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vedere a MILANO E in LOMBARDIA

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<strong>vedere</strong> a <strong>MILANO</strong><br />

E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> il<br />

N. 3, aprile-maggio 2016, umberto allemandi Srl<br />

giornale dell’arte<br />

miart 2016<br />

INTERNATIONAL MODERN AND<br />

CONTEMPORARY ART FAIR<br />

didascalia Supplemento didascalia a «Il Giornale didascalia dell’Arte» didascalia n. 363 APRILE didascalia<br />

2016<br />

tutta l’arte da <strong>vedere</strong> DA aprile a maggio<br />

Supplemento a «Il Giornale dell’Arte» n. 359 dicembre 2015


Il piacere di riscoprirci lombardi<br />

Marco Magnifico, vicepresidente esecutivo del Fai, passa <strong>in</strong> rassegna<br />

il patrimonio regionale e fa il punto su che cosa è cambiato dopo Expo<br />

e su che cosa, ancora, deve cambiare<br />

Grazie al lungo lavoro sulle molte proprietà che il Fai-<br />

Fondo per l’Ambiente Italiano protegge (la Lombardia è<br />

al primo posto con nove luoghi di «straord<strong>in</strong>ario» valore),<br />

Marco Magnifico, al Fai dal 1985, vicepresidente esecutivo,<br />

membro del Comitato Esecutivo dal 2010, ripercorre e<br />

analizza per i lettori del «Vedere a Milano e <strong>in</strong> Lombardia»<br />

i cambiamenti più significativi che prima e dopo Expo<br />

hanno <strong>in</strong>teressato la regione.<br />

Che cos’è cambiato dopo Expo?<br />

Devo riconoscere che mi ero sbagliato: <strong>in</strong>izialmente ero contrario<br />

a Expo, <strong>in</strong>vece ha fatto bene allo spirito, ha riportato nella gente<br />

l’orgoglio e l’identità che si erano persi. Non solo il Comune di<br />

Milano ma anche la Regione, malgrado tutto, ha riportato un<br />

fare più moderato e consapevole della gestione precedente. Si è<br />

riguadagnato il lombardo senso protestante di persone che lavorano<br />

e non mostrano troppo. Perf<strong>in</strong>o i grattacieli di Milano, che una volta<br />

non apprezzavo, mi sembrano molto belli, sono un segno di novità,<br />

dell’andare avanti.<br />

Qu<strong>in</strong>di il territorio viene guardato <strong>in</strong> modo diverso?<br />

C’è più consapevolezza. Penso con soddisfazione alla reazione<br />

dei piccoli amm<strong>in</strong>istratori del Parco Agricolo Sud, che si sono<br />

fermamente opposti al consumo di suolo. C’è un recupero <strong>in</strong> tema<br />

di cultura paesaggistica, forse succede <strong>in</strong> buona parte d’Italia<br />

ma sento una regione che sta capendo la necessità di tornare a<br />

guardare ai propri valori, alla propria storia, al proprio modo di<br />

fare e a capire che ciò che si ha è un tesoro da salvaguardare.<br />

Qualche esempio?<br />

Il lago di Como è una méta ambita, qualche anno fa c’erano stati<br />

goffi tentativi di ammodernare l’immag<strong>in</strong>e del lago, scelto dai turisti<br />

proprio per la sua atmosfera ottocentesca. C’eravamo battuti contro<br />

un gigantesco porto turistico a Lecco, che avrebbe snaturato alcune<br />

parti del lago e che non è stato riproposto dalla nuova giunta. Oggi<br />

non ho più questa sensazione. Il sentimento diffuso è la consapevolezza<br />

che quello che si perde è perso per sempre. Parlando ancora del lago<br />

di Como c’è stata una bellissima opera comune delle amm<strong>in</strong>istrazioni<br />

sulla variante della Tremezz<strong>in</strong>a, la statale che costeggia il lago dalla<br />

parte di Como e Menaggio, molto difficile da praticare. Il lavoro per<br />

trovare la chiave giusta è stato straord<strong>in</strong>ario, cercando di limitare al<br />

massimo l’impatto che ha sul paesaggio questa nuova strada molto<br />

importante e che va fatta. Anche nei piccoli comuni del Varesotto che<br />

frequento spesso è risbocciato l’amore per la propria identità.<br />

In quale situazione si trova la cultura?<br />

Le amm<strong>in</strong>istrazioni si stanno rendendo conto di quello che devono fare<br />

e il pubblico capisce che cosa deve chiedere. Ciò che c<strong>in</strong>que, dieci anni<br />

fa sembrava noioso, musei, mostre, dest<strong>in</strong>azioni tradizionali, è tornato<br />

al centro dell’attenzione. C’è un movimento importante <strong>in</strong>torno alla<br />

Certosa di Pavia: nessuno se ne ricordava più ed è una delle glorie non<br />

solo nostre ma dell’Italia. Nei paesi circostanti delle amm<strong>in</strong>istrazioni<br />

virtuose stanno facendo <strong>in</strong> modo che la Certosa torni a essere il fulcro<br />

storico e turistico della zona, ora <strong>in</strong> mano a frati bisbetici che aprono<br />

quando vogliono perché devono pregare, com’è logico che sia, ma è<br />

una gestione sbagliata: chi gestisce un monumento di quella portata<br />

Sommario<br />

Marco Magnifico<br />

deve fare il gestore del patrimonio a beneficio di tutti.<br />

Ci sono altre mete che il pubblico sta riscoprendo?<br />

Non ho nulla contro le grandi mostre, ben vengano, ma preferisco<br />

guardare al patrimonio fisso. Penso al Sacro Monte di Varese, f<strong>in</strong>o a<br />

pochi anni fa considerato patrimonio unicamente dei vares<strong>in</strong>i, oggi,<br />

forse perché sito Unesco, la gente <strong>in</strong>izia a domandarsi che cosa sia e a<br />

visitarlo. Qualcuno l’ha def<strong>in</strong>ito un’opera di Land Art ante litteram del<br />

card<strong>in</strong>ale Borromeo! C’è una gran voglia di tornare a guardare che cosa<br />

c’è attorno e non solo perché si è costretti dalla crisi a viaggiare meno.<br />

Come va il Fai <strong>in</strong> Lombardia?<br />

Il Fai va come un treno, le nostre proprietà alla grande: i visitatori<br />

aumentano, alla Villa del Balbianello sul lago di Como siamo arrivati<br />

a 90mila visitatori l’anno, di cui molti stranieri e malgrado il prezzo<br />

del biglietto sia aumentato; stiamo pensando di chiuderla › 4<br />

<strong>MILANO</strong><br />

Intervista a V<strong>in</strong>cenzo de Bellis 4<br />

Miart 4<br />

Il Salone del Mobile 5<br />

MiaFair 5<br />

Intervista a James Bredburne 6<br />

Le mostre di Palazzo Reale 6<br />

Il Museo del Novecento 6<br />

Il Castello Sforzesco 7<br />

Il Museo Diocesano 7<br />

Il Mudec 7<br />

Il Palazzo della Ragione 7<br />

Il Museo Poldi Pezzoli 7<br />

Le Gallerie d’Italia 8<br />

La XXI Triennale 9<br />

La Fondazione Carriero 9<br />

La Fondazione Remo Bianco 10<br />

La Fondazione Prada 10<br />

L’Hangar Bicocca 10<br />

La Fondazione Stell<strong>in</strong>e 11<br />

La Fondazione Trussardi 11<br />

La Fondazione Marconi 11<br />

Christian Ste<strong>in</strong> 13<br />

Giò Marconi 13<br />

Dep Art 13<br />

Raffaella Cortese 14<br />

Luisa Delle Piane 14<br />

La Galleria Fumagalli 15<br />

Francesca M<strong>in</strong><strong>in</strong>i 15<br />

La Galleria M77 16<br />

Lia Rumma 16<br />

Luca Gracis 17<br />

Arte Studio Invernizzi 17<br />

Moshe Tabibnia 18<br />

Carlo Orsi 18<br />

Le aste di Porro 19<br />

Sotheby’s e Christie’s 19<br />

Le aste di Bolaffi 20<br />

Le aste di F<strong>in</strong>arte 21<br />

BRESCIA<br />

Intervista a Luigi Di Corato 22<br />

La Galleria Ramera 23<br />

La mostra di Christo 23<br />

La Galleria dell’Incisione 23<br />

Il Palazzo Mart<strong>in</strong>engo 23<br />

La Galleria di Massimo M<strong>in</strong><strong>in</strong>i 24<br />

La Galleria Paci 24<br />

La Galleria E3 24<br />

BERGAMO<br />

La Gamec 24<br />

L’Accademia Carrara 24<br />

Il progetto UBI Art Up 26 26<br />

MONZA<br />

La Villa Reale di Monza 27<br />

COMO<br />

Villa Olmo 27<br />

La Fondazione Ratti 27<br />

CREMONA<br />

Il Museo Ala Ponzone 27<br />

VARESE<br />

Il MaGa di Gallarate 28<br />

Villa Panza 28<br />

SONDRIO<br />

La Galleria del Credito Valtell<strong>in</strong>ese 29<br />

LECCO<br />

Il Palazzo delle Paure 29<br />

LODI<br />

Le mostre di Bipielle 29<br />

PAVIA<br />

Le scuderie Viscontee 29<br />

Il Castello di Montesegale 29<br />

Il Calendario delle mostre 30<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong><br />

Società editrice Umberto Allemandi & C., piazza emanuele filiberto 13, 10122 Tor<strong>in</strong>o, tel. 011.8199111 fax 011.8193090<br />

i «<strong>vedere</strong> a» sono un supplemento di «il giornale dell’arte»<br />

Umberto Allemandi,<br />

direttore responsabile<br />

Franco Fanelli, vicedirettore<br />

Barbara Antonetto, caporedattore<br />

Beatrice Allemandi, product manager<br />

Claudia Carello, art director<br />

C<strong>in</strong>zia Fattori, advertis<strong>in</strong>g manager<br />

(011.8199118 - gda.pub@allemandi.com)<br />

Guest editor: Michela Moro<br />

ha collaborato Tommaso Sante Monorchio<br />

Editor at large: Jenny Dogliani<br />

Reg. del Tribunale di Tor<strong>in</strong>o: n. 3277 del 7/12/82<br />

www.ilgiornaledellarte.com<br />

n. 3 APRILE | MAGGIO 2016<br />

Relazioni commerciali: Claire Pizz<strong>in</strong>i<br />

(claire.pizz<strong>in</strong>i@allemandi.com)<br />

Francesca Scoto (allemandisales.ve@allemandi.com)<br />

Stampa: Roto3 Industria Grafica, Castano Primo (Mi)<br />

il giornale dell’arte<br />

Il giornale non risponde dell’autenticità delle attribuzioni delle<br />

opere riprodotte, <strong>in</strong> particolare del contenuto delle <strong>in</strong>serzioni<br />

pubblicitarie. Le op<strong>in</strong>ioni espresse negli articoli firmati<br />

e le dichiarazioni riferite dal giornale impegnano esclusivamente<br />

i rispettivi autori. Si consiglia di verificare al telefono<br />

oppure onl<strong>in</strong>e date e orari delle manifestazioni.<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 3


Vedere a Milano Le fiere<br />

Miart illum<strong>in</strong>a e si r<strong>in</strong>fresca<br />

L’arma segreta di V<strong>in</strong>cenzo de Bellis sono 150 gallerie<br />

di qualità: una su quattro partecipa ad Art Basel<br />

«Natural Inst<strong>in</strong>ct» di Athena Papadopulous. Courtesy Samuel Leuenberger e l’artista, Galleria Emal<strong>in</strong><br />

di Londra<br />

<strong>MILANO</strong>. Con il direttore V<strong>in</strong>cenzo de Bellis (Putignano, Ba, 1977) al<br />

quarto anno del suo mandato, Miart, la fiera <strong>in</strong>ternazionale d’arte<br />

moderna e contemporanea che si svolge a fieramilanocity dall’8 al 10<br />

aprile, pare aver trovato la giusta dimensione.<br />

Com’è cambiata la sua attitud<strong>in</strong>e nell’affrontare un compito<br />

difficile per molti dei direttori che si sono avvicendati e «consumati»<br />

uno dopo l’altro?<br />

Ho imparato a gestire il senso di responsabilità che una fiera del genere comporta.<br />

Non solo sei esposto <strong>in</strong> modo estremo, ma sei responsabile anche dell’esposizione e<br />

dell’economia di altri, <strong>in</strong> primis dei galleristi che affrontano con te quest’avventura.<br />

Come sono stati questi anni di «Debellizzazione» di Miart?<br />

Il primo recruitment è stato durissimo, le gallerie italiane mi parlavano a malapena,<br />

gli stranieri <strong>in</strong> genere ignoravano la nostra esistenza. La parte più difficile<br />

V<strong>in</strong>cenzo de Bellis è stata l’impatto con la città. Diverse istituzioni non <strong>in</strong>terloquivano, il grimaldello<br />

Miart è servito a mettere tutti <strong>in</strong>sieme su un progetto comune. Devo dire che con<br />

l’assessore Del Corno c’è stata un’immediata collaborazione e adesso ci sediamo tutti <strong>in</strong>torno a un tavolo per<br />

far sì che le cose si concentr<strong>in</strong>o, evitando dannose sovrapposizioni. Non ho assolutamente l’ambizione di parlare<br />

di politica culturale, tra l’altro Milano è una città di cortili chiusi, riservata, ed è anche una città sulle spalle di<br />

privati le cui azioni <strong>in</strong>cidono sul pubblico, penso ad esempio alle molte Fondazioni, essenziali alla vita culturale<br />

cittad<strong>in</strong>a. Quando vedi che chi viene a Milano per il Salone del Mobile anticipa l’arrivo alla domenica precedente<br />

per <strong>vedere</strong> Miart, capisci che la macch<strong>in</strong>a funziona.<br />

Che cos’è successo sul territorio lombardo?<br />

Siamo cresciuti nella presa sul pubblico generico <strong>in</strong> Lombardia ma anche nel resto d’Italia; arrivano molti<br />

più appassionati che un tempo non si spostavano, abbiamo sempre fatto visitare ai nostri ospiti il resto<br />

della regione. A livello pubblico la collaborazione con le istituzioni è eccellente: con Luigi Di Corato, direttore<br />

della Fondazione Brescia Musei, abbiamo concordato l’apertura della mostra di Christo a Brescia<br />

prima di Miart, per trarre entrambi vantaggio dal flusso <strong>in</strong>ternazionale di visitatori che si trovano a<br />

un’ora di distanza. Le collaborazioni sono ovunque: a Bergamo con la Gamec, a Varese con la Collezione<br />

Panza, solo per citarne alcune.<br />

Che cosa è rimasto stabile dall’<strong>in</strong>izio del suo mandato?<br />

Il progetto è immutato, la fiera deve essere identica a se stessa per non generare <strong>in</strong>stabilità. F<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio<br />

ho voluto un dialogo forte tra moderno e contemporaneo, perché il moderno è sempre stato una caratteristica<br />

che dist<strong>in</strong>gue Milano. La vera partita è stata v<strong>in</strong>ta con le gallerie che propongono opere significative<br />

e non vivono solo di secondo mercato. Il design all’<strong>in</strong>izio ha stentato, ma perseverare ha pagato e<br />

quest’anno ha una marcia <strong>in</strong> più. Ho mantenuto a 150 il numero delle gallerie, aumentandone la qualità,<br />

tra queste 40 partecipano ad Art Basel.<br />

Ci sono delle novità?<br />

La costanza ci ha premiato, siamo cresciuti anche nel contemporaneo ma c’è sempre bisogno di una<br />

r<strong>in</strong>frescata. Con Alberto Salvadori, curatore della sezione Decades, abbiamo identificato alcune gallerie<br />

con progetti da «illum<strong>in</strong>are» divisi per decenni dal 1910 al 1990. Il mercato premia alcuni momenti<br />

storici dell’arte italiana, dagli anni ’50’ ai ’70, ma volevamo valorizzare fenomeni di altre decadi<br />

qualitativamente importanti e ancora non così «caldi». È un omaggio alle gallerie che hanno un ruolo<br />

di produzione culturale e non solo commerciale. Qualche esempio: Sperone Westwater propone un<br />

repêchage dell’astrazione italiana degli anni ’20 e ’30, Michael Werner ci porta nel mondo storicizzato<br />

della picture generation degli anni ’80, Wilk<strong>in</strong>son espone opere legate alla rivista Carnet del 1984, e per<br />

gli anni ’90 c’è un focus dello Studio Guenzani con lavori degli artisti di allora: C<strong>in</strong>dy Sherman, Stefano<br />

Arienti e Charles Ray tra gli altri.<br />

La crisi tanto paventata è adesso all’orizzonte?<br />

Il momento è delicato, ci aspettiamo una contrazione di circa il 20%, del resto le aste hanno già registrato<br />

un ribasso. Ci sarà la crescita dei grandi artisti e mid-career riconosciuti dalle istituzioni, mentre sull’arte<br />

contemporanea si tornerà a far la gavetta, la bolla speculativa sui giovani ha fatto il suo tempo.<br />

Ci saranno ripercussioni anche sulle fiere?<br />

Sì anche sulle fiere, che sono cresciute come funghi, ma chi ha deciso di contenersi è meno esposto.<br />

Con solo 150 gallerie subiamo meno i contraccolpi del mercato; Miart non produce grandi utili ma è<br />

un fiore all’occhiello di Fiera Milano, che concorda negli <strong>in</strong>vestimenti e nella decisione di mantenerla<br />

piccola. q M.M.<br />

Decadi, premi e oggetti rari<br />

<strong>MILANO</strong>. Dall’8 al 10 aprile nel Padiglione 3 di fieramilanocity si svolge la XXI edizione di Miart, diretta da V<strong>in</strong>cenzo de Bellis<br />

con la vicedirezione di Alessandro Rabott<strong>in</strong>i. Partecipano 154 gallerie di arte moderna, contemporanea e design provenienti da<br />

16 Paesi (Austria, Belgio, Corea, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Norvegia, Repubblica<br />

Slovacca, Spagna, Stati Uniti, Svizzera e Uruguay). Come <strong>in</strong> ogni fiera che si rispetti non manca la sezione storico-cronologica, è la<br />

nuova Decades, dove 9 espositori sono stati scelti per proporre un percorso lungo il XX secolo con i vari stand dedicati ai diversi<br />

decenni. Un ulteriore tentativo per rivolgersi a quel mercato <strong>in</strong>ternazionale attratto dall’arte, <strong>in</strong> particolare italiana, del secondo<br />

dopoguerra. Ritornano le quattro sezioni che caratterizzano la fiera dal 2013, il primo anno della direzione De Bellis: Established,<br />

con 99 gallerie di moderno e contemporaneo (tra queste la Galleria Cont<strong>in</strong>ua di San Gimignano, Pech<strong>in</strong>o, Les Moul<strong>in</strong>s e L’Avana,<br />

Mazzoleni di Tor<strong>in</strong>o, Limoncello di Londra, Mathew di Berl<strong>in</strong>o e New York e Massimo De Carlo di Milano, Londra e Hong Kong e<br />

Tornabuoni di Firenze Londra, Milano e Parigi); Emergent, con 16 gallerie <strong>in</strong>ternazionali concentrate sulle nuove tendenze e le<br />

giovani generazioni di artisti; TheNow, con 8 coppie di gallerie che mettono <strong>in</strong> dialogo un artista storico e uno di una generazione<br />

più recente, e Object, con 14 espositori che propongono oggetti di design <strong>in</strong> edizione limitata. Più di 40 ospiti provenienti da tutto<br />

il mondo animeranno il ciclo di conferenze miartalks, mettendo <strong>in</strong> dialogo vari l<strong>in</strong>guaggi e discipl<strong>in</strong>e artistiche, tra i vari appuntamenti le conversazioni tra Francesco Bonami e Anri Sala, Hans Ulrich<br />

Obrist e Virgilio Sieni, Chris Dercon e Tim Etchells, solo per citarne alcune. Non mancano <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e il Fondo di acquisizioni Giampiero Cantoni, con 100mila euro per lo shopp<strong>in</strong>g della Fondazione Fiera<br />

Milano, il Premio Emergent, per la migliore galleria emergente, il Premio Rotary Club Milano Brera, riservato alla sezione di arte contemporanea, e il Premio Herno, che si aggiudicherà lo stand con<br />

il migliore progetto espositivo (nella foto, «Copper Canyon» di Ry Rocklen, 2013-24, Courtesy l’artista e Galleria Honor Fraser di Los Angeles). q J.D.<br />

Miart, fieramilanocity, padiglione 3, gate 5, viale Scarampo, Milano, ven-sab 12-19, dom 11-19, www.miart.it, dall’8 al 10 aprile (antepirma e <strong>in</strong>augurazione 7 aprile su <strong>in</strong>vito)<br />

Veduta aerea di Villa Panza. © Giorgio Majno Courtesy Fai<br />

‹ 3 un giorno a settimana perché i luoghi vanno tutelati. Villa<br />

Panza si sta avvic<strong>in</strong>ando a 60mila visitatori l’anno, con una visibilità<br />

<strong>in</strong>ternazionale che stupisce sempre. Wim Wenders, dopo la mostra<br />

delle sue fotografie lo scorso anno dal titolo «America», ci ha regalato<br />

c<strong>in</strong>que foto dicendo che Villa Panza è stata per lui un’esperienza unica<br />

e speciale; sono gesti che colpiscono, specialmente se arrivano da uno<br />

come Wenders che di posti ne ha certamente visti molti.<br />

Qual è il sentimento del pubblico che la colpisce di più?<br />

Un’altra nostra <strong>in</strong>iziativa, La Via Lattea, cercava nei c<strong>in</strong>que anni<br />

precedenti Expo di rimettere <strong>in</strong> connessione i milanesi con il Parco<br />

Sud, il più vasto parco agricolo europeo. Ci abbiamo portato dec<strong>in</strong>e<br />

di migliaia di persone e questo ha scatenato la voglia di parlarsi e di<br />

ricollegare i fili: i milanesi hanno voglia di conoscere il proprio territorio<br />

e gli agricoltori di mostrare ai milanesi da dove proviene il latte che<br />

bevono. Questo è un progetto f<strong>in</strong>ito, Expo è passata, ma cont<strong>in</strong>ueremo<br />

a operare lì, perché si è mosso qualcosa. D’altro canto perf<strong>in</strong>o la<br />

vecchia aristocrazia che una volta lasciava andare le proprietà, adesso<br />

se ne occupa e non solo per mettere a reddito, ma perché capiscono<br />

di aver un ruolo, sanno che avendo avuto tanto un po’ va restituito.<br />

È un sentimento radicato nelle nuove generazioni, ne è un esempio il<br />

progetto Cento Casc<strong>in</strong>e di Alessandro Belgiojoso.<br />

Quali sono ancora le criticità della regione?<br />

Ci sono episodi della mala gestione del territorio e qui sono contento<br />

di non essere tenero con l’amm<strong>in</strong>istrazione della Regione Lombardia,<br />

che ancora pensa di riempirci di strade. La Broni-Mortara è una<br />

superstrada <strong>in</strong>utile, che taglia senza ragione il Parco del Tic<strong>in</strong>o. Non<br />

capiscono, retaggio di antica ignoranza, che i terreni agricoli sono un<br />

tesoro <strong>in</strong>estimabile. Ci sono cose disperanti, per esempio sul lago di<br />

Garda a Sirmione c’è la villa di Catullo, che poi non è di Catullo, dove<br />

c’è un lavoro enorme da fare. Ci sono i postumi dell’ubriacatura del<br />

passato, purtroppo quello che è stato sciupato è perso per sempre.<br />

E quali sono <strong>in</strong>vece i cambiamenti positivi?<br />

L’<strong>in</strong>versione nella consapevolezza di un numero sempre crescente di<br />

amm<strong>in</strong>istratori, la curiosità nella gente, che vuole partecipare donando<br />

anche solo uno, due o tre euro: quando facciamo le nostre campagne la<br />

gente partecipa, perché ha capito che tale patrimonio le appartiene.<br />

Come reagiscono i giovani?<br />

Rispetto a una dec<strong>in</strong>a d’anni fa, i giovani tra i venti e trent’anni sono<br />

molto più attenti. Abbiamo un maggior numero di volontari giovani<br />

rispetto al passato, che si danno da fare e organizzano eventi. L’Albergo<br />

Diurno Venezia è stato scoperto dai ragazzi del Fai che ci hanno chiesto<br />

di <strong>in</strong>tervenire; osano, propongono idee, hanno trovate completamente<br />

diverse dalle nostre. Faimarathon, ad esempio, è un’<strong>in</strong>iziativa con cui si<br />

aprono al pubblico oltre 500 luoghi <strong>in</strong> 130 città d’Italia proprio grazie<br />

all’entusiasmo di 3.500 giovani volontari.<br />

Ci sono delle piccole realtà degne di nota?<br />

Borgarello <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Pavia ha uno straord<strong>in</strong>ario giovane s<strong>in</strong>daco,<br />

Nicola Lamberti, che è stato capace di raccogliere l’<strong>in</strong>tero paese a difesa<br />

della settecentesca Villa Mezzabarba, prima che ulteriori speculazioni<br />

oltre a quelle già avvenute nel parco della villa distruggessero<br />

irrimediabilmente il patrimonio storico che essa rappresenta.<br />

q Michela Moro (È la curatrice e autrice di tutti i testi non diversamente firmati<br />

di questa edizione del «Vedere a Milano e <strong>in</strong> Lombardia»)<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 4


Vedere a Milano Le fiere<br />

Milano a ferro, fuoco e plastica<br />

Grazie alla 55ma edizione del Salone del Mobile e al dilagante<br />

Fuorisalone, tutti si scoprono appassionati di design<br />

<strong>MILANO</strong>. Per Salone, a Milano, si <strong>in</strong>tende la settimana di<br />

aprile durante la quale la città è messa benevolmente a<br />

ferro e fuoco dal design <strong>in</strong> tutte le sue forme e coniugazioni<br />

possibili. Una volta era solo l’esposizione <strong>in</strong> fiera dedicata<br />

agli addetti del settore, con un corollario <strong>in</strong> città. Oggi<br />

è diventato un appuntamento da non mancare per<br />

chiunque si occupi di design e architettura anche <strong>in</strong> modo<br />

tangenziale. Non c’è vetr<strong>in</strong>a, spazio o showroom che non<br />

sia dedicato all’argomento. L’<strong>in</strong>dotto è importante per la<br />

città, consapevolmente co<strong>in</strong>volta <strong>in</strong> quella che si potrebbe<br />

considerare l’alta stagione milanese. Fulcro e motore di<br />

questa kermesse rimane il Salone del Mobile giunto alla<br />

55ma edizione: si svolge alla Fiera Milano Rho ed è<br />

visitato da circa 300mila operatori di oltre 160 Paesi e da<br />

un pubblico di oltre 30mila persone il sabato e la domenica,<br />

quando la Fiera è aperta al pubblico. Il Salone del Mobile è<br />

uno dei più importanti appuntamenti espositivi italiani,<br />

vetr<strong>in</strong>a delle aziende più qualificate del mercato italiano<br />

ed estero, che pone Milano al centro della produzione e<br />

della ricerca. Quest’anno, per rispondere a precise esigenze<br />

di mercato, viene lanciato il nuovo settore xLux, dedicato<br />

all’arredamento di lusso. Per i saloni fieristici a scadenza<br />

biennale, il 2016 è l’anno di EuroCuc<strong>in</strong>a e del Salone<br />

Internazionale del Bagno. Il SaloneSatellite, cart<strong>in</strong>a al<br />

tornasole delle future stelle del design, espone i progetti<br />

dei giovani affiancati per questa edizione da diverse scuole<br />

<strong>in</strong>ternazionali di design.<br />

Mentre gli operatori affollano la metropolitana che li porta<br />

<strong>in</strong> fiera, la città è <strong>in</strong> piena ebollizione. Sotto il cappello<br />

del Fuorisalone si raccoglie di tutto. Il Fuorisalone è una<br />

costellazione di eventi nati spontaneamente, si promuove<br />

<strong>in</strong> maniera autonoma grazie al lavoro di s<strong>in</strong>gole aziende e<br />

designer e nel tempo si è ampliato talmente che la città è<br />

stata divisa a seconda dei quartieri. Gli <strong>in</strong>faticabili uom<strong>in</strong>i<br />

da marciapiede del Salone si spostano <strong>in</strong> via Ventura,<br />

via Tortona, Brera District ecc. I percorsi sono una<br />

qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>a, il che significa scandagliare scientificamente<br />

capannoni <strong>in</strong>dustriali, fabbriche dismesse, eleganti<br />

showroom, edifici <strong>in</strong>teri dedicati anche a progetti di questa o<br />

quella Nazione: gli olandesi, ad esempio, sono sempre molto<br />

seguiti e i Paesi nordici occupano vaste costruzioni. La folla è<br />

poliglotta, <strong>in</strong>ternazionalissima e <strong>in</strong>tergenerazionale, i grandi<br />

vecchi sono riveriti ovunque e seguiti come rockstar e il Bar<br />

Basso, un tempo classico e tranquillo bar del semicentro<br />

milanese, è l’impresc<strong>in</strong>dibile ritrovo notturno dove tutti<br />

devono fare almeno una passat<strong>in</strong>a a sera, vuoi per <strong>vedere</strong><br />

chi c’è, vuoi, soprattutto, per essere visti. Punto centrale<br />

d’<strong>in</strong>contro diurno è <strong>in</strong>vece la Statale, ovvero l’Università<br />

degli Studi di Milano, nei cui spazi la rivista «Interni»<br />

organizza una grande mostra giunta alla 19ma edizione che<br />

si stende per i chiostri; anche questa addizione di diverse<br />

<strong>in</strong>stallazioni realizzate dai più famosi architetti e designer,<br />

l’anno passato ha registrato circa 250mila visitatori. Si tratta<br />

della mostra evento «Interni Open Borders»,<br />

allestita all’Orto Botanico di Brera con una serie di macrooggetti,<br />

microarchitetture e <strong>in</strong>stallazioni sperimentali<br />

firmati da progettisti di fama <strong>in</strong>ternazionale che si<br />

propongono di aprire i conf<strong>in</strong>i convenzionali di architettura<br />

e design alla multidiscipl<strong>in</strong>arietà e alla contam<strong>in</strong>azione.<br />

Anche il Salone del Mobile, quello della fiera, ha la<br />

tradizione di proporre mostre <strong>in</strong> città: nell’ambito della<br />

XXI Triennale International Exhibition presenta <strong>in</strong>fatti<br />

nel Palazzo dell’Arte di Milano «Stanze. Altre filosofie<br />

dell’abitare», una mostra che sottol<strong>in</strong>ea il compito unico<br />

dell’architettura d’<strong>in</strong>terni e proietta il visitatore verso il<br />

futuro dell’abitare. In un’offerta così sterm<strong>in</strong>ata è difficile<br />

segnalare altro che non i macro-eventi. Del resto chi è <strong>in</strong><br />

città nei giorni caldi del Salone non può esimersi, anche <strong>in</strong><br />

modo accidentale, dallo scoprirsi molto <strong>in</strong>teressato al design.<br />

q Michela Moro<br />

«Before Design: Classic» di Matteo Garrone. © Salone del Mobile<br />

Salone del Mobile, Fiera Milano, Rho, dal 12 al 17 aprile (apertura al<br />

pubblico sabato 16 e domenica 17 previa registrazione),<br />

tel. 02/725941, www.salonemilano.it, <strong>in</strong>fo@salonemilano.it<br />

Salone del Mobile c/o Palazzo dell’Arte, viale Alemagna 6, Milano,<br />

tel. 02/724341, mar-dom 10,30-20,30, www.triennale.org, XXI<br />

Triennale International Exhibition «Stanze. Altre filosofie dell’abitare»<br />

dal 2 aprile al 12 settembre<br />

Università degli Studi di Milano - Ca’ Granda ex Ospedale Maggiore<br />

Orto Botanico di Brera, via Festa del Perdono 7, Milano,<br />

tel. 02/503111, www.<strong>in</strong>ternimagaz<strong>in</strong>e.it , «Milano Capitale del<br />

Design®2016» dall’11 al 19 aprile 2016 e «Interni Open Borders»<br />

dall’11 al 23 aprile<br />

Fuorisalone, sedi varie, Milano, www.Fuorisalone.it<br />

La fotografia è MIA<br />

Milano. La fotografia è parte <strong>in</strong>tegrante<br />

del panorama artistico, ma<br />

è al contempo un’arte a sé stante<br />

che necessita di spazi dedicati. Su<br />

queste istanze è nata MIA Photo<br />

Fair, la fiera dedicata alla fotografia<br />

d’arte giunta alla sesta edizione, <strong>in</strong><br />

programma dal 28 aprile al 2 maggio<br />

negli spazi The Mall, nel quartiere di<br />

Porta Nuova Vares<strong>in</strong>e, uno dei luoghi<br />

più nuovi di Milano che <strong>in</strong>izia a storicizzarsi,<br />

diventando un classico punto<br />

d’<strong>in</strong>contro. In una delle architetture più avveniristiche della città si possono visitare 80<br />

gallerie <strong>in</strong>ternazionali, sfogliare le pubblicazioni di 15 editori specializzati e conoscere i<br />

lavori di 20 artisti <strong>in</strong>dipendenti. La manifestazione ideata da Fabio Castelli, che condivide<br />

la direzione con Lorenza Castelli, nelle passate edizioni è stata una buona vetr<strong>in</strong>a per una<br />

generazione di fotografi che faticavano a trovare spazio nelle più canoniche fiere d’arte,<br />

dove la fotografia non è figlia di un dio m<strong>in</strong>ore, ma il conf<strong>in</strong>e tra arte, reportage, ritratto<br />

e tecniche diventa labile e sfocato. In una fiera dedicata si possono <strong>in</strong>vece prendere <strong>in</strong><br />

considerazione con maggior profondità gli argomenti più specificatamente legati al mezzo,<br />

senza dimenticare la maggiore libertà di acquisto che respirano i visitatori, meno <strong>in</strong>timiditi<br />

dalla fotografia che dall’arte contemporanea. Nei vari stand si ammirerà tra l’altro Christy<br />

Turl<strong>in</strong>gton fotografata da Albert Watson a Luxor, l’India di Gianni Berengo Gard<strong>in</strong> e Sebastião<br />

Salgado, si potrà fare un salto nel passato f<strong>in</strong>o al 1933 con Charlotte Perriand,<br />

tornare al 1954 con l’Umbria di Fulvio Roiter e al 1966 con Sophia Loren e Richard Avedon<br />

fotografati da Tazio Secchiaroli (nella foto, uno scatto di Andre Villers con Picasso a<br />

Vallauris nel 1953, Courtesy Suite 59 Gallery, © Andre Villers). Non mancherà <strong>in</strong>oltre lo<br />

sguardo contemporaneo con autori quali Irene Kung e di Settimio Benedusi. Tre i premi da<br />

assegnare. Il primo, quello nuovo, è dedicato alla memoria di Massimo Gatti scomparso lo<br />

scorso novembre: l’artista più meritevole della sezione Proposta MIA (che ospita fotografi<br />

<strong>in</strong>dipendenti senza galleria) otterrà un premio <strong>in</strong> denaro e l’allestimento di una personale<br />

nella galleria Glauco Cavaciuti Arte, partner di MIA. Alla qu<strong>in</strong>ta edizione è <strong>in</strong>vece il Premio<br />

BNL Gruppo BNP Paribas, grazie al quale i migliori progetti dei fotografi rappresentati <strong>in</strong><br />

fiera dalle proprie gallerie saranno acquisiti dall’istituto di credito per entrare <strong>in</strong> collezione.<br />

