RIONERO
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CITTà DI <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
“Catene di monti sfumanti<br />
e ondeggianti quasi nuvole<br />
dall’estremo orizzonte, mi<br />
davano come una vaga<br />
sensazione di quell’ignoto, di<br />
quell’immateriale, di quell’infinito<br />
che tanto affatica la mente…”<br />
[Giustino Fortunato, in Bollettino del Club<br />
Alpino Italiano vol. XII, n.34, Torino 1878]<br />
Saluto del Sindaco<br />
L’Amministrazione Comunale è lieta di porgere il benvenuto a<br />
tutti coloro che, attraverso le pagine di questa guida turistica, ne<br />
scopriranno bellezze paesaggistiche, bontà enogastronomiche<br />
e generosità socioculturali.<br />
Posta su due colline che degradano entrambe verso il centro,<br />
ove si trovano la piazza, la Fontana Grande ed i giardini pubblici,<br />
la città dei sette colli vulturini è uno dei centri abitati più<br />
interessanti del nord Basilicata nonché uno scrigno di preziosità<br />
storiche, culturali e virtuose attività economiche che coniugano<br />
sapientemente identità, tradizione e lungimirante innovazione.<br />
Il paesaggio è caratterizzato dalla sagoma di un vulcano spento,<br />
il Vulture, le cui eruzioni, circa 80.000 anni fa, hanno generato<br />
un territorio unico, custode di un grande patrimonio monumentale<br />
e artistico.<br />
La sua storia inizia fin dal Neolitico, quando il vulcano ormai<br />
spento, divenuto ricco di vegetazione e fauna, inizia a essere popolato<br />
da piccole comunità di agricoltori e allevatori. L’interno<br />
del cratere è attualmente occupato dai due meravigliosi laghi di<br />
Monticchio, protetti da una verde e fitta cortina di faggi, querce,<br />
castagni, ontani, frassini, aceri e tigli. Anche le acque e i boschi<br />
sono ricchi di fauna di ogni specie.<br />
Ma la rarità del Vulture è la “Bramea Europea”, farfalla notturna<br />
che si ritrova soltanto in Asia. Una terra di passaggio e di rifugio,<br />
come testimoniano le imponenti abbazie e chiese scavate<br />
nelle rocce, oppure ricavate nelle grotte naturali.<br />
In questi luoghi si svilupparono i primi focolai della rivolta filo-<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
1
orbonica che si batteva contro il progetto di unificazione della<br />
Penisola, i cui protagonisti erano alcuni briganti del territorio capeggiati<br />
dal rionerese Carmine Crocco.<br />
In questo territorio anche i prodotti più semplici assumono un<br />
gusto speciale: uve, olive, grano, castagne, salumi e formaggi,<br />
lavorati seguendo le tradizionali tecniche artigiane, dando vita a<br />
prodotti ormai noti ben oltre la Basilicata stessa. Anche le acque<br />
oligominerali contribuiscono a fare di quest’area una miniera<br />
enogastronomica importantissima.<br />
Qui ogni primavera risorge, dopo le piogge dell’inverno, nei<br />
germogli di ogni ulivo, di ogni vitigno e di ogni chicco di grano,<br />
sempre nuovo, dorato, sorridente, come lo spirito di questa terra.<br />
Patria di personaggi illustri che hanno segnato la storia del<br />
nostro paese e dell’Italia, oggi Rionero in Vulture si presenta<br />
come una città accogliente e desiderosa di guidare l’ospite alla<br />
scoperta delle chiese di Sant’Antonio Abate che ospita la pinacoteca<br />
con opere di scuola napoletana, del SS. Sacramento, la<br />
chiesa Madre dalla facciata barocca, di San Pasquale e San Nicola<br />
e della SS.ma Annunziata che rappresentano significativi itinerari<br />
di storia architettonica religiosa e sociale.<br />
Tra i suoi eleganti palazzi gentilizi (Catena, Ciasca, Giannattasio,<br />
Catenacci, Rotondo) il cuore culturale pulsante è il settecentesco<br />
Palazzo Fortunato che ha dato i natali all’illustre meridionalista<br />
Giustino Fortunato e sede della biblioteca comunale con<br />
un fondo librario antico e moderno.<br />
L’ex carcere borbonico, già grancia di Santa Maria degli Angeli,<br />
ubicato nei pressi della casa natale di Carmine Crocco è sede<br />
del Museo del Brigantaggio postunitario nonché spazio polifunzionale<br />
espositivo e di eventi.<br />
Tra gli antichi rioni Costa, Chian’cantin, i Morti, Annunziata<br />
si snodano suggestivi vicoli teatro di rastrellamenti che hanno<br />
preceduto il tragico eccidio di cittadini innocenti da parte dei<br />
nazifascisti il 24 settembre 1943. Per tale motivazione la città di<br />
Rionero in Vulture è stata insignita della Medaglia d’Argento al<br />
Merito Civile il 23 aprile 2003.<br />
2 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
Gli scavi archeologici di Torre degli Embrici hanno riportato<br />
alla luce i resti di un complesso termale preromano ed un busto<br />
della Venere di Afrodite. L’insediamento risalente al II°-I° secolo<br />
A.C. retrodata la storia documentata di Rionero che si crede risalisse<br />
al 1152.<br />
Il visitatore potrà immergersi nelle antiche tradizioni, usanze<br />
popolari e festività religiose durante tutto l’anno accompagnato<br />
da odori e sapori di una cucina semplice e genuina che rende<br />
