />
altrimenti incontrollabile.<br />
«Travis! <strong>Il</strong> telefono!»<br />
Fissai il soffitto bianco, grato che gli altri<br />
miei fratelli avessero capito e seccato perché<br />
Trent invece non ci era arrivato. La sera mi
525/662<br />
teneva compagnia o mi faceva bere, ma<br />
riteneva di dovermi chiamare anche in ogni<br />
momento di pausa sul lavoro. Avevo l’impressione<br />
che mi sorvegliasse, quasi temesse che mi<br />
ammazzassi.<br />
Durante le vacanze invernali, dopo due settimane<br />
e mezzo, la smania di chiamare Abby si<br />
era trasformata in una necessità e mi pareva<br />
controproducente avere accesso in qualsiasi<br />
modo al cellulare.<br />
Shepley spalancò la porta e me lo gettò sul<br />
petto.<br />
«Gesù, Shep, ti ho detto...»<br />
«So cos’hai detto. Hai diciotto chiamate<br />
perse.»<br />
«Tutte di Trent?»<br />
«Una è della Travestiti Anonimi.»<br />
Presi il telefono, allungai il braccio e lo lasciai<br />
cadere per terra.<br />
«Ho bisogno di bere.»<br />
«Hai bisogno di farti una doccia. Puzzi da<br />
fare schifo. E hai anche bisogno di lavarti i<br />
denti, rasarti e metterti il deodorante.»
526/662<br />
Mi sedetti. «Dici un sacco di stronzate, Shep,<br />
ma mi pare di ricordare che dopo Anya ti ho<br />
fatto il bucato e cucinato per tre mesi di fila.»<br />
«Almeno mi lavavo i denti», replicò beffardo.<br />
«Ho bisogno che mi organizzi un altro incontro»,<br />
dissi ributtandomi sul letto.<br />
«Ce n’è stato uno due sere fa, e un altro<br />
ancora una settimana prima. C’era poca gente<br />
per via delle vacanze. Adam non ne organizzerà<br />
un altro finché non riprenderanno le lezioni.»<br />
«Allora che coinvolga quelli del posto.»<br />
«Troppo rischioso.»<br />
«Chiama Adam, Shepley.»<br />
Lui si avvicinò al letto e prese il <strong>mio</strong> cellulare.<br />
Premette alcuni tasti e me lo gettò di<br />
nuovo sulla pancia. «Chiamalo <strong>tu</strong>.»<br />
Accostai il telefono all’orecchio.<br />
«Che razza di coglione! Cosa combini? Perché<br />
non rispondi alle mie chiamate? Stasera<br />
voglio uscire!» esclamò Trenton.<br />
Guardai infastidito <strong>mio</strong> cugino, ma lui uscì<br />
dalla stanza senza voltarsi.<br />
«Non mi va, Trent. Chiama Cami.»
527/662<br />
«Fa la barista ed è Capodanno. Però possiamo<br />
andare a trovarla! A meno che <strong>tu</strong> non<br />
abbia altri programmi...»<br />
«No, non ne ho.»<br />
«Vuoi startene lì ad agonizzare?»<br />
«Certo», risposi con un sospiro.<br />
«Travis, ti voglio un gran bene, fratellino, ma<br />
ti stai comportando da grandissimo idiota. Era<br />
l’amore della <strong>tu</strong>a vita, capisco. Fa schifo, lo so.<br />
Ma che ti piaccia o no, la vita va avanti.»<br />
«Grazie, Mr Rogers.»<br />
«Non <strong>sei</strong> neanche abbastanza vecchio da<br />
sapere chi sia.»<br />
«Thomas ci ha fatto vedere le repliche,<br />
ricordi?»<br />
«No. Ascolta. Stacco alle nove. Vengo a prenderti<br />
alle dieci. Se non <strong>sei</strong> pronto, e con questo<br />
intendo lavato, rasato e vestito, chiamo un po’<br />
di gente e dico che dai una festa a casa <strong>tu</strong>a con<br />
birra e puttane a volontà.»<br />
«Maledizione, Trenton, non farlo.»<br />
«Sai che lo farò. Ultimo avvertimento. Alle<br />
dieci altrimenti alle undici avrai ospiti... e di<br />
certo non gradevoli.»<br />
Cacciai un gemito. «Ti odio, per la miseria.»
528/662<br />
«Non è vero. Ci vediamo tra un’ora e<br />
mezzo.»<br />
Sentii un suono stridulo prima che<br />
riagganciasse.<br />
Mi misi a sedere e mi guardai attorno. Le<br />
pareti erano spoglie, senza più le fotografie di<br />
Abby che una volta ravvivavano quelle superfici<br />
bianche. Sopra il letto era ricomparso il sombrero:<br />
spiccava fiero dopo aver subito l’onta<br />
d’essere stato sosti<strong>tu</strong>ito dalla foto in bianco e<br />
nero di noi due.<br />
Trenton faceva sul serio. Mi figurai seduto al<br />
bar con il mondo intero che festeggiava ignorando<br />
la mia infelicità e, secondo Shepley e <strong>mio</strong><br />
fratello, la mia idiozia. L’anno precedente<br />
avevo ballato con Megan e avevo finito per portarmi<br />
a casa Kassie Beck, che sarebbe stata una<br />
valida candidata per la mia lista se non avesse<br />
vomitato nell’armadio del corridoio.<br />
Mi chiesi che progetti avesse Abby per quella<br />
sera, ma cercai di non pensare a chi avrebbe<br />
visto. Shepley non mi aveva parlato dei programmi<br />
di America. Non sapendo se lo avesse<br />
fatto apposta, toccare il discorso mi sembrava<br />
troppo masochistico.
529/662<br />
<strong>Il</strong> cassetto del comodino stridette quando lo<br />
aprii. Tastai sul fondo e mi fermai quando sentii<br />
gli angoli di una scatoletta. La estrassi con<br />
cura e la tenni tra le mani sul petto. Si sollevò e<br />
si abbassò quando sospirai, poi la aprii e<br />
trasalii alla vista del brillante all’interno.<br />
Quell’anello d’oro bianco apparteneva a un dito<br />
soltanto e, ogni giorno che passava, il sogno<br />
sembrava sempre meno realizzabile.<br />
Quando lo avevo comprato, sapevo che avrei<br />
dovuto attendere anni prima di darglielo, ma<br />
mi era sembrato giusto averlo in caso si fosse<br />
presentato il momento. Sapere che era lì mi<br />
dava uno scopo, persino ora. In quella scatoletta<br />
c’era l’ultimo barlume di speranza che mi<br />
restava.<br />
Dopo averlo riposto ed essermi fatto un<br />
lungo discorso d’incoraggiamento, arrancai<br />
fino in bagno evitando di proposito di guardarmi<br />
allo specchio. Farmi la doccia e la barba<br />
non migliorò il <strong>mio</strong> umore, e nemmeno lavarmi<br />
i denti, come avrei fatto presente in seguito a<br />
Shepley. Indossai una camicia nera e un paio di<br />
jeans, poi m’infilai gli stivali.
530/662<br />
Shep bussò alla porta ed entrò, pronto anche<br />
lui.<br />
«Esci?» domandai allacciandomi la cin<strong>tu</strong>ra.<br />
Non so perché mi fossi s<strong>tu</strong>pito. Senza America,<br />
poteva solo venire con noi.<br />
«È un problema?»<br />
«No. No, è solo... immagino che <strong>tu</strong> e Trent vi<br />
foste messi d’accordo.»<br />
«Be’, sì», ammise con tono scettico e forse un<br />
po’ divertito che lo avessi capito soltanto ora.<br />
Sentii il clacson dell’Intrepid e lui indicò il<br />
corridoio. «Andiamo.»<br />
Annuii e lo seguii. La macchina di Trenton<br />
odorava di colonia e sigarette. Mi misi una<br />
Marlboro in bocca e mi sollevai sul sedile per<br />
pescare l’accendino dalla tasca posteriore.<br />
«Allora, il Red è pieno zeppo, ma Cami ha<br />
detto al portiere di farci entrare. Hanno un<br />
complesso che suona dal vivo, credo, e quasi<br />
<strong>tu</strong>tti sono di qui. Non credo sia male.»<br />
«Una serata con i compagni sfigati del liceo<br />
in una città universitaria morta. Fantastico»,<br />
brontolai.<br />
Trenton sorrise. «Ho invitato una persona.<br />
Vedrai.»
531/662<br />
Aggrottai la fronte. «Dimmi che non è vero.»<br />
Davanti alla porta c’era un gruppo di gente<br />
che attendeva che altri uscissero per poter<br />
entrare. Noi lo superammo, ignorando le proteste<br />
mentre pagavamo l’ingresso. Nell’atrio<br />
c’era un tavolo pieno fino a poco prima di cappellini,<br />
occhiali, bastoncini luminosi e kazoo.<br />
Erano stati presi quasi <strong>tu</strong>tti, ma ciò non impedì<br />
a <strong>mio</strong> fratello di trovare un ridicolo paio di<br />
occhiali a forma di numero del nuovo anno. <strong>Il</strong><br />
pavimento era cosparso di glitter e il complesso<br />
stava suonando Hungry Like The Wolf.<br />
Guardai in cagnesco Trenton, che fece finta<br />
di niente. Io e Shepley lo seguimmo al banco,<br />
dove Cami stava stappando bottiglie e preparando<br />
cocktail a velocità supersonica, fermandosi<br />
solo per battere uno scontrino o aggiungere<br />
qualcosa a un conto. I barattoli con le<br />
mance erano stracolmi e doveva pigiare le<br />
banconote ogni volta che qualcuno ne aggiungeva<br />
una.<br />
Quando vide Trenton, s’illuminò. «Ce l’hai<br />
fatta!» Prese tre bottiglie di birra, le stappò e<br />
gliele posò davanti.
532/662<br />
«Te l’avevo detto», rispose lui sorridendo e<br />
allungandosi per darle un bacio sulle labbra.<br />
La loro conversazione terminò lì, perché un<br />
istante dopo lei stava già facendo scivolare<br />
un’altra bottiglia di birra sul banco e prendendo<br />
l’ordine successivo.<br />
«È in gamba», commentò Shepley<br />
guardandola.<br />
Trenton sorrise. «Accidenti, se lo è.»<br />
«Voi...?» chiesi.<br />
«No», disse lui scuotendo la testa. «Non<br />
ancora. Ci sto lavorando. Ha un coglione di<br />
ragazzo in California. Deve solo farla incazzare<br />
un’ultima volta, e allora capirà che testa di<br />
cavolo sia.»<br />
«Ti auguro vada bene», disse Shepley<br />
bevendo un sorso di birra.<br />
Intimoriti, alcuni ragazzi ci lasciarono il<br />
tavolo e noi l’occupammo subito con noncuranza,<br />
dando inizio alla nostra serata di bevute.<br />
Cami si prendeva cura di Trenton a distanza:<br />
gli mandava regolarmente una cameriera con<br />
bicchierini di tequila e bottiglie di birra per<br />
<strong>tu</strong>tti noi. Fui contento di essere al quarto
533/662<br />
bicchierino di Cuervo quando iniziò la seconda<br />
ballata anni Ottanta.<br />
«Questo gruppo fa cagare, Trent», gridai per<br />
sovrastare il rumore.<br />
«È solo che non apprezzi l’eredità dell’hair<br />
metal», replicò lui. «Ehi, guarda là», aggiunse<br />
indicando la pista.<br />
Una rossa stava fendendo lentamente la folla<br />
con un sorriso sulle labbra lucide di gloss che<br />
spiccavano sul volto pallido.<br />
Trenton si alzò per abbracciarla, al che il suo<br />
sorriso si allargò. «Ehi, T! Come va?»<br />
«Bene! Bene! Lavoro come un matto. E <strong>tu</strong>?»<br />
«Alla grande! Adesso vivo a Dallas, lavoro<br />
per una società di PR.» Osservò il nostro<br />
tavolo, scrutando prima Shepley e poi me.<br />
«Oddio! Questo è il <strong>tu</strong>o fratellino? Ti facevo da<br />
baby-sitter!»<br />
Aggrottai la fronte. Aveva un seno enorme e<br />
curve degne di una pinup degli anni Quaranta.<br />
Se avessi passato un po’ di tempo con lei da<br />
piccolo, me ne sarei ricordato.<br />
Trent sorrise. «Travis, ti ricordi di Carissa,<br />
no? Si è diplomata insieme a Tyler e Taylor.»
534/662<br />
Mi tese la mano e gliela strinsi. Mi infilai una<br />
sigaretta tra le labbra e l’accesi. «Non credo»,<br />
risposi mettendo il pacchetto quasi vuoto nella<br />
tasca della camicia.<br />
«Non eri molto grande», aggiunse lei<br />
sorridendo.<br />
Trenton la indicò. «È appena uscita da un<br />
brutto divorzio con Seth Jacobs. Ti ricordi di<br />
Seth?»<br />
Scossi la testa, già stanco del gioco di <strong>mio</strong><br />
fratello.<br />
Carissa prese il bicchierino che avevo davanti<br />
e se lo scolò, poi mi si avvicinò. «Ho sentito che<br />
anche <strong>tu</strong> hai passato un brutto momento. Forse<br />
stasera ci potremmo tenere compagnia.»<br />
Dal suo sguardo capii che era ubriaca... e<br />
sola. «Non cerco una baby-sitter», risposi<br />
facendo un tiro.<br />
«Be’, allora forse un’amica? È una notte<br />
lunga. Sono qui sola perché adesso <strong>tu</strong>tte le mie<br />
amiche sono sposate, sai?» Rise nervosamente.<br />
«Non direi.»<br />
Abbassò lo sguardo e mi sentii un po’ in<br />
colpa. Mi stavo comportando male e lei non<br />
aveva fatto niente per meritarselo.
535/662<br />
«Ehi, scusami», dissi. «In realtà non ho<br />
voglia di stare qui.»<br />
Scrollò le spalle. «Neanch’io, ma non volevo<br />
rimanere da sola.»<br />
<strong>Il</strong> gruppo smise di suonare e il cantante<br />
iniziò il conto alla rovescia. Carissa si guardò<br />
attorno e mi fissò con gli occhi velati di lacrime.<br />
Abbassò lo sguardo sulle mie labbra e in<br />
quell’istante la folla gridò all’unisono: «Buon<br />
anno!».<br />
<strong>Il</strong> complesso suonò una versione abborracciata<br />
di Auld Lang Syne e lei mi stampò un bacio<br />
sulla bocca. Per un po’ ricambiai, ma le sue labbra<br />
erano così estranee, così diverse da quelle a<br />
cui ero abi<strong>tu</strong>ato. Resero il ricordo di Abby<br />
ancora più vivo e il fatto che lei non ci fosse<br />
ancor più doloroso. Mi scostai e mi pulii la<br />
bocca con la manica.<br />
«Mi spiace tanto», fece Carissa quando mi<br />
ritrassi.<br />
Mi feci strada fra la gente fino al bagno e mi<br />
chiusi dentro. Presi il telefono e lo tenni tra le<br />
mani con lo sguardo appannato e il sapore<br />
forte, disgustoso della tequila sulla lingua.
536/662<br />
“Probabilmente anche Abby sarà ubriaca”,<br />
pensai. “Non si offenderà se la chiamo. È<br />
Capodanno. Forse aspetta addirit<strong>tu</strong>ra la mia<br />
chiamata.”<br />
Feci scorrere l’elenco dei nomi e mi fermai su<br />
Pigeon. Ruotai il polso e lo vidi ta<strong>tu</strong>ato sulla<br />
mia pelle. Se Abby avesse voluto parlarmi, mi<br />
avrebbe telefonato. Avevo avuto la mia occasione<br />
e da papà le avevo detto che l’avrei lasciata<br />
libera. Ubriaca o no, chiamarla sarebbe<br />
stato un atto egoistico.<br />
Qualcuno bussò alla porta. «Trav?»<br />
domandò Shepley. «Stai bene?»<br />
Aprii e uscii con il telefono ancora in mano.<br />
«L’hai chiamata?»<br />
Scossi la testa e guardai il muro di piastrelle<br />
di fronte. Un istante dopo vi scagliai contro il<br />
telefono e rimasi a osservarlo mentre andava in<br />
pezzi. <strong>Il</strong> poveraccio davanti all’orinatoio sussultò,<br />
chinando la testa.<br />
«No», dissi. «Non lo farò.»<br />
Shepley mi seguì fino al tavolo senza dire una<br />
parola. Carissa era scomparsa e ad aspettarci<br />
c’erano tre bicchierini pieni.
537/662<br />
«Pensavo potesse distrarti un po’, Trav.<br />
Scusami. Quando mi sento come te ora, andare<br />
a letto con una bomba sexy mi fa stare meglio»,<br />
aggiunse.<br />
«Allora non ti <strong>sei</strong> mai sentito come me ora»,<br />
replicai buttando giù la tequila. Mi alzai di<br />
scatto reggendomi al tavolo per stare in equilibrio.<br />
«È ora di andare a casa, ragazzi.»<br />
«Ne <strong>sei</strong> sicuro?» chiese Trent con un’aria leggermente<br />
delusa.<br />
Attirò l’attenzione di Cami per salutarla e<br />
andammo alla macchina. Prima di accenderla<br />
mi guardò.<br />
«Pensi che un giorno ti rivorrà?»<br />
«No.»<br />
«Allora forse è il momento che lo accetti. A<br />
meno che proprio non la voglia nella <strong>tu</strong>a vita.»<br />
«Ci sto provando.»<br />
«Voglio dire, quando ricominceranno le<br />
lezioni, fingi che sia com’era prima che la<br />
vedessi nuda.»<br />
«Sta’ zitto, Trent.»<br />
Lui accese il motore e inserì la retromarcia.<br />
«Stavo pensando», proseguì sterzando e<br />
mettendo la prima, «che eravate felici quando
538/662<br />
eravate solo amici. Forse puoi tornare a quel<br />
momento. Forse è il fatto di pensare di non<br />
poterlo fare che ti rende così infelice.»<br />
«Forse», ripetei guardando dal finestrino.<br />
Arrivò il primo giorno del semestre di<br />
primavera. Non avevo chiuso occhio per <strong>tu</strong>tta<br />
la notte, mi ero agitato e rigirato nel letto<br />
paventando e nel contempo desiderando<br />
l’incontro con Abby. Nonostante la notte<br />
insonne ero deciso a mostrarmi sorridente e a<br />
non far capire né a lei né agli altri quanto stessi<br />
soffrendo.<br />
A pranzo per poco il cuore non mi scoppiò<br />
quando la vidi. Era la stessa, ma sembrava<br />
diversa. Mi pareva una sconosciuta. Non<br />
potevo avvicinarmi e darle un bacio o toccarla<br />
come prima. Quando mi notò, batté le<br />
palpebre. Le sorrisi, le strizzai l’occhio e mi<br />
sedetti in fondo al nostro tavolo. I giocatori di<br />
football erano assorti a discutere della sconfitta<br />
subita contro la State, perciò tentai di consolarli<br />
raccontando gli aneddoti più buffi delle mie<br />
vacanze, come quando ero rimasto a guardare<br />
Trenton che sbavava dietro a Cami o quando
539/662<br />
l’Intrepid si era rotta e avevamo rischiato di<br />
essere arrestati per ubriachezza rientrando a<br />
piedi.<br />
Con la coda dell’occhio scorsi Finch abbracciare<br />
Abby e per un istante mi chiesi se desiderasse<br />
che me ne andassi o se invece sarebbe<br />
rimasta male.<br />
Comunque fosse, detestavo non saperlo.<br />
Mi cacciai l’ultimo boccone di un fritto disgustoso<br />
in bocca, portai via il vassoio e mi avvicinai<br />
a lei, posandole le mani sulle spalle.<br />
«Come vanno le lezioni, Shep?» domandai<br />
fingendomi disinvolto.<br />
Lui fece una smorfia. «Uno schifo. La prima<br />
settimana si parla solo di programmi e regole.<br />
Non so neanche perché ci vado. E <strong>tu</strong>?»<br />
«Eh... fa <strong>tu</strong>tto parte del gioco. A te come<br />
vanno le cose, Pidge?» Cercai di far sì che la<br />
tensione che provavo alle spalle non si<br />
trasmettesse alle mani.<br />
«Idem», rispose con voce flebile, distaccata.<br />
«Hai passato bene le vacanze?» chiesi<br />
facendola dondolare scherzosamente da una<br />
parte all’altra.<br />
«Abbastanza.»
540/662<br />
Cazzo, se era imbarazzante.<br />
«Ottimo. Ho un’altra lezione, ci vediamo<br />
dopo.» Uscii in fretta dalla mensa, prendendo il<br />
pacchetto di Marlboro dalla tasca prima ancora<br />
d’aver messo piede all’esterno.<br />
Le due lezioni successive furono uno strazio.<br />
L’unico posto in cui trovavo pace era la mia<br />
camera, lontana dal campus, lontana da <strong>tu</strong>tto<br />
ciò che mi ricordava che ero solo, lontana dal<br />
resto del mondo che andava avanti senza curarsi<br />
del <strong>mio</strong> dolore. Shepley continuava a<br />
ripetermi che dopo un po’ le cose sarebbero<br />
migliorate, ma non sembrava così.<br />
Lo incontrai nel parcheggio davanti alla Morgan<br />
e mi sforzai di non fissare l’ingresso.<br />
Shepley era nervoso e non parlò molto durante<br />
il tragitto verso casa.<br />
Quando ebbe posteggiato, sospirò. Non<br />
sapevo se chiedergli se avesse problemi con<br />
America, ma conclusi di non essere in grado di<br />
gestire le sue e le mie rogne.<br />
Afferrai lo zaino dal sedile posteriore, spalancai<br />
la portiera e mi fermai solo il tempo<br />
necessario ad aprire la porta.