Ritorna <strong>in</strong>oltre il Premio Archivi «Tempo ritrovato - fotografie da non perdere», ideato con<br />

«Io Donna» e supportato da Eberhard & Co con il f<strong>in</strong>e promuovere, riscoprire e tutelare<br />

i fondi che documentano l’attività dei grandi fotografi italiani e <strong>in</strong> particolare, nel 2016,<br />

quella degli anni Settanta.<br />

MIA Photo Fair, The Mall, Porta Nuova Vares<strong>in</strong>e, piazza L<strong>in</strong>a Bo Bardi 1, Milano, tel. 02/36755700, ven-sab/<br />

lun 11-21, dom 10-20, www.miafar.it, dal 29 aprile al 2 maggio, (<strong>in</strong>augurazione 28 aprile su <strong>in</strong>vito)<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 5


Vedere a Milano Le mostre nelle sedi pubbliche<br />

James il passionale vuole cambiare Brera<br />

Il neodirettore Bradburne <strong>in</strong>izia mettendo a confronto Raffaello e Perug<strong>in</strong>o<br />

James M. Bradburne, direttore generale della P<strong>in</strong>acoteca di Brera<br />

e Biblioteca Nazionale Braidense. © Federico Ciamei<br />

<strong>MILANO</strong>. Le note che Franz Liszt compose ispirandosi allo<br />

Sposalizio della Verg<strong>in</strong>e hanno risuonato nelle sale di Brera<br />

per celebrare Raffaello e Perug<strong>in</strong>o, esposti l’uno accanto<br />

all’altro per la prima volta con il medesimo soggetto, lo<br />

Sposalizio, maniera colta di accogliere il primo appuntamento<br />

del ciclo «Dialoghi», che vede due capolavori a confronto:<br />

uno di Brera e uno proveniente da altre istituzioni. La mostra<br />

è accompagnata da un maneggevole «non catalogo» Skira. È<br />

stato anche il debutto dell’energico James Bradburne come<br />

direttore generale della P<strong>in</strong>acoteca di Brera e Biblioteca<br />

Nazionale Braidense, da pochi mesi <strong>in</strong>stallato nel suo nuovo<br />

ruolo. Bradburne non ha perso tempo: quattro sale del museo<br />

sono state riallestite con nuovi criteri, nuovi colori alle pareti<br />

e nuove didascalie ed è già stato nom<strong>in</strong>ato il nuovo Cda che<br />

si è messo subito al lavoro. Ricollocare Brera al centro della<br />

scena espositiva milanese connettendo mondi diversi è il<br />

primo obiettivo che l’anglo canadese sessantenne si è posto,<br />

per nulla <strong>in</strong>timidito da chi lo sta aspettando al varco, anzi:<br />

«Sono felice e grato che il m<strong>in</strong>istero abbia pensato che io possa essere lo<br />

strumento per cambiare un sistema che non funziona da anni. Forse<br />

questo feel<strong>in</strong>g che <strong>in</strong>sieme si può ottenere un buon risultato è un effetto<br />

post Expo, ma c’è una grande voglia cittad<strong>in</strong>a di <strong>vedere</strong> Brera occupare<br />

il posto che si merita nel panorama dei grandi musei <strong>in</strong>ternazionali: le<br />

persone viaggiano, vedono i musei all’estero e fanno paragoni, dobbiamo<br />

cambiare». Uno dei cambiamenti più evidenti sono le pareti<br />

delle sale dip<strong>in</strong>te di un rosso granata molto mitteleuropeo, che<br />

esalta le importanti opere raggruppate secondo nuove letture e<br />

le grandi didascalie dense d’<strong>in</strong>formazioni. L’allestimento delle<br />

sale dove trovano posto Raffaello e Perug<strong>in</strong>o sono <strong>in</strong>vece<br />

<strong>in</strong>toccate, «l’<strong>in</strong>tervento dell’architetto Vittorio Gregotti funziona<br />

bene», sostiene Bradburne. Quello che funziona certamente<br />

sono i due Sposalizi affiancati, coevi e differenti. Il maestro,<br />

Perug<strong>in</strong>o, dip<strong>in</strong>ge tra il 1499 e il 1504 la pala commissionata<br />

per la Cappella del Santo Anello nella Cattedrale di Perugia.<br />

Raffaello, l’astro nascente, nel 1504 rielabora <strong>in</strong>novando l’opera<br />

del maestro; l’architettura del tempio che <strong>in</strong> Perug<strong>in</strong>o è asse<br />

centrale del dip<strong>in</strong>to, è allontanata da Raffaello che def<strong>in</strong>isce<br />

Simbolisti con nuove tecnologie<br />

<strong>in</strong> maniera esemplare la prospettiva della costruzione;<br />

Raffaello lascia la porta aperta sul panorama, il suo tempio non<br />

conclude lo spazio, mentre nel dip<strong>in</strong>to di Perug<strong>in</strong>o lo spazio<br />

della porta aperta è occupato da una montagna. Ieratico per<br />

Perug<strong>in</strong>o, il Gran Sacerdote ch<strong>in</strong>a la testa, non più impassibile,<br />

per Raffaello. Fenomenali i copricapi immag<strong>in</strong>ati da Perug<strong>in</strong>o;<br />

varietà d’<strong>in</strong>dividui i personaggi di Raffaello. Nella medesima<br />

sala è presente anche il dip<strong>in</strong>to realizzato nel 1822 da Jean-<br />

Baptiste Wicar a Perugia al posto della pala di Perug<strong>in</strong>o<br />

conservata al Musée des Beaux-Arts di Caen, <strong>in</strong> Francia, dopo la<br />

requisizione di Napoleone del 1797. Già, la Francia: Bradburne<br />

nella sua vita eclettica e poliedrica, esperto oltre che di<br />

museologia di design, scienza e molto altro, ha abitato anche a<br />

Parigi e poi a Londra, Amsterdam, Francoforte e Firenze, dov’è<br />

stato direttore per nove anni della Fondazione Palazzo Strozzi,<br />

ma da quando è stato nom<strong>in</strong>ato a Brera vive <strong>in</strong> un mondo<br />

unico, contenuto <strong>in</strong> un quadrilatero ed è felice così.<br />

Come ha affrontato l’esordio a Brera?<br />

Stavo facendo una ricerca approfondita e ho riletto gli scritti di Franco<br />

Russoli (1923-1977) sopr<strong>in</strong>tendente nel 1973-77, che apparteneva a una<br />

generazione di museologi come Willem Sandberg e Nelson Goodman,<br />

con una visione sociale molto potente, completa e realistica del ruolo del<br />

museo nella società e del ruolo dell’arte nella vita delle persone. Il mio<br />

modesto scopo è di portare qui parte della sua visione.<br />

Non c’è solo Russoli di italiano nel suo modo di guardare<br />

alla cultura.<br />

La mia crescita è stata <strong>in</strong>fluenzata dall’approccio didattico della scuola<br />

di Reggio Emilia, Gianni Rodari per esempio. Sono appassionato<br />

dell’apprendimento e della passione umana di capire il mondo,<br />

attitud<strong>in</strong>e che purtroppo si perde andando a scuola.<br />

Come vede Brera nel prossimo futuro?<br />

Vorrei creare un ambiente che offra la riscoperta e la gioia di<br />

apprendere. La chiave è un museo ricco di stimoli, che tenga conto dei<br />

vari modi di imparare e anche dell’eterogeneità del pubblico. Ho trovato<br />

qui poca attenzione al visitatore; <strong>in</strong>vece ci sono diversità, come i bamb<strong>in</strong>i<br />

o gli ipovedenti, per esempio, ed è <strong>in</strong>accettabile che nel 2016 non se ne<br />

tenga conto. Non ci saranno mostre autoportanti, voglio <strong>in</strong>coraggiare<br />

la gente a tornare a Brera più volte per il piacere di un’altra visita. Le<br />

mostre temporanee cannibalizzano i musei, il vero cambiamento sta nel<br />

progettare il futuro portando il passato con noi.<br />

Tutelare è una preoccupazione molto italiana. Lei che<br />

cosa ne pensa?<br />

La tutela è impresc<strong>in</strong>dibile e spesso <strong>in</strong>sufficiente, ma dovrebbe<br />

Da Boccioni a Studio Azzurro: le quattro mostre di Palazzo Reale<br />

essere <strong>in</strong>globata nella valorizzazione dei musei. Non nel senso di<br />

monetizzazione, ma per dare valore all’arte tutelata ed è ciò che mi<br />

propongo di fare. Combatto <strong>in</strong>vece la burocrazia che è il buio, voglio fare<br />

le mie battaglie <strong>in</strong> pubblico, dichiarando i miei obiettivi.<br />

Brera ha bisogno di soldi?<br />

La priorità è cambiare Brera, non sono né i soldi né i visitatori che<br />

latitano. Certo non possiamo fare le nozze coi fichi secchi, ma il Governo<br />

dovrebbe attendersi dai musei scopi futuri e non guadagni immediati.<br />

Entrando negli uffici il portiere mi ha chiesto «Va da<br />

James?». Qualcosa sta cambiando nel rapporto con le<br />

maestranze?<br />

Le persone che fanno parte dei s<strong>in</strong>dacati fanno anche parte della mia<br />

squadra e alla f<strong>in</strong>e della giornata di lavoro tutti vogliono trovare<br />

soddisfazione <strong>in</strong> quello che fanno, è lo stesso scopo del s<strong>in</strong>dacato. Vivete <strong>in</strong><br />

un sistema sovietico, senza nome e cognome, io voglio che tutti abbiano il<br />

nome <strong>in</strong> vista e vengano al lavoro con piacere; non dimentichiamoci che<br />

il primo <strong>in</strong>contro dei visitatori è sempre con i custodi.<br />

Nella sala <strong>in</strong> cui avviene il dialogo tra Raffaello e Perug<strong>in</strong>o<br />

è esposta anche la Pala di Brera di Piero della Francesca:<br />

sulla testa degli astanti la misteriosa conchiglia con l’uovo<br />

di struzzo, simboli di nascita e vita futura. Esotericamente<br />

un buon augurio per Brera. q Michela Moro<br />

P<strong>in</strong>acoteca di Brera, via Brera 28, Milano, mar-dom 8,30-19,15, tel.<br />

02/72263264-299 www.p<strong>in</strong>acotecabrera.org, «Primo dialogo. Raffaello<br />

e Perug<strong>in</strong>o attorno a due Sposalizi della Verg<strong>in</strong>e» f<strong>in</strong>o al 27 giugno<br />

Soffia il vento nel Museo del ’900<br />

<strong>MILANO</strong>. Il Museo del Novecento è stato<br />

aperto nel 2010 con una collezione<br />

di circa 400 opere allestite cronologicamente.<br />

Ad accogliere i visitatori è «Il<br />

Quarto Stato» di Pellizza da Volpedo.<br />

Il percorso si apre con un omaggio alle<br />

avanguardie <strong>in</strong>ternazionali attraverso<br />

dip<strong>in</strong>ti di Picasso, Braque, Klee, Kand<strong>in</strong>skij<br />

e Modigliani. Ampio spazio viene<br />

dato al Futurismo con Boccioni, Balla, Depero, G<strong>in</strong>o Sever<strong>in</strong>i<br />

e Carrà, seguono sezioni dedicate a de Chirico, Morandi,<br />

Mart<strong>in</strong>i, Melotti, Burri e Manzoni, con gli artisti di Azimuth<br />

Castellani e Bonalumi che completano il percorso. A Fontana<br />

è dedicato l’<strong>in</strong>tero ultimo piano del museo, anche dalla piazza<br />

si può ammirare la grande «Struttura» al neon posizionata<br />

sul soffitto, ideata dall’artista per la IX Triennale di Milano nel<br />

1951. Per il progetto «Museo Chiama Artista 2016», <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e,<br />

dall’8 al 10 aprile <strong>in</strong> occasione di Miart il Museo ospita «Bora»<br />

(nella foto), la scultura video che sfida l’impossibilità di catturare<br />

il vento di Yuri Ancarani, emergente artista ravennate.<br />

<strong>MILANO</strong>. Dobbiamo agli austriaci e all’imperatrice Maria Teresa<br />

d’Asburgo l’attuale edificazione del Palazzo Reale, nato come<br />

palazzo comunale o Broletto nel Medioevo, diventato poi sede<br />

istituzionale dei signori di questo o quel secolo, i Torriani, i<br />

Visconti, gli Sforza. La commissione al Piermar<strong>in</strong>i avrebbe<br />

dovuto essere poco dispendiosa, ma con un risultato degno<br />

della residenza di un arciduca asburgico. La costruzione <strong>in</strong>iziò<br />

nel 1773 per term<strong>in</strong>are, a tempo record, nel 1778. Durante il<br />

periodo napoleonico il palazzo fu depredato e perse parte<br />

degli arredi orig<strong>in</strong>ari, ma venne poi ampliato grazie all’opera<br />

dell’architetto Luigi Canonica per diventare il palazzo di<br />

Eugenio di Beauharnais. Nella seconda guerra mondiale,<br />

il 15 agosto 1943, la Sala delle Cariatidi fu distrutta da un<br />

bombardamento i cui segni sono rimasti <strong>in</strong>delebili nella sua<br />

architettura. Il Palazzo è a tutti gli effetti la punta di diamante<br />

del polo espositivo del Comune di Milano, <strong>in</strong>sieme con la<br />

Rotonda della Besana, il Palazzo della Ragione e il contiguo<br />

Museo del Novecento (<strong>in</strong> cui ha trovato sede la collezione di<br />

arte moderna); l’ala di s<strong>in</strong>istra ospita una parte del museo<br />

dell’Opera del Duomo di Milano. Palazzo Reale è sede di<br />

esposizioni temporanee a ciclo cont<strong>in</strong>uo. Attualmente le<br />

mostre ospitate sono quattro: una dedicata al Simbolismo,<br />

«Il Simbolismo. Arte <strong>in</strong> Europa dalla Belle Époque alla<br />

Grande Guerra», con un cent<strong>in</strong>aio di opere tra dip<strong>in</strong>ti,<br />

sculture e una selezione di grafica, provenienti da istituzioni<br />

museali italiane ed europee e da collezioni private, scelte per<br />

rievocare l’ideale aspirazione di quel movimento artistico<br />

europeo teso a raggiungere un effetto unitario e sempre alla<br />

ricerca dell’opera d’arte totale. Curato da Fernando Mazzocca e<br />

Claudia Zevi <strong>in</strong> collaborazione con Michel Draguet, il percorso<br />

mette a confronto per la prima volta simbolisti italiani ed<br />

europei quali Arnold Böckl<strong>in</strong>, Giulio Aristide Sartorio,<br />

Fernand Khnopff, Jean Delville, Ferd<strong>in</strong>and Hodler,<br />

Odilon Redon, Gustave Moreau e Giovanni Segant<strong>in</strong>i,<br />

tra gli altri. Un’altra esposizione, curata da Francesca Rossi e<br />

Agost<strong>in</strong>o Contò, è dedicata a uno dei più rilevanti artisti del<br />

Novecento, Umberto Boccioni. Boccioni fa parte del dna<br />

milanese e nel centenario della morte, avvenuta il 17 agosto<br />

1916, viene celebrato con una grande mostra che ne raccoglie<br />

i dip<strong>in</strong>ti, le sculture e le <strong>in</strong>cisioni più importanti; a questi<br />

si aggiunge un corpus di 61 disegni e documenti <strong>in</strong>editi: un<br />

totale di circa 300 opere per raccontarne il percorso artistico,<br />

la notorietà <strong>in</strong>ternazionale e l’attività milanese. Ed è proprio<br />

l’immag<strong>in</strong>e di Boccioni ad accogliere i visitatori nel Palazzo,<br />

immortalata nel celebre autoritratto proveniente dalla<br />

P<strong>in</strong>acoteca di Brera, esposto al centro della prima sala per<br />

rendere visibile anche l’autoritratto presente sul retro. Vi sono<br />

<strong>in</strong>oltre due appuntamenti dal sapore più contemporaneo: uno<br />

«Elasticità» di Umberto Boccioni, 1912<br />

Museo del Novecento, via Guglielmo Marconi 1, Milano, mar-dom<br />

9,30-19,30, lun 14,30-19,30, tel. 02/88444061,<br />

www.museodelnovecento.org, «Yuri Ancarani: Bora» dall’8 al 10 aprile<br />

dedicato ai trentac<strong>in</strong>que anni di lavoro del collettivo Studio<br />

Azzurro (fondato a Milano nel 1982 da Fabio Cirif<strong>in</strong>o, Paolo<br />

Rosa, recentemente scomparso, e Leonardo Sangiorgi),<br />

tra i primi gruppi italiani ad affrontare le nuove tecnologie<br />

<strong>in</strong> maniera artistica e <strong>in</strong>novativa. Intitolata «Studio Azzurro.<br />

Immag<strong>in</strong>i sensibili» e curata dagli artisti stessi, la rassegna<br />

presenta le <strong>in</strong>stallazioni video più significative, molte<br />

delle quali <strong>in</strong>terattive, più una nuova <strong>in</strong>stallazione realizzata<br />

per l’occasione e dedicata a Milano. «2050. Breve storia<br />

del futuro», <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, è una rassegna che prende il nome<br />

dall’omonimo libro di Jacques Attali pubblicato nel 2006,<br />

nel quale l’autore ipotizza il futuro del mondo e della nostra<br />

società. Curata da Pierre-Yves Desaives, Jennifer Beauloye<br />

e precedentemente allestita nei Musées Royaux des Beaux-Arts<br />

de Belgique a Bruxelles, la collettiva ripercorre le tematiche<br />

illustrate nel saggio di Attali attraverso otto stazioni e una<br />

c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a di opere di artisti contemporanei <strong>in</strong>ternazionali<br />

come David LaChapelle, Andreas Gursky, Francis Alÿs<br />

e Alighiero Boetti, solo per citarne alcuni.<br />

Palazzo Reale, piazza del Duomo 12, Milano, mar-dom 9,30-<br />

19,30/lun 14,30-19,30/gio 9,30-22,30, tel. 02/88465230,<br />

www.palazzorealemilano.it, «2050. Breve storia del futuro» f<strong>in</strong>o al<br />

29 mag., «Umberto Boccioni: Genio e Memoria» f<strong>in</strong>o al 3 lug., «Il<br />

Simbolismo. Arte <strong>in</strong> Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra»<br />

f<strong>in</strong>o al 5 giu., «Studio Azzurro. Immag<strong>in</strong>i Sensibili»f<strong>in</strong>o al 04 set.<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 6


Vedere a Milano Le mostre nelle sedi pubbliche<br />

Muzio, Verna e Schialv<strong>in</strong>o sono la forza dello Sforzesco<br />

Miró primitivo tra manufatti esotici<br />

Il mondo glitterato di Herb Ritts<br />

<strong>MILANO</strong>. Il Castello Sforzesco è il vertice laico della storia di Milano, contrapposto al cattolicissimo<br />

Duomo, e come il Duomo racchiude i grandi tesori della città. Costruito nel XV secolo da Francesco<br />

Sforza duca di Milano, è stato per secoli cittadella militare, poi restaurato da Luca Beltrami<br />

a f<strong>in</strong>e Ottocento con l’<strong>in</strong>tento di riportarlo alle medievali forme orig<strong>in</strong>arie. L’<strong>in</strong>terno è susseguirsi<br />

di tesori: nella P<strong>in</strong>acoteca sono esposti dip<strong>in</strong>ti di Andrea Mantegna, Paolo Uccello, V<strong>in</strong>cenzo<br />

Foppa, Antonello da Mess<strong>in</strong>a, Giovanni Bell<strong>in</strong>i, Bramant<strong>in</strong>o, nel Museo di Arte Antica si ammira<br />

tra gli altri il monumento sepolcrale del crudele Bernabò Visconti, nella Sala delle Asse si trova il<br />

migliore Leonardo da V<strong>in</strong>ci milanese di sempre; la scelta è amplissima tra il Museo egizio, il Museo<br />

degli strumenti musicali, la Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli. Nell’antico Ospedale<br />

Spagnolo ha trovato nuova sede la Pietà Rondan<strong>in</strong>i (nella foto, © Roberto Mascaroni) scolpita da<br />

Michelangelo tra il 1552 e il 1564, con un allestimento contemporaneo progettato dall’architetto<br />

Michele De Lucchi. È consigliabile <strong>in</strong>oltre dare un’occhiata all’Archivio Fotografico, un po’ trascurato<br />

dai visitatori: Il patrimonio fotografico, composto da 850mila fotografie orig<strong>in</strong>ali dal 1840 ai<br />

giorni nostri, è rappresentativo di tutte le tecniche fotografiche e dell’attività di autori importanti tra<br />

cui Nadar, Adolphe Braun, i Brogi e gli Al<strong>in</strong>ari di Firenze, gli Anderson di Roma, Eugène Sévaistre,<br />

i milanesi Alessandro Duroni, Pompeo Pozzi, Luigi Sacchi, Giulio Rossi, Icilio Calzolari, Giuseppe<br />

Beltrami e Luca Comerio. F<strong>in</strong>o al 10 aprile nel Castello sono esposte 16 grandi xilografie di Gianfranco<br />

Schialv<strong>in</strong>o e Gianni Verna, che da una trent<strong>in</strong>a d’anni danno vita a soggetti tratti dai classici<br />

della letteratura. Poi sarà la volta di «Ca’ Brüta 1921. Giovanni Muzio Opera Prima», ideata da Giovanni<br />

Tomaso Muzio <strong>in</strong> occasione del primo restauro dell’edificio, la mostra ripercorrere la carriera<br />

di Muzio con disegni, progetti e fotografie di 29 autori tra cui Ugo Mulas e Gianni Berengo Gard<strong>in</strong>.<br />

Castello Sforzesco, piazza Castello, Milano, lun-dom 7-19,30, tel. 02/88463700 www.milanocastello.it, «La nuova xilografia di Gianfranco<br />

Schialv<strong>in</strong>o & Gianni Verna e la rivista Smens» f<strong>in</strong>o al 10 aprile e «Ca’ Brüta 1921. Giovanni Muzio Opera Prima» dal 15 aprile al 10 luglio<br />

<strong>MILANO</strong>. F<strong>in</strong>o agli anni Sessanta era un complesso <strong>in</strong>dustriale adibito alla produzione<br />

di locomotive, carrozze ferroviarie e tram, adesso è occupato dalle Culture. In realtà<br />

lo spazio risale al 1904, ma ha assunto la veste di Mudec-Museo delle Culture nel<br />

marzo del 2015, offrendo molteplicità di proposte culturali e di servizi su 17mila metri<br />

quadrati, all’<strong>in</strong>terno delle l<strong>in</strong>ee s<strong>in</strong>uose frutto del progetto dell’architetto anglosassone<br />

David Chipperfield: sale della collezione permanente e delle esposizioni temporanee,<br />

auditorium, Mudec Bistrot, Mudec Design Store, Mudec Junior e anche il parcheggio,<br />

dettaglio non trascurabile <strong>in</strong> una città come Milano. La collezione permanente raccoglie<br />

un susseguirsi di manufatti esotici, oggetti riportati da esploratori, missionari, nuovi<br />

viaggiatori o da viaggi specifici come quelli di alcuni commercianti di tessuti che si sp<strong>in</strong>sero<br />

<strong>in</strong> Asia orientale alla ricerca del prezioso baco da seta a metà dell’800, <strong>in</strong> seguito<br />

a un’epidemia del baco da seta italiano. E poi l’Africa e le colonie, le grandi esposizioni<br />

universali f<strong>in</strong>o al collezionismo del dopoguerra, <strong>in</strong>fluenzato dall’arte non europea. F<strong>in</strong>o<br />

all’11 settembre il Mudec ospita la retrospettiva dedicata a Joan Miró, <strong>in</strong>titolata «La<br />

Forza della Materia». Composto da un’ampia selezione di opere realizzate tra il 1931 e<br />

il 1981 (nella foto, «Anatre <strong>in</strong> volo donna stella» 1965, © Successió Miró by Siae 2015),<br />

il percorso prende <strong>in</strong> esame gli aspetti legati all’arte primitiva nella ricerca dell’artista<br />

catalano, che nella sua poetica si traducono <strong>in</strong> un nuovo vocabolario di simboli. La mostra<br />

è ideata dalla Fundació Joan Miró di Barcellona e i lavori esposti provengono dalla<br />

collezione della Fundació e da quella della famiglia dell’artista.<br />

Mudec-Museo delle Culture, via Tortona 56, Milano, mar-dom 9,30-19,30/gio-sab 9,30-22,30/lun14,30-19, tel. 02/54917 www.mudec.it,<br />

«Juan Miró. La Forza della Materia», f<strong>in</strong>o al 11 settembre<br />

<strong>MILANO</strong>. Vitali e piene di energia, le fotografie di Herb Ritts (1952-2002) rimangono tali anche a distanza di decenni. Visitando<br />

la mostra a Palazzo della Ragione ci si rende conto di quanto siano immag<strong>in</strong>i iconiche e <strong>in</strong>tramontabili, che hanno<br />

saputo fissare i personaggi <strong>in</strong> maniera <strong>in</strong>delebile. La fortuna di Herb Ritts, californiano amante della luce naturale più cruda<br />

e impietosa che lui sapeva governare con maestria, nasce assieme a<br />

quella di Richard Gere, suo grande amico. L’attore fu fotografato prima<br />

di essere attore e l’immag<strong>in</strong>e pubblicata da «Vogue» nel 1978 fece la<br />

fortuna di entrambi. Ritts diventò un affermato fotografo di moda, ma le<br />

sue capacità espressive superavano i conf<strong>in</strong>i dei saperi, aggiungendo<br />

a ogni immag<strong>in</strong>e eleganza, leggerezza e <strong>in</strong>tensità. Sono un classico i<br />

fondi candidi delle foto su cui si stagliano i mille corpi del baller<strong>in</strong>o Bill<br />

T. Jones, quelli casti, benché nudissimi, del gruppo di topmodel «Stephanie,<br />

C<strong>in</strong>dy, Christy, Tatjana, Naomi» (nella foto, © Herb Ritts Foundation)<br />

fotografate a Hollywood nel 1989, e quello nerissimo di Alek Wek. Le oltre<br />

100 immag<strong>in</strong>i <strong>in</strong> mostra sono suddivise nei grandi temi che lo appassionavano,<br />

i ritratti, da Madonna a Michael Jackson, David Bowie, T<strong>in</strong>a<br />

Turner, Jennifer López, Britney Spears, Reese Witherspoon, Brad Pitt,<br />

Penélope Cruz ed Elizabeth Taylor; poi i corpi <strong>in</strong> movimento, i paesaggi<br />

e l’Africa, che ha sempre esercitato un enorme fasc<strong>in</strong>o su Herb Ritts e<br />

che lui ben conosceva. Ritts ritrae con passione il modo glitterato degli<br />

anni Ottanta e Novanta e la sua profonda conoscenza del mezzo fotografico<br />

fa sì che le stampe <strong>in</strong> mostra siano tutte orig<strong>in</strong>ali ai sali d’argento<br />

o al plat<strong>in</strong>o, realizzate sotto il suo diretto controllo.<br />

Antonio da Fabriano, su fondo blu<br />

<strong>MILANO</strong>. L’idea del Museo Diocesano<br />

nasce negli anni Trenta dal card<strong>in</strong>ale<br />

Schuster per tutelare, conservare e<br />

promuovere il patrimonio della Diocesi<br />

di Milano, la più grande del mondo cattolico.<br />

Negli anni Sessanta il card<strong>in</strong>ale<br />

Mont<strong>in</strong>i <strong>in</strong>dividua la sede nel Chiostro<br />

di Sant’Eustorgio, uno dei più antichi<br />

della città, parzialmente distrutto dai<br />

bombardamenti della seconda guerra<br />

mondiale. Il museo è <strong>in</strong>augurato nel<br />

2001 dal card<strong>in</strong>ale Mart<strong>in</strong>i. La collezione<br />

permanente è composta da più di<br />

settecento opere dei vari periodi storici<br />

dal Medioevo agli anni recenti. Molte provengono dalla Quadreria<br />

Arcivescovile e da fondi privati, come il Fondo Oro e la<br />

Collezione Marcenaro. La contemporaneità è rappresentata<br />

da un nucleo sostanzioso di opere, tra le quali le ceramiche<br />

di Lucio Fontana raffiguranti le tappe della via crucis. Oltre<br />

ai quadri <strong>in</strong>clude una nutrita collezione di arredi liturgici, provenienti<br />

dalla Basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore,<br />

l’antica Basilica Apostolorum voluta dal vescovo Ambrogio nel<br />

IV secolo. Per tutta la durata del Giubileo il Museo Diocesano<br />

ospita, <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia con le <strong>in</strong>dicazioni di papa Francesco, la Madonna<br />

della Misericordia di Antonio da Fabriano (nella foto).<br />

Il dip<strong>in</strong>to del maestro marchigiano è stato realizzato <strong>in</strong>torno<br />

al 1470 ed è tipico della tipologia di stendardi processionali<br />

dip<strong>in</strong>ti su entrambi i lati ma, come racconta Carlotta Beccaria<br />

che l’ha restaurato, «è un olio e tempera su tavola, mentre<br />

solitamente questi oggetti erano dip<strong>in</strong>ti su tela. Il peso del legno<br />

ha probabilmente fatto sì che fosse già allora stato appoggiato,<br />

perdendo le funzioni orig<strong>in</strong>ali. Sul verso pr<strong>in</strong>cipale la Madonna<br />

della Misericordia raccoglie sotto il manto i fedeli. Il retro era più<br />

danneggiato e lo abbiamo ripulito delle ridip<strong>in</strong>ture secolari, riportando<br />

alla luce i panneggi e parte del santo». In entrambe le<br />

facce del dip<strong>in</strong>to le figure campeggiano su un fondo blu, alternativo<br />

all’oro, forse scelto per ragioni di economia e caso unico<br />

<strong>in</strong> Antonio da Fabriano. Il dip<strong>in</strong>to è esposto al pubblico <strong>in</strong> occasione<br />

della speciale ricorrenza del Giubileo della Misericordia,<br />

di solito non è visibile, perché normalmente conservato nei<br />

saloni privati dell’Istituto Toniolo legato all’Università Cattolica.<br />

Museo Diocesano, corso di Porta Tic<strong>in</strong>ese 95, Milano, mar-dom<br />

10-18, tel. 02/89404714 www.museodiocesano.it, «Antonio da<br />

Fabriano: La Madonna della Misericordia» f<strong>in</strong>o al 20 novembre<br />

Ricordi e segreti<br />

nei cassetti di ieri e di oggi<br />

<strong>MILANO</strong>. Stipi e cassettiere sono un classico<br />

dell’arredamento, evocano ricordi,<br />

segreti e tempi passati<br />

e abbondano, con esemplari<br />

di eccezionale valore,<br />

nel Museo Poldi Pezzoli.<br />

Aggiungendo a questi i<br />

classici del contemporaneo,<br />

come Side 1 di Shiro Kuramata<br />

del 1970 o i Ventisette cassetti<br />

di Ettore Sottsass del 2001, si ha<br />

una ragione <strong>in</strong> più per percorrere<br />

le sale della casa museo. «Quasi<br />

segreti. Cassetti tra Arte e Design» è una riflessione su<br />

questi elementi funzionali capaci di contenere, ord<strong>in</strong>are e<br />

nascondere obbligando a gesti semplici e rituali che provocano<br />

emozioni. I pezzi di Alessandro Mend<strong>in</strong>i, Alik Cavaliere<br />

e Mario Botta sono accolti e <strong>in</strong>stallati tra quelli della<br />

collezione: «piccole wunderkammer, dichiara la direttrice del<br />

museo Annalisa Zanni, realizzate <strong>in</strong> materiali rari e preziosi<br />

e dest<strong>in</strong>ate ad accogliere oggetti “speciali” nei loro cassetti<br />

molte volte <strong>in</strong>trovabili, se non per chi li creava e li possedeva».<br />

La mostra è l’occasione per scoprire dettagli curiosi<br />

dell’arredare attraverso stipi napoletani del 1600 decorati<br />

da placche d’avorio <strong>in</strong>cise con carte geografiche (uno nella<br />

foto), mobili a bambocci, si chiamano proprio così, decorati<br />

con i putti e lo stipo superstar del XVII secolo di ebano e<br />

pietre dure, uno dei mobili più celebri del Museo.<br />

Palazzo della Ragione, piazza Mercanti 1, Milano, tel. 02/43353535, www.palazzodellaragionefotografia.it, «Herb Ritts. In equilibrio»<br />

f<strong>in</strong>o al 5 giugno<br />

Museo Poldi Pezzoli, via Manzoni 12, lun/mer-dom 10-18,<br />

tel. 02/794889, «Quasi segreti. Cassetti tra Arte e Design» f<strong>in</strong>o al 25 apr.<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 7


Vedere a Milano Le mostre nelle sedi private<br />

Restituire, anzi ricucire le nostre orig<strong>in</strong>i<br />

Carlo Bertelli illustra l’imponente campagna di restauro di Intesa Sanpaolo<br />

<strong>MILANO</strong>. Banca-arte è un b<strong>in</strong>omio impresc<strong>in</strong>dibile nel<br />

panorama culturale italiano. Le istituzioni bancarie<br />

garantiscono la vivacità a un campo che dal punto di vista<br />

economico languirebbe senza speranza, facendosi motore<br />

di progetti e operazioni altrimenti impensabili. Uno degli<br />

esempi più virtuosi è «Restituzioni», un programma<br />

di Intesa Sanpaolo per la salvaguardia e la tutela del<br />

patrimonio artistico italiano. Da 27 anni la Banca è impegnata<br />

nel restauro di opere d’arte appartenenti a musei, siti<br />

archeologici e chiese di tutta Italia. Il risultato si traduce<br />

<strong>in</strong> una mostra pubblica biennale. Quest’anno le Gallerie<br />

d’Italia sono <strong>in</strong>vase da 145 manufatti provenienti da<br />

tredici regioni italiane, raggruppati <strong>in</strong> 54 nuclei di opere<br />

d’arte. Responsabile della curatela scientifica <strong>in</strong>sieme con<br />

Giorgio Bonsanti è lo storico dell’arte Carlo Bertelli, già<br />

sopr<strong>in</strong>tendente di Brera, che ha risposto alle nostre domande.<br />

Come avviene il reperimento delle opere da restaurare?<br />

Non solo grandi capolavori ma anche opere m<strong>in</strong>ori,<br />

molto diverse tra loro sia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i cronologici sia per<br />

materiali e tecniche.<br />

È <strong>in</strong>sita <strong>in</strong> «Restituzioni» la volontà di recuperare opere che<br />

rappresent<strong>in</strong>o la varietà del patrimonio storico-artistico italiano, le<br />

segnalazioni ci arrivano dalle Sopr<strong>in</strong>tendenze che le raccolgono sul<br />

territorio, le studiamo e poi si decide.<br />

Com’è cambiata la vostra missione <strong>in</strong> questi anni?<br />

Si è ampliato enormemente il campo d’azione, guardiamo veramente<br />

a tutte le regioni; quest’anno sono stati <strong>in</strong>clusi tre rilievi lignei<br />

provenienti dalla Slovacchia. Si viaggia, si seguono i restauri passo<br />

a passo, ad esempio sono stato spesso a Reggio Calabria per il<br />

grande Cavaliere di Marafioti, statua <strong>in</strong> terracotta del V secolo a.C.<br />

r<strong>in</strong>venuta <strong>in</strong> frantumi dall’archeologo Paolo Orsi nel 1911.<br />