uniche tutte le preparazioni facendole apprezzare da palati prelibati.<br />
Esprimiamo sincera gratitudine agli operatori locali che sensibilmente<br />
hanno contribuito a realizzare questa pubblicazione<br />
che traccia i caratteri distintivi della nostra città in maniera fruibile<br />
ed agile per farla conoscere a tutti ed ovunque e valorizzarla<br />
adeguatamente nel presente così come è avvenuto anche in<br />
passato.<br />
il Sindaco<br />
Luigi Di Toro<br />
L’Assessore alle attività<br />
produttive<br />
Maria Pinto<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
3
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4 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
identità e storia<br />
Situata su due collinette a sudest<br />
del Vulture, che fa da sfondo<br />
al suo panorama, Rionero<br />
è un comodo accesso al monte<br />
e base di escursioni nella<br />
zona. Ha un territorio interamente<br />
montuoso e collinare<br />
trovandosi sulle falde orientali<br />
del monte a 645 metri sul livello<br />
del mare. Il suo territorio si<br />
estende per 53,1 kmq ed i suoi<br />
abitanti, divisi tra il centro abitato<br />
e le frazioni di Monticchio<br />
Bagni e Monticchio Sgarroni,<br />
sono circa 14.000. L’abitato<br />
originario si sviluppa su due<br />
collinette a 656 slm, con i rioni<br />
Costa e Piano delle Cantine o<br />
Calvario, insieme al primo nucleo<br />
abitato del rione dei Morti.<br />
Le prime notizie storiche sul<br />
casale medioevale di Santa<br />
Maria di Rivonigro come feudo<br />
del Vescovo di Rapolla, appaiono<br />
in uno scritto del 1152<br />
di mons. Alberto Mercanti,<br />
ma la sua storia è ben più antica<br />
e molto ci sarà ancora da<br />
scoprire se si considerano le<br />
tombe rinvenute in località S.<br />
Francesco, Cappella del Priore<br />
e Padulo, risalenti al IV<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
5
secolo a. C., la villa romana in<br />
località Torre degli Embrici e<br />
i resti di un acquedotto romano<br />
sulla fiumara di Ripacandida<br />
nei pressi dell’abitato.<br />
Un’altra citazione compare in<br />
un documento angioino del<br />
1277 che parla di “Universitas<br />
Rivinigri”. Abbandonata<br />
dai suoi abitanti nel 1325 per<br />
spostarsi nel feudo di Atella,<br />
a causa degli esosi gravami<br />
fiscali imposti sui pascoli, fu<br />
ripopolata nel 1533 da contadini<br />
discendenti da Albanesi<br />
Epiroti che cambiarono<br />
la denominazione del Casale<br />
in Arenigro. Nel 1648 appare<br />
fra le Università del Regno<br />
di Napoli. Fino al 1627 vi si<br />
professa il cristianesimo di rito<br />
greco; fu quasi rasa al suolo<br />
dal terremoto del 1694, venne<br />
riedificata successivamente<br />
dai principi Caracciolo di Torella.<br />
Nel 1700, la popolazione<br />
crebbe fino a contare 9.000<br />
abitanti, fino a divenire verso<br />
la fine del secolo, uno dei centri<br />
più importanti del Vulture.<br />
Fra il 1740 ed il 1800 furono<br />
costruiti i palazzi signorili dei<br />
Corona, Granata, Rotondo,<br />
Giannattasio, Catenacci, Fortunato<br />
e Catena; che portarono<br />
ad una notevole trasformazione<br />
urbanistica con considerevoli<br />
sostituzioni edilizie, sia<br />
dai ceti abbienti sia dalle classi<br />
più povere. Nel 1811, per<br />
decreto di Gioacchino Murat,<br />
Rionero fu elevata a Comune<br />
autonomo. Nel 1943, Rionero<br />
fu teatro di una feroce rappresaglia<br />
nazi-fascista: 16 rioneresi<br />
furono trucidati dai tedeschi<br />
in ritirata ed altri due morirono<br />
nell’assalto ai magazzini<br />
6 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
dei viveri. Una stele eretta sul<br />
luogo dell’eccidio ne ricorda<br />
la tragedia per la quale la città<br />
di Rionero ha ottenuto la<br />
Medaglia d’Argento al Merito<br />
Civile.<br />
85028 <strong>RIONERO</strong> Rionero IN in VULTURE Vulture (PZ)<br />
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7
Curiosità:<br />
ORIGINE DEL NOME:<br />
Una leggenda racconta che<br />
il primo colono mentre arava<br />
con una coppia di buoi uno di<br />
colore bianco e l’altro di colore<br />
nero, incitava quest’ultimo<br />
al lavoro dicendo: “ARA NIUR!<br />
ARA NIUR!”. Ovvero tira, ara o<br />
tira l’aratro bue nero! Da qui il<br />
nome del luogo prima Arenigro<br />
e poi Rionero. Si suppone, inoltre,<br />
che l’origine del nome sia<br />
dovuto a “Rivus Niger” (ruscello<br />
nero) del torrente Imperatore<br />
che dalla Chiesa di S. Antonio<br />
scorreva fino a immettersi nella<br />
fiumara di Atella. Le acque erano<br />
scure perché scorrevano sulle<br />
terre nere pozzolaniche.<br />
8 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
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<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
9
icorrenze<br />
17 Gennaio<br />
Sant’Antonio Abate presso la<br />
chiesa di S. Antonio.<br />
“La pettolata a cura della Pro<br />
Loco Rionero.<br />
19 Marzo<br />
Tradizionali falò sparsi nei rioni<br />
della città.<br />
Sabato Santo<br />
Sacra Rappresentazione della<br />