541/662<br />
«Ehi», fece Shepley richiudendola. «Stai<br />
bene?»<br />
«Sì», dissi dal corridoio senza girarmi.<br />
«In mensa è stato un po’ imbarazzante.»<br />
«Già», affermai facendo un altro passo.<br />
«Allora, uhm... devo dirti una cosa che ho<br />
sentito. Be’... cavolo, Trav, non so se debba<br />
dirtelo o no. Non so se ti farà stare meglio o<br />
peggio.»<br />
Mi voltai. «Sentito da chi?»<br />
«Mare e Abby stavano parlando. Hanno...<br />
detto che Abby è stata male per <strong>tu</strong>tte le<br />
vacanze.»<br />
Rimasi immobile, in silenzio, cercando di<br />
controllare il respiro.<br />
«Hai sentito quello che ho detto?» domandò<br />
accigliandosi.<br />
«Cosa significa?» feci sollevando le mani. «È<br />
stata male senza di me? Perché non siamo più<br />
amici? Cosa?»<br />
Shepley annuì. «È stata una cattiva idea.»<br />
«Dimmelo!» urlai tremando <strong>tu</strong>tto. «Non<br />
posso... non posso continuare così!» Lanciai le<br />
chiavi in corridoio e sentii un rumore secco<br />
quando sbatterono contro il muro. «Oggi non
542/662<br />
mi ha quasi degnato di uno sguardo e <strong>tu</strong> mi stai<br />
dicendo che mi rivuole? Come amico? Com’ero<br />
prima di Las Vegas? Oppure è stata solo male<br />
in generale?»<br />
«Non lo so.»<br />
Buttai per terra lo zaino e gli diedi un calcio.<br />
«Perché mi fai questo? Non credi che stia soffrendo<br />
abbastanza? Perché te l’assicuro, già<br />
così è insopportabile.»<br />
«Mi dispiace, Trav. Pensavo solo che avrei<br />
voluto saperlo... se fossi stato al posto <strong>tu</strong>o.»<br />
«Tu non <strong>sei</strong> al posto <strong>mio</strong>! Lasciami solo... in<br />
pace, cazzo. Lasciami in pace.» Sbattei la porta<br />
e mi sedetti sul letto prendendomi la testa fra le<br />
mani.<br />
Lui la socchiuse. «Non voglio tormentarti, se<br />
è questo quello che pensi. Ma so che se lo<br />
avessi scoperto più in là, mi avresti preso a<br />
calci in culo per non avertelo detto. Tutto qui.»<br />
Annuii. «Okay.»<br />
«Credi... credi che pensare a <strong>tu</strong>tte le<br />
stronzate che hai dovuto sopportare per lei ti<br />
farebbe star meglio?»<br />
Sospirai. «L’ho fatto, e arrivo sempre alla<br />
stessa conclusione.»
543/662<br />
«Cioè?»<br />
«Adesso che è finita, vorrei riavere <strong>tu</strong>tte le<br />
cose brutte... per avere anche quelle belle.»<br />
<strong>Il</strong> suo sguardo guizzò dapper<strong>tu</strong>tto mentre si<br />
sforzava di dirmi qualcos’altro di confortante,<br />
ma era chiaramente a corto di consigli. In<br />
quell’istante gli suonò il cellulare.<br />
«È Trent», disse leggendo sul display. «Ti va<br />
di andare a bere qualcosa con lui al Red? Oggi<br />
finisce alle cinque. Ha l’auto rotta e vuole che lo<br />
accompagni da Cami. Dovresti andarci, amico.<br />
Prendi la mia macchina.»<br />
«D’accordo. Digli che ci andrò.» Tirai su col<br />
naso e me lo soffiai prima di alzarmi.<br />
Dopo che uscii di casa e prima che arrivassi<br />
al salone di ta<strong>tu</strong>aggi dove lavorava, Shepley lo<br />
avvertì della mia giornata schifosa. Lo capii<br />
perché, non appena s’infilò sul sedile, insistette<br />
per andare dritto al Red Door anziché a casa a<br />
cambiarsi.<br />
Quando arrivammo, c’erano solo Cami, la<br />
proprietaria e un tizio che stava rifornendo il<br />
bar, ma era metà settimana, il momento<br />
preferito dagli s<strong>tu</strong>denti per andare a bere
544/662<br />
qualcosa, nonché la serata della birra. Infatti<br />
dopo un po’ il locale si riempì.<br />
Ero già alticcio quando passarono Lexi e<br />
alcune sue amiche, ma solo quando Megan mi<br />
si avvicinò alzai lo sguardo.<br />
«Hai l’aria piuttosto andata, Maddox.»<br />
«No», risposi cercando di comandare le labbra<br />
intorpidite.<br />
«Balliamo», disse trascinandomi per un<br />
braccio.<br />
«Non penso di esserne in grado», obiettai<br />
barcollando.<br />
«Non penso sia il caso», osservò divertito<br />
Trenton.<br />
Megan mi offrì una birra e si sedette accanto<br />
a me. Nel giro di dieci minuti stava già palpandomi<br />
la camicia e toccandomi non troppo<br />
impercettibilmente le braccia e le mani. Poco<br />
prima della chiusura aveva mollato il suo sgabello<br />
per starmi accanto o, meglio, per sedersi a<br />
cavalcioni sulla mia coscia.<br />
«Non ho visto la moto fuori. Ti ha accompagnato<br />
Trenton?»<br />
«No. Ho preso l’auto di Shepley.»
545/662<br />
«Mi piace quella macchina», osservò leziosa.<br />
«Dovresti lasciare che ti accompagni casa.»<br />
«Vuoi guidare la Charger?» chiesi<br />
biascicando.<br />
Lanciai un’occhiata a Trenton che stava soffocando<br />
una risata. «Forse non è una cattiva<br />
idea, fratellino. Sta’ attento... in <strong>tu</strong>tti i sensi.»<br />
Megan mi fece alzare dallo sgabello e mi condusse<br />
nel parcheggio. Indossava un top di paillette,<br />
una gonna di jeans e un paio di stivali, ma<br />
sembrava ignara del freddo... sempre che<br />
facesse freddo, perché non ero in grado di<br />
capirlo.<br />
Rise quando mi cinse le spalle con un braccio<br />
per aiutarmi a camminare. Raggiunta l’auto, si<br />
fece seria.<br />
«Certe cose non cambiano mai, eh, Travis?»<br />
«Suppongo di no», risposi guardandole le<br />
labbra.<br />
Mi gettò le braccia al collo e mi attirò a sé,<br />
infilandomi senza esitare la lingua in bocca.<br />
Era bagnata e morbida, vagamente familiare.<br />
Dopo qualche istante mi cinse con una<br />
gamba. La afferrai per la coscia e spinsi il
546/662<br />
bacino contro di lei, che sbatté contro la portiera<br />
gemendo.<br />
A Megan piacevano le cose un po’ violente.<br />
Sentii la sua lingua scivolarmi sul collo e fu<br />
allora che mi resi conto che faceva freddo: il<br />
calore lasciato dalla sua bocca svaniva subito a<br />
contatto con l’aria invernale.<br />
Poi Megan infilò la mano tra i nostri corpi e<br />
mi afferrò il pene sorridendo. «Mmm, Travis»,<br />
sussurrò mordendomi il labbro.<br />
«Pigeon.» La parola mi uscì at<strong>tu</strong>tita mentre<br />
le stampavo un bacio sulla bocca. In quelle condizioni<br />
era piuttosto facile fingere.<br />
Megan rise. «Cosa?» Com’era tipico suo, non<br />
pretese spiegazioni quando non risposi.<br />
«Andiamo a casa <strong>tu</strong>a», disse prendendomi le<br />
chiavi di mano. «La mia compagna di stanza<br />
sta male.»<br />
«Sì?» chiesi tirando la maniglia. «Vuoi davvero<br />
guidare la Charger?»<br />
«Meglio che lo faccia io», rispose baciandomi<br />
un’ultima volta prima di mettersi al volante.<br />
Mentre guidava, rise e mi parlò delle sue<br />
vacanze, senza dimenticarsi di aprirmi i jeans e<br />
di allungare la mano all’interno. Era un bene
547/662<br />
che fossi sbronzo, perché non scopavo dal Ringraziamento;<br />
altrimenti, quando fossimo arrivati<br />
a casa, avrebbe dovuto chiamare un taxi e<br />
considerare la serata conclusa.<br />
A metà strada mi venne in mente che la<br />
ciotola dei preservativi era vuota. «Aspetta un<br />
attimo. Aspetta un attimo», dissi indicando un<br />
punto più in giù. «Fermati allo Swift Mart.<br />
Dobbiamo prendere i...»<br />
Lei infilò la mano in borsa ed estrasse una<br />
scatola di profilattici. «Ci ho già pensato.»<br />
Mi appoggiai allo schienale e sorrisi. Era<br />
proprio il <strong>mio</strong> tipo.<br />
Megan entrò nel parcheggio di Shepley: era<br />
venuta da me abbastanza spesso da sapere<br />
quale fosse. Girò in fretta attorno alla macchina,<br />
almeno nella misura in cui glielo permisero<br />
i tacchi a spillo.<br />
Mi appoggiai a lei per salire le scale. Scoppiò<br />
a ridere con le labbra vicine alle mie quando<br />
infine capii che la porta era aperta e dovevo<br />
solo spingerla.<br />
Feci per baciarla ma mi bloccai di colpo. In<br />
soggiorno c’era Abby con Toto in braccio.<br />
«Pigeon», dissi s<strong>tu</strong>pefatto.
548/662<br />
«Trovata!» gridò America uscendo di corsa<br />
dalla stanza di Shepley.<br />
«Che fai qui?» domandai.<br />
Da sorpresa l’espressione di Abby divenne<br />
furiosa. «È bello vedere che <strong>sei</strong> tornato in te,<br />
Trav.»<br />
«Ce ne stavamo proprio andando», ringhiò<br />
America afferrandola per la mano e trascinandola<br />
fuori.<br />
Impiegai un attimo a reagire. Corsi giù per le<br />
scale e notai solo allora la Honda, snocciolando<br />
tra me un’imprecazione dopo l’altra.<br />
Afferrai d’impulso Abby per il giubbotto.<br />
«Dove vai?»<br />
«A casa», rispose sistemandosi seccata il<br />
giubbotto.<br />
«Cosa fai qui?»<br />
La neve scricchiolò sotto i piedi di America<br />
quando si mise alle spalle di Abby, poi d’un<br />
tratto Shepley mi affiancò e fissò sospettoso la<br />
sua ragazza. Abby sollevò il mento. «Mi dispiace.<br />
Se avessi saputo che ci saremmo visti, non<br />
sarei venuta.»
549/662<br />
Mi cacciai le mani nelle tasche del giubbotto.<br />
«Puoi venire quando vuoi, Pidge. Non ho mai<br />
voluto che stessi lontano.»<br />
«Non voglio interrompere niente», replicò<br />
guardando in cima alle scale, da dove Megan<br />
assisteva compiaciuta alla scena. «Goditi la<br />
serata», disse girandosi.<br />
L’afferrai per un braccio. «Aspetta. Sei<br />
arrabbiata?»<br />
Lei si liberò dalla mia presa. «Sai», fece<br />
scoppiando a ridere, «non capisco nemmeno<br />
perché mi sorprenda.»<br />
Aveva sì riso, ma nei suoi occhi c’era odio. Mi<br />
avrebbe detestato comunque, sia che continuassi<br />
la mia vita sia che me ne stessi a letto a soffrire<br />
per causa sua. «Non so cosa fare con te!<br />
Non so cosa fare! Hai detto che volevi chiudere...<br />
ed eccomi qui, maledettamente infelice!<br />
Ho dovuto fare a pezzi il cellulare per non<br />
chiamarti di continuo... ho dovuto far finta che<br />
andasse <strong>tu</strong>tto bene perché <strong>tu</strong> fossi serena... e <strong>tu</strong><br />
<strong>sei</strong> arrabbiata con me? Mi hai spezzato il cuore,<br />
cazzo!» gridai.<br />
«Travis, <strong>sei</strong> ubriaco. Lasciala andare a casa»,<br />
disse Shepley.
550/662<br />
L’afferrai per le spalle e la attirai a me guardandola<br />
negli occhi. «Mi vuoi o no? Non puoi<br />
continuare a farmi questo, Pidge!»<br />
«Non sono venuta qui per vederti.»<br />
«Non voglio Megan», dissi guardandole le<br />
labbra. «Sono solo spaventosamente infelice,<br />
Pigeon.» Feci per baciarla ma lei mi prese per il<br />
mento e mi scostò.<br />
«Hai il suo rossetto sulla bocca, Travis»,<br />
osservò disgustata. Feci un passo indietro e mi<br />
sollevai la camicia pulendomi la bocca. Di<br />
fronte alla macchia rossa che vi rimase non<br />
potei negare. «Volevo solo dimenticare. Solo<br />
per una notte, cazzo.»<br />
Vidi comparire una lacrima sulla sua guancia,<br />
ma se l’asciugò in fretta. «Allora non permettere<br />
che ti interrompa.»<br />
Si girò e si allontanò, ma io l’afferrai di<br />
nuovo per un braccio.<br />
Poi d’un tratto mi ritrovai davanti una<br />
sagoma bionda che mi urlava e mi colpiva con i<br />
suoi pugni piccoli ma violenti.<br />
«Lasciala in pace, bastardo!»<br />
Shepley bloccò America, ma lei lo allontanò e<br />
si voltò per darmi uno schiaffo. <strong>Il</strong> rumore della
551/662<br />
sua mano contro la mia guancia fu nitido e mi<br />
fece trasalire. Per un istante rimasero <strong>tu</strong>tti<br />
immobili, sconvolti dalla sfuriata.<br />
Shepley la trattenne di nuovo, tenendola per<br />
i polsi e trascinandola verso la Honda.<br />
Lei reagì con violenza e i suoi capelli sferzarono<br />
l’aria mentre lottava per liberarsi.<br />
«Come hai po<strong>tu</strong>to? Si meritava di meglio da<br />
te, Travis!»<br />
«America, smettila!» urlò Shepley più forte<br />
di quanto non l’avessi mai sentito.<br />
Mare lasciò cadere le braccia e lo guardò<br />
incredula. «Lo difendi?»<br />
Shep era terrorizzato, ma mantenne la sua<br />
posizione. «È stata Abby a chiudere con lui.<br />
Travis sta solo cercando di andare avanti.»<br />
America socchiuse gli occhi e si liberò dalla<br />
sua presa. «Allora perché non vai a cercarti una<br />
puttana qualsiasi...» guardò Megan, «...al Red e<br />
te la porti a casa? Poi fammi sapere se ti aiuta a<br />
dimenticarmi.»<br />
«Mare.» Shepley fece per afferrarla ma lei lo<br />
schivò. Salì in macchina e sbatté la portiera.<br />
Abby aprì l’altra e s’infilò sul sedile accanto.
552/662<br />
«Tesoro, non te ne andare», la supplicò lui<br />
chinandosi davanti al finestrino.<br />
Lei avviò il motore. «In questa storia c’è un<br />
lato giusto e un lato sbagliato, Shep. Tu stai da<br />
quello sbagliato.»<br />
«Sono dalla <strong>tu</strong>a parte», obiettò disperato.<br />
«Non più, non è vero», replicò Mare facendo<br />
retromarcia.<br />
«America? America»! gridò Shepley.<br />
Quando la Honda fu scomparsa, si girò con il<br />
respiro affannoso.<br />
«Shepley, io...»<br />
Prima che potessi dire una parola, alzò il<br />
braccio e mi tirò un pugno sulla mascella.<br />
Mi lasciai colpire, poi mi toccai la faccia e<br />
annuii. Me lo meritavo.<br />
«Travis?» chiamò Megan dalle scale.<br />
«La porto a casa io», fece Shepley. Guardai i<br />
fanali della Honda rimpicciolire mentre Abby si<br />
allontanava sempre più e sentii un groppo in<br />
gola. «Grazie.»
25.<br />
POSSESSO<br />
“Lei ci sarà.”<br />
“Andarci sarebbe un errore.”<br />
“Sarebbe imbarazzante.”<br />
“Lei ci sarà. E se qualcuno le chiede di<br />
ballare?”<br />
“E se incontrasse il suo fu<strong>tu</strong>ro marito mentre<br />
sto lì a guardare?”<br />
“Non vuole vedermi.”<br />
“Magari mi ubriaco e la faccio incazzare.”<br />
“Magari si ubriaca e mi fa incazzare.”<br />
“Non dovrei andarci.”<br />
“Devo andarci. Lei ci sarà.”<br />
Elencavo mentalmente i pro e i contro<br />
dell’idea di andare alla festa di San Valentino,<br />
ma arrivavo sempre alla stessa conclusione:<br />
dovevo vedere Abby ed era là che l’avrei<br />
trovata.
554/662<br />
Shepley si stava preparando nella sua stanza.<br />
Non mi parlava quasi da quando lui e America<br />
erano tornati insieme, in parte perché se ne<br />
stavano rintanati in camera a recuperare il<br />
tempo perduto, in parte perché mi riteneva<br />
responsabile delle cinque settimane che<br />
avevano trascorso separati.<br />
America dal canto suo non perdeva occasione<br />
di ricordarmi quanto mi odiasse, soprat<strong>tu</strong>tto<br />
dopo l’ultimo episodio in cui avevo fatto<br />
star male Abby. L’avevo convinta a interrompere<br />
una serata con Parker per venire a un<br />
incontro. Ovviamente desideravo ci fosse, ma<br />
avevo commesso l’errore di ammettere che<br />
glielo avevo chiesto soprat<strong>tu</strong>tto per vincere una<br />
competizione tra maschi: volevo far capire a<br />
Hayes che non aveva alcun ascendente su di lei.<br />
Abby aveva ritenuto che avessi approfittato dei<br />
suoi sentimenti e aveva ragione.<br />
Tutto ciò bastava già a farmi sentire in colpa,<br />
ma il fatto che fosse stata aggredita in un luogo<br />
in cui l’avevo portata io mi rendeva quasi<br />
impossibile guardare chiunque negli occhi. E il<br />
rischio che avevamo corso con la polizia faceva<br />
di me un grande imbecille.
555/662<br />
Nonostante le mie ripe<strong>tu</strong>te scuse, America<br />
mi guardava in cagnesco quando era da noi e<br />
mi lanciava frecciate crudeli. Però ero contento<br />
che si fossero riconciliati; se non avesse voluto<br />
tornare con lui, forse Shepley non me l’avrebbe<br />
mai perdonata.<br />
«Vado», fece lui entrando nella mia stanza.<br />
Ero seduto, in boxer, incerto sul da farsi. «Vado<br />
a prendere Mare alla Morgan.»<br />
Annuii. «Abby va sempre alla festa?»<br />
«Sì. Con Finch.»<br />
Abbozzai un mezzo sorriso. «Questo<br />
dovrebbe farmi sentire meglio?»<br />
Shepley alzò le spalle. «Nel <strong>mio</strong> caso avrebbe<br />
quell’effetto.» Osservò le pareti e annuì. «Hai<br />
rimesso le foto.»<br />
Alzai lo sguardo e assentii. «Non lo so, non<br />
mi sembrava giusto tenerle in fondo a un<br />
cassetto.»<br />
«Penso che ci vedremo dopo.»<br />
«Ehi, Shep?»<br />
«Sì», rispose senza voltarsi.<br />
«Mi dispiace davvero tanto, cugino.»<br />
Lui sospirò. «Lo so.»
556/662<br />
Non appena fu uscito andai in cucina e mi<br />
versai l’ultimo whisky. <strong>Il</strong> liquido ambrato<br />
rimase immobile nel bicchiere, pronto a darmi<br />
conforto.<br />
Lo buttai giù e chiusi gli occhi, valutando<br />
l’idea di fare un salto al negozio di liquori. Ma<br />
<strong>tu</strong>tto il whisky del mondo non mi avrebbe<br />
aiutato a prendere quella decisione.<br />
«’Fanculo», esclamai afferrando le chiavi<br />
della moto.<br />
Per strada mi fermai all’Ugly Fixer Liquor e,<br />
quando arrivai, salii con la Harley sul marciapiede.<br />
Parcheggiai nel cortile anteriore della<br />
confraternita e aprii la bottiglia da un quarto<br />
che mi ero comprato.<br />
Quando la finii, trovai il coraggio di entrare<br />
alla Sig Tau. L’intera casa era tappezzata di<br />
rosa e rosso: al soffitto erano appese decorazioni<br />
un po’ ordinarie e il pavimento era<br />
cosparso di glitter. <strong>Il</strong> subwoofer rimbombava in<br />
<strong>tu</strong>tto l’edificio, coprendo le risate e il brusio<br />
costante della conversazione.<br />
C’erano solo posti in piedi. Faticai a farmi<br />
strada in cerca di Shepley, America, Finch o<br />
Abby. Ma soprat<strong>tu</strong>tto di Abby. Non era in
557/662<br />
cucina né nelle altre stanze. Non era neanche<br />
sul balcone, perciò scesi di sotto e rimasi senza<br />
fiato quando la vidi.<br />
<strong>Il</strong> ritmo della musica rallentò. <strong>Il</strong> suo sorriso<br />
angelico spiccava persino nel seminterrato<br />
poco illuminato. Aveva le braccia al collo di<br />
Finch e lui si muoveva goffo, seguendo la<br />
canzone.<br />
Mi avvicinai e prima che mi rendessi conto di<br />
quello che facevo o pensassi alle conseguenze,<br />
mi ritrovai a pochi centimetri da loro.<br />
«Posso, Finch?»<br />
Abby s’immobilizzò e mi guardò s<strong>tu</strong>pita.<br />
Finch guardò prima me e poi lei. «Certo.»<br />
«Finch», sibilò lei mentre si allontanava.<br />
La attirai a me e feci un passo.<br />
Abby continuò a ballare, ma mantenne il più<br />
possibile le distanze. «Pensavo che non saresti<br />
venuto.»<br />
«Non ne avevo l’intenzione, ma ho saputo<br />
che c’eri <strong>tu</strong>. Non avevo scelta.»<br />
Mi aspettavo che se ne andasse da un<br />
momento all’altro e ogni minuto in più che<br />
restava tra le mie braccia mi pareva un miracolo.<br />
«Sei splendida, Pidge.»
