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OltrelEURO_libro

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UN’ALTRA EUROPA È POSSIBILE<br />

Tutta la verità sulla più grande truffa ai danni dell’Italia.<br />

Come e perché è necessario superare l’Euro<br />

per tornare a crescere.<br />

A cura <strong>di</strong>:<br />

Clau<strong>di</strong>o B<strong>org</strong>hi Aquilini<br />

Con prefazione <strong>di</strong>:<br />

Alberto Bagnai<br />

Con postfazione <strong>di</strong>:<br />

Matteo Salvini<br />

Illustrato <strong>dal</strong>le vignette <strong>di</strong>:<br />

Alfio Krancic


Oltre l’Euro per tornare Prefazione gran<strong>di</strong> [ 5 ]<br />

Mi è stato chiesto <strong>di</strong> scrivere <strong>una</strong> prefazione a “Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong>”:<br />

compito gra<strong>di</strong>to, che mi onora, ed è anche semplice da assolvere. Basterà<br />

<strong>di</strong>re che chi crede seriamente nella democrazia ha un modo molto efficace per<br />

<strong>di</strong>mostrarlo: <strong>di</strong>ffondere informazioni corrette, mettere il demos, cioè tutti noi, in con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> conoscere per deliberare. “Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong>” fa esattamente questa<br />

operazione.<br />

La prefazione potrebbe finire qui, ma aggiungo qualche considerazione per evidenziare<br />

alcune cose che forse non tutti i lettori intravedono fra le poche righe appena<br />

lette.<br />

Intanto, mi preme sottolineare, nella mia veste <strong>di</strong> economista accademico, che<br />

ad oggi non risultano pervenute da parte dei miei colleghi confutazioni serie e argomentate<br />

delle informazioni contenute in <strong>questo</strong> libriccino, e un motivo c’è: le tesi qui esposte<br />

sono avvalorate da centinaia <strong>di</strong> lavori scientifici, il che costringe chi vuole controbattere<br />

a ricorrere agli argomenti ad hominem, agli attacchi personali. Perché uno dei paradossi<br />

del nostro meraviglioso e martoriato Paese è <strong>questo</strong>: che nel suo <strong>di</strong>battito venga stigmatizzato<br />

come “eretico” (e, non <strong>di</strong>mentichiamolo: “populista”) chi sta <strong>di</strong>vulgando i risultati<br />

<strong>di</strong> ricerche assolutamente ortodosse, svolte da docenti <strong>di</strong> Harvard, Cambridge, Oxford, e<br />

così via.<br />

La passione civile e la vocazione <strong>di</strong>dattica <strong>di</strong> chi ha concepito l’opera si vedono<br />

proprio da <strong>questo</strong>: invece <strong>di</strong> ricorrere all’autorità <strong>di</strong> autori tanto prestigiosi quanto<br />

incomprensibili ai più, si è scelto <strong>di</strong> rendere accessibile la semplice logica economica <strong>di</strong><br />

argomenti che nella letteratura specialistica sono spesso presentati in modo complesso<br />

per meri motivi <strong>di</strong> marketing accademico. Non sempre è così: l’articolo più importante<br />

nella teoria delle unioni monetarie è <strong>di</strong> un tale (Mundell) che ha preso il Nobel per un lavoro<br />

privo <strong>di</strong> formule. Ma gli epigoni, si sa, qualcosa devono pur fare per giustificare la propria<br />

esistenza: <strong>di</strong> solito scrivono formule.<br />

Il testo non è solo efficace nel presentare le basi economiche del ragionamento:<br />

fa anche strame degli argomenti propagan<strong>di</strong>stici, mettendo a nudo la vacuità <strong>di</strong> certe formule<br />

(“le riforme”) e la slealtà con la quale i me<strong>di</strong>a prezzolati fanno leva su paure irrazionali<br />

(“la benzina”).<br />

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[ 6 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

Aggiungo che, con semplicità e umiltà, il testo propone temi <strong>di</strong> ricerca sui quali<br />

sarebbe ora che cominciassero a interpellarsi certi paludati economisti accademici, abbandonando<br />

per un attimo la loro occupazione favorita: farsi i complimenti a vicenda (per<br />

<strong>di</strong>rla come l’immortale Mr. Wolf <strong>di</strong> Pulp fiction). Fra questi temi vorrei evidenziare lo stu<strong>di</strong>o<br />

serio degli incentivi ad abbandonare l’Unione Europea da parte dei singoli Paesi membri.<br />

Nelle mie parole noterete <strong>una</strong> certa amarezza. Mi pesa constatare come la <strong>di</strong>gnità della<br />

scienza economica venga vilipesa (non solo in Italia) da tanti colleghi accademici che danno<br />

numeri a casaccio per motivi venali o per mero conformismo, e debba essere <strong>di</strong>fesa<br />

da un economista applicato come Clau<strong>di</strong>o B<strong>org</strong>hi (per quanto dotato <strong>di</strong> <strong>una</strong> formidabile<br />

esperienza <strong>di</strong> mercati): <strong>questo</strong> è per me un fallimento professionale. Mi duole ammettere<br />

che questa operazione <strong>di</strong> verità, che nella sua essenza tutela gli interessi delle classi più<br />

deboli, quelle che l’Euro ha ulteriormente impoverito, venga portata avanti da un partito<br />

etichettato come “conservatore”: <strong>questo</strong> per me è un fallimento politico. Mi amareggia<br />

sottolineare che <strong>una</strong> simile operazione molti l’hanno aspettata invano da certe forze che<br />

a parole <strong>di</strong>cevano <strong>di</strong> voler combattere il progetto europeo. Li conoscerete dai loro frutti, è<br />

scritto, e la vita politica italiana ci sta offrendo tanti esempi <strong>di</strong> questa limpida verità.<br />

Verità: <strong>una</strong> parola profondamente e autenticamente politica, perché solo la verità<br />

può renderci liberi. Riba<strong>di</strong>sco il punto: <strong>questo</strong> è un testo <strong>di</strong> verità. Approfondendolo<br />

e <strong>di</strong>ffondendolo contribuirete a rendere migliore, perché più libero, il mondo nel quale<br />

conviviamo. Sono grato a chi vorrà farlo, esortandolo a non scoraggiarsi per le inevitabili<br />

delusioni, come sono grato, e tutti dobbiamo essere grati, a chi ha concepito e realizzato<br />

<strong>questo</strong> progetto.<br />

Alberto Bagnai<br />

@AlbertoBagnai<br />

http://goofynomics.blogspot.it<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 7 ]<br />

Una domanda al giorno per un mese<br />

Basta €uro! Una domanda al giorno per un mese<br />

1.<br />

L’Euro è la causa principale della crisi?<br />

Perché?<br />

Per tanti motivi, ma i principali sono che un’unica moneta per Stati <strong>di</strong>versi non può<br />

funzionare e crea <strong>di</strong>soccupazione. Senza il controllo sulla propria moneta, uno Stato<br />

in <strong>di</strong>fficoltà non può tentare <strong>di</strong> contrastare le crisi. Senza il controllo sulla propria<br />

moneta, uno Stato non può avere ness<strong>una</strong> autonomia e si riduce nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un<br />

Paese del Terzo Mondo, costretto a supplicare per ottenere il denaro <strong>di</strong> cui ha bisogno.<br />

La fine della democrazia e della libertà.<br />

Nessun popolo può <strong>di</strong>rsi padrone a casa propria se non ha il controllo della moneta<br />

e dei confini. Guarda caso, proprio ciò che l’Unione Europea, ha sottratto.<br />

Ve<strong>di</strong>amo il perché con qualche esempio.<br />

Di solito, uno Stato con un’economia molto forte ha anche <strong>una</strong> moneta forte,<br />

perché tutti la vogliono per poter acquistare i prodotti <strong>di</strong> quel Paese. La forza della moneta<br />

fa “alzare i prezzi” dei prodotti <strong>di</strong> <strong>questo</strong> Stato che, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong>ventano meno convenienti<br />

e tutto torna in equilibrio. Uno Stato con un’economia debole, invece, avrà anche <strong>una</strong><br />

moneta debole perché i suoi prodotti sono meno richiesti. Se la moneta si svaluta è come<br />

se scendesse tutto il “listino prezzi” dei prodotti <strong>di</strong> quello Stato, che <strong>di</strong>ventano così più<br />

convenienti e più richiesti, e si tende a ristabilire l’equilibrio anche in <strong>questo</strong> caso. Con<br />

l’Euro si ha uno strano caso in cui un Paese debole (come la Grecia) si ritrova la stessa<br />

moneta <strong>di</strong> un Paese forte (come la Germania): il “listino prezzi” della Grecia risulterà quin<strong>di</strong><br />

troppo caro mentre quello dei prodotti tedeschi sarà troppo basso. Il risultato è che in<br />

Grecia si muore <strong>di</strong> fame mentre in Germania si registra il record <strong>di</strong> esportazioni. Un caso<br />

simile fu quello dell’Argentina che bloccò per molti anni il prezzo della propria moneta a<br />

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[ 8 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

quello del Dollaro, finendo nel 2001 al fallimento, con le conseguenze <strong>di</strong> quel <strong>di</strong>sastro che<br />

(unite ad altri errori) si fanno sentire ancora oggi, pensiamoci: tutti i Paesi dell’Europa per<br />

i quali l’Euro rappresenta <strong>una</strong> valuta più forte del valore della propria moneta nazionale,<br />

sono nelle stesse con<strong>di</strong>zioni: povertà e <strong>di</strong>soccupazione da record, in<strong>di</strong>pendentemente<br />

<strong>dal</strong> colore dei governi, <strong>dal</strong> livello <strong>di</strong> tasse e spesa pubblica, o <strong>dal</strong> maggiore o minor livello<br />

del debito pubblico. Se tante persone entrano in un ristorante e tutte quelle che hanno<br />

or<strong>di</strong>nato <strong>una</strong> particolare pietanza finiscono all’ospe<strong>dal</strong>e è probabile che<br />

la colpa sia del cibo. Nel “Ristorante Europa da Merkel”<br />

stanno tutti male, tranne chi non ha or<strong>di</strong>nato<br />

la “pietanza Euro”, come il Regno Unito o i gestori<br />

del ristorante (Germania).<br />

Pren<strong>di</strong>amo come esempio i due altri<br />

Stati maggiori: l’Italia e la Francia. Fino ad ora<br />

si sono <strong>di</strong>fese ma la moneta troppo forte rende<br />

ogni giorno meno convenienti i loro prodotti<br />

(il “listino prezzi” è troppo alto) e la <strong>di</strong>soccupazione<br />

è destinata irrime<strong>di</strong>abilmente a salire perché i loro<br />

citta<strong>di</strong>ni compreranno sempre più prodotti esteri<br />

<strong>di</strong> quanto sarebbe giusto. E i<br />

prodotti esteri - sembra <strong>una</strong><br />

banalità ma a volte non ci<br />

pensiamo -, sono fabbricati<br />

da aziende e operai esteri e<br />

quin<strong>di</strong> in questi Stati il lavoro<br />

scompare. Se scompare<br />

il lavoro scompaiono<br />

anche i sol<strong>di</strong> per<br />

importare i prodotti<br />

e pagare le pensioni,<br />

e si finisce alla fame.<br />

L’unico modo che<br />

questi Stati hanno per<br />

importare <strong>di</strong> meno è l’austerità, quin<strong>di</strong> comprimere i consumi con il bastone delle tasse e<br />

dei tagli, politica suicida che porta a fallimenti e <strong>di</strong>soccupazione.<br />