L’approccio alle opere è diverso rispetto ad anni fa?<br />

Sicuramente. Bisogna affrontare restauri di 10, 15 anni fa, il<br />

deperimento si accelera, ci sono opere del ’900 difficilissime da<br />

restaurare perché non si può procedere con i protocolli tradizionali,<br />

i lavori sono dettati dai materiali utilizzati. Un esempio: il dip<strong>in</strong>to di<br />

Carlo Carrà «Madre e figlio» del 1917 era stato addirittura passato<br />

da tela a tela, chi se lo aspettava? Ci sono sempre scoperte <strong>in</strong>credibili.<br />

Questa esposizione riassume bene le conclusioni scientifiche dei<br />

restauri e le portano a conoscenza del grande pubblico.<br />

Sono cambiate anche le tecniche di restauro?<br />

Le tecniche d’ispezione unite alla ricerca hanno fatto passi<br />

straord<strong>in</strong>ari. I sistemi laser permettono di imparare tutto sui bronzi<br />

(li abbiamo usati per guardare la testa dell’imperatore Anton<strong>in</strong>o Pio),<br />

sono cambiate le precauzioni di conservazione e i modi di <strong>vedere</strong> il<br />

restauro. Sempre parlando del Cavaliere di Marafioti il problema<br />

era che cosa fare di un grande restauro: si è deciso di restaurare<br />

il restauro. In altri casi, vedi l’affresco della Chiesa di San Pietro<br />

all’Olmo a Cornaredo, abbiamo l’affresco senza sapere com’erano<br />

le pareti su cui poggiava, una vera avventura. Per l’armatura<br />

giapponese di Tor<strong>in</strong>o della metà del XVII secolo sono state impiegate<br />

le tecniche e le conoscenze più diverse: acciaio, oro, lacca, cuoio, pelle<br />

e seta sono stati restaurati da persone diverse, ognuna con differente<br />

specializzazione. Le opere ci raccontano molto della storia dei luoghi:<br />

il mosaico con i pugili della seconda metà del I secolo a.C. di Ravenna<br />

spiega un capitolo importante per la città, la sfida per l’acqua<br />

e l’acquedotto di Teodorico.<br />

Quali riflessioni stimola una simile operazione?<br />

La conservazione mette <strong>in</strong> luce un problema europeo. Contro la<br />

distruzione sistematica che sta avvenendo <strong>in</strong> certe parti del mondo,<br />

Il «Grand Tour» delle Gallerie d’Italia<br />

<strong>MILANO</strong>. «Il Cavaliere di Malta» emerge dal buio dello sfondo<br />

<strong>in</strong> tutta la potenza che Caravaggio sapeva imprimere ai propri<br />

dip<strong>in</strong>ti. La vividezza dell’immag<strong>in</strong>e è uno dei regali che la<br />

mostra «Restituzioni» offre al visitatore (cfr. box qui sotto).<br />

Ne parla Michele Coppola, (nella foto, © Maurizio Tosto),<br />

responsabile Beni Culturali di Intesa Sanpaolo e direttore<br />

delle Gallerie d’Italia.<br />

Quali sono le particolarità di questa edizione di «Restituzioni?<br />

È la grande mostra delle opere restaurate nel biennio scorso,<br />

un viaggio attraverso trenta secoli di arte e cultura Italiana,<br />

un Grand Tour ideale che testimonia la maturità e la<br />

profondità dell’impegno nel programma di Intesa Sanpaolo.<br />

«Restituzioni» è un’<strong>in</strong>iziativa guardata con gratitud<strong>in</strong>e anche<br />

dalle Amm<strong>in</strong>istrazioni, perché arriva dove il mondo pubblico<br />

non riesce a mettere <strong>in</strong> sicurezza parte del patrimonio del<br />

nostro Paese.<br />

Com’è nato il programma?<br />

Per sistematicità di lavoro Restituzioni è il più importante progetto<br />

di restauro italiano. È nato nel 1989 e la mostra conclusiva<br />

dell’ultimo biennio di restauri arriva per la prima volta<br />

alle Gallerie d’Italia di Milano. È l’unico progetto così diffuso,<br />

capace di raggiungere <strong>in</strong> ciascuna edizione territori nuovi e di<br />

ridare vita a protagonisti della storia dell’arte del nostro Paese,<br />

che possono così essere restituiti alla pubblica fruizione.<br />

Elemento centrale è la selezione fatta dalle Sopr<strong>in</strong>tendenze<br />

Carlo Bertelli<br />

«Madre e figlio» di Carlo<br />

Carrà, 1917, dopo il restauro<br />

bisogna costruire un presidio europeo per un’azione energica di<br />

salvaguardia della nostra civiltà. Copriamo meno le nostre statue<br />

e affermiamo il nostro status culturale dichiarando che le abbiamo.<br />

L’attenzione con cui il pubblico segue i restauri mostra che queste<br />

opere sono vive e non devono morire. Il mondo è cambiato. Non<br />

essendoci cont<strong>in</strong>uità col passato bisogna guardarlo per ricucire<br />

le nostre orig<strong>in</strong>i. q Michela Moro<br />

<strong>in</strong>sieme ai curatori Carlo<br />

Bertelli (cfr. <strong>in</strong>tervista accanto)<br />

e Giorgio Bonsanti.<br />

La mostra «Restituzioni»<br />

non r<strong>in</strong>corre nessuna<br />

spettacolarizzazione, ma<br />

concentra la propria attenzione<br />

sulla bellezza e<br />

sul valore artistico delle<br />

opere, non solo quelle più<br />

conosciute, ma spesso capolavori<br />

da scoprire.<br />

C’è una novità: avete aperto le frontiere.<br />

La Banca è una realtà f<strong>in</strong>anziaria non soltanto italiana, è ragionevole<br />

qu<strong>in</strong>di che i territori che appartengono all’attività<br />

ord<strong>in</strong>aria di Intesa Sanpaolo siano co<strong>in</strong>volti <strong>in</strong> un programma<br />

così importante che riguarda le proprie attività culturali. Il<br />

primo Paese co<strong>in</strong>volto è la Repubblica Slovacca, di cui sono<br />

esposti tre rilievi lignei barocchi del 1744-51, provenienti dal<br />

Monte Calvario di Banskà Štiavnica.<br />

Ha qualche preferenza tra le opere esposte?<br />

«Il Cavaliere di Malta» di Caravaggio, un dip<strong>in</strong>to che si vorrebbe<br />

osservare per ore, ma potrei dire la stessa cosa delle<br />

altre opere <strong>in</strong> mostra, ciascuna con la propria affasc<strong>in</strong>ante<br />

storia da raccontare.<br />

145 opere dall’antichità al Novecento<br />

<strong>MILANO</strong>. Nelle Gallerie d’Italia, Gallerie di Piazza Scala dal primo aprile al 17 luglio la mostra «Restituzioni 2016» presenta per la prima volta <strong>in</strong>sieme 145 manufatti tra reperti<br />

archeologici, costumi della Commedia dell’Arte, paramenti religiosi, ma anche sculture e dip<strong>in</strong>ti di autori quali Lorenzo Lotto, Perug<strong>in</strong>o, Luca Giordano, Rubens, Caravaggio e Carlo<br />

Carrà. Opere dall’antichità al Novecento, tutte restaurate nell’ambito del programma di valorizzazione e salvaguardia del patrimonio artistico di Intesa Sanpaolo (cfr. le due <strong>in</strong>terviste<br />

<strong>in</strong> questa pag<strong>in</strong>a). Tra le tele, tavole, gruppi scultorei e oggetti di oreficeria esposti figurano una rara armatura giapponese conservata al Polo Reale di Tor<strong>in</strong>o, le cui varie parti sono<br />

state realizzate <strong>in</strong> un periodo compreso tra la f<strong>in</strong>e del XV e il XVIII secolo (nella foto, un particolare dopo il restauro), il dip<strong>in</strong>to «Madre e figlio» firmato da Carlo Carrà nel 1919, il<br />

gruppo scultoreo del Cavaliere Marafioti risalente 420-400 a.C. e nove contenitori di vetro muranesi del XV e XVI secolo, provenienti orig<strong>in</strong>ariamente da un convento padovano. q J.D.<br />

Gallerie d’Italia, Gallerie di Piazza Scala, piazza della Scala 6, mar-mer/ven-dom 9,30-19,30, gio 9,30-22,30 (la biglietteria chiude un’ora prima del museo), tel. 800/167619, www.gallerieditalia.com,<br />

«Restituzioni 2016. La bellezza ritrovata. Caravaggio, Rubens, Perug<strong>in</strong>o, Lotto e altri 140 capolavori restaurati» dal 1 aprile al 17 luglio<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 8


Vedere a Milano Le mostre nelle sedi private<br />

La triennale che c’era<br />

prima della biennale<br />

Torna dopo 20 anni la XXI Esposizione<br />

Internazionale della Triennale di Milano<br />

Milano. Evento molto atteso dal mondo dell’architettura e del design, e non solo,<br />

la XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano, <strong>in</strong>titolata «21st<br />

Century. Design After Design», ritorna a vent’anni dall’ultima edizione, avvenuta<br />

nel 1996 col titolo premonitore «Identità e Differenze». In questo lasso di tempo<br />

l’istituzione milanese ha ribadito il suo ruolo centrale nel mondo della cultura<br />

locale e ha deciso anche di recuperare la tradizione della grande mostra triennale,<br />

abbandonata anni fa a favore di un programma di rassegne diffuse. L’esposizione<br />

della Triennale ha un glorioso passato che racchiude <strong>in</strong> sostanza l’<strong>in</strong>tera storia<br />

dell’architettura e del design moderni. Nata ben prima della Biennale dell’Architettura<br />

di Venezia, per tutto il Novecento è stata l’unico importante momento di<br />

raccoglimento e riflessione sul costruire e l’abitare, <strong>in</strong> tempi <strong>in</strong> cui non era così<br />

scontata la circolazione di idee e di immag<strong>in</strong>i. La mostra si estendeva nel Palazzo<br />

dell’Arte, progettato da Giovanni Muzio e <strong>in</strong>augurato nel maggio del 1933 con la V<br />

Triennale, e nel Parco Sempione su cui si affaccia, dove spesso venivano costruiti<br />

edifici a grandezza naturale.<br />

Nel 21mo secolo la Triennale ha deciso di occupare l’<strong>in</strong>tera città, <strong>in</strong>cludendo una<br />

serie di importanti luoghi espostivi milanesi. Nell’articolato programma sono co<strong>in</strong>volte<br />

diciotto sedi che sono: Triennale (via Alemagna 6), Fabbrica del Vapore<br />

(via Procacc<strong>in</strong>i 4), Hangar Bicocca (via Privata Chiese 2), Campus del Politecnico<br />

(piazza Leonardo Da V<strong>in</strong>ci 26), Campus della Iulm (via Carlo Bo 1), Mudec (via<br />

Tortona 54/via Bergognone 34), Museo della Scienza e della Tecnologia «Leonardo<br />

da V<strong>in</strong>ci» (via San Vittore 21), Base (via Bergognone 34), Palazzo della<br />

Permanente (via Filippo Turati 34), Area Expo (Rho), Museo Diocesano (corso di<br />

Porta Tic<strong>in</strong>ese 95), Headquarters Pirelli (viale Piero e Alberto Pirelli), Università<br />

degli Studi di Milano (via Festa del Perdono 7), Grattacielo Pirelli (via Fabio<br />

«Metamorfosi Vegetali» di Francesca<br />

Lanzavecchia e Hunn Wai, 2013 (Woman<br />

<strong>in</strong> Italian Design)<br />

Filzi 22), Accademia di Belle Arti di Brera (via Brera 28), Spazio Oberdan (via Vittorio Veneto 2), Triennale ExpoGate<br />

(via Luca Beltrami 1) e Villa Reale di Monza (via Brianza 1, Monza), sede storica delle prime Mostre Internazionali. «21st<br />

Century. Design After Design» non propone una visione sul futuro, ma piuttosto una decodificazione dei cambiamenti <strong>in</strong><br />

atto nell’architettura e nel design, soprattutto per quanto riguarda l’approccio al progetto, così profondamente mutato nei<br />

tempi recenti. L’impatto della globalizzazione sul design, l’arrivo del XXI secolo, la relazione tra città e design, i rapporti<br />

tra design e accessibilità delle nuove tecnologie dell’<strong>in</strong>formazione e tra design e artigianato sono alcuni dei temi affrontati.<br />

L’abitare <strong>in</strong> senso lato <strong>in</strong>clude istanze considerate argomenti antropologici come la morte, il sacro, l’eros, il dest<strong>in</strong>o, le<br />

tradizioni e la storia, strettamente connessi all’occuparsi di architettura e design e presi <strong>in</strong> considerazione dalle 20 mostre<br />

<strong>in</strong> programma. Un progetto di così ampio respiro necessita non più di un solo responsabile scientifico, come avveniva <strong>in</strong><br />

passato, ma di un nutrito gruppo di curatori per affrontare i temi delle mostre, tra questi Andrea Branzi, C<strong>in</strong>o Zucchi,<br />

Gillo Dorfles e Pierluigi Nicol<strong>in</strong>, solo per citarne alcuni. Come nella tradizione sono presenti oltre 30 Paesi tra cui Algeria,<br />

Canada, C<strong>in</strong>a, Corea, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Kazakistan, India, Iran, Messico, Polonia, Portogallo,<br />

Russia e S<strong>in</strong>gapore. Insomma è una full immersion nell’architettura e nel design da affrontare con calma, distribuita<br />

com’è <strong>in</strong> sei mesi di esposizione. q Michela Moro<br />

Triennale di Milano Design Museum, viale Emilio Alemagna 6, Milano, mar-dom 10,30-20,30, tel. 02/724341 www.triennale.org, «XXI Triennale<br />

Esposizione Internazionale Milano 2016 21 Century. Design After Design» dal 2 aprile al 12 settembre<br />

Arte liquida e gotica<br />

<strong>MILANO</strong>. È uno degli spazi espositivi più centrali e più antichi<br />

della città ancora da scoprire. La Fondazione Carriero è stata<br />

<strong>in</strong>augurata lo scorso 16 settembre, <strong>in</strong> un luogo che tutti i milanesi<br />

conoscono almeno dall’esterno: Casa Parravic<strong>in</strong>i (nella<br />

foto), uno dei pochi edifici privati di Milano risalenti al 1400,<br />

residenza gotica <strong>in</strong> mattoni di cotto, appoggiata allo stile rococò<br />

di Palazzo Visconti di Modrone, alle spalle di piazza San<br />

Babila. Giorgio Carriero, imprenditore e collezionista che l’ha<br />

voluta, ha l’attitud<strong>in</strong>e non profit del mecenate. La Fondazione<br />

non <strong>in</strong>clude nomi di brand, non promuove né vende nulla, non<br />

mostra le collezioni del fondatore, ma si propone come polo<br />

di produzione artistica e culturale, con <strong>in</strong>gresso gratuito, un<br />

luogo d’<strong>in</strong>contro e di riflessione sull’arte contemporanea. La<br />

seconda mostra della Fondazione è dedicata a Lucio Fontana<br />

(1899-1968) e Leoncillo (1915-1968) ed è curata da Francesco<br />

Stocchi (nella foto), cui abbiamo rivolto alcune domande.<br />

Perché avete scelto di accostare Fontana e Leoncillo?<br />

Bisogna attivare la storia, rileggerla. Le ricostruzioni storiche<br />

hanno valore se nascono da <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i contemporanee, l’arte è<br />

liquida, bisogna guardare il passato con gli occhi di oggi. Gli<br />

spazi della Fondazione sono <strong>in</strong>consueti, tra pubblico e privato,<br />

e anche questo contribuisce a nuove prospettive.<br />

In che cosa consiste la lettura <strong>in</strong>consueta dei due autori?<br />

Hanno un percorso parallelo e <strong>in</strong>teressi simili, ad esempio parteciparono<br />

entrambi alla XXVII Biennale di Venezia nel 1954, fu<br />

un momento importante delle reciproche carriere e ricerche,<br />

ma associandoli risalta soprattutto quanto profonda sia stata<br />

la loro tensione per fare emergere la forma <strong>in</strong>sita nella materia,<br />

mentre tutti gli artisti creano una forma con la materia.<br />

Quale d<strong>in</strong>amica si è creata tra Fontana e Leoncillo?<br />

Il rapporto è bilaterale, grazie a Leoncillo si capisce ad esempio<br />

che cosa ha portato al taglio di Fontana: il percorso non è stato<br />

un gesto emotivo ma il risultato di più di vent’anni di ricerca ed<br />

è anche un’idea fortemente legata alla materia.<br />

Perché il mercato deve ancora riscoprire Leoncillo?<br />

È un artista <strong>in</strong>tenso, <strong>in</strong>dividuale, le sue opere non si prestano a<br />

spiegazioni didascaliche e non c’è narrazione opera per opera.<br />

Non è facile perché non trasmette quiete, <strong>in</strong>oltre ha prodotto<br />

poco contro un Fontana entusiasta dell’azione.<br />

Entrambi utilizzano la ceramica, <strong>in</strong> che modo?<br />

Prima di loro la ceramica era considerata un’arte m<strong>in</strong>ore, loro<br />

la nobilitano operando nella scultura. Si vede nella mostra: le<br />

opere bidimensionali di Fontana sono quadri scultorei, mentre<br />

Leoncillo esprime una sensibilità pittorica nelle sue sculture.<br />

Che cosa hanno <strong>in</strong> comune?<br />

Danzano entrambi nella l<strong>in</strong>ea tra astratto e figurativo, sorpassando<br />

il limite della categoria e delle discipl<strong>in</strong>e. q M.M.<br />

Fondazione Carriero, via C<strong>in</strong>o del Duca 4, Milano, lun-ven 11-18<br />

(su appuntamento), sab 11-18, tel. 02/36747039,<br />

www.fondazionecarriero.org, «Fontana, Leoncillo. Forma della materia»<br />

dal 5 aprile al 9 luglio<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 9


Vedere a Milano Le mostre nelle sedi private<br />

Mille sfumature di Bianco<br />

Dal 2011 una Fondazione riscopre l’allievo solitario<br />

di De Pisis<br />

<strong>MILANO</strong>. Si potrebbe dire che «i gusti dei padri ricadono sui figli». Virgilio Gianni era un<br />

imprenditore illum<strong>in</strong>ato che nel 1953, grazie a De Pisis, <strong>in</strong>contrò Remo Bianco (1922-1988),<br />

artista vic<strong>in</strong>o allo Spazialismo di Lucio Fontana, al Movimento nucleare e all’ambiente culturale<br />

della Galleria del Naviglio di Carlo Cardazzo. Gianni diventò il pr<strong>in</strong>cipale collezionista<br />

e mecenate di Bianco, che sostenne tutta la vita permettendogli di seguire le molte strade<br />

della sua poliedrica ricerca. Riccardo Gianni, figlio di Virgilio, <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uità con l’impegno del<br />

padre e con il sostegno della sorella dell’artista Lyda Bianchi, ha costituito nel 2011 la Fondazione<br />

Remo Bianco, dove il pubblico può riscoprire un artista <strong>in</strong>tenso, curioso e profondamente legato<br />

alla più fertile stagione artistica milanese e italiana, quella degli anni ’50 e ’60. Remo Bianco è nato<br />

a Milano nel 1922 da una famiglia modesta. Ha frequentato i corsi serali dell’Accademia di Brera e<br />

fu immediatamente notato da Filippo De Pisis, che rimarrà il suo maestro. L’attitud<strong>in</strong>e di Bianco<br />

nei confronti dell’arte è s<strong>in</strong>tomatica dei tempi. Dopo un debutto figurativo <strong>in</strong>iziò a esplorare<br />

altri l<strong>in</strong>guaggi e pratiche artistiche e questa predisposizione a imboccare nuove strade rimarrà un<br />

segno della sua carriera. Pur essendo immerso nell’<strong>in</strong>tensa vita culturale milanese, la sua fu una<br />

vita da «ricercatore solitario», come si autodef<strong>in</strong>ì, da battitore libero ed eclettico. Ha sempre lavorato<br />

<strong>in</strong> modo aperto, i suoi cicli si sovrappongono per materiali, tecniche e ricerche. Dalle<br />

opere spaziali e nucleari degli anni ’50, caratterizzate da un forte impatto materico, passò<br />

all’arte improntale, al recupero della realtà che ci circonda attraverso oggetti di poco valore<br />

contenuti <strong>in</strong> sacchetti di plastica disposti su quadri, i «Sacchett<strong>in</strong>i Testimonianze». Arrivarono<br />

poi le opere tridimensionali, realizzate su plastica vetro e legno, i collage, che nel tempo<br />

diventarono assemblage di cotone, jeans, velluto, ritagli di <strong>in</strong>dumenti, e i tableaux dorés,<br />

uno dei cicli più noti dell’artista e il più duraturo. Foglie d’oro su sfondi monocromi o bicolori<br />

di materiali <strong>in</strong>attesi come la paglia, compongono espressioni di una «maturità contemplativa»,<br />

come ha scritto Paolo Biscott<strong>in</strong>i, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione con<br />

il f<strong>in</strong>e di studiare e valorizzare l’opera di Remo Bianco. Anche la scienza affasc<strong>in</strong>ò Bianco e<br />

ciò si riflette <strong>in</strong> opere realizzate dagli anni ’60 con lo Sephadex (un gel chimico che divide le<br />

sostanze secondo il loro peso specifico), nelle «Sculture Calde» e <strong>in</strong> altre sperimentazioni, tra<br />

le quali sono anche da ricordare i «Quadri Parlanti» e le performance con la sorella Lyda,<br />

baller<strong>in</strong>a classica. «Sicuramente mio padre era <strong>in</strong>teressato all’aspetto molto eclettico e <strong>in</strong>novatore di Remo<br />

Bianco e al fatto che le sue opere più azzardate sono sempre risolte anche esteticamente, afferma Riccardo<br />

Gianni, <strong>in</strong>oltre aderiva <strong>in</strong> pieno alla visione dell’artista raccolta nella frase: “Certo non posso mai dire sto<br />

lavorando a questo, sì, lavoro anche a questo, ma nel frattempo cont<strong>in</strong>uano dentro di me le risonanze di altri<br />

momenti, di altri periodi che devo portare avanti”». q M.M.<br />

Fondazione Remo Bianco, via Qu<strong>in</strong>tiliano 30, Milano, tel. 02/5097254 (su appuntamento),<br />

www.remobianco.org<br />

«Impronta» di Remo Bianco, 1956<br />

Androidi e opere crim<strong>in</strong>ali nella torre dorata<br />

<strong>MILANO</strong>. La nuova sede della Fondazione Prada è un’eccellenza<br />

cittad<strong>in</strong>a. Rem Koolhaas ha trasformato l’ex distilleria<br />

Società Italiana Spiriti comb<strong>in</strong>ando edifici preesistenti con<br />

nuove ardite soluzioni architettoniche per farne risultare<br />

differenti parti espositive. La collezione, ospitata nelle aree<br />

perimetrali della distilleria, vanta <strong>in</strong>stallazioni da fare <strong>in</strong>vidia<br />

a molti musei, come quelle di Robert Gober e Louise Bourgeois<br />

nella luccicante torre dorata o il «Progetto Grottesco» di<br />

Thomas Demand, meticoloso e dettagliato allestimento sugli<br />

antichi Grotti. Il bar Luce progettato dal super regista Wes<br />

Anderson, un luogo dove bere un buonissimo caffè e fare un<br />

tuffo nell’Italia di prov<strong>in</strong>cia fatta di bar démodé, è diventato<br />

immediatamente uno dei luoghi da non perdere <strong>in</strong> città. Le<br />

mostre temporanee sono sempre <strong>in</strong> heavy rotation. Due quelle<br />

<strong>in</strong> corso: «To the Son of Man Who Ate the Scroll» è una collettiva curata da Goshka Macuga<br />

dedicata alla storiografia dell’uomo, all’angoscia del tempo che passa, alla perdita dei riferimenti<br />

del passato e alla riflessione di questa angoscia nel percorso artistico. Tra le opere esposte,<br />

un androide dell’artista polacca, lavori di Alberto Giacometti, Lucio Fontana, Hanne Darboven<br />

e molti altri. «L’Image volée» (nella foto, la locand<strong>in</strong>a, © John Baldessari, 2016) è una mostra<br />

progettata da Thomas Demand che mette <strong>in</strong> luce la bellezza nel gesto del furto e dell’appropriazione,<br />

debita o <strong>in</strong>debita, di un’immag<strong>in</strong>e o di un patrimonio estetico. Tante le opere «crim<strong>in</strong>ali»:<br />

il tappeto persiano rubato da Maurizio Cattelan per la mostra «Art by Telephone» a Chicago, il<br />

quadro di Gerhard Richter trasformato <strong>in</strong> tavol<strong>in</strong>o da Mart<strong>in</strong> Kippenberger, la foto di Man Ray<br />

che ritrae Duchamp contraffatta da Ela<strong>in</strong>e Sturtevant, piccolo genio dell’arte della falsificazione.<br />

Fondazione Prada, largo Isarco 2, Milano, lun-gio 10-19, ven-dom 10-21, tel. 02/56662611<br />

www.fondazioneprada.org, «Thomas Demand: l’Image volée» f<strong>in</strong>o al 28 aprile e «Goshka Macuga: To the Son<br />

of Man Who Ate The Scroll» f<strong>in</strong>o al 19 giugno<br />

3Dti tititititi patititillti sagtitiatiti titi ti titi ti ti tititi titititititi titi titititititititi tititititititi<br />

Letti, giostre e funghi giganti<br />

<strong>MILANO</strong>. La mostra di Carsten Höller all’HangarBicocca<br />

<strong>in</strong>titolata «Doubt» obbliga i visitatori a decidere<br />

come affrontare il percorso e <strong>in</strong> che direzione<br />

andare. Del resto la pratica dell’artista belga<br />

(Bruxelles, 1961), che vive e lavora tra Stoccolma,<br />

Svezia e Biriwa (Ghana), è di riflettere sulla natura<br />

umana e sulla possibilità di nuovi modelli abitativi. Il<br />

pubblico è sempre co<strong>in</strong>volto attraverso opere f<strong>in</strong>alizzate<br />

a suscitare diversi stati d’animo, gioia, euforia,<br />

alluc<strong>in</strong>azioni e dubbi, per dare vita a nuove <strong>in</strong>terpretazioni<br />

del reale. La scelta è per Höller il punto focale: «Puoi avere la sensazione di perderti qualcosa<br />

perché c’è sempre un’altra possibilità o c’è sempre un altro modo di percorrere la mostra»<br />

spiega. Sono esposte opere nuove e storiche di grandi dimensioni, che <strong>in</strong>gaggiano i visitatori da<br />

un punto di vista personale e collettivo: bisogna prendere decisioni e osservare quelle degli altri.<br />

«Doubt» divide lo spazio <strong>in</strong> due sezioni. I visitatori per entrare scelgono verde o giallo. Le opere<br />

sull’asse centrale dello spazio creano un muro divisorio che permette di <strong>vedere</strong> la mostra solo<br />

a metà. Il pubblico deve ricordarla così f<strong>in</strong>o al momento <strong>in</strong> cui <strong>in</strong>contra l’altra metà, percorrendo<br />

il lato opposto. Altre opere, <strong>in</strong>vece, fanno sperimentare la sensazione del volo, due letti vagano<br />

<strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente nello spazio mentre una giostra per adulti suscita sentimenti contrastanti. Vi<br />

sono poi lavori che rimandano a esperimenti ottici, con i quali l’artista <strong>in</strong>vita a guardare il mondo<br />

capovolto, o sculture mobili che permettono di <strong>in</strong>teragire con dei funghi giganti (nella foto, «Y»<br />

di Carsten Höller, 2003. Courtesy l’artista e Thyssen-Bornemisza Art Contemporary, Vienna.<br />

Foto Attilio Maranzan, particolare). Una mostra, <strong>in</strong>somma, decisamente da esperire.<br />

Fondazione Pirelli HangarBicocca, via Chiese 2, MIlano, gio-dom 11-23, tel. 02/66111573,<br />

www.hangarbicocca.org, «Carsten Höller. Doubt» dal 7 aprile al 31 luglio<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 10


Vedere a Milano Le mostre nelle sedi private<br />

Da Leonardo al primo dopoguerra<br />

Nella Fondazione Stell<strong>in</strong>e schermi olografici<br />

e opere di Balla, Sironi, Carrà e C.<br />

«I filosofi (I professori)»<br />

di Ottone Rosai, 1920<br />

© Luca Post<strong>in</strong>i. Courtesy Museo del<br />

Novecento, Milano<br />

<strong>MILANO</strong>. Dopo la peste del 1576, nel tentativo di arg<strong>in</strong>are la crisi e la miseria che stava attraversando la città, l’arcivescovo di Milano<br />

san Carlo Borromeo, con un <strong>in</strong>tervento provvidenziale prese <strong>in</strong> affitto l’ex monastero delle Benedett<strong>in</strong>e di Santa Maria della Stella,<br />

dando riparo anche a orfani, emarg<strong>in</strong>ati e barboni che vivevano per le strade. Negli anni seguenti nacque l’Ospedale dei Poveri<br />

Mendicanti e Vergognosi della Stella. Alla metà del 1600 la struttura rivolgeva i suoi servizi quasi totalmente all’<strong>in</strong>fanzia bisognosa<br />

e ospitava soprattutto giovani orfane ribattezzate «Stell<strong>in</strong>e» <strong>in</strong> memoria dell’antico monastero. Le Stell<strong>in</strong>e sono rimaste tali e nello<br />

stesso luogo f<strong>in</strong>o al 1971, poi il palazzo, che era già stato ristrutturato nel corso dei secoli, è stato ulteriormente r<strong>in</strong>novato e scorporato<br />

<strong>in</strong> varie istituzioni. La Fondazione Stell<strong>in</strong>e, costituita nel 1986 con un accordo tra Regione Lombardia e Comune di Milano,<br />

svolge un’attività coord<strong>in</strong>ata di mostre, eventi e congressi; <strong>in</strong> trent’anni sono stati organizzati oltre trecento eventi. F<strong>in</strong>o al 22 maggio<br />

negli spazi espostivi della Fondazione è ospitata la mostra «Gallerie Milanesi tra le due guerre», curata da Luigi Sansone.<br />

Sono esposti dip<strong>in</strong>ti e sculture che riportano alla luce la vita culturale e la vivacità artistica delle gallerie milanesi nel ventennio<br />

successivo alla grande guerra. La mostra ha un sapore storico ed esplorativo e permette di riscoprire una Milano già <strong>in</strong>ternazionale<br />

<strong>in</strong> grande fermento artistico. Il periodo storico artistico preso <strong>in</strong> esame analizza l’attività delle pr<strong>in</strong>cipali gallerie milanesi tra il 1919<br />

e il 1939; presso le loro sedi si tennero mostre di artisti che spaziavano dal tardo Ottocento al Futurismo, dal Gruppo Novecento<br />

all’Astrattismo, dall’Aeropittura al Chiarismo s<strong>in</strong>o al movimento Corrente. Le storiche gallerie, come Pesaro, Bardi, Scop<strong>in</strong>ich,<br />

Milano, Salvetti, Dedalo, Bottega di Poesia, Il Milione, Barbaroux, Micheli, Gussoni, Centrale e Mostre Temporanee, ospitavano<br />

Balla, Carrà, Campigli, Casorati, de Chirico, De Pisis, Fontana, Funi, Guttuso, Kand<strong>in</strong>skij, Lic<strong>in</strong>i, Melotti, Prampol<strong>in</strong>i, Rosai,<br />

Medardo Rosso, Sav<strong>in</strong>io, Sever<strong>in</strong>i, Sironi, Usell<strong>in</strong>i, Wildt e molti altri. In mostra sono esposti anche documenti che fanno<br />

rivivere la Milano di allora e quella specifica atmosfera ricca di curiosità e lungimiranza. F<strong>in</strong>o al 18 dicembre, <strong>in</strong>oltre, la Fondazione<br />

Stell<strong>in</strong>e ospita il percorso «Leonardo racconta Leonardo» composto di tre schermi olografici attraverso cui l’artista racconta la sua<br />

vita e le sue opere, offrendo al pubblico l’opportunità di <strong>in</strong>teragire.<br />

Fondazione Stell<strong>in</strong>e, corso Magenta 61, Milano, mar-dom 10-20, tel. 02/45462411, www.stell<strong>in</strong>e.it, «Gallerie Milanesi tra le due guerre» f<strong>in</strong>o al<br />

22 maggio e «Leonardo racconta Leonardo» f<strong>in</strong>o al 18 dicembre<br />

Sarah Lucas al Grand Hotel<br />

Milano. È <strong>in</strong>credibile come dopo tanti anni di riscoperta dei luoghi milanesi, gli esploratori della Fondazione<br />

Trussardi riescano sempre a tirar fuori dal cappello una novità. L’Albergo Diurno Metropolitano<br />

«Venezia» è un posto speciale e fasc<strong>in</strong>oso, nel quale Sarah Lucas (Londra, 1962) celebre per lo sguardo<br />

beffardo e acuto su tabù e atteggiamenti maschilisti, <strong>in</strong>terviene mettendo <strong>in</strong> scena miti e stereotipi<br />

femm<strong>in</strong>ili e maschili. Quando l’Albergo Diurno fu <strong>in</strong>augurato nel 1926, su progetto attribuito a Piero<br />

Portaluppi, era una vera modernità: oltre a bagni pubblici, barbiere (nella foto, © Filippo Poli, Courtesy<br />

Fai), parrucchiere e manicure, comprendeva casellario postale, telefono, deposito bagagli, agenzia di<br />

viaggio, sportello bancario, servizio di dattilografia, lavanderia e stireria per abiti, vendita di abbigliamento<br />

e oggetti d’uso personale e pers<strong>in</strong>o un avanguardistico impianto di radiodiffusione. Caduto <strong>in</strong> disuso per<br />

lungo tempo, nel 2015 è divenuto patrimonio Fai e per la prima volta nei suoi 90 anni di storia, l’Albergo<br />

ospita un progetto site specific di arte contemporanea, realizzato grazie alla collaborazione tra la Fondazione<br />

Nicola Trussardi, Miart e Fai. Venerdì 8, sabato 9 e domenica 10 aprile si può visitare l’Albergo per<br />

scoprire un mix di mosaici, sculture, <strong>in</strong>stallazioni e <strong>in</strong>terventi sonori che hanno come tema pr<strong>in</strong>cipale il<br />

corpo, la sua rappresentazione, le sue storie e gli stereotipi di cui si nutre la nostra società: un cortocircuito<br />

affasc<strong>in</strong>ante tra la Milano del secolo scorso e la visione pungente e dissacrante di Sarah Lucas.<br />

Albergo Diurno Metropolitano «Venezia», piazza Guglielmo Oberdan, Milano, www.fondoambiente.it, «Sarah Lucas: Situations» dall’8 al 10 aprile<br />