558/662<br />
«Non farlo.»<br />
«Non fare cosa? Non dirti che <strong>sei</strong><br />
splendida?»<br />
«Solo... non farlo.»<br />
«Non lo penso.»<br />
«Grazie», replicò seccamente.<br />
«No... <strong>tu</strong> <strong>sei</strong> splendida. Questo lo penso davvero.<br />
Mi riferivo a quello che ho detto in camera.<br />
Non ho intenzione di mentire, sono stato<br />
contento di rovinarti l’appuntamento con<br />
Parker...»<br />
«Non era un appuntamento, Travis, stavamo<br />
solo mangiando. Adesso grazie a te non mi<br />
parla.»<br />
«Ho sentito. Mi dispiace.»<br />
«No, non è vero.»<br />
«Hai... hai ragione», risposi balbettando<br />
quando vidi la sua aria impaziente. «Ma...<br />
quella non è stata l’unica ragione per cui ti ho<br />
portata all’incontro. Ti volevo là con me, Pidge.<br />
Tu <strong>sei</strong> il <strong>mio</strong> portafor<strong>tu</strong>na.»<br />
«Io non sono un bel niente», ribatté guardandomi<br />
male.<br />
Aggrottai le sopracciglia e smisi di ballare.<br />
«Tu <strong>sei</strong> <strong>tu</strong>tto per me.»
559/662<br />
Lei strinse le labbra, ma il suo sguardo si<br />
addolcì.<br />
«Non mi odi sul serio... no?» domandai.<br />
Si girò dall’altra parte, aumentando ancora la<br />
distanza tra noi. «A volte vorrei. Renderebbe<br />
<strong>tu</strong>tto più semplice.»<br />
Sulle mie labbra comparve un pallido sorriso.<br />
«Allora, che cosa ti fa incazzare di più? Quello<br />
che ho fatto per farmi odiare, o il fatto che non<br />
riesci a odiarmi?»<br />
A quelle parole si arrabbiò di nuovo. Mi<br />
superò con uno spintone e corse su per le scale<br />
fino in cucina. Rimasi solo in mezzo alla pista,<br />
esterrefatto e disgustato di me stesso, perché<br />
ero riuscito in qualche modo a riaccendere<br />
l’odio che provava per me. Tentare di parlarle<br />
ancora sarebbe stato inutile in quel momento.<br />
Qualsiasi dialogo finiva per incasinare ancor di<br />
più il nostro rapporto.<br />
Salii le scale e puntai dritto verso la birra,<br />
maledicendo la mia smania e la bottiglia vuota<br />
di whisky che giaceva da qualche parte sul<br />
prato della Sig Tau.<br />
Dopo un’ora di birre e di discorsi noiosi con i<br />
miei compagni e le loro fidanzate, guardai Abby
560/662<br />
sperando di incrociare il suo sguardo. Mi stava<br />
fissando, ma distolse subito gli occhi. America<br />
sembrava impegnata a tirarla su di morale, poi<br />
Finch le toccò il braccio. Aveva chiaramente<br />
intenzione di andare.<br />
Lei finì in fretta il resto della birra e lo prese<br />
per mano. Fece due passi e si bloccò di colpo<br />
quando dalle scale si diffuse la stessa canzone<br />
che avevamo ballato alla sua festa di compleanno.<br />
Allungò la mano, prese la bottiglia di<br />
Finch e bevve un altro sorso.<br />
Non so se fosse il whisky, ma dal suo sguardo<br />
capii che anche per lei il ricordo di quella canzone<br />
era doloroso.<br />
Teneva ancora a me, era chiaro.<br />
Uno dei miei compagni si appoggiò al banco<br />
e le sorrise. «Vuoi ballare?»<br />
Era Brad e, per quanto in<strong>tu</strong>issi che si fosse<br />
accorto della sua aria afflitta e volesse solo rallegrarla,<br />
mi allarmai. La raggiunsi nel<br />
momento stesso in cui scuoteva la testa in<br />
segno di rifiuto e aprii la mia s<strong>tu</strong>pida bocca<br />
prima di riflettere.<br />
«Balla con me.»
561/662<br />
America, Shepley e Finch la fissarono ansiosi,<br />
in attesa della sua risposta. «Lasciami in<br />
pace, Travis», disse incrociando le braccia.<br />
«È la nostra canzone, Pidge.»<br />
«Noi non abbiamo una canzone.»<br />
«Pigeon...»<br />
«No.»<br />
Guardò Brad e si sforzò di sorridere. «Ci ho<br />
ripensato, Brad.»<br />
Le lentiggini si tesero sulle sue guance e lui<br />
sorrise, indicandole di far strada verso le scale.<br />
Barcollai all’indietro come se mi avessero<br />
dato un pugno al ventre e mi sentii sopraffare<br />
da un’ondata di rabbia, di gelosia e di tristezza.<br />
«Un brindisi!» gridai salendo su una sedia e<br />
afferrando nel contempo la birra di qualcuno.<br />
«Ai coglioni!» esclamai indicando Brad. «E alle<br />
ragazze che ti spezzano il cuore.» Feci un cenno<br />
in direzione di Abby e a quel punto sentii un<br />
nodo in gola. «E all’orrore indescrivibile che<br />
provi quando perdi la <strong>tu</strong>a migliore amica perché<br />
<strong>sei</strong> stato tanto s<strong>tu</strong>pido da innamorarti di<br />
lei.»<br />
Reclinai la testa, finii la birra e gettai il bicchiere<br />
per terra. Nella stanza era calato il silenzio,
562/662<br />
tranne per la musica che arrivava dallo<br />
scantinato: mi stavano fissando <strong>tu</strong>tti con aria<br />
perplessa.<br />
<strong>Il</strong> rapido gesto di Abby attirò la mia attenzione:<br />
prese per mano Brad e lo portò di sotto a<br />
ballare.<br />
Saltai giù dalla sedia e mi avviai verso il<br />
seminterrato, ma Shepley mi bloccò e mi si<br />
avvicinò. «Fermo», disse con tono sommesso.<br />
«Può solo finire male.»<br />
«E che importa se finisce?» Lo superai con<br />
uno spintone e scesi le scale, raggiungendo<br />
Abby e Brad in pista. Ormai ero deciso ad<br />
andare fino in fondo: non c’era niente di male a<br />
tentare il <strong>tu</strong>tto per <strong>tu</strong>tto. Non potevamo più<br />
essere amici, perciò far sì che ci detestassimo<br />
l’un l’altra mi sembrò una buona idea.<br />
Avanzai tra le coppie che danzavano e mi<br />
fermai accanto a loro. «Ora tocca a me.»<br />
«No, non tocca a te!» rispose Abby chinando<br />
la testa per l’imbarazzo.<br />
Trafissi Brad con lo sguardo. «Se non ti<br />
allontani dalla mia ragazza, ti taglio la gola.<br />
Proprio qui in pista.»
563/662<br />
Brad sembrò indeciso e fissò nervoso prima<br />
me, poi lei. «Mi dispiace, Abby», disse infine<br />
staccando lentamente le braccia e batté in<br />
ritirata verso le scale.<br />
«Quello che adesso provo per te, Travis...<br />
ricorda moltissimo l’odio.»<br />
«Balla con me», la supplicai cercando di<br />
restare in equilibrio.<br />
La canzone terminò e lei sospirò. «Va’ a bere<br />
un’altra bottiglia di whisky, Trav.» Si girò<br />
quindi per ballare con l’unico ragazzo solo in<br />
pista. <strong>Il</strong> ritmo era più veloce e Abby gli si avvicinò<br />
via via di più. David, il compagno della Sig<br />
Tau che più detestavo, la prese per i fianchi e le<br />
premette il bacino sul sedere. Tutti restarono a<br />
guardare. Anziché sentirmi geloso, fui sopraffatto<br />
dal senso di colpa. Si era ridotta così per<br />
causa mia.<br />
Mi chinai, la presi per le gambe e me la caricai<br />
in spalla dando una spinta a David che finì<br />
per terra, punito per essere stato un coglione<br />
oppor<strong>tu</strong>nista.<br />
«Mettimi giù!» strillò Abby tempestandomi<br />
la schiena di pugni.
564/662<br />
«Non lascerò che ti cacci in si<strong>tu</strong>azioni<br />
imbarazzanti a causa mia», brontolai facendo i<br />
gradini a due a due.<br />
Tutti la guardarono scalciare e urlare mentre<br />
la trasportavo attraverso la casa. «E questo non<br />
è imbarazzante? Travis!» disse dimenandosi.<br />
«Shepley! Donnie è fuori?» urlai schivando i<br />
suoi colpi.<br />
«Uh... sì?» rispose.<br />
«Mettila giù!» intimò America avvicinandosi.<br />
«America», esclamò Abby contorcendosi.<br />
«Non startene lì! Aiutami!»<br />
Lei scoppiò a ridere. «Siete ridicoli.»<br />
«Grazie mille, amica!» ribatté incredula.<br />
Fuori, s’infuriò ancora di più. «Mettimi giù,<br />
maledizione!»<br />
Mi avvicinai all’auto di Donnie, aprii la portiera<br />
posteriore e gettai dentro Abby. «Donnie,<br />
<strong>sei</strong> <strong>tu</strong> quello che non beve stasera?»<br />
Lui si girò e guardò nervosamente Abby che<br />
si dimenava. «Sì.»<br />
«Ho bisogno che ci porti a casa mia», dissi<br />
salendo accanto a lei.<br />
«Travis... non credo...»
565/662<br />
«Fallo, Donnie, o ti riempio di pugni, lo giuro<br />
su Dio.»<br />
Lui mise subito in moto e si allontanò dal<br />
marciapiede. In quel momento Abby si lanciò<br />
verso la maniglia. «Non vengo a casa <strong>tu</strong>a!».<br />
L’afferrai prima per un polso, poi per l’altro e<br />
lei si chinò affondandomi i denti nell’avambraccio.<br />
Mi fece un male cane, ma mi limitai a<br />
strizzare gli occhi. Quando sentii che aveva<br />
lacerato la pelle e provai una fitta in <strong>tu</strong>tto il<br />
braccio, grugnii per riuscire a sopportare il<br />
dolore.<br />
«Fai pure, Pidge. Sono stanco delle <strong>tu</strong>e<br />
stronzate.»<br />
Lei mi mollò e cercò di nuovo di picchiarmi,<br />
più per il fatto di essere stata insultata che per<br />
scappare. «Le mie stronzate? Fammi scendere<br />
da questa cazzo di macchina!»<br />
Mi avvicinai le sue mani al viso. «Io ti amo,<br />
maledizione! Non andrai da nessuna parte<br />
finché non ti sarà passata la sbronza e non<br />
avremo chiarito le cose!»<br />
«Tu <strong>sei</strong> l’unico che non ha chiarito le cose,<br />
Travis!»
566/662<br />
La lasciai andare e lei incrociò le braccia al<br />
petto, tenendo il broncio per il resto della<br />
strada.<br />
Quando l’auto si fermò, si protese. «Puoi<br />
portarmi a casa, Donnie?»<br />
Aprii la portiera e la trascinai fuori per un<br />
braccio, poi me la caricai di nuovo in spalla.<br />
«’Notte, Donnie», dissi portandola su per le<br />
scale.<br />
«Chiamo <strong>tu</strong>o papà!» urlò.<br />
Non potei fare a meno di ridere. «Probabilmente<br />
mi darebbe una pacca sulla spalla e mi<br />
direbbe che era ora, accidenti!»<br />
Abby continuò a contorcersi quando presi le<br />
chiavi dalla tasca. «Dacci un taglio, Pidge, altrimenti<br />
cadremo giù per le scale!»<br />
Alla fine riuscii ad aprire e andai dritto nella<br />
stanza di Shepley.<br />
«Mettimi giù!» gridò.<br />
«Bene», risposi gettandola sul letto di<br />
Shepley. «Dormici sopra. Parleremo domani<br />
mattina.»<br />
Immaginai quanto fosse incazzata ma, nonostante<br />
la schiena mi facesse male dopo venti
567/662<br />
minuti di percosse, era un sollievo averla di<br />
nuovo a casa.<br />
«Non puoi dirmi cosa devo fare, Travis! Io<br />
non ti appartengo!»<br />
Le sue parole mi scatenarono una profonda<br />
rabbia. Mi accostai al letto, piantai le mani sul<br />
materasso e mi chinai fino a pochi centimetri<br />
dal suo volto.<br />
«Be’, io sì!» urlai. Misi tanta forza nelle mie<br />
parole che sentii il sangue affluirmi al viso.<br />
Abby <strong>tu</strong>ttavia sostenne il <strong>mio</strong> sguardo senza<br />
batter ciglio. Le guardai le labbra respirando<br />
affannosamente. «Io ti appartengo», sussurrai<br />
mentre la rabbia svaniva, sosti<strong>tu</strong>ita dal<br />
desiderio.<br />
Lei allungò una mano ma, anziché darmi uno<br />
schiaffo, mi afferrò il viso e avvicinò la mia<br />
bocca alla sua. La presi subito fra le braccia, la<br />
portai in camera mia e ci buttammo sul letto.<br />
Mi afferrò i vestiti, ansiosa di togliermeli. Io<br />
le aprii la cerniera dell’abito e la guardai<br />
mentre se lo sfilava gettandolo per terra. I nostri<br />
sguardi si incontrarono e la baciai,<br />
emettendo un gemito quando ricambiò.
568/662<br />
Prima che avessi il tempo di ragionare, ci ritrovammo<br />
nudi. Abby mi afferrò per le natiche<br />
per invitarmi a entrare in lei ma io mi bloccai<br />
mentre l’adrenalina mi scorreva nelle vene,<br />
mista al whisky e alla birra. Tornai in me e<br />
cominciai a pensare alle conseguenze. Mi ero<br />
comportato da imbecille, l’avevo fatta incazzare<br />
ma non volevo che un giorno potesse pensare<br />
che avevo approfittato di quel momento.<br />
«Siamo ubriachi», dissi affannato.<br />
«Ti prego.»<br />
Mi strinse i fianchi tra le cosce e sentii i suoi<br />
muscoli fremere sotto la pelle morbida.<br />
«Non va bene.»<br />
Cercai di vincere l’effetto dell’alcol, che mi<br />
diceva che le ore che avrei trascorso con lei valevano<br />
qualsiasi cosa fosse successa dopo.<br />
Premetti la fronte sulla sua. Per quanto la<br />
desiderassi, l’idea che il mattino dopo provasse<br />
vergogna era più forte dei miei ormoni. Se voleva<br />
davvero che accadesse, dovevo esserne<br />
totalmente sicuro.<br />
«Ti voglio», mormorò vicino alle mie labbra.<br />
«Devo sentirtelo dire.»<br />
«Dirò qualsiasi cosa <strong>tu</strong> voglia.»
569/662<br />
«Allora di’ che mi appartieni. Di’ che mi<br />
rivuoi. Non lo faccio se non stiamo insieme.»<br />
«Non siamo mai stati separati, no?»<br />
Scossi la testa, sfiorandole le labbra con le<br />
mie. Non bastava. «Devo sentirtelo dire. Sapere<br />
che <strong>sei</strong> mia.»<br />
«Sono <strong>tu</strong>a dall’istante in cui ci siamo conosciuti»,<br />
rispose con tono implorante.<br />
La fissai negli occhi per qualche secondo, poi<br />
sorrisi sperando che le sue parole fossero sincere<br />
e non dettate dal momento. La baciai teneramente<br />
e lei mi attirò a poco a poco dentro di<br />
sé. Ebbi la sensazione che il <strong>mio</strong> corpo si<br />
fondesse nel suo.<br />
«Dillo ancora.» Una parte di me non riusciva<br />
a credere che stesse accadendo.<br />
«Sono <strong>tu</strong>a», sussurrò. «Non voglio più stare<br />
lontano da te.»<br />
«Promettimelo», dissi gemendo.<br />
«Ti amo. Ti amerò per sempre.» Mi guardò<br />
negli occhi quando lo disse e alla fine capii che<br />
le sue parole non erano una vana promessa.<br />
Le stampai un bacio sulla bocca e presi a<br />
muovermi più veloce. Non serviva aggiungere<br />
altro e per la prima volta in tre mesi ebbi la
570/662<br />
sensazione che il <strong>mio</strong> mondo non fosse più<br />
capovolto. Abby si inarcò e mi cinse la schiena<br />
con le gambe. Assaporai ogni centimetro della<br />
sua pelle con bramosia. Passò un’ora e poi<br />
un’altra. Ero sfinito ma continuai, nel timore<br />
che se ci fossimo fermati mi sarei svegliato<br />
scoprendo che era stato <strong>tu</strong>tto un sogno.<br />
Socchiusi gli occhi alla luce che entrava nella<br />
stanza. Ero rimasto sveglio <strong>tu</strong>tta la notte,<br />
sapendo che, quando il sole si fosse alzato,<br />
sarebbe finito <strong>tu</strong>tto. Abby si mosse, al che<br />
strinsi i denti. Le poche ore che avevamo trascorso<br />
insieme non bastavano. Non ero pronto.<br />
Mi appoggiò la guancia sul petto e io le baciai<br />
i capelli, la fronte, le guance, il collo, le spalle;<br />
avvicinai quindi la sua mano alla bocca e le<br />
baciai con dolcezza il polso, il palmo e le dita.<br />
Avrei voluto stringerla ma mi trattenni. Per la<br />
terza volta da quando l’avevo portata a casa<br />
mia, mi si riempirono gli occhi di lacrime.<br />
Quando si fosse alzata, si sarebbe sentita umiliata<br />
e arrabbiata e mi avrebbe lasciato per<br />
sempre.
571/662<br />
Non avevo mai avuto tanta paura di osservare<br />
le diverse sfuma<strong>tu</strong>re di grigio delle sue<br />
iridi.<br />
Sorrise con gli occhi ancora chiusi e la baciai<br />
di nuovo, terrorizzato all’avvicinarsi del<br />
momento.<br />
«Buongiorno», disse.<br />
Continuai a baciarle il corpo. Infilai le braccia<br />
sotto di lei e sprofondai il viso nel suo collo,<br />
inalandone il profumo prima che si precipitasse<br />
fuori dalla stanza.<br />
«Sei silenzioso, stamattina», osservò sfiorandomi<br />
la schiena nuda. Mi posò i palmi sulle<br />
natiche e mi cinse il fianco con una gamba.<br />
Scossi la testa. «Volevo solo stare così.»<br />
«Cosa mi sono persa?»<br />
«Non volevo svegliarti. Perché non torni a<br />
dormire?»<br />
Si appoggiò sul cuscino e mi sollevò il mento<br />
perché la guardassi. «Che ti prende?» chiese,<br />
improvvisamente agitata.<br />
«Torna a dormire, Pigeon, ti prego.»<br />
«È successo qualcosa? America?» All’ultima<br />
domanda si mise a sedere.<br />
Anch’io mi sollevai, asciugandomi gli occhi.
572/662<br />
«No... America sta bene. Lei e Shep sono<br />
rientrati verso le quattro, sono ancora a letto. È<br />
presto, torniamo a dormire.»<br />
<strong>Il</strong> suo sguardo guizzò di qua e di là a mano a<br />
mano che ricordava la notte passata. Sapendo<br />
che prima o poi si sarebbe ricordata di quando<br />
l’avevo trascinata via a forza dalla festa sotto gli<br />
occhi di <strong>tu</strong>tti, le presi il volto fra le mani e la<br />
baciai un’ultima volta.<br />
«Hai dormito?» chiese cingendomi la vita<br />
con le braccia.<br />
«Non... sono riuscito. Non ho voluto...»<br />
Mi baciò sulla fronte. «Di qualsiasi cosa si<br />
tratti, la affronteremo, d’accordo? Perché non<br />
dormi un po’? Ne parleremo più tardi.»<br />
Non era quello che mi aspettavo. Alzai di<br />
scatto la testa e la scrutai in viso. «La<br />
affronteremo? Che vuoi dire?»<br />
Abby aggrottò la fronte. «Non so che cosa<br />
stia accadendo, ma sono qui.»<br />
«Nel senso che resti? Con me?»<br />
Sul suo viso si susseguirono diverse<br />
emozioni. «Sì. Credevo ne avessimo parlato ieri<br />
sera.»
573/662<br />
«Sì.» Probabilmente avevo un’aria idiota, ma<br />
annuii deciso.<br />
Mi guardò sospettosa. «Pensavi che mi sarei<br />
svegliata incazzata con te, vero? Che me ne<br />
sarei andata?»<br />
«Non sarebbe stata la prima volta.»<br />
«Per questo <strong>sei</strong> così agitato? Non hai dormito<br />
<strong>tu</strong>tta la notte temendo quello che sarebbe successo<br />
quando mi fossi svegliata?»<br />
Mi dimenai. «Non volevo che ieri sera<br />
andasse così. Ero un po’ ubriaco, ti ho seguita<br />
alla festa come uno stalker del cazzo, poi ti ho<br />
trascinato qui contro la <strong>tu</strong>a volontà e poi...<br />
abbiamo...» Scossi la testa, disgustato di me<br />
stesso.<br />
«Fatto il migliore sesso della mia vita?» Abby<br />
sorrise stringendomi la mano.<br />
Scoppiai a ridere e lei mi baciò con tenerezza.<br />
«Sì, s<strong>tu</strong>pidone. L’ho promesso, no? Ti ho detto<br />
<strong>tu</strong>tto quello che volevi sentire, stiamo di nuovo<br />
insieme e ancora non <strong>sei</strong> felice?»<br />
Feci un respiro esitante e soffocai le lacrime.<br />
Ancora non mi sembrava vero.<br />
«Travis, smettila. Io ti amo», disse sfiorandomi<br />
le rughe di preoccupazione attorno agli
574/662<br />
occhi. «Questa si<strong>tu</strong>azione assurda sarebbe<br />
po<strong>tu</strong>ta finire il giorno del Ringraziamento,<br />
ma...»<br />
«Aspetta... cosa?» la interruppi scostandomi.<br />
«Quel giorno ero pronta a cedere, ma <strong>tu</strong> hai<br />
detto che rinunciavi a cercare di rendermi felice<br />
e io sono stata troppo orgogliosa per dirti che ti<br />
volevo di nuovo con me.»<br />
«Mi stai prendendo in giro? Volevo solo<br />
renderti le cose più facili! Sai quanto ho<br />
sofferto?»<br />
Abby si accigliò. «Sembravi sereno dopo la<br />
rot<strong>tu</strong>ra.»<br />
«Era per te! Pensavo che ti avrei perso se non<br />
mi fossi finto <strong>tu</strong>o amico. Sarei po<strong>tu</strong>to tornare<br />
con te quel giorno? Cazzo, Pigeon!»<br />
«Io... mi dispiace.»<br />
«Ti spiace? Io mi sono quasi ucciso a forza di<br />
sbronze, non riuscivo ad alzarmi dal letto, ho<br />
fatto a pezzi il cellulare il giorno di Capodanno<br />
per evitare di chiamarti... e a te dispiace?»<br />
Si morse il labbro e annuì, piena di vergogna.<br />
«Mi dispiace così... tanto.»<br />
«Sei perdonata», esclamai subito. «Ma non<br />
farlo mai più.»