In pratica è come se gli Stati Europei, invece <strong>di</strong> “essere <strong>una</strong> squadra”, fossero<br />

messi su un ring <strong>di</strong> pugilato gli uni contro gli altri in<strong>di</strong>pendentemente <strong>dal</strong> peso. Il “peso<br />

massimo”, cioè la Germania, vince, gli altri perdono. Sempre per rimanere in tema <strong>di</strong><br />

sport, è come se si mettesse un pesante zaino uguale per tutti sulle spalle dei concorrenti<br />

<strong>di</strong> <strong>una</strong> corsa: chi è più grosso e forte sarà avvantaggiato, mentre chi è piccolo e agile sarà<br />

in grossa <strong>di</strong>fficoltà così appesantito e non potrà mai vincere.<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 9 ]<br />

Anche il controllo della moneta come “arma” contro le crisi è fondamentale. Uno<br />

Stato che può “stampare moneta” e che ha un’industria ben sviluppata e prodotti normalmente<br />

richiesti, se è in <strong>di</strong>fficoltà, può spendere <strong>di</strong> più per sostenere la propria economia,<br />

senza preoccuparsi <strong>di</strong> dover trovare il denaro a prestito. Può anche comperare i propri<br />

titoli <strong>di</strong> debito evitando la salita dei tassi. Se quest’azione dovesse far scendere il tasso <strong>di</strong><br />

cambio della moneta, tanto meglio, perché, come abbiamo visto, <strong>una</strong> moneta più conveniente<br />

significa <strong>una</strong> maggior richiesta per i prodotti <strong>di</strong> quel Paese che <strong>di</strong>venterebbero più<br />

appetibili, creando così posti <strong>di</strong> lavoro e un nuovo equilibrio. Uno Stato che non ha <strong>una</strong><br />

moneta propria, come invece accade per chi ha scelto <strong>di</strong> avere l’Euro, se è in <strong>di</strong>fficoltà si<br />

ritrova a fare i conti con il famigerato “spread”, vale a <strong>di</strong>re che nessuno vuol comprare i<br />

suoi titoli. Gli altri Paesi, quin<strong>di</strong>, per “salvarlo” e prestargli i sol<strong>di</strong> che non riesce a procurarsi<br />

da solo, cominciano ad imp<strong>org</strong>li inutili e dannose politiche <strong>di</strong> austerità. Gli Stati in crisi<br />

quin<strong>di</strong> si ritrovano sempre più tasse, sempre meno spese e con interessi sempre più alti<br />

da pagare: vanno ancora <strong>di</strong> più in <strong>di</strong>fficoltà e la crisi peggiora. La <strong>di</strong>vergenza dei risultati<br />

economici dei Paesi con o senza Euro, dopo gli shock è stata impressionante. Pensiamo<br />

al Regno Unito: quando nel 2008 ci fu la crisi delle banche, a seguito del fallimento della<br />

banca americana Lehman Brothers, era in forte <strong>di</strong>fficoltà perché la sua principale industria<br />

è proprio quella finanziaria. Ebbene, il Regno Unito riuscì ad assorbire la crisi facendo<br />

comperare alla propria Banca Centrale i titoli <strong>di</strong> Stato necessari per finanziarsi, la Sterlina si<br />

svalutò fortemente senza far salire lo spread sui titoli, e la sua economia si è ripresa senza<br />

aver dovuto subire or<strong>di</strong>ni e con<strong>di</strong>zioni da alcuno. Gli Stati dell’Europa periferica, invece,<br />

sono ancora in ginocchio, e chi non lo è lo sarebbe se non avesse ricevuto enormi somme<br />

camuffate da “prestiti” via fon<strong>di</strong> salva-Stati.<br />

2.<br />

Senza l’Euro <strong>di</strong>venteremmo<br />

tutti ricchi?<br />

ovviamente per competere nei mercati internazionali occorre molto lavoro<br />

e ci vogliono molti miglioramenti perché in ogni Stato ci sono gran<strong>di</strong> ineffi-<br />

No, cienze. Se bastasse avere <strong>una</strong> moneta propria per essere ricchi sarebbe<br />

troppo bello. Molte cose non semplici devono essere fatte, come ad esempio, rendere<br />

la giustizia più rapida, abbassare le tasse, aiutare le imprese perché producano meglio,<br />

ridurre la burocrazia, fare più ricerca e così via. Tuttavia, il peso <strong>di</strong> <strong>una</strong> moneta sbagliata è<br />

notevolmente superiore rispetto a questi altri fattori. Si tratta <strong>di</strong> quella che si <strong>di</strong>ce <strong>una</strong> “con<strong>di</strong>zione<br />

necessaria ma non sufficiente”. Non possiamo certo pensare <strong>di</strong> uscire <strong>dal</strong>l’Euro e<br />

metterci a prendere il sole: bisognerà faticare ma senza <strong>una</strong> nostra moneta correttamente<br />

valutata, anche con la fatica, non otterremmo nulla.<br />

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[ 10 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

3.<br />

Se eliminiamo l’Euro<br />

usciamo anche <strong>dal</strong>l’Europa?<br />

Posto che le nazioni geograficamente e storicamente europee saranno sempre<br />

in Europa con qualsiasi moneta, se si intende “Unione Europea” probabilmente<br />

no. Un mercato <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> persone è troppo importante per tutti. Non<br />

<strong>di</strong>mentichiamo che sono tanti gli Stati che fanno parte dell’Unione Europea pur non avendo<br />

l’Euro, <strong>dal</strong> Regno Unito, alla Svezia, alla Polonia. Se, però, poi <strong>una</strong> nazione dovesse<br />

decidere <strong>di</strong> uscire anche <strong>dal</strong>l’Unione Europea probabilmente non sarebbe <strong>una</strong> trage<strong>di</strong>a: il<br />

Regno Unito, a seguito del referendum sull’uscita <strong>dal</strong>la UE, non ha subito ness<strong>una</strong> delle<br />

terribili conseguenze che venivano minacciate, anzi, tutti i dati economici (<strong>dal</strong>la spesa dei<br />

consumatori alla produzione industriale) hanno fatto registrare forti incrementi e la Borsa è<br />

rapidamente salita a valori massimi, al contrario degli altri mercati dei Paesi rimasti nell’UE.<br />

Il caso della Brexit è in<strong>di</strong>cativo delle enormi bugie che la propaganda “europeista”<br />

<strong>di</strong>ffonde: prima del referendum si era arrivati persino a <strong>di</strong>re che la vittoria dei favorevoli<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 11 ]<br />

all’uscita <strong>dal</strong>la UE avrebbe causato “la fine della civiltà occidentale” (Donald Tusk, presidente<br />

del Consiglio Europeo): ebbene, a novembre, dopo alcuni mesi <strong>dal</strong> referendum e<br />

a seguito <strong>di</strong> <strong>una</strong> forte svalutazione della Sterlina, la <strong>di</strong>soccupazione in Gran Bretagna è<br />

scesa al 4,8% (minimo da 11 anni), le ven<strong>di</strong>te al dettaglio sono in crescita del 7,4%, il PIL<br />

è in crescita del 2,4% e l’inflazione è ancora sotto l’1% annuo.<br />

Del resto, anche Paesi come la Svizzera o la Norvegia, pur senza avere l’Euro<br />

e non facendo parte dell’Unione Europea, non sono certo isolati <strong>dal</strong> mondo. Anzi, uscire<br />

<strong>dal</strong>l’Unione Europea restituirebbe finalmente a tutti le “mani libere” per poter gestire in<br />

autonomia e libertà, sia ad esempio per le politiche sull’immigrazione, sia con le regole per<br />

rendere più facile la vita alle imprese, penalizzate da vincoli europei necessariamente non<br />

adatti alla particolarità <strong>di</strong> ogni singolo Stato. In buona sostanza, un accordo è auspicabile<br />

e sicuramente molte cose possono essere meglio gestite insieme dai Paesi europei, ma<br />

solo in caso <strong>di</strong> accordo <strong>una</strong>nime, senza che la libertà del singolo Stato debba essere<br />

compromessa. Quello che mette in pericolo le relazioni pacifiche fra gli Stati è la privazione<br />

della sovranità monetaria in presenza <strong>di</strong> bilanci statali separati. In pratica è la <strong>di</strong>fferenza fra<br />

abitare in villette separate e in un condominio: mentre nel primo caso la piena proprietà<br />

della propria casa consente <strong>di</strong> vivere tranquillamente con i vicini, nel secondo caso gli<br />

interessi contrapposti sono origine <strong>di</strong> continue liti e cause legali. Le relazioni tra gli Stati<br />

europei, <strong>una</strong> volta eliminato il sopruso <strong>di</strong> Bruxelles e Francoforte, potranno solo migliorare,<br />

su <strong>una</strong> base <strong>di</strong> uguaglianza, <strong>di</strong>gnità e libertà.<br />

4.<br />

Riprenderemmo la vecchia moneta?<br />

Avrà ancora lo stesso valore del<br />

2001?<br />

No,<br />

in<br />

impe<strong>di</strong>rebbe <strong>di</strong> mantenerne il nome. Quanto al valore, la cosa più<br />

teoria potremmo chiamare la nuova moneta come preferiamo<br />

perché tanto sarà <strong>una</strong> cosa <strong>di</strong>versa <strong>dal</strong>la vecchia, ma nulla ci<br />

comoda sarebbe convertirla 1 a 1 con l’Euro, perché così non ci sarebbero problemi per<br />

fare i conti, come invece ci furono quando si passò all’Euro e vennero decisi quei rapporti<br />

confusi per la nuova moneta. Attenzione, la conversione non in<strong>di</strong>ca il “cambio” e può essere<br />

decisa come preferiamo: 1 a 1 è semplice, ma se si volesse si potrebbe fare anche<br />

10 a 1, 5.000 a 1 o 1.234 a 1. Poi, dopo la conversione, il valore della nuova moneta nei<br />

confronti delle altre lo deciderà il mercato, ma per noi, a quel punto, il cambio non sarà<br />

invasivo per la vita <strong>di</strong> tutti i giorni, come oggi non lo è più <strong>di</strong> tanto per un normale citta<strong>di</strong>no<br />

il sapere quanto valga l’Euro nei confronti del Dollaro, della Sterlina o delle altre valute<br />

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[ 12 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

mon<strong>di</strong>ali. Quin<strong>di</strong>, in sostanza, se avevamo uno stipen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 1.000 euro, esso <strong>di</strong>venterà<br />

<strong>di</strong> 1.000 fiorini (o scu<strong>di</strong> o lire), un bicchiere <strong>di</strong> vino al ristorante invece <strong>di</strong> costare 4 euro<br />

costerà 4 fiorini e, se pagavamo 300 Euro <strong>di</strong> mutuo al mese, pagheremo 300 fiorini.<br />

5.<br />

Se convertiamo 1 a 1 un euro con la<br />

nuova moneta non è che allora non<br />

cambierà niente?<br />

Cambia moltissimo, invece, perché se dopo la conversione la nostra moneta troverà<br />

il proprio valore <strong>di</strong> mercato corretto nei confronti <strong>di</strong> altre monete, i nostri prodotti<br />

<strong>di</strong>venteranno più convenienti per un cliente estero, costerà <strong>di</strong> meno per gli stranieri<br />

fare vacanze da noi, e <strong>di</strong>venterà più appetibile realizzare prodotti in Italia invece <strong>di</strong> delocalizzare<br />

la produzione fuori <strong>dal</strong>l’area Euro. Certo, costerà <strong>di</strong> più fare viaggi in Germania e i<br />

prodotti esteri realizzati in Paesi a moneta forte <strong>di</strong>venteranno più cari (anche se, <strong>di</strong> solito,<br />

dopo <strong>una</strong> svalutazione le imprese estere, pur <strong>di</strong> non perdere clienti, mantengono i prezzi<br />

invariati). Sarà, però, più facile trovare lavoro e l’economia ripartirà. Meglio un portafoglio<br />

pieno <strong>di</strong> monete <strong>di</strong> giusto valore che uno vuoto nella vana attesa <strong>di</strong> monete sopravvalutate.<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 13 ]<br />

