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Il mio disastro sei tu - Jamie McGuire

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Presentazione<br />

«Un giorno ti innamorerai, Travis. E quando<br />

succederà, combatti per il <strong>tu</strong>o amore. Non<br />

smettere di lottare. Mai.» Travis Maddox è solo<br />

un bambino quando sua madre, ormai con un<br />

filo di voce, gli lascia queste ultime parole.<br />

Parole che Travis conserva come un tesoro<br />

prezioso.<br />

Adesso Travis ha vent’anni e non conosce<br />

l’amore. Conosce le donne e sa che in molte<br />

sarebbero disposte a <strong>tu</strong>tto per un suo bacio.<br />

Eppure nessuna di loro ha mai conquistato il<br />

suo cuore. Provare dei sentimenti significa<br />

diventare vulnerabili. E Travis ha scelto di<br />

essere un guerriero.<br />

Finché un giorno i suoi occhi scuri non<br />

incontrano quelli grigi di Abby Abernathy. E<br />

l’arma<strong>tu</strong>ra di ghiaccio che si è scolpito intorno<br />

al cuore si scioglie come neve al sole.<br />

Abby è diversa da <strong>tu</strong>tte le ragazze con cui è<br />

sempre uscito. Cardigan abbottonato, occhi


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bassi, taci<strong>tu</strong>rna. E soprat<strong>tu</strong>tto apparentemente<br />

per niente interessata a lui. Ma Travis riesce a<br />

vedere dietro il suo sorriso e la sua aria innocente<br />

quello che nessuno sembra notare.<br />

Un’ombra, un segreto che Abby non riesce a<br />

rivelare a nessuno, ma che pesa come un<br />

macigno. Solo lui può aiutarla a liberarsene,<br />

solo lui possiede le armi per proteggerla.<br />

L’ultima battaglia di Travis Maddox sta per<br />

cominciare e la posta in palio è troppo importante<br />

per potervi rinunciare. Solo combattendo<br />

insieme Abby e Travis potranno dare una casa<br />

al loro cuore sempre in fuga…<br />

Da mesi i lettori invadono i social network<br />

richiedendo a gran voce il secondo capitolo di<br />

quello che si è confermato il fenomeno editoriale<br />

dell’anno. A solo una settimana dall’uscita,<br />

<strong>Il</strong> <strong>mio</strong> <strong>disastro</strong> <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> è volato in vetta alla classifica<br />

del «New York Times». Dopo il successo<br />

strepitoso di Uno splendido <strong>disastro</strong>, <strong>Jamie</strong><br />

<strong>McGuire</strong> torna alla Eastern University e<br />

all’amore tormentato e strappasospiri di Abby e<br />

Travis. <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> <strong>disastro</strong> <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> è la storia di un<br />

ragazzo che non si innamora facilmente, ma<br />

quando lo fa è per sempre. Perché ogni


acconto ha due facce. E ora è arrivato il<br />

momento di Travis Maddox.<br />

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<strong>Jamie</strong> <strong>McGuire</strong>, già autrice di tre romanzi<br />

entrati nei bestseller del «New York Times»,<br />

vive in Oklahoma con il marito e i figli. Reduce<br />

dallo strepitoso successo internazionale di Uno<br />

splendido <strong>disastro</strong>, che è in procinto di diventare<br />

un film, con <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> <strong>disastro</strong> <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> torna a<br />

farci appassionare alla storia d’amore di Abby e<br />

Travis.


NARRATORI MODERNI


Per essere informato sulle novità del Gruppo<br />

editoriale Mauri Spagnol visita:<br />

www.illibraio.it<br />

www.infinitestorie.it<br />

In copertina: © 2013, Elmar Schnuderl aka<br />

strych9ine. Art Direction: ushadesign<br />

Traduzione dall’inglese di<br />

Adria Tissoni<br />

Titolo originale dell’opera:<br />

Walking Disaster<br />

© 2013 by <strong>Jamie</strong> <strong>McGuire</strong><br />

ISBN 978-88-11-13875-4<br />

© 2013, Garzanti Libri S.r.l., Milano<br />

Gruppo editoriale Mauri Spagnol<br />

www.garzantilibri.it


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Prima edizione digitale: 2013<br />

Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto<br />

d'autore.<br />

È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non<br />

autorizzata.


A Jeff,<br />

il <strong>mio</strong> splendido <strong>disastro</strong>


PROLOGO<br />

Aveva la fronte madida di sudore e il respiro<br />

irregolare, ma non sembrava malata. La sua<br />

pelle non aveva quel colorito roseo, luminoso di<br />

sempre e i suoi occhi non erano più tanto vivi,<br />

però era ugualmente bella. La donna più bella<br />

che avessi mai visto.<br />

La mano le cadde oltre il bordo del letto e<br />

contrasse un dito. Feci scorrere lo sguardo<br />

dalle unghie fragili, già in parte ingiallite, al<br />

braccio esile, alla spalla, per posarlo infine sui<br />

suoi occhi. Mi stava guardando, le palpebre<br />

appena socchiuse, ma era consapevole della<br />

mia presenza. Era una cosa che adoravo di lei:<br />

quando mi guardava, mi vedeva davvero. Non<br />

pensava all’infinità di lavori da sbrigare durante<br />

il giorno né si mostrava indifferente alle<br />

mie s<strong>tu</strong>pide storie. Mi ascoltava, ed era felice di<br />

farlo. Tutti gli altri annuivano senza prestarmi<br />

attenzione, lei no. Mai.


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«Travis», disse con voce rauca. Se la schiarì e<br />

sorrise. «Vieni qui, cucciolo. Va <strong>tu</strong>tto bene.<br />

Vieni qui.»<br />

Papà mi toccò la nuca e mi spinse in avanti,<br />

ascoltando nel contempo l’infermiera. La<br />

chiamava Becky. Era arrivata alcuni giorni<br />

prima. Parlava in modo dolce e aveva uno<br />

sguardo buono, però a me non piaceva. Non<br />

capivo perché, ma la sua presenza mi faceva<br />

paura. Sapevo che probabilmente era lì per<br />

darci una mano, eppure non era un bene, anche<br />

se papà era contento che ci fosse.<br />

Grazie alla sua spinta arrivai abbastanza<br />

vicino alla mamma perché potesse toccarmi.<br />

Allungò le sue dita eleganti e mi sfiorò il braccio.<br />

«Va <strong>tu</strong>tto bene, Travis», sussurrò. «La<br />

mamma vuole dirti una cosa.»<br />

Mi cacciai il dito in bocca e me lo passai sulle<br />

gengive, in preda all’agitazione. <strong>Il</strong> suo sorriso si<br />

allargava quando mi vedeva annuire, perciò mi<br />

assicurai di muovere bene la testa mentre mi<br />

avvicinavo.<br />

Con quel po’ di forze che le restavano mi<br />

attirò a sé e fece un respiro. «Quello che ti sto


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per chiedere è molto difficile, figliolo. Ma so<br />

che ce la puoi fare, perché adesso <strong>sei</strong> grande.»<br />

Assentii di nuovo ricambiandola con un sorriso,<br />

anche se forzato. Non mi sembrava il caso<br />

di sorridere visto che appariva tanto stanca e<br />

sofferente, ma mostrarsi coraggiosi la rendeva<br />

felice e quindi lo feci.<br />

«Travis, ho bisogno che ascolti quello che sto<br />

per dirti e, cosa ancora più importante, che te<br />

ne ricordi. Sarà molto difficile. Ho cercato di<br />

recuperare i ricordi di quando avevo tre anni<br />

e...» S’interruppe. Per un po’ il dolore fu troppo<br />

forte.<br />

«<strong>Il</strong> dolore è insopportabile, Diane?» chiese<br />

Becky infilando un ago nella cannula.<br />

Dopo alcuni istanti lei si rilassò. Fece un<br />

altro respiro e ritentò.<br />

«Puoi farlo per la mamma? Puoi ricordarti<br />

quello che ti dirò?» Annuii ancora e lei sollevò<br />

una mano per accarezzarmi la guancia. Non era<br />

molto calda e riuscì a tenerla alzata solo per<br />

qualche istante prima che iniziasse a tremarle e<br />

le ricadesse sul letto. «Primo, è giusto essere<br />

tristi, provare i sentimenti che si provano.<br />

Ricordatelo. Secondo, resta quanto più


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possibile fanciullo. Gioca, Travis. Sii bambino.»<br />

Gli occhi le si velarono di lacrime. «E <strong>tu</strong> e i <strong>tu</strong>oi<br />

fratelli prendetevi cura gli uni degli altri, e di<br />

vostro padre. Anche quando sarete grandi e<br />

andrete via di casa, è importante che ci torniate.<br />

D’accordo?»<br />

Feci di sì con la testa, ansioso di compiacerla.<br />

«Un giorno ti innamorerai, figliolo. Non<br />

accontentarti di una ragazza qualsiasi. Scegli<br />

quella che hai difficoltà a conquistare, quella<br />

per cui devi lottare e non smettere mai di combattere.<br />

Non...» – fece un profondo respiro –<br />

«smettere mai di combattere per ciò che vuoi.<br />

E non...» – corrugò la fronte – «dimenticarti<br />

mai che la mamma ti vuole bene. Anche se non<br />

potrai vedermi.» Le scese una lacrima sulla<br />

guancia. «Io ti vorrò sempre, sempre bene.»<br />

Fece un respiro irregolare e tossì.<br />

«Okay», disse Becky, ficcandosi uno strano<br />

aggeggio nelle orecchie e appoggiandone l’altra<br />

estremità sul petto di mamma. «È ora di<br />

riposare.»<br />

«Non c’è tempo», mormorò lei.


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Becky guardò papà. «Ci stiamo avvicinando,<br />

signor Maddox. Probabilmente dovrebbe far<br />

entrare gli altri bambini perché la salutino.»<br />

Papà strinse le labbra e scosse la testa. «Non<br />

sono pronto», farfugliò.<br />

«Non sarà mai pronto a perdere sua moglie,<br />

Jim. Ma non vorrà lasciarla andare senza che i<br />

bambini la salutino.»<br />

Papà rifletté per un attimo, si pulì il naso con<br />

la manica e assentì. Uscì con passo pesante<br />

dalla stanza, come se fosse infuriato.<br />

Guardai la mamma che respirava a fatica e<br />

poi Becky che controllava i numeri su una<br />

specie di scatola accanto a lei. Toccai il polso<br />

della mamma. Dal suo sguardo Becky sembrava<br />

sapere qualcosa che a me sfuggiva, il che<br />

mi procurò una fitta allo stomaco.<br />

«Sai, Travis», affermò chinandosi per guardarmi<br />

negli occhi, «la medicina che sto dando<br />

alla <strong>tu</strong>a mamma la farà dormire ma, anche se<br />

dorme, può sentirti. Puoi sempre dirle che le<br />

vuoi bene e che ti mancherà: lei sentirà <strong>tu</strong>tto<br />

ciò che dirai.»<br />

Guardai la mamma e scossi rapidamente la<br />

testa. «Non voglio che mi manchi.»


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Becky mi posò la sua mano calda, morbida<br />

sulla spalla, proprio come faceva la mamma<br />

quand’ero spaventato. «La <strong>tu</strong>a mamma vuole<br />

stare qui con te. Lo vuole tanto, ma Gesù ora la<br />

desidera vicino a sé.»<br />

Mi accigliai. «Ne ho più bisogno io di Gesù.»<br />

Becky sorrise e mi baciò i capelli.<br />

Papà bussò e aprì la porta. I miei fratelli gli si<br />

accalcarono attorno in corridoio e Becky mi<br />

condusse per mano da loro.<br />

Trenton non staccò gli occhi dal letto della<br />

mamma, Taylor e Tyler guardarono <strong>tu</strong>tto<br />

tranne il letto. Per qualche ragione il fatto che<br />

fossero altrettanto terrorizzati di me mi fece<br />

sentire meglio.<br />

Thomas era in piedi al <strong>mio</strong> fianco, un po’ più<br />

avanti, come quando mi aveva difeso in<br />

giardino dai figli dei vicini che avevano attaccato<br />

briga con Tyler. «Non ha un bell’aspetto»,<br />

disse.<br />

Papà si schiarì la voce. «La mamma sta<br />

molto male da parecchio tempo, ragazzi, ed è<br />

venuto il momento... è venuto il momento...»<br />

Non finì la frase.


16/662<br />

Becky ci rivolse un sorriso di comprensione.<br />

«La vostra mamma non mangia né beve più. <strong>Il</strong><br />

suo corpo sta cedendo. Sarà molto dura, ma è<br />

un buon momento per dirle che le volete bene,<br />

che vi mancherà e che è giusto che se ne vada.<br />

Deve sapere che è giusto.»<br />

I miei fratelli annuirono simultaneamente.<br />

Tutti tranne me. Non era giusto. Io non volevo<br />

che se ne andasse. Non m’importava se Gesù la<br />

desiderava o no accanto a sé. Lei era la mia<br />

mamma. Poteva prendere una mamma vecchia,<br />

una che non aveva bambini da crescere. Cercai<br />

di ricordare <strong>tu</strong>tto ciò che mi aveva detto, di fissarmelo<br />

in testa: giocare, fare visita a papà,<br />

combattere per quello che amavo. Quest’ultima<br />

cosa mi <strong>tu</strong>rbava. Amavo la mamma, ma non<br />

sapevo come combattere per lei.<br />

Becky si accostò all’orecchio di papà. Lui<br />

scosse la testa e fece un cenno ai miei fratelli.<br />

«Okay, ragazzi. Salutiamola e poi <strong>tu</strong>, Thomas,<br />

metterai a letto i <strong>tu</strong>oi fratelli. Non c’è bisogno<br />

che restino qui.»<br />

«Sì», rispose lui. Sapevo che si fingeva coraggioso:<br />

aveva lo sguardo triste come il <strong>mio</strong>.


17/662<br />

Thomas le parlò per un po’, quindi toccò a<br />

Taylor e Tyler che le bisbigliarono qualcosa in<br />

un orecchio. Trenton pianse e la abbracciò a<br />

lungo. Le dissero <strong>tu</strong>tti che era giusto che se ne<br />

andasse. Tutti tranne me. Stavolta la mamma<br />

non rispose.<br />

Thomas mi tirò per la mano, portandomi<br />

fuori dalla camera. Camminai all’indietro<br />

finché non fummo in corridoio. Cercai di<br />

fingere che si stesse solo addormentando, ma la<br />

mente mi si annebbiò. Thomas mi prese in<br />

braccio e mi portò su per le scale. Affrettò il<br />

passo quando al di là dei muri si udirono i gemiti<br />

di papà.<br />

«Che cosa ti ha detto?» chiese aprendo il<br />

rubinetto della vasca.<br />

Non risposi. Avevo sentito la domanda e mi<br />

ricordavo <strong>tu</strong>tto, come lei mi aveva chiesto di<br />

fare, eppure dagli occhi non mi scesero lacrime<br />

e dalla bocca non mi uscirono parole.<br />

Thomas mi sfilò la maglietta sporca di terra, i<br />

calzoncini, le mutande di Thomas the Train e li<br />

gettò sul pavimento. «È ora di entrare nella<br />

vasca, fratellino.» Mi sollevò e mi immerse<br />

nell’acqua calda, inzuppò quindi il panno e me


18/662<br />

lo strizzò sulla testa. Non battei le palpebre.<br />

Non cercai nemmeno di asciugarmi il viso, per<br />

quanto detestassi l’acqua sulla faccia.<br />

«Ieri la mamma mi ha detto di prendermi<br />

cura di te e dei gemelli, e anche di papà.» Thomas<br />

giunse le mani sul bordo della vasca e vi<br />

appoggiò sopra il mento, guardandomi. «E<br />

questo farò, Trav, okay? Mi prenderò cura di te.<br />

Perciò non preoccuparti. Sentiremo <strong>tu</strong>tti la<br />

mancanza della mamma, ma non avere paura.<br />

Farò in modo che vada <strong>tu</strong>tto bene. Te lo<br />

prometto.»<br />

Avrei voluto annuire o abbracciarlo, ma non<br />

riuscivo a fare niente. In quel momento avrei<br />

dovuto combattere per lei, invece mi trovavo in<br />

una vasca piena d’acqua, immobile come una<br />

sta<strong>tu</strong>a. L’avevo già delusa. Nel profondo della<br />

mia mente le promisi che avrei fatto <strong>tu</strong>tto<br />

quello che mi aveva detto non appena il <strong>mio</strong><br />

corpo avesse ripreso a muoversi. Quando la<br />

tristezza se ne fosse andata, avrei sempre giocato<br />

e combat<strong>tu</strong>to con <strong>tu</strong>tte le mie forze.


1.<br />

PIGEON<br />

Quegli avvoltoi del cazzo. Ti aspettano fuori<br />

per ore, giorni e anche notti. Ti trapassano con<br />

lo sguardo scegliendo le parti da staccare per<br />

prime, i bocconi più deliziosi, più teneri o semplicemente<br />

più accessibili.<br />

Quello che non sanno, e che non hanno mai<br />

considerato, è che la preda finge. Sono gli<br />

avvoltoi a essere facili bersagli. Proprio quando<br />

pensano di dover solo pazientare in attesa della<br />

<strong>tu</strong>a morte, arriva il momento di colpirli. È<br />

allora che ricorri all’arma segreta: il totale disprezzo<br />

dello sta<strong>tu</strong>s quo, il rifiuto di cedere<br />

all’ordine delle cose.<br />

È allora che li lasci sgomenti, dimostrando<br />

che non t’importa proprio un accidente.<br />

Un avversario all’interno del Cerchio, un<br />

imbecille qualsiasi che insultandoti tenta di


20/662<br />

scoprire i <strong>tu</strong>oi punti deboli, una donna che<br />

mira ad accalappiarti: li stronchi ogni volta.<br />

Fin da ragazzino ero sempre stato molto<br />

attento a vivere la mia vita in questo modo.<br />

Quei coglioni di buon cuore che si danno anima<br />

e corpo alla prima strega che li incanta con un<br />

sorriso non hanno capito niente. Per qualche<br />

motivo ero l’unico che andava controcorrente,<br />

l’unico diverso. Fare a modo loro è più dura,<br />

devo ammetterlo. Escludere i sentimenti,<br />

sosti<strong>tu</strong>irli con l’indifferenza o con la rabbia –<br />

molto più semplice da controllare – è facile.<br />

Concedersi di provare sentimenti significa<br />

rendersi vulnerabili. Per quanto cercassi di<br />

spiegare questo errore ai miei fratelli, ai miei<br />

cugini o agli amici, mi scontravo sempre con il<br />

loro scetticismo. Per quanto li vedessi piangere<br />

o perdere il sonno per qualche s<strong>tu</strong>pida troia a<br />

caccia di sesso, a cui non fregava niente di loro,<br />

non riuscivo a capirli. Le donne degne di tanta<br />

sofferenza non lasciavano che ti innamorassi<br />

così facilmente di loro. Non si buttavano subito<br />

sul <strong>tu</strong>o divano né ti facevano entrare in camera<br />

da letto la prima sera, e neanche la decima.


21/662<br />

Le mie teorie venivano ignorate perché le<br />

cose non andavano così. Attrazione, sesso,<br />

infa<strong>tu</strong>azione, amore e poi il cuore in pezzi.<br />

Quello era l’ordine logico e si ripeteva<br />

pun<strong>tu</strong>almente.<br />

Ma non per me.<br />

Avevo deciso da tempo che avrei sfruttato gli<br />

avvoltoi finché non fosse comparsa una<br />

colomba. Una crea<strong>tu</strong>ra che non divora nessuno,<br />

che vive la sua vita senza distruggerti per soddisfare<br />

i propri bisogni e i propri egoismi: coraggiosa<br />

e comunicativa, intelligente, bella e<br />

dolce, in cerca di un compagno con cui trascorrere<br />

l’intera esistenza. Irraggiungibile finché<br />

non ha motivo di fidarsi di te.<br />

In piedi sulla porta di casa, scossi l’ultima<br />

cenere dalla sigaretta e mi venne d’un tratto in<br />

mente la ragazza con il cardigan rosa sporco di<br />

sangue del Cerchio. L’avevo chiamata<br />

d’impulso Pigeon, uno s<strong>tu</strong>pido soprannome per<br />

farla sentire ancor più a disagio. Rividi il suo<br />

volto schizzato di sangue, gli occhi sgranati:<br />

aveva un’aria innocente, ma sapevo che era<br />

solo una questione di vestiti. Cancellai il<br />

ricordo dalla testa e fissai assente il soggiorno.


22/662<br />

Megan se ne stava pigramente seduta sul<br />

divano a guardare la TV. Sembrava annoiata e<br />

mi chiesi perché fosse ancora lì. Di solito prendeva<br />

la sua roba e se ne andava subito dopo che<br />

avevo finito di scoparla.<br />

La porta protestò quando la scostai un po’ di<br />

più. Mi schiarii la voce e afferrai lo zaino.<br />

«Megan, io vado.»<br />

Lei si mise a sedere, si stirò e afferrò la<br />

catena della sua borsa enorme. Non pensavo<br />

possedesse abbastanza cose da riempirla. Si<br />

mise i manici argentei sulla spalla, s’infilò le<br />

scarpe con la zeppa e guadagnò lentamente la<br />

porta.<br />

«Mandami un messaggio se ti annoi», disse<br />

senza guardare nella mia direzione. Inforcò i<br />

giganteschi occhiali da sole e scese impassibile<br />

le scale, malgrado l’avessi cacciata. Proprio per<br />

questa sua indifferenza era una delle poche che<br />

frequentavo spesso. Non insisteva perché mi<br />

impegnassi né si infuriava: prendeva il nostro<br />

accordo per quello che era e faceva la sua vita.<br />

La Harley luccicava al sole au<strong>tu</strong>nnale del<br />

mattino. Attesi che Megan uscisse dal parcheggio<br />

del condominio, poi scesi di corsa le scale


23/662<br />

chiudendomi il giubbotto. La lezione di s<strong>tu</strong>di<br />

umanistici del dottor Rueser sarebbe cominciata<br />

di lì a mezz’ora, ma non gli importava se<br />

arrivavo in ritardo. E se lui non si incazzava,<br />

non vedevo la necessità di ammazzarmi per<br />

essere pun<strong>tu</strong>ale.<br />

«Aspetta!» esclamò una voce alle mie spalle.<br />

Shepley era sulla porta di casa a torso nudo,<br />

in equilibrio su un piede mentre cercava di<br />

infilarsi un calzino sull’altro. «Volevo<br />

chiedertelo ieri sera. Cos’hai detto a Marek? Ti<br />

<strong>sei</strong> avvicinato al suo orecchio e gli hai bisbigliato<br />

qualcosa. Sembrava che si fosse inghiottito<br />

la lingua.»<br />

«L’ho ringraziato per essere sparito dalla<br />

città qualche weekend fa, perché sua madre è<br />

stata una gatta in calore.»<br />

Shepley mi guardò dubbioso. «Non è vero.»<br />

«No. Ho saputo da Cami che era stato fermato<br />

per possesso d’alcolici nella contea di<br />

Jones quand’era minorenne.»<br />

Lui scosse la testa e indicò con un cenno il<br />

divano. «Hai permesso a Megan di passare la<br />

notte qui stavolta?»<br />

«No, Shep, lo sai bene.»


24/662<br />

«È passata solo per la sveltina prima delle<br />

lezioni, eh? Ottimo sistema per rivendicare le<br />

sue priorità.»<br />

«Dici?»<br />

«Tutti gli altri si devono mettere in coda.»<br />

Shepley scrollò le spalle. «Megan è fatta così,<br />

mah. Senti, devo riportare America al campus.<br />

Ti serve un passaggio?»<br />

«Ci vediamo dopo», risposi infilandomi gli<br />

Oakley. «Posso portare io Mare se vuoi.»<br />

Lui fece una smorfia. «Uh... no.»<br />

Divertito dalla sua reazione, montai in sella e<br />

accesi il motore. Avevo il brutto vizio di sedurre<br />

le ragazze dei miei amici, ma c’era una linea<br />

che non avrei mai superato. America era sua e,<br />

quando mostrava interesse per una ragazza,<br />

questa scompariva semplicemente dal <strong>mio</strong><br />

radar e non la prendevo mai più in considerazione.<br />

Shep lo sapeva, ma gli piaceva<br />

infierire.<br />

Più tardi dietro alla Sig Tau incontrai Adam,<br />

l’organizzatore del Cerchio. Dopo la prima volta<br />

avevo lasciato che fosse lui a raccogliere le vincite<br />

e gli davo una percen<strong>tu</strong>ale per il dis<strong>tu</strong>rbo.<br />

Adam pensava alla coper<strong>tu</strong>ra, io a intascare i


25/662<br />

soldi. <strong>Il</strong> nostro rapporto era strettamente<br />

d’affari e desideravamo entrambi che fosse<br />

semplice: finché avesse continuato a pagarmi,<br />

lo avrei lasciato in pace e lui avrebbe fatto lo<br />

stesso per evitare che gliele suonassi.<br />

Attraversai il campus, diretto in mensa, e<br />

poco prima che raggiungessi la porta mi si<br />

pararono davanti Lexi e Ashley.<br />

«Ehi, Trav», esclamò Lexi mettendosi in<br />

posa. Abbronza<strong>tu</strong>ra perfetta, seni al silicone<br />

che spuntavano dalla maglietta rosa. Quelle<br />

due irresistibili bocce erano state in sostanza il<br />

motivo per cui me l’ero fatta, ma una volta era<br />

stata sufficiente. La sua voce ricordava il<br />

rumore di un palloncino che si sgonfiava e<br />

Nathan Squalor se l’era fatta la sera dopo.<br />

«Ehi, Lex.»<br />

Spensi la sigaretta e la gettai nel cestino,<br />

superandola in fretta per entrare. Non che<br />

smaniassi di assaggiare le verdure molli, la<br />

carne dura e la frutta troppo ma<strong>tu</strong>ra. Ma Lex<br />

emetteva versi che sembravano guaiti e i<br />

bambini si voltavano a guardare che personaggio<br />

dei cartoni animati fosse apparso sulla<br />

scena.


26/662<br />

Nonostante il <strong>mio</strong> atteggiamento, mi<br />

seguirono entrambe.<br />

«Shep», esclamai salutandolo con un cenno.<br />

Era seduto con America e stava ridendo<br />

insieme agli altri. La ragazza del combattimento<br />

gli sedeva di fronte e giocherellava con il<br />

cibo. La mia voce sembrò destare la sua curiosità<br />

e sentii il suo sguardo seguirmi fino in fondo<br />

al tavolo, dove posai il vassoio.<br />

Udii Lexi ridacchiare e cercai di soffocare<br />

l’irritazione crescente. Quando mi sedetti, si<br />

appollaiò sul <strong>mio</strong> ginocchio.<br />

I giocatori della squadra di football seduti al<br />

nostro tavolo mi guardarono s<strong>tu</strong>pefatti, come<br />

se essere seguito da due puttanelle analfabete<br />

fosse un sogno irraggiungibile.<br />

Lexi mise la mano sotto il tavolo e mi strinse<br />

la coscia risalendo lungo i jeans. Divaricai un<br />

po’ di più le gambe in attesa che raggiungesse<br />

l’obiettivo.<br />

«Sto per vomitare», bofonchiò in quel<br />

momento America.<br />

Lexi si voltò irrigidendosi. «Ti ho sentita,<br />

stronza.»


27/662<br />

Un panino le sfrecciò accanto al volto e rimbalzò<br />

per terra. Io e Shepley ci scambiammo<br />

un’occhiata, dopodiché abbassai il ginocchio.<br />

Lexi cadde di sedere per terra. Lo ammetto,<br />

mi eccitò un po’ sentire il rumore della sua<br />

pelle a contatto con le piastrelle.<br />

Non protestò più di tanto prima di<br />

allontanarsi. Shepley sembrò apprezzare il <strong>mio</strong><br />

gesto, il che mi bastò. La mia sopportazione nei<br />

confronti delle ragazze come lei arrivava fin lì.<br />

Avevo una regola: il rispetto. Per me, per la mia<br />

famiglia, per i miei amici. E persino per alcuni<br />

nemici. Non vedevo il motivo di frequentare<br />

più del necessario persone che non capivano<br />

quest’insegnamento di vita. Poteva sembrare<br />

ipocrita alle donne che avevano messo piede<br />

nel <strong>mio</strong> appartamento, ma se si fossero comportate<br />

con rispetto, avrei fatto altrettanto.<br />

Strizzai l’occhio ad America, che pareva contenta,<br />

feci un cenno a Shepley e mangiai un<br />

altro boccone del cibo indefinibile che avevo<br />

nel piatto.<br />

«Gran bello spettacolo ieri sera, Mad Dog»,<br />

osservò Chris Jenks gettandomi un crostino.


28/662<br />

«Zitto, coglione», replicò Brazil con la sua<br />

tipica voce bassa. «Adam non ti riammetterà<br />

mai se viene a sapere che parli.»<br />

«Oh sì», fece lui con una scrollata di spalle.<br />

Portai via il vassoio e tornai cupo a sedermi.<br />

«E non chiamarmi così.»<br />

«Come? Mad Dog?»<br />

«Sì.»<br />

«Perché no? Pensavo fosse il <strong>tu</strong>o nome nel<br />

Cerchio. Un po’ come i nomi che hanno le<br />

spogliarelliste.»<br />

Lo fissai negli occhi. «Perché non taci e dai a<br />

quel buco che hai nella faccia la possibilità di<br />

chiudersi?»<br />

Non mi era mai piaciuto quel piccolo verme.<br />

«Certo, Travis. Bastava che lo chiedessi.»<br />

Rise nervosamente prima di prendere il vassoio<br />

e uscire.<br />

Di lì a poco la sala si svuotò. Lanciai<br />

un’occhiata più in là e vidi Shepley e America<br />

intenti a parlare con l’amica di lei. Aveva i<br />

capelli lunghi mossi e la pelle ancora<br />

abbronzata dalle vacanze estive. Non aveva le<br />

tette più grosse del mondo ma i suoi occhi...


29/662<br />

erano di un grigio strano. Familiari, per qualche<br />

motivo.<br />

La sua faccia mi ricordava qualcosa<br />

d’indefinibile.<br />

Mi alzai e mi avvicinai. Aveva i capelli di una<br />

pornostar e il volto di un angelo, gli occhi quasi<br />

a mandorla, di una bellezza singolare. Fu allora<br />

che me ne accorsi: dietro al fascino e alla finta<br />

innocenza c’era qualcos’altro, una freddezza,<br />

uno spirito calcolatore. Anche quando sorrideva,<br />

vedevo in lei un’ombra tanto nera che<br />

nessun cardigan avrebbe mai po<strong>tu</strong>to coprire.<br />

Gli occhi vivi spiccavano sul naso piccolo e sul<br />

volto armonioso. Per <strong>tu</strong>tti era una ragazza pura<br />

e ingenua, eppure nascondeva un segreto. Lo<br />

capii solo perché la stessa ombra accompagnava<br />

me da una vita. La differenza era che lei la<br />

nascondeva meglio, mentre io la lasciavo uscire<br />

regolarmente dalla gabbia.<br />

Guardai Shepley finché notò che lo stavo fissando.<br />

Quando si voltò dalla mia parte, indicai<br />

con un cenno la ragazza.<br />

“Chi è?” chiesi muovendo solo le labbra.<br />

Lui assunse un’aria perplessa, corrucciata.<br />

“Lei”, dissi ancora muovendo le labbra.


30/662<br />

Allora gli comparve quell’irritante ghigno da<br />

coglione che sfoderava sempre quando stava<br />

per fare qualcosa che mi avrebbe infastidito.<br />

«Come dici?» chiese con un tono molto più<br />

alto del necessario.<br />

La ragazza sapeva che stavamo parlando di<br />

lei perché continuò a tenere la testa bassa, fingendo<br />

di non sentire.<br />

Dopo aver trascorso sessanta secondi in<br />

presenza di Abby Abernathy giunsi a due conclusioni:<br />

non parlava molto e, quando lo faceva,<br />

si comportava proprio da stronza. Ma non so...<br />

mi piaceva quel lato del suo carattere. Voleva<br />

tenere a distanza gli imbecilli come me, il che<br />

aumentò la mia determinazione.<br />

Alzò gli occhi al cielo per la terza o quarta<br />

volta. La stavo irritando e la cosa mi divertiva<br />

parecchio. Le ragazze di solito non si<br />

dimostravano tanto disgustate, neanche<br />

quando le accompagnavo alla porta.<br />

Nemmeno il <strong>mio</strong> migliore sorriso funzionò,<br />

al che alzai il tiro.<br />

«Hai un tic?»<br />

«Un che?»<br />

«Un tic. Continui a muovere gli occhi.»


31/662<br />

Se avesse po<strong>tu</strong>to uccidermi con lo sguardo,<br />

sarei morto all’istante. Non potei fare a meno<br />

di ridere. Era maledettamente strafottente e<br />

sgarbata, e mi piaceva ogni secondo di più.<br />

Mi avvicinai al suo volto. «Però sono occhi<br />

incredibili. Di che colore sono, grigi?»<br />

Lei chinò di colpo la testa nascondendosi<br />

dietro ai capelli. Centro. L’avevo messa in<br />

imbarazzo, il che significava che stavo facendo<br />

progressi.<br />

America s’intromise all’istante, ammonendomi<br />

di stare alla larga. Non potevo biasimarla.<br />

Aveva visto una sfilza di ragazze andare e<br />

venire da casa mia. Non volevo farla incavolare,<br />

però più che arrabbiata sembrava divertita.<br />

«Non <strong>sei</strong> il suo tipo», affermò.<br />

Spalancai la bocca per lo s<strong>tu</strong>pore, stando al<br />

gioco. «Io sono il tipo di <strong>tu</strong>tte!»<br />

La ragazza mi guardò di sottecchi e mi sorrise.<br />

Fui sopraffatto da una piacevole<br />

sensazione, probabilmente solo dall’insano<br />

impulso di sbatterla sul <strong>mio</strong> divano. Abby <strong>tu</strong>ttavia<br />

era diversa ed era un’emozione nuova.<br />

«Ah! Un sorriso», esclamai. Chiamarlo così,<br />

come se non fosse la cosa più bella che avessi


32/662<br />

mai visto, mi sembrò sbagliato, ma non avrei<br />

rovinato <strong>tu</strong>tto proprio quando stavo andando<br />

bene. «In fondo, non sono uno sporco bastardo.<br />

È stato bello conoscerti, Pidge.»<br />

Mi alzai, girai attorno al tavolo e mi accostai<br />

all’orecchio di America. «Dammi una mano,<br />

dai! Farò il bravo, lo giuro.»<br />

Mi arrivò una patatina fritta in faccia.<br />

«Stai alla larga dall’orecchio della mia<br />

ragazza, Trav!»<br />

Indietreggiai alzando le mani, a sottolineare<br />

l’aria di massima innocenza che avevo assunto.<br />

«Sono una persona socievole, lo sai!» Camminai<br />

all’indietro verso la porta e notai un<br />

gruppetto di ragazze. La aprii e loro si precipitarono<br />

dentro come una mandria di bufali<br />

prima che potessi uscire.<br />

Era passato molto tempo dall’ultima volta<br />

che avevo raccolto una sfida. <strong>Il</strong> fatto strano era<br />

che non intendevo portarmela a letto. Mi infastidiva<br />

che mi giudicasse uno stronzo e ancor di<br />

più che il suo giudizio m’importasse. A ogni<br />

modo, dopo tanto avevo finalmente incontrato<br />

una persona imprevedibile. Pigeon era l’esatto


33/662<br />

opposto delle ragazze che avevo conosciuto<br />

all’università e dovevo scoprire perché.<br />

La classe di Chaney era piena. Feci i gradini a<br />

due a due per raggiungere il <strong>mio</strong> posto e avanzai<br />

a fatica nella selva di gambe nude che attorniavano<br />

il <strong>mio</strong> banco.<br />

«Signore», esclamai salutandole con un<br />

cenno.<br />

Loro mormorarono e sospirarono<br />

all’unisono.<br />

Avvoltoi. Metà, me le ero scopate da matricola,<br />

l’altra metà sarebbe finita sul <strong>mio</strong> divano<br />

ben prima delle vacanze au<strong>tu</strong>nnali, fatta<br />

eccezione per la ragazza in fondo. Sophia mi<br />

rivolse un sorriso storto. Sembrava che la sua<br />

faccia avesse preso fuoco e qualcuno avesse<br />

cercato di spegnerlo a suon di schiaffi. Era stata<br />

con alcuni dei miei compagni: conoscendo il<br />

loro passato e la sua assoluta mancanza di precauzioni,<br />

era meglio considerarla un rischio<br />

inutile, nonostante fossi di solito molto attento.<br />

Lei si protese, appoggiandosi sui gomiti, per<br />

guardarmi meglio. Ebbi un brivido di disgusto,


34/662<br />

ma mi controllai. No, non era nemmeno lontanamente<br />

degna.<br />

La moretta davanti a me si girò e sbatté le<br />

ciglia. «Ehi, Travis. Ho sentito che ci sarà una<br />

festa per coppie alla Sig Tau.»<br />

«No», risposi all’istante.<br />

Lei increspò il labbro inferiore. «Ma...<br />

quando me ne hai parlato, pensavo volessi<br />

andarci.»<br />

Scoppiai a ridere. «Mi stavo lamentando.<br />

Non è la stessa cosa.»<br />

La bionda accanto a me si allungò. «Tutti<br />

sanno che Travis Maddox non partecipa alle<br />

feste per coppie. Hai preso una cantonata,<br />

Chrissy.»<br />

«Ah sì? Be’, nessuno ti ha chiesto niente»,<br />

replicò lei imbronciata.<br />

Mentre discutevano, notai Abby entrare di<br />

corsa in aula. Si precipitò in un banco davanti<br />

un istante prima che suonasse il campanello.<br />

Senza neanche rendermi conto, afferrai i<br />

fogli, mi cacciai la penna in bocca e scesi i<br />

gradini infilandomi nel banco accanto al suo.<br />

Abby assunse un’espressione oltremodo<br />

buffa, che per qualche ragione mi scatenò la


35/662<br />

stessa eccitazione che provavo prima di un<br />

incontro.<br />

«Bene. Puoi prendere appunti per me.»<br />

Era profondamente indignata, il che ebbe<br />

l’effetto di divertirmi ancora di più. Gran parte<br />

delle ragazze mi annoiava a morte, lei invece<br />

era intrigante, piacevole persino. Non l’avevo<br />

colpita, almeno non in modo positivo. La mia<br />

presenza in sé sembrava nausearla, reazione<br />

che trovavo stranamente tenera.<br />

Decisi d’impulso di scoprire se fosse davvero<br />

odio il sentimento che provava per me o se<br />

fosse soltanto un tipo duro. Mi avvicinai di più.<br />

«Scusami, ti ho offeso in qualche modo?»<br />

<strong>Il</strong> suo sguardo si addolcì e un attimo dopo<br />

scosse la testa. Non mi odiava: si riproponeva<br />

di farlo. Ora che lo sapevo, avevo un buon<br />

vantaggio. Se voleva giocare, lo avrei fatto<br />

anch’io.<br />

«Allora qual è il problema?»<br />

Sembrò imbarazzata nel rispondere. «Non<br />

ho intenzione di venire a letto con te. Lascia<br />

perdere.»<br />

Oh sì, sarebbe stato molto divertente. «Non<br />

ti ho chiesto di venire a letto con me, giusto?»


36/662<br />

Lasciai vagare lo sguardo sul soffitto, come se<br />

stessi riflettendo. «Perché stasera non vieni da<br />

noi con America?»<br />

Abby arricciò il labbro come se avesse sentito<br />

puzzo di marcio.<br />

«Non flirterò nemmeno, lo giuro.»<br />

«Ci penserò.»<br />

Mi sforzai di non sorridere troppo per non<br />

rivelare le mie intenzioni. Non avrebbe ceduto<br />

come gli avvoltoi appollaiati più in alto.<br />

Guardai alle mie spalle: la stavano <strong>tu</strong>tte fissando<br />

in cagnesco. Lo sapevano, proprio come<br />

me: lei era diversa e avrei dovuto darmi da fare.<br />

Per una volta.<br />

Dopo tre disegni di possibili ta<strong>tu</strong>aggi e una<br />

ventina di cubi, la lezione terminò e sgattaiolai<br />

in corridoio prima che qualcuno potesse bloccarmi.<br />

Fui svelto, ma Abby era uscita prima di<br />

me e si trovava venti metri buoni più avanti.<br />

Maledizione, cercava di evitarmi. Affrettai il<br />

passo fino a raggiungerla. «Ci hai pensato?»<br />

«Travis!» esclamò una ragazza giocherellando<br />

con i capelli. Abby proseguì, lasciandomi<br />

lì ad ascoltare le sue ciance irritanti.<br />

«Scusa, ehm...»


37/662<br />

«Heather.»<br />

«Scusa, Heather... io... io devo andare.»<br />

Lei mi cinse con le braccia. Le diedi una<br />

pacca affet<strong>tu</strong>osa sul sedere, mi liberai dalla sua<br />

presa e proseguii chiedendomi chi fosse.<br />

Prima che riuscissi a capirlo, scorsi le lunghe<br />

gambe abbronzate di Abby. Mi cacciai una<br />

Marlboro in bocca e accelerai fino ad affiancarla.<br />

«Dov’ero rimasto? Oh sì... stavi<br />

pensando.»<br />

«Di che parli?»<br />

«Hai deciso se verrai?»<br />

«Se dico di sì, smetterai di seguirmi?»<br />

Finsi di riflettere e annuii. «Sì.»<br />

«Allora verrò.»<br />

Stronzate. Non avrebbe ceduto così.<br />

«Quando?»<br />

«Stasera. Verrò stasera.»<br />

Mi bloccai di colpo. Aveva in mente qualcosa.<br />

Non avevo previsto che passasse all’offensiva.<br />

«Grande», risposi mascherando la sorpresa.<br />

«Allora ci vediamo, Pidge.»<br />

Si allontanò senza voltarsi, per nulla <strong>tu</strong>rbata<br />

dalla conversazione, e scomparve dietro ad altri<br />

s<strong>tu</strong>denti.


38/662<br />

In quel momento notai il cappellino bianco<br />

di Shepley. Non aveva alcuna fretta di andare a<br />

lezione di informatica. Mi incupii. Odiavo<br />

quella materia. Chi non sapeva usare un maledetto<br />

computer?<br />

Mi unii a lui e ad America mentre confluivano<br />

nella massa di s<strong>tu</strong>denti sul viale principale.<br />

Lei ridacchiava e lo osservava sognante<br />

mentre mi raccontava le solite sciocchezze.<br />

America non era un avvoltoio. Era attraente,<br />

certo, ma riusciva a conversare senza esclamare<br />

«cioè» dopo ogni parola e sapeva essere molto<br />

divertente. Quello che più apprezzavo di lei era<br />

che, dopo il primo appuntamento, non era venuta<br />

a casa nostra per parecchie settimane e<br />

anche quando si guardavano un film accoccolati<br />

sul divano poi tornava allo s<strong>tu</strong>dentato.<br />

Avevo <strong>tu</strong>ttavia la sensazione che il periodo di<br />

prova pre-sesso per Shepley stesse per finire.<br />

«Ehi, Mare», dissi con un cenno.<br />

«Come va, Trav?» chiese. Mi accolse con un<br />

sorriso cordiale, ma riportò subito lo sguardo<br />

su Shep.<br />

Lui era uno dei pochi for<strong>tu</strong>nati. Ragazze così<br />

erano rare.


39/662<br />

«Sono arrivata», disse indicando lo s<strong>tu</strong>dentato<br />

dietro l’angolo. Gli gettò le braccia al<br />

collo e lo baciò. Lui la afferrò per i fianchi e la<br />

attirò a sé prima di lasciarla andare.<br />

America ci salutò un’ultima volta con la<br />

mano, dopodiché raggiunse il suo amico Finch<br />

all’ingresso.<br />

«Sei infa<strong>tu</strong>ato, vero?» domandai dandogli un<br />

pugno sul braccio.<br />

Lui mi spintonò. «Non sono affari <strong>tu</strong>oi,<br />

idiota.»<br />

«Ha una sorella?»<br />

«È figlia unica. E lascia in pace anche i suoi<br />

amici, Trav. Parlo sul serio.»<br />

Era una precisazione inutile. Dallo sguardo<br />

lasciava quasi sempre trasparire sentimenti e<br />

pensieri e in quel momento era serio, forse<br />

anche un po’ disperato. Non era infa<strong>tu</strong>ato. Era<br />

innamorato.<br />

«Ti riferisci a Abby.»<br />

Lui si corrucciò. «Mi riferisco a <strong>tu</strong>tti i suoi<br />

amici. Anche a Finch. Sta’ lontano.»<br />

«Cugino!» esclamai mettendogli un braccio<br />

attorno al collo. «Sei innamorato? Mi farai<br />

commuovere!»


40/662<br />

«Sta’ zitto», brontolò lui. «Promettimi solo<br />

che starai lontano dai suoi amici.»<br />

Sorrisi. «Non ti prometto niente.»


2.<br />

LA RITORSIONE<br />

«Che fai?» domandò Shepley. Era in piedi<br />

nel centro della stanza con un paio di sneaker<br />

in una mano e uno di mutande sporche<br />

nell’altra.<br />

«Eh, pulisco?» feci cacciando i bicchierini<br />

nella lavastoviglie.<br />

«Lo vedo. Ma... perché?»<br />

Sorrisi dandogli la schiena. Mi avrebbe preso<br />

a calci in culo. «Aspetto gente.»<br />

«E allora?»<br />

«La piccioncina.»<br />

«Eh?»<br />

«Abby, Shep. Ho invitato Abby.»<br />

«No, amico. No! Non incasinarmi la vita. Ti<br />

prego, non farlo.»<br />

Mi girai incrociando le braccia al petto. «Ci<br />

ho provato, Shep. L’ho fatto ma... non lo so»,


42/662<br />

risposi scrollando le spalle. «Lei ha un non so<br />

che. È stato più forte di me.»<br />

Shepley contrasse la mascella e si diresse a<br />

grandi passi nella sua stanza sbattendo la<br />

porta.<br />

Finii di caricare la lavastoviglie, poi controllai<br />

attorno al divano per assicurarmi di non<br />

aver lasciato in giro involucri di preservativi.<br />

Non era mai bello dare spiegazioni.<br />

<strong>Il</strong> fatto che mi fossi portato a letto parecchie<br />

graziose s<strong>tu</strong>dentesse non era un segreto, ma<br />

non vedevo il motivo di ricordarlo ai miei<br />

ospiti. Era questione di immagine.<br />

Per quanto riguardava Pigeon, <strong>tu</strong>ttavia, non<br />

sarebbe bastata una messinscena per farmela<br />

sul divano. La strategia era indurla a compiere<br />

un passo alla volta. Se mi fossi concentrato<br />

sull’obiettivo finale, avrei facilmente rovinato<br />

<strong>tu</strong>tto. Abby era un’osservatrice ed era molto,<br />

ma molto meno ingenua di me. <strong>Il</strong> piano era più<br />

che rischioso.<br />

Ero in camera, intento a mettere da parte la<br />

roba da lavare, quando sentii la porta<br />

d’ingresso aprirsi. Shepley di solito prestava


43/662<br />

attenzione al rumore dell’auto di America, per<br />

poterla accogliere sulla porta.<br />

Gnocca in arrivo.<br />

Udii mormorare, poi la porta di Shep si chiuse.<br />

Era il segnale. Andai in soggiorno e lei era<br />

là: aveva gli occhiali, i capelli raccolti e addosso<br />

quello che sembrava un pigiama. Non mi sarei<br />

s<strong>tu</strong>pito se fosse rimasto per un po’ sul fondo<br />

della cesta della biancheria sporca.<br />

Per poco non scoppiai a ridere. Nessuna<br />

donna era mai venuta da me vestita così. Da<br />

quella porta erano passati gonne di jeans,<br />

vestiti, persino un <strong>tu</strong>bino trasparente con sotto<br />

un bikini ridotto, in un paio di casi trucco pesante<br />

e glitter, ma mai un pigiama.<br />

Capii subito perché avesse accettato tanto<br />

facilmente l’invito: voleva disgustarmi perché<br />

la lasciassi in pace. Se non fosse stata assolutamente<br />

sexy vestita così, avrebbe anche funzionato,<br />

ma aveva una pelle perfetta e la mancanza<br />

di trucco, insieme alla monta<strong>tu</strong>ra degli<br />

occhiali, esaltava ancor di più il colore dei suoi<br />

occhi.<br />

«Era ora!» esclamai buttandomi sul divano.


44/662<br />

All’inizio sembrò fiera della sua idea ma,<br />

mentre parlavamo e io restavo impassibile, si<br />

accorse che il piano era fallito. Meno sorrideva,<br />

più dovevo sforzarmi di non sfoderare un<br />

ghigno <strong>tu</strong>tto denti. Era così divertente.<br />

Shepley e America ci raggiunsero dopo dieci<br />

minuti. Abby era disorientata e io maledettamente<br />

eccitato. Chiacchierando del più e<br />

del meno, aveva espresso dubbi sulla mia capacità<br />

di scrivere un saggio e mi aveva chiesto<br />

della mia passione per gli incontri. Ero contento<br />

di parlare di cose normali, lo preferivo<br />

all’idea di chiederle di andarsene quando me la<br />

fossi portata a letto. Abby non mi capiva e io<br />

desideravo invece che lo facesse, malgrado<br />

avessi l’impressione di irritarla.<br />

«Chi <strong>sei</strong>, Karate Kid? Dove hai imparato a<br />

combattere?»<br />

Shepley e America sembrarono imbarazzati<br />

ma non capii perché. A me non importava un<br />

accidente: il fatto che non parlassi molto della<br />

mia infanzia non significava che me ne<br />

vergognassi.


45/662<br />

«Avevo un padre alcolista dal pessimo carattere<br />

e quattro fratelli più grandi con il gene<br />

della coglionaggine.»<br />

«Oh», esclamò arrossendo e in quell’istante<br />

sentii una fitta al petto. Non sapevo perché, ma<br />

m’infastidì. «Non essere in imbarazzo, Pidge.<br />

Papà ha smesso di bere e i miei fratelli sono<br />

cresciuti.»<br />

«Non sono in imbarazzo.» <strong>Il</strong> linguaggio del<br />

suo corpo diceva però <strong>tu</strong>tt’altro. Cercai di cambiare<br />

argomento e feci qualche commento sul<br />

suo look trasandato molto sexy. L’imbarazzo fu<br />

subito sosti<strong>tu</strong>ito dall’irritazione, sentimento a<br />

cui ero molto più avvezzo.<br />

America propose di guardare la TV. L’ultima<br />

cosa che volevo fare era stare in una stanza con<br />

Abby e non poterle parlare. Mi alzai. «Hai<br />

fame, Pidge?»<br />

«Ho già mangiato.»<br />

America inarcò le sopracciglia. «Non è vero.<br />

Oh... ehm... certo, mi ero scordata che ti <strong>sei</strong><br />

presa una... pizza... prima.»<br />

Abby era di nuovo imbarazzata, ma la rabbia<br />

prese rapidamente il sopravvento. Non impiegai<br />

molto a capire le sue reazioni emotive.


46/662<br />

Aprii la porta cercando di mantenere un tono<br />

noncurante. Non ero mai stato così ansioso di<br />

stare solo con una ragazza... soprat<strong>tu</strong>tto non<br />

per fare sesso. «Forza. Sarai affamata.»<br />

Lei si rilassò leggermente. «Dove vai?»<br />

«Dove vuoi. Possiamo mangiarci una pizza.»<br />

Si guardò i pantaloni della <strong>tu</strong>ta. «Non sono<br />

presentabile.»<br />

Non aveva idea di quanto fosse bella, il che la<br />

rendeva ancora più affascinante. «Stai benissimo.<br />

Andiamo, muoio di fame.»<br />

Quando fu in sella alla Harley, riuscii a<br />

ragionare di nuovo. Di solito in moto mi<br />

calmavo. Abby mi stringeva i fianchi con le<br />

gambe come in una morsa, ma anche quello<br />

aveva un effetto stranamente calmante. Mi<br />

dava quasi sollievo.<br />

La sensazione che provavo quando era con<br />

me mi disorientava. Non mi piaceva, eppure mi<br />

ricordava che lei era lì, perciò era confortante e<br />

nel contempo inquietante. Decisi di darmi una<br />

calmata. Abby poteva anche essere incantevole,<br />

ma era sempre una ragazza. Non aveva senso<br />

agitarsi tanto.


47/662<br />

Inoltre, nascondeva qualcosa sotto l’aspetto<br />

di s<strong>tu</strong>dentessa per bene. Mi aveva detestato a<br />

prima vista perché era stata ferita da qualcuno<br />

come me. Però non era una puttana, né lo era<br />

stata. Le individuavo a chilometri, le sgualdrine.<br />

A poco a poco la maschera che indossavo<br />

svanì. Avevo finalmente trovato una ragazza<br />

interessante al punto di volerla conoscere ed<br />

ero già riuscito a offenderla.<br />

Ci eravamo appena incontrati, eppure l’idea<br />

che qualche idiota l’avesse ferita mi mandava<br />

su <strong>tu</strong>tte le furie. <strong>Il</strong> fatto che mi associasse a<br />

qualcuno che le aveva fatto del male era ancora<br />

peggio. Entrando nel parcheggio di Pizza<br />

Shack, diedi gas. <strong>Il</strong> tragitto non era stato<br />

abbastanza lungo da placare il casino che avevo<br />

nella testa.<br />

Non stavo neanche pensando alla velocità,<br />

perciò quando Abby saltò giù e prese a strillare<br />

non potei fare a meno di ridere.<br />

«Ho rispettato i limiti di velocità.»<br />

«Sì, quelli di un’autostrada tedesca, che<br />

notoriamente non ne ha.» Si sciolse lo chignon<br />

scompigliato e si districò i capelli con le dita.


48/662<br />

La osservai mentre se li raccoglieva di nuovo.<br />

Immaginai che facesse così il mattino appena<br />

sveglia, dopodiché per non eccitarmi fui<br />

costretto a pensare ai primi dieci minuti di Salvate<br />

il soldato Ryan: sangue, urla, intestini in<br />

vista. Granate, spari, altro sangue.<br />

Le tenni aperta la porta. «Non lascerei mai<br />

che ti accadesse qualcosa, Pigeon.»<br />

Mi superò infuriata ed entrò nel ristorante<br />

ignorando il <strong>mio</strong> gesto. Fu un vero peccato: era<br />

la prima ragazza a cui tenevo la porta.<br />

Aspettavo quel momento, e lei non se n’era<br />

nemmeno accorta.<br />

La seguii all’interno e mi diressi al tavolo<br />

d’angolo che occupavo di solito. La squadra di<br />

calcio era seduta a diversi tavoli radunati nel<br />

centro della sala. Si erano già messi a gridare<br />

perché mi avevano visto entrare con una<br />

ragazza e strinsi i denti. Non volevo che Abby<br />

sentisse.<br />

Per la prima volta provai imbarazzo per il<br />

<strong>mio</strong> comportamento, ma non durò molto. <strong>Il</strong><br />

fatto di vederla seduta dall’altra parte del<br />

tavolo, scontrosa e seccata, mi rallegrò.


49/662<br />

Ordinai due birre. L’aria disgustata che le<br />

comparve sul volto mi colse alla sprovvista. La<br />

cameriera stava flirtando palesemente con me e<br />

a Abby non faceva piacere. A quanto sembrava,<br />

la facevo incazzare anche senza volerlo.<br />

«Vieni spesso qui?» chiese acida guardando<br />

la cameriera.<br />

Cavolo, sì. Era gelosa. O forse non sopportava<br />

il modo in cui mi trattavano le donne, il<br />

che non mi avrebbe s<strong>tu</strong>pito. Quella ragazza mi<br />

faceva proprio girare la testa. Appoggiai i<br />

gomiti sul tavolo, deciso a non farle capire che<br />

mi aveva colpito. «Allora qual è la <strong>tu</strong>a storia,<br />

Pidge? Odi gli uomini in generale o solo me?»<br />

«Solo te, credo.»<br />

Risi, per forza. «Non riesco a capirti. Sei la<br />

prima ragazza che mi respinge. Non ti agiti<br />

quando mi parli e non cerchi di attirare la mia<br />

intenzione.»<br />

«Non è una tattica. Non mi piaci, ecco <strong>tu</strong>tto.»<br />

Ahia. «Non saresti qui se non ti piacessi.»<br />

La tenacia <strong>tu</strong>ttavia mi ripagò. La sua fronte si<br />

rilassò e la pelle attorno agli occhi si distese.<br />

«Non dico che <strong>tu</strong> sia una persona malvagia.<br />

Solo, non mi va di essere considerata una facile


50/662<br />

preda per il semplice fatto di avere una<br />

vagina.»<br />

Qualsiasi cosa mi avesse preso, non riuscii a<br />

trattenermi. Tentai di soffocare la risata ma<br />

invano. In fondo, non mi riteneva un coglione<br />

però non le piacevano i miei modi. Un problema<br />

facile da risolvere. Fui sopraffatto da un<br />

senso di sollievo e risi di gusto come non mi<br />

capitava da anni, forse da una vita.<br />

«Oddio! Mi fai morire! Dobbiamo essere<br />

amici. Non accetterò un no come risposta.»<br />

«Okay, ma questo non ti autorizza a cercare<br />

di infilarti nelle mie mutande ogni cinque<br />

secondi.»<br />

«Non hai intenzione di venire a letto con me.<br />

Afferrato.»<br />

Abby sorrise e io intravidi <strong>tu</strong>tta una serie di<br />

nuove possibilità. Nella mia mente si<br />

susseguirono immagini di scene erotiche con<br />

lei, come se vedessi un film porno in TV, poi<br />

l’intero sistema andò in tilt e comparve uno<br />

spot inneggiante alla nobiltà e all’importanza di<br />

non rovinare quella strana amicizia appena<br />

iniziata.


51/662<br />

Ricambiai il sorriso. «Hai la mia parola. Non<br />

mi azzarderò nemmeno a pensare alle <strong>tu</strong>e<br />

mutande... a meno che non sia <strong>tu</strong> a<br />

chiedermelo.»<br />

Lei appoggiò i gomiti sul tavolo. Ovviamente<br />

lo sguardo mi cadde sulle tette, schiacciate<br />

com’erano contro il tavolo.<br />

«E questo non accadrà, perciò possiamo<br />

essere amici.»<br />

Sfida accettata.<br />

«Allora, qual è la <strong>tu</strong>a storia?» domandò<br />

Abby. «Sei sempre stato Travis “Mad Dog”<br />

Maddox o ti chiamano così da quando <strong>sei</strong> alla<br />

Eastern?» Quando pronunciò quel fot<strong>tu</strong>to soprannome,<br />

mimò le virgolette con le dita.<br />

Trasalii. «No. È stato Adam a inventarlo<br />

dopo il primo incontro.» Lo detestavo ma<br />

ormai aveva preso piede. Piaceva a <strong>tu</strong>tti e<br />

Adam aveva continuato a usarlo.<br />

Dopo un silenzio imbarazzato Abby infine<br />

parlò. «Tutto qui? Non hai intenzione di dirmi<br />

niente di te?»<br />

Non sembrò prestare molta importanza al<br />

soprannome oppure aveva semplicemente<br />

accettato la storia. Non riuscivo mai a capire


52/662<br />

quando si sarebbe offesa e spaventata e quando<br />

invece si sarebbe comportata in modo calmo e<br />

razionale.<br />

«Cosa vuoi sapere?»<br />

Lei alzò le spalle. «Le solite cose. Da dove<br />

vieni, cosa vuoi fare da grande... cose così.»<br />

Dovevo sforzarmi di non irrigidirmi: parlare<br />

di me, soprat<strong>tu</strong>tto del <strong>mio</strong> passato, mi metteva<br />

a disagio. Le diedi risposte vaghe senza dilungarmi<br />

molto sull’argomento, poi sentii un giocatore<br />

di calcio fare una bat<strong>tu</strong>ta. Non mi sarebbe<br />

importato tanto se non avessi temuto il<br />

momento in cui Abby avesse capito perché<br />

ridevano. D’accordo, non era vero: mi avrebbe<br />

fatto incazzare lo stesso, che lei fosse stata<br />

presente o no.<br />

Insisteva per sapere della mia famiglia e<br />

della mia specializzazione, mentre io faticavo a<br />

controllarmi per non buttarli <strong>tu</strong>tti fuori dal ristorante.<br />

Quando la rabbia raggiunse il culmine,<br />

concentrarmi sulla conversazione mi risultò<br />

ancora più difficile.<br />

«Perché ridono?» domandò infine lei indicando<br />

la tavolata rumorosa.<br />

Scossi la testa.


53/662<br />

«Dimmelo», incalzò.<br />

Strinsi le labbra. Se mi avesse mollato, probabilmente<br />

non avrei avuto un’altra possibilità e<br />

quei coglioni strafottenti avrebbero avuto un<br />

motivo in più per ridere.<br />

Mi guardò, in attesa.<br />

’Fanculo. «Ridono di me perché innanzi<strong>tu</strong>tto<br />

ti ho portato a cena. Di solito non è una... mia<br />

abi<strong>tu</strong>dine.»<br />

«Innanzi<strong>tu</strong>tto?»<br />

Quando capì, s’irrigidì, umiliata di essere in<br />

mia compagnia.<br />

Sussultai, aspettandomi che si precipitasse<br />

fuori dal locale.<br />

Incurvò le spalle. «E io che temevo ridessero<br />

di te perché ti fai vedere con una vestita così!<br />

Credono che verrò a letto con te», borbottò.<br />

Che cosa aveva detto? «Perché non dovrei<br />

farmi vedere con te?»<br />

Abby arrossì e abbassò lo sguardo. «Di cosa<br />

stavamo parlando?»<br />

Sospirai. Si era preoccupata per me, convinta<br />

che ridessero del suo aspetto. In fondo, Pigeon<br />

non era una dura e decisi di farle un’altra<br />

domanda prima che cambiasse idea.


54/662<br />

«Di te. Qual è la <strong>tu</strong>a specializzazione?»<br />

«Oh, ehm... cul<strong>tu</strong>ra generale, per il<br />

momento. Sono ancora indecisa, ma propendo<br />

per ragioneria.»<br />

«Tu però non <strong>sei</strong> di queste parti. Ti <strong>sei</strong><br />

trasferita.»<br />

«Sono di Wichita, come America.»<br />

«E come <strong>sei</strong> finita qui dal Kansas?»<br />

«Siamo state costrette a scappare.»<br />

«Da cosa?»<br />

«Dai miei genitori.»<br />

Dunque era in fuga. Avevo avuto la<br />

sensazione che il cardigan e le perle che<br />

indossava la sera in cui ci eravamo conosciuti<br />

fossero solo una facciata. Ma per nascondere<br />

cosa? S’irritò subito di fronte a quelle domande<br />

personali, ma prima che potessi cambiare<br />

argomento Kyle della squadra di calcio ne<br />

sparò una.<br />

Annuii. «E come mai avete scelto la<br />

Eastern?»<br />

Abby rispose brusca qualcosa che mi sfuggì.<br />

Le risatine e i commenti idioti della squadra di<br />

calcio coprirono le sue parole.


55/662<br />

«Amico, fatti dare gli avanzi per la <strong>tu</strong>a<br />

cagnetta!»<br />

Non riuscii più a trattenermi. Non solo<br />

avevano mancato di rispetto a me, ma anche a<br />

Abby. Mi alzai, feci un paio di passi e loro presero<br />

a spintonarsi e a incespicare per guadagnare<br />

in fretta la porta.<br />

Mi sentii addosso lo sguardo di Abby che mi<br />

riportò in me. Mi risedetti e lei inarcò un<br />

sopracciglio: rabbia e frustrazione svanirono<br />

all’istante.<br />

«Stavi dicendo perché hai scelto la Eastern»,<br />

affermai. Fingere che quella breve parentesi<br />

non ci fosse mai stata era forse il modo<br />

migliore per continuare.<br />

«È difficile da spiegare», rispose stringendosi<br />

nelle spalle. «Mi è sembrata la scelta più<br />

giusta da fare.»<br />

Se c’erano parole adatte a descrivere il <strong>mio</strong><br />

stato d’animo in quel momento, erano proprio<br />

quelle. Non sapevo che diavolo stessi facendo<br />

né perché, ma starle seduto di fronte a quel<br />

tavolo mi infuse uno strano senso di calma,<br />

nonostante l’accesso di rabbia.<br />

Sorrisi e aprii il menu. «So cosa intendi.»


3.<br />

IL PRINCIPE AZZURRO<br />

Dalla porta Shepley salutò con lo sguardo<br />

perso America che usciva dal parcheggio. La<br />

chiuse e si buttò sulla poltrona con un sorriso<br />

ebete sul volto.<br />

«Sei un idiota», dissi.<br />

«Io? Senti chi parla. Abby non vedeva l’ora di<br />

andarsene.»<br />

Mi accigliai. Non mi sembrava avesse fretta,<br />

ma ora che Shepley me lo aveva fatto presente<br />

mi ricordai che al ritorno era rimasta piuttosto<br />

silenziosa. «Credi?»<br />

Lui scoppiò a ridere, si stirò e sollevò il poggiapiedi.<br />

«Ti detesta. Lascia perdere.»<br />

«Non mi detesta. C’è stata: è venuta a cena.»<br />

Shepley inarcò le sopracciglia. «Trav, che<br />

cos’hai intenzione di fare? Perché se per te è<br />

solo un gioco e mi incasini le cose, ti ammazzo<br />

mentre dormi.»


57/662<br />

Mi gettai sul divano e afferrai il telecomando.<br />

«Non so che cos’ho intenzione di fare, però non<br />

è un gioco.»<br />

Shepley apparve perplesso, ma non gli avrei<br />

lasciato intendere che lo ero altrettanto.<br />

«Non stavo scherzando», aggiunse fissando<br />

la TV. «Ti strozzo.»<br />

«Ti ho sentito», ribattei. Già ero incazzato<br />

perché mi sentivo disorientato, ci mancava solo<br />

che Pepé la puzzola minacciasse di uccidermi.<br />

Shepley invaghito era una noia. Shepley<br />

innamorato, quasi insopportabile.<br />

«Ti ricordi di Anya?»<br />

«Non è la stessa cosa», replicò esasperato.<br />

«Con Mare è diverso. Lei è quella giusta.»<br />

«Lo hai capito dopo un paio di mesi soltanto?»<br />

chiesi dubbioso.<br />

«L’ho capito quando l’ho vista.»<br />

Scossi la testa. Non sopportavo quando<br />

faceva così. Gli uscivano i cuoricini persino dal<br />

culo. Finiva sempre a pezzi e io dovevo assicurarmi<br />

che non si ammazzasse a forza di bere per<br />

<strong>sei</strong> mesi di fila. America però sembrava<br />

apprezzare.


58/662<br />

Affari suoi. Nessuna donna mi avrebbe<br />

ridotto a frignare come un bimbo e a<br />

sbronzarmi. Se mi avesse mollato, significava<br />

che non valeva poi tanto.<br />

Shepley si alzò, si stirò e si avviò verso la sua<br />

stanza.<br />

«Dici un sacco di stronzate, Shep.»<br />

«Come lo sai?» replicò.<br />

Aveva ragione. Non ero mai stato innamorato,<br />

ma credevo che non sarei cambiato molto.<br />

Decisi di andare anch’io a dormire. Mi<br />

spogliai e mi stesi, irritato, sul letto. Non<br />

appena posai la testa sul cuscino mi venne in<br />

mente Abby e ripensai alla nostra conversazione,<br />

parola per parola. Provava un vago<br />

interesse per me: non mi detestava del <strong>tu</strong>tto, il<br />

che mi aiutò a rilassarmi. Non mi ero<br />

dimostrato propriamente rammaricato per la<br />

mia reputazione, ma lei non si aspettava che<br />

fingessi. Le donne non mi rendevano nervoso,<br />

Abby <strong>tu</strong>ttavia mi faceva sentire distratto e nello<br />

stesso tempo concentrato, agitato e calmo,<br />

incazzato e maledettamente eccitato. Non mi<br />

ero mai sentito così in conflitto con me stesso,


59/662<br />

eppure quello stato d’animo mi induceva a volerla<br />

frequentare di più.<br />

Dopo aver passato un paio d’ore a fissare il<br />

soffitto e a chiedermi se l’avrei rivista, decisi di<br />

alzarmi e di recuperare la bottiglia di Jack<br />

Daniel’s in cucina.<br />

I bicchierini nella lavastoviglie erano puliti:<br />

ne presi uno e lo riempii fino all’orlo. Lo buttai<br />

giù e me ne versai un altro. Bevvi, lo posai nel<br />

lavandino e mi girai. Shepley era in piedi sulla<br />

porta di camera sua con un sorrisetto sulla<br />

faccia.<br />

«Inizia così.»<br />

«<strong>Il</strong> giorno in cui <strong>sei</strong> comparso nell’albero<br />

genealogico della <strong>tu</strong>a famiglia, avrei tanto<br />

voluto tagliarlo.»<br />

Lui scoppiò a ridere e chiuse la porta.<br />

Arrancai fino in camera, incavolato per non<br />

essere riuscito a ribattere.<br />

Le lezioni del mattino durarono una vita e<br />

provai un vago disgusto per me stesso quando<br />

arrivai quasi di corsa in mensa. Non sapevo<br />

neanche se Abby ci fosse.<br />

Invece c’era.


60/662<br />

Brazil le sedeva esattamente di fronte e stava<br />

chiacchierando con Shepley. Abbozzai un sorrisetto<br />

e sospirai, sollevato e rassegnato al <strong>mio</strong><br />

comportamento patetico.<br />

L’addetta della mensa mi aveva riempito il<br />

vassoio di chissà cosa e mi avviai verso il tavolo<br />

fermandomi davanti a Abby.<br />

«Sei seduto sulla mia sedia, Brazil.»<br />

«Oh, è una delle <strong>tu</strong>e ragazze, Trav?»<br />

Abby scosse la testa. «Assolutamente no.»<br />

Attesi e dopo un istante Brazil cedette: prese<br />

il vassoio e lo portò in fondo al tavolo.<br />

«Come va, Pidge?» chiesi aspettandomi una<br />

risposta velenosa. Con mia gran sorpresa non si<br />

dimostrò per nulla arrabbiata.<br />

«Cos’è quello?» domandò fissando il <strong>mio</strong><br />

vassoio.<br />

Guardai l’ammasso fumante. Aveva voglia di<br />

fare due chiacchiere, altro buon segno. «Le<br />

signore della mensa mi fanno paura. Non ho<br />

intenzione di criticare le loro capacità<br />

culinarie.»<br />

Abby mi guardò sondare il cibo con la<br />

forchetta in cerca di qualcosa di commestibile,<br />

dopodiché venne distratta dai mormorii degli


61/662<br />

altri s<strong>tu</strong>denti. Per i miei compagni era in effetti<br />

una novità che insistessi per sedermi di fronte a<br />

qualcuno e non sapevo neanche con certezza<br />

perché lo avessi fatto.<br />

«L’esame di biologia è dopo pranzo»,<br />

gemette America.<br />

«Hai s<strong>tu</strong>diato?» chiese Abby.<br />

Lei arricciò il naso. «Dio, no. Ho passato la<br />

notte a ripetere al <strong>mio</strong> ragazzo che non saresti<br />

finita a letto con Travis.»<br />

Sentendo citare la conversazione della sera<br />

prima, Shepley s’incupì all’istante.<br />

I giocatori di football in fondo al tavolo tacquero<br />

per ascoltare i nostri discorsi e Abby si<br />

fece piccola, lanciando un’occhiataccia ad<br />

America.<br />

Era imbarazzata. Qualunque fosse il motivo,<br />

si sentiva umiliata dall’attenzione altrui.<br />

America la ignorò e diede un colpetto a<br />

Shepley con la spalla, ma lui continuò a tenere<br />

il broncio.<br />

«Gesù, Shep. L’hai presa davvero male, eh?»<br />

Gli lanciai una bustina di ketchup per allentare<br />

la tensione. A quel punto <strong>tu</strong>tti fissarono lui e


62/662<br />

America, sperando di trovare spunti per ulteriori<br />

commenti.<br />

Shepley non rispose, ma Abby mi guardò di<br />

sottecchi con un lieve sorriso. Le cose stavano<br />

andando alla grande. Non riusciva a detestarmi<br />

neanche se ci provava. Non so perché mi fossi<br />

preoccupato tanto. Non che volessi uscire con<br />

lei: il nostro era il rapporto platonico ideale.<br />

Era sostanzialmente una brava ragazza, anche<br />

se un po’ ombrosa, e non c’era bisogno che le<br />

rovinassi i piani per il fu<strong>tu</strong>ro, sempre che ne<br />

avesse.<br />

America strofinò la schiena a Shepley. «Gli<br />

passerà. Ha solo bisogno di un po’ di tempo per<br />

capire che Abby non cederà alle <strong>tu</strong>e lusinghe.»<br />

«Non ho cercato di sedurla», obiettai. Stavo<br />

appena facendo progressi e Mare adesso mi<br />

rovinava i piani. «Lei è mia amica.»<br />

Abby guardò Shep. «Te l’ho detto. Non c’è<br />

niente di cui preoccuparsi.»<br />

Lui incrociò il suo sguardo e a quel punto si<br />

tranquillizzò. Crisi evitata. Abby aveva salvato<br />

la si<strong>tu</strong>azione.<br />

Tacqui, cercando qualcosa da dire. Volevo<br />

chiederle di passare da noi, ma dopo il


63/662<br />

commento di America sarebbe stato s<strong>tu</strong>pido.<br />

Mi venne in mente un’idea brillante e mi buttai.<br />

«Tu hai s<strong>tu</strong>diato?»<br />

Lei si accigliò. «In biologia non c’è s<strong>tu</strong>dio che<br />

tenga. Non ci capisco niente.»<br />

Mi alzai indicando con un cenno la porta.<br />

«Vieni.»<br />

«Cosa?»<br />

«Andiamo a prendere i <strong>tu</strong>oi appunti. Ti do<br />

una mano a s<strong>tu</strong>diare.»<br />

«Travis...»<br />

«Alza le chiappe, Pidge. Prenderai il<br />

massimo dei voti.»<br />

I tre secondi seguenti furono forse i più<br />

lunghi della mia vita. Abby alla fine si alzò,<br />

superò America e le tirò i capelli. «Ci vediamo<br />

in aula, Mare.»<br />

Lei sorrise. «Ti terrò un posto. Avrò bisogno<br />

di <strong>tu</strong>tto l’aiuto possibile.»<br />

Le aprii la porta quando uscimmo dalla<br />

mensa, ma non parve accorgersene e per<br />

l’ennesima volta rimasi terribilmente deluso.<br />

Cacciandomi le mani in tasca, percorsi al suo<br />

passo il breve tratto fino alla Morgan Hall e la<br />

guardai armeggiare con le chiavi.


64/662<br />

Aprì infine la porta e gettò il libro di biologia<br />

sul letto. Si sedette a gambe incrociate e io mi<br />

buttai sul materasso, notando quanto fosse<br />

duro e scomodo. Non c’era da s<strong>tu</strong>pirsi che <strong>tu</strong>tte<br />

le ragazze della Eastern fossero irritabili: era<br />

impossibile dormire bene su quei materassi del<br />

cavolo.<br />

Abby aprì il libro e mi misi subito al lavoro.<br />

Ripassammo i punti salienti del capitolo. Era<br />

bello vedere come mi osservava mentre parlavo,<br />

quasi pendesse dalle mie labbra e si<br />

s<strong>tu</strong>pisse al contempo che sapessi leggere. In un<br />

paio d’occasioni in<strong>tu</strong>ii che non aveva capito,<br />

perciò ripetei la spiegazione e a quel punto la<br />

vidi illuminarsi. Da allora feci di <strong>tu</strong>tto per<br />

rivedere quella luce nei suoi occhi.<br />

Senza che me ne accorgessi, venne l’ora di<br />

andare in classe. Sospirai e la colpii affet<strong>tu</strong>osamente<br />

con i fogli in testa. «Ci <strong>sei</strong>. Adesso sai<br />

<strong>tu</strong>tto.»<br />

«Vedremo.»<br />

«Ti accompagno in aula. Ti interrogherò per<br />

strada.» Mi aspettavo un rifiuto educato, invece<br />

mi rivolse un lieve sorriso e assentì.


65/662<br />

Uscimmo in corridoio e lei sospirò. «Non ti<br />

arrabbierai se mi bocceranno, vero?»<br />

Temeva che mi arrabbiassi? Non sapevo che<br />

pensare, ma lo trovavo incredibile.<br />

«Non ti bocceranno, Pidge. Però per il<br />

prossimo esame dobbiamo metterci sotto<br />

prima», dissi camminando con lei fino all’edificio<br />

di scienze. Le posi una domanda dopo<br />

l’altra: rispose subito a quasi <strong>tu</strong>tte, in qualche<br />

caso esitò ma alla fine non fece errori.<br />

Raggiungemmo l’aula e le vidi un’aria di<br />

riconoscenza sul viso, malgrado fosse troppo<br />

fiera per ammetterlo.<br />

«In bocca al lupo», le augurai perché non<br />

sapevo che altro dire.<br />

Parker Hayes ci passò accanto e mi salutò<br />

con un cenno. «Ehi, Trav.»<br />

Detestavo quell’imbecille. «Parker», dissi<br />

ricambiando il cenno.<br />

Parker era uno di quelli a cui piaceva stare<br />

nella mia scia e sfruttare la sua fama di principe<br />

azzurro per scopare. Mi dava del puttaniere,<br />

ma in verità il suo gioco era solo più sofisticato.<br />

Non era onesto con le ragazze che


66/662<br />

conquistava: prima si fingeva coinvolto, poi le<br />

mollava senza farsi scrupoli.<br />

Una sera, quando eravamo matricole, mi<br />

portai a casa Janet Littleton mentre lui ci stava<br />

provando con l’amica. Feci sesso con lei senza<br />

fingere di volere una relazione e alla fine Janet<br />

chiamò infuriata l’amica perché venisse a prenderla.<br />

Questa era ancora con Parker e fu quindi<br />

lui a riaccompagnarla.<br />

Dopo quella sera Hayes ebbe una nuova<br />

storia da usare con le sue conquiste. Qualsiasi<br />

ragazza mi portassi a letto, lui se la rimorchiava,<br />

dopo, raccontandole della volta in cui<br />

aveva salvato Janet.<br />

Lo sopportavo a stento.<br />

Parker puntò subito Pigeon e s’illuminò.<br />

«Ciao, Abby.»<br />

Non capivo perché cercasse con tanta<br />

insistenza di abbordare le stesse ragazze che<br />

piacevano a me: andava a lezione con lei da settimane<br />

e ora, all’improvviso, si dimostrava<br />

interessato. Sapendo che lo aveva fatto solo<br />

perché l’aveva vista parlare con me, andai in<br />

bestia.


67/662<br />

«Ciao», rispose lei colta alla sprovvista.<br />

Chiaramente non capiva perché d’un tratto le<br />

avesse rivolto la parola. «Chi è?» mi domandò.<br />

Scrollai con noncuranza le spalle, malgrado<br />

avessi voglia di prendere a calci quel suo culo<br />

da figlio di papà. «Parker Hayes», risposi. <strong>Il</strong><br />

suo nome mi lasciò un cattivo gusto in bocca.<br />

«È un <strong>mio</strong> compagno della Sig Tau.» Anche<br />

quello mi lasciò un cattivo gusto. Avevo compagni<br />

e amici, ma lui non era né l’uno né l’altro:<br />

era piuttosto il nemico numero uno, e me lo<br />

tenevo vicino solo per controllarlo meglio.<br />

«Non sapevo facessi parte di una confraternita»,<br />

osservò arricciando il naso.<br />

«La Sigma Tau, la stessa di Shep. Pensavo lo<br />

sapessi.»<br />

«Be’ non sembri il tipo da associazioni s<strong>tu</strong>dentesche»,<br />

commentò fissandomi gli avambracci<br />

ta<strong>tu</strong>ati.<br />

<strong>Il</strong> fatto che avesse rivolto di nuovo lo sguardo<br />

su di me mi sollevò un po’. «Mio padre è un ex<br />

allievo di questa università e i miei fratelli sono<br />

<strong>tu</strong>tti Sig Tau. È una faccenda di famiglia.»<br />

«E hanno preteso che seguissi le loro orme?»<br />

domandò in tono scettico.


68/662<br />

«Non proprio. Sono brave persone», dissi<br />

agitando il foglio degli appunti e porgendoglielo.<br />

«Sarà meglio che <strong>tu</strong> entri.»<br />

Mi rivolse quel suo meraviglioso sorriso.<br />

«Grazie per l’aiuto.» Mi diede un colpetto con il<br />

gomito e io non potei fare a meno di sorridere a<br />

mia volta.<br />

Entrò in classe e si sedette vicino ad America.<br />

Parker la fissò e osservò quindi le due ragazze<br />

parlare. Mentre mi allontanavo in corridoio,<br />

immaginai di prendere un banco e di tirarglielo<br />

in testa. Non avevo altre lezioni quel giorno,<br />

perciò non avevo motivo di restare. Un lungo<br />

giro con la Harley mi avrebbe aiutato a non<br />

impazzire all’idea che Parker tentasse di circuirla:<br />

presi dunque la strada più lunga per tornare<br />

a casa, in modo da avere più tempo per<br />

riflettere. Mi attraversarono la strada alcune<br />

interessanti candidate al divano, ma continuò a<br />

tornarmi in mente il viso di Abby, tanto che alla<br />

fine m’infastidii.<br />

Da quando avevo quindici anni qualsiasi<br />

ragazza che mi avesse conosciuto mi giudicava<br />

uno stronzo. La nostra storia avrebbe po<strong>tu</strong>to<br />

essere il perfetto cliché: la canaglia che


69/662<br />

s’innamora della brava ragazza. Tranne per il<br />

fatto che Abby non era candida e innocente.<br />

Nascondeva qualcosa. Forse era questo che ci<br />

legava: il passato che si era lasciata alle spalle,<br />

di qualsiasi na<strong>tu</strong>ra fosse.<br />

Entrai nel parcheggio e scesi dalla Harley.<br />

Alla faccia del giro in moto che doveva aiutarmi<br />

a riflettere. I miei pensieri non avevano alcun<br />

senso: stavo solo cercando di giustificare la<br />

strana ossessione che nutrivo per Abby.<br />

In preda a un improvviso malumore, sbattei<br />

la porta e mi sedetti sul divano, incazzandomi<br />

ancora di più perché non trovai subito il<br />

telecomando.<br />

Un aggeggio di plastica nera mi sfrecciò<br />

accanto quando Shepley andò a sedersi in poltrona.<br />

Lo presi, lo puntai verso il televisore e lo<br />

accesi.<br />

«Perché porti il telecomando in camera? Poi<br />

lo devi riportare qui», osservai sgarbato.<br />

«Non lo so, è solo un’abi<strong>tu</strong>dine. Che problema<br />

c’è?»<br />

«Nessuno», brontolai passando in rassegna i<br />

canali. Premetti il tasto MUTE. «Abby<br />

Abernathy.»


70/662<br />

Shepley inarcò le sopracciglia. «Sì?»<br />

«Non riesco a togliermela dalla testa. Dovrei<br />

scoparmela e farla finita.»<br />

Shepley mi s<strong>tu</strong>diò incerto per un po’. «Non<br />

che non apprezzi il fatto che non m’incasini la<br />

vita grazie a questo <strong>tu</strong>o neoritrovato ritegno,<br />

ma prima non avevi mai bisogno del <strong>mio</strong> permesso...<br />

a meno che... non dirmi che alla fine<br />

t’importa di qualcuna.»<br />

«Non fare il coglione.»<br />

Lui non riuscì a soffocare un ghigno.<br />

«T’importa di lei. Ci voleva una ragazza che si<br />

rifiutasse di dormire con te per più di ventiquattr’ore.»<br />

«Laura mi ha fatto aspettare una settimana.»<br />

«Ma Abby è interessata?»<br />

«Vuole solo che siamo amici. Mi va già bene<br />

che non mi tratti come un lebbroso.»<br />

Shepley tacque imbarazzato e annuì. «Hai<br />

paura.»<br />

«Di cosa?» domandai con un sorrisetto<br />

dubbioso.<br />

«Di un rifiuto. Anche Mad Dog è umano,<br />

dopo<strong>tu</strong>tto.»


71/662<br />

Strizzai nervoso l’occhio. «Sai che detesto<br />

quel nome, Shep.»<br />

Lui sorrise. «Lo so. Tanto quanto il modo in<br />

cui ti senti ora.»<br />

«Non mi fai star meglio.»<br />

«Quindi lei ti piace e hai paura. E adesso?»<br />

«Niente. È solo uno schifo che alla fine abbia<br />

trovato una ragazza degna e che sia troppo in<br />

gamba per me.»<br />

Shepley si sforzò di non ridere. M’irritava che<br />

la mia si<strong>tu</strong>azione lo divertisse tanto.<br />

Si ricompose e aggiunse: «Perché non lasci<br />

che sia lei a decidere?».<br />

«Perché m’interessa a tal punto che voglio<br />

essere io a farlo.»<br />

Lui si stirò e si alzò, strascicando i piedi nudi<br />

sulla moquette. «Vuoi una birra?»<br />

«Sì. Beviamo all’amicizia.»<br />

«Quindi continuerai a frequentarla? Perché?<br />

Mi sembra una tor<strong>tu</strong>ra.»<br />

Riflettei per un istante. Sembrava una tor<strong>tu</strong>ra,<br />

ma non quanto osservarla da lontano.<br />

«Non voglio che finisca con me... o con qualsiasi<br />

altro coglione.»


72/662<br />

«Vorrai dire: “O con chiunque altro”. È una<br />

follia.»<br />

«Portami quella birra del cazzo e sta’ zitto.»<br />

Lui scrollò le spalle. Diversamente da Chris<br />

Jenks, Shep sapeva quando era il momento di<br />

tacere.


4.<br />

DISTRATTO<br />

Fu una decisione folle, ma liberatoria. <strong>Il</strong><br />

giorno dopo entrai in mensa e senza pensarci<br />

due volte mi sedetti di fronte a Abby. Starle<br />

vicino mi veniva spontaneo, na<strong>tu</strong>rale e, al di là<br />

del fastidio di dover sopportare le occhiate<br />

curiose degli altri s<strong>tu</strong>denti e persino di alcuni<br />

professori, lei sembrava gradire la mia<br />

compagnia.<br />

«Oggi s<strong>tu</strong>diamo?»<br />

«Sì», rispose tranquilla.<br />

L’unico lato negativo del nostro legame<br />

d’amicizia era che più tempo passavo con lei,<br />

più mi piaceva. Era difficile scordarsi del colore<br />

e della forma dei suoi occhi, del profumo della<br />

sua crema per il corpo. Notai inoltre altri particolari,<br />

come la lunghezza delle sue gambe e i<br />

colori degli abiti che preferiva. Riuscivo persino<br />

a capire in quale settimana evitare in modo


74/662<br />

particolare di irritarla, che era la stessa in cui<br />

Shepley doveva lasciare in pace America. Ci<br />

godevamo così tre settimane di quieto vivere ed<br />

eravamo in grado di avvertirci a vicenda.<br />

Anche nei momenti peggiori Abby non era<br />

noiosa come le altre ragazze. L’unica cosa che<br />

sembrava innervosirla erano le domande sul<br />

nostro rapporto, ma se usavo cautela le passava<br />

abbastanza in fretta.<br />

Con il trascorrere del tempo gli altri smisero<br />

di fare conget<strong>tu</strong>re. Pranzavamo insieme quasi<br />

<strong>tu</strong>tti i giorni e le sere in cui s<strong>tu</strong>diavamo la<br />

portavo fuori a cena. Una volta Shepley e<br />

America ci invitarono al cinema. Non ci fu mai<br />

un momento di imbarazzo, mai una domanda<br />

per capire se tra noi ci fosse più di un’amicizia.<br />

Non sapevo che cosa provassi al riguardo,<br />

soprat<strong>tu</strong>tto perché la decisione di starle vicino<br />

in quel modo non m’impediva di immaginarmela<br />

stesa sul divano, finché una sera,<br />

quando vidi lei e America farsi il solletico a<br />

vicenda, me la figurai nel <strong>mio</strong> letto.<br />

Dovevo togliermela dalla testa.<br />

L’unico rimedio era smettere di pensarla<br />

quel tanto da abbordare qualcuna.


75/662<br />

Alcuni giorni dopo scorsi un volto familiare.<br />

L’avevo già vista in compagnia di Janet<br />

Littleton. Lucy era piuttosto sexy, non perdeva<br />

occasione di mettere in mostra il seno ed era<br />

molto esplicita nell’esprimere il suo disprezzo<br />

per me. Per for<strong>tu</strong>na mi ci vollero solo trenta<br />

minuti e un invito al Red per portarmela a casa.<br />

Non avevo quasi chiuso la porta che mi stava<br />

già spogliando: alla faccia del profondo odio<br />

che covava per me dall’anno prima. Se ne andò<br />

con il sorriso sul volto e la delusione negli<br />

occhi.<br />

E io avevo ancora in testa Abby.<br />

Neanche il sesso mi aveva guarito. Anzi, mi<br />

suscitò un sentimento nuovo: la colpa.<br />

<strong>Il</strong> giorno dopo mi precipitai a lezione di<br />

storia e mi infilai nel banco accanto al suo.<br />

Aveva già preso il laptop e il libro e, quando mi<br />

sedetti, non mi prestò quasi attenzione.<br />

L’aula era più buia del solito, le nubi<br />

oscuravano la luce che entrava generalmente<br />

dalle finestre. Le diedi un colpetto sul gomito<br />

ma non reagì come di consueto, allora le sfilai<br />

la matita dalla mano e iniziai a scarabocchiare<br />

sui margini: ta<strong>tu</strong>aggi perlopiù, ma anche il suo


76/662<br />

nome in lettere eleganti. Mi guardò di sottecchi<br />

con un sorriso d’apprezzamento.<br />

Mi chinai e le sussurrai all’orecchio: «Oggi ti<br />

va di pranzare fuori dal campus?».<br />

“Non posso”, rispose muovendo solo le<br />

labbra.<br />

Xché? scribacchiai sul libro.<br />

Perché devo sfruttare i buoni pasto.<br />

Stronzate.<br />

Davvero.<br />

Avrei voluto continuare il discorso ma stavo<br />

esaurendo lo spazio sulla pagina. Bene. Un<br />

altro pasto a sorpresa. Non vedo l’ora.<br />

Lei ridacchiò e io mi godetti quella<br />

sensazione estatica che provavo ogniqualvolta<br />

riuscivo a farla sorridere. Dopo qualche altro<br />

scarabocchio e un disegno accurato di un<br />

drago, Chaney ci congedò.<br />

Gettai la matita nello zaino mentre lei<br />

metteva via il resto delle sue cose e poi<br />

andammo in mensa.<br />

Non suscitavamo più tanta curiosità come in<br />

passato. Gli altri si erano abi<strong>tu</strong>ati a vederci<br />

regolarmente insieme. In coda chiacchierammo<br />

del nuovo saggio di storia che Chaney ci aveva


77/662<br />

assegnato. Abby passò la tessera e si diresse al<br />

tavolo. Mi accorsi subito che mancava qualcosa<br />

sul suo vassoio: la lattina di succo d’arancia che<br />

beveva ogni giorno.<br />

Scrutai la fila di inservienti robuste ed efficienti<br />

al di là del banco. Quando scorsi la<br />

donna dall’aria severa alla cassa, capii di aver<br />

trovato il <strong>mio</strong> bersaglio.<br />

«Salve, signora... ehm... signora...»<br />

L’inserviente mi squadrò e concluse che ero<br />

pericoloso, come facevano in genere le donne<br />

poco prima che facessi sentire loro un fremito<br />

tra le cosce.<br />

«Armstrong», disse burbera.<br />

Soffocai un senso di disgusto quando in un<br />

angolo remoto della mente mi balenò l’immagine<br />

delle sue cosce.<br />

Sfoderai il sorriso più affascinante del <strong>mio</strong><br />

repertorio. «Bel nome. Mi chiedevo, dal<br />

momento che lei sembra essere il capo qui...<br />

niente succo d’arancia oggi?»<br />

«Ce n’è un po’ nel retro. Ho avuto troppo da<br />

fare per portarlo qui.»


78/662<br />

Annuii. «Lei si fa sempre in quattro.<br />

Dovrebbero darle un aumento. Nessuno lavora<br />

tanto come lei, lo vediamo <strong>tu</strong>tti.»<br />

Lei alzò il mento. «Grazie. Era ora che qualcuno<br />

lo notasse. Vuoi un succo d’arancia?»<br />

«Solo una lattina... se non le spiace,<br />

na<strong>tu</strong>ralmente.»<br />

Mi strizzò l’occhio. «Per niente. Torno<br />

subito.»<br />

Portai la lattina al tavolo e la posai sul vassoio<br />

di Abby.<br />

«Non dovevi. Sarei andata a prenderlo.» Si<br />

tolse la giacca e se la mise sulle ginocchia restando<br />

con le spalle nude. Erano ancora<br />

abbronzate e lievemente lucide, invitavano a<br />

toccarle.<br />

Mi vennero subito in testa diversi pensieri<br />

sconci.<br />

«Be’, adesso non ce n’è più bisogno», risposi.<br />

Le rivolsi uno dei miei migliori sorrisi, ma stavolta<br />

era sincero. Era uno di quei momenti<br />

felici che speravo si ripetessero nei giorni a<br />

venire.<br />

Brazil sbuffò. «Sei diventato il suo schiavo,<br />

Travis? <strong>Il</strong> prossimo passo sarà farle aria con


79/662<br />

una foglia di palma indossando un cos<strong>tu</strong>me<br />

della Speedo?»<br />

Allungai il collo e lo vidi seduto più in là con<br />

un ghigno strafottente sulla faccia. Non c’era<br />

cattiveria nelle sue parole, però aveva guastato<br />

<strong>tu</strong>tto facendomi incazzare. Probabilmente<br />

avevo fatto la figura dell’imbecille a portarle da<br />

bere.<br />

Abby si protese. «Fatti gli affari <strong>tu</strong>oi, Brazil.<br />

E tieni chiusa quella bocca.»<br />

«Calmati, Abby! Stavo scherzando!» replicò<br />

lui alzando le mani.<br />

«Solo... non parlare di lui così», disse<br />

imbronciata.<br />

La osservai per un istante, notando la sua<br />

rabbia sbollire leggermente mentre spostava<br />

l’attenzione su di me. Era la prima volta che mi<br />

capitava. «Ora posso dire di aver visto di <strong>tu</strong>tto.<br />

Sono stato appena difeso da una ragazza.» Le<br />

feci un lieve sorriso e mi alzai, lanciando<br />

un’ultima occhiataccia a Brazil prima di<br />

riportare il vassoio. Non avevo comunque<br />

fame.<br />

La porta pesante di metallo si aprì subito<br />

quando la spinsi. Presi le sigarette dalla tasca e


80/662<br />

me ne accesi una, cercando di dimenticare<br />

l’accaduto.<br />

Avevo fatto la figura del coglione per una<br />

ragazza e i miei compagni l’avevano trovato<br />

particolarmente divertente, perché per due<br />

anni li avevo presi in giro per la stessa ragione.<br />

Adesso toccava a me e non potevo farci un accidente<br />

perché non era in <strong>mio</strong> potere e, peggio<br />

ancora, perché non volevo.<br />

Gli altri fumatori scoppiarono a ridere e io li<br />

imitai, pur non capendo il motivo della loro<br />

ilarità. Mi sentivo incazzato e umiliato o<br />

incazzato in quanto umiliato, non lo so. Le<br />

ragazze mi toccavano e facevano a <strong>tu</strong>rno per<br />

parlarmi. Annuivo e sorridevo per essere gentile,<br />

ma in realtà volevo solo andarmene e prendere<br />

a pugni qualcosa. Una manifestazione<br />

pubblica di rabbia avrebbe denotato debolezza<br />

e non mi sarei abbassato a tanto.<br />

Abby uscì e interruppi una ragazza a metà<br />

discorso per raggiungerla. «Aspetta, Pidge, ti<br />

accompagno.»<br />

«Non c’è bisogno che mi accompagni sempre<br />

a lezione. So andarci da sola.»


81/662<br />

Lo ammetto: mi ferì un po’. Non mi guardò<br />

nemmeno quando lo disse, aveva proprio l’aria<br />

di volermi congedare.<br />

In quel momento mi passò accanto una<br />

ragazza in minigonna con due gambe lunghissime.<br />

I capelli scuri e lucidi le ondeggiavano<br />

sulla schiena a ogni passo. Allora capii: dovevo<br />

lasciar perdere. Farmi una bella ragazza qualsiasi<br />

era la mia specialità e Abby voleva da me<br />

solo amicizia. Avevo intenzione di comportarmi<br />

correttamente e di mantenere il rapporto platonico,<br />

ma se non avessi fatto qualcosa di<br />

drastico il <strong>mio</strong> piano sarebbe andato a rotoli,<br />

travolto dalla marea di pensieri e sentimenti<br />

conflit<strong>tu</strong>ali che si agitavano nel <strong>mio</strong> petto.<br />

Era dunque giunto il momento di tracciare<br />

una linea, e a ogni modo non mi meritavo<br />

Abby. Che senso aveva continuare?<br />

Gettai la sigaretta. «Ti raggiungo dopo,<br />

Pidge.»<br />

Mi calai nel ruolo, ma non dovetti faticare<br />

molto. Mi era passata accanto apposta sperando<br />

che la minigonna e i tacchi da zoccola<br />

attirassero la mia attenzione. La superai e mi<br />

girai infilando le mani in tasca.


82/662<br />

«Vai di fretta?»<br />

Sorrise. Era già mia.<br />

«Sto andando a lezione.»<br />

«Ah sì? Quale?»<br />

Lei si fermò e incurvò un angolo della bocca.<br />

«Travis Maddox, vero?»<br />

«Esatto. La mia reputazione mi precede?»<br />

«Certo.»<br />

«Ammetto la mia colpa.»<br />

Scosse la testa. «Devo andare a lezione.»<br />

Sospirai, fingendomi deluso. «Che peccato!<br />

Stavo per chiederti una mano.»<br />

«Per cosa?» Aveva un tono esitante ma sorrideva<br />

ancora. Avrei po<strong>tu</strong>to chiederle di venire<br />

da me per una sveltina e probabilmente<br />

avrebbe accettato, ma un tocco di classe non<br />

guastava mai.<br />

«Per arrivare a casa. Ho un pessimo senso<br />

dell’orientamento.»<br />

«Sì?» Annuì, si accigliò e infine sorrise. Cercava<br />

di non mostrarsi lusingata.<br />

Aveva i primi due bottoni della camicetta<br />

aperti e intravedevo la curva del seno con un<br />

pezzo di reggiseno. Sentii un fremito familiare<br />

nei jeans e spostai il peso sull’altro piede.


83/662<br />

«Proprio pessimo.» Sorrisi vedendo il suo<br />

sguardo spostarsi sulla mia fossetta. Non so<br />

perché, ma la fossetta era sempre il fattore<br />

decisivo.<br />

Scrollò le spalle cercando di restare<br />

impassibile. «Fa’ strada. Se vedo che sbagli, ti<br />

suono.»<br />

«Io vado da questa parte», dissi indicando<br />

con un cenno il parcheggio.<br />

Mi mise la lingua in bocca prima ancora che<br />

arrivassimo al pianerottolo e mi tolse il giubbotto<br />

prima che trovassi la chiave giusta.<br />

Eravamo goffi, ma era divertente. Ero molto<br />

abile nell’aprire la porta con le labbra premute<br />

su quelle di qualcuna. Non appena la serra<strong>tu</strong>ra<br />

scattò, mi spinse in soggiorno e io l’afferrai per<br />

i fianchi sbattendola contro la porta per chiuderla.<br />

Mi cinse la vita con le gambe e la sollevai<br />

premendo il bacino contro il suo.<br />

Mi baciò con incredibile passione, e devo<br />

dire che mi piacque. Quando mi morse il labbro<br />

inferiore, indietreggiai perdendo l’equilibrio e<br />

urtando il tavolino vicino alla poltrona. Diversi<br />

oggetti caddero per terra.<br />

«Oops», esclamò con una risatina.


84/662<br />

Sorrisi e la guardai avvicinarsi al divano. Si<br />

chinò sopra lo schienale mostrandomi le natiche<br />

e una sottilissima striscia di pizzo bianco.<br />

Mi slacciai la cin<strong>tu</strong>ra e mi avvicinai. Avrebbe<br />

reso le cose facili. Piegò la testa e si gettò i<br />

lunghi capelli scuri sulla schiena. Era tremendamente<br />

sexy, dovevo ammetterlo. La cerniera<br />

dei miei jeans reggeva a stento.<br />

Si voltò a guardarmi e io mi chinai, stampandole<br />

un bacio sulla bocca.<br />

«Forse dovrei dirti il <strong>mio</strong> nome», mormorò.<br />

«Perché?» risposi ansimando. «Mi piace<br />

così.»<br />

Lei sorrise, si infilò i pollici nelle mutandine<br />

e se le abbassò fino sulle caviglie. Mi guardò<br />

negli occhi, molto maliziosa.<br />

D’un tratto vidi mentalmente lo sguardo di<br />

disapprovazione di Abby.<br />

«Che aspetti?» chiese eccitata e impaziente.<br />

«Assolutamente niente», risposi scuotendo<br />

la testa. Cercai di pensare al suo sedere nudo<br />

contro le mie cosce. Dovermi concentrare per<br />

mantenere l’erezione era un’esperienza nuova,<br />

diversa ed era <strong>tu</strong>tta colpa di Abby.


85/662<br />

Lei si girò, mi sfilò la maglietta e mi aprì la<br />

cerniera. O ero lento come una lumaca o quella<br />

donna era il <strong>mio</strong> equivalente femminile. Mi<br />

tolsi gli stivali e i jeans, scostandoli con un<br />

calcio.<br />

Lei mi cinse il fianco con una gamba. «Lo<br />

desidero da tanto tempo», mi bisbigliò all’orecchio.<br />

«Da quando ti ho visto all’orientamento<br />

matricole l’anno scorso.»<br />

Le toccai la coscia, cercando di ricordare se le<br />

avessi già parlato qualche volta. Quando la mia<br />

mano giunse al capolinea, era <strong>tu</strong>tta bagnata.<br />

Non stava scherzando. Un anno di preliminari<br />

mentali avrebbero reso <strong>tu</strong>tto più semplice.<br />

Cacciò un gemito nell’istante stesso in cui le<br />

sfiorai la pelle morbida. Era così bagnata che le<br />

dita non facevano molta presa. Mi sentivo tanto<br />

eccitato da star male. Mi ero fatto solo due<br />

donne in due settimane: quella ragazza e<br />

l’amica di Janet, Lucy. Oh, con Megan facevano<br />

tre. <strong>Il</strong> mattino dopo aver conosciuto Abby.<br />

Abby... Fui sopraffatto dal senso di colpa, il che<br />

ebbe un effetto <strong>disastro</strong>so sulla mia erezione.<br />

«Non ti muovere», dissi correndo in camera<br />

in boxer. Pescai una confezione dal comodino e


86/662<br />

tornai di corsa dalla brunetta, rimasta esattamente<br />

dove l’avevo lasciata. Mi strappò il<br />

pacchetto di mano e si inginocchiò. Dopo qualche<br />

sorprendente giochetto con la lingua e<br />

molta fantasia, mi permise di stenderla sul<br />

divano.<br />

Lo feci subito: a faccia in giù, e a lei piacque<br />

ogni secondo.


5.<br />

COMPAGNI DI STANZA<br />

La ninfomane era in bagno a vestirsi e<br />

agghindarsi. Non aveva parlato molto dopo che<br />

avevamo finito e stavo pensando di chiederle il<br />

numero di telefono e di metterla, come Megan,<br />

ai primi posti dell’elenco di ragazze che non<br />

pretendevano di avere una relazione per fare<br />

sesso ed erano degne di un bis.<br />

<strong>Il</strong> telefono di Shepley trillò. Era un suono<br />

simile a un bacio, quindi doveva essere America.<br />

Gli aveva cambiato la suoneria dei messaggi<br />

e lui ne era stato più che contento. Erano<br />

una bella coppia, ma a volte risultavano<br />

proprio s<strong>tu</strong>cchevoli.<br />

Ero seduto davanti alla TV in attesa che la<br />

ragazza uscisse per mandarla a casa quando mi<br />

accorsi che Shepley si aggirava di qua e di là.<br />

Lo guardai perplesso. «Che stai facendo?»