575/662<br />
«Non lo farò. Te lo prometto.»<br />
Scossi la testa sfoderando un sorriso ebete.<br />
«Ti amo così tanto, cazzo.»
26.<br />
PANICO<br />
La vita era tornata alla normalità, forse più<br />
per Abby che per me. In apparenza eravamo<br />
felici, ma mi comportavo in modo molto cauto<br />
e non davo per scontato neanche un secondo<br />
del tempo che trascorrevo con lei. Se, guardandola,<br />
mi veniva voglia di toccarla, lo facevo;<br />
se non c’era e sentivo la sua mancanza, andavo<br />
alla Morgan. Se eravamo a casa, la tenevo<br />
sempre tra le braccia.<br />
Tornare a lezione insieme ebbe l’effetto previsto.<br />
Bastava che girassimo tenendoci per<br />
mano, ridessimo o ci baciassimo – il che, devo<br />
dire, accadeva spesso – perché si scatenasse<br />
una nuova ondata di pettegolezzi. Come<br />
sempre alla Eastern, voci e commenti continuavano<br />
finché un nuovo scandalo non<br />
scuoteva il campus.
577/662<br />
Alla tensione che mi creava la nostra<br />
relazione si aggiungeva l’ansia di Shepley per<br />
l’ultimo incontro dell’anno, che si sarebbe<br />
svolto a breve: dalle vincite avremmo infatti<br />
ricavato il necessario per coprire le spese<br />
dell’estate e di parte dell’au<strong>tu</strong>nno. Dato che<br />
avevo deciso che sarebbe stato l’ultimo della<br />
mia vita, ne avevamo proprio bisogno.<br />
Si avvicinavano le vacanze di primavera e<br />
non avevamo ancora avuto notizie. Per vie traverse<br />
Shepley era infine venuto a sapere che,<br />
dopo i recenti arresti, Adam cercava di non<br />
dare nell’occhio. <strong>Il</strong> venerdì prima delle vacanze<br />
nel campus si respirava un’aria allegra, nonostante<br />
la nevicata che nella notte aveva imbiancato<br />
l’intero stato. Andando in mensa per<br />
pranzo, io e Abby riuscimmo a stento a evitare<br />
una battaglia a palle di neve. Ad America<br />
invece andò peggio.<br />
In fila chiacchierammo e ridemmo, poi ci<br />
sedemmo ai soliti posti. Shepley confortò<br />
America mentre io spiegavo a Brazil come Abby<br />
avesse raggirato i miei fratelli a poker. <strong>Il</strong> telefono<br />
vibrò, ma non vi feci caso finché Abby non<br />
lo indicò.
578/662<br />
«Trav?» disse.<br />
Mi girai, dedicandole subito <strong>tu</strong>tta la mia<br />
attenzione.<br />
«Forse è il caso che <strong>tu</strong> risponda.»<br />
Guardai il cellulare e sospirai. «Oppure no.»<br />
Sapevo di avere bisogno di quell’incontro, ma<br />
anche che sarebbe stato tempo sottratto a lei.<br />
Dopo che era stata aggredita, non sarei mai<br />
riuscito a concentrarmi se non ci fosse stato<br />
qualcuno a proteggerla, ma nemmeno se non<br />
fosse stata presente. L’ultimo incontro<br />
dell’anno era sempre il più atteso e non potevo<br />
permettermi di avere la testa altrove.<br />
«Potrebbe essere importante», affermò.<br />
Accostai il telefono all’orecchio. «Che c’è,<br />
Adam?»<br />
«Mad Dog! Ti piacerà quello che ho da dirti.<br />
È fatta. Ho John Savage! <strong>Il</strong> prossimo anno<br />
vuole diventare professionista! È l’occasione<br />
della vita, amico <strong>mio</strong>! Parliamo di un compenso<br />
a cinque cifre. Ti sistemerai per un po’.»<br />
«È il <strong>mio</strong> ultimo incontro, Adam.»<br />
All’altro capo sentii silenzio e immaginai<br />
stesse contraendo la mascella. In più occasioni<br />
aveva accusato Abby di mettere a rischio i suoi
579/662<br />
guadagni, ed ero sicuro che l’avrebbe incolpata<br />
della mia decisione.<br />
«La porterai?»<br />
«Non ne sono ancora sicuro.»<br />
«Dovresti lasciarla a casa, Travis. Se è davvero<br />
il <strong>tu</strong>o ultimo incontro, ho bisogno che <strong>tu</strong><br />
sia totalmente concentrato.»<br />
«Senza di lei non verrò e Shep è fuori città.»<br />
«Niente casini stavolta. Parlo sul serio.»<br />
«Lo so, ti ho sentito.»<br />
Adam sospirò. «Se proprio non intendi lasciarla<br />
a casa, dovresti chiamare Trent. In<br />
questo modo saresti tranquillo e in grado di<br />
concentrarti.»<br />
«Mmm... a dire il vero non è una cattiva<br />
idea», risposi.<br />
«Pensaci e fammi sapere», disse lui chiudendo<br />
la telefonata.<br />
Abby mi guardò, ansiosa di sapere.<br />
«Basterà a pagare l’affitto per i prossimi otto<br />
mesi. Adam si è aggiudicato John Savage. È<br />
uno che sta cercando di diventare<br />
professionista.»<br />
«Non lo hai visto combattere, vero?» chiese<br />
Shepley protendendosi verso di me.
580/662<br />
«Solo una volta a Springfield. È in gamba.»<br />
«Non abbastanza», fece Abby e io la baciai<br />
sulla fronte. «Posso restare a casa, Trav.»<br />
«No», risposi scuotendo la testa.<br />
«Non voglio che <strong>tu</strong> le prenda come l’altra<br />
volta perché <strong>sei</strong> preoccupato per me.»<br />
«No, Pidge.»<br />
«Ti aspetterò sveglia, allora.» Fece un sorriso<br />
ma era forzato, il che aumentò ulteriormente la<br />
mia determinazione.<br />
«Chiederò a Trent di venire, è l’unico di cui<br />
mi fido. Così potrò concentrarmi<br />
sull’incontro.»<br />
«Grazie mille, coglione», brontolò Shepley.<br />
«Ehi, <strong>tu</strong> hai avuto la <strong>tu</strong>a occasione», replicai<br />
scherzando solo in parte.<br />
Shepley fece una smorfia. Poteva tenere il<br />
broncio quanto voleva, ma all’Hellerton aveva<br />
toppato perdendo di vista Abby. Se fosse stato<br />
più attento, le cose sarebbero andate in modo<br />
diverso, e lo sapevamo <strong>tu</strong>tti.<br />
America e Abby avevano giurato che era stata<br />
una fatalità, ma io avevo sostenuto il contrario:<br />
stava seguendo l’incontro invece di controllarla,<br />
e se Ethan avesse terminato quello che
581/662<br />
aveva iniziato, sarei finito dietro le sbarre per<br />
omicidio. Shep si era scusato con lei per settimane,<br />
poi però lo avevo preso da parte dicendogli<br />
di smettere: a nessuno di noi faceva piacere<br />
rivivere quel momento ogni volta che gli riaffiorava<br />
il senso di colpa.<br />
«Shepley, non è stata colpa <strong>tu</strong>a. Me lo hai<br />
tolto di dosso, ricordi?» osservò Abby<br />
allungandosi oltre America per toccargli<br />
affet<strong>tu</strong>osamente il braccio. Si voltò quindi verso<br />
di me. «Quand’è il prossimo incontro?»<br />
«Un giorno della prossima settimana. Ti<br />
voglio lì. Ho bisogno che <strong>tu</strong> sia lì.» Se fossi<br />
stato un po’ meno idiota, avrei insistito perché<br />
restasse a casa, ma chiaramente non era il <strong>mio</strong><br />
caso: il bisogno di averla vicino andava oltre<br />
ogni logica. Era sempre stato così, e immaginai<br />
non sarebbe cambiato in fu<strong>tu</strong>ro.<br />
Abby sorrise posandomi il mento sulla spalla.<br />
«Allora ci sarò.»<br />
La accompagnai all’ultima ora di lezione e la<br />
salutai prima di incontrarmi con Shepley e<br />
America alla Morgan. <strong>Il</strong> campus si stava rapidamente<br />
svuotando e alla fine decisi di andare<br />
a fumare dietro l’angolo, per non dovere
582/662<br />
schivare in continuazione le ragazze che passavano<br />
cariche di bagagli o di biancheria.<br />
Presi il cellulare e composi il numero di<br />
Trenton, diventando sempre più impaziente a<br />
ogni squillo. Alla fine scattò la segreteria.<br />
«Trent, sono io. Mi serve un grosso favore. È<br />
urgente, quindi chiamami il prima possibile. A<br />
dopo.»<br />
Chiusi la telefonata e vidi Shepley e America<br />
uscire dalla porta dello s<strong>tu</strong>dentato, ciascuno<br />
con due borse.<br />
«Allora, siete pronti.»<br />
Lui sorrise, lei no.<br />
«Dai, i suoi non sono poi tanto male», dissi<br />
dandole un colpetto col gomito, ma il suo<br />
cipiglio non svanì.<br />
«Starà meglio quando saremo là», osservò<br />
Shepley, più per incoraggiare Mare che per<br />
convincere me. Li aiutai a caricare i bagagli in<br />
macchina, poi aspettammo che Abby finisse le<br />
lezioni e ci raggiungesse nel parcheggio.<br />
Nell’attesa, mi calai il berretto sulle orecchie<br />
e mi accesi una sigaretta. Trenton non aveva<br />
ancora richiamato e mi stavo innervosendo<br />
all’idea che non potesse venire. I gemelli erano
583/662<br />
quasi a metà strada, diretti in Colorado con<br />
alcuni ex compagni della Sig Tau, e non mi<br />
fidavo di nessun altro quando si trattava di<br />
Abby.<br />
Continuai a fumare, ipotizzando diversi scenari<br />
se Trenton non mi avesse contattato e<br />
pensando a quanto fossi egoista nel volerla in<br />
un posto in cui sapevo avrebbe corso pericolo.<br />
Per vincere quell’incontro mi serviva la<br />
massima concentrazione, il che dipendeva da<br />
due fattori: la presenza di Abby e la sua incolumità.<br />
Se Trenton avesse dovuto lavorare o non<br />
mi avesse ritelefonato, avrei rinunciato<br />
all’incontro. Era l’unica alternativa.<br />
Finii l’ultima sigaretta. Ero tanto assorto nei<br />
miei pensieri che non mi ero reso conto di<br />
quanto avessi fumato. Guardai l’orologio. Abby<br />
doveva essere uscita.<br />
Proprio in quell’istante mi chiamò.<br />
«Ehi, Pigeon.»<br />
«Va <strong>tu</strong>tto bene?»<br />
«Adesso sì», dissi attirandola a me.<br />
«D’accordo. Che c’è?»<br />
«Ho tante cose per la testa.» Sospirai.<br />
Quando fu chiaro che quella risposta non
584/662<br />
bastava, proseguii. «Questa settimana, l’incontro,<br />
il fatto che sarai presente...»<br />
«Ti ho detto che sarei rimasta a casa.»<br />
«Ho bisogno che <strong>tu</strong> ci sia, Pidge», ribadii gettando<br />
la sigaretta. La guardai scomparire in<br />
una profonda impronta nella neve e poi la presi<br />
per mano.<br />
«Hai parlato con Trent?» domandò.<br />
«Sto aspettando che mi richiami.»<br />
America abbassò il finestrino e si sporse<br />
dalla Charger. «Sbrigatevi! Fa un freddo cane!»<br />
Sorrisi e aprii la portiera a Abby. Mentre<br />
guardavo dal finestrino, Shepley e America<br />
ripeterono gli stessi discorsi che facevano da<br />
quando lei aveva saputo che avrebbe conosciuto<br />
i suoi genitori. Non appena entrammo nel<br />
parcheggio di casa, mi squillò il cellulare.<br />
«Trent, cazzo!» esclamai vedendo il suo<br />
nome sul display. «Ti ho chiamato ore fa, non è<br />
che <strong>sei</strong> impegnato a lavorare o che.»<br />
«Non sono passate ore, e comunque scusami.<br />
Ero da Cami.»<br />
«A ogni modo, ascolta. Ti devo chiedere un<br />
favore. Ho un incontro la prossima settimana e<br />
ho bisogno che <strong>tu</strong> ci venga. Non so quando sarà
585/662<br />
ma, quando di chiamerò, dovrai arrivare nel<br />
giro di un’ora. Puoi farlo?»<br />
«Non lo so. Cosa ci ricavo?» ribatté<br />
scherzando.<br />
«Puoi o no, idiota? Perché devi tenere<br />
d’occhio Pigeon. L’ultima volta uno stronzo le<br />
ha messo le mani addosso e...»<br />
«Che cazzo? Dici sul serio?»<br />
«Sì.»<br />
«Chi è stato?» domandò lui, fattosi subito<br />
serio.<br />
«Me ne sono occupato di persona. Quindi se<br />
ti chiamo...?»<br />
«Sì. Ovviamente, fratellino, ci sarò.»<br />
«Grazie, Trent.» Chiusi il telefono e appoggiai<br />
la testa sul sedile.<br />
«Sollevato?» fece Shepley vedendomi più<br />
rilassato nello specchietto.<br />
«Sì. Non so che cosa farei se non venisse.»<br />
«Te l’ho detto...» affermò Abby, ma la<br />
bloccai.<br />
«Pidge, quante volte te lo devo ripetere?»<br />
Scosse la testa di fronte alla mia impazienza.<br />
«Non capisco, prima non avevi bisogno di me.»
586/662<br />
Mi voltai e le sfiorai la guancia con le dita.<br />
Non aveva chiaramente idea di quanto profondi<br />
fossero i miei sentimenti. «Prima non ti<br />
conoscevo. Quando non ci <strong>sei</strong>, non riesco a concentrarmi.<br />
Mi chiedo dove <strong>sei</strong>, che cosa stai<br />
facendo... se ci <strong>sei</strong> e posso vederti, mi concentro.<br />
So che sembra assurdo, ma è così.»<br />
«Sai che ho un debole per le assurdità», rispose<br />
baciandomi sulle labbra.<br />
«Ovviamente», bofonchiò sottovoce<br />
America.<br />
Prima che il sole si abbassasse troppo<br />
all’orizzonte, lei e Shepley partirono verso sud.<br />
Abby fece tintinnare le chiavi della Honda,<br />
sorridendo. «Almeno non ci congeleremo sulla<br />
Harley.»<br />
Ricambiai il sorriso.<br />
Scrollò le spalle. «Forse, non lo so,<br />
potremmo prendere un’auto nostra?»<br />
«Dopo l’incontro andremo a cercarne una.<br />
Che ne dici?»<br />
Spiccò un balzo e mi cinse con le braccia e<br />
con le gambe, coprendomi le guance, la bocca e<br />
il collo di baci.
587/662<br />
Passammo i quattro giorni seguenti accoccolati<br />
a letto o sul divano con Toto a guardare vecchi<br />
film, il che mi distrasse in attesa della telefonata<br />
di Adam.<br />
Alla fine, martedì sera, tra una replica e<br />
l’altra di Crescere, che fatica!, il display del cellulare<br />
si illuminò mostrando il suo numero.<br />
Guardai Abby.<br />
«Sì?»<br />
«Mad Dog. È tra un’ora. Keaton Hall. Ti<br />
voglio al cento per cento, tesorino. Avrai davanti<br />
Hulk Hogan imbottito di steroidi.»<br />
«Ci vediamo là.» Mi alzai tirando su anche<br />
Abby. «Mettiti qualcosa di caldo, amore. <strong>Il</strong><br />
Keaton è un edificio vecchio e probabilmente<br />
avranno spento il riscaldamento per le<br />
vacanze.»<br />
Lei saltellò di gioia prima di correre in camera.<br />
Sorrisi. Quale altra ragazza sarebbe stata<br />
così contenta di vedere il suo fidanzato fare a<br />
pugni? Non c’era da s<strong>tu</strong>pirsi che me ne fossi<br />
innamorato.<br />
Indossai una felpa e un paio di stivali e<br />
l’aspettai sulla porta.
588/662<br />
«Eccomi!» esclamò svoltando impettita<br />
l’angolo. Si afferrò agli stipiti e sporse il fianco.<br />
«Che ne dici?» chiese increspando le labbra<br />
come una modella... o una papera, non capii<br />
bene.<br />
Osservai il cardigan lungo grigio mélange, la<br />
maglietta bianca e i jeans aderenti infilati in un<br />
paio di stivali con il tacco alto. Scherzava,<br />
pensando di essere sciatta, ma io restai senza<br />
fiato.<br />
Lei abbassò le mani sulle cosce. «Sto tanto<br />
male?»<br />
«No», risposi cercando di trovare le parole.<br />
«Nient’affatto.»<br />
Aprii la porta con una mano e le tesi l’altra.<br />
Lei attraversò il soggiorno saltellando e intrecciò<br />
le dita con le mie.<br />
La Honda impiegò un po’ a partire, ma<br />
arrivammo lo stesso al Keaton con parecchio<br />
anticipo. Lungo la strada chiamai Trenton,<br />
pregando Dio che venisse come aveva<br />
promesso.<br />
Lo aspettammo sotto la facciata nord del<br />
palazzo. I lati est e ovest erano coperti dai
589/662<br />
ponteggi: l’università stava facendo un lifting al<br />
suo edificio più vecchio.<br />
Mi accesi una sigaretta e feci un tiro, espirando<br />
dal naso.<br />
Abby mi strinse la mano. «Verrà.»<br />
Gli spettatori giungevano da ogni direzione,<br />
dopo aver parcheggiato a isolati di distanza. Più<br />
si avvicinava l’ora dell’incontro, più persone<br />
prendevano la scala antincendio a sud.<br />
Mi accigliai. Quell’edificio era una pessima<br />
scelta. L’ultimo incontro dell’anno richiamava<br />
sempre il pubblico più accanito, che veniva in<br />
anticipo per poter effet<strong>tu</strong>are le scommesse e<br />
conquistarsi un buon posto. La posta in gioco<br />
era <strong>tu</strong>ttavia tale da attirare anche i meno<br />
esperti, che arrivavano tardi e finivano pigiati<br />
contro i muri. Quell’anno era, tra l’altro, particolarmente<br />
elevata. <strong>Il</strong> Keaton sorgeva alla<br />
periferia del campus, il che era un bene, ma il<br />
seminterrato era uno dei più piccoli.<br />
«È una delle peggiori idee che Adam abbia<br />
mai avuto», brontolai.<br />
«Adesso è troppo tardi per cambiare posto»,<br />
replicò Abby guardando la facciata di<br />
calcestruzzo.
590/662<br />
Aprii il cellulare e mandai il sesto messaggio<br />
a Trenton, poi lo richiusi di scatto.<br />
«Mi sembri nervoso stasera», mormorò lei.<br />
«Starò meglio quando quello s<strong>tu</strong>pido di<br />
Trent sarà qui.»<br />
«Sono qui, frignone», rispose lui con voce<br />
sommessa.<br />
Sospirai di sollievo.<br />
«Come va, sorellina?» le chiese cingendola<br />
con un braccio e spintonandomi<br />
scherzosamente con l’altro.<br />
«Sto bene, Trent», rispose lei divertita.<br />
Condussi Abby per mano sul retro del<br />
palazzo, guardando Trenton alle nostre spalle<br />
mentre camminavamo. «Se arriva la polizia e ci<br />
perdiamo, ci incontriamo alla Morgan Hall,<br />
okay?»<br />
Lui annuì. Mi fermai davanti a una finestra<br />
aperta quasi a livello del terreno.<br />
«Stai scherzando», osservò Trenton fissandola.<br />
«Abby non riuscirà mai a saltare di qui.»<br />
«Tu sì», lo rassicurai infilandomi nel buio.<br />
Ormai abi<strong>tu</strong>ata a sgattaiolare dentro e fuori<br />
gli scantinati, Abby non esitò a stendersi sul
591/662<br />
terreno gelato, a infilarsi nella finestra e a<br />
gettarsi tra le mie braccia.<br />
Attendemmo qualche istante e poi sentimmo<br />
Trenton grugnire mentre si staccava dal davanzale<br />
e atterrava sul pavimento, conservando a<br />
stento l’equilibrio.<br />
«Sei for<strong>tu</strong>nato che adoro Abby. Non farei<br />
queste stronzate per chiunque», brontolò scrollandosi<br />
la polvere dalla maglietta.<br />
Spiccai un balzo e chiusi la finestra con un<br />
rapido movimento. «Da questa parte», dissi<br />
conducendoli nel buio.<br />
Ci addentrammo sempre più nel palazzo<br />
finché intravidi una debole luce. Dallo stesso<br />
punto proveniva un vocio sommesso, misto al<br />
rumore dei sassolini che smuovevamo<br />
camminando.<br />
Alla terza svolta Trent sospirò. «Non<br />
troveremo mai l’uscita.»<br />
«Basterà che mi seguiate. Andrà <strong>tu</strong>tto bene»,<br />
risposi.<br />
Dal baccano sempre più forte della folla in<br />
attesa si capiva che eravamo oramai vicini. In<br />
quell’istante udimmo Adam annunciare al<br />
megafono nomi e numeri.