6.<br />

Ci sarà l’inflazione? Dovremo far la<br />

spesa con la carriola <strong>di</strong> banconote che<br />

valgono come carta straccia?<br />

Assolutamente no, l’inflazione non è la svalutazione: in nessuno dei recenti<br />

casi <strong>di</strong> svalutazione in Paesi evoluti è seguita l’iperinflazione. Lo Yen giapponese,<br />

per esempio, si è svalutato fortemente nel 2012 nei confronti<br />

dell’Euro e del Dollaro, ma non si è vista inflazione, così come non si è vista nel<br />

Regno Unito o in Svezia quando svalutarono moltissimo nel 2008 e, neppure<br />

nella stessa Italia, quando nel 1992 uscì <strong>dal</strong> Sistema Monetario Europeo con il<br />

valore della Lira che calò bruscamente. L’inflazione, ad<strong>di</strong>rittura, si ridusse leggermente.<br />

Lo stesso Euro si è svalutato fortemente nei confronti del Dollaro gli anni<br />

scorsi, eppure non vi è stata traccia <strong>di</strong> inflazione.<br />

Dopo il referendum sulla Brexit la Sterlina si è svalutata fortemente, i<br />

dati economici sono migliorati ulteriormente e, nonostante la propaganda continuasse<br />

a suggerire aumenti dei generi <strong>di</strong> prima necessità, la realtà è stata un’inflazione<br />

inferiore all’1%, quin<strong>di</strong> meno <strong>di</strong> quell’obiettivo del 2% presentato come<br />

“salutare” <strong>dal</strong>la stessa Unione Europea. In ogni caso, nessun Paese produttore/<br />

trasformatore come quelli europei deve preoccuparsi <strong>di</strong> un’eccessiva svalutazione:<br />

se la nuova moneta dovesse calare troppo, i suoi prodotti <strong>di</strong>venterebbero<br />

così convenienti da invadere i mercati. Saranno gli stessi concorrenti a “sostenere”<br />

il prezzo della nuova moneta per evitare <strong>di</strong> rendere troppo competitiva<br />

l’industria dello Stato che sta svalutando. Ricor<strong>di</strong>amolo perché la <strong>di</strong>fferenza è<br />

sostanziale: c’è inflazione quando i prezzi salgono ma, a meno <strong>di</strong> casi particolari<br />

tipo gli shock petroliferi degli anni ’70 o le crisi dei Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo, se i<br />

prezzi salgono vuol <strong>di</strong>re che la gente ha i sol<strong>di</strong> per comprare cose. Viceversa, se<br />

i prezzi rimangono stabili e gli stipen<strong>di</strong> scendono, come sta succedendo ora, per<br />

un citta<strong>di</strong>no è come se i prezzi salissero ma con l’aggiunta <strong>di</strong> <strong>una</strong> situazione <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>soccupazione drammatica. La svalutazione misura semplicemente <strong>una</strong> <strong>di</strong>scesa<br />

del cambio della nostra moneta contro altre valute. Le due cose (inflazione e<br />

svalutazione) non coincidono mai.<br />

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[ 14 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

7.<br />

I miei risparmi si <strong>di</strong>mezzerebbero?<br />

Diventerò più povero per colpa della<br />

svalutazione?<br />

Ovvio che no. Non si può fare un <strong>di</strong>scorso generale, perché ognuno ha risparmi<br />

investiti in modo <strong>di</strong>verso, però basti pensare alle tipiche forme <strong>di</strong> risparmio <strong>di</strong> cui<br />

parliamo qui <strong>di</strong> seguito.<br />

a) La casa<br />

La casa è un bene reale, quin<strong>di</strong> non si “svaluta” cambiando moneta. Se noi domani<br />

adottassimo <strong>una</strong> qualsiasi moneta scelta a caso fra mille, la casa sarebbe sempre<br />

quella e il suo valore verrebbe semplicemente definito con <strong>una</strong> nuova unità <strong>di</strong> misura. È da<br />

escludersi quin<strong>di</strong> che la casa “perda un pezzo” o che venga qualcuno a tirare su un muro<br />

nel salotto per <strong>di</strong>mezzarla. C’è, anzi, da pensare che un’economia in ripresa possa far<br />

ripartire il mercato ed aumentare il valore dei nostri appartamenti. Può essere che inizialmente<br />

anche il prezzo delle case in zone non “internazionali” cali se rapportato ad un’altra<br />

valuta, ma ciò potrebbe (eventualmente) danneggiare solo, ad esempio, un citta<strong>di</strong>no italiano<br />

che volesse vendere la propria casa in Italia per acquistarne <strong>una</strong> in Germania. È invece<br />

ovviamente assurdo pensare che la casa “si <strong>di</strong>mezzi” in rapporto al mercato domestico.<br />

Frasi tipo: “il valore <strong>di</strong> <strong>una</strong> casa <strong>di</strong> 100mq si <strong>di</strong>mezzerà e con il ricavato della ven<strong>di</strong>ta si<br />

potrà a malapena comperare <strong>una</strong> casa <strong>di</strong> 50mq” sono <strong>una</strong> palese sciocchezza perché, se<br />

anche per caso scendesse il valore della nostra casa, scenderebbe anche il valore delle<br />

altre case e in termini relativi non cambierebbe nulla. Vendendo <strong>una</strong> casa <strong>di</strong> 100mq si<br />

potrà ancora comperare un’altra casa <strong>di</strong> 100mq. In ogni caso <strong>una</strong> ripresa dell’economia<br />

anche dopo <strong>una</strong> svalutazione porta sempre benefici al valore degli immobili<br />

b) Gli investimenti in titoli e fon<strong>di</strong><br />

I titoli possono essere azionari e obbligazionari, domestici ed esteri, spesso acquistati<br />

per mezzo <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> investimento o <strong>di</strong> gestioni patrimoniali. Le azioni, come la<br />

casa, sono beni reali e quin<strong>di</strong> non si svalutano: se ho 10 azioni <strong>di</strong> <strong>una</strong> società, che rappresentano<br />

il 10% <strong>di</strong> quella società, ciò non cambia qualsiasi sia la moneta si scelga <strong>di</strong><br />

usare. Dobbiamo pensare alle azioni come a delle quote <strong>di</strong> possesso: l’industria <strong>di</strong> cui si<br />

possiede <strong>una</strong> quota rimane uguale in<strong>di</strong>pendentemente <strong>dal</strong> cambio <strong>di</strong> moneta in circolazione.<br />

Anzi, è probabile che le azioni <strong>di</strong> società industriali possano apprezzarsi perché <strong>una</strong><br />

moneta corretta le renderebbe più competitive. Le obbligazioni e i titoli <strong>di</strong> Stato, invece ,<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 15 ]<br />

rappresentano un cre<strong>di</strong>to in denaro e quin<strong>di</strong> la moneta in cui sono denominati è importante.<br />

Le obbligazioni estere non verranno toccate e rimarranno come sono perché il debitore<br />

è straniero. Pertanto, se noi cambiamo moneta non necessariamente lo farà anche lui, per<br />

chi le detiene potrebbero ad<strong>di</strong>rittura rappresentare <strong>una</strong> rivalutazione verso la nuova moneta.<br />

Stesso <strong>di</strong>scorso per i fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> investimento internazionali che, inoltre, essendo <strong>di</strong> solito<br />

molto <strong>di</strong>versificati, avrebbero impatti minimi. Titoli <strong>di</strong> Stato e obbligazioni domestiche, invece,<br />

verranno convertiti nella nuova valuta ma non necessariamente perderanno potere<br />

d’acquisto, perché, come abbiamo ricordato prima, svalutazione non vuol <strong>di</strong>re inflazione<br />

e anche il prezzo, <strong>una</strong> volta rimossa l’incertezza <strong>di</strong> <strong>una</strong> banca centrale che non garantisce<br />

pienamente i titoli, potrebbe beneficiarne. Chi temesse in ogni caso l’arrivo dell’inflazione<br />

può liberamente tutelarsi con l’acquisto <strong>di</strong> titoli ad essa in<strong>di</strong>cizzati.<br />

c) Oro e oggetti <strong>di</strong> valore<br />

Anche in <strong>questo</strong> caso si tratta <strong>di</strong> beni reali per i quali è del tutto in<strong>di</strong>fferente quale<br />

sia la valuta nazionale. Una moneta d’oro ha lo stesso valore in tutto il mondo.<br />

La verità è che è proprio con l’Euro che i risparmi stanno andando in fumo perché i valori<br />

e i prezzi crollano a causa della depressione, perché aggre<strong>di</strong>ti da continui aumenti <strong>di</strong> tasse<br />

imposte <strong>dal</strong>l’Europa e, ora, sotto la nuova minaccia del bail-in bancario.<br />

Dopo aver impiegato centinaia <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> per salvare le proprie banche, la Germania (con<br />

l’assenso <strong>di</strong> europarlamentari e governi <strong>di</strong> molti Stati, complici o ignoranti) ha imposto<br />

che, d’ora in avanti, in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà per <strong>una</strong> banca debbano pagare i cre<strong>di</strong>tori: in apparenza<br />

sembrerebbe un argomento ragionevole, se non fosse che i “cre<strong>di</strong>tori” in <strong>questo</strong><br />

caso sono i normali citta<strong>di</strong>ni risparmiatori, che potrebbero vedersi espropriati dei propri<br />

beni investiti in normalissime obbligazioni bancarie o, ad<strong>di</strong>rittura, dei sol<strong>di</strong> depositati nei<br />

conti correnti. In sostanza si pareggiano le per<strong>di</strong>te della banca prelevando dai risparmi.<br />

Come si è visto dai primi esperimenti della nuova regola sul modello Banca Etruria (decisi<br />

in modo totalmente incurante dei <strong>di</strong>sastri passati seguiti al fallimento <strong>di</strong> Lehman Brothers<br />

e Washington Mutual) un sistema <strong>di</strong> <strong>questo</strong> tipo getta nel panico i risparmiatori che non<br />

hanno modo <strong>di</strong> sapere se la loro banca sia sicura o meno e rischia <strong>di</strong> far partire <strong>una</strong> vera<br />

e propria fuga dai titoli finanziari e dai depositi. Il risultato è in ogni caso <strong>di</strong>struttivo per i<br />

risparmi che rischiano <strong>di</strong> essere espropriati <strong>dal</strong> bail-in o decimati <strong>dal</strong> crollo dei valori dei<br />

titoli causato <strong>dal</strong> panico.<br />

Un sistema ragionevole dovrebbe prevedere la totale garanzia per i risparmi non<br />

speculativi, prestata <strong>dal</strong>la banca centrale che ha il compito e i poteri <strong>di</strong> vigilanza, prevedendo<br />

al contempo pene severissime per i banchieri colpevoli <strong>di</strong> aver dolosamente <strong>di</strong>lapidato<br />

denaro.<br />

L’Euro ha espropriato gli Stati del controllo sulla moneta e quin<strong>di</strong> ha messo a<br />

rischio i risparmi <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni.<br />

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[ 16 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