Passione di Cristo. Via Crucis<br />
con personaggi viventi, processione<br />
per le vie della città.<br />
2 Maggio<br />
Festa di San Mauro promossa<br />
dalla Parrocchia SS. Sacramento.<br />
Giugno<br />
Gara ciclistica Gran Fondo del<br />
Vulture.<br />
Luglio<br />
“La Notte Bianca” promossa<br />
dalla Pro Loco di Rionero.<br />
Luglio-Agosto<br />
Estate rionerese<br />
Museo del brigantaggio, convegni,<br />
rassegne, mostre, dibattiti<br />
e serate d’intrattenimento.<br />
IIª Domenica di Agosto<br />
Festività patronale Maria SS.<br />
del Carmelo<br />
Agosto<br />
Vulcanica Live Festival rassegna<br />
di musica, letteratura, teatro<br />
e cinema indipendente.<br />
“Esperienza monastica”, spettacoli,<br />
convegni, teatro canzone<br />
e rievocazione; Abazzia di<br />
S. Ippolito - Monticchio Laghi<br />
- promossa da associazione Arcadia.<br />
Settembre<br />
Aglianica Wine Festival, stand<br />
di esposizione e degustazione,<br />
eventi collaterali, convegni,<br />
concerti e laboratori di gusto.<br />
28-29 Settembre<br />
Festa di S. Michele Arcangelo<br />
(Monticchio), Sante Messe<br />
e processione sul battello dal<br />
lago piccolo all’Abbazia.<br />
24 Settembre<br />
Anniversario dell’eccidio nazifascista.<br />
26 Settembre<br />
Festa dei SS. Medici promossa<br />
dalla Parrocchia Maria SS. Annunziata<br />
Ottobre<br />
“Briganti o Migranti” percorso<br />
storico-rievocativo ed enogastronomico<br />
sul brigantaggio<br />
post-unitario promossa dalla<br />
Pro-Loco Rionero.<br />
Festa della castagna - promossa<br />
dal Centro Comunale Anziani.<br />
Novembre<br />
“Cantine in festa” enogastronomia,<br />
spettacoli, stend e de-<br />
10 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
gustazioni presso il Parco urbano<br />
delle cantine - promosso<br />
dalla Pro-Loco Rionero<br />
7-11 Dicembre<br />
“BiancAbbazia” mercatini di<br />
Natale presso l’Abbazia di San<br />
Michele.<br />
Dicembre<br />
Concerto di Natale - Parrocchia<br />
San Marco Evangelista -<br />
Chiesa Madre.<br />
26 Dicembre - 6 gennaio<br />
Presepe Vivente<br />
MERCATI<br />
Terzo venerdì del mese<br />
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25 aprile, 20 agosto,<br />
11 novembre, 8 dicembre<br />
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<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
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12 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
VALORI STORICI E CULTURALI<br />
Rionero sacra: Le Chiese<br />
La Chiesa Madre<br />
Dedicata a San Marco Evangelista,<br />
fin dalla sua nascita nel<br />
1695, è di patronato dell’Università<br />
di Rionigro. Essa, infatti,<br />
viene costruita communitatis<br />
expensis e, in particolare, dalle<br />
famiglie più ricche, a ciascuna<br />
delle quali l’Università<br />
assegna la costruzione di un<br />
altare con sepoltura privata.<br />
L’impianto iniziale era a navata<br />
unica e transetto, con l’ingresso<br />
dall’attuale Cappella del Cuore<br />
di Gesù. Rifatta nel 1763, con<br />
facciata in stile barocco è stata<br />
ulteriormente rinnovata nel<br />
1930. Fu ampliata nel 1700 in<br />
funzione di un notevole aumento<br />
della popolazione, a tre navate<br />
con pianta a croce latina.<br />
Quella centrale è coperta da un<br />
solaio piano in stucco a cassettoni,<br />
mentre le laterali hanno<br />
volte a tutto sesto, sottolineate<br />
da cornici in stucco; sul transetto<br />
s’innalza una cupola centrale<br />
con intradosso a cassettoni e<br />
due cupole laterali minori, tutte<br />
terminanti in una lanterna. L’estradosso<br />
delle cupole e della<br />
cuspide del campanile era coperto<br />
da piastrelle maiolicate<br />
gialle, verdi e azzurre che, nel<br />
1947, vennero sostituite con<br />
lastre di piombo ed oggi riportate<br />
allo stato originario. L’edificio<br />
conserva l’antico campanile<br />
a pianta quadrata che termina<br />
ad ottagono con cuspide piramidale<br />
ed è affiancato dalla<br />
torre dell’orologio. L’interno custodisce<br />
intagli lignei del XVIII<br />
secolo e tre altari in marmi policromi<br />
e un organo intagliato e<br />
dorato con cantoria del 1751.<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
13
Chiesa del SS. Sacramento<br />
All’altezza della Fontana dei<br />
Morti, una strada in salita conduce<br />
all’edificio, già chiesa dei<br />
Morti. Essa sorge, nel luogo<br />
ove era situata l’antica chiesa<br />
di Santa Maria de’ Rivonigro,<br />
cuore del primitivo nucleo abitato<br />
scomparso nella prima<br />
metà del 1300. In origine l’edificio<br />
aveva una sola navata e<br />
nel 1794 venne ampliato con<br />
l’aggiunta di una navata laterale.<br />
Nel 1826 in sostituzione<br />
di quello piccolo preesistente<br />
la chiesa fu completata con un<br />
campanile a pianta quadrata.<br />
Il terremoto del 1851 fece<br />
crollare l’attuale navata del SS.<br />
Sacramento e, tra il 1857 ed il<br />
1879, con la ricostruzione della<br />
stessa, la chiesa venne arricchita<br />
con altari dedicati al SS<br />