592/662<br />
Mi fermai nella stanza adiacente osservando<br />
i tavoli e le sedie coperti da teli bianchi. Mi<br />
venne male. Scegliere quell’edificio era stato un<br />
grave sbaglio, quasi quanto portare Abby in un<br />
luogo così pericoloso. Se fosse scoppiata una<br />
rissa, Trenton l’avrebbe protetta, ma la stanza<br />
in cui si sarebbero rifugiati era piena di mobili<br />
e di attrezza<strong>tu</strong>re.<br />
«Allora come hai intenzione di fare?» indagò<br />
Trenton.<br />
«Dividerò e conquisterò.»<br />
«Dividerai cosa?»<br />
«La sua testa dal resto del corpo.»<br />
Lui assentì. «Buona idea.»<br />
«Pigeon, voglio che resti vicino a questa<br />
porta, d’accordo?» Abby stava osservando sbigottita<br />
la baraonda nella stanza principale. «Mi<br />
hai sentito, Pigeon?» dissi toccandole il<br />
braccio.<br />
«Cosa?» rispose battendo le palpebre.<br />
«Voglio che resti vicino questa porta,<br />
d’accordo? Tieniti sempre stretta a Trent.»<br />
«Non mi muoverò. Te lo prometto.»<br />
Sorrisi vedendo la sua espressione dolce e<br />
costernata. «Adesso <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> quella nervosa.»
593/662<br />
Guardò la porta e poi me. «Ho una brutta<br />
sensazione, Trav. Non per quanto riguarda<br />
l’incontro, ma... c’è qualcosa. Questo posto mi<br />
dà i brividi.»<br />
Non potei negarlo. «Non resteremo molto.»<br />
Adam diede l’annuncio al megafono.<br />
Le presi il viso tra le mani e la guardai negli<br />
occhi. «Ti amo.» Sulle labbra le comparve un<br />
pallido sorriso. L’attirai a me e la tenni stretta<br />
al petto.<br />
«...Perciò, ragazzi, non usate le vostre troiette<br />
per imbrogliare il sistema!» <strong>tu</strong>onò la voce<br />
amplificata di Adam.<br />
Allacciai il suo braccio a quello di Trent.<br />
«Non toglierle mai gli occhi di dosso, neanche<br />
per un secondo. Questo posto diventerà un<br />
manico<strong>mio</strong> quando inizierà l’incontro.»<br />
«...Accogliamo lo sfidante di stasera... John<br />
Savage!»<br />
«La difenderò a costo della mia vita, fratellino»,<br />
rispose lui tirandola per il braccio a<br />
conferma delle sue parole. «Suonale per bene a<br />
quel tizio e andiamocene in fretta di qui.»
594/662<br />
«Ragazzi, tremate, ragazze, attente alle<br />
mutandine! Ecco che arriva Travis “Mad Dog”<br />
Maddox!»<br />
Feci il <strong>mio</strong> ingresso. Tutti presero ad agitare<br />
le braccia e a gridare in coro. La marea di persone<br />
si divise e mi feci strada a poco a poco<br />
verso il Cerchio.<br />
<strong>Il</strong> locale era illuminato solo da lanterne<br />
appese al soffitto. Dopo aver rischiato l’arresto,<br />
Adam cercava di mantenere un basso profilo e<br />
non voleva che un’illuminazione intensa attirasse<br />
l’attenzione di qualcuno.<br />
Anche nella penombra <strong>tu</strong>ttavia non mi sfuggì<br />
l’espressione severa di Savage. Era più alto di<br />
me e aveva uno sguardo folle negli occhi. Saltellò<br />
per scaldarsi e poco dopo s’immobilizzò,<br />
fissandomi truce con l’intento di farmi fuori.<br />
Non era un dilettante e c’erano solo tre modi<br />
per batterlo: il knockout, la sottomissione e la<br />
decisione. Se mi trovavo sempre in posizione di<br />
vantaggio, lo dovevo al fatto di avere quattro<br />
fratelli, che combattevano <strong>tu</strong>tti in modo<br />
diverso.<br />
Se John avesse usato la tecnica di Trenton, si<br />
sarebbe basato su azioni offensive, velocità e
595/662<br />
attacchi a sorpresa, cose per cui mi allenavo da<br />
una vita.<br />
Se avesse lottato come i gemelli, avrebbe<br />
sferrato calci e pugni, e forse cambiato tecnica<br />
per riuscire a colpirmi, e anche per questo mi<br />
allenavo da una vita.<br />
Thomas era il più micidiale. Se Savage fosse<br />
stato in gamba – e probabilmente lo era, a<br />
giudicare da come mi stava s<strong>tu</strong>diando –<br />
avrebbe utilizzato la giusta combinazione di<br />
forza, velocità e strategia. Avevo fatto a pugni<br />
con il <strong>mio</strong> fratello maggiore solo poche volte,<br />
ma già a sedici anni non riusciva a battermi<br />
senza l’aiuto degli altri.<br />
Per quanto duramente si fosse allenato e al di<br />
là del vantaggio che pensava di avere, avevo già<br />
combat<strong>tu</strong>to contro un avversario come lui.<br />
Avevo già combat<strong>tu</strong>to contro <strong>tu</strong>tti quelli che<br />
valevano qualcosa... e avevo vinto.<br />
Adam diede il segnale e John fece un piccolo<br />
passo indietro prima di sferrare un pugno.<br />
Lo schivai e capii che avrebbe combat<strong>tu</strong>to<br />
come Thomas.<br />
Si avvicinò troppo, perciò con un calcio lo<br />
ributtai verso il pubblico, che lo spinse di
596/662<br />
nuovo nel Cerchio. Attaccò ancora, con maggiore<br />
determinazione.<br />
Tirò due pugni di fila, dopodiché lo afferrai e<br />
gli sbattei la faccia sul <strong>mio</strong> ginocchio. Indietreggiò<br />
barcollando, si riprese e caricò.<br />
Feci per colpirlo ma lo mancai, al che cercò<br />
di stringermi il busto con le braccia. Già<br />
sudato, riuscii a liberarmi facilmente, ma<br />
quando mi girai mi presi una gomitata nella<br />
mascella e il mondo sembrò diventare buio per<br />
un secondo. Scrollai la testa e risposi con un<br />
gancio destro e uno sinistro, in sequenza.<br />
Gli spaccai il labbro inferiore, che prese a<br />
sanguinare. La vista del sangue aumentò ulteriormente<br />
il baccano della folla, che divenne<br />
assordante.<br />
Piegai il braccio e gli sferrai un pugno violento<br />
sul naso: volevo stordirlo per avere il<br />
tempo di girarmi a guardare Abby. Era rimasta<br />
dove le avevo detto, con il braccio ancora allacciato<br />
a quello di Trenton.<br />
Contento che fosse al sicuro, tornai a concentrarmi<br />
sull’incontro e schivai un pugno esitante<br />
di Savage. A quel punto lui mi cinse con le<br />
braccia e ruzzolammo entrambi sul pavimento.
597/662<br />
John atterrò sotto di me e gli diedi subito<br />
una gomitata in faccia. Lui mi strinse con le<br />
gambe come in una morsa.<br />
«Ti faccio fuori, frocetto del cazzo!» ringhiò.<br />
Sorrisi e mi alzai, tirandolo su. Cercò di farmi<br />
perdere l’equilibrio, ma era ora di portare Abby<br />
a casa.<br />
La voce di Trenton sovrastò il baccano generale.<br />
«Fagli il culo, Travis!»<br />
Mi gettai in avanti e leggermente di lato,<br />
facendogli sbattere la schiena e la testa sul calcestruzzo.<br />
L’impatto fu devastante. Vedendolo<br />
ormai stordito, sollevai il gomito e lo tempestai<br />
di pugni in faccia e sulle tempie finché un paio<br />
di braccia non mi agguantarono e mi trascinarono<br />
via.<br />
Adam gettò un quadrato rosso sul petto di<br />
Savage e la stanza esplose in un boato quando<br />
mi sollevò il braccio.<br />
Guardai Abby che spuntava sopra la marea di<br />
teste, tenuta in braccio da <strong>mio</strong> fratello.<br />
Trenton stava gridando qualcosa con un<br />
ampio sorriso sul volto.<br />
Proprio mentre la folla iniziava a disperdersi,<br />
notai lo sguardo inorridito di Abby e pochi
598/662<br />
secondi dopo un grido scatenò il panico generale.<br />
Una lanterna appesa nell’angolo era<br />
caduta, incendiando un telo. Le fiamme si<br />
erano diffuse in fretta a quello vicino, innescando<br />
una reazione a catena. La gente si precipitò<br />
urlando verso le scale mentre il locale si<br />
riempiva rapidamente di fumo e il fuoco illuminava<br />
i tanti volti spaventati.<br />
«Abby!» gridai rendendomi conto di quanto<br />
lontana fosse e di quante persone ci fossero tra<br />
noi. Se non l’avessi raggiunta, lei e Trenton<br />
avrebbero dovuto trovare da soli la strada per<br />
la finestra sul retro in quel dedalo di corridoi<br />
bui. Terrorizzato, presi a spintonare furiosamente<br />
chiunque mi si parasse davanti.<br />
La stanza si fece più buia, e dalla parte<br />
opposta si udì un forte scoppio. Le altre lanterne<br />
stavano prendendo fuoco e diffondevano<br />
le fiamme con tante piccole esplosioni. Scorsi<br />
Trenton, che aveva afferrato Abby per un braccio<br />
e tentava di trascinarla via.<br />
Lei <strong>tu</strong>ttavia scosse la testa e indietreggiò.<br />
Mio fratello si guardò attorno, s<strong>tu</strong>diando un<br />
piano di fuga in mezzo a quel pandemonio. Se<br />
avessero scelto la scala antincendio, sarebbero
599/662<br />
stati gli ultimi a uscire e il fuoco avanzava velocemente.<br />
Non avrebbero fatto in tempo.<br />
Ogni tentativo di raggiungere Abby fallì perché<br />
la calca premeva e mi spingeva sempre più<br />
lontano. Le grida d’esultanza che fino a poco<br />
prima avevano riempito il seminterrato si trasformarono<br />
in urla di paura e di disperazione<br />
mentre <strong>tu</strong>tti cercavano di guadagnare l’uscita.<br />
Trenton condusse Abby sulla soglia, ma lei<br />
oppose resistenza e si girò a guardare.<br />
«Travis!» strillò allungandosi nella mia<br />
direzione.<br />
Presi fiato per gridarle qualcosa, ma il fumo<br />
mi riempì i polmoni. Tossii e lo allontanai con<br />
la mano.<br />
«Da questa parte, Trav!» urlò Trenton.<br />
«Esci di qui, Trent! Porta fuori Pigeon!»<br />
Abby sgranò gli occhi e scosse la testa.<br />
«Travis!»<br />
«Andate!» dissi, «ci vediamo fuori!»<br />
Abby si fermò per un attimo e strinse le labbra.<br />
In quel momento provai un senso di sollievo.<br />
Abby Abernathy aveva un forte istinto di<br />
sopravvivenza, ed era già in azione. Afferrò
600/662<br />
Trenton per la manica e lo trascinò nel buio,<br />
lontano dal fuoco.<br />
Mi girai, cercando a mia volta un’uscita. La<br />
massa cercava disperatamente di guadagnare le<br />
scale tra urla e spinte.<br />
<strong>Il</strong> locale era nero di fumo e avevo bisogno<br />
d’aria. Mi inginocchiai, cercando di ricordare la<br />
posizione delle varie porte, e alla fine mi girai<br />
verso le scale: volevo dirigermi lì, lontano dal<br />
fuoco, ma senza lasciarmi prendere dal panico.<br />
C’era una seconda uscita che conduceva alla<br />
scala antincendio e pochi avevano pensato di<br />
raggiungerla. Stando accovacciato, mi avviai da<br />
quella parte ma mi bloccai subito.<br />
<strong>Il</strong> pensiero che Abby e Trenton potessero<br />
perdersi m’indusse a fare dietrofront.<br />
Sentii gridare il <strong>mio</strong> nome e socchiusi gli<br />
occhi.<br />
«Travis! Travis! Da questa parte!» Adam era<br />
sulla soglia e mi stava chiamando.<br />
Scossi la testa. «Vado a cercare Pigeon!»<br />
L’accesso alla stanza più piccola da cui erano<br />
fuggiti era quasi sgombro e mi lanciai in quella<br />
direzione, ma sbattei contro qualcuno. Era una<br />
ragazza, apparentemente una matricola, con la
601/662<br />
faccia sporca di nero. Era terrorizzata e si rimise<br />
in fretta in piedi.<br />
«A... aiutami! Non so... non so dov’è<br />
l’uscita!» disse tossendo.<br />
«Adam!» gridai spingendola verso di lui.<br />
«Falla uscire!»<br />
La ragazza corse verso Adam, che la prese<br />
per mano. Scomparvero un istante prima che il<br />
fumo li nascondesse alla vista.<br />
Mi sollevai e mi precipitai da Abby. Altri si<br />
aggiravano in quel labirinto buio, urlando e<br />
ansimando nel tentativo di trovare un’uscita.<br />
«Abby!» gridai temendo avessero sbagliato<br />
strada.<br />
Alcune ragazze in lacrime si erano fermate in<br />
fondo al corridoio. «Avete visto un ragazzo e<br />
una ragazza passare di qui? Trenton è alto così<br />
e mi assomiglia», domandai avvicinandomi<br />
una mano alla fronte.<br />
Loro scossero la testa.<br />
Mi venne male. Erano andati nella direzione<br />
sbagliata.<br />
«Seguite quel corridoio fino in fondo. C’è una<br />
scala con una porta in cima. Prendetela e poi<br />
girate a sinistra. Là troverete una finestra da
602/662<br />
cui potrete uscire», dissi indicando loro la<br />
direzione.<br />
Una ragazza annuì, si asciugò gli occhi e urlò<br />
alle amiche di seguirla.<br />
Anziché tornare indietro per il corridoio da<br />
cui eravamo arrivati, svoltai a sinistra e corsi<br />
nel buio sperando con un po’ di for<strong>tu</strong>na di<br />
imbattermi in Abby e Trent.<br />
Mentre avanzavo, deciso ad accertarmi che<br />
avessero trovato il modo di scappare, udivo le<br />
urla provenire dalla stanza più grande. Io però<br />
non me ne sarei andato finché non fossi stato<br />
sicuro che erano in salvo.<br />
Dopo aver percorso vari corridori, sentii il<br />
panico crescermi nel petto. L’odore del fumo<br />
mi aveva raggiunto: l’edificio era in ristrut<strong>tu</strong>razione,<br />
pieno di mobili coperti dai teli, e<br />
l’intero scantinato sarebbe stato ben presto invaso<br />
dalle fiamme. «Abby!» urlai di nuovo.<br />
«Trent!»<br />
Ma non ebbi risposta.
27.<br />
FUOCO E GHIACCIO<br />
Ormai era impossibile sfuggire al fumo: in<br />
qualsiasi locale mi trovassi, i polmoni mi bruciavano<br />
e respiravo superficialmente. Mi chinai<br />
e appoggiai le mani alle ginocchia, ansimando.<br />
Cominciavo a perdere il senso dell’orientamento,<br />
sia per il buio sia per il timore di non<br />
poter ritrovare la mia ragazza e <strong>mio</strong> fratello<br />
prima che fosse troppo tardi. Non sapevo nemmeno<br />
se io stesso ne sarei uscito vivo.<br />
Tra un colpo di tosse e l’altro udii dei rumori<br />
provenire dalla stanza adiacente.<br />
«Aiuto! Qualcuno mi aiuti!»<br />
Era Abby. Rianimato, mi precipitai verso la<br />
sua voce avanzando tastoni. Sentii un muro e<br />
mi fermai quando trovai una porta. Era chiusa.<br />
«Pidge?» urlai tirandola.<br />
La sua voce divenne più acuta. Feci allora un<br />
passo indietro e la presi a calci fino ad aprirla.
604/662<br />
Abby era in piedi su un tavolo sotto una<br />
finestra e la stava tempestando disperatamente<br />
di pugni, tanto che non si era neanche accorta<br />
della mia presenza.<br />
«Pigeon?» dissi tossendo.<br />
«Travis!» strillò scendendo dal tavolo e correndo<br />
tra le mie braccia.<br />
Le presi il viso tra le mani. «Dov’è Trent?»<br />
«Li ha seguiti!» gridò mentre le lacrime le<br />
scorrevano sul volto. «Gli ho detto di venire<br />
con me, ma non mi ha ascoltato!»<br />
Guardai il corridoio. <strong>Il</strong> fuoco stava avanzando<br />
rapido verso di noi, alimentato dai<br />
mobili ammassati lungo i muri.<br />
Vedendolo, Abby ansimò e tossì. Mi chiesi<br />
preoccupato dove diavolo fosse Trent. Se era in<br />
fondo a quel corridoio, di sicuro non ce l’aveva<br />
fatta. Sentii un singhiozzo salirmi in gola, ma lo<br />
sguardo terrorizzato di Abby mi aiutò a<br />
soffocarlo.<br />
«Usciremo di qui, Pidge.» Le diedi un bacio<br />
rapido e deciso, poi salii sul tavolo. Spinsi la<br />
finestra con <strong>tu</strong>tte le forze che mi restavano e<br />
sentii i muscoli delle braccia tremarmi.<br />
«Sta’ indietro, Abby, ora spacco il vetro!»
605/662<br />
Lei indietreggiò, impaurita. Sferrai un pugno<br />
e grugnii quando ruppi il vetro, che andò in<br />
fran<strong>tu</strong>mi. Le tesi subito la mano.<br />
«Vieni!» gridai.<br />
<strong>Il</strong> calore del fuoco invase la stanza. Spronato<br />
esclusivamente dalla paura, sollevai Abby con<br />
un braccio e la spinsi fuori.<br />
Mi attese in ginocchio mentre uscivo e mi<br />
aiutò a rimettermi in piedi. Le sirene ululavano<br />
dall’altra parte dell’edificio. Le luci rosse e blu<br />
delle autopompe e delle macchine della polizia<br />
lampeggiavano sui muri di mattoni degli edifici<br />
adiacenti.<br />
Trascinai Abby via con me, dirigendomi<br />
verso la folla radunata davanti al palazzo.<br />
Scrutammo i volti sporchi in cerca di Trenton<br />
mentre urlavo il suo nome. Ogni volta però la<br />
mia voce si faceva più disperata. Non c’era.<br />
Controllai il telefono, sperando mi avesse<br />
chiamato, ma quando vidi che non era così lo<br />
richiusi di scatto.<br />
Sconfortato, mi coprii la bocca non sapendo<br />
cosa fare. Mio fratello si era perso nell’edificio<br />
in fiamme. Non era fuori, perciò c’era un’unica<br />
conclusione.
606/662<br />
«Trent!» gridai allungando il collo per osservare<br />
la folla.<br />
I sopravvissuti si abbracciavano e<br />
piangevano dietro ai mezzi d’emergenza,<br />
guardando inorriditi mentre l’autopompa<br />
gettava acqua nelle finestre e i vigili del fuoco si<br />
precipitavano all’interno con le manichette.<br />
«Non ce l’ha fatta», mormorai. «Non ce l’ha<br />
fatta, Pidge.» Le lacrime mi rigarono le guance<br />
e caddi in ginocchio.<br />
Abby si chinò accanto a me e mi tenne tra le<br />
braccia.<br />
«Trent è in gamba, Trav. Deve aver trovato<br />
un’altra uscita.»<br />
Le crollai in grembo e mi aggrappai alla sua<br />
maglietta.<br />
Passò un’ora. Le grida e i gemiti dei sopravvissuti<br />
e dei curiosi avevano lasciato il posto a<br />
un inquietante silenzio. I vigili del fuoco portarono<br />
all’esterno solo due persone vive e<br />
quindi uscirono più volte a mani vuote. Quando<br />
qualcuno spuntava dall’edificio, trattenevo il<br />
fiato, incerto se sperare o temere che si trattasse<br />
di Trenton.
607/662<br />
Mezz’ora più tardi recuperarono dei corpi<br />
senza vita. Anziché effet<strong>tu</strong>are le procedure di<br />
rianimazione, li distesero semplicemente<br />
accanto agli altri e li coprirono. Sul terreno<br />
erano allineate molte vittime, ben più numerose<br />
dei sopravvissuti.<br />
«Travis?»<br />
Adam era in piedi accanto a noi. Mi alzai tirando<br />
su Abby.<br />
«Sono contento di sapere che ce l’avete<br />
fatta», disse con un’aria stordita e sconcertata.<br />
«Dov’è Trent?»<br />
Non risposi.<br />
Tornammo a rivolgere lo sguardo ai resti<br />
bruciati di Keaton Hall mentre il fumo nero e<br />
denso usciva ancora a ondate dalle finestre.<br />
Abby sprofondò il viso nel <strong>mio</strong> petto e si afferrò<br />
alla mia maglietta.<br />
Era una scena infernale e l’unica cosa che<br />
potevo fare era stare a guardare. «Devo... devo<br />
chiamare <strong>mio</strong> padre», dissi aggrottando la<br />
fronte.<br />
«Forse dovresti aspettare, Travis. Non sappiamo<br />
ancora niente», rispose lei.
608/662<br />
Occhi e polmoni mi bruciavano. I numeri sul<br />
display si confusero quando le lacrime mi riempirono<br />
gli occhi e mi scesero sulle guance.<br />
«Non è giusto, cazzo. Non sarebbe mai dovuto<br />
venire qui.»<br />
«È stato un incidente, Travis. Non potevi<br />
sapere che sarebbe successa una cosa del<br />
genere», osservò Abby toccandomi la guancia.<br />
Contrassi il viso e chiusi gli occhi. Avrei<br />
dovuto chiamare <strong>mio</strong> padre e dirgli che<br />
Trenton si era ritrovato in un palazzo in<br />
fiamme per colpa mia. Non sapevo se la mia<br />
famiglia sarebbe stata in grado di affrontare<br />
un’altra perdita. Trenton era rimasto a vivere<br />
con <strong>mio</strong> padre per rimetterlo in piedi ed erano<br />
più legati rispetto al resto della famiglia.<br />
Mi mancò il respiro quando composi il<br />
numero, immaginando la reazione di papà. <strong>Il</strong><br />
telefono era freddo tra le mie mani. Attirai<br />
Abby a me: probabilmente non se n’era ancora<br />
accorta, ma si gelava.<br />
In quel momento i numeri si trasformarono<br />
in un nome e sgranai tanto d’occhi. C’era una<br />
chiamata in arrivo.<br />
«Trent?»