Quando in Europa c’erano le monete nazionali, anche negli anni <strong>di</strong> forte inflazione, come<br />

ad esempio gli anni ‘80, il tasso <strong>di</strong> risparmio era fra i primi al mondo. I record della borsa si<br />

sono avuti nel 2001. Da quando c’è l’Euro la Borsa è ancora più un azzardo con volatilità<br />

estreme. I prezzi delle case, che in molti Stati periferici erano illusoriamente saliti nei primi<br />

anni della moneta unica, ormai scendono da anni. Persino i titoli <strong>di</strong> Stato sono <strong>di</strong>ventati<br />

meno sicuri e chi ha provato a venderli nei giorni in cui lo spread era ai massimi ha avuto<br />

amare sorprese. Neppure il conto corrente bancario è più fonte <strong>di</strong> sicurezza perché si è<br />

passati da un sistema in cui la Banca Centrale garantiva i risparmi dei citta<strong>di</strong>ni ad uno in<br />

cui i citta<strong>di</strong>ni garantiscono con i propri risparmi la Banca Centrale. Ne vale la pena?<br />

8.<br />

Magari avessi risparmi! Ho un mutuo<br />

e il conto in rosso. Le rate saliranno?<br />

la stragrande maggioranza dei mutui sono a tasso fisso (e quin<strong>di</strong> non<br />

cambiano) o a tasso variabile legato al tasso Euribor, che è <strong>una</strong> me<strong>di</strong>a eu-<br />

No, ropea. In tutti e due i casi un cambio <strong>di</strong> moneta da parte <strong>di</strong> uno Stato non<br />

avrebbe effetto, anzi, dato che anche il mutuo verrà convertito in nuova moneta come tutti<br />

i contratti domestici, qualora dovesse verificarsi <strong>una</strong> moderata inflazione (cosa comunque<br />

per nulla scontata, come si <strong>di</strong>ceva prima), per chi ha un mutuo sarebbe molto conveniente<br />

perché la quota residua da pagare varrebbe progressivamente sempre <strong>di</strong> meno.<br />

9.<br />

E le materie prime? E la benzina?<br />

Dicono che se svalutiamo costeranno<br />

<strong>una</strong> fort<strong>una</strong>, è vero?<br />

innanzitutto noi non usiamo mai “materie prime” e anche la benzina non è<br />

petrolio greggio. Tutti i beni che consumiamo sono trasformati industrial-<br />

No, mente e la maggior parte dei costi dei prodotti è data proprio da queste<br />

trasformazioni e trasporti mentre il valore della “materia prima” è <strong>di</strong> solito minimo. È paradossale<br />

che si faccia terrorismo su petrolio e materie prime ancora adesso quando i prezzi<br />

<strong>di</strong> questi beni sono ai minimi <strong>di</strong> sempre. I prezzi delle materie prime oscillano normalmente<br />

tantissimo, <strong>di</strong> solito con percentuali molto superiori a quella che sarebbe <strong>una</strong> svalutazione<br />

pur forte, eppure non ce ne acc<strong>org</strong>iamo assolutamente. Pensiamo al petrolio: la quotazione<br />

al barile è passata in breve tempo da oltre cento dollari a meno <strong>di</strong> 30. Una svalutazione<br />

del 10% oggi porterebbe ad un’oscillazione del prezzo <strong>di</strong> acquisto <strong>di</strong> tre dollari a fronte <strong>di</strong><br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 17 ]<br />

un movimento “naturale” <strong>di</strong> più <strong>di</strong> 70. Delle conseguenze dei prezzi se ne acc<strong>org</strong>ono eccome,<br />

invece, proprio i Paesi che hanno basato la loro economia solo sulle materie prime:<br />

in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>scesa dei prezzi sui mercati internazionali possono aversi crisi fortissime e non<br />

facilmente sanabili nemmeno con forti svalutazioni.<br />

La <strong>di</strong>fferenza fra uno Stato che realizza “prodotti” rispetto a uno che si basa sulle<br />

materie prime è che mentre per il primo, in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, la moneta ha, come detto prima,<br />

<strong>una</strong> funzione equilibratrice, per il secondo non c’è modo <strong>di</strong> contrastare un eventuale<br />

crollo del prezzo delle materie prime da cui <strong>di</strong>pende dato che, essendo le risorse minerali<br />

prezzate in dollari, esse non risentono della svalutazione. La <strong>di</strong>scesa del prezzo del petrolio<br />

nel 2015 ha <strong>di</strong>mostrato proprio <strong>questo</strong>: mentre il prezzo dei prodotti finiti per noi non si<br />

è certo <strong>di</strong>mezzato, i Paesi esportatori <strong>di</strong> petrolio come Russia, Venezuela e, persino Arabia<br />

Sau<strong>di</strong>ta, hanno dovuto fare i conti con un crollo dei loro introiti.<br />

La verità è che gli stati Europei sono Paesi trasformatori: importano materie<br />

prime e/o energia ed esportano prodotti finiti. È il caso perfetto in cui il cambio flessibile<br />

ha massimo impatto. Immaginiamo che nella realizzazione <strong>di</strong> un prodotto in un Paese<br />

europeo il peso <strong>di</strong> energia e materie prime sia ad<strong>di</strong>rittura del 50% (<strong>di</strong>fficilmente accade).<br />

Supponiamo che la moneta <strong>di</strong> quello Stato svaluti del 20%. Ebbene, se fatto 100 euro il<br />

costo <strong>di</strong> un prodotto, le materie prime e l’energia costassero il 20% in più, invece <strong>di</strong> 50<br />

costerebbero 60 e quin<strong>di</strong> il prodotto complessivamente ora costerebbe 110. Per i mercati<br />

esteri tuttavia <strong>questo</strong> prodotto costerebbe il 20% in meno perché 110 è il costo nella moneta<br />

locale che si è svalutata del 20%, quin<strong>di</strong> il prodotto sui mercati esteri costerebbe 88<br />

euro, <strong>di</strong>ventando molto più competitivo, persino nel caso abbastanza estremo <strong>di</strong> un costo<br />

delle materie prime pari alla metà del totale.<br />

10.<br />

Non è che l’Euro non c’entra nulla<br />

e la colpa è <strong>di</strong> corruzione, casta e<br />

evasione?<br />

Le<br />

cose che non vanno in Europa sono sicuramente tante, ma non tutte, per<br />

o<strong>di</strong>ose che possano essere, sono cause della crisi. Evasione, casta politica<br />

inefficiente e corruzione ci sono sempre state anche quando le cose andavano<br />

bene e affliggono Paesi che pure sono in forte crescita economica: assurdo pensare<br />

che, per esempio, in Cina, Corea o In<strong>di</strong>a siano tutti dei santi. In particolar modo è ingenuo<br />

sperare in scorciatoie, come fanno quelli che lasciano intendere che senza la corruzione<br />

ci sarebbero decine <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> PIL in più o, senza l’evasione, ce ne sarebbero centinaia:<br />

semplicemente saremmo in un mondo più giusto, ma non ci sarebbe un centesimo in più<br />

<strong>di</strong> gettito. Il perché è semplice: molti Stati europei, in particolare Francia e Italia, già incas-<br />

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[ 18 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

sano con le tasse più <strong>di</strong> qualsiasi altro Stato al mondo in rapporto a quanto producono<br />

(forse solo qualche piccolo Stato assistenziale nor<strong>di</strong>co tassa <strong>di</strong> più i propri citta<strong>di</strong>ni, a<br />

fronte <strong>di</strong> servizi ottimi, ma nessuno dei gran<strong>di</strong> Stati) e sono al limite teorico dell’imposizione.<br />

Non a caso i recenti aumenti <strong>di</strong> IVA in Italia hanno portato un calo del gettito. Se con<br />

<strong>una</strong> bacchetta magica l’evasione scomparisse, con le attuali aliquote moltissime attività<br />

chiuderebbero, annullando l’effetto della “magìa”.<br />

L’unica cosa che si potrebbe fare è cercare <strong>di</strong> far pagare a tutti le tasse abbassando in<br />

parallelo le aliquote: si avrebbe così <strong>una</strong> <strong>di</strong>stribuzione più equa ma non ci sarebbe gettito<br />

aggiuntivo.<br />

Corruzione e altre nefandezze sono reati e, come tali, vanno perseguiti<br />

ma allo stesso modo in cui vanno perseguiti i furti e gli omici<strong>di</strong>: <strong>di</strong> certo<br />

non sono le cause della crisi.<br />

11.<br />

Non può essere che la colpa sia della<br />

spesa pubblica improduttiva?<br />

Che gli Stati spesso spendano male le loro risorse è cosa nota, tuttavia se <strong>una</strong> spesa<br />

è interna <strong>di</strong>fficilmente <strong>di</strong>venta “improduttiva”: se anche si pagasse uno per non<br />

fare nulla, costui alla fine con i sol<strong>di</strong> dello stipen<strong>di</strong>o comprerebbe cibo, vestiti e altri<br />

beni da produttivi lavoratori privati. Chi ha un negozio o <strong>una</strong> fabbrica non sa da dove vengono<br />

i sol<strong>di</strong> dei clienti che gli comprano la merce, per loro la <strong>di</strong>fferenza è avere clienti o no.<br />

Sarebbe molto meglio evitare <strong>questo</strong> passaggio e lasciare <strong>di</strong>rettamente nelle tasche <strong>di</strong> chi<br />

lavora i sol<strong>di</strong> o, quanto meno, spendere in modo assennato, tuttavia il semplice taglio della<br />

spesa non compensato non aiuterà nessuno a vendere più prodotti e quin<strong>di</strong> a rimettere<br />

in moto l’economia. La Francia, ad esempio, spende più della me<strong>di</strong>a ma, se si è in recessione,<br />

tagliare la spesa e alzare le tasse è un sistema certo per far andare peggio le cose.<br />

Pensare che le cose possano andare <strong>di</strong>versamente è assurdo: sarebbe come<br />

pensare che <strong>una</strong> famiglia spenda <strong>di</strong> più se si riduce lo stipen<strong>di</strong>o del capofamiglia. La<br />

spesa pubblica va tagliata e le tasse vanno alzate quando si sta crescendo. L’America è<br />

uscita <strong>dal</strong>la crisi facendo così: ha tagliato le tasse, ha aumentato la spesa pubblica e ha<br />

fatto “stampare” denaro alla sua Banca Centrale. Solo in un secondo momento, <strong>una</strong> volta<br />

“rimesso in moto il motore”, ha potuto procedere tagliando <strong>di</strong> nuovo la spesa. Stando<br />

nell’Euro e con le regole europee non possiamo fare ness<strong>una</strong> <strong>di</strong> queste cose e, per <strong>di</strong> più,<br />

ci ritroviamo fuori mercato a causa della moneta sopravvalutata. Per noi, e soprattutto per<br />

l’industria dei principali <strong>di</strong>stretti produttivi, è come pensare <strong>di</strong> vincere <strong>una</strong> gara <strong>di</strong> corsa<br />

con le gambe legate.<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 19 ]<br />

12.<br />

La Germania va meglio perché è più<br />

efficiente, mentre il resto d’Europa è<br />

corrotto e pigro. È così?<br />

Nessuno è titolato a dare lezioni <strong>di</strong> efficienza. L’impresa italiana (in particolare del<br />

Nord, ma non solo) e le produzioni <strong>di</strong> eccellenza francesi sono sempre state un<br />

modello per il mondo e, finché c’era la possibilità <strong>di</strong> competere ad armi pari, i lavoratori<br />

hanno sempre fatto ogni tipo <strong>di</strong> orario e <strong>di</strong> turno battendo sistematicamente la concorrenza.<br />

In compenso la società riconosciuta colpevole del più grande caso <strong>di</strong> corruzione<br />

internazionale della storia è tedesca. La verità è semplicemente che la Germania ha <strong>una</strong><br />

moneta sottovalutata e, quin<strong>di</strong>, i suoi prodotti costano meno <strong>di</strong> quanto costerebbero in<br />