Sacramento, all’Addolorata,<br />
a San Francesco da Paola ed<br />
al Crocifisso. Nella Sacrestia è<br />
conservata una tela del XVI secolo,<br />
“la Madonna col Bambino<br />
e San Giovannino” di Luca<br />
Giordano. La facciata esterna è<br />
movimentata da lesene, cornicioni<br />
e cornici.<br />
La Chiesa di Sant’Antonio<br />
Abate e Pinacoteca<br />
Le sue origini sono ignote; eretta<br />
dai benedettini sulle rovine<br />
della chiesa di Sant’Angelo<br />
degli Eremiti, più volte ristrutturata,<br />
è composta da un’unica<br />
navata coperta da tre piccole<br />
campate, con volte affrescate<br />
con pitture semplici e figure di<br />
santi, termina con un arco ad<br />
ogiva sotto di cui si trova il tabernacolo<br />
della “Madonna del<br />
Carmine“, protettrice della città.<br />
Vi si conservano 33 tele del<br />
14 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
XVIII secolo. All’esterno<br />
della chiesa si<br />
trova una lapide che<br />
ricorda l’incontro lì<br />
avvenuto il 1° aprile<br />
1502 fra Ludovico<br />
D’Armaganc, duca di<br />
Nemours, e Consalvo<br />
Fernandez di Cordova,<br />
comandanti degli eserciti<br />
francesci e spagnoli, per la<br />
spartizione del territorio italiano.<br />
La chiesa conserva buone<br />
tele di scuola napoletana dei<br />
secoli XVII e XVIII, restaurate<br />
dalla Sovrintendenza alle Bel-<br />
le Arti di Matera, un pregevole<br />
organo ed un crocifisso ligneo,<br />
anch’essi del XVII secolo, ed<br />
un ostensorio, dono del vescovo<br />
di Melfi, monsignor Sellini,<br />
nella sua visita alla chiesa nel<br />
1853.<br />
Serietá, assortimento e il sapersi aggiornare<br />
con i tempi sono le nostre qualita' che ci distinguono.<br />
Una solida realtà dal 1961 al vostro servizio!<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
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15<br />
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La Chiesa di San Nicola alla<br />
Costa<br />
Si tratta di una cappella privata,<br />
fatta costruire da don Leonardo<br />
De Martinis per la sua<br />
famiglia nel 1769 in onore di<br />
San Nicola di Bari, col permesso<br />
del vescovo e senza diritto<br />
di asilo “per il bene pubblico,<br />
non potendo quelli della<br />
Costa, che sono assai lontani<br />
dalla Chiesa Matrice, sentirsi<br />
comodamente la messa nei dì<br />
festivi”.<br />
La chiesa è ubicata nell’antico<br />
palazzo che si estende tra piazza<br />
Fiume e Largo Belvedere.<br />
La cappella è ad una sola navata<br />
con un solo altare in marmo<br />
policromo dedicato al Santo e<br />
con ai lati lo stemma dei Catena.<br />
All’ingresso ancora oggi<br />
una lastra di pietra ricopre il<br />
pavimento sotto il quale c’è la<br />
sepoltura dei morti.<br />
Sulla volta si nota un affresco<br />
che riproduce lo stemma della<br />
famiglia proprietaria: De Martinis.<br />
Sulla sinistra all’entrata,<br />
una porticina nasconde una<br />
scala a chiocciola, che porta<br />
alla cantoria. Sulla balconata in<br />
legno sono dipinte le figure di<br />
Sant’Antonio da Padova, San<br />
16 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
Vincenzo de Paoli e San Pietro.<br />
Tre anni dopo viene elevata a<br />
parrocchia, rimanendo sempre<br />
di proprietà della famiglia De<br />
Martinis, finché nel 1830 divenuta<br />
angusta a contenere l’accresciuto<br />
popolo cede, il detto<br />
titolo alla Chiesa dell’Annunziata.<br />
La Chiesa dell’Annunziata<br />
È a una sola navata, coperta<br />
da tre volte molto semplici e<br />
divisa da arcate a tutto sesto.<br />
Sorge nell’omonimo rione e<br />
sembra risalire al 1700. Infatti,<br />
la prima citazione della chiesa<br />
compare negli Atti Visitali del<br />
1759. Costruita in omaggio alla<br />
Beata Vergine dell’Annunziata,<br />
essa nasce come oratorio<br />
privato, appartenente ad una<br />
delle famiglie più ricche di Rionero,<br />
quella di Marc’Antonio<br />
di Silvio. Venne quasi completamente<br />
distrutta dal sisma.<br />
La Chiesa di San Pasquale<br />
Un altro oratorio privato di<br />
notevoli dimensioni, appartenente<br />
alla famiglia Corona, al<br />
rione dei morti. Costruito fin<br />
dal 1773, viene aperto ai fedeli<br />
come cappella rurale nel 1796<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
17
senza il diritto di asilo. Nel<br />
1923 la Chiesa, con l’adiacente<br />
palazzo, passa all’Opera Nazionale<br />
che vi stabilisce l’Asilo<br />
Laboratorio Antonia Fortunato<br />
Rapolla madre di Giustino<br />
Fortunato, retto dalle suore<br />
“Apostole del Sacro Cuore del<br />
Gesù” che la tennero aperta al<br />
culto sino al ‘60.<br />
18 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
La Chiesa Mater della Misericordia<br />
La chiesa è stata solennemente<br />
consacrata, dal Vescovo della<br />
Diocesi Mons. Vincenzo Cozzi<br />
il 24 giugno del 1995.<br />
La Chiesa della Madonna di<br />
Laudato<br />
A pochi chilometri da Rionero<br />
si può visitare la chiesetta,<br />
meta annuale di pellegrinaggi<br />
a partire dal lunedì in Albis.<br />