609/662<br />
«Stai bene?» mi urlò, terrorizzato,<br />
all’orecchio.<br />
Dalle labbra mi sfuggì una risata sorpresa e<br />
guardai Abby. «È Trent!»<br />
Lei ansimò e mi strinse il braccio.<br />
«Dove <strong>sei</strong>?» chiesi, ansioso di trovarlo.<br />
«Alla Morgan Hall, idiota! Dove mi avevi<br />
detto che ci saremmo incontrati! Perché non<br />
<strong>sei</strong> qui?»<br />
«Come, alla Morgan? Arrivo tra un secondo,<br />
non ti muovere, maledizione!»<br />
Partii di corsa, trascinandomi dietro Abby.<br />
Quando raggiungemmo lo s<strong>tu</strong>dentato,<br />
ansimavamo e tossivamo entrambi. Trenton si<br />
precipitò giù per le scale e ci si buttò addosso.<br />
«Gesù, fratello! Ho pensato che fossi<br />
andato!» disse stringendoci con forza.<br />
«Che coglione!» esclamai allontanandolo con<br />
una spinta. «Ti credevo morto! Io mi aspettavo<br />
che i pompieri ti portassero fuori<br />
carbonizzato!»<br />
Lo guardai corrucciato per un attimo e lo<br />
abbracciai. Allungai un braccio annaspando<br />
finché non trovai la maglietta di Abby e
610/662<br />
trascinai anche lei nell’abbraccio. Dopo un po’<br />
lo lasciai andare.<br />
Trenton la guardò dispiaciuto. «Scusami,<br />
Abby. Mi sono lasciato prendere dal panico.»<br />
Lei scosse la testa. «Sono contenta che <strong>tu</strong> stia<br />
bene.»<br />
«Avrei preferito morire che presentarmi da<br />
Travis senza di te. Quando <strong>sei</strong> scappata ti ho<br />
cercato, ma mi sono perso e ho dovuto trovare<br />
un’altra uscita. Ho girato attorno all’edificio in<br />
cerca di quella finestra, ma dei poliziotti mi<br />
hanno costretto a tornare indietro. Mi sembrava<br />
di impazzire!» ammise passandosi la<br />
mano tra i capelli corti.<br />
Pulii le guance di Abby con i pollici, poi mi<br />
tolsi la fuliggine dalla faccia con la maglietta<br />
«Andiamocene. Tra poco questo posto sarà<br />
pieno di poliziotti.»<br />
Dopo esserci abbracciati ancora una volta,<br />
Trent si diresse alla sua macchina e noi alla<br />
Honda. Osservai Abby allacciarsi la cin<strong>tu</strong>ra e<br />
mi incupii sentendola tossire.<br />
«Forse dovrei portarti in ospedale, per farti<br />
visitare.»
611/662<br />
«Sto bene», dichiarò intrecciando le dita alle<br />
mie. Abbassò lo sguardo e vide un taglio profondo<br />
sulle mie nocche. «È per l’incontro o la<br />
finestra?»<br />
«Per la finestra», risposi guardandomi preoccupato<br />
le unghie insanguinate.<br />
<strong>Il</strong> suo sguardo si addolcì. «Mi hai salvato la<br />
vita, sai.»<br />
Aggrottai la fronte. «Non me ne sarei mai<br />
andato senza di te.»<br />
«Sapevo che saresti venuto.»<br />
Le tenni la mano per <strong>tu</strong>tto il tragitto fino a<br />
casa. Abby si fece una lunga doccia e io mi versai<br />
un bourbon con mani tremanti.<br />
Quando arrivò, si buttò stordita sul letto.<br />
«Tieni», dissi porgendole un bicchiere pieno<br />
del liquido ambrato. «Ti aiuterà a rilassarti.»<br />
«Non sono stanca.»<br />
Le avvicinai ancora il bicchiere. Poteva anche<br />
essere cresciuta fra i mafiosi di Las Vegas, ma<br />
avevamo appena visto la morte in faccia ed<br />
eravamo vivi per miracolo. «Cerca di riposare<br />
un po’, Pidge.»<br />
«Ho quasi paura di chiudere gli occhi»,<br />
ammise buttando giù il bourbon.
612/662<br />
Posai il bicchiere vuoto sul comodino e mi<br />
sedetti sul letto accanto a lei. Restammo in<br />
silenzio, cercando di digerire l’accaduto. Mi<br />
sembrava irreale.<br />
«Sono morte tante persone stasera», dissi.<br />
«Lo so.»<br />
«Fino a domani non sapremo quante.»<br />
«Io e Trent abbiamo superato un gruppo di<br />
ragazzi mentre uscivamo. Mi chiedo se ce<br />
l’abbiano fatta. Avevano un’aria così<br />
spaventata...»<br />
Le mani presero a tremarle e la confortai<br />
nell’unico modo che conoscevo:<br />
abbracciandola.<br />
Lei si rilassò e sospirò. <strong>Il</strong> suo respiro si fece<br />
regolare e affondò di più la guancia nel <strong>mio</strong><br />
petto. Per la prima volta da quando ci eravamo<br />
rimessi insieme, mi sentii totalmente sereno<br />
con lei, come se fossimo tornati al periodo precedente<br />
Las Vegas.<br />
«Travis?»<br />
Abbassai il mento e mormorai: «Che c’è,<br />
tesoro?».<br />
In quell’istante i telefoni presero a squillare.<br />
Abby rispose e nel contempo mi porse il <strong>mio</strong>.
613/662<br />
«Pronto?»<br />
«Travis? Stai bene?»<br />
«Sì. Stiamo <strong>tu</strong>tti bene.»<br />
«Sto bene, Mare. Stiamo <strong>tu</strong>tti bene», fece<br />
Abby rassicurando America.<br />
«Mamma e papà sono terrorizzati. Stiamo<br />
vedendo il telegiornale. Non gli ho detto che<br />
saresti stato lì. Cosa?» Shepley si scostò per<br />
rispondere ai genitori. «No, mamma. Sì, gli sto<br />
parlando! Sta bene! Sono a casa! Allora»,<br />
proseguì, «che diavolo è successo?»<br />
«Quelle lanterne del cazzo. Adam non voleva<br />
luci forti che attirassero l’attenzione, per non<br />
rischiare di essere arrestato. Una ha appiccato<br />
il fuoco... è stato spaventoso, Shep. Sono morte<br />
tante persone.»<br />
Lui sospirò. «Qualcuno di nostra<br />
conoscenza?»<br />
«Ancora non lo so.»<br />
«Sono felice che <strong>tu</strong> stia bene. Io... Gesù. Sono<br />
felice.»<br />
Abby raccontò i terribili momenti in cui<br />
aveva vagato al buio in cerca dell’uscita.<br />
Trasalii quando disse di aver conficcato le<br />
unghie lungo i bordi della finestra per aprirla.
614/662<br />
«Mare, non ti preoccupare. Stiamo bene»,<br />
aggiunse. «Stiamo bene», ripeté, stavolta con<br />
più enfasi. «Potrai abbracciarmi venerdì. Ti<br />
voglio bene. Divertiti.»<br />
Mi premetti il cellulare all’orecchio. «Sarà<br />
meglio che abbracci la <strong>tu</strong>a ragazza, Shep. Mi<br />
sembra sconvolta.»<br />
Lui sospirò. «Io...» Sospirò di nuovo.<br />
«Lo so, amico.»<br />
«Ti voglio bene. Sei come un fratello per<br />
me.»<br />
«Anche <strong>tu</strong>. Ci vediamo presto.»<br />
Concluse le telefonate, restammo seduti in<br />
silenzio a rimuginare. Mi appoggiai al cuscino e<br />
attirai Abby a me.<br />
«America sta bene?»<br />
«È sconvolta, ma si riprenderà.»<br />
«Sono contento che non fossero qui.»<br />
Sentivo Abby contrarre la mascella a contatto<br />
con la mia pelle e mi maledissi in segreto per<br />
averle creato altre angosce.<br />
«Anch’io», disse rabbrividendo.<br />
«Scusami, non volevo infierire. Hai dovuto<br />
sopportare molto stasera.»<br />
«Anche <strong>tu</strong> eri là, Trav.»
615/662<br />
Ripensai ai momenti in cui la cercavo al buio<br />
senza sapere se l’avrei trovata, abbattevo la<br />
porta e vedevo il suo volto.<br />
«Non mi spavento molto spesso», dissi. «Mi<br />
sono spaventato la mattina in cui mi sono svegliato<br />
e <strong>tu</strong> non c’eri. Quando mi hai lasciato<br />
dopo Las Vegas. Quando ho pensato che avrei<br />
dovuto dire a <strong>mio</strong> papà che Trent era morto in<br />
quell’edificio. Ma quando ti ho visto attraverso<br />
le fiamme nel seminterrato, ero... ero terrorizzato.<br />
Ero arrivato alla porta e mi mancavano<br />
pochi passi per uscire, ma non me ne<br />
sarei mai po<strong>tu</strong>to andare.»<br />
«Cosa? Sei impazzito?» chiese alzando di<br />
scatto la testa per guardarmi negli occhi.<br />
«Non sono mai stato così lucido in vita mia.<br />
Mi sono girato e sono venuto da te. Quando ti<br />
ho visto, niente aveva importanza. Non sapevo<br />
nemmeno se ce la saremmo cavata, volevo solo<br />
essere con te, qualsiasi sacrificio comportasse.<br />
L’unica cosa di cui ho paura è una vita senza di<br />
te, Pigeon.»<br />
Abby si allungò per baciarmi teneramente<br />
sulle labbra. Quando ci scostammo, sorrise.
616/662<br />
«Allora non hai niente da temere. Siamo uniti<br />
per sempre.»<br />
Sospirai. «Lo rifarei daccapo, sai. Non ci<br />
penserei un secondo se significasse essere qui<br />
con te ora.»<br />
Fece un profondo respiro e io le diedi un<br />
bacio sulla fronte.<br />
«Ecco», mormorai.<br />
«Cosa?»<br />
«Quel momento. Quando ti guardo<br />
dormire... la pace sul <strong>tu</strong>o volto. Eccola. Non<br />
l’ho più sentita dalla morte della mamma, ma<br />
adesso è tornata.» Sospirai di nuovo e l’attirai<br />
di più a me. «Nell’istante stesso in cui ti ho<br />
conosciuto, ho sentito che in te c’era qualcosa<br />
di cui avevo bisogno. Ma non era qualcosa. Eri<br />
<strong>tu</strong>.»<br />
Abby mi rivolse un sorriso stanco, sprofondando<br />
la faccia nel <strong>mio</strong> petto. «Siamo noi<br />
due, Trav. Niente ha senso se non siamo<br />
insieme. Lo sai?»<br />
«Ma se te lo sto dicendo da un anno!»<br />
scherzai. «È ufficiale: ragazze s<strong>tu</strong>pide, incontri,<br />
separazioni, Parker, Las Vegas... incendi
617/662<br />
persino... la nostra relazione può sopravvivere<br />
a <strong>tu</strong>tto.»<br />
Abby sollevò la testa e mi guardò. Dal suo<br />
sguardo capii che aveva in mente qualcosa. Per<br />
la prima volta non mi preoccupai di quello che<br />
avrebbe fatto perché sentivo nel <strong>mio</strong> cuore che,<br />
qualsiasi strada avesse scelto, l’avremmo percorsa<br />
insieme.<br />
«Las Vegas?» esclamò.<br />
Mi incupii. «Sì?»<br />
«Hai mai pensato di tornarci?»<br />
Sollevai incredulo le sopracciglia. «Non<br />
penso sia una buona idea per me.»<br />
«E se ci andassimo solo per una notte?»<br />
Mi guardai attorno nella stanza buia, perplesso.<br />
«Una notte?»<br />
«Sposami», disse senza esitare. Udii le<br />
parole ma impiegai un attimo a comprenderle.<br />
Sul volto mi comparve un sorriso idiota.<br />
Aveva una gran faccia tosta, ma se era quello<br />
che le serviva per dimenticare quanto avevamo<br />
appena vissuto, ero felice di assecondarla.<br />
«Quando?»
618/662<br />
Abby scrollò le spalle. «Possiamo prenotare<br />
un volo domani. Ci sono le vacanze di<br />
primavera, io non ho programmi, e <strong>tu</strong>?»<br />
«Ti prendo in parola», risposi afferrando il<br />
telefono. Lei sollevò caparbia il mento. «American<br />
Airlines», dissi s<strong>tu</strong>diando attentamente la<br />
sua reazione ma Abby non batté ciglio.<br />
«American Airlines, posso esserle utile?»<br />
«Vorrei due biglietti per Las Vegas, per<br />
favore. Domani.»<br />
L’impiegata controllò gli orari e mi chiese<br />
quanto ci saremmo fermati.<br />
«Mmm...» Indugiai, pensando che si tirasse<br />
indietro, ma non fu così. «Due giorni, andata e<br />
ritorno. Qualsiasi cosa abbiate.»<br />
Mi appoggiò il mento sul petto e sfoderò un<br />
largo sorriso, aspettando che finissi la<br />
telefonata.<br />
L’impiegata mi chiese i dati per il pagamento,<br />
perciò le indicai di prendere il portafoglio.<br />
Credevo che a quel punto sarebbe scoppiata<br />
a ridere e mi avrebbe detto di riagganciare,<br />
invece estrasse contenta la carta di<br />
credito e me la porse.
619/662<br />
Diedi i numeri della carta, guardandola dopo<br />
ogni serie. Lei si limitò ad ascoltare, divertita.<br />
Comunicai la data di scadenza e mi venne in<br />
mente che stavo pagando due biglietti che<br />
probabilmente non avremmo usato. Abby era<br />
perfettamente impassibile. «Ehm, sì, signora.<br />
Li ritiriamo al banco. Grazie.»<br />
Le passai il telefono e lei lo posò sul<br />
comodino.<br />
«Mi hai appena chiesto di sposarti», dissi,<br />
aspettandomi sempre che dicesse che era uno<br />
scherzo.<br />
«Lo so.»<br />
«Era <strong>tu</strong>tto vero, sai. Ho appena preso due<br />
biglietti per Las Vegas per domani a<br />
mezzogiorno. <strong>Il</strong> che significa che domani sera ci<br />
sposiamo.»<br />
«Grazie.»<br />
Socchiusi gli occhi. «Quando tornerai a<br />
lezione, lunedì, sarai la signora Maddox.»<br />
«Oh», esclamò guardandosi attorno.<br />
«Ripensamenti?» feci inarcando un<br />
sopracciglio.<br />
«La prossima settimana avrò un bel po’ di<br />
documenti da sbrigare.»
620/662<br />
Annuii, cautamente fiducioso. «Domani mi<br />
sposerai?»<br />
Lei sorrise. «Uh-uh.»<br />
«Parli sul serio?»<br />
«Sì.»<br />
«Ti amo così tanto!» Le presi il viso tra le<br />
mani e le stampai un bacio sulle labbra. «Ti<br />
amo così tanto, Pigeon», ripetei baciandola con<br />
tanta foga che non riuscì a ricambiarmi.<br />
«Ricordatelo tra cinquant’anni quando ti<br />
straccerò ancora a poker», rispose<br />
ridacchiando.<br />
«Se significa sessanta o settant’anni con te,<br />
piccola... ti autorizzo a fare del <strong>tu</strong>o peggio.»<br />
Inarcò un sopracciglio. «Te ne pentirai.»<br />
«Scommetto di no.»<br />
<strong>Il</strong> sorriso lasciò allora il posto alla determinazione<br />
che le avevo visto sul volto quando<br />
aveva bat<strong>tu</strong>to i vecchi professionisti del poker a<br />
Las Vegas. «Sei tanto sicuro da scommettere<br />
quella bella moto che hai là fuori?»<br />
«Scommetterei <strong>tu</strong>tto quello che ho. Non<br />
rimpiango un solo secondo trascorso con te,<br />
Pidge, né mai lo farò.»
621/662<br />
Allungò la mano e io gliela strinsi, poi la portai<br />
alle labbra e gliela baciai con dolcezza.<br />
«Abby Maddox...» dissi, incapace di smettere<br />
di sorridere.<br />
Mi strinse forte. «Travis e Abby Maddox.<br />
Suona bene.»<br />
«E l’anello?» feci <strong>tu</strong>rbato.<br />
«Ci penseremo dopo. In fondo, è stata una<br />
sorpresa.»<br />
«Uhm...» M’interruppi, ricordandomi della<br />
scatoletta nel cassetto. Mi chiesi se darglielo<br />
fosse una buona idea. Poche settimane prima,<br />
forse anche pochi giorni prima, si sarebbe<br />
spaventata, ma ormai <strong>tu</strong>tto ciò era alle spalle, o<br />
almeno lo speravo.<br />
«Che c’è?»<br />
«Non spaventarti», dissi. «Ma mi sono già...<br />
occupato di questo aspetto.»<br />
«Quale aspetto?»<br />
Fissai il soffitto e sospirai, comprendendo<br />
troppo tardi l’errore. «Ti spaventerai.»<br />
«Travis...»<br />
Mi allungai verso il cassetto e vi tastai dentro<br />
per un istante.
622/662<br />
Abby si incupì e con un soffio si scostò i<br />
capelli umidi dagli occhi. «Cosa? Hai comprato<br />
i preservativi?»<br />
Scoppiai a ridere. «No, Pidge», risposi<br />
frugando sul fondo. Alla fine sentii un oggetto<br />
familiare. Lo presi e s<strong>tu</strong>diai l’espressione di<br />
Abby.<br />
Abbassò lo sguardo quando mi misi quel rettangolino<br />
di velluto sul petto e appoggiò la testa<br />
sul <strong>mio</strong> braccio.<br />
«Cos’è?» chiese.<br />
«Che cosa ti sembra?»<br />
«D’accordo. Lascia che riformuli la<br />
domanda: quando lo hai preso?»<br />
Inspirai. «Un po’ di tempo fa.»<br />
«Trav...»<br />
«L’ho visto un giorno per caso e ho capito<br />
che era destinato a un posto solo... al <strong>tu</strong>o<br />
meraviglioso dito.»<br />
«Un giorno quando?»<br />
«Ha importanza?»<br />
«Posso vederlo?» Sorrise con uno sguardo<br />
radioso.<br />
La sua reazione inaspettata mi suscitò un<br />
altro sorriso. «Aprila.»
623/662<br />
Abby sfiorò la scatoletta con il dito, afferrò la<br />
chiusura dorata con entrambe le mani e aprì<br />
lentamente il coperchio. Sgranò gli occhi e la<br />
richiuse di scatto.<br />
«Travis!» gemette.<br />
«Sapevo che ti saresti spaventata!» dissi<br />
mettendomi a sedere e posando le mani sulle<br />
sue.<br />
«Tu <strong>sei</strong> pazzo!» esclamò chiudendo gli occhi.<br />
«Lo so. So cosa stai pensando, ma dovevo<br />
farlo. Era quello giusto. E avevo ragione! Non<br />
ne ho più visti di tanto perfetti!» Trasalii dentro<br />
di me, sperando che non riflettesse sul fatto<br />
che avevo appena ammesso di aver guardato<br />
spesso gli anelli nei negozi.<br />
Abby riaprì gli occhi e allontanò a poco a<br />
poco le mani. Aprì la scatola ed estrasse l’anello<br />
dalla minuscola scanala<strong>tu</strong>ra.<br />
«È... <strong>mio</strong> Dio... s<strong>tu</strong>pendo», mormorò mentre<br />
le prendevo la mano sinistra.<br />
«Posso mettertelo?» chiesi sbirciandola.<br />
Quando annuì, le infilai l’anello e lo strinsi per<br />
un istante prima di lasciare la presa. «Adesso sì<br />
che è s<strong>tu</strong>pendo.»
624/662<br />
Fissammo entrambi la sua mano. Era<br />
proprio fatto per lei.<br />
«Avresti po<strong>tu</strong>to dare un anticipo per un’auto,<br />
con quei soldi», disse con un filo di voce, quasi<br />
si sentisse indotta a mormorare davanti<br />
all’anello.<br />
Le sfiorai l’anulare con le labbra, baciandole<br />
la nocca. «Ho immaginato un’infinità di volte<br />
come ti sarebbe stato al dito. E adesso che è<br />
lì...»<br />
«Che c’è?» Sorrise sperando che terminassi<br />
la frase.<br />
«Credevo che avrei dovuto faticare almeno<br />
cinque anni prima di sentirmi così.»<br />
«Lo desideravo quanto te. È solo che, da<br />
brava giocatrice di poker, non l’ho mai dato a<br />
vedere», disse baciandomi.<br />
Avevo una voglia matta di spogliarla lasciandole<br />
addosso solo l’anello, ma mi stesi di nuovo<br />
sul cuscino per permetterle di accoccolarsi<br />
vicino a me. Se c’era un modo di sviare i pensieri<br />
dall’orrore di quella sera, lo avevamo<br />
trovato.
28.<br />
I SIGNORI MADDOX<br />
Abby era sul marciapiede e mi stringeva le<br />
uniche due dita libere. Con le altre reggevo le<br />
borse o cercavo di far segno ad America.<br />
Due giorni prima eravamo andati in aeroporto<br />
con la sua Honda e Shepley aveva dovuto<br />
accompagnarla fin lì perché la recuperasse.<br />
America aveva insistito per venirci a prendere<br />
di persona, ed era chiaro perché. Quando<br />
accostò, guardò davanti a sé e non scese nemmeno<br />
ad aiutarci con i bagagli.<br />
Abby raggiunse zoppicando il sedile e salì,<br />
prestando attenzione al fianco su cui si era<br />
appena fatta ta<strong>tu</strong>are il <strong>mio</strong> nome. Gettai le<br />
borse nel bagagliaio e tirai la maniglia posteriore.<br />
«Uh...» feci tirandola di nuovo. «Apri la<br />
portiera, Mare.»<br />
Lei accelerò leggermente e Abby s’irrigidì.<br />
«Fermati, Mare.»
