Bollettino parrocchiale

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Quanto aveva ragione e continua ad avere ragione. A Natale, possiamo ricordarci della sapienza espressa dalla volpe del Piccolo Principe, per capire che Natale è la festa dove possiamo riscoprire, quanto la dimensione relazionale della nostra vita sia importante in un mondo dove prevale l’individualismo, la freddezza dei rapporti umani e di conseguenza la solitudine. In un certo senso come a Betlemme 2000 anni fa. Non c’era posto per una madre in attesa di Gesù.... solo con gli animali in una grotta ormai diventata famosa. Gesù nasceva come un povero accolto per prima dai pastori..... e dopo da chi cercava la verità, i re magi simboli degli uomini in ricerca del bene, del bello e del vero. Ma ascoltiamo la Volpe: In quel momento apparve la volpe. “Buon giorno”, disse la volpe. “Buon giorno”, rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno. “Sono qui”, disse la voce, “sotto il melo…”. “Chi sei?”, domandò il piccolo principe. “Sei molto carino…”. “Sono una volpe”, disse la volpe. “Vieni a giocare con me”, le propose il piccolo principe, “sono così triste…”. “Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomesticata”. “Ah! Scusa”, fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: “Che cosa vuol dire ‘addomesticare’?” […] “È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ‘creare dei legami’…”. “Creare dei legami?” “Certo”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”. […] La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: “Per favore… addomesticami”, disse. “Volentieri”, rispose il piccolo principe, “ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose”. “Non si conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe. “Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico, addomesticami!”. “Che bisogna fare?”, domandò il piccolo principe. “Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe. “In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”. Il piccolo principe ritornò l’indomani. “Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe. “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò a essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità. Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore.. ci vogliono i riti” […]. Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l’ora della partenza fu vicina: […]. “Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. “L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo. “È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante”. “È il tempo che ho perduto per la mia rosa…”, sussurrò il piccolo principe per ricordarselo. “Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…”. “Io sono responsabile della mia rosa…”, ripeté il piccolo principe per ricordarselo. Buon Natale, Don André – 4 –
3 Evviva, eccoci, Anno Nuovo! Non importa come l’anno scorso è andato, siamo il popolo della speranza. Nel caso il passato non fosse andato troppo bene, non perdete la speranza, non scoraggiatevi, il futuro è brillante. Con il tempo di Avvento iniziamo il nuovo anno liturgico, secondo il nostro calendario ecclesiastico e il primo giorno del mese di gennaio, iniziamo il nuovo anno secolare. Come l’Avvento ci porta in un nuovo inizio, così anche il mese di gennaio. Quindi, in tutto, siamo nel nuovo anno 2017. Questo anno nuovo è molto significativo per me, perché è il mio ultimo anno con voi in Svizzera; concluderò la mia vita da studente e comincerò una vita nuova. Allora scrivo per augurare a tutti voi un felice anno nuovo. Anno nuovo significa nuova mentalità, nuova visione, nuova risoluzione, nuove sfide ma anche rinnovata speranza e vigore. – 5 – Il 2016 ci sta lasciando. Arriverà 2017. Ma è interessante che il calendario annuale cominci con il mese di gennaio. Ma perché gennaio? Si chiama gennaio per caso o c’è un motivo evidente e un’intenzione in questo nome? Il nome gennaio viene dal dio che i romani, nell’antichità, chiamavano Janus(Giano), era una divinità che aveva due facce: una faccia guardava al passato e l’altra al futuro. Perciò è corretto che il primo mese dell’anno sia chiamato gennaio: a motivo di questa divinità. È veramente un tempo per guardare indietro all'anno che si è appena concluso e per guardare avanti al nuovo anno che è appena
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