Ad essa, Santa Maria in Angiis,<br />
secondo G. Fortunato, si riferisce<br />
un documento del 2 luglio<br />
del 1294 in cui Re Carlo ordina<br />
al castellano di Lagopesole di<br />
permettere al Vescovo di Rapolla<br />
l’esenzione del terraggio<br />
nel tenimento della Chiesa. La<br />
struttura, ad una navata, con dipinto<br />
della Vergine sopra l’altare,<br />
è ombreggiata da un grande<br />
tiglio divenuto quasi “sacro”<br />
nella devozione popolare.<br />
Vuole, infatti, la leggenda che<br />
la Madonna sia apparsa proprio<br />
su quell’albero ad un contadino<br />
che stava per tagliarlo.<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
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I riti della passione: la Via Crucis<br />
La “Via Crucis” di Rionero in<br />
Vulture si svolge nella mattina<br />
del sabato santo chiude il ciclo<br />
dei riti delle Sacre Rappresentazioni<br />
nel Vulture-Melfese. I<br />
costumi sono aderenti al contesto<br />
storico in cui è vissuto<br />
Gesù, ponendo molta attenzione<br />
nella lettura delle Sacre<br />
Scritture. Il giorno del Sabato<br />
Santo, i protagonisti sfilano riproponendo<br />
la vicenda umana<br />
di Gesù a partire dalla domenica<br />
delle Palme, con il suo ingresso<br />
trionfale in Gerusalemme,<br />
fino alla Crocifissione tra i<br />
due ladroni. Tra i 180 figuranti<br />
si distinguono la Madonna Addolorata<br />
e San Giovanni, Maria<br />
Maddalena e le Pie donne, seguono<br />
Giuseppe d’Arimatea e<br />
Nicodemo, rappresentanti del<br />
20 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
Sinedrio. La processione che si<br />
snoda lungo le principali strade<br />
della città con, ad alcuni<br />
incroci la caduta del Cristo sotto<br />
il peso della croce, termina<br />
presso il giardino del Centro<br />
Sociale, ove, fra una gran folla<br />
tutta accalcata intorno, Gesù e<br />
i due ladroni vengono messi in<br />
croce. Straziante la scena del<br />
pianto disperato della Madonna<br />
ai piedi della croce e dopo<br />
la deposizione di Gesù.<br />
In sottofondo, la musica della<br />
banda cittadina immerge il paese<br />
in una atmosfera suggestiva<br />
e mistica.<br />
Ad organizzare la manifestazione<br />
è la Confraternita di Maria<br />
SS. del Monte Carmelo.<br />
I MONUMENTI<br />
I palazzi signorili, Fortunato,<br />
Ciasca, Catena, Giannattasio,<br />
Rotondo (ora sede degli uffici<br />
municipali) destinati ad uso abitativo<br />
sono di stile composito<br />
vagamente ispirato al modello<br />
neoclassico e a quello gotico.<br />
I borghesi rioneresi risiedettero<br />
a lungo a Napoli e qui assorbirono<br />
le varie correnti culturali e<br />
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<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
21
Da sempre “Forneria dei Sapori” unisce<br />
la qualità con la tradizione, la genuinità con<br />
la fantasia e la bontà con la creatività.<br />
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di Danzante Santa<br />
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22 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
artistiche connesse alla cultura<br />
europea e francese in particolare.<br />
Queste abitazioni erano<br />
piene di oggetti, con una netta<br />
separazione tra le stanze riservate<br />
agli ospiti e quelle private.<br />
Il Palazzo Giannattasio<br />
Risalente al XVII secolo è parzialmente<br />
in disuso, ma ha un<br />
grande parco a volte utilizzato<br />
in estate per manifestazioni<br />
culturali.<br />
Il Palazzo Catena<br />
Il cui ingresso è caratterizzato<br />
da un portico che sorregge una<br />
balconata, è attualmente inagibile<br />
a causa del sisma del 1980.<br />
Il Palazzo Ciasca<br />
Casa natale del Sen. Ciasca.<br />
Inagibile a causa del terremoto<br />
del 1980. Già sede succursale<br />
della Scuola Media Granata.<br />
Il Palazzo Rotondo<br />
Anche il Palazzo Rotondo è<br />
appartenuto a una delle famiglie<br />
gentilizie del posto. Oggi<br />
di proprietà comunale è sede<br />
municipale.<br />
L’Orologio della Costa<br />
Nell’omonimo rione sorge,<br />
bene in vista da tutto il centro<br />
storico, la torre dell’orologio,<br />
voluto e fatto costruire dalla<br />
Giunta comunale della città,<br />
(delibera del 21/12/1888) per<br />
collocarvi il vecchio orologio.<br />
La sua posizione strategica garantiva<br />
a tutti i cittadini di poter<br />
osservare l’orario in qualsiasi<br />
punto della città, ai tempi<br />
in cui l’orologio non era alla<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
23
portata di tutti.<br />
Fontana Grande<br />
Si trova nella parte bassa del<br />
centro abitato. Essa rappresenta<br />
la più autentica memoria<br />
storica poiché un tempo,<br />
con l’altra antica Fontana dei<br />
Morti, era l’unica fonte di approvvigionamento<br />
idrico della<br />
comunità rionerese. È una<br />
fontana monumentale. La sua<br />
imponente struttura muraria<br />
settecentesca in pietra bianca,<br />
con cornicione e lesene, e<br />
soprattutto con le sue 32 cannelle,<br />
è stata negli ultimi anni<br />