C<strong>in</strong>quant’anni fa<br />

da Giorgio Marconi<br />

Milano. Nella storica palazz<strong>in</strong>a su tre<br />

livelli della Fondazione Marconi viene<br />

riproposta <strong>in</strong> versione aggiornata la<br />

mostra <strong>in</strong>augurale dello Studio Marconi<br />

(aperto l’11 novembre 1965), che<br />

vedeva <strong>in</strong>sieme Valerio Adami (nella<br />

foto, «Studio per cena. Camera d’hotel»,<br />

1967, © Valerio Adami by Siae 2015),<br />

Lucio Del Pezzo, Mario Schifano ed Emilio<br />

Tad<strong>in</strong>i. «Presentando le opere di quel<br />

periodo dei quattro artisti allora emergenti,<br />

si vuole dare un’idea del particolare momento<br />

creativo di ciascuno, operando una<br />

ricognizione sul passato della galleria e dei suoi protagonisti<br />

che non ha nulla di nostalgico e celebrativo, ma che “a posteriori”<br />

non sarà priva di sorprese», dichiarano dalla Fondazione.<br />

Lo Studio Marconi ha rappresentato uno snodo cruciale per<br />

la realtà artistica milanese e per trent’anni ha ospitato nelle<br />

sue sale i protagonisti della scena <strong>in</strong>ternazionale dell’arte<br />

contemporanea, dalle avanguardie alle nuove tendenze. Figlio<br />

di un grande corniciaio, Giorgio Marconi studiò medic<strong>in</strong>a,<br />

ma <strong>in</strong>contrando i maestri del Novecento e appassionandosi<br />

all’arte nella bottega del padre, r<strong>in</strong>unciò all’università. Iniziò<br />

la propria attività nel ’65, con l’apertura della galleria <strong>in</strong> via<br />

Tad<strong>in</strong>o 15. Per decenni ha rappresentato un gruppo di artisti<br />

italiani molto attivo che <strong>in</strong>cludeva, oltre ai succitati, Enrico<br />

Baj, Emilio Isgrò, Giuseppe Unc<strong>in</strong>i, Mimmo Rotella, Gianfranco<br />

Pardi, artisti stranieri come Sonia Delaunay, Joe Tilson,<br />

Louise Nevelson, Richard Hamilton e molti altri. Nel 1992,<br />

chiuso lo Studio Marconi, è <strong>in</strong>iziata la collaborazione col figlio<br />

Gio e con la sua Galleria Giò Marconi (nata nel 1990). Nel<br />

2004 Giorgio Marconi ha istituito la Fondazione Marconi, che<br />

valorizza e promuove gli artisti presenti nelle sue collezioni<br />

anche con importanti fondi, come nel caso di Man Ray.<br />

Fondazione Marconi, via Alessandro Tad<strong>in</strong>o 15, Milano, mar-sab 10-<br />

13/15-19, tel. 02/29419232, www.fondazionemarconi.org, «Adami,<br />

Del Pezzo, Schifano, Tad<strong>in</strong>i (50 anni dopo)» f<strong>in</strong>o al 23 aprile<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 11


Vedere a Milano Le mostre nelle gallerie<br />

Christian Ste<strong>in</strong> festeggia c<strong>in</strong>quant’anni<br />

con una sede che fa <strong>in</strong>vidia ai musei<br />

Tra i progetti di Gianfranco Benedetti le grandi personali<br />

di Fabro, Palad<strong>in</strong>o e Paol<strong>in</strong>i<br />

<strong>MILANO</strong>. Il sito <strong>in</strong>ternet della Galleria Christian Ste<strong>in</strong> ben<br />

la rappresenta: senza fronzoli, chiaro e con <strong>in</strong>formazioni<br />

essenziali. Far parte del mondo Ste<strong>in</strong> è appartenere a un<br />

universo esoterico e rarefatto, che comunica al m<strong>in</strong>imo per<br />

scelta del gallerista Gianfranco Benedetti e per la storia<br />

della galleria. Anche sulla fondatrice Christian Ste<strong>in</strong> le<br />

<strong>in</strong>formazioni onl<strong>in</strong>e scarseggiano, si sa solo che la galleria<br />

è nata nel 1966 a Tor<strong>in</strong>o e che la signora Ste<strong>in</strong>, che preferì<br />

il nome del marito al suo, è scomparsa nel 2003.<br />

Chi se la ricorda verso la f<strong>in</strong>e degli anni ’90 racconta<br />

di una donna fragile, che dava sempre l’impressione di<br />

riusciti a recuperare tutte le opere presenti nella prima mostra<br />

del ’64 alla Galleria Vismara. Come per le precedenti dedicate ad<br />

Alighiero Boetti e a Jannis Kounellis, anche <strong>in</strong> questa occasione<br />

abbiamo realizzato una mostra museale. Vengono tantissimi<br />

giovani, del resto Fabro <strong>in</strong>segnava a Brera e molti suoi ex allievi<br />

sono tornati più volte.<br />

Quali sono i progetti futuri?<br />

A seguire ci sarà Palad<strong>in</strong>o, a novembre faremo una piccola<br />

celebrazione per il c<strong>in</strong>quantesimo anniversario della galleria, che<br />

ha aperto nel 1966. Sarà la volta di Giulio Paol<strong>in</strong>i, era il prediletto<br />

della signora Ste<strong>in</strong> ed è stato felice della proposta.<br />

Scanav<strong>in</strong>o per estimatori<br />

<strong>MILANO</strong>. L’8 aprile nella galleria Dep Art viene <strong>in</strong>augurata una<br />

mostra dedicata agli ultimi diciotto anni di attività di Emilio<br />

Scanav<strong>in</strong>o (1922-1986). Dopo aver gravitato <strong>in</strong> gioventù <strong>in</strong>torno<br />

al gruppo degli spazialisti milanesi di Fontana & C., l’artista<br />

genovese ha costituito <strong>in</strong> Europa e <strong>in</strong> Italia un esempio<br />

di Informale e di Espressionismo astratto aff<strong>in</strong>e alle ricerche<br />

oltreoceano. Oltre a numerose personali e antologiche <strong>in</strong> Europa<br />

e <strong>in</strong> America, nella sua lunga carriera ha partecipato a<br />

sei Biennali di Venezia. Il suo segno pittorico più caratteristico<br />

è una specie di «nodo» o «garbuglio», che a partire dal 1954,<br />

quando è ancora un segno <strong>in</strong>dist<strong>in</strong>to e immerso nel colore,<br />

diventa via via più concreto, perfettamente del<strong>in</strong>eato negli ultimi<br />

lavori. La mostra presenta una serie di opere sperimentali<br />

(nella foto, «Alfabeto senza f<strong>in</strong>e», 1974), meno note anche al<br />

pubblico di estimatori. È esposta per la prima volta «Nascosto<br />

I», un’opera del 1968 nella quale l’aspetto sperimentale è<br />

evidente nelle geometrie e nei volumi spaziali che penetrano<br />

o racchiudono il «nodo», aprendo nuove possibilità estetiche.<br />

La galleria d’arte moderna e contemporanea Dep Art, fondata<br />

nel 2006 da Antonio Addamiano partecipa alle più importanti<br />

fiere nazionali e <strong>in</strong>ternazionali e tratta pr<strong>in</strong>cipalmente l’opera<br />

di artisti storicizzati. Questa mostra s’<strong>in</strong>scrive negli eventi<br />

sparsi <strong>in</strong> città collegati all’<strong>in</strong>augurazione di Miart. Dal 2015<br />

la galleria ha dato il via all’archiviazione delle opere di Turi<br />

Simeti, del quale entro la f<strong>in</strong>e del 2016 sarà dato alle stampe<br />

il catalogo ragionato delle opere su tela, curato da Antonio<br />

Addamiano e Federico Sardella.<br />

Dep Art, via Comelico 40, Milano, mar-sab 15-19, tel. 02/36535620,<br />

www.depart.it, «Scanav<strong>in</strong>o. Opere 1968-1986» dal 9 aprile all’1 giugno<br />

«Nord, Sud, Est, Ovest, giocano a Shanghai» di Luciano Fabro, 1989-94. © Agost<strong>in</strong>o Osio. Courtesy Archivio Luciano e Carlo Fabro e Galleria Christian Ste<strong>in</strong><br />

Il Modernismo di Günther Förg<br />

essere vista da lontano. Invece era sicuramente forte,<br />

appassionata e dalla «tenace concezione etico-professionale che<br />

r<strong>in</strong>unciando ad aderire alle oscillazioni volubili del mercato e<br />

delle mode, ha saputo tenere d’occhio il rapporto con gli artisti e<br />

la storia alla quale ha partecipato, accompagnando, sostenendo e<br />

amando l’opera di una generazione di artisti formatasi <strong>in</strong> Italia e<br />

dal respiro <strong>in</strong>ternazionale», scrive Bruno Corà nel testo del<br />

catalogo «Collezione Christian Ste<strong>in</strong>. Una storia dell’arte<br />

italiana» edito nel 2010 <strong>in</strong> occasione della doppia mostra<br />

tenutasi presso l’Ivam di Valencia e il Museo Cantonale<br />

d’Arte di Lugano. F<strong>in</strong> dagli esordi la galleria lavora con<br />

artisti che rappresentano l’arte italiana: Alighiero Boetti,<br />

Luciano Fabro, Lucio Fontana, Jannis Kounellis, Francesco<br />

Lo Savio, Piero Manzoni, Mario Merz, Aldo Mond<strong>in</strong>o,<br />

Giulio Paol<strong>in</strong>i e Mario Schifano. A questi si aggiungono nel<br />

tempo Anselmo, Zorio, Penone, Parmiggiani, Unc<strong>in</strong>i e i più<br />

giovani Domenico Bianchi e Remo Salvadori.<br />

Gianfranco Benedetti regge le sorti della galleria dal<br />

1985, avendo <strong>in</strong>iziato a collaborare nel 1972. Lo spazio<br />

espositivo è recentemente raddoppiato: oltre alla galleria<br />

di corso Monforte, accanto allo studio di Lucio Fontana,<br />

da un paio d’anni le mostre occupano la galleria-museo<br />

con quattro capannoni nella zona di Pero.<br />

Perché avete scelto una sede decentrata?<br />

Avevamo già questi spazi e li usavamo poco. In tempi non sospetti<br />

Calzolari aveva espresso il desiderio di fare lì la sua personale. Con<br />

L’Expo, le nuove strade, la vic<strong>in</strong>anza agli aeroporti è diventato un<br />

luogo perfetto.<br />

Negli ultimi sei mesi la galleria ha dedicato una<br />

mostra a Luciano Fabro (1936-2007).<br />

La mostra raccoglie quasi tutte le opere più importanti della sua<br />

carriera, <strong>in</strong>clusa la ricostruzione della mostra realizzata nel ’75 a<br />

Tor<strong>in</strong>o. Ci sono pezzi importantissimi, le sue «Italie» più conosciute,<br />

i «Piedi», gli «Attaccapanni» e anche opere come «Lo Spirato» che<br />

lui non prestava nemmeno ai musei e ora è esposto da noi. Siamo<br />

Fate due mostre l’anno, onl<strong>in</strong>e si trovano poche<br />

<strong>in</strong>formazioni e poche foto delle opere, siete quasi<br />

una società segreta, come mai?<br />

Credo sia quasi un <strong>in</strong>centivo, le nostre sono mostre di grande<br />

respiro, museali, e vale la pena vederle dal vero e non onl<strong>in</strong>e; mi<br />

piace che la gente si muova, faccia un piccolo sforzo; <strong>in</strong>oltre per<br />

comprare le opere bisogna vederle.<br />

Lavora ancora con gli stessi artisti con i quali la<br />

galleria ha <strong>in</strong>iziato, è una rarità <strong>in</strong> un mondo dove<br />

tutto è fluido, anche i rapporti artista-gallerista.<br />

Siamo fedeli, il nucleo è sempre lo stesso. Del resto questa<br />

generazione di artisti ha cambiato il l<strong>in</strong>guaggio dell’arte <strong>in</strong><br />

maniera radicale e sono ancora sulla cresta dell’onda. Sì, credo<br />

siano la fiducia, il rispetto e la stima.<br />

Guardate alle generazioni più giovani?<br />

Certo, l’abbiamo fatto, oltre a Salvadori e Bianchi lavoriamo<br />

con Marco Bagnoli, Paolo Canevari, Peter Wüethrich, Bernard<br />

Frize, Christopher Wool, Josh Smith e abbiamo <strong>in</strong> programma<br />

una mostra di Jeff Elrod. In realtà non ho tempo per seguire i<br />

giovanissimi e mi concentro sugli artisti con i quali ho maggiori<br />

aff<strong>in</strong>ità, oltre che corrispondenza generazionale.<br />

Tra i moltissimi <strong>in</strong>segnamenti della signora Ste<strong>in</strong><br />

qual è quello che oggi ancora utilizza?<br />

Sicuramente quello di saper <strong>in</strong>stallare le opere nello spazio.<br />

Non ha mai desiderato sostituire col suo il nome<br />

della galleria?<br />

Mi piace rendere omaggio alla signora Ste<strong>in</strong>, del resto lavoro qui<br />

dal 1972, ci sono abituato. Poi Christian Ste<strong>in</strong> suona meglio, non<br />

trova? q Michela Moro<br />

Galleria Christian Ste<strong>in</strong>, corso Monforte 23, Milano,<br />

tel. 02/76393301, via V. Monti 46, Pero (Mi), 02/38100316,<br />

www.galleriachrist<strong>in</strong>aste<strong>in</strong>.com, <strong>in</strong>fo@galleriachristianste<strong>in</strong>.com,<br />

«Luciano Fabro» f<strong>in</strong>o al 10 aprile, «Mimmo Palad<strong>in</strong>o» a seguire<br />

<strong>MILANO</strong>. Giò Marconi ha imparato il mestiere a bottega, e<br />

che bottega. Figlio di Giorgio, r<strong>in</strong>omato gallerista con lo Studio<br />

Marconi, nel 1990 ha aperto una nuova galleria concentrata<br />

sulle proposte delle più giovani generazioni di artisti. Negli<br />

anni ha presentato artisti <strong>in</strong>ternazionali allora poco noti <strong>in</strong><br />

Italia e oggi largamente riconosciuti, tra questi Franz Ackermann,<br />

John Bock, Nathalie Djurberg, Wade Guyton, Christian<br />

Jankowski, Sharon Lockhart, Michel Majerus, Jonathan<br />

Monk, Jorge Pardo, Paul Pfeiffer, Tobias Rehberger, Markus<br />

Sch<strong>in</strong>wald, Dasha Shishk<strong>in</strong>, Elisa Sighicelli, Thaddeus Strode,<br />

Cather<strong>in</strong>e Sullivan, Vibeke Tandberg, Grazia Toderi, Atelier<br />

Van Lieshout, Francesco Vezzoli e Christopher Wool. Dalla<br />

galleria di via Tad<strong>in</strong>o 15, nel 2015 si è trasferito al numero<br />

20 della stessa strada, <strong>in</strong> uno spazio più consono ai tempi. Il<br />

progetto architettonico è dello studio Kuehn Malvezzi. Dal 7<br />

aprile la galleria propone «Le coppie si passano la palla», personale<br />

di Günther Förg (nella foto, «Untitled», 2004. © Filippo<br />

Armell<strong>in</strong>, Courtesy Giò Marconi), artista tedesco scomparso<br />

nel 2013, figura di spicco nel panorama artistico degli anni<br />

’80 e membro di un’<strong>in</strong>fluente generazione che <strong>in</strong>clude Mart<strong>in</strong><br />

Kippenberger, Georg Herold e Albert Oehlen. La sua ricerca<br />

all’<strong>in</strong>terno del Modernismo prende spunti pittorici dall’architettura,<br />

dalla scultura e dalla fotografia per riflettersi sia sull’esperienza<br />

<strong>in</strong>dividuale sia sulla memoria storica.<br />

Galleria Giò Marconi, via Alessandro Tad<strong>in</strong>o 20, Milano, mar-sab 11-<br />

19, tel. 02/29404373, www.giomarconi.com, «Günther Förg»,<br />

dal 7 aprile al 21 maggio<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 13


Vedere a Milano Le mostre nelle gallerie<br />

Tra segni, fantasmi e silueta<br />

Bächli, Mendieta e Ansar<strong>in</strong>ia da Raffaella Cortese<br />

L’«objet prouvé» di Christoph Radl<br />

«The Weather» di Barbara Bloom, 2015-16,<br />

Courtesy Galleria Raffaella Cortese<br />

<strong>MILANO</strong>. La Galleria Raffaella Cortese è stata fondata<br />

nel 1995 <strong>in</strong> un piccolo spazio casal<strong>in</strong>go della gallerista.<br />

Nel 2007 si è trasferita nella sede attuale, duplicandosi<br />

ed espandendosi f<strong>in</strong>o all’ultima aggiunta nel 2015. Con<br />

vista su strada e tre numeri civici è diventata un centro<br />

espositivo che ben si adatta alle esigenze degli artisti<br />

con cui lavora: Francesco Arena, Miroslaw Balka, Yael<br />

Bartana, Keren Cytter, Michael Fliri, Roni Horn, Joan<br />

Jonas, Kimsooja, Anna Maria Maiol<strong>in</strong>o, Marcello<br />

Maloberti, Kiki Smith, Jessica Stockholder e T. J.<br />

Wilcox, solo per citarne alcuni.<br />

F<strong>in</strong>o a maggio ospita contemporaneamente le personali<br />

di Silvia Bächli, Ana Mendieta e Nazgol Ansar<strong>in</strong>ia.<br />

Svizzera, classe 1956, la Bächli realizza pr<strong>in</strong>cipalmente<br />

lavori su carta, sperimentando tecniche e formati diversi<br />

e sviluppando un l<strong>in</strong>guaggio pittorico formalmente<br />

immediato e m<strong>in</strong>imale. La sua è una ricerca personale sulla<br />

l<strong>in</strong>ea <strong>in</strong>tesa come segno grafico e artistico. Realizzate tra<br />

il 2013 e il 2015, le opere <strong>in</strong> mostra s<strong>in</strong>tetizzano gli ultimi<br />

sviluppi del suo lavoro sia dal punto di vista del colore sia<br />

del gesto. Il titolo della rassegna «Avanti. Diventa» è tratto<br />

dalla raccolta poetica It (1969) della scrittrice danese Inger<br />

Christensen, che già aveva ispirato il lavoro dell’artista nel<br />

padiglione svizzero della Biennale di Venezia del 2009. La<br />

seconda mostra è quella di Ana Mendieta (1948-1985), che<br />

nel 1983, anno <strong>in</strong> cui v<strong>in</strong>se il Prix de Rome per la scultura,<br />

si trasferì da New York a Roma, città che amò per la sua<br />

ricchezza artistica e storica. Nel periodo di residenza<br />

presso l’American Academy <strong>in</strong> Rome, ebbe la possibilità<br />

di sviluppare la sua tecnica scultorea allontanandosi<br />

dalla produzione di lavori ambientali per dedicarsi alla<br />

creazione di sculture e disegni che conservano, però, le<br />

forme e i profili dei primi lavori, def<strong>in</strong>iti comunemente<br />

silueta. Il percorso propone alcune opere del periodo<br />

romano, che si concluderà col ritorno a New York e la<br />

tragica morte dell’artista, caduta dal 35esimo piano del suo<br />

appartamento. «Paper Trail» di Nazgol Ansar<strong>in</strong>ia, nato a<br />

Teheran 1979, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, ruota <strong>in</strong>torno a tre progetti aperti<br />

che rispecchiano la poetica dell’artista, centrata sull’esame<br />

e l’elaborazione della vita quotidiana di Teheran. I collage<br />

«Reflections/Refractions» esplorano visivamente il<br />

quotidiano attraverso forme geometriche applicate ad<br />

alcuni lavori a specchio, mentre i «Pillars» rievocano le<br />

colonn<strong>in</strong>e neoclassiche delle architetture kitsch delle case<br />

degli arricchiti iraniani. Figura <strong>in</strong>oltre il nuovo progetto<br />

«Membrane»: nella costruzione di nuovi complessi<br />

residenziali a Teheran spesso rimangono tracce sui muri<br />

laterali delle vecchie costruzioni demolite. «Membrane»<br />

è lo studio dei fantasmi di questi edifici, mappati<br />

dall’artista con uno scanner 3D per ricreare un modello<br />

tridimensionale <strong>in</strong> cui rivive parte dell’edificio distrutto.<br />

<strong>MILANO</strong>. «Sedere non è solo un verbo» potrebbe essere il<br />

sottotitolo della mostra «Useless Design» di Christoph Radl<br />

(nella foto, © Sergey Sapozhnikov) da Luisa delle Piane, una<br />

delle storiche gallerie milanesi dedicate al design contemporaneo<br />

(e forse l’unica). La mostra <strong>in</strong>augura durante Miart per<br />

traghettarsi poi verso il Salone del Mobile. Radl, graphic designer<br />

nato <strong>in</strong> Svizzera, cittad<strong>in</strong>o austriaco, dal 1977 residente<br />

a Milano, realizza progetti per editori, musei e istituzioni da<br />

Mondadori a Palazzo Grassi, dalla P<strong>in</strong>acoteca Agnelli alla Qatar<br />

Museums Authority. A lui abbiamo rivolto alcune domande.<br />

Com’è nata l’idea di questa mostra?<br />

Da sempre si dice basta col design, nessuno vuole un’altra sedia!<br />

Allora ho preso 10 seggiole di Ikea, che diventano «Mystery<br />

Chair» (nella foto, un render<strong>in</strong>g. Courtesy l’artista), ho aggiunto<br />

un tavolo disegnato da Jean Prouvé ancora <strong>in</strong> produzione da<br />

Vitra e ho rivestito tutto con le parole di varie canzoni che hanno<br />

a che fare col sedere, diciamo un’applicazione grafica alla<br />

musica contemporanea.<br />

Un’operazione concettuale a cavallo tra arte e design.<br />

Viene trent’anni dopo la Proust Chair di Mend<strong>in</strong>i, è un po’ un’operazione<br />

alla Fornasetti fatta oggi, io ho fatto il mio lavoro da<br />

grafico e il tavolo di Prouvé è diventato un vero «objet prouvé». I<br />

mobili sono <strong>in</strong>stallati e mimetizzati da una carta da parati che<br />

confonde idee e oggetti, sono tutti pezzi unici dip<strong>in</strong>ti a mano e<br />

<strong>in</strong> vendita a basso costo. Come scrive Francesco Bonami nel<br />

testo che accompagna il progetto: «Circondati da un panorama<br />

di parole che ricoprono i muri sui quali il testo è ora leggibile<br />

ora illeggibile a seconda della nostra disponibilità a farlo, tavolo<br />

e sedie si r<strong>in</strong>corrono come il remake aggiornato di una<br />

scena di Alice nel Paese delle Meraviglie dove la pover<strong>in</strong>a<br />

si ritrova per chissà quale motivo <strong>in</strong> un mondo dove le cose<br />

diventano parole facendo il solletico al nostro sedere quando<br />

vogliamo riposarci sedendosi su di loro». q M.M.<br />

Galleria Raffaella Cortese, via Stradella 1-4-7, Milano, mar-sab 10-13/15-18,30, tel. 02/2043555 www.galleriaraffaellacortese.com, «Silvia Bächli:<br />

Avanti. Diventa», «Ana Mendieta» e «Nazgol Ansar<strong>in</strong>ia. Paper Trail» f<strong>in</strong>o al 11 maggio<br />

Galleria Luisa delle Piane, via Giusti 24, Milano, lun 15,30-19,30,<br />

mar-sab 10,30-13/15,30-19,30, tel. 02/3319680,<br />

www.gallerialuisadellepiane.it, «Useless Design» f<strong>in</strong>o al 30 aprile<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 14


Vedere a Milano Le mostre nelle gallerie<br />

Fumagalli diventa milanese<br />

Riapre il 26 maggio l’ex galleria bergamasca<br />

Il Mediterraneo di Lagomars<strong>in</strong>o<br />

«Via Bound» di Kenneth Noland, 1970<br />

<strong>MILANO</strong>. La Galleria Fumagalli è stata attiva a Bergamo dal 1971, ma da maggio si trasferirà a Milano. Ubicata nella corte <strong>in</strong>terna di<br />

un palazzo nei pressi di via Turati, mira a diventare uno dei punti di riferimento e d’<strong>in</strong>contro dell’arte contemporanea nel panorama<br />

milanese. Diretta dal 2007 da Annamaria Maggi, la Galleria segue da sempre un programma storico sull’Arte <strong>in</strong>formale, l’Arte<br />

povera e l’Astrattismo. Rappresenta alcuni noti artisti del XX secolo, volgendo anche uno sguardo alle generazioni più giovani. Tra<br />

i suoi artisti vi sono Carla Accardi, Agost<strong>in</strong>o Bonalumi, Enrico Castellani, Jim D<strong>in</strong>e, Chiara Dynys, Piero Gilardi, Jannis Kounellis,<br />

Jason Mart<strong>in</strong>, Maurizio Nannucci, Kenneth Noland, Giò Pomodoro, Mimmo Rotella, Mauro Staccioli e Gilberto Zorio. L’avventura<br />

milanese viene <strong>in</strong>augurata con una collettiva con Enrico Castellani, Robert Mangold, Robert Morris e Kenneth Noland, aperta dal<br />

26 maggio al 10 settembre e curata da Hayden Dunbar, specializzato nello studio dell’Arte m<strong>in</strong>imal degli anni ’60 e ’70. Considerato<br />

uno dei più iconici m<strong>in</strong>imalisti americani, Robert Morris è un grande <strong>in</strong>novatore per l’uso dei materiali e della performance e ha<br />

sensibilmente contribuito all’idea dell’<strong>in</strong>stallazione contemporanea come opera racchiusa <strong>in</strong> uno spazio dotata di molteplici elementi<br />

fisici, materici e performativi. Enrico Castellani è un simbolo dell’arte italiana contemporanea nel mondo. I suoi lavori m<strong>in</strong>imali<br />

dagli anni Sessanta a oggi sono caratterizzati dalla costante e analitica ricerca sulla luce, la monocromia e la ripetizione dei<br />

pieni e dei vuoti data dalle ritmiche estroflessioni sulla tela. Il percorso comprende <strong>in</strong>oltre lavori di grandi dimensioni di Kenneth<br />

Noland, artista americano scomparso nel 2010 che rappresenta al meglio e nei più importanti musei del mondo l’astrattismo made<br />

<strong>in</strong> Usa. A chiudere il quartetto è <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e un altro americano, Robert Mangold, nato nel 1937. Mangold traduce i fondamentali elementi<br />

formali, come la l<strong>in</strong>ea e il colore, <strong>in</strong> dip<strong>in</strong>ti, stampe e disegni ove attraverso la semplicità delle forme esprime idee complesse.<br />

Nei suoi lavori, la superficie di ogni tela è disegnata a mano e le l<strong>in</strong>ee di grafite variano con modulazioni sottili di colore. q M.M.<br />

Galleria Fumagalli, via Bonaventura Cavalieri 6, Milano, tel 348/8905781, www.galleriafumagalli.com, «Enrico Castellani, Robert Mangold, Robert<br />

Morris, Kenneth Noland. A personal view of Abstract pa<strong>in</strong>t<strong>in</strong>g and sculpture», dal 26 maggio<br />

<strong>MILANO</strong>. Per la sua prima personale nella galleria di Francesca<br />

M<strong>in</strong><strong>in</strong>i, Runo Lagomars<strong>in</strong>o, svedese, classe 1977,<br />

attivo tra il Brasile e la Svezia, presenta una serie di opere<br />

attraverso cui riflettere sui modelli di colonialismo e di dom<strong>in</strong>io<br />

politico che macchiano la storia della contemporaneità<br />

occidentale. Ad aprire il percorso è un cartello con<br />

la scritta «Deportation regime», omaggio alle ricerche del<br />

filosofo Giorgio Agamben sul rapporto tra la sovranità e il<br />

diritto alla vita. A dare il titolo alla mostra «L’Occidente è<br />

ovunque guardi» è la serie di mappe fluttuanti (nella foto,<br />

«Sea Grammar», 2015), appese sottosopra, nelle quali è<br />

impossibile stabilire dei conf<strong>in</strong>i, riconoscere dei riferimenti<br />

temporali e territoriali. Si tratta di una rappresentazione di<br />

ciò che sta accadendo nel Mediterraneo, teatro di tragici<br />

conflitti e di equilibri geopolitici irrisolti ed estremamente<br />

complicati. Un tema cui allude anche un’altra delle opere<br />

esposte «Mare Nostrum» a proposito della quale il curatore<br />

Luigi Fassi scrive: «È una vera e propria s<strong>in</strong>tassi mediterranea,<br />

articolata grazie a una grammatica <strong>in</strong>terna, con<br />

la quale possiamo <strong>vedere</strong>, sentire, ascoltare questo mare.<br />

Ecco che le ottanta immag<strong>in</strong>i costruite da Lagomars<strong>in</strong>o vanno<br />

a def<strong>in</strong>ire un racconto del nostro mare; una sequenza<br />

di diapositive ci permette di leggere un’<strong>in</strong>terezza che lentamente<br />

si dissolve lasciando spazio a un buco che risucchia<br />

il Mediterraneo facendolo scomparire def<strong>in</strong>itivamente.<br />

Con esso scomparirebbe anche la millenaria civiltà che ha<br />

def<strong>in</strong>ito e costruito il progredire del mondo e della razza<br />

umana». q J.D.<br />

Francesca M<strong>in</strong><strong>in</strong>i, via Massimiano 25, Milano, mar-sab 11-19,30,<br />

tel. 02/26924671, www.francescam<strong>in</strong><strong>in</strong>i.it, «Runo Lagomars<strong>in</strong>o.<br />

West is everywhere you look» f<strong>in</strong>o al 6 maggio<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 15


Vedere a Milano Le mostre nelle gallerie<br />

Dip<strong>in</strong>go così combatto la paura<br />

Quadri, disegni e fotografie di Bernardo Siciliano<br />

<strong>MILANO</strong>. Il 29 febbraio i mille metri quadrati della M77 Gallery erano gremiti di ospiti per l’<strong>in</strong>augurazione<br />

della personale di Bernardo Siciliano, artista romano nato nel 1969 di stanza a New<br />

York. Perfetta per Siciliano la M77 Gallery, che si pone come punto di riferimento della ricerca<br />

artistica contemporanea con particolare attenzione alla pittura.<br />

«Panic attack» è una mostra completa che parte dai grandi dip<strong>in</strong>ti di più di due metri per arrivare<br />

ai disegni su carta e alle fotografie, illustrando chiaramente il modus operandi dell’artista,<br />

la sua capacità di trasformare <strong>in</strong> «altro» luoghi lividi e vuoti.<br />

Siciliano, i suoi dip<strong>in</strong>ti sono garage e depositi, strade deserte e scale di metropolitana.<br />

Racconto quello che vedo, rappresento la mia vita privata attraverso posti che conosco bene, a 100 metri dal mio<br />

studio o da casa, nel quartiere di Brooklyn, dove vivo. Passo accanto a edifici <strong>in</strong>dustriali, dove i camion caricano<br />

e scaricano, guardo e dip<strong>in</strong>go; esco dalla metro a Tribeca, guardo e dip<strong>in</strong>go; è il mio mondo, guardo Manhattan<br />

e dip<strong>in</strong>go.<br />

Come realizza le sue opere?<br />

L’impianto del quadro è dal vero, solo se conosci la prospettiva e la guardi dal vivo puoi dip<strong>in</strong>gere bene, se partissi<br />

dalle foto non sarebbero mai quadri per me. Io uso il paesaggio <strong>in</strong>torno a me, ma ho sempre bisogno di molto<br />

tempo. Devo guardare la stessa cosa molte volte senza accorgermene f<strong>in</strong>ché un giorno l’immag<strong>in</strong>e si manifesta.<br />

Ho bisogno di tempo perché i lavori sono lenti e spesso proseguono <strong>in</strong>sieme. Devo dire che oggi sono più veloce di<br />

anni fa, anche se la figura rimane lenta per me.<br />

Gli spazi vuoti amplificano la paura, il «Panic Attack» trasuda dai quadri.<br />

La pratica del dip<strong>in</strong>gere calma la mia ansia, mentre lavoro ho solo pratici problemi pittorici, come risolvere il<br />

rosso o il blu o il g<strong>in</strong>occhio della ragazza. Poi l’ansia ritorna nell’immag<strong>in</strong>e stessa, ma io nel frattempo ho pensato<br />

ad altro, è un po’ una pratica meditativa.<br />

Non dev’essere stato facile diventare pittore <strong>in</strong> un momento <strong>in</strong> cui i critici guardavano<br />

altrove.<br />

Le difficoltà della pittura esistono sempre, ci sono artisti più rappresentativi del mondo contemporaneo, ma la<br />

pittura rimane un l<strong>in</strong>guaggio necessario. I pittori ci sono e cont<strong>in</strong>uano a dip<strong>in</strong>gere, la situazione non fa sempre<br />

Bernardo Siciliano e «Panic Attack» di Bernardo Siciliano. Courtesy l’artista<br />

piacere, ma vado avanti perché non posso fare altro. Nel mondo accademico americano i grandi pittori come<br />

Jenny Saville, John Curr<strong>in</strong> e Cecily Brown <strong>in</strong>segnano tutti perché è prestigioso, anche per gli studenti, e questo<br />

significa qualcosa; ma non faranno mai una mostra al MoMA.<br />

Oltre ai lavori su carta è esposta una serie di foto. La fotografia è diventata parte della<br />

sua pratica?<br />

Le foto parlano delle grandi solitud<strong>in</strong>i, che sono sempre la mia paura, ma sono più contemplative. q M.M.<br />

M77 Gallery, via Mecenate 77, Milano, mar-sab 11-19, tel. 02/84571243, www.m77gallery.com, «Bernardo<br />

Siciliano: Panic Attack» f<strong>in</strong>o al 21 maggio<br />

Le emozionanti odissee di William Kentridge<br />

<strong>MILANO</strong>. L’anima di Lia Rumma rimane napoletana, malgrado sia nata a Voghera e trascorra a Milano buona parte del suo tempo. È una delle grandi<br />

donne dell’arte contemporanea, presente sulla scena dal 1971, anno <strong>in</strong> cui ha aperto la galleria a Napoli con una mostra di Joseph Kosuth. Da allora,<br />

con discreto coraggio, dalla sua galleria sono passati i grandi nomi di Arte povera, M<strong>in</strong>imalismo, Land art e Arte concettuale e artisti come Alberto<br />

Burri, Donald Judd, Robert Longo, G<strong>in</strong>o De Dom<strong>in</strong>icis, Michelangelo Pistoletto, Agost<strong>in</strong>o Bonalumi, Giovanni Anselmo e Gilbert & George. Nel 1999 ha<br />

aperto un secondo spazio a Milano, nel cuore di Brera, e l’ha <strong>in</strong>augurato con una personale di Enrico Castellani. Tra gli artisti della scuderia Rumma si<br />

annoverano anche Shir<strong>in</strong> Neshat, Anselm Kiefer, Mar<strong>in</strong>a Abramovic e Gilberto Zorio, solo per citarne alcuni. Nel 2010 la galleria milanese si è spostata<br />

<strong>in</strong> via Stilicone, <strong>in</strong> un edificio di dimensioni museali dove gli artisti possono esporre con grande respiro e ambizione. In aprile lo spazio è occupato<br />

dalla mostra «Triumphs, Laments, and other Processions» di William Kentridge, che lavora con la galleria da molti anni. L’artista sudafricano opera<br />

con media diversi che convogliano sempre <strong>in</strong> un unico, stupefacente risultato. Racconta tribolazioni umane, epiche odissee, differenze sociali ancora<br />

<strong>in</strong>sormontabili con una leggerezza di soluzioni estetiche impressionante. Il classico tratto a carbonc<strong>in</strong>o dei suoi disegni viene sovrapposto e ripetutamente<br />

cancellato nei film; nelle performance e negli spettacoli teatrali le scene sono semplici e gli strumenti musicali elementari, ma nonostante ciò i<br />

contenuti si caricano di emozionante complessità. Il piano terra è occupato dall’<strong>in</strong>stallazione video a 8 canali «More Sweetly Play the Dance» del 2015<br />