88/662<br />

«Forse sarà meglio che raccolga la <strong>tu</strong>a<br />

merda. Mare sta venendo qui con Abby.»<br />

Scattai sull’attenti. «Abby?»<br />

«Sì. I boiler della Morgan sono di nuovo<br />

andati.»<br />

«E allora?»<br />

«Staranno qui per un paio di giorni.»<br />

«Staranno? Vuoi dire che Abby si fermerà da<br />

noi?»<br />

«Sì, idiota. Togliti dalla testa il culo di Jenna<br />

Jameson e ascolta quello che ti dico. Saranno<br />

qui tra dieci minuti con i bagagli.»<br />

«Non è possibile.»<br />

Shepley si bloccò e mi guardò severo. «Muovi<br />

le chiappe e aiutami, e porta fuori il pat<strong>tu</strong>me»,<br />

disse indicando il bagno.<br />

«Oh, cazzo», esclamai balzando in piedi.<br />

Lui annuì con gli occhi sgranati. «Esatto.»<br />

Alla fine ci ero arrivato. Se America si fosse<br />

imbat<strong>tu</strong>ta in una delle mie conquiste, si<br />

sarebbe incavolata e Shepley si sarebbe ritrovato<br />

in una brutta posizione. Se Abby non<br />

avesse voluto restare, sarebbe stato quindi un<br />

problema suo... e <strong>mio</strong>.


89/662<br />

Fissai la porta del bagno. L’acqua scorreva da<br />

quando si era chiusa lì. Non sapevo se stesse<br />

usando il water o la doccia. Non sarei mai riuscito<br />

a mandarla via prima dell’arrivo delle<br />

ragazze e sarebbe stato peggio se mi avessero<br />

sorpreso a buttarla fuori, pertanto decisi di<br />

cambiare le lenzuola del letto e di rimettere un<br />

po’ a posto.<br />

«Dove dormirà Abby?» chiesi guardando il<br />

divano. Non le avrei permesso di stendersi su<br />

quattordici mesi di fluidi corporei.<br />

«Non lo so. Sulla poltrona?»<br />

«Non dormirà su quella fot<strong>tu</strong>ta poltrona, idiota.»<br />

Mi grattai la testa. «Nel <strong>mio</strong> letto,<br />

presumo.»<br />

Shepley scoppiò in una risata così fragorosa<br />

che si udì a due isolati di distanza. Si piegò in<br />

due e si strinse le ginocchia diventando<br />

paonazzo.<br />

«Cosa?»<br />

Si rialzò, muovendo la testa e un dito nella<br />

mia direzione. Era troppo divertito per riuscire<br />

a parlare, perciò si allontanò cercando di continuare<br />

le pulizie.


90/662<br />

Undici minuti dopo attraversò svelto il soggiorno,<br />

diretto alla porta. Scese le scale e sparì.<br />

<strong>Il</strong> rubinetto del bagno alla fine si chiuse e<br />

l’intera casa divenne silenziosa.<br />

Dopo qualche altro minuto sentii la porta<br />

d’ingresso spalancarsi e Shepley protestare tra<br />

un gemito e l’altro.<br />

«Cristo, tesoro! La <strong>tu</strong>a valigia pesa dieci chili<br />

più di quella di Abby!»<br />

Uscii in corridoio e vidi la ragazza spuntare<br />

dal bagno. S’immobilizzò, lanciò un’occhiata a<br />

Abby e America, dopodiché finì di abbottonarsi<br />

la camicetta. Là dentro non si era sicuramente<br />

rinfrescata: aveva ancora il trucco sbavato su<br />

<strong>tu</strong>tto il viso.<br />

Rimasi del <strong>tu</strong>tto disorientato di fronte al suo<br />

imbarazzo. Suppongo non fosse senza pretese<br />

come immaginavo, il che rese la visita inaspettata<br />

di Abby e America ancor più gradita,<br />

malgrado fossi ancora in boxer.<br />

«Ciao», disse alle ragazze e, quando notò i<br />

bagagli, la sua sorpresa si trasformò in confusione<br />

totale.<br />

America guardò in cagnesco Shepley, che sollevò<br />

le mani. «È qui con Travis!»


91/662<br />

Era il segnale. Svoltai l’angolo sbadigliando e<br />

diedi una leggera pacca sul di dietro alla mia<br />

ospite. «Sono arrivate le mie amiche. È meglio<br />

che <strong>tu</strong> vada.»<br />

Lei sembrò rilassarsi un po’ e sorrise. Mi<br />

abbracciò e mi baciò sul collo. Neanche un’ora<br />

prima le sue labbra mi erano parse calde e morbide:<br />

davanti a Abby erano due ciambelle<br />

appiccicose, rivoltanti. «Ti lascio il <strong>mio</strong><br />

numero.»<br />

«Eh... non ti preoccupare», risposi con<br />

noncuranza.<br />

«Come?» fece, indietreggiando. Nel suo<br />

sguardo colsi un’espressione profondamente<br />

offesa: mi scrutò in cerca di altri significati che<br />

non c’erano. Ero contento che fosse saltato<br />

fuori ora. Forse l’avrei richiamata e mi sarei<br />

complicato parecchio la vita. Scambiarla per<br />

una possibile partner occasionale non era da<br />

me: di solito ero più attento nei miei giudizi.<br />

«Ogni volta!» sbottò America fissandola.<br />

«Come fai a s<strong>tu</strong>pirti? Lui è Travis Maddox,<br />

cazzo! È famoso per questo genere di cose, ma<br />

ogni volta si s<strong>tu</strong>piscono!» esclamò voltandosi


92/662<br />

verso Shepley. Lui la cinse con un braccio e le<br />

fece cenno di calmarsi.<br />

La ragazza ci guardò sospettosa, in preda alla<br />

rabbia e all’imbarazzo, poi afferrò la borsa e<br />

uscì.<br />

La porta sbatté e Shepley s’irrigidì. Quelle<br />

si<strong>tu</strong>azioni lo angosciavano. Io d’altronde avevo<br />

una bisbetica da domare, perciò andai in cucina<br />

e con noncuranza aprii il frigorifero. Dal suo<br />

sguardo capii che avrei dovuto affrontare una<br />

furia senza precedenti, non perché le donne<br />

non volessero darmi una strigliata, ma perché<br />

non ero mai stato a sentirle.<br />

America scosse la testa e si avviò in corridoio.<br />

Shepley la seguì, camminando storto<br />

per compensare il peso della valigia che si trascinava<br />

dietro.<br />

Proprio quando pensavo che sarebbe partita<br />

all’attacco, Abby crollò sulla poltrona. “Uh.<br />

Be’... è incazzata ma forse le passerà”, pensai.<br />

Incrociai le braccia e mantenni la distanza di<br />

sicurezza, restando in cucina. «Che c’è che non<br />

va, Pidge? È stata una giornata dura?»<br />

«No, sono solo disgustata.»<br />

Era pur sempre un inizio.


93/662<br />

«Da me?» chiesi sorridendo.<br />

«Sì, da te. Come fai a usare una persona, a<br />

trattarla in quel modo?»<br />

«Cos’ho fatto? Si è offerta di darmi il suo<br />

numero e ho rifiutato.»<br />

Abby restò a bocca aperta e mi sforzai di non<br />

ridere. Non so perché mi divertisse tanto<br />

vederla agitata e sgomenta per il <strong>mio</strong> comportamento.<br />

«Fai sesso con lei ma non vuoi il<br />

suo numero?»<br />

«Perché dovrei volere il suo numero se non<br />

ho intenzione di chiamarla?»<br />

«Perché vai a letto con lei se non hai intenzione<br />

di chiamarla?»<br />

«Non prometto niente a nessuna, Pidge. Non<br />

mi ha chiesto di iniziare una relazione prima di<br />

spalancare braccia e gambe sul <strong>mio</strong> divano.»<br />

Lei fissò il divano con uno sguardo carico di<br />

repulsione. «È la figlia di qualcuno, Travis. E se<br />

un giorno trattassero così <strong>tu</strong>a figlia?»<br />

Avevo considerato l’obiezione ed ero pronto.<br />

«Mettiamola in questo modo: mia figlia farà<br />

meglio a non abbassarsi le mutande per un<br />

imbecille che conosce appena.»


94/662<br />

Era la verità. Le donne si meritavano di<br />

essere trattate come puttane? No. Le puttane si<br />

meritavano di essere trattate come tali? Sì. Io<br />

ero una puttana. La prima volta che avevamo<br />

fatto sesso, Megan se n’era andata senza<br />

neanche abbracciarmi e io non ero rimasto<br />

male, anzi, mi ero mangiato un quintale di<br />

gelato. Non mi ero lamentato con i miei compagni<br />

di aver concluso al primo appuntamento<br />

e Megan mi aveva sempre trattato di conseguenza.<br />

Non aveva senso fingere di tenere<br />

alla propria dignità quando eri deciso a rovinartela.<br />

Le ragazze, a ogni modo, non fanno che<br />

giudicarsi a vicenda: smettono solo quando<br />

spostano l’attenzione su un uomo che si comporta<br />

nello stesso modo. Le avevo sentite bollare<br />

una compagna come troia prima ancora<br />

che a me passasse per la mente. Se però me la<br />

fossi portata a letto, sarei diventato io il cattivo.<br />

Che assurdità.<br />

Abby incrociò le braccia, incapace di ribattere<br />

e per questo ancora più infuriata.<br />

«Quindi, oltre ad ammettere di essere un imbecille,<br />

stai dicendo che, per il fatto di essere


95/662<br />

venuta a letto con te, si merita di essere cacciata<br />

come un gatto randagio?»<br />

«Dico solo che sono stato onesto con lei. È<br />

una persona adulta, è stato consensuale... E, se<br />

vuoi sapere la verità, era un po’ troppo<br />

en<strong>tu</strong>siasta. Ti comporti come se io avessi<br />

commesso un crimine.»<br />

«Non mi sembrava che avesse capito del<br />

<strong>tu</strong>tto le <strong>tu</strong>e intenzioni, Travis.»<br />

«Le donne di solito hanno giustificazioni<br />

fantasiose per le loro azioni. Non mi ha detto<br />

che voleva una relazione più di quanto io non le<br />

abbia detto che volevo fare sesso e basta. Che<br />

differenza c’è?»<br />

«Sei un maiale.»<br />

Alzai le spalle. «Mi hanno detto di peggio.»<br />

Finsi indifferenza, ma sentirglielo dire fu come<br />

schiacciarmi un dito in un cassetto. Però era<br />

vero.<br />

Fissò inorridita il divano. «Penso che<br />

dormirò sulla poltrona.»<br />

«Perché?»<br />

«Non dormo su quel coso! Dio solo sa su che<br />

cosa mi stenderei!»


96/662<br />

Sollevai il suo borsone da terra. «Non<br />

dormirai sul divano né in poltrona. Dormirai<br />

nel <strong>mio</strong> letto.»<br />

«Che di certo è ancora meno igienico del<br />

divano.»<br />

«Nel <strong>mio</strong> letto non ha mai dormito nessuno<br />

tranne il sottoscritto.»<br />

«Figuriamoci!» esclamò alzando gli occhi al<br />

cielo.<br />

«Sono serissimo. Me le faccio sul divano, non<br />

le lascio entrare in camera.»<br />

«Allora perché io ho il permesso di usare il<br />

<strong>tu</strong>o letto?»<br />

Avrei voluto dirglielo. Gesù, quanto avrei<br />

voluto pronunciare quelle parole, ma riuscivo a<br />

stento ad ammetterlo a me stesso. Nel profondo<br />

sapevo di essere uno stronzo e che lei si<br />

meritava di meglio. Una parte di me avrebbe<br />

voluto portarla in camera e mostrarle perché<br />

era diversa, ma quella era anche la cosa che mi<br />

frenava. Abby era il <strong>mio</strong> opposto: innocente<br />

all’esterno, ma guasta dentro. C’era qualcosa in<br />

lei di cui avvertivo il bisogno e, anche se non<br />

capivo cosa fosse, non potevo cedere alle mie<br />

cattive abi<strong>tu</strong>dini e rovinare <strong>tu</strong>tto. Era un tipo


97/662<br />

indulgente, lo vedevo, ma aveva tracciato delle<br />

linee che stavo ben attento a non oltrepassare.<br />

Mi balzò in mente un’alternativa migliore e<br />

abbozzai un sorriso malizioso. «Hai intenzione<br />

di fare sesso con me, stasera?»<br />

«No!»<br />

«Ecco perché. Adesso alza quel culo suscettibile,<br />

fatti una doccia calda e poi s<strong>tu</strong>dieremo<br />

un po’ di biologia.»<br />

Abby mi squadrò ma obbedì. Mi spintonò<br />

quasi per passare e sbatté la porta del bagno.<br />

Non appena aprì l’acqua, i <strong>tu</strong>bi dell’appartamento<br />

presero a sibilare.<br />

Aveva portato poche cose: solo l’essenziale.<br />

Trovai dei pantaloncini, una maglietta, un paio<br />

di mutandine bianche di cotone a strisce porpora.<br />

Le osservai e frugai ancora nella borsa.<br />

Era <strong>tu</strong>tta roba di cotone. Non aveva proprio<br />

intenzione di mostrarsi nuda in mia presenza e<br />

neanche di s<strong>tu</strong>zzicarmi. Mi sentii un po’ deluso<br />

ma nel contempo l’apprezzai ancora di più. Mi<br />

chiesi se avesse qualche tanga.<br />

Era vergine?<br />

Scoppiai a ridere. Una vergine in un college<br />

era ormai una rarità.


98/662<br />

Nella borsa c’erano anche un <strong>tu</strong>betto di dentifricio,<br />

lo spazzolino e una crema per il viso;<br />

presi il <strong>tu</strong>tto e recuperai un asciugamano pulito<br />

dall’armadio della biancheria.<br />

Bussai una volta ma non rispose, perciò<br />

entrai. Era dietro la tenda e comunque non<br />

aveva niente che non avessi già visto.<br />

«Mare?»<br />

«No, sono io», risposi posando la roba sul<br />

ripiano vicino al lavandino.<br />

«Cosa fai qui? Vattene subito!» strillò.<br />

Scoppiai a ridere. Che bambina! «Ti <strong>sei</strong><br />

scordata l’asciugamano e ti ho portato i vestiti,<br />

lo spazzolino e una strana crema per il viso che<br />

ho trovato in valigia.»<br />

«Hai frugato tra la mia roba?» La sua voce<br />

salì di un’ottava.<br />

Mi venne un altro attacco di riso ma lo soffocai.<br />

Avevo portato le sue cose a Miss Pudibonda<br />

e lei era caduta in preda al panico. Non che<br />

avessi trovato qualcosa d’interessante nella<br />

borsa: era maliziosa come un’educanda.<br />

Misi un po’ del suo dentifricio sullo spazzolino<br />

e aprii il rubinetto.


99/662<br />

Abby rimase stranamente zitta finché da<br />

dietro la tenda spuntarono una fronte e un paio<br />

d’occhi. Cercai di ignorarla, ma sentii il suo<br />

sguardo trafiggermi la nuca.<br />

Non capivo perché s’infastidisse. Io trovavo<br />

l’intera si<strong>tu</strong>azione rilassante e a quel pensiero<br />

mi bloccai: non avrei mai pensato di apprezzare<br />

la vita domestica.<br />

«Esci, Travis», brontolò.<br />

«Non posso andare a letto senza lavarmi i<br />

denti.»<br />

«Se ti avvicini, ti cavo gli occhi mentre<br />

dormi.»<br />

«Non sbircerò, Pidge.» In verità, la prospettiva<br />

che si chinasse su di me, anche armata di<br />

un coltello, mi eccitava. Meglio però se lo<br />

avesse fatto senza.<br />

Finii di lavarmi i denti e andai <strong>tu</strong>tto sorridente<br />

in camera. Nel giro di pochi minuti i<br />

<strong>tu</strong>bi tacquero, ma lei impiegò una vita a uscire.<br />

Impaziente, feci capolino in bagno. «Dai,<br />

Pidge! Sto facendo la muffa qui!» Restai colpito<br />

dal suo aspetto. L’avevo già vista senza trucco,<br />

ma aveva una pelle lucida e rosata, e i capelli


100/662<br />

lunghi bagnati erano pettinati all’indietro. Mi<br />

incantai a guardarla.<br />

Abby mi tirò il pettine. Lo schivai, richiusi la<br />

porta e percorsi il corridoio sogghignando.<br />

Sentii i suoi piccoli passi avvicinarsi alla<br />

stanza e il cuore prese a martellarmi nel petto.<br />

«’Notte, Abby», esclamò America dalla camera<br />

di Shepley.<br />

«’Notte, Mare.»<br />

Non potei fare a meno di ridere. Era stata<br />

proprio la ragazza di Shep a procurarmi quella<br />

droga: non mi bastava mai e non volevo<br />

smettere. Non avevo altri termini per definirla<br />

se non dipendenza, eppure non riuscivo ad<br />

assaggiarne neanche un briciolo. Mi limitavo a<br />

starle vicino e il solo fatto di sapere che era lì<br />

mi faceva sentire meglio. Ero un caso<br />

disperato.<br />

Due lievi bussate mi riportarono alla realtà.<br />

«Entra, Pidge, non c’è bisogno di bussare.»<br />

Lei sgattaiolò dentro con i capelli umidi, una<br />

maglietta grigia e un paio di pantaloncini<br />

scozzesi. Osservò la stanza con gli occhi<br />

sgranati, giungendo a conclusioni diverse sul<br />

<strong>mio</strong> conto quando notò le pareti spoglie. Era la


101/662<br />

prima volta che una donna vi entrava: non mi<br />

ero mai immaginato quel momento, ma devo<br />

dire che lei cambiò completamente la mia percezione<br />

della camera.<br />

Prima era soltanto un posto dove dormire, in<br />

cui non passavo molto tempo. La presenza di<br />

Abby ne metteva in risalto i muri bianchi e<br />

nudi, tanto da farmi sentire in imbarazzo. <strong>Il</strong><br />

fatto che si trovasse lì, in camera mia, mi sembrava<br />

normale, la desolazione che vi regnava<br />

invece no.<br />

«Bel pigiama», dissi infine mettendomi a<br />

sedere sul letto. «Be’, vieni. Non mordo.»<br />

Lei abbassò il mento e inarcò le sopracciglia.<br />

«Non ho paura di te.» <strong>Il</strong> libro di biologia<br />

atterrò con un tonfo al <strong>mio</strong> fianco, ma Abby si<br />

bloccò. «Hai una penna?»<br />

Indicai con un cenno il comodino. «Nel<br />

primo cassetto.» Non appena ebbi pronunciato<br />

quelle parole mi sentii gelare. Avrebbe scoperto<br />

la mia scorta segreta. Mi preparai alla fine.<br />

Appoggiò un ginocchio sul letto e si allungò<br />

per aprirlo; vi frugò dentro e a un certo punto<br />

ritrasse la mano. Un secondo dopo afferrò la<br />

penna e lo chiuse di colpo.


102/662<br />

«Che c’è?» chiesi fingendo di scorrere il testo<br />

di biologia.<br />

«Hai svaligiato un ambulatorio?»<br />

“Come fa a sapere dove prendo i profilattici?”<br />

«No, perché?»<br />

Fece una smorfia. «Hai una scorta di preservativi<br />

che ti basta per la vita.»<br />

Ecco che cadeva la mannaia. «Meglio prevenire<br />

che curare, giusto?» A quello non<br />

avrebbe po<strong>tu</strong>to obiettare.<br />

Anziché strillare e insultarmi, alzò gli occhi al<br />

cielo. Presi allora a sfogliare il libro di biologia<br />

cercando di non apparire troppo sollevato.<br />

«Okay, possiamo iniziare da qui. Gesù... la<br />

fotosintesi? Ma non l’hai s<strong>tu</strong>diata alle<br />

superiori?»<br />

«Per così dire», rispose sulle difensive. «È<br />

Biologia 101, Trav. Non ho scelto io il piano di<br />

s<strong>tu</strong>di.»<br />

«E fai calcolo? Come puoi essere tanto avanti<br />

in matematica e indietro in scienze?»<br />

«Non sono indietro. La prima parte è sempre<br />

un ripasso.»<br />

Corrugai la fronte. «Non direi.»


103/662<br />

Restò ad ascoltarmi mentre le rispiegavo le<br />

fasi principali della fotosintesi e l’anatomia<br />

delle cellule vegetali. Non importava quanto<br />

parlassi né cosa dicessi, Abby mi dedicò la sua<br />

totale attenzione. Sarebbe stato facile fingere<br />

che fosse interessata a me e non a passare<br />

l’esame.<br />

«Lipidi, non lipodi. Ripetimi che cosa sono.»<br />

Lei si tolse gli occhiali. «Sono distrutta. Non<br />

riesco a memorizzare una sola macromolecola<br />

in più.»<br />

Era ora di andare a nanna. «D’accordo.»<br />

Abby parve d’un tratto nervosa, il che fu per<br />

me stranamente rasserenante.<br />

La lasciai sola con la sua agitazione per<br />

andare a farmi una doccia. Sapere che fino a<br />

poco prima era stata lì, nuda, mi scatenò certi<br />

pensieri e prima di uscire dovetti stare per un<br />

po’ sotto l’acqua gelida. Fu tremendo, ma<br />

almeno eliminò l’erezione.<br />

Quando tornai in camera, era stesa sul fianco<br />

con gli occhi chiusi, rigida come un manico di<br />

scopa. Gettai l’asciugamano per terra, indossai<br />

un paio di boxer e m’infilai a letto spegnendo la<br />

luce. Lei non si mosse ma non dormiva.


104/662<br />

Era <strong>tu</strong>tta contratta e si tese ancor di più<br />

quando si girò verso di me.<br />

«Dormi qui anche <strong>tu</strong>?»<br />

«Be’, sì. È il <strong>mio</strong> letto.»<br />

«Lo so ma io...» S’interruppe valutando le<br />

alternative.<br />

«Non ti fidi ancora di me? Farò di <strong>tu</strong>tto per<br />

comportarmi bene, lo giuro.»<br />

Dover stare buono era uno strazio, ma non<br />

l’avrei fatta scappare la prima sera combinando<br />

qualche s<strong>tu</strong>pidata.<br />

Abby era un delicato mix di durezza e<br />

tenerezza. Sollecitarla troppo significava<br />

ottenere la stessa reazione di un animale in<br />

trappola. Era divertente quel gioco di equilibrio<br />

a cui mi costringeva: era come guidare una<br />

moto all’indietro a folle velocità.<br />

Si girò dall’altra parte sistemandosi la<br />

coperta attorno a ogni parte del corpo con<br />

mosse quasi da karate. Mi venne di nuovo da<br />

sorridere e le bisbigliai all’orecchio: «Buonanotte,<br />

Pigeon».


6.<br />

ALCOL A VOLONTÀ<br />

Quando aprii gli occhi, il sole aveva da poco<br />

iniziato a creare ombre sulle pareti della stanza.<br />

I capelli di Abby erano <strong>tu</strong>tti arruffati e scompigliati<br />

e mi coprivano il volto. Feci un profondo<br />

respiro dal naso.<br />

“Che stai combinando... oltre a comportarti<br />

in modo ambiguo?” pensai. Mi girai sulla schiena<br />

ma, prima che riuscissi a trattenermi,<br />

inspirai di nuovo. Abby odorava ancora di<br />

shampoo e di crema.<br />

Pochi secondi dopo la sveglia suonò e lei si<br />

mosse. Mi tastò il petto con la mano e la ritrasse<br />

di scatto.<br />

«Travis?» disse con voce assonnata. «La sveglia.»<br />

Attese un istante, sospirò, si allungò su di<br />

me fino a raggiungere la sveglia e la colpì più<br />

volte finché il rumore cessò.


106/662<br />

Ricadde sul cuscino sbuffando. In<br />

quell’istante mi sfuggì un risolino e lei trasalì.<br />

«Eri sveglio?»<br />

«Avevo promesso che mi sarei comportato<br />

bene. Ma non avevamo parlato della possibilità<br />

che ti stendessi su di me.»<br />

«Non mi sono stesa su di te. Non riuscivo a<br />

raggiungere la sveglia. È la suoneria più fastidiosa<br />

che abbia mai sentito, sembra una bestia<br />

agonizzante.»<br />

«Vuoi fare colazione?» chiesi mettendomi le<br />

mani dietro la testa.<br />

«Non ho fame.»<br />

Sembrava incavolata, però feci finta di<br />

niente. Probabilmente il mattino non la<br />

metteva di buon umore ma, se era per quello,<br />

nemmeno il pomeriggio o la sera. A pensarci<br />

bene, era proprio indisponente... e a me<br />

piaceva.<br />

«Be’, io sì. Vieni con me al bar? Ti porto in<br />

moto.»<br />

«Non penso di poter sopportare le <strong>tu</strong>e scarse<br />

capacità di guida il mattino presto.» Infilò quei<br />

suoi piedini ossuti nelle pantofole e si diresse<br />

verso la porta.


107/662<br />

«Dove vai?»<br />

S’infastidì all’istante. «A vestirmi e poi a<br />

lezione. Devo fornirti un itinerario dei miei<br />

spostamenti finché sarò qui?»<br />

Voleva giocare duro? Okay, ci stavo. Mi avvicinai<br />

e le posai le mani sulle spalle. Cavolo, che<br />

sensazione mi dava la sua pelle sotto le dita.<br />

«Sei sempre così permalosa, o la cosa si placherà<br />

quando ti sarai convinta che non sto<br />

architettando un piano complesso per infilarmi<br />

nelle <strong>tu</strong>e mutande?»<br />

«Non sono permalosa.»<br />

Mi allungai e le sussurrai all’orecchio: «Non<br />

voglio venire a letto con te, Pidge. Mi piaci<br />

troppo».<br />

Lei s’irrigidì e io me ne andai senza aggiungere<br />

altro. Saltare di gioia per festeggiare<br />

quella piccola vittoria sarebbe stato troppo<br />

palese, perciò mi trattenni finché chiusi la<br />

porta e a quel punto sferrai un paio di pugni in<br />

aria. Non era facile costringerla a stare all’erta,<br />

ma quando funzionava ero un passo più vicino<br />

a...<br />

A cosa? Non lo sapevo con certezza, ma mi<br />

sembrava l’obiettivo giusto a cui mirare.


108/662<br />

Era passato un po’ da quando avevo fatto la<br />

spesa, perciò per colazione non c’erano<br />

prelibatezze, ma mi arrangiai lo stesso. Sbattei<br />

le uova aggiungendovi un mix di cipolla, erbe e<br />

pepe rosso, dopodiché versai il <strong>tu</strong>tto in padella.<br />

Abby entrò e si sedette su uno sgabello.<br />

«Sei sicura di non volerne un po’?»<br />

«Sicura. Grazie, comunque.»<br />

Si era appena alzata ed era già splendida.<br />

Non era possibile. Io però non avevo esperienza<br />

in quell’ambito: le uniche ragazze che avevo<br />

visto il mattino erano quelle di Shepley e non le<br />

avevo mai guardate tanto bene da farmi<br />

un’opinione.<br />

Shep prese i piatti, me li avvicinò e io li<br />

riempii. Abby mi osservò con vago interesse.<br />

America sbuffò quando le posò davanti il<br />

piatto. «Non guardarmi così, Shep. Mi dispiace,<br />

non ci voglio proprio andare.»<br />

Shepley era afflitto da giorni perché Mare si<br />

rifiutava di andare alla festa per coppie, e non<br />

la biasimavo. Quelle feste erano uno strazio e il<br />

fatto che non ci volesse andare era piuttosto<br />

sorprendente: in genere le ragazze smaniavano<br />

per essere invitate.


109/662<br />

«Tesoro», gemette lui, «la Sigma Tau<br />

organizza solo due feste per coppie all’anno. E<br />

manca ancora un mese. Hai un sacco di tempo<br />

per trovare un vestito e fare <strong>tu</strong>tte quelle cose<br />

che fate voi donne.»<br />

America <strong>tu</strong>ttavia non era disposta a cedere.<br />

Smisi di ascoltarli finché la sentii acconsentire<br />

a patto che ci andasse anche Abby. E se Abby ci<br />

andava, ci andava con un ragazzo. Mare mi<br />

guardò e io inarcai un sopracciglio.<br />

Shepley fu pronto. «Trav non va alle feste per<br />

coppie. Sono cose in cui porti la <strong>tu</strong>a ragazza... e<br />

Travis non... be’, lo sai.»<br />

America scrollò le spalle. «Potremmo trovarle<br />

qualcun altro.»<br />

Feci per intervenire, ma vidi che Abby era<br />

chiaramente scontenta. «Ti ho sentita, sai»,<br />

brontolò.<br />

America s’imbronciò e, quando Shepley la<br />

vedeva così, non sapeva dirle di no.<br />

«Ti prego, Abby. Ti troveremo un bel<br />

ragazzo, sveglio e divertente, e mi assicurerò<br />

che sia sexy. Ti prometto che ti divertirai! E<br />

poi, chi lo sa? Forse nascerà qualcosa.»


110/662<br />

Mi accigliai. America le avrebbe trovato un<br />

ragazzo? Per la festa per coppie? Uno dei miei<br />

compagni. Oh no, cazzo. <strong>Il</strong> pensiero che nascesse<br />

qualcosa con chiunque altro mi fece rizzare<br />

<strong>tu</strong>tti i capelli in testa.<br />

La padella produsse un forte rumore quando<br />

la gettai nel lavandino. «Non ho detto che non<br />

l’avrei accompagnata.»<br />

Abby alzò gli occhi al cielo. «Non voglio che<br />

<strong>tu</strong> mi faccia un favore, Travis.»<br />

Mi avvicinai. «Non intendevo questo, Pidge.<br />

Queste feste sono per le coppie fidanzate, ed è<br />

risaputo che a me le fidanzate non interessano.<br />

Ma almeno dopo non mi dovrò preoccupare<br />

che <strong>tu</strong> mi chieda un anello.»<br />

America mise di nuovo il broncio. «Per<br />

piacere, Abby!»<br />

Lei sembrò in conflitto. «Non mi guardare<br />

così! Travis non ci vuole andare, io nemmeno...<br />

non saremmo di grande compagnia.»<br />

Più ci pensavo, più mi en<strong>tu</strong>siasmavo all’idea.<br />

Incrociai le braccia e mi appoggiai al lavandino.<br />

«Non ho detto di non volerci andare. Potrebbe<br />

anche essere divertente se fossimo in quattro.»


111/662<br />

Abby si fece piccola quando <strong>tu</strong>tti gli occhi si<br />

puntarono su di lei.<br />

«Perché non restiamo qui?»<br />

A me sarebbe andato bene.<br />

America incurvò le spalle, delusa, e Shepley<br />

si protese.<br />

«Perché io ci devo andare, Abby. Sono una<br />

matricola. Devo accertarmi che <strong>tu</strong>tto fili liscio,<br />

che <strong>tu</strong>tti abbiano una birra in mano, roba del<br />

genere.»<br />

Abby era mortificata. Non aveva alcuna<br />

voglia di andarci, ma quello che mi spaventava<br />

era che non poteva dire di no ad America e<br />

Shepley avrebbe fatto qualsiasi cosa per convincere<br />

la sua ragazza ad accompagnarlo. Se<br />

Abby non fosse venuta con me, avrebbe passato<br />

la sera – la notte – con uno dei miei compagni.<br />

Non erano cattivi ragazzi, però conoscevo le<br />

storie che raccontavano e il pensiero che parlassero<br />

così anche di Abby era intollerabile.<br />

Attraversai la cucina e le cinsi le spalle. «Dai,<br />

Pidge. Ci verresti con me?»<br />

Abby s<strong>tu</strong>diò America e poi Shepley. Impiegò<br />

solo qualche secondo a guardarmi negli occhi,<br />

ma a me parve un’eternità.


112/662<br />

Quando infine i nostri sguardi si incrociarono,<br />

ogni riserva era scomparsa.<br />

«Sì», rispose con un sospiro. Non c’era un<br />

filo d’en<strong>tu</strong>siasmo nella sua voce, ma non<br />

importava. Ci sarebbe venuta con me e quello<br />

mi permise di riprendere a respirare.<br />

America strillò di gioia, com’era tipico delle<br />

ragazze, batté le mani e abbracciò Abby.<br />

Shepley mi rivolse un sorriso riconoscente.<br />

«Grazie, Abby», le disse posandole una mano<br />

sulla schiena.<br />

Non avevo mai visto una ragazza tanto dispiaciuta<br />

all’idea di uscire con me, per quanto<br />

non fossi io la causa del suo malumore.<br />

Abby e America finirono di prepararsi e se ne<br />

andarono presto per essere a lezione alle otto.<br />

Shepley si fermò a lavare i piatti, felice di averla<br />

avuta vinta.<br />

«Grazie. Non credevo che America avrebbe<br />

accettato.»<br />

«Ma che cazzo? State cercando di trovarle<br />

qualcuno?»<br />

«No. Voglio dire, forse America sì. Non lo so.<br />

Che importanza ha?»<br />

«Ce l’ha.»


113/662<br />

«Sì?»<br />

«Solo non... non fatelo, d’accordo? Non<br />

voglio vederla sbaciucchiarsi in un angolo con<br />

Parker Hayes.»<br />

Shepley assentì grattando la padella. «O con<br />

chiunque altro.»<br />

«E allora?»<br />

«Quanto pensi andrà avanti?»<br />

Mi incupii. «Non lo so. <strong>Il</strong> più possibile. Solo<br />

non pestarmi i piedi.»<br />

«Travis, la vuoi o no? Fare quello che è in <strong>tu</strong>o<br />

potere per impedire che frequenti un altro<br />

quando non ci stai nemmeno insieme è da<br />

coglioni.»<br />

«Siamo solo amici.»<br />

Lui mi rivolse un sorriso furbo. «Due amici<br />

parlano della scopata del fine settimana, ma<br />

chissà perché non vi vedo farlo.»<br />

«No, ma questo non significa che non possiamo<br />

essere amici.»<br />

Shepley sollevò incredulo le sopracciglia.<br />

«Invece sì, fratello.»<br />

Non si sbagliava, era solo che non volevo<br />

ammetterlo. «È soltanto...» M’interruppi<br />

guardando la sua espressione. Non mi avrebbe


114/662<br />

mai giudicato, però mi sembrava sciocco<br />

ammettere quello che pensavo e quanto spesso<br />

mi venisse in testa Abby. Shepley avrebbe<br />

capito, ma esprimerlo ad alta voce non mi<br />

avrebbe fatto stare meglio. «Lei ha qualcosa di<br />

cui ho bisogno, <strong>tu</strong>tto qui. È strano che la trovi<br />

speciale e non la voglia dividere con nessuno?»<br />

«Non puoi dividerla se non è <strong>tu</strong>a.»<br />

«Cosa so delle relazioni di coppia, Shep? Tu,<br />

<strong>tu</strong> e i <strong>tu</strong>oi legami contorti, ossessivi, impegnativi.<br />

Se Abby incontra un altro e inizia a frequentarlo,<br />

la perderò.»<br />

«Allora frequentala <strong>tu</strong>.»<br />

Scossi la testa. «Non sono ancora pronto.»<br />

«Perché? Hai paura?» mi chiese tirandomi in<br />

faccia lo strofinaccio dei piatti. Cadde per terra<br />

e mi chinai a raccoglierlo. Lo torsi e lo tesi con<br />

forza, giocherellando nervoso.<br />

«Lei è diversa, Shepley. È buona.»<br />

«Cosa aspetti?»<br />

Scrollai le spalle. «Una ragione in più,<br />

suppongo.»<br />

Fece una smorfia di disapprovazione e avviò<br />

la lavastoviglie. Nella stanza riecheggiarono<br />

scrosci e rumori meccanici e lui si diresse in


115/662<br />

camera. «Sai che tra poco è il suo compleanno?<br />

Mare vuole organizzare qualcosa.»<br />

«È il compleanno di Abby?»<br />

«Sì. Tra un paio di settimane.»<br />

«Be’, dobbiamo fare qualcosa. Sai cosa le<br />

piace? America ha qualche idea? Sarà meglio<br />

che le compri qualcosa. Che cazzo le prendo?»<br />

Lui sorrise e fece per chiudere la porta. «Ci<br />

penserai <strong>tu</strong>. Abbiamo lezione tra cinque minuti.<br />

Vieni con la Charger?»<br />

«No. Proverò a convincere Abby a salire di<br />

nuovo sulla moto. È l’unico modo che ho per<br />

stare tra le sue cosce.»<br />

Shepley scoppiò a ridere e chiuse la porta.<br />

Andai in camera, m’infilai un paio di jeans e<br />

una maglietta. Portafoglio, telefono, chiavi.<br />

Non avrei mai po<strong>tu</strong>to essere una donna: le<br />

ragazze sprecavano un’infinità di tempo per<br />

prepararsi prima uscire di casa.<br />

Le lezioni durarono una vita e, quando terminarono,<br />

attraversai di corsa il campus per<br />

raggiungere la Morgan Hall. Abby era davanti<br />

all’ingresso con un ragazzo e sentii subito il<br />

sangue ribollirmi nelle vene. Pochi secondi<br />

dopo mi accorsi che era Finch e sospirai di


116/662<br />

sollievo. Abby aspettava che finisse di fumare e<br />

rideva alle sue bat<strong>tu</strong>te. Lui agitava le braccia,<br />

intento probabilmente a raccontare qualche<br />

storia incredibile, e s’interrompeva solo per<br />

fare un tiro.<br />

Quando mi avvicinai, le fece l’occhiolino e lo<br />

presi come un buon segno. «Ehi, Travis», mi<br />

salutò con voce cantilenante.<br />

«Finch», risposi con un cenno e rivolsi subito<br />

l’attenzione a Abby. «Sto andando a casa,<br />

Pidge. Ti serve un passaggio?»<br />

«Stavo per entrare», rispose sorridendomi.<br />

Sentii una fitta allo stomaco e parlai senza<br />

riflettere. «Stasera non ti fermi da me?»<br />

«No, mi fermo. Devo solo prendere alcune<br />

cose che mi sono scordata.»<br />

«Cioè?»<br />

«Be’, per esempio il rasoio. E poi, cosa ti<br />

interessa?»<br />

Cavolo, quanto mi piaceva. «Era ora che ti<br />

radessi le gambe!»<br />

Finch strabuzzò gli occhi, confuso.<br />

Abby si corrucciò. «Ecco come nascono i<br />

pettegolezzi!» Guardò Finch. «Dormo nel suo<br />

letto... ci dormo soltanto.»


117/662<br />

«Certo», replicò Finch con un sorriso<br />

compiaciuto.<br />

Prima ancora che me ne rendessi conto,<br />

Abby entrò e salì le scale infuriata. Io feci i<br />

gradini a due a due per raggiungerla.<br />

«Non ti arrabbiare. Era solo uno scherzo.»<br />

«Tutti pensano che facciamo sesso, e <strong>tu</strong> non<br />

fai che peggiorare le cose.»<br />

A quanto pareva, l’idea di fare sesso con me<br />

era un male. Se mai avessi avuto dubbi sul fatto<br />

di piacerle, mi aveva appena dato la risposta:<br />

assolutamente no. «A chi importa cosa<br />

pensano?»<br />

«A me, Travis! A me!» Aprì la porta della<br />

camera e una volta dentro schizzò da una parte<br />

all’altra aprendo i cassetti e gettando alcune<br />

cose in una borsa. Provai d’un tratto un profondo<br />

senso di smarrimento, tanto da avere<br />

l’impulso di ridere o di urlare. Dalle labbra mi<br />

sfuggì una risatina.<br />

Lei mi fissò cupa. «Non è divertente. Vuoi<br />

che <strong>tu</strong>tta l’università mi creda una delle <strong>tu</strong>e<br />

puttanelle?»<br />

«Le mie puttanelle?» Non erano mie. Per<br />

questo erano delle puttanelle.


118/662<br />

Le presi la borsa. Non stava andando bene.<br />

Per lei frequentarmi significava infangare la<br />

sua reputazione, figuriamoci avere una storia!<br />

Ma perché insisteva nel volermi essere amica se<br />

la pensava così?<br />

«Nessuno lo crede. E se lo credono, sarà<br />

meglio che io non lo venga a sapere.»<br />

Le tenni la porta aperta e Abby uscì, su <strong>tu</strong>tte<br />

le furie. Non appena mi mossi, si bloccò<br />

costringendomi a stare in equilibrio sulle punte<br />

dei piedi per non urtarla. La porta <strong>tu</strong>ttavia si<br />

chiuse, spingendomi in avanti. «Ops», esclamai<br />

sbattendole contro.<br />

Lei si girò. «Oddio!» All’inizio pensai che si<br />

fosse fatta male e mi preoccupai, vedendo la<br />

sua aria sconvolta, ma poi aggiunse: «Probabilmente<br />

<strong>tu</strong>tti pensano che stiamo insieme e che<br />

<strong>tu</strong> continui spudoratamente con il <strong>tu</strong>o... stile di<br />

vita. Devo sembrare patetica!». Tacque, sopraffatta<br />

dall’orrore di quel pensiero, e scosse la<br />

testa. «Non credo sia il caso che resti ancora da<br />

te. Dovremmo stare lontani per un po’.»<br />

Mi prese la borsa dalle mani ma io la riafferrai.<br />

«Nessuno pensa che stiamo insieme, Pidge.<br />

Non devi evitarmi per dimostrare qualcosa.»


119/662<br />

Mi sentivo vagamente disperato, il che era piuttosto<br />

allarmante.<br />

Abby tirò la borsa e io la strinsi con<br />

decisione. Dopo un tira e molla cacciò un grido<br />

di frustrazione.<br />

«Hai mai avuto una ragazza, intendo<br />

un’amica, ospite da te? Hai mai accompagnato<br />

una ragazza a casa o all’università? Hai mai<br />

pranzato con una ragazza <strong>tu</strong>tti i giorni? Nessuno<br />

sa cosa pensare di noi, anche se glielo<br />

spieghiamo!»<br />

M’incamminai verso il parcheggio con la sua<br />

borsa e un <strong>tu</strong>rbine di pensieri in testa.<br />

«Sistemerò la faccenda, okay? Non voglio che<br />

qualcuno pensi male di te per causa mia.»<br />

Abby restava un mistero, ma l’afflizione nel<br />

suo sguardo mi colse alla sprovvista e mi ferì al<br />

punto che avrei fatto qualsiasi cosa per vederle<br />

tornare il sorriso. Era agitata e palesemente<br />

<strong>tu</strong>rbata. Detestavo vederla così e mi pentii di<br />

<strong>tu</strong>tti i comportamenti discutibili, perché<br />

costi<strong>tu</strong>ivano un ennesimo problema tra noi.<br />

Fu allora che capii: come coppia non<br />

avremmo funzionato. Al di là di quello che<br />

avessi fatto, se anche fossi riuscito a entrare


120/662<br />

nelle sue grazie, non sarei mai stato abbastanza<br />

in gamba per lei. Abby non voleva finire con un<br />

tipo come me e mi sarei dovuto accontentare<br />

dei ritagli di tempo che mi avrebbe concesso.<br />

Ammetterlo significò ingoiare una pillola<br />

amara, ma nello stesso tempo una voce familiare<br />

mi bisbigliò dal profondo del cuore che<br />

dovevo combattere per ciò che volevo. E combattere<br />

mi sembrava molto più facile<br />

dell’alternativa.<br />

«Lascia che ti ripaghi in qualche modo. Perché<br />

stasera non andiamo al Dutch?» <strong>Il</strong> Dutch<br />

era un buco, ma era molto meno affollato del<br />

Red e non c’erano tanti avvoltoi in giro.<br />

«È un bar di biker», osservò perplessa.<br />

«Va bene, allora ti porto a cena e poi al Red<br />

Door. Offro io.»<br />

«E in che modo questo dovrebbe risolvere il<br />

problema? Se ci vedono uscire insieme è<br />

peggio.»<br />

Finii di legare la borsa alla moto e montai in<br />

sella. Stavolta non ebbe da ridire sulla borsa, il<br />

che mi sembrò promettente.


121/662<br />

«Pensaci. Io, ubriaco, in una sala piena di<br />

donne discinte. Non impiegheranno molto a<br />

capire che non siamo una coppia.»<br />

«E io cosa dovrei fare? Sedurre qualcuno per<br />

ribadire il concetto?»<br />

Mi rabbuiai. Al pensiero che se ne andasse<br />

con un altro contrassi la mascella, come se mi<br />

avessero versato del succo di limone in bocca.<br />

«Be’, non c’è bisogno di lasciarsi prendere la<br />

mano.»<br />

Lei alzò gli occhi al cielo e salì sulla moto,<br />

tenendosi alla mia vita. «Porterai a casa una<br />

ragazza qualsiasi? È così che intendi<br />

ripagarmi?»<br />

«Non <strong>sei</strong> gelosa, vero, Pigeon?»<br />

«E di chi? Dell’oca piena di malattie veneree<br />

che scaricherai domani mattina?»<br />

Scoppiai a ridere e accesi il motore. Se solo<br />

avesse saputo che non sarebbe mai accaduto:<br />

quand’era con me, le altre scomparivano.<br />

Dovevo avvalermi di <strong>tu</strong>tta la mia attenzione e<br />

concentrazione per essere sempre un passo<br />

avanti a lei.<br />

Informammo Shepley e America dei nostri<br />

programmi, e le ragazze iniziarono a farsi belle.


122/662<br />

M’infilai sotto la doccia per primo, rendendomi<br />

conto troppo tardi che avrei dovuto essere<br />

l’ultimo perché Abby e Mare avevano bisogno<br />

di più tempo per prepararsi.<br />

Io, Shepley e Mare aspettammo un’eternità<br />

che Abby uscisse dal bagno ma, quando infine<br />

emerse, per poco non svenni. Con quel miniabito<br />

nero le sue gambe parevano chilometriche<br />

e i seni s’intravedevano appena quando si<br />

girava, tanto che sembravano giocare a nascondino.<br />

Portava i capelli ondulati pettinati di<br />

lato.<br />

Non mi ricordavo che fosse così abbronzata,<br />

ma la sua pelle risaltava sulla stoffa scura del<br />

vestito.<br />

«Belle gambe», esclamai.<br />

Lei sorrise. «Non ti avevo detto che è un<br />

rasoio magico?»<br />

Magico, un paio di palle. Era splendida,<br />

cazzo. «Non credo sia il rasoio.»<br />

La presi per mano e la condussi alla Charger.<br />

Lei non si ritrasse e la strinse finché arrivammo<br />

all’auto. L’idea di lasciarla però non mi andava.<br />

Davanti al sushi bar gliela presi di nuovo ed<br />

entrammo nel locale così.


123/662<br />

Ordinai un giro di sakè e poi un altro. La<br />

cameriera ci chiese i documenti solo quando<br />

ordinai le birre. Sapevo che America aveva un<br />

documento falso e restai colpito quando Abby<br />

estrasse il suo con estrema disinvol<strong>tu</strong>ra. Dopo<br />

che la cameriera l’ebbe controllato e si fu<br />

allontanata, glielo presi. La foto era nell’angolo<br />

e, per quel che mi riguardava, era <strong>tu</strong>tto a posto:<br />

non avevo mai visto un documento del Kansas,<br />

ma quello sembrava perfetto. <strong>Il</strong> nome indicato<br />

era Jessica James e per qualche ragione lo<br />

trovai molto eccitante.<br />

Abby me lo strappò di mano e lo lasciai<br />

cadere; lei <strong>tu</strong>ttavia lo afferrò a mezz’aria e lo<br />

infilò fulminea nel portafoglio.<br />

Mi sorrise e io ricambiai appoggiandomi sui<br />

gomiti. «Jessica James?»<br />

Si mise nella stessa posizione e mi rivolse lo<br />

stesso sguardo. Era così sicura di sé, incredibilmente<br />

sexy.<br />

«Sì, e allora?»<br />

«Scelta interessante.»<br />

«Anche il California Roll.»


124/662<br />

Shepley scoppiò a ridere, ma si bloccò di<br />

colpo quando America tracannò la birra. «Vacci<br />

piano, tesoro. <strong>Il</strong> sakè fa effetto dopo.»<br />

Lei si pulì la bocca e sorrise. «Ho già bevuto<br />

il sakè, Shepley. Smetti di preoccuparti.»<br />

Più bevevamo, più diventavamo rumorosi. Al<br />

personale non sembrava importare, probabilmente<br />

perché era tardi e c’erano solo pochi altri<br />

clienti dal lato opposto della sala, <strong>tu</strong>tti altrettanto<br />

ubriachi. L’unico sobrio era Shepley:<br />

amava troppo la sua macchina per bere quando<br />

guidava e amava America ancor di più. Quando<br />

lei era presente, non solo stava attento all’alcol,<br />

ma rispettava rigorosamente il codice della<br />

strada.<br />

Era proprio cotto.<br />

La cameriera ci portò il conto e io misi alcune<br />

banconote sul tavolo, dando un colpetto a Abby<br />

per invitarla ad alzarsi. Lei ricambiò scherzosa<br />

e, quando attraversammo il parcheggio, le misi<br />

con noncuranza un braccio sulle spalle. America<br />

s’infilò sul sedile anteriore accanto al suo<br />

ragazzo e prese a leccargli l’orecchio. Abby mi<br />

guardò spazientita, ma nonostante dovesse


125/662<br />

assistere contro la sua volontà a quello<br />

spettacolo si stava divertendo.<br />

Shepley entrò nel posteggio del Red e fece<br />

vari giri in cerca di un posto.<br />

«Prima di domani mattina, Shep», brontolò<br />

America.<br />

«Ehi, devo trovarne uno largo. Non voglio<br />

che qualche ubriaco imbecille mi righi la<br />

carrozzeria.»<br />

Forse. O forse voleva solo prolungare il<br />

giochino dell’orecchio.<br />

Alla fine scelse un posto laterale e io aiutai<br />

Abby a scendere. Lei si sistemò il vestito e<br />

dimenò leggermente i fianchi prima di prendermi<br />

per mano.<br />

«Volevo chiederti dei vostri documenti»,<br />

dissi. «Sono assolutamente perfetti. Da queste<br />

parti non se ne trovano di così precisi.» Lo<br />

sapevo bene: ne avevo acquistati parecchi.<br />

«Sì, li abbiamo da un po’. Ne avevamo<br />

bisogno...»<br />

Perché diavolo aveva avuto bisogno di un<br />

documento falso?<br />

«...a Wichita.»


126/662<br />

La ghiaia scricchiolava sotto i nostri piedi<br />

mentre camminavamo e Abby mi strinse la<br />

mano avanzando incerta sui tacchi.<br />

America inciampò e d’istinto lasciai la sua<br />

mano, ma Shepley riuscì ad afferrarla prima<br />

che cadesse.<br />

«È un bene avere delle conoscenze», fece<br />

America ridacchiando.<br />

«Santo cielo, tesoro», esclamò Shepley tenendola<br />

per un braccio per evitare che cadesse.<br />

«Sei completamente andata.»<br />

Mi accigliai chiedendomi che accidenti significasse.<br />

«Di che parli, Mare? Quali<br />

conoscenze?»<br />

«Dei vecchi amici di Abby...»<br />

«Falsificano i documenti, Trav», disse lei<br />

bloccandola prima che finisse la frase. «Devi<br />

conoscere le persone giuste se vuoi che siano<br />

fatti bene, no?»<br />

Fissai America sapendo che qualcosa non<br />

tornava, ma lei guardò ovunque pur di non<br />

incrociare il <strong>mio</strong> sguardo. Insistere sulla questione<br />

non mi sembrò furbo, soprat<strong>tu</strong>tto dato<br />

che Abby mi aveva appena chiamato Trav. Mi ci<br />

sarei po<strong>tu</strong>to abi<strong>tu</strong>are, visto che si trattava di lei.


127/662<br />

Le tesi la mano. «Sì.»<br />

Lei la prese, sorridendo subdola. Pensava di<br />

avermela fatta. Sarei sicuramente dovuto tornare<br />

sull’argomento in seguito.<br />

«Ho bisogno di un altro drink!» esclamò<br />

trascinandomi verso il portone rosso del bar.<br />

«Alcol!» strillò America.<br />

Shepley sospirò. «Oh sì. È proprio quello che<br />

ti serve, altro alcol.»<br />

Tutte le teste nella sala si girarono quando<br />

Abby entrò, persino alcuni ragazzi con le fidanzate:<br />

per poco non si storsero il collo per<br />

guardarla.<br />

“Oh, cazzo, così finisce male”, pensai stringendo<br />

la presa sulla sua mano.<br />

Andammo al banco più vicino alla pista da<br />

ballo. Nella penombra fumosa accanto ai tavoli<br />

da biliardo c’era Megan: quello era in effetti il<br />

suo consueto terreno di caccia. Mi fissò con i<br />

suoi grandi occhi azzurri prima ancora che la<br />

riconoscessi, ma smise quasi subito: stringevo<br />

ancora la mano di Abby e, nel momento stesso<br />

in cui la notò, cambiò espressione. Le feci un<br />

cenno e lei rispose con un sorriso compiaciuto.


128/662<br />

<strong>Il</strong> <strong>mio</strong> solito posto era libero ma era l’unico.<br />

Cami mi vide con Abby e scoppiò a ridere,<br />

dopodiché segnalò il <strong>mio</strong> arrivo a quanti erano<br />

seduti sugli sgabelli accanto, avvertendoli che<br />

sarebbero stati ben presto scacciati. Se ne<br />

andarono <strong>tu</strong>tti senza protestare.<br />

Potete dire quello che volete, ma essere psicopatici<br />

ha i suoi vantaggi.


7.<br />

VEDO ROSSO<br />

Prima ancora che raggiungessimo il banco<br />

America aveva già trascinato la sua migliore<br />

amica in pista. Le scarpe fucsia con il tacco a<br />

spillo di Abby spiccavano nella luce soffusa e<br />

sorrisi quando scoppiò a ridere vedendo America<br />

dimenarsi selvaggiamente. <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> sguardo<br />

prese a vagare sul suo abito nero e si fermò<br />

all’altezza dei fianchi. Si muoveva bene, dovevo<br />

ammetterlo. Mi vennero subito pensieri erotici<br />

e dovetti guardare altrove.<br />

<strong>Il</strong> Red Door era piuttosto affollato. C’erano<br />

alcune facce nuove, ma la maggior parte erano<br />

clienti abi<strong>tu</strong>ali. Qualsiasi sconosciuto entrasse<br />

era oggetto d’interesse per quelli come noi che<br />

nel weekend non sapevano fare altro che frequentare<br />

lo stesso bar, soprat<strong>tu</strong>tto se si trattava<br />

di ragazze come Abby e America.


130/662<br />

Ordinai una birra, ne tracannai metà e rivolsi<br />

l’attenzione alla pista. Non fu un gesto<br />

volontario e sapevo che probabilmente avevo la<br />

stessa espressione di <strong>tu</strong>tti gli altri idioti intenti<br />

a guardarle.<br />

La canzone terminò e Abby trascinò America<br />

al banco. Ansimavano e sorridevano, leggermente<br />

sudate e sexy.<br />

«Sarà così <strong>tu</strong>tta la sera, Mare. Ignorale e<br />

basta», disse Shepley.<br />

Lei stava fissando qualcosa alle mie spalle<br />

con una smorfia di disgusto. Potevo solo immaginare<br />

che cosa ci fosse laggiù: non di certo<br />

Megan. Lei non aspettava in disparte.<br />

«Sembra che Las Vegas abbia vomitato uno<br />

stormo di avvoltoi», osservò beffarda.<br />

Lanciai un’occhiata al di sopra della spalla e<br />

vidi tre compagne di Lexi. Un’altra mi si era<br />

avvicinata con un sorriso radioso sul volto. Mi<br />

sorrisero <strong>tu</strong>tte quando incrociai il loro sguardo,<br />

ma mi girai subito e tracannai la birra restante.<br />

Le ragazze che si comportavano così con me<br />

irritavano parecchio America, ma concordavo<br />

con lei a proposito degli avvoltoi.


131/662<br />

Mi accesi una sigaretta e ordinai altre due<br />

birre. La bionda accanto a me, Brooke, continuò<br />

a sorridere e si morse le labbra. Mi bloccai,<br />

non sapendo se stesse per urlare o abbracciarmi.<br />

Solo quando Cami stappò le bottiglie<br />

capii perché avesse quell’aria ridicola sulla faccia.<br />

Prese una birra e fece per berne un sorso,<br />

ma io afferrai la bottiglia in tempo e la porsi a<br />

Abby.<br />

«Uh... non è per te.»<br />

Lei se ne tornò risentita dalle amiche. Abby<br />

invece sembrava molto soddisfatta e bevve la<br />

birra a grandi sorsi, come un ragazzo.<br />

«Come se offrissi da bere a una ragazza<br />

qualsiasi in un bar!» affermai pensando di farle<br />

ancora più piacere, ma lei sollevò stizzita la<br />

bottiglia. «Tu <strong>sei</strong> diversa», dissi con un mezzo<br />

sorriso.<br />

Brindò con me, palesemente infastidita. «Nel<br />

senso che sono l’unica con cui un ragazzo senza<br />

principi non desidera andare a letto.» Bevve un<br />

altro sorso, al che le scostai la bottiglia dalla<br />

bocca.<br />

«Parli sul serio?» Quando non rispose, mi<br />

avvicinai ancora un po’ per essere più


132/662<br />

persuasivo. «Prima di <strong>tu</strong>tto... ho dei principi.<br />

Non sono mai stato con una donna brutta. Mai.<br />

Secondo, volevo venire a letto con te. Ho<br />

pensato almeno cinquanta modi diversi di<br />

scaraventarti sul divano, ma non l’ho fatto perché<br />

non ti vedo più così. Non che non sia<br />

attratto da te, sia chiaro, ma credo che <strong>tu</strong> meriti<br />

di meglio.»<br />

Sul viso le comparve un sorriso compiaciuto.<br />

«Pensi che io sia troppo in gamba per te.»<br />

Incredibile, proprio non capiva. «Non mi<br />

viene in mente un solo ragazzo di mia conoscenza<br />

che potrebbe andare bene per te.»<br />

Ogni compiacimento le svanì dal volto,<br />

sosti<strong>tu</strong>ito da un sorriso riconoscente. «Grazie,<br />

Trav», disse posando la bottiglia vuota sul<br />

banco. Ti sapeva proprio rimettere a posto<br />

quando voleva. Normalmente un comportamento<br />

del genere mi avrebbe smontato, ma lei<br />

aveva una tale sicurezza... non lo so... <strong>tu</strong>tto ciò<br />

che faceva era sexy.<br />

Mi alzai e la presi per mano. «Vieni!» La<br />

trascinai in pista e lei mi seguì.<br />

«Ho bevuto un sacco! Cadrò per terra!»


133/662<br />

L’afferrai per i fianchi e la strinsi a me. «Zitta<br />

e balla.»<br />

Risatine e sorrisi svanirono, e prese a<br />

muoversi a ritmo di musica contro il <strong>mio</strong> corpo.<br />

Non riuscivo a toglierle le mani di dosso. Più<br />

stavamo vicini, più avevo bisogno del contatto.<br />

Avevo i suoi capelli sulla faccia e, malgrado<br />

avessi bevuto abbastanza, i miei sensi erano<br />

all’erta. <strong>Il</strong> modo in cui mi sfiorava con il sedere,<br />

il movimento dei suoi fianchi a ritmo di<br />

musica, il fatto di appoggiarsi al <strong>mio</strong> petto e di<br />

posare la testa sulla mia spalla... Avrei voluto<br />

trascinarla in un angolo buio e baciarla.<br />

Abby si girò e mi guardò con un sorriso malizioso.<br />

Mi toccò le spalle, il petto e l’addome.<br />

Per poco non impazzii: la volevo, lì, in quel<br />

momento. Si voltò di nuovo e il cuore mi martellò<br />

ancora più forte. La presi per i fianchi e<br />

l’attirai a me.<br />

Le cinsi la vita con le braccia e sprofondai il<br />

volto nei suoi capelli. Erano bagnati di sudore e<br />

sapevano del suo profumo. Ogni pensiero<br />

razionale svanì. La canzone stava finendo, ma<br />

lei non aveva intenzione di smettere.


134/662<br />

Si appoggiò a me, posandomi la testa sulla<br />

spalla. I capelli le ricaddero in parte di lato, lasciando<br />

esposta la pelle lucida del collo. La mia<br />

forza di volontà svanì. Le sfiorai con le labbra la<br />

zona delicata dietro l’orecchio e non riuscii a<br />

trattenermi: le leccai il sudore salato sulla pelle.<br />

Abby si irrigidì e si scostò.<br />

«Che c’è, Pidge?» domandai. Mi venne da<br />

ridere. Sembrava che volesse darmi uno schiaffo.<br />

Pensavo ci stessimo divertendo, invece era<br />

su <strong>tu</strong>tte le furie.<br />

Anziché sfogarsi, fendette la folla battendo in<br />

ritirata verso il bar. La seguii, certo che avrei<br />

capito ben presto che cosa avessi fatto di male.<br />

Mi sedetti sullo sgabello libero accanto a lei e<br />

la guardai mentre ordinava un’altra birra. Ne<br />

ordinai una anch’io e la osservai buttarne giù<br />

metà. La bottiglia risuonò quando la sbatté sul<br />

banco.<br />

«Pensi che così gli altri cambieranno opinione<br />

su di noi?»<br />

Scoppiai a ridere.<br />

Dopo essersi dimenata e strusciata sul <strong>mio</strong><br />

uccello, si preoccupava d’un tratto delle


135/662<br />

apparenze? «Non m’importa un accidente di<br />

quello che pensano di noi.»<br />

Mi lanciò un’occhiataccia e distolse lo<br />

sguardo.<br />

«Pigeon», dissi toccandole il braccio.<br />

Lei si ritrasse. «Smettila. Non berrò mai<br />

abbastanza da permetterti di portarmi su quel<br />

divano.»<br />

Fui colto da una rabbia improvvisa. Non<br />

l’avevo mai trattata così. Mai. Era stata lei a<br />

prendere l’iniziativa, io le avevo dato due<br />

bacetti sul collo e per questo andava fuori di<br />

testa?<br />

Feci per parlare ma Megan si materializzò al<br />

<strong>mio</strong> fianco.<br />

«Ma allora <strong>sei</strong> proprio <strong>tu</strong>, Travis Maddox.»<br />

«Ehi, Megan.»<br />

Abby la osservò, colta alla sprovvista. Megan<br />

aveva l’abilità di ribaltare la si<strong>tu</strong>azione a suo<br />

favore.<br />

«Presentami la <strong>tu</strong>a ragazza», disse<br />

sorridendo.<br />

Sapeva maledettamente bene che Abby non<br />

lo era. Strategia base della zoccola: se l’uomo<br />

che hai puntato è in compagnia di un’amica,


136/662<br />

costringilo ad ammettere che non è impegnato.<br />

Così crei insicurezza e instabilità.<br />

Sapevo dove sarebbe andata a parare.<br />

Cavolo, se Abby mi riteneva davvero un imbecille<br />

poco di buono, potevo comportarmi come<br />

tale. Diedi una spinta alla bottiglia e questa<br />

scivolò sul banco, cadendo nel bidone dei rifiuti.<br />

«Non è la mia ragazza.»<br />

Ignorando la reazione di Abby, afferrai la<br />

mano di Megan e la portai in pista. Lei mi<br />

seguì, dondolando felice le braccia fino a raggiungere<br />

il pavimento di legno. Megan era una<br />

compagna piacevole con cui ballare: non si vergognava<br />

e mi lasciava fare qualsiasi cosa<br />

volessi, in pista e fuori. Come al solito, gli altri<br />

si misero a guardarci.<br />

In genere davamo spettacolo, ma quella sera<br />

mi sentivo particolarmente laido. I suoi capelli<br />

mi sferzarono più volte la faccia, ma io ero<br />

insensibile. La sollevai e lei mi mise le gambe<br />

attorno alla vita, reclinando la schiena e<br />

allungando le braccia sopra la testa. Sorrise<br />

mentre imitavo un atto sessuale davanti<br />

all’intero bar e, quando la posai a terra, si girò e<br />

si chinò afferrandosi le caviglie. <strong>Il</strong> sudore mi


137/662<br />

colava sul viso. La pelle di Megan era tanto<br />

bagnata che le mani mi scivolavano ogni volta<br />

che cercavo di toccarla. Avevamo entrambi la<br />

maglietta fradicia. Si avvicinò con le labbra socchiuse,<br />

in attesa che la baciassi, ma io mi scostai<br />

e guardai verso il banco.<br />

Fu allora che lo vidi. Ethan Coats. Abby era<br />

protesa verso di lui con uno di quei sorrisi<br />

ebbri, provocanti, che avrei riconosciuto a<br />

chilometri di distanza.<br />

Piantai Megan in pista e mi feci largo tra la<br />

folla. Poco prima che la raggiungessi, Ethan<br />

fece per toccarle il ginocchio. Conoscendo i suoi<br />

trascorsi, strinsi la mano a pugno e mi piazzai<br />

tra loro, dandogli la schiena.<br />

«Andiamo, Pidge?»<br />

Abby mi posò una mano sul petto e mi<br />

allontanò, sorridendo non appena Ethan tornò<br />

nel suo campo visivo. «Sto parlando, Travis.»<br />

Si accorse che la maglietta era <strong>tu</strong>tta bagnata e si<br />

asciugò la mano sulla gonna con un gesto<br />

teatrale.<br />

«Lo conosci, almeno?»<br />

<strong>Il</strong> suo sorriso divenne ancor più ampio.<br />

«Questo è Ethan.»


138/662<br />

Lui mi porse la mano. «È un piacere<br />

conoscerti.»<br />

Non riuscivo a distogliere lo sguardo da Abby<br />

mentre fissava quel lurido pervertito. Lo lasciai<br />

lì con la mano tesa, aspettando che lei si ricordasse<br />

della mia presenza.<br />

Fece un vago gesto nella mia direzione.<br />

«Ethan, questo è Travis.» <strong>Il</strong> suo tono fu decisamente<br />

meno en<strong>tu</strong>siasta quando mi presentò, il<br />

che mi fece incazzare ancora di più.<br />

Guardai in cagnesco Ethan e poi la sua mano.<br />

«Travis Maddox.» Parlai con un tono il più<br />

possibile basso e minaccioso.<br />

Lui sgranò gli occhi e ritrasse goffamente la<br />

mano. «Travis Maddox?»<br />

Allungai il braccio alle spalle di Abby per<br />

appoggiarmi al banco. «Sì, e allora?»<br />

«Ti ho visto combattere contro Shawn Smith<br />

l’anno scorso, amico. Pensavo che avrei<br />

assistito a una morte in diretta!»<br />

Socchiusi gli occhi e strinsi i denti. «Vuoi<br />

provare?»<br />

Ethan rise spostando lo sguardo da me a lei.<br />

Quando capì che ero serio, sorrise debolmente<br />

a Abby e sparì.


139/662<br />

«Adesso possiamo andare?» chiesi brusco.<br />

«Sei davvero un coglione, lo sai?»<br />

«Mi hanno detto di peggio.» Le tesi la mano<br />

e lei la prese, lasciando che l’aiutassi a scendere<br />

dallo sgabello. Era nera.<br />

Fischiai per avvertire Shepley, che vide la<br />

mia espressione e capì subito che era ora di<br />

andare. Avanzai nella calca, spintonando spudoratamente<br />

un paio di persone per sbollire la<br />

rabbia, finché Shepley non ci intercettò e fece<br />

strada lui.<br />

Una volta fuori, presi Abby per mano, ma lei<br />

si divincolò.<br />

Mi girai e le gridai in faccia: «Dovrei darti un<br />

bacio e farla finita! Sei ridicola! Ti ho baciato<br />

sul collo, e allora?».<br />

Abby si scostò e, quando non riuscì ad<br />

allontanarsi abbastanza, mi respinse. Nonostante<br />

fossi incazzato, non aveva la minima<br />

paura, il che ebbe l’effetto di eccitarmi. «Non<br />

sono la <strong>tu</strong>a ragazza, Travis.»<br />

Scossi incredulo la testa. Se c’era qualcos’altro<br />

che potevo fare per convincerla che<br />

era speciale, non mi veniva in mente. Ai miei<br />

occhi lo era stata fin dal primo momento in cui


140/662<br />

l’avevo vista e cercavo di dirglielo <strong>tu</strong>tte le volte<br />

che potevo. In quale altro modo farglielo<br />

capire? Fino a che punto avrei dovuto trattarla<br />

in modo diverso dalle altre? «Non ho mai detto<br />

che lo fossi! Stai sempre con me e dormi nel<br />

<strong>mio</strong> letto, ma il più delle volte sembra che <strong>tu</strong><br />

non voglia nemmeno essere vista con me!»<br />

«Sono venuta qui con te!»<br />

«Ti ho trattata sempre e solo con rispetto,<br />

Pidge.»<br />

«No, mi tratti come una <strong>tu</strong>a proprietà. Non<br />

avevi il diritto di cacciare Ethan!»<br />

«Sai chi è Ethan?» Quando scosse la testa,<br />

mi avvicinai di più. «Io sì. L’anno scorso è stato<br />

arrestato per molestie sessuali, ma hanno ritirato<br />

le accuse.»<br />

Abby incrociò le braccia. «Oh, allora avete<br />

qualcosa in comune.»<br />

Vidi rosso e per un istante rischiai di<br />

esplodere di rabbia. Feci un profondo respiro<br />

per controllarmi. «Mi stai dando dello<br />

s<strong>tu</strong>pratore?»<br />

Lei tacque pensierosa e la sua esitazione mi<br />

placò. Era l’unica che avesse quell’effetto su di<br />

me. Tutte le altre volte che avevo provato una


141/662<br />

rabbia del genere, avevo preso a pugni qualcosa<br />

o qualcuno. Non avevo mai alzato le mani su<br />

una donna, ma avrei sicuramente mirato al furgone<br />

parcheggiato accanto a noi.<br />

«No, sono solo incazzata con te!» rispose serrando<br />

le labbra.<br />

«Ho bevuto, va bene? Avevo la <strong>tu</strong>a pelle a<br />

pochi centimetri dal viso, <strong>sei</strong> bella e hai un profumo<br />

incredibile. Ti ho baciato, scusa tanto!<br />

Ora basta, però!»<br />

La mia risposta la indusse a tacere e un<br />

attimo dopo piegò la bocca in un sorriso. «Mi<br />

trovi bella?»<br />

Mi accigliai. «Che domanda s<strong>tu</strong>pida. Sei<br />

splendida e lo sai. Perché sorridi?»<br />

Più si sforzava di non farlo, più sorrideva.<br />

«Niente. Andiamo.»<br />

Scoppiai a ridere e scossi la testa. «Ma che...?<br />

Sei una vera rompiscatole!»<br />

Di fronte a quel complimento, e al fatto che<br />

nel giro di poco mi fossi trasformato da pazzo<br />

furioso in imbecille, sfoderò un sorriso <strong>tu</strong>tto<br />

denti. Cercò di trattenersi e io sorrisi a mia<br />

volta. Le misi un braccio sulle spalle, pensando


142/662<br />

che mi sarebbe proprio piaciuto baciarla. «Mi<br />

stai facendo diventare matto. Lo sai, vero?»<br />

<strong>Il</strong> viaggio fino a casa andò liscio e, quando<br />

arrivammo, Abby andò dritta in bagno e aprì il<br />

rubinetto della doccia. Ero troppo stordito per<br />

frugare tra le sue cose, perciò presi un paio di<br />

boxer e una maglietta. Bussai ma non rispose,<br />

entrai e posai il <strong>tu</strong>tto sul lavandino, dopodiché<br />

uscii. Non avrei saputo cosa dirle, a ogni modo.<br />

Mi raggiunse dopo un po’ – scompariva<br />

quasi nei miei vestiti – e si buttò sul letto<br />

ancora con un vago sorriso sul volto.<br />

La osservai per un attimo e lei mi fissò,<br />

chiedendosi che cosa pensassi. <strong>Il</strong> guaio era che<br />

neanch’io lo sapevo. Spostò lentamente lo<br />

sguardo dal <strong>mio</strong> volto alle mie labbra e a quel<br />

punto capii.<br />

«’Notte, Pidge», mormorai girandomi<br />

dall’altra parte e imprecando contro me stesso.<br />

Era sbronza ma non ne avrei approfittato,<br />

soprat<strong>tu</strong>tto dopo che mi aveva perdonato per il<br />

numero con Megan.<br />

Si agitò per diversi minuti e fece un profondo<br />

respiro. «Trav?» Si appoggiò sul gomito.


143/662<br />

«Sì?» dissi senza muovermi. Avevo paura di<br />

guardarla negli occhi: ogni lucidità sarebbe<br />

svanita all’istante.<br />

«So di essere ubriaca e che abbiamo appena<br />

litigato furiosamente per questo ma...»<br />

«Non ho intenzione di fare sesso con te, perciò<br />

smetti di chiedermelo.»<br />

«Cosa? No!»<br />

Scoppiai a ridere e mi voltai guardando il suo<br />

volto dolce, inorridito. «Che c’è, Pigeon?»<br />

«Questo», rispose posandomi la testa sul<br />

petto e mettendomi un braccio attorno alla vita<br />

per accoccolarsi il più possibile vicino a me.<br />

Non me l’aspettavo affatto. Sollevai la mano<br />

e mi bloccai, non sapendo che fare. «Sei davvero<br />

ubriaca.»<br />

«Lo so», rispose con un tono impertinente.<br />

<strong>Il</strong> mattino seguente si sarebbe incazzata a<br />

morte, ma non potevo dirle di no. Le posai una<br />

mano sulla schiena e l’altra sui capelli bagnati,<br />

poi la baciai sulla fronte. «Nessuna donna mi<br />

ha mai mandato in confusione come te.»<br />

«È il minimo che ti possa capitare, dopo aver<br />

messo in fuga l’unico ragazzo che mi abbia<br />

avvicinato stasera.»


144/662<br />

«Intendi Ethan lo s<strong>tu</strong>pratore? Al massimo<br />

<strong>sei</strong> <strong>tu</strong> in debito con me!»<br />

«Allora lascia perdere», disse e fece per<br />

scostarsi.<br />

Reagii all’istante. Le tenni il braccio premuto<br />

sul <strong>mio</strong> ventre. «No, dico sul serio. Devi stare<br />

più attenta. Se non fossi stato là... non voglio<br />

neanche pensarci. E vorresti che mi scusassi<br />

per averlo cacciato!»<br />

«Non voglio che ti scusi. Non si tratta di<br />

questo.»<br />

«Allora cosa c’è?» domandai. Non avevo mai<br />

supplicato in vita mia, eppure la stavo implorando<br />

in silenzio di dirmi che mi voleva, che<br />

teneva a me o qualcosa del genere. Eravamo<br />

così vicini. Le nostre labbra erano appena a un<br />

paio di centimetri e solo per paura non cancellai<br />

quella distanza.<br />

«Sono ubriaca, Travis. È l’unica scusa che<br />

ho.»<br />

«Vuoi che ti abbracci finché non ti<br />

addormenti?»<br />

Lei non rispose.<br />

Mi girai guardandola dritto negli occhi. «Per<br />

principio, dovrei dirti di no», aggiunsi


145/662<br />

inarcando le sopracciglia, «ma quando mi<br />

ricapita un’occasione del genere?»<br />

Abby appoggiò contenta la guancia sul <strong>mio</strong><br />

petto. Con le braccia ben strette attorno al suo<br />

corpo era difficile non perdere la testa.<br />

«Non hai bisogno di scuse, Pigeon. Devi solo<br />

chiedere.»


8.<br />

OZ<br />

Abby crollò prima di me. <strong>Il</strong> suo respiro si fece<br />

regolare e il suo corpo si rilassò. Era calda e<br />

quando inspirava dal naso emetteva un sibilo<br />

lieve, dolcissimo. Tenerla fra le braccia era una<br />

sensazione molto piacevole a cui mi sarei<br />

po<strong>tu</strong>to abi<strong>tu</strong>are fin troppo facilmente, ma, per<br />

quanto l’idea mi spaventasse, non riuscii a<br />

muovermi.<br />

Conoscendola, al risveglio avrebbe fatto di<br />

nuovo la dura e urlato perché avevo lasciato<br />

che accadesse o, peggio, si sarebbe riproposta<br />

di evitare che si ripetesse.<br />

Non ero tanto s<strong>tu</strong>pido da nutrire qualche<br />

speranza né tanto forte da impedirmi di provare<br />

quello che provavo. Sarebbe stato un<br />

brusco risveglio, ma in fondo niente era troppo<br />

duro quando si trattava di Abby.


147/662<br />

<strong>Il</strong> <strong>mio</strong> respiro rallentò e mi adagiai meglio<br />

sul materasso, ma cercai di resistere alla<br />

stanchezza che mi stava sopraffacendo. Non<br />

volevo chiudere gli occhi, in modo da godermi<br />

ogni secondo della vicinanza di Abby.<br />

Lei si mosse e m’immobilizzai. Affondò le<br />

dita nella mia pelle e si strinse di più a me<br />

prima di rilassarsi di nuovo. La baciai sui<br />

capelli e accostai la guancia alla sua fronte.<br />

Chiusi gli occhi soltanto per un istante e feci<br />

un respiro. Quando li riaprii, era mattina.<br />

Cazzo. Sapevo che non avrei dovuto farlo.<br />

Abby si stava dimenando nel tentativo di<br />

alzarsi. Avevo le gambe sopra le sue e la<br />

stringevo ancora con il braccio.<br />

«Smettila, Pidge, sto dormendo», dissi attirandola<br />

a me.<br />

Lei riuscì a liberare un arto alla volta e si<br />

mise a sedere con un sospiro.<br />

Allungai la mano e le toccai le dita piccole,<br />

delicate. Mi dava la schiena ma non si girò.<br />

«Tutto bene, Pigeon?»<br />

«Vado a prendere un bicchier d’acqua, vuoi<br />

qualcosa?»


148/662<br />

Scossi la testa e richiusi gli occhi. O fingeva<br />

che non fosse accaduto niente o era incazzata.<br />

Nessuna delle due alternative era confortante.<br />

Abby uscì e io rimasi immobile per un po’,<br />

cercando di trovare la forza di alzarmi. I pos<strong>tu</strong>mi<br />

della sbronza erano atroci e la testa mi<br />

martellava. Sentii la profonda voce at<strong>tu</strong>tita di<br />

Shepley e decisi di trascinarmi giù dal letto.<br />

Arrancai scalzo sul pavimento di legno fino<br />

in cucina. Abby, con addosso ancora la mia<br />

maglietta e i boxer, si stava versando lo<br />

sciroppo di cioccolato nella ciotola di farina<br />

d’avena.<br />

«Che schifo, Pidge», borbottai cercando di<br />

mettere a fuoco lo sguardo.<br />

«Buongiorno a te.»<br />

«Ho saputo che il <strong>tu</strong>o compleanno è tra poco.<br />

L’ultimo baluardo dell’adolescenza.»<br />

Fece una smorfia, colta alla sprovvista. «Sì...<br />

non amo molto i compleanni. Penso che Mare<br />

mi porterà a cena da qualche parte.» Sorrise.<br />

«Puoi venire, se vuoi.»<br />

Alzai le spalle, fingendo indifferenza di<br />

fronte al suo sorriso. Mi voleva con lei.<br />

«D’accordo. È tra due settimane, giusto?»


149/662<br />

«Sì. E il <strong>tu</strong>o?»<br />

«È ad aprile. <strong>Il</strong> primo», risposi versandomi il<br />

latte sui cereali.<br />

«Ma va’!»<br />

Ne mangiai una cucchiaiata, divertito dal suo<br />

s<strong>tu</strong>pore. «No, dico sul serio.»<br />

«Compi gli anni il primo di aprile?»<br />

Risi. L’espressione sulla sua faccia era<br />

impagabile. «Sì! Farai tardi. Sarà meglio che mi<br />

vesta.»<br />

«Vado con Mare.»<br />

Quel banale rifiuto mi ferì più del previsto.<br />

Veniva sempre all’università con me e d’un<br />

tratto si faceva accompagnare da America? Mi<br />

chiesi se fosse per la notte appena passata.<br />

Probabilmente stava di nuovo cercando di<br />

prendere le distanze, il che fu una profonda<br />

delusione. «Come vuoi», dissi dandole la schiena<br />

prima che la notasse nel <strong>mio</strong> sguardo.<br />

Le ragazze afferrarono di corsa gli zaini e<br />

America schizzò fuori dal parcheggio come se<br />

avesse appena rapinato una banca. In<br />

quell’istante Shepley uscì dalla stanza e si mise<br />

una maglietta. «Se ne sono andate?» chiese<br />

aggrottando la fronte.


150/662<br />

«Sì», risposi distratto, sciacquando la ciotola<br />

e buttando via la farina d’avena avanzata da<br />

Abby. Non l’aveva quasi toccata.<br />

«Be’, che cavolo? Mare non mi ha nemmeno<br />

salutato.»<br />

«Sai che doveva andare a lezione. Non fare il<br />

piagnone.»<br />

«Ah, sarei io il piagnone? E che mi dici di ieri<br />

sera?»<br />

«Sta’ zitto.»<br />

«È quello che pensavo.» Si sedette sul divano<br />

e si infilò le sneaker. «Hai chiesto a Abby del<br />

suo compleanno?»<br />

«Non ha detto molto, a parte che non ama<br />

tanto i compleanni.»<br />

«Allora che si fa?»<br />

«Le organizziamo una festa.» Shepley annuì<br />

aspettando che continuassi. «Pensavo a una<br />

festa a sorpresa: invitiamo alcuni amici e<br />

chiediamo ad America di portarla fuori per un<br />

po’.»<br />

Lui si mise il cappellino da baseball bianco,<br />

calcandoselo tanto sulla fronte che non riuscii a<br />

vederlo negli occhi. «Si può fare. C’è altro?»<br />

«Che ne diresti di un cane?»


151/662<br />

Lui scoppiò a ridere. «Non sono io a<br />

compiere gli anni.»<br />

Girai attorno al banco e mi appoggiai col<br />

fianco allo sgabello. «Lo so, ma vive allo s<strong>tu</strong>dentato.<br />

Lì non si possono tenere cani.»<br />

«E dovremmo tenerlo qui? Sul serio? Cosa<br />

facciamo con un cane?»<br />

«Ho trovato un Cairn Terrier online. È<br />

perfetto.»<br />

«Un che?»<br />

«Pidge è del Kansas. È lo stesso tipo di cane<br />

che ha Dorothy ne <strong>Il</strong> mago di Oz.»<br />

Lui restò perplesso. «<strong>Il</strong> mago di Oz.»<br />

«Che c’è? A me piaceva lo spaventapasseri<br />

quand’ero piccolo, perciò non osare dir<br />

niente.»<br />

«Sporcherà dapper<strong>tu</strong>tto, Travis. Abbaierà,<br />

uggiolerà... non lo so.»<br />

«Lo fa anche America... a parte sporcare,<br />

intendo.»<br />

Shepley non si mise a ridere.<br />

«Lo porterò fuori io e mi occuperò di pulire.<br />

Lo terrò nella mia stanza. Non ti accorgerai<br />

neanche della sua presenza.»<br />

«Non puoi impedirgli di abbaiare.»


152/662<br />

«Pensaci. Devi ammettere che la<br />

conquisterà.»<br />

Shepley sorrise. «Allora è questo lo scopo?<br />

Stai cercando di conquistare Abby?»<br />

Aggrottai la fronte. «Piantala.»<br />

<strong>Il</strong> suo sorriso si allargò. «Puoi prendere quel<br />

dannato cane...»<br />

Sorrisi. “Sì, magnifico!”<br />

«...se ammetti di provare qualcosa per<br />

Abby.»<br />

Mi incupii. “Cazzo, un <strong>disastro</strong>!” «Dai,<br />

Shep!»<br />

«Ammettilo», incalzò lui incrociando le braccia.<br />

Che stronzo: voleva proprio costringermi a<br />

dirlo.<br />

Guardai dapper<strong>tu</strong>tto pur di evitare il suo sorriso<br />

compiaciuto. Per un po’ mi rifiutai, però il<br />

cane era un’idea maledettamente brillante.<br />

Abby sarebbe andata fuori di testa, una volta<br />

tanto in senso positivo, e lo avrei tenuto da noi,<br />

così sarebbe venuta qui ogni giorno.<br />

«Mi piace», dissi a denti stretti.<br />

Shepley si portò la mano all’orecchio. «Cosa?<br />

Non ti ho sentito.»


153/662<br />

«Non fare il coglione! Hai sentito<br />

benissimo.»<br />

Lui incrociò di nuovo le braccia. «Dillo.»<br />

«Mi piace, okay?»<br />

«Non basta.»<br />

«Provo qualcosa per lei. Mi interessa parecchio.<br />

Non posso sopportare quando non c’è.<br />

Contento?»<br />

«Per ora», rispose raccogliendo lo zaino da<br />

terra. Se lo mise in spalla, recuperando le<br />

chiavi e il cellulare. «Ci vediamo a pranzo, gran<br />

vigliacco.»<br />

«Vaffanculo», borbottai.<br />

Shepley era sempre stato l’idiota innamorato<br />

e non me l’avrebbe fatta passare liscia.<br />

Impiegai solo un paio di minuti a vestirmi,<br />

ma <strong>tu</strong>tti quei discorsi mi avevano fatto fare<br />

tardi. M’infilai il giubbotto di pelle e il berrettino<br />

da baseball al contrario. L’unica lezione<br />

che avevo quel giorno era Chimica II, perciò<br />

non mi serviva lo zaino. Mi sarei fatto prestare<br />

una matita se avessimo dovuto fare un test.<br />

Occhiali da sole, chiavi, telefono, portafoglio.<br />

Mi misi gli stivali, uscii sbattendo la porta e<br />

corsi giù per le scale. Senza Abby dietro, il


154/662<br />

viaggio con la Harley non era più così eccitante.<br />

Maledizione, mi stava rovinando <strong>tu</strong>tto.<br />

Al campus andai un po’ più spedito del solito<br />

per arrivare pun<strong>tu</strong>ale a lezione. Ce la feci per<br />

un soffio: la dottoressa Webber si spazientì un<br />

po’ per il <strong>mio</strong> ritardo e perché non mi ero<br />

portato dietro niente. Le strizzai l’occhio e sulle<br />

sue labbra comparve un pallido sorriso. Scosse<br />

la testa e rivolse quindi l’attenzione ai fogli<br />

sulla cattedra.<br />

Non ci fu bisogno di matite e, quando ci<br />

congedò, mi avviai in mensa.<br />

Shepley stava aspettando le ragazze in mezzo<br />

al prato. Gli rubai il cappellino e, prima che<br />

potesse riprenderlo, lo lanciai come un frisbee.<br />

«Ma che simpatico», esclamò raccogliendolo.<br />

«Mad Dog», esclamò qualcuno alle mie<br />

spalle. Dalla voce profonda e roca capii chi<br />

fosse.<br />

Adam si avvicinò con l’aria molto seria. «Sto<br />

cercando di organizzare un incontro. Tenetevi<br />

pronti a ricevere una chiamata.»<br />

«Lo siamo sempre», rispose Shepley, che mi<br />

faceva un po’ da agente: si occupava di


155/662<br />

diffondere la notizia e si accertava che mi<br />

trovassi nel luogo giusto all’ora giusta.<br />

Adam annuì e proseguì per la sua strada.<br />

Non ero mai stato in classe con lui, non sapevo<br />

neanche con certezza se s<strong>tu</strong>diasse lì, ma fintantoché<br />

mi pagava andava bene così.<br />

Shepley lo guardò allontanarsi e si schiarì la<br />

voce. «Allora, hai saputo?»<br />

«Cosa?»<br />

«Hanno riparato i boiler alla Morgan.»<br />

«E allora?»<br />

«Probabilmente stasera America e Abby<br />

faranno le valigie. Dovremo aiutarle a riportare<br />

<strong>tu</strong>tta la roba allo s<strong>tu</strong>dentato.»<br />

Mi incupii. L’idea che Abby tornasse alla<br />

Morgan fu come un pugno in faccia. Forse dopo<br />

l’ultima sera sarebbe stata contenta di<br />

andarsene e non mi avrebbe rivolto più la<br />

parola. Nella mia mente si susseguì un’infinità<br />

di scenari, ma non riuscii a escogitare niente<br />

per convincerla a restare.<br />

«Ti senti bene?» domandò Shepley.<br />

Arrivarono le ragazze, <strong>tu</strong>tte allegre e sorridenti.<br />

Mi sforzai di sorridere anch’io, ma


156/662<br />

notai che Abby era un po’ imbarazzata da<br />

quanto aveva scatenato l’ilarità di America.<br />

«Ehi, tesoro», disse Mare baciando Shepley<br />

sulla bocca.<br />

«Che c’è di tanto divertente?» chiese lui.<br />

«Oh, un tizio in classe ha fissato Abby per<br />

<strong>tu</strong>tta l’ora. Era adorabile.»<br />

«Finché fissa Abby...» commentò Shep con<br />

una strizzatina d’occhio.<br />

«Chi era?» chiesi d’impulso.<br />

Abby spostò il peso da un piede all’altro, sistemandosi<br />

lo zaino carico di libri. Doveva<br />

pesare parecchio e glielo tolsi dalla spalla.<br />

«Mare s’immagina le cose», rispose alzando<br />

gli occhi al cielo.<br />

«Abby! Grandissima bugiarda! Comunque,<br />

era Parker Hayes e stava praticamente<br />

sbavando.»<br />

Feci una smorfia. «Parker Hayes?»<br />

Shepley prese America per mano. «Dai,<br />

andiamo a pranzo. Non vorrete perdervi la<br />

cucina squisita della mensa, vero?»<br />

America in risposta lo baciò di nuovo e Abby<br />

li seguì, inducendomi a fare lo stesso. Camminammo<br />

in silenzio. Sarebbe venuta a sapere dei


157/662<br />

boiler, sarebbero tornate alla Morgan e Parker<br />

l’avrebbe invitata a uscire.<br />

Parker Hayes era una mezza checca, ma capivo<br />

che a Abby potesse interessare. I suoi genitori<br />

erano sfacciatamente ricchi e lui avrebbe<br />

fatto medicina. In apparenza sembrava un tipo<br />

a posto e Abby si sarebbe messa con lui. Mi figurai<br />

il resto della sua vita con Parker: fu l’unica<br />

cosa che potei fare e non servì di certo a<br />

calmarmi. Immaginai allora di prendere la rabbia<br />

e di chiuderla in una scatola, il che mi aiutò<br />

un po’.<br />

Abby posò il vassoio tra America e Finch. Io<br />

scelsi un posto alcune sedie più in là, per non<br />

essere costretto a conversare fingendo di non<br />

averla già persa. Era una si<strong>tu</strong>azione schifosa e<br />

non sapevo che fare. Avevamo sprecato tanto<br />

tempo in giochetti s<strong>tu</strong>pidi e Abby non era riuscita<br />

nemmeno a conoscermi. Ma, se anche lo<br />

avesse fatto, probabilmente sarebbe stata<br />

meglio con uno come Parker.<br />

«Tutto bene, Trav?» mi domandò.<br />

«Io? Sì, perché?» risposi cercando di togliermi<br />

quell’aria cupa dal volto.<br />

«Sei silenzioso.»


158/662<br />

Diversi giocatori della squadra di football si<br />

avvicinarono al tavolo e si sedettero ridendo<br />

rumorosamente. <strong>Il</strong> solo fatto di sentire le loro<br />

voci mi fece venir voglia di prendere a pugni il<br />

muro.<br />

Chris Jenks mi tirò una patatina fritta nel<br />

piatto. «Come va, Trav? Ho sentito che ti <strong>sei</strong><br />

fatto Tina Martin. Oggi sta dicendo peste e<br />

corna di te.»<br />

«Sta’ zitto, Jenks», replicai tenendo lo<br />

sguardo fisso sul cibo. Se avessi guardato quella<br />

sua ridicola faccia del cazzo, lo avrei scaraventato<br />

giù dalla sedia.<br />

Abby si protese. «Dacci un taglio, Chris.»<br />

La guardai e per una ragione che non seppi<br />

spiegare m’infuriai all’istante. Perché cazzo mi<br />

stava difendendo? Non appena avesse saputo<br />

della Morgan, mi avrebbe mollato e non mi<br />

avrebbe più rivolto la parola. Era assurdo,<br />

eppure mi sentivo tradito. «So badare a me<br />

stesso, Abby.»<br />

«Mi dispiace, io...»<br />

«Non voglio che ti dispiaccia. Non voglio che<br />

<strong>tu</strong> faccia un bel niente», ribattei. La sua espressione<br />

fu proprio l’ultima goccia. Ovviamente


159/662<br />

non voleva frequentarmi: ero imbecille e<br />

infantile, padrone di me come un bimbo di tre<br />

anni. Mi alzai da tavola, uscii e non mi fermai<br />

finché non fui in sella alla moto.<br />

Le impugna<strong>tu</strong>re di gomma del manubrio<br />

stridettero sotto le mie mani mentre le<br />

muovevo in avanti e all’indietro. <strong>Il</strong> motore<br />

ruggì, tolsi il cavalletto e partii come un razzo.<br />

Girai per un’ora senza sentirmi meglio. Tutte<br />

le strade <strong>tu</strong>ttavia conducevano in un luogo e,<br />

anche se impiegai parecchio ad accettarlo e ad<br />

andarvi, alla fine imboccai il vialetto d’accesso<br />

di <strong>mio</strong> padre.<br />

Papà uscì e rimase sul portico, facendomi un<br />

breve saluto con la mano.<br />

Salii con un passo i due gradini e mi fermai<br />

davanti a lui, che mi strinse a sé prima di<br />

accompagnarmi dentro.<br />

«Pensavo proprio che era ora che mi facessi<br />

visita», disse con un sorriso stanco. Aveva le<br />

palpebre un po’ cadenti e la pelle sotto gli occhi<br />

gonfia, come <strong>tu</strong>tto il volto.<br />

Dopo la morte della mamma era rimasto a<br />

terra per alcuni anni. Thomas si era dovuto<br />

assumere molte più responsabilità di quelle che


160/662<br />

sarebbero spettate a un ragazzo della sua età,<br />

ma ce l’eravamo cavata lo stesso e alla fine<br />

papà aveva reagito. Non ne aveva mai parlato,<br />

ma aveva cercato di rimediare in ogni modo.<br />

Anche se per gran parte della mia adolescenza<br />

era stato triste e arrabbiato, non l’avevo<br />

mai considerato un cattivo padre: era semplicemente<br />

un uomo perso senza sua moglie. Adesso<br />

capivo come si sentisse. Per Pidge provavo solo<br />

un briciolo del sentimento che lui nutriva per la<br />

mamma, eppure il pensiero di vivere senza di<br />

lei mi faceva stare male.<br />

Si sedette sul divano e mi indicò la logora<br />

poltrona reclinabile. «Be’? Siediti, no?»<br />

Obbedii e mi dimenai cercando di pensare a<br />

cosa dire.<br />

Lui mi osservò per un po’ e sospirò. «C’è<br />

qualcosa che non va, figliolo?»<br />

«C’è una ragazza, papà.»<br />

Abbozzò un lieve sorriso. «Una ragazza.»<br />

«Lei penso che mi odi e io credo...»<br />

«Di amarla?»<br />

«Non lo so. Non penso. Voglio dire... come lo<br />

sai?»


161/662<br />

<strong>Il</strong> suo sorriso si fece più ampio. «Perché ne<br />

parli con il <strong>tu</strong>o vecchio padre, non sapendo che<br />

altro fare.»<br />

Sospirai. «L’ho conosciuta da poco. Be’, da<br />

un mese. Non credo sia amore.»<br />

«Okay.»<br />

«Okay?»<br />

«Ti prendo in parola», disse senza<br />

giudicarmi.<br />

«È solo che... non penso di essere degno di<br />

lei.»<br />

Lui si protese e avvicinò le dita alle labbra.<br />

«Penso che abbia sofferto per qualcuno,<br />

prima. Per qualcuno come me», proseguii.<br />

«Come te.»<br />

«Sì.» Annuii e sospirai ancora. L’ultima cosa<br />

che volevo era ammettere davanti a papà quello<br />

che facevo.<br />

La porta d’ingresso sbatté. «Guarda un po’<br />

chi ha deciso di fare un salto», esclamò Trenton<br />

con un gran sorriso. Stringeva al petto due sacchetti<br />

di carta marrone.<br />

«Ehi, Trent», dissi alzandomi. Lo seguii in<br />

cucina e lo aiutai a riporre la spesa.


162/662<br />

Ci demmo gomitate e spintoni a vicenda.<br />

Trenton era sempre stato il più duro quando si<br />

trattava di suonarmele in caso di divergenze,<br />

ma ero anche più legato a lui che agli altri<br />

fratelli.<br />

«Ci <strong>sei</strong> mancato l’altra sera al Red. Cami ti<br />

saluta.»<br />

«Avevo da fare.»<br />

«Con quella ragazza con cui Cami ti ha<br />

visto?»<br />

«Sì», risposi. Tolsi dal frigo una confezione<br />

vuota di ketchup e alcuni frutti ammuffiti, gettando<br />

il <strong>tu</strong>tto nel secchio dei rifiuti prima di<br />

tornare in soggiorno.<br />

Trenton rimbalzò un paio di volte quando si<br />

buttò sul divano. «Che stai combinando, perdente?»<br />

chiese battendosi le mani sulle<br />

ginocchia.<br />

«Niente», feci lanciando un’occhiata a papà.<br />

Trenton guardò nostro padre e poi me. «Vi ho<br />

interrotto?»<br />

«No», dissi scuotendo la testa.<br />

Papà fece un gesto con la mano. «No, figliolo.<br />

Com’è andata oggi al lavoro?»


163/662<br />

«Da schifo. Stamattina ti ho lasciato<br />

l’assegno per l’affitto sulla credenza. Lo hai<br />

visto?»<br />

Lui annuì con un lieve sorriso.<br />

Trenton assentì a sua volta. «Resti a cena,<br />

Trav?»<br />

«No», risposi alzandomi. «Credo che tornerò<br />

a casa.»<br />

«Mi piacerebbe che restassi, figliolo.»<br />

Piegai un angolo della bocca. «Non posso,<br />

ma grazie, papà. Lo apprezzo.»<br />

«Apprezzi cosa?» domandò Trenton. Girava<br />

la testa da una parte all’altra come se guardasse<br />

una partita di tennis. «Che cosa mi sono<br />

perso?»<br />

Fissai <strong>mio</strong> padre. «È incantevole, assolutamente<br />

incantevole.»<br />

«Oh?» commentò papà illuminandosi<br />

vagamente.<br />

«Parli di quella ragazza?»<br />

«Sì, ma mi sono comportato un po’ da s<strong>tu</strong>pido<br />

con lei. È come se mi facesse sentire<br />

ancora più pazzo.»


164/662<br />

Sul viso di Trenton comparve un sorriso,<br />

lieve all’inizio, ma che andò a poco a poco allargandosi.<br />

«Fratellino!»<br />

«Piantala», tagliai corto accigliandomi.<br />

Papà gli diede una pacca sulla nuca.<br />

«Che c’è?» protestò lui. «Cos’ho detto?»<br />

Papà mi seguì fuori dalla porta e mi diede un<br />

colpetto affet<strong>tu</strong>oso sulla spalla. «Lo capirai,<br />

non ho dubbi. Però dev’essere proprio speciale.<br />

Non penso di averti mai visto così.»<br />

«Grazie, papà.» Mi avvicinai e, grosso<br />

com’era, mi allungai il più possibile per riuscire<br />

ad abbracciarlo, dopodiché mi avviai verso la<br />

Harley. <strong>Il</strong> viaggio di ritorno mi sembrò eterno.<br />

L’aria era ancora vagamente mite, il che era<br />

insolito per la stagione ma molto gradevole. <strong>Il</strong><br />

cielo not<strong>tu</strong>rno mi avvolse con la sua tenebra,<br />

alimentando ancor di più le mie paure. Vidi la<br />

macchina di America parcheggiata al solito<br />

posto e m’innervosii all’istante. A ogni passo mi<br />

sembrava di avvicinarmi di più al patibolo.<br />

Prima ancora che la raggiungessi, la porta si<br />

spalancò e mi si parò davanti Mare con un’aria<br />

perplessa.<br />

«Lei c’è?»


165/662<br />

America annuì. «Dorme in camera <strong>tu</strong>a», rispose<br />

piano.<br />

La superai e mi sedetti sul divano. Shepley<br />

era sulla panchetta e lei si buttò sul cuscino<br />

accanto a me.<br />

«È tranquilla», aggiunse con tono dolce,<br />

rassicurante.<br />

«Non avrei dovuto trattarla così», dissi.<br />

«Tiro la corda fino a farla incazzare e poi ho<br />

paura che rinsavisca e mi escluda dalla sua<br />

vita.»<br />

«Dalle un po’ di credito. Sa bene cosa fai.<br />

Non <strong>sei</strong> la sua prima esperienza.»<br />

«Esatto. Si merita di meglio. Lo so, e nello<br />

stesso tempo non riesco a lasciarla. Non<br />

capisco perché», ammisi con un sospiro<br />

sfregandomi le tempie. «Non ha senso. Niente<br />

di <strong>tu</strong>tto questo ne ha.»<br />

«Abby capisce, Trav. Non angosciarti», disse<br />

Shepley.<br />

America mi diede un colpetto col gomito.<br />

«Andrete alla festa per coppie. Che male c’è a<br />

chiederle di uscire?»<br />

«Non voglio uscire con lei, voglio solo starle<br />

vicino. Lei è... diversa.»


166/662<br />

«Diversa come?» incalzò America irritata.<br />

«Non si beve le mie stronzate, è piacevole. Lo<br />

hai detto <strong>tu</strong> stessa, Mare. Non sono il suo tipo.<br />

Tra noi non... non è così.» E, anche se lo era,<br />

non andava bene.<br />

«Sei più vicino al suo tipo di quanto <strong>tu</strong> non<br />

creda», replicò.<br />

La guardai negli occhi: era assolutamente<br />

seria. Era come una sorella per Abby e la proteggeva<br />

come una madre. Non l’avrebbe mai<br />

incoraggiata a fare qualcosa di pericoloso. Per<br />

la prima volta vidi un barlume di speranza.<br />

Le assi di legno in corridoio scricchiolarono e<br />

ci irrigidimmo <strong>tu</strong>tti. Sentii la porta della mia<br />

camera chiudersi e un istante dopo udimmo i<br />

passi di Abby.<br />

«Ehi, Abby», esclamò America con un sorriso.<br />

«Com’è andato il sonnellino?»<br />

«Ho dormito cinque ore. È stato un coma,<br />

più che un sonnellino.»<br />

Aveva il mascara sbavato sotto gli occhi e i<br />

capelli arruffati, eppure era uno schianto. Mi<br />

sorrise, al che mi alzai, la presi per mano e la<br />

portai in camera. Aveva un’aria confusa e


167/662<br />

preoccupata, cosa che mi rese ancora più ansioso<br />

di fare ammenda.<br />

«Mi dispiace tanto, Pidge. Prima sono stato<br />

uno stronzo.»<br />

Lei incurvò le spalle. «Non sapevo che ce<br />

l’avessi con me.»<br />

«Non ce l’avevo con te. È solo che ho la<br />

brutta abi<strong>tu</strong>dine di trattare male le persone a<br />

cui tengo. È una scusa del cavolo, lo so, ma mi<br />

dispiace», affermai prendendola tra le braccia.<br />

«Perché eri arrabbiato?» chiese appoggiandomi<br />

la guancia sul petto. Accidenti, era così<br />

bello. Se non fossi stato un imbecille, le avrei<br />

spiegato che sapevo dei boiler e che l’idea che<br />

se ne andasse e passasse più tempo con Parker<br />

mi terrorizzava, ma non riuscii a dirlo. Non<br />

volevo rovinare quel momento.<br />

«Non ha importanza. L’unica cosa importante<br />

<strong>sei</strong> <strong>tu</strong>.»<br />

Lei alzò lo sguardo e mi sorrise. «Posso sopportare<br />

le <strong>tu</strong>e bizze.»<br />

La scrutai in volto per qualche istante, poi un<br />

vago sorriso mi comparve sulle labbra. «Non so<br />

perché mi sopporti, ma in caso contrario non<br />

so che farei.»


168/662<br />

Abbassò a poco a poco lo sguardo sulle mie<br />

labbra e trattenne il fiato. Avevo la pelle d’oca e<br />

non capivo nemmeno se stessi respirando. Mi<br />

avvicinai di più per vedere se si sarebbe ritratta<br />

e quel cazzo di telefono suonò proprio in quel<br />

momento. Sussultammo entrambi.<br />

«Sì», risposi impaziente.<br />

«Mad Dog. Brady sarà al Jefferson tra<br />

novanta minuti.»<br />

«Hoffman? Gesù... va bene, sono soldi facili.<br />

Al Jefferson?»<br />

«Al Jefferson», confermò Adam. «Ci <strong>sei</strong>?»<br />

Guardai Abby e le strizzai l’occhio. «Ci<br />

saremo.» Chiusi la telefonata, mi cacciai il cellulare<br />

in tasca e la presi per mano. «Vieni con<br />

me.»<br />

La trascinai in soggiorno. «Era Adam», dissi<br />

a Shepley. «Brady Hoffman sarà al Jefferson<br />

tra novanta minuti.»