accuratamente ristrutturata.<br />
Fontana dei Morti<br />
La fontana prende il nome dalla<br />
vicina Chiesa dei Morti. È la<br />
fontana più antica della città,<br />
poiché intorno alla sua sorgente<br />
si è costituito il suo primo<br />
nucleo dell’abitato di “Santa<br />
Maria di Rionigro”. In origine<br />
la fontana, denominata anche<br />
“del Fruscio” poiché era costituita<br />
da due getti d’acqua<br />
che fuoriusciva da due bocche<br />
di pietra bianca, si trovava un<br />
poco più giù di dove si trova<br />
attualmente e, con la Fontana<br />
24 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
Grande, forniva l’acqua potabile<br />
all’intero paese. Dopo<br />
il terremoto del 1930 è stata<br />
spostata dove si trova adesso,<br />
aumentata di cannelle e fornita<br />
anche di vasche per il bucato.<br />
Palazzo Fortunato<br />
È il 1728 quando Carmelio,<br />
capostipite della famiglia Fortunato<br />
proveniente da Giffoni,<br />
un paese in provincia di Salerno,<br />
apre a Rionero in Vulture il<br />
Palazzo che prenderà il nome<br />
dei suoi proprietari. Il Palazzo,<br />
ubicato nella piazza principale<br />
del paese, oggi Piazza Giustino<br />
Fortunato, è stato più volte<br />
ristrutturato a causa dei danni<br />
subiti dai diversi terremoti nel<br />
corso degli anni, ultimo il terremoto<br />
del 23 novembre 1980.<br />
La struttura del Palazzo - che<br />
poggia su una superficie di circa<br />
5.500 mq., con un complesso<br />
di circa 45 stanze - evidenzia<br />
una forma ad Elle con l’ingresso<br />
principale sul lato maggiore.<br />
Attraversando un androne<br />
si accede in un grande cortile<br />
dal quale, tramite una elegante<br />
scalinata, si accede al bellissimo<br />
giardino. Nel Palazzo<br />
vi soggiornarono personaggi<br />
illustri quali Giuseppe Bonaparte<br />
nel 1807, Ferdinando II di<br />
Borbone nel 1846, Giuseppe<br />
Zanardelli nel 1902 e tanti altri<br />
come Croce, Salvemini, Nitti.<br />
E’ storia recente l’acquisto del<br />
Palazzo da parte dell’Amministrazione<br />
Comunale nel 1972.<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
25
Museo della Civiltà Contadina<br />
Risale al 2004 e consiste in una<br />
collezione civica composta da<br />
donazioni private. È allocata<br />
nelle ex scuderie del Palazzo<br />
Fortunato ed è suddivisa in<br />
tre sezioni. Il visitatore rivive<br />
attraverso gli strumenti originali,<br />
la vita contadina e la vita<br />
quotidiana di un tempo degli<br />
abitanti del Vulture. Si possono<br />
ammirare gli attrezzi per la<br />
cantina, per il lavoro nei campi<br />
e la mietitura, per la produzione<br />
del vino, le unità di misura,<br />
e tanti altri strumenti semplici<br />
ed essenziali per l’uomo.<br />
Biblioteca G. Fortunato<br />
Lo stesso Palazzo nel 1976 diviene<br />
sede della Biblioteca comunale<br />
con i suoi circa 11.000<br />
volumi del Fondo antico appartenuto<br />
alla famiglia Fortunato.<br />
Il Fondo antico è diviso<br />
in Fondo famiglia Fortunato<br />
con 51 cinquecentine, 69 libri<br />
del XVII sec., 387 del XVIII sec.<br />
e 5804 del XIX sec. e Fondo<br />
Giustino Fortunato con 4700<br />
libri pubblicati tra l’800 ed i<br />
primi del ‘900. La Biblioteca<br />
è dotata anche di una emeroteca<br />
antica e moderna; del<br />
fondo Basilicata con 3500 libri<br />
e della sezione moderna con<br />
circa 11.000 libri. Il 31 maggio<br />
2003 nelle cantine del Palazzo<br />
è stato allestito un Museo della<br />
Civiltà Contadina. Il 19 giugno<br />
2003 sono state aperte al<br />
pubblico le Cucine del palazzo<br />
ed è stata inaugurata una piccola<br />
Pinacoteca comunale con<br />
quadri di autori locali, ed il 19<br />
marzo 2004 è stato esposto al<br />
pubblico, in maniera permanente,<br />
l’archivio storico-fotografico<br />
della famiglia Fortunato<br />
comprendente 203 illustrazioni<br />
tra foto, pitture, cartoline,<br />
alcune delle quali con dedica<br />
al Fortunato da parte di noti<br />
personaggi del tempo. Dal 23<br />
settembre 2004 è possibile visitare<br />
e consultare l’archivio<br />
storico comunale con delibere,<br />
ordinanze, manoscritti, ecc.<br />
riguardanti la storia, la cultura,<br />
la vita della comunità rionerese.<br />
Nello stesso archivio è<br />
stata allestita una mostra fotografica<br />
di tutti Sindaci della<br />
città. La prestigiosa Biblioteca<br />
“G. Fortunato” è da sempre il<br />
punto di riferimento di studenti,<br />
studiosi, storici e ricercatori<br />
del meridionalismo che intendono<br />
approfondire studi e ricerche.<br />
Orari: lun-ven h. 09.00-13.00<br />
mar. e giov. h. 15.30 - 17.30<br />
26 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
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<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
27<br />
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La figura di Giustino Fortunato<br />
Giustino Fortunato nacque a Rionero<br />
in Vulture il 4 settembre<br />
1848 da Pasquale e da Antonia<br />
Rapolla da Venosa. Si formò a<br />
Napoli ove conseguì la laurea<br />