Marchi, mentre noi abbiamo <strong>una</strong> moneta sopravvalutata e, quin<strong>di</strong>, i nostri prodotti costano<br />

<strong>di</strong> più <strong>di</strong> quanto che costerebbero se avessimo la nostra moneta. Se un’impresa ha un<br />

vantaggio vende <strong>di</strong> più e può permettersi <strong>di</strong> fare ricerca e innovazione, realizzando prodotti<br />

più belli e soli<strong>di</strong> che vendono ancora <strong>di</strong> più. Se un’impresa è in svantaggio competitivo,<br />

invece, deve tagliare i costi e risparmiare sui materiali, così che i suoi prodotti <strong>di</strong>ventano <strong>di</strong><br />

minore qualità e vendono ancora <strong>di</strong> meno. Non <strong>di</strong>mentichiamo poi che le regole che l’Europa<br />

fissa per fare impresa sono estremamente complesse e fatte su misura per imprese<br />

<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni: per l’impresa me<strong>di</strong>o-piccola italiana, ad esempio, gli obblighi sono<br />

intollerabili e costosissimi da gestire.<br />

Anche Stati con economie molto simili alla Germania, e che quin<strong>di</strong> non sarebbero<br />

interessati da svalutazione ritornando alla propria moneta nazionale, sono a rischio<br />

perché gli shock possibili sono molteplici e, senza possibilità <strong>di</strong> aggiustamento. Chiunque<br />

è a rischio, basta vedere cosa accade alla Finlan<strong>di</strong>a, in recessione cronica con l’Euro,<br />

mentre la Svezia, andata in crisi nel 2008, ha potuto rimettersi subito in pie<strong>di</strong> grazie al<br />

cambio flessibile della Corona svedese.<br />

Gli aiuti <strong>di</strong> Stato poi sono sempre stati proibiti per noi e consentiti alla Germania: Berlino ha<br />

salvato le sue banche con 300 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro, mentre agli altri viene imposta l’esecuzione<br />

dei risparmiatori. I tedeschi fanno i propri interessi e il loro punto <strong>di</strong> vista è comprensibile:<br />

siamo noi che dobbiamo cominciare a fare i nostri!<br />

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[ 20 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

13.<br />

È vero che il debito pubblico è la causa<br />

della crisi?<br />

Tutti i Paesi che sono andati in <strong>di</strong>fficoltà per primi, come l’Irlanda e la Spagna, non<br />

avevano alcun problema <strong>di</strong> debito pubblico.<br />

SPAIN GOVERNMENT DEBT TO GDP<br />

Percentage of the GDP (Debito governativo della Spagna, percentuale rispetto al PIL)<br />

60<br />

59.3<br />

60<br />

55<br />

55.5<br />

55<br />

50<br />

45<br />

52.5<br />

48.7<br />

46.2<br />

50<br />

45<br />

40<br />

43<br />

39.6<br />

40<br />

35<br />

2000<br />

2002 2004 2006<br />

35<br />

In compenso, il Giappone che ha un debito pubblico più che doppio rispetto alla me<strong>di</strong>a<br />

europea non è in crisi come noi, ha tassi negativi sul proprio debito e può permettersi<br />

politiche <strong>di</strong> sviluppo aggressive. Anche la Germania ha un pesante debito pubblico, anzi,<br />

sin <strong>dal</strong>l’esor<strong>di</strong>o della moneta unica la Germania lo aumentava infrangendo i trattati che la<br />

obbligavano a mantenere il debito al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> <strong>una</strong> certa soglia. Non <strong>di</strong>mentichiamo poi che<br />

la Germania può “nascondere” molto del suo debito in <strong>una</strong> banca pubblica che si chiama<br />

KFW: se si contasse anche quello non ci sarebbe <strong>una</strong> grande <strong>di</strong>fferenza tra il debito tedesco<br />

e quello dei Paesi più indebitati e, in ogni caso, è superiore in valore assoluto.<br />

Spesso facciamo l’errore <strong>di</strong> demonizzare il debito pubblico <strong>di</strong>menticando che a<br />

fronte <strong>di</strong> un debito c’è sempre un cre<strong>di</strong>to e il debito rappresenta il risparmio dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

Se uno Stato ha un debito espresso nella propria moneta ed ha sovranità monetaria non<br />

potrà mai non onorarlo, perché potrà sempre “stampare” il denaro necessario alla restituzione<br />

del debito. Si pensi per esempio al “Quantitative Easing”: la BCE ha stampato sinora<br />

1.100 miliar<strong>di</strong> per acquistare sul mercato titoli <strong>di</strong> Stato dell’Eurozona, questa cifra è<br />

già entrata nell’economia senza provocare alcun aumento dell’inflazione. Ebbene, sarebbe<br />

possibile per la BCE semplicemente cancellare il debito acquistato e non vi sarebbe alc<strong>una</strong><br />

conseguenza: il debito sparirebbe nel nulla nello stesso modo in cui <strong>dal</strong> nulla è stato creato<br />

il denaro per acquistarlo. Un titolo <strong>di</strong> Stato è come se fosse <strong>una</strong> banconota con un tasso<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 21 ]<br />

<strong>di</strong> interesse: se i tassi sono zero non vi è <strong>di</strong>fferenza pratica fra le due cose e, infatti, il debito<br />

può essere sostituito da denaro creato <strong>dal</strong>la BCE senza effetti pratici nell’economia. La Lega<br />

ha presentato un atto al Parlamento Europeo proprio per domandare la cancellazione del<br />

debito riacquistato <strong>dal</strong>la BCE sul mercato (ovviamente non quello ancora detenuto dagli<br />

investitori) in modo da rendere palese a tutti il fatto che il debito pubblico non è un problema.<br />

14.<br />

Se in molti Stati la crisi è scoppiata<br />

per lo spread evidentemente il debito<br />

pubblico è importante. Non è così?<br />

IN (questa volta privato). Lo spread dei Paesi periferici è esploso non certo per i<br />

realtà eravamo in crisi già da prima, ma non ce ne acc<strong>org</strong>evamo perché la<br />

debolezza delle nostre imprese era camuffata <strong>dal</strong>l’afflusso <strong>di</strong> denaro a debito<br />

livelli <strong>di</strong> debito, l’inizio del “domino” è stata la decisione <strong>di</strong> Sarkozy-Merkel <strong>di</strong> far “fallire” la<br />

Grecia abbattendo il valore dei suoi titoli <strong>di</strong> Stato in mano ai risparmiatori. A quel punto tutti<br />

gli investitori mon<strong>di</strong>ali hanno cominciato a vendere i titoli irlandesi, poi quelli portoghesi,<br />

poi quelli italiani e spagnoli semplicemente perché pensavano che avrebbero fatto la fine<br />

dei titoli greci. Anche lo spread sui titoli francesi e finlandesi aveva cominciato a salire<br />

mentre l’Inghilterra, grazie al fatto che aveva <strong>una</strong> Banca Centrale che garantiva il debito<br />

ricomprandoselo, non ha mai avuto problemi <strong>di</strong> spread. Gli interventi <strong>di</strong> Monti e degli altri<br />

governanti imposti da Bruxelles hanno poi peggiorato le cose: lo spread è sceso solo a<br />

seguito delle azioni della Banca Centrale Europea che, seppur con gravissimo ritardo, ha<br />

annunciato la propria intenzione <strong>di</strong> garantire il debito.<br />

15.<br />

Quin<strong>di</strong> se la BCE garantisse il debito<br />

e gli spread si azzerassero saremmo a<br />

posto?<br />

Purtroppo no: il “quantitative easing” della BCE funge in pratica da pseudo-garanzia<br />

per i titoli <strong>di</strong> Stato, che infatti hanno ren<strong>di</strong>menti ad<strong>di</strong>rittura negativi, ma gli effetti<br />

<strong>di</strong> <strong>una</strong> moneta troppo forte rispetto a quello che sarebbe giusto permangono.<br />

Ciò significa che, se i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> uno Stato che normalmente avrebbe un valore corretto<br />

della propria moneta inferiore a quello dell’Euro, invece <strong>di</strong> essere strozzati, tornassero a<br />

spendere, comprerebbero in maggioranza prodotti esteri e la <strong>di</strong>fferenza fra importazioni e<br />

esportazioni dovrebbe essere finanziata da ulteriore debito. In pratica si indebolirebbero<br />

ancora <strong>di</strong> più e, se in futuro la BCE dovesse cambiare idea, sarebbero in ginocchio.<br />

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[ 22 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

16.<br />

Neppure la Grecia e l’Irlanda vogliono<br />

abbandonare l’Euro, perché noi sì?<br />

Grecia e Irlanda hanno ricevuto cifre elevatissime sotto forma <strong>di</strong> prestiti in pratica a<br />

fondo perduto, pagati anche da noi. Si è trattato <strong>di</strong> <strong>una</strong> specie <strong>di</strong> “risarcimento”<br />

per evitare che il sistema andasse in pezzi. Se la Grecia fosse uscita <strong>dal</strong>l’Euro<br />

prima <strong>di</strong> ricevere gli aiuti avrebbe avuto solo il danno e non il risarcimento. Stati importanti<br />

come l’Italia, la Francia o l’Austria invece pagano e basta e non ricevono nulla da nessuno.<br />

Anche se il bilancio dell’Unione Europea è piccolo, le cifre pagate da molti Stati per<br />

parteciparvi sono ingenti: negli ultimi 15 anni solo sommando le quote pagate da Italia e<br />

Francia, al netto dei fon<strong>di</strong> ricevuti, si totalizzano quasi 200 miliar<strong>di</strong>. Non solo, la mutualizzazione<br />

dei cre<strong>di</strong>ti verso i Paesi dell’Europa periferica è stata per molti un vero furto: l’Italia,<br />

ad esempio, aveva solo circa il 3% dei cre<strong>di</strong>ti totali verso Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo<br />

ma è stata chiamata a “salvare” questi Stati (in realtà abbiamo salvato soltanto i loro<br />

cre<strong>di</strong>tori) con <strong>una</strong> quota pari al 20% perché l’Europa ha trovato conveniente mettere tutto<br />

“sul conto del condominio”. Le risorse comuni impegnate per i “salvataggi” europei che<br />

nulla hanno risolto sono state superiori ai 300 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Euro. Senza buttare questi sol<strong>di</strong><br />

(che probabilmente non verranno mai restituiti) quante cose si sarebbero potute realizzare<br />

per il lavoro, l’istruzione e la sanità?<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 23 ]<br />

17.<br />

Perché l’Euro danneggia in<br />

particolare le regioni industriali degli<br />

Stati che avrebbero <strong>una</strong> moneta più<br />

debole?<br />

Con le valute nazionali le regioni industriali o in generale più avanzate (Catalogna,<br />

Nord Italia, Rhône-Alpes, Provenza) <strong>di</strong> Stati me<strong>di</strong>amente più deboli avevano <strong>una</strong><br />

situazione bilanciata perché, a fronte <strong>di</strong> maggiori contribuzioni al bilancio generale,<br />

potevano essere “aiutate” da <strong>una</strong> moneta più vantaggiosa. Consideriamo per esempio<br />

il caso dell’Italia del Nord: qui l’industria ha sempre avuto un grande vantaggio <strong>dal</strong>la Lira<br />

perché si trattava <strong>di</strong> <strong>una</strong> moneta sottovalutata rispetto alla forza economica e industriale<br />

dele regioni settentrionali. In pratica il Nord Italia con la Lira era nella stessa posizione <strong>di</strong><br />

vantaggio che la Germania ha adesso con l’Euro.<br />

Per semplicità <strong>di</strong>ciamo che la forza economica del Nord era “<strong>di</strong>eci” mentre quella<br />

del Sud era “due”. Una stessa moneta che valeva per queste due aree così <strong>di</strong>verse era<br />