626/662<br />
America inchiodò e sollevò le sopracciglia.<br />
«Per poco la mia migliore amica non viene<br />
uccisa in uno dei <strong>tu</strong>oi s<strong>tu</strong>pidi incontri e poi la<br />
porti a Las Vegas e la sposi quando sono fuori<br />
città, così non solo non posso farle da damigella<br />
d’onore, ma neanche essere presente!»<br />
Tirai di nuovo la maniglia. «Dai, Mare, vorrei<br />
poter dire che mi dispiace, ma ho sposato<br />
l’amore della mia vita.»<br />
«L’amore della <strong>tu</strong>a vita è la Harley!» replicò<br />
lei fremente di rabbia e accelerò di nuovo.<br />
«Non più!» risposi implorante.<br />
«America Mason...» disse Abby cercando di<br />
assumere un tono minaccioso. Mare <strong>tu</strong>ttavia la<br />
incenerì con lo sguardo e la indusse a rannicchiarsi<br />
contro la portiera. Le macchine alle<br />
nostre spalle suonavano, ma lei era troppo<br />
infuriata per prestarvi attenzione.<br />
«D’accordo!» esclamai sollevando una mano.<br />
«D’accordo, che ne dici se uh... se quest’estate<br />
ripetiamo la cerimonia? L’abito, gli invitati, i<br />
fiori e quant’altro? Le darai una mano a<br />
organizzarla. Starai al suo fianco, penserai<br />
all’addio al nubilato e a <strong>tu</strong>tto il resto.»
627/662<br />
«Non è lo stesso!» obiettò ma con tono più<br />
calmo. «Però è già qualcosa.» Si allungò dietro<br />
di sé e aprì la sicura.<br />
Tirai con forza la maniglia e m’infilai sul<br />
sedile, attento a non aprire più bocca fino a<br />
casa.<br />
Quando entrammo nel parcheggio,<br />
trovammo Shepley intento a pulire la Charger.<br />
«Ehi!» Sorrise e abbracciò prima me, poi Abby.<br />
«Congra<strong>tu</strong>lazioni!»<br />
«Grazie», rispose Abby, ancora a disagio per<br />
lo sfogo di America.<br />
«È un bene che stessimo già considerando<br />
l’idea di trovarci un appartamento nostro.»<br />
«Ma guarda», osservò Abby piegando il capo<br />
in direzione dell’amica. «Sembra proprio che<br />
non siamo gli unici che agiscono di testa<br />
propria.»<br />
«Ve ne avremmo parlato», rispose lei sulle<br />
difensive.<br />
«Non c’è fretta», dissi. «Ma sarei contento se<br />
oggi mi aiutaste a portare qui il resto delle cose<br />
di Abby.»<br />
«Sì, certo. Brazil è tornato. Gli dirò che ci<br />
serve il suo furgone.»
628/662<br />
Lo sguardo di Abby guizzò dall’uno all’altro.<br />
«Glielo diciamo?»<br />
America non riuscì a frenare un sorriso<br />
compiaciuto. «Sarà difficile nasconderlo con<br />
quella pietra grande come una casa che hai al<br />
dito.»<br />
Mi accigliai. «Non vuoi che si sappia?»<br />
«Be’, non è questo. Ma siamo scappati,<br />
tesoro, gli altri non capiranno.»<br />
«Adesso <strong>sei</strong> la signora Maddox, gli altri possono<br />
andare a farsi fottere.»<br />
Abby mi sorrise e guardò l’anello. «Direi<br />
proprio di sì, ed è bene che sia una degna componente<br />
della famiglia.»<br />
«Oh, cazzo», esclamai. «Dobbiamo dirlo a<br />
papà.»<br />
Lei sbiancò. «Dobbiamo proprio?»<br />
America scoppiò a ridere. «Pretendi molto da<br />
lei. Piccoli passi, Trav. Gesù!»<br />
La guardai beffardo, ancora irritato perché<br />
non mi aveva fatto salire in macchina in<br />
aeroporto.<br />
Abby aspettava una risposta.
629/662<br />
Scrollai le spalle. «Non dobbiamo farlo oggi,<br />
ma a breve sì, d’accordo? Non voglio che lo<br />
venga a sapere da qualcun altro.»<br />
Lei annuì. «Capisco. Prendiamoci soltanto<br />
questo fine settimana per goderci la luna di<br />
miele senza che nessuno lo sappia.»<br />
Sorrisi ed estrassi i bagagli dalla macchina.<br />
«Affare fatto, tranne per una cosa.»<br />
«Cioè?»<br />
«Possiamo impiegarli a cercare un’auto?<br />
Sono piuttosto sicuro di averti fatto una<br />
promessa.»<br />
«Davvero?» Sorrise.<br />
«Scegli un colore, piccola.»<br />
Abby mi saltò di nuovo addosso, cingendomi<br />
con le braccia e le gambe e coprendomi il viso<br />
di baci.<br />
«Smettetela», esclamò America.<br />
Abby si scostò e lei la prese per il polso.<br />
«Andiamo dentro. Voglio vedere il ta<strong>tu</strong>aggio!»<br />
Corsero su per le scale, lasciando i bagagli a<br />
me e a Shepley. Lo aiutai a trasportare le borse<br />
pesanti di Mare, oltre a prendere le nostre.<br />
Trascinammo <strong>tu</strong>tto su per le scale, grati che<br />
ci avessero lasciato la porta aperta.
630/662<br />
Abby era stesa sul divano con i jeans abbassati<br />
e America stava osservando le sottili linee<br />
nere incise sulla sua pelle.<br />
Guardò Shepley, sudato e rosso in faccia.<br />
«Sono contenta che non siamo altrettanto<br />
pazzi, tesoro.»<br />
«Anch’io», rispose. «Spero le volessi qui,<br />
perché non le riporto in macchina.»<br />
«Sì, grazie.» Sorrise dolcemente e tornò a fissare<br />
il ta<strong>tu</strong>aggio.<br />
Shepley scomparve sbuffando in camera e<br />
rispuntò con due bottiglie di vino.<br />
«Cos’è?» chiese Abby.<br />
«<strong>Il</strong> nostro benvenuto», rispose con un largo<br />
sorriso.<br />
Abby entrò cauta nel parcheggio, controllando<br />
attentamente i due lati. <strong>Il</strong> giorno prima<br />
aveva scelto una Toyota Camry argento e le<br />
poche volte che riuscivo a convincerla a guidarla<br />
lo faceva come se avesse avuto in prestito<br />
una Lamborghini.<br />
Dopo essersi fermata due volte, mise infine il<br />
cambio nella posizione PARK e spense il<br />
motore.
631/662<br />
«Dovremmo procurarci il permesso di<br />
sosta», osservò controllando di nuovo lo spazio<br />
ai lati.<br />
«Sì, Pidge, ci penserò io», dissi per la quarta<br />
volta.<br />
Mi chiesi se non sarebbe stato meglio<br />
aspettare un’altra settimana prima di aggiungere<br />
anche quello stress. Sapevamo che a<br />
fine giornata si sarebbe sparsa la voce del nostro<br />
matrimonio, infarcita di dettagli scandalistici<br />
inventati di sana pianta. Abby indossava<br />
appositamente jeans e felpe aderenti per fugare<br />
gli inevitabili dubbi su una gravidanza. Ci<br />
eravamo sì sposati all’improvviso, ma i figli<br />
erano <strong>tu</strong>tt’altra questione ed eravamo contenti<br />
di aspettare.<br />
Quando andammo a lezione, dal cielo grigio<br />
caddero alcune gocce di pioggia. Mi misi il cappellino<br />
rosso da baseball e Abby aprì<br />
l’ombrello. Passando, fissammo Keaton Hall, il<br />
nastro giallo e i mattoni anneriti sopra le<br />
finestre. Abby si aggrappò al <strong>mio</strong> giubbotto e io<br />
la strinsi cercando di non pensare a quanto era<br />
accaduto.
632/662<br />
Shepley aveva sentito che Adam era stato<br />
arrestato. Non avevo detto niente a Abby,<br />
temendo di fare la stessa fine e di crearle ansie<br />
inutili.<br />
Una parte di me sperava che la notizia<br />
dell’incendio distogliesse l’attenzione<br />
dall’anello che portava, ma in cuor <strong>mio</strong> sapevo<br />
che il nostro matrimonio sarebbe stato un<br />
argomento più che gradito per sviare la mente<br />
dalla perdita atroce dei nostri compagni.<br />
Come previsto, quando arrivammo in mensa<br />
i miei amici e i giocatori di football si congra<strong>tu</strong>larono<br />
con noi per il matrimonio e l’arrivo del<br />
bambino.<br />
«Non sono incinta», disse Abby scuotendo la<br />
testa.<br />
«Ma... siete sposati, vero?» chiese dubbiosa<br />
Lexi.<br />
«Sì», rispose semplicemente Abby.<br />
Lei inarcò un sopracciglio. «Scopriremo<br />
presto la verità.»<br />
«Vattene, Lexi», dissi con un cenno del capo.<br />
Lei mi ignorò. «Immagino abbiate saputo<br />
dell’incendio.»
633/662<br />
«Qualcosa», rispose Abby palesemente a<br />
disagio.<br />
«Ho sentito che gli s<strong>tu</strong>denti avevano<br />
organizzato una festa là sotto e che ci erano<br />
andati spesso quest’anno.»<br />
«Davvero?» feci. Notai con la coda<br />
dell’occhio che Abby mi stava guardando, ma<br />
cercai di non apparire troppo sollevato. Se era<br />
così, forse me la sarei cavata.<br />
Per <strong>tu</strong>tta la giornata fummo oggetto di<br />
sguardi e congra<strong>tu</strong>lazioni. Per la prima volta fra<br />
una lezione e l’altra le ragazze non mi fermavano<br />
per chiedermi se avessi programmi per<br />
il fine settimana. Si limitavano a guardarmi,<br />
non sapendo se fosse oppor<strong>tu</strong>no avvicinarsi a<br />
un uomo sposato, e devo dire che la cosa mi<br />
piaceva.<br />
La mia giornata stava andando piuttosto<br />
bene e mi chiesi se fosse così anche per lei.<br />
Persino l’insegnante di psicologia mi fece un<br />
lieve sorriso e un cenno quando mi sentì confermare<br />
la notizia.<br />
Dopo lezione ci incontrammo alla macchina<br />
e gettammo gli zaini sul sedile posteriore. «È<br />
stato terribile come pensavi?»
634/662<br />
«Sì», sussurrò.<br />
«Allora immagino non sia il giorno giusto<br />
per dare la notizia a papà, eh?»<br />
«No, ma sarà meglio farlo. Hai ragione. Non<br />
voglio che venga a saperlo da qualcun altro.»<br />
La sua risposta mi colse di sorpresa, <strong>tu</strong>ttavia<br />
non obiettai. Abby voleva che guidassi io ma mi<br />
rifiutai, insistendo perché facesse un po’ di<br />
pratica.<br />
Non impiegammo molto ad arrivare da <strong>mio</strong><br />
padre, più comunque che se avessi guidato io.<br />
Abby rispettava alla lettera il codice della<br />
strada, soprat<strong>tu</strong>tto perché temeva di essere fermata<br />
e di mostrare per sbaglio al poliziotto il<br />
documento falso.<br />
La nostra cittadina sembrava diversa mentre<br />
sfilava al di là dei finestrini, o forse ero io a<br />
essere cambiato. Non sapevo se il fatto di<br />
essere sposato mi rendesse più sereno o se<br />
avessi infine trovato un <strong>mio</strong> equilibrio. Non<br />
dovevo più mettermi alla prova perché l’unica<br />
persona che mi accettava totalmente, la mia<br />
migliore amica, faceva ormai parte della mia<br />
vita.
635/662<br />
Mi sembrava di aver portato a termine un<br />
compito, superato un ostacolo. Pensai a mia<br />
madre e alle parole che mi aveva detto tanto<br />
tempo prima. Fu allora che capii: mi aveva chiesto<br />
non di sistemarmi, ma di combattere per<br />
la persona che amavo, e per la prima volta<br />
avevo fatto quello che qualcuno si aspettava da<br />
me. Ero stato all’altezza delle sue aspettative.<br />
Feci un respiro profondo, liberatorio e le<br />
posai una mano sul ginocchio.<br />
«Perché?» chiese.<br />
«Perché cosa?»<br />
«L’espressione sulla <strong>tu</strong>a faccia.»<br />
Guardava, incuriosita, ora me ora la strada.<br />
Supposi fosse un’espressione nuova, ma non<br />
avevo parole per descriverla.<br />
«Sono soltanto felice, tesoro.»<br />
Lei fece un mezzo mormorio e una mezza<br />
risata. «Anch’io.»<br />
A dire il vero, ero un po’ nervoso all’idea di<br />
raccontare a papà nella nostra movimentata<br />
fuga a Las Vegas, ma non perché si sarebbe<br />
infuriato. Pur non sapendo il motivo, mi sentivo<br />
sempre più teso via via che ci avvicinavamo<br />
a casa sua.
636/662<br />
Abby imboccò il vialetto di ghiaia e si fermò<br />
accanto all’abitazione.<br />
«Cosa pensi che dirà?» domandò.<br />
«Non lo so, ma sarà contento, ne sono<br />
certo.»<br />
«Credi?» fece prendendomi per mano.<br />
Le strinsi le dita. «Sì.»<br />
Papà uscì prima che mettessimo piede sul<br />
portico.<br />
«Be’, salve ragazzi», esclamò. Sorrise e i suoi<br />
occhi si ridussero a due fessure. «Non capivo<br />
chi fosse arrivato. Hai la macchina nuova,<br />
Abby? Bella!»<br />
«Salve, Jim», disse lei. «L’ha presa Travis.»<br />
«È nostra», dissi togliendomi il cappellino.<br />
«Abbiamo pensato di fare un salto a trovarti.»<br />
«Sono contento... proprio contento. Tra poco<br />
pioverà, credo.»<br />
«Sì», convenni, troppo agitato per riuscire a<br />
conversare del più e del meno. Ma quello che<br />
ritenevo fosse nervosismo era in realtà<br />
eccitazione all’idea di comunicargli la notizia.<br />
Lui capì che c’era qualcosa di strano. «Avete<br />
passato bene le vacanze?»
637/662<br />
«Sono state... interessanti», rispose Abby<br />
appoggiandosi a me.<br />
«Oh?»<br />
«Abbiamo fatto un viaggio, papà. Abbiamo<br />
fatto una scappata a Las Vegas per un paio di<br />
giorni e abbiamo deciso di... ehm... abbiamo<br />
deciso di sposarci.»<br />
Papà rimase zitto per qualche istante e poi<br />
scrutò la mano sinistra di Abby. Quando trovò<br />
la conferma di ciò che cercava, guardò prima<br />
lei, poi me.<br />
«Papà?» esclamai, sorpreso dall’aria confusa<br />
che aveva sul volto.<br />
<strong>Il</strong> suo sguardo si appannò lievemente e poi<br />
piegò la bocca in un sorriso. Allargò le braccia e<br />
ci abbracciò <strong>tu</strong>tti e due contemporaneamente.<br />
Abby mi guardò sorridendo e io ammiccai.<br />
«Mi chiedo cosa direbbe la mamma se fosse<br />
qui», affermai.<br />
Papà si scostò con gli occhi pieni di lacrime<br />
di gioia. «Direbbe che hai fatto bene, figliolo.»<br />
Guardò Abby. «A te direbbe grazie per avergli<br />
resti<strong>tu</strong>ito quello che aveva perso quando è<br />
morta.»
638/662<br />
«Non saprei», disse Abby asciugandosi gli<br />
occhi, chiaramente commossa dalle parole di<br />
papà.<br />
Ci abbracciò di nuovo ridendo. «Vuoi<br />
scommettere?»
EPILOGO<br />
L’acqua della strada colava sulle pareti. Le<br />
gocce formavano pozze sempre più grandi,<br />
quasi piangessero per quel bastardo che<br />
giaceva nel centro del seminterrato, in mezzo al<br />
suo stesso sangue.<br />
Lo guardai con il respiro affannoso, ma solo<br />
per un istante. Tenevo entrambe le Glock puntate<br />
in direzioni diverse, contro gli uomini di<br />
Benny, in attesa che arrivasse il resto della<br />
squadra. L’auricolare che avevo all’orecchio<br />
ronzò. «Saremo lì tra dieci secondi, Maddox.<br />
Ottimo lavoro.» Henry Givens, il comandante<br />
della squadra, aveva parlato con calma sapendo<br />
che con la morte di Benny era <strong>tu</strong>tto finito.<br />
Una decina di uomini vestiti di nero e armati<br />
di fucili automatici fecero irruzione nel locale e<br />
io abbassai le armi. «Sono solo dei tirapiedi,<br />
portateli via.»<br />
Dopo aver rimesso le pistole nelle fondine,<br />
mi tolsi il nastro residuo dai polsi e arrancai su
640/662<br />
per le scale. Thomas mi aspettava in cima con<br />
l’impermeabile cachi e i capelli fradici di<br />
pioggia.<br />
«Hai fatto quello che dovevi», disse seguendomi<br />
alla macchina. «Stai bene?» chiese avvicinando<br />
la mano al taglio che avevo sul<br />
sopracciglio.<br />
Ero rimasto seduto su quella sedia di legno<br />
per due ore a farmi pestare, mentre Benny mi<br />
interrogava. Quel mattino mi avevano scoperto<br />
– faceva <strong>tu</strong>tto parte del piano, na<strong>tu</strong>ralmente –<br />
ma lui sarebbe dovuto finire arrestato, non<br />
ucciso.<br />
Contrassi la mascella. Ero diventato molto<br />
più abile a controllare gli sbalzi d’umore e la<br />
voglia di picchiare a sangue chiunque<br />
scatenasse la mia rabbia, ma quando Benny<br />
aveva nominato Abby <strong>tu</strong>tto l’addestramento era<br />
stato vanificato in pochi secondi.<br />
«Devo andare a casa, Tommy. Manco da settimane<br />
ed è il nostro anniversario... o quello<br />
che ne resta.»<br />
Spalancai la portiera, ma lui mi afferrò per il<br />
polso. «Prima c’è il debriefing. Hai dedicato<br />
anni a questo caso.»
641/662<br />
«Sprecati. Li ho sprecati.»<br />
Thomas sospirò. «Non vorrai portarti dietro<br />
<strong>tu</strong>tto questo?»<br />
Sospirai anch’io. «No, ma devo andare,<br />
gliel’ho promesso.»<br />
«La chiamerò, le spiegherò.»<br />
«Mentiresti.»<br />
«È quello che facciamo.»<br />
La verità era sempre sgradevole, Thomas<br />
aveva ragione. Mi aveva praticamente allevato,<br />
ma lo avevo conosciuto davvero solo quando<br />
ero stato reclutato dall’FBI. Pensavo fosse<br />
andato al college a imparare le strategie pubblicitarie,<br />
e in seguito ci aveva raccontato di<br />
essere diventato dirigente in quel campo in<br />
California. Viveva lontano e gli era facile<br />
mantenere la coper<strong>tu</strong>ra.<br />
Col senno di poi, avevo capito perché per una<br />
volta aveva deciso di tornare a casa senza che ci<br />
fosse un motivo particolare: era la sera in cui<br />
aveva conosciuto Abby. A quel tempo aveva<br />
appena avviato le indagini su Benny e sulle sue<br />
molteplici attività illegali, e per un caso for<strong>tu</strong>nato<br />
il suo fratellino si era innamorato della<br />
figlia di un uomo a cui questi prestava soldi.
642/662<br />
Quando eravamo rimasti invischiati nei suoi<br />
affari, era stato doppiamente contento.<br />
Dopo la laurea in legge, mi era sembrato<br />
logico che l’FBI mi avesse contattato. Non mi<br />
rendevo conto di essere un privilegiato né<br />
immaginavo che ricevessero migliaia di<br />
domande l’anno e che di solito non reclutavano<br />
neolaureati. Ero l’agente sotto coper<strong>tu</strong>ra ideale<br />
perché avevo già contatti con Benny.<br />
Grazie ad anni di addestramento e a parecchio<br />
tempo trascorso lontano da casa, Benny<br />
era finito steso in quello scantinato, a fissare<br />
con gli occhi vitrei il soffitto, il busto crivellato<br />
di colpi della mia Glock.<br />
Mi accesi una sigaretta. «Chiama Sarah in<br />
ufficio. Dille di prenotarmi un posto sul<br />
prossimo volo. Voglio essere a casa prima di<br />
mezzanotte.»<br />
«Ha minacciato la <strong>tu</strong>a famiglia, Travis. Sappiamo<br />
<strong>tu</strong>tti di che cosa fosse capace Benny.<br />
Nessuno ti biasima.»<br />
«Sapeva di essere braccato, Tommy. Non<br />
aveva dove andare. Mi ha attirato in una trappola<br />
e ho abboccato.»
643/662<br />
«Forse. Ma descrivere in dettaglio la tor<strong>tu</strong>ra<br />
e la morte di <strong>tu</strong>a moglie non è stato furbo.<br />
Doveva sapere che non sarebbe mai riuscito a<br />
spaventarti.»<br />
«Sì», ammisi a denti stretti, ricordando<br />
l’efficace descrizione del piano di rapire e scorticare<br />
viva Abby. «Scommetto che ora si rimprovererà<br />
di essere stato un oratore così abile.»<br />
«E c’è sempre Mick. È il prossimo della<br />
lista.»<br />
«Te l’ho detto, Tommy. In quel caso posso<br />
fare da consulente. Non è oppor<strong>tu</strong>no che<br />
partecipi.»<br />
Lui si limitò a sorridere, intenzionato ad<br />
affrontare il discorso in un altro momento.<br />
M’infilai sul sedile posteriore dell’auto che<br />
mi stava aspettando per portarmi in aeroporto.<br />
Quando chiusi la portiera e l’autista partì, composi<br />
il numero di Abby.<br />
«Ciao, tesoro», disse lei con voce<br />
cantilenante.<br />
Feci un respiro profondo, liberatorio. La sua<br />
voce era l’unico debriefing che mi serviva.<br />
«Buon anniversario, Pigeon. Sto tornando a<br />
casa.»