9.<br />

NELLA CALCA<br />

Shepley cambiò espressione. Diventava<br />

molto serio quando Adam chiamava per un<br />

incontro. Prese a digitare sul telefono, a cliccare,<br />

a messaggiare le persone che aveva in<br />

elenco. Scomparve in camera e America sgranò<br />

gli occhi, sorridendo.<br />

«Ci siamo! Vado a darmi una rinfrescata!»<br />

Prima che potessi dire qualcosa, trascinò<br />

Abby in corridoio. Non serviva agitarsi tanto.<br />

Avrei conciato per le feste quel tizio, mi sarei<br />

guadagnato i soldi necessari a coprire l’affitto e<br />

le spese per i prossimi mesi e la vita sarebbe<br />

tornata alla normalità. Be’, per così dire: Abby<br />

sarebbe rientrata alla Morgan Hall e mi sarei<br />

dovuto incatenare per non fare fuori Parker.<br />

America gridò a Abby di cambiarsi e Shepley,<br />

che aveva smesso di usare il telefono, era già<br />

pronto con le chiavi dell’auto in mano. Si piegò


170/662<br />

all’indietro a guardare, spazientito, in<br />

corridoio.<br />

«Andiamo!» le sollecitò.<br />

America arrivò di corsa ma, anziché raggiungerci,<br />

s’infilò nella sua stanza. Lui alzò gli occhi<br />

al cielo, pur con il sorriso sul volto.<br />

Pochi istanti dopo lei riemerse con un abito<br />

verde corto. Abby svoltò l’angolo con addosso<br />

un paio di jeans aderenti, un top giallo e le tette<br />

che sobbalzavano a ogni movimento.<br />

«Oh no. Mi vuoi morto? Ti devi cambiare,<br />

Pidge.»<br />

«Cosa c’è?» chiese guardandosi i jeans, ma<br />

non erano quelli il problema.<br />

«È splendida, Trav. Lasciala in pace!» mi<br />

sgridò America.<br />

La portai in corridoio. «Mettiti una T-shirt...<br />

e un paio di scarpe da ginnastica. Qualcosa di<br />

comodo.»<br />

«Cosa?» domandò, confusa. «Perché?»<br />

Mi fermai sulla porta. «Perché con quella<br />

maglietta mi preoccuperei più di chi ti guarda<br />

le tette che di Hoffman», risposi. Chiamatelo<br />

pure sessismo, ma era vero. Non sarei stato in


171/662<br />

grado di concentrarmi, e non volevo perdere un<br />

incontro per le poppe di Abby.<br />

«Credevo avessi detto che non t’importa un<br />

accidente di quello che pensano gli altri»,<br />

osservò furiosa.<br />

Proprio non capiva. «È diverso, Pigeon.» Le<br />

guardai il seno, che spuntava fiero dal reggiseno<br />

di pizzo bianco. Mi venne la tentazione di<br />

cancellare l’incontro, magari per passare il<br />

resto della serata a cercare il modo di toglierglielo<br />

e di sentire la sua pelle a contatto con la<br />

mia.<br />

Tornai alla realtà e la guardai negli occhi.<br />

«Non puoi indossare questo all’incontro,<br />

quindi ti prego... ti prego, cambiati», dissi spingendola<br />

in camera e uscendo per evitare di<br />

baciarla.<br />

«Travis!» urlò dall’altra parte della porta. La<br />

sentii muoversi in fretta e udii un rumore:<br />

probabilmente aveva lanciato le scarpe in un<br />

angolo. Alla fine la porta si aprì: Abby<br />

indossava una maglietta e un paio di Converse.<br />

Era sempre sexy, ma almeno non avrei messo a<br />

rischio l’incontro preoccupandomi di chi ci<br />

avrebbe provato con lei.


172/662<br />

«Meglio?» chiese ansimando.<br />

«Sì! Andiamo!»<br />

Shepley e America erano già nella Charger e<br />

schizzarono subito via. M’infilai gli occhiali da<br />

sole e aspettai che Abby si fosse ben sistemata<br />

sulla sella prima di imboccare la strada buia.<br />

Arrivato al campus, percorsi il marciapiede a<br />

luci spente e raggiunsi lentamente il retro del<br />

Jefferson, dove parcheggiai.<br />

Quando condussi Abby all’ingresso posteriore,<br />

lei sgranò gli occhi e scoppiò a ridere.<br />

«Stai scherzando?»<br />

«Questo è l’ingresso VIP. Dovresti vedere<br />

come entrano gli altri.» Saltai nel seminterrato<br />

dalla finestra aperta e attesi al buio.<br />

«Travis!» disse quasi urlando.<br />

«Sono quaggiù, Pidge. Entra con i piedi, ti<br />

prendo io.»<br />

«Sei del <strong>tu</strong>tto fuori di testa se pensi che salterò<br />

là dentro!»<br />

«Ti prendo, te lo prometto! Dai, sbrigati!»<br />

«È una follia!» sibilò.<br />

Nella luce fioca la vidi infilare le gambe<br />

nell’aper<strong>tu</strong>ra rettangolare, ma nonostante si<br />

fosse mossa con cautela cadde anziché saltare.


173/662<br />

Un lieve strillo echeggiò contro le pareti di calcestruzzo<br />

e un istante dopo atterrò tra le mie<br />

braccia. Fu la presa più facile della mia vita.<br />

«Cadi proprio come una donna», osservai<br />

posandola a terra.<br />

Avanzammo in quel labirinto buio fino a raggiungere<br />

una lanterna, nella stanza accanto a<br />

quella in cui si sarebbe tenuto l’incontro. Adam<br />

stava urlando al megafono per sovrastare il<br />

baccano e una selva di braccia agitava il denaro<br />

sopra le teste.<br />

«Cosa facciamo?» mi domandò Abby aggrappandosi<br />

con le sue piccole mani al <strong>mio</strong> bicipite.<br />

«Aspettiamo che Adam faccia il suo<br />

discorso.»<br />

«Aspetto qui o vengo anch’io? Dove vado<br />

quando inizia l’incontro? Dove sono Shep e<br />

Mare?»<br />

Sembrava molto agitata e mi sentii un po’ a<br />

disagio a lasciarla lì. «Sono entrati dall’altra<br />

parte. Tu seguimi, non ti manderò sola in<br />

quella fossa di leoni. Resta vicino a Adam: farà<br />

in modo che non ti schiaccino. Non posso<br />

badare a te e tirare pugni nello stesso tempo.»<br />

«Farà in modo che non mi schiaccino?»


174/662<br />

«Stasera ci sarà più gente. Brady Hoffman è<br />

della State. Là hanno un loro Cerchio. Saremo<br />

noi e loro, sarà delirante.»<br />

«Sei nervoso?»<br />

Le sorrisi. Era particolarmente bella quando<br />

si preoccupava per me. «No. Tu però un po’ sì.»<br />

«Forse», ammise.<br />

Avrei voluto baciarla, fare qualcosa per toglierle<br />

dal volto quell’aria da agnellino<br />

spaventato. Mi chiesi se si fosse preoccupata<br />

per me anche la sera in cui ci eravamo visti per<br />

la prima volta o se lo facesse adesso perché mi<br />

conosceva... e teneva a me.<br />

«Se ti fa sentire meglio, non mi farò toccare.<br />

Non gli permetterò di colpirmi neanche una<br />

volta per la gioia dei suoi fan.»<br />

«E come farai?»<br />

Alzai le spalle. «Di solito lascio che mi colpiscano<br />

una volta, per farlo sembrare un combattimento<br />

equo.»<br />

«Lo fai apposta?»<br />

«Che divertimento ci sarebbe se massacrassi<br />

qualcuno che non è riuscito neanche a darmi<br />

un pugno? Se lo facessi, nessuno scommetterebbe<br />

contro di me.»


175/662<br />

«Che stronzata», esclamò incrociando le<br />

braccia.<br />

Inarcai un sopracciglio. «Pensi che ti prenda<br />

in giro?»<br />

«Trovo difficile credere che ti colpiscano solo<br />

quando glielo permetti.»<br />

«Ti va di scommettere, Abby Abernathy?»<br />

Sorrisi. Quando pronunciai quelle parole,<br />

non lo feci con l’intento di sfruttarle a <strong>mio</strong><br />

vantaggio ma, non appena lei sfoderò un sorriso<br />

altrettanto malizioso, mi venne in testa<br />

un’idea maledettamente geniale.<br />

«Accetto la scommessa. Penso che riuscirà a<br />

darti un pugno», rispose sempre sorridendo.<br />

«E se non ci riesce? Che cosa vinco?»<br />

domandai.<br />

Lei scrollò le spalle mentre dall’altra parte<br />

del muro si levava un boato. Adam salutò la<br />

folla e ricordò le regole con il suo solito fare<br />

idiota.<br />

Mi tolsi quel ghigno ridicolo dalla faccia. «Se<br />

vinci, non farò sesso per un mese.» Abby sollevò<br />

un sopracciglio. «Ma, se vinco io, dovrai<br />

restare da me per un mese.»


176/662<br />

«Cosa? Sto già da te. Che razza di scommessa<br />

è?» gridò per sovrastare il chiasso. Non lo<br />

sapeva. Nessuno glielo aveva detto.<br />

«Oggi hanno riparato i boiler della Morgan»,<br />

spiegai con una strizzata d’occhio.<br />

Lei sorrise. L’idea non la <strong>tu</strong>rbava affatto.<br />

«Vederti praticare l’astinenza per un mese non<br />

ha prezzo.»<br />

Sentii allora una scarica di adrenalina nelle<br />

vene, proprio come durante un incontro. La<br />

baciai sulla guancia indugiando un poco sulla<br />

sua pelle e mi avviai nell’altra stanza. Quel<br />

coglione non mi avrebbe nemmeno sfiorato.<br />

Come previsto, c’era posto solo in piedi e<br />

quando entrammo urla e spintoni aumentarono<br />

a dismisura. Indicai Abby a Adam con un<br />

cenno perché la tenesse d’occhio e lui capì<br />

subito. Era un avido bastardo, ma un tempo era<br />

stato il campione imbat<strong>tu</strong>to del Cerchio e, fintantoché<br />

l’avesse controllata, non avrei avuto<br />

nulla da temere. <strong>Il</strong> fine ultimo era ovviamente<br />

evitare che mi distraessi: avrebbe fatto qualsiasi<br />

cosa pur di guadagnare una valanga di soldi.<br />

La folla si divise quando entrai nel Cerchio e<br />

si ricompattò alle mie spalle. Mi ritrovai


177/662<br />

davanti a Brady, pronto a combattere: sbuffava<br />

e tremava come se si fosse appena fatto di Red<br />

Bull e Mountain Dew.<br />

Di solito non prendevo seriamente queste<br />

cose e mi divertivo a intimorire gli avversari,<br />

ma l’incontro di quella sera era importante,<br />

perciò divenni serio.<br />

Adam diede il segnale. Trovai il <strong>mio</strong> equilibrio,<br />

feci qualche passo indietro e attesi che<br />

Brady commettesse il primo sbaglio. Schivai il<br />

primo colpo e anche il secondo. Adam gridò<br />

qualcosa alle mie spalle: era deluso, ma lo<br />

avevo messo in conto. Per lui gli incontri<br />

dovevano appassionare il pubblico: era il<br />

miglior modo per riempire di più gli scantinati,<br />

e più persone significavano più soldi. Piegai il<br />

gomito e assestai un pugno sul naso di Hoffman,<br />

rapido e violento. In una serata normale<br />

mi sarei trattenuto, ma volevo farla finita<br />

presto e trascorrere le ore restanti a festeggiare<br />

con Abby.<br />

Lo colpii più volte e schivai altri pugni,<br />

attento a non eccitarmi troppo e a non lasciarmi<br />

colpire a mia volta, rovinando <strong>tu</strong>tto.<br />

Brady trovò nuove energie e attaccò ancora, ma


178/662<br />

si stancò presto a forza di sferrare pugni nel<br />

vuoto. Ero in grado di schivare Trenton, ben<br />

più veloce di quello stronzo.<br />

Esaurita la pazienza, lo attirai verso la<br />

colonna di cemento al centro della stanza. Mi<br />

piazzai davanti a essa ed esitai quel tanto da<br />

fargli credere che potesse colpirmi in faccia.<br />

Mentre attaccava per l’ultima volta, mi spostai<br />

di lato e lui centrò la colonna. Nei suoi occhi<br />

comparve uno sguardo s<strong>tu</strong>pito e un istante<br />

dopo si piegò in due.<br />

Era il segnale che aspettavo e gli fui subito<br />

addosso. Udii un forte tonfo: Hoffman era<br />

infine crollato a terra e dopo un breve silenzio<br />

la stanza proruppe in un boato. Adam lanciò il<br />

tessuto rosso sulla sua faccia e mi ritrovai circondato<br />

dalla folla.<br />

In genere adoravo <strong>tu</strong>tta quell’attenzione e le<br />

urla felici di quanti avevano scommesso su di<br />

me, ma stavolta m’infastidirono. Quando scrutai<br />

la massa in cerca di Abby e infine localizzai<br />

il punto in cui si sarebbe dovuta trovare, mi<br />

venne male. Era sparita.<br />

I sorrisi si tramutarono in sconcerto non<br />

appena presi a spintonare <strong>tu</strong>tti per farmi


179/662<br />

strada. «Spostatevi, cazzo!» urlai spingendo<br />

con forza, sempre più in preda al panico.<br />

Raggiunsi infine la stanza con la lanterna e la<br />

cercai disperato. «Pigeon!»<br />

«Sono qui!» Si buttò tra le mie braccia e la<br />

strinsi. Se all’inizio provai sollievo, un istante<br />

dopo m’irritai. «Mi hai spaventato a morte! Per<br />

poco non ho dovuto fare di nuovo a pugni per<br />

raggiungerti... alla fine arrivo e <strong>tu</strong> non ci <strong>sei</strong>!»<br />

«Sono contenta che <strong>tu</strong> sia qui. Non mi<br />

andava molto di cercare da sola la via d’uscita<br />

al buio.»<br />

<strong>Il</strong> suo dolce sorriso mi fece scordare <strong>tu</strong>tto il<br />

resto e mi ricordai che era mia, almeno per un<br />

altro mese. «Penso che <strong>tu</strong> abbia perso la<br />

scommessa.»<br />

Adam entrò a grandi passi, guardò Abby e<br />

poi me in cagnesco. «Dobbiamo parlare.»<br />

Le strizzai l’occhio. «Resta qui. Torno<br />

subito.» Seguii Adam nella stanza adiacente.<br />

«So cosa vuoi dirmi...»<br />

«No, non lo sai», ringhiò lui. «Non so cosa<br />

combini con lei, ma non fare casini con i miei<br />

soldi.»


180/662<br />

Scoppiai a ridere. «Stasera hai fatto una for<strong>tu</strong>na.<br />

Ti ricompenserò.»<br />

«Accidenti se lo farai! Fa’ che non succeda di<br />

nuovo!» Mi cacciò in mano i soldi e si allontanò<br />

dandomi una spallata.<br />

Ficcai il denaro in tasca e sorrisi a Abby. «Ti<br />

serviranno altri vestiti.»<br />

«Davvero mi costringerai a restare da te per<br />

un mese?»<br />

«Tu mi avresti costretto a rinunciare al sesso<br />

per un mese?»<br />

Scoppiò a ridere. «Sarà meglio fermarsi alla<br />

Morgan.»<br />

Ogni tentativo di nascondere la mia somma<br />

soddisfazione fallì miseramente.<br />

«Sarà interessante.»<br />

Quando Adam passò, le diede dei soldi prima<br />

di scomparire tra la folla che si stava<br />

disperdendo.<br />

«Hai scommesso?» chiesi sorpreso.<br />

«Ho pensato di dover vivere quest’esperienza<br />

fino in fondo», rispose con un’alzata di spalle.<br />

La presi per mano e la condussi alla finestra,<br />

spiccai un salto e mi tirai su. Avanzai carponi<br />

sull’erba, mi girai e mi allungai per aiutarla.


181/662<br />

La camminata fino alla Morgan fu meravigliosa.<br />

Faceva insolitamente caldo e l’aria era<br />

elettrica, proprio come in una sera d’estate. Mi<br />

sforzai di non sorridere continuamente come<br />

un idiota, ma era difficile.<br />

«Perché vuoi che stia da te, a ogni modo?»<br />

indagò.<br />

Scrollai le spalle. «Non lo so. È <strong>tu</strong>tto più<br />

bello quando ci <strong>sei</strong> <strong>tu</strong>.»<br />

Shepley e America ci aspettarono nella Charger<br />

per portare a casa i vestiti. Quando<br />

partirono, raggiungemmo il parcheggio e<br />

salimmo in moto. Lei mi cinse il petto con le<br />

braccia e io posai le mani sulle sue.<br />

Feci un profondo respiro. «Sono contento<br />

che stasera fossi qui, Pidge. Non mi sono mai<br />

divertito tanto a un incontro in vita mia.» Abby<br />

impiegò un’eternità a rispondere.<br />

Mi appoggiò il mento sulla spalla e disse: «Sì,<br />

perché volevi vincere la scommessa».<br />

Mi voltai e la guardai dritto negli occhi.<br />

«Puoi dirlo forte.»<br />

Lei inarcò le sopracciglia. «Per questo oggi<br />

eri così di cattivo umore? Perché sapevi che


182/662<br />

avevano sistemato i boiler e stasera me ne sarei<br />

andata?»<br />

Per un istante mi persi nei suoi occhi, poi<br />

decisi che fosse il caso di tacere. Accesi il<br />

motore e mi diressi verso casa, insolitamente<br />

lento. Quando trovavo un semaforo rosso,<br />

provavo una strana gioia nel posare una mano<br />

sulle sue o sul suo ginocchio. Non sembrava<br />

dispiaciuta e, devo ammetterlo, mi sentivo<br />

quasi in paradiso.<br />

Ci fermammo davanti all’ingresso e lei scese<br />

come un’esperta motociclista per poi avviarsi<br />

verso le scale.<br />

«Odio quando Shep e Mare sono già a casa<br />

da un po’. Ho sempre la sensazione di interrompere<br />

qualcosa.»<br />

«Dovrai farci l’abi<strong>tu</strong>dine. Sarà la <strong>tu</strong>a casa per<br />

le prossime quattro settimane», risposi girandomi.<br />

«Sali.»<br />

«Cosa?»<br />

«Dai, ti porto su.»<br />

Lei rise e mi saltò sulla schiena. L’afferrai per<br />

le cosce e corsi su per le scale. America aprì la<br />

porta prima che arrivassimo in cima e sorrise.


183/662<br />

«Guardatevi. Se non sapessi come stanno le<br />

cose...»<br />

«Finiscila, Mare», esclamò Shepley dal<br />

divano.<br />

Fantastico. Shep era di ottimo umore.<br />

America sorrise come se avesse parlato<br />

troppo e spalancò la porta per farci passare.<br />

Tenni stretta Pidge e mi buttai sulla poltrona.<br />

Abby strillò quando mi appoggiai<br />

scherzosamente su di lei.<br />

«Stasera <strong>sei</strong> incredibilmente allegro, Trav.<br />

Che succede?» indagò America.<br />

«Ho appena vinto una montagna di soldi,<br />

Mare. Quasi il doppio di quel che pensavo. Non<br />

è un buon motivo per essere contento?»<br />

Lei sorrise. «No, è qualcos’altro», disse<br />

osservandomi dare colpetti affet<strong>tu</strong>osi sulla coscia<br />

a Abby.<br />

«Mare», la ammonì Shepley.<br />

«D’accordo, parliamo d’altro. Parker ti ha<br />

invitata alla festa della Sig Tau questo fine settimana,<br />

vero, Abby?»<br />

Ogni spensieratezza svanì all’istante. Mi voltai<br />

verso di lei.<br />

«Be’... sì. Non ci andiamo <strong>tu</strong>tti?»


184/662<br />

«Io ci sarò», affermò Shepley, distratto dalla<br />

televisione.<br />

«<strong>Il</strong> che significa che ci andrò anch’io»,<br />

dichiarò America guardandomi ansiosamente.<br />

Mi stava s<strong>tu</strong>zzicando nella speranza che mi<br />

offrissi volontario per accompagnarli, ma io ero<br />

più preoccupato del fatto che Parker avesse<br />

invitato Abby a uscire. «Ti viene a prendere?»<br />

«No, mi ha solo detto della festa.»<br />

La bocca di America si allargò in un sorriso<br />

malizioso. Per poco non si mise a saltellare per<br />

l’eccitazione. «Però ha detto che vi sareste visti<br />

lì. È davvero carino.»<br />

Le lanciai un’occhiata irritata e guardai<br />

Abby. «Ci vai?»<br />

«Gli ho detto di sì», affermò con un’alzata di<br />

spalle. «Tu?»<br />

«Sì», risposi senza indugio. Dopo<strong>tu</strong>tto non<br />

era una festa per coppie, solo un normale party<br />

del fine settimana su cui non avevo da obiettare.<br />

E non avrei mai permesso a Parker di<br />

passare un’intera serata con lei. Sarebbe tornata...<br />

uh, non volevo neanche pensarci. Lui<br />

avrebbe sfoderato il suo sorriso da modello<br />

Abercrombie, l’avrebbe portata nel ristorante


185/662<br />

dei genitori per ostentare la sua ricchezza o<br />

avrebbe trovato qualche altro modo per infilarsi<br />

nelle sue mutande.<br />

Shepley mi guardò. «La scorsa settimana<br />

avevi detto di no.»<br />

«Ho cambiato idea, Shep. Che problema<br />

c’è?»<br />

«Nessuno», bofonchiò lui ritirandosi nella<br />

sua stanza.<br />

America si accigliò. «Conosci il problema.<br />

Perché non la pianti con questi giochetti? Lo<br />

farai impazzire.» Raggiunse Shepley in camera<br />

e le loro voci si ridussero a un mormorio dietro<br />

alla porta chiusa.<br />

«Be’, mi fa piacere che <strong>tu</strong>tti lo conoscano<br />

tranne me», commentò Abby.<br />

Non era l’unica perplessa di fronte al comportamento<br />

di Shepley. Prima mi prendeva in<br />

giro e adesso faceva un po’ lo stronzo. Che cosa<br />

lo aveva innervosito tanto? Forse si sarebbe<br />

tranquillizzato quando avesse capito che avevo<br />

deciso di chiudere con le altre e che volevo solo<br />

Abby. Forse il fatto di aver ammesso di tenere a<br />

lei lo preoccupava ancora di più: non ero


186/662<br />

esattamente il fidanzato ideale. Sì, questo era<br />

più logico.<br />

Mi alzai. «Mi faccio una doccia veloce.»<br />

«Che succede?» domandò Abby.<br />

«Nulla, è solo paranoico.»<br />

«A causa nostra», azzardò.<br />

Provai una strana euforia. Aveva detto<br />

nostra.<br />

«Che c’è?» mi chiese, osservandomi<br />

sospettosa.<br />

«Hai ragione. È a causa nostra. Non ti<br />

addormentare, okay? Voglio parlarti di una<br />

cosa.»<br />

Impiegai meno di cinque minuti a lavarmi,<br />

ma restai sotto il getto dell’acqua per altri<br />

cinque a s<strong>tu</strong>diare il discorso. Non era il caso di<br />

perdere altro tempo. Sarebbe rimasta da me<br />

per un mese ed era il momento ideale per<br />

dimostrarle che non ero quello che pensava.<br />

Per lei almeno ero diverso e avremmo po<strong>tu</strong>to<br />

passare le quattro settimane seguenti a fugare<br />

<strong>tu</strong>tti i suoi dubbi.<br />

Uscii dalla doccia e mi asciugai, eccitato e<br />

teso al pensiero delle possibilità implicate dal


187/662<br />

discorso che le avrei fatto. Poco prima di aprire<br />

la porta, <strong>tu</strong>ttavia, udii bisticciare.<br />

America disse qualcosa con un tono disperato.<br />

La socchiusi e mi misi in ascolto.<br />

«Avevi promesso, Abby. Quando ti ho detto<br />

di non giudicarlo, non intendevo che ti lasciassi<br />

coinvolgere! Pensavo foste solo amici!»<br />

«È così», confermò lei.<br />

«No, non è vero!» sbottò Shepley furioso.<br />

«Tesoro, ti ho promesso che sarebbe andato<br />

<strong>tu</strong>tto bene», affermò America.<br />

«Perché insisti, Mare? Ti avevo detto che<br />

cosa sarebbe successo!»<br />

«E io ti ho detto che non sarebbe andata<br />

così! Non ti fidi di me?»<br />

Shepley si diresse a grandi passi in camera.<br />

Dopo qualche secondo America riprese a<br />

parlare. «Non riesco proprio a fargli capire che,<br />

comunque vadano le cose fra te e Travis, tra noi<br />

non cambierà nulla. È rimasto scottato troppe<br />

volte. Non mi crede.»<br />

Accidenti a Shepley. Aprii la porta un po’ di<br />

più, quel tanto da vedere il volto di Abby.<br />

«Di che parli, Mare? Io e Travis non stiamo<br />

insieme. Siamo solo amici. Lo hai sentito


188/662<br />

prima... non gli interesso da quel punto di<br />

vista.»<br />

Cazzo, la si<strong>tu</strong>azione peggiorava di minuto in<br />

minuto.<br />

«Glielo hai sentito dire?» chiese America con<br />

un tono palesemente sorpreso.<br />

«Be’, sì.»<br />

«E ci credi?»<br />

Abby scrollò le spalle. «Non ha importanza.<br />

Non accadrà mai. Mi ha detto che non mi vede<br />

in quel modo e non vuole una relazione. Dal<br />

canto <strong>mio</strong>, avrei serie difficoltà a trovare una<br />

ragazza, a parte te, con cui non sia andato a<br />

letto, e non tollero i suoi sbalzi di umore. Non<br />

posso credere che Shep la pensi diversamente.»<br />

Qualsiasi briciolo di speranza mi fosse<br />

rimasto svanì quando udii quelle parole. La<br />

delusione fu cocente e per alcuni istanti il<br />

dolore intollerabile, poi prese il sopravvento la<br />

rabbia. La rabbia era sempre più facile da<br />

controllare.<br />

«Perché non solo conosce Travis... gli ha parlato,<br />

Abby.»<br />

«Cosa intendi?»<br />

«Mare?» esclamò Shepley dalla stanza.


189/662<br />

Lei sospirò. «Tu <strong>sei</strong> la mia migliore amica. A<br />

volte penso di conoscerti meglio di quanto ti<br />

conosca <strong>tu</strong> stessa. Vivete insieme e l’unica differenza<br />

fra voi e me e Shep è che noi facciamo<br />

sesso.»<br />

«Ti sbagli. Shep si porta forse a casa una<br />

ragazza diversa ogni sera? Domani andrai alla<br />

festa con un ragazzo che farà sicuramente<br />

strage di cuori? Sai che non posso lasciarmi<br />

coinvolgere da Travis, Mare. Non so neanche<br />

perché ne stiamo parlando.»<br />

«So di cosa sto parlando, Abby. Avete trascorso<br />

insieme praticamente ogni istante<br />

dell’ultimo mese. Ammettilo, provi qualcosa<br />

per lui.»<br />

Non riuscii più ad ascoltare una sola parola.<br />

«Lascia perdere, Mare», dissi.<br />

Trasalirono entrambe al suono della mia<br />

voce. Abby incrociò il <strong>mio</strong> sguardo: non sembrava<br />

per nulla imbarazzata né dispiaciuta, il<br />

che mi fece incazzare ancora di più. Mi ero reso<br />

vulnerabile per lei e mi aveva pugnalato alle<br />

spalle.<br />

Prima di sparare qualche cavolata, mi ritirai<br />

in camera. Star lì seduto <strong>tu</strong>ttavia non servì, né


190/662<br />

del resto stare in piedi, andare su e giù o fare<br />

flessioni. Le pareti mi sembrarono sempre più<br />

opprimenti e la rabbia mi ribolliva dentro come<br />

una miscela esplosiva.<br />

Uscire era l’unica alternativa per schiarirmi<br />

le idee e cercare di rilassarmi con un paio di<br />

bicchierini. Al Red, sarei andato al Red. Cami<br />

lavorava lì e avrebbe po<strong>tu</strong>to consigliarmi.<br />

Sapeva sempre trovare le parole giuste per convincermi.<br />

A Trenton piaceva per la stessa<br />

ragione. Aveva tre fratelli maschi, perciò non si<br />

scomponeva davanti ai nostri malumori.<br />

M’infilai una maglietta e un paio di jeans,<br />

afferrai gli occhiali da sole, le chiavi della moto<br />

e il giubbotto, mi misi gli stivali e uscii in<br />

corridoio.<br />

Abby sgranò gli occhi quando mi vide. Grazie<br />

a Dio avevo gli occhiali: non volevo che notasse<br />

il dolore nel <strong>mio</strong> sguardo.<br />

«Esci?» domandò raddrizzandosi. «Dove<br />

vai?»<br />

Mi rifiutai di cedere al suo tono implorante.<br />

«Fuori.»


10.<br />

A PEZZI<br />

Cami non impiegò molto a capire che non<br />

ero di gran compagnia. Continuava a servire<br />

birre mentre me ne stavo seduto sul <strong>mio</strong> solito<br />

sgabello al banco. Le luci colorate sembravano<br />

inseguirsi sul soffitto della sala e la musica era<br />

abbastanza forte da stordirmi.<br />

Avevo quasi finito il pacchetto di Marlboro,<br />

<strong>tu</strong>ttavia non era quella la causa dell’oppressione<br />

che sentivo al petto. Alcune ragazze<br />

avevano tentato di attaccare discorso, ma non<br />

ero riuscito ad alzare lo sguardo dalla sigaretta<br />

che tenevo tra le dita. La cenere era tanto lunga<br />

che da un momento all’altro sarebbe caduta.<br />

Restai a guardare la brace tremolare, cercando<br />

di distogliere la mente dai pochi pensieri che la<br />

musica non mi aveva cancellato dalla testa.<br />

Quando la folla si diradò e Cami non dovette<br />

più schizzare frenetica di qua e di là, mi posò


192/662<br />

davanti un bicchierino vuoto e lo riempì fino<br />

all’orlo di Jim Beam. Lo presi, ma lei mi strinse<br />

il polso con le sue dita ta<strong>tu</strong>ate su cui, quando<br />

avvicinava i pugni, si leggeva BABY DOLL.<br />

«Okay, Trav. Sentiamo.»<br />

«Cosa?» domandai nel debole tentativo di<br />

eludere il problema.<br />

Scosse la testa. «La ragazza.»<br />

Portai il bicchiere alle labbra, reclinai la testa<br />

e lasciai che il liquido mi bruciasse la gola.<br />

«Quale ragazza?»<br />

Cami alzò gli occhi al cielo. «Quale ragazza.<br />

Fai sul serio? Con chi credi di parlare?»<br />

«D’accordo, d’accordo. È Pigeon.»<br />

«Pigeon? Stai scherzando!»<br />

Scoppiai a ridere. «Abby. È una crea<strong>tu</strong>ra<br />

incantevole e nel contempo demoniaca, mi ha<br />

incasinato a tal punto la testa che non riesco<br />

più a pensare con lucidità. Niente ha più senso,<br />

Cam. Le regole che mi ero dato, le sto<br />

infrangendo <strong>tu</strong>tte, una dopo l’altra. Non ho più<br />

polso. No... peggio. Sono diventato come<br />

Shep.»<br />

Lei rise. «Sii buono.»<br />

«Hai ragione, Shepley è un bravo ragazzo.»


193/662<br />

«Sii buono anche con te stesso», aggiunse<br />

gettando uno straccio sul banco e iniziando a<br />

pulire. «Gesù, Trav, innamorarsi non è un<br />

male.»<br />

Mi guardai attorno. «Sono confuso. Stai parlando<br />

con me o con Gesù?»<br />

«Sono seria. Dunque provi qualcosa per lei.<br />

E allora?»<br />

«Abby mi odia.»<br />

«No.»<br />

«L’ho sentita stasera per caso. Mi considera<br />

uno stronzo.»<br />

«Lo ha detto?»<br />

«In sostanza.»<br />

«Be’, in un certo qual modo lo <strong>sei</strong>.»<br />

Mi incupii. «Grazie tante.»<br />

Si allungò, posando i gomiti sul banco. «Alla<br />

luce del <strong>tu</strong>o comportamento passato, hai forse<br />

da obiettare? Quello che intendo è che... magari<br />

per lei potresti non esserlo più, diventare un<br />

uomo migliore.» Mi riempì di nuovo il bicchierino<br />

e io lo tracannai per evitare che mi<br />

fermasse.


194/662<br />

«Hai ragione. Finora sono stato uno stronzo.<br />

Posso cambiare? Non lo so, cazzo. Probabilmente<br />

non tanto da meritarla.»<br />

Lei alzò le spalle e rimise a posto la bottiglia.<br />

«Credo che dovresti lasciare la decisione a lei.»<br />

Mi accesi una sigaretta, feci un lungo tiro e<br />

diedi il <strong>mio</strong> contributo all’atmosfera già fumosa<br />

della sala. «Dammi un’altra birra.»<br />

«Trav, penso che <strong>tu</strong> abbia bevuto<br />

abbastanza.»<br />

«Cami, fallo e basta, cazzo.»<br />

Mi svegliai con il sole del primo pomeriggio<br />

che filtrava dalle tende, ma sarebbe po<strong>tu</strong>to<br />

tranquillamente essere mezzogiorno in mezzo a<br />

un deserto di sabbia bianca. Richiusi subito gli<br />

occhi.<br />

Avevo l’alito che puzzava di qualcosa di<br />

chimico e di piscio di gatto. Odiavo l’inevitabile<br />

sensazione di bocca impastata dopo una serata<br />

ad alto tasso alcolico.<br />

Mi sforzai di ricordare qualcosa della notte<br />

precedente, ma invano. C’era stata una specie<br />

di festa, ma dove o con chi restava un profondo<br />

mistero.


195/662<br />

Guardai a sinistra e vidi le coperte scostate.<br />

Abby si era già alzata. Arrancai scalzo lungo il<br />

corridoio e la trovai addormentata in poltrona.<br />

Mi bloccai confuso e fui colto dal panico. Avevo<br />

il cervello ancora stordito dall’alcol e non riuscivo<br />

a pensare. Perché non aveva dormito a<br />

letto? Che cosa avevo fatto per indurla a<br />

spostarsi sulla poltrona? <strong>Il</strong> cuore mi batteva<br />

forte e poi li vidi: due involucri aperti di<br />

preservativi.<br />

Merda. Merda! Ebbi vari flash della sera precedente:<br />

avevo continuato a bere, quelle due<br />

ragazze non se ne erano andate quando glielo<br />

avevo detto, alla fine avevo promesso che le<br />

avrei fatte divertire e loro avevano accettato<br />

en<strong>tu</strong>siaste.<br />

Mi coprii la faccia con le mani. Le avevo portate<br />

qui. Me le ero fatte qui. Abby probabilmente<br />

aveva sentito <strong>tu</strong>tto. Oddio, non avrei<br />

po<strong>tu</strong>to combinare un casino peggiore. Era più<br />

che una catastrofe. Appena sveglia, avrebbe<br />

fatto le valigie e se ne sarebbe andata. Mi<br />

sedetti sul divano con le mani ancora sul viso e<br />

la guardai dormire. Dovevo rimediare. Ma<br />

come?


196/662<br />

Mi venne in mente un’idea s<strong>tu</strong>pida dietro<br />

l’altra. Non c’era quasi più tempo. Tornai in<br />

camera il più silenziosamente possibile, mi<br />

vestii e sgattaiolai in quella di Shepley.<br />

America si mosse e lui alzò di scatto la testa.<br />

«Che fai, Trav?» sussurrò.<br />

«Mi serve la <strong>tu</strong>a macchina, solo per poco.<br />

Devo andare a prendere un paio di cose.»<br />

«Okay...» rispose perplesso.<br />

Le chiavi tintinnarono quando le presi dalla<br />

cassettiera. «Fammi un favore. Se si sveglia<br />

prima che torni, bloccala, d’accordo?» dissi<br />

prima di uscire.<br />

Lui fece un profondo respiro. «Ci proverò,<br />

Travis, ma... ieri notte è stato...»<br />

«Brutto, vero?»<br />

Lui storse la bocca. «Non credo resterà,<br />

cugino, mi dispiace.»<br />

Annuii. «Provaci.»<br />

L’ultima occhiata che lanciai a Abby<br />

addormentata mi spronò a fare ancora più in<br />

fretta. La Charger non riusciva quasi a raggiungere<br />

la velocità che desideravo. Un semaforo<br />

rosso mi bloccò poco prima del supermercato,<br />

al che esplosi, sferrando un pugno al volante.


197/662<br />

«Maledizione! Diventa verde!»<br />

Pochi secondi dopo il semaforo scattò e partii<br />

sgommando.<br />

Dal parcheggio mi precipitai nel negozio,<br />

perfettamente consapevole di sembrare un<br />

pazzo. Mi avventai su un carrello e, schizzando<br />

da una corsia all’altra, afferrai <strong>tu</strong>tte le cose che<br />

immaginai potessero piacerle o che mangiava.<br />

A uno scaffale era appeso un oggetto spugnoso<br />

rosa e presi anche quello.<br />

Nessun discorso sarebbe bastato a trattenerla,<br />

ma forse un gesto sì. Forse avrebbe visto<br />

quanto fossi dispiaciuto. Mi fermai, disperato,<br />

a un paio di metri dalla cassa. Niente avrebbe<br />

funzionato.<br />

«Signore? Ha finito?»<br />

Scossi la testa, afflitto. «Non... non lo so.»<br />

La cassiera mi osservò per un attimo e si cacciò<br />

le mani nelle tasche del grembiule a strisce<br />

bianche e senape. «Posso aiutarla in qualche<br />

modo?»<br />

Spinsi il carrello fino alla cassa senza rispondere<br />

e la guardai passare al lettore <strong>tu</strong>tti cibi<br />

preferiti di Abby. Era l’idea più cretina di <strong>tu</strong>tte,<br />

e l’unica donna su questa terra di cui


198/662<br />

m’importava mi avrebbe riso in faccia facendo<br />

le valigie.<br />

«Sono ottantaquattro dollari e settantasette<br />

centesimi.»<br />

Una rapida strisciata del bancomat e avevo<br />

già i sacchetti in mano. Corsi nel parcheggio e<br />

nel giro di pochi secondi la Charger stava già<br />

volando a pieni giri verso casa.<br />

Feci i gradini a due a due e mi precipitai dentro.<br />

Dal divano spuntavano le teste di America<br />

e Shepley. <strong>Il</strong> televisore era acceso con il volume<br />

abbassato. Grazie a Dio, dormiva ancora. I sacchetti<br />

scricchiolarono quando li posai sul banco<br />

e cercai di non fare troppo rumore mettendo<br />

via la roba.<br />

«Quando Pidge si sveglia, ditemelo, okay?»<br />

dissi a bassa voce. «Ho preso spaghetti, pancake,<br />

fragole e quella merda di farina d’avena<br />

con le gocce di cioccolato, e le piacciono i cereali<br />

Fruity Pebbles, vero, Mare?» domandai<br />

girandomi.<br />

Abby era sveglia e mi stava guardando dalla<br />

poltrona. Aveva il mascara sbavato sotto gli<br />

occhi e appariva sconvolta quanto me.<br />

«Ehi, Pigeon.»


199/662<br />

Mi fissò inespressiva per alcuni istanti. Feci<br />

qualche passo, più nervoso della sera del <strong>mio</strong><br />

primo incontro.<br />

«Hai fame, Pidge? Ti preparo i pancake.<br />

Oppure c’è uh... la farina d’avena. Ti ho preso<br />

un po’ di quella schiuma rosa del cavolo con cui<br />

voi ragazze vi depilate, un asciugacapelli e un...<br />

un... aspetta, è qui.» Afferrai un sacchetto, lo<br />

portai in camera e lo rovesciai sul letto.<br />

Mentre cercavo quell’aggeggio spugnoso rosa<br />

che pensavo le sarebbe piaciuto, mi cadde<br />

l’occhio sui bagagli accanto alla porta. Ebbi una<br />

fitta allo stomaco e sentii di nuovo la bocca<br />

impastata. Uscii in corridoio, cercando di controllarmi.<br />

«La <strong>tu</strong>a roba è in valigia.»<br />

«Lo so», disse.<br />

Avvertii un’oppressione al petto. «Te ne vai.»<br />

Abby guardò America, che mi fissò come se<br />

volesse uccidermi. «Credevi davvero che<br />

sarebbe rimasta?»<br />

«Tesoro...» mormorò Shepley.<br />

«Non cominciare, Shep. Non osare difenderlo<br />

con me», esclamò fremendo di rabbia.<br />

Deglutii in preda al panico. «Mi dispiace<br />

tanto, Pidge, non so neanche cosa dire.»


200/662<br />

Feci un passo, ma America mi puntò contro<br />

un dito. «Che Dio mi aiuti, Travis! Se cerchi di<br />

fermarla, ti cospargo di benzina e ti do fuoco<br />

mentre dormi!»<br />

«America», la supplicò Shepley. La<br />

si<strong>tu</strong>azione stava prendendo una brutta piega,<br />

da ogni punto di vista.<br />

«È <strong>tu</strong>tto a posto», esclamò esasperata Abby.<br />

«Che significa?» domandò lui.<br />

Lei alzò gli occhi al cielo e mi indicò. «Ieri<br />

sera Travis si è portato a casa un paio di donne<br />

dal bar, e allora?»<br />

Chiusi gli occhi per arginare il dolore. Ero<br />

disperato all’idea che se ne andasse, ma non mi<br />

era mai passato per la mente che non le<br />

sarebbe importato niente.<br />

America si accigliò. «Abby, stai dicendo che<br />

ti sta bene quello che è successo?»<br />

Lei si guardò attorno. «Travis può portare a<br />

casa chi vuole. L’appartamento è suo.»<br />

Cercai di buttar giù il groppo che mi si stava<br />

formando in gola.<br />

«Non hai fatto <strong>tu</strong> i bagagli?»<br />

Scosse la testa e guardò l’orologio. «No, e<br />

adesso dovrò disfarli <strong>tu</strong>tti. Devo ancora


201/662<br />

mangiare, fare la doccia, vestirmi...» affermò<br />

andando in bagno.<br />

America mi lanciò un’altra occhiata fulminante,<br />

ma io la ignorai e mi avvicinai alla porta<br />

del bagno bussando leggermente. «Pidge?»<br />

«Sì?» rispose con voce flebile.<br />

«Resti?» Chiusi gli occhi in attesa della<br />

punizione.<br />

«Posso andarmene se vuoi, ma una<br />

scommessa è una scommessa.»<br />

Diedi una testata alla porta. «Non voglio che<br />

<strong>tu</strong> te ne vada, ma capirei se lo facessi.»<br />

«Stai dicendo che la scommessa non vale<br />

più?»<br />

La risposta era facile, ma non volevo<br />

costringerla a restare se non lo desiderava e<br />

nello stesso tempo ero terrorizzato all’idea di<br />

lasciarla andare. «Se dico di sì, te ne andrai?»<br />

«Be’, sì. Non vivo qui, s<strong>tu</strong>pido», rispose.<br />

Dall’altra parte della porta udii una risatina.<br />

Non capivo se fosse offesa o solo stanca per<br />

aver passato la notte sulla poltrona, ma nel<br />

primo caso non l’avrei assolutamente lasciata<br />

andare: non l’avrei rivista mai più.


202/662<br />

«Adesso posso farmi una doccia?» chiese con<br />

un filo di voce.<br />

«Sì...»<br />

America imboccò a grandi passi il corridoio e<br />

si fermò a pochi centimetri dalla mia faccia.<br />

«Sei uno schifoso egoista», gridò sbattendo la<br />

porta della camera di Shepley.<br />

Andai nella mia stanza, presi il suo accappatoio<br />

e le pantofole e tornai davanti al bagno. A<br />

quanto sembrava aveva intenzione di restare,<br />

però un po’ di adulazione non guastava.<br />

«Pigeon? Ti ho portato alcune cose.»<br />

«Posale sul lavandino. Le prenderò io.»<br />

Aprii la porta e misi la roba sull’angolo del<br />

lavandino, guardando per terra. «Ero furioso.<br />

Ti ho sentita spiattellare ad America <strong>tu</strong>tte<br />

quelle cose su di me e mi sono incazzato.<br />

Volevo solo uscire a bere qualcosa e riflettere,<br />

ma prima che me ne accorgessi ero ubriaco<br />

marcio e quelle due...» Tacqui, cercando di<br />

controllare la voce. «Stamattina mi sono svegliato<br />

e non eri a letto. Quando ti ho trovato sulla<br />

poltrona e ho visto le confezioni per terra, mi<br />

sono sentito uno stronzo.»


203/662<br />

«Non avresti dovuto comprare <strong>tu</strong>tte quelle<br />

cose al supermercato.»<br />

«I soldi non m’interessano, Pidge. Avevo<br />

paura che te ne andassi e non mi parlassi più.»<br />

«Non volevo ferirti», disse sincera.<br />

«Lo so. E so di aver incasinato <strong>tu</strong>tto, come<br />

sempre, e che <strong>tu</strong>tto quello che potrei dire ora<br />

non avrebbe importanza...»<br />

«Trav?»<br />

«Sì?»<br />

«Non guidare più da ubriaco, d’accordo?»<br />

Avrei voluto dirle altro, scusarmi ancora,<br />

confessarle che ero perso per lei e che la cosa<br />

mi stava letteralmente facendo impazzire perché<br />

non sapevo affrontare i sentimenti che<br />

provavo, ma le parole non mi vennero. Riuscii<br />

solo a concentrarmi sul fatto che, dopo<br />

quant’era successo e quanto avevo detto,<br />

l’unica sua reazione era stata rimproverarmi<br />

per aver guidato da ubriaco.<br />

«Sì, d’accordo», dissi chiudendo la porta.<br />

Finsi di guardare la televisione mentre Abby<br />

si faceva bella per la festa e decisi quindi di<br />

vestirmi prima che avesse bisogno della camera.<br />

Nell’armadio trovai una camicia non


204/662<br />

troppo spiegazzata e l’afferrai insieme a un paio<br />

di jeans. Mi sentivo s<strong>tu</strong>pido lì davanti allo specchio,<br />

a cercare di abbottonarmi i polsini. Alla<br />

fine rinunciai e mi arrotolai le maniche fino al<br />

gomito, il che era comunque più consono al<br />

<strong>mio</strong> stile.<br />

Mi buttai di nuovo sul divano. Poco dopo<br />

sentii la porta del bagno chiudersi e i passi felpati<br />

di Abby sul pavimento.<br />

Le lancette sembravano non muoversi mai e<br />

ovviamente in TV non c’era niente, tranne filmati<br />

di eroici salvataggi e la pubblicità di un<br />

trita<strong>tu</strong>tto. Ero teso e annoiato, una pessima<br />

combinazione per il <strong>mio</strong> carattere.<br />

Quando esaurii la pazienza, bussai alla porta<br />

della camera.<br />

«Entra», esclamò Abby dall’altra parte.<br />

Era al centro della stanza con un paio di<br />

scarpe posate per terra. Era sempre splendida,<br />

ma quella sera non aveva un capello fuori<br />

posto: era come una di quelle ragazze copertina<br />

sulle riviste di moda, <strong>tu</strong>tta liscia, profumata e<br />

curata. Restai sbalordito a guardarla finché<br />

riuscii ad articolare una parola.<br />

«Uau.»


205/662<br />

Lei sorrise e si guardò l’abito.<br />

<strong>Il</strong> suo dolce sorriso mi riportò alla realtà.<br />

«Sei magnifica», esclamai, incapace di toglierle<br />

gli occhi di dosso.<br />

Si chinò per infilarsi le scarpe. <strong>Il</strong> tessuto nero<br />

aderente si sollevò leggermente, mettendo in<br />

mostra un centimetro di coscia in più.<br />

Si raddrizzò e mi diede una rapida occhiata.<br />

«Anche <strong>tu</strong> stai bene.» Mi cacciai le mani in<br />

tasca rifiutandomi di dirle: “Potrei innamorarmi<br />

di te in questo stesso istante”, o una<br />

qualsiasi delle altre idiozie che mi passarono<br />

per la testa.<br />

Le porsi il braccio e lei lo prese, permettendomi<br />

di scortarla in soggiorno.<br />

«Parker perderà la testa quando ti vedrà»,<br />

osservò America. Nel complesso Mare era una<br />

ragazza buona, ma stavo scoprendo quanto<br />

crudele potesse diventare se la contrariavi. Cercai<br />

di non fare passi falsi mentre raggiungevamo<br />

l’auto e tenni la bocca chiusa per<br />

l’intero tragitto fino alla Sig Tau.<br />

Shepley aprì la portiera e sentimmo una<br />

musica forte, fastidiosa provenire dalla casa. Le<br />

varie coppie si baciavano e socializzavano, le


206/662<br />

matricole correvano di qua e di là per circoscrivere<br />

i danni in giardino e le ragazze<br />

dell’associazione camminavano tenendosi per<br />

mano, cercando di non sprofondare con i tacchi<br />

a spillo nell’erba soffice.<br />

Io e Shepley facemmo strada, America e<br />

Abby ci seguirono. Scostai un bicchiere di<br />

plastica con un calcio e aprii loro la porta. Di<br />

nuovo Abby non parve accorgersi del <strong>mio</strong><br />

gesto.<br />

Sul banco della cucina, accanto a un barilotto<br />

di birra, c’era una pila di bicchieri rossi. Ne<br />

riempii due e ne porsi uno a Abby, bisbigliandole<br />

all’orecchio: «Non accettare da bere da<br />

nessuno tranne che da me e Shep. Non voglio<br />

che qualcuno ti versi qualcosa nei drink».<br />

Lei si spazientì. «Nessuno mi verserà qualcosa<br />

nei drink, Travis.»<br />

Chiaramente non conosceva certi s<strong>tu</strong>denti.<br />

Non mi risultava <strong>tu</strong>ttavia che qualche <strong>mio</strong> compagno<br />

lo avesse fatto, perché se così fosse stato<br />

gli avrei spaccato il culo senza pensarci due<br />

volte.<br />

«Promettimelo, d’accordo? Non <strong>sei</strong> più in<br />

Kansas, Pidge.»


207/662<br />

«Questa non l’avevo ancora sentita», osservò<br />

sarcastica, tracannando mezza birra prima di<br />

allontanare il bicchiere dalle labbra. Sapeva<br />

bere, quello dovevo concederglielo.<br />

Rimanemmo nell’atrio vicino alle scale, fingendo<br />

di divertirci. Alcuni dei miei compagni si<br />

fermarono a fare due chiacchiere e anche<br />

alcune ragazze: le mandai via subito sperando<br />

che Abby lo notasse, ma non fu così.<br />

«Vuoi ballare?» chiesi tirandola per la mano.<br />

«No, grazie», rispose.<br />

Non potevo biasimarla dopo la notte precedente.<br />

Mi andava ancora bene che mi parlasse.<br />

Mi sfiorò la spalla con le sue dita sottili, eleganti.<br />

«Sono solo stanca, Trav.»<br />

Posai la mano sulle sue, pronto a scusarmi<br />

per l’ennesima volta, a dirle che mi detestavo<br />

per quanto avevo combinato, ma lei distolse lo<br />

sguardo, distratta da qualcuno alle mie spalle.<br />

«Ehi, Abby! Ce l’hai fatta!»<br />

Mi si drizzarono <strong>tu</strong>tti i capelli in testa. Parker<br />

Hayes.<br />

Abby s’illuminò e sfilò rapida la mano dalle<br />

mie. «Sì, siamo qui da un’oretta.»<br />

«Sei uno splendore!» gridò lui.


208/662<br />

Gli feci una smorfia, ma era tanto concentrato<br />

su Abby che non se ne accorse.<br />

«Grazie!» rispose lei sorridendo.<br />

Mi resi conto in quell’istante di non essere il<br />

solo in grado di farla sorridere così e mi ritrovai<br />

all’improvviso a dover controllare la rabbia.<br />

Parker indicò con un cenno la sala. «Vuoi<br />

ballare?»<br />

«No, sono un po’ stanca.»<br />

Provai un vago sollievo che mitigò un po’ la<br />

mia furia. Non ero io il problema: era davvero<br />

troppo stanca per aver voglia di ballare. Eppure<br />

la rabbia non impiegò molto a sopraffarmi di<br />

nuovo. Era stanca perché era stata sveglia per<br />

buona parte della notte a causa del baccano che<br />

avevano fatto le due che mi ero portato a casa e<br />

dopo aveva dormito sulla poltrona. E adesso<br />

Parker era là: come al solito, era arrivato il<br />

principe azzurro. Che pezzo di merda!<br />

Lui mi guardò, indifferente alla mia espressione<br />

truce. «Pensavo che non saresti venuto.»<br />

«Ho cambiato idea», replicai faticando a non<br />

tirargli un pugno che avrebbe cancellato quattro<br />

anni di cure ortodontiche.


209/662<br />

«Lo vedo», fece guardando Abby. «Ti va una<br />

boccata d’aria fresca?»<br />

Lei annuì e mi sentii morire. Lo seguì su per<br />

le scale. Lo osservai quando la prese per mano,<br />

per avviarsi poi verso il primo piano. Giunti in<br />

cima, le aprì la portafinestra del balcone.<br />

Abby scomparve al di là e io strizzai forte gli<br />

occhi per placare la mente in subbuglio. Una<br />

voce mi urlava di salire lassù e di riportarla<br />

dov’era. Mi afferrai alla ringhiera,<br />

trattenendomi.<br />

«Sembri incazzato», osservò America avvicinando<br />

il bicchiere al <strong>mio</strong> per brindare.<br />

Aprii di colpo gli occhi. «No, perché?»<br />

Fece una smorfia. «Non mentirmi. Dov’è<br />

Abby?»<br />

«Di sopra con Parker.»<br />

«Oh.» Scrollò le spalle. Era lì da poco più di<br />

un’ora e aveva già lo sguardo appannato. «Sei<br />

geloso.»<br />

Spostai il peso sull’altro piede, imbarazzato<br />

da tanta schiettezza quando non veniva da<br />

Shepley. «Dov’è Shep?»<br />

Lei alzò gli occhi al cielo. «Fa il suo dovere di<br />

matricola.»


210/662<br />

«Almeno non dovrà restare a pulire, dopo.»<br />

Avvicinò il bicchiere alle labbra e bevve un<br />

sorso. Non sapevo come facesse a divertirsi<br />

bevendo tanto.<br />

«Allora lo <strong>sei</strong>?»<br />

«Cosa?»<br />

«Geloso?»<br />

Mi incupii. America di solito non era così fastidiosa.<br />

«No.»<br />

«Numero due.»<br />

«Eh?»<br />

«È la bugia numero due.»<br />

Mi guardai attorno. Shepley sarebbe di certo<br />

venuto presto in <strong>mio</strong> soccorso.<br />

«Hai combinato davvero un bel casino ieri<br />

sera», disse con lo sguardo improvvisamente<br />

lucido.<br />

«Lo so.»<br />

Socchiuse gli occhi, guardandomi tanto in<br />

cagnesco che mi venne voglia di scomparire.<br />

America Mason era una biondina minuta ma,<br />

quando voleva, sapeva incuterti un timore<br />

spaventoso. «Dovresti tirarti indietro, Trav.»<br />

Alzò lo sguardo verso le scale. «È lui quello che<br />

pensa di volere.»


211/662<br />

Strinsi i denti. Lo sapevo già, però era più<br />

doloroso sentirlo da lei. Fino a poco prima<br />

avevo creduto che vedesse di buon occhio una<br />

relazione tra me e Abby, il che significava che<br />

non ero un idiota a starle dietro. «Lo so.»<br />

Lei inarcò un sopracciglio. «Io invece credo<br />

di no.»<br />

Non risposi ed evitai di guardarla negli occhi.<br />

Mare allora mi afferrò il mento e mi strinse le<br />

guance.<br />

«Lo sai?»<br />

Cercai di parlare, ma mi stava strizzando le<br />

labbra. Mi liberai di scatto e le scostai la mano<br />

con una pacca. «Probabilmente no. Non sono<br />

di certo famoso per fare le scelte giuste.»<br />

Mi fissò per qualche istante, poi sorrise. «Va<br />

bene, allora.»<br />

«Eh?»<br />

Mi diede uno schiaffetto sulla guancia e mi<br />

indicò. «Tu, Mad Dog, <strong>sei</strong> esattamente il tipo<br />

da cui devo proteggerla. Ma sai cosa? In un<br />

modo o nell’altro abbiamo <strong>tu</strong>tti le nostre pecche<br />

e potresti essere proprio <strong>tu</strong> quello di cui ha<br />

bisogno. Hai un’altra chance», disse puntandomi<br />

il dito davanti al naso. «Una soltanto.


212/662<br />

Non fare pasticci... sai... almeno non più del<br />

solito.»<br />

Si allontanò con calma e scomparve in fondo<br />

al corridoio.<br />

Era così strana.<br />

La festa andò come sempre: un paio di risse,<br />

qualche battibecco tra donne, una o due liti tra<br />

fidanzati con lei che se ne andava in lacrime, le<br />

single sbronze che svenivano o vomitavano in<br />

posti incongrui.<br />

Lanciai più occhiate del dovuto verso le scale.<br />

Le ragazze avrebbero fatto di <strong>tu</strong>tto per venire a<br />

casa mia, io però rimasi di vedetta cercando di<br />

non pensare a Abby e Parker che si baciavano<br />

o, peggio, a lui che la faceva ridere.<br />

«Ehi, Travis», esclamò una voce alta, cantilenante<br />

alle mie spalle. Non mi girai.<br />

L’interessata <strong>tu</strong>ttavia non impiegò molto a portarsi<br />

nel <strong>mio</strong> campo visivo e ad appoggiarsi alla<br />

balaustra di legno. «Hai un’aria annoiata. Ho<br />

pensato di farti un po’ di compagnia.»<br />

«Non sono annoiato. Non ti preoccupare»,<br />

dissi guardando di nuovo le scale. Abby era sul<br />

pianerottolo, di spalle.<br />

«Sei così divertente», disse ridacchiando.


213/662<br />

Abby mi superò veloce, imboccando il corridoio<br />

per raggiungere America. La seguii,<br />

piantando la ragazza da sola.<br />

«Voi andate pure», disse controllando<br />

l’eccitazione. «Parker mi ha offerto un<br />

passaggio.»<br />

«Cosa?» esclamò America, rianimandosi<br />

nonostante la stanchezza.<br />

«Cosa?» esclamai io, incapace di nascondere<br />

il fastidio.<br />

America si girò. «È un problema?»<br />

La guardai in cagnesco. Sapeva bene che lo<br />

era. Presi Abby per il gomito e la trascinai<br />

dietro l’angolo. «Non lo conosci neanche.»<br />

Lei si liberò. «Non sono affari <strong>tu</strong>oi, Travis.»<br />

«Lo sono, eccome. Non ti lascio andare a<br />

casa con un emerito sconosciuto. E se ci<br />

prova?»<br />

«Magari! È un tipo affascinante!»<br />

Non ci potevo credere. Ci stava cascando.<br />

«Parker Hayes, Pidge? Sul serio? Parker Hayes.<br />

Che razza di nome sarebbe, poi?»<br />

Lei incrociò le braccia e sollevò il mento.<br />

«Smettila, Trav. Stai facendo la figura<br />

dell’imbecille.»


214/662<br />

Mi protesi verso di lei, livido di rabbia. «Se ti<br />

tocca, lo uccido.»<br />

«Mi piace.»<br />

Una cosa era presumere che si fosse fatta<br />

abbindolare, un’altra sentire dalla sua bocca<br />

che era così. Se Abby era troppo in gamba per<br />

me, a maggior ragione lo era per Parker Hayes.<br />

Perché si lasciava incantare da quel cretino?<br />

Contrassi il volto mentre la rabbia mi cresceva<br />

nel petto. «Molto bene. Se finisce per sbatterti<br />

sul sedile posteriore della sua macchina, non<br />

venire a piangere da me.»<br />

Lei spalancò la bocca, offesa e infuriata.<br />

«Non ti preoccupare, non lo farò», replicò dandomi<br />

una spallata mentre mi superava.<br />

Mi resi conto di quanto avevo detto, la presi<br />

per un braccio e sospirai, senza <strong>tu</strong>ttavia girarmi.<br />

«Non volevo, Pidge. Se ti fa del male, se<br />

anche solo ti fa sentire a disagio, fammelo<br />

sapere.»<br />

A quel punto si rilassò. «So che <strong>sei</strong> in buona<br />

fede, ma devi controllare questo atteggiamento<br />

iperprotettivo da fratello maggiore.»


215/662<br />

Scoppiai a ridere. Proprio non capiva. «Non<br />

faccio il fratello maggiore, Pigeon. Neanche per<br />

sogno.»<br />

Parker svoltò l’angolo e si mise le mani in<br />

tasca. «Tutto a posto?»<br />

«Sì, andiamo», rispose Abby prendendo il<br />

suo braccio.<br />

Pensai di inseguirlo e di dargli una gomitata<br />

nella nuca, ma in quell’istante Abby si girò e mi<br />

sorprese a fissarlo.<br />

“Smettila”, disse muovendo solo le labbra e si<br />

allontanò con Parker. Lui le tenne aperta la<br />

porta e lei gli rivolse un ampio sorriso di<br />

riconoscenza.<br />

Certo. Quando lo faceva lui, lo notava.


11.<br />

UN FREDDO CANE<br />

Tornare a casa da solo sul sedile posteriore<br />

nella Charger fu <strong>tu</strong>tt’altro che en<strong>tu</strong>siasmante.<br />

America si era tolta le scarpe e rideva, s<strong>tu</strong>zzicando<br />

la guancia di Shepley con l’alluce. Lui<br />

doveva essere proprio cotto perché si limitò a<br />

sorridere, divertito dalla sua risata contagiosa.<br />

Squillò il cellulare. Era Adam. «Ho un novellino<br />

pronto tra un’ora. All’Hellerton.»<br />

«Sì, ehm... non posso.»<br />

«Cosa?»<br />

«Hai sentito. Ho detto non posso.»<br />

«Stai male?» mi domandò, sempre più<br />

infuriato.<br />

«No. Devo assicurarmi che Pidge arrivi a<br />

casa senza problemi.»<br />

«Ho faticato un sacco a organizzarlo,<br />

Maddox.»<br />

«Lo so, mi dispiace. Devo andare.»


217/662<br />

Quando Shepley parcheggiò e non vidi traccia<br />

della Porsche di Parker, sospirai.<br />

«Vieni, cugino?» mi chiese girandosi sul<br />

sedile.<br />

«Sì», risposi guardandomi le mani. «Sì, direi<br />

di sì.»<br />

Lui spostò in avanti il sedile per farmi scendere<br />

e mi fermai un momento accanto ad<br />

America.<br />

«Non c’è niente di cui preoccuparsi, Trav.<br />

Fidati.»<br />

Annuii e li seguii su per le scale. Andarono<br />

dritti in camera e chiusero la porta. Mi gettai<br />

sulla poltrona, sentendo le risatine di Mare e<br />

cercando di non pensare alla mano di Parker<br />

sul ginocchio o sulla coscia di Abby.<br />

Meno di dieci minuti dopo udii il ronzio di<br />

un motore e mi avvicinai alla porta, impugnando<br />

la maniglia. Sentii due persone salire le<br />

scale, una con i tacchi. Provai un profondo<br />

senso di sollievo: Abby era casa.<br />

Al di là si udiva solo un mormorio. Quando<br />

<strong>tu</strong>tto tacque e la maniglia iniziò a muoversi, la<br />

girai fino in fondo e spalancai la porta.


218/662<br />

Abby incespicò in avanti e l’afferrai per un<br />

braccio. «Tranquilla, bellezza.»<br />

Lei si voltò per vedere l’espressione di<br />

Parker. Era teso, come se non sapesse cosa<br />

pensare, ma si riprese in fretta e finse di<br />

guardare nell’appartamento.<br />

«Niente ragazze umiliate e a piedi a cui posso<br />

dare un passaggio?»<br />

Lo guardai torvo. Aveva una bella faccia<br />

tosta. «Non cominciare.»<br />

Sorrise e fece l’occhiolino a Abby. «Gli rendo<br />

sempre la vita difficile. Ma non ci riesco più<br />

tanto spesso da quando ha capito che è più<br />

semplice se vengono con la loro auto.»<br />

«Dev’essere più facile, così», osservò Abby<br />

girandosi verso di me con un sorriso.<br />

«Non è divertente, Pidge.»<br />

«Pidge?» fece Parker.<br />

Lei si dimenò, nervosa. «È solo un soprannome.<br />

Non so neanche da dove sia saltato<br />

fuori.»<br />

«Se lo scopri, fammelo sapere. Sono<br />

curioso», osservò lui. «’Notte, Abby.»<br />

«Non volevi dire buongiorno?» replicò lei.


219/662<br />

«Anche», disse con un sorriso che mi fece<br />

venir voglia di vomitare.<br />

Abby era in estasi, quindi per riportarla alla<br />

realtà sbattei la porta. Balzò indietro.<br />

«Che c’è?» domandò seccata.<br />

Mi avviai a grandi passi in camera, tallonato<br />

da Abby che si fermò poco oltre la soglia, in<br />

equilibrio su un piede, per togliersi le scarpe.<br />

«È simpatico, Trav.»<br />

La guardai e decisi di aiutarla prima che<br />

cadesse. «Ti farai del male», dissi tenendola<br />

per la vita con una mano e sfilandole le scarpe<br />

con l’altra. Mi tolsi quindi la maglietta e la<br />

gettai in un angolo.<br />

Con mia sorpresa, lei aprì la cerniera<br />

dell’abito, se lo sfilò e indossò una T-shirt. Fece<br />

poi uno strano trucco per togliersi il reggiseno:<br />

<strong>tu</strong>tte le donne sembravano conoscerlo.<br />

«Sono sicura non sia niente che <strong>tu</strong> non abbia<br />

già visto prima», esclamò spazientita. Si<br />

sedette sul letto e si mise sotto le coperte. La<br />

guardai accoccolarsi sul cuscino e mi tolsi i<br />

jeans buttando anche quelli nell’angolo. Era<br />

raggomitolata e aspettava che andassi a<br />

dormire. M’irritava che fosse appena tornata a


220/662<br />

casa con Parker e si fosse spogliata davanti a<br />

me come se niente fosse, ma in fondo era parte<br />

di quel casino di legame platonico in cui ci<br />

eravamo cacciati, ed era <strong>tu</strong>tta colpa mia.<br />

Provavo tanti sentimenti diversi e non<br />

sapevo come gestirli. Quando avevamo<br />

scommesso, non mi era passato per la mente<br />

che potesse uscire con Parker. Mostrarmi<br />

infuriato avrebbe significato gettarla dritta fra<br />

le sue braccia. Nel profondo sapevo che avrei<br />

fatto di <strong>tu</strong>tto per tenerla con me, e se controllare<br />

la gelosia avesse implicato trascorrere più<br />

tempo con lei, mi sarei impegnato in tal senso.<br />

Mi stesi a letto e le posai la mano sul fianco.<br />

«Stasera ho rinunciato a un incontro. Adam<br />

mi ha chiamato. Non ci sono andato.»<br />

«Perché?» domandò girandosi.<br />

«Volevo essere sicuro che arrivassi a casa<br />

sana e salva.»<br />

Abby arricciò il naso. «Non devi farmi da<br />

baby-sitter.»<br />

Le accarezzai il braccio con un dito. Era così<br />

calda. «Lo so. Forse mi sento ancora in colpa<br />

per l’altra sera.»<br />

«Ti ho detto che non importa.»


221/662<br />

«Per questo hai dormito sulla poltrona? Perché<br />

non importava?»<br />

«Non riuscivo a dormire dopo che le <strong>tu</strong>e...<br />

amiche se ne sono andate.»<br />

«Ma hai dormito benissimo in soggiorno.<br />

Perché non potevi dormire con me?»<br />

«Vuoi dire accanto a un uomo che puzzava<br />

ancora delle ragazze che aveva appena spedito<br />

a casa? Che egoista sono stata!»<br />

Trasalii cercando di scacciare quell’immagine<br />

dalla testa. «Ho detto che mi dispiace.»<br />

«E io ho detto che non importa. Buonanotte»,<br />

affermò voltandosi.<br />

Mi allungai per posare una mano sulle sue e<br />

accarezzarle le dita, poi le baciai i capelli.<br />

«Temevo che non mi avresti più parlato... ma<br />

trovo che la <strong>tu</strong>a indifferenza sia ancora<br />

peggio.»<br />

«Cosa vuoi da me, Travis? Non vuoi che sia<br />

infuriata per quello che hai fatto, ma vuoi che<br />

m’importi. Dici ad America che non vuoi uscire<br />

con me, ma ti incazzi quando io dico la stessa<br />

cosa, poi esci e ti sbronzi da far schifo. Non ha<br />

alcun senso.»


222/662<br />

Restai sorpreso dalle sue parole. «Per questo<br />

hai fatto quel discorso ad America? Perché ho<br />

detto che non sarei uscito con te?»<br />

Assunse un’aria in parte sconvolta e in parte<br />

seccata. «No, ero convinta di quello che ho<br />

detto, ma non era un’offesa.»<br />

«Io ho parlato così perché non voglio rovinare<br />

<strong>tu</strong>tto. Non saprei neanche cosa fare per<br />

essere degno di te. Stavo solo cercando di<br />

capirlo.»<br />

Mi fece male pronunciare quelle parole, ma<br />

andavano dette.<br />

«Qualsiasi cosa significhi, devo dormire un<br />

po’. Stasera ho un appuntamento.»<br />

«Con Parker?»<br />

«Sì. Per favore, posso dormire?»<br />

«Certo», dissi alzandomi di scatto dal letto.<br />

Abby non disse una parola quando me ne<br />

andai. Mi sedetti in poltrona e accesi il televisore.<br />

Alla faccia di tenere a freno la rabbia! Ma<br />

accidenti se quella ragazza mi aveva stregato...<br />

Parlarle era come conversare con un buco nero:<br />

non importava cosa dicessi, neanche le poche<br />

volte in cui riuscivo a essere chiaro sui miei<br />

sentimenti. Aveva un udito selettivo che mi


223/662<br />

mandava in bestia. Non trovavo il modo di<br />

comunicare con lei e quando ero diretto si<br />

infuriava.<br />

<strong>Il</strong> sole si alzò mezz’ora dopo. Malgrado la<br />

rabbia residua, riuscii ad appisolarmi.<br />

Pochi istanti più tardi squillò il telefono. Lo<br />

cercai affannosamente, ancora mezzo<br />

addormentato, e lo accostai all’orecchio. «Sì?»<br />

«Ehi, minchione!» esclamò Trenton.<br />

«Che ora è?» domandai fissando la TV.<br />

Trasmettevano i cartoni animati del mattino.<br />

«Le dieci e qualcosa. Mi serve il <strong>tu</strong>o aiuto con<br />

il furgone di papà. Credo sia il motorino<br />

d’accensione. Non gira neanche.»<br />

«Trent», dissi sbadigliando. «Non so un<br />

cazzo di macchine. Per questo ho una moto.»<br />

«Allora chiedi a Shepley. Devo andare al<br />

lavoro tra un’ora e non voglio che papà resti<br />

bloccato.»<br />

Sbadigliai di nuovo. «’Fanculo, Trenton.<br />

Sono stato su <strong>tu</strong>tta la notte. E Tyler?»<br />

«Porta il culo qui!» urlò prima di riagganciare.<br />

Gettai il cellulare sul divano e mi alzai,<br />

guardando l’orologio sul televisore. Trent non<br />

aveva sbagliato di molto. Erano le dieci e venti.


224/662<br />

La porta di Shepley era chiusa, quindi rimasi<br />

in ascolto per un attimo prima di bussare e fare<br />

capolino. «Ehi, Shep. Shepley!»<br />

«Che c’è?» fece lui. Dalla voce sembrava<br />

avesse inghiottito ghiaia.<br />

«Ho bisogno del <strong>tu</strong>o aiuto.»<br />

America protestò ma non si mosse.<br />

«Per cosa?» indagò. Si mise a sedere, raccolse<br />

una maglietta da terra e se la infilò.<br />

«<strong>Il</strong> furgone di papà non parte. Trent pensa<br />

sia l’accensione.»<br />

Lui finì di vestirsi e si chinò su America.<br />

«Vado da Jim per un paio d’ore, tesoro.»<br />

«Mmm?»<br />

Shepley la baciò sulla fronte. «Vado ad<br />

aiutare Travis con il furgone di Jim. Torno<br />

presto.»<br />

«Okay», rispose Mare e si riaddormentò<br />

prima che uscisse dalla stanza.<br />

Lui s’infilò le scarpe da ginnastica che aveva<br />

lasciato in soggiorno e afferrò le chiavi. «Allora<br />

vieni o no?» domandò.<br />

Mi trascinai fino in camera con l’energia di<br />

chi aveva dormito solo quattro ore, e neanche<br />

molto bene. Mi misi una canotta, una felpa con


225/662<br />

cappuccio e un paio di jeans. Sforzandomi di<br />

non fare rumore, girai la maniglia ma mi<br />

fermai. Abby mi dava la schiena, respirava in<br />

modo regolare e aveva le gambe divaricate.<br />

Provai un impulso quasi incontrollabile di tornare<br />

a letto con lei.<br />

«Andiamo!» fece Shepley.<br />

Chiusi la porta e lo seguii. Sbadigliammo a<br />

<strong>tu</strong>rno per <strong>tu</strong>tto il tragitto, troppo stanchi per<br />

conversare. La ghiaia del vialetto scricchiolò<br />

sotto le gomme e, prima ancora di scendere,<br />

salutai con la mano Trenton e papà.<br />

<strong>Il</strong> furgone era parcheggiato davanti alla casa.<br />

Visto il gelo, cacciai subito le mani nelle tasche<br />

della felpa. Le foglie secche frusciarono sotto i<br />

miei piedi mentre attraversavo il prato.<br />

«Be’, ciao, Shepley», esclamò papà<br />

sorridendo.<br />

«Ehi, zio Jim. Ho saputo che hai un problema<br />

con l’accensione.»<br />

Papà si posò una mano sul grosso ventre.<br />

«Così crediamo... così crediamo.» Annuì fissando<br />

il motore.<br />

«Cosa te lo fa pensare?» chiese Shepley<br />

arrotolandosi le maniche.


226/662<br />

Trenton indicò la paratia parafiamma. «Uh...<br />

è fusa. È stato il primo indizio.»<br />

«Hai visto giusto», osservò Shepley. «Io e<br />

Trav andiamo al negozio di ricambi a comprare<br />

il pezzo nuovo. Te lo monterò e potrai<br />

ripartire.»<br />

«In teoria», osservai porgendogli un<br />

cacciavite.<br />

Lui tolse le viti e staccò il blocco dell’accensione.<br />

Fissammo <strong>tu</strong>tti l’involucro fuso.<br />

Shepley indicò il punto in cui si trovava fino<br />

a poco prima. «Dovremo sosti<strong>tu</strong>ire quei fili.<br />

Vedete i segni di brucia<strong>tu</strong>ra?» disse indicando<br />

il metallo. «Si è fuso anche lo strato isolante.»<br />

«Grazie, Shep. Vado a farmi una doccia.<br />

Devo prepararmi per andare al lavoro»,<br />

affermò Trenton.<br />

Shepley abbozzò un saluto militare con il<br />

cacciavite e poi lo gettò nella cassetta degli<br />

attrezzi.<br />

«Sembra che abbiate fatto le ore piccole»,<br />

commentò papà.<br />

Gli feci un mezzo sorriso. «È così.»<br />

«Come sta la <strong>tu</strong>a giovane signora? America?»


227/662<br />

Shepley annuì e sfoderò un ampio sorriso.<br />

«Benone, Jim. Dorme ancora.»<br />

Papà scoppiò a ridere e assentì. «E la <strong>tu</strong>a<br />

giovane signora?»<br />

Alzai le spalle. «Stasera esce con Parker<br />

Hayes. Non è esattamente mia, papà.»<br />

«Non ancora», replicò lui strizzandomi<br />

l’occhio.<br />

Shepley s’immusonì, malgrado cercasse di<br />

controllarsi.<br />

«Che c’è, Shep. Non ti piace Pigeon?»<br />

La disinvol<strong>tu</strong>ra con cui pronunciò il soprannome<br />

di Abby lo colse alla sprovvista: gli<br />

tremolarono le labbra e per poco non si mise a<br />

sorridere. «No, Abby mi piace. È come una<br />

sorella per America e questo mi rende<br />

nervoso.»<br />

Papà annuì comprensivo. «È logico. Credo<br />

però che lei sia diversa, no?»<br />

Shepley alzò le spalle. «È questo il punto.<br />

Non voglio che la causa dei primi tormenti<br />

d’amore di Trav sia la migliore amica di America.<br />

Senza offesa, Travis.»<br />

Restai perplesso. «Non ti fidi proprio di me,<br />

vero?»


228/662<br />

«Non è questo. Be’, un po’ sì.»<br />

Papà gli toccò la spalla. «Dato che per la<br />

prima volta Travis desidera una relazione, temi<br />

che incasinerà <strong>tu</strong>tto, compresa la <strong>tu</strong>a vita.»<br />

Shepley afferrò uno straccio e si pulì le mani.<br />

«Mi spiace doverlo ammettere, ma sì. Anche se<br />

faccio il tifo per te, fratello, è così.»<br />

Trenton sbatté la zanzariera quando uscì di<br />

corsa e mi diede un pugno sul braccio prima<br />

ancora che lo vedessi alzare la mano.<br />

«A più tardi, sfigati!» Un attimo dopo si<br />

fermò e si girò. «Non mi riferivo a te, papà.»<br />

Lui fece un mezzo sorriso e scosse la testa.<br />

«Non ne dubito, figliolo.»<br />

Trent saltò in macchina: una Dodge Intrepid<br />

rosso scuro ridotta ormai a un catorcio. Non<br />

andava di moda neanche quand’eravamo alle<br />

superiori, però a lui piaceva, soprat<strong>tu</strong>tto perché<br />

aveva finito di pagarla.<br />

Un cagnolino nero abbaiò richiamando la<br />

mia attenzione.<br />

Papà sorrise e si batté la coscia. «Dai, vieni<br />

qui, fifone!»<br />

<strong>Il</strong> cucciolo fece un paio di passi e poi scappò<br />

in casa abbaiando.


229/662<br />

«Come va?» chiesi.<br />

«Ha fatto due volte la pipì in bagno.»<br />

Feci una smorfia. «Mi dispiace.»<br />

Shepley scoppiò a ridere. «Almeno ha capito<br />

che è il posto giusto.»<br />

Papà annuì e fece un gesto accomodante.<br />

«Solo fino a domani», dissi.<br />

«È <strong>tu</strong>tto a posto, figliolo. Ci divertiamo. A<br />

Trent piace.»<br />

«Bene», risposi sorridendo.<br />

«Dove eravamo?» chiese lui.<br />

Mi sfregai il braccio nel punto in cui Trent mi<br />

aveva colpito. «Shepley mi stava ricordando<br />

che <strong>disastro</strong> sono con le ragazze.»<br />

Shep rise. «Tu <strong>sei</strong> molte cose, Trav, ma non<br />

un <strong>disastro</strong>. Penso solo che abbia parecchia<br />

strada da fare e che, tra il caratteraccio <strong>tu</strong>o e<br />

quello di Abby, non abbia grandi speranze.»<br />

Mi raddrizzai di scatto. «Abby non ha un<br />

caratteraccio.»<br />

«Calmati, non ne sta parlando male»,<br />

affermò papà per placarmi.<br />

«Non ce l’ha.»<br />

«D’accordo», convenne con un sorrisetto.<br />

Sapeva sempre come intervenire quando la


230/662<br />

si<strong>tu</strong>azione si faceva pericolosa e tentava di rabbonirci<br />

prima che superassimo il limite.<br />

Shepley gettò lo straccio nella cassetta degli<br />

attrezzi. «Andiamo a prendere il pezzo.»<br />

«Fatemi sapere quanto vi devo.»<br />

Scossi la testa. «Ci penso io, papà, così<br />

saremo pari per il cane.»<br />

Lui sorrise e cominciò a rimettere a posto la<br />

cassetta lasciata in disordine da Trenton.<br />

«Allora va bene. Ci vediamo tra un po’.»<br />

Ce ne andammo così al negozio di pezzi di<br />

ricambio. Era arrivato il freddo e tenni le mani<br />

dentro le maniche per scaldarmi.<br />

«Oggi fa un freddo boia», osservò Shepley.<br />

«Puoi dirlo.»<br />

«Penso che il cucciolo le piacerà.»<br />

«Me lo auguro.»<br />

Dopo un paio di isolati di silenzio annuì.<br />

«Non intendevo insultare Abby, questo lo sai,<br />

vero?»<br />

«Sì.»<br />

«Capisco come ti senti e spero proprio che ti<br />

vada bene. Sono solo nervoso.»<br />

«Certo.»


231/662<br />

Entrò nel parcheggio di O’Reilly, ma non<br />

spense il motore. «Stasera uscirà con Parker<br />

Hayes, Travis. Cosa accadrà quando verrà a<br />

prenderla? Ci hai pensato?»<br />

«Cerco di non farlo.»<br />

«Be’, forse dovresti. Se vuoi davvero che vada<br />

bene, devi smettere di reagire così e adottare il<br />

comportamento giusto.»<br />

«Che sarebbe?»<br />

«Credi guadagnerai punti se terrai il muso<br />

mentre si prepara e ti comporterai da coglione<br />

con Parker? O pensi che Abby apprezzerà se le<br />

farai un complimento e la saluterai da amico?»<br />

«Non voglio essere solo suo amico.»<br />

«Lo sappiamo <strong>tu</strong>tti: io, <strong>tu</strong>, anche Abby e...<br />

Parker, puoi starne maledettamente certo.»<br />

«Devi proprio continuare a pronunciare il<br />

nome di quell’imbecille?»<br />

Spense il motore. «Dai, Trav. Finché gli<br />

dimostrerai che è in grado di mandarti in bestia,<br />

lo farà, lo sappiamo. Non dargli questa soddisfazione<br />

e gioca le <strong>tu</strong>e carte meglio di lui. Si<br />

rivelerà per quello che è e Abby lo mollerà.»<br />

Riflettei sulle sue parole e lo guardai. «Tu...<br />

lo pensi davvero?»


232/662<br />

«Sì. Adesso andiamo a prendere il pezzo per<br />

Jim e torniamo a casa prima che America si<br />

svegli e faccia a pezzi il telefono perché non si<br />

ricorda che cosa le ho detto prima di uscire.»<br />

Scoppiai a ridere e lo seguii nel negozio.<br />

«Però Parker è un imbecille.»<br />

Shepley non impiegò molto a trovare il pezzo<br />

che cercava e a sosti<strong>tu</strong>irlo. In poco più di un’ora<br />

aveva riparato il furgone e fatto nel contempo<br />

una visita adeguata a papà. Quando lo<br />

salutammo facendo retromarcia sul vialetto,<br />

era passato da poco mezzogiorno.<br />

Come previsto, trovammo America già sveglia.<br />

Si finse irritata prima che Shepley le spiegasse<br />

il motivo della nostra assenza, ma era<br />

chiaro che era più che contenta di vederlo.<br />

«Mi sono annoiata così tanto. Abby dorme<br />

ancora.»<br />

«Sul serio?» chiesi sfilandomi gli stivali.<br />

Lei annuì e fece una smorfia. «Le piace<br />

dormire. A meno che non si prenda una<br />

sbronza colossale, dorme sempre come un<br />

ghiro. Ho smesso di cercare di trasformarla in<br />

una persona mattiniera.»


233/662<br />

La porta scricchiolò quando la aprii lentamente.<br />

Abby era stesa sul ventre, quasi nella<br />

stessa posizione in cui l’avevo lasciata, solo<br />

dall’altro lato del letto. I capelli le ricadevano in<br />

parte sul volto e in parte sul cuscino, in morbide<br />

onde color caramello.<br />

Aveva la maglietta sollevata e le mutandine<br />

azzurre in vista. Erano di semplice cotone, non<br />

particolarmente sexy, e lei aveva un’aria<br />

comatosa, eppure, vedendola stesa lì sulle mie<br />

lenzuola con il sole pomeridiano che entrava<br />

dalle finestre, era di una bellezza indescrivibile.<br />

«Pidge? Hai intenzione di alzarti?»<br />

Lei biascicò qualcosa e girò la testa. Mi avvicinai<br />

un po’ di più.<br />

«Pigeon.»<br />

«Ehhh... mmm... coss... nnn...»<br />

America aveva ragione. Non si sarebbe svegliata<br />

presto. Richiusi piano la porta e tornai da<br />

loro in soggiorno. Stavano spilluzzicando dei<br />

nachos che Mare aveva preparato e guardando<br />

una commedia romantica in TV.<br />

«È sveglia?» chiese America.<br />

Scossi la testa, sedendomi in poltrona. «No,<br />

però ha borbottato qualcosa.»


234/662<br />

Lei sorrise con le labbra chiuse perché stava<br />

mangiando. «È tipico suo», disse con la bocca<br />

piena. «Ti ho sentito uscire dalla camera ieri<br />

notte. Come mai?»<br />

«Sono stato uno s<strong>tu</strong>pido.»<br />

Mare inarcò le sopracciglia. «In che senso?»<br />

«Ero frustrato. Le ho detto più o meno come<br />

mi sentivo, ma le è entrato da un orecchio e<br />

uscito dall’altro.»<br />

«E come ti senti?» incalzò.<br />

«In questo momento, stanco.»<br />

Una patatina volò nella mia direzione, ma il<br />

tiro era corto e atterrò sulla maglietta. La raccolsi<br />

e me la cacciai in bocca. Assaggiai i fagioli,<br />

il formaggio e la panna acida: non erano male.<br />

«Sono seria. Cos’hai detto?»<br />

Scrollai le spalle. «Non ricordo, qualcosa sul<br />

fatto di essere degno di lei.»<br />

«Accidenti!» esclamò America con un<br />

sospiro e si avvicinò a Shepley con un sorriso<br />

ironico. «Mi sembra buono, lo ammetterai<br />

anche <strong>tu</strong>.»<br />

Shep storse la bocca, e quella era l’unica<br />

reazione che avrebbe ottenuto.


235/662<br />

«Sei sempre così musone», disse lei<br />

imbronciandosi.<br />

Lui si alzò. «No, tesoro, è solo che non mi<br />

sento altrettanto en<strong>tu</strong>siasta.» Prese una copia<br />

di «Car and Driver» dal tavolino e si diresse in<br />

bagno.<br />

America lo osservò comprensiva, poi si voltò<br />

verso di me e assunse un’aria disgustata.<br />

«Penso che nelle prossime ore userò il <strong>tu</strong>o<br />

bagno.»<br />

«A meno che non <strong>tu</strong> voglia perdere il senso<br />

dell’olfatto per il resto della vita.»<br />

«Potrebbe essere», rispose schifata.<br />

Premette PLAY e guardammo il resto del<br />

film, ma non capii niente della trama. Non era<br />

brutto, ma restava una cosa da donne, molto<br />

sdolcinata.<br />

A metà giornata l’appartamento era ben illuminato<br />

e la TV accesa, pur con il volume abbassato.<br />

Sembrava <strong>tu</strong>tto normale, ma avvertivo un<br />

senso di desolazione. I cartelli rubati erano<br />

sempre lì, sulle pareti, accanto ai poster delle<br />

birre con le ragazze seminude in posizioni sexy.<br />

America aveva fatto le pulizie e Shepley stava<br />

facendo zapping sul divano. Era un sabato


236/662<br />

come tanti, eppure c’era qualcosa di strano,<br />

una specie di vuoto.<br />

Mancava Abby.<br />

Era nell’altra stanza, sprofondata nel sonno.<br />

La casa sembrava diversa senza la sua voce, le<br />

sue bat<strong>tu</strong>te scherzose, il suo rosicchiarsi le<br />

unghie. Nel breve periodo di convivenza mi ero<br />

già abi<strong>tu</strong>ato a <strong>tu</strong>tte queste cose.<br />

Mentre iniziavano a scorrere i titoli del<br />

secondo film, udii la porta della camera aprirsi<br />

e il suo passo strascicato in corridoio. La porta<br />

del bagno si aprì e si richiuse. Iniziava a prepararsi<br />

per l’appuntamento con Parker.<br />

Cominciai a fremere di rabbia.<br />

«Trav», mi ammonì Shepley.<br />

Mi tornò in mente quello che mi aveva detto.<br />

Parker stava giocando le sue carte e io avrei<br />

dovuto essere più furbo. L’adrenalina svanì e<br />

mi rilassai. Era ora di indossare la maschera.<br />

Dal gemito dei <strong>tu</strong>bi capii che Abby si sarebbe<br />

fatta una doccia. America si alzò e andò in<br />

bagno quasi danzando. Le udii scherzare, ma<br />

non riuscii a distinguere che cosa si dicessero.<br />

Mi diressi silenziosamente in corridoio e<br />

avvicinai l’orecchio alla porta.


237/662<br />

«Non mi riempie di gioia il fatto che ascolti<br />

la mia ragazza fare pipì», mormorò Shepley.<br />

Accostai un dito alle labbra e rivolsi l’attenzione<br />

alle voci.<br />

«Gliel’ho spiegato», disse Abby.<br />

Sentii lo scarico del water e un rubinetto<br />

aprirsi, poi Abby strillò. Afferrai d’impulso la<br />

maniglia e spalancai la porta.<br />

«Pidge?»<br />

America scoppiò a ridere. «Ho solo tirato lo<br />

sciacquone, Trav, calmati.»<br />

«Oh, stai bene, Pigeon?»<br />

«Benone. Esci.» Richiusi la porta e sospirai.<br />

Che s<strong>tu</strong>pido! Dopo qualche istante mi resi <strong>tu</strong>ttavia<br />

conto che nessuna delle due aveva capito<br />

che stavo origliando, quindi riaccostai<br />

l’orecchio.<br />

«Sarebbe troppo chiedere una serra<strong>tu</strong>ra?»<br />

domandò Abby. «Mare?»<br />

«È davvero un gran peccato che non siate<br />

entrati in sintonia. Sei l’unica ragazza che<br />

avrebbe po<strong>tu</strong>to...» America sospirò. «Non<br />

importa. Adesso non importa più.»<br />

Sentii chiudere l’acqua.


238/662<br />

«Sei come lui. È una malattia... nessuno di<br />

voi si comporta in modo razionale. Eri<br />

incazzata con lui, ricordi?»<br />

«Lo so», rispose Abby.<br />

Tornai in soggiorno con il cuore che mi batteva<br />

all’impazzata. Se, al di là dei motivi, America<br />

mi vedeva di buon occhio, ritenevo di avere<br />

il via libera, di non essere un idiota a voler conquistare<br />

Abby.<br />

Non appena mi fui seduto sul divano, America<br />

uscì dal bagno.<br />

«Che c’è?» chiese percependo che qualcosa<br />

non andava.<br />

«Niente, tesoro, siediti», rispose Shepley toccando<br />

il cuscino al suo fianco.<br />

Lei obbedì contenta, accoccolandosi vicino a<br />

lui.<br />

Sentii il rumore dell’asciugacapelli e guardai<br />

l’orologio. L’unica cosa peggiore del fatto di<br />

dover accettare che Abby uscisse con Parker era<br />

che lui l’aspettasse a casa mia. Restare<br />

impassibile mentre prendeva la borsa e se ne<br />

andava era una cosa, guardare quel deficiente<br />

seduto sul <strong>mio</strong> divano, sapendo che aveva<br />

intenzione di farsela a fine serata, era un’altra.


239/662<br />

Quando Abby uscì dal bagno, la mia ansia<br />

<strong>tu</strong>ttavia diminuì un po’. Indossava un vestito<br />

rosso e un rossetto in tinta. Si era arricciata i<br />

capelli come le pin-up negli anni Cinquanta,<br />

ma stava meglio... molto... molto meglio.<br />

Sorrisi senza nemmeno dovermi sforzare.<br />

«Sei... bellissima.»<br />

«Grazie», rispose, chiaramente colta alla<br />

sprovvista.<br />

Suonò il campanello e avvertii subito una<br />

scarica di adrenalina nelle vene. Feci un profondo<br />

respiro, deciso a restare imper<strong>tu</strong>rbabile.<br />

Abby andò ad aprire e Parker impiegò un po’<br />

prima di riuscire a parlare. «Sei la crea<strong>tu</strong>ra più<br />

bella che abbia mai visto», esclamò con tono<br />

trasognato.<br />

Mi dovetti trattenere per non vomitare prima<br />

di tirargli un pugno. Che coglione!<br />

America sfoderò un sorriso <strong>tu</strong>tto denti e<br />

anche Shepley sembrò sinceramente contento.<br />

Mi rifiutai di girarmi e tenni lo sguardo fisso<br />

sulla TV. Se avessi visto l’aria compiaciuta di<br />

Parker, avrei scavalcato il divano e lo avrei<br />

scaraventato al piano di sotto senza che poggiasse<br />

i piedi su un solo gradino.


240/662<br />

La porta si chiuse e io mi chinai, posando i<br />

gomiti sulle ginocchia e prendendomi la testa<br />

fra le mani.<br />

«Sei stato in gamba, Trav», osservò Shepley.<br />

«Ho bisogno di bere.»


12.<br />

VERGINE<br />

Meno di una settimana dopo mi ero già scolato<br />

la seconda bottiglia di whisky. Per sopportare,<br />

da un lato, che Abby passasse sempre<br />

più tempo con Parker e, dall’altro, che continuasse<br />

a chiedermi di liberarla dalla scommessa,<br />

avevo finito per bere più di quanto fumassi.<br />

Giovedì a pranzo Parker aveva rovinato la<br />

sorpresa della festa, perciò mi ero affannato ad<br />

anticiparla da domenica a venerdì. Fui grato di<br />

quella distrazione, ma non bastò.<br />

Giovedì sera Abby e America stavano chiacchierando<br />

in bagno. <strong>Il</strong> modo in cui si comportava<br />

con Mare contrastava nettamente con<br />

quello in cui trattava me: non mi rivolgeva<br />

quasi la parola dalla sera in cui mi ero rifiutato<br />

di liberarla dalla scommessa.


242/662<br />

Nella speranza di appianare le cose, feci<br />

capolino in bagno. «Che ne dici di andare fuori<br />

a cena?»<br />

«Shep vorrebbe provare quel nuovo locale<br />

messicano in centro, se vi va», disse America<br />

pettinandosi distratta i capelli.<br />

«Pensavo di uscire solo con Pidge.»<br />

Abby si ritoccò il rossetto. «Mi vedo con<br />

Parker.»<br />

«Di nuovo?» chiesi sentendo il <strong>mio</strong> volto<br />

contrarsi.<br />

«Di nuovo», rispose con tono cantilenante.<br />

Suonò il campanello. Abby schizzò fuori dal<br />

bagno e attraversò di corsa il soggiorno per<br />

andare ad aprire.<br />

La seguii e rimasi dietro di lei con l’intento di<br />

fulminare Parker con lo sguardo.<br />

«Non <strong>sei</strong> mai un po’ meno splendida?» fece<br />

lui.<br />

«In base alla prima volta che ha messo piede<br />

qui, direi di sì», osservai impassibile.<br />

Abby sollevò un dito in direzione di Parker e<br />

si girò. Mi aspettavo ribattesse con qualche cattiveria,<br />

invece sorrideva. Mi gettò le braccia al<br />

collo e mi strinse.


243/662<br />

All’inizio pensai volesse picchiarmi, ma<br />

quando capii che mi stava abbracciando mi<br />

rilassai e la attirai a me.<br />

Si scostò, sempre sorridendo. «Grazie per<br />

avermi organizzato la festa di compleanno.<br />

Possiamo rimandare la cena?»<br />

Nel suo sguardo c’era un calore di cui sentivo<br />

la mancanza, ma restai s<strong>tu</strong>pito soprat<strong>tu</strong>tto dal<br />

fatto di averla fra le braccia, visto che non mi<br />

aveva parlato per <strong>tu</strong>tto il pomeriggio.<br />

«A domani?» Mi abbracciò di nuovo.<br />

«Certo.»<br />

Mi salutò con la mano mentre prendeva<br />

quella di Parker e chiudeva la porta.<br />

Mi girai e mi grattai la nuca. «Ho... ho<br />

bisogno... di...»<br />

«Bere?» chiese Shepley vagamente preoccupato.<br />

Guardò verso la cucina. «Abbiamo finito<br />

<strong>tu</strong>tto tranne la birra.»<br />

«Allora credo che farò un salto al negozio di<br />

liquori.»<br />

«Vengo con te», disse America alzandosi per<br />

prendere la giacca.<br />

«Perché non lo accompagni con la Charger?»<br />

suggerì Shepley gettandole le chiavi.


244/662<br />

America le fissò. «Sei sicuro?»<br />

Shep sospirò. «Non penso che Travis debba<br />

andare in moto... da nessuna parte... se capisci<br />

quello che intendo.»<br />

Lei annuì. «Afferrato.» Mi prese per mano.<br />

«Vieni, Trav, ti porto a fare rifornimento.» La<br />

seguii, ma lei si fermò di colpo e si girò. «Però<br />

mi devi promettere una cosa. Stasera niente<br />

risse. Se vuoi annegare il <strong>tu</strong>o dolore,<br />

d’accordo», affermò prendendomi il mento e<br />

costringendomi ad assentire. «Se cerchi la<br />

sbronza cattiva, no.» Mi ruotò la testa da una<br />

parte all’altra.<br />

Mi ritrassi, scostandole la mano.<br />

«Me lo prometti?» domandò.<br />

«Sì.»<br />

Lei sorrise. «Allora andiamo.»<br />

Con le dita sulle labbra e il gomito appoggiato<br />

alla portiera, guardai il mondo sfilare via<br />

dal finestrino. <strong>Il</strong> fronte freddo aveva portato<br />

con sé un vento furioso, che sferzava alberi e<br />

cespugli e faceva dondolare i semafori appesi.<br />

L’abito di Abby era molto corto e Parker<br />

avrebbe fatto bene a controllarsi se si fosse sollevato.<br />

Mi vennero in mente le sue ginocchia


245/662<br />

nude quando ci eravamo seduti sul sedile posteriore<br />

della Charger e mi figurai Parker che,<br />

come me, le osservava la pelle morbida e<br />

lucida, ma con sguardo ben più lascivo.<br />

Mentre la rabbia mi cresceva nel petto,<br />

America tirò il freno a mano. «Eccoci.»<br />

La luce flebile dell’insegna illuminava<br />

l’ingresso dell’Ugly Fixer Liquor. Mare mi seguì<br />

come un’ombra nella terza corsia. Impiegai<br />

solo un istante a trovare quello che cercavo.<br />

L’unico alcolico adatto a una serata del genere:<br />

il Jim Beam.<br />

«Sei sicuro di volerlo fare?» mi domandò con<br />

un vago tono di monito. «Domani hai una festa<br />

a sorpresa da organizzare.»<br />

«Ne sono sicuro», replicai portando la bottiglia<br />

alla cassa.<br />

Nell’istante stesso in cui posai le chiappe sul<br />

sedile, svitai il tappo e bevvi una sorsata.<br />

America mi osservò e inserì la retromarcia.<br />

«Sarà proprio divertente.»<br />

Quando tornammo a casa, avevo bevuto un<br />

quarto del whisky.<br />

«Non hai...» disse Shepley notando la<br />

bottiglia.


246/662<br />

«Sì», risposi bevendo un altro sorso. «Ne<br />

vuoi un po’?» chiesi avvicinandogliela.<br />

Lui fece una smorfia. «Dio, no. Devo restare<br />

sobrio per essere pronto a reagire quando<br />

affronterai Parker con il Jim Beam in corpo.»<br />

«No, non lo farà», intervenne America. «Ha<br />

promesso.»<br />

«Certo», confermai con un sorriso, sentendomi<br />

già meglio. «L’ho promesso.»<br />

Nell’ora seguente Shepley e America fecero il<br />

possibile per distrarmi e il signor Beam svolse<br />

egregiamente la sua funzione di stordirmi. A<br />

metà della seconda ora le parole di Shepley<br />

sembravano rallentate e America ridacchiava<br />

vedendo il sorriso idiota che avevo sulla faccia.<br />

«Vedi? Ha la sbronza allegra.»<br />

Soffiai e dalle labbra mi uscì un sibilo. «Non<br />

sono ubriaco, non ancora.»<br />

Shep indicò il liquido ambrato che calava<br />

sempre più. «Se bevi il resto, lo sarai.»<br />

Sollevai la bottiglia e guardai l’orologio. «Tre<br />

ore. Dev’essere un appuntamento interessante.»<br />

Alzai la bottiglia in direzione di Shepley<br />

e l’accostai alle labbra, inclinandola. <strong>Il</strong> liquore


247/662<br />

rimasto si riversò nella mia bocca intorpidita e<br />

mi bruciò fin nello stomaco.<br />

«Gesù, Travis», esclamò preoccupato Shep.<br />

«Sarebbe bene che ti addormentarsi, che non<br />

fossi in piedi quando rientrerà.»<br />

<strong>Il</strong> rumore di un motore si fece più forte via<br />

via che si avvicinava, poi prese a girare in folle.<br />

Conoscevo bene quel rombo: era la Porsche di<br />

Parker.<br />

Sfoderai un sorriso ebbro. «Perché mai? È<br />

adesso che succede la magia.»<br />

America mi s<strong>tu</strong>diò sospettosa. «Trav... hai<br />

promesso.»<br />

Annuii. «Certo, ho promesso. L’aiuterò solo a<br />

scendere dall’auto.» Stavo in piedi ma non sentivo<br />

le gambe e lo schienale del divano mi fu<br />

prezioso per muovere qualche passo.<br />

Afferrai la maniglia, ma America posò delicatamente<br />

la sua mano sulla mia. «Scendo con<br />

te, per accertarmi che non infranga la<br />

promessa.»<br />

«Buona idea», osservai. Aprii la porta e<br />

l’adrenalina prese il sopravvento sul whisky. La<br />

Porsche sobbalzava e aveva i finestrini<br />

appannati.


248/662<br />

Mi ritrovai in fondo alle scale senza neanche<br />

capire come avessero fatto le mie gambe ad<br />

andare tanto veloci. America mi afferrò per la<br />

camicia. Per quanto minuta, era incredibilmente<br />

robusta.<br />

«Travis», mormorò. «Abby non lo lascerà<br />

andare tanto in là. Prima cerca di calmarti.»<br />

«Controllo solo che stia bene», risposi<br />

coprendo la breve distanza che mi separava<br />

dall’auto. Picchiai contro il finestrino del<br />

passeggero con tanta forza che mi s<strong>tu</strong>pii non si<br />

rompesse. Quando non aprirono la portiera, lo<br />

feci io.<br />

Abby si stava sistemando in fretta il vestito.<br />

Aveva i capelli scompigliati e le labbra senza<br />

rossetto, prova inequivocabile di quello che<br />

stavano combinando.<br />

Parker s’innervosì. «Che diavolo stai<br />

facendo, Travis?»<br />

Chiusi le mani a pugno, ma sentii America<br />

toccarmi la spalla.<br />

«Vieni, Abby, ti devo parlare», disse.<br />

Abby batté le palpebre. «Di cosa?»<br />

«Vieni e basta!» affermò bruscamente Mare.


249/662<br />

Abby guardò Parker. «Scusami, devo<br />

andare.»<br />

Lui scosse infuriato la testa. «No, è <strong>tu</strong>tto a<br />

posto.»<br />

La presi per mano mentre scendeva dalla<br />

Porsche e chiusi la portiera con un calcio. Lei si<br />

girò di scatto e si mise tra me e la macchina,<br />

dandomi una spinta sulla spalla. «Che problemi<br />

hai? La devi smettere!»<br />

La Porsche uscì sgommando dal parcheggio.<br />

Io estrassi le sigarette dalla tasca della camicia<br />

e me ne accesi una. «Adesso puoi tornare a<br />

casa, Mare.»<br />

«Vieni, Abby.»<br />

«Perché non resti, Abs?» dissi. Quel soprannome<br />

era ridicolo. Come facesse Parker a pronunciarlo<br />

stando serio era di per sé un mistero.<br />

Abby le indicò di andare avanti e lei obbedì<br />

con riluttanza. La guardai per un istante,<br />

facendo un paio di tiri.<br />

Abby incrociò le braccia. «Perché lo hai<br />

fatto?»<br />

«Perché? Perché ti stava palpeggiando sotto<br />

casa mia!»


250/662<br />

«Vivo a casa <strong>tu</strong>a, è vero, ma quello che faccio<br />

e con chi lo faccio sono affari miei.»<br />

Gettai la sigaretta. «Ti meriti di più, Pidge.<br />

Non permettergli di scoparti in macchina come<br />

una qualsiasi.»<br />

«Non avevo intenzione di fare sesso con lui!»<br />

Indicai lo spazio vuoto lasciato dall’auto di<br />

Parker. «E allora che stavi facendo?»<br />

«Non hai mai flirtato con nessuno, Travis?<br />

Non <strong>sei</strong> mai uscito con qualcuno senza andare<br />

fino in fondo?»<br />

Era la cosa più s<strong>tu</strong>pida che avessi mai sentito.<br />

«Dove vuoi arrivare?» In quel modo finivi<br />

solo per sentirti sessualmente frustrato e<br />

deluso.<br />

«Succede a <strong>tu</strong>tti... Lo sapresti se ogni tanto<br />

uscissi con una ragazza.»<br />

«I finestrini erano <strong>tu</strong>tti appannati, l’auto<br />

sobbalzava... come facevo a saperlo?»<br />

«Forse non dovresti spiarmi!»<br />

Spiarla? Sapeva che sentivamo <strong>tu</strong>tte le macchine<br />

che si fermavano sotto casa e aveva<br />

deciso che il posto adatto per farsela con un<br />

tizio che detestavo era davanti alla mia porta?<br />

Mi sfregai deluso la faccia, cercando di stare


251/662<br />

calmo. «Non posso sopportarlo, Pigeon. Mi<br />

sembra di impazzire.»<br />

«Non puoi sopportare cosa?»<br />

«Se vai a letto con lui, non voglio saperlo.<br />

Finirò in prigione per un bel po’ se scoprirò che<br />

lui... non dirmelo, ecco.»<br />

«Travis!» esclamò fremente di rabbia. «Non<br />

posso credere che <strong>tu</strong> abbia detto una cosa<br />

simile! Per me è un passo importante!»<br />

«È quello che dicono <strong>tu</strong>tte!»<br />

«Non parlo delle puttanelle che frequenti!<br />

Parlo di me!» Si portò la mano al petto. «Io<br />

non ho... lasciamo perdere.» Fece qualche<br />

passo, ma l’afferrai per il braccio e la costrinsi a<br />

voltarsi.<br />

«Non hai cosa?» Pur in quelle condizioni, ci<br />

arrivai lo stesso. «Sei vergine?»<br />

«E allora?» rispose arrossendo.<br />

«Per questo America era così sicura che non<br />

saresti andata tanto in là.»<br />

«Ho avuto lo stesso ragazzo per <strong>tu</strong>tti e quattro<br />

gli anni delle superiori. Voleva diventare un<br />

ministro battista! Non è mai successo!»<br />

«Un ministro battista? Cos’è accaduto dopo<br />

<strong>tu</strong>tta quell’astinenza duramente conquistata?»