(nella foto, © Studio Hans Wilschut. Courtesy Lia Rumma, Milano e Napoli), esposta lo scorso anno all’Eye Museum di Amsterdam, mentre i piani superiori<br />

sono dedicati alla serie «Triumphs and Laments»: <strong>in</strong>cisioni e carbonc<strong>in</strong>i sulla l<strong>in</strong>ea delle opere esposte all’ultima Biennale di Venezia del 2015.<br />

Galleria Lia Rumma, via Stilicone 19, tel. 02/29000101, mar-sab 11-13,30/14,30-19, www.liarumma.it, «William Kentridge» dal 9 aprile al 12 giugno<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 16


Vedere a Milano Le mostre nelle gallerie<br />

Arte c<strong>in</strong>ematografica<br />

<strong>MILANO</strong>. È il regista c<strong>in</strong>ematografico Francesco Castellani<br />

il curatore della collettiva «L’occhio c<strong>in</strong>ematico», con cui la<br />

galleria A arte Invernizzi <strong>in</strong>daga le aff<strong>in</strong>ità tra il c<strong>in</strong>ema e le<br />

arti visive. Ad accomunare le due discipl<strong>in</strong>e nella visione del<br />

filmmaker sono espedienti tecnici, narrativi e stilistici come<br />

il fotogramma, il fuoricampo, il flashback, l’ellissi, l’uso della<br />

luce e di particolari strumenti ed effetti ottico-fotografici.<br />

Articolato nei due piani della galleria, il percorso si apre con<br />

sculture, spazi elastici e lavori «tridimensionali» di Nicola Carr<strong>in</strong>o,<br />

Enrico Castellani, Gianni Colombo (nella foto, «L’occhio<br />

c<strong>in</strong>ematico», 1964, © Bruno Bani, Courtesy A arte Invernizzi),<br />

Dadama<strong>in</strong>o, Riccardo De Marchi e François Morellet, tutti<br />

artisti che portano <strong>in</strong> superficie forze e tensioni nascoste, con<br />

la stessa forza di un fuoricampo c<strong>in</strong>ematografico. Proseguendo<br />

s’<strong>in</strong>contrano le pennellate modulari di Niele Toroni, che si<br />

susseguono sulla parete come un piano sequenza. Michel<br />

Verjux fa da raccordo tra le due parti della mostra, <strong>in</strong>troducendo<br />

al l<strong>in</strong>guaggio analitico e alle elaborazioni cromatiche<br />

e plastiche di Alan Charlton, Carlo Ciussi, Lesley Foxcroft,<br />

Mario Nigro e P<strong>in</strong>o P<strong>in</strong>elli, <strong>in</strong> cui l’idea, o meglio, l’illusione<br />

del movimento trasforma le s<strong>in</strong>gole parti <strong>in</strong> un’immag<strong>in</strong>e del<br />

tempo. Accompagna la mostra un catalogo (italiano e <strong>in</strong>glese)<br />

con saggio del curatore e una poesia di Carlo Invernizzi. q J.D.<br />

Fossili, meduse contemporanee<br />

e visioni mar<strong>in</strong>e<br />

Le creazioni di Roberto Bricchi e Steffen Dam nella Galleria Gracis<br />

<strong>MILANO</strong>. Visitare la Galleria Gracis <strong>in</strong> maggio sarà entrare <strong>in</strong> uno spirito estivo con un excursus che va dai fossili alle meduse<br />

contemporanee. «La stanza delle meraviglie: cielo, mare e terra tra illusione e realtà» fa sognare non solo visioni mar<strong>in</strong>e, ma<br />

mondi lontani, terre misteriose e creature esotiche. I pezzi <strong>in</strong> mostra sono il frutto di una collaborazione a più mani tra il gallerista<br />

milanese e due illustri antiquari, Peter Petrou e Simon Cohen, ai quali si aggiunge l’artista Roberto Bricchi. Difficile<br />

scegliere tra i pezzi, tutti particolarissimi e permeati di storie affasc<strong>in</strong>anti, con i quali ognuno può crearsi un’immag<strong>in</strong>aria e<br />

personale wunderkammer. Il leone mar<strong>in</strong>o dal curioso nome lat<strong>in</strong>o Odobenus Rosmarus Rosmarus porta benissimo i suoi 10mila<br />

anni e non pare per nulla <strong>in</strong>timidito dalle meduse <strong>in</strong>capsulate nel vetro dell’artista contemporaneo Steffen Dam, danese<br />

che lavora da sempre col vetro. In pr<strong>in</strong>cipio lo soffiava, ma nel corso del tempo ha <strong>in</strong>iziato a <strong>in</strong>castonare <strong>in</strong><br />

contenitori pieni di vetro oggetti immag<strong>in</strong>ati sempre di vetro. Dam dichiara di voler descrivere ciò<br />

che non è tangibile con i sensi di tutti i giorni. I suoi cil<strong>in</strong>dri contengono specie che non esistono,<br />

plausibili sì, ma non di questo mondo. Eppure guardando le sue meduse non si è toccati da dubbi:<br />

sono state catturate mentre emergevano dagli abissi. Si può anche imparare qualcosa osservando i<br />

modelli didattici di fiori di f<strong>in</strong>e Ottocento o sognare ere geologicamente lontanissime che hanno<br />

prodotto sculture contemporanee come il fossile di legno di Araucaria del periodo Triassico di<br />

240 milioni di anni fa, la Labradorite del Madagascar e il geode di Ametista dell’Uruguay. I denti di<br />

narvalo, cetaceo artico dal dente che ricorda l’unicorno, sono ammessi: non si commette nessun peccato,<br />

hanno almeno 150 anni, mentre i prurig<strong>in</strong>osi Coco de Mer delle Seychelles sono della prima metà<br />

del XX secolo. Le opere del milanese Roberto Bricchi sono altrettanto <strong>in</strong>gannatrici, è un’iguana, ma di terracotta<br />

e ossa di pollo, è un pesce, ma di gesso, vetro e pelle di rospo; somigliano ad animali conosciuti<br />

ma all’improvviso ci si accorge di anomalie poetiche, di imperfezioni artistiche che creano universi<br />

animali paralleli. Si sogna, sì, nell’<strong>in</strong>terno di un palazzo milanese. q Michela Moro<br />

A arte Invernizzi, via D. Scarlatti 12, Milano, lun-ven 10-13/15-19,<br />

tel. 02/29402855, wwwaarte<strong>in</strong>vernizzi.it, «L’occhio c<strong>in</strong>ematico.<br />

Arti visive e c<strong>in</strong>ema oltre la soglia del visibile» f<strong>in</strong>o al 4 maggio<br />

In alto, «The fish». A destra, «Depilosterox», due creazioni di Roberto Bricchi<br />

Galleria Gracis, piazza Castello 16, Milano, tel. 02/877807, lun 15-19, mar-ven 10-13/15-19, «La stanza delle meraviglie: cielo, mare e terra tra<br />

illusione e realtà» dal 19 maggio al 17 giugno<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 17


Un «tappeto T<strong>in</strong>toretto» di Ushak, prima metà<br />

del XVI secolo. Courtesy Galleria Moshe Tabibnia<br />

Camm<strong>in</strong>are<br />

su un T<strong>in</strong>toretto<br />

Ventic<strong>in</strong>que tappeti<br />

da Moshe Tabibnia<br />

<strong>MILANO</strong>. Il più antico tappeto del mondo è arrivato<br />

dalla Siberia, dov’è rimasto congelato per più di 2.500<br />

anni, ma soltanto nel XIII secolo i tappeti fanno la<br />

loro vera comparsa. Quando arrivarono <strong>in</strong> Europa<br />

erano oggetti preziosi, privilegio di pochi, contenitori di parole, gesti e significati <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>sechi.<br />

Ancora oggi i tappeti afgani contemporanei raccontano la guerra con armi e carri armati.<br />

Ispirazione per la storia dell’arte, alcuni tappeti sono <strong>in</strong>trecciati a dip<strong>in</strong>ti importanti: questo<br />

il filo, è il caso di dirlo, che lega i tappeti della mostra «Suolo sacro» nella Galleria Moshe<br />

Tabibnia con dip<strong>in</strong>ti presenti nelle collezioni della P<strong>in</strong>acoteca di Brera e nel Museo Poldi<br />

Pezzoli. Uno degli aspetti <strong>in</strong>teressanti della mostra è la prossimità della galleria a entrambi<br />

i musei, cosicché il visitatore può apprezzare le due versioni, reale e dip<strong>in</strong>ta, del medesimo<br />

manufatto. Sono esposti 25 pezzi unici di grande qualità, tra questi i «tappeti dei pittori»: «T<strong>in</strong>toretto»,<br />

«Holbe<strong>in</strong>» o «Lotto», il cui nome deriva dagli artisti europei che li raffigurarono per<br />

primi, nonostante fossero stati tessuti pr<strong>in</strong>cipalmente <strong>in</strong> Anatolia <strong>in</strong> secoli lontani. I tappeti<br />

«T<strong>in</strong>toretto» sono fra le tipologie più classiche della produzione di Ushak, Anatolia; sia per<br />

il colore, il rosso, sia per il disegno e la tecnica molto f<strong>in</strong>e, sono i più ambiti e ricercati tra<br />

quelli tessuti <strong>in</strong> questa località. T<strong>in</strong>toretto, così soprannom<strong>in</strong>ato per via della professione del<br />

padre che era t<strong>in</strong>tore di tessuti, ritrae un tappeto che porta il suo nome ne «Il ritrovamento<br />

del corpo di san Marco» del 1562-66, oggi a Brera. La presenza di un tappeto anatolico<br />

all’<strong>in</strong>terno della «Pala di Santa Maria <strong>in</strong> Porto», dip<strong>in</strong>ta dal ferrarese Ercole De Roberti<br />

per la chiesa di Santa Maria <strong>in</strong> Porto nei pressi di Ravenna e ora esposta a Brera, testimonia<br />

la fervida attività commerciale italiana nel XIV e XV secolo, annoverando l’importazione<br />

di sontuosi tappeti dall’Oriente. In mostra vi è il corrispondente tappeto detto «Holbe<strong>in</strong>»,<br />

proveniente dall’Anatolia occidentale, prima metà del XVI secolo. Il tappeto «Transilvano,<br />

a doppia nicchia con bordura a stelle e cartigli», Anatolia occidentale f<strong>in</strong>e XVI secolo,<br />

di qualità museale, appartenuto a un famoso archeologo, trova corrispondenze nel dip<strong>in</strong>to<br />

«Interno con tappeto, spada e brocca su un tavolo», eseguito nel 1666 dal fiamm<strong>in</strong>go<br />

Cornelis De Man. Mondi da scoprire, prima che la collezione si disperda negli acquisti dei collezionisti;<br />

unica certezza l’Holbe<strong>in</strong>, che troverà posto nel futuro Museo del Tappeto di Brescia.<br />

Galleria Moshe Tabibnia, via Brera 3, Milano, mar-sab 10-19, tel. 02/8051545, www.moshetabibnia.com,<br />

«Suolo sacro. Tappeti <strong>in</strong> pittura (Xv-XIX secolo)» dal 6 aprile al 2 luglio<br />

Vedere a Milano Gli antiquari<br />

Il bis di Carlo Orsi<br />

e il genio di Canova<br />

Milano. Visitare la Galleria Carlo Orsi vale sempre la<br />

pena: nello spazio vellutato le opere sono poche, di altissima<br />

qualità e s’impara sempre qualcosa di nuovo. A maggior<br />

ragione se la visita è corredata da una pubblicazione<br />

densa d’<strong>in</strong>formazioni. La passione è il motore che da<br />

sempre alimenta Carlo Orsi: «Sono felice di fare esclusivamente<br />

il mio mestiere, di riportare alla luce opere dall’oblìo.<br />

Trovo un privilegio fantastico dedicarsi alla ricerca e allo<br />

studio», dice Carlo Orsi (nella foto), nom<strong>in</strong>ato presidente<br />

dell’Associazione Antiquari d’Italia per il biennio 2016-<br />

17, al secondo mandato consecutivo, risponde alle nostre<br />

domande seduto accanto a un monumentale Canova, alto<br />

quasi tre metri con la base. È un calco del genio giacente<br />

(nella foto) situato sul monumento a Clemente XIII Rezzonico<br />

<strong>in</strong> San Pietro a Roma, firmato dall’artista, e visibile<br />

anche sul retro, dettaglio importantissimo per gli studiosi.<br />

Pur nella sua monumentalità mantiene una grazia unica,<br />

una morbidezza sensuale che <strong>in</strong>vita ad accarezzarlo, tanto<br />

da sp<strong>in</strong>gere il prurig<strong>in</strong>oso papa Leone XII a rivestirlo con un drappeggio <strong>in</strong> stucco. «Non sono un<br />

acquirente di aste, compro da mercanti e privati, spiega l’antiquario, questa scultura è rimasta<br />

nelle mani dei proprietari f<strong>in</strong>o a quando è stata esposta».<br />

È rientrato da poco da Maastricht, dove da anni espone a Tefaf. Ha rilevato dei cambiamenti?<br />

Tefaf è la qualità conclamata, l’unica fiera che permette di passare dalla Preistoria all’arte contemporanea<br />

con un rigore unico. Nello specifico vediamo, non solo a Tefaf, che l’antiquariato<br />

non è più fonte di «arredamento», nessuno fa più case <strong>in</strong> stile, ad esempio, Settecento veneziano<br />

o Biedermeier. Ci si concentra sui s<strong>in</strong>goli pezzi, non vanno più seggiole e tavoli ma bronzetti<br />

oppure opere uniche e importanti. Il contatto con realtà diverse e<br />

collezionisti di tutto il mondo ha ampliato i gusti verso una maggior<br />

convivenza tra contemporaneo e antico, anche se a guadagnarci di<br />

più è molto spesso il contemporaneo.<br />

È stato rieletto presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia,<br />

com’è la situazione italiana?<br />

L’antiquariato è uno dei campi più controllati al mondo, <strong>in</strong> una maniera<br />

ossessiva che una volta non esisteva: devi essere sempre perfetto con<br />

i certificati, qu<strong>in</strong>di lo Stato potrebbe partire dal presupposto che siamo<br />

persone oneste. q M.M.<br />

Galleria Carlo Orsi, via Bagutta 14, Milano, lun 15-19, mar-ven 10-13/15-19, tel. 02/76002214,<br />

www.galleriaorsi.com<br />

CARLO ORSI<br />

PIETRO DI FRANCESCO ORIOLI (Siena 1458 – 1496)<br />

Madonna col Bamb<strong>in</strong>o e i santi Giovanni Battista e Girolamo,<br />

tempera su tavola cent<strong>in</strong>ata, 71,6 x 51,3 cm<br />

via Bagutta, 14 – 20121 Milano<br />

tel. +39 02 76 00 22 14<br />

<strong>in</strong>fo@galleriaorsi.com<br />

www.galleriaorsi.com<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 18


Vedere a Milano Le case d’asta<br />

Miro Porro a caccia di stelle<br />

Modigliani e Bonalumi nell’asta di maggio<br />

<strong>MILANO</strong>. Quando si parla di aste <strong>in</strong> un Paese come il nostro è importante tener presente che il<br />

mondo del collezionismo e l’offerta sono composti da una costellazione ricca e piena di sorprese<br />

e non solo da colossi <strong>in</strong>ternazionali. In questo panorama un buon posto è occupato da<br />

Porro & C., casa d’aste nata nel 2003 per volontà di Casimiro Porro, navigatissimo dealer,<br />

con sede milanese nei pressi della Basilica di Sant’Ambrogio. Piccoli capolavori sono passati<br />

da qui per f<strong>in</strong>ire nelle mani di lungimiranti collezionisti, dalla prima asta del 2003 che presentava<br />

una collezione d’arte napoletana dal Seicento alla metà dell’Ottocento comprendente<br />

dip<strong>in</strong>ti, mobili e preziose porcellane di Capodimonte, f<strong>in</strong>o alle più recenti, dove sono<br />

stati proposti importanti opere di ogni epoca con un attento occhio al contemporaneo e alle<br />

superstar delle italian sales quali Burri, Castellani, Capogrossi, Fontana, Griffa e Scheggi.<br />

I risultati sono stati significativi, basti pensare ai due Capricci di Francesco Guardi<br />

battuti nel 2004 per 1.167.800 euro o a «Carte de Mars par l’Eau et le Fer» di Yves Kle<strong>in</strong>, aggiudicato<br />

nel 2012 per 849.800 euro. Tra il 2004 e il 2005 la moda ha occupato la casa d’aste con<br />

le vendite delle collezioni Biki, la grande<br />

couturiére degli anni C<strong>in</strong>quanta imparentata<br />

con Pucc<strong>in</strong>i, ricca di capolavori della<br />

pittura veneziana del Settecento, mentre<br />

il 2005 è stato il momento della collezione<br />

di Gianni Versace con due vendite: la prima<br />

degli arredi e i dip<strong>in</strong>ti dell’abitazione<br />

milanese, la seconda delle collezioni conservate<br />

nella villa di Moltrasio sul lago di<br />

Como. Il successo è stato suggellato dalle<br />

percentuali di vendita che per la prima<br />

asta Versace è giunta al 95%. Quest’anno a<br />

brillare nell’asta di maggio dedicata all’arte<br />

moderna e contemporanea organizzata<br />

da Kimiko Bossi, capo del dipartimento,<br />

saranno soprattutto due lotti. Il primo è<br />

un Modigliani <strong>in</strong>titolato «Cariatide», stimato<br />

130mila-150mila euro, parte di una<br />

serie di lavori eseguiti dal pittore livornese<br />

nel 1911-13, che comprende dip<strong>in</strong>ti, disegni<br />

preparatori e sculture e testimonia<br />

l’<strong>in</strong>teresse di Modigliani per l’arte greca<br />

«Azzurro» di Agost<strong>in</strong>o Bonalumi, 1989<br />

antica e per quella africana, con elementi<br />

sapientemente mescolati. L’altra stella<br />

dell’asta sarà «Azzurro» di Agost<strong>in</strong>o Bonalumi<br />

del 1989, stimato 130mila-150mila euro.<br />

Con le sue poetiche estroflessioni della tela,<br />

Bonalumi rappresenta uno dei più desiderati<br />

artisti sul mercato, come testimonia il suo successo<br />

negli appuntamenti <strong>in</strong>ternazionali, dove<br />

si è registrato il suo nuovo record con «Bianco»<br />

del 1966, aggiudicato nel 2014 per 626.500 euro.<br />

Porro & Co., via Olona 2, Milano, tel. 02/72094708,<br />

www.porroartconsult<strong>in</strong>g.it, «Opere d’Arte Moderna e<br />

Contemporanea», esposizione dal 26 maggio al 31<br />

maggio, asta 31 maggio<br />

Cavaliere misterioso<br />

Una «Cariatide» di Amedeo Modigliani<br />

Milano. Figlio del poeta Alberto Cavaliere e della scultrice<br />

ucra<strong>in</strong>a Fanny Kaufmann, allievo all’Accademia di Brera<br />

di Mar<strong>in</strong>o Mar<strong>in</strong>i, Alik Cavaliere (1926-1998) è stato<br />

uno scultore orig<strong>in</strong>ale <strong>in</strong> grado di fondere temi e stili classici<br />

con l’irriverente l<strong>in</strong>guaggio dadaista, il Surrealismo e<br />

il bricolage. A ripercorrerne la non troppo nota vicenda è<br />

Sotheby’s, con una piccola retrospettiva curata da Angela<br />

Vettese ed esposta <strong>in</strong> Palazzo Serbelloni. Il percorso<br />

parte da due lavori di f<strong>in</strong>e anni C<strong>in</strong>quanta/<strong>in</strong>izio Sessanta,<br />

<strong>in</strong>titolati «Studio per giochi proibiti» e «F<strong>in</strong>e di un amore»,<br />

accompagnati da alcuni dip<strong>in</strong>ti che ne documentano<br />

studio e gestazione. Seguono opere come «Cortile» del<br />

1965-67 (nella foto) e «… e venne la pioggia» del 1968, raff<strong>in</strong>ate composizioni fatte di piccoli<br />

om<strong>in</strong>i <strong>in</strong> bronzo ed elementi vegetali con cui l’artista racconta la complessità del rapporto tra<br />

uomo e natura. Tra le più recenti sculture <strong>in</strong> mostra, che <strong>in</strong> tutto sono sette, vi è «Dafne» del<br />

1991, dove il mito e la storia fanno la loro comparsa <strong>in</strong>sieme a una visione più <strong>in</strong>timistica dell’animo<br />

umano e del mondo naturale. Per quanto riguarda <strong>in</strong>vece l’altro colosso mondiale nel<br />

settore delle aste, Christie’s, l’appuntamento è per il 5 aprile con l’unica asta italiana annuale<br />

di arte moderna e contemporanea, nella quale saranno proposte opere di Fontana, Castellani,<br />

Burri, Pistoletto, Scheggi, Bonalumi e molti altri tra i più riconosciuti artisti nostrani. q J.D.<br />

Sotheby’s, Palazzo Serbelloni, corso Venezia 16, Milano, mar-gio 10-18, ven 10-13, www.sothebys.com, «Alik<br />

Cavaliere» dal 5 all’8 aprile (<strong>in</strong>augurazione il 4 alle 18)<br />

Christie’s, via Clerici 5, Milano, tel. 02/3032831, lun-ven 9-13/14-18, www.christies.com, «Arte moderna e<br />

contemporanea» 5 aprile<br />

Arte Antica<br />

Arte Moderna<br />

Arte Contemporanea<br />

via Olona 2, 20123 Milano<br />

+39 02 72094708<br />

www.porroartconsult<strong>in</strong>g.it<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 19


Vedere a Milano Le case d’asta<br />

Collezionisti di storie<br />

L’esperta Silvia Berselli presenta la seconda asta di fotografie<br />

di Bolaffi<br />

<strong>MILANO</strong>. Dalle piume di struzzo alla fotografia il passo è lungo<br />

125 anni: piume e pietre preziose erano l’attività della<br />

tor<strong>in</strong>ese famiglia Bolaffi prima che l’<strong>in</strong>traprendente Alberto<br />

si dedicasse alla filatelia nel 1890.<br />

Nel tempo gli <strong>in</strong>teressi dell’attività si sono ampliati f<strong>in</strong>o alle<br />

Aste Bolaffi del 1990, con la prima vendita all’<strong>in</strong>canto di francobolli,<br />

cui si sono aggiunti monete, libri antichi, autografi,<br />

antiquariato, manifesti, fotografia, v<strong>in</strong>i e gioielli. In maggio<br />

avrà luogo a Milano l’asta di fotografia: «È la seconda che<br />

facciamo dopo l’esordio nel 2015 che ha totalizzato un soddisfacente<br />

407.244 euro, commenta l’esperta del dipartimento Silvia Berselli,<br />

e ci sono maggiori aspettative. Proponiamo circa 300 lotti».<br />

Oggi la l<strong>in</strong>ea di demarcazione tra arte e fotografia è<br />

sempre più sottile, qual è la vostra posizione?<br />

Credo che il percorso nelle gallerie sia il sistema migliore per essere<br />

riconosciuti dal mercato. Quando i giovani artisti ci <strong>in</strong>terpellano<br />

ricordo loro che non è la casa d’aste il luogo più adatto per crescere<br />

nella fotografia. Noi non vogliamo entrare <strong>in</strong> collisione con le<br />

gallerie e la fotografia più contemporanea. Tra l’altro oggi il<br />

paradosso è che fotografare è tecnicamente molto facile e proprio<br />

per questo è molto più difficile trovare nuovi l<strong>in</strong>guaggi e nuove<br />

forme espressive. Qu<strong>in</strong>di dare un giudizio obiettivo e valutare<br />

quanto dureranno nel tempo, diventa complicato.<br />

È cambiato il collezionismo fotografico? Sono cambiati<br />

i collezionisti?<br />

I collezionisti sono più giovani che <strong>in</strong> altri ambiti, <strong>in</strong> genere vanno<br />

dai trenta ai c<strong>in</strong>quant’anni, anche per le foto storiche, forse perché<br />

la fotografia è più vic<strong>in</strong>a alla nostra sensibilità contemporanea.<br />

A grandi l<strong>in</strong>ee ci sono due filoni di collezionismo: chi s’<strong>in</strong>teressa al<br />

fotogiornalismo sul genere di Cartier-Bresson e Robert Capa guarda<br />

con distacco chi segue la ricerca fotografica di Man Ray e viceversa.<br />

In tempi più recenti, però, chi lavora sulla denuncia sociale ed è più<br />

legato a mondi come il World Press Photo,<br />

penso ad esempio a Sebastião Salgado e<br />

Steve McCurry, è amato per le belle foto<br />

d’autore e le molte mostre che la gente ha<br />

negli occhi, travalicando i generi.<br />

Che cosa c’è <strong>in</strong> catalogo per la<br />

prossima asta?<br />

Una parte è dedicata all’Ottocento,<br />

mercato ridotto ma esigente che ricerca<br />

pezzi particolari. Abbiamo una serie direi<br />

osé di dagherrotipi stereoscopici, che forse<br />

una volta erano considerati pornografici.<br />

Sono immag<strong>in</strong>i positive e negative da<br />

visualizzare attraverso doppie lenti, sono<br />

colorate a mano, ragazze coi fiori nei<br />

Dagherrotipo stereoscopico ottocentesco<br />

«Tulipano triste» di André Kertesz, 1894-95<br />

capelli, fotograficamente opere molto ben composte e riuscite.<br />

Che cosa riserva <strong>in</strong>vece il Novecento italiano?<br />

Tra gli autori italiani più amati abbiamo Mario Giacomelli, con<br />

qu<strong>in</strong>dici pezzi esaustivi del suo percorso, dalla «Buona Terra» ai<br />

«Pret<strong>in</strong>i». Luigi Ghirri è stato l’autore top lot della prima asta,<br />

aveva decuplicato la stima e quel successo ha fatto sì che la stima<br />

sia passata da 1.500 euro a circa 7mila/8mila, secondo tiratura<br />

e soggetto. I lavori astratti e colorati di Franco Fontana ben<br />

bilanciano e completano questo percorso nel paesaggio italiano.<br />

E per quanto riguarda il mercato <strong>in</strong>ternazionale?<br />

In trecento lotti la scelta è vasta. Tra tutti va sicuramente citato<br />

il «Tulipano triste» dell’ungherese André Kertész, (1894-1985), uno<br />

dei maggiori fotografi del XX secolo, con una base d’asta piuttosto<br />

bassa per un lavoro del genere.<br />

Il motto di casa Bolaffi è da sempre «Per noi la storia<br />

è un oggetto da collezione». Sicuramente lo è anche la<br />

fotografia.<br />

q Michela Moro<br />

Aste Bolaffi, via Manzoni 7, Milano, tel. 02-89013452,<br />

www.astebolaffi.it, «Asta di Fotografia» 17 maggio<br />

ASTE BOLAFFI<br />

FOTOGRAFIA<br />

Milano, 17 maggio 2016<br />

Vendita all’asta di fotografie d’autore<br />

di Berenice Abbott, Manuel Alvarez Bravo, Gabriele Basilico,<br />

Elliott Erwitt, Nan Gold<strong>in</strong>, Steve McCurry, Helmut Newton,<br />

<strong>in</strong>sieme con un’ampia selezione<br />

dei maestri Mario Giacomelli e Luigi Ghirri.<br />

Spazio Bigli - via Bigli, 11/a<br />

Esposizione da sabato 14 maggio<br />

Aste Bolaffi ricerca arredi e dip<strong>in</strong>ti, libri rari,<br />

fotografia, v<strong>in</strong>i, gioielli e manifesti.<br />

I nostri esperti sono a disposizione<br />

per l’esame e la valutazione<br />

di oggetti di pregio da <strong>in</strong>serire nei cataloghi<br />

delle prossime vendite all’asta.<br />

aste@astebolaffi.it 011.557.63.72<br />

Per <strong>in</strong>formazioni e richieste catalogo:<br />

Milano, Silvia Berselli sberselli@astebolaffi.it 02.49.48.88.63<br />

Tor<strong>in</strong>o, Chiara Pogliano cpogliano@astebolaffi.it 011.55.76.339<br />

www.astebolaffi.it<br />

Siamo<br />

presenti a<br />

Luigi Ghirri<br />

Lido di Sp<strong>in</strong>a, 1973<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 20


Vedere a Milano Le case d’asta<br />

Un po’ casa d’aste e un po’ art advisory<br />

La nuova F<strong>in</strong>arte punta sui mercati f<strong>in</strong>anziario, medio-piccolo e onl<strong>in</strong>e<br />

e fissa a maggio i prossimi appuntamenti<br />

<strong>MILANO</strong>. F<strong>in</strong>arte nasce nel 1959 e r<strong>in</strong>asce nel 2015. Era<br />

stata fondata dal banchiere milanese Gian Marco<br />

Manusardi per assistere collezionisti e operatori del<br />

settore nell’acquisto e nella vendita di opere d’arte. Fu una<br />

delle prime società al mondo a lavorare su f<strong>in</strong>anziamenti<br />

<strong>in</strong> un campo che, all’epoca, non aveva alcun credito<br />

presso le istituzioni bancarie. La l<strong>in</strong>ea della casa d’aste<br />

era di puntare l’attenzione su aste specialistiche che<br />

oltre all’arte di ogni epoca <strong>in</strong>cludessero tutti i settori del<br />

collezionismo: dalla numismatica ai gioielli, agli argenti<br />

e alle porcellane. Dopo una lunga storia e vicissitud<strong>in</strong>i<br />

economicamente sfortunate, il marchio storico è tornato<br />

alla ribalta: una cordata di amici <strong>in</strong>ternazionali e operanti<br />

<strong>in</strong> settori diversi lo ha rilevato dopo il fallimento,<br />

dichiarato dal Tribunale di Milano nel 2012, con l’<strong>in</strong>tento<br />

di occupare la fascia <strong>in</strong>termedia tra le grandi case<br />

<strong>in</strong>ternazionali e il medio-piccolo mercato di prov<strong>in</strong>cia.<br />

L’idea è di affiancare l’attività di casa d’aste a quella di<br />

art advisory <strong>in</strong>dirizzata verso il sistema bancario e il<br />

mercato f<strong>in</strong>anziario <strong>in</strong> generale. F<strong>in</strong>arte ha aperto le porte<br />

dei nuovi uffici milanesi nel novembre 2015, nel cuore<br />

di Brera, ed è stata accolta come una vecchia conoscenza,<br />

dando il segnale di come i brand italiani siano più forti<br />

delle proprie vicende. «Vogliamo essere degli <strong>in</strong>termediari<br />

senza dover difendere delle posizioni, usando il l<strong>in</strong>guaggio della<br />

Borsa, aveva dichiarato il nuovo presidente Giancarlo<br />

Meschi, vorremmo aiutare il mercato a seguire le passioni, le<br />

valutazioni artistiche dei collezionisti che non necessariamente<br />

sono <strong>in</strong>teressati a r<strong>in</strong>correre un mercato speculativo. Vogliamo<br />

svecchiare l’immag<strong>in</strong>e del mercato tradizionale e guardiamo<br />

con grande attenzione al mercato onl<strong>in</strong>e». Le offerte sono<br />

raccolte onl<strong>in</strong>e, i cataloghi tutti digitalizzati e le<br />

aste si svolgono <strong>in</strong> sala. La prossima asta di Arte<br />

moderna e contemporanea è mercoledì 11 maggio<br />

nel Palazzo della Permanente, a Milano, già sede delle<br />

aste autunnali. Tra le opere all’<strong>in</strong>canto, un s<strong>in</strong>golare<br />

mosaico degli anni Trenta di Atanasio Soldati valutato<br />

70mila-90mila euro. Nelle settimane successive si terrà<br />

una vendita di fotografia, soprattutto del ’900, con<br />

particolare attenzione alla modalità della timed auction,<br />

asta onl<strong>in</strong>e a tempo con data di apertura e di chiusura.<br />

La prima tornata di aste dedicate all’Arte antica, all’Arte<br />

contemporanea e del XX secolo ha registrato per il 2015<br />

un risultato di 2,5 milioni di euro, raccolti <strong>in</strong> gran parte<br />

dall’Arte Contemporanea. In testa alla top ten i classici<br />

preferiti di questi anni: al primo posto Enrico Castellani<br />

con «Senza titolo (Superficie blu)» del 1961 (<strong>in</strong>chiostro e<br />

cera su tela), aggiudicato per 363mila euro, seguito da<br />

Giorgio de Chirico con «Piazza d’Italia» di metà anni<br />

1950 venduto per 267mila euro, al terzo posto Mario<br />

Schifano con «Pittura» del 1959 (cemento su tela) venduto<br />

per 93mila euro. All’epoca avevano dichiarato da F<strong>in</strong>arte:<br />

«I risultati delle aste di arte del XX secolo e di arte contemporanea<br />

ci <strong>in</strong>coraggiano, perché dimostrano come il mercato abbia risposto<br />

<strong>in</strong> modo positivo alla nostra offerta che è la prima del nuovo corso<br />

di F<strong>in</strong>arte». Si aspetta l’asta di maggio per <strong>vedere</strong> come<br />

l’équipe di esperti (composta da Camilla Pr<strong>in</strong>i, capo<br />

dipartimento Arte moderna & contemporanea, Michele<br />

Danieli, capo dipartimento Dip<strong>in</strong>ti antichi, Marco<br />

Bertoli, capo dipartimenti Dip<strong>in</strong>ti XIX secolo, e Roberto<br />

Mutti, capo dipartimento Fotografia) ha affrontato il<br />

secondo passo della r<strong>in</strong>ata F<strong>in</strong>arte. q M.M.<br />

F<strong>in</strong>arte, via Brera 8, Milano, tel. 02/36569100, www.f<strong>in</strong>arte.it<br />

«Senza titolo» di Atanasio Soldati, anni Trenta (particolare)<br />

Carlo Nangeroni<br />

Elementi a luce variabile, 1975<br />

Acrilico su tela, 157 x 123 cm<br />

ASTA DI ARTE MODERNA<br />

E CONTEMPORANEA<br />

11 maggio 2016 | La Permanente, Milano<br />

In vista della nostra asta primaverile,<br />

siamo a disposizione per una valutazione<br />

gratuita e confidenziale delle vostre opere d’arte.<br />

Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea<br />

Via Brera 8, 20121 Milano | T. +39 02 3656 9105<br />

modernoecontemporaneo@f<strong>in</strong>arte.it | www.f<strong>in</strong>arte.it<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 21


Vedere <strong>in</strong> Lombardia Brescia<br />

I musei bresciani fanno quadrato<br />

Gli effetti della direzione di Luigi Di Corato sulla Fondazione Brescia Musei<br />

BRESCIA. Dal 2014 Luigi Di Corato è il direttore<br />

della Fondazione Brescia Musei (www.<br />

bresciamusei.com), un complesso sistema<br />

museale che raccoglie il Museo di Santa<br />

Giulia, Brixia-Parco Archeologico di Brescia<br />

romana (entrambi patrimonio Unesco), la<br />

P<strong>in</strong>acoteca Tosio Mart<strong>in</strong>engo, il Museo<br />

delle Armi Luigi Marzoli e il Museo del<br />

Risorgimento.<br />

Direttore, qual è la sua visione per Brescia<br />

Musei e quali sono i primi risultati?<br />

È un progetto culturale a 360 gradi sul ruolo del<br />

museo, che dev’essere un attore dello sviluppo collettivo al servizio<br />

della società e non un contenitore di eventi temporanei. Le mostre<br />

sono parte del museo, ma al suo <strong>in</strong>terno. Lavoriamo cioè per produrle<br />

e non per acquistarle. Parallelamente costruiamo un percorso di<br />

professionalizzazione dei lavoratori di Brescia Musei. Abbiamo già<br />

prodotto un ciclo di mostre sul R<strong>in</strong>ascimento oltre a «Roma e le genti<br />

del Po» e «Chagall. Anni russi 1907-1924», con l’<strong>in</strong>tervento di Dario Fo,<br />