<strong>una</strong> me<strong>di</strong>a tra i valori che avrebbero avuto <strong>una</strong> moneta del Nord (10) e <strong>una</strong> moneta del<br />

Sud (2). La Lira valeva quin<strong>di</strong> “sei”. Questo valore era troppo alto per il Sud che, quin<strong>di</strong>,<br />

si deindustrializzava, mentre era molto basso per il Nord che, quin<strong>di</strong>, poteva esportare<br />

molto facilmente i propri prodotti. Le industrie del Nord, grazie alla Lira, si presentavano<br />

sui mercati internazionali con un “listino prezzi” scontato, i prodotti venivano acquistati da<br />

tutti e la <strong>di</strong>soccupazione non esisteva. Il “costo” <strong>di</strong> <strong>questo</strong> vantaggio per il Nord era quello<br />

<strong>di</strong> compensare il Sud (che non poteva competere) con forti trasferimenti fiscali. Con l’Euro<br />

<strong>questo</strong> vantaggio è sparito, le imprese chiudono o spostano la produzione in Paesi più<br />

convenienti ma le tasse e i trasferimenti fiscali sono rimasti perché, se per il Sud la Lira era<br />

troppo cara, figuriamoci l’Euro.<br />

La Germania in <strong>questo</strong> momento è come era il Nord Italia con la Lira, con la<br />

<strong>di</strong>fferenza che non trasferisce nulla alle altre regioni, ossia agli altri Paesi europei, che si<br />

stanno velocemente “meri<strong>di</strong>onalizzando”. I trasferimenti fiscali non sono mai la soluzione<br />

giusta: sebbene quelli interni degli Stati sovranazionali fornissero un equilibrio, essi non<br />

possono certo essere presi come modello, dato che l’esperienza <strong>di</strong>mostra che gli squilibri<br />

in <strong>questo</strong> modo si perpetuano anziché ridursi.<br />

Per <strong>questo</strong> motivo, <strong>una</strong> volta riconquistata la sovranità monetaria, nulla impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> cogliere<br />

la lezione dell’esperimento fallito dell’Euro per provare strade opposte, con monete<br />

legate ad aree valutarie omogenee, anche se ciò dovesse significare due monete in uno<br />

stesso Stato. In <strong>questo</strong> modo le regioni più povere <strong>di</strong>venterebbero competitive e non ci<br />

sarebbe più bisogno <strong>di</strong> forti trasferimenti fiscali.<br />

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[ 24 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

18.<br />

C’è relazione fra l’Euro<br />

e l’invasione <strong>di</strong> immigrati?<br />

Certo che c’è: il sistema dell’Eurozona ha come unico meccanismo <strong>di</strong> bilanciamento<br />

degli squilibri <strong>di</strong> competitività la compressione del costo del lavoro, e l’importazione<br />

<strong>di</strong> forza lavoro a basso costo è uno degli strumenti più brutali e efficaci <strong>di</strong><br />

compressione salariale.<br />

Provate a pensarci: se un determinato prodotto viene realizzato da qualche parte<br />

nel mondo ad un prezzo inferiore a quello in cui viene prodotto in uno Stato X, ecco che le<br />

esportazioni <strong>di</strong> quello Stato <strong>di</strong>minuiscono, quin<strong>di</strong> vi è meno richiesta della sua moneta. La<br />

richiesta inferiore fa scendere il prezzo della moneta <strong>di</strong> quello Stato verso la moneta dello<br />

Stato più competitivo e quin<strong>di</strong> il “listino prezzi” dei prodotti dello Stato X scende, ripristinando<br />

la parità e mantenendo conveniente la produzione domestica. Con l’Euro <strong>questo</strong> aggiustamento<br />

è impossibile e quin<strong>di</strong> l’unico modo <strong>di</strong> recuperare competitività è quello <strong>di</strong> abbassare<br />

i salari. Ovviamente non è facile convincere un lavoratore ad essere pagato <strong>di</strong> meno,<br />

perciò, prima <strong>di</strong> riuscirci, i Paesi dell’Europa meri<strong>di</strong>onale - e sempre più anche la Francia -,<br />

sono costretti a sopportare altissimi livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione. Il crollo della domanda interna<br />

e il livello non ottimale delle esportazioni fa chiudere e delocalizzare molte fabbriche costrin-<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 25 ]<br />

gendo milioni <strong>di</strong> lavoratori alla <strong>di</strong>soccupazione e quin<strong>di</strong> ad accettare, per <strong>di</strong>sperazione, bassi<br />

salari. La Germania, invece, avvantaggiata <strong>dal</strong>la moneta più debole, aveva <strong>una</strong> situazione <strong>di</strong><br />

piena occupazione, così rischiava <strong>di</strong> trovarsi <strong>dal</strong>la parte opposta <strong>di</strong> questa situazione, vale a<br />

<strong>di</strong>re con la necessità <strong>di</strong> aumentare i salari data la forte richiesta <strong>di</strong> lavoro. Per evitare anche<br />

<strong>questo</strong> minimo aggiustamento la Signora Merkel ha sempre incoraggiato progetti <strong>di</strong> immigrazione,<br />

così da contenere i salari aumentando l’offerta <strong>di</strong> forza lavoro. Molte forze politiche<br />

in tutta Europa hanno assecondato <strong>questo</strong> progetto destabilizzante convinti <strong>di</strong> poterne trarre<br />

gli stessi vantaggi. Il risultato è stato il via libera ad <strong>una</strong> vera invasione, nata quin<strong>di</strong> da un<br />

invito più o meno esplicito da parte dell’Europa a maree <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperati attirati qui <strong>dal</strong> miraggio<br />

del lavoro e della ricchezza. Purtroppo quello che inizialmente sembra un vantaggio per lo<br />

Stato più forte si rivela <strong>di</strong>sastroso per tutti gli altri, e alla fine lo sarà per tutti. Se la Germania<br />

<strong>di</strong>ce: “Accettiamo un milione <strong>di</strong> immigrati all’anno e li faremo lavorare nelle nostre industrie”<br />

non può pensare che <strong>dal</strong> mondo ne partirà solo il numero richiesto. Si metteranno in marcia<br />

<strong>di</strong>versi milioni <strong>di</strong> persone che finiranno in Stati in cui il lavoro non c’è perché, come abbiamo<br />

detto prima, a causa dell’Euro vi è un livello troppo alto <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione. Un immigrato che<br />

arriva dove c’è <strong>di</strong>soccupazione può fare tre cose:<br />

A)<br />

Si sostituisce al lavoratore locale accettando <strong>una</strong> paga inferiore e costringendolo<br />

alla <strong>di</strong>soccupazione o, a sua volta, ad emigrare. In <strong>questo</strong><br />

modo si realizza <strong>una</strong> sostituzione della popolazione <strong>di</strong>struttiva per il<br />

tessuto sociale.<br />

B)<br />

Non trova lavoro e quin<strong>di</strong> per mantenersi deve essere sussi<strong>di</strong>ato<br />

con denaro pubblico, provocando quin<strong>di</strong> un aumento generalizzato<br />

delle tasse necessarie per pagare cibo, casa e servizi a un<br />

numero sempre maggiore <strong>di</strong> immigrati inattivi. Le tasse più alte<br />

rendono il Paese meno competitivo e la situazione peggiora.<br />

C)<br />

Delinque. In <strong>questo</strong> caso la tassa per il mantenimento dell’immigrato<br />

viene concentrata sulle vittime dei furti <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>sperati che, venendo<br />

derubati, forniscono il denaro necessario al loro sostentamento.<br />

In nessun caso vi è quin<strong>di</strong> un aspetto positivo <strong>di</strong> un flusso migratorio<br />

incontrollato in uno Stato con già un’elevata <strong>di</strong>soccupazione.<br />

Si capisce, quin<strong>di</strong>, perché, man mano che il flusso <strong>di</strong>venta ingestibile, gli Stati europei<br />

stanno provando a chiudere le frontiere, realizzando così un sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>ghe e tappi<br />

all’interno del quale il flusso degli immigrati rimane intrappolato con forti rischi <strong>di</strong> rivolte e<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni.<br />

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[ 26 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

Senza l’Euro gli Stati non avranno più bisogno <strong>di</strong> comprimere i salari ad ogni<br />

costo e anche la Germania non sarà più tentata <strong>di</strong> “invitare” ancora i migranti per cercare<br />

in ogni modo <strong>di</strong> svalutare il lavoro<br />

I tecnocrati <strong>di</strong> Bruxelles sono certamente consci che ci sarebbero altre scelte<br />

possibili ma volontariamente continuano ad insistere sul tema della svalutazione del lavoro.<br />

Come detto prima, <strong>questo</strong> sistema però si traduce in <strong>una</strong> per<strong>di</strong>ta fortissima del potere <strong>di</strong> acquisto<br />

per chi lo subisce: <strong>una</strong> svalutazione fa perdere potere <strong>di</strong> acquisto (e non sempre) solo<br />

nei confronti dei beni <strong>di</strong> importazione, il taglio dello stipen<strong>di</strong>o lo fa perdere nei confronti <strong>di</strong><br />

ogni spesa, anche quelle che non c’entrano nulla con l’importazione, come il parrucchiere,<br />

i vestiti, la pizza e la bolletta del telefono. Non solo, se ho dei debiti (ad esempio un mutuo)<br />

con il cambio <strong>di</strong> moneta e la svalutazione non mi accadrà nulla <strong>di</strong> male, mentre se subisco<br />

il taglio dello stipen<strong>di</strong>o la rata rimarrà la stessa <strong>di</strong>ventando in proporzione più pesante rispetto<br />

ai miei guadagni. Infine va considerato che anche nel caso in cui io sia un lavoratore<br />

autonomo, se tutti i lavoratori <strong>di</strong>pendenti si impoveriscono perché i loro stipen<strong>di</strong> vengono<br />

tagliati, anche i miei guadagni si ridurranno perché avrò meno clienti per i miei prodotti o i<br />

miei servizi.<br />

È ciò che sta accadendo ora. “Quelli che comandano” (la famosa Troika: Commissione<br />

Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale – nessuno<br />

<strong>di</strong> essi eletto dai citta<strong>di</strong>ni) stanno quin<strong>di</strong> imponendo <strong>una</strong> ricetta dolorosissima e piena <strong>di</strong><br />

controin<strong>di</strong>cazioni gravissime. Ovviamente ci sono poi fortissimi interessi in gioco. Si pensi<br />

per esempio a chi ha puntato sulla delocalizzazione o alle imprese che si sono specializzate<br />

nell’importazione <strong>di</strong> prodotti fabbricati all’estero realizzando finora gran<strong>di</strong> profitti. Questi<br />

soggetti si opporranno fortemente al recupero della competitività produttiva domestica<br />

degli Stati dell’Eurozona, è comprensibile, ma accontentare le loro pretese sarebbe come<br />

voler rimanere ammalati per compiacere il farmacista, che così può guadagnare <strong>di</strong> più.<br />