in Giurisprudenza. L’esperienza<br />
presso il Collegio dei- Gesuiti,<br />
la guida costante dello zio<br />
Gennaro, il fascino delle lezioni<br />
di letteratura italiana di Francesco<br />
De Sanctis e gli importanti<br />
avvenimenti storici della<br />
sua giovinezza, ne temprarono<br />
il carattere e ne determinarono<br />
le scelte culturali e politiche.<br />
La sua<br />
iscrizione<br />
al Club Alpino<br />
Italiano<br />
e il percorrere<br />
a<br />
piedi tutto<br />
l’Appennino<br />
Meridionale<br />
lo indussero<br />
da<br />
una parte<br />
a un amore<br />
particolare per il paesaggio<br />
accentuando alcuni aspetti del<br />
suo carattere contemplativo e<br />
poetico, e dall’altro a riscoprire<br />
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28 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
le cause vere della “Questione<br />
Meridionale”, che per lui erano<br />
di ordine geomorfologico oltre<br />
che di carattere storico sfatando<br />
così una volta per sempre<br />
sia la teoria lombrosiana che<br />
ne attribuiva la responsabilità<br />
a cause genetiche della popolazione<br />
del Sud, sia la leggenda<br />
di un Mezzogiorno come<br />
di una terra baciata da Dio e<br />
come giardino d’Europa.<br />
La denuncia, pertanto, dell’arretratezza<br />
economica, delle<br />
tristi condizioni sociali, delle<br />
incidenze negative dei fenomeni<br />
naturali e dell’insufficiente<br />
viabilità, costituirono motivo<br />
dominante di tutta la sua<br />
esistenza. Giustino Fortunato,<br />
Deputato del Regno d’Italia<br />
dal 1880, Senatore dal 1909,<br />
fu uomo di eccezionale levatura<br />
e pur essendo, nel Parlamento,<br />
sostanzialmente un<br />
isolato, seppe essere grande<br />
protagonista della vita politica<br />
e culturale nazionale ed internazionale.<br />
Nonostante non<br />
fosse un cattedratico, come<br />
fu detto, fece giungere il suo<br />
messaggio a diverse generazioni<br />
di giovani intellettuali. Ci<br />
fu chi lo definì “l’apostolo del<br />
Nulla”, ma a parte le grandi<br />
battaglie di estrema concretezza<br />
come quella sul piano della<br />
questione demaniale e fiscale,<br />
come quella per la costruzione<br />
delle “ferrovie ofantine” e<br />
per il debellamento della malaria,<br />
come quella per gli studi<br />
scientifici sulla flora e sui laghi<br />
del Vulture, affidati alla cura<br />
del geologo lucano De Lorenzo,<br />
ebbe l’universale riconoscimento<br />
storico di aver innalzato<br />
il Mezzogiorno a grande questione<br />
morale dell’intera nazione.<br />
Nel 1909 lasciò volontariamente<br />
il Collegio di Melfi dopo<br />
aver rifiutato più volte vari Ministeri<br />
offertigli dal Coppini e dal<br />
Genala. Nel 1915 il suo nome<br />
figurava nelle file dei non interventisti.<br />
Nel 1920 sottoscrisse<br />
il manifesto degli intellettuali<br />
antifascisti proposto da Benedetto<br />
Croce. A seguito del suo<br />
ferimento, nel 1917, ad opera<br />
di un bracciante agricolo che<br />
lo riteneva responsabile della<br />
guerra, sconfortato e amareggiato,<br />
partì definitivamente per<br />
Napoli dove continuò a lavorare<br />
infaticabilmente con una<br />
corrispondenza di circa trenta<br />
lettere al giorno nelle quali forse<br />
si trova il meglio della sua<br />
anima tormentata.<br />
Al suo impegno parlamentare<br />
non si può trascurare la sua<br />
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29
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30 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
attività di storico e studioso<br />
che ha prodotto una notevole<br />
quantità di scritti, corrispondenza<br />
e pubblicazioni. Fra i<br />
suoi scritti ricordiamo: “La viabilità<br />
provinciale in Basilicata”,<br />
“Agli elettori del Collegio di<br />
Melfi”, “Della Valle di Vitalba<br />
ne’ secoli XI eXII”, “In memoria<br />
di Giuseppe Plastino”, “L’alta<br />
valle dell’Ofanto”, “Rionero<br />
Medievale”, “Santa Maria di<br />
Pierno”, “Scritti vari”, “Il Castello<br />
di Lagopesole”, “La Badia<br />
di Monticchio”, “Avigliano<br />
ne’ secoli XII e XIII”, “Politica e<br />
legislazione. Saggi raccolti di<br />
G. Fortunato”, “Lettera da Napoli<br />
(1787), di Goethe Johann<br />
Wolfgang, tradotte da Giustino<br />
Fortunato, “Riccardo da Venosa<br />
e il suo tempo”, “Leopoldo<br />
Fianchetti. Ricordi”, “Pagine e<br />
ricordi parlamentari”, “Rileggendo<br />
Orazio”, “Le strade ferrate<br />
dell’Ofanto”, e tantissimi<br />
altri ancora. Va ricordato che<br />
recentemente l’Archivio storico<br />
del Senato della Repubblica<br />
ha pubblicato, a cura del<br />
prof. Maurizio Griffo, docente<br />
dell’Università degli studi di<br />
Napoli “Federico II”, un volume<br />
di lettere fortunatiane del<br />
carteggio di Giustino Fortunato<br />
con il Senato. Notevole anche<br />
la produzione letteraria su<br />
Giustino Fortunato, da Raffaele<br />
Ciasca a Nino Calice, a tanti<br />
altri. A conferma della sua passione<br />
di letterario e studioso, la<br />
sua casa di Napoli si trasformò,<br />