(term<strong>in</strong>ate queste ultime due il 15 febbraio scorso).<br />

L’amm<strong>in</strong>istrazione è <strong>in</strong>teressata e attenta?<br />

Il s<strong>in</strong>daco e il vices<strong>in</strong>daco hanno la cultura come priorità cittad<strong>in</strong>a,<br />

sanno che è un asset strategico. Caso più unico che raro non ho mai<br />

subito tagli. Lavoriamo sul nostro patrimonio secondo una logica (forse)<br />

poco italiana: ci riuniamo ogni 10 giorni con le altre istituzioni facendo<br />

quadrato sulla progettazione <strong>in</strong>tegrata.<br />

Quali sono le priorità?<br />

La prima è il «software», restituire ai cittad<strong>in</strong>i il loro patrimonio con un<br />

accesso garantito; sono particolarmente orgoglioso dei 50mila ragazzi<br />

delle scuole che hanno partecipato ai nostri laboratori didattici, ad<br />

esempio. Il secondo è l’«hardware», ovvero, rendere i musei piacevoli e<br />

accoglienti, penso al riavvio della P<strong>in</strong>acoteca Tosio Mart<strong>in</strong>engo, chiusa<br />

dal 2009. Stiamo anche facendo un gran lavoro sul parco archeologico<br />

<strong>in</strong>sieme al Comune di Brescia, la Sopr<strong>in</strong>tendenza e il M<strong>in</strong>istero, <strong>in</strong> un<br />

circolo virtuoso con standard <strong>in</strong>ternazionali.<br />

La prossima sfida è la mostra al Museo di Santa Giulia<br />

con l’<strong>in</strong>stallazione di Christo sul lago d’Iseo.<br />

È un progetto importante, prodotto da noi e realizzato con competenze<br />

<strong>in</strong>terne, con sponsorizzazioni e collaborazioni, <strong>in</strong> primis quella del<br />

Comitato Promotore presieduto dell’<strong>in</strong>stancabile Umberta Gussalli<br />

Beretta. È un lavoro coord<strong>in</strong>ato sul territorio, anche il lago sarà<br />

presidiato ad hoc.<br />

Altri progetti realizzati?<br />

«SubBrixia-Arte <strong>in</strong> metro», la metropolitana che attraversa Brescia per<br />

15 chilometri (con 17 stazioni), che ha cambiato la mobilità cittad<strong>in</strong>a.<br />

Gli artisti Rä di Mart<strong>in</strong>o, Marcello Maloberti, Francesco Fonassi, Patrick<br />

Il Coro delle Monache del Monastero di San Salvatore-Santa Giulia. In alto a s<strong>in</strong>istra Luigi Di Corato<br />

Tuttofuoco ed Elisabetta Benassi hanno lavorato <strong>in</strong> alcune fermate<br />

creando <strong>in</strong>stallazioni apposite con l<strong>in</strong>guaggi diversi, raccontando una<br />

storia dove l’unico filo conduttore è la nostra metro e la nostra città.<br />

Brescia fa viaggiare le sue opere più importanti<br />

F<strong>in</strong>o a giugno 2017, <strong>in</strong> concomitanza con il restauro della P<strong>in</strong>acoteca<br />

Tosio Mart<strong>in</strong>engo, 35 opere della collezione viaggeranno per l’Europa<br />

con la mostra «Brescia. Il R<strong>in</strong>ascimento nel Nord Italia. Moretto, Savoldo,<br />

Moroni. Raffaello, Tiziano, Lotto» <strong>in</strong> tre tappe: al Museo Nazionale di<br />

Varsavia, al Kansallis Museo (Museo Nazionale di F<strong>in</strong>landia) di Hels<strong>in</strong>ki<br />

e al Rijksmuseum Twenthe di Enschede <strong>in</strong> Olanda. q Michela Moro<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 22


Vedere <strong>in</strong> Lombardia Brescia<br />

Il nuovo miracolo annunciato di Christo<br />

Un’<strong>in</strong>stallazione sul lago d’Iseo e una mostra nel Museo di Santa Giulia<br />

«The Float<strong>in</strong>g Piers» di Christo, 2014.<br />

© Christo, foto di André Grossmann<br />

BRESCIA E LAGO D’ISEO. Camm<strong>in</strong>are sulle acque, passeggiando a piedi nudi sul lago d’Iseo, è uno degli ultimi <strong>in</strong>terventi di Christo,<br />

che <strong>in</strong>sieme a Jeanne-Claude, scomparsa nel 2009, ha costituito quel duo unico e perseverante cui è dedicata una mostra nel<br />

Museo di Santa Giulia. L’artista bulgaro naturalizzato americano, nato nel 1935, torna <strong>in</strong> Lombardia, dove già nel 1970 <strong>in</strong> piazza<br />

Duomo e <strong>in</strong> piazza Scala a Milano aveva impacchettato i monumenti di Vittorio Emanuele e Leonardo da V<strong>in</strong>ci. «Ho vissuto <strong>in</strong> Europa<br />

dal 1958 al 1964 e ho visitato bene i laghi italiani, dichiara Christo, l’Iseo è un lago unico, al centro c’è Monte Isola, dove vivono 2.000 persone che<br />

potranno quotidianamente camm<strong>in</strong>are sulle acque <strong>in</strong>sieme ai visitatori. Abbiamo scelto i giorni più lunghi dell’anno, dal 18 giugno al 3 luglio, per<br />

permettere alle persone di percorrere “The Float<strong>in</strong>g Piers” 24 ore al giorno, senza <strong>in</strong>terruzione. Sarà un camm<strong>in</strong>amento di 3 chilometri da Sulzano a<br />

Monte Isola (<strong>in</strong>cludendo l’isola di San Paolo) coperto di un tessuto arancione, si avrà sui piedi<br />

il fluire delle acque». Dal 7 aprile al 18 settembre, <strong>in</strong>oltre, il Museo di Santa Giulia<br />

ospita la mostra «Christo and Jeanne-Claude. Water Projects», che racconta<br />

come nel corso di c<strong>in</strong>quant’anni di carriera la coppia abbia lavorato su progetti<br />

legati a paesaggi segnati dalla presenza di mare, fiumi, laghi e oceani. «Vogliamo<br />

offrire al grande pubblico la possibilità di utilizzare al massimo il museo. Esponiamo disegni<br />

e foto di 30 progetti (opere realizzate e non) e i 7 progetti connessi al tema dell’acqua, racconta<br />

Germano Celant, curatore dell’<strong>in</strong>tero progetto; non è una mostra passiva:<br />

esporremo anche tutto il work<strong>in</strong>g process dei «Float<strong>in</strong>g Piers», raccogliendo le immag<strong>in</strong>i che<br />

il pubblico scatterà». Attraverso oltre 150 studi, disegni e collage orig<strong>in</strong>ali, modelli<br />

<strong>in</strong> scala, fotografie dei progetti realizzati, video e film relativi, si svela<br />

un mondo <strong>in</strong> cui sì c’è bisogno di fortuna, come dice Christo, ma c’è anche una<br />

capacità di visione e di tenuta non comune: «Ho realizzato nella mia carriera 22 progetti,<br />

37 non hanno preso ancora vita, spiega l’artista, ma con Jeanne-Claude dicevamo che<br />

bisogna sempre riprovare con qualche vecchio progetto, rileggerlo con occhi diversi. Il legame<br />

contemporaneo tra arte e tecnologia è fonte di nuove esperienze, anche se cerchiamo di avere<br />

sempre dei progetti tecnicamente abbastanza semplici per non aver troppi legami. Questo ad esempio utilizza una tecnologia impensabile negli anni<br />

’70: abbiamo un’illum<strong>in</strong>azione a batterie che permette ai visitatori di camm<strong>in</strong>are tutta la notte». q M.M.<br />

Museo di Santa Giulia, via dei Musei 81/b, Brescia (Bs), mar-mer/ven 9,30-17,30, gio 9,30-22, sab-dom 9,30-19, tel. 030/2977834,<br />

www.bresciamusei.com, www.mostrachristo.bresciamusei.com, «Christo and Jeanne-Claude Water Projects» dal 7 aprile al 18 settembre.<br />

The Float<strong>in</strong>g Piers, Project for Lake Iseo, Lago d’Iseo, dal 18 giugno al 3 luglio www.thefloat<strong>in</strong>gpiers.com<br />

Vetri, rov<strong>in</strong>e e vedute<br />

BRESCIA. Palazzo Mart<strong>in</strong>engo è uno dei molti palazzi della famiglia Mart<strong>in</strong>engo<br />

nel centro di Brescia, di fronte all’area archeologica del Capitolium.<br />

La prima fondazione risale all’XI secolo. La struttura attuale è <strong>in</strong> gran parte<br />

seicentesca, con tracce medievali nel portico e r<strong>in</strong>ascimentali nella cappella<br />

del vescovo di Famagosta Mattia. Tra gli ospiti illustri si annovera Ugo Foscolo,<br />

che venne qui a conoscere la contessa Marzia Mart<strong>in</strong>engo. Museo<br />

dagli anni Novanta, ha ospitato mostre su Arturo Benedetti Michelangeli,<br />

Cagnaccio di San Pietro, Andy Warhol, Adolfo Wildt e altri. Ora è di scena<br />

una retrospettiva sui vedutisti veneziani, soprattutto i tre più grandi: Canaletto<br />

(nella foto, «Il molo, Palazzo Ducale e il campanile di San Marco»), Bellotto e Guardi. Il percorso cronologico è suddiviso <strong>in</strong><br />

10 sezioni arricchite da vetri di Murano di Maria Grazia Ros<strong>in</strong>, tra cui l’<strong>in</strong>stallazione «Gelat<strong>in</strong>e Lux», esposta alla 53ma Biennale<br />

di Venezia. Chiude la mostra la sala «Venezia teatro della vita», con dip<strong>in</strong>ti con scene di vita quotidiana ambientate <strong>in</strong> campi e<br />

campielli, tra le calli e i canali della città.<br />

Palazzo Mart<strong>in</strong>engo, via dei Musei 30, Brescia, mer-ven 9-17/sab-dom 10-20, tel. 327/3339846, www.amicimart<strong>in</strong>engo.it, «Lo Splendore di<br />

Venezia: Canaletto, Bellotto, Guardi e i Vedutisti dell’Ottocento» f<strong>in</strong>o al 12 giugno<br />

Kenna analogico<br />

BRESCIA. Specializzata nel<br />

settore della grafica mitteleuropea<br />

tra Otto e Novecento,<br />

con una predilezione per<br />

l’area austriaca, tedesca e<br />

cecoslovacca, la Galleria<br />

dell’Incisione ha aperto nel<br />

1972 grazie a Chiara Fasser.<br />

S<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio ha proposto<br />

artisti importanti moderni e<br />

contemporanei come Otto<br />

Dix, George Grosz, Karl Hubbuch,<br />

Max Kl<strong>in</strong>ger, Richard Müller e Rudolf Schlichter,<br />

contribuendo anche a valorizzare autori allora poco conosciuti<br />

<strong>in</strong> Italia. La galleria dà <strong>in</strong>oltre spazio ad artisti di<br />

generazioni più recenti nonché a collezioni di xilografie<br />

giapponesi. Negli ultimi anni ha <strong>in</strong>iziato a guardare con<br />

<strong>in</strong>teresse anche alla fotografia, esponendo autori come<br />

Mart<strong>in</strong>e Franck, Gianni Berengo Gard<strong>in</strong>, Ferd<strong>in</strong>ando<br />

Scianna, Enzo Sellerio, Elliott Erwitt e Steve McCurry.<br />

F<strong>in</strong>o a maggio è <strong>in</strong> corso la personale di Michael Kenna<br />

«Conversazioni col Paesaggio». Inglese, classe 1953,<br />

considerato tra i più autorevoli fotografi della scena <strong>in</strong>ternazionale,<br />

Kenna cont<strong>in</strong>ua a lavorare con la pellicola, <strong>in</strong><br />

analogico. I soggetti ricorrenti sono ponti, nuvole, fabbriche,<br />

stazioni, alberi, fontane, tutti rigorosamente <strong>in</strong> bianco<br />

e nero; gli scatti vengono realizzati con lunghe esposizioni,<br />

privilegiando le atmosfere dell’alba, del tramonto e della<br />

notte. L’uomo è completamente assente e la sua presenza<br />

è semplicemente suggerita dall’atmosfera metafisica.<br />

La mostra <strong>in</strong>clude una c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a di fotografie realizzate<br />

<strong>in</strong> Giappone e <strong>in</strong> C<strong>in</strong>a dagli anni Novanta a oggi e alcuni<br />

lavori europei e americani (nella foto, «Torii Gate, Study 2,<br />

Shosanbetsu, Hokkaido, Japan», 2014. Courtesy Michael<br />

Kenna). Il 30 aprile ha luogo <strong>in</strong> galleria un <strong>in</strong>contro con<br />

Michael Kenna, che oltre a presentare la mostra, firmerà le<br />

copie del catalogo Forms of Japan edito da Prestel.<br />

Galleria dell’Incisione, via Bezzecca 4, Brescia, mar-dom 17-20,<br />

tel. 030/304690, www.<strong>in</strong>cisione.com, «Michael Kenna.<br />

Conversazioni col Paesaggio» f<strong>in</strong>o al 20 maggio<br />

Michael<br />

Kenna<br />

Gli archetipi di Tiziana De Palma<br />

BRESCIA. Via Moretto è una lunga via che attraversa il cuore della città passando vic<strong>in</strong>o<br />

alla chiesa quattrocentesca di Santa Maria dei Miracoli (a due passi dalla stazione) per<br />

arrivare f<strong>in</strong>o alla piazzetta della P<strong>in</strong>acoteca Tosio Mart<strong>in</strong>engo, ricca di opere recentemente<br />

valorizzate. In questo contesto colmo di storia nasce la galleria Ramera Arte Contemporanea<br />

con l’obiettivo di promuovere e divulgare la creatività contemporanea. Recentemente<br />

ha r<strong>in</strong>novato i propri spazi, <strong>in</strong>augurando con una collettiva di Maurizio Battaglia, Franco<br />

Franchi, Marco Paghera, Gianfranco Silvestr<strong>in</strong> e Tiziana De Palma, con i quali c’erano già<br />

state collaborazioni presso sedi temporanee sul territorio bresciano. Una di queste, <strong>in</strong>titolata<br />

«Di Forme», venne ospitata nel Convento dei Servi di Maria della Santissima Annunciata<br />

di Rovato, enorme edificio che si vede viaggiando <strong>in</strong> treno sull’altura sopra Rovato quando<br />

ci si avvic<strong>in</strong>a alla città di Brescia. Il 15 aprile Tiziana De Palma presenta una personale <strong>in</strong><br />

via Moretto. Foggiana residente a Brescia, nata nel 1970, l’artista focalizza il suo <strong>in</strong>teresse<br />

sulla concretezza dei materiali e sulla necessità di esplorare gli archetipi naturali e le forme pure, il cerchio, il quadrato, il triangolo,<br />

utilizzando colori primari e simboli primordiali, del<strong>in</strong>eati con la pittura o scolpiti <strong>in</strong> modo essenziale (nella foto, una sua opera).<br />

Ramera Arte Contemporanea, via Moretto 2/b, Brescia, mar-ven 16-19, sab 10-12,30/16-19, tel. 393/0092746,<br />

www.rameraartecontemporanea.it, «Tiziana De Palma» dal 15 aprile<br />

Dal 2 aprile al 20 maggio 2016<br />

Il 30 aprile Michael Kenna sarà <strong>in</strong> galleria per la<br />

firma del suo ultimo libro “Forms of Japan”.<br />

Via Bezzecca, 4 - Brescia<br />

Tel. 030 304690<br />

www.<strong>in</strong>cisione.com<br />

Via Moretto, 2B BRESCIA Tel +39 393 00 92 746<br />

E-mail: <strong>in</strong>fo@rameraartecontemporanea.it<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 23


Vedere <strong>in</strong> Lombardia Brescia e Bergamo<br />

John Hilliard con uno scoiattolo<br />

BRESCIA. Massimo M<strong>in</strong><strong>in</strong>i ha aperto la prima galleria nel<br />

1973, guardando all’Arte concettuale, all’Arte povera e al<br />

M<strong>in</strong>imal. Nel tempo la lista si è allungata f<strong>in</strong>o a contenere<br />

i temi più urgenti dell’arte contemporanea e quasi tutti i<br />

nomi di rilievo <strong>in</strong>ternazionale come Ettore Spalletti, Jan Fabre,<br />

Anish Kapoor, Alberto Garutti, Salvo, Luigi Ontani, Maurizio<br />

Cattelan, Boetti, Accardi, Fabro, Paol<strong>in</strong>i, LeWitt, Graham,<br />

Buren e anche Yona Friedman, Peter Halley, Ghada Amer e<br />

T<strong>in</strong>o Sehgal. Per illustrare la mostra dedicata a John Hilliard,<br />

artista concettuale britannico nato nel 1945, non c’è niente<br />

di meglio che le parole del gallerista, eccellente raconteur:<br />

«John pratica da sempre una fotografia ambigua. A prima vista<br />

non si capisce bene cosa stia succedendo. Il suo lavoro<br />

ha bisogno di tempo per essere capito, m<strong>in</strong>imi spostamenti<br />

di immag<strong>in</strong>e e di senso si sovrappongono lentamente a formare l’immag<strong>in</strong>e f<strong>in</strong>ale del lavoro, ammesso<br />

che ne esista una, non due, tre. John sposta le grandi e le piccole fotografie nel suo studio.<br />

Le guardiamo e commentiamo una a una. Mi accorgo che molte formano una coppia, ogni lavoro<br />

rimanda a un secondo, o forse viceversa. Gli comunico questa mia impressione. Man mano che le<br />

opere si mostrano, sempre più «coppie» appaiono: due uom<strong>in</strong>i su una soglia, ma <strong>in</strong> tempi e pose<br />

leggermente diversi; due castelli sulla coll<strong>in</strong>a; due cavalli nella brughiera. Questa storia com<strong>in</strong>cia<br />

a <strong>in</strong>trigarmi. Propongo che la mostra (e il libro) si bas<strong>in</strong>o su questo dualismo. Mentre spostiamo<br />

opere uno scoiattolo entra e mangia briciole per terra. Parto con questo racconto di opposti <strong>in</strong><br />

testa. John ci deve pensare. Alla f<strong>in</strong>e anche lui é conv<strong>in</strong>to. A volte uno sguardo esterno porta una<br />

lettura che sorprende pers<strong>in</strong>o l’autore» (nella foto, «Hav<strong>in</strong>g arrived by land, by air, by sea», 1975).<br />

Galleria Massimo M<strong>in</strong><strong>in</strong>i, via Apollonio 68, Brescia, lun-ven 10,30-19,30, sab 15,30-19,30,<br />

tel. 030/383034, www.galleriam<strong>in</strong><strong>in</strong>i.it, «John Hilliard. Town and Country» f<strong>in</strong>o al 30 aprile<br />

Dal Messico a Porto Cervo<br />

BRESCIA. Paci Contemporary è stata fondata nel centro di Brescia nel 2004 da Giampaolo<br />

Paci, giovane gallerista proveniente dall’allora <strong>in</strong>novativo mondo dell’arte <strong>in</strong> tv. La galleria<br />

espone opere di artisti storicizzati ed emergenti, dedica particolare attenzione al medium<br />

fotografico, spazia dalle nuove tecnologie alla complessa struttura delle video <strong>in</strong>stallazioni<br />

ed è parte di Aipad (Association of International Photography Art Dealers), l’associazione<br />

<strong>in</strong>ternazionale di gallerie di fotografia.<br />

Gli artisti esposti nel corso degli anni<br />

denotano una predilezione per la fotografia:<br />

Jerry Uelsmann, Phil Borges,<br />

Mario Cravo Neto, Les Krims, Arthur<br />

Tress, Clark&Pougnaud e Maggie<br />

Taylor. Paci Contemporary è presente<br />

<strong>in</strong> numerose fiere di arte contemporanea<br />

italiane e <strong>in</strong>ternazionali e ha<br />

<strong>in</strong>oltre aperto uno spazio «estivo» a<br />

Porto Cervo, <strong>in</strong> Costa Smeralda, dove<br />

sono allestite esposizioni stagionali<br />

per collezionisti <strong>in</strong> vacanza. Dal 2<br />

aprile la sede di Brescia ospita la mostra<br />

«Mexico» di Maurizio Galimberti<br />

(nella foto, «Tempio Maya, museo di<br />

antropologia, 18/02/2009». Courtesy<br />

Paci Contemporary), fotografo comasco nato nel 1956. Il suo lavoro è caratterizzato dalla<br />

creazione di un mosaico visivo di immag<strong>in</strong>i congiunte, la def<strong>in</strong>izione che dà di se stesso è:<br />

«poeta della Polaroid» o «Instant Polaroid artist». «Mexico» è un viaggio fisico e mentale <strong>in</strong><br />

cui il fotografo applica la propria tecnica di scomposizione e assemblaggio delle immag<strong>in</strong>i.<br />

Galleria Paci Contemporary, via Trieste 48, Brescia, mar-sab 10-13/15,30-19, tel. 030/2906352<br />

www.pacicontemporary.com, «Maurizio Galimberti: Mexico» dal 2 aprile al 30 settembre<br />

Le anatomiche deformazioni del giovane Boezio<br />

BRESCIA. La Galleria E3 Arte Contemporanea ha <strong>in</strong>augurato la sua<br />

attività nel maggio 2014, a due passi dal complesso monumentale<br />

di Santa Giulia e dal Capitolium. F<strong>in</strong>ora ha esposto autori italiani<br />

come Agost<strong>in</strong>o Bonalumi, Dadama<strong>in</strong>o, Paolo Scheggi, Alberto Biasi,<br />

Marcello Morand<strong>in</strong>i e Ugo La Pietra. F<strong>in</strong>o al 7 maggio è di scena la<br />

personale di Alessandro Boezio (nella foto, «Rebis»), artista bresciano,<br />

classe 1983, che utilizzando diversi materiali realizza parti anatomiche<br />

assemblate <strong>in</strong> modo surrealistico e grottesco. Pur andando <strong>in</strong><br />

diverse direzioni, la sua opera mantiene un legame saldo e dist<strong>in</strong>to<br />

con la scultura tradizionale, che però supera attraverso i mutamenti<br />

di scala, la deformazione e modificazione anatomiche dei soggetti<br />

prescelti, la ricerca di materiali contemporanei e di nuove idee di allestimenti.<br />

Boezio ha esposto <strong>in</strong> importanti istituzioni pubbliche come<br />

il Macro e la Pelanda a Roma, il Museo P<strong>in</strong>o Pascali a Polignano a<br />

Mare (Ba), oltre ad aver partecipato alla collettiva «100 Curators 100<br />

Days» alla Saatchi Gallery di Londra.<br />

Stagioni e ragioni<br />

Nella Gamec le fotografie di Ryan McG<strong>in</strong>ley<br />

e le <strong>in</strong>stallazioni di Rashid Johnson<br />

Bergamo. Dal 1991 la Gamec, Galleria<br />

d’arte moderna e contemporanea di<br />

Bergamo, è il punto focale dell’arte contemporanea<br />

<strong>in</strong> città, accostando alla collezione<br />

permanente una fitta programmazione di<br />

mostre temporanee che nel tempo hanno<br />

co<strong>in</strong>volto dagli artisti bergamaschi ai nomi<br />

più <strong>in</strong>teressanti della scena <strong>in</strong>ternazionale.<br />

Situato nell’ex monastero delle Servite e<br />

delle Dimesse, già sede del 5° Reggimento<br />

Alp<strong>in</strong>i, l’edificio è stato recuperato alla<br />

funzione attuale grazie al restauro dell’architetto<br />

Vittorio Gregotti realizzato dal<br />

Comune di Bergamo e dal Credito Bergamasco<br />

ed è connesso al Parco Suardi con una<br />

passerella <strong>in</strong> fase di progettazione. Il Museo<br />

si trova di fronte all’Accademia Carrara,<br />

della quale costituisce un ampliamento<br />

formatosi grazie ad acquisti, lasciti e depositi<br />

di privati. Allestita <strong>in</strong> dieci sale su tre piani<br />

per un totale di circa 1.500 metri quadrati,<br />

la collezione permanente è divisa <strong>in</strong> quattro<br />

nuclei pr<strong>in</strong>cipali: la Collezione Manzù, la<br />

Raccolta Spajani, la Raccolta Stucchi e la<br />

sala Caleidoscopio. Comprende sculture,<br />

dip<strong>in</strong>ti e disegni di artisti italiani e stranieri<br />

del Novecento, un nucleo di modelli per<br />

medaglie donati da Vittorio Lorioli, acqueforti<br />

di Trento Longaretti, <strong>in</strong>cisioni di Giovanni<br />

Fattori e Carlo Carrà, due ambienti<br />

futuribili di Joe Colombo e un archivio di<br />

«Fatherhood» di Rashid Johnson, 2015.<br />

© l’artista. Foto Alex Delfanne. Courtesy l’artita e Hauser && Wirth<br />

623 fotografie. La galleria ospita anche opere di disegno <strong>in</strong>dustriale, come le creazioni di Pio<br />

Manzù «Parentesi» e «Fiat 127». Nella Raccolta Spajani sono compresi piccoli capolavori di Vasilij<br />

Kand<strong>in</strong>skij, Umberto Boccioni, Giorgio de Chirico, Alberto Sav<strong>in</strong>io, Giorgio Morandi e<br />

Giacomo Balla. Per quanto riguarda le esposizioni temporanee, f<strong>in</strong>o al 15 maggio si può visitare<br />

la personale di Ryan McG<strong>in</strong>ley <strong>in</strong>titolata «The Four Seasons». L’artista americano utilizza la fotografia<br />

per analizzare le tematiche della giov<strong>in</strong>ezza, della libertà, dell’edonismo, degli eccessi,<br />

dello spirito vitale e del rapporto tra uomo e natura, creando opere ricche di forza, attrazione e<br />

fasc<strong>in</strong>azione. Il percorso <strong>in</strong>clude oltre quaranta lavori di medio e grande formato selezionati<br />

dal curatore Stefano Raimondi. Nelle stesse date si può <strong>in</strong>oltre ammirare «Reasons» di Rashid<br />

Johnson, personale il cui titolo, che tradotto significa ragioni, allude ai motivi che sp<strong>in</strong>gono<br />

l’autore a generare l’opera. L’artista, nato a Chicago nel 1977, presenta dip<strong>in</strong>ti, video, sculture<br />

e <strong>in</strong>stallazioni. Nelle sue opere, materiali del passato della cultura afroamericana si assemblano<br />

per diventare oggetti di una narrazione di più ampio respiro. q Michela Moro<br />

Gamec. Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, via San Tomaso 53, Bergamo, mar-dom 9-13/15-18,<br />

tel. 035/270272, www.gamec.it, «Ryan McG<strong>in</strong>ley» e «Rashid Johnson» f<strong>in</strong>o al 15 maggio<br />

Il conte e l’Accademia<br />

BERGAMO. L’Accademia Carrara fu istituita nel 1794<br />

come P<strong>in</strong>acoteca e Scuola di Pittura su <strong>in</strong>iziativa<br />

del conte Giacomo Carrara (1714-1796), mecenate<br />

e raff<strong>in</strong>ato collezionista, per ospitare la sua vasta<br />

raccolta di dip<strong>in</strong>ti, poi ricevuta <strong>in</strong> eredità dalla città<br />

di Bergamo nel 1796. Da allora l’Accademia ha visto<br />

aumentare la propria collezione grazie ai lasciti<br />

di importanti collezionisti privati e oggi consta di<br />

1.796 dip<strong>in</strong>ti dal XV al XIX secolo (tra cui opere di<br />

Pisanello, Beato Angelico, Botticelli, Bell<strong>in</strong>i, Carpaccio,<br />

Mantegna, Dürer, Pieter Brueghel il Vecchio, Raffaello,<br />

Baschenis, Fra Galgario, Tiepolo, Canaletto e<br />

Piccio), 130 sculture, 777 disegni, 7.600 stampe e<br />

60 ventagli, ma non è tutto. Il nome Accademia non<br />

è casuale: nel legato ereditario del conte Carrara vi<br />

era specifica volontà di dare spazio anche alla formazione di artisti con una scuola di pittura<br />

e scultura. Tale scuola è diventata l’Accademia di Belle Arti. Recentemente ristrutturata,<br />

la P<strong>in</strong>acoteca è stata restituita alla collettività nel 2015 con le sue 28 sale che <strong>in</strong>cludono,<br />

tra l’altro, un nucleo di Lorenzo Lotto e la ritrattistica c<strong>in</strong>quecentesca con Moroni protagonista.<br />

Per visitarla <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>telligente è consigliabile seguire uno dei percorsi suggeriti dal<br />

sito del museo, che propone scelte <strong>in</strong>teressanti e ironiche. Seguendo criteri contemporanei,<br />

che permettono di scoprire nuovi dettagli, le opere sono raggruppate <strong>in</strong> nove sezioni:<br />

Capolavori, Lorenzo Lotto, Giovan Battista Moroni, Moda, Volti, Santi, Donne, Paesaggi<br />

e vedute, Amori (nella foto, «San Sebastiano» di Raffaello Sanzio, 1501-02 ca, Courtesy<br />

Accademia Carrara).<br />

E3 Arte Contemporanea, via Trieste 30, Brescia, gio-sab 15,30-19,30, tel. 339/4822908,<br />

www.e3artecontemporanea.com, «Alessandro Boezio: Archetype Apotropaic», f<strong>in</strong>o al 7 maggio<br />

Accademia Carrara P<strong>in</strong>acoteca di Bergamo, piazza Giacomo Carrara 82, Bergamo, mar-dom 10-19,<br />

tel. 035/234396, www.lacarrara.it<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 24


Vedere <strong>in</strong> Lombardia Bergamo<br />

In Banca matura l’<strong>in</strong>teresse per l’arte<br />

Da due anni e mezzo e con appuntamenti mensili<br />

UBI presenta al pubblico artisti e opere della propria collezione<br />

BERGAMO. A Bergamo si entra <strong>in</strong> banca anche solo per<br />

<strong>vedere</strong> la novità e l’<strong>in</strong>gresso è per tutti. La UBI-Banca<br />

Popolare di Bergamo nel 2014 ha <strong>in</strong>augurato l’<strong>in</strong>iziativa<br />

Art Up, che sta riscuotendo un ottimo successo: ogni<br />

mese un’opera della collezione della banca viene esposta<br />

nell’atrio della sede centrale di piazza Vittorio Veneto,<br />

accompagnata da una cartol<strong>in</strong>a compatta di spiegazioni<br />

chiare. «Siamo già al trentesimo artista, racconta soddisfatto il<br />

curatore della collezione e ideatore dell’<strong>in</strong>iziativa, Enrico<br />

De Pascale, il riscontro è sempre notevole, c’è molta curiosità per<br />

i nuovi l<strong>in</strong>guaggi, le opere vengono lette e comprese dal pubblico<br />

non specializzato con molto <strong>in</strong>teresse». La Banca Popolare di<br />

Bergamo ha <strong>in</strong>iziato a collezionare pochi anni dopo la sua<br />

fondazione, avvenuta nel 1869. Un tempo acquisiva le opere<br />

attraverso i concorsi <strong>in</strong> città, a Milano e <strong>in</strong> Lombardia,<br />

spesso con i famosi premi acquisto, ma nel tempo ha<br />

allargato il raggio, sempre più <strong>in</strong>ternazionale. Una piccola<br />

commissione scientifica, espressione della dirigenza<br />

della banca, acquisisce le opere, non necessariamente<br />

contemporanee, con un budget annuo. Può essere<br />

Evaristo Baschenis, maestro seicentesco della natura<br />

morta, o Andrea Mastrovito, nato nel 1978 e residente<br />

a New York. «Compriamo arte antica ma abbiamo un occhio di<br />

riguardo per i giovani», prosegue il curatore. Sì, ma<br />

sono entrambi di Bergamo, «Vero, ma noi<br />

guardiamo alla qualità, ci <strong>in</strong>teressano<br />

artisti <strong>in</strong>ternazionali con<br />

aperture locali.<br />

La Banca Popolare di Bergamo<br />

Siamo liberi di scegliere tipologie diverse, se esiste<br />

direi che il filo conduttore è la pittura. Bergamo ha<br />

sempre avuto una grande tradizione pittorica e noi<br />

guardiamo alla pittura contemporanea, abbiamo<br />

<strong>in</strong> collezione Imi Knoebel, ad esempio. Nel 2005<br />

abbiamo commissionato a Yan Pei M<strong>in</strong>g un grande<br />

ritratto di papa Giovanni XXIII, adesso <strong>in</strong> comodato<br />

nel nuovo ospedale cittad<strong>in</strong>o che porta il suo nome.<br />

La pittura fa parte della storia della città: tra il<br />

1939 e il 1942 si è tenuto qui il Premio Bergamo,<br />

alternativa alla cultura di regime, che ha premiato<br />

Guttuso». I visitatori che hanno frequentato la<br />

sede di piazza Vittorio Veneto <strong>in</strong> questi due<br />

anni hanno conosciuto da vic<strong>in</strong>o Alighiero<br />

Boetti, Sislej Xhafa, Darren Almond, Michel Majerus,<br />

Thomas Grunfeld, Stefano Arienti, Peter Halley e Liam<br />

Gillick, tra gli altri. Term<strong>in</strong>ata a f<strong>in</strong>e marzo l’esposizione<br />

dell’opera di Alessandro Piangiamore, ad aprile è la volta<br />

di Cosimo Terlizzi, nato nel 1973 a Bitonto, ma con base<br />

<strong>in</strong> Svizzera. È la prima volta che ART UP propone un lavoro<br />

video, medium lontano dalla pittura, benché il lavoro di<br />

Terlizzi sia vic<strong>in</strong>o, nelle sue modalità espressive, a mondi<br />

antichi e familiari. «La Benedizione degli Animali» del<br />

2013, pluripremiato <strong>in</strong> vari festival <strong>in</strong>ternazionali, è stato<br />

girato <strong>in</strong> una casc<strong>in</strong>a del bergamasco, con una mucca, un<br />

maiale, un fagiano e una fragranza che oscilla tra sacro<br />

e profano. Nei mesi futuri si alterneranno nello spazio di<br />

ART UP Bernard Frize, Oscar Giaconia, Shirley Kaneda,<br />

Paul Morrison, Alessandra Spranzi, Rudolf St<strong>in</strong>gel,<br />

Peter Zimmermann e John Armleder. Forse una sola<br />

opera non è <strong>in</strong>teramente rappresentativa del corpus di<br />

lavoro di un’artista, ma sicuramente è più che sufficiente<br />

per stimolare un <strong>in</strong>teresse o una reazione anche <strong>in</strong> chi è<br />

digiuno di arte contemporanea. Il legame tra la banca e il<br />

territorio è sempre stato molto forte, l’idea di condividere<br />

il proprio patrimonio artistico, così come la tradizione di<br />

mecenatismo, ha radici lontane. La realtà artistica cittad<strong>in</strong>a<br />