252/662<br />

«Voleva sposarsi e restare in... Kansas. Io<br />

no.»<br />

Non riuscivo a credere a quello che mi stava<br />

dicendo. Aveva quasi diciannove anni ed era<br />

ancora vergine? Una rarità ormai. Non ricordavo<br />

di averne conosciuta una dall’inizio delle<br />

superiori. Le presi il viso tra le mani. «Una vergine.<br />

Non l’avrei mai detto, visto come ballavi<br />

al Red.»<br />

«Molto spassoso», esclamò salendo furiosa le<br />

scale.<br />

La inseguii ma caddi. Sbattei il gomito<br />

sull’angolo di un gradino senza provare dolore<br />

e mi girai sulla schiena, ridendo istericamente.<br />

«Che fai? Alzati!» mi esortò tirandomi finché<br />

mi rimisi in piedi.<br />

Lo sguardo mi si appannò e poi mi ritrovai<br />

alla lezione di Chaney. Abby era seduta al suo<br />

posto, vestita per andare a un ballo, mentre io<br />

ero in boxer. L’aula era vuota ed era l’alba o il<br />

tramonto.<br />

«Vai da qualche parte?» chiesi senza scompormi<br />

per il fatto di essere seminudo.<br />

Abby sorrise e mi sfiorò il viso. «No. Non<br />

vado da nessuna parte. Sono qui per restare.»


253/662<br />

«Me lo prometti?» domandai toccandole le<br />

ginocchia e le divaricai le gambe quel tanto da<br />

sistemarmi tra le sue cosce.<br />

«In fin dei conti sono <strong>tu</strong>a.»<br />

Non sapevo esattamente che cosa intendesse,<br />

ma un istante dopo mi saltò addosso. Sentii le<br />

sue labbra sul collo e chiusi gli occhi in uno<br />

stato di totale euforia. Le sue dita mi sfiorarono<br />

il petto e trattenni il fiato quando le infilò nei<br />

boxer, toccandomi il pene.<br />

L’estasi che avevo provato prima non era<br />

nulla al confronto. Le affondai la mano nei<br />

capelli e la baciai esplorando la sua bocca con<br />

la lingua.<br />

In quel momento le cadde una scarpa e io<br />

abbassai lo sguardo.<br />

«Devo andare», disse mesta.<br />

«Cosa? Mi era sembrato avessi detto che non<br />

andavi da nessuna parte.»<br />

Lei sorrise. «Impegnati di più.»<br />

«Cosa?»<br />

«Impegnati di più», ripeté toccandomi il<br />

viso.<br />

«Aspetta», esclamai perché non volevo che<br />

finisse. «Io ti amo, Pigeon.»


254/662<br />

Battei lentamente le palpebre. Quando misi a<br />

fuoco lo sguardo, riconobbi il ventilatore della<br />

mia stanza. Avevo male dapper<strong>tu</strong>tto e la testa<br />

mi martellava a ogni battito del cuore.<br />

Dal corridoio la voce acuta, eccitata di America<br />

mi perforò le orecchie. Tra la sua e quella di<br />

Abby si udiva il tono fondo di Shepley.<br />

Chiusi gli occhi, sprofondando in una cupa<br />

depressione. Era stato solo un sogno, la felicità<br />

non era reale. Mi sfregai la faccia, cercando di<br />

far leva su <strong>tu</strong>tta la mia determinazione per buttarmi<br />

giù dal letto.<br />

A qualsiasi festa fossi andato la sera prima,<br />

mi augurai ne fosse valsa la pena visto che mi<br />

sentivo un rottame.<br />

Le gambe erano pesanti come piombi<br />

quando mi mossi per raccogliere un paio di<br />

jeans in un angolo. Me li infilai e arrancai fino<br />

in cucina, sussultando al suono delle loro voci.<br />

«Ragazzi, fate proprio un bel casino», dissi<br />

abbottonandomi i jeans.<br />

«Scusa», rispose Abby senza quasi guardarmi.<br />

La sera prima avevo sicuramente fatto<br />

qualche s<strong>tu</strong>pidaggine che l’aveva messa in<br />

imbarazzo.


255/662<br />

«Chi diavolo mi ha lasciato bere tanto ieri<br />

sera?»<br />

America assunse un’aria disgustata. «Hai<br />

fatto <strong>tu</strong>tto da solo. Sei uscito e ti <strong>sei</strong> comprato<br />

una bottiglia dopo che Abby se n’era andata<br />

con Parker. Quando è tornata, te l’eri scolata<br />

<strong>tu</strong>tta.»<br />

Ebbi allora qualche flash: Abby era uscita<br />

con Parker, io ero giù di morale ed ero andato<br />

al negozio di liquori con America.<br />

«Maledizione», esclamai scuotendo la testa.<br />

«Ti <strong>sei</strong> divertita?» chiesi a Abby.<br />

Lei arrossì.<br />

Oh, cazzo, doveva essere peggio del previsto.<br />

«Parli sul serio?» fece.<br />

«Che c’è?» indagai, pentendomi subito di<br />

essermi espresso così.<br />

America rise, divertita dal <strong>mio</strong> vuoto di<br />

memoria. «L’hai trascinata fuori dall’auto di<br />

Parker: hai visto rosso quando li hai scoperti<br />

che pomiciavano come due liceali. Finestrini<br />

appannati eccetera!»<br />

Mi sforzai di ricordare il più possibile. <strong>Il</strong> fatto<br />

che stessero pomiciando non mi disse nulla, ma<br />

la mia gelosia sì.


256/662<br />

Abby sembrava sul punto di esplodere e indietreggiai<br />

di fronte al suo sguardo.<br />

«Quanto <strong>sei</strong> incazzata?» domandai, aspettandomi<br />

che un urlo devastante mi trapassasse<br />

la testa.<br />

Lei invece si diresse a grandi passi in camera<br />

e io la seguii, chiudendo piano la porta alle<br />

nostre spalle.<br />

Quando si girò, notai che aveva un’aria<br />

diversa, che non seppi come interpretare.<br />

«Ricordi qualcosa di quello che mi hai detto<br />

ieri sera?» chiese.<br />

«No. Perché? Sono stato cattivo?»<br />

«No, non <strong>sei</strong> stato cattivo! Tu... noi...» Si<br />

coprì gli occhi con le mani.<br />

Quando le abbassò, notai un gioiello nuovo e<br />

luccicante al suo polso. «Da dove viene<br />

questo?» domandai prendendole la mano.<br />

«È <strong>mio</strong>», rispose scostandosi.<br />

«Non l’ho mai visto prima. Sembra nuovo.»<br />

«Lo è.»<br />

«Dove lo hai preso?»<br />

«Me lo ha dato Parker un quarto d’ora fa»,<br />

disse.


257/662<br />

Ebbi un attacco di rabbia, di quelli che mi<br />

scatenavano la voglia di prendere a pugni<br />

qualcosa.<br />

«Che cazzo ci faceva qui quello stronzo? Si è<br />

fermato a dormire?»<br />

Lei incrociò impassibile le braccia. «Stamattina<br />

è andato in cerca del <strong>mio</strong> regalo di compleanno<br />

e me l’ha portato.»<br />

«Non è ancora il <strong>tu</strong>o compleanno.» Stavo per<br />

perdere le staffe, ma il fatto che non fosse per<br />

nulla intimorita mi aiutò a controllarmi.<br />

«Non poteva aspettare», replicò sollevando il<br />

mento.<br />

«Non mi s<strong>tu</strong>pisce che abbia dovuto trascinarti<br />

fuori dalla sua macchina, pare proprio che<br />

<strong>tu</strong>...» M’interruppi e serrai le labbra per evitare<br />

di aggiungere altro. Non era il momento di<br />

sparare s<strong>tu</strong>pidaggini che non avrei po<strong>tu</strong>to<br />

ritirare.<br />

«Cosa? Finisci la frase.»<br />

Strinsi i denti. «Niente. Sono incazzato e<br />

stavo per dire qualcosa di brutto, che non<br />

penso.»<br />

«Prima non ti trattenevi mai.»


258/662<br />

«Lo so. Ci sto lavorando», risposi dirigendomi<br />

verso la porta. «Ti lascio vestire.»<br />

Quando feci per afferrare la maniglia, sentii<br />

una fitta al gomito. Me lo toccai ed era dolente.<br />

Sollevandolo vidi quello che sospettavo: un livido<br />

recente. Pensai affannosamente come me lo<br />

fossi procurato e mi ricordai di essere caduto e<br />

scoppiato a ridere quando Abby mi aveva detto<br />

di essere vergine. Lei mi aveva aiutato a spogliarmi...<br />

e poi io... oddio!<br />

«Ieri sera sono caduto sulle scale. E <strong>tu</strong> mi hai<br />

aiutato ad andare a letto. Noi...» dissi avvicinandomi.<br />

D’un tratto mi ricordai di essermi buttato<br />

addosso a lei mentre era seminuda davanti<br />

all’armadio.<br />

Per poco non me l’ero fatta da ubriaco,<br />

privandola della sua verginità. All’idea di ciò<br />

che sarebbe po<strong>tu</strong>to accadere mi vergognai<br />

come... mai mi era capitato.<br />

«No. Non è successo niente», disse<br />

scuotendo vigorosamente la testa.<br />

Trasalii. «Voi appannate i finestrini, io ti tiro<br />

fuori dall’auto e cerco di...» Tentai di cancellare<br />

il ricordo, tanto mi faceva star male. Per for<strong>tu</strong>na,<br />

nonostante la sbronza, mi ero fermato,


259/662<br />

ma se non l’avessi fatto? Abby non si meritava<br />

di vivere così la prima volta con nessuno, tanto<br />

meno con me. Per un po’ avevo sinceramente<br />

creduto di essere cambiato, ma erano bastate<br />

una bottiglia di whisky e la parola «vergine»<br />

per tornare al <strong>mio</strong> comportamento del cavolo.<br />

Mi girai verso la porta e presi la maniglia.<br />

«Mi stai trasformando in un fot<strong>tu</strong>to psicopatico,<br />

Pigeon», brontolai al di sopra della<br />

spalla. «Non penso in modo lucido quando ti<br />

sto vicino.»<br />

«Allora è colpa mia?»<br />

Mi voltai. Spostai lo sguardo dal suo viso<br />

all’accappatoio, alle gambe, ai piedi, per tornare<br />

infine a fissarla negli occhi. «Non lo so. Ho<br />

la mente un po’ appannata... ma non ricordo<br />

che <strong>tu</strong> abbia detto di no.»<br />

Lei fece un passo. All’inizio sembrava pronta<br />

ad avventarsi su di me, invece il suo viso si<br />

addolcì. «Che cosa vuoi che dica, Travis?»<br />

Guardai il braccialetto e poi lei. «Speravi che<br />

non ricordassi?»<br />

«No! Ero incazzata all’idea che te ne fossi<br />

dimenticato!»


260/662<br />

Non c’era logica nel suo comportamento.<br />

«Perché?»<br />

«Perché se io avessi... se noi avessimo... e <strong>tu</strong><br />

non... non so perché! Lo ero e basta!»<br />

Stava per ammetterlo. Era incazzata con me<br />

perché stava per offrirmi la sua verginità e io<br />

non mi ricordavo che cosa fosse successo. Ecco,<br />

quello era il <strong>mio</strong> momento: avremmo finalmente<br />

chiarito le cose, però non c’era quasi più<br />

tempo. Shepley sarebbe entrato da un<br />

momento all’altro per dirle di accompagnare<br />

America a fare spese, in modo che potessimo<br />

organizzare la festa.<br />

Mi precipitai verso di lei, fermandomi a un<br />

paio di centimetri, e le presi il viso tra le mani.<br />

«Che stiamo combinando, Pidge?»<br />

Dalla cin<strong>tu</strong>ra il suo sguardo si spostò lentamente<br />

sugli occhi. «Dimmelo <strong>tu</strong>.»<br />

Divenne assente, come se ammettere di provare<br />

un sentimento profondo per me la mandasse<br />

in tilt.<br />

Udii bussare e mi venne un accesso di rabbia,<br />

ma mantenni la concentrazione.<br />

«Abby?» esclamò Shepley. «Mare va a fare<br />

spese e vuole sapere se la accompagni.»


261/662<br />

«Pidge?» chiesi fissandola negli occhi.<br />

«Sì», rispose a Shepley, «ho alcune commissioni<br />

da fare.»<br />

«Va bene, allora le dico di aspettarti», disse<br />

lui allontanandosi in corridoio.<br />

«Pidge?» ripetei, ansioso di continuare il<br />

discorso.<br />

Lei indietreggiò di qualche passo. «Possiamo<br />

parlarne più tardi? Oggi ho molto da fare.»<br />

«Certo», dissi afflitto.


13.<br />

UNA NOTTE IN BAGNO<br />

Abby non restò in bagno a lungo: in effetti,<br />

non avrebbe po<strong>tu</strong>to fare più in fretta. Cercai di<br />

non abbattermi. Di solito, quando si trattava di<br />

discorsi seri, andava fuori di testa.<br />

La porta si chiuse e America uscì dal<br />

parcheggio. Per l’ennesima volta l’appartamento<br />

mi sembrò opprimente e nello stesso<br />

tempo vuoto. Detestavo starci senza di lei e mi<br />

chiesi come avessi fatto prima di conoscerla.<br />

Mi avvicinai al sacchetto del drugstore.<br />

Avevo fatto stampare alcune foto di noi due,<br />

scattate col telefono.<br />

Le pareti avevano finalmente un po’ di<br />

colore. Proprio quando finii di appendere<br />

l’ultima, Shepley bussò.<br />

«Ehi, amico.»<br />

«Sì?»<br />

«Abbiamo delle cose da fare.»


263/662<br />

«Lo so.»<br />

Andammo a casa di Brazil, restando perlopiù<br />

in silenzio. Quando arrivammo, venne ad aprirci<br />

con una ventina di palloncini in mano. Le<br />

lunghe strisce argentee gli svolazzavano sulla<br />

faccia e lui le scostò, sputandone alcune che gli<br />

si erano infilate in bocca.<br />

«Mi stavo proprio chiedendo se non aveste<br />

cambiato idea. Gruver porta la torta e i<br />

liquori.»<br />

Andammo in soggiorno. Le pareti di casa<br />

loro non erano molto diverse dalle nostre, ma o<br />

si erano presi un appartamento «completamente<br />

arredato» oppure avevano recuperato il<br />

divano all’Esercito della salvezza.<br />

«Ho mandato alcune matricole della squadra<br />

a prendere da mangiare e le casse da urlo di<br />

Mikey», proseguì Brazil. «Una ragazza della<br />

Sigma Cappa ci darà alcune lampade: non ti<br />

preoccupare, non le ho invitate. Ho detto che<br />

servivano per una festa il prossimo fine settimana.<br />

Dovremmo essere a posto.»<br />

«Bene», commentò Shepley. «America<br />

farebbe un casino se ci trovasse qui con le sue<br />

compagne.»


264/662<br />

Brazil sorrise. «Le uniche ragazze che verranno<br />

sono le compagne di classe di Abby e le<br />

fidanzate dei giocatori. Credo che sarà<br />

contenta.»<br />

Sorrisi anch’io e lo osservai mollare i palloncini,<br />

che salirono fin sul soffitto. «Io pure.<br />

Shep?»<br />

«Sì?»<br />

«Chiama Parker solo all’ultimo. Così lo<br />

avremo invitato e, se ce la farà a venire, non<br />

resterà qui per <strong>tu</strong>tto il tempo.»<br />

«Intesi.»<br />

Brazil sospirò. «Mi aiuti a spostare un po’ di<br />

mobili, Trav?»<br />

«Certo», risposi seguendolo nella stanza<br />

accanto. Era un locale unico che faceva da sala<br />

da pranzo e cucina, con le sedie già addossate<br />

alle pareti. Sul banco c’erano una fila di bicchierini<br />

puliti e una bottiglia di Patrón.<br />

Shepley si bloccò. «Non sarà per Abby,<br />

vero?»<br />

Brazil sorrise e i suoi denti bianchi spiccarono<br />

sulla pelle olivastra. «Uh... sì. È una tradizione.<br />

Se la squadra di football le organizza una<br />

festa, riceverà il trattamento del caso.»


265/662<br />

«Non puoi costringerla a bere tanto», obiettò<br />

Shepley. «Travis, diglielo.»<br />

Brazil sollevò la mano. «Io non la costringo a<br />

fare niente. Per ogni bicchierino che berrà,<br />

riceverà venti dollari. È il nostro regalo.» <strong>Il</strong> sorriso<br />

<strong>tu</strong>ttavia gli svanì dal volto quando notò<br />

l’aria cupa di Shepley.<br />

«<strong>Il</strong> vostro regalo è un’intossicazione<br />

alcolica?»<br />

Annuii. «Vedremo se vorrà bere un bicchierino<br />

per festeggiare, Shep. In questo non c’è<br />

alcun male.»<br />

Spostammo il tavolo e aiutammo le matricole<br />

a portare il cibo e le casse. Una ragazza prese a<br />

spruzzare un deodorante per ambienti<br />

nell’appartamento.<br />

«Nikki! Smettila con quella porcheria!»<br />

Lei si mise una mano sul fianco. «Se non<br />

puzzaste tanto, non ce ne sarebbe bisogno. Con<br />

dieci ragazzi sudati in un appartamento l’aria<br />

diventa subito irrespirabile! Non vorrete che,<br />

quando arriverà Abby, la casa puzzi come una<br />

pat<strong>tu</strong>miera, no?»


266/662<br />

«Ha ragione», affermai. «A proposito, devo<br />

andare a farmi una doccia. Ci vediamo tra<br />

mezz’ora.»<br />

Shepley si asciugò la fronte e assentì, prendendo<br />

il cellulare da una tasca dei jeans e le<br />

chiavi dall’altra.<br />

Inviò un rapido messaggio ad America. Nel<br />

giro di pochi secondi il telefono ronzò e lui sorrise.<br />

«Caspita, sono perfettamente in orario.»<br />

«Buon segno.»<br />

Corremmo a casa. Nel giro di quindici minuti<br />

mi feci la doccia, mi rasai e mi vestii. Shepley<br />

non impiegò molto di più, eppure continuai a<br />

guardare l’orologio.<br />

«Calmati», fece abbottonandosi la camicia<br />

verde scozzese. «Stanno ancora facendo<br />

compere.»<br />

Un motore potente si fermò davanti a casa, si<br />

udì sbattere una portiera e poi dei passi risalirono<br />

le scale di metallo.<br />

Aprii la porta e sorrisi. «Pun<strong>tu</strong>alissimo.»<br />

Anche Trenton sorrise. Teneva in mano una<br />

scatola di medie dimensioni con alcuni fori sui<br />

lati. «Ha mangiato, bevuto e fatto i suoi<br />

bisogni. Dovrebbe stare tranquillo per un po’.»


267/662<br />

«Sei stato grande, Trent, grazie.» Guardai<br />

alle sue spalle e scorsi papà al volante del pickup.<br />

Lo salutai e lui ricambiò.<br />

Trenton aprì il coperchio e sorrise. «Fai il<br />

bravo, piccolo. Sono sicuro che ci rivedremo.»<br />

<strong>Il</strong> cucciolo dimenò la coda quando richiusi il<br />

coperchio.<br />

«Ehi, perché nella mia stanza?» gemette<br />

Shepley quando lo portai dentro.<br />

«Nel caso Pidge entri nella mia prima che io<br />

sia pronto.» Presi il cellulare e composi il suo<br />

numero. <strong>Il</strong> telefono trillò una, due volte.<br />

«Pronto?»<br />

«È ora di cena! Dove diavolo siete finite?»<br />

«Ci siamo fatte coccolare un po’. Prima che<br />

arrivassimo noi, <strong>tu</strong> e Shep sapevate come<br />

cucinare una cena. Sono sicura che ve la<br />

caverete.»<br />

«Be’, grazie tante. Eravamo preoccupati.»<br />

«Stiamo bene», rispose allegra.<br />

America le sussurrò qualcosa. «Digli che ti<br />

riporterò a casa in men non si dica. Devo solo<br />

fermarmi da Brazil a prendere gli appunti per<br />

Shep.»<br />

«Hai sentito?» mi chiese Abby.


268/662<br />

«Sì. Ci vediamo allora, Pidge.»<br />

Riagganciai e seguii in fretta Shepley alla<br />

macchina. Non capivo perché, ma ero nervoso.<br />

«Hai chiamato quel coglione?»<br />

Shepley annuì inserendo la marcia. «Quando<br />

eri sotto la doccia.»<br />

«Verrà?»<br />

«Più tardi. Non gli ha fatto piacere essere<br />

avvertito all’ultimo minuto, ma quando gli ho<br />

ricordato che è stato necessario perché non sa<br />

tenere a freno quella lingua del cazzo non ha<br />

avuto più molto da ridire.»<br />

Sorrisi. Parker mi aveva sempre irritato, ma<br />

non invitarlo avrebbe significato contrariare<br />

Abby.<br />

«Non ubriacarti e non prenderlo a pugni»,<br />

mi ammonì.<br />

«Non prometto niente. Parcheggia laggiù,<br />

dove non la vedrà», dissi indicando il posteggio<br />

laterale.<br />

Ci affrettammo a raggiungere l’appartamento<br />

di Brazil. Bussai ma sentii silenzio.<br />

«Siamo noi! Aprite.»<br />

La porta si aprì e mi si parò davanti Chris<br />

Jenks con un sorriso ebete sulla faccia.


269/662<br />

Dondolava di qua e di là, già sbronzo. Era<br />

l’unico che mi piacesse meno di Parker. Nessuno<br />

ne aveva le prove, ma si diceva che a una<br />

festa della Sig Tau avesse messo qualcosa nel<br />

bicchiere di una ragazza. Molti ci credevano,<br />

dato che era l’unico modo in cui riusciva a portarsi<br />

a letto una donna. Non era mai stato<br />

accusato pubblicamente, però lo tenevo<br />

d’occhio.<br />

Guardai cupo Shepley, che sollevò le mani.<br />

Ovviamente non sapeva neanche lui che Jenks<br />

sarebbe stato presente.<br />

Controllai l’orologio e ci mettemmo ad<br />

aspettare al buio con le strisce argentee dei palloncini<br />

che ci penzolavano sulla faccia.<br />

Eravamo tanto pigiati che bastava che uno si<br />

muovesse per farci inclinare <strong>tu</strong>tti.<br />

Alla fine udimmo bussare e ci immobilizzarono.<br />

Pensavo che America sarebbe entrata,<br />

ma non successe niente. Qualcuno bisbigliò e fu<br />

zittito.<br />

Quando bussarono di nuovo, Brazil entrò in<br />

azione: raggiunse veloce la porta e la spalancò.<br />

Sulla soglia c’erano America e Abby.<br />

«Buon compleanno!» gridammo in coro.


270/662<br />

Abby sgranò gli occhi e sorrise, coprendosi la<br />

bocca con la mano. America la spinse dentro e<br />

le andammo <strong>tu</strong>tti incontro.<br />

Mi fecero largo. Abby era uno schianto:<br />

indossava un abito grigio e un paio di scarpe<br />

gialle con il tacco. Le presi il volto fra le mani e<br />

le stampai un bacio in fronte.<br />

«Buon compleanno, Pigeon.»<br />

«Ma è domani!» esclamò sorridendo a <strong>tu</strong>tti.<br />

«Be’, visto che c’è stata una soffiata, abbiamo<br />

dovuto fare qualche cambiamento all’ultimo<br />

minuto. Sorpresa?»<br />

«Molto!»<br />

Finch accorse per farle gli auguri e America<br />

le diede un colpetto col gomito. «È stato un<br />

bene che ti abbia convinta a fare spese con me,<br />

altrimenti saresti arrivata qui conciata da<br />

schifo!»<br />

«Sei splendida», dissi ammirandola. Non era<br />

il termine più poetico che avrei po<strong>tu</strong>to usare,<br />

ma non volevo strafare.<br />

Brazil la abbracciò calorosamente. «E spero<br />

abbia capito che la storia di America sul fatto<br />

che le do i brividi era solo un pretesto per trascinarti<br />

qui.»


271/662<br />

America scoppiò a ridere. «Mi sembra abbia<br />

funzionato, no?»<br />

Abby scosse la testa, ancora con gli occhi<br />

sgranati e un ampio sorriso sul volto. Si avvicinò<br />

al suo orecchio per mormorarle qualcosa e<br />

Mare rispose. Le avrei chiesto più tardi che<br />

cosa si fossero dette.<br />

Brazil alzò il volume dello stereo e <strong>tu</strong>tti esultarono.<br />

«Vieni qui, Abby!» disse andando in<br />

cucina. Prese la bottiglia di tequila dal banco e<br />

si piazzò davanti ai bicchierini allineati. «Buon<br />

compleanno dalla squadra di football, piccola.»<br />

Sorrise e riempì ogni bicchierino di Patrón fino<br />

all’orlo. «Noi festeggiamo così: compi diciannove<br />

anni, hai diciannove bicchierini. Più ne<br />

bevi, più guadagni», spiegò allargando a<br />

ventaglio una serie di banconote da venti<br />

dollari.<br />

«Oh, <strong>mio</strong> Dio!» strillò Abby illuminandosi<br />

alla vista di <strong>tu</strong>tto quel denaro.<br />

«Bevi, Pidge!» la esortai.<br />

Lei guardò sospettosa Brazil. «Guadagno<br />

venti dollari per ogni bicchierino che bevo?»<br />

«Esatto, e presto ti vedremo sbronza. A<br />

giudicare dalla <strong>tu</strong>a corpora<strong>tu</strong>ra, direi che alla


272/662<br />

fine della serata ce la caveremo con una perdita<br />

di sessanta dollari.»<br />

«Pensaci bene», replicò Abby portandosi il<br />

primo bicchierino alle labbra. Piegò la testa<br />

all’indietro e lo svuotò in un sorso, poi lo lasciò<br />

cadere afferrandolo a mezz’aria. Aveva un’aria<br />

così sexy!<br />

«Cavolo!» esclamai eccitato.<br />

«È davvero uno spreco, Brazil», osservò<br />

pulendosi la bocca. «Dovreste usare la Cuervo,<br />

non la Patrón.»<br />

<strong>Il</strong> sorriso compiaciuto gli svanì dal volto.<br />

Scosse la testa e scrollò le spalle. «Allora forza.<br />

I portafogli di dodici giocatori di football<br />

dicono che non arriverai a dieci.»<br />

Lei socchiuse gli occhi. «Raddoppiate la<br />

somma, oppure ne berrò quindici.»<br />

Non potei fare a meno di sorridere, ma nello<br />

stesso tempo mi chiesi che cosa avrei fatto se<br />

avesse continuato a comportarsi come una<br />

squillo di Las Vegas. Era terribilmente<br />

provocante.<br />

«Uau!» esclamò Shepley. «Non ti è permesso<br />

finire in ospedale il giorno del <strong>tu</strong>o compleanno,<br />

Abby!»


273/662<br />

«Può farcela», disse America fissando Brazil.<br />

«Quaranta dollari a bicchiere?» fece lui<br />

dubbioso.<br />

«Hai paura?» domandò Abby.<br />

«Diamine, no! Ti darò venti a bicchierino, e<br />

quando arriverai a quindici raddoppierò il<br />

totale.»<br />

Abby ne tracannò un altro. «In Kansas si<br />

festeggia così!»<br />

La musica era forte e mi riproposi di ballare<br />

con lei <strong>tu</strong>tte le canzoni che avesse voluto. La<br />

casa era gremita di s<strong>tu</strong>denti allegri, con una<br />

birra in una mano e un bicchierino nell’altra.<br />

Abby si allontanava ogni tanto per buttar giù<br />

un’altra tequila, poi tornava con me sulla pista<br />

da ballo improvvisata in soggiorno.<br />

Gli dei del compleanno dovevano aver<br />

apprezzato i miei sforzi, perché quand’era già<br />

piuttosto sbronza arrivò un lento, uno dei miei<br />

preferiti. Tenni le labbra vicine al suo orecchio,<br />

cantando la canzone e sussurrandole le frasi<br />

salienti per farle capire che venivano dal <strong>mio</strong><br />

cuore.<br />

Probabilmente non lo capì, il che però non<br />

mi dissuase dall’insistere.


274/662<br />

Le feci fare un casqué e lei allungò le braccia<br />

dietro di sé, sfiorando quasi il pavimento con le<br />

dita. Scoppiò in una sonora risata e un attimo<br />

dopo eravamo di nuovo abbracciati. Mi mise le<br />

braccia al collo e sospirò. Aveva un profumo<br />

che mi faceva impazzire.<br />

«Tra qualche bicchierino non potrai più<br />

farlo», esclamò ridacchiando.<br />

«Ti ho già detto quanto <strong>sei</strong> bella stasera?»<br />

Lei scosse la testa e l’appoggiò sulla mia<br />

spalla. La strinsi a me e le sfiorai il collo con il<br />

viso. Quand’eravamo così, sereni, felici,<br />

dimentichi del fatto che dovevamo essere solo<br />

amici, mi sentivo in paradiso.<br />

La porta si aprì e Abby si scostò. «Parker!»<br />

strillò correndo ad abbracciarlo.<br />

Lui la baciò sulle labbra e io passai<br />

dall’euforia alla furia cieca.<br />

Le sollevò il polso e sorrise, bisbigliandole<br />

qualcosa a proposito di quello s<strong>tu</strong>pido<br />

braccialetto.<br />

«Ehi», mi gridò America nell’orecchio. Aveva<br />

un tono più alto del solito, ma nessun altro<br />

sentì.


275/662<br />

«Ehi», risposi continuando a fissare Parker e<br />

Abby.<br />

«Sta’ calmo. Shepley ha detto che Parker<br />

avrebbe fatto solo un salto. Ha un impegno<br />

domani mattina, quindi non può fermarsi<br />

molto.»<br />

«Ah sì?»<br />

«Sì, quindi controllati. Fa’ un bel respiro. Se<br />

ne andrà subito.»<br />

Abby lo portò in cucina, prese un altro bicchierino<br />

e lo tracannò, per posarlo quindi capovolto<br />

come i cinque precedenti. Brazil le<br />

allungò un biglietto da venti e lei tornò esultante<br />

in soggiorno.<br />

L’afferrai senza perder tempo e ballammo<br />

insieme ad America e Shepley.<br />

A un certo punto Shep le diede una pacca sul<br />

sedere. «Uno!»<br />

America lo imitò e fu seguita dagli altri.<br />

Arrivati al numero diciannove, mi fregai le<br />

mani facendole credere che le avrei dato una<br />

sonora sculacciata. «Tocca a me!»<br />

Lei si accarezzò il posteriore dolente. «Fa’<br />

piano!»


276/662<br />

Alzai la mano, estremamente divertito. Abby<br />

chiuse gli occhi ma dopo un istante sbirciò. Io<br />

mi bloccai a un soffio dalle sue natiche e le<br />

diedi una leggera pacca.<br />

«Diciannove!» esclamai.<br />

Gli invitati urlarono contenti e America si<br />

lanciò in una versione alcolica di Buon compleanno.<br />

Al momento di dire il suo nome<br />

l’intera stanza gridò: «Pigeon!» e io mi sentii<br />

orgoglioso.<br />

Subito dopo partì un altro lento, ma stavolta<br />

fu Parker a trascinarla in pista. Sembrava un<br />

robot, tanto era goffo e rigido.<br />

Mi sforzai di non guardare, <strong>tu</strong>ttavia prima<br />

che la canzone terminasse li vidi sgattaiolare in<br />

corridoio. Incrociai lo sguardo di America. Lei<br />

sorrise, ammiccò e scosse la testa ammonendomi<br />

in silenzio di non fare sciocchezze.<br />

Aveva ragione. Abby non restò sola con lui<br />

per più di cinque minuti, poi si avviarono<br />

insieme verso la porta.<br />

Dalla sua espressione imbarazzata e infastidita<br />

capii che Parker aveva cercato di rendere<br />

quei pochi attimi memorabili.<br />

La baciò sulla guancia e Abby chiuse la porta.


277/662<br />

«Paparino se n’è andato!» urlai trascinandola<br />

al centro del soggiorno. «Che la festa abbia<br />

inizio!»<br />

Ci fu un boato generale di gioia.<br />

«Aspetta... ho un impegno da rispettare»,<br />

osservò lei andando in cucina e prendendo un<br />

altro bicchierino.<br />

Vedendo quanti ne restavano, ne presi uno<br />

dal fondo e lo bevvi. Lei a quel punto ne afferrò<br />

ancora uno e io feci lo stesso.<br />

«Ne restano altri sette, Abby», commentò<br />

Brazil dandole i soldi.<br />

Passammo l’ora seguente a ballare, ridere e<br />

chiacchierare del più e del meno. Abby non<br />

smetteva di sorridere e io di guardarla.<br />

Ogni tanto la sorprendevo a osservarmi e mi<br />

chiedevo che cosa sarebbe successo quando<br />

fossimo tornati a casa.<br />

Abby bevve con calma altri bicchierini, ma al<br />

decimo era piuttosto andata. Ballava con America<br />

sul divano ridendo come una scolaretta e a<br />

un tratto perse l’equilibrio.<br />

L’afferrai prima che cadesse.


278/662<br />

«Hai mantenuto la parola», dissi. «Hai<br />

bevuto più di qualsiasi ragazza di nostra conoscenza.<br />

Ora però basta.»<br />

«Col cavolo», biascicò. «Se arrivo a quindici<br />

sono <strong>sei</strong>cento dollari in <strong>tu</strong>tto che mi porto via!<br />

E proprio <strong>tu</strong> non mi puoi dire di non fare qualcosa<br />

di estremo per soldi.»<br />

«Se <strong>sei</strong> così disperata, Pigeon...»<br />

«Non ho intenzione di chiederti prestiti»,<br />

disse con un sogghigno.<br />

«Stavo per suggerirti di impegnare il braccialetto»,<br />

replicai sorridendo.<br />

Mi diede una pacca sul braccio proprio<br />

mentre America iniziava il conto alla rovescia<br />

per la mezzanotte. Quando scoccò, si levò un<br />

coro di grida.<br />

In vita mia non avevo mai desiderato tanto<br />

baciare una ragazza.<br />

America e Shepley mi batterono sul tempo,<br />

dandole un bacio sulla guancia. Io la sollevai da<br />

terra e la feci ruotare.<br />

«Buon compleanno, Pigeon», le dissi facendo<br />

appello a <strong>tu</strong>tte le mie forze per non stamparle<br />

un bacio sulle labbra.


279/662<br />

Tutti si erano accorti che si era appartata con<br />

Parker e sarei stato piuttosto meschino a metterla<br />

in imbarazzo in quel modo.<br />

Mi guardò con i suoi grandi occhi grigi e io<br />

mi persi.<br />

«I bicchierini!» esclamò dirigendosi con<br />

passo incerto in cucina.<br />

<strong>Il</strong> suo strillo mi scosse, riportandomi alla<br />

realtà tra danze, musica e baccano.<br />

«Sei sbronza, Abby. Penso sia ora di andare a<br />

casa», suggerì Brazil quando si avvicinò al<br />

banco.<br />

«Non sono una che molla», replicò. «Voglio i<br />

miei soldi.»<br />

La raggiunsi mentre lui infilava un biglietto<br />

da venti sotto gli ultimi bicchierini. «Ha intenzione<br />

di berli! Fuori i soldi ragazzi!» gridò ai<br />

compagni.<br />

«Non avrei mai creduto di perdere cinquanta<br />

dollari scommettendo contro una ragazza», si<br />

lamentò Chris.<br />

«Credici, invece, Jenks», replicò lei prendendo<br />

un bicchierino per mano.<br />

Li buttò giù, uno alla volta, ma poi si bloccò.


280/662<br />

«Pigeon?» esclamai facendo un passo nella<br />

sua direzione.<br />

Lei sollevò un dito e Brazil sorrise.<br />

«Perderà», disse.<br />

«No», ribatté America scuotendo la testa.<br />

«Fa’ un respiro profondo, Abby.»<br />

Lei chiuse gli occhi e inspirò, afferrando<br />

l’ultimo.<br />

«Santo Dio, Abby! Andrai in coma etilico!»<br />

gridò Shepley.<br />

Abby rovesciò il capo e lasciò che la tequila le<br />

scorresse giù per la gola. L’intera sala proruppe<br />

in urla e fischi alle nostre spalle e Brazil le<br />

porse i soldi.<br />

«Grazie», disse fiera infilandoseli nel<br />

reggiseno.<br />

Non avevo mai visto niente del genere in vita<br />

mia. «In questo momento <strong>sei</strong> incredibilmente<br />

sexy», le bisbigliai all’orecchio mentre tornavamo<br />

in soggiorno.<br />

Lei mi cinse con le braccia, probabilmente<br />

perché non riusciva a reggersi in piedi.<br />

«Sei sicura di stare bene?»<br />

Avrebbe voluto rispondere: “È <strong>tu</strong>tto a posto”,<br />

ma le parole le uscirono confuse.


281/662<br />

«Falla vomitare, Trav. Che butti fuori un po’<br />

di tequila.»<br />

«Dio, Shep, lasciala in pace. Sta bene», intervenne<br />

seccata America.<br />

Lui si accigliò. «Cerco solo di evitare che<br />

accada qualcosa di brutto.»<br />

«Abby? Stai bene?» domandò America.<br />

Pur mezza addormentata, lei riuscì ad abbozzare<br />

un sorriso.<br />

America guardò Shep. «Lascia che il suo<br />

corpo smaltisca l’alcol, si riprenderà. Non è la<br />

prima volta. Calmati.»<br />

«Incredibile», fece lui. «Travis!»<br />

Avvicinai la guancia alla fronte di Abby.<br />

«Pidge? Vuoi evitare rischi e vomitare?»<br />

«No», rispose. «Voglio ballare», aggiunse e<br />

mi strinse con più forza.<br />

Guardai Shepley e scrollai le spalle. «Finché<br />

sta in piedi...»<br />

Contrariato, lui si fece largo tra la folla e<br />

sparì. America schioccò la lingua e alzò gli<br />

occhi al cielo, poi lo seguì.<br />

Abby si premette contro di me. La canzone<br />

aveva un ritmo veloce, però nel centro della<br />

stanza alcune coppie ballavano lentamente,


282/662<br />

circondate dalla massa che si dimenava e<br />

agitava le braccia. Le luci blu, rosse e verdi danzavano<br />

con noi sul pavimento e sulle pareti.<br />

Quelle blu si riflessero a un tratto sul suo volto<br />

e dovetti trattenermi per non baciarla.<br />

Quando, alcune ore dopo, la festa stava volgendo<br />

al termine, io e Abby eravamo ancora in<br />

pista. Si era un po’ ripresa e le avevo dato da<br />

mangiare cracker e formaggio. Avevo ballato<br />

con America una s<strong>tu</strong>pida canzone pop, ma per<br />

il resto era sempre rimasta tra le mie braccia.<br />

Gran parte degli invitati se n’erano andati o<br />

erano crollati da qualche parte, e la discussione<br />

tra Shepley e America era via via degenerata.<br />

«Se siete con me, io me ne vado», disse lui<br />

schizzando verso la porta.<br />

«Non intendo andarmene ora», biascicò<br />

Abby con gli occhi semichiusi.<br />

«Credo che la serata sia finita. Torniamo a<br />

casa.» Feci un passo verso la porta, ma lei non<br />

si mosse. Fissava per terra, un po’ bianca in<br />

volto.<br />

«Stai per vomitare, vero?»<br />

Sollevò lo sguardo, sempre con gli occhi<br />

semichiusi. «Penso proprio di sì.»


283/662<br />

Barcollò un paio di volte, al che la presi in<br />

braccio.<br />

«Tu, Travis Maddox, <strong>sei</strong> sexy quando non fai<br />

lo stronzo», disse con un sorriso da ubriaca che<br />

le deformò la bocca.<br />

«Uh... grazie», risposi afferrandola meglio.<br />

Mi accarezzò la guancia. «Sai cosa, signor<br />

Maddox?»<br />

«Cosa, piccola?»<br />

Si fece seria. «In un’altra vita potrei amarti.»<br />

La fissai per un istante scrutando nei suoi<br />

occhi appannati. Era sbronza, ma in quel<br />

momento non mi sembrò fuori luogo credere<br />

che fosse vero.<br />

«Io potrei amarti in questa.»<br />

Lei piegò la testa e mi premette le labbra<br />

sull’angolo della bocca. Voleva baciarmi, ma<br />

aveva sbagliato mira. Si scostò e lasciò cadere<br />

la testa sulla mia spalla. Mi guardai attorno: chi<br />

era ancora sobrio era rimasto di sasso di fronte<br />

alla scena.<br />

Senza dire una parola la portai alla Charger,<br />

dove trovai America con le braccia incrociate.


284/662<br />

Shepley indicò Abby. «Guardala! È <strong>tu</strong>a amica<br />

e l’hai lasciata fare una cosa estremamente<br />

pericolosa! L’hai incoraggiata!»<br />

«Io la conosco, Shep! Per soldi l’ho vista fare<br />

ben altro!» replicò America.<br />

Le lanciai un’occhiata.<br />

«Bere. Per soldi l’ho vista bere molto di più»,<br />

precisò. «Sai che intendo.»<br />

«Ma ascoltati!» urlò Shepley. «Hai seguito<br />

Abby fin qui dal Kansas per tenerla lontana dai<br />

guai e guardala! Ha un tasso d’alcol spaventoso<br />

in corpo ed è svenuta! Non è un comportamento<br />

da approvare!»<br />

Lei socchiuse gli occhi. «Oh! Grazie per la<br />

comunicazione di servizio su quello che non si<br />

può fare al college, Signor Diciottenne con una<br />

sfilza infinita di fidanzate “serie” alle spalle.»<br />

Mimò il gesto delle virgolette quando disse<br />

«serie».<br />

Shepley rimase a bocca aperta, per nulla<br />

divertito. «Sali in macchina, cazzo. Hai la<br />

sbronza cattiva.»<br />

America scoppiò a ridere. «Non mi hai mai<br />

visto cattiva, cocchino!»<br />

«Ti assicuro che ci stiamo andando vicino!»


285/662<br />

«Sì, un paio di palle. Guarda che non finisce<br />

qui.»<br />

«Sei una stronza!»<br />

America sbiancò. «Portami a casa.»<br />

«Lo farei se salissi su questa macchina del<br />

cazzo!» Shepley aveva urlato le ultime parole,<br />

<strong>tu</strong>tto rosso in volto, con le vene del collo in<br />

rilievo.<br />

Mare aprì la portiera e salì dietro, lasciandola<br />

spalancata. Mi aiutò a sistemare Abby al<br />

suo fianco, dopodiché io presi posto sul sedile<br />

anteriore.<br />

<strong>Il</strong> tragitto fu breve e restammo <strong>tu</strong>tti in silenzio.<br />

Quando Shepley parcheggiò al solito posto,<br />

scesi e ribaltai il sedile.<br />

Abby teneva la testa sulla spalla di America, e<br />

i suoi capelli le coprivano la faccia. La presi e<br />

me la caricai in spalla. America si precipitò<br />

fuori e andò dritta alla sua macchina, pescando<br />

le chiavi dalla borsetta.<br />

«Mare», disse Shepley con voce rotta, già<br />

pentito.<br />

Lei salì, gli sbatté la portiera in faccia e fece<br />

retromarcia.


286/662<br />

Abby era sulla mia spalla con il sedere per<br />

aria e le braccia penzoloni.<br />

«Dovrà tornare per Abby, giusto?» mi chiese<br />

Shep con aria disperata.<br />

In quel momento Abby gemette e sussultò.<br />

Quell’orrendo verso che accompagna pun<strong>tu</strong>almente<br />

il vomito fu seguito da un gorgoglio, e un<br />

istante dopo mi sentii i pantaloni bagnati.<br />

«Dimmi che non è vero», dissi impietrito.<br />

Shepley si chinò e si raddrizzò. «Invece sì.»<br />

Feci i gradini a due a due e lo sollecitai a trovare<br />

la chiave. Non appena aprì la porta, mi<br />

lanciai in bagno.<br />

Abby si chinò sul water e buttò fuori <strong>tu</strong>tto<br />

quello che aveva bevuto. Aveva già i capelli<br />

sporchi di vomito, ma presi lo stesso un elastico<br />

nero dal lavandino e le feci la coda. Le ciocche<br />

bagnate si appiccicavano, <strong>tu</strong>ttavia riuscii a tirarle<br />

indietro e a legarle. Avevo visto parecchie<br />

ragazze raccogliersi capelli in classe e non<br />

impiegai molto a capire come fare.<br />

Abby ebbe un altro sussulto. Inumidii una<br />

salvietta e mi sedetti accanto a lei, premendogliela<br />

sulla fronte. Dopo un po’ si appoggiò<br />

alla vasca con un gemito.


287/662<br />

Le pulii delicatamente il viso e cercai di rimanere<br />

immobile mentre teneva la testa sulla<br />

mia spalla.<br />

«Ce la farai?» chiesi.<br />

Lei si accigliò, ebbe un conato e riuscì a<br />

stringere le labbra quel tanto da avvicinarsi al<br />

water. Vomitò di nuovo.<br />

Era così minuta e la quantità di liquido che<br />

espelleva era incredibile. Iniziai a<br />

preoccuparmi.<br />

Mi allontanai in fretta e tornai con due<br />

asciugamani, un lenzuolo, tre coperte e quattro<br />

cuscini. Lei si lamentava sopra la tazza del<br />

water e tremava <strong>tu</strong>tta. Disposi le coperte<br />

accanto alla vasca e attesi, sapendo che con<br />

grande probabilità avremmo trascorso la notte<br />

in quell’angolo del bagno.<br />

Shepley comparve sulla soglia. «Devo...<br />

chiamare qualcuno?»<br />

«Non ancora. La tengo d’occhio.»<br />

«Sto bene», disse lei. «È il <strong>mio</strong> modo di<br />

evitare un’intossicazione alcolica.»<br />

Lui la guardò <strong>tu</strong>rbato. «No, è il <strong>tu</strong>o modo di<br />

fare s<strong>tu</strong>pidaggini.»<br />

«Ehi, hai il... il suo...»


288/662<br />

«Regalo?» fece inarcando un sopracciglio.<br />

«Sì.»<br />

«Ce l’ho», rispose chiaramente afflitto.<br />

«Grazie.»<br />

Abby si riappoggiò alla vasca e le pulii<br />

prontamente il viso. Shepley bagnò un’altra<br />

salvietta e me la gettò.<br />

«Grazie.»<br />

«Chiama se hai bisogno», aggiunse. «Mi<br />

stendo a letto a escogitare un modo per convincere<br />

Mare a perdonarmi.»<br />

Mi misi il più possibile comodo contro la<br />

vasca e la avvicinai a me. Lei sospirò e i nostri<br />

corpi si fusero. Nonostante fosse sporca di<br />

vomito, starle vicino era l’unica cosa che desiderassi.<br />

Mi tornò in mente quello che mi aveva<br />

detto alla festa.<br />

«In un’altra vita potrei amarti.»<br />

Abby era debole e sofferente tra le mie braccia,<br />

dipendeva da me. In quell’istante capii che<br />

il <strong>mio</strong> sentimento era molto più profondo di<br />

quanto immaginassi. Tra il giorno del nostro<br />

incontro e quella sera sul pavimento del bagno<br />

mi ero innamorato di lei.


289/662<br />

Abby sospirò ancora e mi appoggiò la testa<br />

sulle ginocchia. Prima di appisolarmi, mi accertai<br />

che fosse ben avvolta nelle coperte.<br />

«Trav?» mormorò.<br />

«Sì?»<br />

Non rispose. <strong>Il</strong> suo respiro si fece regolare e<br />

la sua testa pesante sulle mie gambe. La ceramica<br />

fredda contro la schiena e le piastrelle sotto<br />

il sedere erano una tor<strong>tu</strong>ra, ma non osai<br />

muovermi. Lei stava comoda e lo sarebbe<br />

rimasta. Dopo averla guardata dormire per<br />

venti minuti, non sentii più alcun fastidio e chiusi<br />

gli occhi.


14.<br />

IL CUCCIOLO<br />

La giornata era iniziata male. Abby era<br />

andata da America per cercare di convincerla a<br />

tornare con Shepley e lui si stava rosicchiando<br />

le unghie in soggiorno, in attesa di un miracolo.<br />

Avevo portato subito fuori il cane, temendo<br />

che America arrivasse da un momento all’altro<br />

e rovinasse la sorpresa. Gli avevo dato da<br />

mangiare e un asciugamano dove accoccolarsi,<br />

però piangeva lo stesso.<br />

Nonostante non fossi un tipo molto comprensivo,<br />

non potevo biasimarlo: stare chiuso<br />

in una scatola non era piacevole. Per for<strong>tu</strong>na,<br />

pochi secondi prima che tornassero si era<br />

calmato e addormentato.<br />

«Sono qui!» esclamò Shepley balzando in<br />

piedi dal divano.<br />

«D’accordo», dissi chiudendo piano la porta<br />

della sua camera. «Sta’ cal...»


291/662<br />

Prima che potessi terminare la frase, aveva<br />

già aperto la porta e si era precipitato giù per le<br />

scale. Mi fermai all’ingresso, un buon punto<br />

d’osservazione da cui vidi Abby accogliere<br />

Shepley con un sorriso e America riconciliarsi<br />

con lui. Poco dopo Abby si cacciò le mani in<br />

tasca e salì le scale.<br />

Le nubi au<strong>tu</strong>nnali gettavano ombre grigie<br />

dapper<strong>tu</strong>tto, ma il suo sorriso fu come un raggio<br />

di sole. A ogni passo che faceva, il cuore mi<br />

batteva più forte.<br />

«E vissero felici e contenti», esclamai chiudendo<br />

la porta.<br />

Ci sedemmo sul divano e le misi le gambe<br />

sulle mie ginocchia.<br />

«Cosa vuoi fare oggi, Pidge?»<br />

«Dormire. O riposare...»<br />

«Non posso darti prima il regalo?»<br />

Mi diede una spinta sulla spalla. «Non ci<br />

credo! Mi hai preso un regalo?»<br />

«Non è un braccialetto di diamanti, ma ho<br />

pensato potesse piacerti.»<br />

«Mi piacerà di sicuro.»<br />

Le scostai le gambe e andai a recuperare il<br />

dono. Cercai di non scuotere la scatola e sperai


292/662<br />

che il cucciolo non si svegliasse, rovinando<br />

<strong>tu</strong>tto. «Ssst, piccolo. Non piangere, okay? Fa’ il<br />

bravo.»<br />

Posai la scatola ai suoi piedi e mi accovacciai.<br />

«Sbrigati, voglio che sia una sorpresa.»<br />

«Devo sbrigarmi?» chiese sollevando il<br />

coperchio. Restò a bocca aperta. «Un cucciolo?»<br />

strillò infilando le mani nella scatola. Se<br />

lo accostò al viso, cercando di tenerlo fermo<br />

mentre si dimenava e si allungava per leccarla.<br />

«Ti piace?»<br />

«Lo adoro! Mi hai preso un cucciolo!»<br />

«È un Cairn Terrier. Ho fatto tre ore di<br />

strada per andare a prenderlo, giovedì dopo la<br />

lezione.»<br />

«Allora, quando hai detto che andavi con<br />

Shepley a portare la macchina dal<br />

meccanico...»<br />

Annuii. «...siamo andati a prendere il <strong>tu</strong>o<br />

regalo.»<br />

«Non sta fermo un minuto!» osservò<br />

ridendo.<br />

«Ogni ragazza del Kansas ha bisogno di un<br />

Toto!» dissi cercando di impedire che quella<br />

palla di pelo le cadesse dalle ginocchia.


293/662<br />

«Assomiglia proprio a Toto! Lo chiamerò<br />

così», esclamò lei facendogli una smorfia.<br />

Era felice, e anch’io.<br />

«Puoi tenerlo qui. Me ne occuperò io quando<br />

tornerai alla Morgan ed è la garanzia che verrai<br />

a trovarmi.»<br />

«Sarei tornata lo stesso, Trav.»<br />

«Farei qualsiasi cosa per vedere sempre quel<br />

sorriso che ora hai sul volto.»<br />

A quelle parole tacque per qualche istante,<br />

ma tornò quasi subito a rivolgere l’attenzione al<br />

cane. «Penso che <strong>tu</strong> abbia bisogno di fare un<br />

pisolino, Toto. Sì, è proprio così.»<br />

Assentii, la presi in braccio e la sollevai.<br />

«Allora andiamo.»<br />

La portai in camera, scostai le coperte e la<br />

adagiai sul letto. Quel gesto sarebbe bastato di<br />

per sé a eccitarmi ma ero troppo stanco. Mi<br />

chinai su di lei per tirare le tende e crollai sul<br />

cuscino.<br />

«Grazie per essere restato con me ieri notte»,<br />

disse con voce rauca e assonnata. «Non c’era<br />

bisogno che dormissi per terra in bagno.»<br />

«È stata una delle notti più belle della mia<br />

vita.»


294/662<br />

Abby si girò e mi lanciò un’occhiata perplessa.<br />

«Perché hai dormito fra il water e la<br />

vasca su un pavimento duro e freddo di<br />

piastrelle con una scema che vomitava?»<br />

«A dire il vero sono stato sveglio con te<br />

quando stavi male e ti ho visto addormentarti<br />

fra le mie braccia. Non è stato comodo e non ho<br />

chiuso occhio, ma ho festeggiato il <strong>tu</strong>o diciannovesimo<br />

compleanno con te, e da ubriaca <strong>sei</strong><br />

davvero molto dolce.»<br />

«Tra un conato e l’altro dovevo proprio<br />

essere affascinante.»<br />

La attirai a me, accarezzando Toto che le si<br />

era accoccolato vicino al collo. «Sei l’unica<br />

donna che conosco che è fantastica anche<br />

quando è china sul water. <strong>Il</strong> che è <strong>tu</strong>tto dire.»<br />

«Grazie, Trav. Non ti costringerò più a farmi<br />

da baby-sitter.»<br />

Mi appoggiai al cuscino. «Come vuoi. Ma<br />

nessuno sa tenerti i capelli bene come me.»<br />

Rise e chiuse gli occhi. Per quanto stanco<br />

fossi, mi era difficile non guardarla. Era senza<br />

trucco, tranne per una sbava<strong>tu</strong>ra di mascara<br />

sulla palpebra inferiore. Si agitò un po’ e alla<br />

fine si rilassò.


295/662<br />

Battei le palpebre, sentendo gli occhi sempre<br />

più pesanti. Mi sembrava di essermi appena<br />

addormentato quando udii il campanello.<br />

Abby non si mosse nemmeno.<br />

Due voci maschili stavano mormorando in<br />

soggiorno: una era di Shepley. America le interruppe<br />

con la sua, acuta. Nessuno però aveva un<br />

tono allegro. Chiunque fosse arrivato, non era lì<br />

per una visita di cortesia.<br />

Sentii alcuni passi in corridoio e poi la porta<br />

si spalancò. Sulla soglia c’era Parker. Guardò<br />

me e Abby contraendo la mascella.<br />

Immaginai che cosa stesse pensando e mi<br />

passò per la mente di spiegargli perché Abby<br />

era nel <strong>mio</strong> letto, ma non lo feci. Anzi, le posai<br />

una mano sul fianco.<br />

«Chiudi la porta quando hai finito di farti gli<br />

affari miei», dissi appoggiando la testa accanto<br />

a quella di lei.<br />

Parker se ne andò senza dire una parola. Non<br />

sbatté la porta della camera, ma mise <strong>tu</strong>tte le<br />

sue forze per chiudere quella d’ingresso.<br />

Shepley fece capolino nella stanza. «Cazzo,<br />

fratello, la vedo brutta.»


296/662<br />

Ormai era fatta, non si potevano cambiare le<br />

cose. Al momento non mi preoccupai delle conseguenze,<br />

<strong>tu</strong>ttavia, mentre stavo disteso a<br />

osservare il volto splendido di Abby, la sua<br />

espressione totalmente serena, sentii a poco a<br />

poco crescere il panico. Quando avesse<br />

scoperto che cosa avevo fatto, mi avrebbe<br />

odiato.<br />

<strong>Il</strong> mattino dopo le ragazze uscirono in fretta<br />

per andare a lezione. Pidge non aveva quasi<br />

avuto il tempo di parlarmi, perciò non avevo la<br />

più pallida idea di che cosa pensasse della<br />

giornata precedente.<br />

Mi lavai i denti, mi vestii e trovai Shepley in<br />

cucina. Era seduto sullo sgabello davanti al<br />

banco e stava bevendo il latte con il cucchiaio.<br />

Indossava una felpa con cappuccio e i boxer<br />

rosa che America gli aveva comprato ritenendoli<br />

«sexy».<br />

Presi un bicchiere dalla lavastoviglie e lo<br />

riempii di succo d’arancia. «A quanto pare,<br />

avete chiarito le cose.»


297/662<br />

Lui sorrise, già ebbro di felicità. «Sì. Ti ho<br />

mai detto come sia America a letto dopo una<br />

lite?»<br />

Feci una smorfia. «No, e ti prego di non<br />

farlo.»<br />

«Discutere con lei è allucinante ma è anche<br />

una tentazione, se dopo facciamo pace così.»<br />

Quando non risposi, proseguì: «Penso che<br />

sposerò quella ragazza».<br />

«Sì, be’, quando avrai finito di fare il coglione,<br />

ricordati che dobbiamo andare.»<br />

«Sta’ zitto, Travis. Non pensare che non veda<br />

che cosa ti sta succedendo.»<br />

Incrociai le braccia. «E cosa mi sta<br />

succedendo?»<br />

«Ti <strong>sei</strong> innamorato di Abby.»<br />

«Puah. Ti <strong>sei</strong> inventato delle balle per non<br />

pensare ad America.»<br />

«Lo neghi?» Mi trafisse con gli occhi e io<br />

guardai dapper<strong>tu</strong>tto pur di evitare d’incrociarli.<br />

Dopo un buon minuto mi dimenai nervoso,<br />

restando <strong>tu</strong>ttavia in silenzio.<br />

«Adesso chi fa il coglione?»<br />

«Vaffanculo.»<br />

«Ammettilo.»


298/662<br />

«No.»<br />

«No, non neghi di esserti innamorato di<br />

Abby o no, non lo vuoi ammettere? Perché<br />

comunque sia, idiota, <strong>tu</strong> l’ami.»<br />

«...e allora?»<br />

«Lo sapevo!» esultò lui, scostando con forza<br />

lo sgabello che scivolò sul pavimento fino al<br />

tappeto.<br />

«Io... è solo che... sta’ zitto, Shep», dissi<br />

stringendo le labbra.<br />

Mi indicò mentre andava in camera. «Lo hai<br />

appena ammesso. Travis Maddox si è innamorato<br />

e ora possiamo dire di aver visto di <strong>tu</strong>tto.»<br />

«Pensa piuttosto a metterti un paio di pantaloni<br />

e andiamo!»<br />

Lui ridacchiò fra sé e io fissai per terra. Dirlo<br />

ad alta voce a un’altra persona lo aveva reso<br />

reale, e adesso non sapevo che fare.<br />

Meno di cinque minuti dopo stavo armeggiando<br />

con la radio della Charger mentre Shepley<br />

usciva dal posteggio.<br />

Ci destreggiammo nel traffico rallentando<br />

solo quel tanto da non investire qualche<br />

pedone. Shep sembrava incredibilmente di<br />

buon umore. Alla fine trovò un parcheggio


299/662<br />

adatto e ci dirigemmo insieme a Composizione<br />

II, l’unica lezione che avevamo in comune.<br />

La fila in alto era da settimane la preferita di<br />

entrambi, perché mi consentiva di evitare lo<br />

stormo di ragazze che di solito attorniava il <strong>mio</strong><br />

banco.<br />

La dottoressa Park entrò in aula di buon<br />

passo e posò la borsa, la valigetta e un bicchiere<br />

di caffè sulla cattedra. «Cristo, che freddo!»<br />

esclamò stringendosi meglio nel cappotto. «Ci<br />

siete <strong>tu</strong>tti?» Alzammo le mani e lei annuì senza<br />

prestare realmente attenzione. «Bene. Oggi:<br />

prova a sorpresa!» Si udì un coro di proteste e<br />

lei sorrise. «Mi vorrete bene lo stesso. Prendete<br />

carta e penna, ragazzi, non ho <strong>tu</strong>tto il giorno.»<br />

Nell’aula si udì un frusciare di fogli. Scribacchiai<br />

il nome in cima al <strong>mio</strong> e sorrisi vedendo il<br />

panico di Shepley.<br />

«Perché? Una prova a sorpresa a Composizione<br />

II? È assurdo, cazzo», sibilò.<br />

La prova si rivelò piuttosto semplice e la<br />

lezione terminò con l’assegnazione di un altro<br />

lavoro da consegnare entro il fine settimana.<br />

Poco prima della fine un ragazzo nella fila davanti<br />

si girò a guardare. Lo riconobbi: si


300/662<br />

chiamava Levi, ma lo sapevo solo perché avevo<br />

sentito la dottoressa Park chiamarlo così.<br />

Portava sempre i capelli scuri pettinati all’indietro,<br />

scostati dal viso butterato. Non veniva<br />

mai in mensa né all’associazione, non faceva<br />

parte della squadra di football e non lo si<br />

vedeva alle feste. Non a quelle a cui andavo io,<br />

a ogni modo.<br />

Lo guardai e tornai a rivolgere la mia attenzione<br />

all’insegnante, che stava raccontando<br />

dell’ultima visita del suo amico gay.<br />

Quando abbassai lo sguardo, vidi che mi<br />

stava ancora fissando.<br />

«Ti serve qualcosa?» domandai.<br />

«Ho saputo della festa da Brazil questo fine<br />

settimana. Ben fatto.»<br />

«Eh?»<br />

Anche la ragazza alla sua destra, Elizabeth, si<br />

girò scuotendo i capelli castani. Era la fidanzata<br />

di uno dei miei compagni dell’associazione. «Sì,<br />

mi è spiaciuto di essermi persa lo spettacolo.»<br />

Shepley si protese. «Che spettacolo? La lite<br />

fra me e Mare?»<br />

<strong>Il</strong> ragazzo ridacchiò. «No, la festa di Abby.»


301/662<br />

«La festa di compleanno?» domandai cercando<br />

di capire a cosa si riferisse. Erano successe<br />

tante cose che avrebbero po<strong>tu</strong>to scatenare<br />

i pettegolezzi, ma non al punto di incuriosire<br />

un tizio spuntato dal nulla.<br />

Elizabeth controllò che la dottoressa Park<br />

non guardasse e si voltò. «Abby e Parker.»<br />

Un’altra ragazza si girò. «Oh sì. Ho saputo<br />

che Parker vi ha scoperti ieri mattina, è vero?»<br />

«Lo hai saputo dove?» replicai sentendo una<br />

scarica di adrenalina in corpo.<br />

Elizabeth scrollò le spalle. «È sulla bocca di<br />

<strong>tu</strong>tti. Ne parlavano nella mia classe<br />

stamattina.»<br />

«Anche nella mia», aggiunse Levi.<br />

L’altra ragazza annuì.<br />

Elizabeth si girò un po’ di più e si protese<br />

verso di me. «Davvero si è appartata con<br />

Parker nel corridoio di Brazil e poi è venuta a<br />

casa con te?»<br />

Shepley si accigliò. «Vive da noi.»<br />

«No», fece la ragazza accanto. «Lei e Parker<br />

stavano facendo l’amore sul divano di Brazil,<br />

poi si è alzata, ha ballato con Travis, Parker se


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n’è andato <strong>tu</strong>tto incazzato e lei è andata via con<br />

Travis... e Shepley.»<br />

«Non è quello che ho sentito io», replicò<br />

Elizabeth cercando di frenare l’euforia. «Ho<br />

saputo che è stata una cosa a tre. Allora... qual<br />

è la verità, Travis?»<br />

Levi sembrava gradire quei discorsi. «A me<br />

risultava il contrario.»<br />

«Cioè?» chiesi, già irritato dal suo tono.<br />

«Che a Parker toccassero quelle che ti eri già<br />

fatto <strong>tu</strong>.»<br />

Socchiusi gli occhi. Chiunque fosse quel tizio,<br />

sapeva fin troppo. «Non sono affari <strong>tu</strong>oi, testa<br />

di cazzo.»<br />

«Bene», intervenne Shepley posando la<br />

mano sul <strong>mio</strong> banco.<br />

Levi si girò all’istante ed Elizabeth inarcò le<br />

sopracciglia prima di imitarlo.<br />

«Brutto pezzo di merda», borbottai e guardai<br />

Shepley. «È ora di pranzo, qualcuno la deve<br />

avvertire. Dicono che sia venuta a letto con<br />

<strong>tu</strong>tti e due. Cazzo, cazzo, Shepley, cosa faccio?»<br />

Lui mise immediatamente la sua roba nello<br />

zaino e io feci lo stesso.


303/662<br />

«Andate pure», annunciò la dottoressa Park.<br />

«Forza, levate le tende e siate produttivi.»<br />

Lo zaino mi rimbalzò sulla schiena mentre<br />

correvo attraverso il campus fino alla mensa.<br />

Scorsi America e Abby a pochi passi<br />

dall’ingresso.<br />

Shepley afferrò America per un braccio.<br />

«Mare», ansimò.<br />

Mi misi le mani sui fianchi, cercando di<br />

riprendere fiato.<br />

«Una folla di donne infuriate ti sta<br />

inseguendo?» chiese Abby scherzando.<br />

Scossi la testa. Mi tremavano le mani, perciò<br />

strinsi le cinghie dello zaino. «Volevo raggiungerti...<br />

prima che... entrassi», risposi affannato.<br />

«Che succede? domandò America a Shepley.<br />

«Hanno messo in giro una voce», spiegò lui.<br />

«Tutti dicono che Travis si sia portato a casa<br />

Abby e... i particolari variano, ma è una cosa<br />

piuttosto brutta.»<br />

«Cosa? Parli sul serio?» gridò Abby.<br />

America si spazientì. «Che t’importa, Abby?<br />

Sono settimane che <strong>tu</strong>tti fanno conget<strong>tu</strong>re su te<br />

e Trav. Non è la prima volta che qualcuno vi<br />

accusa di andare a letto insieme.»


304/662<br />

Guardai Shepley, sperando che avesse<br />

trovato il modo per togliermi d’impaccio.<br />

«Che c’è?» insistette Abby. «C’è qualcos’altro,<br />

vero?»<br />

Shepley sospirò. «Dicono che <strong>tu</strong> sia andata a<br />

letto con Parker da Brazil e poi abbia permesso<br />

a Travis di portarti a casa, se capisci cosa<br />

intendo.»<br />

Lei restò a bocca aperta. «Grande! Quindi<br />

adesso sono la sgualdrina dell’università?»<br />

Ero io la causa di <strong>tu</strong>tto e ovviamente era<br />

Abby a pagare. «È colpa mia. Se si trattasse di<br />

un altro, non direbbero cose simili su di te.»<br />

Entrai in mensa con le mani chiuse a pugno.<br />

Abby si sedette e io mi sistemai dall’altro<br />

lato, ad alcuni posti di distanza. In passato<br />

erano girate voci sul fatto che mi portassi a<br />

letto delle ragazze e a volte avevano coinvolto<br />

anche Parker, ma fino ad allora non mi era mai<br />

importato. Abby non si meritava di essere considerata<br />

così solo perché era mia amica.<br />

«Non c’è bisogno che ti sieda laggiù, Trav.<br />

Vieni qui», disse toccando il tavolo davanti a<br />

lei.


305/662<br />

«Ho saputo della <strong>tu</strong>a fantastica festa di compleanno,<br />

Abby», fece Chris Jenks gettandomi<br />

una foglia di lat<strong>tu</strong>ga nel piatto.<br />

«Non cominciare, Jenks», lo ammonii cupo.<br />

Lui sorrise. «Ho sentito che Parker è furioso.<br />

Ha detto di essere venuto da te ieri e che <strong>tu</strong> e<br />

Travis dormivate ancora.»<br />

«Stavano facendo un pisolino», precisò acida<br />

America.<br />

Abby mi guardò. «È venuto Parker?»<br />

Mi spostai sulla sedia, a disagio. «Stavo per<br />

dirtelo.»<br />

«Quando?» chiese bruscamente.<br />

America si avvicinò al suo orecchio, probabilmente<br />

per spiegarle quello che gli altri già<br />

sapevano.<br />

Abby posò i gomiti sul tavolo e si coprì la faccia<br />

con le mani. «Di bene in meglio.»<br />

«Quindi non avete combinato niente voi<br />

due?» indagò Chris. «Accidenti, che peccato. E<br />

io che pensavo che Abby fosse giusta per te,<br />

Trav.»<br />

«Piantala Chris», lo avvertì Shepley.


306/662<br />

«Se non te la <strong>sei</strong> fatta, ti spiace se ci provo<br />

io?» insistette Jenks sogghignando ai suoi<br />

amici.<br />

Mi alzai in piedi e mi allungai verso di lui. <strong>Il</strong><br />

sorriso che aveva sulle labbra si trasformò a<br />

poco a poco in un’espressione di terrore. Con<br />

una mano lo afferrai per la gola e con l’altra lo<br />

agguantai per la maglietta. Non sentii quasi<br />

l’impatto tra le mie nocche e la sua faccia. Ero<br />

furioso e persi le staffe. Jenks si protesse il viso<br />

con le mani, ma io continuai a pestarlo.<br />

«Travis!» urlò Abby girando attorno al<br />

tavolo.<br />

Mi bloccai, mollai la maglietta di Chris e lo<br />

lasciai andare. L’espressione di Abby mi aveva<br />

indotto a fermarmi: aveva paura di quello che<br />

aveva visto. Deglutì e indietreggiò. Di fronte<br />

alla sua reazione la rabbia divenne <strong>tu</strong>ttavia<br />

ancora più forte: non verso di lei, ma nei confronti<br />

di me stesso, per la vergogna che<br />

provavo. La superai urtandola e spintonai chiunque<br />

mi si parasse davanti. Avevo ottenuto<br />

due ottimi risultati: primo, avevo contribuito<br />

ad alimentare i pettegolezzi sulla ragazza che<br />

amavo, secondo, l’avevo spaventata a morte.


307/662<br />

La mia stanza mi sembrò l’unico posto dove<br />

rifugiarmi: mi vergognavo troppo persino per<br />

chiedere consiglio a <strong>mio</strong> padre. Shepley mi raggiunse.<br />

Senza dire una parola salì sulla Charger<br />

e accese il motore.<br />

Non parlammo per <strong>tu</strong>tto il tragitto verso<br />

casa. Non riuscivo a pensare a quello che<br />

sarebbe accaduto quando Abby fosse tornata.<br />

Shepley parcheggiò e io scesi, salendo le<br />

scale come uno zombie. Non c’era possibilità di<br />

un lieto fine. Abby se ne sarebbe andata perché<br />

si era spaventata per quanto aveva visto o, peggio<br />

ancora, avrei dovuto liberarla dalla<br />

scommessa perché se ne potesse andare, anche<br />

se non voleva.<br />

Mi ero barcamenato fra l’idea di lasciarla<br />

perdere e quella di starle dietro con più convinzione.<br />

Entrato in casa, gettai lo zaino contro il<br />

muro e sbattei la porta della camera, ma la cosa<br />

non mi fece star meglio. Mentre andavo su e<br />

giù pestando i piedi come un bambino, capii<br />

infatti quanto tempo le facevo perdere standole<br />

dietro, se così si poteva dire.<br />

In quel momento udii il motore della Honda<br />

di America girare in folle per qualche istante e


308/662<br />

poi spegnersi. Abby doveva essere con lei.<br />

Sarebbe entrata urlando o con un’aria totalmente<br />

indifferente, e non sapevo quale delle<br />

due alternative mi avrebbe fatto più male.<br />

«Travis?» disse Shepley aprendo la porta.<br />

Scossi la testa e mi sedetti sul bordo del letto,<br />

che s’infossò sotto il <strong>mio</strong> peso. «Non sai<br />

neanche cos’abbia intenzione di dirti. Forse<br />

vuole solo vedere come stai.»<br />

«Ho detto di no.»<br />

Richiuse la porta. Gli alberi stavano perdendo<br />

ogni colore e ben presto sarebbero<br />

rimasti spogli. Quando fossero cadute le ultime<br />

foglie, Abby se ne sarebbe andata. Accidenti,<br />

all’idea mi sentii male.<br />

Pochi minuti dopo bussarono di nuovo.<br />

«Travis? Sono io, apri.»<br />

Sospirai.<br />

«Vattene, Pidge.» La porta cigolò quando la<br />

socchiuse. Non mi voltai, non ce n’era bisogno.<br />

Toto era alle mie spalle e scodinzolava, contento<br />

di vederla. «Che ti succede, Trav?»<br />

domandò.<br />

Non sapevo come dirle la verità e una parte<br />

di me era comunque sicura che non mi avrebbe


309/662<br />

ascoltato, quindi mi limitai a guardare dalla<br />

finestra e a contare le foglie che cadevano. A<br />

ogni foglia che si staccava la partenza di Abby<br />

si faceva più vicina. Erano la mia clessidra<br />

na<strong>tu</strong>rale.<br />

Lei restò in piedi con le braccia conserte.<br />

Attesi che urlasse o che mi rimproverasse per<br />

aver perso il controllo in mensa.<br />

«Non me ne vuoi parlare?»<br />

Fece per andarsene e io sospirai. «Ricordi<br />

l’episodio quando Brazil mi ha fatto quella bat<strong>tu</strong>ta<br />

e <strong>tu</strong> <strong>sei</strong> accorsa in mia difesa? Be’... è successa<br />

la stessa cosa. Mi sono solo fatto prendere<br />

la mano, ecco <strong>tu</strong>tto.»<br />

«Eri arrabbiato ancora prima che Chris<br />

aprisse bocca», osservò sedendosi sul letto.<br />

Toto le si mise subito in grembo, chiedendo<br />

coccole. Conoscevo bene quella sensazione. Le<br />

buffonate, le bravate erano solo per attirare la<br />

sua attenzione, ma lei pareva ignara di <strong>tu</strong>tto,<br />

persino del <strong>mio</strong> assurdo comportamento.<br />

«Parlavo sul serio, prima. Devi starmi<br />

lontano, Pidge. Io non ce la faccio.»<br />

Lei mi toccò il braccio. «Non vuoi davvero<br />

che me ne vada.»


310/662<br />

Non aveva idea di quanto avesse ragione e<br />

nel contempo torto. I sentimenti conflit<strong>tu</strong>ali<br />

che provavo mi facevano impazzire. Ero<br />

innamorato, non potevo concepire una vita<br />

senza Abby ma nel contempo desideravo per lei<br />

qualcosa di meglio; eppure l’idea che stesse con<br />

un altro era insopportabile. Nessuno di noi due<br />

poteva vincere, ma io non dovevo perderla, e<br />

quel tira e molla mi sfibrava.<br />

La attirai a me e la baciai sulla fronte.<br />

«Nonostante <strong>tu</strong>tti i miei sforzi, finirai per<br />

odiarmi.»<br />

Lei mi abbracciò. «Dobbiamo essere amici.<br />

Non accetterò un no come risposta.»<br />

Mi aveva rubato la bat<strong>tu</strong>ta della prima volta,<br />

quand’eravamo andati insieme da Pizza Shack.<br />

Mi sembrava una vita fa e non sapevo quando<br />

la si<strong>tu</strong>azione si fosse ingarbugliata in quel<br />

modo.<br />

«Ti guardo spesso dormire», dissi stringendola.<br />

«Hai sempre un’aria così serena. Io non<br />

ho quella tranquillità, ho questa rabbia che mi<br />

ribolle dentro, sempre... tranne quando ti<br />

guardo dormire. Ero sveglio quando è arrivato<br />

Parker. Ci ha visti e sembrava sconvolto... Ho


311/662<br />

capito cosa stava pensando, ma non ho detto<br />

nulla, volevo credesse che tra noi fosse successo<br />

qualcosa. E adesso l’intera scuola pensa che <strong>tu</strong><br />

sia stata con <strong>tu</strong>tti e due la stessa notte.»<br />

Abby scrollò le spalle. «Se crede ai<br />

pettegolezzi, è un problema suo.»<br />

«È difficile non crederci dopo averci visto a<br />

letto insieme.»<br />

«Sa che vivo da te. E poi ero completamente<br />

vestita, santo cielo.»<br />

Sospirai. «Probabilmente era troppo<br />

incazzato per accorgersene. So che ti piace,<br />

Pidge, avrei dovuto spiegargli come stavano le<br />

cose. Ti devo almeno questo.»<br />

«Non importa.»<br />

«Non <strong>sei</strong> arrabbiata?» domandai sorpreso.<br />

«Per questo <strong>sei</strong> tanto agitato? Pensavi che mi<br />

sarei arrabbiata quando mi avessi detto la<br />

verità?»<br />

«Dovresti esserlo. Se qualcuno mi rovinasse<br />

la reputazione, sarei un po’ incazzato.»<br />

«Per te la reputazione non conta. Dov’è finito<br />

il Travis a cui non importa un accidente di<br />

quello che pensano gli altri?» scherzò dandomi<br />

un colpetto con il gomito.


312/662<br />

«Era prima che vedessi la <strong>tu</strong>a faccia quando<br />

hai saputo quello che dicevano. Non voglio che<br />

ti feriscano per colpa mia.»<br />

«Non potresti mai fare niente che mi<br />

ferisca.»<br />

«Piuttosto mi taglierei un braccio», aggiunsi<br />

sospirando.<br />

Accostai la guancia ai suoi capelli. Aveva<br />

sempre un profumo così buono, mi dava una<br />

sensazione incredibile. Starle vicino mi placava.<br />

Tutto il <strong>mio</strong> corpo si rilassò e all’improvviso mi<br />

sentii tanto stanco da non aver più voglia di<br />

muovermi. Restammo lì abbracciati, lei con la<br />

testa contro il <strong>mio</strong> collo. Passato quel<br />

momento, non ci sarebbero più state certezze,<br />

perciò me lo vissi appieno.<br />

Quando il sole iniziò a tramontare, udii bussare<br />

debolmente alla porta. «Abby?» La voce di<br />

America suonò sommessa al di là del legno.<br />

«Entra, Mare», dissi sapendo che probabilmente<br />

era preoccupata, sentendoci così<br />

silenziosi.<br />

Entrò con Shepley e sorrise vedendoci<br />

avvinghiati. «Noi andiamo a mangiare un boccone.<br />

Vi va di fare un salto da Pei Wei?»


313/662<br />

«Bleah... di nuovo al cinese, Mare? Sul<br />

serio?» feci.<br />

«Sì, sul serio», rispose con un’aria un po’ più<br />

serena. «Venite o no?»<br />

«Io sto morendo di fame», disse Abby.<br />

«Ma certo, non <strong>sei</strong> riuscita a pranzare»,<br />

affermai corrucciato. Mi alzai e la tirai su.<br />

«Forza. Vediamo di farti mangiare qualcosa.»<br />

Non ero ancora pronto a lasciarla andare,<br />

perciò la cinsi con un braccio per <strong>tu</strong>tto il tragitto<br />

fino al ristorante. Lei non sembrò dispiaciuta,<br />

anzi, in macchina si appoggiò a me.<br />

Non appena trovammo un tavolo, lasciai il<br />

giubbotto accanto a Abby e andai in bagno. Era<br />

strano che <strong>tu</strong>tti fingessero che non avessi fatto<br />

a pugni: sembrava non fosse successo niente.<br />

Misi le mani sotto il rubinetto e mi bagnai il<br />

viso, guardandomi allo specchio. L’acqua mi<br />

gocciolò sul naso e sul mento. Per l’ennesima<br />

volta avrei dovuto controllare il malumore e<br />

adattarmi al clima di finta spensieratezza generale.<br />

Come se dovessimo recitare per consentire<br />

a Abby di vivere nella sua piccola bolla<br />

asettica, in cui non esistevano sentimenti forti e<br />

<strong>tu</strong>tto era codificato.


314/662<br />

«Maledizione! Non hanno ancora portato da<br />

mangiare?» domandai infilandomi sulla panca<br />

vicino a lei. Aveva il telefono sul tavolo: lo<br />

presi, premetti il pulsante della macchina fotografica,<br />

feci una faccia idiota e scattai. Cercai il<br />

<strong>mio</strong> nome e vi allegai l’immagine. «Così ti<br />

ricorderai quanto mi adori quando ti chiamo.»<br />

«Quanto <strong>sei</strong> s<strong>tu</strong>pido», commentò America.<br />

Lei e Shepley parlarono per quasi <strong>tu</strong>tto il tempo<br />

delle lezioni e degli ultimi pettegolezzi, attenti a<br />

non citare quanti erano stati coinvolti nella<br />

rissa poche ore prima.<br />

Abby li guardò conversare con il mento<br />

appoggiato sulla mano, sorridente e splendida.<br />

Aveva dita minuscole e notai con sorpresa<br />

quanto nudo sembrasse l’anulare senza un<br />

anello. Lei mi guardò e mi diede uno spintone<br />

affet<strong>tu</strong>oso sulla spalla. Poi si raddrizzò e continuò<br />

ad ascoltare America.<br />

Ridemmo e scherzammo fino alla chiusura<br />

del locale, poi ci infilammo in macchina per<br />

tornare a casa. Mi sentivo sfinito ma, anche se<br />

la giornata mi era sembrata eterna, non volevo<br />

finisse. Shepley portò America in spalla su per<br />

le scale, io invece restai indietro e tirai Abby


315/662<br />

per un braccio. Seguii con lo sguardo i nostri<br />

amici finché entrarono e le tenni nervoso le<br />

mani. «Ti devo le mie scuse per oggi, perciò...<br />

scusami.»<br />

«Ti <strong>sei</strong> già scusato. È <strong>tu</strong>tto a posto.»<br />

«No, mi sono scusato per Parker. Non sono<br />

uno psicopatico che aggredisce la gente per<br />

niente e voglio che <strong>tu</strong> lo sappia», aggiunsi. «Ma<br />

non ti ho difesa per la giusta ragione, e per<br />

questo ti devo le mie scuse.»<br />

«Che sarebbe...?» incalzò lei.<br />

«Ho picchiato Jenks perché ha detto che voleva<br />

essere il prossimo della fila, non perché ti<br />

stava prendendo in giro.»<br />

«Insinuare che ci sia una fila è una ragione<br />

più che valida per difendermi, Trav.»<br />

«È quello che intendo. Ero incazzato perché<br />

sembrava che volesse venire a letto con te.»<br />

Lei rifletté un istante sulle mie parole, poi mi<br />

afferrò per la maglietta e mi premette la fronte<br />

contro il petto. «Sai cosa? Non m’importa»,<br />

esclamò guardandomi con un sorriso. «Non<br />

m’importa di quello che dice la gente o che <strong>tu</strong><br />

abbia perso il controllo o della ragione per cui<br />

hai gonfiato Chris di pugni. L’ultima cosa che


316/662<br />

voglio è avere una brutta reputazione, ma sono<br />

stanca di dovere spiegare la nostra amicizia a<br />

<strong>tu</strong>tti. Che vadano al diavolo.»<br />

Le mie labbra si piegarono in un sorriso. «La<br />

nostra amicizia? A volte mi chiedo se mi<br />

ascolti.»<br />

«Che vuoi dire?»<br />

La bolla di cui si era circondata era impenetrabile<br />

e mi chiesi che cosa sarebbe successo se<br />

mai fossi riuscito a infrangerla.<br />

«Entriamo, dai. Sono stanco.»<br />

Lei annuì e salimmo insieme le scale. America<br />

e Shepley stavano già bisbigliando sereni<br />

nella loro stanza e Abby scomparve in bagno. I<br />

<strong>tu</strong>bi gemettero e sentii lo scroscio della doccia.<br />

Toto mi tenne compagnia mentre aspettavo.<br />

Abby <strong>tu</strong>ttavia terminò presto la sua routine<br />

serale.<br />

Si stese a letto con i capelli umidi sul <strong>mio</strong><br />

braccio. Fece un respiro lungo e tranquillo.<br />

«Tra due settimane tornerò alla Morgan. Che<br />

numero escogiterai quando me ne andrò?»<br />

«Non lo so», risposi. Non volevo pensarci.<br />

«Ehi», esclamò toccandomi il braccio. «Stavo<br />

scherzando.»


317/662<br />

Tentai di rilassarmi ricordandomi che per il<br />

momento era ancora vicino a me, ma invano.<br />

Non c’era rimedio. Dovevo tenerla con me, e<br />

avevamo già sprecato troppo tempo.<br />

«Ti fidi di me, Pidge?» chiesi un po’ nervoso.<br />

«Sì, perché?»<br />

«Vieni qui», dissi attirandola a me. Mi<br />

aspettavo che protestasse, invece s’irrigidì solo<br />

per un attimo prima di abbandonarsi<br />

nell’abbraccio e mi posò la guancia sul petto.<br />

Sentii subito le palpebre pesanti. L’indomani<br />

avrei dovuto trovare il modo di rimandare la<br />

sua partenza, ma in quell’istante dormire con<br />

lei era l’unica cosa che desideravo.


15.<br />

IL GIORNO DOPO<br />

Due settimane: era il tempo che mi restava<br />

per godermi la sua compagnia o dimostrarle<br />

che ero il ragazzo giusto per lei.<br />

Sfoderai <strong>tu</strong>tto il <strong>mio</strong> fascino e mi gettai<br />

anima e corpo nell’impresa. Andammo al bowling,<br />

a cena, a pranzo, al cinema. Passammo<br />

anche più tempo possibile a casa: noleggiavamo<br />

un film, ordinavamo da mangiare, qualsiasi<br />

cosa pur di stare solo con lei, e non litigammo<br />

neanche una volta.<br />

Adam chiamò per un paio di incontri e,<br />

anche se divertii il pubblico, si lamentò della<br />

loro brevità. I soldi erano importanti, ma non<br />

volevo stare a lungo lontano da Pidge.<br />

Abby non era mai stata così felice e per la<br />

prima volta io mi sentii sereno, appagato,<br />

anziché arrabbiato e a pezzi.


319/662<br />

La sera stavamo accoccolati a letto come una<br />

vecchia coppia sposata. Più si avvicinava la sua<br />

ultima sera all’appartamento, <strong>tu</strong>ttavia, più mi<br />

era difficile restare allegro e fingere di non<br />

volere che le cose cambiassero.<br />

Due sere prima di andarsene Abby scelse di<br />

cenare da Pizza Shack. Briciole sul pavimento<br />

rosso, odore d’olio e di spezie nell’aria: a parte<br />

la fastidiosa squadra di calcio, era <strong>tu</strong>tto<br />

perfetto.<br />

Ma triste. Era il primo locale dove avevamo<br />

cenato insieme. Abby rise molto ma non si aprì<br />

mai veramente, non parlò mai del tempo che<br />

avevamo trascorso insieme: era sempre chiusa<br />

nella sua bolla, dimentica di <strong>tu</strong>tto. <strong>Il</strong> fatto che<br />

ignorasse i miei sforzi a volte mi faceva infuriare,<br />

ma essere paziente e renderla felice erano<br />

le mie uniche possibilità di successo.<br />

Quella notte si addormentò quasi subito.<br />

Mentre riposava a pochi centimetri da me, la<br />

osservai cercando di imprimermi quell’immagine<br />

in testa: le sue ciglia, la sensazione che mi<br />

davano i suoi capelli sul braccio, il profumo di<br />

pulito, di frutta della sua lozione per il corpo, il<br />

rumore quasi impercettibile del suo respiro.


320/662<br />

Era così serena, e ormai si era abi<strong>tu</strong>ata a<br />

dormire nel <strong>mio</strong> letto.<br />

Le pareti della stanza erano tappezzate di<br />

foto nostre. Era buio ma le conoscevo <strong>tu</strong>tte a<br />

memoria. Adesso che finalmente la sentivo casa<br />

mia, lei se ne andava.<br />

La mattina dell’ultimo giorno, sapendo che<br />

presto l’avremmo riaccompagnata alla Morgan,<br />

fui sopraffatto dal dolore. Pidge sarebbe<br />

rimasta in zona, forse di tanto in tanto sarebbe<br />

venuta a trovarmi con America, ma sarebbe<br />

uscita con Parker. Stavo per perderla.<br />

La poltrona scricchiolava leggermente<br />

mentre mi dondolavo su e giù, in attesa che si<br />

svegliasse. L’appartamento era silenzioso, fin<br />

troppo, e quel silenzio mi opprimeva.<br />

La porta di Shepley stridette quando lui la<br />

aprì e la richiuse. Poco dopo sentii i suoi passi<br />

sul pavimento. Aveva i capelli arruffati e gli<br />

occhi socchiusi. Si diresse alla panchetta e mi<br />

s<strong>tu</strong>diò per un po’ con il cappuccio della felpa in<br />

testa.<br />

Probabilmente faceva freddo, ma non me ne<br />

ero accorto.<br />

«Trav? La rivedrai.»


321/662<br />

«Lo so.»<br />

«Dall’espressione della <strong>tu</strong>a faccia non direi.»<br />

«Non sarà lo stesso, Shep. Vivremo vite<br />

diverse, ci allontaneremo. Lei starà con<br />

Parker.»<br />

«Questo non lo sai. Parker si rivelerà quel<br />

coglione che è. E lei cambierà idea.»<br />

«Allora starà con qualcuno come lui.»<br />

Shepley sospirò e appoggiò una gamba sul<br />

divano. «Cosa posso fare?»<br />

«Non mi sento così dalla morte della<br />

mamma. Non so che fare», esclamai. «La<br />

perderò.»<br />

Lui aggrottò la fronte. «Quindi non hai più<br />

intenzione di combattere, eh?»<br />

«Ho tentato di <strong>tu</strong>tto, non riesco a farglielo<br />

capire. Forse non prova gli stessi sentimenti<br />

per me.»<br />

«O forse li soffoca. Ascolta, io e America<br />

vedremo di sparire. Hai ancora stasera. Fa’<br />

qualcosa di speciale: compra una bottiglia di<br />

vino, preparale un piatto di pasta. Tu la cucini<br />

benissimo.»<br />

Sorrisi. «La pasta non le farà cambiare idea.»


322/662<br />

Anche Shepley sorrise. «Non si sa mai. Se ho<br />

deciso di passar sopra al fatto che <strong>sei</strong> uno squilibrato<br />

e di venire a vivere con te, è stato per la<br />

<strong>tu</strong>a cucina.»<br />

Annuii. «Ci proverò, farò qualsiasi cosa.»<br />

«Rendi la serata memorabile, Trav», aggiunse<br />

scrollando le spalle. «Potrebbe cambiare<br />

opinione.»<br />

Lui e America si offrirono di andare a fare la<br />

spesa perché potessi cucinare. Shepley acconsentì<br />

addirit<strong>tu</strong>ra a fermarsi in un grande<br />

magazzino a prendere delle posate nuove in<br />

modo che non dovessi usare quelle disassortite<br />

che avevamo nei cassetti.<br />

La mia ultima sera con Abby era organizzata.<br />

Abby arrivò mentre stavo disponendo i<br />

tovaglioli. Indossava un paio di jeans con i<br />

buchi e una camicia bianca dalla linea ampia e<br />

morbida.<br />

«Mi è venuta l’acquolina in bocca. Qualsiasi<br />

cosa <strong>tu</strong> abbia preparato, ha un profumo<br />

delizioso.»


323/662<br />

Misi la pasta nel piatto, vi aggiunsi alcuni<br />

pezzi di pollo cajun e cosparsi il <strong>tu</strong>tto con scalogno<br />

e pomodori tagliati a dadini.<br />

«Ho preparato questo», risposi posandole il<br />

piatto davanti. Lei si sedette sgranando gli<br />

occhi, poi mi guardò riempire il <strong>mio</strong>.<br />

Misi una fetta di pane all’aglio accanto alla<br />

pasta e lei sorrise. «Hai pensato a <strong>tu</strong>tto.»<br />

«Sì», ammisi stappando il vino. <strong>Il</strong> liquido<br />

rosso scuro gorgogliò nel suo bicchiere e Abby<br />

ridacchiò.<br />

«Non dovevi fare <strong>tu</strong>tto questo, sai.»<br />

Strinsi le labbra. «Invece sì.»<br />

Mangiò un boccone, poi un altro e un altro<br />

ancora, senza quasi fermarsi per deglutire.<br />

Emise un mormorio di approvazione. «È<br />

ottimo, Trav. Mi hai nascosto le <strong>tu</strong>e doti<br />

culinarie.»<br />

«Se te lo avessi rivelato prima, lo avresti<br />

preteso ogni sera.» <strong>Il</strong> sorriso forzato che in<br />

qualche modo ero riuscito ad abbozzare svanì<br />

in fretta.<br />

«Anche <strong>tu</strong> mi mancherai, Trav», disse continuando<br />

a masticare.<br />

«Passerai lo stesso a trovarmi, vero?»


324/662<br />

«Sai che lo farò. E <strong>tu</strong> verrai alla Morgan per<br />

aiutarmi a s<strong>tu</strong>diare, come prima.»<br />

«Ma non sarà lo stesso», osservai sospirando.<br />

«Tu frequenterai Parker, avremo molto<br />

da fare... prenderemo strade diverse.»<br />

«Le cose non cambieranno tanto.»<br />

Scoppiai a ridere. «Chi avrebbe mai detto che<br />

ci saremmo trovati seduti qui? Tre mesi fa nessuno<br />

avrebbe detto che sarei stato così infelice<br />

nel dire addio a una ragazza.»<br />

Lei si rattristò. «Non voglio che <strong>tu</strong> sia<br />

infelice.»<br />

«Allora non andartene.»<br />

Abby deglutì e sollevò impercettibilmente le<br />

sopracciglia. «Non posso trasferirmi qui,<br />

Travis. Sarebbe una follia.»<br />

«Chi lo dice? Ho appena trascorso le due settimane<br />

più belle della mia vita.»<br />

«Anch’io.»<br />

«Allora perché ho la sensazione che non ti<br />

rivedrò più?»<br />

Mi fissò per qualche istante senza <strong>tu</strong>ttavia<br />

rispondere. Si alzò, girò attorno al tavolo e si<br />

sedette sulle mie ginocchia. Avrei voluto<br />

guardarla negli occhi ma temevo che, se l’avessi


325/662<br />

fatto, avrei tentato di baciarla rovinando la<br />

serata.<br />

Mi abbracciò e premette la sua guancia morbida<br />

contro la mia. «Ti renderai conto di che<br />

rompiscatole sono e ti passerà ogni nostalgia di<br />

me», mi mormorò all’orecchio.<br />

Le accarezzai la schiena cercando di controllare<br />

la tristezza. «Me lo prometti?»<br />

Mi guardò negli occhi sfiorandomi il volto<br />

con le mani e accarezzandomi la mascella con il<br />

pollice. Mi passò per la mente di supplicarla di<br />

restare ma non mi avrebbe ascoltato, avvolta<br />

com’era dalla sua bolla.<br />

Chiuse gli occhi e si chinò. Sapevo che voleva<br />

baciarmi sull’angolo della bocca, ma mi girai in<br />

modo che le nostre labbra si incontrassero. Era<br />

la mia unica occasione. Dovevo darle un bacio<br />

d’addio.<br />

Lei s’irrigidì per un attimo, poi <strong>tu</strong>ttavia si<br />

rilassò e indugiò con la bocca sulla mia.<br />

Alla fine si scostò, minimizzando il gesto con<br />

un sorriso. «Domani ho una giornataccia.<br />

Pulisco la cucina e vado a letto.»<br />

«Ti aiuto.»


326/662<br />

Lavammo i piatti in silenzio mentre Toto<br />

dormiva ai nostri piedi. Asciugai l’ultimo e lo<br />

posai sullo scolapiatti. La presi quindi per<br />

mano e la condussi in corridoio. Ogni passo fu<br />

uno strazio.<br />

Lei si sfilò i jeans e la maglietta. Prese una<br />

delle mie dall’armadio, di cotone grigio logoro,<br />

e se la mise. Io rimasi in boxer come al solito,<br />

ma stavolta c’era un’atmosfera greve nella<br />

stanza.<br />

Ci stendemmo a letto e spensi la lampada. La<br />

presi tra le braccia con un sospiro e lei si rannicchiò<br />

contro di me.<br />

Gli alberi fuori dalla finestra gettavano<br />

ombre sulle pareti. Cercai di concentrarmi su di<br />

essi e sul modo in cui il vento modificava le loro<br />

ombre, su qualsiasi cosa mi aiutasse a distogliere<br />

la mente dai numeri dell’orologio e<br />

dall’avvicinarsi del mattino.<br />

Nel giro di poche ore la mia vita sarebbe<br />

cambiata in peggio. Gesù, non potevo sopportarlo.<br />

Strinsi con forza gli occhi cercando di<br />

bloccare il pensiero.<br />

«Trav? Stai bene?»


327/662<br />

Impiegai un po’ ad articolare le parole. «Mai<br />

stato peggio di così.»<br />

Mi premette la fronte sul collo e io la strinsi<br />

di più. «Tutto questo è s<strong>tu</strong>pido», disse. «Ci<br />

vedremo ogni giorno.»<br />

«Sai che non è vero.»<br />

Sollevò leggermente la testa. Non sapevo se<br />

mi stesse guardando o volesse dire qualcosa.<br />

Attesi al buio, in silenzio, con la sensazione che<br />

il mondo intero mi sarebbe crollato addosso da<br />

un momento all’altro.<br />

Allora mi sfiorò il collo con le labbra, poi le<br />

socchiuse assaporando la mia pelle e indugiando<br />

nel bacio.<br />

Abbassai lo sguardo, colto del <strong>tu</strong>tto alla<br />

sprovvista. Nei suoi occhi brillava una luce<br />

familiare. Senza neanche capire come, ero riuscito<br />

a farglielo capire. Abby aveva infine compreso<br />

quello che provavo per lei e d’un tratto il<br />

suo sguardo si era illuminato.<br />

Mi chinai e la baciai con dolcezza. Più le<br />

nostre bocche restavano unite, più mi sentivo<br />

sopraffatto da quanto stava accadendo.<br />

Abby mi attirò di più a sé. Ogni movimento<br />

che compiva era un’ulteriore prova della sua


328/662<br />

determinazione. Nutriva gli stessi sentimenti,<br />

teneva a me, mi desiderava. Avrei voluto urlare<br />

la mia gioia, ma nello stesso tempo non volevo<br />

staccare le labbra dalle sue.<br />

Schiuse la bocca e io la esplorai delicatamente<br />

con la lingua.<br />

«Ti voglio», disse.<br />

Assimilai le parole e capii che cosa<br />

intendesse. Una parte di me avrebbe voluto<br />

strapparle <strong>tu</strong>tti i vestiti di dosso, l’altra mi gridava<br />

di essere cauto. Eravamo infine sulla<br />

stessa linea e precipitare le cose non aveva<br />

senso.<br />

Mi scostai leggermente ma lei si dimostrò<br />

ancora più determinata. Allora mi misi in<br />

ginocchio e lei fece lo stesso.<br />

L’afferrai per le spalle per allontanarla.<br />

«Aspetta un secondo», sussurrai con il respiro<br />

affannoso. «Non devi farlo, Pidge. Non ho<br />

organizzato la serata per questo.»<br />

Volevo fare la cosa giusta, ma l’inattesa passione<br />

di Abby associata al fatto che non facevo<br />

l’amore da molto tempo mi provocò<br />

un’erezione.


329/662<br />

Mi si avvicinò di nuovo e stavolta lasciai che<br />

mi baciasse. Mi guardò, seria e decisa. «Non<br />

costringermi a supplicare», mormorò a contatto<br />

con la mia bocca.<br />

Nonostante <strong>tu</strong>tte le mie nobili intenzioni,<br />

quelle parole mi annientarono. L’afferrai per la<br />

nuca e le stampai un bacio sulla bocca.<br />

Mi accarezzò la schiena e si fermò sull’elastico<br />

dei boxer, quasi a riflettere sulla mossa successiva.<br />

Dopo <strong>sei</strong> settimane di desideri repressi<br />

persi ogni controllo e crollammo sul materasso.<br />

Le misi una mano tra i capelli e mi sistemai tra<br />

le sue gambe. Quando ci baciammo di nuovo,<br />

Abby infilò la mano sotto i boxer. Non appena<br />

sentii le sue dita morbide sulla pelle, mi sfuggì<br />

un gemito: era la sensazione più bella che<br />

potessi immaginare.<br />

La vecchia maglietta grigia che indossava fu<br />

la prima cosa a volare via. Per for<strong>tu</strong>na, la luna<br />

piena illuminava la stanza quel tanto da permettermi<br />

di ammirare il suo seno nudo per<br />

qualche secondo prima di continuare. Le tolsi<br />

le mutandine e la baciai accarezzandole la coscia.<br />

Quando la toccai tra le gambe, emise un<br />

sospiro lungo, esitante. Mi venne allora in


330/662<br />

mente la conversazione di pochi giorni prima:<br />

Abby era vergine. Se era questo quello che voleva,<br />

dovevo essere delicato. L’ultima cosa che<br />

desideravo era farle male.<br />

Piegava e muoveva le ginocchia a ogni tocco<br />

della mia mano. Le leccai e baciai il collo,<br />

aspettando la sua decisione. Muoveva i fianchi<br />

nello stesso modo in cui aveva fatto al Red, poi<br />

si morse il labbro e mi conficcò le dita nella<br />

schiena.<br />

Mi misi sopra di lei. Avevo ancora i boxer ma<br />

sentivo la sua pelle nuda sul <strong>mio</strong> corpo. Era<br />

così maledettamente calda e trattenermi fu difficile.<br />

Sarebbe bastato niente per farmi cedere.<br />

«Pigeon», dissi ansimando. «Non dev’essere<br />

stasera. Aspetterò finché non sarai pronta.»<br />

Lei si allungò verso il comodino e aprì il<br />

primo cassetto. Un involucro di plastica le<br />

scricchiolò tra le dita e un attimo dopo lo<br />

strappò con i denti. Era il via libera.<br />

Mi sfilai i boxer e li scostai con un calcio,<br />

esaurita ormai la pazienza. L’unica cosa a cui<br />

pensavo era stare dentro di lei. Infilai il profilattico<br />

e mi sistemai tra le sue gambe, sfiorandole<br />

col corpo le parti più sensibili.


331/662<br />

«Guardami, Pigeon», mormorai.<br />

Mi fissò con i suoi grandi occhi grigi. Era così<br />

surreale. Era quello che avevo sognato da<br />

quando aveva alzato gli occhi al cielo per la<br />

prima volta e alla fine stava accadendo. La<br />

baciai dolcemente ed entrai in lei con la<br />

massima delicatezza possibile. Quando mi ritrassi,<br />

la guardai. Mi stringeva i fianchi con le<br />

ginocchia e si morse il labbro con forza, ma mi<br />

affondò le dita nella schiena attirandomi ancor<br />

di più a sé. La penetrai di nuovo e Abby chiuse<br />

gli occhi.<br />

La baciai ancora. «Guardami», sussurrai.<br />

Abby mormorava, gemeva e gridava. A ogni<br />

verso mi era sempre più difficile controllarmi.<br />

Alla fine si rilassò e potei muovermi con un<br />

ritmo più regolare, ma più lo aumentavo e più<br />

perdevo la testa.<br />

«Ti desidero da così tanto, Abby. Sei <strong>tu</strong>tto ciò<br />

che voglio», bisbigliai.<br />

Le afferrai una coscia con una mano e mi sollevai<br />

su un gomito. La nostra pelle era imperlata<br />

di sudore e i nostri corpi scivolavano l’uno<br />

sull’altro. Pensai di farla girare o di metterla<br />

sopra di me, ma decisi di sacrificare la


332/662<br />

creatività per guardarla negli occhi e starle il<br />

più vicino possibile.<br />

Proprio quando mi convinsi che saremmo<br />

po<strong>tu</strong>ti andare avanti <strong>tu</strong>tta la notte, lei sospirò.<br />

«Travis.»<br />

Sentirla pronunciare il <strong>mio</strong> nome fu terribilmente<br />

eccitante. Aumentai ancora il ritmo e<br />

spinsi con più forza. Emisi infine un gemito e<br />

sussultai prima di crollare.<br />

Respirai a contatto con il suo collo. Odorava<br />

di sudore, di lozione per il corpo... e di me. Era<br />

fantastico.<br />

«Niente male come primo bacio», disse con<br />

un’aria stanca e appagata.<br />

La scrutai e sorrisi. «<strong>Il</strong> <strong>tu</strong>o ultimo primo<br />

bacio.»<br />

Abby batté le palpebre e io mi buttai sul materasso,<br />

cingendole la vita con un braccio. D’un<br />

tratto l’idea che venisse mattina mi rasserenò.<br />

Sarebbe stata la prima giornata insieme:<br />

anziché fare afflitti le valigie, avremmo dormito<br />

a lungo e trascorso il primo giorno come coppia.<br />

Mi sembrò di toccare il cielo con un dito.<br />

Tre mesi prima avrei escluso di potermi sentire<br />

così. Adesso non desideravo altro.