19.<br />

Se calassero anche i prezzi insieme<br />

agli stipen<strong>di</strong> non sarebbe <strong>una</strong><br />

soluzione?<br />

I<br />

prezzi non si adeguano mai velocemente verso il basso e, come si <strong>di</strong>ceva, i debiti<br />

rimangono gran<strong>di</strong> come prima e quin<strong>di</strong>, in proporzione, più pesanti (il cre<strong>di</strong>tore è in<br />

teoria avvantaggiato, ma se il debitore fallisce non è <strong>una</strong> buona notizia per chi gli ha<br />

prestato denaro). Non solo: se si va stabilmente in deflazione, cioè in un periodo in cui i<br />

prezzi delle cose scendono, i consumatori cercheranno <strong>di</strong> ridurre il più possibile le spese<br />

attendendo i cali dei prezzi, ma così facendo i consumi calano ancora <strong>di</strong> più, aumentando<br />

la recessione.<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 27 ]<br />

20.<br />

Il problema è che adesso c’è la Cina.<br />

Non possiamo competere con chi paga<br />

i lavoratori un euro all’ora/mese/anno.<br />

È vero?<br />

A<br />

parte che la Cina c’è sempre stata e che da sempre abbiamo convissuto con<br />

oggetti a basso prezzo “made in Hong Kong” o simili. Tuttavia, numeri alla mano,<br />

il principale esportatore interno dell’Eurozona è la Germania, non la Cina. Nella<br />

maggior parte dei casi il <strong>di</strong>retto concorrente <strong>di</strong> un’industria europea è Berlino, non Pechino.<br />

Conoscete qualcuno che nel commercio si metta ad eseguire quello che il suo concorrente<br />

gli <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> fare? Poi non stupiamoci dei risultati. In ogni caso è paradossale che<br />

chi denuncia l’eccessivo costo dei nostri prodotti sia poi favorevole all’Euro, che aggrava<br />

questa <strong>di</strong>fferenza.<br />

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[ 28 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 29 ]<br />

21.<br />

Il costo del lavoro è solo <strong>una</strong> parte del<br />

problema ma noi non abbiamo fatto<br />

ricerca, innovazione, infrastrutture,<br />

riforme ecc. È così?<br />

Primo: non è vero. Le infrastrutture ci sono, e i dati sugli investimenti in<strong>di</strong>cano che la<br />

Germania ha fatto molto poco rispetto ad altri Stati europei in <strong>questo</strong> senso; inoltre<br />

basta visitare moltissime aziende pur collocate Stati in <strong>di</strong>fficoltà per trovare dei<br />

modelli <strong>di</strong> <strong>org</strong>anizzazione e innovazione. Tuttavia, la questione è un’altra: qualsiasi siano i<br />

motivi per i quali buona parte dell’industria Europea non tedesca si è trovata fuori mercato<br />

(veri come: Germania che ha compresso i salari, eccessiva inflazione e rigore mentre altri<br />

spendevano a debito per riformare il lavoro e sostenere banche e industrie ecc., oppure<br />

falsi come: gli altri sono bion<strong>di</strong>, noi siamo lazzaroni, c’è la Cina ecc. ecc.) è stupido pensare<br />

<strong>di</strong> rimetterci in pari “facendo lo stesso” dei nostri concorrenti. La <strong>di</strong>stanza da colmare è<br />

troppa, e poi i concorrenti reagirebbero, col vantaggio ulteriore <strong>di</strong> poter beneficiare <strong>di</strong> tassi<br />

<strong>di</strong> finanziamento molto più bassi dei nostri.<br />

È sempre bene prendere esempi da chi ha avuto successo ma prima <strong>di</strong> poter<br />

giocare ad armi pari occorre riallineare il cambio in modo da trovarci sulla stessa linea dei<br />

nostri concorrenti. È giusto che un atleta si alleni, ma non ci si allena bene a stomaco<br />

vuoto e, anche se, nonostante tutto, si fosse volenterosi e allenati, non si può pensare <strong>di</strong><br />

correre i cento metri partendo cinquanta metri in<strong>di</strong>etro. Allo stesso modo ci sono tante<br />

riforme che sarebbe corretto fare, ma ogni riforma seria necessita <strong>di</strong> tempo e denaro. Con<br />

l’Euro non l’avremo mai.<br />

22.<br />

Se svalutassimo poi non risolveremmo<br />

i nostri problemi, che verrebbero<br />

messi sotto il tappeto. È vero?<br />

In realtà è vero il contrario: i nostri problemi e <strong>di</strong>fetti si sono moltiplicati con l’Euro. Se <strong>una</strong><br />

moneta propria costringesse davvero uno Stato a riforme benefiche, oggi, dopo quasi<br />

quin<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong> Euro, saremmo riformatissimi. L’”anestesia” dell’Euro e dell’Europa, invece,<br />

agisce proprio nel senso <strong>di</strong> rendere meno importanti le scelte dei governi nazionali.<br />

I mercati finanziari, attentissimi a quello che fanno i governi dei Paesi in<strong>di</strong>pendenti, non<br />

hanno mai mandato alcun segnale ai governi europei e ancora adesso lo spread si muove<br />

seguendo le parole della BCE, non certo <strong>di</strong> Renzi o Hollande... La Spagna è rimasta senza<br />

governo per un anno eppure, finché la BCE compra il debito, nessuno spread la soffoca.<br />

Per <strong>questo</strong> motivo i governi non saranno mai incentivati a prendere decisioni giuste ma<br />

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[ 30 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

semplicemente a cercare <strong>di</strong> compiacere gli “eurodetentori” del vero potere, anche se essi<br />

sono (come abbiamo visto) avversari commerciali. Se chi era al volante in passato ha<br />

guidato male, la soluzione non è quella <strong>di</strong> costruire <strong>una</strong> macchina senza sterzo, altrimenti<br />

alla prima curva si finisce contro il muro. È proprio quello che è successo all’economia<br />

dell’Eurozona: impe<strong>di</strong>re ad un governo la necessaria flessibilità comporta come risultato<br />

che, finché non ci sono problemi sembra che “la macchina” vada bene anche se si stanno<br />

facendo le cose sbagliate, mentre non appena si incrocia un problema, il sistema si rompe<br />

e ne fanno le spese i citta<strong>di</strong>ni. In ogni caso, se uno teme che poi, “stando bene” non<br />

risolveremmo i nostri problemi, non capisce (o non vuol capire) che “stare male” è proprio<br />

il problema che deve essere risolto.<br />

23.<br />

Se facessimo le riforme e se<br />

tagliassimo il cuneo fiscale forse<br />

<strong>di</strong>venteremmo competitivi senza<br />

bisogno <strong>di</strong> uscire <strong>dal</strong>l’Euro. Può essere?<br />

“Fare le riforme” non vuol <strong>di</strong>re nulla, ogni volta che si cambia <strong>una</strong> legge o un regolamento<br />

si sta facendo <strong>una</strong> riforma: alcune portano miglioramenti, altre fanno peggio.<br />

Le riforme sostanziali costano molti sol<strong>di</strong> che con i vincoli europei non ci potremmo<br />

mai permettere (la Germania per le sue riforme del mercato del lavoro ha aumentato il suo<br />

rapporto debito/PIL <strong>di</strong> 5 punti in periodo <strong>di</strong> crescita, noi ci siamo già impegnati a ridurlo<br />

anche in periodo <strong>di</strong> recessione con il fiscal compact) senza contare che è da ingenui pensare<br />

che potremmo raggiungere i risultati <strong>di</strong> chi è in vantaggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni. Non solo, non<br />

è detto che dobbiamo per forza voler <strong>di</strong>ventare tedeschi o cinesi: dobbiamo essere liberi<br />

<strong>di</strong> poter vivere a modo nostro in casa nostra.<br />

Per lo stesso motivo, con il taglio del cuneo fiscale (che pure sarebbe cosa utile)<br />

non si otterrà nulla <strong>di</strong> sostanziale: i Paesi che sono andati per primi in crisi sono stati<br />

quelli (come l’Irlanda) dove il cuneo fiscale era minimo: per ottenere un taglio sostanziale<br />

a favore della competitività occorrerebbe azzerarlo, ed è impossibile perché sparirebbero<br />

gettito fiscale e contributi in un sistema dove la mancanza <strong>di</strong> denaro, anche momentanea,<br />

nelle casse dello Stato non può essere finanziata “stampando denaro”. Chi ha sovranità<br />

monetaria può permettersi politiche <strong>di</strong> stimolo dell’economia con forti detassazioni, nel<br />

nostro caso tali politiche ci sono precluse. Il taglio del cuneo fiscale potrebbe essere solo<br />

irrilevante e finanziato con altre misure recessive.<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 31 ]<br />

24.<br />

Magari “battendo i pugni sul tavolo” ci<br />

consentirebbero <strong>di</strong> spendere senza bisogno<br />

<strong>di</strong> uscire <strong>dal</strong>l’Euro. È possibile?<br />

A<br />

parte che non c’è nessun tavolo su cui battere i pugni (e se ci fosse stata la volontà<br />

da parte dell’Europa <strong>di</strong> evitare questa situazione l’avremmo evitata), se anche<br />

ci <strong>di</strong>cessero <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticarci gli impegni e <strong>di</strong> ridurre le tasse (impossibile), avremmo<br />

sempre il problema della moneta troppo forte. È la stessa questione prima accennata<br />

quando si <strong>di</strong>ceva del perché <strong>una</strong> BCE che garantisca il debito non risolverebbe il problema<br />

<strong>di</strong> fondo della moneta artificialmente forte.<br />

25.<br />

Ma non è <strong>una</strong> bella cosa avere <strong>una</strong><br />

moneta “forte”?<br />

No! talmente pesante da non riuscire nemmeno ad alzarla. L’ideale sarebbe<br />

È <strong>una</strong> bella cosa se è forte anche l’economia, ma, come detto prima, un’economia<br />

debole con <strong>una</strong> moneta forte è come un guerriero con <strong>una</strong> spada<br />

averla del giusto peso: più leggera si può fare e consente maggior agilità, troppo pesante<br />

è un suici<strong>di</strong>o. La moneta troppo forte fa sì che i prodotti esteri risultino molto convenienti.<br />

Sembra <strong>una</strong> bella cosa ma i prodotti esteri hanno <strong>una</strong> spiacevole caratteristica: sono fatti<br />

all’estero! Quin<strong>di</strong> è ovvio che all’interno poi si creerà <strong>di</strong>soccupazione. Risultano convenienti<br />

anche i viaggi all’estero e ovviamente ogni viaggio rappresenta denaro che se ne va ad<br />

arricchire qualche altro Paese. Se potessimo spendere <strong>di</strong> più compreremmo prodotti esteri<br />

invece <strong>di</strong> prodotti domestici e si aprirebbe la forbice fra le nostre importazioni e le esportazioni:<br />

questa <strong>di</strong>fferenza deve essere pagata da qualcuno e dovremmo cercare denaro<br />

facendo altro debito. Nel frattempo sempre più imprese chiuderebbero o delocalizzerebbero<br />

e alla prossima crisi saremmo in ginocchio, molto peggio <strong>di</strong> quanto già non lo siamo oggi.<br />

Immaginiamo se con la Polonia si decidesse <strong>di</strong> fare un’operazione simile a quella<br />

che fece la Germania Ovest con la Germania Est: allora ci volevano 4 marchi dell’Est per<br />

un marco dell’Ovest e si utilizzò invece il cambio 1 a 1, incenerendo la competitiva industria<br />

dell’Est per buttarla interamente nelle mani delle gran<strong>di</strong> industrie dell’Ovest. Anche lo Złoty<br />

polacco ha al momento un valore simile a quello del Marco della Germania Est: se si decidesse<br />

<strong>di</strong> far entrare la Polonia nell’Euro cambiando lo Złoty 1 a 1, l’effetto sarebbe quello <strong>di</strong><br />

<strong>una</strong> rivalutazione del 300%; ciò significa che qualsiasi prodotto realizzato in Polonia <strong>di</strong>venterebbe<br />

del tutto fuori mercato <strong>dal</strong>la sera alla mattina. Le esportazioni crollerebbero, tutte le<br />

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[ 32 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

fabbriche chiuderebbero venendo trasferite altrove e il Paese cadrebbe in ginocchio nel giro<br />