è una e tr<strong>in</strong>a: la P<strong>in</strong>acoteca dell’Accademia Carrara,<br />

composta da lasciti di importanti collezionisti privati e<br />

istituita nel 1796, l’Accademia di Belle Arti e la Gamec,<br />

museo sostenuto dalla banca f<strong>in</strong> dall’orig<strong>in</strong>e. Le tre realtà<br />

costituiscono un’isola che dialoga e rende vivace la città.<br />

Mentre spesso le collezioni delle banche non sono<br />

accessibili al grande pubblico, BPBG contribuisce a far<br />

conoscere parte della propria anche aprendo ogni prima<br />

Una «Mappa» di Alighiero Boetti, 1984. Courtesy Banca Popolare di Bergamo<br />

domenica del mese il Chiostro R<strong>in</strong>ascimentale di<br />

Santa Marta, dove un monolito di Anish Kapoor riflette<br />

l’edificio un tempo convento femm<strong>in</strong>ile; omaggio al luogo<br />

sono anche la scultura card<strong>in</strong>alizia di Giacomo Manzù e<br />

le suor<strong>in</strong>e di Elia Ajolfi. «Bergamo, chiosa De Pascale, è una<br />

città fortunata, offre un humus molto fertile all’arte, è una fuc<strong>in</strong>a<br />

di giovani talenti, i collezionisti sono molto attivi e i piani regolatori<br />

hanno saputo proteggere la città <strong>in</strong> tempi difficili». q Michela Moro<br />

ART UP. Collezione d’Arte UBI - Banca Popolare di Bergamo,<br />

piazza Vittorio Veneto 8, Bergamo, lun-ven 8,20-13,20/14,40-16,10<br />

(<strong>in</strong>gresso libero), «Cosimo Terlizzi» f<strong>in</strong>o al 30 aprile<br />

Vernice spray su velluto e rosari<br />

BERGAMO. La relazione tra spiritualità, pittura e realtà digitale<br />

è al centro dell’opera di Thomas Helbig, artista tedesco,<br />

nato a Rosenheim nel 1967, cui la Galleria Thomas Brambilla<br />

dedica una personale f<strong>in</strong>o al 6 maggio. Sono esposti<br />

una qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>a di dip<strong>in</strong>ti realizzati utilizzando il velluto al posto<br />

della tela e la vernice spray, che lascia la traccia <strong>in</strong> negativo<br />

di caten<strong>in</strong>e e rosari precedentemente appoggiati sul<br />

supporto pittorico. Le immag<strong>in</strong>i così ricavate sono vibranti<br />

giochi di luce che fanno della superfice l’oggetto centrale<br />

dell’opera: un’<strong>in</strong>afferrabile manifestazione del trascendente,<br />

sospesa tra dimensione astratta e figurativa. q J.D.<br />

Galleria Thomas Brambilla, via Casal<strong>in</strong>o 25, Bergamo, mar-sab 14-<br />

19, tel. 035/247418, www.thomasbrambilla.com, «Thomas Helbig.<br />

In a present» f<strong>in</strong>o al 6 maggio<br />

Pittura olandese e fi amm<strong>in</strong>ga dalla Hohenbuchau Collection da Liechtenste<strong>in</strong>. The Pr<strong>in</strong>cely Collections, Vienna<br />

un progetto<br />

JORDAENS· RUBENS· BRUEGHEL<br />

partner istituzionali<br />

partner tecnici<br />

media partner<br />

fortedibard.it<br />

T. +39 0125.833811<br />

Pieter van der Croos (Alkmaar 1609/10–1701 Amsterdam) Estuario con navi olandesi e vento forte al largo di un molo, olio su tavola, HOHENBUCHAU COLLECTION, prestito permanente LIECHTENSTEIN. The Pr<strong>in</strong>cely Collections, Vienna<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 26


La «Flagellazione di Cristo» di Caravaggio, 1607-08<br />

Vedere <strong>in</strong> Lombardia Monza, Como e Cremona<br />

Caravaggio con<br />

Quattroruote<br />

Nella Reggia di Monza un dip<strong>in</strong>to<br />

dal Museo di Capodimonte<br />

e una mostra sul design<br />

e la tecnologia<br />

MONZA. Caravaggio come regalo di Pasqua non è male, un’unica opera da osservare con attenzione, godendosi i dettagli f<strong>in</strong>o<br />

<strong>in</strong> fondo, grazie al progetto del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza e «il Cittad<strong>in</strong>o di Monza e Brianza», volto a mostrare<br />

gratuitamente al pubblico della Reggia un capolavoro <strong>in</strong>discusso della storia dell’arte. Nel Salone delle Feste della Villa Reale arrivata<br />

<strong>in</strong>fatti la «Flagellazione di Cristo» del Caravaggio, commissionata per la cappella della famiglia De Franchis nella Chiesa<br />

partenopea di San Domenico Maggiore e conservata nel Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli. La grande tela fa parte<br />

del Patrimonio del Fondo Edifici di Culto, nato quando soppresse le corporazioni religiose nella seconda metà dell’Ottocento,<br />

i beni mobili e immobili di proprietà ecclesiastica sono stati <strong>in</strong> gran parte acquisiti dallo Stato Italiano. Quattro i personaggi: i<br />

tre aguzz<strong>in</strong>i, scuri, dall’aria feroce e <strong>in</strong> movimento e al centro il Cristo, lum<strong>in</strong>oso e chiaro, che pare danzare ed è già immobile,<br />

legato a una colonna. Commenta il curatore Andrea Dusio: «Alla pittura del vero e al realismo della fase romana si sostituisce qui un<br />

atteggiamento diverso, con recuperi classicisti e manieristi ma anche, dall’altra parte, la radicalizzazione del processo di sperimentazione figurativa.<br />

Penso al vuoto occupato dall’ombra che anticipa le opere siciliane; mentre il ricorso a una figura <strong>in</strong>ch<strong>in</strong>ata <strong>in</strong> primo piano che funge da<br />

potentissima cesura ottica e quasi da mediazione tra il piano della visione e quello dell’azione, rimanda a un espediente compositivo lungamente<br />

meditato prima di quest’opera».<br />

Se nella Reggia è di scena l’arte del passato, nel Serrone lo sono il futuro del design e della tecnologia. La Triennale (cfr. p. 9)<br />

ripassa dal via e torna ai luoghi d’orig<strong>in</strong>e, nella Villa Reale dov’era nata nel 1923. Le prime quattro edizioni dell’«Esposizione<br />

Internazionale delle Arti Decorative» si svolsero qui nel 1923, 1925, 1927 e 1930, promosse dal Consorzio Milano-Monza-<br />

Umanitaria. Tra gli artisti della prima edizione vi furono Gio Ponti, Marcello Nizzoli, Fortunato Depero e Vittorio Zecch<strong>in</strong>,<br />

segnale dell’<strong>in</strong>teresse verso il design e il nuovo nell’architettura. L’anno precedente, nel 1922, <strong>in</strong> soli 110 giorni, una squadra di<br />

3.500 operai costruì l’Autodromo di Monza, altro esempio di modernità, seguendo il progetto dell’architetto Alfredo Rosselli e<br />

dell’<strong>in</strong>gegner Piero Purricelli. Istituzioni e luoghi che si ritrovano da aprile (col Salone del Mobile) f<strong>in</strong>o a settembre (col Gran<br />

Premio di Monza) nella mostra che festeggia i sessant’anni della rivista Quattroruote sotto il cappello della XXI Triennale.<br />

Allestita nel Serrone della Villa, la mostra «Road to Revolution» fa viaggiare il visitatore con una serie d’<strong>in</strong>stallazioni che vanno<br />

dal passato al futuro dell’auto; il futuro come lo s’immag<strong>in</strong>ava nella prima metà del secolo scorso e come lo prefiguriamo<br />

oggi. Attraverso il design e le <strong>in</strong>venzioni tecnologiche l’automobile non solo è <strong>in</strong> grado di adattarsi al mondo ma lo caratterizza<br />

sempre di più, nella stessa misura <strong>in</strong> cui la tecnologia modifica le nostre abitud<strong>in</strong>i e il nostro habitat urbano. q M.M.<br />

Villa Reale sulla strada imperiale<br />

Monza. La Villa Reale di Monza (nella foto, © Mario Donadoni<br />

archivio Consorzio Villa Reale e Parco di Monza) è un<br />

grande palazzo <strong>in</strong> stile neoclassico voluto dall’imperatrice<br />

d’Austria Maria Teresa quale residenza estiva per la corte<br />

arciducale del figlio Ferd<strong>in</strong>ando. La scelta di Monza fu determ<strong>in</strong>ata<br />

dalla salubrità dell’aria e dall’amenità della cittad<strong>in</strong>a,<br />

ma anche dal fatto che esprimeva un simbolo di legame<br />

tra Vienna e Milano, trovandosi sulla strada per la capitale<br />

imperiale. L’<strong>in</strong>carico della costruzione, conferito nel 1777<br />

all’architetto imperiale Giuseppe Piermar<strong>in</strong>i, fu portato a<br />

term<strong>in</strong>e <strong>in</strong> soli tre anni, con costi contenuti grazie all’utilizzo<br />

razionale dei materiali e alla scelta di sostituire la decorazione<br />

<strong>in</strong> marmo con decorazione a stucco, tecnica presa dal<br />

modello Rococò. L’estensione è vastissima: 700 locali per<br />

un totale di 22mila metri quadrati. I giard<strong>in</strong>i e il parco sono<br />

spettacolari quanto la villa: il parco è il quarto rec<strong>in</strong>tato più<br />

grande d’Europa e il primo tra quelli circondati da mura. I<br />

giard<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> parte separati dal resto, sono all’<strong>in</strong>glese con laghi,<br />

rogge e un tempietto <strong>in</strong> stile neoclassico e conservano<br />

una grande varietà di specie botaniche, riflettendo la passione<br />

dell’arciduca Ferd<strong>in</strong>ando per la natura. L’edificio dest<strong>in</strong>ato<br />

alle serre per il servizio dei giard<strong>in</strong>i della Villa, denom<strong>in</strong>ato<br />

Orangerie nel progetto orig<strong>in</strong>ale del Piermar<strong>in</strong>i e oggi comunemente<br />

noto come il Serrone, fu costruito nel 1790. Voluto<br />

dall’arciduca Ferd<strong>in</strong>ando d’Asburgo-Este, fu disegnato sul<br />

modello dell’Orangerie della reggia di Schönbrunn. Posto sul<br />

lato nord della villa, era collegato a questa tramite un corridoio<br />

chiamato «Passaggio delle dame». Il grande complesso<br />

<strong>in</strong>clude un teatr<strong>in</strong>o di corte e una cappella. Dopo recenti<br />

restauri, l’edificio è sede di mostre temporanee.<br />

Villa Reale di Monza, viale Brianza 1, Monza, mar-dom 10-19, ven 10-22, tel. 039/39464213, www.reggiadimonza.it, primo piano nobile, Salone<br />

delle Feste: «La Flagellazione di Cristo del Caravaggio dal Museo Nazionale di Capodimonte» f<strong>in</strong>o al 17 aprile. Serrone: «Quattroruote Road to (R)<br />

evolution» f<strong>in</strong>o a settembre<br />

Villa Reale di Monza, viale Brianza 1, Monza, mar-dom 10-19, ven<br />

10-22, tel. 039/39464213, www.reggiadimonza.it<br />

Olmi e filosofi nella villa neoclassica I cent’anni di Antonio Ratti Arcimboldo contro gli sprechi<br />

Como. Villa Olmo (nella foto), tra i simboli pr<strong>in</strong>cipali di Como,<br />

rispecchia la consuetud<strong>in</strong>e delle famiglie nobili del XVIII secolo<br />

di possedere una residenza suburbana. Circondata da un<br />

grande giard<strong>in</strong>o all’italiana, è <strong>in</strong>serita nel percorso lungolago<br />

che s<strong>in</strong> dall’Ottocento collega le ville affacciate sul lago lungo<br />

l’antica via Reg<strong>in</strong>a, attuale strada statale tra Como e Chiavenna.<br />

Sorge all’estremità nord-occidentale della città, al term<strong>in</strong>e<br />

della passeggiata a lago realizzata nel 1957 per collegare<br />

tra loro gli edifici patrizi più importanti. Il suo nome, secondo<br />

una tradizione non documentata, è dovuto alla preesistente<br />

presenza nell’area di due esemplari di olmo molto vecchi e<br />

di grandi dimensioni. Fu realizzata <strong>in</strong> stile neoclassico tra il<br />

1782 e il 1787 dall’architetto tic<strong>in</strong>ese Simone Cantoni, per<br />

conto di Innocenzo Odescalchi, la cui facoltosa famiglia, con<br />

un papa all’attivo, nel 1664 aveva acquistato parte dei beni e<br />

dei terreni dell’abbazia di Santa Maria di Vico detti dell’Olmo.<br />

L’ispirazione neoclassica è visibile nella facciata, il cui corpo<br />

centrale rilevato <strong>in</strong> avanti presenta c<strong>in</strong>que archi d’<strong>in</strong>gresso<br />

sovrastati da sei colonne ioniche alternate a medaglioni raffiguranti<br />

filosofi. Nel 1824, con la morte del marchese Odescalchi,<br />

la Villa passò alla famiglia Raimondi che vi ospitò illustri<br />

personaggi della storia italiana ed europea come Giuseppe<br />

Garibaldi e la famiglia imperiale di Ferd<strong>in</strong>ando I d’Austria, per<br />

poi essere venduta nel 1883 al duca Guido Visconti di Modrone,<br />

nonno del regista Luch<strong>in</strong>o. Lo stemma <strong>in</strong> pietra dei Visconti<br />

è al centro della balaustrata che corona l’edificio. Nel 1925<br />

fu ceduta al Comune di Como che due anni dopo, <strong>in</strong> occasione<br />

del primo centenario della morte di Alessandro Volta vi allestì<br />

l’Esposizione Internazionale Voltiana. Da allora la Villa è sede<br />

di mostre, manifestazioni e convegni.<br />

Villa Olmo, via Simone Cantoni 1, Como, mar-dom 10-18,<br />

tel. 031/252352, www.villaolmocomo.it<br />

Como. La Fondazione Antonio Ratti (nella foto, Villa Sucota,<br />

© Giovanna Silva) ospita f<strong>in</strong>o al 17 aprile «Textilities… Once<br />

Removed», seconda parte del progetto espositivo che celebra<br />

il trentesimo anniversario della Fondazione e il centenario della<br />

nascita del suo fondatore, Antonio Ratti (1915-2002). La<br />

mostra analizza come punto di partenza un gruppo di opere<br />

di Charlotte Posenenske (1930-1985), tra i pr<strong>in</strong>cipali artisti<br />

tedeschi degli anni ’60, legata al m<strong>in</strong>imalismo e dedita pr<strong>in</strong>cipalmente<br />

alla scultura. Nel 1968 Posenenske decise di abbandonare<br />

l’arte, poiché secondo lei non poteva avere un reale<br />

impatto politico. Solo negli anni ’70, con l’avvento dell’arte concettuale,<br />

fu chiaro quanto le sue istanze fossero state importanti.<br />

Le sue opere <strong>in</strong> mostra sono messe a confronto con un<br />

ampio nucleo di poesia concreta a due e tre dimensioni, creata<br />

negli anni C<strong>in</strong>quanta e Sessanta dal collettivo brasiliano Noigandres,<br />

e con opere di André Cadere, Hilary Lloyd e Janice<br />

Kerbel. La sezione dedicata a Noigandres comprende un vasto<br />

numero di poesie postali e tridimensionali, serigrafie, collage,<br />

libri e documenti. Un’ultima sezione è <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e dedicata a ottocentesche<br />

matrici di stampa katagami e tessuti t<strong>in</strong>ti «a riserva»<br />

appartenenti alla collezione permanente della Fondazione.<br />

CREMONA. La P<strong>in</strong>acoteca del Museo Civico «Ala Ponzone»,<br />

ospitata nel c<strong>in</strong>quecentesco Palazzo Affaitati, è nata grazie<br />

alle raccolte della famiglia Ponzone ed è stata dest<strong>in</strong>ata a uso<br />

pubblico col testamento del marchese Giuseppe Sigismondo<br />

Ala Ponzone nel 1842. Ampliata con le opere provenienti da<br />

alcune chiese cremonesi soppresse, la raccolta di dip<strong>in</strong>ti e<br />

sculture ammonta oggi a più di duemila pezzi, solo <strong>in</strong> parte<br />

esposti nelle sale: sculture, affreschi strappati, tavolette da<br />

soffitto e un’ampia selezione di lavori di pittori lombardi tra cui<br />

Bembo, Procacc<strong>in</strong>i, Boccacc<strong>in</strong>o e Nuvolone. Si possono ammirare<br />

il celebre dip<strong>in</strong>to del 1587-90 di Giuseppe Arcimboldo<br />

«L’Ortolano» (nella foto, courtesy Museo Civico Ala Ponzone), i<br />

ritratti di casa Ponzone e varie testimonianze della pittura dei<br />

secoli XVII, XVIII e XIX. Il terzo piano ospita il Gab<strong>in</strong>etto dei Disegni<br />

e delle Stampe, con<br />

la collezione grafica delle<br />

Raccolte museali che<br />

assomma a circa duemila<br />

disegni e quattromila<br />

stampe. F<strong>in</strong>o al 17 aprile<br />

il museo ospita <strong>in</strong>oltre<br />

le opere v<strong>in</strong>citrici del<br />

Syngenta Photography<br />

Award 2015, il concorso<br />

fotografico <strong>in</strong>ternazionale<br />

dedicato alla sostenibilità<br />

globale. I lavori, che<br />

esplorano il tema «Scarcity-Waste<br />

(Scarsità-Spreco)»,<br />

sono allestiti nella<br />

Sala delle Colonne, dov’è<br />

ubicato il capolavoro di Arcimboldo,<br />

cui è stata ispirata<br />

la mascotte di Expo<br />

Milano 2015.<br />

Fondazione Ratti, via Cernobbio 19, Como, mar-dom 14,30-17,30,<br />

tel. 031/3384976 www.fondazioneratti.org, «Textilities… And Roses<br />

too» f<strong>in</strong>o al 17 aprile<br />

Museo Civico Ala Ponzone, via Ugolani Dati 4, Cremona, mar-dom<br />

10-17, tel. 0372/31222, www.musei.comune.cremona.it «The<br />

Syngenta Photography Award: Scarcity-Waste» f<strong>in</strong>o al 17 aprile<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 27


Vedere <strong>in</strong> Lombardia Varese<br />

La Pietra e il corso d’acqua<br />

L’artista, designer e architetto a confronto con nove giovani artisti nel MaGa<br />

GALLARATE (VA). Il 1949 è l’anno di fondazione del Premio Nazionale Arti Visive Città di<br />

Gallarate, nato con lo scopo di costituire, attraverso le opere premiate e acquisite, la Civica<br />

Galleria d’Arte Moderna. Nel tempo il Museo, che dal 2010 si chiama MaGa, ha perseguito la<br />

propria missione di aggiornare le collezioni volgendo l’attenzione al territorio e alla contemporaneità.<br />

Una missione cui si lega la mostra «Ugo La Pietra. Abitare è essere ovunque a casa<br />

propria» che oltre alle sale del museo occupa spazi pubblici eterogenei all’Aeroporto di Malpensa<br />

e nel centro della città. «Il progetto, spiega la direttrice del MaGa Emma Zanella, nasce<br />

parallelo alla mostra del 2014 della Triennale di Milano, si focalizza su Ugo La Pietra (nato nel 1938 a Bussi<br />

sul Tir<strong>in</strong>o, Pe) come precursore di ricerche con i suoi lavori storici e prende <strong>in</strong> esame anche le sue riflessioni<br />

sull’arte pubblica». Lo spazio urbano è costantemente analizzato da La Pietra sia come struttura<br />

organizzata sia come luogo germ<strong>in</strong>atore di pratiche progettuali artistiche e provocatorie. Così<br />

a Malpensa, attraversando la Porta di Milano, passaggio pedonale obbligato tra treno e aereo,<br />

il grande pubblico <strong>in</strong>contra «Interno/Esterno», un’<strong>in</strong>stallazione che rappresenta un ambiente<br />

domestico ma anche un orizzonte prospettico milanese con al centro i b<strong>in</strong>ari del tram. Nel cuore<br />

di Gallarate ci si può <strong>in</strong>vece accomodare su «Soggiorno urbano», un salotto realizzato per<br />

l’occasione dall’artista, architetto e designer <strong>in</strong> pietra leccese. «Molti progetti e <strong>in</strong>terventi di La Pietra<br />

presenti nella mostra curata da Marco Meneguzzo sono ancora attualissimi, osserva Zanella, e dialogano<br />

con gli artisti della XXV edizione del Premio, perché vogliamo creare vasi comunicanti tra le varie attività<br />

del MaGa». Il Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, sempre attivo, contribuisce<br />

con gli acquisti ad aggiornare la collezione del museo. Quest’anno le opere <strong>in</strong>edite realizzate<br />

dai nove artisti selezionati hanno come punto focale il MaGa e il rapporto con la storia della<br />

città, <strong>in</strong> particolare con il corso<br />

d’acqua che la attraversa: il<br />

torrente Arno, simbolo dell’anima<br />

manifatturiera e tessile<br />

della città, <strong>in</strong> parte coperto nel<br />

«Abitare<br />

è essere<br />

ovunque<br />

a casa<br />

propria<br />

(Giulianova,<br />

Pe)» di Ugo<br />

La Pietra,<br />

1968.<br />

© l’artista<br />

’900, ma rimasto ben presente come segno urbanistico e come rimozione. «A12, Luca Bertolo,<br />

Ludovica Carbotta, Ettore Fav<strong>in</strong>i, Luca Francesconi, Christiane Löhr, Marzia Migliora, Cesare Pietroiusti e<br />

Luca Trevisani sono stati lasciati liberi nei progetti (che verranno acquisiti dal museo), ma stimolati a non<br />

arredare la città, ponendosi <strong>in</strong> relazione profonda con il territorio e il tessuto urbano del centro, prosegue<br />

la direttrice. A corollario della mostra <strong>in</strong>oltre la città ospita <strong>in</strong>contri, performance, dibattiti, altre mostre e<br />

<strong>in</strong>iziative culturali nei teatri e nella Società Fotografica». Alla f<strong>in</strong>e di aprile, nello spazio espositivo di<br />

Legnano, Palazzo Leone da Perego/MaGa, <strong>in</strong>augura <strong>in</strong>vece «La figura e i suoi luoghi», antologica<br />

dedicata a Franco Fossa, artista legato al Realismo esistenziale nato a Rho nel 1924. «Ci tengo<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e a sottol<strong>in</strong>eare la nostra vocazione alla collaborazione, conclude Zanella, ricordando il dialogo aperto<br />

con i musei <strong>in</strong>glesi <strong>in</strong> occasione della mostra “Missoni, l’arte, il colore”, che ha chiuso qui il 24 gennaio e dal 6<br />

maggio al 4 settembre sarà ospitata al Ftm-Fashion and Textile Museum di Londra, unico museo del Regno<br />

Unito dedicato esclusivamente agli sviluppi della moda contemporanea». q Michela Moro<br />

MaGa Museo d’Arte Gallarate, via Egidio De Magri 1, Gallarate (Va), mar-ven 10-12,30/14-18, sab-dom<br />

11-19, tel. 0331/706011, www.museomaga.it, «Ugo La Pietra. Abitare è essere ovunque a casa propria.<br />

Opere e ricerche nell’ambiente urbano 1966-2016» dal 16 aprile al 18 settembre<br />

Papaveri contro prato<br />

VARESE. Villa settecentesca, collezione di arte contemporanea, parco all’<strong>in</strong>glese e f<strong>in</strong>o al 15 maggio una mostra sulla natura: la scelta per una visita a Villa Panza è amplia. Il<br />

luogo è uno dei capisaldi del Fai. La collezione Panza comprende <strong>in</strong>stallazioni di Dan Flav<strong>in</strong> (nella foto, una sua opera. Courtesy Fai) e James Turrell acquistate da Giuseppe<br />

Panza quando questo genere di lavori erano <strong>in</strong>teresse di pochi esperti collezionisti. Alcuni sono nomi che non è frequente <strong>vedere</strong> <strong>in</strong> Italia, come Robert Irw<strong>in</strong>, Phil Sims, David<br />

Simpson, Stuart Arends e Max Cole. Tra loro trova posto anche una bellissima sala di Ettore Spalletti. In un <strong>in</strong>teressante contrasto con gli arredi d’alta epoca della villa sono<br />

esposte <strong>in</strong>oltre opere d’arte africana e precolombiana, altra passione del collezionista milanese. F<strong>in</strong>o a maggio si aggiungono a tutto ciò le opere di Roxy Pa<strong>in</strong>e e Meg Webster,<br />

due artisti americani accomunati dall’idea della natura come ciclo cont<strong>in</strong>uo, che hanno occupato la villa e il parco con 28 opere <strong>in</strong> armonia con il luogo, pur avendo ognuna una<br />

def<strong>in</strong>ita personalità. Pa<strong>in</strong>e riproduce fiori, piante, funghi e imbandisce perf<strong>in</strong>o una tavola da pranzo per dittatori. Webster realizza veri e propri monumenti dedicati alla terra, coni<br />

d’acqua rovesciati e dischi di rame scaldati dal sole. E quando Payne, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, propone uno scampolo di papaveri, Webster risponde con un blocco di prato realizzato nel 1989,<br />

proveniente dalla collezione Panza.<br />

Villa e Collezione Panza, piazza Litta 1, Varese, mar-dom 10-18, tel. 0332/283960, www.visitfai.it/villapanza, «Natura naturans. Roxy Pa<strong>in</strong>e e Meg Webster (Opere dal 1982 al 2015)» f<strong>in</strong>o al 15 magg.<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 28


VERDE<br />

BLU<br />

C100 M40 Y100 C100 M80 Y20 K40<br />

PANTONE 349 PANTONE 281<br />

R39 G105 B59 R32 G45 B80<br />

ROSSO<br />

C40 M100 Y100<br />

PANTONE 187<br />

R123 G45 B41<br />

Vedere <strong>in</strong> Lombardia Lecco, Lodi, Pavia e Sondrio<br />

Tranquillo ma scapigliato<br />

I tetti <strong>in</strong> ardesia di un neoumanista<br />

SONDRIO. Angelo Van<strong>in</strong>etti, nato nel 1924 e morto nel 1997 a Regoledo di Cosio, era un artista schivo,<br />

un vero montanaro che ha sviluppato la propria ricerca <strong>in</strong> solitud<strong>in</strong>e, lontano da ogni corrente. In maniera<br />

autentica e moderna ha raccontato la tradizione contad<strong>in</strong>a valtell<strong>in</strong>ese sull’orlo della sparizione, lasciando<br />

un resoconto vivido della vita di montagna e del mondo contad<strong>in</strong>o, raffigurandone gli oggetti di uso quotidiano,<br />

le baite, i colori scuri del legno e i tetti di ardesia. La Valtell<strong>in</strong>a è stata per Van<strong>in</strong>etti un pretesto necessario<br />

per <strong>in</strong>terpretare la realtà, per riannodare memorie e identità che non hanno soltanto i colori di un luogo. Proseguendo un<br />

progetto <strong>in</strong> nuce già prima della scomparsa del pittore, la Fondazione Gruppo Credito Valtell<strong>in</strong>ese propone la monografica «Angelo<br />

Van<strong>in</strong>etti. I colori della memoria» curata da Graziano Togn<strong>in</strong>i, nella Galleria Credito Valtell<strong>in</strong>ese di Sondrio. Il Gruppo consta ormai<br />

di quattro spazi espositivi: a Milano e a Sondrio due sedi con lo stesso nome: Galleria Credito Valtell<strong>in</strong>ese, fondate entrambe<br />

nel 1987; a Fano la Galleria Carifano e ad Acireale la Galleria Credito Siciliano. Ne parla Crist<strong>in</strong>a Quadrio Curzio (nella foto),<br />

direttrice artistica delle Gallerie <strong>in</strong>sieme a Leo Guerra.<br />

Com’è nata la Fondazione e con quali l<strong>in</strong>ee guida?<br />

È nata nel 1998 per volontà del Gruppo Credito Valtell<strong>in</strong>ese e ha come pr<strong>in</strong>cipali <strong>in</strong>teressi l’arte, la formazione e la beneficenza.<br />

Lavoriamo nei luoghi di appartenenza della banca, <strong>in</strong> uno stretto rapporto tra cultura e territorio. Gli <strong>in</strong>teressi artistici della Fondazione<br />

confluiscono pr<strong>in</strong>cipalmente sul ’900, la grafica e il design, gli artisti emergenti e il territorio, ad esempio se troviamo un<br />

artista marchigiano lo proponiamo a Fano. Le mostre sono <strong>in</strong>teramente prodotte al nostro <strong>in</strong>terno e pensate per i nostri spazi<br />

espositivi, sempre gratuite. Sviluppiamo i progetti con collezionisti, prestatori, eredi: la mostra di Van<strong>in</strong>etti è realizzata con la figlia<br />

dell’artista e la Casa Museo che porta il suo nome. Crediamo nella ricerca e costruiamo progetti per offrire qualcosa di <strong>in</strong>edito.<br />

Come risponde il pubblico del territorio?<br />

È vivace e molto attento, forse meno bombardato d’<strong>in</strong>formazioni che altrove; a Sondrio gli spazi espositivi e l’offerta sono pochi,<br />

soprattutto le nuove generazioni sono desiderose di personaggi da conoscere, leggono i cataloghi con attenzione, sono <strong>in</strong>teressate,<br />

all’occasione pongono molte domande; ci seguono dal 1987, parte del pubblico è cresciuta con noi.<br />

Pochi mesi prima della morte, Van<strong>in</strong>etti scrive nei suoi diari: «Ho sprov<strong>in</strong>cializzato e storicizzato la Valtell<strong>in</strong>a che resta <strong>in</strong> debito<br />

con me. La mia pittura è il mio testamento spirituale. Ho reso protagonisti gli ultimi e <strong>in</strong>vito l’uomo contemporaneo a un nuovo<br />

umanesimo, recuperando il cuore e le emozioni. Ritengo che la modernità <strong>in</strong> arte consista nella perfetta congiunzione di filosofia<br />

mal<strong>in</strong>conica e poesia sentimentale». Forse parte del debito è stata saldata <strong>in</strong> questa occasione (nella foto, «Porta rossa»).<br />

Galleria Credito Valtell<strong>in</strong>ese, piazza Quadrivio 8 e MVSA, Palazzo Sassi de’ Lavizzari, via Maurizio Quadrio 27, Sondrio, mar-ven 9-12/15-18,<br />

tel. 0342/526569, www.creval.it, «Angelo Van<strong>in</strong>etti. I colori della memoria» f<strong>in</strong>o al 28 maggio<br />

PAVIA. Durante la visita alla mostra sulla Scapigliatura, nelle<br />

Scuderie Viscontee, si è accompagnati dalle parole di Tranquillo<br />

Cremona (nella foto, «Le curiose» 1875-78), uno dei maggiori<br />

esponenti che racconta il fermento culturale dell’epoca, la vita,<br />

l’opera e le forti personalità dei suoi compagni scapigliati tra cui<br />

Medardo Rosso, Daniele Ranzoni e Luigi Conconi. Un racconto<br />

pittorico ma anche musicale e letterario che approfondisce<br />

con c<strong>in</strong>quanta opere degli artisti più rappresentativi della Scapigliatura,<br />

quella rivoluzione artistica e quel fenomeno morale<br />

e politico così importante per il nostro Paese.<br />

Le Scuderie fanno parte del complesso del Castello<br />

Visconteo di Pavia, che fu costruito nel<br />

1360 da Galeazzo II Visconti. I Visconti vollero<br />

anche disegnare un grandioso parco di caccia,<br />

che si estendeva orig<strong>in</strong>ariamente per una dec<strong>in</strong>a<br />

di chilometri, f<strong>in</strong>o alla Certosa di Pavia.<br />

Oggi parte del territorio del parco è ancora presente,<br />

ma non è più collegato al castello ed è<br />

chiamato Parco della Vernavola. Dal secondo<br />

dopoguerra un’area del Castello ospita i Musei<br />

Civici di Pavia e la parte che ospitava le<br />

Scuderie, con la sua architettura gotica e gli<br />

archi a sesto acuto, è dedicata alle mostre.<br />

Scuderie del Castello Visconteo, viale XI Febbraio 35, lun-ven 10-<br />

13/14-18,30, sab-dom 10-19, tel. 0382/33676, www.scuderiepavia.<br />

com, «Tranquillo Cremona e la Scapigliatura» f<strong>in</strong>o al 5 giugno<br />

Il pittore schivo<br />

Lecco. Costruito nel<br />

1905 nello stile neomedievale<br />

tipico del periodo,<br />

affacciato sul lungolago,<br />

il Palazzo delle Paure<br />

(nella foto) f<strong>in</strong>o al 1964 è<br />

stato sede dell’Intendenza<br />

di F<strong>in</strong>anza, del Catasto<br />

e della Dogana, da qui il<br />

suo curioso e pert<strong>in</strong>ente<br />

nome. L’edificio dalla facciata<br />

<strong>in</strong> bugnato, con la torre rettangolare, le trifore e lo stemma<br />

dei Visconti proveniente dal vic<strong>in</strong>o Pretorio feudale, è stato<br />

ristrutturato e <strong>in</strong>augurato nel 2012. Da allora ospita la sezione di<br />

arte contemporanea della Galleria Comunale, con opere dei più<br />

importanti artisti locali: Vitali, Secomandi, Stefanoni, Chiappori,<br />

Gaspar<strong>in</strong>i e altre donate al museo da alcuni tra i maggiori artisti<br />

italiani come Enrico Castellani, Enrico Baj, Enrico Scanav<strong>in</strong>o,<br />

Alik Cavaliere, Mimmo Rotella e Arnaldo Pomodoro. Al secondo<br />

piano si trova la Sezione di Grafica e Fotografia, con le raccolte<br />

del Sistema Museale Urbano Lecchese. In aprile vi è la mostra<br />

del solitario e schivo Gaetano Orazio (1954), che propone i suoi<br />

dip<strong>in</strong>ti di «realismo espressionista».<br />

Palazzo delle Paure Galleria Comunale d’Arte, piazza XX Settembre<br />

22, Lecco, mer 9-13, gio 15-18,30/21-23, ven 15-18,30, sab-dom<br />

10,30-18,30, tel. 0341/286729, www.museilecco.org, «Mostra<br />

dell’artista Gaetano Orazio», f<strong>in</strong>o al 31 agosto<br />

Nell’<strong>in</strong>ferno dantesco con un Angelo<br />

LODI. Rileggere Dante attraverso<br />

l’arte è la proposta della Fondazione<br />

Banca Popolare di Lodi,<br />

istituita nel 2008 per valorizzare<br />

le risorse sociali, economiche e<br />

culturali del territorio lodigiano.<br />

Oltre a sostenere varie associazioni<br />

culturali, la Fondazione<br />

è attiva <strong>in</strong> città sia nella propria<br />

sede dedicata, Bipielle Arte, sia<br />

<strong>in</strong> altri spazi, come avviene con<br />

la mostra it<strong>in</strong>erante organizzata<br />

per il 750mo anniversario della<br />

nascita di Dante Alighieri, celebrato<br />

nel 2015, <strong>in</strong>titolata «Come<br />

gente che pensa a suo camm<strong>in</strong>o. Persone e Personaggi della<br />

Div<strong>in</strong>a Commedia». Ospitata nell’ex Chiesa di San Cristoforo,<br />

l’esposizione è alla settima tappa dopo Romano di Lombardia,<br />

Verona, Lovere, Gromo, Grumello del Monte e Clusone. Il percorso<br />

raccoglie episodi e personaggi danteschi illustrati con le<br />

opere dell’artista Angelo Celsi, nato nel 1937 a Songavazzo, <strong>in</strong><br />