333/662<br />

Feci un respiro profondo e mi addormentai<br />

vicino alla seconda donna importante della mia<br />

vita.


16.<br />

SPAZIO E TEMPO<br />

All’inizio non caddi in preda al panico: ero<br />

ancora abbastanza sonnolento da restare<br />

calmo. Quando allungai la mano sulle lenzuola<br />

in cerca di Abby e non la trovai, provai solo una<br />

vaga delusione, seguita da curiosità.<br />

Probabilmente era in bagno o forse stava<br />

mangiando i suoi cereali sul divano. Mi aveva<br />

donato la sua verginità, dopo aver finto a lungo<br />

di nutrire per me solo un sentimento platonico.<br />

Era un bello shock.<br />

«Pidge?» chiamai. Alzai la testa sperando di<br />

vederla tornare a letto, ma dopo un po’ mi misi<br />

a sedere.<br />

Non avendo idea di che cosa fosse successo,<br />

indossai i boxer e una maglietta.<br />

Mi trascinai fino al bagno e bussai. Aprii leggermente<br />

la porta e non sentii alcun rumore,<br />

ma la chiamai lo stesso. «Pigeon?»


335/662<br />

Spalancai la porta e vidi quello che mi<br />

aspettavo: il bagno vuoto e buio. Andai allora in<br />

soggiorno presumendo di trovarla in cucina o<br />

sul divano, ma non c’era da nessuna parte.<br />

«Pigeon?» chiamai ancora attendendo<br />

risposta.<br />

A quel punto fui preso dal panico, ma mi rifiutai<br />

di cedervi finché non avessi capito che<br />

cos’era successo. Entrai nella camera di<br />

Shepley senza bussare. America era stesa<br />

accanto a lui, stretta nel suo abbraccio, come<br />

mi ero immaginato sarebbe stata Abby con me.<br />

«Avete visto Abby? Non c’è.»<br />

Shepley si sollevò sul gomito e si sfregò gli<br />

occhi. «Eh?»<br />

«Abby», ripetei impaziente accendendo la<br />

luce e facendoli sussultare. «L’avete vista?»<br />

Mi passarono per la mente diverse ipotesi,<br />

<strong>tu</strong>tte più o meno allarmanti. Forse aveva<br />

portato fuori Toto e qualcuno l’aveva presa o<br />

ferita, forse era caduta sulle scale. Ma in<br />

quell’istante sentii le unghie del cucciolo ticchettare<br />

in corridoio, quindi non era possibile.<br />

Forse era andata a prendere qualcosa nella<br />

macchina di America.


336/662<br />

Mi precipitai alla porta d’ingresso e mi<br />

guardai attorno. Poi corsi giù per le scale<br />

scrutando dapper<strong>tu</strong>tto fino a raggiungere l’auto<br />

di Mare.<br />

Niente. Era scomparsa.<br />

Shepley apparve sulla soglia con gli occhi<br />

semichiusi e le braccia conserte per il freddo.<br />

«Sì. Ci ha svegliato molto presto. Voleva tornare<br />

a casa.»<br />

Salii i gradini a due a due, lo afferrai per le<br />

spalle e lo spinsi in fondo alla stanza, sbattendolo<br />

contro il muro. Lui mi prese per la<br />

maglietta, preoccupato e nel contempo<br />

sbigottito.<br />

«Che cav...» fece per dire.<br />

«L’hai portata a casa? Alla Morgan? Nel<br />

cuore della notte? Perché?»<br />

«Perché me l’ha chiesto!»<br />

Lo spinsi di nuovo contro il muro, accecato<br />

dalla rabbia.<br />

America uscì dalla stanza con i capelli<br />

arruffati e il mascara sbavato sotto gli occhi.<br />

Indossava l’accappatoio e si stava allacciando la<br />

cin<strong>tu</strong>ra. «Che diavolo succede?» domandò<br />

bloccandosi su due piedi non appena mi vide.


337/662<br />

Shepley allungò il braccio. «Mare, sta’<br />

indietro.»<br />

«Era arrabbiata? Sconvolta? Perché se n’è<br />

andata?» chiesi a denti stretti.<br />

America fece un altro passo. «È solo che odia<br />

gli addii, Travis! Non mi ha s<strong>tu</strong>pito affatto che<br />

se ne sia voluta andare prima che ti svegliassi!»<br />

Tenni Shepley contro il muro e la guardai.<br />

«Lei... piangeva?»<br />

Immaginai Abby disgustata all’idea di aver<br />

permesso a un imbecille come me, del quale<br />

non le importava un accidente, di portarle via<br />

la verginità, poi pensai di averle forse fatto del<br />

male in qualche modo.<br />

Sul volto di America si susseguirono paura,<br />

confusione e rabbia. «Perché», replicò con un<br />

tono più d’accusa che di domanda, «avrebbe<br />

dovuto piangere, Travis?»<br />

«Mare», la ammonì Shepley.<br />

Lei fece un altro passo. «Cos’hai<br />

combinato?»<br />

Mollai Shep, ma lui mi afferrò per la<br />

maglietta mentre mi voltavo verso la sua<br />

ragazza.<br />

«Piangeva?» incalzai.


338/662<br />

America scosse la testa. «Stava bene! Voleva<br />

solo andare a casa! Cosa hai combinato?» urlò.<br />

«È successo qualcosa?» chiese Shepley.<br />

D’impulso mi voltai e sferrai un pugno mancando<br />

di poco la sua faccia.<br />

America strillò e si coprì la bocca con le<br />

mani. «Travis, smettila!» esclamò.<br />

Shepley mi bloccò le braccia tenendo il volto<br />

a pochi centimetri dal <strong>mio</strong>. «Chiamala!» urlò.<br />

«Calmati, cazzo, e chiama Abby!»<br />

Udii una serie di passi rapidi e leggeri in corridoio,<br />

poi America tornò con il <strong>mio</strong> cellulare.<br />

«Chiamala.»<br />

Glielo strappai di mano e composi il numero<br />

di Abby. Squillò finché scattò la segreteria. Chiusi<br />

e rifeci il numero più e più volte. Non<br />

rispondeva. Mi odiava.<br />

Gettai il telefono per terra, ansimando forte.<br />

Quando sentii le lacrime bruciarmi gli occhi,<br />

presi il primo oggetto che trovai e lo scaraventai<br />

in mezzo alla stanza. Qualsiasi cosa fosse,<br />

andò in pezzi.<br />

Mi girai, vidi gli sgabelli sistemati l’uno di<br />

fronte all’altro e mi tornò in mente la cena. Ne<br />

presi uno e lo sbattei contro il frigorifero finché


339/662<br />

si ruppe. La porta del frigo si aprì e la chiusi<br />

con un calcio tanto potente da farla riaprire;<br />

continuai a prenderla a calci finché Shepley<br />

accorse e la chiuse definitivamente.<br />

Mi diressi a grandi passi in camera. Le lenzuola<br />

stropicciate mi sembrarono una presa in<br />

giro e cominciai a strapparle. Tornai quindi in<br />

cucina e le gettai nella spazza<strong>tu</strong>ra, poi feci lo<br />

stesso con i cuscini. Ancora in preda a una furia<br />

cieca, andai di nuovo in camera e cercai di<br />

calmarmi, ma in fondo non ne avevo motivo:<br />

avevo appena perso <strong>tu</strong>tto.<br />

Camminai su e giù e mi fermai davanti al<br />

comodino. Rividi Abby che infilava la mano nel<br />

cassetto. Cigolò quando lo aprii. Notai la ciotola<br />

piena di preservativi: non l’avevo quasi toccata<br />

da quando l’avevo conosciuta. Adesso che<br />

aveva fatto la sua scelta, non riuscivo a concepire<br />

di andare con nessun’altra.<br />

<strong>Il</strong> vetro era freddo quando la presi tra le<br />

mani e la scagliai in mezzo alla stanza. Si fracassò<br />

vicino alla porta, spargendo le piccole<br />

confezioni di stagnola dapper<strong>tu</strong>tto.<br />

<strong>Il</strong> <strong>mio</strong> riflesso mi fissò dallo specchio sopra la<br />

cassettiera. Avevo il respiro affannoso, uno


340/662<br />

sguardo allucinato e tremavo <strong>tu</strong>tto, ma in quel<br />

momento mi era impossibile controllarmi.<br />

Tirai un pugno allo specchio e i frammenti mi<br />

si conficcarono nelle nocche, lasciando una scia<br />

di sangue.<br />

«Travis, smettila!» esclamò Shepley dal corridoio.<br />

«Smettila, dannazione!»<br />

Mi lanciai verso di lui, lo spintonai e gli sbattei<br />

la porta in faccia. Premetti le mani sul legno,<br />

indietreggiai e cominciai a sferrare calci fino a<br />

sfondarla. Poi tirai per scardinarla e la scaraventai<br />

in mezzo alla stanza.<br />

Shepley mi bloccò di nuovo. «Ho detto di<br />

smetterla!» gridò. «Stai spaventando America!»<br />

Aveva la vena della fronte in rilievo,<br />

quella che si vedeva solo quand’era infuriato.<br />

Lo spinsi e lui fece altrettanto. Gli tirai un<br />

pugno ma lo schivò.<br />

«Vado da Abby!» disse America con tono<br />

implorante. «Controllo se sta bene e le dico di<br />

chiamarti!»<br />

Abbassai le mani lungo i fianchi. Nonostante<br />

l’aria fredda che entrava in casa dalla porta<br />

aperta, il sudore mi colava sulle tempie e<br />

ansimavo come se avessi corso una maratona.


341/662<br />

Mare si precipitò nella camera di Shepley, in<br />

cinque minuti si vestì e si raccolse i capelli. Lui<br />

l’aiutò a infilarsi la giacca e la salutò con un<br />

bacio e un cenno di rassicurazione. America<br />

afferrò le chiavi e chiuse la porta sbattendola.<br />

«Siediti, cazzo», mi disse Shepley indicando<br />

la poltrona.<br />

Strinsi gli occhi e feci come ordinato. Le<br />

mani mi tremavano quando le avvicinai al<br />

volto.<br />

«Ti è andata bene. Per un soffio non ho<br />

chiamato Jim e <strong>tu</strong>tti fratelli che hai.»<br />

Scossi la testa. «Non chiamare papà», feci.<br />

«Non chiamarlo», ripetei mentre le lacrime salate<br />

mi bruciavano gli occhi.<br />

«Dai, racconta.»<br />

«Ho fatto sesso con lei. Voglio dire, non ho<br />

fatto sesso con lei, noi...»<br />

Shepley annuì. «Ieri sera è stata dura per<br />

<strong>tu</strong>tti e due. Di chi è stata l’idea?»<br />

«Sua», dissi battendo le palpebre. «Ho cercato<br />

di tirarmi indietro, le ho proposto di<br />

aspettare ma lei mi ha quasi supplicato.»<br />

Shep era confuso quanto me.


342/662<br />

Alzai le mani e le lasciai cadere sulle ginocchia.<br />

«Forse le ho fatto del male, non lo so.»<br />

«Dopo, come si è comportata? Ha detto<br />

qualcosa?»<br />

Riflettei per un attimo. «Ha detto che è stato<br />

come un primo bacio.»<br />

«Eh?»<br />

«Alcune settimane fa si è lasciata sfuggire<br />

che il primo bacio la rende sempre nervosa e io<br />

l’ho presa in giro.»<br />

Shepley aggrottò la fronte. «Non sembra che<br />

fosse sconvolta.»<br />

«Ho risposto che era il suo ultimo primo<br />

bacio.» Scoppiai a ridere e mi asciugai il naso<br />

con la maglietta. «Pensavo stesse andando<br />

<strong>tu</strong>tto bene, Shep, che alla fine si fosse aperta.<br />

Perché chiedermi di... e poi andarsene?»<br />

Lui scosse la testa, perplesso quanto me.<br />

«Non lo so, cugino. Lo scoprirà America. Presto<br />

sapremo qualcosa.»<br />

Fissai per terra, pensando a quello che<br />

sarebbe po<strong>tu</strong>to succedere. «Che faccio?» chiesi<br />

guardandolo.


343/662<br />

Lui mi afferrò per l’avambraccio. «Metterai<br />

in ordine per tenerti occupato finché<br />

chiameranno.»<br />

Andai in camera. La porta giaceva sul materasso<br />

e sparsi sul pavimento c’erano i frammenti<br />

dello specchio. Sembrava fosse scoppiata una<br />

bomba.<br />

Shepley comparve sulla soglia armato di<br />

scopa, paletta e cacciavite. «Io penso allo specchio,<br />

<strong>tu</strong> alla porta.»<br />

Annuii e la tolsi dal letto. Proprio quando<br />

stavo finendo di avvitarla, suonò il cellulare.<br />

Scattai in piedi per prenderlo dal comodino.<br />

Era America.<br />

«Mare?» dissi con voce strozzata.<br />

«Sono io.» La voce di Abby era flebile e tesa.<br />

Volevo supplicarla di tornare, di perdonarmi,<br />

ma non sapevo che cosa le avessi fatto. Poi<br />

m’infuriai.<br />

«Che cazzo ti è successo stanotte? Stamattina<br />

mi sono svegliato e te n’eri andata e... e vai via<br />

così, senza salutare? Perché?»<br />

«Mi dispiace. Io...»<br />

«Ti dispiace? Io sto impazzendo! Non<br />

rispondi al telefono, te ne vai di nascosto e...


344/662<br />

perché? Credevo che avessimo finalmente<br />

chiarito <strong>tu</strong>tto!»<br />

«Avevo solo bisogno di un po’ di tempo per<br />

riflettere.»<br />

«Su cosa?» Tacqui, temendo la risposta alla<br />

domanda che stavo per farle. «Ti ho... ti ho<br />

fatto del male?»<br />

«No! Non è niente del genere! Mi dispiace,<br />

davvero. Detesto gli addii, sono sicura che<br />

America te l’abbia detto.»<br />

«Devo vederti», esclamai disperato.<br />

Lei sospirò. «Oggi sono molto impegnata,<br />

Trav. Devo disfare i bagagli e ho mucchi di roba<br />

da lavare.»<br />

«Ti <strong>sei</strong> pentita.»<br />

«Non è... non è quello. Siamo amici, e questo<br />

non cambierà.»<br />

«Amici? Allora che cazzo significa ieri<br />

notte?»<br />

La sentii trattenere il fiato. «So cosa vuoi. È<br />

che non posso... farlo ora.»<br />

«Hai bisogno di un po’ di tempo? Avresti<br />

po<strong>tu</strong>to dirmelo. Non dovevi mollarmi così.»<br />

«Mi sembrava il modo più semplice.»<br />

«Più semplice per chi?»


345/662<br />

«Non riuscivo a dormire. Continuavo a<br />

pensare al mattino, quando avrei caricato l’auto<br />

di Mare e... non ce l’avrei fatta, Trav.»<br />

«È già abbastanza brutto che non sia più qui.<br />

Non puoi sparire così dalla mia vita.»<br />

«Ci vediamo domani», disse cercando di<br />

assumere un tono noncurante. «Non voglio che<br />

si creino si<strong>tu</strong>azioni strane, okay? Devo solo<br />

mettere a posto un po’ di cose. È <strong>tu</strong>tto qui,<br />

davvero.»<br />

«Okay», risposi. «Mi sta bene.»<br />

Chiuse la telefonata e Shepley mi guardò circospetto.<br />

«Travis... hai appena sistemato la<br />

porta. Basta casini, d’accordo?»<br />

Feci una smorfia, afflitto, e annuii. Cercai di<br />

infuriarmi: la rabbia sarebbe stata molto più<br />

facile da controllare rispetto al dolore schiacciante<br />

che provavo al petto, ma sentii solo<br />

tristezza. Ed ero troppo stanco per combatterla.<br />

«Cos’ha detto?»<br />

«Ha bisogno di tempo.»<br />

«Okay, allora non è la fine. È una cosa che<br />

puoi accettare, no?»<br />

Feci un profondo respiro. «Sì, posso<br />

accettarla.»


346/662<br />

Shepley si avviò in corridoio con la paletta,<br />

accompagnato dal tintinnio dei frammenti<br />

dello specchio. Rimasto solo, circondato dalle<br />

fotografie mie e di Abby, mi venne di nuovo<br />

voglia di spaccare qualcosa, perciò mi spostai<br />

in soggiorno per aspettare America.<br />

Per for<strong>tu</strong>na non impiegò molto a tornare.<br />

Supposi che probabilmente fosse preoccupata<br />

per Shepley.<br />

La porta si aprì e scattai in piedi. «È con te?»<br />

«No.»<br />

«Ha detto altro?»<br />

Lei deglutì ed esitò a rispondere. «Ha detto<br />

che manterrà la promessa, che non sentirai la<br />

sua mancanza.»<br />

Guardai per terra. «Non tornerà», esclamai<br />

buttandomi sul divano.<br />

America si avvicinò. «Che significa, Travis?»<br />

Mi misi le mani sulla testa. «Quello che è<br />

successo ieri sera non era un modo per dirmi<br />

che voleva stare con me. Era un addio.»<br />

«Non lo sai.»<br />

«La conosco.»<br />

«Abby tiene a te.»<br />

«Non mi ama.»


347/662<br />

America fece un profondo respiro e qualsiasi<br />

dubbio avesse sul <strong>mio</strong> stato d’animo svanì, lasciando<br />

il posto a un atteggiamento comprensivo.<br />

«Non sai nemmeno questo. Senti, dalle<br />

solo un po’ di tempo. Abby non è come le<br />

ragazze a cui <strong>sei</strong> abi<strong>tu</strong>ato, Trav. Si spaventa<br />

facilmente. L’ultima volta che qualcuno voleva<br />

fare sul serio si è trasferita in un altro stato. La<br />

si<strong>tu</strong>azione non è brutta come sembra.»<br />

La guardai scorgendo un vaghissimo<br />

barlume di speranza. «Tu credi?»<br />

«Travis, se n’è andata perché ha paura del<br />

sentimento che prova per te. Se sapessi <strong>tu</strong>tto,<br />

sarebbe più facile da spiegare, ma non posso<br />

dirti niente.»<br />

«Perché?»<br />

«Perché gliel’ho promesso ed è la mia<br />

migliore amica.»<br />

«Non si fida di me?»<br />

«Non si fida di se stessa. Tu però devi fidarti<br />

di me.» Mi prese le mani e mi fece alzare.<br />

«Fatti una bella doccia calda e poi usciremo a<br />

mangiare qualcosa. Shepley mi ha detto che è<br />

la serata del poker da <strong>tu</strong>o papà.»


348/662<br />

Scossi la testa. «Stasera non posso andarci.<br />

Mi chiederebbero di Pigeon. Forse potremmo<br />

andarla a trovare?»<br />

America sbiancò. «Non è a casa.»<br />

«Uscite?»<br />

«Lei sì.»<br />

«Con chi?» Impiegai <strong>tu</strong>ttavia solo pochi<br />

secondi a capirlo. «Con Parker.»<br />

Annuì.<br />

«Per questo dice che non sentirò la sua mancanza»,<br />

osservai con voce rotta. Non riuscivo a<br />

credere che mi facesse una cosa simile. Era<br />

semplicemente crudele.<br />

America fu pronta a placare il <strong>mio</strong> ennesimo<br />

accesso di rabbia. «Allora andremo al cinema, a<br />

vedere una commedia ovviamente, e vedremo<br />

se è aperta la pista di go kart, così potrai buttarmi<br />

di nuovo fuori strada.»<br />

Mare era in gamba. Sapeva che la pista di go<br />

kart era uno dei pochi posti dove non ero<br />

andato con Abby. «Non ti ho buttato fuori<br />

strada, <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> che non vali un accidente alla<br />

guida.»<br />

«Questo è da vedere», replicò spingendomi<br />

in bagno. «Piangi, se devi, urla, sfogati. Poi


349/662<br />

andremo a divertirci. Non durerà per sempre,<br />

ma ti terrà occupato per la serata.»<br />

Mi girai sulla soglia. «Grazie, Mare.»<br />

«Sì, sì...» rispose tornando da Shepley.<br />

Aprii il rubinetto e lasciai che il vapore scaldasse<br />

la stanza prima di entrare nella doccia.<br />

Quando mi vidi riflesso nello specchio, sussultai:<br />

occhiaie, sguardo stanco, spalle curve.<br />

Avevo un aspetto orrendo.<br />

Chiusi gli occhi e lasciai che l’acqua mi scorresse<br />

sulla faccia. Mi comparve allora davanti il<br />

bel viso di Abby. Non era una cosa insolita: la<br />

vedevo ogni volta che li chiudevo. Adesso che<br />

se n’era andata, mi sembrava di vivere un<br />

incubo.<br />

Soffocai un’altra ondata di dolore. In certi<br />

momenti la sofferenza si riacutizzava. Mi mancava,<br />

Dio, quanto mi mancava, e non facevo<br />

che rivivere <strong>tu</strong>tto quello che avevamo fatto<br />

insieme.<br />

Appoggiai le mani sulle piastrelle e strinsi<br />

con forza gli occhi. «Torna, ti prego», dissi<br />

sommessamente. Lei non poteva sentirmi,<br />

eppure volevo mi salvasse da quel dolore atroce<br />

che provavo in sua assenza.


350/662<br />

Dopo essermi crogiolato per un po’ nella disperazione,<br />

feci alcuni profondi respiri e mi<br />

ripresi. <strong>Il</strong> fatto che Abby se ne fosse andata non<br />

avrebbe dovuto s<strong>tu</strong>pirmi dopo quello che era<br />

successo la sera prima. America aveva ragione:<br />

per Abby era <strong>tu</strong>tto nuovo ed era spaventata<br />

quanto me. Eravamo <strong>tu</strong>tti e due incapaci di<br />

affrontare i sentimenti, e nel momento stesso<br />

in cui mi ero innamorato di lei avevo capito che<br />

sarebbe stato un massacro.<br />

L’acqua calda lavò via la rabbia e la paura,<br />

che lasciarono il posto a un rinnovato ottimismo.<br />

Non ero un idiota che non sapeva come<br />

conquistare una ragazza. L’amore per Abby me<br />

lo aveva fatto scordare. Era ora di credere di<br />

nuovo in me stesso e di ricordare che lei non<br />

era solo una ragazza in grado di spezzarmi il<br />

cuore, ma anche la mia migliore amica. Sapevo<br />

farla sorridere e conoscevo <strong>tu</strong>tto ciò che amava.<br />

Avevo ancora carte da giocare.<br />

Quando tornammo dalla pista di go kart,<br />

eravamo più sereni. America rideva perché<br />

aveva bat<strong>tu</strong>to Shepley quattro volte di fila e lui<br />

si fingeva imbronciato.


351/662<br />

Shep armeggiò con la chiave al buio.<br />

Io tenevo il cellulare in mano e per l’ennesima<br />

volta dovetti trattenermi dal chiamare<br />

Abby.<br />

«Perché non lo fai?» chiese America.<br />

«Probabilmente è ancora fuori. È meglio che<br />

non... interrompa», dissi cercando di scacciare<br />

dalla mente l’idea di ciò che stava accadendo.<br />

«No?» Fece lei sinceramente sorpresa. «Non<br />

hai detto che volevi invitarla al bowling<br />

domani? Non è educato invitare una ragazza a<br />

uscire il giorno stesso, lo sai.»<br />

Shepley trovò infine il buco della serra<strong>tu</strong>ra e<br />

aprì la porta.<br />

Mi sedetti sul divano e fissai il nome di Abby<br />

sull’elenco chiamate.<br />

«’Fanculo», dissi toccandolo.<br />

<strong>Il</strong> telefono squillò una, due volte. Sentivo il<br />

cuore martellarmi contro la gabbia toracica, più<br />

forte di quando mi preparavo a un incontro.<br />

Rispose.<br />

«Come sta andando la serata, Pidge?»<br />

«Cosa vuoi, Travis?» bisbigliò. Almeno non<br />

aveva il respiro affannoso.


352/662<br />

«Domani voglio andare a giocare a bowling.<br />

Ho bisogno della mia compagna di squadra.»<br />

«<strong>Il</strong> bowling? Non potevi chiamarmi più<br />

tardi?» Voleva essere tagliente, ma il suo tono<br />

suonò completamente diverso. Avrei quasi<br />

detto che fosse contenta di sentirmi.<br />

<strong>Il</strong> che mi rese ancor più sicuro. Non si divertiva<br />

in compagnia di Parker.<br />

«Non potevo sapere quando saresti stata libera.<br />

Oh, forse non ho scelto le parole giuste...»<br />

dissi scherzando.<br />

«Ti chiamo domani e ne parliamo, va bene?»<br />

«No, non va bene. Dici che vuoi essere mia<br />

amica, ma non possiamo uscire insieme?» Lei<br />

tacque per un istante e me la figurai mentre<br />

alzava quegli splendidi occhi grigi al cielo.<br />

M’infastidì l’idea che Parker li vedesse in<br />

diretta. «E non alzare gli occhi al cielo. Vieni o<br />

no?»<br />

«Come fai a saperlo? Mi stai spiando?»<br />

«Lo fai di continuo. Sì? No? Stai sottraendo<br />

tempo prezioso alla <strong>tu</strong>a serata.»<br />

«Sì!» rispose con voce sommessa e un tono<br />

allegro. «Va bene.»<br />

«Passo da te alle sette.»


353/662<br />

<strong>Il</strong> telefono cadde con un tonfo at<strong>tu</strong>tito sul<br />

divano. Guardai America.<br />

«Ha accettato?»<br />

«Sì», risposi appoggiandomi ai cuscini.<br />

Lei tolse le gambe dalle ginocchia di Shepley<br />

e lo prese in giro per i go kart mentre era<br />

intento a fare zapping, ma poco dopo si s<strong>tu</strong>fò.<br />

«Vado», disse.<br />

Lui si accigliò. Non era mai contento quando<br />

se ne andava. «Mandami un messaggio.»<br />

«Certo», rispose lei con un sorriso. «Ci<br />

vediamo, Trav.»<br />

Ero invidioso che se ne andasse, che avesse<br />

qualcosa da fare. Io avevo finito da giorni le<br />

uniche due ricerche che dovevo svolgere.<br />

L’orologio sopra il televisore attirò la mia<br />

attenzione. I minuti scorrevano lenti e più mi<br />

ripetevo di non farci caso più il <strong>mio</strong> sguardo<br />

tornava sui numeri digitali. Era passata un’ora,<br />

un’eternità. Mi agitai. Mi sentii sempre più<br />

annoiato e inquieto finché anche i secondi<br />

divennero una tor<strong>tu</strong>ra. Scacciare il pensiero di<br />

Abby e Parker diventò un tormento e alla fine<br />

mi alzai.<br />

«Esci?» chiese Shepley con un vago sorriso.


354/662<br />

«Non posso stare seduto qui. Sai quanto<br />

Parker le sbavi dietro e la cosa mi sta facendo<br />

impazzire.»<br />

«Tu credi che...? No. Abby non lo farebbe.<br />

America ha detto che era... non importa. Stavo<br />

per cacciarmi nei guai.»<br />

«Vergine?»<br />

«Lo sai?»<br />

Scrollai le spalle. «Abby me lo ha detto. Tu<br />

pensi perché noi... che lei...?»<br />

«No.»<br />

Mi sfregai la nuca. «Hai ragione, penso<br />

proprio che sia così. Voglio dire, lo spero.<br />

Sarebbe capace di fare qualche stronzata per<br />

tenermi lontano.»<br />

«Lo farebbe? Tenerti lontano, intendo?»<br />

Guardai Shepley negli occhi. «Io l’amo, Shep.<br />

Ma so cosa farei a Parker se approfittasse di<br />

lei.»<br />

Lui scosse la testa. «È una sua scelta, Trav.<br />

Se vorrà lui, dovrai accettarlo.»<br />

Presi le chiavi della moto e le strinsi, sentendo<br />

il metallo conficcarsi nel palmo.<br />

Prima di salire sulla Harley, la chiamai.<br />

«Sei già a casa?»


355/662<br />

«Sì, mi ha riaccompagnato cinque minuti<br />

fa.»<br />

«Tra altri cinque sono lì.»<br />

Chiusi la telefonata prima che protestasse.<br />

L’aria fredda che mi arrivava in faccia mentre<br />

guidavo placò la rabbia che mi aveva scatenato<br />

Parker, ma via via che mi avvicinavo al campus<br />

fui sopraffatto dallo scoraggiamento.<br />

<strong>Il</strong> rumore della moto era forte ed echeggiò<br />

contro i muri di mattoni della Morgan. Di<br />

fronte a <strong>tu</strong>tte quelle finestre buie, al parcheggio<br />

deserto e al silenzio della sera, io e la mia Harley<br />

creavamo proprio un netto contrasto. Alla<br />

fine Abby apparve sulla soglia e io m’irrigidii,<br />

in attesa di capire se avrebbe sorriso o se<br />

sarebbe caduta in preda al panico.<br />

Non fece nessuna delle due cose. «Non hai<br />

freddo?» chiese stringendosi nel giubbotto.<br />

«Stai bene.» Notai che non indossava un<br />

vestito. Ovviamente non voleva apparire sexy<br />

agli occhi di Parker, il che fu un sollievo. «Ti <strong>sei</strong><br />

divertita?»<br />

«Uhm... sì, grazie. Che fai qui?»<br />

Diedi gas. «Vado a farmi un giro per schiarirmi<br />

la testa. Vieni con me.»


356/662<br />

«Fa freddo, Trav.»<br />

«Vuoi che vada a prendere l’auto di Shep?»<br />

«Domani andiamo al bowling. Non puoi<br />

aspettare?»<br />

«Prima ti vedevo ogni secondo e adesso, se<br />

mi va bene, dieci minuti ogni tanto.»<br />

Lei sorrise e scosse la testa. «Sono passati<br />

soltanto due giorni, Trav.»<br />

«Mi manchi. Salta su e andiamo.»<br />

Abby rifletté sulla proposta, si chiuse la zip<br />

del giubbotto e salì dietro di me. Le presi le<br />

braccia e me le misi attorno alla vita in modo<br />

che mi tenesse ben stretto, tanto che avevo<br />

quasi difficoltà a respirare, eppure per la prima<br />

volta quella sera mi sentii bene.


17.<br />

L’ULTIMO TENTATIVO<br />

La Harley non ci portò in nessun luogo in<br />

particolare. All’inizio tenni la mente occupata<br />

prestando attenzione al traffico e alle poche<br />

auto della polizia che incontravamo, ma dopo<br />

un po’ restammo soli sulle strade. Sapendo che<br />

la notte non era eterna, decisi che quando<br />

l’avessi riportata alla Morgan avrei fatto<br />

l’ultimo tentativo. Se avesse continuato a frequentare<br />

Parker, anche le uscite «da amici» per<br />

andare al bowling sarebbero finite. Sarebbe<br />

finito <strong>tu</strong>tto.<br />

Farle pressione non era una buona idea ma,<br />

a meno che non mettessi le carte in tavola,<br />

avrei rischiato di perdere l’unica ragazza speciale<br />

che avessi conosciuto. Continuai a pensare<br />

alle parole da dirle e a come dirle: sarei stato<br />

diretto, in modo che non potesse ignorarle o<br />

fingere di non avere capito.


358/662<br />

L’indicatore mi segnalava da parecchi chilometri<br />

che il serbatoio era quasi vuoto, perciò mi<br />

fermai nella prima stazione di servizio aperta<br />

che trovai.<br />

«Vuoi qualcosa?» chiesi.<br />

Lei scosse la testa e scese dalla moto. Si ravviò<br />

i capelli aggrovigliati con le dita e sorrise<br />

imbarazzata.<br />

«Smettila. Sei bellissima.»<br />

«Pronta per un video rock degli anni<br />

Ottanta.»<br />

Scoppiai a ridere e sbadigliai, infilando la<br />

pistola della pompa nel serbatoio.<br />

Abby prese il cellulare per guardare l’ora.<br />

«Oddio, Trav. Sono le tre del mattino.»<br />

«Vuoi tornare?» le domandai sentendomi<br />

male.<br />

«Sarà meglio.»<br />

«Siamo ancora d’accordo per il bowling?»<br />

«Ti ho detto di sì.»<br />

«E verrai alla Sig Tau con me, vero?»<br />

«Stai insinuando che non rispetto la parola<br />

data? Lo trovo un po’ offensivo.»


359/662<br />

Estrassi la pistola dal serbatoio e la riagganciai.<br />

«È che non so mai cosa ti passa per la<br />

testa.»<br />

Montai in sella e l’aiutai a salire. Mi cinse con<br />

le braccia, stavolta di sua volontà, e io sospirai,<br />

perso nei miei pensieri, prima di accendere il<br />

motore. Afferrai il manubrio, feci un respiro e,<br />

quando trovai il coraggio di dirglielo, conclusi<br />

che una stazione di servizio non fosse il posto<br />

adatto per mettere a nudo il <strong>mio</strong> cuore.<br />

«Sei importante per me, lo sai», disse Abby<br />

stringendomi.<br />

«Non ti capisco, Pigeon. Credevo di conoscere<br />

le donne, ma <strong>tu</strong> <strong>sei</strong> così imprevedibile che<br />

non so come prenderti.»<br />

«Anch’io non ti capisco. Dovresti essere<br />

l’idolo delle ragazze della Eastern. Non sto<br />

vivendo l’esperienza promessa dagli opuscoli<br />

dell’università.»<br />

Mi offesi, malgrado fosse la verità. «Be’, è un<br />

evento. Non era mai capitato che una ragazza<br />

con cui sono stato a letto mi chiedesse di lasciarla<br />

in pace.»<br />

«Non è andata così, Travis.»


360/662<br />

Avviai il motore e mi immisi in strada senza<br />

aggiungere altro. <strong>Il</strong> viaggio di ritorno alla Morgan<br />

fu terribile. Tante volte mi ero riproposto<br />

di affrontarla e avevo cambiato idea. Nonostante<br />

avessi le dita intorpidite per il freddo,<br />

guidai lentamente paventando il momento in<br />

cui avrebbe saputo <strong>tu</strong>tto e mi avrebbe respinto<br />

per l’ultima volta. Quando arrivammo davanti<br />

all’ingresso dello s<strong>tu</strong>dentato, mi sentivo teso<br />

come una corda di violino e roso dall’ansia.<br />

Abby scese e, vedendo la sua espressione triste,<br />

caddi in preda al panico. Forse mi avrebbe<br />

mandato al diavolo prima che aprissi bocca.<br />

La accompagnai alla porta e lei prese le<br />

chiavi, tenendo la testa china. Incapace di<br />

attendere ancora, le afferrai delicatamente il<br />

mento e glielo sollevai aspettando che mi guardasse<br />

negli occhi.<br />

«Ti ha baciato?» domandai sfiorandole le<br />

labbra morbide col pollice.<br />

Abby si scostò. «Sai benissimo come rovinare<br />

una notte perfetta, vero?»<br />

«Perfetta? Questo significa che ti <strong>sei</strong><br />

divertita?»<br />

«Mi diverto sempre quando sono con te.»


361/662<br />

Abbassai lo sguardo e mi incupii. «Ti ha<br />

baciato?»<br />

«Sì», rispose irritata.<br />

Strinsi gli occhi, sapendo che la domanda<br />

successiva avrebbe segnato la mia condanna.<br />

«È <strong>tu</strong>tto?»<br />

«Non sono affari <strong>tu</strong>oi!» ribatté spalancando<br />

la porta.<br />

La richiusi e le bloccai la strada. «Devo<br />

saperlo.»<br />

«No! Spostati, Travis!» Mi diede una gomitata<br />

nel fianco, cercando di passare.<br />

«Pigeon...»<br />

«Pensi che, per il fatto che non sono più vergine,<br />

mi scopi <strong>tu</strong>tti quelli con cui esco?»<br />

esclamò dandomi uno spintone.<br />

«Non ho detto questo, maledizione! È troppo<br />

chiedere un po’ di tranquillità?»<br />

«Perché, ti farebbe stare tranquillo sapere<br />

che non vado a letto con Parker?»<br />

«Come fai a non capire? È chiaro a <strong>tu</strong>tti<br />

tranne che a te!»<br />

«Allora suppongo di essere un’idiota. Stasera<br />

<strong>sei</strong> in vena di complimenti, Trav», disse<br />

allungandosi verso la maniglia.


362/662<br />

L’afferrai per le spalle. Eccola di nuovo: la<br />

ragazza ignara a cui ero abi<strong>tu</strong>ato. Era ora di<br />

mettere le carte in tavola. «Quello che provo<br />

per te... mi fa impazzire.»<br />

«Per quanto riguarda la pazzia, hai ragione»,<br />

replicò liberandosi.<br />

«Me lo sono ripe<strong>tu</strong>to per <strong>tu</strong>tto il tempo in cui<br />

eravamo in moto, perciò adesso ascoltami.»<br />

«Travis...»<br />

«So che siamo incasinati, d’accordo? Io sono<br />

impulsivo, irascibile e ti sento dentro come mai<br />

mi era capitato. A volte ti comporti come se mi<br />

odiassi, un minuto dopo hai bisogno di me.<br />

Non faccio mai niente di giusto e non ti<br />

merito... ma maledizione, ti amo, Abby. Ti amo<br />

più di qualsiasi cosa o persona abbia mai<br />

amato. Quando ci <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> non mi servono alcol,<br />

soldi, incontri né storie da una notte... Tutto ciò<br />

che mi serve <strong>sei</strong> <strong>tu</strong>. Sei l’unica cosa a cui penso.<br />

Di cui sogno. Sei <strong>tu</strong>tto ciò che voglio.»<br />

Lei restò in silenzio per un po’, sollevò le<br />

sopracciglia e assunse uno sguardo disorientato<br />

mentre assimilava quanto le avevo detto. Batté<br />

le palpebre un paio di volte.


363/662<br />

Le presi allora il viso tra le mani e la guardai<br />

negli occhi. «Sei andata a letto con lui?»<br />

Gli occhi le si riempirono di lacrime e un<br />

istante dopo scosse la testa. Senza più pensarci,<br />

le stampai un bacio sulle labbra e le infilai la<br />

lingua in bocca. Lei non mi respinse, anzi: mi<br />

afferrò per la maglietta e mi attirò a sé, baciandomi<br />

con altrettanta passione. Mi lasciai sfuggire<br />

un gemito e la strinsi tra le braccia.<br />

Quando compresi di aver avuto la risposta,<br />

mi scostai, senza fiato. «Chiama Parker. Digli<br />

che non lo vuoi più vedere. Digli che stai con<br />

me.»<br />

Lei chiuse gli occhi. «Non posso stare con te,<br />

Travis.»<br />

«Perché no?» esclamai lasciandola andare.<br />

Scosse la testa. Più volte si era dimostrata<br />

imprevedibile, ma dal bacio si era capito che tra<br />

noi c’era ben più di un sentimento d’amicizia e<br />

di comprensione. Non restava che una sola<br />

conclusione.<br />

«Roba da non credere. L’unica ragazza che<br />

voglio non mi vuole.»<br />

Lei esitò prima di parlare. «America e io ci<br />

siamo trasferite qui per dare una svolta alla mia


364/662<br />

vita. O per evitare che ne prendesse una in particolare.<br />

Gli incontri, il gioco d’azzardo, l’alcol...<br />

è quello che mi sono lasciata alle spalle.<br />

Quando ti sto vicino... mi ritrovo <strong>tu</strong>tto davanti,<br />

in un irresistibile pacchetto ta<strong>tu</strong>ato. Non ho<br />

fatto centinaia di chilometri per riviverlo.»<br />

«Meriti qualcuno migliore di me, lo so benissimo.<br />

Ma se esiste una donna fatta per me...<br />

be’, <strong>sei</strong> <strong>tu</strong>. Farò <strong>tu</strong>tto il necessario, Pidge. Mi<br />

ascolti? Tutto.»<br />

Mi diede le spalle, ma non mollai. Finalmente<br />

stava parlando e, se stavolta se ne fosse<br />

andata, forse non avremmo più avuto alcuna<br />

possibilità.<br />

Tenni la porta chiusa con la mano. «Smetterò<br />

di combattere non appena mi sarò laureato.<br />

Non berrò più neanche un goccio. Ti darò<br />

il lieto fine, Pigeon. Se crederai in me, ce la<br />

farò.»<br />

«Non voglio che <strong>tu</strong> cambi.»<br />

«Allora dimmi cosa devo fare. Dimmelo e lo<br />

farò», la supplicai.<br />

«Mi presti il telefono?» chiese.


365/662<br />

Restai perplesso, non capendo che cosa<br />

volesse fare. «Certo», risposi e lo estrassi dalla<br />

tasca, porgendoglielo.<br />

Lei sfiorò i tasti, compose un numero e chiuse<br />

gli occhi nell’attesa.<br />

«Scusami se ti chiamo così tardi, ma era una<br />

cosa che non poteva aspettare. Io... non posso<br />

venire a cena con te mercoledì.»<br />

Aveva chiamato Parker. Le mani presero a<br />

tremarmi per l’ansia: chissà se gli avrebbe chiesto<br />

di venire a prenderla per togliersi<br />

dall’impaccio.<br />

«Non posso più vederti. Sono... piuttosto<br />

sicura di essere innamorata di Travis»,<br />

aggiunse.<br />

In quell’istante mi parve che il mondo si<br />

fosse fermato. Mi ripetei mentalmente le sue<br />

parole. Avevo sentito bene? Aveva appena detto<br />

quello che pensavo o era solo un’illusione?<br />

Mi resti<strong>tu</strong>ì il telefono e mi guardò esitante<br />

negli occhi.<br />

«Mi ha sbat<strong>tu</strong>to il telefono in faccia», disse<br />

con una smorfia.<br />

«Tu mi ami?»


366/662<br />

«Sono i ta<strong>tu</strong>aggi», rispose con un tono<br />

impertinente e un’alzata di spalle, come se non<br />

avesse detto l’unica cosa che desideravo<br />

sentire.<br />

Pigeon mi amava.<br />

Sfoderai un largo sorriso. «Vieni a casa con<br />

me», dissi stringendola tra le braccia.<br />

Lei s’incupì. «Hai detto <strong>tu</strong>tto questo per portarmi<br />

a letto? Dev’essere stata una notte<br />

indimenticabile.»<br />

«L’unica cosa a cui sto pensando è tenerti fra<br />

le mie braccia <strong>tu</strong>tta la notte.»<br />

«Andiamo.»<br />

Non persi tempo. Quando fu in sella, sfrecciai<br />

verso casa prendendo <strong>tu</strong>tte le scorciatoie e<br />

<strong>tu</strong>tti i semafori gialli, destreggiandomi nel poco<br />

traffico delle prime ore del mattino.<br />

Arrivati all’appartamento, spensi il motore e<br />

la presi in braccio.<br />

Abby ridacchiò, sfiorandomi le labbra con le<br />

sue mentre armeggiavo con la serra<strong>tu</strong>ra. La<br />

posai a terra, chiusi la porta e feci un lungo<br />

sospiro di sollievo.<br />

«Da quando te n’eri andata non sembrava<br />

più la stessa casa», dissi baciandola di nuovo.


367/662<br />

Toto arrivò di corsa dal corridoio e scodinzolò,<br />

toccandola con le zampine. Aveva sentito<br />

quanto me la sua mancanza.<br />

Sentii cigolare il letto di Shepley e un attimo<br />

dopo i suoi passi pesanti sul pavimento. Spalancò<br />

la porta, socchiudendo gli occhi alla luce.<br />

«Cazzo, no, Trav, non puoi fare una cosa del<br />

genere! Sei innamorato di Ab...» Guardò<br />

meglio e riconobbe l’errore. «Ehi, Abby.»<br />

«Ehi, Shep», rispose lei con un sorriso divertito,<br />

rimettendo Toto sul pavimento.<br />

Prima che Shepley facesse domande, la trascinai<br />

in corridoio. Ci gettammo l’uno nelle<br />

braccia dell’altra. Non avevo in mente niente,<br />

desideravo solo starle disteso accanto, ma Abby<br />

mi sfilò maliziosa la maglietta. Io l’aiutai con il<br />

giubbotto, poi si tolse la felpa e il top. Le sue<br />

intenzioni erano chiare e non avrei di certo<br />

obiettato.<br />

Ci ritrovammo ben presto nudi e una vocina<br />

dentro di me mi esortò ad assaporare quel<br />

momento, a prendermela con calma, ma fu<br />

tacitata dai suoi baci passionali e dai mormorii<br />

sommessi che emetteva ogni volta che la<br />

sfioravo.


368/662<br />

La adagiai sul letto e Abby allungò la mano<br />

verso il comodino. Mi venne subito in mente<br />

che avevo spaccato la ciotola con i preservativi,<br />

in nome dell’astinenza.<br />

«Merda», esclamai ansimando. «Li ho buttati<br />

via.»<br />

«Cosa? Tutti?»<br />

«Pensavo che <strong>tu</strong> non... se non fosse stato con<br />

te, non ne avrei avuto bisogno.»<br />

«Stai scherzando!» disse appoggiandosi<br />

sconsolata alla testiera.<br />

Mi chinai con il respiro affannoso e le posai<br />

la fronte sul petto. «Considerati l’opposto di<br />

una preda facile.»<br />

Ricordo i momenti successivi in modo un po’<br />

confuso. Abby fece uno strano conteggio, concludendo<br />

che in quella settimana non sarebbe<br />

rimasta incinta. Prima che me rendessi conto,<br />

ero dentro di lei e sentii il suo corpo a contatto<br />

con il <strong>mio</strong>. Non ero mai stato con una ragazza<br />

senza quella sottile barriera di lattice, ma a<br />

quanto pareva faceva una gran differenza. A<br />

ogni movimento provavo sensazioni fortemente<br />

conflit<strong>tu</strong>ali: ritardare l’inevitabile o abbandonarmi,<br />

perché era maledettamente bello.


369/662<br />

Quando i suoi fianchi si premettero contro i<br />

miei e i suoi gemiti incontrollati si trasformarono<br />

in un lungo grido di appagamento, non<br />

potei più trattenermi.<br />

«Abby», mormorai. «Devo... devo...»<br />

«Non fermarti», mi supplicò conficcandomi<br />

le unghie nella schiena.<br />

Entrai in lei ancora una volta e in quel<br />

momento credo di aver cacciato un grido, perché<br />

mi coprì la bocca con la mano. Chiusi gli<br />

occhi, rilassandomi mentre il <strong>mio</strong> corpo sussultava<br />

e si placava. La guardai e lei ricambiò lo<br />

sguardo con un sorriso stanco, contento, in<br />

attesa di qualcosa. La baciai ripe<strong>tu</strong>tamente, le<br />

presi il volto fra le mani e la baciai ancora, stavolta<br />

con maggiore tenerezza.<br />

Prese a respirare più lentamente e infine<br />

sospirò. Mi sdraiai al suo fianco e l’attirai a me.<br />

Abby mi appoggiò la guancia sul petto, coprendomi<br />

il braccio con i capelli. Le diedi un ennesimo<br />

bacio sulla fronte e l’abbracciai.<br />

«Stavolta non andartene, okay? Domani<br />

mattina voglio svegliarmi esattamente così.»<br />

Lei mi baciò il petto ma non mi guardò.<br />

«Non vado da nessuna parte.»


370/662<br />

Quel mattino, steso a letto con la donna che<br />

amavo, mi ripromisi di diventare un uomo<br />

migliore, degno di lei. Basta perdere le staffe,<br />

basta malumori e accessi di rabbia.<br />

Ogni volta che avvicinavo le labbra alla sua<br />

pelle in attesa che si svegliasse, mi ripetevo<br />

mentalmente il proposito.<br />

Affrontare la vita all’esterno dell’appartamento<br />

cercando di tener fede a quell’impegno<br />

si rivelò <strong>tu</strong>ttavia faticoso. Per la prima volta<br />

non solo m’importava di qualcuno, ma ero<br />

anche ansioso di non perderlo, e gli atteggiamenti<br />

gelosi e iperprotettivi rischiavano di<br />

minare i miei proponimenti.<br />

A pranzo Chris Jenks mi aveva fatto incazzare<br />

ed ero regredito. Per for<strong>tu</strong>na, Abby era<br />

stata paziente e comprensiva anche quando<br />

avevo minacciato Parker.<br />

Mi aveva dimostrato in più occasioni di<br />

sapermi accettare così com’ero, ma io non<br />

volevo essere l’idiota violento che <strong>tu</strong>tti conoscevano.<br />

La rabbia mescolata ai nuovi sentimenti<br />

di gelosia era però più difficile da controllare<br />

di quanto pensassi.


371/662<br />

Decisi di evitare le si<strong>tu</strong>azioni che avrebbero<br />

po<strong>tu</strong>to farmi infuriare e di ignorare il fatto che<br />

non solo Abby fosse incredibilmente sexy, ma<br />

che <strong>tu</strong>tti gli stronzi del campus fossero curiosi<br />

di capire come fosse riuscita a domare l’unico<br />

ragazzo che credevano non si sarebbe mai fidanzato.<br />

Sembrava che stessero <strong>tu</strong>tti aspettando<br />

un <strong>mio</strong> passo falso per provarci, il che mi<br />

rendeva ancor più teso e irascibile.<br />

Per tenere occupata la mente, mi concentrai<br />

sull’obiettivo di chiarire alle altre ragazze che<br />

non ero più sulla piazza, fatto che mandò in<br />

bestia metà della popolazione femminile<br />

dell’università.<br />

Quando andai al Red per Halloween, notai<br />

che l’aria pungente di fine au<strong>tu</strong>nno non aveva<br />

impedito a molte di indossare abiti volgari.<br />

Strinsi la mia fidanzata, contento che non fosse<br />

il tipo da vestirsi come una Barbie di strada o le<br />

troiette mascherate da signore dei giocatori di<br />

football: non mi sarei dovuto preoccupare tanto<br />

che le guardassero le tette o che si chinasse.<br />

Io e Shepley giocammo a biliardo mentre le<br />

ragazze guardavano. Stavamo vincendo di<br />

nuovo, dopo esserci già intascati


372/662<br />

trecentosessanta dollari nelle ultime due<br />

partite.<br />

Con la coda dell’occhio vidi Finch avvicinarsi<br />

ad America e Abby. Risero insieme per un po’ e<br />

poi le trascinò in pista. Abby spiccava per la sua<br />

bellezza persino fra <strong>tu</strong>tta quella pelle nuda, il<br />

glitter e i seni in mostra.<br />

Prima che la canzone terminasse, America e<br />

Abby lasciarono Finch e si diressero al bar. Mi<br />

sollevai sulle punte dei piedi per individuare le<br />

loro teste nella ressa.<br />

«Tocca a te», disse Shepley.<br />

«Le ragazze sono sparite.»<br />

«Probabilmente sono andate a prendere da<br />

bere. Fatti sotto, latin lover.»<br />

Mi chinai un po’ ti<strong>tu</strong>bante e mi concentrai<br />

sulla palla, ma sbagliai il tiro.<br />

«Travis, era facile! Mi fai impazzire!»<br />

protestò lui.<br />

Non riuscivo ancora a vederle. Ricordavo i<br />

due casi di molestie dell’anno prima e mi<br />

innervosiva l’idea che andassero in giro da sole.<br />

Anche nella nostra piccola città universitaria<br />

succedeva che drogassero le bevande delle<br />

ragazze.


373/662<br />

Posai la stecca sul tavolo e mi feci strada<br />

nella folla.<br />

Un attimo dopo sentii la mano di Shepley<br />

sulla spalla. «Dove vai?»<br />

«A cercarle. Ti ricordi cos’è capitato l’anno<br />

scorso a quella Heather?»<br />

«Oh sì.»<br />

Quando infine le trovai, vidi che due ragazzi<br />

stavano offrendo loro da bere. Erano <strong>tu</strong>tti e due<br />

bassi, uno un po’ più robusto con una barba di<br />

una settimana sul volto sudato. L’ultima cosa<br />

che avrei dovuto provare nei suoi confronti era<br />

un sentimento di gelosia, ma il fatto che ci<br />

stesse provando con la mia ragazza fu una provocazione<br />

per il <strong>mio</strong> ego. Non sapeva che stava<br />

con me, ma alla prima occhiata avrebbe dovuto<br />

capire che non era sola. E la gelosia si mescolò<br />

all’irritazione. Avevo detto a Abby un’infinità di<br />

volte di non accettare da bere da sconosciuti.<br />

Un istante dopo mi venne un accesso di rabbia.<br />

<strong>Il</strong> tizio le si avvicinò. «Vuoi ballare?»<br />

Lei scosse la testa. «No, grazie. Sono qui con<br />

il <strong>mio</strong>...»<br />

«Ragazzo», esclamai interrompendola e<br />

guardando in cagnesco i due. Era quasi ridicolo


374/662<br />

intimorire due con addosso una toga, ciononostante<br />

sfoderai la mia aria più truce. «Ora sparite»,<br />

dissi indicando con un cenno la sala.<br />

I due si preoccuparono, lanciarono un’occhiata<br />

ad America e Abby e si dileguarono.<br />

Shepley baciò America. «Non posso portarti<br />

da nessuna parte!» Lei fece una risatina e Abby<br />

mi sorrise.<br />

Io però ero troppo infuriato per ricambiare il<br />

sorriso.<br />

«Che c’è?»<br />

«Perché hai lasciato che ti offrisse da bere?»<br />

America si scostò da Shepley.<br />

«Non è andata così, Travis. Gli ho detto di<br />

no.»<br />

Presi la bottiglia di mano a Abby. «Allora<br />

cos’è questa?»<br />

«Dici sul serio?» domandò lei.<br />

«Mai stato più serio in vita mia», risposi gettando<br />

la birra nel cestino dei rifiuti. «Te l’ho<br />

detto un centinaio di volte... non accettare<br />

drink da sconosciuti. E se ci avesse messo dentro<br />

qualcosa?»


375/662<br />

America sollevò il bicchiere. «Non abbiamo<br />

mai perso di vista i drink, Trav. Stai<br />

esagerando.»<br />

«Non sto parlando con te», replicai trafiggendo<br />

Abby con lo sguardo.<br />

Nei suoi occhi comparve un lampo di rabbia.<br />

«Non trattarla così.»<br />

«Travis», mi ammonì Shepley. «Lascia<br />

perdere.»<br />

«Non mi va che accetti da bere da altri»,<br />

ribadii.<br />

Abby s’imbronciò. «Vuoi litigare?»<br />

«Ti darebbe fastidio se mi vedessi bere con<br />

una ragazza?»<br />

«Okay, adesso ignori <strong>tu</strong>tte le altre donne. Ho<br />

capito. Devo fare lo stesso con i ragazzi.»<br />

«Non sarebbe male», ribattei a denti stretti.<br />

«Dovrai ridimensionare un po’ questa storia<br />

del fidanzato geloso, Travis. Non ho fatto<br />

niente di male.»<br />

«Arrivo qui e un tizio ti sta offrendo da<br />

bere!»<br />

«Non urlarle!» intervenne America.<br />

Shepley mi posò una mano sulla spalla.<br />

«Abbiamo <strong>tu</strong>tti bevuto parecchio. Andiamo.»


376/662<br />

Abby s’infuriò ancor di più. «Devo avvertire<br />

Finch che ce ne andiamo», brontolò e s’incamminò<br />

verso la pista superandomi con uno<br />

spintone.<br />

L’afferrai per il polso. «Vengo con te.»<br />

«Sono capace di fare qualche passo da sola,<br />

Travis. Che ti succede?» replicò liberandosi.<br />

Raggiunse Finch che si stava dimenando al<br />

centro della pista, grondante di sudore.<br />

All’inizio sorrise, ma quando lo salutò alzò gli<br />

occhi al cielo.<br />

Aveva pronunciato il <strong>mio</strong> nome: aveva dato<br />

la colpa a me, il che mi fece arrabbiare ancora<br />

di più. Ovviamente mi sarei infuriato se si fosse<br />

cacciata in qualche guaio. Non si era seccata<br />

tanto quando avevo gonfiato di pugni Chris<br />

Jenks, ma se mi incazzavo perché accettava da<br />

bere da sconosciuti s’irritava.<br />

Mentre ero sul punto di esplodere, un imbecille<br />

vestito da pirata la afferrò e le si buttò<br />

addosso. Non capii più niente e, prima che<br />

riuscissi a ragionare, gli tirai un pugno in faccia.<br />

<strong>Il</strong> ragazzo cadde a terra ma, quando Abby<br />

precipitò con lui, tornai bruscamente alla<br />

realtà.


377/662<br />

Sembrava stordita e teneva le mani appoggiate<br />

sul pavimento. Paralizzato dallo shock, la<br />

vidi ruotare la mano e scoprire che era sporca<br />

del sangue rosso che il pirata stava perdendo<br />

dal naso.<br />

Mi affrettai ad aiutarla. «Oh, cazzo! Stai<br />

bene, Pidge?»<br />

Quando fu in piedi, si liberò con uno strattone<br />

dalla mia presa. «Sei impazzito?»<br />

America la prese per il polso e la condusse<br />

via, lasciandola solo quando fummo fuori.<br />

Dovetti accelerare il passo per non restare<br />

indietro.<br />

Nel parcheggio Shepley aprì l’auto e Abby<br />

s’infilò sul sedile.<br />

La supplicai ma lei era nera. «Mi dispiace,<br />

Pigeon, non sapevo che ti tenesse.»<br />

«Per poco non colpivi me!» replicò prendendo<br />

l’asciugamano macchiato d’olio che<br />

Shepley le aveva lanciato. Si pulì il sangue dalla<br />

mano passandosi l’asciugamano su ogni dito,<br />

palesemente disgustata.<br />

Sussultai. «Non lo avrei colpito se avessi<br />

saputo che rischiavo di farti del male. Questo lo<br />

sai, vero?»


378/662<br />

«Sta’ zitto, Travis. Sta’ zitto e basta», disse<br />

fissando la nuca di Shepley.<br />

«Pidge...»<br />

Shepley pestò la mano sul volante. «Taci,<br />

Travis! Hai detto che ti dispiace, adesso chiudi<br />

quella bocca!»<br />

Non seppi che rispondere. Shep aveva<br />

ragione: avevo mandato a puttane l’intera<br />

serata e d’un tratto la possibilità che Abby mi<br />

scaricasse divenne spaventosamente<br />

inquietante.<br />

Arrivati a casa, America diede il bacio della<br />

buonanotte al suo ragazzo. «Ci vediamo<br />

domani, tesoro.»<br />

Lui annuì rassegnato e ricambiò il bacio. «Ti<br />

amo.»<br />

Sapevo che se ne andavano per causa mia:<br />

normalmente avrebbero trascorso la notte da<br />

noi, come ogni fine settimana.<br />

Abby mi superò, diretta alla Honda, senza<br />

dire una parola.<br />

Mi affrettai a raggiungerla e abbozzai un sorriso<br />

imbarazzato nel tentativo di placare le<br />

acque. «Dai, non essere arrabbiata.»<br />

«Oh, non sono arrabbiata. Sono furiosa.»


379/662<br />

«Ha bisogno di un po’ di tempo per calmarsi,<br />

Travis», mi ammonì America aprendo la<br />

macchina.<br />

Quando sentii le serra<strong>tu</strong>re scattare, fui colto<br />

dal panico e posai una mano sulla portiera.<br />

«Non andartene, Pigeon. <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> comportamento<br />

è stato inaccettabile. Mi dispiace.»<br />

Lei sollevò la mano, mostrandomi i residui di<br />

sangue secco sul palmo. «Chiamami quando<br />

sarai cresciuto.»<br />

Mi appoggiai alla portiera con il fianco. «Non<br />

puoi andartene.»<br />

Lei si corrucciò e Shepley aggirò di corsa<br />

l’auto per raggiungerci. «Travis, <strong>sei</strong> ubriaco.<br />

Stai per fare un errore madornale. Lascia che<br />

vada casa, che si calmi... ne parlerete domani,<br />

quando sarete sobri.»<br />

«Non può andarsene», ripetei fissandola disperato<br />

negli occhi.<br />

«Piantala», disse Abby tirando la portiera.<br />

«Spostati!»<br />

«Cosa vuoi dire?» chiesi afferrandola per un<br />

braccio. La paura che dicesse quelle parole, che<br />

ponesse fine alla nostra storia mi aveva indotto<br />

a reagire impulsivamente.


380/662<br />

«Quell’aria triste. Non ci casco», rispose<br />

liberandosi.<br />

Provai un fugace senso di sollievo. Non aveva<br />

intenzione di chiudere, almeno non ancora.<br />

«Abby», disse Shepley. «È di questo che ti<br />

parlavo. Forse dovresti...»<br />

«Stanne fuori, Shep», intervenne bruscamente<br />

America accendendo il motore.<br />

«Combinerò dei casini. Combinerò parecchi<br />

casini, Pidge, ma <strong>tu</strong> devi perdonarmi.»<br />

«Domani mattina avrò un livido enorme sul<br />

sedere! Hai picchiato quell’uomo perché eri<br />

incazzato con me! Cosa dovrebbe dirmi <strong>tu</strong>tto<br />

questo? Mi stanno scattando <strong>tu</strong>tti i campanelli<br />

d’allarme!»<br />

«Non ho mai picchiato una ragazza in vita<br />

mia», risposi, sorpreso che avesse anche solo<br />

pensato che avrei po<strong>tu</strong>to toccare lei o, se era<br />

per quello, qualsiasi altra donna.<br />

«E io non sarò la prima!» ribatté tirando la<br />

portiera. «Spostati, maledizione!»<br />

Annuii e feci un passo indietro. L’ultima cosa<br />

che volevo era che se ne andasse, ma era pur<br />

sempre preferibile all’idea che si arrabbiasse<br />

tanto da scaricarmi.


381/662<br />

America inserì la retromarcia e io guardai<br />

Abby dal finestrino.<br />

«Mi chiami domani, vero?» chiesi toccando il<br />

parabrezza.<br />

«Mare, andiamo», esclamò lei guardando<br />

davanti a sé.<br />

Quando le luci posteriori non furono più visibili,<br />

mi ritirai in casa.<br />

«Travis», mi ammonì Shepley. «Niente casini,<br />

fratello. Parlo sul serio.»<br />

Assentii e arrancai abbat<strong>tu</strong>to fino in camera.<br />

Non appena riuscivo a fare qualche progresso,<br />

il <strong>mio</strong> carattere del cavolo mandava <strong>tu</strong>tto<br />

all’aria. Dovevo dominarmi, altrimenti avrei<br />

perso la cosa più bella che mi fosse capitata in<br />

vita mia.<br />

Per ammazzare il tempo, mi preparai una<br />

braciola di maiale con purè di patate, ma restò<br />

<strong>tu</strong>tto nel piatto perché non riuscii a mangiare<br />

niente. <strong>Il</strong> bucato mi aiutò a passare un’altra<br />

ora, dopodiché decisi di fare il bagno a Toto.<br />

Giocammo per un po’, ma alla fine anche lui<br />

cedette e si accucciò sul letto. Restare disteso a<br />

fissare il soffitto e a tormentarmi per la mia<br />

s<strong>tu</strong>pidità non era una prospettiva allettante,


382/662<br />

perciò decisi di tirar fuori <strong>tu</strong>tti piatti dalla credenza<br />

e di lavarli a mano.<br />

Fu la notte più lunga della mia vita.<br />

Poi le nubi iniziarono a tingersi di vari colori,<br />

segno che il sole si stava alzando. Presi le chiavi<br />

della moto e andai a farmi un giro, fermandomi<br />

davanti alla Morgan Hall.<br />

Harmony Handler uscì per andare a correre.<br />

Mi fissò per un istante, tenendo la mano sulla<br />

porta.<br />

«Ehi, Travis», esclamò con il suo solito sorriso,<br />

ma si fece subito seria. «Uau. Stai male o<br />

che? Hai bisogno che ti porti da qualche<br />

parte?» Dovevo avere un aspetto atroce. Harmony<br />

era sempre molto cara. Suo fratello era<br />

della Sig Tau, perciò non la conoscevo tanto<br />

bene: le sorelle minori erano sempre<br />

intoccabili.<br />

«Ehi, Harmony», dissi sforzandomi di sorridere.<br />

«Volevo fare una sorpresa a Abby per<br />

colazione. Mi puoi far entrare?»<br />

«Uh», disse guardando al di là della porta a<br />

vetri. «Nancy potrebbe spaventarsi. Sei sicuro<br />

di star bene?»


383/662<br />

Nancy era la responsabile della Morgan. Ne<br />

avevo sentito parlare, ma non l’avevo mai vista.<br />

Dubitavo però che se ne sarebbe accorta: si<br />

diceva che bevesse più delle altre ragazze e<br />

uscisse di rado dalla sua stanza.<br />

«È stata solo una notte un po’ lunga. Dai»,<br />

feci con un sorriso. «Sai che non farà storie.»<br />

«D’accordo, ma io non ne so nulla.»<br />

Mi misi la mano sul cuore. «Lo prometto.»<br />

Salii di sopra e bussai piano alla porta di<br />

Abby.<br />

La maniglia si mosse, ma la porta si aprì<br />

lentamente. Dall’altra parte c’erano Abby e<br />

America, l’una di fronte all’altra. Kara ritrasse<br />

la mano e tornò sotto le coperte.<br />

«Posso?»<br />

Abby si mise subito a sedere. «Stai bene?»<br />

Entrai e caddi in ginocchio davanti a lei. «Mi<br />

dispiace così tanto, Abby. Mi dispiace tanto»,<br />

dissi gettandole le braccia attorno alla vita e<br />

sprofondandole il viso in grembo.<br />

Lei mi prese la testa fra le braccia.<br />

«Io... ehm... io vado», balbettò America.<br />

La compagna di stanza di Abby, Kara, si alzò<br />

e prese l’occorrente per la doccia. «Sono


384/662<br />

sempre molto pulita quando <strong>sei</strong> qui, Abby»,<br />

brontolò sbattendo la porta dietro di sé.<br />

Guardai Abby. «So che quando si tratta di te<br />

non ragiono più, ma mi sto impegnando, Pidge,<br />

te lo giuro. Non voglio rovinare <strong>tu</strong>tto.»<br />

«Allora non farlo.»<br />

«È difficile per me, lo sai. Sono terrorizzato<br />

all’idea che <strong>tu</strong> capisca che pezzo di merda sono<br />

e mi molli. Quando ballavi, ieri sera, ho visto<br />

una decina di ragazzi che ti guardavano. Vai al<br />

bar e ti vedo ringraziare quel tizio che ti offre<br />

da bere. Poi quel coglione in pista ti tocca.»<br />

«Io non tiro pugni ogni volta che una ragazza<br />

ti parla. Non posso restare chiusa in casa per<br />

<strong>tu</strong>tto il tempo. Dovrai tenere a freno il <strong>tu</strong>o<br />

caratteraccio.»<br />

«Lo farò», dissi annuendo. «Questa è la mia<br />

prima storia seria, Pigeon. Non ho mai provato<br />

sentimenti del genere per qualcuno... anzi, per<br />

nessuno. Se sarai paziente, troverò il modo di<br />

far funzionare le cose, te lo giuro.»<br />

«Chiariamo una cosa: non <strong>sei</strong> un pezzo di<br />

merda, <strong>sei</strong> un tipo incredibile. Non importa chi<br />

mi offre da bere, chi mi chiede di ballare o flirta<br />

con me. Io tornerò a casa con te. Mi hai chiesto


385/662<br />

di fidarmi di te, ma a quanto pare <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> a non<br />

fidarti di me.»<br />

Mi accigliai. «Non è vero.»<br />

«Be’, se pensi che voglia lasciarti per il primo<br />

che passa, allora non hai molta fiducia in me.»<br />

La strinsi di più. «Non ti merito, Pidge.<br />

Questo non significa che non mi fidi di te, ma<br />

mi preparo all’inevitabile.»<br />

«Non dire così. Quando siamo soli, <strong>sei</strong> perfetto.<br />

Siamo perfetti. Poi però lasci che gli altri<br />

rovinino <strong>tu</strong>tto. Non mi aspetto che cambi radicalmente,<br />

ma non puoi fare a pugni ogni volta<br />

che qualcuno mi guarda.»<br />

Annuii, sapendo che aveva ragione. «Farò<br />

<strong>tu</strong>tto quello che vuoi. Solo... dimmi che mi<br />

ami.» Mi rendevo perfettamente conto di<br />

quanto fossi ridicolo, ma non m’importava più.<br />

«Sai che è così.»<br />

«Devo sentirtelo dire.»<br />

«Ti amo», disse sfiorandomi le labbra con le<br />

sue. «Adesso smetti di fare il bambino.»<br />

Quando mi baciò, il <strong>mio</strong> cuore rallentò e ogni<br />

muscolo del corpo si rilassò. L’estremo bisogno<br />

che avevo di lei mi spaventava a morte. Non<br />

riuscivo a credere che l’amore avesse


386/662<br />

quell’effetto, altrimenti <strong>tu</strong>tti gli uomini innamorati<br />

si sarebbero trasformati in pazzi scatenati.<br />

Forse ero solo io. Forse eravamo solo noi<br />

due. Forse insieme costi<strong>tu</strong>ivano un’entità<br />

instabile, pronta a implodere o ad amalgamarsi.<br />

A ogni modo, quando l’avevo conosciuta<br />

la mia vita si era rivoluzionata e non<br />

volevo fosse altrimenti.


18.<br />

TREDICI FORTUNATO<br />

Eccitato e nel contempo teso, entrai in casa<br />

di <strong>mio</strong> padre tenendo Abby per mano. Dalla<br />

stanza da gioco si diffondeva il fumo del sigaro<br />

di papà e delle sigarette dei miei fratelli, misto<br />

al vago odore di muschio della moquette, molto<br />

più vecchia di me.<br />

Nonostante si fosse seccata per il breve<br />

preavviso, Abby sembrava più a suo agio di<br />

quanto non lo fossi io all’idea di conoscere la<br />

mia famiglia. Portare a casa le fidanzate non<br />

era un’abi<strong>tu</strong>dine dei Maddox, e prevedere la<br />

loro reazione era assolutamente impossibile.<br />

<strong>Il</strong> primo a comparire fu Trenton. «Santo<br />

cielo! C’è “faccia di culo”!»<br />

Inutile sperare che i miei fratelli mostrassero<br />

anche solo una parvenza di civiltà. Io <strong>tu</strong>ttavia li<br />

adoravo e, conoscendo Abby, anche lei lo<br />

avrebbe fatto.


388/662<br />

«Ehi, ehi... occhio al linguaggio davanti alla<br />

signorina», avvertì papà indicandola.<br />

«Pidge, <strong>mio</strong> padre, Jim Maddox. Papà, lei è<br />

Pigeon.»<br />

«Pigeon?» fece divertito Jim.<br />

«Abby», esclamò lei stringendogli la mano.<br />

Indicai i miei fratelli, che annuirono <strong>tu</strong>tti<br />

quando pronunciai i loro nomi. «Trenton,<br />

Taylor, Tyler e Thomas.»<br />

Abby sembrò un po’ disorientata, ma non<br />

potevo biasimarla. Non parlavo molto della mia<br />

famiglia, e cinque fratelli avrebbero lasciato<br />

sconcertato chiunque. Noi Maddox avevamo<br />

poi l’effetto di intimorire gli estranei.<br />

Quand’eravamo adolescenti, i ragazzi del<br />

quartiere avevano imparato a non darci fastidio<br />

e solo in un’occasione uno aveva commesso<br />

l’errore di sfidarci. Eravamo divisi, ma se<br />

necessario facevamo squadra, forti come rocce,<br />

cosa che appariva evidente anche a chi non volevamo<br />

spaventare.<br />

«Abby ha un cognome?» domandò papà.<br />

«Abernathy», disse lei annuendo<br />

cortesemente.


389/662<br />

«È un piacere conoscerti, Abby», esclamò<br />

Thomas con un bel sorriso. Lei non poteva<br />

saperlo, ma era la tattica per nascondere le sue<br />

vere intenzioni, cioè s<strong>tu</strong>diarla attentamente.<br />

Mio fratello era sempre pronto a individuare<br />

potenziali pericoli in grado di alterare i nostri<br />

precari equilibri.<br />

«Papà non reggerebbe», soleva dire e nessuno<br />

di noi aveva da obiettare al riguardo.<br />

Quando ci trovavamo nei guai, andavamo da<br />

Thomas e lui interveniva prima che papà lo<br />

scoprisse. Gli anni passati a tirar su un gruppo<br />

di ragazzi chiassosi e violenti lo avevano reso<br />

uomo ben prima del previsto e lo rispettavamo<br />

<strong>tu</strong>tti per questo, compreso papà. Però a volte<br />

era un po’ autoritario. Abby <strong>tu</strong>ttavia continuò a<br />

sorridere, ignara del fatto di essere diventata<br />

l’oggetto dello sguardo indagatore del guardiano<br />

di famiglia.<br />

«Un vero piacere», gli fece eco Trent osservandola<br />

con uno sguardo malizioso che a chiunque<br />

altro sarebbe costato la vita.<br />

Papà gli diede una pacca sulla nuca e lui cacciò<br />

un urlo.


390/662<br />

«Cos’ho detto?» protestò sfregandosi la<br />

testa.<br />

«Siediti, Abby. Guarda come svuotiamo le<br />

tasche di Trav», disse Tyler.<br />

Presi una sedia e lei si sedette. Guardai in<br />

cagnesco Trenton e lui rispose con una strizzata<br />

d’occhio. Che gran strafottente era!<br />

«Ha conosciuto S<strong>tu</strong> Ungar?» chiese Abby<br />

indicando una foto impolverata.<br />

Non riuscivo a credere alle mie orecchie.<br />

Gli occhi di papà s’illuminarono. «Sai chi è<br />

S<strong>tu</strong> Ungar?»<br />

Lei annuì. «Anche <strong>mio</strong> papà era un suo fan.»<br />

Mio padre si alzò e indicò la fotografia<br />

impolverata accanto. «E questo qui è Doyle<br />

Brunson.»<br />

Abby sorrise. «Mio papà lo ha visto giocare<br />

una volta anni fa. È stato incredibile.»<br />

«<strong>Il</strong> nonno di Trav era un professionista... da<br />

queste parti prendiamo il poker molto seriamente»,<br />

disse papà sorridendo.<br />

Non solo Abby aveva dichiarato di sapere<br />

qualcosa del poker, ma era anche la prima volta<br />

che la sentivo parlare di suo padre.


391/662<br />

Mentre guardavamo Trenton che mescolava<br />

e distribuiva le carte, cercai di dimenticarmi<br />

quant’era appena accaduto. Con le sue gambe<br />

lunghe, le sue curve perfette e quei grandi<br />

occhi, era splendida, ma il fatto che conoscesse<br />

di nome S<strong>tu</strong> Ungar aveva fatto colpo sulla mia<br />

famiglia. Mi raddrizzai fiero sulla sedia. Nessuno<br />

dei miei fratelli sarebbe riuscito a portare<br />

a casa una ragazza in grado di far meglio.<br />

Trenton sollevò un sopracciglio. «Vuoi<br />

giocare, Abby?»<br />

Lei scosse la testa. «Non credo sia il caso.»<br />

«Non sai giocare?» domandò papà.<br />

Mi chinai per darle un bacio sulla fronte.<br />

«Gioca, dai... ti insegno io.»<br />

«Allora di’ addio ai <strong>tu</strong>oi soldi, Abby», commentò<br />

ridendo Thomas.<br />

Lei strinse le labbra e infilò la mano in borsa,<br />

estraendo due pezzi da cinquanta. Li porse a<br />

papà e attese con pazienza che le desse l’equivalente<br />

in gettoni. Trenton sorrise, ansioso di<br />

sfidare la sua sicurezza.<br />

«Ho piena fiducia nelle capacità di insegnamento<br />

di Travis», fece Abby.


392/662<br />

Taylor batté le mani. «Sììì! Stasera divento<br />

ricco!»<br />

«Iniziamo con poco», affermò Jim lanciando<br />

un gettone da cinque sul tavolo.<br />

Trenton diede le carte e io disposi la mano di<br />

Abby. «Hai mai giocato?»<br />

«È passato un po’ dall’ultima volta», rispose<br />

annuendo.<br />

«Aver giocato in famiglia non conta, Polyanna»,<br />

dichiarò Trenton guardando le carte.<br />

«Chiudi quella bocca, Trent», lo ammonii<br />

lanciandogli un’occhiata minacciosa prima di<br />

tornare a concentrarmi sulle carte di Abby.<br />

«Devi cercare di avere le carte più alte, numeri<br />

consecutivi e, con un po’ di for<strong>tu</strong>na, carte dello<br />

stesso seme.»<br />

Perdemmo le prime mani, poi Abby non volle<br />

più il <strong>mio</strong> aiuto e ingranò piuttosto alla svelta.<br />

Tre mani dopo gliele aveva suonate per bene.<br />

«Che cavolo!» si lagnò Trenton. «La for<strong>tu</strong>na<br />

dei principianti è un vero schifo!»<br />

«Hai un’allieva che impara in fretta, Trav»,<br />

osservò papà, sempre con il sigaro tra le labbra.<br />

Bevvi un sorso di birra, sentendomi un<br />

padreterno. «Sono orgoglioso di te, Pigeon!»


393/662<br />

«Grazie.»<br />

«Chi non sa fare insegna», commentò malizioso<br />

Thomas.<br />

«Molto divertente, coglione», mormorai.<br />

«Portale una birra», disse papà sorridendo<br />

divertito.<br />

Scattai in piedi, presi una bottiglia dal frigo e<br />

usai il bordo già rovinato del tavolo per stapparla.<br />

Abby sorrise quando gliela posai davanti<br />

e non esitò a berne una sorsata, com’era solita<br />

fare.<br />

Si pulì le labbra con la mano e attese che<br />

papà mettesse le sue fiches.<br />

Quattro mani più tardi aveva finito la terza<br />

birra e stava s<strong>tu</strong>diando attentamente Taylor.<br />

«Tocca a te, Taylor. Che ne dici di giocare da<br />

uomo?»<br />

Cominciavo ad avere difficoltà a non eccitarmi.<br />

Guardare Abby battere, mano dopo<br />

mano, i miei fratelli e un veterano del poker<br />

come <strong>mio</strong> padre aveva proprio quell’effetto.<br />

Non avevo mai visto una donna così sexy in vita<br />

mia, e guarda caso era la mia ragazza.<br />

«’Fanculo», esclamò Taylor buttando gli<br />

ultimi gettoni.


394/662<br />

«Cos’hai, Pigeon?» chiesi sorridendo. Ero<br />

come un bambino davanti ai regali di Natale.<br />

«Taylor?» lo incalzò lei, impassibile.<br />

Lui sfoderò un ampio sorriso. «Colore!»<br />

annunciò allegro, scoprendo le carte.<br />

Guardammo <strong>tu</strong>tti Abby. Lei scrutò gli uomini<br />

che la circondavano e buttò giù le carte.<br />

«Guardate e piangete, ragazzi! Assi e otto!»<br />

«Un full? Che cazzo!» strillò Trenton.<br />

«Mi dispiace. Ho sempre voluto dirlo», rispose<br />

lei, ridacchiando e prendendo la vincita.<br />

Thomas la guardò sospettoso. «Questa non è<br />

solo la for<strong>tu</strong>na del principiante. Lei sa giocare.»<br />

Lo osservai per un istante. Non distoglieva lo<br />

sguardo da Abby.<br />

A quel punto la fissai. «Avevi già giocato,<br />

Pidge?»<br />

Lei strinse le labbra e scrollò le spalle,<br />

abbozzando un sorriso innocente. Reclinai la<br />

testa e scoppiai a ridere. Stavo per dire quanto<br />

fossi fiero di lei, ma le parole mi morirono in<br />

gola, soffocate da un accesso di riso. Pestai il<br />

pugno sul tavolo un paio di volte, cercando di<br />

controllarmi.


395/662<br />

«La <strong>tu</strong>a ragazza ci ha appena spillato <strong>tu</strong>tti i<br />

soldi!» osservò Taylor puntando il dito nella<br />

mia direzione.<br />

«Non ci credo, cazzo!» gemette Trenton<br />

alzandosi.<br />

«Ottimo piano, Travis. Portare una bara<br />

provetta alla serata del poker», commentò papà<br />

facendo l’occhiolino a Abby.<br />

«Non lo sapevo!» dissi scuotendo la testa.<br />

«Stronzate», replicò Thomas continuando ad<br />

analizzare la mia fidanzata.<br />

«Non lo sapevo!»<br />

«Detesto dirlo, fratello, ma penso di essermi<br />

appena innamorato della <strong>tu</strong>a ragazza», commentò<br />

Tyler.<br />

Cessai d’un tratto di ridere e mi incupii.<br />

«Ehi, calma.»<br />

«Basta. Ci sono andato leggero, Abby, ma ora<br />

mi riprenderò i miei soldi», la avvertì Trenton.<br />

Assistetti agli ultimi giri in cui i ragazzi<br />

tentarono di recuperare il denaro. Mano dopo<br />

mano, Abby <strong>tu</strong>ttavia li stese senza nemmeno<br />

mostrare un po’ di tatto.<br />

Quando rimasero senza soldi, papà decise<br />

che la serata era finita e Abby resti<strong>tu</strong>ì loro


396/662<br />

cento dollari a testa, che lui <strong>tu</strong>ttavia non<br />

accettò.<br />

La presi per mano e ci avviammo verso la<br />

porta. Vederla spennare i miei fratelli era stato<br />

divertente, ma ero deluso perché aveva<br />

resti<strong>tu</strong>ito parte del denaro.<br />

Lei mi strinse la mano. «Che c’è che non<br />

va?»<br />

«Hai appena regalato quattrocento dollari,<br />

Pidge!»<br />

«Se fosse stata la serata del poker alla Sig<br />

Tau, li avrei tenuti. Non posso derubare i <strong>tu</strong>oi<br />

fratelli al nostro primo incontro.»<br />

«Loro si sarebbero tenuti i <strong>tu</strong>oi soldi!»<br />

«E senza pensarci due volte», aggiunse<br />

Taylor.<br />

Con la coda dell’occhio notai che Thomas la<br />

stava fissando dalla poltrona in soggiorno. Era<br />

più taci<strong>tu</strong>rno del solito.<br />

«Che c’è, Tommy?»<br />

«Come hai detto che ti chiami di cognome?»<br />

fece.<br />

Abby spostò nervosa il peso da un piede<br />

all’altro, ma non rispose.


397/662<br />

Le misi un braccio attorno alla vita e mi voltai<br />

verso <strong>mio</strong> fratello, non capendo dove<br />

volesse arrivare. Sembrava sapere qualcosa e si<br />

preparava a fare la sua mossa.<br />

«Abernathy, e con ciò?»<br />

«Capisco perché prima di stasera <strong>tu</strong> non<br />

abbia fatto due più due, Trav, ma adesso non<br />

hai più scuse», rispose compiaciuto.<br />

«Di che cazzo parli?»<br />

«Sei per caso parente di Mick Abernathy?»<br />

indagò Thomas.<br />

Tutte le teste si girarono in attesa della<br />

risposta.<br />

Lei si passò la mano tra i capelli, palesemente<br />

nervosa. «Come fai a conoscere Mick?»<br />

Allungai maggiormente il collo nella sua<br />

direzione. «È uno dei migliori giocatori di<br />

poker della storia. Lo conosci?»<br />

«È <strong>mio</strong> padre», disse con aria quasi afflitta.<br />

La stanza esplose in un boato.<br />

«Non ci credo!»<br />

«Lo sapevo!»<br />

«Abbiamo appena giocato con la figlia di<br />

Mick Abernathy!»<br />

«Mick Abernathy! Porca miseria!»


398/662<br />

Le parole mi risuonarono nelle orecchie, ma<br />

impiegai lo stesso un po’ ad assimilarle. Tre dei<br />

miei fratelli stavano saltellando e gridando, ma<br />

ai miei occhi l’intera stanza era immobile e il<br />

mondo si era fatto silenzioso. La mia ragazza,<br />

che guarda caso era anche la mia migliore<br />

amica, era la figlia di una leggenda del poker, di<br />

un uomo che i miei fratelli, <strong>mio</strong> padre e persino<br />

<strong>mio</strong> nonno consideravano un idolo.<br />

La voce di Abby mi riportò al presente.<br />

«Ragazzi, vi ho detto che non volevo giocare.»<br />

«Se avessi detto di essere la figlia di Mick<br />

Abernathy, ti avremmo presa più seriamente»,<br />

osservò Thomas.<br />

Abby mi scrutò in attesa della mia reazione.<br />

«Tu <strong>sei</strong> Tredici for<strong>tu</strong>nato?» chiesi<br />

disorientato.<br />

Trenton si alzò e la indicò. «Tredici for<strong>tu</strong>nato<br />

a casa nostra! Non ci credo! Non ci credo,<br />

cazzo!»<br />

«Quello era il soprannome che mi avevano<br />

dato i giornali. E la storia non era del <strong>tu</strong>tto<br />

esatta», affermò lei nervosamente.<br />

Anche in mezzo a <strong>tu</strong>tto quel baccano, l’unica<br />

cosa a cui riuscii a pensare fu quanto fosse


399/662<br />

eccitante che la ragazza di cui ero innamorato<br />

fosse una celebrità. E ancor meglio, che fosse<br />

famosa in un ambiente piuttosto duro.<br />

«Ragazzi, devo portare Abby a casa», dissi.<br />

Papà la sbirciò al di sopra degli occhiali.<br />

«Perché non era esatta?»<br />

«Non ho rubato la for<strong>tu</strong>na di <strong>mio</strong> padre.<br />

Voglio dire, è assurdo», rispose ridacchiando e<br />

giocherellando con una ciocca di capelli.<br />

Thomas scosse la testa. «No, Mick ha rilasciato<br />

un’intervista. Ha detto che alla mezzanotte<br />

del <strong>tu</strong>o tredicesimo compleanno la sua for<strong>tu</strong>na<br />

è svanita.»<br />

«E la <strong>tu</strong>a è cominciata», aggiunsi.<br />

«Sei stata allevata da mafiosi!» osservò Trent<br />

sorridendo eccitato.<br />

«Uhm... no.» Abby rise. «Non mi hanno allevata.<br />

Giravano solo nei paraggi... spesso.»<br />

«Che vergogna... un padre che infanga il<br />

nome di sua figlia su <strong>tu</strong>tti i giornali. Eri solo<br />

una ragazzina», osservò papà scuotendo la<br />

testa.<br />

«Se non altro, ho avuto la for<strong>tu</strong>na del principiante»,<br />

ribatté Abby.


400/662<br />

Dalla sua espressione capii che si sentiva<br />

quasi mortificata da tanta attenzione.<br />

«Mick Abernathy ti ha insegnato a giocare»,<br />

proseguì papà strabiliato. «Hai bat<strong>tu</strong>to dei professionisti<br />

a soli tredici anni.» Mi guardò e sorrise.<br />

«Non scommettere contro di lei, figliolo.<br />

Lei non perde mai.»<br />

Ripensai all’istante all’incontro in cui Abby<br />

aveva scommesso contro di me, sapendo che<br />

avrebbe perso e che avrebbe dovuto convivere<br />

con me per un mese. A quel tempo non<br />

pensavo di interessarle, ma mi resi conto che<br />

non era così.<br />

«Noi... dobbiamo andare, papà. Ciao,<br />

ragazzi.»<br />

Sfrecciai per le strade destreggiandomi nel<br />

traffico. Più la lancetta del tachimetro saliva,<br />

più Abby mi stringeva con le cosce rendendomi<br />

ancora più smanioso di arrivare a casa.<br />

Quando parcheggiai e la portai di sopra, non<br />

disse una parola né lo fece quando l’aiutai a<br />

togliersi il giubbotto.<br />

Si sciolse i capelli e io restai a guardarla<br />

estasiato. Era come se fosse un’altra persona, e<br />

non vedevo l’ora di stringerla tra le mie braccia.


401/662<br />

«So che <strong>sei</strong> furioso», affermò guardando per<br />

terra. «Mi spiace di non avertelo detto, ma non<br />

è una cosa di cui parlo.»<br />

Le sue parole mi sorpresero. «Furioso? Sono<br />

così su di giri che non capisco più niente. Hai<br />

appena derubato quei deficienti dei miei fratelli<br />

senza battere ciglio, agli occhi di <strong>mio</strong> padre <strong>sei</strong><br />

già un mito e so per certo che hai perso apposta<br />

la scommessa che avevamo fatto prima del <strong>mio</strong><br />

incontro.»<br />

«Non direi...»<br />

«Pensavi di vincere?»<br />

«Be’... no, non esattamente», rispose sfilandosi<br />

le scarpe.<br />

Non riuscii a trattenere il sorriso. «Allora<br />

volevi stare qui con me. Non pensavo di poterti<br />

amare di più, e invece...»<br />

Lei gettò le scarpe nell’armadio. «Come mai<br />

non <strong>sei</strong> furioso?»<br />

Sospirai. «È una cosa piuttosto importante,<br />

Pidge. Avresti dovuto dirmelo, ma so perché<br />

non l’hai fatto. Sei venuta qui per lasciarti <strong>tu</strong>tto<br />

alle spalle. Adesso mi è <strong>tu</strong>tto più chiaro.»<br />

«Be’, è un sollievo.»


402/662<br />

«Tredici for<strong>tu</strong>nato», esclamai togliendole la<br />

maglia.<br />

«Non chiamarmi così, Travis. Non mi piace.»<br />

«Sei incredibilmente famosa, Pigeon.» Le<br />

sbottonai i jeans e la aiutai a svestirsi.<br />

«Dopo, <strong>mio</strong> padre mi ha odiato. Mi incolpa<br />

ancora di <strong>tu</strong>tti i suoi guai.»<br />

Mi tolsi la maglietta e l’abbracciai, impaziente<br />

di sentire la sua pelle sulla mia. «Non<br />

posso ancora credere di avere davanti la figlia<br />

di Mick Abernathy. Sono stato con te per <strong>tu</strong>tto<br />

questo tempo senza averne idea.»<br />

Lei si scostò. «Non sono la figlia di Mick<br />

Abernathy, Travis! Io sono Abby, solo Abby!»<br />

disse avvicinandosi all’armadio. Strappò una<br />

maglietta dall’appendiabiti e la indossò.<br />

«Scusami. La <strong>tu</strong>a fama mi ha sconvolto.»<br />

«Sono soltanto io!» Si portò una mano al<br />

petto, desiderosa che capissi.<br />

«Sì, ma...»<br />

«Niente ma. <strong>Il</strong> modo in cui mi stai guardando<br />

ora è la ragione per cui non te l’ho detto.»<br />

Chiuse gli occhi. «Non voglio più vivere così,<br />

Trav. Neanche con te.»


403/662<br />

«Ehi, calmati, Pigeon. Non lasciamoci prendere<br />

la mano.» La abbracciai, d’un tratto preoccupato<br />

dalla piega della conversazione. «Non<br />

m’interessa chi eri. Io ti voglio e basta.»<br />

«Allora abbiamo qualcosa in comune, è lo<br />

stesso per me.»<br />

La feci stendere con delicatezza sul letto e mi<br />

accoccolai al suo fianco, inalando il vago odore<br />

di sigaro misto a quello di shampoo. «Siamo <strong>tu</strong><br />

e io contro il mondo, Pidge.»<br />

Lei si raggomitolò, apparentemente contenta<br />

di quelle parole, e sospirò rilassandosi sul <strong>mio</strong><br />

petto.<br />

«Che c’è?» domandai.<br />

«Non voglio che nessuno lo sappia, Trav.<br />

Non volevo che nemmeno <strong>tu</strong> lo sapessi.»<br />

«Ti amo, Abby. Non ne parlerò più,<br />

d’accordo? Con me il <strong>tu</strong>o segreto è al sicuro»,<br />

dissi baciandola delicatamente sulla fronte.<br />

Mi premette la guancia sul petto e io la<br />

strinsi di più. I fatti di quella sera sembravano<br />

irreali. Era la prima volta che portavo a casa<br />

una ragazza, e non solo era saltato fuori che era<br />

la figlia di un famoso giocatore di poker, ma<br />

per poco non ci aveva spillato <strong>tu</strong>tti i soldi. Per


404/662<br />

essere la pecora nera della famiglia, mi ero<br />

infine guadagnato un po’ di rispetto agli occhi<br />

dei miei fratelli, e <strong>tu</strong>tto grazie a Abby.<br />

Rimasi sveglio, incapace di frenare la mente.<br />

<strong>Il</strong> respiro di Abby invece si era fatto regolare<br />

già da mezz’ora.<br />

<strong>Il</strong> cellulare s’illuminò e ronzò una volta, segnalandomi<br />

l’arrivo di un messaggio. Lo aprii e<br />

mi preoccupai all’istante. Vidi scorrere il nome<br />

del mittente: Jason Brazil.<br />

Amico, Parker ci sta andando giù pesante.<br />

Estrassi con molta cautela il braccio da sotto<br />

la testa di Abby per rispondergli.<br />

Chi lo dice?<br />

<strong>Il</strong> sottoscritto. Ce l’ho davanti.<br />

Ah sì? Cosa dice?<br />

Riguarda Pigeon. Sicuro di volerlo sapere?<br />

Non fare il coglione.<br />

Dice che lo chiama ancora.<br />

Negativo.<br />

Prima ha detto che aspetta che <strong>tu</strong> combini<br />

qualche casino e che lei attende solo il<br />

momento buono per scaricarti.<br />

E adesso?


405/662<br />

Ha appena detto che l’altro giorno gli ha<br />

confessato di essere molto infelice ma che <strong>tu</strong><br />

eri fuori di te e che non sapeva quando farlo.<br />

Se non fosse qui con me, verrei subito lì a<br />

spaccargli quel culo del cazzo.<br />

Non ne vale la pena. Sappiamo <strong>tu</strong>tti che è<br />

pieno di sé.<br />

Mi fa incazzare lo stesso.<br />

Lo so. Non ti preoccupare di quel pezzo di<br />

merda. Hai la <strong>tu</strong>a ragazza vicino.<br />

Se non ci fosse stata Abby al <strong>mio</strong> fianco, sarei<br />

saltato in sella alla moto, andato dritto alla Sig<br />

Tau e gli avrei stampato un bel pugno su quel<br />

sorriso <strong>tu</strong>tto denti. E forse avrei anche preso<br />

una mazza per la Porsche.<br />

Passò mezz’ora prima che la rabbia cominciasse<br />

a diminuire. Abby non si era mossa. <strong>Il</strong><br />

lieve sibilo che emetteva dal naso quando<br />

dormiva rallentò il battito del <strong>mio</strong> cuore; di lì a<br />

poco la ripresi tra le braccia e mi rilassai.<br />

Abby non chiamava Parker. Se fosse stata<br />

infelice, me lo avrebbe detto. Feci un profondo<br />

respiro e guardai l’ombra degli alberi muoversi<br />

sulle pareti.


406/662<br />

«È impossibile», commentò Shepley fermandosi<br />

di colpo.<br />

Le ragazze ci avevano lasciati soli a casa per<br />

andare a comprare un vestito per la festa, perciò<br />

lo avevo convinto ad accompagnarmi al<br />

negozio di mobili della zona.<br />

«E invece è così», risposi girando il telefono<br />

verso di lui perché vedesse. «Brazil mi ha mandato<br />

un messaggio ieri sera per informarmi.»<br />

Lui sospirò e scosse la testa. «Sapeva che ti<br />

sarebbe venuto all’orecchio. Voglio dire... Non<br />

ci voleva tanto, quelli sono più pettegoli delle<br />

ragazze.»<br />

Mi fermai quando un divano attirò la mia<br />

attenzione. «Immagino l’abbia fatto per questo,<br />

sperando che mi arrivasse all’orecchio.»<br />

Shep assentì. «Diciamocelo: il vecchio Travis<br />

sarebbe andato in bestia e l’avrebbe spaventata<br />

tanto da gettarla nelle braccia di Parker.»<br />

«Che bastardo», osservai mentre si avvicinava<br />

un commesso.<br />

«Buongiorno, signori. Avete bisogno di<br />

qualcosa?»<br />

Shepley si buttò sul divano e rimbalzò un<br />

paio di volte prima di annuire. «Approvato.»


407/662<br />

«Sì, prendo questo», dissi.<br />

«Lo prende?» fece lui un po’ sorpreso.<br />

«Sì», risposi a mia volta un po’ s<strong>tu</strong>pito per la<br />

sua reazione. «Lo portate a casa?»<br />

«Sì, signore. Vuol sapere il prezzo?»<br />

«È scritto qui, no?»<br />

«Sì.»<br />

«Allora lo prendo. Dove pago?»<br />

«Da questa parte, signore.»<br />

<strong>Il</strong> commesso cercò invano di convincermi a<br />

comprare qualcosa da coordinare con il divano,<br />

ma quel giorno avevo altri acquisti in mente.<br />

Shepley gli diede l’indirizzo e lui ci ringraziò<br />

per essere stati i clienti più piacevoli dell’anno.<br />

«Adesso dove si va?» domandò cercando di<br />

tenere il passo mentre tornavamo all’auto.<br />

«Da Calvin.»<br />

«Hai intenzione di fartene uno nuovo?»<br />

«Sì.»<br />

Mi s<strong>tu</strong>diò sospettoso. «Cos’hai in testa,<br />

Trav?»<br />

«Quello che ho sempre detto che avrei fatto<br />

quando avessi incontrato la ragazza giusta.»<br />

Shep si piazzò davanti alla portiera del<br />

passeggero. «Non so se sia una buona idea.


408/662<br />

Non credi dovresti parlarne prima con Abby...<br />

sai, in modo che non si spaventi?»<br />

Mi accigliai. «Potrebbe dire di no.»<br />

«È meglio che dica di no piuttosto che scappi<br />

terrorizzata. Le cose stanno andando bene tra<br />

voi. Perché non lasci che vada avanti così?»<br />

Lo presi per le spalle. «Non è da me», risposi<br />

e lo scostai.<br />

Lui girò attorno alla Charger e s’infilò al<br />

posto di guida. «Ribadisco che non è una<br />

buona idea.»<br />

«Afferrato.»<br />

«Allora dove andiamo?»<br />

«Da Steiner.»<br />

«La gioielleria?»<br />

«Sì.»<br />

«Perché, Travis?» fece Shepley con tono<br />

ancor più severo.<br />

«Lo vedrai.»<br />

Scosse la testa. «Vuoi proprio farla<br />

scappare?»<br />

«Non succederà, Shep. Voglio solo averlo,<br />

per il momento giusto.»<br />

«Che non sarà a breve. Io sono tanto innamorato<br />

di America che a volte mi sembra di


409/662<br />

impazzire, ma non abbiamo ancora l’età per<br />

queste cose, Travis. E... se ti dice di no?»<br />

Strinsi i denti al pensiero. «Non glielo<br />

chiederò finché non capirò che è pronta.»<br />

Lui fece una smorfia. «Proprio quando penso<br />

che più matto di così non potresti essere, fai<br />

cose da cui capisco che <strong>sei</strong> totalmente fuori di<br />

cranio.»<br />

«Aspetta di vedere la pietra che voglio<br />

prendere.»<br />

Shepley si girò lentamente verso di me.<br />

«L’hai già scelta, vero?»<br />

Sorrisi.


19.<br />

DA PAPÀ<br />

Venerdì: il giorno della festa per coppie, tre<br />

giorni dopo che Abby aveva sorriso vedendo il<br />

divano nuovo e pochi minuti dopo che avevo<br />

attaccato a bere whisky.<br />

Le ragazze erano andate a fare quello che<br />

fanno di solito prima di una festa e io ero<br />

seduto davanti a casa, sui gradini, in attesa che<br />

Toto facesse i suoi bisogni.<br />

Per qualche strano motivo avevo i nervi a<br />

pezzi. Avevo già bevuto un paio di sorsi per<br />

calmarmi, ma invano.<br />

Mi guardai il polso, sperando che il presentimento<br />

che avevo fosse solo un falso allarme.<br />

Proprio quando stavo per dire a Toto di<br />

sbrigarsi perché si gelava, lui si accucciò.<br />

«Era ora, amico!» esclamai prendendolo in<br />

braccio e tornando dentro.


411/662<br />

«Ho appena chiamato il fioraio. Be’, i fiorai.<br />

<strong>Il</strong> primo ha detto che non ne aveva<br />

abbastanza», affermò Shepley.<br />

Sorrisi. «Le ragazze impazziranno. Sei sicuro<br />

che le consegneranno in tempo?»<br />

«Sì.»<br />

«E se tornano prima?»<br />

«Non arriveranno presto.»<br />

Annuii.<br />

«Ehi», disse Shepley con un mezzo sorriso.<br />

«Sei nervoso per stasera?»<br />

«No», dissi con aria preoccupata.<br />

«Invece sì, codardo! Sei teso per la festa per<br />

coppie!»<br />

«Non fare il coglione», replicai ritirandomi<br />

in camera.<br />

La camicia nera era già stirata, pronta<br />

sull’appendiabiti. Non era niente di speciale,<br />

una delle due button-down che possedevo.<br />

Sarebbe stata la mia prima festa per coppie,<br />

sì, e ci sarei andato con la mia fidanzata, ma il<br />

peso allo stomaco era dovuto a qualcos’altro<br />

che non riuscivo a capire. Mi sentivo come se<br />

l’immediato fu<strong>tu</strong>ro mi stesse riservando<br />

un’orribile sorpresa.


412/662<br />

Tornai agitato in cucina e mi versai un altro<br />

whisky. Suonò il campanello e alzai lo sguardo,<br />

vedendo Shepley uscire svelto dalla stanza con<br />

un asciugamano attorno alla vita.<br />

«Ci avrei pensato io.»<br />

«Sì, ma avresti dovuto smettere di piangere<br />

nel <strong>tu</strong>o Jim Beam», brontolò aprendo la porta.<br />

Sulla soglia c’era un omino con due mazzi di<br />

fiori più grandi di lui.<br />

«Oh sì... da questa parte», disse Shepley spalancandola<br />

del <strong>tu</strong>tto.<br />

Dieci minuti dopo l’appartamento assunse<br />

l’aspetto che mi ero immaginato. Avevo<br />

pensato di prendere a Abby dei fiori prima<br />

della festa, ma un mazzo non bastava.<br />

Proprio mentre un fattorino se ne andava, ne<br />

arrivò un altro e poi un altro ancora. Quando<br />

su ogni ripiano dell’appartamento ci furono<br />

almeno due o tre mazzi di rose rosse, rosa,<br />

gialle e bianche, ci dichiarammo soddisfatti.<br />

Feci una rapida doccia, mi rasai e, mentre mi<br />

infilavo i pantaloni, sentii il rumore della<br />

Honda nel parcheggio. Pochi istanti dopo<br />

America entrò, seguita da Abby. La reazione<br />

alla vista dei fiori fu immediata: io e Shepley


413/662<br />

sorridemmo come due idioti non appena si<br />

misero a strillare di gioia.<br />

Shep si guardò attorno fiero. «Eravamo<br />

andati a comprarvi dei fiori, ma abbiamo<br />

pensato <strong>tu</strong>tti e due che un mazzo non<br />

bastasse.»<br />

Abby mi gettò le braccia al collo. «Siete...<br />

incredibili. Grazie.»<br />

Le diedi una pacca sul sedere, indugiando su<br />

quelle graziose rotondità.<br />

«Manca mezz’ora alla festa, Pidge.»<br />

Le ragazze si vestirono nella stanza di<br />

Shepley. In cinque minuti mi abbottonai la<br />

camicia, trovai una cin<strong>tu</strong>ra, m’infilai calzini e<br />

scarpe. Loro invece impiegarono un’eternità.<br />

Shepley bussò impaziente alla porta. La festa<br />

era iniziata con quindici minuti di anticipo.<br />

«È ora di andare, signore», annunciò.<br />

America uscì con un abito che sembrava una<br />

seconda pelle e lui fischiò, scatenando subito il<br />

suo sorriso.<br />

«Dov’è lei?» chiesi.<br />

«Abby ha qualche problema con una scarpa.<br />

Arriva tra un secondo», spiegò America.


