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Monsignor Gianni Carrù La più antica rappresentazione dell'Annunciazione

“L' antefatto naturale del Natale” -ci riporta il Monsignor Giovanni Carrù- “è rappresentato dal misterioso episodio dell'Annunciazione, dettagliatamente evocato dal vangelo di Luca, dove si narra il dialogo e l'incontro tra Maria e l'angelo Gabriele mandato da Dio nella città di Galilea, chiamata Nazaret (1, 26-38). La Vergine, promessa sposa di Giuseppe, un uomo della casa di Davide - precisa l'evangelista - si chiama Maria”.

“L' antefatto naturale del Natale” -ci riporta il Monsignor Giovanni Carrù- “è rappresentato dal misterioso episodio dell'Annunciazione, dettagliatamente evocato dal vangelo di Luca, dove si narra il dialogo e l'incontro tra Maria e l'angelo Gabriele mandato da Dio nella città di Galilea, chiamata Nazaret (1, 26-38). La Vergine, promessa sposa di Giuseppe, un uomo della casa di Davide - precisa l'evangelista - si chiama Maria”.

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<strong>La</strong> <strong>più</strong> <strong>antica</strong> <strong>rappresentazione</strong> <strong>dell'Annunciazione</strong> in un affresco<br />

delle catacombe di Priscilla di <strong>Monsignor</strong> <strong>Gianni</strong> <strong>Carrù</strong>.<br />

“L' antefatto naturale del Natale” -ci riporta il <strong>Monsignor</strong> Giovanni <strong>Carrù</strong>- “è rappresentato dal<br />

misterioso episodio <strong>dell'Annunciazione</strong>, dettagliatamente evocato dal vangelo di Luca, dove si<br />

narra il dialogo e l'incontro tra Maria e l'angelo Gabriele mandato da Dio nella città di Galilea,<br />

chiamata Nazaret (1, 26-38). <strong>La</strong> Vergine, promessa sposa di Giuseppe, un uomo della casa di<br />

Davide - precisa l'evangelista - si chiama Maria”.<br />

Continua il <strong>Monsignor</strong> <strong>Carrù</strong>, Segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra: “Alcuni<br />

dettagli, relativi all' evento <strong>dell'Annunciazione</strong>, si desumono dalle narrazioni degli scritti apocrifi,<br />

noti come Vangeli dell'infanzia, diffusi già nel II secolo per via orale, ma redatti solo nel corso del<br />

VI. Il Protovangelo di Giacomo e il Vangelo dell'infanzia armeno ambientano l'annuncio presso una<br />

fonte, mentre gli stessi scritti ed anche il Vangelo dello Pseudo Matteo situano l'episodio nella<br />

casa di Maria, mentre la Vergine sta filando la porpora per il tempio, un compito che le fa<br />

guadagnare il titolo di «Regina delle Vergini» (Pseudo Matteo, 8, 5). Tale tessuto purpureo è lo<br />

stesso che si squarcerà al momento della morte di Cristo (Matteo, 26, 50; Marco, 15, 37; Luca, 23,<br />

46). L' arte cristiana fu molto sensibile a queste «varianti apocrife» dell' annuncio, a cominciare<br />

dalla fine del IV secolo, quando, nel sarcofago siracusano di Adelfia, Maria riceve l' annuncio<br />

presso la fonte o anche quando la Vergine è colta mentre fila la porpora nel sarcofago ravennate<br />

di manifattura costantinopolitana, detto del profeta Eliseo, o, infine, quando Maria e Giuseppe,


oramai nel V secolo, ricevono simultaneamente la notizia epocale, nel mosaico sistino dell' arco<br />

trionfale della basilica di Santa Maria Maggiore. Ma il tema dell'annunciazione, perfettamente<br />

aderente al luogo lucano, appare già negli anni centrali del III secolo. Per incontrarlo dobbiamo<br />

inoltrarci nel tortuoso meandro di gallerie che si sviluppano sulla via Salaria, nel complesso<br />

catacombale di Priscilla, la nobildonna romana, appartenuta alla famiglia degli Acilii Glabrioni, che<br />

donò alla comunità romana una sua proprietà per scavare uno dei cimiteri cristiani <strong>più</strong> estesi<br />

dell'Urbe. Nel cuore delle catacombe di Priscilla si incastona un cubicolo familiare completamente<br />

decorato ad affresco, presumibilmente al tempo della «piccola pace», tra la persecuzione di<br />

Valeriano del 258 e quella di Diocleziano, da collocare nei primi anni del IV secolo. <strong>La</strong> camera<br />

funeraria è completamente ricoperta di un candido intonaco tempestato di fiori, per ambientare<br />

in un festoso giardino paradisiaco alcuni selezionati episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento,<br />

tra i quali quelli relativi alla resurrezione di <strong>La</strong>zzaro e alla storia di Giona, naturalmente<br />

riconducibili al concetto della resurrezione della carne e alla parabola della pecorella smarrita, che<br />

ha come protagonista il buon pastore, allegoria del Cristo che salva quei cristiani intimamente<br />

raccolti gli uni vicini agli altri nei loculi della catacomba. Ma nella volta del cubicolo, in un tondo<br />

molto ampio, su un fondo bianco, un uomo stante e vestito di tunica e pallio, con la destra<br />

atteggiata nel gesto solenne della parola, si rivolge a una figura femminile assisa su un trono e<br />

immobile, nell' atteggiamento dell'ascolto. <strong>La</strong> scena, ripetuta di lì a pochi anni anche nelle<br />

catacombe dei santi Pietro e Marcellino e della via <strong>La</strong>tina coglie il momento preciso dell'annuncio,<br />

come evidenzia il gesto della parola assunto dall' angelo, ancora privo delle ali secondo una<br />

tipologia <strong>antica</strong> che si interromperà solo nel V secolo. L' estrema sobrietà della scena, ridotta agli<br />

elementi essenziali utili alla decodificazione dell' episodio, rispetta coerentemente il carattere<br />

della <strong>più</strong> <strong>antica</strong> arte cristiana, che vuole manifestare il piano salvifico in tutta la sua estensione,<br />

prende le mosse dagli antefatti veterotestamentari con le profezie e le prefigurazioni e si compie<br />

con la storia del Cristo, che vede nell' Annunciazione il preambolo naturale del concepimento<br />

verginale, della natività, della vita e della morte del Cristo. Questa storia infinita trova nell'<br />

Annunciazione un momento significativo e saliente che i cristiani della Roma del III secolo<br />

individuano come episodio clou dell'infanzia del Salvatore, tanto da «fotografarlo» per esporlo nel<br />

programma decorativo della tomba di famiglia, quasi per esprimere l'adesione a quel progetto<br />

salvifico, definito nelle scuole del catecumenato e tradotto in figura nell' arte delle catacombe. Il<br />

«faccia a faccia» tra Maria e l'angelo dell'annunciazione spunta, nell' oscurità del cimitero di<br />

Priscilla, come uno squarcio di luce, come un tuono nel silenzio, che dà voce alle parole di<br />

Gabriele: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te», ma che esprime anche il turbamento<br />

della Vergine, che si domandava che senso avesse un tale saluto”.<br />

Fonte: Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana

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