Valle Seriana (Bg), allievo, <strong>in</strong> giovane età, di Arturo Tosi. I dip<strong>in</strong>ti<br />

esposti (nella foto, «Valletta dei pr<strong>in</strong>cipi»), sono tutti delle medesime<br />

dimensioni, ispirati a passi cruciali dell’opera dantesca.<br />

Qu<strong>in</strong>dici le tele ambientate nell’Inferno, sette nel Purgatorio e<br />

tre nel Paradiso. Più ampio spazio è stato riservato all’Inferno,<br />

dalle t<strong>in</strong>te più marcate e dalla maggiore drammaticità. Angelo<br />

Piazzoli, segretario generale della Fondazione Credito Bergamasco<br />

(del Gruppo Banco Popolare) commenta: «Ripercorrere<br />

il camm<strong>in</strong>o di Dante consente di tornare alle radici comuni della<br />

nostra cultura, all’italianità e ai suoi valori fondanti, alla grandezza<br />

del genio italico, (capace di affrontare ciò che nessuno, né<br />

prima né poi, ha più realizzato) trasmettendo un messaggio di<br />

orgoglio, di fiducia nel futuro e di consapevolezza dei nostri mezzi<br />

(<strong>in</strong>tellettuali e morali) che ci derivano dalla nostra storia e dalla<br />

nostra tradizione». La mostra è organizzata da Fondazione Credito<br />

Bergamasco e Fondazione Banca Popolare di Lodi, curata<br />

da Angelo Piazzoli, con la collaborazione del curatore letterario<br />

Enzo Noris (<strong>in</strong>gresso libero, catalogo <strong>in</strong> distribuzione gratuita).<br />

Ex Chiesa di San Cristoforo, via Fanfulla 18, Lodi, mar-ven 16-19,<br />

sab-dom festivi 10,30-12,30/16-19, tel. 0371/440711,<br />

www.fondazionebipielle.it, «Come gente che pensa a suo camm<strong>in</strong>o.<br />

Persone e Personaggi della Div<strong>in</strong>a Commedia» dal 2 apr. al 1 mag.<br />

Un castello per un museo<br />

Montesegale (Pv). Prosegue la collaborazione tra il Museo del<br />

Fango, un museo <strong>in</strong>terattivo di arte contemporanea nato nel<br />

2010 per opera di Michele Cannaò, e il Castello di Montesegale<br />

(nella foto), maniero trecentesco che dopo avere ospitato,<br />

tra l’altro, l’antologica di Cannaò e la mostra del Realismo<br />

Term<strong>in</strong>ale del poeta Oldani, apre le porte dal 4 al 26 giugno al<br />

progetto «La luna, la mente e le mani», che co<strong>in</strong>volge vari l<strong>in</strong>guaggi<br />

(pittura, teatro, c<strong>in</strong>ema, alta moda e poesia) attraverso<br />

mostre e stage settimanali con artisti come Paola Grott, Luisa<br />

Pelosio, Marco Dentici, Corrado Accord<strong>in</strong>o e N<strong>in</strong>o Pracanica.<br />

Castello di Montesegale, via Castello, Montesegale (Pv), www.<br />

museodelfango.it, «La luna, la mente e le mani» dal 4 al 26 giugno<br />

ANGELO<br />

VANINETTI<br />

I COLORI<br />

DELLA<br />

MEMORIA<br />

Galleria<br />

Credito Valtell<strong>in</strong>ese<br />

MVSA<br />

18.03-----<br />

28.05.2016<br />

Orario di apertura<br />

Ma-Ve<br />

h 9. 00 -12. 00 / 15. 00 -18. 00<br />

Chiuso sabato,<br />

domenica e lunedì<br />

Indicazioni cromatiche<br />

Info<br />

galleriearte@creval.it<br />

www.creval.it<br />

Ingresso libero<br />

Una produzione della Fondazione Gruppo Credito Valtell<strong>in</strong>ese e del Museo di Arte Contemporanea<br />

Angelo Van<strong>in</strong>etti con la collaborazione di Città di Sondrio e del Comune di Cosio Valtell<strong>in</strong>o<br />

Comune di<br />

Cosio Valtell<strong>in</strong>o<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 29


Vedere a Milano e <strong>in</strong> Lombardia Il calendario delle mostre<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Milano<br />

<strong>MILANO</strong><br />

Albergo Diurno Metropolitano<br />

Venezia<br />

piazza Guglielmo Oberdan<br />

www.fondoambiente.it<br />

Sarah Lucas. Situation<br />

8 aprile ➤ 10 aprile<br />

Assab One<br />

via Assab 1, 02/2828546<br />

www.assab-one.org<br />

Nath. Du Pasquier + Airmail<br />

5 aprile ➤ 6 maggio<br />

Biblioteca Trivulziana<br />

piazza Castello 1, 02/88463690<br />

Parole di legno<br />

➤ 10 aprile<br />

Bibl. Umanistica dell’Incoronata<br />

Switch On Dal<br />

9 aprile ➤ 22 aprile<br />

Casa del Manzoni<br />

via Morone 1<br />

Dacci oggi il nostro pane<br />

quotidiano<br />

➤ 28 maggio<br />

Castello Sforzesco<br />

piazza Castello, 02/88463700<br />

www.milanocastello.it<br />

Gianfranco Schialv<strong>in</strong>o e Gianni<br />

Verna e la rivista Smens<br />

➤ 10 aprile<br />

Giovanni Muzio. Opera Prima<br />

15 aprile ➤ 10 luglio<br />

fieramilanocity<br />

viale Scarampo, pad. 3 800/820029,<br />

02/49971, www.miart.it<br />

Miart 2016<br />

8 aprile ➤ 10 aprile<br />

Fondazione Achille Castiglioni<br />

piazza Castello 27, 02/8053606<br />

www.achillecastiglioni.it<br />

Achille e Pier Giacomo<br />

Castiglioni<br />

➤ 30 ottobre<br />

Fondazione Arnaldo Pomodoro<br />

via Vigevano 9, 02/89075394<br />

www.fondazionearnaldopomodoro.it<br />

A. Cozzi, S. Cozzi, M. Janssen<br />

6 aprile ➤ 16 aprile<br />

Antonella Zazzera. Premio per<br />

la scultura Arnaldo Pomodoro<br />

11 maggio ➤ 22 luglio<br />

Fondazione Carriero<br />

via C<strong>in</strong>o del Duca, 4, 02/36747039<br />

www.fondazionecarriero.org<br />

Fontana Leoncillo<br />

5 aprile ➤ 9 luglio<br />

Fondazione Corrente<br />

via Carlo Porta 5, 02/6572627<br />

www.fondazionecorrente.org<br />

Ernesto Treccani<br />

➤ 24 giugno<br />

Fondazione Marconi<br />

via Tad<strong>in</strong>o 15, 02/29419232<br />

www.fondazionemarconi.org<br />

Adami, Del Pezzo, Tad<strong>in</strong>i,<br />

Schifano (50 anni dopo…)<br />

➤ 23 aprile<br />

Fondazione Prada<br />

largo Isacco 2, 02/56662611<br />

www.fondazioneprada.org<br />

An Introduction<br />

➤ 1 maggio<br />

Goshka Macuga<br />

➤ 19 giugno<br />

Thomas Demand<br />

➤ 28 agosto<br />

William N. Copley<br />

10 ottobre ➤ 10 gennaio 2017<br />

Fondazione Stell<strong>in</strong>e<br />

corso Magenta 61, 02/45462111<br />

www.stell<strong>in</strong>e.it<br />

Gallerie Milanesi tra le due<br />

guerre<br />

➤ 22 maggio<br />

Leonardo racconta Leonardo<br />

➤ 18 dicembre<br />

Gallerie d’Italia - Piazza Scala<br />

piazza della Scala 6, 800/167619<br />

www.gallerieditalia.com<br />

Restituzioni 2016<br />

1 aprile ➤ 17 luglio<br />

Hangar Bicocca<br />

via Chiese 2, 02/66111573<br />

www.hangarbicocca.it<br />

Carsten Höller. Doubt<br />

7 aprile ➤ 31 luglio<br />

21st Century. Design after<br />

Design<br />

2 aprile ➤ 12 settembre<br />

Institut français Milano<br />

corso Magenta 63<br />

Vis-à-vis<br />

➤ 4 aprile<br />

Istituto Svizzero<br />

via Vecchio Politecnico 3<br />

02/76016118<br />

Riviera. Prologo<br />

➤ 24 giugno<br />

Museo del Novecento<br />

via G. Marconi 1, 02/88444061<br />

www.museodelnovecento.org<br />

Yuri Ancarani. Bora<br />

8 aprile ➤ 10 aprile<br />

L<strong>in</strong>da Fregni Nagler<br />

4 aprile ➤ 10 aprile<br />

Museo di Storia Naturale<br />

corso Venezia 55, 02/88463337<br />

Vulcani. Orig<strong>in</strong>e e evoluzione<br />

➤ 11 settembre<br />

Museo Diocesano di Milano<br />

corso di Porta Tic<strong>in</strong>ese 95<br />

02/89404714,<br />

www.museodiocesano.it<br />

La Madonna d. Misericordia<br />

di Antonio da Fabriano<br />

➤ 20 novembre<br />

Museo Poldi Pezzoli<br />

via Manzoni 12, 02/794889<br />

www.museopoldipezzoli.it<br />

Quasi segreti<br />

➤ 25 aprile<br />

Nonostante Marras<br />

via Cola di Rienzo 8<br />

02/89075001<br />

Daniela Zedda. Senes<br />

➤ 28 aprile<br />

Pac - Padiglione di Arte Cont.<br />

via Palestro 14, 02/76009085<br />

www.comune.milano.it/pac<br />

Cuba. Tatuare la storia<br />

5 luglio ➤ 12 settembre<br />

Arm<strong>in</strong> L<strong>in</strong>ke<br />

➤ 6 gennaio 2017<br />

Palazzo della Ragione<br />

piazza dei Mercanti 1, 02/43353535<br />

www.palazzodellaragionefotografia.it<br />

Herb Ritts. In equilibrio<br />

➤ 5 giugno<br />

Palazzo Reale<br />

piazza Duomo 12, 02/88465230<br />

www.palazzorealemilano.it<br />

Il Simbolismo<br />

➤ 5 giugno<br />

Boccioni<br />

➤ 3 luglio<br />

Studio Azzurro<br />

6 aprile ➤ 4 settembre<br />

2050. Breve storia del futuro<br />

➤ 29 maggio<br />

Piazza XXIV Maggio<br />

Max Papeschi<br />

1 aprile ➤ 30 aprile<br />

P<strong>in</strong>acoteca di Brera<br />

via Brera 28, 02/72263264-299<br />

Raffaello e Perug<strong>in</strong>o<br />

➤ 27 giugno<br />

Sedi varie<br />

Photofestival Milano 2016<br />

20 aprile ➤ 12 giugno<br />

Milano Design Week 2016<br />

12 aprile ➤ 17 aprile<br />

Fuori Salone 2016<br />

12 aprile ➤ 17 aprile<br />

Milano Asian Art<br />

www.asianart.milano.it<br />

12 maggio ➤ 31 maggio<br />

Triennale Design Museum<br />

viale Alemagna 6, 02/724341<br />

www.triennale.it<br />

W Women <strong>in</strong> Italian Design<br />

2 aprile ➤ 19 febbraio 2017<br />

Triennale di Milano<br />

viale Alemagna 6, 02/724341<br />

www.triennale.it<br />

XXI Esposizione Internazionale<br />

della Triennale di Milano<br />

2 aprile ➤ 12 settembre<br />

Stanze. Altre filosofie<br />

dell’abitare<br />

2 aprile ➤ 12 settembre<br />

Università degli Studi<br />

via Festa del Perdono 7<br />

02/503111, www.<strong>in</strong>ternimagaz<strong>in</strong>e.it<br />

Milano Capitale del Design<br />

11 aprile ➤ 19 aprile<br />

Interni Open Borders<br />

11 aprile ➤ 23 aprile<br />

A arte Invernizzi<br />

via D. Scarlatti 12, 02/29402855<br />

L’occhio c<strong>in</strong>ematico<br />

➤ 4 maggio<br />

Aica, Andrea Ingenito Cont. Art<br />

via Massimiano 25, 02/36798346<br />

Angelo Brescian<strong>in</strong>i<br />

➤ 8 aprile<br />

Antonio Colombo<br />

via Solfer<strong>in</strong>o 44, 02/29060171<br />

A. Cantafora e A. Mend<strong>in</strong>i<br />

6 aprile ➤ 19 maggio<br />

AreaB<br />

via M. D’Oggiono 10, 02/58316316<br />

Back to Massimo Gurnari<br />

➤ 9 aprile<br />

Artopia<br />

via Lazzaro Papi 2, 02/5460582<br />

Elizabeth McAlp<strong>in</strong>e<br />

➤ 28 aprile<br />

Avantgarden Gallery<br />

via Cadol<strong>in</strong>i 29, 340/3513709<br />

Daze. Now and Later<br />

1 aprile ➤ 19 maggio<br />

Banca Generali<br />

via San Paolo 7, 02/809391<br />

Farhan Siki<br />

➤ 30 settembre<br />

Banca Sistema<br />

02/802801<br />

Thomas Scalco<br />

➤ 27 maggio<br />

Bottegantica<br />

via Manzoni 45, 02/62695489<br />

Volti e luoghi nella pittura<br />

dell’800<br />

➤ 14 maggio<br />

Brand New Gallery<br />

via Far<strong>in</strong>i 32 , 02/89053083<br />

Josh Reames e Kate Steciw<br />

8 aprile ➤ 12 maggio<br />

Canepanery contemporary<br />

Foro Buonaparte 48, 02/36768281<br />

Nam June Paik<br />

➤ 9 aprile<br />

Cardi Gallery<br />

c.so di Porta Nuova 38, 02/45478189<br />

Sol LeWitt<br />

➤ 15 aprile<br />

Carla Sozzani<br />

corso Como 10, 02/653531<br />

Gufram on the rocks<br />

9 aprile ➤ 1 maggio<br />

World Press Photo 2016<br />

7 maggio ➤ 5 giugno<br />

Christian Ste<strong>in</strong><br />

corso Monforte 23 , 02/76393301<br />

Luciano Fabro<br />

➤ 10 aprile<br />

Circoloquadro<br />

via Thaon di Revel 21, 02 /884442<br />

Giulio Zanet<br />

5 aprile ➤ 4 maggio<br />

Collez. Giuseppe Iannaccone<br />

c/o corso Matteotti 11, 02/7642031<br />

Davide Monaldi. In Pratica<br />

➤ 30 aprile<br />

Luca De Leva<br />

9 aprile ➤ 13 novembre<br />

Costant<strong>in</strong>i Art Gallery<br />

via Crema 8, 02/87391434<br />

Malena Mazza. Me-nè<br />

14 aprile ➤ 21 maggio<br />

Deodato Arte<br />

via Santa Marta 6<br />

02/39521618, www.deodato.com<br />

Japan Pop<br />

➤ 10 maggio<br />

Dep Art<br />

via Comelico 40<br />

02/36535620, www.depart.it<br />

Emilio Scanav<strong>in</strong>o<br />

8 aprile ➤ 1 giugno<br />

ESH Gallery<br />

via Forcella 7, 02/56568164<br />

Stefania Pennacchio<br />

➤ 17 aprile<br />

Claudio Destito<br />

21 aprile ➤ 27 maggio<br />

Fabbrica del Vapore<br />

via Procacc<strong>in</strong>i 4, 02 36755700<br />

21st Century. Design after<br />

Design<br />

2 aprile ➤ 12 settembre<br />

Fabriano boutique Milano<br />

via Ponte Vetero 17<br />

Vanni Cuoghi<br />

➤ 20 aprile<br />

Farsetti arte<br />

via Manzoni/via Spiga, 02/76013228<br />

George Tatge<br />

6 aprile ➤ 7 maggio<br />

Federico Rui<br />

via Turati 38 , 392/4928569<br />

Barbara Nahmad<br />

➤ 22 aprile<br />

Fm centro per l’arte contemp.<br />

via Piranesi 10, 02/73981<br />

L’Inarchiviabile<br />

8 aprile ➤ 15 giugno<br />

Francesca M<strong>in</strong><strong>in</strong>i<br />

via Massimiano 25, 02/26924671<br />

Runo Lagomars<strong>in</strong>o<br />

➤ 6 maggio<br />

Galleria Blu<br />

via Senato 18, 02/76022404<br />

Davide Nido<br />

19 aprile ➤ 22 luglio<br />

Galleria Ciocca<br />

via Lecco 15, 02/29530826<br />

Tomaso B<strong>in</strong>ga<br />

➤ 3 giugno<br />

Galleria Gracis<br />

piazza Castello 16<br />

02/877807, www.gracis.com<br />

La stanza delle meraviglie<br />

19 maggio ➤ 17 giugno<br />

Galleria Luisa Delle Piane<br />

via Giuseppe Giusti 24,02/3319680<br />

Useless Design<br />

➤ 30 aprile<br />

Galleria Fumagalli<br />

via B. Cavalieri 6, 348/8905781,<br />

www.galleriafumagalli.com<br />

A personal view of abstract<br />

pa<strong>in</strong>t<strong>in</strong>g and scultpture<br />

dal 26 maggio<br />

Galleria Milano<br />

via Man<strong>in</strong> 13, 02/29000352<br />

Francesco Pedr<strong>in</strong>i. Nebula<br />

➤ 30 aprile<br />

Galleria Pack - Spazio 22<br />

viale Sabot<strong>in</strong>o 22, 02/86996395<br />

Debora Hirsch<br />

➤ 2 giugno<br />

Galleria Previtali<br />

via Lombard<strong>in</strong>i 14, 02/58113090<br />

Annamaria Formica<br />

7 aprile ➤ 14 maggio<br />

Galleria Raffaella Cortese<br />

via Stradella 1, 4, 7, 02/2043555<br />

www.galleriaraffaellacortese.com<br />

Ana Mendieta<br />

➤ 11 maggio<br />

Nazgol Ansar<strong>in</strong>ia<br />

➤ 11 maggio<br />

Silvia Bächli. Avanti. Diventa<br />

➤ 11 maggio<br />

Galleria Riccardo Crespi<br />

via Mellerio 1, 02 89072491<br />

Sebastiano Sofia<br />

➤ 16 aprile<br />

Galleria Scoglio di Quarto<br />

via Ascanio Sforza 3, 02/58317556,<br />

Marco Solzi<br />

➤ 30 aprile<br />

Galleria Seno<br />

via Ciovasso 11, 02/8692868<br />

Sara Forte<br />

➤ 17 aprile<br />

Galleria Tega<br />

via Senato 20, 02/76006473<br />

Pietro Consagra<br />

➤ 28 aprile<br />

Giò Marconi<br />

via Tad<strong>in</strong>o 15, 02/29404373<br />

Allison Katz<br />

➤ 11 aprile<br />

Günther Förg<br />

7 aprile ➤ 21 maggio<br />

Giuseppe Piva<br />

via San Damiano 2, 02/36564455<br />

www.giuseppepiva.com<br />

Samurai<br />

12 maggio ➤ 31 maggio<br />

Gluck 50<br />

02/45484623<br />

Invernomuto<br />

➤ 20 settembre<br />

Kaufmannrepetto<br />

via di Porta Tenaglia 7, 02/72094331<br />

P. Campan<strong>in</strong>i e M. Suarez<br />

6 aprile ➤ 6 giugno<br />

Leica Galerie<br />

via Mengoni 4, 02/70006237<br />

Andy Summers<br />

➤ 3 maggio<br />

Lia Rumma<br />

via Stilicone 19, 02/29000101<br />

Marzia Migliora<br />

➤ 18 aprile<br />

William Kentridge<br />

9 aprile ➤ 12 giugno<br />

Lisson Gallery Milano<br />

via Zenale 3, 02/89050608<br />

Richard Deacon<br />

➤ 29 aprile<br />

Lorenzelli Arte<br />

corso Buenos Aires 2, 02/201914<br />

Alberto Magnelli<br />

➤ 23 aprile<br />

Luca Tommasi<br />

via Tad<strong>in</strong>o 15, 335/242433<br />

Peter Schuyff<br />

➤ 14 maggio<br />

M77 Gallery<br />

via Mecenate 77, 02/84571243<br />

www.m77gallery.com<br />

Bernardo Siciliano<br />

➤ 21 maggio<br />

Maroncelli 12<br />

via Maroncelli 12 , 335/8403484<br />

Mart<strong>in</strong>o Fioratt<strong>in</strong>i<br />

11 maggio ➤ 1 luglio<br />

Massimo De Carlo<br />

via Ventura 5, 02/70003987<br />

Massimo Bartol<strong>in</strong>i<br />

6 aprile ➤ 6 giugno<br />

Aaron Young<br />

➤ 25 aprile<br />

Felix González-Torres<br />

20 maggio ➤ 20 giugno<br />

Mirco Cattai<br />

via Manzoni 12, 02/76008959<br />

www.mircocattai.com<br />

Terracotta per l’eternità<br />

12 maggio ➤ 31 maggio<br />

Monica De Cardenas<br />

via F. Viganò 4, 02/29010068<br />

www.monicadecardenas.com<br />

Marco Basta<br />

➤ 7 maggio<br />

Montrasio Arte<br />

via di Porta Tenaglia 1 , 02/878448<br />

Dennis Oppenheim<br />

➤ 9 aprile<br />

Land Art<br />

21 aprile ➤ 12 giugno<br />

Moshe Tabibnia<br />

via Brera 3, 02/8051545<br />

www.moshetabibnia.com<br />

Suolo sacro<br />

6 aprile ➤ 2 luglio<br />

Nuages Arte contemporanea<br />

via del Lauro 10, 02/72004482<br />

José Muñoz<br />

➤ 9 aprile<br />

Nuova Galleria Morone<br />

via Ner<strong>in</strong>o 3, 02/72001994<br />

La sfida di Aracne<br />

➤ 13 maggio<br />

Offic<strong>in</strong>e dell’Immag<strong>in</strong>e<br />

via Atto Vannucci 13, 334/5490900<br />

Gohar Dashti. Limbo<br />

➤ 16 aprile<br />

Offic<strong>in</strong>e Saffi<br />

via A. Saffi 7, 02/3665696<br />

Kati Tuom<strong>in</strong>en Kuvia<br />

➤ 27 maggio<br />

Palazzo Sorbelloni<br />

c.so Venezia 16, www.sothebys.com<br />

Alik Cavaliere<br />

4 aprile ➤ 8 aprile<br />

Ponti x l’Arte<br />

via Vitali 1, 02/798500<br />

Paolo Facch<strong>in</strong>etti<br />

➤ 15 aprile<br />

Primo Marella Gallery<br />

viale Stelvio 66, 02/87384885<br />

Nidhal Chamekh<br />

➤ 11 aprile<br />

Progettoarte elm<br />

via Fusetti 14, 02/58123147<br />

Guarneri, Olivieri, Verna<br />

➤ 29 aprile<br />

Prometeogallery<br />

via Ventura 3, 02/26924450<br />

Mechanisms of Power<br />

➤ 17 aprile<br />

Gabriella Ciancim<strong>in</strong>o<br />

➤ 10 maggio<br />

Raucci/Santamaria<br />

via Francesco Redi 23<br />

Cheyney Thompson<br />

➤ 6 maggio<br />

Renata Fabbri<br />

via Stoppani 15/c, 02/91477463<br />

Luigi Carboni<br />

➤ 22 aprile<br />

Ribot gallery<br />

via Enrico Nöe 23, 393/470509323<br />

Vera Kox<br />

➤ 30 aprile<br />

Spazioborgogno<br />

Ripa di Porta Tic<strong>in</strong>ese 113,<br />

335/5654727<br />

Massimo Uberti<br />

➤ 23 aprile<br />

Studio d’Arte Cannaviello<br />

piazzetta Bossi 4, 02/87213215<br />

Siegfried Anz<strong>in</strong>ger<br />

➤ 7 maggio<br />

Studio Guenzani<br />

via Eustachio 10, 02/29409251<br />

Los Angeles 1990-2010<br />

➤ 20 maggio<br />

Studio la Città Temp. Space<br />

via Pestalozzi 4, 045/597549<br />

Jacob Hashimoto<br />

7 aprile ➤ 15 maggio<br />

Superstudio Più<br />

via Tortona 27, 02/422501<br />

Maria Crist<strong>in</strong>a Carl<strong>in</strong>i<br />

12 aprile ➤ 17 aprile<br />

The Mall<br />

piazza L<strong>in</strong>a Bo Bardi 1<br />

02/36755700, www.miafair.it<br />

MIA Fair 2016<br />

29 aprile ➤ 2 maggio<br />

Tornabuoni Arte<br />

via Fatebenefratelli 34, 02/6554841<br />

Antologia scelta 2016<br />

➤ 30 giugno<br />

Ventura, D. Ghetta Temp. Space<br />

via Ventura 6<br />

Isabella Kohlhuber<br />

➤ 16 giugno<br />

Viasaterna<br />

via Leopardi 32, 02/36725378<br />

Lorenzo Vitturi<br />

5 aprile ➤ 5 giugno<br />

Whitelight Art - Copernico<br />

via Copernico 38<br />

G<strong>in</strong>o Sabat<strong>in</strong>i Odoardi<br />

➤ 15 aprile<br />

Wunderkammern<br />

via Ausonio 1A<br />

JonOne<br />

➤ 21 maggio<br />

Zero...<br />

via Tad<strong>in</strong>o 20, 02/87234577<br />

Hans Schabus<br />

➤ 24 aprile<br />

Cally Spooner<br />

8 aprile ➤ 7 maggio<br />

Imitatio Christie’s II<br />

8 aprile ➤ 14 maggio<br />

RHO<br />

Fiera Milano<br />

strada Statale del Sempione 28<br />

02/725941, www.salonemilano.it<br />

Salone del Mobile<br />

12 aprile ➤ 17 aprile<br />

vaprio d’adda<br />

Villa Castelbarco Albani<br />

via per Concesa 4, 02/90965254<br />

Antiquari <strong>in</strong> Villa. XIV Edizione<br />

2 aprile ➤ 10 aprile<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Bergamo<br />

BERGAMO<br />

Banca Popolare di Bergamo<br />

piazza Vittorio Veneto 8<br />

ART UP: Cosimo Terlizzi<br />

➤ 30 aprile<br />

Gamec<br />

via San Tomaso 53, 035/270272<br />

www.gamec.it<br />

Ryan McG<strong>in</strong>ley<br />

➤ 15 maggio<br />

Rashid Johnson<br />

➤ 15 maggio<br />

Aldo Rossi. Grafica 1973-97<br />

10 aprile ➤ 10 luglio<br />

Baco - Base Arte Contemp.<br />

via Arena 9<br />

Israel Lund<br />

➤ 15 maggio<br />

Galleria Marelia<br />

via Guglielmo d’Alzano 2b<br />

035/0603115, 347/8206829<br />

Matteo Emery<br />

➤ 30 aprile<br />

Thomas Brambilla<br />

via Casal<strong>in</strong>o 23/25, 035/247418<br />

Thomas Helbig<br />

➤ 6 maggio<br />

Klaus R<strong>in</strong>ke<br />

7 maggio ➤ 30 luglio<br />

Traffic Gallery<br />

via san Tomaso 92, 035/0602882<br />

Mattia Zoppellaro. Scratches<br />

➤ 7 maggio<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Brescia<br />

BRESCIA<br />

Metropolitana<br />

SubBrixia<br />

➤ 30 giugno<br />

Musei di Santa Giulia<br />

via dei Musei 81b, 030/2977834<br />

www.bresciamusei.com<br />

Christo and Jeanne-Claude<br />

7 aprile ➤ 18 settembre<br />

Lago d’Iseo<br />

www.thefloat<strong>in</strong>gpiers.com<br />

The Float<strong>in</strong>g Piers<br />

18 giugno ➤ 3 luglio<br />

Palazzo Mart<strong>in</strong>engo<br />

via dei Musei 30, 327/3339846,<br />

I vedutisti dell’Ottocento<br />

➤ 12 giugno<br />

APalazzo Gallery<br />

piazza Tebaldo Brusato 35<br />

030/3758554, www.apalazzo.net<br />

Lollipop<br />

➤ 10 maggio<br />

Em’kal eyongakpa<br />

➤ 10 maggio<br />

E3 Arte Contemporanea<br />

via Trieste 30, 339/4822908<br />

Alessandro Boezio<br />

➤ 7 maggio<br />

Galleria dell’Incisione<br />

via Bezzecca 4, 030/304690<br />

www.<strong>in</strong>cisione.com<br />

Michael Kenna<br />

2 aprile ➤ 20 maggio<br />

Galleria Massimo M<strong>in</strong><strong>in</strong>i<br />

via Apollonio 68, 030 383034<br />

John Hilliard<br />

➤ 30 aprile<br />

Paci contemporary<br />

via Trieste 48, 030/2906352<br />

Maurizio Galimberti<br />

2 aprile ➤ 30 settembre<br />

Ramera Arte Contemporanea<br />

via Moretto 2/b, 339/0092746<br />

Tiziana De Palma<br />

dal 15 aprile<br />

desenzano del garda<br />

Leonardvs bottega d’arte<br />

vicolo Fosse Castello 10<br />

0185/1772947, www.leonardvs.it<br />

6 visioni<br />

➤ 1 maggio<br />

montichiari<br />

Museo Lechi<br />

Piazza Teatro 23, 030/9650455<br />

Giampaolo Talani<br />

16 aprile ➤ 4 maggio<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Como<br />

COMO<br />

Fondazione Antonio Ratti<br />

via per Cernobbio 19, 031/233111<br />

Textilities…Once Removed<br />

➤ 17 aprile<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Cremona<br />

CREMONA<br />

Museo Civico «Ala Ponzone»<br />

Via Ugolani Dati 4, 0372/31222<br />

Syngenta Photography Award<br />

➤ 17 aprile<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Lecco<br />

LECCO<br />

Palazzo delle Paure<br />

piazza XX settembre 22<br />

0341/286729<br />

Gaetano Orazio<br />

➤ 31 agosto<br />

MALGRATE<br />

Casa sull’albero<br />

viale Penati 5/7<br />

www.casa-sullalbero.it<br />

Alan Rankle<br />

➤ 17 aprile<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Lodi<br />

LODI<br />

Ex Chiesa di San Cristoforo<br />

via Fanfulla 18, 0371/440711<br />

www.fondazionebipielle.it<br />

Persone e personaggi della<br />

Div<strong>in</strong>a Commedia<br />

2 aprile ➤ 1 maggio<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Mantova<br />

MANTOVA<br />

Museo Archeologico Nazionale<br />

Salvare la Memoria<br />

➤ 2 giugno<br />

Casa del Mantegna<br />

via Acerbi 47, 0376/360506<br />

www.casadelmantegna.it<br />

Vittorio Varrè<br />

➤ 25 aprile<br />

CAstel d’ario<br />

Casa Museo Sartori<br />

via XX Settembre 11/13/15<br />

Di Fiore <strong>in</strong> Fiore<br />

➤ 10 aprile<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Monza<br />

e Brianza<br />

MONZA<br />

Arengario<br />

piazza Roma, 039/383220<br />

Robert Doisneau<br />

➤ 3 luglio<br />

Museo della velocità<br />

Ayrton Senna. L’ultima notte<br />

➤ 24 luglio<br />

Villa Reale<br />

viale Brianza 1, 039/39464213<br />

www.reggiadimonza.it<br />

Flagellazione di Cristo di<br />

Caravaggio<br />

➤ 17 aprile<br />

Quattroruote Road to (R)<br />

evolution<br />

➤ 30 settembre<br />

Architettura al Bel<strong>vedere</strong><br />

➤ 12 settembre<br />

Maurizio Caldirola<br />

via Volta 26<br />

Bernardí Roig<br />

➤ 16 aprile<br />

Joys<br />

21 aprile ➤ 25 giugno<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Pavia<br />

PAVIA<br />

Pavia<br />

Scuderie del Cast. Visconteo<br />

viale XI Febbraio 35, 0382/33676<br />

Tr. Cremona e la Scapigliatura<br />

➤ 5 giugno<br />

Montesegale<br />

Castello di Montesegale<br />

via Castello, www.museodelfango.it<br />

La luna, la mente e le mani<br />

4 giugno ➤ 26 giugno<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio<br />

SONDRIO<br />

Galleria Credito Valtell<strong>in</strong>ese<br />

Palazzo Sertoli, piazza Quadrivio 8<br />

0342/526569, www.creval.it<br />

I libri E<strong>in</strong>audi 1933-1983<br />

➤ 23 aprile<br />

Eadweard Muybridge<br />

19 maggio ➤ 31 luglio<br />

Angelo Van<strong>in</strong>etti<br />

➤ 28 maggio<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Varese<br />

VARESE<br />

Varese<br />

Villa e Collezione Panza<br />

piazza Litta 1, 0332/283960<br />

Roxy Pa<strong>in</strong>e e Meg Webster<br />

➤ 15 maggio<br />

Galleria Ghiggh<strong>in</strong>i<br />

Paolo Borghi<br />

➤ 30 aprile<br />

GALLARATE<br />

MaGa - Museo Arte Gallarate<br />

via De Magri 1, 0331/706011<br />

www.museomaga.it<br />

Ugo La Pietra<br />

16 aprile ➤ 18 settembre<br />

LAVENO MOMBELLO<br />

Midec<br />

Lungolago Perabò 5, 0332/625551<br />

Cosmologia domestica<br />

➤ 3 aprile<br />

Vedere A <strong>MILANO</strong> E <strong>in</strong> <strong>LOMBARDIA</strong> | 30


Incontri ravvic<strong>in</strong>ati con la collezione d’arte<br />

di Banca Popolare dI Bergamo<br />

a cura di Enrico De Pascale<br />

design: dariocarta.com<br />

IMI KNOEBEL, Canapé Monochrome Terre d’Ombre Brûlée, 1990, acrilico su legno, cm. 150x230x10, Collezione Banca Popolare di Bergamo<br />

Dal 2014 Banca Popolare di Bergamo promuove il progetto ART UP, un’<strong>in</strong>iziativa culturale<br />

f<strong>in</strong>alizzata alla conoscenza del proprio patrimonio artistico. Ogni mese un’opera d’arte<br />

della sua collezione viene esposta e illustrata al pubblico nella Sede Centrale di Bergamo.<br />

Una raccolta ampia e articolata, <strong>in</strong>iziata nel 1869, <strong>in</strong> cui importanti autori della scena<br />

artistica nazionale – da Baschenis a Fra’ Galgario, da Boetti a Ghirri, da Paol<strong>in</strong>i a Spalletti –<br />

dialogano con i maggiori <strong>in</strong>terpreti del panorama <strong>in</strong>ternazionale: Armleder, Buren, Fabre,<br />

Gelit<strong>in</strong>, Gillick, Halley, Kapoor, Yan Pei-M<strong>in</strong>g, St<strong>in</strong>gel, Tillmans, Xhafa…<br />

Banca Popolare di Bergamo | Piazza Vittorio Veneto 8 | Bergamo<br />

Orari: lunedì > venerdì | 8.20/13.20 | 14.40/16.10<br />

INGRESSO LIBERO


www.gallerieditalia.com<br />

Statua naofora di Amenmes e Reshpu - XIX d<strong>in</strong>astia, regno di Ramesse II e/o periodo successivo (1279-1186 a.C.) - Calcare egiziano<br />

Bologna, Museo Civico Archeologico. Foto di Marco Ravenna<br />

Dal 1 aprile al 17 luglio<br />

Gallerie d’Italia - Piazza Scala 6, Milano<br />

Ingresso gratuito per scolaresche e m<strong>in</strong>ori di 18 anni<br />

e per tutti i clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo<br />

Con il patroc<strong>in</strong>io di

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