414/662<br />

«L’ansia mi sta uccidendo, Pigeon!»<br />

esclamai.<br />

La porta cigolò e Abby uscì, sistemandosi il<br />

miniabito bianco. Aveva i capelli pettinati di<br />

lato e il seno, pur coperto, era messo in risalto<br />

dalla stoffa aderente.<br />

America mi diede una gomitata e io battei le<br />

palpebre. «Per la miseria.»<br />

«Lo avevamo detto che ti saresti<br />

spaventato!» fece America.<br />

«Non sono spaventato. Abby, <strong>sei</strong> splendida.»<br />

Lei sorrise con uno sguardo malizioso e si<br />

girò lentamente per mostrarmi la profonda<br />

scolla<strong>tu</strong>ra sulla schiena.<br />

«Okay, adesso comincio ad avere paura»,<br />

dissi girandola per nasconderla allo sguardo di<br />

Shepley.<br />

«Non ti piace?» chiese.<br />

«Ti serve una giacca.» Mi precipitai<br />

nell’armadio e le gettai il giubbotto sulle spalle.<br />

«Non può tenerlo <strong>tu</strong>tta la sera, Trav»,<br />

sogghignò America.<br />

«Sei bellissima, Abby», intervenne Shepley,<br />

quasi volesse scusarsi per il <strong>mio</strong><br />

comportamento.


415/662<br />

«Altroché», dissi ansioso di spiegarmi senza<br />

creare dissapori. «Sei fantastica ma non puoi<br />

metterlo. La gonna è... uau, le <strong>tu</strong>e gambe<br />

sono... la gonna troppo corta e... è solo metà<br />

vestito! Non ha neanche la schiena!»<br />

«È fatto così, Travis», rispose Abby sorridendo.<br />

Almeno non era incazzata.<br />

«Ma voi due non fate che tor<strong>tu</strong>rarvi?»<br />

osservò corrucciato Shepley.<br />

«Hai un vestito più lungo?» domandai.<br />

Lei si guardò. «In realtà, sul davanti è piuttosto<br />

semplice. È solo la schiena a essere<br />

scoperta.»<br />

«Pigeon», dissi trasalendo. «Non voglio che<br />

ti arrabbi, ma non posso portarti alla confraternita<br />

vestita così. Nel giro di cinque minuti<br />

scoppierebbe una rissa.»<br />

Lei si sollevò sulle punte e mi baciò sulle labbra.<br />

«Ho fiducia in te.»<br />

«Sarà una serata da schifo», gemetti.<br />

«Sarà una serata favolosa», mi corresse risentita<br />

America.<br />

«Pensa solo quanto facile sarà toglierlo,<br />

dopo», disse Abby dandomi un bacio sul collo.


416/662<br />

Fissai il soffitto, cercando di non farmi sviare<br />

dalle sue labbra. «Tutti gli altri ragazzi<br />

penseranno lo stesso.»<br />

«Ma <strong>tu</strong> <strong>sei</strong> l’unico che potrà scoprirlo», ribatté<br />

con tono cantilenante. Quando non risposi,<br />

si scostò per guardarmi negli occhi. «Vuoi davvero<br />

che mi cambi?»<br />

La guardai e alla fine sospirai. «Qualsiasi<br />

cosa ti metta, <strong>sei</strong> meravigliosa. Mi ci dovrò<br />

abi<strong>tu</strong>are, giusto?» Abby scrollò le spalle e io<br />

scossi la testa. «Va bene, siamo già in ritardo.<br />

Andiamo.»<br />

Tenni Abby stretta a me quando attraversammo<br />

il prato, diretti alla Sigma Tau.<br />

Tremava, perciò camminai spedito e goffo,<br />

trascinandomela dietro alla massima velocità<br />

che i tacchi le consentivano, per evitare che<br />

prendesse freddo. Quando varcammo il grosso<br />

portone, mi cacciai subito una sigaretta in<br />

bocca, pronto a dare il <strong>mio</strong> contributo alla caligine<br />

che aleggiava in casa. <strong>Il</strong> subwoofer nel<br />

seminterrato rimbombava sotto i nostri piedi.<br />

Aiutammo le ragazze a togliersi le giacche,<br />

poi condussi Abby in cucina mentre Shepley e


417/662<br />

America rimasero nell’ingresso. Restammo là<br />

con le birre in mano ad ascoltare Jay Gruber e<br />

Brad Pierce discutere del <strong>mio</strong> ultimo incontro.<br />

Lexi gli palpava il petto, chiaramente annoiata<br />

dai discorsi.<br />

«Ehi, hai il nome della <strong>tu</strong>a ragazza scritto sul<br />

polso? Che diamine ti è preso?» osservò Brad.<br />

Girai la mano per mostrare il soprannome di<br />

Abby. «Sono pazzo di lei», dissi guardandola.<br />

«Ma se la conosci appena», mi schernì Lexi.<br />

«La conosco.»<br />

Con la coda dell’occhio vidi Shepley condurre<br />

America verso le scale, allora presi Abby per<br />

mano e li seguii. Purtroppo Brad e Lexi fecero<br />

lo stesso. Scendemmo in fila le scale verso il<br />

seminterrato e a ogni passo la musica divenne<br />

più forte.<br />

Non appena misi piede sull’ultimo gradino,<br />

partì un lento. Senza perder tempo trascinai<br />

Abby sulla pista di cemento creata addossando<br />

<strong>tu</strong>tti i mobili alle pareti.<br />

Lei mi posò la testa sul collo. «Sono contento<br />

di non essere mai andato prima a una di queste<br />

feste. Così posso dire di aver portato solo te.»


418/662<br />

Abby mi premette la guancia sul petto,<br />

affondandomi le dita nella schiena.<br />

«Ti guardano <strong>tu</strong>tti con questo vestito», dissi.<br />

«Suppongo sia figo... stare con la ragazza che<br />

<strong>tu</strong>tti vorrebbero.»<br />

Abby si scostò, spazientita. «Non vogliono<br />

me. Sono curiosi di sapere perché <strong>tu</strong> mi voglia.<br />

Comunque sia, provo pena per chiunque creda<br />

di avere una possibilità. Io sono profondamente,<br />

disperatamente innamorata di te.»<br />

Come faceva a non capire? «Sai perché ti<br />

voglio? Non sapevo di essere perso finché non<br />

mi hai trovato. Non sapevo quanto ero solo fino<br />

alla prima notte che ho dormito senza di te. Tu<br />

<strong>sei</strong> l’unica cosa giusta che ho fatto. Sei la donna<br />

che aspettavo, Pigeon.»<br />

Lei mi prese il volto tra le mani e io la cinsi<br />

con le braccia, sollevandola da terra. Le nostre<br />

labbra si avvicinarono con delicatezza e,<br />

mentre mi baciava, cercai di comunicarle così<br />

<strong>tu</strong>tto il <strong>mio</strong> amore perché con le parole non ci<br />

sarei mai riuscito.<br />

Dopo alcune canzoni e una breve ma divertente<br />

scaramuccia tra Lexi e America, decisi


419/662<br />

che era ora di salire di sopra. «Vieni, Pidge. Ho<br />

voglia di fumare.»<br />

Lei mi seguì su per le scale e io recuperai il<br />

suo giubbotto prima di uscire sul balcone. Non<br />

appena misi piede fuori mi bloccai, imitato da<br />

Abby: lo stesso fecero Parker e la ragazza <strong>tu</strong>tta<br />

truccata che stava palpeggiando.<br />

Si mosse lui per primo, sfilando la mano da<br />

sotto la gonna della sua compagna.<br />

«Abby», esclamò s<strong>tu</strong>pefatto.<br />

«Ehi, Parker», rispose soffocando una risata.<br />

«Come, uhm... come stai?»<br />

Lei sorrise educatamente. «Benone, e <strong>tu</strong>?»<br />

«Uhm», guardò la sua ragazza. «Abby, lei è<br />

Amber. Amber... Abby.»<br />

«Quella Abby?» domandò lei.<br />

Parker fece un rapido cenno, a disagio.<br />

Amber le strinse la mano con aria sdegnata e<br />

poi mi fissò come se fossi un nemico. «Piacere<br />

di conoscerti... suppongo.»<br />

«Amber», la ammonì Parker.<br />

Scoppiai a ridere e aprii la porta perché se ne<br />

andassero. Parker l’afferrò per la mano e sparì.<br />

«È stato... imbarazzante», osservò Abby<br />

scuotendo la testa e incrociando le braccia al


420/662<br />

petto. Guardò oltre il davanzale le poche coppie<br />

in giardino che sfidavano il vento invernale.<br />

«Almeno ha smesso di fare di <strong>tu</strong>tto per riconquistarti»,<br />

dissi sorridendo.<br />

«Credo che cercasse solo di tenermi lontano<br />

da te.»<br />

«Una volta ha riaccompagnato a casa una<br />

ragazza al posto <strong>mio</strong>. Adesso sembra che non<br />

facesse altro che salvare ogni matricola che mi<br />

scopavo.»<br />

Abby mi lanciò un’occhiata pungente. «Ti ho<br />

mai detto quanto odio quella parola?»<br />

«Scusa», dissi attirandola a me. Mi accesi<br />

una sigaretta e feci un lungo tiro, girando la<br />

mano. Le linee d’inchiostro spesse ma eleganti<br />

confluivano a formare la parola Pigeon. «Che<br />

strano, questo ta<strong>tu</strong>aggio non solo è il <strong>mio</strong><br />

preferito, ma sapere che è lì mi fa star bene.»<br />

«Già, è davvero strano», commentò. La<br />

guardai e scoppiò a ridere. «Sto scherzando.<br />

Ammetto di non capire, ma è dolce... alla Travis<br />

Maddox.»<br />

«È così bello averlo sul braccio. Non riesco a<br />

immaginare come sarà metterti un anello al<br />

dito.»


421/662<br />

«Travis...»<br />

«Tra quattro o cinque anni», aggiunsi trasalendo<br />

dentro di me per essermi spinto tanto<br />

in là.<br />

Lei fece un respiro profondo. «Dobbiamo<br />

rallentare un po’. Parecchio.»<br />

«Non cominciare con questa storia, Pidge.»<br />

«Se continuiamo di questo passo, finirò<br />

relegata in casa a sfornare figli prima della<br />

laurea. Non sono pronta a trasferirmi da te,<br />

non sono pronta per un anello e di certo non<br />

sono pronta a metter su famiglia.»<br />

La presi delicatamente per le spalle. «Non<br />

starai dicendo che vuoi frequentare altri, vero?<br />

Perché non sono disposto a dividerti con<br />

nessuno.»<br />

«Non voglio frequentare nessun altro», replicò<br />

esasperata.<br />

Mi rilassai e la lasciai andare, afferrandomi<br />

alla balaustra. «Allora che intendi?» chiesi, terrorizzato<br />

all’idea di sentire la risposta.<br />

«Dico che dobbiamo andarci piano. Tutto<br />

qui.»<br />

Annuii, deluso.


422/662<br />

Lei allora mi toccò il braccio. «Non<br />

arrabbiarti.»<br />

«Sembra che facciamo un passo avanti e due<br />

indietro, Pidge. Ogni volta che penso siamo<br />

sulla stessa linea <strong>tu</strong> fai muro. Non capisco... La<br />

maggior parte delle ragazze tormenta il fidanzato<br />

perché faccia sul serio, perché dichiari i<br />

suoi sentimenti, perché compia il passo<br />

seguente...»<br />

«Pensavo avessimo chiarito che non sono<br />

come la maggior parte delle ragazze.»<br />

Lasciai cadere la testa, frustrato. «Sono<br />

stanco di tirare a indovinare. Che piega pensi<br />

prenderà questa cosa, Abby?»<br />

Lei mi premette le labbra sul collo. «Quando<br />

penso al <strong>mio</strong> fu<strong>tu</strong>ro, ci <strong>sei</strong> <strong>tu</strong>.»<br />

L’attirai a me, placandomi all’istante.<br />

Restammo a guardare le nubi correre nel cielo<br />

not<strong>tu</strong>rno. Le risate e il vocio provenienti da<br />

sotto la fecero sorridere. Guardai gli invitati<br />

che si stringevano gli uni agli altri e si precipitavano<br />

in casa.<br />

Per la prima volta quel giorno il brutto<br />

presentimento che mi aveva perseguitato<br />

cominciò a svanire.


423/662<br />

«Abby, eccoti! Ti stavo cercando dapper<strong>tu</strong>tto!»<br />

disse America precipitandosi oltre la<br />

porta. Sollevò il cellulare. «Ho appena finito di<br />

parlare con papà. Mick li ha chiamati ieri sera.»<br />

Abby fece una smorfia di disgusto. «Mick? E<br />

perché mai?»<br />

America inarcò le sopracciglia. «Tua madre<br />

continua a chiudergli il telefono in faccia.»<br />

«Che voleva?»<br />

America strinse le labbra. «Sapere dove<br />

fossi.»<br />

«Non glielo avranno detto, vero?»<br />

Lei assunse un’aria delusa. «È <strong>tu</strong>o padre,<br />

Abby. Papà ha ritenuto che avesse il diritto di<br />

saperlo.»<br />

«Verrà qui», esclamò in preda al panico.<br />

«Verrà qui, Mare!»<br />

«Lo so! Mi dispiace!» replicò America cercando<br />

di confortarla. Abby si scostò e si coprì la<br />

faccia.<br />

Non capivo bene che cosa stesse accadendo,<br />

ma le posai le mani sulle spalle. «Non ti farà<br />

del male, Pigeon. Non glielo permetterò.»<br />

«Troverà il modo», disse America guardando<br />

triste Abby. «Lo trova sempre.»


424/662<br />

«Devo uscire di qui.» Abby si strinse nel<br />

giubbotto e tirò la maniglia della portafinestra.<br />

Era troppo agitata per ruotarla prima di tirare.<br />

Mentre le lacrime le scendevano sul viso, misi<br />

una mano sulle sue e l’aiutai ad aprirla. Mi<br />

guardò: aveva le guance <strong>tu</strong>tte rosse, non so se<br />

per l’imbarazzo o per il freddo, ma l’unica cosa<br />

che volevo era vederla di nuovo serena.<br />

La presi sottobraccio, rientrammo e<br />

scendemmo le scale, fendendo la folla fino<br />

all’ingresso. Abby camminava svelta, ansiosa di<br />

arrivare a casa. Da <strong>mio</strong> padre avevo sentito solo<br />

apprezzamenti sul conto di Mick Abernathy<br />

come giocatore di poker, ma vederla scappare<br />

come una bambina terrorizzata mi fece pentire<br />

di <strong>tu</strong>tta l’ammirazione che avevamo provato<br />

per lui.<br />

America allungò fulminea la mano e l’afferrò<br />

per il giubbotto, bloccandola. «Abby!» mormorò<br />

indicando un gruppetto di persone.<br />

Circondavano un uomo trasandato, sporco e<br />

con la barba lunga. Indicava la casa e teneva in<br />

mano una piccola fotografia. Le coppie annuivano<br />

e parlavano tra loro guardandola.


425/662<br />

Abby si precipitò verso di lui e gli strappò la<br />

foto dalle mani. «Che diavolo ci fai qui?»<br />

Guardai l’immagine. Non doveva avere più di<br />

quindici anni, era <strong>tu</strong>tta pelle e ossa, con i<br />

capelli castani chiari e gli occhi infossati. Aveva<br />

un’aria infelice. Non c’era da s<strong>tu</strong>pirsi che<br />

avesse voluto fuggire.<br />

Le tre coppie che gli stavano vicino indietreggiarono.<br />

Fissai i loro volti sbigottiti e attesi che<br />

l’uomo rispondesse. Era quel coglione di Mick<br />

Abernathy. L’avevo riconosciuto dallo sguardo<br />

acuto inconfondibile che spiccava sulla faccia<br />

sporca.<br />

Shepley e America si misero ai fianchi di<br />

Abby; io le posai le mani sulle spalle, restandole<br />

dietro.<br />

Mick guardò il vestito della figlia e schioccò<br />

la lingua in segno di disapprovazione. «Bene,<br />

bene, zuccherino. Anche se ti portano via da<br />

Las Vegas...»<br />

«Zitto, zitto, Mick. Girati», esclamò Abby<br />

indicando un punto alle sue spalle, «e torna da<br />

dove <strong>sei</strong> venuto. Non ti voglio qui.»<br />

«Non posso, zuccherino. Ho bisogno del <strong>tu</strong>o<br />

aiuto.»


426/662<br />

«Che novità!» lo schernì America.<br />

Mick socchiuse gli occhi e guardò prima lei,<br />

poi la figlia. «Sei terribilmente carina. Sei cresciuta,<br />

non ti avrei riconosciuta per strada.»<br />

Abby sospirò. «Cosa vuoi?»<br />

Lui alzò le mani e scrollò le spalle. «A quanto<br />

pare mi sono cacciato in un pasticcio, piccola. <strong>Il</strong><br />

<strong>tu</strong>o vecchio ha bisogno di soldi.»<br />

Abby s’irrigidì. «Quanto?»<br />

«Me la stavo cavando bene, davvero. Ho<br />

dovuto solo chiedere un piccolo prestito per tirare<br />

avanti e... lo sai come vanno queste cose.»<br />

«Lo so», ribatté seccamente. «Quanto ti<br />

serve?»<br />

«Venticinque con...»<br />

«Duemilacinquecento? Se te ne vai... te li do<br />

adesso», feci prendendo il portafoglio.<br />

«Intende venticinque con tre zeri», spiegò<br />

Abby con tono gelido.<br />

Mick spostò lo sguardo su di me, squadrandomi<br />

da capo a piedi. «Chi è questo<br />

buffone?»<br />

Alzai di scatto gli occhi dal portafoglio e mi<br />

protesi d’istinto verso di lui. L’unica cosa che<br />

mi frenò fu la presenza di Abby e il fatto di


427/662<br />

sapere che quell’omino schifoso fosse suo<br />

padre. «Ora capisco perché un uomo in gamba<br />

come te si sia ridotto a chiedere un prestito alla<br />

figlia adolescente.»<br />

Prima che Mick potesse parlare, Abby prese<br />

il cellulare. «A chi li devi stavolta, Mick?»<br />

Lui si grattò i capelli brizzolati sporchi. «Be’,<br />

è una strana storia, zuccherino...»<br />

«A chi?» strillò Abby.<br />

«A Benny.»<br />

Abby si appoggiò a me. «A Benny? Devi dei<br />

soldi a Benny? Che diavolo...» S’interruppe.<br />

«Non ho una cifra del genere, Mick.»<br />

Lui sorrise. «Qualcosa mi dice di sì.»<br />

«Be’, ti sbagli! Stavolta l’hai davvero combinata<br />

grossa, vero? Sapevo che non ti saresti<br />

fermato finché non ti avessero ammazzato!»<br />

Lui si dimenò. <strong>Il</strong> sorriso compiaciuto che<br />

aveva sulla faccia era svanito. «Quanto hai?»<br />

«Undicimila. Li stavo mettendo via per comprare<br />

una macchina.»<br />

Lo sguardo di America guizzò verso di lei.<br />

«Dove hai preso undicimila dollari, Abby?»<br />

«Gli incontri di Travis.»


428/662<br />

La tirai per le spalle finché mi guardò in faccia.<br />

«Hai guadagnato undicimila dollari dai<br />

miei incontri? E quando hai scommesso?»<br />

«Mi sono messa d’accordo con Adam», rispose<br />

con noncuranza.<br />

Mick si rianimò all’improvviso. «Puoi raddoppiare<br />

la cifra in un fine settimana, zuccherino.<br />

Potresti darmi i venticinquemila<br />

domenica e Benny non mi metterebbe alle calcagna<br />

i suoi scagnozzi.»<br />

«Resterei senza un soldo, Mick. Devo<br />

pagarmi gli s<strong>tu</strong>di», ribatté lei con una nota di<br />

tristezza nella voce.<br />

«Oh, ti rifarai in men che non si dica»,<br />

osservò lui liquidando l’obiezione con un cenno<br />

della mano.<br />

«Quand’è la scadenza?» chiese Abby.<br />

«Alla mezzanotte di domenica», rispose<br />

imper<strong>tu</strong>rbabile.<br />

«Non <strong>sei</strong> obbligata a dargli neanche un fot<strong>tu</strong>to<br />

centesimo, Pigeon», dissi.<br />

Lui l’afferrò per il polso. «È il minimo che <strong>tu</strong><br />

possa fare! Non sarei in questo casino se non<br />

fosse per te!»


429/662<br />

America lo allontanò con uno spintone.<br />

«Non osare ricominciare con queste stronzate,<br />

Mick! Lei non ti ha costretto a chiedere soldi in<br />

prestito a Benny!»<br />

Mick guardò Abby in cagnesco e in<br />

quell’istante il lampo d’odio nei suoi occhi cancellò<br />

qualsiasi legame tra loro. «Se non fosse<br />

stato per lei, ora avrei i miei soldi. Tu mi hai<br />

portato via <strong>tu</strong>tto, Abby. Non ho più niente!»<br />

Lei soffocò un grido. «Porterò i soldi a Benny<br />

entro domenica. Ma poi dovrai lasciarmi in<br />

pace. Non si ripeterà, Mick. D’ora in poi dovrai<br />

arrangiarti, intesi? E stare lontano da me.»<br />

Lui strinse le labbra e un attimo dopo<br />

assentì. «Come vuoi <strong>tu</strong>, zuccherino.»<br />

Abby si girò e si avviò verso la macchina.<br />

America sospirò. «Preparate i bagagli,<br />

ragazzi. Si va a Las Vegas.» Dopodiché anche<br />

lei si diresse all’auto. Io e Shepley restammo<br />

impietriti.<br />

«Aspetta. Cosa?» Shepley mi guardò.<br />

«Quella Las Vegas? In Nevada?»<br />

«A quanto pare», feci cacciandomi le mani in<br />

tasca.


430/662<br />

«Così adesso dovremo prenotare un volo»,<br />

proseguì, sempre cercando di digerire la<br />

notizia.<br />

«Sì.»<br />

Aprì la portiera per far entrare le ragazze e la<br />

richiuse, perplesso. «Non sono mai stato a Las<br />

Vegas.»<br />

Abbozzai un sorriso malizioso. «C’è sempre<br />

una prima volta.»


20.<br />

A VOLTE VINCI, A VOLTE<br />

PERDI<br />

Abby non parlò quasi mentre preparavamo i<br />

bagagli e fu ancor più silenziosa quando<br />

andammo in aeroporto. Fissava nel vuoto,<br />

riprendendosi solo quando le chiedevamo qualcosa.<br />

Non sapevo se reagisse così perché profondamente<br />

disperata o concentrata sulla sfida<br />

che l’attendeva.<br />

Quando arrivammo all’albergo, America<br />

s’incaricò di prendere le camere e mostrò i documenti<br />

falsi con la disinvol<strong>tu</strong>ra di chi lo aveva<br />

già fatto un’infinità di volte.<br />

Probabilmente era così, pensai. Las Vegas<br />

doveva essere il luogo in cui si erano procurate<br />

quei documenti tanto ben fatti e la ragione per<br />

cui America sapeva con certezza cosa fosse in<br />

grado di affrontare Abby. Avevano già vissuto


432/662<br />

quell’esperienza nel ventre della città del<br />

peccato.<br />

Shepley era invece il vero <strong>tu</strong>rista, perso a<br />

osservare il soffitto sfarzoso a bocca aperta.<br />

Salimmo in ascensore con i bagagli e attirai<br />

Abby a me.<br />

«Stai bene?» chiesi sfiorandole la tempia con<br />

un bacio.<br />

«Non vorrei essere qui», disse con voce<br />

strozzata.<br />

La porta si aprì su un corridoio con una<br />

moquette dal disegno elaborato.<br />

America e Shepley andarono da una parte, io<br />

e Abby dall’altra. La nostra stanza era in fondo.<br />

Abby strisciò la chiave elettronica e aprì la<br />

porta. La camera era tanto spaziosa da far sembrare<br />

piccolo il letto king-size al centro.<br />

Lasciai la valigia vicino al muro e premetti<br />

<strong>tu</strong>tti gli interruttori finché la tenda più spessa si<br />

aprì, mostrando le luci e il traffico dello Strip.<br />

Azionando un secondo pulsante, aprii le altre<br />

tende.<br />

Abby non prestò attenzione alla finestra, non<br />

si curò nemmeno di alzare lo sguardo. Insegne


433/662<br />

e luminarie avevano perso da tempo ogni fascino<br />

per lei.<br />

Posai i bagagli a mano e mi guardai attorno.<br />

«Bella, no?» Mi lanciò un’occhiata furiosa.<br />

«Che c’è?»<br />

Aprì la valigia e scosse la testa. «Questa non<br />

è una vacanza. Non dovresti essere qui,<br />

Travis.»<br />

Mi affrettai a raggiungerla e ad abbracciarla.<br />

Lì lei era diversa, ma io no. Ero sempre una<br />

persona su cui poteva contare, in grado di proteggerla<br />

dai fantasmi del passato.<br />

«Io vado ovunque vai <strong>tu</strong>.»<br />

Mi appoggiò la testa sul petto e sospirò.<br />

«Devo andare al casinò. Tu puoi stare qui o<br />

dare un’occhiata allo Strip. Ci vediamo dopo, va<br />

bene?»<br />

«Vengo con te.»<br />

Si voltò a guardarmi. «Non ti voglio là,<br />

Trav.»<br />

Non mi aspettavo una reazione del genere.<br />

Soprat<strong>tu</strong>tto, non mi aspettavo quel tono gelido.<br />

Mi toccò il braccio. «Se devo vincere quattordicimila<br />

dollari in un fine settimana, ho<br />

bisogno di concentrarmi. Non mi piace la


434/662<br />

ragazza che si siederà a quei tavoli e non voglio<br />

che <strong>tu</strong> la veda, va bene?»<br />

Le scostai i capelli dagli occhi e la baciai sulla<br />

guancia. «Va bene, Pidge.» Impossibile fingere<br />

di capire cosa intendesse, ma rispettai la sua<br />

volontà.<br />

America bussò: indossava lo stesso abito che<br />

aveva messo alla festa per coppie, aveva un<br />

paio di tacchi vertiginosi e si era truccata pesantemente.<br />

Sembrava di dieci anni più vecchia.<br />

Le feci cenno di entrare e presi la chiave<br />

elettronica di scorta sul tavolo. America<br />

l’avrebbe preparata per la serata: mi ricordava<br />

un allenatore intento a esortare il suo pugile<br />

prima di un incontro.<br />

Shepley era in corridoio e stava fissando i<br />

vassoi con gli avanzi dei pasti lasciati da altri<br />

ospiti.<br />

«Cosa vuoi fare?» gli chiesi.<br />

«Sicuramente non sposarti.»<br />

«Che spirito di rapa. Andiamo di sotto.»<br />

La porta dell’ascensore si aprì e l’hotel si<br />

animò. Era come se i corridoi fossero le vene e<br />

la gente il sangue. Donne vestite come<br />

pornostar, famiglie, stranieri, invitati alle feste


435/662<br />

di addio al celibato, personale dell’albergo, <strong>tu</strong>tti<br />

davano vita a un caos organizzato.<br />

Impiegammo un po’ a superare i negozi<br />

accanto alle uscite e a raggiungere il viale, però<br />

infine ci riuscimmo e lo percorremmo fino a<br />

scorgere una folla radunata davanti a un casinò.<br />

Le fontane creavano coreografie al ritmo di<br />

una canzone patriottica. Shepley era ammaliato,<br />

incapace di muoversi mentre osservava gli<br />

spruzzi d’acqua.<br />

Dovevamo essere arrivati quasi alla fine, perché<br />

ben presto le luci si spensero, i getti si<br />

affievolirono e la gente si disperse.<br />

«Cos’era?» domandai.<br />

Lui stava ancora fissando la vasca. «Non lo<br />

so, ma era una figata.»<br />

Le strade erano piene di Elvis, Michael Jackson,<br />

showgirl e personaggi dei cartoni animati,<br />

<strong>tu</strong>tti pronti a farsi fotografare per soldi. A un<br />

certo punto sentii un rumore e ne individuai la<br />

fonte. Due uomini sventagliavano un pacco di<br />

cartoline. Ne porsero una a Shepley: ritraeva<br />

una donna dal seno sproporzionato in posa<br />

provocante. Pubblicizzavano squillo e locali di


436/662<br />

strip. Shepley la buttò per terra. <strong>Il</strong> marciapiede<br />

ne era coperto.<br />

Una ragazza mi superò, sorridendomi con<br />

aria ubriaca. Teneva le scarpe in mano e,<br />

mentre avanzava, notai che aveva i piedi neri. <strong>Il</strong><br />

marciapiede era sudicio: alla base di <strong>tu</strong>tto lo<br />

sfarzo c’era quello, sporcizia.<br />

«Siamo salvi», esclamò Shepley avvicinandosi<br />

a un ambulante che vendeva Red Bull con<br />

liquori d’ogni tipo. Ne ordinò due con vodka e<br />

sorrise mentre sorseggiava. «Potrei non andarmene<br />

mai.»<br />

Controllai il cellulare. «È passata un’ora.<br />

Torniamo.»<br />

«Ricordi dove siamo? Perché io non lo so<br />

più.»<br />

«Sì, da questa parte.»<br />

Ripercorremmo i nostri passi. Fui sollevato<br />

quando tornammo all’hotel, perché a dire il<br />

vero nemmeno io ero del <strong>tu</strong>tto certo di saperlo<br />

ritrovare. Non era difficile orientarsi sullo<br />

Strip, ma c’erano tante distrazioni e Shepley<br />

era proprio entrato nello spirito della vacanza.<br />

Scrutai i tavoli da poker in cerca di Abby,<br />

sapendo che l’avrei trovata lì. Scorsi in effetti i


437/662<br />

suoi capelli color caramello: se ne stava seduta<br />

dritta e sicura a un tavolo di uomini anziani,<br />

con America vicino. Le due ragazze contrastavano<br />

nettamente con il resto dei giocatori<br />

presenti nella zona poker.<br />

Shepley mi chiamò a un tavolo da black-jack<br />

e giocammo un po’ per passare il tempo.<br />

Mezz’ora dopo mi diede un colpetto sul braccio.<br />

Abby era in piedi, intenta a parlare con un<br />

tizio dalla pelle olivastra e dai capelli scuri, in<br />

giacca e cravatta. La teneva per un braccio e,<br />

quando me ne accorsi, mi alzai di scatto.<br />

Shepley mi afferrò per la camicia. «Fermo,<br />

Travis. Quell’uomo lavora qui. Aspetta solo un<br />

attimo. Se non ti controlli, ci farai cacciare <strong>tu</strong>tti<br />

a calci.»<br />

Li osservai. Le stava sorridendo, ma Abby era<br />

seria. In quell’istante notò America.<br />

«Lo conoscono», feci cercando di leggere i<br />

movimenti delle labbra per capire di cosa<br />

stessero parlando. Le uniche frasi che riuscii a<br />

distinguere furono: «A cena con me», detta da<br />

quell’imbecille con la cravatta, e: «Sono qui con<br />

una persona», la risposta di Abby.


438/662<br />

Stavolta Shepley non riuscì a trattenermi.<br />

Quando però lo vidi baciare Abby sulla guancia,<br />

mi fermai a qualche passo di distanza.<br />

«È stato bello incontrarti. Ci vediamo<br />

domani... alle cinque, d’accordo? Dovrò ritornare<br />

al casinò alle otto», disse.<br />

Mi sentii venir meno ed ebbi l’impressione di<br />

avere le guance in fiamme. America, notandomi,<br />

tirò Abby per un braccio.<br />

«Chi era quello?» domandai.<br />

Abby fece un cenno nella sua direzione.<br />

«Quello è Jesse Viveros. Lo conosco da molto<br />

tempo.»<br />

«Da quanto?»<br />

Lei guardò la sua sedia al tavolo da poker.<br />

«Travis, non ho tempo per queste cose.»<br />

«Diciamo che ha scartato l’idea di fare il<br />

ministro battista», affermò America con un<br />

sorriso malizioso.<br />

«È il <strong>tu</strong>o ex ragazzo?» chiesi infuriandomi<br />

all’istante. «Credevo fosse del Kansas!»<br />

Abby lanciò ad America un’occhiata impaziente<br />

e mi prese il mento fra le dita. «Sa che non<br />

ho l’età per essere qui, Trav. Mi ha dato fino a


439/662<br />

mezzanotte. Ti spiegherò <strong>tu</strong>tto dopo, ma adesso<br />

devo tornare al tavolo, d’accordo?»<br />

Strinsi i denti e chiusi gli occhi. La mia fidanzata<br />

aveva appena acconsentito a uscire con il<br />

suo ex. Avrei voluto dare sfogo a un tipico<br />

accesso di rabbia alla Maddox, ma in quel<br />

momento Abby aveva bisogno che mi comportassi<br />

da uomo. Pur malvolentieri, decisi di lasciar<br />

perdere e le diedi un bacio. «D’accordo. Ci<br />

vediamo a mezzanotte. Buona for<strong>tu</strong>na.»<br />

Mi girai e mi feci strada tra la folla, sentendo<br />

Abby esclamare con voce ben più squillante del<br />

solito: «Signori?».<br />

Mi ricordò quelle ragazze che usavano un<br />

tono infantile per attirare la mia attenzione<br />

nella speranza di apparire innocenti.<br />

«Non capisco perché abbia dovuto patteggiare<br />

con quel Jesse», brontolai.<br />

«Per poter restare, presumo», suggerì<br />

Shepley fissando di nuovo il soffitto.<br />

«Ci sono altri casinò. Potremmo andare da<br />

un’altra parte.»<br />

«Qui avrà delle conoscenze, Travis. Probabilmente<br />

ha scelto questo perché sa che, se la<br />

scoprono, non chiameranno la polizia. Ha un


440/662<br />

documento falso, ma immagino che la sicurezza<br />

non impiegherebbe molto a riconoscerla.<br />

Questi casinò pagano cifre enormi alle agenzie<br />

private perché individuino i truffatori, non lo<br />

sai?»<br />

«Suppongo di sì», risposi accigliato.<br />

Più tardi raggiungemmo le ragazze al tavolo<br />

e osservammo America raccogliere le vincite.<br />

Abby guardò l’orologio. «Mi serve più<br />

tempo.»<br />

«Vuoi provare ai tavoli di black-jack?»<br />

«Non posso perdere nemmeno un centesimo,<br />

Trav.»<br />

Sorrisi. «Tu non perdi, Pidge.»<br />

America scosse la testa. «<strong>Il</strong> black-jack non è<br />

il suo gioco.»<br />

«Ho vinto qualcosa», dissi cacciandomi la<br />

mano in tasca. «Sono <strong>sei</strong>cento. Prendili.»<br />

Shepley le diede i suoi gettoni. «Io ne ho fatti<br />

solo trecento. Sono <strong>tu</strong>oi.»<br />

Abby sospirò. «Grazie, ragazzi, ma ne mancano<br />

ancora cinquemila.» Guardò di nuovo<br />

l’orologio e poi alzò lo sguardo, notando Jesse.<br />

«Com’è andata?» domandò lui sorridente.


441/662<br />

«Me ne mancano ancora cinque, Jess. Ho<br />

bisogno di più tempo.»<br />

«Ho fatto <strong>tu</strong>tto il possibile, Abby.»<br />

«Grazie per avermi permesso di restare.»<br />

Jesse sorrise imbarazzato. Era chiaro che<br />

temeva quella gente quanto lei. «Forse posso<br />

chiedere a papà di mettere una buona parola<br />

con Benny?»<br />

«No, è una rogna di Mick. Gli chiederò una<br />

proroga.»<br />

Lui scosse la testa. «Sai che non te la darà,<br />

zuccherino, al di là della cifra che raggiungerai.<br />

Se sarà inferiore a quello che gli devi, Benny<br />

manderà qualcuno. Sta’ il più possibile lontana<br />

da lui.»<br />

«Devo tentare», rispose lei con voce rotta.<br />

Jesse fece un passo e assunse un’aria comprensiva.<br />

La abbracciò e le baciò i capelli. «Mi<br />

dispiace. Se non rischiassi il lavoro, sai che<br />

cercherei di escogitare qualcosa.»<br />

Mi si drizzarono <strong>tu</strong>tti i capelli in testa:<br />

reagivo così solo quando mi sentivo minacciato<br />

e stavo per riversare la mia furia addosso a<br />

qualcuno.


442/662<br />

Un istante prima che lo aggredissi, Abby si<br />

scostò.<br />

«Lo so. Hai fatto quello che potevi.»<br />

Jesse le sollevò il mento con un dito. «Ci<br />

vediamo domani alle cinque.» Si chinò per<br />

baciarla vicino alla bocca e si allontanò.<br />

Fu allora che notai di essermi proteso e che<br />

Shepley mi stava di nuovo tenendo per la camicia,<br />

con le nocche <strong>tu</strong>tte bianche per lo sforzo.<br />

Abby fissava per terra.<br />

«Cosa c’è alle cinque?» dissi fremente di<br />

rabbia.<br />

«Ha accettato di andare a cena con Jesse se<br />

lui le avesse permesso di restare. Non aveva<br />

scelta, Trav», spiegò America.<br />

Abby mi guardò con i suoi grandi occhi in cui<br />

c’era un profondo rammarico.<br />

«Certo che avevi scelta.»<br />

«Hai mai avuto a che fare con la mafia,<br />

Travis? Mi dispiace se ti senti offeso, ma un<br />

invito a cena da un vecchio amico non è un<br />

prezzo eccessivo per tenere in vita Mick.»<br />

Serrai la mascella per evitare di dire cose di<br />

cui mi sarei pentito.


443/662<br />

«Forza, ragazzi, dobbiamo trovare Benny»,<br />

disse America tirandomi per un braccio.<br />

Shepley mi affiancò mentre seguivamo le<br />

ragazze sullo Strip, diretti alla casa di Benny.<br />

Era a un isolato di distanza, in una zona dove<br />

però insegne e luminarie non erano e non<br />

sarebbero mai arrivate. Abby si fermò per un<br />

istante, quindi salì i gradini che conducevano a<br />

un portone verde. Bussò e io le tenni l’altra<br />

mano per evitare che le tremasse.<br />

Venne ad aprire un portiere enorme, nero e<br />

massiccio come un armadio, con accanto il<br />

tipico mafioso di Las Vegas: catene d’oro,<br />

sguardo sospettoso, pancia di chi mangia<br />

troppo.<br />

«Benny», sussurrò Abby.<br />

«Accidenti... ormai non <strong>sei</strong> più Tredici for<strong>tu</strong>nato,<br />

vero? Mick non mi aveva detto quanto<br />

fossi diventata bella. Ti stavo aspettando, zuccherino.<br />

So che hai qualcosa per me.»<br />

Lei annuì e Benny indicò <strong>tu</strong>tti noi. «Loro<br />

sono con me», dichiarò Abby con incredibile<br />

fermezza.


444/662<br />

«Temo che i suoi compagni dovranno<br />

attendere fuori», disse il portiere con un tono<br />

insolitamente basso.<br />

La presi per il braccio con fare protettivo.<br />

«Non entra là dentro da sola. Vengo con lei.»<br />

Benny mi squadrò per un attimo e sorrise al<br />

portiere. «Mi sembra giusto. Mick sarà contento<br />

di sapere che hai accanto un amico così in<br />

gamba.»<br />

Li seguimmo all’interno. Tenni Abby stretta,<br />

ponendomi tra lei e il pericolo maggiore: il portiere.<br />

Entrammo con Benny in ascensore e<br />

salimmo per quattro piani.<br />

Quando la porta si aprì, ci trovammo davanti<br />

a una grande scrivania di mogano. Benny zoppicò<br />

fino alla sfarzosa poltrona e si sedette,<br />

indicandoci le sedie vuote dall’altra parte del<br />

tavolo. Mi sedetti, ma l’adrenalina che mi scorreva<br />

nelle vene mi rendeva teso e nervoso.<br />

Sentivo e vedevo <strong>tu</strong>tto nella stanza, compresi i<br />

due scagnozzi in piedi nell’ombra dietro alla<br />

scrivania.<br />

Abby mi prese la mano e io gliela strinsi per<br />

rassicurarla.


445/662<br />

«Mick mi deve venticinquemila dollari.<br />

Immagino che <strong>tu</strong> abbia l’intera somma», disse<br />

scribacchiando qualcosa su un quaderno.<br />

«A dire il vero...» Abby tacque schiarendosi<br />

la voce. «Ne mancano cinquemila, Benny. Ma<br />

ho <strong>tu</strong>tta la giornata di domani per procurarmeli.<br />

E cinquemila non sono un problema,<br />

giusto? Sai che sono brava.»<br />

«Abigail», replicò lui accigliandosi, «mi<br />

deludi. Conosci bene le mie regole.»<br />

«Ti... ti prego, Benny. Avrai il resto domani,<br />

credimi.»<br />

I suoi occhi piccoli e luccicanti guizzarono<br />

verso di me, poi tornarono a fissarla. I due<br />

scagnozzi uscirono dall’ombra e sentii <strong>tu</strong>tti i<br />

capelli drizzarsi in testa.<br />

«Sai che accetto solo l’intera somma. <strong>Il</strong> fatto<br />

che <strong>tu</strong> stia cercando di darmi di meno mi dice<br />

qualcosa. Sai che mi dice? Che non <strong>sei</strong> sicura di<br />

trovare l’intera somma.»<br />

I due avanzarono ancora di un passo. S<strong>tu</strong>diai<br />

attentamente le loro tasche in cerca di rigonfiamenti<br />

indicativi di un’arma. Avevano entrambi<br />

un coltello di qualche tipo ma non notai pistole,<br />

per quanto potessero averne una in uno stivale.


446/662<br />

Non pensavo <strong>tu</strong>ttavia che sarebbero stati più<br />

veloci di me. In caso di necessità, sarei stato in<br />

grado di liberarmene e di portare <strong>tu</strong>tti e due in<br />

salvo.<br />

«Ce la posso fare, Benny», ribatté Abby<br />

ridacchiando nervosa. «Ne ho vinti quasi<br />

novemila in <strong>sei</strong> ore.»<br />

«Quindi stai dicendo che me ne porterai<br />

altrettanti in altre <strong>sei</strong>?» Benny sfoderò il suo<br />

sorriso diabolico.<br />

«La scadenza è domani a mezzanotte», dissi<br />

lanciando un’occhiata alle nostre spalle e<br />

vedendo i due avvicinarsi.<br />

«Cosa... cosa hai intenzione di fare, Benny?»<br />

chiese Abby irrigidendosi.<br />

«Mick mi ha chiamato stasera. Ha detto che<br />

ti saresti occupata <strong>tu</strong> del debito.»<br />

«Gli sto facendo un favore. Io non ti devo<br />

neanche un soldo», replicò duramente.<br />

Benny appoggiò i gomiti tozzi sul tavolo.<br />

«Sto pensando di dare una lezione a Mick e<br />

sono curioso di sapere come te la caverai,<br />

ragazzina.»


447/662<br />

Schizzai istintivamente in piedi, facendo<br />

alzare anche Abby. La spinsi dietro di me e<br />

indietreggiai verso la porta.<br />

«C’è Josiah dall’altra parte, giovanotto. Dove<br />

pensi di poter andare?»<br />

«Travis», mi ammonì lei.<br />

Non era più tempo di discutere. Se avessi lasciato<br />

che mi superassero, avrebbero fatto del<br />

male a Abby. La spinsi ancor più indietro.<br />

«Benny, spero capirai che, quando stenderò i<br />

<strong>tu</strong>oi uomini, non sarà per mancanza di rispetto.<br />

Sono innamorato di questa ragazza e non posso<br />

permettere che <strong>tu</strong> le faccia del male.»<br />

Lui scoppiò in una risata stridula. «Devo<br />

riconoscerlo, figliolo. Hai più palle di chiunque<br />

sia mai entrato da quella porta. Ecco cosa succederà:<br />

il tizio grosso alla <strong>tu</strong>a destra è David. Se<br />

non ti farà fuori a pugni, userà il coltello che ha<br />

nel fodero. Quello alla <strong>tu</strong>a sinistra è Dane, il<br />

<strong>mio</strong> uomo migliore nella lotta. Domani ha un<br />

incontro, e non ne ha mai perso uno. Attento a<br />

non farti male alle mani, Dane. Ho scommesso<br />

parecchio su di te.»<br />

Quello sorrise divertito e mi fissò con<br />

sguardo truce. «Sì, signore.»


448/662<br />

«Benny, fermati! Posso portarti i soldi!»<br />

gridò Abby.<br />

«Oh no... la cosa sta per farsi interessante»,<br />

ridacchiò lui appoggiandosi allo schienale.<br />

David si scagliò contro di me. Era lento e<br />

goffo, e prima che potesse afferrare il coltello lo<br />

misi fuori combattimento sbattendogli il naso<br />

sul <strong>mio</strong> ginocchio. Poi gli tirai un paio di pugni<br />

in faccia. Sapendo che non era un incontro in<br />

uno scantinato dell’università e che combattevo<br />

per salvare la vita mia e di Abby, lo feci con<br />

<strong>tu</strong>tta l’energia che avevo in corpo e mi sentii<br />

bene, come se <strong>tu</strong>tta la rabbia che covavo dentro<br />

avesse infine trovato uno sfogo. Due pugni e<br />

una gomitata più tardi, David giaceva a terra, il<br />

volto ridotto a un ammasso insanguinato.<br />

Benny gettò indietro la testa ridendo istericamente<br />

e pestando i pugni sulla scrivania come<br />

un bimbo davanti ai cartoni animati.<br />

«Be’, fatti sotto, Dane. Non ti avrà<br />

spaventato, no?»<br />

Dane si mosse più cauto, con l’attenzione e la<br />

precisione di un professionista. Mirò alla faccia,<br />

ma io mi scansai e gli diedi una violenta<br />

spallata. Precipitammo insieme sulla scrivania.


449/662<br />

Dane mi afferrò con entrambe le braccia gettandomi<br />

a terra. Era stato più veloce del previsto,<br />

ma comunque non abbastanza. Ci<br />

azzuffammo sul pavimento per qualche istante,<br />

mentre prendevo tempo per trovare una presa<br />

migliore; a un tratto però ebbe la meglio e<br />

riuscì ad assestarmi qualche pugno bloccandomi<br />

sotto di sé.<br />

Allora lo presi per le palle e gliele torsi. Colto<br />

alla sprovvista, cacciò un urlo e s’immobilizzò<br />

quel tanto da permettermi di riprendere il controllo.<br />

Mi inginocchiai su di lui, lo afferrai per i<br />

capelli e gli bersagliai la tempia di pugni. A<br />

ogni colpo sbatteva la faccia contro il tavolo e,<br />

quando si rimise in piedi, era disorientato e<br />

pesto.<br />

Lo guardai per un attimo e attaccai di nuovo,<br />

sfogando la rabbia a suon di pugni. Dane riuscì<br />

a schivarne uno e a colpirmi a sua volta.<br />

Sarà stato anche un lottatore, ma Thomas<br />

picchiava con molta più forza. Sarebbe stato un<br />

gioco da ragazzi.<br />

Sorrisi e alzai l’indice. «Hai avuto la <strong>tu</strong>a<br />

occasione.»


450/662<br />

Quando lo finii, la risata sfrenata di Benny<br />

echeggiò in <strong>tu</strong>tta la stanza. Gli diedi una gomitata<br />

in piena faccia e lui perse i sensi prima<br />

ancora di toccare il pavimento.<br />

«Sorprendente, giovanotto! Semplicemente<br />

sorprendente!» esclamò questi applaudendo<br />

con gioia.<br />

Non appena Josiah si stagliò imponente sulla<br />

soglia, afferrai Abby e la spinsi dietro di me.<br />

«Devo occuparmene io, signore?» domandò.<br />

Aveva una voce fonda ma innocente, come se<br />

facesse il solo lavoro che sapeva fare e non<br />

volesse in realtà torcerci neanche un capello.<br />

«No! No, no...» rispose Benny, ancora<br />

stordito da quello spettacolo fuori programma.<br />

«Come ti chiami?»<br />

«Travis Maddox», dissi ansimando. Mi pulii<br />

il sangue di Dane e David sui jeans.<br />

«Travis Maddox, penso che potresti aiutare<br />

la <strong>tu</strong>a ragazza a risolvere il problema.»<br />

«Come?» chiesi sbuffando.<br />

«Dane avrebbe dovuto combattere domani<br />

sera. Come dicevo, ho puntato parecchi soldi su<br />

di lui e a quanto pare non sarà in grado di lottare<br />

per un po’. Se <strong>tu</strong> prendessi il suo posto e


451/662<br />

vincessi, io potrei dimenticare i cinquemila dollari<br />

che Mick ancora mi deve.»<br />

Mi rivolsi a Abby. «Pigeon?»<br />

«Stai bene?» mi chiese pulendomi il sangue<br />

dalla faccia. Si morse il labbro e il suo volto si<br />

contorse in una smorfia, poi gli occhi le si riempirono<br />

di lacrime.<br />

«Non è il <strong>mio</strong> sangue, piccola. Non<br />

piangere.»<br />

Benny si alzò. «Sono un uomo impegnato,<br />

figliolo. Passi o giochi?»<br />

«Ci sto», dissi. «Dimmi quando e dove, e ci<br />

sarò.»<br />

«Combatterai contro Brock McMann. È un<br />

osso duro. È stato cacciato dalla UFC l’anno<br />

scorso.»<br />

Conoscevo quel nome. «Dimmi solo dove<br />

devo trovarmi.»<br />

Mi diede le informazioni e sfoderò un<br />

ghigno. «Mi piaci, Travis. Penso diventeremo<br />

buoni amici.»<br />

«Ne dubito», replicai. Aprii la porta a Abby e<br />

mantenni nei suoi confronti un atteggiamento<br />

protettivo finché non fummo in strada.


452/662<br />

«Oddio!» gridò America vedendo gli abiti<br />

sporchi di sangue. «State bene?» Afferrò Abby<br />

per le spalle e la scrutò.<br />

«Sto bene. Ordinaria amministrazione. Per<br />

<strong>tu</strong>tti e due», rispose asciugandosi gli occhi.<br />

La presi per mano e tornammo di corsa in<br />

albergo, tallonati da Shepley e America.<br />

L’unico che sembrò notare i miei abiti sporchi<br />

di sangue fu il ragazzo dell’ascensore.<br />

Una volta in camera, mi spogliai e andai in<br />

bagno per ripulirmi.<br />

«Che diavolo è successo là dentro?»<br />

domandò infine Shepley.<br />

Li sentivo mormorare mentre stavo sotto la<br />

doccia e rivivevo i fatti dell’ultima ora. Nonostante<br />

Abby avesse corso un effettivo pericolo,<br />

scatenarmi contro i due scagnozzi di Benny era<br />

stato maledettamente eccitante. Era la droga<br />

migliore che esistesse.<br />

Mi chiesi se si fossero già ripresi o se Benny li<br />

avesse scaricati in un vicolo.<br />

Fui pervaso da uno strano senso di calma.<br />

Massacrare di pugni gli uomini di Benny mi<br />

aveva permesso di liberarmi di <strong>tu</strong>tta la rabbia e


453/662<br />

la frustrazione accumulate negli anni e ora mi<br />

sentivo quasi normale.<br />

«Schifoso figlio di puttana! Io lo ammazzo!»<br />

gridò America.<br />

Chiusi il rubinetto e mi misi un asciugamano<br />

attorno alla vita.<br />

«Uno dei tizi che ho steso doveva combattere<br />

domani sera», dissi a Shepley. «Prendo il suo<br />

posto e in cambio Benny si scorderà degli<br />

ultimi cinquemila che Mick gli deve.»<br />

America si alzò. «È assurdo! Perché stiamo<br />

aiutando Mick, Abby? Ti ha gettato in pasto ai<br />

lupi! Io lo ammazzo!»<br />

«No, lo ammazzo io prima», replicai.<br />

«Calmatevi», esclamò Abby.<br />

Shepley si dimenò, nervoso. «Allora domani<br />

combatterai?»<br />

Annuii. «In un posto chiamato Zero. Alle <strong>sei</strong>.<br />

<strong>Il</strong> <strong>mio</strong> avversario sarà Brock McMann,<br />

Shepley.»<br />

Lui scosse la testa. «Non esiste. Non esiste,<br />

cazzo. Quello è un pazzo, Trav!»<br />

«Sì», convenni, «ma non combatte per la sua<br />

ragazza, giusto?» Presi Abby tra le braccia e la


454/662<br />

baciai sulla testa. Tremava ancora. «Stai bene,<br />

Pigeon?»<br />

«Sì, ma questa si<strong>tu</strong>azione è assurda, e vorrei<br />

davvero che cambiassi idea.»<br />

«Non mi hai visto stasera? Andrà <strong>tu</strong>tto bene.<br />

So come combatte Brock. È tosto, ma non<br />

imbattibile.»<br />

«Non voglio che <strong>tu</strong> lo faccia, Trav.»<br />

«Be’, io non voglio che domani sera <strong>tu</strong> vada a<br />

cena con il <strong>tu</strong>o ex fidanzato. Dovremo entrambi<br />

fare qualcosa di spiacevole per salvare quel<br />

buono a nulla di <strong>tu</strong>o padre.»


21.<br />

UNA LENTA AGONIA<br />

Shepley si sedette accanto a me sulla panca<br />

in una stanza piccola ma bene illuminata. Era<br />

la prima volta che, per combattere, non facevo<br />

il <strong>mio</strong> ingresso in uno scantinato. <strong>Il</strong> pubblico<br />

era composto dalla feccia di Las Vegas: gente<br />

del posto, mafiosi, spacciatori con le loro<br />

escort. Era un esercito sinistro, molto più<br />

rumoroso e assetato di sangue. E sarei stato<br />

circondato da una gabbia, non da persone.<br />

«Sono ancora convinta che <strong>tu</strong> non debba<br />

farlo», disse America dall’altra parte della<br />

stanza.<br />

«Non adesso, tesoro», la ammonì Shepley<br />

mentre mi aiutava a bendarmi le mani.<br />

«Sei teso?» mi domandò Mare con un tono<br />

insolitamente calmo.<br />

«No, ma mi sentirei meglio se Pidge fosse<br />

qui. Avete avuto sue notizie?»


456/662<br />

«Le mando un messaggio. Arriverà.»<br />

«Lo amava?» indagai, chiedendomi di che<br />

cosa stessero parlando a cena. Non era ovviamente<br />

un predicatore e non sapevo che cosa si<br />

aspettasse in cambio del favore che le aveva<br />

fatto.<br />

«No», rispose America. «O comunque non lo<br />

ha mai detto. Sono cresciuti insieme, Travis.<br />

Per un bel po’ è stato l’unico su cui ha po<strong>tu</strong>to<br />

contare.»<br />

Non capii se la notizia mi sollevasse o mi<br />

deprimesse. «Ti ha risposto?»<br />

«Ehi», osservò Shepley dandomi un leggero<br />

schiaffo sulla guancia. «Ehi! C’è Brock<br />

McMann che ti aspetta. Devi metterci la testa.<br />

Smetti di frignare e concentrati!»<br />

Annuii cercando di ricordare le poche volte<br />

che lo avevo visto combattere. Era stato cacciato<br />

dalla UFC, LA PIÙ IMPORTANTE<br />

ORGANIZZAZIONE DI ARTI MARZIALI<br />

MISTE, per comportamento sleale e per aver<br />

minacciato il presidente. Era passato un po’ di<br />

tempo, ma Brock era noto per la sua scorrettezza<br />

e usava mosse illegali non appena<br />

l’arbitro non lo vedeva. Era dunque


457/662<br />

fondamentale evitare si<strong>tu</strong>azioni del genere. Se,<br />

per esempio, mi avesse cinto con le gambe, per<br />

me sarebbe finita molto presto.<br />

«Dovrai andare sul sicuro, Trav. Lascia che<br />

attacchi lui per primo, combatti come la sera in<br />

cui cercavi di vincere la scommessa con Abby.<br />

Non hai di fronte uno sfigato dell’università.<br />

Questo non è il Cerchio e non devi fare<br />

spettacolo per il pubblico.»<br />

«Non dubitarne.»<br />

«Devi vincere, Travis. Combatterai per Abby,<br />

non scordartelo.»<br />

Assentii. Shepley aveva ragione. Se avessi<br />

perso, Benny non avrebbe avuto i suoi soldi e<br />

Abby sarebbe stata di nuovo in pericolo. Entrò<br />

un uomo alto e grosso con i capelli unti e un<br />

completo addosso. «È ora. <strong>Il</strong> <strong>tu</strong>o allenatore<br />

potrà stare all’esterno della gabbia, ma le<br />

ragazze... dov’è l’altra?»<br />

Aggrottai la fronte. «Sta arrivando.»<br />

«...per loro hanno riservato alcuni posti in<br />

fondo alla seconda fila, nell’angolo.»<br />

Shepley si rivolse ad America. «Ti accompagno»,<br />

le disse e guardando l’uomo col completo<br />

aggiunse: «Sarà meglio che nessuno la


458/662<br />

tocchi. Faccio fuori il primo che allunga le<br />

mani».<br />

Lui abbozzò un pallido sorriso. «Benny ci ha<br />

già detto niente distrazioni. La terremo costantemente<br />

d’occhio.»<br />

Shepley annuì e le tese la mano. Lei la prese<br />

e mi seguirono svelti al di là della porta.<br />

La voce amplificata degli annunciatori <strong>tu</strong>onò<br />

dagli altoparlanti posti a ogni angolo<br />

dell’ampio locale. Sembrava una sala da concerti,<br />

in grado di ospitare tranquillamente un<br />

migliaio di persone, ed erano <strong>tu</strong>tte in piedi,<br />

intente a esultare o a scrutarmi con sospetto<br />

mentre avanzavo.<br />

<strong>Il</strong> cancello della gabbia si aprì e io vi entrai.<br />

Shepley guardò l’uomo accompagnare America<br />

al suo posto e, quando fu certo che si era<br />

sistemata, si voltò verso di me. «Ricorda di<br />

giocare d’as<strong>tu</strong>zia. Lascia che attacchi lui per<br />

primo, e lo scopo è vincere per Abby.»<br />

Annuii.<br />

Pochi istanti dopo una musica forte si riversò<br />

dagli altoparlanti e dalle tribune si levò un<br />

boato. Brock McMann spuntò da un corridoio e<br />

un riflettore piazzato sul soffitto gli illuminò il


459/662<br />

volto dall’aria severa. Mentre saltellava per<br />

sciogliersi, i suoi tenevano gli spettatori a bada.<br />

Supposi che si fosse allenato per settimane, se<br />

non addirit<strong>tu</strong>ra per mesi, per quell’incontro.<br />

<strong>Il</strong> che andava bene. I miei fratelli me le davano<br />

da una vita, e dunque ero molto più<br />

allenato di lui.<br />

Mi voltai a guardare America. Lei scrollò le<br />

spalle e mi accigliai. <strong>Il</strong> più grande incontro<br />

della mia vita stava per iniziare e Abby non<br />

c’era. Proprio quando mi girai per vedere Brock<br />

entrare nella gabbia, udii la voce di Shepley.<br />

«Travis! Travis! È qui!»<br />

Mi voltai alla disperata ricerca di Abby e la<br />

vidi scendere di corsa i gradini. Raggiunse la<br />

gabbia e mise le mani sulla rete metallica per<br />

fermarsi.<br />

«Sono qui! Sono qui!» ansimò.<br />

Ci baciammo attraverso la rete e mi prese il<br />

viso con le dita che riuscì a infilare tra le<br />

maglie. «Ti amo.» Scosse la testa. «Non devi<br />

farlo, lo sai.»<br />

Sorrisi. «Sì, invece.»<br />

«Dai, Romeo. Non ho <strong>tu</strong>tta la notte», gridò<br />

Brock dall’altra parte.


460/662<br />

Non mi girai, ma Abby guardò al di sopra<br />

della mia spalla e, quando lo vide, arrossì di<br />

rabbia e assunse un’espressione gelida. Poco<br />

dopo tornò a guardarmi e i suoi occhi si fecero<br />

di nuovo dolci.<br />

«Insegna le buone maniere a quel coglione»,<br />

esclamò con un sorriso malizioso.<br />

Le strizzai l’occhio e ricambiai il sorriso. «Per<br />

te, qualsiasi cosa.»<br />

Brock mi venne incontro nel centro del ring.<br />

«Gioca d’as<strong>tu</strong>zia!» strillò Shepley.<br />

«Voglio solo dirti che sono un <strong>tu</strong>o grande<br />

fan, anche se <strong>sei</strong> un po’ stronzo e baro. Perciò<br />

non la prendere sul personale quando stasera ti<br />

metterò KO.»<br />

Lui contrasse la mascella quadrata e nei suoi<br />

occhi comparve uno sguardo non di rabbia, ma<br />

di totale confusione.<br />

«Gioca d’as<strong>tu</strong>zia, Travis!» strillò ancora<br />

Shepley vedendo la mia espressione.<br />

Suonò la campana e attaccai subito con la<br />

stessa furia che avevo usato contro gli<br />

scagnozzi di Benny.<br />

Brock barcollò all’indietro e cercò di mettersi<br />

in guardia o di darmi un calcio, ma non gliene


461/662<br />

diedi il tempo e lo bersagliai di pugni fino a<br />

stordirlo.<br />

<strong>Il</strong> fatto di non dovermi trattenere era una<br />

straordinaria liberazione. Assaporando l’adrenalina<br />

pura che mi scorreva in corpo, dimenticai<br />

me stesso. A un certo punto Brock schivò un<br />

colpo e mi sferrò un gancio destro. Era molto<br />

più aggressivo dei dilettanti che affrontavo<br />

all’università, ed era un’esperienza maledettamente<br />

eccitante, che mi riportò alla<br />

mente le liti più aspre con i miei fratelli, degenerate<br />

in risse.<br />

Mi sentivo del <strong>tu</strong>tto a <strong>mio</strong> agio a combattere<br />

con lui: in quel momento la mia rabbia aveva<br />

un fine e un’utilità.<br />

Ogni volta che riusciva a colpirmi, avvertivo<br />

una nuova scarica di adrenalina che mi rendeva<br />

ancora più forte.<br />

Cercò di gettarmi a terra, ma io mi piazzai in<br />

posizione semiaccucciata, stabilizzandomi e<br />

sventando i suoi tentativi disperati di farmi<br />

cadere. Mentre si dimenava, lo colpii più volte<br />

sulla testa, sulle orecchie e sulle tempie.<br />

<strong>Il</strong> cerotto che mi avvolgeva le nocche era<br />

ormai diventato color cremisi ma non avvertivo


462/662<br />

dolore: c’era solo il puro piacere di sfogare <strong>tu</strong>tti<br />

i sentimenti negativi che mi opprimevano da<br />

tanto. Mi ricordai il senso di liberazione che<br />

avevo provato pestando gli uomini di Benny. Al<br />

di là del fatto di vincere o perdere, mi incuriosiva<br />

capire che persona sarei diventata dopo<br />

quell’incontro. L’arbitro, Shepley e l’allenatore<br />

di Brock mi circondarono, staccandomi da lui.<br />

«La campana, Travis! Fermati!» disse<br />

Shepley.<br />

Mi trascinò in un angolo mentre Brock<br />

veniva portato in quello opposto. Mi voltai a<br />

guardare Abby. Si stava torcendo le mani, ma<br />

dal sorriso capii che stava bene. Le strizzai<br />

l’occhio e lei mi mandò un bacio. Quel gesto mi<br />

ricaricò e tornai nel centro della gabbia mosso<br />

da una nuova determinazione.<br />

Non appena la campana suonò, attaccai di<br />

nuovo, stavolta stando più attento a schivare i<br />

colpi. Brock mi cinse un paio di volte con le<br />

braccia nel tentativo di mordermi o di darmi<br />

una ginocchiata nelle palle. Io lo scostai e lo<br />

colpii con più accanimento.<br />

Al terzo round barcollava: tirava pugni o<br />

calci e mi mancava. Stava esaurendo le forze.


463/662<br />

Anch’io mi sentivo sfinito e facevo più pause tra<br />

un colpo e l’altro. L’adrenalina prima abbondante<br />

sembrava svanita e la testa iniziava a<br />

martellarmi.<br />

Brock mi colpì una, due volte. Bloccai il terzo<br />

pugno e poi, deciso a concludere, mi preparai a<br />

stenderlo. Con le ultime forze schivai una<br />

ginocchiata, mi girai e gli diedi una gomitata in<br />

pieno naso. Lui reclinò di colpo la testa, guardò<br />

in alto, fece qualche passo e crollò a terra.<br />

<strong>Il</strong> fragore della folla era assordante, ma udii<br />

solo una voce.<br />

«Oddio! Sì! Sì, tesoro!» gridò Abby.<br />

L’arbitro andò a controllare Brock, poi si<br />

avvicinò e mi alzò la mano. Shepley, America e<br />

Abby furono autorizzati a entrare nella gabbia e<br />

mi si buttarono addosso. Sollevai Abby da terra<br />

e le stampai un bacio sulle labbra.<br />

«Ce l’hai fatta», esclamò prendendomi la faccia<br />

tra le mani.<br />

I festeggiamenti però terminarono subito,<br />

perché le nuove guardie del corpo di Benny<br />

entrarono nella gabbia. Posai Abby a terra e mi<br />

misi sulle difensive, davanti a lei.


464/662<br />

Benny era <strong>tu</strong>tto un sorriso. «Ben fatto, Maddox.<br />

Hai salvato la si<strong>tu</strong>azione. Se hai un<br />

minuto, vorrei parlarti.»<br />

Guardai Abby, che mi afferrò la mano. «Va<br />

<strong>tu</strong>tto bene. Ti aspetto davanti a quella porta»,<br />

dissi indicando con un cenno la porta più<br />

vicina. «Tra dieci minuti.»<br />

«Dieci?» fece lei, preoccupata.<br />

«Dieci», risposi baciandola sulla fronte e<br />

guardai Shepley. «Tieni d’occhio le ragazze.»<br />

«Forse dovrei venire con te.»<br />

Mi accostai al suo orecchio. «Se vogliono<br />

ucciderci, Shepley, non c’è molto che possiamo<br />

fare. Credo che Benny abbia qualcos’altro in<br />

testa.» Mi allontanai e gli diedi una pacca sul<br />

braccio. «Ci vediamo tra dieci minuti.»<br />

«Non undici o quindici. Dieci», ribadì lui<br />

trascinando con sé Abby.<br />

Seguii Benny nella stessa stanza in cui avevo<br />

aspettato prima dell’incontro. Mi s<strong>tu</strong>pii quando<br />

chiese ai suoi uomini di attendere fuori.<br />

Indicò con un gesto il locale. «Ho creduto<br />

che in questo modo fosse meglio, così avresti<br />

visto che non sono sempre... malvagio come mi<br />

si crede.»


465/662<br />

<strong>Il</strong> linguaggio del corpo e il tono erano rilassati,<br />

sereni, ma io restai all’erta per evitare<br />

sorprese.<br />

Lui sorrise. «Ho una proposta da farti,<br />

figliolo.»<br />

«Non sono <strong>tu</strong>o figlio.»<br />

«Giusto», ammise. «Ma dopo che ti avrò<br />

offerto centocinquantamila a incontro, forse<br />

vorrai diventarlo.»<br />

«Di quali incontri parliamo?» chiesi.<br />

Pensavo alludesse al fatto che Abby era ancora<br />

in debito con lui. Non avevo capito che mi<br />

stesse offrendo un lavoro.<br />

«Sei chiaramente un giovane molto aggressivo<br />

e molto abile. Sei nato per quella gabbia. Io<br />

posso far sì che accada... e renderti molto<br />

ricco.»<br />

«Ti ascolto.»<br />

<strong>Il</strong> suo sorriso si allargò ancora. «Pensavo a<br />

un incontro al mese.»<br />

«Vado ancora al college.»<br />

Lui scrollò le spalle. «Ci organizzeremo di<br />

conseguenza. Potrai venire qui in aereo, in<br />

prima classe, con Abby se lo vorrai, nei fine


466/662<br />

settimana. Per una cifra del genere, immagino<br />

si possano interrompere per un po’ gli s<strong>tu</strong>di.»<br />

«Parliamo di un compenso a <strong>sei</strong> cifre per<br />

incontro?» Feci i calcoli cercando di non<br />

mostrare il <strong>mio</strong> sconcerto. «Questo per combattere<br />

e per cos’altro?»<br />

«Solo per questo, ragazzo <strong>mio</strong>. Solo per combattere.<br />

Per farmi guadagnare soldi.»<br />

«Solo per combattere... e posso mollare<br />

quando voglio.»<br />

Sorrise. «Be’, certo, ma non credo avverrà a<br />

breve. A te piace, ti ho visto. In quella gabbia<br />

eri in estasi.»<br />

Rimasi immobile per un istante. «Ci penserò.<br />

Vorrei parlarne con Abby.»<br />

«Mi pare giusto.»<br />

Posai le valigie sul letto e crollai accanto a<br />

esse. Avevo accennato a Abby dell’offerta di<br />

Benny, ma lei non aveva voluto sentire ragione.<br />

<strong>Il</strong> viaggio di ritorno era stato un po’ teso, perciò<br />

avevo deciso di non toccare l’argomento finché<br />

non fossimo arrivati a casa.


467/662<br />

Abby stava asciugando Toto dopo avergli<br />

fatto il bagno. Era stato da Brazil ed era rimasta<br />

disgustata dall’odore che aveva preso.<br />

«Oh! Adesso sì che si ragiona!» ridacchiò<br />

mentre Toto si scrollava l’acqua dal pelo. Si<br />

alzò sulle zampe posteriori e le leccò il viso.<br />

«Anche <strong>tu</strong> mi <strong>sei</strong> mancato, piccolo.»<br />

«Pigeon?» esclamai torcendomi<br />

nervosamente le dita.<br />

«Sì?» rispose sfregando Toto con il morbido<br />

asciugamano giallo.<br />

«Voglio farlo. Voglio combattere a Las<br />

Vegas.»<br />

«No», disse sorridendo al cagnolino felice.<br />

«Non mi stai ascoltando. Lo farò. Tra qualche<br />

mese capirai che è la decisione giusta.»<br />

Lei mi guardò. «Vuoi lavorare per Benny.»<br />

Annuii agitato e poi sorrisi. «Voglio solo<br />

prendermi cura di te, Pidge.»<br />

Gli occhi le si velarono di lacrime. «Non<br />

voglio niente che possa essere comprato con<br />

quei soldi, Travis. Non voglio avere niente a che<br />

fare con Benny, Las Vegas e <strong>tu</strong>tto quel mondo.»


468/662<br />

«Ma l’idea di comprare una macchina con le<br />

scommesse sui miei incontri qui non ti creava<br />

problemi.»<br />

«È diverso, e lo sai.»<br />

Mi accigliai. «Andrà <strong>tu</strong>tto bene, Pidge.<br />

Vedrai.»<br />

Mi s<strong>tu</strong>diò per un attimo, diventando<br />

paonazza. «Travis, se hai intenzione di farlo<br />

nonostante non sia d’accordo, perché hai chiesto<br />

il <strong>mio</strong> parere?»<br />

«<strong>Il</strong> <strong>tu</strong>o sostegno è importante, ma sono<br />

troppi soldi per dire di no. Rinunciare sarebbe<br />

una follia.»<br />

Lei tacque per un bel po’, incurvò le spalle e<br />

annuì. «Va bene. Hai preso la <strong>tu</strong>a decisione.»<br />

Sfoderai un ampio sorriso. «Vedrai, Pigeon,<br />

sarà fantastico.» Mi alzai dal letto e mi avvicinai<br />

per baciarle le mani. «Sto morendo di<br />

fame. E <strong>tu</strong>?»<br />

Lei scosse la testa. La baciai sui capelli e<br />

andai in cucina. Presi a fischiettare una<br />

melodia allegra mentre prendevo due fette di<br />

pane insieme a un po’ di salame e formaggio.<br />

“Per la miseria, cosa si perde”, pensai mettendo<br />

un po’ di senape piccante sul pane.


469/662<br />

Finii il panino in tre morsi e lo buttai giù con<br />

una birra, chiedendomi che cosa altro ci fosse<br />

da mangiare. Non mi ero reso conto di quante<br />

energie avessi consumato finché non eravamo<br />

arrivati a casa. Al di là dell’incontro, anche il<br />

nervosismo aveva avuto probabilmente un<br />

ruolo. Adesso che Abby conosceva i miei piani e<br />

avevamo chiarito <strong>tu</strong>tto, la tensione era sparita e<br />

mi era tornato l’appetito.<br />

Sentii i suoi passi felpati in corridoio e la vidi<br />

svoltare l’angolo con la valigia in mano. Non mi<br />

guardò quando uscì.<br />

«Pigeon?» esclamai.<br />

Mi avvicinai alla porta rimasta aperta e la<br />

vidi dirigersi alla Honda.<br />

Poiché non rispose, corsi giù per le scale e<br />

attraversai il prato per raggiungere Shepley,<br />

America e lei.<br />

«Che stai facendo?» chiesi indicando la<br />

valigia.<br />

Lei abbozzò un sorriso imbarazzato. Era<br />

chiaro che qualcosa non andava.<br />

«Pidge?»


470/662<br />

«Porto le mie cose alla Morgan. Lì ci sono un<br />

sacco di lavatrici e ho una montagna di roba da<br />

lavare.»<br />

Mi accigliai. «E te ne stavi andando senza<br />

dirmelo?»<br />

«Sarebbe tornata, Trav. Sei davvero paranoico»,<br />

disse America.<br />

«Oh», risposi, ancora dubbioso. «Stasera ti<br />

fermi là?»<br />

«Non lo so. Dipende da quando finirò il<br />

bucato.»<br />

Sapevo che probabilmente era ancora un po’<br />

in pensiero per la mia decisione di lavorare per<br />

Benny, ma lasciai perdere, sorrisi e l’abbracciai.<br />

«Fra tre settimane pagherò qualcuno perché ti<br />

faccia il bucato. Anzi, potrai buttare via i vestiti<br />

sporchi e comprarne di nuovi.»<br />

«Hai intenzione di combattere ancora per<br />

Benny?» chiese sconvolta America.<br />

«Mi ha fatto un’offerta che non potevo<br />

rifiutare.»<br />

«Travis...» intervenne Shepley.<br />

«Non cominciate. Se non ho cambiato idea<br />

per Pidge, non la cambierò per voi.»


471/662<br />

America incrociò lo sguardo di Abby. «Be’,<br />

sarà meglio che ti accompagni, Abby. Con<br />

quella montagna di vestiti ci vorrà una vita.»<br />

Mi chinai per baciarla. Lei mi strinse e<br />

ricambiò il bacio con passione, facendomi sentire<br />

un po’ meglio. «Ci vediamo dopo», dissi<br />

tenendole aperta la portiera mentre saliva. «Ti<br />

amo.»<br />

Shepley caricò la valigia nel bagagliaio,<br />

America si mise alla guida e si chinò per allacciarsi<br />

la cin<strong>tu</strong>ra.<br />

Chiusi la portiera di Abby e incrociai le braccia<br />

al petto. Shepley restò al <strong>mio</strong> fianco. «Non<br />

avrai davvero intenzione di combattere per<br />

Benny?»<br />

«Sono un sacco di soldi, Shepley. Un compenso<br />

di <strong>sei</strong> cifre a incontro.»<br />

«Sei cifre?»<br />

«Tu diresti di no?»<br />

«Sì, se pensassi che America potrebbe<br />

piantarmi per questo.»<br />

Scoppiai a ridere. «Abby non ha intenzione<br />

di piantarmi.»<br />

America uscì in retromarcia dal parcheggio e<br />

notai che Abby aveva le guance rigate di


472/662<br />

lacrime. Mi precipitai accanto al finestrino e<br />

battei sul vetro. «Che c’è che non va, Pidge?»<br />

«Vai, Mare», la vidi dire mentre si asciugava<br />

gli occhi.<br />

Corsi dietro alla macchina, battendo la mano<br />

sul vetro. «Pigeon? America! Ferma quella maledetta<br />

auto! Abby, non farlo!»<br />

Lei imboccò la strada principale e accelerò.<br />

Le rincorsi, ma quando la Honda era ormai<br />

quasi scomparsa mi girai e tornai indietro a<br />

prendere la moto. Estrassi le chiavi dalla tasca<br />

e balzai in sella.<br />

«Travis, non farlo», mi ammonì Shepley.<br />

«Mi sta lasciando, Shep!» urlai accendendo il<br />

motore, dando gas come un matto e schizzando<br />

via.<br />

Entrai nel parcheggio della Morgan e notai<br />

che America aveva appena chiuso la portiera.<br />

Per poco non feci cadere la moto quando mi<br />

fermai, perché non riuscii a tirare giù il cavalletto.<br />

Mi precipitai verso la Honda e spalancai<br />

la portiera del passeggero. America strinse i<br />

denti, pronta a reagire a qualsiasi cosa le avessi<br />

detto.


473/662<br />

Guardai la parete di mattoni dello s<strong>tu</strong>dentato,<br />

consapevole che Abby era da qualche<br />

parte al suo interno. «Devi farmi entrare,<br />

Mare», la supplicai.<br />

«Mi dispiace», rispose lei inserendo la retromarcia<br />

e uscendo dal parcheggio.<br />

Mentre salivo i gradini a due a due, una<br />

ragazza che non avevo mai visto uscì. Afferrai<br />

la porta, ma lei mi bloccò la strada. «Non puoi<br />

entrare se non <strong>sei</strong> accompagnato.»<br />

Estrassi le chiavi della moto e gliele agitai<br />

davanti alla faccia. «La mia ragazza, Abby<br />

Abernathy, ha lasciato le chiavi dell’auto da me.<br />

Gliele sto solo riportando.» Lei annuì esitante e<br />

si tolse di mezzo.<br />

Mi precipitai su per le scale, raggiungendo<br />

infine il piano di Abby. Ripresi fiato e, cercando<br />

di parlare con un tono calmo, dissi: «Pidge?<br />

Devi farmi entrare, piccola. Dobbiamo<br />

parlarne».<br />

Lei non rispose.<br />

«Pigeon, ti prego. Hai ragione. Non ti ho<br />

ascoltato. Possiamo sederci e discuterne, va<br />

bene? Io... ti prego apri. Mi stai spaventando a<br />

morte.»


474/662<br />

«Vattene, Travis,» rispose Kara dall’altra<br />

parte della porta.<br />

Pestai sul legno. «Pidge? Apri questa porta<br />

del cazzo! Non me ne vado finché non parlerai<br />

con me! Pigeon!»<br />

«Che c’è?» brontolò Kara aprendola. Si sistemò<br />

gli occhiali e tirò su con il naso. Per essere<br />

una ragazza minuscola, aveva un’aria molto<br />

severa. Sospirai, sollevato almeno all’idea di<br />

poter vedere Abby. Guardai al di sopra della<br />

sua spalla, ma non c’era.<br />

«Kara», dissi cercando di stare calmo, «di’ a<br />

Abby che bisogno di vederla. Per favore.»<br />

«Non c’è.»<br />

«C’è invece», dissi perdendo in fretta la<br />

pazienza.<br />

Lei spostò il peso sull’altro piede. «Stasera<br />

non l’ho vista. A dire il vero, non la vedo da<br />

giorni.»<br />

«So che è qui!» urlai. «Pigeon?»<br />

«Non c’è... ehi!» strillò quando la superai con<br />

una spallata. La porta sbatté contro il muro.<br />

Afferrai la maniglia e guardai dietro, poi controllai<br />

negli armadi, persino sotto il letto.<br />

«Pigeon! Dov’è?»


475/662<br />

«Non l’ho vista!» urlò Kara.<br />

Uscii in corridoio e guardai dapper<strong>tu</strong>tto.<br />

Kara chiuse la porta con forza e mise la sicura.<br />

<strong>Il</strong> muro era freddo a contatto con la mia schiena<br />

e d’un tratto mi resi conto di non avere il<br />

giubbotto. Scivolai a poco a poco giù fino a<br />

sedermi per terra e mi coprii la faccia con le<br />

mani. In quel momento forse mi odiava, ma<br />

prima o poi sarebbe dovuta rientrare.<br />

Dopo venti minuti presi il cellulare e le<br />

mandai un messaggio.<br />

Pidge, ti prego. So che <strong>sei</strong> incazzata ma dobbiamo<br />

parlarne.<br />

E poi un altro.<br />

Ti prego torna a casa.<br />

E un altro ancora.<br />

Ti prego! Ti amo.<br />

Non rispose. Aspettai mezz’ora e gliene inviai<br />

altri.<br />

Sono alla Morgan. Puoi almeno chiamarmi<br />

e dirmi se torni stasera?<br />

Pigeon, mi dispiace così tanto. Ti prego<br />

torna. Ho bisogno di vederti.


476/662<br />

Sai che non sono io quello che si comporta in<br />

modo irragionevole. Potresti almeno<br />

rispondermi.<br />

Non me lo merito, cazzo. So di essere un<br />

coglione per aver pensato di poter risolvere<br />

<strong>tu</strong>tti i nostri problemi con i soldi ma almeno<br />

non scappo ogni volta che ne abbiamo uno.<br />

Scusa, non volevo.<br />

Che vuoi che faccia? Farò <strong>tu</strong>tto quello che<br />

vuoi, ok? Solo per favore parlami.<br />

Tutto questo è assurdo.<br />

Sono innamorato di te, non capisco come te<br />

ne puoi andare così.<br />

Poco prima dell’alba, quand’ero ormai certo<br />

di aver fatto la figura dell’idiota e che Abby si<br />

fosse convinta che ero pazzo, mi alzai. <strong>Il</strong> fatto<br />

che la sicurezza non si fosse fatta vedere per<br />

accompagnarmi fuori era di per sé s<strong>tu</strong>pefacente,<br />

ma se fossi rimasto ancora seduto in corridoio<br />

quando le ragazze fossero uscite per<br />

andare a lezione, avrei abusato della mia<br />

for<strong>tu</strong>na.<br />

Scesi, abbat<strong>tu</strong>to, le scale, montai in sella e,<br />

anche se a proteggermi dal freddo avevo solo<br />

una maglietta, non me ne curai. Sperando di


477/662<br />

vedere Abby a lezione di storia, andai diritto a<br />

casa a scaldarmi con una doccia calda.<br />

Shepley restò sulla soglia della camera<br />

mentre mi vestivo.<br />

«Cosa vuoi, Shep?»<br />

«Le hai parlato?»<br />

«No.»<br />

«Per niente? Neanche un messaggio?»<br />

«Ho detto di no», risposi brusco.<br />

«Trav», sospirò lui. «Probabilmente oggi non<br />

andrà a lezione. Io e America non ci vogliamo<br />

intromettere, ma è quello che ha detto.»<br />

«Forse ci andrà», replicai allacciandomi la<br />

cin<strong>tu</strong>ra. Scelsi l’acqua di colonia che preferiva,<br />

m’infilai il giubbotto e afferrai lo zaino.<br />

«Aspetta, ti accompagno.»<br />

«No, prendo la moto.»<br />

«Perché?»<br />

«In caso acconsenta a tornare a casa con me<br />

per parlare.»<br />

«Travis, penso sia ora che consideri che<br />

potrebbe non...»<br />

«Chiudi quella cazzo di bocca, Shep», intimai<br />

lanciandogli un’occhiata. «Solo per stavolta,


478/662<br />

non fare la persona ragionevole. Non cercare di<br />

salvarmi. Sii solo <strong>mio</strong> amico, okay?»<br />

Lui annuì. «D’accordo.»<br />

America uscì dalla sua stanza, ancora in<br />

pigiama. «Travis, è venuto il momento di<br />

rispettare le sue decisioni. Lei ha chiuso<br />

nell’istante stesso in cui hai chiarito che avresti<br />

lavorato per Benny.» Quando non risposi,<br />

proseguì. «Travis...»<br />

«Non farlo. Non ti offendere, Mare, ma in<br />

questo momento non riesco neanche a<br />

guardarti in faccia.»<br />

Senza attendere risposta, sbattei la porta alle<br />

mie spalle. In quel modo sfogai un po’ l’ansia<br />

che provavo all’idea di incontrare Abby, ed era<br />

sempre meglio che strisciare ai suoi piedi in<br />

classe e supplicarla di tornare. L’avrei fatto,<br />

comunque, se fosse stato necessario per indurla<br />

a cambiare idea.<br />

Pur camminando lentamente e prendendo le<br />

scale, giunsi a lezione con mezz’ora di anticipo.<br />

Speravo di vederla e di avere il tempo di parlare,<br />

ma, anche quando la classe precedente fu<br />

congedata, non arrivò.


479/662<br />

Mi sedetti accanto al suo banco e giocherellai<br />

con il braccialetto di cuoio mentre gli altri s<strong>tu</strong>denti<br />

entravano alla spicciolata e si sistemavano<br />

ai loro posti. Per loro era un giorno come<br />

tanti: vedere che la loro vita andava avanti<br />

mentre la mia stava terminando mi sconvolse.<br />

A parte qualche ritardatario che sgattaiolò<br />

dentro dopo il professor Chaney, si presentarono<br />

<strong>tu</strong>tti tranne Abby. Chaney aprì il libro,<br />

salutò la classe e iniziò la lezione, ma le sue<br />

parole divennero confuse via via che il cuore mi<br />

batteva sempre più forte nel petto. Strinsi i<br />

denti e mi vennero le lacrime agli occhi mentre<br />

la rabbia mi cresceva nel petto al pensiero che<br />

Abby fosse da qualche altra parte, contenta di<br />

starmi lontana.<br />

Mi alzai e fissai il banco vuoto.<br />

«Ehm... signor Maddox? Si sente bene?»<br />

chiese Chaney.<br />

Sferrai un calcio al suo banco e anche al <strong>mio</strong>,<br />

ignorando le esclamazioni e le urla dei<br />

compagni.<br />

«Maledizione!» gridai prendendo di nuovo a<br />

calci il banco.


480/662<br />

«Signor Maddox», disse lui con un tono stranamente<br />

calmo. «Penso sia meglio che vada a<br />

prendersi una boccata d’aria fresca.»<br />

Rimasi accanto ai banchi rovesciati con il<br />

respiro affannoso.<br />

«Esca dall’aula, Travis», ribadì, stavolta con<br />

tono più deciso.<br />

Raccolsi lo zaino e spalancai la porta con<br />

tanta forza che sbatté contro il muro.<br />

«Travis!»<br />

L’unico particolare che notai era che la voce<br />

apparteneva a una donna. Mi girai di scatto,<br />

sperando per una frazione di secondo che fosse<br />

Abby.<br />

Megan si avvicinò lentamente e si fermò<br />

accanto a me. «Credevo avessi lezione»,<br />

osservò sorridendo. «Fai qualcosa di divertente<br />

questo fine settimana?»<br />

«Cosa vuoi?»<br />

Lei sollevò un sopracciglio e capì. «Ti conosco.<br />

Sei incazzato. Con la suorina non ha<br />

funzionato?»<br />

Non risposi.<br />

«Prevedibile», aggiunse con un’alzata di<br />

spalle e si avvicinò ancor di più, tanto da


481/662<br />

sfiorarmi con le sue labbra carnose. «Noi siamo<br />

uguali, Travis. Non andiamo bene per nessuno»,<br />

mormorò.<br />

La guardai negli occhi, le osservai le labbra e<br />

tornai a fissarla negli occhi. Lei si protese con il<br />

suo sorriso seducente.<br />

«Fottiti, Megan.»<br />

<strong>Il</strong> sorriso le svanì di colpo dal viso e io mi<br />

allontanai.


22.<br />

INDEGNO<br />

La settimana seguente sembrò non terminare<br />

mai. Io e America decidemmo che sarebbe<br />

stato oppor<strong>tu</strong>no che lei si fermasse per un po’<br />

alla Morgan e Shepley acconsentì, pur con<br />

riluttanza. Abby non venne per tre giorni di fila<br />

a lezione di storia e trovò un altro posto dove<br />

andare a mangiare. Cercai di intercettarla dopo<br />

le altre lezioni, ma o non ci era andata o era<br />

uscita prima e non rispondeva al telefono.<br />

Shepley mi assicurò che stava bene e che non<br />

le era successo nulla. Era atroce saperla a poca<br />

distanza, ma sarebbe stato peggio tagliare ogni<br />

contatto e ignorare se fosse viva o morta. Anche<br />

se apparentemente non voleva avere niente a<br />

che fare con me, non smettevo di sperare che<br />

mi perdonasse o sentisse la mia mancanza<br />

tanto da venirmi a trovare. <strong>Il</strong> pensiero di non


483/662<br />

rivederla più era troppo doloroso, perciò continuai<br />

ad attendere.<br />

Venerdì Shepley bussò alla mia porta.<br />

«Entra», gli dissi dal letto, dove mi ero steso<br />

a fissare il soffitto.<br />

«Esci stasera?»<br />

«No.»<br />

«Forse dovresti chiamare Trent. Andare a<br />

berti qualcosa e distrarti un po’.»<br />

«No.»<br />

Lui sospirò. «Senti, America sta per arrivare<br />

e... odio dovertelo dire... ma non devi infastidirla<br />

parlandole di Abby. Sono riuscito a<br />

stento a convincerla a venire, ma vuole restare<br />

in camera mia. D’accordo?»<br />

«Sì.»<br />

«Chiama Trent, e hai bisogno di mangiare<br />

qualcosa e di farti una doccia. Hai un aspetto<br />

orrendo.»<br />

Detto ciò, chiuse la porta. Da quando l’avevo<br />

scardinata, non si chiudeva più bene e quel<br />

fatto mi ricordava pun<strong>tu</strong>almente il giorno in cui<br />

avevo distrutto la casa perché Abby se n’era<br />

andata. Però poco dopo era tornata e ci<br />

eravamo rimessi insieme.


484/662<br />

Chiusi gli occhi, ma come <strong>tu</strong>tte le sere di<br />

quella settimana non riuscii a dormire. Come<br />

facessero i ragazzi come Shepley a soffrire più<br />

volte in quel modo per le varie fidanzate era un<br />

mistero. Anche se avessi conosciuto un’altra,<br />

più o meno all’altezza di Abby, non riuscivo a<br />

concepire di mettere di nuovo in gioco il <strong>mio</strong><br />

cuore, non al punto di rivivere <strong>tu</strong>tto questo. Era<br />

come una lenta agonia. In fondo, avevo sempre<br />

visto giusto.<br />

Venti minuti dopo sentii la voce di America<br />

in soggiorno. Li udii discorrere sommessamente,<br />

quasi si fossero rifugiati nella stanza<br />

di Shepley per stare lontani da me, e i loro mormorii<br />

riecheggiarono in <strong>tu</strong>tta la casa.<br />

Persino la sua voce era insopportabile:<br />

sapere che probabilmente aveva appena parlato<br />

con Abby era atroce.<br />

Mi alzai a fatica per farmi una doccia e dedicarmi<br />

a quelle cure che avevo trascurato per<br />

<strong>tu</strong>tta la settimana. La voce fu coperta<br />

dall’acqua, ma non appena chiusi il rubinetto la<br />

sentii di nuovo.<br />

Mi vestii e afferrai le chiavi della moto,<br />

deciso a farmi un lungo giro. Con molta


485/662<br />

probabilità sarei finito da papà per dargli la<br />

notizia.<br />

Proprio mentre passavo accanto alla porta di<br />

Shepley, squillò il telefono di America. Era la<br />

suoneria abbinata a Abby. Mi venne male.<br />

«Posso passare a prenderti e portarti a cena<br />

da qualche parte», disse.<br />

Abby aveva fame. Forse sarebbe andata in<br />

mensa.<br />

Corsi alla Harley e uscii a precipizio dal<br />

parcheggio. Sfrecciai per le strade, passando<br />

con il rosso e saltando gli stop fino a raggiungere<br />

il campus.<br />

Quando arrivai in mensa, non c’era. Attesi<br />

qualche minuto, ma non si fece vedere. Afflitto,<br />

mi incamminai al buio per tornare al posteggio.<br />

Era una sera tranquilla, fredda, diversa da<br />

quella in cui l’avevo riaccompagnata alla Morgan<br />

dopo aver vinto la scommessa, il che mi<br />

ricordò il vuoto che provavo senza di lei.<br />

A qualche metro di distanza comparve una<br />

figura solitaria, diretta in mensa. Abby.<br />

Aveva i capelli raccolti in uno chignon e,<br />

quando fu più vicina, notai che non era truccata.<br />

Teneva le braccia conserte e non aveva


486/662<br />

una giacca: contro il freddo indossava solo un<br />

grosso cardigan grigio.<br />

«Pigeon?» dissi portandomi nella luce.<br />

Lei si bloccò su due piedi, spaventata, ma si<br />

rilassò leggermente quando mi riconobbe.<br />

«Travis! Mi hai fatto venire un colpo!»<br />

«Se rispondessi alle mie chiamate, non<br />

dovrei aggirarmi al buio.»<br />

«Hai un aspetto orribile», disse.<br />

«Non è stata la settimana migliore della mia<br />

vita.»<br />

Lei si strinse di più e io dovetti trattenermi<br />

per non prenderla tra le braccia per scaldarla.<br />

Sospirò. «A dire il vero, stavo andando a<br />

mangiare un boccone. Ti chiamo dopo, okay?»<br />

«No. Dobbiamo parlare.»<br />

«Trav...»<br />

«Ho rifiutato l’offerta di Benny. L’ho chiamato<br />

mercoledì e gli ho detto di no.»<br />

Speravo sorridesse o almeno mi facesse un<br />

cenno d’approvazione. Invece rimase<br />

impassibile. «Cosa ti aspetti che ti dica,<br />

Travis?»<br />

«Che mi perdoni. Che vuoi tornare con me.»<br />

«Non posso.»


487/662<br />

Mi sentii sopraffare dalla disperazione.<br />

Abby fece per incamminarsi e istintivamente<br />

le sbarrai il passo. Se se ne fosse andata, stavolta<br />

l’avrei persa per sempre. «Non ho<br />

dormito né mangiato... non riesco a concentrarmi.<br />

So che mi ami. Tornerà <strong>tu</strong>tto come<br />

prima, basta che <strong>tu</strong> mi dica di sì.»<br />

Lei chiuse gli occhi. «<strong>Il</strong> nostro rapporto è<br />

malato, Travis. Penso che <strong>tu</strong> sia ossessionato<br />

dall’idea di possedermi.»<br />

«Non è vero. Ti amo più della mia stessa vita,<br />

Pigeon.»<br />

«È proprio quello che intendo. Sono discorsi<br />

assurdi.»<br />

«Non sono discorsi assurdi. È la verità.»<br />

«D’accordo... allora che cosa conta di più per<br />

te? I soldi, io, la <strong>tu</strong>a vita... o c’è qualcosa prima<br />

dei soldi?»<br />

«Ho capito il <strong>mio</strong> errore, okay? So perché la<br />

pensi così, ma se avessi saputo che mi avresti<br />

lasciato non avrei mai... volevo solo prendermi<br />

cura di te.»<br />

«Lo hai già detto.»<br />

«Ti prego, Pidge. Non posso vivere così,<br />

questa cosa... questa cosa mi sta uccidendo»,


488/662<br />

dissi quasi in preda al panico. <strong>Il</strong> muro di cui si<br />

era circondata quando eravamo solo amici era<br />

di nuovo lì, tra noi, più impenetrabile di prima.<br />

Non mi stava ascoltando, non riuscivo a comunicare<br />

con lei.<br />

«Ho chiuso, Travis.»<br />

Trasalii. «Non dire così.»<br />

«È finita. Torna a casa.»<br />

Mi corrucciai. «Sei <strong>tu</strong> la mia casa.»<br />

Tacque e per un attimo pensai di averle toccato<br />

il cuore, poi però il suo sguardo si fece<br />

assente e sentii di nuovo il muro. «Hai fatto la<br />

<strong>tu</strong>a scelta, Trav. Io ho fatto la mia.»<br />

«Starò lontanissimo da Las Vegas e da<br />

Benny... finirò gli s<strong>tu</strong>di. Ho bisogno di te. Ho<br />

bisogno di te, <strong>sei</strong> la mia migliore amica.»<br />

Per la prima volta da quand’ero bambino<br />

sentii le lacrime bruciarmi gli occhi e rigarmi le<br />

guance. Incapace di controllarmi, la presi tra le<br />

braccia e le stampai un bacio sulle labbra. La<br />

sua bocca era fredda, insensibile. Le presi<br />

allora il viso tra le mani e la baciai con più passione,<br />

nel disperato tentativo di suscitare una<br />

reazione.<br />

«Baciami», la supplicai.


489/662<br />

Le sue labbra rimasero contratte e il suo<br />

corpo sembrava inerte. Se l’avessi lasciata,<br />

sarebbe caduta.<br />

«Baciami!» la implorai ancora. «Ti prego,<br />

Pigeon! Gli ho detto di no!»<br />

Lei mi allontanò con uno spintone. «Lasciami<br />

in pace, Travis!»<br />

Mi superò e io l’afferrai per il polso. Abby si<br />

bloccò con il braccio teso dietro di sé, ma non si<br />

voltò.<br />

«Ti supplico.» Caddi in ginocchio, tenendole<br />

ancora la mano nella mia. <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> alito formava<br />

la condensa, il che mi ricordò quanto freddo<br />

faceva. «Ti supplico, Abby. Non farmi questo.»<br />

Lei si voltò, fissò prima il suo braccio e poi il<br />

<strong>mio</strong> notando il suo nome ta<strong>tu</strong>ato.<br />

Al che guardò altrove, in direzione della<br />

mensa. «Lasciami, Travis.»<br />

Mi sentii uscire <strong>tu</strong>tta l’aria dal corpo e, persa<br />

ogni speranza, lasciai andare la sua mano.<br />

Non si girò a guardare mentre si allontanava<br />

e io appoggiai le mani a terra. Non sarebbe tornata.<br />

Non mi voleva più e non c’era niente che<br />

potessi dire o fare per convincerla a cambiare<br />

idea.


490/662<br />

Passarono vari minuti prima che trovassi la<br />

forza di alzarmi. I piedi <strong>tu</strong>ttavia non volevano<br />

muoversi, ma in qualche modo li obbligai a collaborare<br />

per raggiungere la moto. Mi sedetti in<br />

sella e diedi sfogo al pianto. Avevo perso solo<br />

una persona prima di Abby, ma ora sembrava<br />

<strong>tu</strong>tto più reale: non era un vago ricordo<br />

dell’infanzia, era un’esperienza brutale, debilitante<br />

come una malattia, che mi privava della<br />

ragione e mi gettava in una sofferenza atroce.<br />

Mi tornarono in mente le parole di mia<br />

madre. Abby era la ragazza per cui avevo<br />

dovuto combattere e lo avevo fatto, ma non era<br />

servito.<br />

Una Dodge Intrepid rossa mi si fermò<br />

accanto. Non ebbi bisogno di sollevare lo<br />

sguardo per capire chi fosse.<br />

Trenton spense il motore e sporse un braccio<br />

dal finestrino. «Ehi.»<br />

«Ehi», feci asciugandomi gli occhi con la<br />

manica del giubbotto.<br />

«Brutta serata?»<br />

«Sì.» Annuii fissando il serbatoio della<br />

Harley.


491/662<br />

«Ho appena finito di lavorare e ho un dannato<br />

bisogno di farmi un drink. Vieni con me al<br />

Dutch.»<br />

Feci un respiro lungo, esitante. Trenton,<br />

come del resto papà e gli altri miei fratelli,<br />

sapeva sempre come prendermi. Ed eravamo<br />

<strong>tu</strong>tti e due consapevoli che non dovessi guidare<br />

in quelle condizioni.<br />

«Sì.»<br />

«Sì?» ripeté con un sorriso sorpreso.<br />

Scesi dalla moto e mi avvicinai alla portiera<br />

del passeggero. <strong>Il</strong> calore che usciva dalle bocchette<br />

mi bruciò quasi la pelle: per la prima<br />

volta quella sera mi resi davvero conto del gelo<br />

e del fatto di non essere coperto abbastanza.<br />

«Shepley ti ha chiamato?»<br />

«Sì.» Fece retromarcia e attraversò lentamente<br />

il parcheggio, diretto all’uscita. Mi<br />

guardò. «Un certo French ha avvertito la sua<br />

ragazza che <strong>tu</strong> e Abby stavate litigando davanti<br />

alla mensa.»<br />

«Non stavamo litigando. Stavo solo... cercando<br />

di convincerla a tornare.»<br />

Lui annuì e imboccò la strada. «È quello che<br />

pensavo.»


492/662<br />

Non parlammo finché non ci fummo seduti<br />

sui nostri sgabelli al Dutch. La clientela era<br />

rozza ma Bill, il proprietario nonché barista,<br />

conosceva papà da quando eravamo ragazzi e<br />

molti dei suoi avventori ci avevano visti<br />

crescere.<br />

«Che piacere vedervi, ragazzi. È passato un<br />

po’», esclamò pulendo il banco prima di metterci<br />

davanti una birra e un bicchierino.<br />

«Ehi, Bill», fece Trenton buttando subito giù<br />

il liquore.<br />

«Stai bene, Travis?» chiese Bill.<br />

Rispose Trenton per me. «Starà meglio dopo<br />

un paio di giri.»<br />

Gli fui grato. In quel momento, se avessi parlato,<br />

sarei probabilmente crollato.<br />

Trent continuò a offrirmi whisky finché sentii<br />

<strong>tu</strong>tti i denti intorpiditi e fui quasi sul punto<br />

di svenire. Forse svenni davvero nel tragitto dal<br />

bar a casa, perché il mattino dopo mi svegliai<br />

sul divano, completamente vestito, senza ricordarmi<br />

come ci fossi finito. Shepley chiuse la<br />

porta e udii il rumore familiare della Honda di<br />

America che accelerava allontanandosi.


493/662<br />

Mi misi a sedere e chiusi un occhio. «Vi siete<br />

divertiti ieri sera?»<br />

«Sì, e <strong>tu</strong>?»<br />

«Penso di sì. Mi avete sentito rientrare?»<br />

«Sì, Trent ti ha portato su e buttato sul<br />

divano. Ridevi, perciò ho pensato avessi trascorso<br />

una bella serata.»<br />

«Trent può anche comportarsi da idiota, ma<br />

è un ottimo fratello.»<br />

«Esatto. Hai fame?»<br />

«Cazzo, no», gemetti.<br />

«D’accordo allora. Mi preparo i cereali.»<br />

Rimasi seduto a ricostruire la sera precedente.<br />

Le ultime ore erano confuse, ma quando<br />

rivissi il momento in cui avevo visto Abby al<br />

campus, sussultai.<br />

«Ho detto a Mare che oggi avevamo da fare.<br />

Pensavo di andare a comprare una porta nuova<br />

per la <strong>tu</strong>a stanza.»<br />

«Non devi farmi da baby-sitter, Shep.»<br />

«Non è così. Usciamo tra mezz’ora, ma prima<br />

renditi presentabile», disse sedendosi in poltrona<br />

con la sua ciotola di Mini Wheats. «Poi<br />

torneremo a casa e s<strong>tu</strong>dieremo. Ci sono gli<br />

esami finali.»


494/662<br />

«’Fanculo», esclamai con un sospiro.<br />

«Ordinerò una pizza per pranzo e a cena<br />

faremo fuori gli avanzi.»<br />

«Tra poco è il Ringraziamento, ricordi?<br />

Mangerò pizza tre volte al giorno, per due<br />

giorni di fila. No, grazie.»<br />

«D’accordo, allora vada per il cinese.»<br />

«Proprio non mi molli neanche per un<br />

secondo», osservai.<br />

«Sicuro. Fidati, serve.»<br />

Annuii lentamente sperando che avesse<br />

ragione.<br />

I giorni trascorsero lenti, ma far tardi la sera<br />

a s<strong>tu</strong>diare con Shepley e a volte con America mi<br />

aiutò ad accorciare le notti insonni. Trenton<br />

promise di non dire di Abby a papà e agli altri<br />

Maddox prima del Ringraziamento, ma ero lo<br />

stesso agitato perché avevo promesso che<br />

sarebbe venuta. Mi avrebbero chiesto di lei e<br />

avrebbero capito che stavo mentendo.<br />

Dopo l’ultima lezione, venerdì, chiamai<br />

Shepley. «Ehi, so che non dovrei chiedertelo,<br />

ma ho bisogno che scopra dove andrà Abby per<br />

le vacanze.»


495/662<br />

«Be’, è facile. Starà con noi. Le passerà da<br />

America.»<br />

«Davvero?»<br />

«Sì, perché?»<br />

«Niente», risposi chiudendo di colpo la<br />

telefonata.<br />

Mi aggirai per il campus sotto una leggera<br />

pioggia in attesa che Abby uscisse da lezione.<br />

Davanti al palazzo Hoover vidi alcuni s<strong>tu</strong>denti<br />

della sua classe di calcolo. Scorsi la nuca di<br />

Parker e poi Abby.<br />

Era avvolta nel suo cappotto invernale,<br />

apparentemente a disagio mentre lui continuava<br />

a chiacchierare.<br />

Mi abbassai il cappellino rosso e mi affrettai<br />

verso di loro. Abby infine mi vide e, quando mi<br />

riconobbe, sollevò impercettibilmente le<br />

sopracciglia.<br />

Mi ripetevo mentalmente lo stesso mantra:<br />

“Qualsiasi commento faccia quello strafottente<br />

di Parker, sta’ calmo. Non rovinare <strong>tu</strong>tto. Non<br />

rovinare <strong>tu</strong>tto”.<br />

Con mia sorpresa, lui se ne andò senza aprire<br />

bocca.