644/662<br />
«Davvero?» chiese con un tono molto più<br />
squillante. «È il più bel regalo che potessi<br />
avere.»<br />
«Come va?»<br />
«Siamo da papà. James ha appena vinto<br />
un’altra mano di poker. Inizio a<br />
preoccuparmi.»<br />
«È <strong>tu</strong>o figlio, Pidge. Ti s<strong>tu</strong>pisce che sia bravo<br />
a carte?»<br />
«Mi ha bat<strong>tu</strong>to, Trav. È proprio bravo.»<br />
Tacqui. «Ti ha bat<strong>tu</strong>to?»<br />
«Sì.»<br />
«Pensavo avessi stabilito una regola.»<br />
«Lo so», sospirò. «Lo so. Non gioco più, ma<br />
aveva avuto una giornataccia ed è stato un<br />
buon modo per indurlo a parlare.»<br />
«Cos’è successo?»<br />
«Un ragazzino a scuola ha fatto commenti su<br />
di me oggi.»<br />
«Non è la prima volta che un ragazzino fa<br />
avance all’insegnante sexy di matematica.»<br />
«No, ma credo che sia stato particolarmente<br />
pesante. Jay gli ha detto di stare zitto e se le<br />
sono date.»<br />
«Gli ha fatto il culo?»
645/662<br />
«Travis!»<br />
Scoppiai a ridere. «Chiedevo solo!»<br />
«Li ho visti dall’aula. Jessica è arrivata prima<br />
di me. Penso abbia... umiliato il fratello...<br />
almeno un po’, senza volerlo.»<br />
Con i suoi grandi occhi castani, i capelli scuri<br />
e un’indole irascibile, Jessica era la mia copia<br />
in minia<strong>tu</strong>ra. Aveva lo stesso caratteraccio e<br />
non perdeva tempo con le parole. <strong>Il</strong> primo<br />
pugno lo aveva tirato all’asilo per difendere il<br />
fratello gemello, James, da una povera e ignara<br />
bambina che lo prendeva in giro. Avevamo<br />
provato a spiegarle che probabilmente aveva<br />
una cotta per lui, ma Jessie non aveva voluto<br />
sentire ragione. Per quanto James la supplicasse<br />
di lasciare che si difendesse da solo, era<br />
ferocemente protettiva, pur essendo nata otto<br />
minuti dopo di lui.<br />
Sbuffai. «Fammici parlare.»<br />
«Jess! C’è papà al telefono!»<br />
Dall’altra parte sentii una vocina dolce. Mi<br />
sconcertava che fosse selvaggia come me e<br />
avesse nel contempo una voce e un aspetto<br />
angelici.<br />
«Ciao, papà!»
646/662<br />
«Tesoro... ti <strong>sei</strong> cacciata nei guai oggi?»<br />
«Non è stata colpa mia, papà.»<br />
«Non lo è mai.»<br />
«Jay perdeva sangue. Lo avevano bloccato a<br />
terra.»<br />
Sentii la rabbia crescermi nel petto, ma era<br />
più importante dare ai miei figli la giusta educazione.<br />
«Che cosa ha detto il nonno?»<br />
«Ha detto: “Era ora che qualcuno mettesse a<br />
posto Steven Matese”.»<br />
Fui contento che non potesse vedermi sorridere<br />
di fronte alla sua perfetta imitazione di<br />
Jim Maddox.<br />
«Non ti rimprovero perché vuoi difendere<br />
<strong>tu</strong>o fratello, Jess, ma devi lasciare che combatta<br />
alcune battaglie da solo.»<br />
«Certo, ma non quando è a terra.»<br />
Soffocai un’altra risata. «Passami la mamma.<br />
Sarò a casa tra qualche ora. Ti voglio tantissimo<br />
bene.»<br />
«Anch’io, papà!»<br />
Sentii qualche stridio quando il telefono<br />
passò da Jessica a Abby, poi udii di nuovo la<br />
voce serena di mia moglie.
647/662<br />
«Non è servito a niente, vero?» chiese, conoscendo<br />
già la risposta.<br />
«Probabilmente no. Aveva validi argomenti.»<br />
«Come sempre.»<br />
«È vero. Senti, stiamo arrivando in aeroporto.<br />
Ci vediamo tra poco. Ti amo.»<br />
Quando l’autista si fermò al terminal, presi<br />
in fretta la borsa dal bagagliaio. Sarah, l’assistente<br />
di Thomas, aveva mandato un’e-mail con<br />
il <strong>mio</strong> itinerario e l’aereo sarebbe partito di lì a<br />
mezz’ora. Feci di corsa il check-in e i controlli<br />
di sicurezza e arrivai al cancello mentre stavano<br />
chiamando il primo gruppo.<br />
<strong>Il</strong> viaggio verso casa sembrò eterno. Ne<br />
impiegai una parte per rinfrescarmi e cambiarmi<br />
nella toilette, il che era sempre<br />
un’impresa, eppure il tempo restante sembrò<br />
non scorrere mai.<br />
Sapere che la mia famiglia mi stava aspettando<br />
era una tor<strong>tu</strong>ra, e il fatto che fosse<br />
l’undicesimo anniversario di matrimonio peggiorava<br />
le cose. Volevo stringere mia moglie tra<br />
le braccia: era l’unica cosa che desideravo da<br />
sempre. Ero innamorato di lei come il primo<br />
anno.
648/662<br />
Ogni anniversario era una vittoria, un vaffanculo<br />
a <strong>tu</strong>tti quelli che credevano non sarebbe<br />
durato. Abby mi aveva domato, con il matrimonio<br />
avevo trovato la pace, e quand’ero diventato<br />
padre avevo cambiato radicalmente visione<br />
della vita.<br />
Mi guardai il polso. <strong>Il</strong> soprannome di Abby<br />
era ancora là, e saperlo mi faceva sentire<br />
meglio.<br />
L’aereo atterrò e dovetti controllarmi per<br />
non attraversare di corsa il terminal. Raggiunta<br />
la macchina, <strong>tu</strong>ttavia, la pazienza finì. Per la<br />
prima volta dopo tanti anni passai con il rosso<br />
e feci lo slalom nel traffico. A dire il vero, fu<br />
divertente e mi ricordò i tempi del college.<br />
Imboccai il vialetto di casa e spensi i fari.<br />
Quando mi avvicinai, la lampada del portico si<br />
accese.<br />
Abby venne ad aprire. I capelli color caramello<br />
le arrivavano alle spalle e i suoi grandi<br />
occhi grigi, seppur un po’ stanchi, esprimevano<br />
il grande sollievo che provava nel rivedermi. La<br />
presi tra le braccia cercando di non stringerla<br />
troppo.
649/662<br />
«Oddio», sospirai sprofondando la faccia nei<br />
suoi capelli. «Mi <strong>sei</strong> mancata così tanto!»<br />
Abby si scostò e mi sfiorò il taglio sulla<br />
fronte. «Sei caduto?»<br />
«È stata una giornata dura. Avrò sbat<strong>tu</strong>to<br />
contro la portiera andando in aeroporto.»<br />
Mi attirò di nuovo a sé e mi affondò le dita<br />
nella schiena. «Sono così contenta che <strong>tu</strong> sia a<br />
casa. I bambini sono a letto, ma si rifiutano di<br />
dormire se non gli rimbocchi le coperte.»<br />
Assentii, poi mi chinai e le toccai il ventre<br />
rotondo. «E <strong>tu</strong>?» domandai al <strong>mio</strong> terzo figlio.<br />
Le baciai l’ombelico e mi rialzai.<br />
Lei si sfregò l’addome. «È ancora in<br />
preparazione.»<br />
«Bene.» Presi una scatoletta dalla borsa e<br />
gliela porsi. «Undici anni fa eravamo a Las<br />
Vegas. Resta sempre il giorno più bello della<br />
mia vita.»<br />
Prese la scatola e mi tirò per mano nell’atrio.<br />
Sentii odore di detersivo, di candele e di<br />
bambini. Era l’odore di casa.<br />
«Anch’io ho una cosa per te.»<br />
«Ah sì?»
650/662<br />
«Sì.» Sorrise. Mi lasciò per un attimo scomparendo<br />
nello s<strong>tu</strong>dio e tornò con una busta di<br />
carta grezza. «Aprila.»<br />
«Mi hai preso la posta? La migliore moglie<br />
del mondo», scherzai.<br />
Lei si limitò a sorridere.<br />
La aprii ed estrassi il sottile fascio di carte.<br />
Date, ore, transazioni, persino e-mail. Da e a<br />
Benny, dal e al padre di Abby, Mick. Lavorava<br />
da anni per Benny. Gli aveva chiesto in prestito<br />
altri soldi e aveva dovuto mettersi al suo servizio<br />
per non essere ucciso quando Abby si era<br />
rifiutata di aiutarlo.<br />
C’era solo un problema: Abby sapeva che<br />
lavoravo con Thomas... ma, per quanto mi<br />
risultava, nel campo della pubblicità.<br />
«Cos’è?» domandai fingendomi perplesso.<br />
Abby era impassibile, come al solito. «È il<br />
legame che ti serve per collegare Mick a Benny.<br />
Questo», disse estraendo il secondo foglio, «è<br />
quello che lo inchioda.»<br />
«Va bene... ma che dovrei farci?»<br />
Sul suo volto comparve un sorriso ambiguo.<br />
«Quello che fai con queste cose, tesoro. Ho
651/662<br />
pensato che, se io avessi scavato un po’, forse<br />
stavolta saresti rimasto a casa più a lungo.»<br />
Cercai affannosamente una scappatoia. In<br />
qualche modo mi ero tradito. «Da quanto lo<br />
sai?»<br />
«Ha importanza?»<br />
«Sei arrabbiata?»<br />
«All’inizio sono rimasta un po’ male. Hai alle<br />
spalle un bel repertorio di bugie bianche.»<br />
La abbracciai, tenendo sempre in mano i<br />
documenti.<br />
«Mi dispiace tanto, Pidge. Mi dispiace<br />
tanto.» Mi scostai. «Non lo hai detto a nessuno,<br />
vero?»<br />
Scosse la testa.<br />
«Neanche a Shepley e America? A papà o ai<br />
ragazzi?»<br />
Scosse di nuovo la testa. «Sono stata tanto in<br />
gamba da scoprirlo, Travis. Pensi che non lo sia<br />
abbastanza da tenerlo per me? È in gioco la <strong>tu</strong>a<br />
incolumità.»<br />
Le presi le guance tra le mani. «Questo che<br />
significa?»
652/662<br />
Sorrise. «Significa che puoi smettere di dire<br />
che hai in programma l’ennesimo congresso.<br />
Alcune delle <strong>tu</strong>e balle sono proprio offensive.»<br />
La baciai di nuovo, sfiorandole delicatamente<br />
le labbra. «E adesso?»<br />
«Dai un bacio ai bambini e poi festeggeremo<br />
gli undici anni insieme alla faccia di chi non ci<br />
credeva. Che ne dici?»<br />
Sorrisi e abbassai lo sguardo sui documenti.<br />
«Nessun problema con questi? Nell’aiutarmi a<br />
incastrare <strong>tu</strong>o padre?»<br />
Abby si accigliò. «Lo ha detto un’infinità di<br />
volte che ero stata la sua fine. Almeno potrò<br />
dargli la soddisfazione di aver visto giusto. E in<br />
questo modo i bambini saranno più al sicuro.»<br />
Posai la busta sul tavolino dell’ingresso. «Ne<br />
parleremo più tardi.»<br />
Imboccai il corridoio tirandola per la mano.<br />
La stanza di Jessica era la più vicina: si era<br />
addormentata, perciò entrai in punta di piedi e<br />
le diedi un bacio, attento a non svegliarla. Poi<br />
entrai in quella di James, di fronte. Era ancora<br />
sveglio e aveva un’aria serena.<br />
«Ehi, campione», sussurrai.<br />
«Ehi, papà.»
653/662<br />
«Ho saputo che hai avuto una giornataccia.<br />
Stai bene?» Lui annuì. «Ne <strong>sei</strong> sicuro?»<br />
«Steven Matese è una testa di cavolo.»<br />
Assentii. «Hai ragione, ma potresti forse trovare<br />
un modo più appropriato per descriverlo.»<br />
Lui storse la bocca.<br />
«Allora, oggi hai bat<strong>tu</strong>to la mamma a poker,<br />
eh?»<br />
James sorrise. «Due volte.»<br />
«Questo non me lo aveva detto», feci voltandomi<br />
verso di lei. La sua silhouette formosa si<br />
stagliava sulla porta. «Domani mi farai la<br />
telecronaca.»<br />
«Sì, signore.»<br />
«Ti voglio bene.»<br />
«Anch’io, papà.»<br />
Gli diedi un bacio sul naso e seguii la sua<br />
mamma nella nostra stanza. Le pareti erano<br />
tappezzate di foto dell’università, della nostra<br />
famiglia e di quadri.<br />
Abby si fermò nel centro, il ventre grosso per<br />
la terza gravidanza, straordinariamente bella e<br />
felice di vedermi, anche dopo aver appreso il<br />
segreto che le avevo tenuto nascosto per gran<br />
parte del matrimonio.
654/662<br />
Prima di lei non mi ero mai innamorato e<br />
nessuna, dopo, aveva suscitato il <strong>mio</strong> interesse.<br />
La mia vita era la donna che avevo davanti e la<br />
famiglia che avevamo creato insieme.<br />
Abby aprì la scatola e mi guardò con gli occhi<br />
pieni di lacrime. «Sai sempre cosa scegliere. È<br />
meraviglioso», disse sfiorando con le graziose<br />
dita le tre pietre zodiacali dei nostri figli.<br />
S’infilò l’anello all’anulare destro e allungò la<br />
mano per ammirarlo.<br />
«Non quanto il fatto che grazie a te otterrò<br />
una promozione. Verranno a sapere quello che<br />
hai fatto, sai, e sarà un po’ complicato.»<br />
«Con noi lo è sempre», osservò indifferente.<br />
Feci un profondo respiro e chiusi la porta alle<br />
mie spalle. Avevamo passato momenti terribili,<br />
ma avevamo infine trovato il paradiso. Forse<br />
era più di quello che una coppia di peccatori si<br />
meritasse, però non avevo intenzione di<br />
lamentarmi.
RINGRAZIAMENTI<br />
Grazie innanzi<strong>tu</strong>tto al <strong>mio</strong> straordinario<br />
marito, Jeff. Mi ha sempre dato sostegno e<br />
incoraggiamento, occupandosi dei bambini<br />
perché la mamma potesse lavorare. Non ce<br />
l’avrei fatta senza di lui, davvero: si prende cura<br />
di me a tal punto che devo solo pensare a<br />
scrivere. Possiede una pazienza e una comprensione<br />
infinite, che vorrei tanto avere, mi è<br />
vicino nelle giornate peggiori e si rifiuta di credere<br />
che non riesca fare a qualcosa. Grazie per<br />
il <strong>tu</strong>o amore, che cerco di trasmettere nei miei<br />
libri perché il lettore possa cogliere almeno un<br />
briciolo di quello che mi doni. Sono così for<strong>tu</strong>nata<br />
ad averti accanto!<br />
Grazie alle mie due splendide figlie, che permettono<br />
alla mamma di lavorare la notte perché<br />
possa rispettare le scadenze, e all’uomo più<br />
bello del mondo, <strong>mio</strong> figlio, che ha aspettato<br />
che scrivessi la parola «fine» per venire al<br />
mondo.
656/662<br />
Ringrazio Beth Petrie, la mia più cara amica,<br />
che per me è quasi una sorella. Certa che avrei<br />
portato a termine qualsiasi cosa avessi voluto,<br />
tre anni fa mi ha assicurato che sarei riuscita a<br />
scrivere un romanzo frequentando la scuola di<br />
radiologia, con due figlie e un lavoro a cui<br />
pensare. L’ho detto un’infinità di volte, ma lo<br />
ripeto: se non fosse stato per lei, non avrei<br />
scritto Uno splendido <strong>disastro</strong>, Providence né<br />
altro. Non mi era mai venuto in mente di dedicarmi<br />
alla scrit<strong>tu</strong>ra finché Beth non mi ha<br />
esortato a farlo. Lei è l’unica ragione per cui ho<br />
intrapreso questo cammino fantastico, che mi<br />
ha liberata e salvata sotto tanti profili. Grazie,<br />
grazie, grazie!<br />
Sono grata alla mia agente letteraria e cinematografica,<br />
Rebecca Watson, per la sua dedizione<br />
e il suo duro lavoro e per avermi accettata<br />
quand’ero ancora un’autrice emergente, e a<br />
E.L. James per averci presentate.<br />
Ringrazio Abbi Glines, mia cara amica e collega<br />
scrittrice, che ha dato un’occhiata a <strong>Il</strong> <strong>mio</strong><br />
<strong>disastro</strong> <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> quand’era ancora in gestazione e<br />
mi ha garantito che stavo usando il giusto approccio<br />
per descrivere il punto di vista maschile.
657/662<br />
Grazie a Colleen Hoover, Tammara Webber e<br />
a Elizabeth Reinhardt per aver semplificato un<br />
po’ il lavoro alla mia editor. Mi avete insegnato<br />
qualcosa ogni giorno, che si trattasse della<br />
scrit<strong>tu</strong>ra, della mia carriera o di una lezione di<br />
vita.<br />
Alle donne di FP, il <strong>mio</strong> gruppo di scrittori,<br />
che in certi momenti sono state la mia ancora<br />
di salvezza. Non ripeterò mai abbastanza<br />
quanto conti la vostra amicizia per me. Mi siete<br />
state vicino negli alti e bassi della vita, durante<br />
le gioie e le delusioni. I vostri consigli sono<br />
preziosi e il vostro incoraggiamento mi ha permesso<br />
di andare avanti nei periodi duri.<br />
A Nicole Williams, mia amica e collega scrittrice,<br />
per essere così gentile e cortese. <strong>Il</strong> modo<br />
in cui affronti ogni aspetto della <strong>tu</strong>a carriera mi<br />
è d’insegnamento, e non vedo l’ora di scoprire<br />
che cosa la vita abbia in serbo per te.<br />
A Tina Bridges, infermiera ed ex angelo di<br />
uno hospice. Quando cercavo risposte a<br />
domande difficili, mi ha lasciato indagare perché<br />
potessi scoprire la sgradevole verità sulla<br />
morte e sui processi che vi conducono. Sei una<br />
persona straordinaria perché aiuti tanti
658/662<br />
bambini a superare perdite dolorosissime.<br />
Plaudo al <strong>tu</strong>o coraggio e alla <strong>tu</strong>a compassione.<br />
Agli agenti letterari e al personale della<br />
Intercontinental Literary Agency. Quanto avete<br />
realizzato va ben oltre ciò che avrei po<strong>tu</strong>to fare<br />
con le mie forze. Grazie per aver diffuso il <strong>mio</strong><br />
libro in più di venti paesi e in altrettante<br />
lingue!<br />
A Maryse Black, blogger letteraria, genio,<br />
supermodella e amica. Hai fatto conoscere<br />
Travis a tante persone meravigliose che adesso<br />
lo adorano quasi quanto te. Non c’è dunque da<br />
s<strong>tu</strong>pirsi se lui ti ricambia. Ho visto il <strong>tu</strong>o blog<br />
trasformarsi da passatempo a vera forza della<br />
na<strong>tu</strong>ra, e sono felice che abbiamo iniziato il<br />
nostro cammino quasi contemporaneamente. È<br />
incredibile vedere dove eravamo, dove siamo e<br />
dove siamo dirette!<br />
Desidero inoltre ringraziare la mia editor,<br />
Amy Tannenbaum, non solo per aver amato e<br />
creduto in questa storia d’amore anticonvenzionale,<br />
ma per aver reso piacevoli il nostro<br />
lavoro e il passaggio all’editoria tradizionale.<br />
Grazie alla mia pubblicitaria, Ariel Fredman,<br />
che mi ha guidata nella giungla sconosciuta dei
659/662<br />
rapporti con la stampa e delle interviste, prendendosi<br />
sempre cura di me.<br />
A Judith Curr, la mia editrice, per i costanti<br />
incoraggiamenti e per avermi accolto nella<br />
famiglia della Atria non solo a parole, ma con i<br />
fatti.<br />
A Julia Scribner e al personale della Atria,<br />
che tanto si sono impegnati per la produzione,<br />
il marketing, le vendite affinché il <strong>mio</strong> romanzo<br />
arrivasse nelle mani dei lettori. Non sapevo che<br />
cosa attendermi dal mondo dell’editoria tradizionale,<br />
ma sono contenta che la mia strada mi<br />
abbia condotta da voi!
SOMMARIO<br />
PROLOGO<br />
1. PIGEON<br />
2. LA RITORSIONE<br />
3. IL PRINCIPE AZZURRO<br />
4. DISTRATTO<br />
5. COMPAGNI DI STANZA<br />
6. ALCOL A VOLONTÀ<br />
7. VEDO ROSSO<br />
8. OZ<br />
9. NELLA CALCA<br />
10. A PEZZI<br />
11. UN FREDDO CANE<br />
12. VERGINE<br />
13. UNA NOTTE IN BAGNO<br />
14. IL CUCCIOLO<br />
15. IL GIORNO DOPO<br />
16. SPAZIO E TEMPO<br />
17. L’ULTIMO TENTATIVO<br />
18. TREDICI FORTUNATO<br />
19. DA PAPÀ
20. A VOLTE VINCI, A VOLTE PERDI<br />
21. UNA LENTA AGONIA<br />
22. INDEGNO<br />
23. L’ACCETTAZIONE<br />
24. PER DIMENTICARE<br />
25. POSSESSO<br />
26. PANICO<br />
27. FUOCO E GHIACCIO<br />
28. I SIGNORI MADDOX<br />
EPILOGO<br />
RINGRAZIAMENTI<br />
661/662
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