<strong>di</strong> pochi mesi<br />

26.<br />

In molti <strong>di</strong>cono che la soluzione<br />

potrebbe essere “Più Europa”. È Vero?<br />

Come <strong>di</strong>re ad un avvelenato che ci vuole “più veleno”! Chi <strong>di</strong>ce che ci vorrebbe<br />

un’Unione Europea ancora più stretta, che <strong>di</strong>ventasse in tutto e per tutto equivalente<br />

ad uno Stato unitario, fa finta <strong>di</strong> non vedere che la Germania non si sogna<br />

neppure <strong>di</strong> cedere la propria sovranità per <strong>di</strong>ssolvere lo Stato in un’unione senza avere<br />

garanzie <strong>di</strong> poter mantenere l’ultima parola su tutto. Non hanno voluto farlo quando erano<br />

in posizione <strong>di</strong> debolezza, non lo vorranno mai fare ora che sono in posizione <strong>di</strong> forza. In<br />

uno Stato unitario le regioni ricche trasferiscono denaro alle regioni povere, e mai e poi mai<br />

la Germania accetterebbe <strong>di</strong> trasferire i sol<strong>di</strong> delle tasse dei citta<strong>di</strong>ni tedeschi a favore <strong>di</strong><br />

greci, italiani, spagnoli, irlandesi o portoghesi. Anche se poi lo volessero (e non vogliono)<br />

dovremmo essere uniti a rifiutare con forza quest’ipotesi! Abbiamo visto con l’esempio del<br />

Sud Italia che i trasferimenti <strong>di</strong> denaro non funzionano, non creano sviluppo, incentivano la<br />

criminalità e la rassegnazione porta a ricercare un posto <strong>di</strong> lavoro sussi<strong>di</strong>ato. L’estensione<br />

<strong>di</strong> queste <strong>di</strong>namiche a tutta l’Europa non tedesca è l’ultima cosa <strong>di</strong> cui abbiamo bisogno.<br />

27.<br />

Non sarebbe meglio decidere con un<br />

referendum?<br />

È<br />

possibile, e anzi auspicabile, decidere con un referendum l’adesione all’Unione<br />

Europea come ha fatto la Gran Bretagna, ma tale consultazione deve poter essere<br />

fatta esattamente nelle stesse con<strong>di</strong>zioni in cui gli inglesi l’hanno affrontata, vale<br />

a <strong>di</strong>re su un piano <strong>di</strong> parità e senza costrizioni esterne, e ciò implica che prima si deve<br />

lasciare l’Euro e riprendere il controllo del sistema bancario.<br />

Chi, come il Movimento 5 Stelle, <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> volere un referendum mentre si è ancora<br />

nell’Euro, in realtà, probabilmente non vuol cambiare nulla esattamente, come ha<br />

fatto Tsipras in Grecia. Innanzitutto in Italia non è possibile fare un referendum sui trattati<br />

internazionali. Inoltre, anche supponendo per assurdo <strong>di</strong> farlo comunque, <strong>una</strong> campagna<br />

referendaria su <strong>una</strong> questione così complessa sarebbe viziata da ogni genere <strong>di</strong> terrori-<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 33 ]<br />

smo me<strong>di</strong>atico, tale per cui le bugie sull’Euro, che già normalmente si vedono sui me<strong>di</strong>a,<br />

si moltiplicherebbero, con l’aggravante che i poteri finanziari europei non esiterebbero a<br />

lanciare fortissimi attacchi speculativi contro il nostro debito. Ai citta<strong>di</strong>ni verrebbe data<br />

l’impressione che con il loro voto contro l’Euro provocherebbero un <strong>di</strong>sastro e l’incertezza<br />

del risultato in un simile clima comporterebbe terribili agitazioni sui mercati, oltre a fughe<br />

incontrollate <strong>di</strong> capitali. Pensate alla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni fra lo svolgimento del referendum<br />

britannico e quello greco.<br />

L’unico modo per riconquistare la nostra sovranità monetaria è per mezzo <strong>di</strong> un<br />

governo democraticamente eletto che agisca velocemente per decreto. Immaginate in<br />

che modo un governo favorevole all’Euro potrebbe mai gestire le procedure <strong>di</strong> uscita se<br />

un referendum dovesse in<strong>di</strong>care <strong>una</strong> volontà <strong>di</strong> uscita. Le azioni necessarie per cambiare<br />

moneta minimizzando i danni non sono semplici, ma un governo determinato ad agire ha<br />

tutti gli strumenti per poterlo fare, e sono noti tutti i passi necessari, compresi quelli legislativi.<br />

Non <strong>di</strong>mentichiamo che cambiare moneta non è un evento mai accaduto, per cui<br />

le procedure siano ignote: passare <strong>dal</strong>la Lira all’Euro non fu altro che <strong>questo</strong>. Ovviamente<br />

il processo <strong>di</strong> uscita sarebbe tanto più semplice quanto più coor<strong>di</strong>nato con altri Paesi. Per<br />

<strong>questo</strong> è fondamentale allearsi con forze sovraniste <strong>di</strong> altri Stati europei.<br />

28.<br />

I partiti “sovranisti” in Europa sono <strong>di</strong><br />

ideologie molto <strong>di</strong>verse: come possono<br />

accordarsi?<br />

La battaglia contro l’Euro è <strong>una</strong> battaglia <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza e libertà. In<strong>di</strong>pendenza e<br />

libertà non sono né <strong>di</strong> destra, né <strong>di</strong> sinistra, bensì valori assoluti. Ritornare ad essere<br />

padroni a casa nostra è la con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>spensabile per qualsiasi altra politica,<br />

sia per chi è nazionalista, sia per chi invece sogna il federalismo. Una volta liberi poi ci<br />

sarà tutto il tempo per “rifare le squadre”. Chi non ha il controllo sulla propria moneta non<br />

sarà mai libero. Se in Europa le forze contrarie all’Euro riuscissero ad ottenere <strong>una</strong> forte<br />

affermazione, tutto <strong>di</strong>venterebbe più facile: a <strong>questo</strong> scopo ogni voto conta e un coor<strong>di</strong>namento<br />

fra i partiti avversi all’Euro in tutta Europa è la prova più evidente che, senza<br />

l’ostacolo della moneta unica, potrebbe esserci <strong>una</strong> <strong>di</strong>versa e sincera amicizia europea al<br />

<strong>di</strong> fuori delle attuali contrapposizioni.<br />

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[ 34 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

29.<br />

In molti <strong>di</strong>cono che l’Unione Europea<br />

ha portato la pace. Se abbandoniamo<br />

l’Euro ci sarà la guerra?<br />

La pace c’è fra tutte le nazioni che si sono combattute nelle guerre mon<strong>di</strong>ali e il<br />

maggior rischio per il mantenimento <strong>di</strong> questa pace è proprio l’Euro. Un sistema<br />

economico che mette popoli e nazioni gli uni contro gli altri, che costringe popoli a<br />

pagare per altri ed impone sofferenze e privazioni con conseguenze economiche del tutto<br />

simili a quelle <strong>di</strong> un conflitto armato, origina o<strong>di</strong>o fra Stati che avevano <strong>di</strong>menticato questa<br />

parola. Fino a pochi anni fa nessun greco aveva alcun motivo <strong>di</strong> risentimento nei confronti<br />

della Germania: oggi se la Merkel vuole visitare Atene deve essere circondata <strong>dal</strong>l’esercito<br />

schierato a <strong>di</strong>fesa.<br />

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Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong> [ 35 ]<br />

30.<br />

Sento <strong>di</strong>re che molti famosi economisti,<br />

compresi alcuni premi Nobel sono<br />

contrari all’Euro. È vero? Chi sono?<br />

È<br />

vero, sono almeno sette i premi Nobel per l’economia che hanno apertamente<br />

criticato l’Europa dell’Euro (Mirrlees, Stiglitz, Sen, Tobin, Krugman, Friedman e<br />

Pissarides). Ciascuno <strong>di</strong> essi ovviamente propone anche soluzioni alternative ma,<br />

come abbiamo visto, le soluzioni alternative non sempre sono realisticamente possibili, e<br />

non sempre sono desiderabili. Molti economisti hanno, ad esempio, firmato <strong>una</strong> proposta<br />

(il “Manifesto <strong>di</strong> Solidarietà Europea”) dove si propone uno smantellamento “<strong>dal</strong>l’alto”<br />

dell’Eurozona, con l’uscita <strong>dal</strong>l’Euro della Germania come prima mossa. Peccato però<br />

che tutto ciò <strong>di</strong>penda <strong>dal</strong>la volontà <strong>di</strong> altri Paesi. E se i tedeschi <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> no? Tutti questi<br />

scenari alternativi <strong>di</strong>venteranno tanto più fattibili quanto più forti saranno i consensi dei<br />

movimenti totalmente contrari all’Euro.<br />

31.<br />

Esistono altrettanti premi Nobel e<br />

famosi economisti convinti invece che<br />

l’Europa dell’Euro sia perfetta così?<br />

NO.<br />

Clau<strong>di</strong>o B<strong>org</strong>hi Aquilini<br />

@b<strong>org</strong>hi_clau<strong>di</strong>o<br />

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[ 36 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

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Oltre l’Euro per tornare Postfazione gran<strong>di</strong> [ 37 ]<br />

Quando Robinson Crusoe torna sul relitto della nave per recuperare qualcosa <strong>di</strong><br />

utile alla sopravvivenza nell’isola deserta non sa che farsene del molto denaro<br />

che trova in <strong>una</strong> cassettiera: “Spazzatura! - <strong>di</strong>ce - Uno solo <strong>di</strong> questi coltelli mi è<br />

molto più utile <strong>di</strong> <strong>questo</strong> mucchio <strong>di</strong> quattrini”.<br />

Se non vogliamo anche noi ritrovarci presto nei panni del più famoso naufrago<br />

della letteratura, è urgente ripensare senza dogmi la situazione in cui ci troviamo, anche<br />

perché <strong>dal</strong>la nave dell’Unione Europea sono sempre più i passeggeri che si stanno affrettando<br />

alle scialuppe <strong>di</strong> salvataggio: non solo gli inglesi con la Brexit, ma anche <strong>una</strong> larghissima<br />

fetta degli spagnoli, dei greci, dei portoghesi, dei francesi e, ad<strong>di</strong>rittura dei tedeschi,<br />

che stanno facendo la fort<strong>una</strong> <strong>di</strong> movimenti politici molto <strong>di</strong>versi tra loro, ma accom<strong>una</strong>ti<br />

<strong>dal</strong>l’urgenza <strong>di</strong> riprendere il controllo della moneta per tornare padroni del proprio destino.<br />

Anche in Italia siamo <strong>di</strong> fronte alla medesima scelta: fidarci ciecamente del “nostromo”<br />

Mario Draghi, del “fantasma” Gentiloni, <strong>di</strong> quel Renzi recentemente degradato a<br />

“mozzo”, ma non per <strong>questo</strong> meno entusiasta <strong>di</strong> mandarci tutti alla deriva, oppure trovare<br />

il coraggio <strong>di</strong> invertire ra<strong>di</strong>calmente la rotta, come esposto nel <strong>libro</strong> che avete tra le mani.<br />

Un’altra Europa è possibile!<br />

Matteo Salvini<br />

facebook.com/salviniofficial<br />

@matteosalvinimi<br />

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[ 38 ] Oltre l’Euro per tornare gran<strong>di</strong><br />

BASTA €URO! UNA DOMANDA AL GIORNO PER UN MESE - WWW.BASTAEURO.ORG


Un ringraziamento particolare ad Alfio Krancic<br />

@AlfioKrancic


Questa <strong>copia</strong> non è destinata alla ven<strong>di</strong>ta

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