496/662<br />

Infilai le mani nelle tasche della felpa.<br />

«Shepley mi ha detto che domani andrai con<br />

lui e Mare a Wichita.»<br />

«Sì, è così.»<br />

«Passi <strong>tu</strong>tte le vacanze da America?»<br />

Lei scrollò le spalle, cercando di assumere<br />

un’aria disinvolta. «Sono molto legata ai suoi<br />

genitori.»<br />

«E <strong>tu</strong>a mamma?»<br />

«È un’alcolista, Travis. Non sa neanche che è<br />

il giorno del Ringraziamento.»<br />

Sapendo che la risposta alla prossima<br />

domanda sarebbe stata la mia ultima chance,<br />

sentii una fitta allo stomaco. Scoppiò un <strong>tu</strong>ono<br />

e alzai lo sguardo, socchiudendo gli occhi<br />

quando grosse gocce di pioggia mi caddero<br />

sulla faccia.<br />

«Ti devo chiedere un favore», dissi. «Vieni<br />

qui.» La trascinai sotto la tettoia più vicina in<br />

modo da non inzupparmi sotto quell’improvviso<br />

diluvio.<br />

«Che genere di favore?» domandò, sospettosa.<br />

Era difficile sentirla con quella pioggia.<br />

«Mio...» Spostai il peso da un piede all’altro.<br />

L’agitazione stava per avere la meglio, mi


497/662<br />

urlava: “Rinuncia!” ma ero deciso almeno a<br />

fare un tentativo. «Mio papà e i ragazzi ti aspettano<br />

giovedì a cena.»<br />

«Travis!» gemette lei.<br />

Mi guardai i piedi. «Hai detto che saresti<br />

venuta.»<br />

«Lo so, ma... adesso è un po’ fuori luogo, non<br />

credi?»<br />

«Hai detto che saresti venuta», ripetei cercando<br />

di mantenere un tono calmo.<br />

«Sì, quando stavamo ancora insieme.»<br />

«Be’, in ogni caso è troppo tardi. Thomas ha<br />

già prenotato l’aereo e Tyler si è preso qualche<br />

giorno di vacanza. Ti aspettano <strong>tu</strong>tti.»<br />

Lei trasalì giocherellando nervosamente con<br />

una ciocca umida di capelli. «Loro sarebbero<br />

venuti comunque, giusto?»<br />

«Non <strong>tu</strong>tti. È da anni che non ci riuniamo<br />

<strong>tu</strong>tti per il Ringraziamento. Hanno fatto uno<br />

sforzo dal momento che avevo promesso un<br />

pranzo vero. Non ci sono più state donne in<br />

cucina da quando la mamma è morta e...»<br />

«Non conoscevo questo <strong>tu</strong>o lato sessista.»<br />

«Non è quello che intendevo, Pidge, dai. Ti<br />

vogliamo <strong>tu</strong>tti lì, ecco.»


498/662<br />

«Non hai detto a nessuno di noi, vero?»<br />

«Papà mi chiederebbe perché e non sono<br />

ancora pronto a parlarne. Non smetterò mai di<br />

ripetermi quanto sono stato s<strong>tu</strong>pido. Ti prego,<br />

vieni, Pidge.»<br />

«Devo mettere il tacchino in forno il mattino<br />

di buon’ora. Dovremo partire di qui alle<br />

cinque...»<br />

«Oppure possiamo partire la sera prima e<br />

dormire lì.»<br />

Lei inarcò le sopracciglia. «Assolutamente<br />

no! È già abbastanza brutto dover mentire alla<br />

<strong>tu</strong>a famiglia e fingere di stare ancora insieme.»<br />

La sua reazione, pur prevista, mi fece un po’<br />

male. «Ti comporti come se ti avessi chiesto di<br />

darti fuoco.»<br />

«Avresti dovuto dirglielo!»<br />

«Lo farò. Dopo il Ringraziamento... glielo<br />

dirò.»<br />

Lei sospirò e distolse lo sguardo. Aspettare la<br />

sua risposta fu come cavarmi le unghie a una a<br />

una.<br />

«Se mi assicuri che non è un modo per cercare<br />

di tornare con me, va bene.»


499/662<br />

Annuii, sforzandomi di non mostrarmi<br />

troppo en<strong>tu</strong>siasta. «Te lo assicuro.»<br />

Lei strinse le labbra, ma colsi un vaghissimo<br />

lampo nei suoi occhi. «Ci vediamo alle cinque.»<br />

Mi chinai per baciarla sulla guancia. Volevo<br />

sfiorargliela appena, ma sentivo la mancanza<br />

della sua pelle e mi fu difficile scostarmi. «Grazie,<br />

Pigeon.»<br />

Quando Shepley e America partirono per<br />

Wichita con la Honda, pulii l’appartamento,<br />

piegai la biancheria, mi fumai mezzo pacchetto<br />

di sigarette e preparai la borsa maledicendo<br />

l’orologio perché andava così lento. Finalmente<br />

arrivarono le quattro e mezzo, mi precipitai alla<br />

Charger e cercai di non correre come un matto<br />

fino alla Morgan.<br />

Quando arrivai, l’espressione perplessa di<br />

Abby mi colse alla sprovvista.<br />

«Travis», sussurrò.<br />

«Sei pronta?»<br />

Sollevò un sopracciglio. «Pronta per cosa?»<br />

«Hai detto di passare a prenderti alle<br />

cinque.»<br />

Incrociò le braccia al petto. «Intendevo alle<br />

cinque del mattino!»


500/662<br />

«Oh. Chiamo <strong>mio</strong> padre e lo avverto che non<br />

dormiremo lì.»<br />

«Travis!» gemette.<br />

«Ho preso l’auto di Shep, così non dovremo<br />

caricare le borse sulla moto. C’è una stanza libera<br />

per te. Possiamo guardare un film o...»<br />

«Non ho intenzione di fermarmi da <strong>tu</strong>o papà,<br />

mi sembra di averlo già detto!»<br />

Mi immusonii. «D’accordo. Io, uhm... ci<br />

vediamo domani mattina.»<br />

Indietreggiai e Abby chiuse la porta. Sarebbe<br />

venuta, ma la mia famiglia avrebbe capito che<br />

qualcosa non andava se non si fosse fatta<br />

vedere quella sera, come annunciato. Mi avviai<br />

lentamente in corridoio componendo il numero<br />

di papà. Mi avrebbe chiesto perché e non<br />

volevo mentirgli in modo spudorato.<br />

«Travis, aspetta.»<br />

Mi girai di scatto e la vidi in corridoio.<br />

«Dammi il tempo di prendere due cose.»<br />

Sorrisi, in preda a un immenso sollievo. Tornammo<br />

indietro insieme e attesi sulla soglia<br />

mentre metteva qualcosa in borsa. Quella scena<br />

mi ricordò la sera in cui avevo vinto la


501/662<br />

scommessa, e mi resi conto che non avrei barattato<br />

un solo minuto passato con lei.<br />

«Ti amo ancora, Pidge.»<br />

Lei non alzò lo sguardo. «Smettila. Non lo<br />

sto facendo per te.»<br />

Trattenni il fiato sentendo una fitta di dolore<br />

in <strong>tu</strong>tto il corpo. «Lo so.»


23.<br />

L’ACCETTAZIONE<br />

La spontaneità tra noi era scomparsa. Non<br />

mi veniva in mente niente che mi sembrasse<br />

adeguato e temevo di farla incazzare prima<br />

ancora di arrivare da papà.<br />

<strong>Il</strong> piano era che recitasse la parte e iniziasse<br />

in tal modo a sentire la mia mancanza, così<br />

forse avrei avuto un’altra occasione per supplicarla<br />

di tornare con me. Era un azzardo, ma<br />

anche l’unica cosa che potessi fare.<br />

Imboccai il vialetto di ghiaia e portai le borse<br />

sul portico anteriore. Papà venne ad aprire con<br />

un sorriso.<br />

«Che piacere vederti, figliolo.» <strong>Il</strong> suo sorriso<br />

si allargò quando guardò la ragazza imbronciata<br />

ma splendida al <strong>mio</strong> fianco. «Abby<br />

Abernathy! Non vediamo l’ora che arrivi la<br />

cena di domani. È passato tanto tempo da<br />

quando... be’, è passato tanto tempo.»


503/662<br />

Una volta in casa, papà si posò una mano sul<br />

grosso ventre e sorrise.<br />

«Vi ho sistemato nella stanza degli ospiti,<br />

Trav. Ho immaginato che i letti gemelli della<br />

<strong>tu</strong>a camera non fossero adatti.»<br />

Abby mi guardò. «Abby, uhm... lei... starà<br />

nella stanza degli ospiti. Io nella mia.»<br />

Trenton si avvicinò e fece una smorfia. «Perché?<br />

Vive da te, giusto?»<br />

«Non negli ultimi tempi», risposi cercando<br />

di non aggredirlo. Sapeva perfettamente<br />

perché.<br />

Lui e papà si scambiarono un’occhiata.<br />

«Sono anni che uso la stanza di Thomas come<br />

ripostiglio, perciò ho pensato di dargli la <strong>tu</strong>a.<br />

Ma può dormire sul divano, certo», concluse<br />

papà guardando i cuscini logori scoloriti in<br />

soggiorno.<br />

«Non si preoccupi, Jim. Lo facevamo per<br />

rispetto», disse Abby toccandomi il braccio.<br />

La risata di papà echeggiò in <strong>tu</strong>tta la casa.<br />

«Conosci i miei figli, Abby. Sai che è praticamente<br />

impossibile offendermi», commentò<br />

stringendole affet<strong>tu</strong>osamente la mano.


504/662<br />

Indicai con un cenno le scale e Abby mi<br />

seguì. Spinsi piano la porta con il piede e posai<br />

le borse per terra. Guardai il letto e poi lei.<br />

Scrutò con attenzione la stanza e si soffermò a<br />

osservare la fotografia dei miei genitori appesa<br />

al muro.<br />

«Mi dispiace, Pidge. Dormirò per terra.»<br />

«Puoi dirlo forte», rispose raccogliendosi i<br />

capelli in una coda. «Non riesco a credere che<br />

<strong>tu</strong> mi abbia convinta ad accettare.»<br />

Mi sedetti sul letto, rendendomi conto di<br />

quanto fosse contrariata. In fondo in fondo<br />

speravo che fosse sollevata quanto me all’idea<br />

di stare insieme. «Sarà un <strong>disastro</strong>. Non so che<br />

cosa mi sia passato per la mente.»<br />

«So esattamente cosa ti è passato per la<br />

mente. Non sono s<strong>tu</strong>pida, Travis.»<br />

Sollevai lo sguardo e le sorrisi stanco. «Però<br />

<strong>sei</strong> venuta lo stesso.»<br />

«Devo preparare <strong>tu</strong>tto per domani», rispose<br />

aprendo la porta.<br />

Mi alzai. «Ti do una mano.»<br />

Mentre Abby preparava le patate, le torte e il<br />

tacchino, io le passavo l’occorrente e svolgevo i<br />

piccoli compiti culinari che mi affidava. La


505/662<br />

prima ora fu imbarazzante, ma quando<br />

arrivarono i gemelli <strong>tu</strong>tti ci raggiunsero in<br />

cucina e anche Abby si rilassò. Papà le raccontò<br />

aneddoti della nostra infanzia e ridemmo delle<br />

<strong>disastro</strong>se feste del Ringraziamento in cui<br />

avevamo tentato di fare qualcosa di diverso che<br />

ordinare una pizza.<br />

«Diane era un’ottima cuoca», esclamò papà.<br />

«Trav non se lo ricorda, ma dopo la sua scomparsa<br />

cimentarsi in cucina non ha più avuto<br />

alcun senso.»<br />

«Non sentirti sotto pressione, Abby», la<br />

rassicurò Trenton ridacchiando e afferrò una<br />

bottiglia di birra dal frigo. «Tiriamo fuori le<br />

carte. Voglio cercare di riprendermi un po’ dei<br />

soldi che mi hai spillato.»<br />

Papà lo ammonì con un dito. «Niente poker<br />

questo fine settimana, Trent. Ho portato giù il<br />

domino. Niente scommesse, maledizione. Parlo<br />

sul serio.»<br />

Trenton scosse la testa. «D’accordo,<br />

d’accordo.» I gemelli uscirono dalla cucina e lui<br />

li seguì. «Vieni, Trav.»<br />

«Aiuto Pidge.»


506/662<br />

«Non c’è molto altro da fare, tesoro», disse<br />

lei. «Va’.»<br />

Sapevo che lo aveva detto solo per mantenere<br />

le apparenze, ma ciò non cambiava la<br />

sensazione che provai. Le accarezzai il fianco.<br />

«Ne <strong>sei</strong> sicura?»<br />

Lei annuì e mi chinai per darle un bacio sulla<br />

guancia, stringendole il fianco prima di seguire<br />

Trenton nella stanza da gioco.<br />

Ci preparammo dunque per una partita<br />

amichevole di domino.<br />

Trenton prese la scatola, maledicendo il cartone<br />

quando si tagliò il dito.<br />

Taylor sbuffò. «Sei proprio un bambinone,<br />

Trent. Dai, distribuisci le tessere.»<br />

«Tu comunque non sai contare, idiota. Perché<br />

smani tanto?»<br />

Risi per la risposta pungente, attirando la sua<br />

attenzione su di me.<br />

«Tu e Abby andate proprio d’accordo»,<br />

osservò. «Come fate?»<br />

Sapevo bene cosa intendesse e gli lanciai<br />

un’occhiataccia per aver toccato l’argomento<br />

davanti ai gemelli. «Con parecchia forza di<br />

persuasione.»


507/662<br />

Papà arrivò e si sedette. «È una brava<br />

ragazza, Travis. Sono felice per voi, figliolo.»<br />

«Lo è», osservai cercando di non lasciar<br />

trasparire la tristezza sul volto.<br />

Abby stava pulendo la cucina e dovevo reprimere<br />

costantemente l’impulso di raggiungerla.<br />

Sarà anche stata una vacanza di famiglia,<br />

ma desideravo trascorrere ogni momento<br />

libero con lei.<br />

Mezz’ora dopo sentii uno stridio e capii che<br />

la lavastoviglie era stata avviata. Abby fece una<br />

rapida comparsa per salutarci prima di dirigersi<br />

verso le scale. Balzai in piedi e la presi per<br />

mano.<br />

«È presto, Pidge. Non starai andando a letto,<br />

vero?»<br />

«È stata una giornata lunga. Sono stanca.»<br />

«Stavamo per guardare un film. Perché non<br />

ti fermi con noi?»<br />

Lei guardò le scale e poi me. «Okay.»<br />

La condussi per mano sul divano e ci<br />

sedemmo mentre partivano i titoli di testa.<br />

«Spegni quella luce, Taylor», ordinò papà.<br />

Allungai il braccio alle spalle di Abby e lo<br />

appoggiai sullo schienale, trattenendomi


508/662<br />

dall’abbracciarla. Temevo la sua reazione e non<br />

volevo approfittare della si<strong>tu</strong>azione, visto che<br />

mi stava facendo un favore. A metà film la<br />

porta d’ingresso si spalancò e Thomas entrò in<br />

salotto con una valigia in mano.<br />

«Buon Ringraziamento!» esclamò posando i<br />

bagagli a terra.<br />

Papà si alzò e lo abbracciò. Andarono a salutarlo<br />

<strong>tu</strong>tti tranne me.<br />

«Non vai a salutare Thomas?» mormorò<br />

Abby.<br />

Guardai papà e i miei fratelli ridere e abbracciarsi.<br />

«Ho una sola sera con te. Non ho intenzione<br />

di sprecarne neanche un secondo.»<br />

«Ciao, Abby. È bello rivederti», disse sorridendo<br />

Thomas.<br />

Le toccai il ginocchio e lei abbassò gli occhi,<br />

per poi guardarmi di nuovo in faccia. Tolsi<br />

subito la mano e intrecciai le dita sulle<br />

ginocchia.<br />

«Oh-oh. Guai in paradiso?» domandò lui.<br />

«Sta’ zitto, Tommy», brontolai.<br />

L’atmosfera nella stanza cambiò. Fissarono<br />

<strong>tu</strong>tti Abby, in attesa di una spiegazione. Lei


509/662<br />

sorrise nervosamente e prese la mia mano tra<br />

le sue.<br />

«Siamo solo stanchi. Abbiamo cucinato <strong>tu</strong>tta<br />

la sera», disse appoggiandomi la guancia sulla<br />

spalla.<br />

Guardai le nostre mani e gliele strinsi. In<br />

quel momento avrei voluto avere modo di dirle<br />

quanto apprezzavo ciò che aveva fatto.<br />

«A proposito di stanchezza, sono davvero<br />

esausta», mormorò. «Vado a letto, tesoro.»<br />

Guardò <strong>tu</strong>tti gli altri. «Buonanotte, ragazzi.»<br />

«’Notte, piccola», disse papà.<br />

I miei fratelli le augurarono la buonanotte e<br />

io la guardai salire le scale.<br />

«Vado anch’io», affermai.<br />

«Ci avrei scommesso», mi prese in giro<br />

Trenton.<br />

«Bastardo for<strong>tu</strong>nato», bofonchiò Tyler.<br />

«Ehi, non si parla così di vostra sorella», li<br />

ammonì papà.<br />

Ignorando i miei fratelli, corsi su per le scale<br />

e afferrai la porta poco prima che si chiudesse.<br />

In<strong>tu</strong>endo che volesse svestirsi e che sarebbe<br />

stata a disagio in mia presenza, mi bloccai.


510/662<br />

«Vuoi che aspetti in corridoio mentre ti<br />

cambi?»<br />

«Mi faccio una doccia rapida. Mi vesto in<br />

bagno.»<br />

Mi sfregai la nuca. «D’accordo. Allora mi sistemo<br />

per terra.»<br />

I suoi grandi occhi erano freddi come l’acciaio<br />

quando annuì, il muro che la circondava<br />

assolutamente impenetrabile. Prese alcune<br />

cose dalla borsa e andò in bagno.<br />

Frugai nell’armadio in cerca di lenzuola e<br />

coperte e le distesi per terra accanto al letto,<br />

grato almeno della possibilità che avremmo<br />

avuto di parlare da soli. Abby spuntò dal<br />

bagno; io gettai un cuscino sul letto improvvisato<br />

e andai a mia volta a farmi una doccia.<br />

Non persi tempo, mi insaponai in fretta e mi<br />

sciacquai subito. Nel giro di dieci minuti ero già<br />

asciutto e vestito, e rientrai in camera.<br />

Abby era a letto con le lenzuola ben tirate sul<br />

petto. <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> giaciglio non era neanche lontanamente<br />

invitante come il letto con Abby raggomitolata<br />

sopra. Capii allora che avrei trascorso<br />

l’ultima sera con lei senza chiudere


511/662<br />

occhio, ascoltando il suo respiro, senza avere la<br />

possibilità di toccarla.<br />

Spensi la luce e mi sistemai per terra.<br />

«Questa è la nostra ultima notte insieme,<br />

giusto?»<br />

«Non voglio litigare, Trav. Dormi.»<br />

Mi girai a guardarla appoggiando la testa<br />

sulla mano e i nostri occhi si incrociarono.<br />

«Ti amo.»<br />

Lei mi guardò per un attimo. «Mi avevi dato<br />

la <strong>tu</strong>a parola.»<br />

«Sì, e infatti non sto cercando di tornare con<br />

te.» Allungai la mano per toccare la sua. «Ma<br />

questo non vuol dire che non mi piacerebbe.»<br />

«Tengo a te, lo sai. Non voglio ferirti, ma<br />

avrei dovuto seguire l’istinto fin dall’inizio. Non<br />

sarei dovuta venire qui.»<br />

«Però mi amavi, vero?»<br />

Lei strinse le labbra. «Ti amo ancora.»<br />

Fui sopraffatto da sentimenti diversi, <strong>tu</strong>tti<br />

così forti che non riuscii a distinguerli. «Posso<br />

chiederti un favore?»<br />

«Be’, sono ancora nel bel mezzo dell’ultimo<br />

che mi hai chiesto», replicò con un sorrisetto.


512/662<br />

«Se è davvero finita, <strong>sei</strong> hai davvero chiuso<br />

con me... posso tenerti tra le braccia stanotte?»<br />

«Non penso che sia una buona idea, Trav.»<br />

Le strinsi con forza la mano. «Ti prego. Non<br />

riesco a dormire sapendo che <strong>sei</strong> a mezzo metro<br />

di distanza. E non ne avrò più l’occasione.»<br />

Abby mi fissò per alcuni secondi e si accigliò.<br />

«Non ho intenzione di fare sesso con te.»<br />

«Non è questo che ti sto chiedendo.»<br />

Lei scrutò il pavimento per un po’, riflettendo<br />

sulla risposta. Alla fine strinse gli<br />

occhi, si spostò e scostò le coperte.<br />

M’infilai accanto a lei e la strinsi subito tra le<br />

braccia. Per l’emozione e la tensione rischiai di<br />

crollare.<br />

«Mi mancherà <strong>tu</strong>tto questo», osservai.<br />

Le baciai i capelli e la attirai di più a me,<br />

sprofondando la faccia nel suo collo. Lei mi<br />

posò una mano sulla schiena e io respirai,<br />

inalando il suo profumo e cercando di<br />

imprimermi quell’istante nella mente.<br />

«Io... io non penso di farcela, Travis», disse<br />

tentando di liberarsi.


513/662<br />

Non volevo impedirglielo, ma se tenerla era<br />

l’unico modo per evitare quel dolore cocente<br />

che provavo da giorni, lo avrei fatto.<br />

«Non ce la faccio», insistette.<br />

Sapevo che cosa intendesse. Stare così vicini<br />

era terribile, però non volevo finisse.<br />

«Allora non farcela», risposi sussurrando.<br />

«Dammi un’altra possibilità.»<br />

Cercò ancora una volta di liberarsi, poi si<br />

coprì la faccia con le mani e scoppiò a piangere.<br />

La guardai con gli occhi pieni di lacrime.<br />

Le scostai con delicatezza una mano e gliela<br />

baciai. Lei fece un respiro incerto mentre le<br />

guardavo le labbra e gli occhi. «Non amerò mai<br />

nessun’altra come te, Pigeon.»<br />

Abby tirò su col naso e mi toccò il viso con<br />

aria contrita. «Non posso.»<br />

«Lo so», dissi con voce rotta. «Non ho mai<br />

pensato di essere abbastanza in gamba per te.»<br />

Lei assunse un’aria disperata e scosse la<br />

testa. «Non è questo, Trav. È che non siamo<br />

adatti l’uno per l’altra.»<br />

Feci di no con il capo, intenzionato a ribattere,<br />

ma da un certo punto di vista aveva<br />

ragione. Si meritava di meglio, di avere ciò che


514/662<br />

desiderava da sempre. Chi cazzo ero io per portarglielo<br />

via?<br />

Feci un profondo respiro e le appoggiai la<br />

testa sul petto.<br />

Mi svegliai sentendo rumori di sotto.<br />

«Ahi!» gemette Abby in cucina.<br />

Corsi giù per le scale infilandomi una<br />

maglietta.<br />

«Tutto a posto, Pidge?» Dal pavimento il<br />

freddo mi si diffuse in <strong>tu</strong>tto il corpo. «Cazzo! <strong>Il</strong><br />

pavimento è gelido!» Saltellai da un piede<br />

all’altro e lei rise.<br />

Era ancora presto, forse le cinque o le <strong>sei</strong>, e<br />

gli altri dormivano. Abby si chinò per infornare<br />

il tacchino, il che stimolò il <strong>mio</strong> consueto<br />

appetito sessuale mat<strong>tu</strong>tino.<br />

«Puoi tornare a letto. Dovevo solo mettere il<br />

tacchino in forno», disse.<br />

«Tu vieni?»<br />

«Sì.»<br />

«Fa’ strada», affermai indicando le scale con<br />

un gesto. Mi tolsi la maglietta mentre ci infilavamo<br />

sotto le coperte, tirandocele su fino al<br />

collo. La cinsi forte tra le braccia, in attesa che


515/662<br />

il calore dei nostri corpi ci scaldasse. Guardai<br />

dalla finestra e vidi cadere grossi fiocchi di neve<br />

dal cielo grigio. La baciai sulla testa e lei sembrò<br />

fondersi in me. In quell’abbraccio non mi<br />

sembrò che fosse cambiato nulla.<br />

«Guarda, Pidge. Nevica.»<br />

Lei si girò. «Sembra Natale», disse premendo<br />

leggermente la guancia sulla mia pelle.<br />

Mi sfuggì un sospiro e mi guardò. «Che c’è?»<br />

«Non sarai qui a Natale.»<br />

«Sono qui ora.»<br />

Feci un mezzo sorriso e mi chinai per<br />

baciarla sulle labbra, ma lei si ritrasse e scosse<br />

la testa.<br />

«Trav...»<br />

Strinsi la presa e abbassai il mento. «Ho<br />

meno di ventiquattr’ore con te, Pidge. Ho<br />

intenzione di baciarti. Ho intenzione di baciarti<br />

molto, oggi. Tutto il giorno. Ogni volta che ne<br />

avrò l’occasione. Se vorrai fermarmi, va bene,<br />

altrimenti vedrò di dare un senso a ogni<br />

secondo del nostro ultimo giorno insieme.»<br />

«Travis...» iniziò a dire, ma un attimo dopo<br />

abbassò lo sguardo sulle mie labbra.


516/662<br />

Non persi tempo e la baciai. Lei ricambiò e<br />

anche se all’inizio volevo fosse un bacio breve,<br />

innocente, socchiusi le labbra e lei reagì. Sentii<br />

la sua lingua in bocca e impazzii. La attirai con<br />

più forza a me. Abby allora abbassò un ginocchio<br />

lasciandomi stendere sopra di lei.<br />

La spogliai in fretta e con due rapidi gesti mi<br />

tolsi i vestiti. Le stampai un bacio sulle labbra,<br />

mi afferrai alle sbarre di ferro della testiera e<br />

con un rapido movimento la penetrai. Sentii<br />

subito il corpo in fiamme e non potei più fermarmi,<br />

perso ogni controllo. Quando inarcò la<br />

schiena avvicinando il bacino al <strong>mio</strong>, emisi un<br />

gemito, al che lei puntò i piedi sul materasso<br />

per sollevarsi e permettermi di entrare<br />

completamente.<br />

Con una mano sulla testiera e l’altra sulla sua<br />

nuca, continuai a muovermi dentro di lei e<br />

<strong>tu</strong>tto quello che era successo tra noi, <strong>tu</strong>tto il<br />

dolore che avevo provato svanì. La luce cominciò<br />

a filtrare dalla finestra mentre la nostra<br />

pelle si imperlava di sudore, agevolando i movimenti<br />

dei nostri corpi.<br />

Ero quasi al culmine quando le gambe di<br />

Abby presero a tremare e sentii le sue unghie


517/662<br />

nella schiena. Trattenni il fiato e spinsi<br />

un’ultima volta gemendo profondamente,<br />

scosso dagli spasmi.<br />

Lei si rilassò sul materasso: aveva i capelli<br />

bagnati e giaceva inerte.<br />

Ansimavo come se avessi appena terminato<br />

una maratona. <strong>Il</strong> sudore mi colava sulle orecchie<br />

e sulle tempie.<br />

Abby s’illuminò quando udì un mormorio di<br />

sotto. Mi girai sul fianco e la scrutai adorante.<br />

«Hai detto che mi avresti soltanto baciato»,<br />

disse e mi guardò com’era solita fare, con<br />

quella sua grande abilità di fingere.<br />

«Perché non rimaniamo a letto <strong>tu</strong>tto il<br />

giorno?»<br />

«Sono venuta qui per cucinare, ricordi?»<br />

«No, <strong>sei</strong> venuta qui per aiutarmi a cucinare e<br />

non devo presentarmi al lavoro per altre otto<br />

ore.»<br />

Mi accarezzò il viso e dalla sua espressione<br />

capii che mi stava preparando a quanto<br />

avrebbe detto. «Travis, penso che...»<br />

«Non dirlo, d’accordo? Non ci voglio pensare<br />

finché non ci sarò costretto.» Mi alzai, mi<br />

infilai i boxer e mi avvicinai alla sua borsa. Le


518/662<br />

gettai gli abiti sul letto e mi misi la maglietta.<br />

«Voglio ricordarla come una bella giornata.»<br />

Arrivò l’ora di pranzo in un baleno e la<br />

giornata passò fin troppo velocemente.<br />

Paventavo il trascorrere di ogni minuto, maledicendo<br />

l’orologio che indicava l’avvicinarsi<br />

della sera.<br />

Lo riconosco, era <strong>tu</strong>tto per via di Abby. <strong>Il</strong><br />

fatto che recitasse non contava, quando mi<br />

stava vicino mi rifiutavo di accettare la realtà.<br />

Ci sedemmo a tavola per cena e papà<br />

insistette perché tagliassi il tacchino. Abby sorrise<br />

fiera e io mi alzai per servirli.<br />

<strong>Il</strong> clan Maddox spazzolò il frutto delle sue<br />

fatiche e la coprì di complimenti.<br />

«Ho cucinato abbastanza?» chiese ridendo.<br />

Papà sorrise e impugnò una forchetta preparandosi<br />

per il dolce. «Certo! Basterà fino<br />

all’anno prossimo... a meno che <strong>tu</strong> non voglia<br />

fare il bis a Natale. Adesso <strong>sei</strong> una Maddox. Ti<br />

aspetto a ogni festa, e non per cucinare.»<br />

Le sue parole mi sbatterono in faccia la realtà<br />

e il sorriso mi svanì dal volto.<br />

«Grazie, Jim.»


519/662<br />

«Non dire così, papà», osservò Trenton. «Lei<br />

deve cucinare. Non mangio così da anni!» Si<br />

cacciò mezza fetta di torta alle noci in bocca,<br />

grugnendo soddisfatto.<br />

Mentre i miei fratelli sparecchiavano e<br />

lavavano i piatti, io rimasi con Abby sul divano<br />

e cercai di non stringerla troppo. Papà era già<br />

andato a dormire: aveva la pancia piena ed era<br />

troppo stanco per restare in piedi.<br />

Mi misi le sue gambe sulle ginocchia e le tolsi<br />

le scarpe per massaggiarle i piedi. Le piaceva, e<br />

lo sapevo. Forse cercavo di ricordarle sottilmente<br />

quanto stessimo bene insieme, pur consapevole<br />

che era venuto il momento che proseguisse<br />

la sua vita.<br />

Abby mi amava davvero, ma teneva troppo a<br />

me per accettare l’even<strong>tu</strong>alità di dovermi cacciare<br />

un giorno, se mai fosse stato necessario.<br />

Tempo prima le avevo detto che non sarei riuscito<br />

a staccarmi da lei, ma alla fine avevo capito<br />

di amarla troppo per incasinarle la vita o perderla<br />

del <strong>tu</strong>tto, se l’avessi costretta a continuare<br />

un rapporto che ci avrebbe indotto a odiarci.


520/662<br />

«È stato il Ringraziamento più bello che<br />

abbia passato da quando è morta la mamma»,<br />

dissi.<br />

«Sono felice di averne fatto parte.»<br />

Feci un profondo sospiro. «Mi sento<br />

diverso», affermai, incerto su cosa dire. «Non<br />

so che cosa mi sia successo a Las Vegas, ma<br />

quello non ero io. Pensavo solo a <strong>tu</strong>tto quello<br />

che avremmo po<strong>tu</strong>to comprare con quei soldi...<br />

non avevo capito quanto ti facesse soffrire<br />

l’idea che ti riportassi lì. Mi sono meritato che<br />

<strong>tu</strong> mi abbia lasciato. Mi sono meritato <strong>tu</strong>tte le<br />

notti insonni e il dolore che ho provato. Mi<br />

sono serviti a capire quanto bisogno ho di te e<br />

che cosa sono disposto a fare perché continui a<br />

far parte della mia vita. Hai detto che hai chiuso<br />

con me e lo accetto. Da quando ti ho incontrato<br />

sono una persona diversa. Sono cambiato...<br />

in meglio. Ma, per quanto mi sforzi, non<br />

faccio che sbagliare. Noi siamo innanzi<strong>tu</strong>tto<br />

amici. Non posso perderti, Pigeon. Ti amerò<br />

sempre ma, se non posso renderti felice, non ha<br />

senso cercare di tornare con te. Non riesco a<br />

concepire di stare con nessun’altra, ma mi<br />

accontenterò di essere amici.»


521/662<br />

«Vuoi che restiamo amici?»<br />

«Voglio che <strong>tu</strong> sia felice. Qualsiasi cosa<br />

significhi.»<br />

Lei sorrise, spezzando quella parte del <strong>mio</strong><br />

cuore che si sarebbe rimangiata subito ciò che<br />

avevo detto. In fondo, speravo che mi dicesse di<br />

stare zitto perché eravamo fatti l’uno per l’altra.<br />

«Scommetto cinquanta dollari che mi ringrazierai<br />

quando incontrerai la <strong>tu</strong>a fu<strong>tu</strong>ra moglie.»<br />

«È una scommessa facile», risposi. Non riuscivo<br />

a immaginare una vita senza di lei e Abby<br />

parlava già di due fu<strong>tu</strong>ri diversi. «L’unica<br />

donna che ho mai voluto sposare mi ha appena<br />

spezzato il cuore.»<br />

Lei si asciugò gli occhi e si alzò. «Penso sia<br />

ora di tornare a casa.»<br />

«Dai, Pigeon. Scusami, non è stato<br />

divertente.»<br />

«Non è per questo, Trav. Sono stanca e<br />

voglio andare a casa.»<br />

Trattenni il fiato e annuii, alzandomi. Abby<br />

abbracciò i miei fratelli e chiese a Trenton di<br />

salutare papà. Io l’aspettai sulla soglia con i<br />

bagagli e li vidi accordarsi per Natale.


522/662<br />

Quando mi fermai davanti alla Morgan Hall,<br />

capii che eravamo giunti alla conclusione, il che<br />

non m’impedì di provare un dolore spaventoso.<br />

La baciai sulla guancia e le tenni aperta la<br />

porta mentre entrava. «Grazie di <strong>tu</strong>tto. Non sai<br />

quanto hai reso felice la mia famiglia.»<br />

Abby si fermò ai piedi delle scale e si voltò.<br />

«Domani glielo dirai, vero?»<br />

Guardai la Charger cercando di trattenere le<br />

lacrime. «Credo che lo sappiano già. Non <strong>sei</strong><br />

l’unica capace di fingere, Pidge.»<br />

La lasciai sui gradini, rifiutandomi di voltarmi.<br />

Da quel momento l’amore della mia vita<br />

era diventato una semplice conoscenza. Non<br />

sapevo che espressione avessi, ma non volevo<br />

mi vedesse.<br />

L’auto protestò quando la spinsi ben oltre il<br />

limite di velocità per tornare da <strong>mio</strong> padre.<br />

Entrai con passo incerto in soggiorno e Thomas<br />

mi porse una bottiglia di whisky. Ne avevano<br />

<strong>tu</strong>tti un bicchiere.<br />

«Glielo hai detto?» chiesi a Trenton con voce<br />

rotta.<br />

Lui annuì.


523/662<br />

Crollai in ginocchio e i miei fratelli mi circondarono,<br />

posandomi le mani sulla testa e sulle<br />

spalle per confortarmi.


24.<br />

PER DIMENTICARE<br />

«Trent sta chiamando di nuovo! Rispondi a<br />

quel maledetto telefono!» gridò Shepley dal<br />

soggiorno.<br />

Avevo messo il cellulare sopra il televisore,<br />

nel punto più lontano dalla camera.<br />

Nei primi giorni atroci trascorsi senza Abby<br />

lo avevo chiuso nel vano del cruscotto della<br />

Charger. Shepley lo aveva riportato in casa sostenendo<br />

che dovesse stare lì, in caso avesse<br />

chiamato <strong>mio</strong> padre. Incapace di contestare la<br />

sua logica, avevo acconsentito ma solo se fosse<br />

rimasto sul televisore.<br />

La smania di prenderlo e di chiamarla era<br />

altrimenti incontrollabile.<br />

«Travis! <strong>Il</strong> telefono!»<br />

Fissai il soffitto bianco, grato che gli altri<br />

miei fratelli avessero capito e seccato perché<br />

Trent invece non ci era arrivato. La sera mi


525/662<br />

teneva compagnia o mi faceva bere, ma<br />

riteneva di dovermi chiamare anche in ogni<br />

momento di pausa sul lavoro. Avevo l’impressione<br />

che mi sorvegliasse, quasi temesse che mi<br />

ammazzassi.<br />

Durante le vacanze invernali, dopo due settimane<br />

e mezzo, la smania di chiamare Abby si<br />

era trasformata in una necessità e mi pareva<br />

controproducente avere accesso in qualsiasi<br />

modo al cellulare.<br />

Shepley spalancò la porta e me lo gettò sul<br />

petto.<br />

«Gesù, Shep, ti ho detto...»<br />

«So cos’hai detto. Hai diciotto chiamate<br />

perse.»<br />

«Tutte di Trent?»<br />

«Una è della Travestiti Anonimi.»<br />

Presi il telefono, allungai il braccio e lo lasciai<br />

cadere per terra.<br />

«Ho bisogno di bere.»<br />

«Hai bisogno di farti una doccia. Puzzi da<br />

fare schifo. E hai anche bisogno di lavarti i<br />

denti, rasarti e metterti il deodorante.»


526/662<br />

Mi sedetti. «Dici un sacco di stronzate, Shep,<br />

ma mi pare di ricordare che dopo Anya ti ho<br />

fatto il bucato e cucinato per tre mesi di fila.»<br />

«Almeno mi lavavo i denti», replicò beffardo.<br />

«Ho bisogno che mi organizzi un altro incontro»,<br />

dissi ributtandomi sul letto.<br />

«Ce n’è stato uno due sere fa, e un altro<br />

ancora una settimana prima. C’era poca gente<br />

per via delle vacanze. Adam non ne organizzerà<br />

un altro finché non riprenderanno le lezioni.»<br />

«Allora che coinvolga quelli del posto.»<br />

«Troppo rischioso.»<br />

«Chiama Adam, Shepley.»<br />

Lui si avvicinò al letto e prese il <strong>mio</strong> cellulare.<br />

Premette alcuni tasti e me lo gettò di<br />

nuovo sulla pancia. «Chiamalo <strong>tu</strong>.»<br />

Accostai il telefono all’orecchio.<br />

«Che razza di coglione! Cosa combini? Perché<br />

non rispondi alle mie chiamate? Stasera<br />

voglio uscire!» esclamò Trenton.<br />

Guardai infastidito <strong>mio</strong> cugino, ma lui uscì<br />

dalla stanza senza voltarsi.<br />

«Non mi va, Trent. Chiama Cami.»


527/662<br />

«Fa la barista ed è Capodanno. Però possiamo<br />

andare a trovarla! A meno che <strong>tu</strong> non<br />

abbia altri programmi...»<br />

«No, non ne ho.»<br />

«Vuoi startene lì ad agonizzare?»<br />

«Certo», risposi con un sospiro.<br />

«Travis, ti voglio un gran bene, fratellino, ma<br />

ti stai comportando da grandissimo idiota. Era<br />

l’amore della <strong>tu</strong>a vita, capisco. Fa schifo, lo so.<br />

Ma che ti piaccia o no, la vita va avanti.»<br />

«Grazie, Mr Rogers.»<br />

«Non <strong>sei</strong> neanche abbastanza vecchio da<br />

sapere chi sia.»<br />

«Thomas ci ha fatto vedere le repliche,<br />

ricordi?»<br />

«No. Ascolta. Stacco alle nove. Vengo a prenderti<br />

alle dieci. Se non <strong>sei</strong> pronto, e con questo<br />

intendo lavato, rasato e vestito, chiamo un po’<br />

di gente e dico che dai una festa a casa <strong>tu</strong>a con<br />

birra e puttane a volontà.»<br />

«Maledizione, Trenton, non farlo.»<br />

«Sai che lo farò. Ultimo avvertimento. Alle<br />

dieci altrimenti alle undici avrai ospiti... e di<br />

certo non gradevoli.»<br />

Cacciai un gemito. «Ti odio, per la miseria.»


528/662<br />

«Non è vero. Ci vediamo tra un’ora e<br />

mezzo.»<br />

Sentii un suono stridulo prima che<br />

riagganciasse.<br />

Mi misi a sedere e mi guardai attorno. Le<br />

pareti erano spoglie, senza più le fotografie di<br />

Abby che una volta ravvivavano quelle superfici<br />

bianche. Sopra il letto era ricomparso il sombrero:<br />

spiccava fiero dopo aver subito l’onta<br />

d’essere stato sosti<strong>tu</strong>ito dalla foto in bianco e<br />

nero di noi due.<br />

Trenton faceva sul serio. Mi figurai seduto al<br />

bar con il mondo intero che festeggiava ignorando<br />

la mia infelicità e, secondo Shepley e <strong>mio</strong><br />

fratello, la mia idiozia. L’anno precedente<br />

avevo ballato con Megan e avevo finito per portarmi<br />

a casa Kassie Beck, che sarebbe stata una<br />

valida candidata per la mia lista se non avesse<br />

vomitato nell’armadio del corridoio.<br />

Mi chiesi che progetti avesse Abby per quella<br />

sera, ma cercai di non pensare a chi avrebbe<br />

visto. Shepley non mi aveva parlato dei programmi<br />

di America. Non sapendo se lo avesse<br />

fatto apposta, toccare il discorso mi sembrava<br />

troppo masochistico.


529/662<br />

<strong>Il</strong> cassetto del comodino stridette quando lo<br />

aprii. Tastai sul fondo e mi fermai quando sentii<br />

gli angoli di una scatoletta. La estrassi con<br />

cura e la tenni tra le mani sul petto. Si sollevò e<br />

si abbassò quando sospirai, poi la aprii e<br />

trasalii alla vista del brillante all’interno.<br />

Quell’anello d’oro bianco apparteneva a un dito<br />

soltanto e, ogni giorno che passava, il sogno<br />

sembrava sempre meno realizzabile.<br />

Quando lo avevo comprato, sapevo che avrei<br />

dovuto attendere anni prima di darglielo, ma<br />

mi era sembrato giusto averlo in caso si fosse<br />

presentato il momento. Sapere che era lì mi<br />

dava uno scopo, persino ora. In quella scatoletta<br />

c’era l’ultimo barlume di speranza che mi<br />

restava.<br />

Dopo averlo riposto ed essermi fatto un<br />

lungo discorso d’incoraggiamento, arrancai<br />

fino in bagno evitando di proposito di guardarmi<br />

allo specchio. Farmi la doccia e la barba<br />

non migliorò il <strong>mio</strong> umore, e nemmeno lavarmi<br />

i denti, come avrei fatto presente in seguito a<br />

Shepley. Indossai una camicia nera e un paio di<br />

jeans, poi m’infilai gli stivali.


530/662<br />

Shep bussò alla porta ed entrò, pronto anche<br />

lui.<br />

«Esci?» domandai allacciandomi la cin<strong>tu</strong>ra.<br />

Non so perché mi fossi s<strong>tu</strong>pito. Senza America,<br />

poteva solo venire con noi.<br />

«È un problema?»<br />

«No. No, è solo... immagino che <strong>tu</strong> e Trent vi<br />

foste messi d’accordo.»<br />

«Be’, sì», ammise con tono scettico e forse un<br />

po’ divertito che lo avessi capito soltanto ora.<br />

Sentii il clacson dell’Intrepid e lui indicò il<br />

corridoio. «Andiamo.»<br />

Annuii e lo seguii. La macchina di Trenton<br />

odorava di colonia e sigarette. Mi misi una<br />

Marlboro in bocca e mi sollevai sul sedile per<br />

pescare l’accendino dalla tasca posteriore.<br />

«Allora, il Red è pieno zeppo, ma Cami ha<br />

detto al portiere di farci entrare. Hanno un<br />

complesso che suona dal vivo, credo, e quasi<br />

<strong>tu</strong>tti sono di qui. Non credo sia male.»<br />

«Una serata con i compagni sfigati del liceo<br />

in una città universitaria morta. Fantastico»,<br />

brontolai.<br />

Trenton sorrise. «Ho invitato una persona.<br />

Vedrai.»


531/662<br />

Aggrottai la fronte. «Dimmi che non è vero.»<br />

Davanti alla porta c’era un gruppo di gente<br />

che attendeva che altri uscissero per poter<br />

entrare. Noi lo superammo, ignorando le proteste<br />

mentre pagavamo l’ingresso. Nell’atrio<br />

c’era un tavolo pieno fino a poco prima di cappellini,<br />

occhiali, bastoncini luminosi e kazoo.<br />

Erano stati presi quasi <strong>tu</strong>tti, ma ciò non impedì<br />

a <strong>mio</strong> fratello di trovare un ridicolo paio di<br />

occhiali a forma di numero del nuovo anno. <strong>Il</strong><br />

pavimento era cosparso di glitter e il complesso<br />

stava suonando Hungry Like The Wolf.<br />

Guardai in cagnesco Trenton, che fece finta<br />

di niente. Io e Shepley lo seguimmo al banco,<br />

dove Cami stava stappando bottiglie e preparando<br />

cocktail a velocità supersonica, fermandosi<br />

solo per battere uno scontrino o aggiungere<br />

qualcosa a un conto. I barattoli con le<br />

mance erano stracolmi e doveva pigiare le<br />

banconote ogni volta che qualcuno ne aggiungeva<br />

una.<br />

Quando vide Trenton, s’illuminò. «Ce l’hai<br />

fatta!» Prese tre bottiglie di birra, le stappò e<br />

gliele posò davanti.


532/662<br />

«Te l’avevo detto», rispose lui sorridendo e<br />

allungandosi per darle un bacio sulle labbra.<br />

La loro conversazione terminò lì, perché un<br />

istante dopo lei stava già facendo scivolare<br />

un’altra bottiglia di birra sul banco e prendendo<br />

l’ordine successivo.<br />

«È in gamba», commentò Shepley<br />

guardandola.<br />

Trenton sorrise. «Accidenti, se lo è.»<br />

«Voi...?» chiesi.<br />

«No», disse lui scuotendo la testa. «Non<br />

ancora. Ci sto lavorando. Ha un coglione di<br />

ragazzo in California. Deve solo farla incazzare<br />

un’ultima volta, e allora capirà che testa di<br />

cavolo sia.»<br />

«Ti auguro vada bene», disse Shepley<br />

bevendo un sorso di birra.<br />

Intimoriti, alcuni ragazzi ci lasciarono il<br />

tavolo e noi l’occupammo subito con noncuranza,<br />

dando inizio alla nostra serata di bevute.<br />

Cami si prendeva cura di Trenton a distanza:<br />

gli mandava regolarmente una cameriera con<br />

bicchierini di tequila e bottiglie di birra per<br />

<strong>tu</strong>tti noi. Fui contento di essere al quarto


533/662<br />

bicchierino di Cuervo quando iniziò la seconda<br />

ballata anni Ottanta.<br />

«Questo gruppo fa cagare, Trent», gridai per<br />

sovrastare il rumore.<br />

«È solo che non apprezzi l’eredità dell’hair<br />

metal», replicò lui. «Ehi, guarda là», aggiunse<br />

indicando la pista.<br />

Una rossa stava fendendo lentamente la folla<br />

con un sorriso sulle labbra lucide di gloss che<br />

spiccavano sul volto pallido.<br />

Trenton si alzò per abbracciarla, al che il suo<br />

sorriso si allargò. «Ehi, T! Come va?»<br />

«Bene! Bene! Lavoro come un matto. E <strong>tu</strong>?»<br />

«Alla grande! Adesso vivo a Dallas, lavoro<br />

per una società di PR.» Osservò il nostro<br />

tavolo, scrutando prima Shepley e poi me.<br />

«Oddio! Questo è il <strong>tu</strong>o fratellino? Ti facevo da<br />

baby-sitter!»<br />

Aggrottai la fronte. Aveva un seno enorme e<br />

curve degne di una pinup degli anni Quaranta.<br />

Se avessi passato un po’ di tempo con lei da<br />

piccolo, me ne sarei ricordato.<br />

Trent sorrise. «Travis, ti ricordi di Carissa,<br />

no? Si è diplomata insieme a Tyler e Taylor.»


534/662<br />

Mi tese la mano e gliela strinsi. Mi infilai una<br />

sigaretta tra le labbra e l’accesi. «Non credo»,<br />

risposi mettendo il pacchetto quasi vuoto nella<br />

tasca della camicia.<br />

«Non eri molto grande», aggiunse lei<br />

sorridendo.<br />

Trenton la indicò. «È appena uscita da un<br />

brutto divorzio con Seth Jacobs. Ti ricordi di<br />

Seth?»<br />

Scossi la testa, già stanco del gioco di <strong>mio</strong><br />

fratello.<br />

Carissa prese il bicchierino che avevo davanti<br />

e se lo scolò, poi mi si avvicinò. «Ho sentito che<br />

anche <strong>tu</strong> hai passato un brutto momento. Forse<br />

stasera ci potremmo tenere compagnia.»<br />

Dal suo sguardo capii che era ubriaca... e<br />

sola. «Non cerco una baby-sitter», risposi<br />

facendo un tiro.<br />

«Be’, allora forse un’amica? È una notte<br />

lunga. Sono qui sola perché adesso <strong>tu</strong>tte le mie<br />

amiche sono sposate, sai?» Rise nervosamente.<br />

«Non direi.»<br />

Abbassò lo sguardo e mi sentii un po’ in<br />

colpa. Mi stavo comportando male e lei non<br />

aveva fatto niente per meritarselo.


535/662<br />

«Ehi, scusami», dissi. «In realtà non ho<br />

voglia di stare qui.»<br />

Scrollò le spalle. «Neanch’io, ma non volevo<br />

rimanere da sola.»<br />

<strong>Il</strong> gruppo smise di suonare e il cantante<br />

iniziò il conto alla rovescia. Carissa si guardò<br />

attorno e mi fissò con gli occhi velati di lacrime.<br />

Abbassò lo sguardo sulle mie labbra e in<br />

quell’istante la folla gridò all’unisono: «Buon<br />

anno!».<br />

<strong>Il</strong> complesso suonò una versione abborracciata<br />

di Auld Lang Syne e lei mi stampò un bacio<br />

sulla bocca. Per un po’ ricambiai, ma le sue labbra<br />

erano così estranee, così diverse da quelle a<br />

cui ero abi<strong>tu</strong>ato. Resero il ricordo di Abby<br />

ancora più vivo e il fatto che lei non ci fosse<br />

ancor più doloroso. Mi scostai e mi pulii la<br />

bocca con la manica.<br />

«Mi spiace tanto», fece Carissa quando mi<br />

ritrassi.<br />

Mi feci strada fra la gente fino al bagno e mi<br />

chiusi dentro. Presi il telefono e lo tenni tra le<br />

mani con lo sguardo appannato e il sapore<br />

forte, disgustoso della tequila sulla lingua.


536/662<br />

“Probabilmente anche Abby sarà ubriaca”,<br />

pensai. “Non si offenderà se la chiamo. È<br />

Capodanno. Forse aspetta addirit<strong>tu</strong>ra la mia<br />

chiamata.”<br />

Feci scorrere l’elenco dei nomi e mi fermai su<br />

Pigeon. Ruotai il polso e lo vidi ta<strong>tu</strong>ato sulla<br />

mia pelle. Se Abby avesse voluto parlarmi, mi<br />

avrebbe telefonato. Avevo avuto la mia occasione<br />

e da papà le avevo detto che l’avrei lasciata<br />

libera. Ubriaca o no, chiamarla sarebbe<br />

stato un atto egoistico.<br />

Qualcuno bussò alla porta. «Trav?»<br />

domandò Shepley. «Stai bene?»<br />

Aprii e uscii con il telefono ancora in mano.<br />

«L’hai chiamata?»<br />

Scossi la testa e guardai il muro di piastrelle<br />

di fronte. Un istante dopo vi scagliai contro il<br />

telefono e rimasi a osservarlo mentre andava in<br />

pezzi. <strong>Il</strong> poveraccio davanti all’orinatoio sussultò,<br />

chinando la testa.<br />

«No», dissi. «Non lo farò.»<br />

Shepley mi seguì fino al tavolo senza dire una<br />

parola. Carissa era scomparsa e ad aspettarci<br />

c’erano tre bicchierini pieni.


537/662<br />

«Pensavo potesse distrarti un po’, Trav.<br />

Scusami. Quando mi sento come te ora, andare<br />

a letto con una bomba sexy mi fa stare meglio»,<br />

aggiunse.<br />

«Allora non ti <strong>sei</strong> mai sentito come me ora»,<br />

replicai buttando giù la tequila. Mi alzai di<br />

scatto reggendomi al tavolo per stare in equilibrio.<br />

«È ora di andare a casa, ragazzi.»<br />

«Ne <strong>sei</strong> sicuro?» chiese Trent con un’aria leggermente<br />

delusa.<br />

Attirò l’attenzione di Cami per salutarla e<br />

andammo alla macchina. Prima di accenderla<br />

mi guardò.<br />

«Pensi che un giorno ti rivorrà?»<br />

«No.»<br />

«Allora forse è il momento che lo accetti. A<br />

meno che proprio non la voglia nella <strong>tu</strong>a vita.»<br />

«Ci sto provando.»<br />

«Voglio dire, quando ricominceranno le<br />

lezioni, fingi che sia com’era prima che la<br />

vedessi nuda.»<br />

«Sta’ zitto, Trent.»<br />

Lui accese il motore e inserì la retromarcia.<br />

«Stavo pensando», proseguì sterzando e<br />

mettendo la prima, «che eravate felici quando


538/662<br />

eravate solo amici. Forse puoi tornare a quel<br />

momento. Forse è il fatto di pensare di non<br />

poterlo fare che ti rende così infelice.»<br />

«Forse», ripetei guardando dal finestrino.<br />

Arrivò il primo giorno del semestre di<br />

primavera. Non avevo chiuso occhio per <strong>tu</strong>tta<br />

la notte, mi ero agitato e rigirato nel letto<br />

paventando e nel contempo desiderando<br />

l’incontro con Abby. Nonostante la notte<br />

insonne ero deciso a mostrarmi sorridente e a<br />

non far capire né a lei né agli altri quanto stessi<br />

soffrendo.<br />

A pranzo per poco il cuore non mi scoppiò<br />

quando la vidi. Era la stessa, ma sembrava<br />

diversa. Mi pareva una sconosciuta. Non<br />

potevo avvicinarmi e darle un bacio o toccarla<br />

come prima. Quando mi notò, batté le<br />

palpebre. Le sorrisi, le strizzai l’occhio e mi<br />

sedetti in fondo al nostro tavolo. I giocatori di<br />

football erano assorti a discutere della sconfitta<br />

subita contro la State, perciò tentai di consolarli<br />

raccontando gli aneddoti più buffi delle mie<br />

vacanze, come quando ero rimasto a guardare<br />

Trenton che sbavava dietro a Cami o quando


539/662<br />

l’Intrepid si era rotta e avevamo rischiato di<br />

essere arrestati per ubriachezza rientrando a<br />

piedi.<br />

Con la coda dell’occhio scorsi Finch abbracciare<br />

Abby e per un istante mi chiesi se desiderasse<br />

che me ne andassi o se invece sarebbe<br />

rimasta male.<br />

Comunque fosse, detestavo non saperlo.<br />

Mi cacciai l’ultimo boccone di un fritto disgustoso<br />

in bocca, portai via il vassoio e mi avvicinai<br />

a lei, posandole le mani sulle spalle.<br />

«Come vanno le lezioni, Shep?» domandai<br />

fingendomi disinvolto.<br />

Lui fece una smorfia. «Uno schifo. La prima<br />

settimana si parla solo di programmi e regole.<br />

Non so neanche perché ci vado. E <strong>tu</strong>?»<br />

«Eh... fa <strong>tu</strong>tto parte del gioco. A te come<br />

vanno le cose, Pidge?» Cercai di far sì che la<br />

tensione che provavo alle spalle non si<br />

trasmettesse alle mani.<br />

«Idem», rispose con voce flebile, distaccata.<br />

«Hai passato bene le vacanze?» chiesi<br />

facendola dondolare scherzosamente da una<br />

parte all’altra.<br />

«Abbastanza.»


540/662<br />

Cazzo, se era imbarazzante.<br />

«Ottimo. Ho un’altra lezione, ci vediamo<br />

dopo.» Uscii in fretta dalla mensa, prendendo il<br />

pacchetto di Marlboro dalla tasca prima ancora<br />

d’aver messo piede all’esterno.<br />

Le due lezioni successive furono uno strazio.<br />

L’unico posto in cui trovavo pace era la mia<br />

camera, lontana dal campus, lontana da <strong>tu</strong>tto<br />

ciò che mi ricordava che ero solo, lontana dal<br />

resto del mondo che andava avanti senza curarsi<br />

del <strong>mio</strong> dolore. Shepley continuava a<br />

ripetermi che dopo un po’ le cose sarebbero<br />

migliorate, ma non sembrava così.<br />

Lo incontrai nel parcheggio davanti alla Morgan<br />

e mi sforzai di non fissare l’ingresso.<br />

Shepley era nervoso e non parlò molto durante<br />

il tragitto verso casa.<br />

Quando ebbe posteggiato, sospirò. Non<br />

sapevo se chiedergli se avesse problemi con<br />

America, ma conclusi di non essere in grado di<br />

gestire le sue e le mie rogne.<br />

Afferrai lo zaino dal sedile posteriore, spalancai<br />

la portiera e mi fermai solo il tempo<br />

necessario ad aprire la porta.


541/662<br />

«Ehi», fece Shepley richiudendola. «Stai<br />

bene?»<br />

«Sì», dissi dal corridoio senza girarmi.<br />

«In mensa è stato un po’ imbarazzante.»<br />

«Già», affermai facendo un altro passo.<br />

«Allora, uhm... devo dirti una cosa che ho<br />

sentito. Be’... cavolo, Trav, non so se debba<br />

dirtelo o no. Non so se ti farà stare meglio o<br />

peggio.»<br />

Mi voltai. «Sentito da chi?»<br />

«Mare e Abby stavano parlando. Hanno...<br />

detto che Abby è stata male per <strong>tu</strong>tte le<br />

vacanze.»<br />

Rimasi immobile, in silenzio, cercando di<br />

controllare il respiro.<br />

«Hai sentito quello che ho detto?» domandò<br />

accigliandosi.<br />

«Cosa significa?» feci sollevando le mani. «È<br />

stata male senza di me? Perché non siamo più<br />

amici? Cosa?»<br />

Shepley annuì. «È stata una cattiva idea.»<br />

«Dimmelo!» urlai tremando <strong>tu</strong>tto. «Non<br />

posso... non posso continuare così!» Lanciai le<br />

chiavi in corridoio e sentii un rumore secco<br />

quando sbatterono contro il muro. «Oggi non


542/662<br />

mi ha quasi degnato di uno sguardo e <strong>tu</strong> mi stai<br />

dicendo che mi rivuole? Come amico? Com’ero<br />

prima di Las Vegas? Oppure è stata solo male<br />

in generale?»<br />

«Non lo so.»<br />

Buttai per terra lo zaino e gli diedi un calcio.<br />

«Perché mi fai questo? Non credi che stia soffrendo<br />

abbastanza? Perché te l’assicuro, già<br />

così è insopportabile.»<br />

«Mi dispiace, Trav. Pensavo solo che avrei<br />

voluto saperlo... se fossi stato al posto <strong>tu</strong>o.»<br />

«Tu non <strong>sei</strong> al posto <strong>mio</strong>! Lasciami solo... in<br />

pace, cazzo. Lasciami in pace.» Sbattei la porta<br />

e mi sedetti sul letto prendendomi la testa fra le<br />

mani.<br />

Lui la socchiuse. «Non voglio tormentarti, se<br />

è questo quello che pensi. Ma so che se lo<br />

avessi scoperto più in là, mi avresti preso a<br />

calci in culo per non avertelo detto. Tutto qui.»<br />

Annuii. «Okay.»<br />

«Credi... credi che pensare a <strong>tu</strong>tte le<br />

stronzate che hai dovuto sopportare per lei ti<br />

farebbe star meglio?»<br />

Sospirai. «L’ho fatto, e arrivo sempre alla<br />

stessa conclusione.»


543/662<br />

«Cioè?»<br />

«Adesso che è finita, vorrei riavere <strong>tu</strong>tte le<br />

cose brutte... per avere anche quelle belle.»<br />

<strong>Il</strong> suo sguardo guizzò dapper<strong>tu</strong>tto mentre si<br />

sforzava di dirmi qualcos’altro di confortante,<br />

ma era chiaramente a corto di consigli. In<br />

quell’istante gli suonò il cellulare.<br />

«È Trent», disse leggendo sul display. «Ti va<br />

di andare a bere qualcosa con lui al Red? Oggi<br />

finisce alle cinque. Ha l’auto rotta e vuole che lo<br />

accompagni da Cami. Dovresti andarci, amico.<br />

Prendi la mia macchina.»<br />

«D’accordo. Digli che ci andrò.» Tirai su col<br />

naso e me lo soffiai prima di alzarmi.<br />

Dopo che uscii di casa e prima che arrivassi<br />

al salone di ta<strong>tu</strong>aggi dove lavorava, Shepley lo<br />

avvertì della mia giornata schifosa. Lo capii<br />

perché, non appena s’infilò sul sedile, insistette<br />

per andare dritto al Red Door anziché a casa a<br />

cambiarsi.<br />

Quando arrivammo, c’erano solo Cami, la<br />

proprietaria e un tizio che stava rifornendo il<br />

bar, ma era metà settimana, il momento<br />

preferito dagli s<strong>tu</strong>denti per andare a bere


544/662<br />

qualcosa, nonché la serata della birra. Infatti<br />

dopo un po’ il locale si riempì.<br />

Ero già alticcio quando passarono Lexi e<br />

alcune sue amiche, ma solo quando Megan mi<br />

si avvicinò alzai lo sguardo.<br />

«Hai l’aria piuttosto andata, Maddox.»<br />

«No», risposi cercando di comandare le labbra<br />

intorpidite.<br />

«Balliamo», disse trascinandomi per un<br />

braccio.<br />

«Non penso di esserne in grado», obiettai<br />

barcollando.<br />

«Non penso sia il caso», osservò divertito<br />

Trenton.<br />

Megan mi offrì una birra e si sedette accanto<br />

a me. Nel giro di dieci minuti stava già palpandomi<br />

la camicia e toccandomi non troppo<br />

impercettibilmente le braccia e le mani. Poco<br />

prima della chiusura aveva mollato il suo sgabello<br />

per starmi accanto o, meglio, per sedersi a<br />

cavalcioni sulla mia coscia.<br />

«Non ho visto la moto fuori. Ti ha accompagnato<br />

Trenton?»<br />

«No. Ho preso l’auto di Shepley.»


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«Mi piace quella macchina», osservò leziosa.<br />

«Dovresti lasciare che ti accompagni casa.»<br />

«Vuoi guidare la Charger?» chiesi<br />

biascicando.<br />

Lanciai un’occhiata a Trenton che stava soffocando<br />

una risata. «Forse non è una cattiva<br />

idea, fratellino. Sta’ attento... in <strong>tu</strong>tti i sensi.»<br />

Megan mi fece alzare dallo sgabello e mi condusse<br />

nel parcheggio. Indossava un top di paillette,<br />

una gonna di jeans e un paio di stivali, ma<br />

sembrava ignara del freddo... sempre che<br />

facesse freddo, perché non ero in grado di<br />

capirlo.<br />

Rise quando mi cinse le spalle con un braccio<br />

per aiutarmi a camminare. Raggiunta l’auto, si<br />

fece seria.<br />

«Certe cose non cambiano mai, eh, Travis?»<br />

«Suppongo di no», risposi guardandole le<br />

labbra.<br />

Mi gettò le braccia al collo e mi attirò a sé,<br />

infilandomi senza esitare la lingua in bocca.<br />

Era bagnata e morbida, vagamente familiare.<br />

Dopo qualche istante mi cinse con una<br />

gamba. La afferrai per la coscia e spinsi il


546/662<br />

bacino contro di lei, che sbatté contro la portiera<br />

gemendo.<br />

A Megan piacevano le cose un po’ violente.<br />

Sentii la sua lingua scivolarmi sul collo e fu<br />

allora che mi resi conto che faceva freddo: il<br />

calore lasciato dalla sua bocca svaniva subito a<br />

contatto con l’aria invernale.<br />

Poi Megan infilò la mano tra i nostri corpi e<br />

mi afferrò il pene sorridendo. «Mmm, Travis»,<br />

sussurrò mordendomi il labbro.<br />

«Pigeon.» La parola mi uscì at<strong>tu</strong>tita mentre<br />

le stampavo un bacio sulla bocca. In quelle condizioni<br />

era piuttosto facile fingere.<br />

Megan rise. «Cosa?» Com’era tipico suo, non<br />

pretese spiegazioni quando non risposi.<br />

«Andiamo a casa <strong>tu</strong>a», disse prendendomi le<br />

chiavi di mano. «La mia compagna di stanza<br />

sta male.»<br />

«Sì?» chiesi tirando la maniglia. «Vuoi davvero<br />

guidare la Charger?»<br />

«Meglio che lo faccia io», rispose baciandomi<br />

un’ultima volta prima di mettersi al volante.<br />

Mentre guidava, rise e mi parlò delle sue<br />

vacanze, senza dimenticarsi di aprirmi i jeans e<br />

di allungare la mano all’interno. Era un bene


547/662<br />

che fossi sbronzo, perché non scopavo dal Ringraziamento;<br />

altrimenti, quando fossimo arrivati<br />

a casa, avrebbe dovuto chiamare un taxi e<br />

considerare la serata conclusa.<br />

A metà strada mi venne in mente che la<br />

ciotola dei preservativi era vuota. «Aspetta un<br />

attimo. Aspetta un attimo», dissi indicando un<br />

punto più in giù. «Fermati allo Swift Mart.<br />

Dobbiamo prendere i...»<br />

Lei infilò la mano in borsa ed estrasse una<br />

scatola di profilattici. «Ci ho già pensato.»<br />

Mi appoggiai allo schienale e sorrisi. Era<br />

proprio il <strong>mio</strong> tipo.<br />

Megan entrò nel parcheggio di Shepley: era<br />

venuta da me abbastanza spesso da sapere<br />

quale fosse. Girò in fretta attorno alla macchina,<br />

almeno nella misura in cui glielo permisero<br />

i tacchi a spillo.<br />

Mi appoggiai a lei per salire le scale. Scoppiò<br />

a ridere con le labbra vicine alle mie quando<br />

infine capii che la porta era aperta e dovevo<br />

solo spingerla.<br />

Feci per baciarla ma mi bloccai di colpo. In<br />

soggiorno c’era Abby con Toto in braccio.<br />

«Pigeon», dissi s<strong>tu</strong>pefatto.


548/662<br />

«Trovata!» gridò America uscendo di corsa<br />

dalla stanza di Shepley.<br />

«Che fai qui?» domandai.<br />

Da sorpresa l’espressione di Abby divenne<br />

furiosa. «È bello vedere che <strong>sei</strong> tornato in te,<br />

Trav.»<br />

«Ce ne stavamo proprio andando», ringhiò<br />

America afferrandola per la mano e trascinandola<br />

fuori.<br />

Impiegai un attimo a reagire. Corsi giù per le<br />

scale e notai solo allora la Honda, snocciolando<br />

tra me un’imprecazione dopo l’altra.<br />

Afferrai d’impulso Abby per il giubbotto.<br />

«Dove vai?»<br />

«A casa», rispose sistemandosi seccata il<br />

giubbotto.<br />

«Cosa fai qui?»<br />

La neve scricchiolò sotto i piedi di America<br />

quando si mise alle spalle di Abby, poi d’un<br />

tratto Shepley mi affiancò e fissò sospettoso la<br />

sua ragazza. Abby sollevò il mento. «Mi dispiace.<br />

Se avessi saputo che ci saremmo visti, non<br />

sarei venuta.»


549/662<br />

Mi cacciai le mani nelle tasche del giubbotto.<br />

«Puoi venire quando vuoi, Pidge. Non ho mai<br />

voluto che stessi lontano.»<br />

«Non voglio interrompere niente», replicò<br />

guardando in cima alle scale, da dove Megan<br />

assisteva compiaciuta alla scena. «Goditi la<br />

serata», disse girandosi.<br />

L’afferrai per un braccio. «Aspetta. Sei<br />

arrabbiata?»<br />

Lei si liberò dalla mia presa. «Sai», fece<br />

scoppiando a ridere, «non capisco nemmeno<br />

perché mi sorprenda.»<br />

Aveva sì riso, ma nei suoi occhi c’era odio. Mi<br />

avrebbe detestato comunque, sia che continuassi<br />

la mia vita sia che me ne stessi a letto a soffrire<br />

per causa sua. «Non so cosa fare con te!<br />

Non so cosa fare! Hai detto che volevi chiudere...<br />

ed eccomi qui, maledettamente infelice!<br />

Ho dovuto fare a pezzi il cellulare per non<br />

chiamarti di continuo... ho dovuto far finta che<br />

andasse <strong>tu</strong>tto bene perché <strong>tu</strong> fossi serena... e <strong>tu</strong><br />

<strong>sei</strong> arrabbiata con me? Mi hai spezzato il cuore,<br />

cazzo!» gridai.<br />

«Travis, <strong>sei</strong> ubriaco. Lasciala andare a casa»,<br />

disse Shepley.


550/662<br />

L’afferrai per le spalle e la attirai a me guardandola<br />

negli occhi. «Mi vuoi o no? Non puoi<br />

continuare a farmi questo, Pidge!»<br />

«Non sono venuta qui per vederti.»<br />

«Non voglio Megan», dissi guardandole le<br />

labbra. «Sono solo spaventosamente infelice,<br />

Pigeon.» Feci per baciarla ma lei mi prese per il<br />

mento e mi scostò.<br />

«Hai il suo rossetto sulla bocca, Travis»,<br />

osservò disgustata. Feci un passo indietro e mi<br />

sollevai la camicia pulendomi la bocca. Di<br />

fronte alla macchia rossa che vi rimase non<br />

potei negare. «Volevo solo dimenticare. Solo<br />

per una notte, cazzo.»<br />

Vidi comparire una lacrima sulla sua guancia,<br />

ma se l’asciugò in fretta. «Allora non permettere<br />

che ti interrompa.»<br />

Si girò e si allontanò, ma io l’afferrai di<br />

nuovo per un braccio.<br />

Poi d’un tratto mi ritrovai davanti una<br />

sagoma bionda che mi urlava e mi colpiva con i<br />

suoi pugni piccoli ma violenti.<br />

«Lasciala in pace, bastardo!»<br />

Shepley bloccò America, ma lei lo allontanò e<br />

si voltò per darmi uno schiaffo. <strong>Il</strong> rumore della


551/662<br />

sua mano contro la mia guancia fu nitido e mi<br />

fece trasalire. Per un istante rimasero <strong>tu</strong>tti<br />

immobili, sconvolti dalla sfuriata.<br />

Shepley la trattenne di nuovo, tenendola per<br />

i polsi e trascinandola verso la Honda.<br />

Lei reagì con violenza e i suoi capelli sferzarono<br />

l’aria mentre lottava per liberarsi.<br />

«Come hai po<strong>tu</strong>to? Si meritava di meglio da<br />

te, Travis!»<br />

«America, smettila!» urlò Shepley più forte<br />

di quanto non l’avessi mai sentito.<br />

Mare lasciò cadere le braccia e lo guardò<br />

incredula. «Lo difendi?»<br />

Shep era terrorizzato, ma mantenne la sua<br />

posizione. «È stata Abby a chiudere con lui.<br />

Travis sta solo cercando di andare avanti.»<br />

America socchiuse gli occhi e si liberò dalla<br />

sua presa. «Allora perché non vai a cercarti una<br />

puttana qualsiasi...» guardò Megan, «...al Red e<br />

te la porti a casa? Poi fammi sapere se ti aiuta a<br />

dimenticarmi.»<br />

«Mare.» Shepley fece per afferrarla ma lei lo<br />

schivò. Salì in macchina e sbatté la portiera.<br />

Abby aprì l’altra e s’infilò sul sedile accanto.


552/662<br />

«Tesoro, non te ne andare», la supplicò lui<br />

chinandosi davanti al finestrino.<br />

Lei avviò il motore. «In questa storia c’è un<br />

lato giusto e un lato sbagliato, Shep. Tu stai da<br />

quello sbagliato.»<br />

«Sono dalla <strong>tu</strong>a parte», obiettò disperato.<br />

«Non più, non è vero», replicò Mare facendo<br />

retromarcia.<br />

«America? America»! gridò Shepley.<br />

Quando la Honda fu scomparsa, si girò con il<br />

respiro affannoso.<br />

«Shepley, io...»<br />

Prima che potessi dire una parola, alzò il<br />

braccio e mi tirò un pugno sulla mascella.<br />

Mi lasciai colpire, poi mi toccai la faccia e<br />

annuii. Me lo meritavo.<br />

«Travis?» chiamò Megan dalle scale.<br />

«La porto a casa io», fece Shepley. Guardai i<br />

fanali della Honda rimpicciolire mentre Abby si<br />

allontanava sempre più e sentii un groppo in<br />

gola. «Grazie.»


25.<br />

POSSESSO<br />

“Lei ci sarà.”<br />

“Andarci sarebbe un errore.”<br />

“Sarebbe imbarazzante.”<br />

“Lei ci sarà. E se qualcuno le chiede di<br />

ballare?”<br />

“E se incontrasse il suo fu<strong>tu</strong>ro marito mentre<br />

sto lì a guardare?”<br />

“Non vuole vedermi.”<br />

“Magari mi ubriaco e la faccio incazzare.”<br />

“Magari si ubriaca e mi fa incazzare.”<br />

“Non dovrei andarci.”<br />

“Devo andarci. Lei ci sarà.”<br />

Elencavo mentalmente i pro e i contro<br />

dell’idea di andare alla festa di San Valentino,<br />

ma arrivavo sempre alla stessa conclusione:<br />

dovevo vedere Abby ed era là che l’avrei<br />

trovata.


554/662<br />

Shepley si stava preparando nella sua stanza.<br />

Non mi parlava quasi da quando lui e America<br />

erano tornati insieme, in parte perché se ne<br />

stavano rintanati in camera a recuperare il<br />

tempo perduto, in parte perché mi riteneva<br />

responsabile delle cinque settimane che<br />

avevano trascorso separati.<br />

America dal canto suo non perdeva occasione<br />

di ricordarmi quanto mi odiasse, soprat<strong>tu</strong>tto<br />

dopo l’ultimo episodio in cui avevo fatto<br />

star male Abby. L’avevo convinta a interrompere<br />

una serata con Parker per venire a un<br />

incontro. Ovviamente desideravo ci fosse, ma<br />

avevo commesso l’errore di ammettere che<br />

glielo avevo chiesto soprat<strong>tu</strong>tto per vincere una<br />

competizione tra maschi: volevo far capire a<br />

Hayes che non aveva alcun ascendente su di lei.<br />

Abby aveva ritenuto che avessi approfittato dei<br />

suoi sentimenti e aveva ragione.<br />

Tutto ciò bastava già a farmi sentire in colpa,<br />

ma il fatto che fosse stata aggredita in un luogo<br />

in cui l’avevo portata io mi rendeva quasi<br />

impossibile guardare chiunque negli occhi. E il<br />

rischio che avevamo corso con la polizia faceva<br />

di me un grande imbecille.


555/662<br />

Nonostante le mie ripe<strong>tu</strong>te scuse, America<br />

mi guardava in cagnesco quando era da noi e<br />

mi lanciava frecciate crudeli. Però ero contento<br />

che si fossero riconciliati; se non avesse voluto<br />

tornare con lui, forse Shepley non me l’avrebbe<br />

mai perdonata.<br />

«Vado», fece lui entrando nella mia stanza.<br />

Ero seduto, in boxer, incerto sul da farsi. «Vado<br />

a prendere Mare alla Morgan.»<br />

Annuii. «Abby va sempre alla festa?»<br />

«Sì. Con Finch.»<br />

Abbozzai un mezzo sorriso. «Questo<br />

dovrebbe farmi sentire meglio?»<br />

Shepley alzò le spalle. «Nel <strong>mio</strong> caso avrebbe<br />

quell’effetto.» Osservò le pareti e annuì. «Hai<br />

rimesso le foto.»<br />

Alzai lo sguardo e assentii. «Non lo so, non<br />

mi sembrava giusto tenerle in fondo a un<br />

cassetto.»<br />

«Penso che ci vedremo dopo.»<br />

«Ehi, Shep?»<br />

«Sì», rispose senza voltarsi.<br />

«Mi dispiace davvero tanto, cugino.»<br />

Lui sospirò. «Lo so.»


556/662<br />

Non appena fu uscito andai in cucina e mi<br />

versai l’ultimo whisky. <strong>Il</strong> liquido ambrato<br />

rimase immobile nel bicchiere, pronto a darmi<br />

conforto.<br />

Lo buttai giù e chiusi gli occhi, valutando<br />

l’idea di fare un salto al negozio di liquori. Ma<br />

<strong>tu</strong>tto il whisky del mondo non mi avrebbe<br />

aiutato a prendere quella decisione.<br />

«’Fanculo», esclamai afferrando le chiavi<br />

della moto.<br />

Per strada mi fermai all’Ugly Fixer Liquor e,<br />

quando arrivai, salii con la Harley sul marciapiede.<br />

Parcheggiai nel cortile anteriore della<br />

confraternita e aprii la bottiglia da un quarto<br />

che mi ero comprato.<br />

Quando la finii, trovai il coraggio di entrare<br />

alla Sig Tau. L’intera casa era tappezzata di<br />

rosa e rosso: al soffitto erano appese decorazioni<br />

un po’ ordinarie e il pavimento era<br />

cosparso di glitter. <strong>Il</strong> subwoofer rimbombava in<br />

<strong>tu</strong>tto l’edificio, coprendo le risate e il brusio<br />

costante della conversazione.<br />

C’erano solo posti in piedi. Faticai a farmi<br />

strada in cerca di Shepley, America, Finch o<br />

Abby. Ma soprat<strong>tu</strong>tto di Abby. Non era in


557/662<br />

cucina né nelle altre stanze. Non era neanche<br />

sul balcone, perciò scesi di sotto e rimasi senza<br />

fiato quando la vidi.<br />

<strong>Il</strong> ritmo della musica rallentò. <strong>Il</strong> suo sorriso<br />

angelico spiccava persino nel seminterrato<br />

poco illuminato. Aveva le braccia al collo di<br />

Finch e lui si muoveva goffo, seguendo la<br />

canzone.<br />

Mi avvicinai e prima che mi rendessi conto di<br />

quello che facevo o pensassi alle conseguenze,<br />

mi ritrovai a pochi centimetri da loro.<br />

«Posso, Finch?»<br />

Abby s’immobilizzò e mi guardò s<strong>tu</strong>pita.<br />

Finch guardò prima me e poi lei. «Certo.»<br />

«Finch», sibilò lei mentre si allontanava.<br />

La attirai a me e feci un passo.<br />

Abby continuò a ballare, ma mantenne il più<br />

possibile le distanze. «Pensavo che non saresti<br />

venuto.»<br />

«Non ne avevo l’intenzione, ma ho saputo<br />

che c’eri <strong>tu</strong>. Non avevo scelta.»<br />

Mi aspettavo che se ne andasse da un<br />

momento all’altro e ogni minuto in più che<br />

restava tra le mie braccia mi pareva un miracolo.<br />

«Sei splendida, Pidge.»


558/662<br />

«Non farlo.»<br />

«Non fare cosa? Non dirti che <strong>sei</strong><br />

splendida?»<br />

«Solo... non farlo.»<br />

«Non lo penso.»<br />

«Grazie», replicò seccamente.<br />

«No... <strong>tu</strong> <strong>sei</strong> splendida. Questo lo penso davvero.<br />

Mi riferivo a quello che ho detto in camera.<br />

Non ho intenzione di mentire, sono stato<br />

contento di rovinarti l’appuntamento con<br />

Parker...»<br />

«Non era un appuntamento, Travis, stavamo<br />

solo mangiando. Adesso grazie a te non mi<br />

parla.»<br />

«Ho sentito. Mi dispiace.»<br />

«No, non è vero.»<br />

«Hai... hai ragione», risposi balbettando<br />

quando vidi la sua aria impaziente. «Ma...<br />

quella non è stata l’unica ragione per cui ti ho<br />

portata all’incontro. Ti volevo là con me, Pidge.<br />

Tu <strong>sei</strong> il <strong>mio</strong> portafor<strong>tu</strong>na.»<br />

«Io non sono un bel niente», ribatté guardandomi<br />

male.<br />

Aggrottai le sopracciglia e smisi di ballare.<br />

«Tu <strong>sei</strong> <strong>tu</strong>tto per me.»


559/662<br />

Lei strinse le labbra, ma il suo sguardo si<br />

addolcì.<br />

«Non mi odi sul serio... no?» domandai.<br />

Si girò dall’altra parte, aumentando ancora la<br />

distanza tra noi. «A volte vorrei. Renderebbe<br />

<strong>tu</strong>tto più semplice.»<br />

Sulle mie labbra comparve un pallido sorriso.<br />

«Allora, che cosa ti fa incazzare di più? Quello<br />

che ho fatto per farmi odiare, o il fatto che non<br />

riesci a odiarmi?»<br />

A quelle parole si arrabbiò di nuovo. Mi<br />

superò con uno spintone e corse su per le scale<br />

fino in cucina. Rimasi solo in mezzo alla pista,<br />

esterrefatto e disgustato di me stesso, perché<br />

ero riuscito in qualche modo a riaccendere<br />

l’odio che provava per me. Tentare di parlarle<br />

ancora sarebbe stato inutile in quel momento.<br />

Qualsiasi dialogo finiva per incasinare ancor di<br />

più il nostro rapporto.<br />

Salii le scale e puntai dritto verso la birra,<br />

maledicendo la mia smania e la bottiglia vuota<br />

di whisky che giaceva da qualche parte sul<br />

prato della Sig Tau.<br />

Dopo un’ora di birre e di discorsi noiosi con i<br />

miei compagni e le loro fidanzate, guardai Abby


560/662<br />

sperando di incrociare il suo sguardo. Mi stava<br />

fissando, ma distolse subito gli occhi. America<br />

sembrava impegnata a tirarla su di morale, poi<br />

Finch le toccò il braccio. Aveva chiaramente<br />

intenzione di andare.<br />

Lei finì in fretta il resto della birra e lo prese<br />

per mano. Fece due passi e si bloccò di colpo<br />

quando dalle scale si diffuse la stessa canzone<br />

che avevamo ballato alla sua festa di compleanno.<br />

Allungò la mano, prese la bottiglia di<br />

Finch e bevve un altro sorso.<br />

Non so se fosse il whisky, ma dal suo sguardo<br />

capii che anche per lei il ricordo di quella canzone<br />

era doloroso.<br />

Teneva ancora a me, era chiaro.<br />

Uno dei miei compagni si appoggiò al banco<br />

e le sorrise. «Vuoi ballare?»<br />

Era Brad e, per quanto in<strong>tu</strong>issi che si fosse<br />

accorto della sua aria afflitta e volesse solo rallegrarla,<br />

mi allarmai. La raggiunsi nel<br />

momento stesso in cui scuoteva la testa in<br />

segno di rifiuto e aprii la mia s<strong>tu</strong>pida bocca<br />

prima di riflettere.<br />

«Balla con me.»


561/662<br />

America, Shepley e Finch la fissarono ansiosi,<br />

in attesa della sua risposta. «Lasciami in<br />

pace, Travis», disse incrociando le braccia.<br />

«È la nostra canzone, Pidge.»<br />

«Noi non abbiamo una canzone.»<br />

«Pigeon...»<br />

«No.»<br />

Guardò Brad e si sforzò di sorridere. «Ci ho<br />

ripensato, Brad.»<br />

Le lentiggini si tesero sulle sue guance e lui<br />

sorrise, indicandole di far strada verso le scale.<br />

Barcollai all’indietro come se mi avessero<br />

dato un pugno al ventre e mi sentii sopraffare<br />

da un’ondata di rabbia, di gelosia e di tristezza.<br />

«Un brindisi!» gridai salendo su una sedia e<br />

afferrando nel contempo la birra di qualcuno.<br />

«Ai coglioni!» esclamai indicando Brad. «E alle<br />

ragazze che ti spezzano il cuore.» Feci un cenno<br />

in direzione di Abby e a quel punto sentii un<br />

nodo in gola. «E all’orrore indescrivibile che<br />

provi quando perdi la <strong>tu</strong>a migliore amica perché<br />

<strong>sei</strong> stato tanto s<strong>tu</strong>pido da innamorarti di<br />

lei.»<br />

Reclinai la testa, finii la birra e gettai il bicchiere<br />

per terra. Nella stanza era calato il silenzio,


562/662<br />

tranne per la musica che arrivava dallo<br />

scantinato: mi stavano fissando <strong>tu</strong>tti con aria<br />

perplessa.<br />

<strong>Il</strong> rapido gesto di Abby attirò la mia attenzione:<br />

prese per mano Brad e lo portò di sotto a<br />

ballare.<br />

Saltai giù dalla sedia e mi avviai verso il<br />

seminterrato, ma Shepley mi bloccò e mi si<br />

avvicinò. «Fermo», disse con tono sommesso.<br />

«Può solo finire male.»<br />

«E che importa se finisce?» Lo superai con<br />

uno spintone e scesi le scale, raggiungendo<br />

Abby e Brad in pista. Ormai ero deciso ad<br />

andare fino in fondo: non c’era niente di male a<br />

tentare il <strong>tu</strong>tto per <strong>tu</strong>tto. Non potevamo più<br />

essere amici, perciò far sì che ci detestassimo<br />

l’un l’altra mi sembrò una buona idea.<br />

Avanzai tra le coppie che danzavano e mi<br />

fermai accanto a loro. «Ora tocca a me.»<br />

«No, non tocca a te!» rispose Abby chinando<br />

la testa per l’imbarazzo.<br />

Trafissi Brad con lo sguardo. «Se non ti<br />

allontani dalla mia ragazza, ti taglio la gola.<br />

Proprio qui in pista.»


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Brad sembrò indeciso e fissò nervoso prima<br />

me, poi lei. «Mi dispiace, Abby», disse infine<br />

staccando lentamente le braccia e batté in<br />

ritirata verso le scale.<br />

«Quello che adesso provo per te, Travis...<br />

ricorda moltissimo l’odio.»<br />

«Balla con me», la supplicai cercando di<br />

restare in equilibrio.<br />

La canzone terminò e lei sospirò. «Va’ a bere<br />

un’altra bottiglia di whisky, Trav.» Si girò<br />

quindi per ballare con l’unico ragazzo solo in<br />

pista. <strong>Il</strong> ritmo era più veloce e Abby gli si avvicinò<br />

via via di più. David, il compagno della Sig<br />

Tau che più detestavo, la prese per i fianchi e le<br />

premette il bacino sul sedere. Tutti restarono a<br />

guardare. Anziché sentirmi geloso, fui sopraffatto<br />

dal senso di colpa. Si era ridotta così per<br />

causa mia.<br />

Mi chinai, la presi per le gambe e me la caricai<br />

in spalla dando una spinta a David che finì<br />

per terra, punito per essere stato un coglione<br />

oppor<strong>tu</strong>nista.<br />

«Mettimi giù!» strillò Abby tempestandomi<br />

la schiena di pugni.


564/662<br />

«Non lascerò che ti cacci in si<strong>tu</strong>azioni<br />

imbarazzanti a causa mia», brontolai facendo i<br />

gradini a due a due.<br />

Tutti la guardarono scalciare e urlare mentre<br />

la trasportavo attraverso la casa. «E questo non<br />

è imbarazzante? Travis!» disse dimenandosi.<br />

«Shepley! Donnie è fuori?» urlai schivando i<br />

suoi colpi.<br />

«Uh... sì?» rispose.<br />

«Mettila giù!» intimò America avvicinandosi.<br />

«America», esclamò Abby contorcendosi.<br />

«Non startene lì! Aiutami!»<br />

Lei scoppiò a ridere. «Siete ridicoli.»<br />

«Grazie mille, amica!» ribatté incredula.<br />

Fuori, s’infuriò ancora di più. «Mettimi giù,<br />

maledizione!»<br />

Mi avvicinai all’auto di Donnie, aprii la portiera<br />

posteriore e gettai dentro Abby. «Donnie,<br />

<strong>sei</strong> <strong>tu</strong> quello che non beve stasera?»<br />

Lui si girò e guardò nervosamente Abby che<br />

si dimenava. «Sì.»<br />

«Ho bisogno che ci porti a casa mia», dissi<br />

salendo accanto a lei.<br />

«Travis... non credo...»


565/662<br />

«Fallo, Donnie, o ti riempio di pugni, lo giuro<br />

su Dio.»<br />

Lui mise subito in moto e si allontanò dal<br />

marciapiede. In quel momento Abby si lanciò<br />

verso la maniglia. «Non vengo a casa <strong>tu</strong>a!».<br />

L’afferrai prima per un polso, poi per l’altro e<br />

lei si chinò affondandomi i denti nell’avambraccio.<br />

Mi fece un male cane, ma mi limitai a<br />

strizzare gli occhi. Quando sentii che aveva<br />

lacerato la pelle e provai una fitta in <strong>tu</strong>tto il<br />

braccio, grugnii per riuscire a sopportare il<br />

dolore.<br />

«Fai pure, Pidge. Sono stanco delle <strong>tu</strong>e<br />

stronzate.»<br />

Lei mi mollò e cercò di nuovo di picchiarmi,<br />

più per il fatto di essere stata insultata che per<br />

scappare. «Le mie stronzate? Fammi scendere<br />

da questa cazzo di macchina!»<br />

Mi avvicinai le sue mani al viso. «Io ti amo,<br />

maledizione! Non andrai da nessuna parte<br />

finché non ti sarà passata la sbronza e non<br />

avremo chiarito le cose!»<br />

«Tu <strong>sei</strong> l’unico che non ha chiarito le cose,<br />

Travis!»


566/662<br />

La lasciai andare e lei incrociò le braccia al<br />

petto, tenendo il broncio per il resto della<br />

strada.<br />

Quando l’auto si fermò, si protese. «Puoi<br />

portarmi a casa, Donnie?»<br />

Aprii la portiera e la trascinai fuori per un<br />

braccio, poi me la caricai di nuovo in spalla.<br />

«’Notte, Donnie», dissi portandola su per le<br />

scale.<br />

«Chiamo <strong>tu</strong>o papà!» urlò.<br />

Non potei fare a meno di ridere. «Probabilmente<br />

mi darebbe una pacca sulla spalla e mi<br />

direbbe che era ora, accidenti!»<br />

Abby continuò a contorcersi quando presi le<br />

chiavi dalla tasca. «Dacci un taglio, Pidge, altrimenti<br />

cadremo giù per le scale!»<br />

Alla fine riuscii ad aprire e andai dritto nella<br />

stanza di Shepley.<br />

«Mettimi giù!» gridò.<br />

«Bene», risposi gettandola sul letto di<br />

Shepley. «Dormici sopra. Parleremo domani<br />

mattina.»<br />

Immaginai quanto fosse incazzata ma, nonostante<br />

la schiena mi facesse male dopo venti


567/662<br />

minuti di percosse, era un sollievo averla di<br />

nuovo a casa.<br />

«Non puoi dirmi cosa devo fare, Travis! Io<br />

non ti appartengo!»<br />

Le sue parole mi scatenarono una profonda<br />

rabbia. Mi accostai al letto, piantai le mani sul<br />

materasso e mi chinai fino a pochi centimetri<br />

dal suo volto.<br />

«Be’, io sì!» urlai. Misi tanta forza nelle mie<br />

parole che sentii il sangue affluirmi al viso.<br />

Abby <strong>tu</strong>ttavia sostenne il <strong>mio</strong> sguardo senza<br />

batter ciglio. Le guardai le labbra respirando<br />

affannosamente. «Io ti appartengo», sussurrai<br />

mentre la rabbia svaniva, sosti<strong>tu</strong>ita dal<br />

desiderio.<br />

Lei allungò una mano ma, anziché darmi uno<br />

schiaffo, mi afferrò il viso e avvicinò la mia<br />

bocca alla sua. La presi subito fra le braccia, la<br />

portai in camera mia e ci buttammo sul letto.<br />

Mi afferrò i vestiti, ansiosa di togliermeli. Io<br />

le aprii la cerniera dell’abito e la guardai<br />

mentre se lo sfilava gettandolo per terra. I nostri<br />

sguardi si incontrarono e la baciai,<br />

emettendo un gemito quando ricambiò.


568/662<br />

Prima che avessi il tempo di ragionare, ci ritrovammo<br />

nudi. Abby mi afferrò per le natiche<br />

per invitarmi a entrare in lei ma io mi bloccai<br />

mentre l’adrenalina mi scorreva nelle vene,<br />

mista al whisky e alla birra. Tornai in me e<br />

cominciai a pensare alle conseguenze. Mi ero<br />

comportato da imbecille, l’avevo fatta incazzare<br />

ma non volevo che un giorno potesse pensare<br />

che avevo approfittato di quel momento.<br />

«Siamo ubriachi», dissi affannato.<br />

«Ti prego.»<br />

Mi strinse i fianchi tra le cosce e sentii i suoi<br />

muscoli fremere sotto la pelle morbida.<br />

«Non va bene.»<br />

Cercai di vincere l’effetto dell’alcol, che mi<br />

diceva che le ore che avrei trascorso con lei valevano<br />

qualsiasi cosa fosse successa dopo.<br />

Premetti la fronte sulla sua. Per quanto la<br />

desiderassi, l’idea che il mattino dopo provasse<br />

vergogna era più forte dei miei ormoni. Se voleva<br />

davvero che accadesse, dovevo esserne<br />

totalmente sicuro.<br />

«Ti voglio», mormorò vicino alle mie labbra.<br />

«Devo sentirtelo dire.»<br />

«Dirò qualsiasi cosa <strong>tu</strong> voglia.»


569/662<br />

«Allora di’ che mi appartieni. Di’ che mi<br />

rivuoi. Non lo faccio se non stiamo insieme.»<br />

«Non siamo mai stati separati, no?»<br />

Scossi la testa, sfiorandole le labbra con le<br />

mie. Non bastava. «Devo sentirtelo dire. Sapere<br />

che <strong>sei</strong> mia.»<br />

«Sono <strong>tu</strong>a dall’istante in cui ci siamo conosciuti»,<br />

rispose con tono implorante.<br />

La fissai negli occhi per qualche secondo, poi<br />

sorrisi sperando che le sue parole fossero sincere<br />

e non dettate dal momento. La baciai teneramente<br />

e lei mi attirò a poco a poco dentro di<br />

sé. Ebbi la sensazione che il <strong>mio</strong> corpo si<br />

fondesse nel suo.<br />

«Dillo ancora.» Una parte di me non riusciva<br />

a credere che stesse accadendo.<br />

«Sono <strong>tu</strong>a», sussurrò. «Non voglio più stare<br />

lontano da te.»<br />

«Promettimelo», dissi gemendo.<br />

«Ti amo. Ti amerò per sempre.» Mi guardò<br />

negli occhi quando lo disse e alla fine capii che<br />

le sue parole non erano una vana promessa.<br />

Le stampai un bacio sulla bocca e presi a<br />

muovermi più veloce. Non serviva aggiungere<br />

altro e per la prima volta in tre mesi ebbi la


570/662<br />

sensazione che il <strong>mio</strong> mondo non fosse più<br />

capovolto. Abby si inarcò e mi cinse la schiena<br />

con le gambe. Assaporai ogni centimetro della<br />

sua pelle con bramosia. Passò un’ora e poi<br />

un’altra. Ero sfinito ma continuai, nel timore<br />

che se ci fossimo fermati mi sarei svegliato<br />

scoprendo che era stato <strong>tu</strong>tto un sogno.<br />

Socchiusi gli occhi alla luce che entrava nella<br />

stanza. Ero rimasto sveglio <strong>tu</strong>tta la notte,<br />

sapendo che, quando il sole si fosse alzato,<br />

sarebbe finito <strong>tu</strong>tto. Abby si mosse, al che<br />

strinsi i denti. Le poche ore che avevamo trascorso<br />

insieme non bastavano. Non ero pronto.<br />

Mi appoggiò la guancia sul petto e io le baciai<br />

i capelli, la fronte, le guance, il collo, le spalle;<br />

avvicinai quindi la sua mano alla bocca e le<br />

baciai con dolcezza il polso, il palmo e le dita.<br />

Avrei voluto stringerla ma mi trattenni. Per la<br />

terza volta da quando l’avevo portata a casa<br />

mia, mi si riempirono gli occhi di lacrime.<br />

Quando si fosse alzata, si sarebbe sentita umiliata<br />

e arrabbiata e mi avrebbe lasciato per<br />

sempre.


571/662<br />

Non avevo mai avuto tanta paura di osservare<br />

le diverse sfuma<strong>tu</strong>re di grigio delle sue<br />

iridi.<br />

Sorrise con gli occhi ancora chiusi e la baciai<br />

di nuovo, terrorizzato all’avvicinarsi del<br />

momento.<br />

«Buongiorno», disse.<br />

Continuai a baciarle il corpo. Infilai le braccia<br />

sotto di lei e sprofondai il viso nel suo collo,<br />

inalandone il profumo prima che si precipitasse<br />

fuori dalla stanza.<br />

«Sei silenzioso, stamattina», osservò sfiorandomi<br />

la schiena nuda. Mi posò i palmi sulle<br />

natiche e mi cinse il fianco con una gamba.<br />

Scossi la testa. «Volevo solo stare così.»<br />

«Cosa mi sono persa?»<br />

«Non volevo svegliarti. Perché non torni a<br />

dormire?»<br />

Si appoggiò sul cuscino e mi sollevò il mento<br />

perché la guardassi. «Che ti prende?» chiese,<br />

improvvisamente agitata.<br />

«Torna a dormire, Pigeon, ti prego.»<br />

«È successo qualcosa? America?» All’ultima<br />

domanda si mise a sedere.<br />

Anch’io mi sollevai, asciugandomi gli occhi.


572/662<br />

«No... America sta bene. Lei e Shep sono<br />

rientrati verso le quattro, sono ancora a letto. È<br />

presto, torniamo a dormire.»<br />

<strong>Il</strong> suo sguardo guizzò di qua e di là a mano a<br />

mano che ricordava la notte passata. Sapendo<br />

che prima o poi si sarebbe ricordata di quando<br />

l’avevo trascinata via a forza dalla festa sotto gli<br />

occhi di <strong>tu</strong>tti, le presi il volto fra le mani e la<br />

baciai un’ultima volta.<br />

«Hai dormito?» chiese cingendomi la vita<br />

con le braccia.<br />

«Non... sono riuscito. Non ho voluto...»<br />

Mi baciò sulla fronte. «Di qualsiasi cosa si<br />

tratti, la affronteremo, d’accordo? Perché non<br />

dormi un po’? Ne parleremo più tardi.»<br />

Non era quello che mi aspettavo. Alzai di<br />

scatto la testa e la scrutai in viso. «La<br />

affronteremo? Che vuoi dire?»<br />

Abby aggrottò la fronte. «Non so che cosa<br />

stia accadendo, ma sono qui.»<br />

«Nel senso che resti? Con me?»<br />

Sul suo viso si susseguirono diverse<br />

emozioni. «Sì. Credevo ne avessimo parlato ieri<br />

sera.»


573/662<br />

«Sì.» Probabilmente avevo un’aria idiota, ma<br />

annuii deciso.<br />

Mi guardò sospettosa. «Pensavi che mi sarei<br />

svegliata incazzata con te, vero? Che me ne<br />

sarei andata?»<br />

«Non sarebbe stata la prima volta.»<br />

«Per questo <strong>sei</strong> così agitato? Non hai dormito<br />

<strong>tu</strong>tta la notte temendo quello che sarebbe successo<br />

quando mi fossi svegliata?»<br />

Mi dimenai. «Non volevo che ieri sera<br />

andasse così. Ero un po’ ubriaco, ti ho seguita<br />

alla festa come uno stalker del cazzo, poi ti ho<br />

trascinato qui contro la <strong>tu</strong>a volontà e poi...<br />

abbiamo...» Scossi la testa, disgustato di me<br />

stesso.<br />

«Fatto il migliore sesso della mia vita?» Abby<br />

sorrise stringendomi la mano.<br />

Scoppiai a ridere e lei mi baciò con tenerezza.<br />

«Sì, s<strong>tu</strong>pidone. L’ho promesso, no? Ti ho detto<br />

<strong>tu</strong>tto quello che volevi sentire, stiamo di nuovo<br />

insieme e ancora non <strong>sei</strong> felice?»<br />

Feci un respiro esitante e soffocai le lacrime.<br />

Ancora non mi sembrava vero.<br />

«Travis, smettila. Io ti amo», disse sfiorandomi<br />

le rughe di preoccupazione attorno agli


574/662<br />

occhi. «Questa si<strong>tu</strong>azione assurda sarebbe<br />

po<strong>tu</strong>ta finire il giorno del Ringraziamento,<br />

ma...»<br />

«Aspetta... cosa?» la interruppi scostandomi.<br />

«Quel giorno ero pronta a cedere, ma <strong>tu</strong> hai<br />

detto che rinunciavi a cercare di rendermi felice<br />

e io sono stata troppo orgogliosa per dirti che ti<br />

volevo di nuovo con me.»<br />

«Mi stai prendendo in giro? Volevo solo<br />

renderti le cose più facili! Sai quanto ho<br />

sofferto?»<br />

Abby si accigliò. «Sembravi sereno dopo la<br />

rot<strong>tu</strong>ra.»<br />

«Era per te! Pensavo che ti avrei perso se non<br />

mi fossi finto <strong>tu</strong>o amico. Sarei po<strong>tu</strong>to tornare<br />

con te quel giorno? Cazzo, Pigeon!»<br />

«Io... mi dispiace.»<br />

«Ti spiace? Io mi sono quasi ucciso a forza di<br />

sbronze, non riuscivo ad alzarmi dal letto, ho<br />

fatto a pezzi il cellulare il giorno di Capodanno<br />

per evitare di chiamarti... e a te dispiace?»<br />

Si morse il labbro e annuì, piena di vergogna.<br />

«Mi dispiace così... tanto.»<br />

«Sei perdonata», esclamai subito. «Ma non<br />

farlo mai più.»


575/662<br />

«Non lo farò. Te lo prometto.»<br />

Scossi la testa sfoderando un sorriso ebete.<br />

«Ti amo così tanto, cazzo.»


26.<br />

PANICO<br />

La vita era tornata alla normalità, forse più<br />

per Abby che per me. In apparenza eravamo<br />

felici, ma mi comportavo in modo molto cauto<br />

e non davo per scontato neanche un secondo<br />

del tempo che trascorrevo con lei. Se, guardandola,<br />

mi veniva voglia di toccarla, lo facevo;<br />

se non c’era e sentivo la sua mancanza, andavo<br />

alla Morgan. Se eravamo a casa, la tenevo<br />

sempre tra le braccia.<br />

Tornare a lezione insieme ebbe l’effetto previsto.<br />

Bastava che girassimo tenendoci per<br />

mano, ridessimo o ci baciassimo – il che, devo<br />

dire, accadeva spesso – perché si scatenasse<br />

una nuova ondata di pettegolezzi. Come<br />

sempre alla Eastern, voci e commenti continuavano<br />

finché un nuovo scandalo non<br />

scuoteva il campus.


577/662<br />

Alla tensione che mi creava la nostra<br />

relazione si aggiungeva l’ansia di Shepley per<br />

l’ultimo incontro dell’anno, che si sarebbe<br />

svolto a breve: dalle vincite avremmo infatti<br />

ricavato il necessario per coprire le spese<br />

dell’estate e di parte dell’au<strong>tu</strong>nno. Dato che<br />

avevo deciso che sarebbe stato l’ultimo della<br />

mia vita, ne avevamo proprio bisogno.<br />

Si avvicinavano le vacanze di primavera e<br />

non avevamo ancora avuto notizie. Per vie traverse<br />

Shepley era infine venuto a sapere che,<br />

dopo i recenti arresti, Adam cercava di non<br />

dare nell’occhio. <strong>Il</strong> venerdì prima delle vacanze<br />

nel campus si respirava un’aria allegra, nonostante<br />

la nevicata che nella notte aveva imbiancato<br />

l’intero stato. Andando in mensa per<br />

pranzo, io e Abby riuscimmo a stento a evitare<br />

una battaglia a palle di neve. Ad America<br />

invece andò peggio.<br />

In fila chiacchierammo e ridemmo, poi ci<br />

sedemmo ai soliti posti. Shepley confortò<br />

America mentre io spiegavo a Brazil come Abby<br />

avesse raggirato i miei fratelli a poker. <strong>Il</strong> telefono<br />

vibrò, ma non vi feci caso finché Abby non<br />

lo indicò.


