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Alba Esteve Ruiz


Come, e quando, le è scattata la scintilla per l’arte culinaria?<br />

Prestissimo, perché mia nonna cucinava ogni fine settimana per la mia numerosa famiglia, a me piaceva osservarla,<br />

sporcarmi le mani quando faceva gli impasti per le torte. Data questa mia attitudine, all’età di 6 anni, mi è stato<br />

regalato un grembiule da cucina rosa che ho usato molto. Poi, a 14 anni ho iniziato a fare pratica nei weekend in un<br />

ristorante sotto casa e quindi a capire che sarebbe potuto essere il mio lavoro, tanto che l’anno dopo mi sono iscritta<br />

alla scuola alberghiera. I miei non volevano che io intraprendessi questa strada, non la condividevano perché molto<br />

lontana da ciò che facevano loro, visto che entrambi lavorano nel settore economico bancario.<br />

Che cosa trasmettono della sua identità le sue creazioni?<br />

Molto spesso trasmettono il mio umore. Sono una persona meteoropatica e certamente i miei piatti ne risentono. Come<br />

definirebbe la sua cucina?Direi che è allegra, come me. Piena di colori e di texture diverse, in modo che ogni boccone<br />

sia diverso da quello precedente. Cerco di creare divertimento con picchi di gusti e sapori. Spesso mi dicono<br />

che quando sono impegnata in cucina sembro arrabbiata, che non sorrido mai, ed è vero ma sono così perché sono molto<br />

concentrata. Finito il servizio mi rilasso e torno a sorridere. Quali sono le sue regole imprescindibili in cucina? Andare<br />

d’accordo con le persone che lavorano in cucina perché se non c’è collaborazione non si va avanti. Poi, l’essere ordinati<br />

per me è fondamentale, perché facilita il lavoro ed evita agitazione inutile che si può creare quando non si trova<br />

qualcosa.<br />

Quanto della cultura gastronomica spagnola ha portato con sé e come la usa assieme a quella italiana?Non calibro mai<br />

quanto e se usarla, i piatti per quanto io li pensi poi nell’atto finale mi vengono in modo molto istintivo. Nel suo insieme<br />

la mia cucina non si rifà a luoghi culinari precisi, la definirei mediterranea. Un giusto insieme di tutte le mie sfaccettature.<br />

Alcuni prodotti tipici spagnoli però li uso spessissimo, come il Baccalà, che prendo dai Paesi Baschi, il maialino<br />

di Segovia, l’ agnello d’Aragona e la paprika della Catalogna. Tutti prodotti della mia terra d’origine ai quali sono<br />

affezionata, perché mi ricordano i cibi con i quali sono cresciuta, rimasti impressi nella memoria. Inoltre, io provengo<br />

da una cittadina spagnola che si trova all’interno di una riserva naturale, dove crescono piante straordinarie<br />

che si trovano solo lì, ogni volta che viene a trovarmi mia mamma porta la scorta di queste piante, solo che le uso<br />

per poche ricette o per uso mio. Perché se mi dicono che è origano, mi offendo.<br />

Ha fatto fatica ad inserirsi nel mondo gastronomico italiano?<br />

Quando sono venuta in Italia ero molto emozionata, avevo voglia di mettermi alla prova e di imparare tante cose<br />

nuove, quindi non l’ho mai vissuta male. L’unica cosa che è stata difficile per me è stata farmi prendere sul serio,<br />

avevo appena vent’anni ed ero qui da sola, in una città immensa come Roma. Ovviamente i primi tempi nelle cucine venivo<br />

sfruttata , lavoravo tantissimo e pagata pochissimo, vivevo in una stanza e spesso i soldi non bastavano. Roma<br />

per certi versi è una città<br />

difficile, il primo anno è stato duro, poi mi sono adattata e ho trovato il mio spazio.<br />

Mi descrive il piatto che ci presenta?<br />

Quando mi è stato chiesto un piatto che mi rappresentasse e che attraverso una foto dovesse esprimere il mio<br />

pensiero, ho scelto questa composizione, Guazzetto Mediterraneo, perché racchiude un po’ tutta la mia concezione<br />

di cucina. È fresco, naturale, colorato e mediterraneo. Composto da quattro ingredienti mediterranei basici, ma<br />

ben lavorati. Per me la cosa più importante è saper lavorare bene la materia prima. Il guazzetto è fatto con ingredienti<br />

base: pomodorini, basilico, sedano, aglio e capperi, una triglia cotta al vapore e delle patate sbollentate nel<br />

brodo di pesce. Ci sono poi tutti gli elementi secondari, ma importanti per dare l’equilibrio di consistenze, come<br />

il seme di pomodoro che esplode in bocca, il basilico secco che rilascia tutto l’olio e la crema d’aglio, fatta con il latte, che si<br />

contrappone alla magrezza della triglia. Quindi, nella sua semplicit à, è un piatto che racchiude gusti e consistenze che<br />

fanno in modo che ad ogni boccone cambi la percezione del sapore.<br />

Qual è l’aspetto che più la rende felice quando cucina?<br />

A me piace il dopo, quando vedo la gente soddisfatta d’aver mangiato ciò che ho preparato. Quando cucino, lo faccio per<br />

un fine, il mio obbiettivo è quello di far andare via dal ristorante la gente contenta. I clienti non mi vedono, ma<br />

io ogni tanto sbircio dal vetro per vedere come va in sala. Se fosse un elemento della cucina, quale vorrebbe essere?Una<br />

padella anti-aderente.

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