578/662<br />

«Trav?» disse.<br />

Mi girai, dedicandole subito <strong>tu</strong>tta la mia<br />

attenzione.<br />

«Forse è il caso che <strong>tu</strong> risponda.»<br />

Guardai il cellulare e sospirai. «Oppure no.»<br />

Sapevo di avere bisogno di quell’incontro, ma<br />

anche che sarebbe stato tempo sottratto a lei.<br />

Dopo che era stata aggredita, non sarei mai<br />

riuscito a concentrarmi se non ci fosse stato<br />

qualcuno a proteggerla, ma nemmeno se non<br />

fosse stata presente. L’ultimo incontro<br />

dell’anno era sempre il più atteso e non potevo<br />

permettermi di avere la testa altrove.<br />

«Potrebbe essere importante», affermò.<br />

Accostai il telefono all’orecchio. «Che c’è,<br />

Adam?»<br />

«Mad Dog! Ti piacerà quello che ho da dirti.<br />

È fatta. Ho John Savage! <strong>Il</strong> prossimo anno<br />

vuole diventare professionista! È l’occasione<br />

della vita, amico <strong>mio</strong>! Parliamo di un compenso<br />

a cinque cifre. Ti sistemerai per un po’.»<br />

«È il <strong>mio</strong> ultimo incontro, Adam.»<br />

All’altro capo sentii silenzio e immaginai<br />

stesse contraendo la mascella. In più occasioni<br />

aveva accusato Abby di mettere a rischio i suoi


579/662<br />

guadagni, ed ero sicuro che l’avrebbe incolpata<br />

della mia decisione.<br />

«La porterai?»<br />

«Non ne sono ancora sicuro.»<br />

«Dovresti lasciarla a casa, Travis. Se è davvero<br />

il <strong>tu</strong>o ultimo incontro, ho bisogno che <strong>tu</strong><br />

sia totalmente concentrato.»<br />

«Senza di lei non verrò e Shep è fuori città.»<br />

«Niente casini stavolta. Parlo sul serio.»<br />

«Lo so, ti ho sentito.»<br />

Adam sospirò. «Se proprio non intendi lasciarla<br />

a casa, dovresti chiamare Trent. In<br />

questo modo saresti tranquillo e in grado di<br />

concentrarti.»<br />

«Mmm... a dire il vero non è una cattiva<br />

idea», risposi.<br />

«Pensaci e fammi sapere», disse lui chiudendo<br />

la telefonata.<br />

Abby mi guardò, ansiosa di sapere.<br />

«Basterà a pagare l’affitto per i prossimi otto<br />

mesi. Adam si è aggiudicato John Savage. È<br />

uno che sta cercando di diventare<br />

professionista.»<br />

«Non lo hai visto combattere, vero?» chiese<br />

Shepley protendendosi verso di me.


580/662<br />

«Solo una volta a Springfield. È in gamba.»<br />

«Non abbastanza», fece Abby e io la baciai<br />

sulla fronte. «Posso restare a casa, Trav.»<br />

«No», risposi scuotendo la testa.<br />

«Non voglio che <strong>tu</strong> le prenda come l’altra<br />

volta perché <strong>sei</strong> preoccupato per me.»<br />

«No, Pidge.»<br />

«Ti aspetterò sveglia, allora.» Fece un sorriso<br />

ma era forzato, il che aumentò ulteriormente la<br />

mia determinazione.<br />

«Chiederò a Trent di venire, è l’unico di cui<br />

mi fido. Così potrò concentrarmi<br />

sull’incontro.»<br />

«Grazie mille, coglione», brontolò Shepley.<br />

«Ehi, <strong>tu</strong> hai avuto la <strong>tu</strong>a occasione», replicai<br />

scherzando solo in parte.<br />

Shepley fece una smorfia. Poteva tenere il<br />

broncio quanto voleva, ma all’Hellerton aveva<br />

toppato perdendo di vista Abby. Se fosse stato<br />

più attento, le cose sarebbero andate in modo<br />

diverso, e lo sapevamo <strong>tu</strong>tti.<br />

America e Abby avevano giurato che era stata<br />

una fatalità, ma io avevo sostenuto il contrario:<br />

stava seguendo l’incontro invece di controllarla,<br />

e se Ethan avesse terminato quello che


581/662<br />

aveva iniziato, sarei finito dietro le sbarre per<br />

omicidio. Shep si era scusato con lei per settimane,<br />

poi però lo avevo preso da parte dicendogli<br />

di smettere: a nessuno di noi faceva piacere<br />

rivivere quel momento ogni volta che gli riaffiorava<br />

il senso di colpa.<br />

«Shepley, non è stata colpa <strong>tu</strong>a. Me lo hai<br />

tolto di dosso, ricordi?» osservò Abby<br />

allungandosi oltre America per toccargli<br />

affet<strong>tu</strong>osamente il braccio. Si voltò quindi verso<br />

di me. «Quand’è il prossimo incontro?»<br />

«Un giorno della prossima settimana. Ti<br />

voglio lì. Ho bisogno che <strong>tu</strong> sia lì.» Se fossi<br />

stato un po’ meno idiota, avrei insistito perché<br />

restasse a casa, ma chiaramente non era il <strong>mio</strong><br />

caso: il bisogno di averla vicino andava oltre<br />

ogni logica. Era sempre stato così, e immaginai<br />

non sarebbe cambiato in fu<strong>tu</strong>ro.<br />

Abby sorrise posandomi il mento sulla spalla.<br />

«Allora ci sarò.»<br />

La accompagnai all’ultima ora di lezione e la<br />

salutai prima di incontrarmi con Shepley e<br />

America alla Morgan. <strong>Il</strong> campus si stava rapidamente<br />

svuotando e alla fine decisi di andare<br />

a fumare dietro l’angolo, per non dovere


582/662<br />

schivare in continuazione le ragazze che passavano<br />

cariche di bagagli o di biancheria.<br />

Presi il cellulare e composi il numero di<br />

Trenton, diventando sempre più impaziente a<br />

ogni squillo. Alla fine scattò la segreteria.<br />

«Trent, sono io. Mi serve un grosso favore. È<br />

urgente, quindi chiamami il prima possibile. A<br />

dopo.»<br />

Chiusi la telefonata e vidi Shepley e America<br />

uscire dalla porta dello s<strong>tu</strong>dentato, ciascuno<br />

con due borse.<br />

«Allora, siete pronti.»<br />

Lui sorrise, lei no.<br />

«Dai, i suoi non sono poi tanto male», dissi<br />

dandole un colpetto col gomito, ma il suo<br />

cipiglio non svanì.<br />

«Starà meglio quando saremo là», osservò<br />

Shepley, più per incoraggiare Mare che per<br />

convincere me. Li aiutai a caricare i bagagli in<br />

macchina, poi aspettammo che Abby finisse le<br />

lezioni e ci raggiungesse nel parcheggio.<br />

Nell’attesa, mi calai il berretto sulle orecchie<br />

e mi accesi una sigaretta. Trenton non aveva<br />

ancora richiamato e mi stavo innervosendo<br />

all’idea che non potesse venire. I gemelli erano


583/662<br />

quasi a metà strada, diretti in Colorado con<br />

alcuni ex compagni della Sig Tau, e non mi<br />

fidavo di nessun altro quando si trattava di<br />

Abby.<br />

Continuai a fumare, ipotizzando diversi scenari<br />

se Trenton non mi avesse contattato e<br />

pensando a quanto fossi egoista nel volerla in<br />

un posto in cui sapevo avrebbe corso pericolo.<br />

Per vincere quell’incontro mi serviva la<br />

massima concentrazione, il che dipendeva da<br />

due fattori: la presenza di Abby e la sua incolumità.<br />

Se Trenton avesse dovuto lavorare o non<br />

mi avesse ritelefonato, avrei rinunciato<br />

all’incontro. Era l’unica alternativa.<br />

Finii l’ultima sigaretta. Ero tanto assorto nei<br />

miei pensieri che non mi ero reso conto di<br />

quanto avessi fumato. Guardai l’orologio. Abby<br />

doveva essere uscita.<br />

Proprio in quell’istante mi chiamò.<br />

«Ehi, Pigeon.»<br />

«Va <strong>tu</strong>tto bene?»<br />

«Adesso sì», dissi attirandola a me.<br />

«D’accordo. Che c’è?»<br />

«Ho tante cose per la testa.» Sospirai.<br />

Quando fu chiaro che quella risposta non


584/662<br />

bastava, proseguii. «Questa settimana, l’incontro,<br />

il fatto che sarai presente...»<br />

«Ti ho detto che sarei rimasta a casa.»<br />

«Ho bisogno che <strong>tu</strong> ci sia, Pidge», ribadii gettando<br />

la sigaretta. La guardai scomparire in<br />

una profonda impronta nella neve e poi la presi<br />

per mano.<br />

«Hai parlato con Trent?» domandò.<br />

«Sto aspettando che mi richiami.»<br />

America abbassò il finestrino e si sporse<br />

dalla Charger. «Sbrigatevi! Fa un freddo cane!»<br />

Sorrisi e aprii la portiera a Abby. Mentre<br />

guardavo dal finestrino, Shepley e America<br />

ripeterono gli stessi discorsi che facevano da<br />

quando lei aveva saputo che avrebbe conosciuto<br />

i suoi genitori. Non appena entrammo nel<br />

parcheggio di casa, mi squillò il cellulare.<br />

«Trent, cazzo!» esclamai vedendo il suo<br />

nome sul display. «Ti ho chiamato ore fa, non è<br />

che <strong>sei</strong> impegnato a lavorare o che.»<br />

«Non sono passate ore, e comunque scusami.<br />

Ero da Cami.»<br />

«A ogni modo, ascolta. Ti devo chiedere un<br />

favore. Ho un incontro la prossima settimana e<br />

ho bisogno che <strong>tu</strong> ci venga. Non so quando sarà


585/662<br />

ma, quando di chiamerò, dovrai arrivare nel<br />

giro di un’ora. Puoi farlo?»<br />

«Non lo so. Cosa ci ricavo?» ribatté<br />

scherzando.<br />

«Puoi o no, idiota? Perché devi tenere<br />

d’occhio Pigeon. L’ultima volta uno stronzo le<br />

ha messo le mani addosso e...»<br />

«Che cazzo? Dici sul serio?»<br />

«Sì.»<br />

«Chi è stato?» domandò lui, fattosi subito<br />

serio.<br />

«Me ne sono occupato di persona. Quindi se<br />

ti chiamo...?»<br />

«Sì. Ovviamente, fratellino, ci sarò.»<br />

«Grazie, Trent.» Chiusi il telefono e appoggiai<br />

la testa sul sedile.<br />

«Sollevato?» fece Shepley vedendomi più<br />

rilassato nello specchietto.<br />

«Sì. Non so che cosa farei se non venisse.»<br />

«Te l’ho detto...» affermò Abby, ma la<br />

bloccai.<br />

«Pidge, quante volte te lo devo ripetere?»<br />

Scosse la testa di fronte alla mia impazienza.<br />

«Non capisco, prima non avevi bisogno di me.»


586/662<br />

Mi voltai e le sfiorai la guancia con le dita.<br />

Non aveva chiaramente idea di quanto profondi<br />

fossero i miei sentimenti. «Prima non ti<br />

conoscevo. Quando non ci <strong>sei</strong>, non riesco a concentrarmi.<br />

Mi chiedo dove <strong>sei</strong>, che cosa stai<br />

facendo... se ci <strong>sei</strong> e posso vederti, mi concentro.<br />

So che sembra assurdo, ma è così.»<br />

«Sai che ho un debole per le assurdità», rispose<br />

baciandomi sulle labbra.<br />

«Ovviamente», bofonchiò sottovoce<br />

America.<br />

Prima che il sole si abbassasse troppo<br />

all’orizzonte, lei e Shepley partirono verso sud.<br />

Abby fece tintinnare le chiavi della Honda,<br />

sorridendo. «Almeno non ci congeleremo sulla<br />

Harley.»<br />

Ricambiai il sorriso.<br />

Scrollò le spalle. «Forse, non lo so,<br />

potremmo prendere un’auto nostra?»<br />

«Dopo l’incontro andremo a cercarne una.<br />

Che ne dici?»<br />

Spiccò un balzo e mi cinse con le braccia e<br />

con le gambe, coprendomi le guance, la bocca e<br />

il collo di baci.


587/662<br />

Passammo i quattro giorni seguenti accoccolati<br />

a letto o sul divano con Toto a guardare vecchi<br />

film, il che mi distrasse in attesa della telefonata<br />

di Adam.<br />

Alla fine, martedì sera, tra una replica e<br />

l’altra di Crescere, che fatica!, il display del cellulare<br />

si illuminò mostrando il suo numero.<br />

Guardai Abby.<br />

«Sì?»<br />

«Mad Dog. È tra un’ora. Keaton Hall. Ti<br />

voglio al cento per cento, tesorino. Avrai davanti<br />

Hulk Hogan imbottito di steroidi.»<br />

«Ci vediamo là.» Mi alzai tirando su anche<br />

Abby. «Mettiti qualcosa di caldo, amore. <strong>Il</strong><br />

Keaton è un edificio vecchio e probabilmente<br />

avranno spento il riscaldamento per le<br />

vacanze.»<br />

Lei saltellò di gioia prima di correre in camera.<br />

Sorrisi. Quale altra ragazza sarebbe stata<br />

così contenta di vedere il suo fidanzato fare a<br />

pugni? Non c’era da s<strong>tu</strong>pirsi che me ne fossi<br />

innamorato.<br />

Indossai una felpa e un paio di stivali e<br />

l’aspettai sulla porta.


588/662<br />

«Eccomi!» esclamò svoltando impettita<br />

l’angolo. Si afferrò agli stipiti e sporse il fianco.<br />

«Che ne dici?» chiese increspando le labbra<br />

come una modella... o una papera, non capii<br />

bene.<br />

Osservai il cardigan lungo grigio mélange, la<br />

maglietta bianca e i jeans aderenti infilati in un<br />

paio di stivali con il tacco alto. Scherzava,<br />

pensando di essere sciatta, ma io restai senza<br />

fiato.<br />

Lei abbassò le mani sulle cosce. «Sto tanto<br />

male?»<br />

«No», risposi cercando di trovare le parole.<br />

«Nient’affatto.»<br />

Aprii la porta con una mano e le tesi l’altra.<br />

Lei attraversò il soggiorno saltellando e intrecciò<br />

le dita con le mie.<br />

La Honda impiegò un po’ a partire, ma<br />

arrivammo lo stesso al Keaton con parecchio<br />

anticipo. Lungo la strada chiamai Trenton,<br />

pregando Dio che venisse come aveva<br />

promesso.<br />

Lo aspettammo sotto la facciata nord del<br />

palazzo. I lati est e ovest erano coperti dai


589/662<br />

ponteggi: l’università stava facendo un lifting al<br />

suo edificio più vecchio.<br />

Mi accesi una sigaretta e feci un tiro, espirando<br />

dal naso.<br />

Abby mi strinse la mano. «Verrà.»<br />

Gli spettatori giungevano da ogni direzione,<br />

dopo aver parcheggiato a isolati di distanza. Più<br />

si avvicinava l’ora dell’incontro, più persone<br />

prendevano la scala antincendio a sud.<br />

Mi accigliai. Quell’edificio era una pessima<br />

scelta. L’ultimo incontro dell’anno richiamava<br />

sempre il pubblico più accanito, che veniva in<br />

anticipo per poter effet<strong>tu</strong>are le scommesse e<br />

conquistarsi un buon posto. La posta in gioco<br />

era <strong>tu</strong>ttavia tale da attirare anche i meno<br />

esperti, che arrivavano tardi e finivano pigiati<br />

contro i muri. Quell’anno era, tra l’altro, particolarmente<br />

elevata. <strong>Il</strong> Keaton sorgeva alla<br />

periferia del campus, il che era un bene, ma il<br />

seminterrato era uno dei più piccoli.<br />

«È una delle peggiori idee che Adam abbia<br />

mai avuto», brontolai.<br />

«Adesso è troppo tardi per cambiare posto»,<br />

replicò Abby guardando la facciata di<br />

calcestruzzo.


590/662<br />

Aprii il cellulare e mandai il sesto messaggio<br />

a Trenton, poi lo richiusi di scatto.<br />

«Mi sembri nervoso stasera», mormorò lei.<br />

«Starò meglio quando quello s<strong>tu</strong>pido di<br />

Trent sarà qui.»<br />

«Sono qui, frignone», rispose lui con voce<br />

sommessa.<br />

Sospirai di sollievo.<br />

«Come va, sorellina?» le chiese cingendola<br />

con un braccio e spintonandomi<br />

scherzosamente con l’altro.<br />

«Sto bene, Trent», rispose lei divertita.<br />

Condussi Abby per mano sul retro del<br />

palazzo, guardando Trenton alle nostre spalle<br />

mentre camminavamo. «Se arriva la polizia e ci<br />

perdiamo, ci incontriamo alla Morgan Hall,<br />

okay?»<br />

Lui annuì. Mi fermai davanti a una finestra<br />

aperta quasi a livello del terreno.<br />

«Stai scherzando», osservò Trenton fissandola.<br />

«Abby non riuscirà mai a saltare di qui.»<br />

«Tu sì», lo rassicurai infilandomi nel buio.<br />

Ormai abi<strong>tu</strong>ata a sgattaiolare dentro e fuori<br />

gli scantinati, Abby non esitò a stendersi sul


591/662<br />

terreno gelato, a infilarsi nella finestra e a<br />

gettarsi tra le mie braccia.<br />

Attendemmo qualche istante e poi sentimmo<br />

Trenton grugnire mentre si staccava dal davanzale<br />

e atterrava sul pavimento, conservando a<br />

stento l’equilibrio.<br />

«Sei for<strong>tu</strong>nato che adoro Abby. Non farei<br />

queste stronzate per chiunque», brontolò scrollandosi<br />

la polvere dalla maglietta.<br />

Spiccai un balzo e chiusi la finestra con un<br />

rapido movimento. «Da questa parte», dissi<br />

conducendoli nel buio.<br />

Ci addentrammo sempre più nel palazzo<br />

finché intravidi una debole luce. Dallo stesso<br />

punto proveniva un vocio sommesso, misto al<br />

rumore dei sassolini che smuovevamo<br />

camminando.<br />

Alla terza svolta Trent sospirò. «Non<br />

troveremo mai l’uscita.»<br />

«Basterà che mi seguiate. Andrà <strong>tu</strong>tto bene»,<br />

risposi.<br />

Dal baccano sempre più forte della folla in<br />

attesa si capiva che eravamo oramai vicini. In<br />

quell’istante udimmo Adam annunciare al<br />

megafono nomi e numeri.


592/662<br />

Mi fermai nella stanza adiacente osservando<br />

i tavoli e le sedie coperti da teli bianchi. Mi<br />

venne male. Scegliere quell’edificio era stato un<br />

grave sbaglio, quasi quanto portare Abby in un<br />

luogo così pericoloso. Se fosse scoppiata una<br />

rissa, Trenton l’avrebbe protetta, ma la stanza<br />

in cui si sarebbero rifugiati era piena di mobili<br />

e di attrezza<strong>tu</strong>re.<br />

«Allora come hai intenzione di fare?» indagò<br />

Trenton.<br />

«Dividerò e conquisterò.»<br />

«Dividerai cosa?»<br />

«La sua testa dal resto del corpo.»<br />

Lui assentì. «Buona idea.»<br />

«Pigeon, voglio che resti vicino a questa<br />

porta, d’accordo?» Abby stava osservando sbigottita<br />

la baraonda nella stanza principale. «Mi<br />

hai sentito, Pigeon?» dissi toccandole il<br />

braccio.<br />

«Cosa?» rispose battendo le palpebre.<br />

«Voglio che resti vicino questa porta,<br />

d’accordo? Tieniti sempre stretta a Trent.»<br />

«Non mi muoverò. Te lo prometto.»<br />

Sorrisi vedendo la sua espressione dolce e<br />

costernata. «Adesso <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> quella nervosa.»


593/662<br />

Guardò la porta e poi me. «Ho una brutta<br />

sensazione, Trav. Non per quanto riguarda<br />

l’incontro, ma... c’è qualcosa. Questo posto mi<br />

dà i brividi.»<br />

Non potei negarlo. «Non resteremo molto.»<br />

Adam diede l’annuncio al megafono.<br />

Le presi il viso tra le mani e la guardai negli<br />

occhi. «Ti amo.» Sulle labbra le comparve un<br />

pallido sorriso. L’attirai a me e la tenni stretta<br />

al petto.<br />

«...Perciò, ragazzi, non usate le vostre troiette<br />

per imbrogliare il sistema!» <strong>tu</strong>onò la voce<br />

amplificata di Adam.<br />

Allacciai il suo braccio a quello di Trent.<br />

«Non toglierle mai gli occhi di dosso, neanche<br />

per un secondo. Questo posto diventerà un<br />

manico<strong>mio</strong> quando inizierà l’incontro.»<br />

«...Accogliamo lo sfidante di stasera... John<br />

Savage!»<br />

«La difenderò a costo della mia vita, fratellino»,<br />

rispose lui tirandola per il braccio a<br />

conferma delle sue parole. «Suonale per bene a<br />

quel tizio e andiamocene in fretta di qui.»


594/662<br />

«Ragazzi, tremate, ragazze, attente alle<br />

mutandine! Ecco che arriva Travis “Mad Dog”<br />

Maddox!»<br />

Feci il <strong>mio</strong> ingresso. Tutti presero ad agitare<br />

le braccia e a gridare in coro. La marea di persone<br />

si divise e mi feci strada a poco a poco<br />

verso il Cerchio.<br />

<strong>Il</strong> locale era illuminato solo da lanterne<br />

appese al soffitto. Dopo aver rischiato l’arresto,<br />

Adam cercava di mantenere un basso profilo e<br />

non voleva che un’illuminazione intensa attirasse<br />

l’attenzione di qualcuno.<br />

Anche nella penombra <strong>tu</strong>ttavia non mi sfuggì<br />

l’espressione severa di Savage. Era più alto di<br />

me e aveva uno sguardo folle negli occhi. Saltellò<br />

per scaldarsi e poco dopo s’immobilizzò,<br />

fissandomi truce con l’intento di farmi fuori.<br />

Non era un dilettante e c’erano solo tre modi<br />

per batterlo: il knockout, la sottomissione e la<br />

decisione. Se mi trovavo sempre in posizione di<br />

vantaggio, lo dovevo al fatto di avere quattro<br />

fratelli, che combattevano <strong>tu</strong>tti in modo<br />

diverso.<br />

Se John avesse usato la tecnica di Trenton, si<br />

sarebbe basato su azioni offensive, velocità e


595/662<br />

attacchi a sorpresa, cose per cui mi allenavo da<br />

una vita.<br />

Se avesse lottato come i gemelli, avrebbe<br />

sferrato calci e pugni, e forse cambiato tecnica<br />

per riuscire a colpirmi, e anche per questo mi<br />

allenavo da una vita.<br />

Thomas era il più micidiale. Se Savage fosse<br />

stato in gamba – e probabilmente lo era, a<br />

giudicare da come mi stava s<strong>tu</strong>diando –<br />

avrebbe utilizzato la giusta combinazione di<br />

forza, velocità e strategia. Avevo fatto a pugni<br />

con il <strong>mio</strong> fratello maggiore solo poche volte,<br />

ma già a sedici anni non riusciva a battermi<br />

senza l’aiuto degli altri.<br />

Per quanto duramente si fosse allenato e al di<br />

là del vantaggio che pensava di avere, avevo già<br />

combat<strong>tu</strong>to contro un avversario come lui.<br />

Avevo già combat<strong>tu</strong>to contro <strong>tu</strong>tti quelli che<br />

valevano qualcosa... e avevo vinto.<br />

Adam diede il segnale e John fece un piccolo<br />

passo indietro prima di sferrare un pugno.<br />

Lo schivai e capii che avrebbe combat<strong>tu</strong>to<br />

come Thomas.<br />

Si avvicinò troppo, perciò con un calcio lo<br />

ributtai verso il pubblico, che lo spinse di


596/662<br />

nuovo nel Cerchio. Attaccò ancora, con maggiore<br />

determinazione.<br />

Tirò due pugni di fila, dopodiché lo afferrai e<br />

gli sbattei la faccia sul <strong>mio</strong> ginocchio. Indietreggiò<br />

barcollando, si riprese e caricò.<br />

Feci per colpirlo ma lo mancai, al che cercò<br />

di stringermi il busto con le braccia. Già<br />

sudato, riuscii a liberarmi facilmente, ma<br />

quando mi girai mi presi una gomitata nella<br />

mascella e il mondo sembrò diventare buio per<br />

un secondo. Scrollai la testa e risposi con un<br />

gancio destro e uno sinistro, in sequenza.<br />

Gli spaccai il labbro inferiore, che prese a<br />

sanguinare. La vista del sangue aumentò ulteriormente<br />

il baccano della folla, che divenne<br />

assordante.<br />

Piegai il braccio e gli sferrai un pugno violento<br />

sul naso: volevo stordirlo per avere il<br />

tempo di girarmi a guardare Abby. Era rimasta<br />

dove le avevo detto, con il braccio ancora allacciato<br />

a quello di Trenton.<br />

Contento che fosse al sicuro, tornai a concentrarmi<br />

sull’incontro e schivai un pugno esitante<br />

di Savage. A quel punto lui mi cinse con le<br />

braccia e ruzzolammo entrambi sul pavimento.


597/662<br />

John atterrò sotto di me e gli diedi subito<br />

una gomitata in faccia. Lui mi strinse con le<br />

gambe come in una morsa.<br />

«Ti faccio fuori, frocetto del cazzo!» ringhiò.<br />

Sorrisi e mi alzai, tirandolo su. Cercò di farmi<br />

perdere l’equilibrio, ma era ora di portare Abby<br />

a casa.<br />

La voce di Trenton sovrastò il baccano generale.<br />

«Fagli il culo, Travis!»<br />

Mi gettai in avanti e leggermente di lato,<br />

facendogli sbattere la schiena e la testa sul calcestruzzo.<br />

L’impatto fu devastante. Vedendolo<br />

ormai stordito, sollevai il gomito e lo tempestai<br />

di pugni in faccia e sulle tempie finché un paio<br />

di braccia non mi agguantarono e mi trascinarono<br />

via.<br />

Adam gettò un quadrato rosso sul petto di<br />

Savage e la stanza esplose in un boato quando<br />

mi sollevò il braccio.<br />

Guardai Abby che spuntava sopra la marea di<br />

teste, tenuta in braccio da <strong>mio</strong> fratello.<br />

Trenton stava gridando qualcosa con un<br />

ampio sorriso sul volto.<br />

Proprio mentre la folla iniziava a disperdersi,<br />

notai lo sguardo inorridito di Abby e pochi


598/662<br />

secondi dopo un grido scatenò il panico generale.<br />

Una lanterna appesa nell’angolo era<br />

caduta, incendiando un telo. Le fiamme si<br />

erano diffuse in fretta a quello vicino, innescando<br />

una reazione a catena. La gente si precipitò<br />

urlando verso le scale mentre il locale si<br />

riempiva rapidamente di fumo e il fuoco illuminava<br />

i tanti volti spaventati.<br />

«Abby!» gridai rendendomi conto di quanto<br />

lontana fosse e di quante persone ci fossero tra<br />

noi. Se non l’avessi raggiunta, lei e Trenton<br />

avrebbero dovuto trovare da soli la strada per<br />

la finestra sul retro in quel dedalo di corridoi<br />

bui. Terrorizzato, presi a spintonare furiosamente<br />

chiunque mi si parasse davanti.<br />

La stanza si fece più buia, e dalla parte<br />

opposta si udì un forte scoppio. Le altre lanterne<br />

stavano prendendo fuoco e diffondevano<br />

le fiamme con tante piccole esplosioni. Scorsi<br />

Trenton, che aveva afferrato Abby per un braccio<br />

e tentava di trascinarla via.<br />

Lei <strong>tu</strong>ttavia scosse la testa e indietreggiò.<br />

Mio fratello si guardò attorno, s<strong>tu</strong>diando un<br />

piano di fuga in mezzo a quel pandemonio. Se<br />

avessero scelto la scala antincendio, sarebbero


599/662<br />

stati gli ultimi a uscire e il fuoco avanzava velocemente.<br />

Non avrebbero fatto in tempo.<br />

Ogni tentativo di raggiungere Abby fallì perché<br />

la calca premeva e mi spingeva sempre più<br />

lontano. Le grida d’esultanza che fino a poco<br />

prima avevano riempito il seminterrato si trasformarono<br />

in urla di paura e di disperazione<br />

mentre <strong>tu</strong>tti cercavano di guadagnare l’uscita.<br />

Trenton condusse Abby sulla soglia, ma lei<br />

oppose resistenza e si girò a guardare.<br />

«Travis!» strillò allungandosi nella mia<br />

direzione.<br />

Presi fiato per gridarle qualcosa, ma il fumo<br />

mi riempì i polmoni. Tossii e lo allontanai con<br />

la mano.<br />

«Da questa parte, Trav!» urlò Trenton.<br />

«Esci di qui, Trent! Porta fuori Pigeon!»<br />

Abby sgranò gli occhi e scosse la testa.<br />

«Travis!»<br />

«Andate!» dissi, «ci vediamo fuori!»<br />

Abby si fermò per un attimo e strinse le labbra.<br />

In quel momento provai un senso di sollievo.<br />

Abby Abernathy aveva un forte istinto di<br />

sopravvivenza, ed era già in azione. Afferrò


600/662<br />

Trenton per la manica e lo trascinò nel buio,<br />

lontano dal fuoco.<br />

Mi girai, cercando a mia volta un’uscita. La<br />

massa cercava disperatamente di guadagnare le<br />

scale tra urla e spinte.<br />

<strong>Il</strong> locale era nero di fumo e avevo bisogno<br />

d’aria. Mi inginocchiai, cercando di ricordare la<br />

posizione delle varie porte, e alla fine mi girai<br />

verso le scale: volevo dirigermi lì, lontano dal<br />

fuoco, ma senza lasciarmi prendere dal panico.<br />

C’era una seconda uscita che conduceva alla<br />

scala antincendio e pochi avevano pensato di<br />

raggiungerla. Stando accovacciato, mi avviai da<br />

quella parte ma mi bloccai subito.<br />

<strong>Il</strong> pensiero che Abby e Trenton potessero<br />

perdersi m’indusse a fare dietrofront.<br />

Sentii gridare il <strong>mio</strong> nome e socchiusi gli<br />

occhi.<br />

«Travis! Travis! Da questa parte!» Adam era<br />

sulla soglia e mi stava chiamando.<br />

Scossi la testa. «Vado a cercare Pigeon!»<br />

L’accesso alla stanza più piccola da cui erano<br />

fuggiti era quasi sgombro e mi lanciai in quella<br />

direzione, ma sbattei contro qualcuno. Era una<br />

ragazza, apparentemente una matricola, con la


601/662<br />

faccia sporca di nero. Era terrorizzata e si rimise<br />

in fretta in piedi.<br />

«A... aiutami! Non so... non so dov’è<br />

l’uscita!» disse tossendo.<br />

«Adam!» gridai spingendola verso di lui.<br />

«Falla uscire!»<br />

La ragazza corse verso Adam, che la prese<br />

per mano. Scomparvero un istante prima che il<br />

fumo li nascondesse alla vista.<br />

Mi sollevai e mi precipitai da Abby. Altri si<br />

aggiravano in quel labirinto buio, urlando e<br />

ansimando nel tentativo di trovare un’uscita.<br />

«Abby!» gridai temendo avessero sbagliato<br />

strada.<br />

Alcune ragazze in lacrime si erano fermate in<br />

fondo al corridoio. «Avete visto un ragazzo e<br />

una ragazza passare di qui? Trenton è alto così<br />

e mi assomiglia», domandai avvicinandomi<br />

una mano alla fronte.<br />

Loro scossero la testa.<br />

Mi venne male. Erano andati nella direzione<br />

sbagliata.<br />

«Seguite quel corridoio fino in fondo. C’è una<br />

scala con una porta in cima. Prendetela e poi<br />

girate a sinistra. Là troverete una finestra da


602/662<br />

cui potrete uscire», dissi indicando loro la<br />

direzione.<br />

Una ragazza annuì, si asciugò gli occhi e urlò<br />

alle amiche di seguirla.<br />

Anziché tornare indietro per il corridoio da<br />

cui eravamo arrivati, svoltai a sinistra e corsi<br />

nel buio sperando con un po’ di for<strong>tu</strong>na di<br />

imbattermi in Abby e Trent.<br />

Mentre avanzavo, deciso ad accertarmi che<br />

avessero trovato il modo di scappare, udivo le<br />

urla provenire dalla stanza più grande. Io però<br />

non me ne sarei andato finché non fossi stato<br />

sicuro che erano in salvo.<br />

Dopo aver percorso vari corridori, sentii il<br />

panico crescermi nel petto. L’odore del fumo<br />

mi aveva raggiunto: l’edificio era in ristrut<strong>tu</strong>razione,<br />

pieno di mobili coperti dai teli, e<br />

l’intero scantinato sarebbe stato ben presto invaso<br />

dalle fiamme. «Abby!» urlai di nuovo.<br />

«Trent!»<br />

Ma non ebbi risposta.


27.<br />

FUOCO E GHIACCIO<br />

Ormai era impossibile sfuggire al fumo: in<br />

qualsiasi locale mi trovassi, i polmoni mi bruciavano<br />

e respiravo superficialmente. Mi chinai<br />

e appoggiai le mani alle ginocchia, ansimando.<br />

Cominciavo a perdere il senso dell’orientamento,<br />

sia per il buio sia per il timore di non<br />

poter ritrovare la mia ragazza e <strong>mio</strong> fratello<br />

prima che fosse troppo tardi. Non sapevo nemmeno<br />

se io stesso ne sarei uscito vivo.<br />

Tra un colpo di tosse e l’altro udii dei rumori<br />

provenire dalla stanza adiacente.<br />

«Aiuto! Qualcuno mi aiuti!»<br />

Era Abby. Rianimato, mi precipitai verso la<br />

sua voce avanzando tastoni. Sentii un muro e<br />

mi fermai quando trovai una porta. Era chiusa.<br />

«Pidge?» urlai tirandola.<br />

La sua voce divenne più acuta. Feci allora un<br />

passo indietro e la presi a calci fino ad aprirla.


604/662<br />

Abby era in piedi su un tavolo sotto una<br />

finestra e la stava tempestando disperatamente<br />

di pugni, tanto che non si era neanche accorta<br />

della mia presenza.<br />

«Pigeon?» dissi tossendo.<br />

«Travis!» strillò scendendo dal tavolo e correndo<br />

tra le mie braccia.<br />

Le presi il viso tra le mani. «Dov’è Trent?»<br />

«Li ha seguiti!» gridò mentre le lacrime le<br />

scorrevano sul volto. «Gli ho detto di venire<br />

con me, ma non mi ha ascoltato!»<br />

Guardai il corridoio. <strong>Il</strong> fuoco stava avanzando<br />

rapido verso di noi, alimentato dai<br />

mobili ammassati lungo i muri.<br />

Vedendolo, Abby ansimò e tossì. Mi chiesi<br />

preoccupato dove diavolo fosse Trent. Se era in<br />

fondo a quel corridoio, di sicuro non ce l’aveva<br />

fatta. Sentii un singhiozzo salirmi in gola, ma lo<br />

sguardo terrorizzato di Abby mi aiutò a<br />

soffocarlo.<br />

«Usciremo di qui, Pidge.» Le diedi un bacio<br />

rapido e deciso, poi salii sul tavolo. Spinsi la<br />

finestra con <strong>tu</strong>tte le forze che mi restavano e<br />

sentii i muscoli delle braccia tremarmi.<br />

«Sta’ indietro, Abby, ora spacco il vetro!»


605/662<br />

Lei indietreggiò, impaurita. Sferrai un pugno<br />

e grugnii quando ruppi il vetro, che andò in<br />

fran<strong>tu</strong>mi. Le tesi subito la mano.<br />

«Vieni!» gridai.<br />

<strong>Il</strong> calore del fuoco invase la stanza. Spronato<br />

esclusivamente dalla paura, sollevai Abby con<br />

un braccio e la spinsi fuori.<br />

Mi attese in ginocchio mentre uscivo e mi<br />

aiutò a rimettermi in piedi. Le sirene ululavano<br />

dall’altra parte dell’edificio. Le luci rosse e blu<br />

delle autopompe e delle macchine della polizia<br />

lampeggiavano sui muri di mattoni degli edifici<br />

adiacenti.<br />

Trascinai Abby via con me, dirigendomi<br />

verso la folla radunata davanti al palazzo.<br />

Scrutammo i volti sporchi in cerca di Trenton<br />

mentre urlavo il suo nome. Ogni volta però la<br />

mia voce si faceva più disperata. Non c’era.<br />

Controllai il telefono, sperando mi avesse<br />

chiamato, ma quando vidi che non era così lo<br />

richiusi di scatto.<br />

Sconfortato, mi coprii la bocca non sapendo<br />

cosa fare. Mio fratello si era perso nell’edificio<br />

in fiamme. Non era fuori, perciò c’era un’unica<br />

conclusione.


606/662<br />

«Trent!» gridai allungando il collo per osservare<br />

la folla.<br />

I sopravvissuti si abbracciavano e<br />

piangevano dietro ai mezzi d’emergenza,<br />

guardando inorriditi mentre l’autopompa<br />

gettava acqua nelle finestre e i vigili del fuoco si<br />

precipitavano all’interno con le manichette.<br />

«Non ce l’ha fatta», mormorai. «Non ce l’ha<br />

fatta, Pidge.» Le lacrime mi rigarono le guance<br />

e caddi in ginocchio.<br />

Abby si chinò accanto a me e mi tenne tra le<br />

braccia.<br />

«Trent è in gamba, Trav. Deve aver trovato<br />

un’altra uscita.»<br />

Le crollai in grembo e mi aggrappai alla sua<br />

maglietta.<br />

Passò un’ora. Le grida e i gemiti dei sopravvissuti<br />

e dei curiosi avevano lasciato il posto a<br />

un inquietante silenzio. I vigili del fuoco portarono<br />

all’esterno solo due persone vive e<br />

quindi uscirono più volte a mani vuote. Quando<br />

qualcuno spuntava dall’edificio, trattenevo il<br />

fiato, incerto se sperare o temere che si trattasse<br />

di Trenton.


607/662<br />

Mezz’ora più tardi recuperarono dei corpi<br />

senza vita. Anziché effet<strong>tu</strong>are le procedure di<br />

rianimazione, li distesero semplicemente<br />

accanto agli altri e li coprirono. Sul terreno<br />

erano allineate molte vittime, ben più numerose<br />

dei sopravvissuti.<br />

«Travis?»<br />

Adam era in piedi accanto a noi. Mi alzai tirando<br />

su Abby.<br />

«Sono contento di sapere che ce l’avete<br />

fatta», disse con un’aria stordita e sconcertata.<br />

«Dov’è Trent?»<br />

Non risposi.<br />

Tornammo a rivolgere lo sguardo ai resti<br />

bruciati di Keaton Hall mentre il fumo nero e<br />

denso usciva ancora a ondate dalle finestre.<br />

Abby sprofondò il viso nel <strong>mio</strong> petto e si afferrò<br />

alla mia maglietta.<br />

Era una scena infernale e l’unica cosa che<br />

potevo fare era stare a guardare. «Devo... devo<br />

chiamare <strong>mio</strong> padre», dissi aggrottando la<br />

fronte.<br />

«Forse dovresti aspettare, Travis. Non sappiamo<br />

ancora niente», rispose lei.


608/662<br />

Occhi e polmoni mi bruciavano. I numeri sul<br />

display si confusero quando le lacrime mi riempirono<br />

gli occhi e mi scesero sulle guance.<br />

«Non è giusto, cazzo. Non sarebbe mai dovuto<br />

venire qui.»<br />

«È stato un incidente, Travis. Non potevi<br />

sapere che sarebbe successa una cosa del<br />

genere», osservò Abby toccandomi la guancia.<br />

Contrassi il viso e chiusi gli occhi. Avrei<br />

dovuto chiamare <strong>mio</strong> padre e dirgli che<br />

Trenton si era ritrovato in un palazzo in<br />

fiamme per colpa mia. Non sapevo se la mia<br />

famiglia sarebbe stata in grado di affrontare<br />

un’altra perdita. Trenton era rimasto a vivere<br />

con <strong>mio</strong> padre per rimetterlo in piedi ed erano<br />

più legati rispetto al resto della famiglia.<br />

Mi mancò il respiro quando composi il<br />

numero, immaginando la reazione di papà. <strong>Il</strong><br />

telefono era freddo tra le mie mani. Attirai<br />

Abby a me: probabilmente non se n’era ancora<br />

accorta, ma si gelava.<br />

In quel momento i numeri si trasformarono<br />

in un nome e sgranai tanto d’occhi. C’era una<br />

chiamata in arrivo.<br />

«Trent?»


609/662<br />

«Stai bene?» mi urlò, terrorizzato,<br />

all’orecchio.<br />

Dalle labbra mi sfuggì una risata sorpresa e<br />

guardai Abby. «È Trent!»<br />

Lei ansimò e mi strinse il braccio.<br />

«Dove <strong>sei</strong>?» chiesi, ansioso di trovarlo.<br />

«Alla Morgan Hall, idiota! Dove mi avevi<br />

detto che ci saremmo incontrati! Perché non<br />

<strong>sei</strong> qui?»<br />

«Come, alla Morgan? Arrivo tra un secondo,<br />

non ti muovere, maledizione!»<br />

Partii di corsa, trascinandomi dietro Abby.<br />

Quando raggiungemmo lo s<strong>tu</strong>dentato,<br />

ansimavamo e tossivamo entrambi. Trenton si<br />

precipitò giù per le scale e ci si buttò addosso.<br />

«Gesù, fratello! Ho pensato che fossi<br />

andato!» disse stringendoci con forza.<br />

«Che coglione!» esclamai allontanandolo con<br />

una spinta. «Ti credevo morto! Io mi aspettavo<br />

che i pompieri ti portassero fuori<br />

carbonizzato!»<br />

Lo guardai corrucciato per un attimo e lo<br />

abbracciai. Allungai un braccio annaspando<br />

finché non trovai la maglietta di Abby e


610/662<br />

trascinai anche lei nell’abbraccio. Dopo un po’<br />

lo lasciai andare.<br />

Trenton la guardò dispiaciuto. «Scusami,<br />

Abby. Mi sono lasciato prendere dal panico.»<br />

Lei scosse la testa. «Sono contenta che <strong>tu</strong> stia<br />

bene.»<br />

«Avrei preferito morire che presentarmi da<br />

Travis senza di te. Quando <strong>sei</strong> scappata ti ho<br />

cercato, ma mi sono perso e ho dovuto trovare<br />

un’altra uscita. Ho girato attorno all’edificio in<br />

cerca di quella finestra, ma dei poliziotti mi<br />

hanno costretto a tornare indietro. Mi sembrava<br />

di impazzire!» ammise passandosi la<br />

mano tra i capelli corti.<br />

Pulii le guance di Abby con i pollici, poi mi<br />

tolsi la fuliggine dalla faccia con la maglietta<br />

«Andiamocene. Tra poco questo posto sarà<br />

pieno di poliziotti.»<br />

Dopo esserci abbracciati ancora una volta,<br />

Trent si diresse alla sua macchina e noi alla<br />

Honda. Osservai Abby allacciarsi la cin<strong>tu</strong>ra e<br />

mi incupii sentendola tossire.<br />

«Forse dovrei portarti in ospedale, per farti<br />

visitare.»


611/662<br />

«Sto bene», dichiarò intrecciando le dita alle<br />

mie. Abbassò lo sguardo e vide un taglio profondo<br />

sulle mie nocche. «È per l’incontro o la<br />

finestra?»<br />

«Per la finestra», risposi guardandomi preoccupato<br />

le unghie insanguinate.<br />

<strong>Il</strong> suo sguardo si addolcì. «Mi hai salvato la<br />

vita, sai.»<br />

Aggrottai la fronte. «Non me ne sarei mai<br />

andato senza di te.»<br />

«Sapevo che saresti venuto.»<br />

Le tenni la mano per <strong>tu</strong>tto il tragitto fino a<br />

casa. Abby si fece una lunga doccia e io mi versai<br />

un bourbon con mani tremanti.<br />

Quando arrivò, si buttò stordita sul letto.<br />

«Tieni», dissi porgendole un bicchiere pieno<br />

del liquido ambrato. «Ti aiuterà a rilassarti.»<br />

«Non sono stanca.»<br />

Le avvicinai ancora il bicchiere. Poteva anche<br />

essere cresciuta fra i mafiosi di Las Vegas, ma<br />

avevamo appena visto la morte in faccia ed<br />

eravamo vivi per miracolo. «Cerca di riposare<br />

un po’, Pidge.»<br />

«Ho quasi paura di chiudere gli occhi»,<br />

ammise buttando giù il bourbon.


612/662<br />

Posai il bicchiere vuoto sul comodino e mi<br />

sedetti sul letto accanto a lei. Restammo in<br />

silenzio, cercando di digerire l’accaduto. Mi<br />

sembrava irreale.<br />

«Sono morte tante persone stasera», dissi.<br />

«Lo so.»<br />

«Fino a domani non sapremo quante.»<br />

«Io e Trent abbiamo superato un gruppo di<br />

ragazzi mentre uscivamo. Mi chiedo se ce<br />

l’abbiano fatta. Avevano un’aria così<br />

spaventata...»<br />

Le mani presero a tremarle e la confortai<br />

nell’unico modo che conoscevo:<br />

abbracciandola.<br />

Lei si rilassò e sospirò. <strong>Il</strong> suo respiro si fece<br />

regolare e affondò di più la guancia nel <strong>mio</strong><br />

petto. Per la prima volta da quando ci eravamo<br />

rimessi insieme, mi sentii totalmente sereno<br />

con lei, come se fossimo tornati al periodo precedente<br />

Las Vegas.<br />

«Travis?»<br />

Abbassai il mento e mormorai: «Che c’è,<br />

tesoro?».<br />

In quell’istante i telefoni presero a squillare.<br />

Abby rispose e nel contempo mi porse il <strong>mio</strong>.


613/662<br />

«Pronto?»<br />

«Travis? Stai bene?»<br />

«Sì. Stiamo <strong>tu</strong>tti bene.»<br />

«Sto bene, Mare. Stiamo <strong>tu</strong>tti bene», fece<br />

Abby rassicurando America.<br />

«Mamma e papà sono terrorizzati. Stiamo<br />

vedendo il telegiornale. Non gli ho detto che<br />

saresti stato lì. Cosa?» Shepley si scostò per<br />

rispondere ai genitori. «No, mamma. Sì, gli sto<br />

parlando! Sta bene! Sono a casa! Allora»,<br />

proseguì, «che diavolo è successo?»<br />

«Quelle lanterne del cazzo. Adam non voleva<br />

luci forti che attirassero l’attenzione, per non<br />

rischiare di essere arrestato. Una ha appiccato<br />

il fuoco... è stato spaventoso, Shep. Sono morte<br />

tante persone.»<br />

Lui sospirò. «Qualcuno di nostra<br />

conoscenza?»<br />

«Ancora non lo so.»<br />

«Sono felice che <strong>tu</strong> stia bene. Io... Gesù. Sono<br />

felice.»<br />

Abby raccontò i terribili momenti in cui<br />

aveva vagato al buio in cerca dell’uscita.<br />

Trasalii quando disse di aver conficcato le<br />

unghie lungo i bordi della finestra per aprirla.


614/662<br />

«Mare, non ti preoccupare. Stiamo bene»,<br />

aggiunse. «Stiamo bene», ripeté, stavolta con<br />

più enfasi. «Potrai abbracciarmi venerdì. Ti<br />

voglio bene. Divertiti.»<br />

Mi premetti il cellulare all’orecchio. «Sarà<br />

meglio che abbracci la <strong>tu</strong>a ragazza, Shep. Mi<br />

sembra sconvolta.»<br />

Lui sospirò. «Io...» Sospirò di nuovo.<br />

«Lo so, amico.»<br />

«Ti voglio bene. Sei come un fratello per<br />

me.»<br />

«Anche <strong>tu</strong>. Ci vediamo presto.»<br />

Concluse le telefonate, restammo seduti in<br />

silenzio a rimuginare. Mi appoggiai al cuscino e<br />

attirai Abby a me.<br />

«America sta bene?»<br />

«È sconvolta, ma si riprenderà.»<br />

«Sono contento che non fossero qui.»<br />

Sentivo Abby contrarre la mascella a contatto<br />

con la mia pelle e mi maledissi in segreto per<br />

averle creato altre angosce.<br />

«Anch’io», disse rabbrividendo.<br />

«Scusami, non volevo infierire. Hai dovuto<br />

sopportare molto stasera.»<br />

«Anche <strong>tu</strong> eri là, Trav.»


615/662<br />

Ripensai ai momenti in cui la cercavo al buio<br />

senza sapere se l’avrei trovata, abbattevo la<br />

porta e vedevo il suo volto.<br />

«Non mi spavento molto spesso», dissi. «Mi<br />

sono spaventato la mattina in cui mi sono svegliato<br />

e <strong>tu</strong> non c’eri. Quando mi hai lasciato<br />

dopo Las Vegas. Quando ho pensato che avrei<br />

dovuto dire a <strong>mio</strong> papà che Trent era morto in<br />

quell’edificio. Ma quando ti ho visto attraverso<br />

le fiamme nel seminterrato, ero... ero terrorizzato.<br />

Ero arrivato alla porta e mi mancavano<br />

pochi passi per uscire, ma non me ne<br />

sarei mai po<strong>tu</strong>to andare.»<br />

«Cosa? Sei impazzito?» chiese alzando di<br />

scatto la testa per guardarmi negli occhi.<br />

«Non sono mai stato così lucido in vita mia.<br />

Mi sono girato e sono venuto da te. Quando ti<br />

ho visto, niente aveva importanza. Non sapevo<br />

nemmeno se ce la saremmo cavata, volevo solo<br />

essere con te, qualsiasi sacrificio comportasse.<br />

L’unica cosa di cui ho paura è una vita senza di<br />

te, Pigeon.»<br />

Abby si allungò per baciarmi teneramente<br />

sulle labbra. Quando ci scostammo, sorrise.


616/662<br />

«Allora non hai niente da temere. Siamo uniti<br />

per sempre.»<br />

Sospirai. «Lo rifarei daccapo, sai. Non ci<br />

penserei un secondo se significasse essere qui<br />

con te ora.»<br />

Fece un profondo respiro e io le diedi un<br />

bacio sulla fronte.<br />

«Ecco», mormorai.<br />

«Cosa?»<br />

«Quel momento. Quando ti guardo<br />

dormire... la pace sul <strong>tu</strong>o volto. Eccola. Non<br />

l’ho più sentita dalla morte della mamma, ma<br />

adesso è tornata.» Sospirai di nuovo e l’attirai<br />

di più a me. «Nell’istante stesso in cui ti ho<br />

conosciuto, ho sentito che in te c’era qualcosa<br />

di cui avevo bisogno. Ma non era qualcosa. Eri<br />

<strong>tu</strong>.»<br />

Abby mi rivolse un sorriso stanco, sprofondando<br />

la faccia nel <strong>mio</strong> petto. «Siamo noi<br />

due, Trav. Niente ha senso se non siamo<br />

insieme. Lo sai?»<br />

«Ma se te lo sto dicendo da un anno!»<br />

scherzai. «È ufficiale: ragazze s<strong>tu</strong>pide, incontri,<br />

separazioni, Parker, Las Vegas... incendi


617/662<br />

persino... la nostra relazione può sopravvivere<br />

a <strong>tu</strong>tto.»<br />

Abby sollevò la testa e mi guardò. Dal suo<br />

sguardo capii che aveva in mente qualcosa. Per<br />

la prima volta non mi preoccupai di quello che<br />

avrebbe fatto perché sentivo nel <strong>mio</strong> cuore che,<br />

qualsiasi strada avesse scelto, l’avremmo percorsa<br />

insieme.<br />

«Las Vegas?» esclamò.<br />

Mi incupii. «Sì?»<br />

«Hai mai pensato di tornarci?»<br />

Sollevai incredulo le sopracciglia. «Non<br />

penso sia una buona idea per me.»<br />

«E se ci andassimo solo per una notte?»<br />

Mi guardai attorno nella stanza buia, perplesso.<br />

«Una notte?»<br />

«Sposami», disse senza esitare. Udii le<br />

parole ma impiegai un attimo a comprenderle.<br />

Sul volto mi comparve un sorriso idiota.<br />

Aveva una gran faccia tosta, ma se era quello<br />

che le serviva per dimenticare quanto avevamo<br />

appena vissuto, ero felice di assecondarla.<br />

«Quando?»


618/662<br />

Abby scrollò le spalle. «Possiamo prenotare<br />

un volo domani. Ci sono le vacanze di<br />

primavera, io non ho programmi, e <strong>tu</strong>?»<br />

«Ti prendo in parola», risposi afferrando il<br />

telefono. Lei sollevò caparbia il mento. «American<br />

Airlines», dissi s<strong>tu</strong>diando attentamente la<br />

sua reazione ma Abby non batté ciglio.<br />

«American Airlines, posso esserle utile?»<br />

«Vorrei due biglietti per Las Vegas, per<br />

favore. Domani.»<br />

L’impiegata controllò gli orari e mi chiese<br />

quanto ci saremmo fermati.<br />

«Mmm...» Indugiai, pensando che si tirasse<br />

indietro, ma non fu così. «Due giorni, andata e<br />

ritorno. Qualsiasi cosa abbiate.»<br />

Mi appoggiò il mento sul petto e sfoderò un<br />

largo sorriso, aspettando che finissi la<br />

telefonata.<br />

L’impiegata mi chiese i dati per il pagamento,<br />

perciò le indicai di prendere il portafoglio.<br />

Credevo che a quel punto sarebbe scoppiata<br />

a ridere e mi avrebbe detto di riagganciare,<br />

invece estrasse contenta la carta di<br />

credito e me la porse.


619/662<br />

Diedi i numeri della carta, guardandola dopo<br />

ogni serie. Lei si limitò ad ascoltare, divertita.<br />

Comunicai la data di scadenza e mi venne in<br />

mente che stavo pagando due biglietti che<br />

probabilmente non avremmo usato. Abby era<br />

perfettamente impassibile. «Ehm, sì, signora.<br />

Li ritiriamo al banco. Grazie.»<br />

Le passai il telefono e lei lo posò sul<br />

comodino.<br />

«Mi hai appena chiesto di sposarti», dissi,<br />

aspettandomi sempre che dicesse che era uno<br />

scherzo.<br />

«Lo so.»<br />

«Era <strong>tu</strong>tto vero, sai. Ho appena preso due<br />

biglietti per Las Vegas per domani a<br />

mezzogiorno. <strong>Il</strong> che significa che domani sera ci<br />

sposiamo.»<br />

«Grazie.»<br />

Socchiusi gli occhi. «Quando tornerai a<br />

lezione, lunedì, sarai la signora Maddox.»<br />

«Oh», esclamò guardandosi attorno.<br />

«Ripensamenti?» feci inarcando un<br />

sopracciglio.<br />

«La prossima settimana avrò un bel po’ di<br />

documenti da sbrigare.»


620/662<br />

Annuii, cautamente fiducioso. «Domani mi<br />

sposerai?»<br />

Lei sorrise. «Uh-uh.»<br />

«Parli sul serio?»<br />

«Sì.»<br />

«Ti amo così tanto!» Le presi il viso tra le<br />

mani e le stampai un bacio sulle labbra. «Ti<br />

amo così tanto, Pigeon», ripetei baciandola con<br />

tanta foga che non riuscì a ricambiarmi.<br />

«Ricordatelo tra cinquant’anni quando ti<br />

straccerò ancora a poker», rispose<br />

ridacchiando.<br />

«Se significa sessanta o settant’anni con te,<br />

piccola... ti autorizzo a fare del <strong>tu</strong>o peggio.»<br />

Inarcò un sopracciglio. «Te ne pentirai.»<br />

«Scommetto di no.»<br />

<strong>Il</strong> sorriso lasciò allora il posto alla determinazione<br />

che le avevo visto sul volto quando<br />

aveva bat<strong>tu</strong>to i vecchi professionisti del poker a<br />

Las Vegas. «Sei tanto sicuro da scommettere<br />

quella bella moto che hai là fuori?»<br />

«Scommetterei <strong>tu</strong>tto quello che ho. Non<br />

rimpiango un solo secondo trascorso con te,<br />

Pidge, né mai lo farò.»


621/662<br />

Allungò la mano e io gliela strinsi, poi la portai<br />

alle labbra e gliela baciai con dolcezza.<br />

«Abby Maddox...» dissi, incapace di smettere<br />

di sorridere.<br />

Mi strinse forte. «Travis e Abby Maddox.<br />

Suona bene.»<br />

«E l’anello?» feci <strong>tu</strong>rbato.<br />

«Ci penseremo dopo. In fondo, è stata una<br />

sorpresa.»<br />

«Uhm...» M’interruppi, ricordandomi della<br />

scatoletta nel cassetto. Mi chiesi se darglielo<br />

fosse una buona idea. Poche settimane prima,<br />

forse anche pochi giorni prima, si sarebbe<br />

spaventata, ma ormai <strong>tu</strong>tto ciò era alle spalle, o<br />

almeno lo speravo.<br />

«Che c’è?»<br />

«Non spaventarti», dissi. «Ma mi sono già...<br />

occupato di questo aspetto.»<br />

«Quale aspetto?»<br />

Fissai il soffitto e sospirai, comprendendo<br />

troppo tardi l’errore. «Ti spaventerai.»<br />

«Travis...»<br />

Mi allungai verso il cassetto e vi tastai dentro<br />

per un istante.


622/662<br />

Abby si incupì e con un soffio si scostò i<br />

capelli umidi dagli occhi. «Cosa? Hai comprato<br />

i preservativi?»<br />

Scoppiai a ridere. «No, Pidge», risposi<br />

frugando sul fondo. Alla fine sentii un oggetto<br />

familiare. Lo presi e s<strong>tu</strong>diai l’espressione di<br />

Abby.<br />

Abbassò lo sguardo quando mi misi quel rettangolino<br />

di velluto sul petto e appoggiò la testa<br />

sul <strong>mio</strong> braccio.<br />

«Cos’è?» chiese.<br />

«Che cosa ti sembra?»<br />

«D’accordo. Lascia che riformuli la<br />

domanda: quando lo hai preso?»<br />

Inspirai. «Un po’ di tempo fa.»<br />

«Trav...»<br />

«L’ho visto un giorno per caso e ho capito<br />

che era destinato a un posto solo... al <strong>tu</strong>o<br />

meraviglioso dito.»<br />

«Un giorno quando?»<br />

«Ha importanza?»<br />

«Posso vederlo?» Sorrise con uno sguardo<br />

radioso.<br />

La sua reazione inaspettata mi suscitò un<br />

altro sorriso. «Aprila.»


623/662<br />

Abby sfiorò la scatoletta con il dito, afferrò la<br />

chiusura dorata con entrambe le mani e aprì<br />

lentamente il coperchio. Sgranò gli occhi e la<br />

richiuse di scatto.<br />

«Travis!» gemette.<br />

«Sapevo che ti saresti spaventata!» dissi<br />

mettendomi a sedere e posando le mani sulle<br />

sue.<br />

«Tu <strong>sei</strong> pazzo!» esclamò chiudendo gli occhi.<br />

«Lo so. So cosa stai pensando, ma dovevo<br />

farlo. Era quello giusto. E avevo ragione! Non<br />

ne ho più visti di tanto perfetti!» Trasalii dentro<br />

di me, sperando che non riflettesse sul fatto<br />

che avevo appena ammesso di aver guardato<br />

spesso gli anelli nei negozi.<br />

Abby riaprì gli occhi e allontanò a poco a<br />

poco le mani. Aprì la scatola ed estrasse l’anello<br />

dalla minuscola scanala<strong>tu</strong>ra.<br />

«È... <strong>mio</strong> Dio... s<strong>tu</strong>pendo», mormorò mentre<br />

le prendevo la mano sinistra.<br />

«Posso mettertelo?» chiesi sbirciandola.<br />

Quando annuì, le infilai l’anello e lo strinsi per<br />

un istante prima di lasciare la presa. «Adesso sì<br />

che è s<strong>tu</strong>pendo.»


624/662<br />

Fissammo entrambi la sua mano. Era<br />

proprio fatto per lei.<br />

«Avresti po<strong>tu</strong>to dare un anticipo per un’auto,<br />

con quei soldi», disse con un filo di voce, quasi<br />

si sentisse indotta a mormorare davanti<br />

all’anello.<br />

Le sfiorai l’anulare con le labbra, baciandole<br />

la nocca. «Ho immaginato un’infinità di volte<br />

come ti sarebbe stato al dito. E adesso che è<br />

lì...»<br />

«Che c’è?» Sorrise sperando che terminassi<br />

la frase.<br />

«Credevo che avrei dovuto faticare almeno<br />

cinque anni prima di sentirmi così.»<br />

«Lo desideravo quanto te. È solo che, da<br />

brava giocatrice di poker, non l’ho mai dato a<br />

vedere», disse baciandomi.<br />

Avevo una voglia matta di spogliarla lasciandole<br />

addosso solo l’anello, ma mi stesi di nuovo<br />

sul cuscino per permetterle di accoccolarsi<br />

vicino a me. Se c’era un modo di sviare i pensieri<br />

dall’orrore di quella sera, lo avevamo<br />

trovato.


28.<br />

I SIGNORI MADDOX<br />

Abby era sul marciapiede e mi stringeva le<br />

uniche due dita libere. Con le altre reggevo le<br />

borse o cercavo di far segno ad America.<br />

Due giorni prima eravamo andati in aeroporto<br />

con la sua Honda e Shepley aveva dovuto<br />

accompagnarla fin lì perché la recuperasse.<br />

America aveva insistito per venirci a prendere<br />

di persona, ed era chiaro perché. Quando<br />

accostò, guardò davanti a sé e non scese nemmeno<br />

ad aiutarci con i bagagli.<br />

Abby raggiunse zoppicando il sedile e salì,<br />

prestando attenzione al fianco su cui si era<br />

appena fatta ta<strong>tu</strong>are il <strong>mio</strong> nome. Gettai le<br />

borse nel bagagliaio e tirai la maniglia posteriore.<br />

«Uh...» feci tirandola di nuovo. «Apri la<br />

portiera, Mare.»<br />

Lei accelerò leggermente e Abby s’irrigidì.<br />

«Fermati, Mare.»


626/662<br />

America inchiodò e sollevò le sopracciglia.<br />

«Per poco la mia migliore amica non viene<br />

uccisa in uno dei <strong>tu</strong>oi s<strong>tu</strong>pidi incontri e poi la<br />

porti a Las Vegas e la sposi quando sono fuori<br />

città, così non solo non posso farle da damigella<br />

d’onore, ma neanche essere presente!»<br />

Tirai di nuovo la maniglia. «Dai, Mare, vorrei<br />

poter dire che mi dispiace, ma ho sposato<br />

l’amore della mia vita.»<br />

«L’amore della <strong>tu</strong>a vita è la Harley!» replicò<br />

lei fremente di rabbia e accelerò di nuovo.<br />

«Non più!» risposi implorante.<br />

«America Mason...» disse Abby cercando di<br />

assumere un tono minaccioso. Mare <strong>tu</strong>ttavia la<br />

incenerì con lo sguardo e la indusse a rannicchiarsi<br />

contro la portiera. Le macchine alle<br />

nostre spalle suonavano, ma lei era troppo<br />

infuriata per prestarvi attenzione.<br />

«D’accordo!» esclamai sollevando una mano.<br />

«D’accordo, che ne dici se uh... se quest’estate<br />

ripetiamo la cerimonia? L’abito, gli invitati, i<br />

fiori e quant’altro? Le darai una mano a<br />

organizzarla. Starai al suo fianco, penserai<br />

all’addio al nubilato e a <strong>tu</strong>tto il resto.»


627/662<br />

«Non è lo stesso!» obiettò ma con tono più<br />

calmo. «Però è già qualcosa.» Si allungò dietro<br />

di sé e aprì la sicura.<br />

Tirai con forza la maniglia e m’infilai sul<br />

sedile, attento a non aprire più bocca fino a<br />

casa.<br />

Quando entrammo nel parcheggio,<br />

trovammo Shepley intento a pulire la Charger.<br />

«Ehi!» Sorrise e abbracciò prima me, poi Abby.<br />

«Congra<strong>tu</strong>lazioni!»<br />

«Grazie», rispose Abby, ancora a disagio per<br />

lo sfogo di America.<br />

«È un bene che stessimo già considerando<br />

l’idea di trovarci un appartamento nostro.»<br />

«Ma guarda», osservò Abby piegando il capo<br />

in direzione dell’amica. «Sembra proprio che<br />

non siamo gli unici che agiscono di testa<br />

propria.»<br />

«Ve ne avremmo parlato», rispose lei sulle<br />

difensive.<br />

«Non c’è fretta», dissi. «Ma sarei contento se<br />

oggi mi aiutaste a portare qui il resto delle cose<br />

di Abby.»<br />

«Sì, certo. Brazil è tornato. Gli dirò che ci<br />

serve il suo furgone.»


628/662<br />

Lo sguardo di Abby guizzò dall’uno all’altro.<br />

«Glielo diciamo?»<br />

America non riuscì a frenare un sorriso<br />

compiaciuto. «Sarà difficile nasconderlo con<br />

quella pietra grande come una casa che hai al<br />

dito.»<br />

Mi accigliai. «Non vuoi che si sappia?»<br />

«Be’, non è questo. Ma siamo scappati,<br />

tesoro, gli altri non capiranno.»<br />

«Adesso <strong>sei</strong> la signora Maddox, gli altri possono<br />

andare a farsi fottere.»<br />

Abby mi sorrise e guardò l’anello. «Direi<br />

proprio di sì, ed è bene che sia una degna componente<br />

della famiglia.»<br />

«Oh, cazzo», esclamai. «Dobbiamo dirlo a<br />

papà.»<br />

Lei sbiancò. «Dobbiamo proprio?»<br />

America scoppiò a ridere. «Pretendi molto da<br />

lei. Piccoli passi, Trav. Gesù!»<br />

La guardai beffardo, ancora irritato perché<br />

non mi aveva fatto salire in macchina in<br />

aeroporto.<br />

Abby aspettava una risposta.


629/662<br />

Scrollai le spalle. «Non dobbiamo farlo oggi,<br />

ma a breve sì, d’accordo? Non voglio che lo<br />

venga a sapere da qualcun altro.»<br />

Lei annuì. «Capisco. Prendiamoci soltanto<br />

questo fine settimana per goderci la luna di<br />

miele senza che nessuno lo sappia.»<br />

Sorrisi ed estrassi i bagagli dalla macchina.<br />

«Affare fatto, tranne per una cosa.»<br />

«Cioè?»<br />

«Possiamo impiegarli a cercare un’auto?<br />

Sono piuttosto sicuro di averti fatto una<br />

promessa.»<br />

«Davvero?» Sorrise.<br />

«Scegli un colore, piccola.»<br />

Abby mi saltò di nuovo addosso, cingendomi<br />

con le braccia e le gambe e coprendomi il viso<br />

di baci.<br />

«Smettetela», esclamò America.<br />

Abby si scostò e lei la prese per il polso.<br />

«Andiamo dentro. Voglio vedere il ta<strong>tu</strong>aggio!»<br />

Corsero su per le scale, lasciando i bagagli a<br />

me e a Shepley. Lo aiutai a trasportare le borse<br />

pesanti di Mare, oltre a prendere le nostre.<br />

Trascinammo <strong>tu</strong>tto su per le scale, grati che<br />

ci avessero lasciato la porta aperta.


630/662<br />

Abby era stesa sul divano con i jeans abbassati<br />

e America stava osservando le sottili linee<br />

nere incise sulla sua pelle.<br />

Guardò Shepley, sudato e rosso in faccia.<br />

«Sono contenta che non siamo altrettanto<br />

pazzi, tesoro.»<br />

«Anch’io», rispose. «Spero le volessi qui,<br />

perché non le riporto in macchina.»<br />

«Sì, grazie.» Sorrise dolcemente e tornò a fissare<br />

il ta<strong>tu</strong>aggio.<br />

Shepley scomparve sbuffando in camera e<br />

rispuntò con due bottiglie di vino.<br />

«Cos’è?» chiese Abby.<br />

«<strong>Il</strong> nostro benvenuto», rispose con un largo<br />

sorriso.<br />

Abby entrò cauta nel parcheggio, controllando<br />

attentamente i due lati. <strong>Il</strong> giorno prima<br />

aveva scelto una Toyota Camry argento e le<br />

poche volte che riuscivo a convincerla a guidarla<br />

lo faceva come se avesse avuto in prestito<br />

una Lamborghini.<br />

Dopo essersi fermata due volte, mise infine il<br />

cambio nella posizione PARK e spense il<br />

motore.


631/662<br />

«Dovremmo procurarci il permesso di<br />

sosta», osservò controllando di nuovo lo spazio<br />

ai lati.<br />

«Sì, Pidge, ci penserò io», dissi per la quarta<br />

volta.<br />

Mi chiesi se non sarebbe stato meglio<br />

aspettare un’altra settimana prima di aggiungere<br />

anche quello stress. Sapevamo che a<br />

fine giornata si sarebbe sparsa la voce del nostro<br />

matrimonio, infarcita di dettagli scandalistici<br />

inventati di sana pianta. Abby indossava<br />

appositamente jeans e felpe aderenti per fugare<br />

gli inevitabili dubbi su una gravidanza. Ci<br />

eravamo sì sposati all’improvviso, ma i figli<br />

erano <strong>tu</strong>tt’altra questione ed eravamo contenti<br />

di aspettare.<br />

Quando andammo a lezione, dal cielo grigio<br />

caddero alcune gocce di pioggia. Mi misi il cappellino<br />

rosso da baseball e Abby aprì<br />

l’ombrello. Passando, fissammo Keaton Hall, il<br />

nastro giallo e i mattoni anneriti sopra le<br />

finestre. Abby si aggrappò al <strong>mio</strong> giubbotto e io<br />

la strinsi cercando di non pensare a quanto era<br />

accaduto.


632/662<br />

Shepley aveva sentito che Adam era stato<br />

arrestato. Non avevo detto niente a Abby,<br />

temendo di fare la stessa fine e di crearle ansie<br />

inutili.<br />

Una parte di me sperava che la notizia<br />

dell’incendio distogliesse l’attenzione<br />

dall’anello che portava, ma in cuor <strong>mio</strong> sapevo<br />

che il nostro matrimonio sarebbe stato un<br />

argomento più che gradito per sviare la mente<br />

dalla perdita atroce dei nostri compagni.<br />

Come previsto, quando arrivammo in mensa<br />

i miei amici e i giocatori di football si congra<strong>tu</strong>larono<br />

con noi per il matrimonio e l’arrivo del<br />

bambino.<br />

«Non sono incinta», disse Abby scuotendo la<br />

testa.<br />

«Ma... siete sposati, vero?» chiese dubbiosa<br />

Lexi.<br />

«Sì», rispose semplicemente Abby.<br />

Lei inarcò un sopracciglio. «Scopriremo<br />

presto la verità.»<br />

«Vattene, Lexi», dissi con un cenno del capo.<br />

Lei mi ignorò. «Immagino abbiate saputo<br />

dell’incendio.»


633/662<br />

«Qualcosa», rispose Abby palesemente a<br />

disagio.<br />

«Ho sentito che gli s<strong>tu</strong>denti avevano<br />

organizzato una festa là sotto e che ci erano<br />

andati spesso quest’anno.»<br />

«Davvero?» feci. Notai con la coda<br />

dell’occhio che Abby mi stava guardando, ma<br />

cercai di non apparire troppo sollevato. Se era<br />

così, forse me la sarei cavata.<br />

Per <strong>tu</strong>tta la giornata fummo oggetto di<br />

sguardi e congra<strong>tu</strong>lazioni. Per la prima volta fra<br />

una lezione e l’altra le ragazze non mi fermavano<br />

per chiedermi se avessi programmi per<br />

il fine settimana. Si limitavano a guardarmi,<br />

non sapendo se fosse oppor<strong>tu</strong>no avvicinarsi a<br />

un uomo sposato, e devo dire che la cosa mi<br />

piaceva.<br />

La mia giornata stava andando piuttosto<br />

bene e mi chiesi se fosse così anche per lei.<br />

Persino l’insegnante di psicologia mi fece un<br />

lieve sorriso e un cenno quando mi sentì confermare<br />

la notizia.<br />

Dopo lezione ci incontrammo alla macchina<br />

e gettammo gli zaini sul sedile posteriore. «È<br />

stato terribile come pensavi?»


634/662<br />

«Sì», sussurrò.<br />

«Allora immagino non sia il giorno giusto<br />

per dare la notizia a papà, eh?»<br />

«No, ma sarà meglio farlo. Hai ragione. Non<br />

voglio che venga a saperlo da qualcun altro.»<br />

La sua risposta mi colse di sorpresa, <strong>tu</strong>ttavia<br />

non obiettai. Abby voleva che guidassi io ma mi<br />

rifiutai, insistendo perché facesse un po’ di<br />

pratica.<br />

Non impiegammo molto ad arrivare da <strong>mio</strong><br />

padre, più comunque che se avessi guidato io.<br />

Abby rispettava alla lettera il codice della<br />

strada, soprat<strong>tu</strong>tto perché temeva di essere fermata<br />

e di mostrare per sbaglio al poliziotto il<br />

documento falso.<br />

La nostra cittadina sembrava diversa mentre<br />

sfilava al di là dei finestrini, o forse ero io a<br />

essere cambiato. Non sapevo se il fatto di<br />

essere sposato mi rendesse più sereno o se<br />

avessi infine trovato un <strong>mio</strong> equilibrio. Non<br />

dovevo più mettermi alla prova perché l’unica<br />

persona che mi accettava totalmente, la mia<br />

migliore amica, faceva ormai parte della mia<br />

vita.


635/662<br />

Mi sembrava di aver portato a termine un<br />

compito, superato un ostacolo. Pensai a mia<br />

madre e alle parole che mi aveva detto tanto<br />

tempo prima. Fu allora che capii: mi aveva chiesto<br />

non di sistemarmi, ma di combattere per<br />

la persona che amavo, e per la prima volta<br />

avevo fatto quello che qualcuno si aspettava da<br />

me. Ero stato all’altezza delle sue aspettative.<br />

Feci un respiro profondo, liberatorio e le<br />

posai una mano sul ginocchio.<br />

«Perché?» chiese.<br />

«Perché cosa?»<br />

«L’espressione sulla <strong>tu</strong>a faccia.»<br />

Guardava, incuriosita, ora me ora la strada.<br />

Supposi fosse un’espressione nuova, ma non<br />

avevo parole per descriverla.<br />

«Sono soltanto felice, tesoro.»<br />

Lei fece un mezzo mormorio e una mezza<br />

risata. «Anch’io.»<br />

A dire il vero, ero un po’ nervoso all’idea di<br />

raccontare a papà nella nostra movimentata<br />

fuga a Las Vegas, ma non perché si sarebbe<br />

infuriato. Pur non sapendo il motivo, mi sentivo<br />

sempre più teso via via che ci avvicinavamo<br />

a casa sua.


636/662<br />

Abby imboccò il vialetto di ghiaia e si fermò<br />

accanto all’abitazione.<br />

«Cosa pensi che dirà?» domandò.<br />

«Non lo so, ma sarà contento, ne sono<br />

certo.»<br />

«Credi?» fece prendendomi per mano.<br />

Le strinsi le dita. «Sì.»<br />

Papà uscì prima che mettessimo piede sul<br />

portico.<br />

«Be’, salve ragazzi», esclamò. Sorrise e i suoi<br />

occhi si ridussero a due fessure. «Non capivo<br />

chi fosse arrivato. Hai la macchina nuova,<br />

Abby? Bella!»<br />

«Salve, Jim», disse lei. «L’ha presa Travis.»<br />

«È nostra», dissi togliendomi il cappellino.<br />

«Abbiamo pensato di fare un salto a trovarti.»<br />

«Sono contento... proprio contento. Tra poco<br />

pioverà, credo.»<br />

«Sì», convenni, troppo agitato per riuscire a<br />

conversare del più e del meno. Ma quello che<br />

ritenevo fosse nervosismo era in realtà<br />

eccitazione all’idea di comunicargli la notizia.<br />

Lui capì che c’era qualcosa di strano. «Avete<br />

passato bene le vacanze?»


637/662<br />

«Sono state... interessanti», rispose Abby<br />

appoggiandosi a me.<br />

«Oh?»<br />

«Abbiamo fatto un viaggio, papà. Abbiamo<br />

fatto una scappata a Las Vegas per un paio di<br />

giorni e abbiamo deciso di... ehm... abbiamo<br />

deciso di sposarci.»<br />

Papà rimase zitto per qualche istante e poi<br />

scrutò la mano sinistra di Abby. Quando trovò<br />

la conferma di ciò che cercava, guardò prima<br />

lei, poi me.<br />

«Papà?» esclamai, sorpreso dall’aria confusa<br />

che aveva sul volto.<br />

<strong>Il</strong> suo sguardo si appannò lievemente e poi<br />

piegò la bocca in un sorriso. Allargò le braccia e<br />

ci abbracciò <strong>tu</strong>tti e due contemporaneamente.<br />

Abby mi guardò sorridendo e io ammiccai.<br />

«Mi chiedo cosa direbbe la mamma se fosse<br />

qui», affermai.<br />

Papà si scostò con gli occhi pieni di lacrime<br />

di gioia. «Direbbe che hai fatto bene, figliolo.»<br />

Guardò Abby. «A te direbbe grazie per avergli<br />

resti<strong>tu</strong>ito quello che aveva perso quando è<br />

morta.»


638/662<br />

«Non saprei», disse Abby asciugandosi gli<br />

occhi, chiaramente commossa dalle parole di<br />

papà.<br />

Ci abbracciò di nuovo ridendo. «Vuoi<br />

scommettere?»


EPILOGO<br />

L’acqua della strada colava sulle pareti. Le<br />

gocce formavano pozze sempre più grandi,<br />

quasi piangessero per quel bastardo che<br />

giaceva nel centro del seminterrato, in mezzo al<br />

suo stesso sangue.<br />

Lo guardai con il respiro affannoso, ma solo<br />

per un istante. Tenevo entrambe le Glock puntate<br />

in direzioni diverse, contro gli uomini di<br />

Benny, in attesa che arrivasse il resto della<br />

squadra. L’auricolare che avevo all’orecchio<br />

ronzò. «Saremo lì tra dieci secondi, Maddox.<br />

Ottimo lavoro.» Henry Givens, il comandante<br />

della squadra, aveva parlato con calma sapendo<br />

che con la morte di Benny era <strong>tu</strong>tto finito.<br />

Una decina di uomini vestiti di nero e armati<br />

di fucili automatici fecero irruzione nel locale e<br />

io abbassai le armi. «Sono solo dei tirapiedi,<br />

portateli via.»<br />

Dopo aver rimesso le pistole nelle fondine,<br />

mi tolsi il nastro residuo dai polsi e arrancai su


640/662<br />

per le scale. Thomas mi aspettava in cima con<br />

l’impermeabile cachi e i capelli fradici di<br />

pioggia.<br />

«Hai fatto quello che dovevi», disse seguendomi<br />

alla macchina. «Stai bene?» chiese avvicinando<br />

la mano al taglio che avevo sul<br />

sopracciglio.<br />

Ero rimasto seduto su quella sedia di legno<br />

per due ore a farmi pestare, mentre Benny mi<br />

interrogava. Quel mattino mi avevano scoperto<br />

– faceva <strong>tu</strong>tto parte del piano, na<strong>tu</strong>ralmente –<br />

ma lui sarebbe dovuto finire arrestato, non<br />

ucciso.<br />

Contrassi la mascella. Ero diventato molto<br />

più abile a controllare gli sbalzi d’umore e la<br />

voglia di picchiare a sangue chiunque<br />

scatenasse la mia rabbia, ma quando Benny<br />

aveva nominato Abby <strong>tu</strong>tto l’addestramento era<br />

stato vanificato in pochi secondi.<br />

«Devo andare a casa, Tommy. Manco da settimane<br />

ed è il nostro anniversario... o quello<br />

che ne resta.»<br />

Spalancai la portiera, ma lui mi afferrò per il<br />

polso. «Prima c’è il debriefing. Hai dedicato<br />

anni a questo caso.»


641/662<br />

«Sprecati. Li ho sprecati.»<br />

Thomas sospirò. «Non vorrai portarti dietro<br />

<strong>tu</strong>tto questo?»<br />

Sospirai anch’io. «No, ma devo andare,<br />

gliel’ho promesso.»<br />

«La chiamerò, le spiegherò.»<br />

«Mentiresti.»<br />

«È quello che facciamo.»<br />

La verità era sempre sgradevole, Thomas<br />

aveva ragione. Mi aveva praticamente allevato,<br />

ma lo avevo conosciuto davvero solo quando<br />

ero stato reclutato dall’FBI. Pensavo fosse<br />

andato al college a imparare le strategie pubblicitarie,<br />

e in seguito ci aveva raccontato di<br />

essere diventato dirigente in quel campo in<br />

California. Viveva lontano e gli era facile<br />

mantenere la coper<strong>tu</strong>ra.<br />

Col senno di poi, avevo capito perché per una<br />

volta aveva deciso di tornare a casa senza che ci<br />

fosse un motivo particolare: era la sera in cui<br />

aveva conosciuto Abby. A quel tempo aveva<br />

appena avviato le indagini su Benny e sulle sue<br />

molteplici attività illegali, e per un caso for<strong>tu</strong>nato<br />

il suo fratellino si era innamorato della<br />

figlia di un uomo a cui questi prestava soldi.


642/662<br />

Quando eravamo rimasti invischiati nei suoi<br />

affari, era stato doppiamente contento.<br />

Dopo la laurea in legge, mi era sembrato<br />

logico che l’FBI mi avesse contattato. Non mi<br />

rendevo conto di essere un privilegiato né<br />

immaginavo che ricevessero migliaia di<br />

domande l’anno e che di solito non reclutavano<br />

neolaureati. Ero l’agente sotto coper<strong>tu</strong>ra ideale<br />

perché avevo già contatti con Benny.<br />

Grazie ad anni di addestramento e a parecchio<br />

tempo trascorso lontano da casa, Benny<br />

era finito steso in quello scantinato, a fissare<br />

con gli occhi vitrei il soffitto, il busto crivellato<br />

di colpi della mia Glock.<br />

Mi accesi una sigaretta. «Chiama Sarah in<br />

ufficio. Dille di prenotarmi un posto sul<br />

prossimo volo. Voglio essere a casa prima di<br />

mezzanotte.»<br />

«Ha minacciato la <strong>tu</strong>a famiglia, Travis. Sappiamo<br />

<strong>tu</strong>tti di che cosa fosse capace Benny.<br />

Nessuno ti biasima.»<br />

«Sapeva di essere braccato, Tommy. Non<br />

aveva dove andare. Mi ha attirato in una trappola<br />

e ho abboccato.»


643/662<br />

«Forse. Ma descrivere in dettaglio la tor<strong>tu</strong>ra<br />

e la morte di <strong>tu</strong>a moglie non è stato furbo.<br />

Doveva sapere che non sarebbe mai riuscito a<br />

spaventarti.»<br />

«Sì», ammisi a denti stretti, ricordando<br />

l’efficace descrizione del piano di rapire e scorticare<br />

viva Abby. «Scommetto che ora si rimprovererà<br />

di essere stato un oratore così abile.»<br />

«E c’è sempre Mick. È il prossimo della<br />

lista.»<br />

«Te l’ho detto, Tommy. In quel caso posso<br />

fare da consulente. Non è oppor<strong>tu</strong>no che<br />

partecipi.»<br />

Lui si limitò a sorridere, intenzionato ad<br />

affrontare il discorso in un altro momento.<br />

M’infilai sul sedile posteriore dell’auto che<br />

mi stava aspettando per portarmi in aeroporto.<br />

Quando chiusi la portiera e l’autista partì, composi<br />

il numero di Abby.<br />

«Ciao, tesoro», disse lei con voce<br />

cantilenante.<br />

Feci un respiro profondo, liberatorio. La sua<br />

voce era l’unico debriefing che mi serviva.<br />

«Buon anniversario, Pigeon. Sto tornando a<br />

casa.»


644/662<br />

«Davvero?» chiese con un tono molto più<br />

squillante. «È il più bel regalo che potessi<br />

avere.»<br />

«Come va?»<br />

«Siamo da papà. James ha appena vinto<br />

un’altra mano di poker. Inizio a<br />

preoccuparmi.»<br />

«È <strong>tu</strong>o figlio, Pidge. Ti s<strong>tu</strong>pisce che sia bravo<br />

a carte?»<br />

«Mi ha bat<strong>tu</strong>to, Trav. È proprio bravo.»<br />

Tacqui. «Ti ha bat<strong>tu</strong>to?»<br />

«Sì.»<br />

«Pensavo avessi stabilito una regola.»<br />

«Lo so», sospirò. «Lo so. Non gioco più, ma<br />

aveva avuto una giornataccia ed è stato un<br />

buon modo per indurlo a parlare.»<br />

«Cos’è successo?»<br />

«Un ragazzino a scuola ha fatto commenti su<br />

di me oggi.»<br />

«Non è la prima volta che un ragazzino fa<br />

avance all’insegnante sexy di matematica.»<br />

«No, ma credo che sia stato particolarmente<br />

pesante. Jay gli ha detto di stare zitto e se le<br />

sono date.»<br />

«Gli ha fatto il culo?»


645/662<br />

«Travis!»<br />

Scoppiai a ridere. «Chiedevo solo!»<br />

«Li ho visti dall’aula. Jessica è arrivata prima<br />

di me. Penso abbia... umiliato il fratello...<br />

almeno un po’, senza volerlo.»<br />

Con i suoi grandi occhi castani, i capelli scuri<br />

e un’indole irascibile, Jessica era la mia copia<br />

in minia<strong>tu</strong>ra. Aveva lo stesso caratteraccio e<br />

non perdeva tempo con le parole. <strong>Il</strong> primo<br />

pugno lo aveva tirato all’asilo per difendere il<br />

fratello gemello, James, da una povera e ignara<br />

bambina che lo prendeva in giro. Avevamo<br />

provato a spiegarle che probabilmente aveva<br />

una cotta per lui, ma Jessie non aveva voluto<br />

sentire ragione. Per quanto James la supplicasse<br />

di lasciare che si difendesse da solo, era<br />

ferocemente protettiva, pur essendo nata otto<br />

minuti dopo di lui.<br />

Sbuffai. «Fammici parlare.»<br />

«Jess! C’è papà al telefono!»<br />

Dall’altra parte sentii una vocina dolce. Mi<br />

sconcertava che fosse selvaggia come me e<br />

avesse nel contempo una voce e un aspetto<br />

angelici.<br />

«Ciao, papà!»


646/662<br />

«Tesoro... ti <strong>sei</strong> cacciata nei guai oggi?»<br />

«Non è stata colpa mia, papà.»<br />

«Non lo è mai.»<br />

«Jay perdeva sangue. Lo avevano bloccato a<br />

terra.»<br />

Sentii la rabbia crescermi nel petto, ma era<br />

più importante dare ai miei figli la giusta educazione.<br />

«Che cosa ha detto il nonno?»<br />

«Ha detto: “Era ora che qualcuno mettesse a<br />

posto Steven Matese”.»<br />

Fui contento che non potesse vedermi sorridere<br />

di fronte alla sua perfetta imitazione di<br />

Jim Maddox.<br />

«Non ti rimprovero perché vuoi difendere<br />

<strong>tu</strong>o fratello, Jess, ma devi lasciare che combatta<br />

alcune battaglie da solo.»<br />

«Certo, ma non quando è a terra.»<br />

Soffocai un’altra risata. «Passami la mamma.<br />

Sarò a casa tra qualche ora. Ti voglio tantissimo<br />

bene.»<br />

«Anch’io, papà!»<br />

Sentii qualche stridio quando il telefono<br />

passò da Jessica a Abby, poi udii di nuovo la<br />

voce serena di mia moglie.


647/662<br />

«Non è servito a niente, vero?» chiese, conoscendo<br />

già la risposta.<br />

«Probabilmente no. Aveva validi argomenti.»<br />

«Come sempre.»<br />

«È vero. Senti, stiamo arrivando in aeroporto.<br />

Ci vediamo tra poco. Ti amo.»<br />

Quando l’autista si fermò al terminal, presi<br />

in fretta la borsa dal bagagliaio. Sarah, l’assistente<br />

di Thomas, aveva mandato un’e-mail con<br />

il <strong>mio</strong> itinerario e l’aereo sarebbe partito di lì a<br />

mezz’ora. Feci di corsa il check-in e i controlli<br />

di sicurezza e arrivai al cancello mentre stavano<br />

chiamando il primo gruppo.<br />

<strong>Il</strong> viaggio verso casa sembrò eterno. Ne<br />

impiegai una parte per rinfrescarmi e cambiarmi<br />

nella toilette, il che era sempre<br />

un’impresa, eppure il tempo restante sembrò<br />

non scorrere mai.<br />

Sapere che la mia famiglia mi stava aspettando<br />

era una tor<strong>tu</strong>ra, e il fatto che fosse<br />

l’undicesimo anniversario di matrimonio peggiorava<br />

le cose. Volevo stringere mia moglie tra<br />

le braccia: era l’unica cosa che desideravo da<br />

sempre. Ero innamorato di lei come il primo<br />

anno.


648/662<br />

Ogni anniversario era una vittoria, un vaffanculo<br />

a <strong>tu</strong>tti quelli che credevano non sarebbe<br />

durato. Abby mi aveva domato, con il matrimonio<br />

avevo trovato la pace, e quand’ero diventato<br />

padre avevo cambiato radicalmente visione<br />

della vita.<br />

Mi guardai il polso. <strong>Il</strong> soprannome di Abby<br />

era ancora là, e saperlo mi faceva sentire<br />

meglio.<br />

L’aereo atterrò e dovetti controllarmi per<br />

non attraversare di corsa il terminal. Raggiunta<br />

la macchina, <strong>tu</strong>ttavia, la pazienza finì. Per la<br />

prima volta dopo tanti anni passai con il rosso<br />

e feci lo slalom nel traffico. A dire il vero, fu<br />

divertente e mi ricordò i tempi del college.<br />

Imboccai il vialetto di casa e spensi i fari.<br />

Quando mi avvicinai, la lampada del portico si<br />

accese.<br />

Abby venne ad aprire. I capelli color caramello<br />

le arrivavano alle spalle e i suoi grandi<br />

occhi grigi, seppur un po’ stanchi, esprimevano<br />

il grande sollievo che provava nel rivedermi. La<br />

presi tra le braccia cercando di non stringerla<br />

troppo.


649/662<br />

«Oddio», sospirai sprofondando la faccia nei<br />

suoi capelli. «Mi <strong>sei</strong> mancata così tanto!»<br />

Abby si scostò e mi sfiorò il taglio sulla<br />

fronte. «Sei caduto?»<br />

«È stata una giornata dura. Avrò sbat<strong>tu</strong>to<br />

contro la portiera andando in aeroporto.»<br />

Mi attirò di nuovo a sé e mi affondò le dita<br />

nella schiena. «Sono così contenta che <strong>tu</strong> sia a<br />

casa. I bambini sono a letto, ma si rifiutano di<br />

dormire se non gli rimbocchi le coperte.»<br />

Assentii, poi mi chinai e le toccai il ventre<br />

rotondo. «E <strong>tu</strong>?» domandai al <strong>mio</strong> terzo figlio.<br />

Le baciai l’ombelico e mi rialzai.<br />

Lei si sfregò l’addome. «È ancora in<br />

preparazione.»<br />

«Bene.» Presi una scatoletta dalla borsa e<br />

gliela porsi. «Undici anni fa eravamo a Las<br />

Vegas. Resta sempre il giorno più bello della<br />

mia vita.»<br />

Prese la scatola e mi tirò per mano nell’atrio.<br />

Sentii odore di detersivo, di candele e di<br />

bambini. Era l’odore di casa.<br />

«Anch’io ho una cosa per te.»<br />

«Ah sì?»


650/662<br />

«Sì.» Sorrise. Mi lasciò per un attimo scomparendo<br />

nello s<strong>tu</strong>dio e tornò con una busta di<br />

carta grezza. «Aprila.»<br />

«Mi hai preso la posta? La migliore moglie<br />

del mondo», scherzai.<br />

Lei si limitò a sorridere.<br />

La aprii ed estrassi il sottile fascio di carte.<br />

Date, ore, transazioni, persino e-mail. Da e a<br />

Benny, dal e al padre di Abby, Mick. Lavorava<br />

da anni per Benny. Gli aveva chiesto in prestito<br />

altri soldi e aveva dovuto mettersi al suo servizio<br />

per non essere ucciso quando Abby si era<br />

rifiutata di aiutarlo.<br />

C’era solo un problema: Abby sapeva che<br />

lavoravo con Thomas... ma, per quanto mi<br />

risultava, nel campo della pubblicità.<br />

«Cos’è?» domandai fingendomi perplesso.<br />

Abby era impassibile, come al solito. «È il<br />

legame che ti serve per collegare Mick a Benny.<br />

Questo», disse estraendo il secondo foglio, «è<br />

quello che lo inchioda.»<br />

«Va bene... ma che dovrei farci?»<br />

Sul suo volto comparve un sorriso ambiguo.<br />

«Quello che fai con queste cose, tesoro. Ho


651/662<br />

pensato che, se io avessi scavato un po’, forse<br />

stavolta saresti rimasto a casa più a lungo.»<br />

Cercai affannosamente una scappatoia. In<br />

qualche modo mi ero tradito. «Da quanto lo<br />

sai?»<br />

«Ha importanza?»<br />

«Sei arrabbiata?»<br />

«All’inizio sono rimasta un po’ male. Hai alle<br />

spalle un bel repertorio di bugie bianche.»<br />

La abbracciai, tenendo sempre in mano i<br />

documenti.<br />

«Mi dispiace tanto, Pidge. Mi dispiace<br />

tanto.» Mi scostai. «Non lo hai detto a nessuno,<br />

vero?»<br />

Scosse la testa.<br />

«Neanche a Shepley e America? A papà o ai<br />

ragazzi?»<br />

Scosse di nuovo la testa. «Sono stata tanto in<br />

gamba da scoprirlo, Travis. Pensi che non lo sia<br />

abbastanza da tenerlo per me? È in gioco la <strong>tu</strong>a<br />

incolumità.»<br />

Le presi le guance tra le mani. «Questo che<br />

significa?»


652/662<br />

Sorrise. «Significa che puoi smettere di dire<br />

che hai in programma l’ennesimo congresso.<br />

Alcune delle <strong>tu</strong>e balle sono proprio offensive.»<br />

La baciai di nuovo, sfiorandole delicatamente<br />

le labbra. «E adesso?»<br />

«Dai un bacio ai bambini e poi festeggeremo<br />

gli undici anni insieme alla faccia di chi non ci<br />

credeva. Che ne dici?»<br />

Sorrisi e abbassai lo sguardo sui documenti.<br />

«Nessun problema con questi? Nell’aiutarmi a<br />

incastrare <strong>tu</strong>o padre?»<br />

Abby si accigliò. «Lo ha detto un’infinità di<br />

volte che ero stata la sua fine. Almeno potrò<br />

dargli la soddisfazione di aver visto giusto. E in<br />

questo modo i bambini saranno più al sicuro.»<br />

Posai la busta sul tavolino dell’ingresso. «Ne<br />

parleremo più tardi.»<br />

Imboccai il corridoio tirandola per la mano.<br />

La stanza di Jessica era la più vicina: si era<br />

addormentata, perciò entrai in punta di piedi e<br />

le diedi un bacio, attento a non svegliarla. Poi<br />

entrai in quella di James, di fronte. Era ancora<br />

sveglio e aveva un’aria serena.<br />

«Ehi, campione», sussurrai.<br />

«Ehi, papà.»


653/662<br />

«Ho saputo che hai avuto una giornataccia.<br />

Stai bene?» Lui annuì. «Ne <strong>sei</strong> sicuro?»<br />

«Steven Matese è una testa di cavolo.»<br />

Assentii. «Hai ragione, ma potresti forse trovare<br />

un modo più appropriato per descriverlo.»<br />

Lui storse la bocca.<br />

«Allora, oggi hai bat<strong>tu</strong>to la mamma a poker,<br />

eh?»<br />

James sorrise. «Due volte.»<br />

«Questo non me lo aveva detto», feci voltandomi<br />

verso di lei. La sua silhouette formosa si<br />

stagliava sulla porta. «Domani mi farai la<br />

telecronaca.»<br />

«Sì, signore.»<br />

«Ti voglio bene.»<br />

«Anch’io, papà.»<br />

Gli diedi un bacio sul naso e seguii la sua<br />

mamma nella nostra stanza. Le pareti erano<br />

tappezzate di foto dell’università, della nostra<br />

famiglia e di quadri.<br />

Abby si fermò nel centro, il ventre grosso per<br />

la terza gravidanza, straordinariamente bella e<br />

felice di vedermi, anche dopo aver appreso il<br />

segreto che le avevo tenuto nascosto per gran<br />

parte del matrimonio.


654/662<br />

Prima di lei non mi ero mai innamorato e<br />

nessuna, dopo, aveva suscitato il <strong>mio</strong> interesse.<br />

La mia vita era la donna che avevo davanti e la<br />

famiglia che avevamo creato insieme.<br />

Abby aprì la scatola e mi guardò con gli occhi<br />

pieni di lacrime. «Sai sempre cosa scegliere. È<br />

meraviglioso», disse sfiorando con le graziose<br />

dita le tre pietre zodiacali dei nostri figli.<br />

S’infilò l’anello all’anulare destro e allungò la<br />

mano per ammirarlo.<br />

«Non quanto il fatto che grazie a te otterrò<br />

una promozione. Verranno a sapere quello che<br />

hai fatto, sai, e sarà un po’ complicato.»<br />

«Con noi lo è sempre», osservò indifferente.<br />

Feci un profondo respiro e chiusi la porta alle<br />

mie spalle. Avevamo passato momenti terribili,<br />

ma avevamo infine trovato il paradiso. Forse<br />

era più di quello che una coppia di peccatori si<br />

meritasse, però non avevo intenzione di<br />

lamentarmi.


RINGRAZIAMENTI<br />

Grazie innanzi<strong>tu</strong>tto al <strong>mio</strong> straordinario<br />

marito, Jeff. Mi ha sempre dato sostegno e<br />

incoraggiamento, occupandosi dei bambini<br />

perché la mamma potesse lavorare. Non ce<br />

l’avrei fatta senza di lui, davvero: si prende cura<br />

di me a tal punto che devo solo pensare a<br />

scrivere. Possiede una pazienza e una comprensione<br />

infinite, che vorrei tanto avere, mi è<br />

vicino nelle giornate peggiori e si rifiuta di credere<br />

che non riesca fare a qualcosa. Grazie per<br />

il <strong>tu</strong>o amore, che cerco di trasmettere nei miei<br />

libri perché il lettore possa cogliere almeno un<br />

briciolo di quello che mi doni. Sono così for<strong>tu</strong>nata<br />

ad averti accanto!<br />

Grazie alle mie due splendide figlie, che permettono<br />

alla mamma di lavorare la notte perché<br />

possa rispettare le scadenze, e all’uomo più<br />

bello del mondo, <strong>mio</strong> figlio, che ha aspettato<br />

che scrivessi la parola «fine» per venire al<br />

mondo.


656/662<br />

Ringrazio Beth Petrie, la mia più cara amica,<br />

che per me è quasi una sorella. Certa che avrei<br />

portato a termine qualsiasi cosa avessi voluto,<br />

tre anni fa mi ha assicurato che sarei riuscita a<br />

scrivere un romanzo frequentando la scuola di<br />

radiologia, con due figlie e un lavoro a cui<br />

pensare. L’ho detto un’infinità di volte, ma lo<br />

ripeto: se non fosse stato per lei, non avrei<br />

scritto Uno splendido <strong>disastro</strong>, Providence né<br />

altro. Non mi era mai venuto in mente di dedicarmi<br />

alla scrit<strong>tu</strong>ra finché Beth non mi ha<br />

esortato a farlo. Lei è l’unica ragione per cui ho<br />

intrapreso questo cammino fantastico, che mi<br />

ha liberata e salvata sotto tanti profili. Grazie,<br />

grazie, grazie!<br />

Sono grata alla mia agente letteraria e cinematografica,<br />

Rebecca Watson, per la sua dedizione<br />

e il suo duro lavoro e per avermi accettata<br />

quand’ero ancora un’autrice emergente, e a<br />

E.L. James per averci presentate.<br />

Ringrazio Abbi Glines, mia cara amica e collega<br />

scrittrice, che ha dato un’occhiata a <strong>Il</strong> <strong>mio</strong><br />

<strong>disastro</strong> <strong>sei</strong> <strong>tu</strong> quand’era ancora in gestazione e<br />

mi ha garantito che stavo usando il giusto approccio<br />

per descrivere il punto di vista maschile.


657/662<br />

Grazie a Colleen Hoover, Tammara Webber e<br />

a Elizabeth Reinhardt per aver semplificato un<br />

po’ il lavoro alla mia editor. Mi avete insegnato<br />

qualcosa ogni giorno, che si trattasse della<br />

scrit<strong>tu</strong>ra, della mia carriera o di una lezione di<br />

vita.<br />

Alle donne di FP, il <strong>mio</strong> gruppo di scrittori,<br />

che in certi momenti sono state la mia ancora<br />

di salvezza. Non ripeterò mai abbastanza<br />

quanto conti la vostra amicizia per me. Mi siete<br />

state vicino negli alti e bassi della vita, durante<br />

le gioie e le delusioni. I vostri consigli sono<br />

preziosi e il vostro incoraggiamento mi ha permesso<br />

di andare avanti nei periodi duri.<br />

A Nicole Williams, mia amica e collega scrittrice,<br />

per essere così gentile e cortese. <strong>Il</strong> modo<br />

in cui affronti ogni aspetto della <strong>tu</strong>a carriera mi<br />

è d’insegnamento, e non vedo l’ora di scoprire<br />

che cosa la vita abbia in serbo per te.<br />

A Tina Bridges, infermiera ed ex angelo di<br />

uno hospice. Quando cercavo risposte a<br />

domande difficili, mi ha lasciato indagare perché<br />

potessi scoprire la sgradevole verità sulla<br />

morte e sui processi che vi conducono. Sei una<br />

persona straordinaria perché aiuti tanti


658/662<br />

bambini a superare perdite dolorosissime.<br />

Plaudo al <strong>tu</strong>o coraggio e alla <strong>tu</strong>a compassione.<br />

Agli agenti letterari e al personale della<br />

Intercontinental Literary Agency. Quanto avete<br />

realizzato va ben oltre ciò che avrei po<strong>tu</strong>to fare<br />

con le mie forze. Grazie per aver diffuso il <strong>mio</strong><br />

libro in più di venti paesi e in altrettante<br />

lingue!<br />

A Maryse Black, blogger letteraria, genio,<br />

supermodella e amica. Hai fatto conoscere<br />

Travis a tante persone meravigliose che adesso<br />

lo adorano quasi quanto te. Non c’è dunque da<br />

s<strong>tu</strong>pirsi se lui ti ricambia. Ho visto il <strong>tu</strong>o blog<br />

trasformarsi da passatempo a vera forza della<br />

na<strong>tu</strong>ra, e sono felice che abbiamo iniziato il<br />

nostro cammino quasi contemporaneamente. È<br />

incredibile vedere dove eravamo, dove siamo e<br />

dove siamo dirette!<br />

Desidero inoltre ringraziare la mia editor,<br />

Amy Tannenbaum, non solo per aver amato e<br />

creduto in questa storia d’amore anticonvenzionale,<br />

ma per aver reso piacevoli il nostro<br />

lavoro e il passaggio all’editoria tradizionale.<br />

Grazie alla mia pubblicitaria, Ariel Fredman,<br />

che mi ha guidata nella giungla sconosciuta dei


659/662<br />

rapporti con la stampa e delle interviste, prendendosi<br />

sempre cura di me.<br />

A Judith Curr, la mia editrice, per i costanti<br />

incoraggiamenti e per avermi accolto nella<br />

famiglia della Atria non solo a parole, ma con i<br />

fatti.<br />

A Julia Scribner e al personale della Atria,<br />

che tanto si sono impegnati per la produzione,<br />

il marketing, le vendite affinché il <strong>mio</strong> romanzo<br />

arrivasse nelle mani dei lettori. Non sapevo che<br />

cosa attendermi dal mondo dell’editoria tradizionale,<br />

ma sono contenta che la mia strada mi<br />

abbia condotta da voi!


SOMMARIO<br />

PROLOGO<br />

1. PIGEON<br />

2. LA RITORSIONE<br />

3. IL PRINCIPE AZZURRO<br />

4. DISTRATTO<br />

5. COMPAGNI DI STANZA<br />

6. ALCOL A VOLONTÀ<br />

7. VEDO ROSSO<br />

8. OZ<br />

9. NELLA CALCA<br />

10. A PEZZI<br />

11. UN FREDDO CANE<br />

12. VERGINE<br />

13. UNA NOTTE IN BAGNO<br />

14. IL CUCCIOLO<br />

15. IL GIORNO DOPO<br />

16. SPAZIO E TEMPO<br />

17. L’ULTIMO TENTATIVO<br />

18. TREDICI FORTUNATO<br />

19. DA PAPÀ


20. A VOLTE VINCI, A VOLTE PERDI<br />

21. UNA LENTA AGONIA<br />

22. INDEGNO<br />

23. L’ACCETTAZIONE<br />

24. PER DIMENTICARE<br />

25. POSSESSO<br />

26. PANICO<br />

27. FUOCO E GHIACCIO<br />

28. I SIGNORI MADDOX<br />

EPILOGO<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

661/662


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