per molti anni, in “salotto letterario”,<br />
frequentato da studiosi,<br />
politici, intellettuali del tempo.<br />
Dopo la malattia che lo colpì<br />
agli occhi nel 1904 e le tante<br />
sofferenze, in modo particolare<br />
la morte del fratello Ernesto<br />
che si spense tra le sue braccia,<br />
morì, confortato dalla sorella<br />
Anna il 23 luglio 1932 conosciuto,<br />
ormai, non solo in Italia<br />
ma anche in Francia ed in Germania.<br />
Anche la sua generosità<br />
non fu da meno, avendo destinato<br />
il suo assegno del Senato<br />
in beneficenza ed avendo fatto<br />
costruire un asilo infantile a Rionero<br />
dedicato alla memoria<br />
della propria mamma ed un altro<br />
asilo a Lavello.<br />
Fondazione Giustino Fortunato<br />
La “Fondazione Giustino Fortunato<br />
per gli studi storici,<br />
economici, politici e sociali di<br />
indirizzo meridionalistico”, si<br />
occupa principalmente dello<br />
studio dei problemi legati alla<br />
Questione Meridionale, nel<br />
solco della tradizione inaugu-<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
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che diede un grande contributo<br />
alla conoscenza delle reali<br />
condizioni economiche e sociali<br />
del Mezzogiorno, dall’unificazione<br />
nazionale agli anni<br />
trenta del Novecento.<br />
Per il perseguimento dei suoi<br />
scopi, la Fondazione svolge attività<br />
di studio, di promozione<br />
e di intervento sia organizzando<br />
o favorendo riunioni, convegni<br />
e seminari (svolti anche<br />
con organizzazioni culturali di<br />
prestigio come l’A.N.I.M.I, le<br />
Fondazioni Gramsci, Sturzo,<br />
Einaudi, Nitti e il Centro Annali<br />
“Nino Calice” ), simposi ed<br />
ogni altra iniziativa anche editoriale<br />
o artistica rispondente<br />
alle finalità statutarie, sia concedendo<br />
sovvenzioni, premi e<br />
borse di studio.<br />
Ex Carcere Borbonico – Museo<br />
del Brigantaggio post<br />
unitario<br />
La fine del 1700 è caratterizzato<br />
da numerosi atti di brigantaggio<br />
che turbano la sicurezza<br />
delle campagne del Vulture.<br />
Fanno eco le imprese del famigerato<br />
Angiolillo (Angelo<br />
del Duca), dei fratelli Bufaletto<br />
(Pasquale e Vito Giordano) e<br />
Maccapone (Tommaso Grosso).<br />
È solo a seguito dell’unificazione<br />
italiana che si sviluppò<br />
quel brigantaggio a risonanza<br />
nazionale con le gesta di Carmine<br />
Crocco e la sua banda di<br />
briganti, di cui è allestita la mostra<br />
permanente “La Parata dei<br />
Briganti” ed il museo virtuale<br />
sul Brigantaggio, all’interno del<br />
complesso dell’Ex Grancia – Ex<br />
Carcere di Rionero, recuperato<br />
e restaurato dalla Soprintendenza<br />
per i Beni Architettonici<br />
e Paesaggistici di Basilicata e<br />
del Comune di Rionero.<br />
Il museo virtuale sul Brigantaggio<br />
e la mostra permanente<br />
“La parata dei Briganti”, è divisa<br />
in sezioni e si sviluppa su<br />
due livelli:<br />
- al piano terra nella sala d’ingresso<br />
coperta con volta a<br />
crociera è allocata la reception<br />
e una piccola biblioteca<br />
dei volumi sul brigantaggio;<br />
- a destra, nell’ex cella dei<br />
detenuti, la saletta proiezioni-convegno.<br />
Al primo piano il percorso museale<br />
comprende:<br />
Sala Briganti – ex cella per detenuti<br />
ammalati;<br />
Sala Brigantesse – ex cella per<br />
detenute donne;<br />
Sala Crocco – ex cella per detenuti<br />
di piccoli reati.<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
33
L’immobile, originariamente di<br />
proprietà ecclesiastica, usato<br />
come deposito e granaio del<br />
convento di Santa Maria degli<br />
Angeli in Atella, abbandonato<br />
e in stato di notevole degrado,<br />
è stato adattato a carcere circondariale<br />
nel 1832.<br />
La scelta della destinazione d’uso,<br />
Museo del Brigantaggio,<br />
unisce in un unico edificio una<br />
serie di simboli sentiti come<br />
parte fondamentale della propria<br />
storia degli abitanti di Rionero:<br />
l’attività dei Francescani,<br />
l’epopea del brigantaggio ed<br />
in particolare quella di Carmine<br />
Crocco.<br />
Il Museo virtuale sul Brigantaggio<br />
è la prima struttura cittadina<br />
destinata a museo e mostra<br />
permanente, rappresenta per la<br />
collettività e per tutti i visitatori<br />
una occasione di conoscenza e<br />
approfondimento di un periodo<br />
tra i più travagliati della seconda<br />
metà dell’ottocento ed<br />
un’opportunità didattica per le<br />
scuole.<br />
Curiosità: all’ex carcere è collegato<br />
un nobilissimo episodio<br />
avvenuto nel 1851, quando,<br />
fuggiti dalle celle devastate da<br />
un tremendo terremoto, i detenuti,<br />
invece di darsi alla fuga, si<br />
presentarono alle autorità cittadine<br />
ad offrire la propria disponibilità<br />
in soccorso degli sventurati<br />
rimasti seppelliti sotto le<br />
macerie.<br />
Il Museo è visitabile gratuitamente<br />
il sabato e la domenica<br />
h.18.00-20.00 anche in altri giorni<br />
su prenotazione (Pro Loco Rionero<br />
tel. 0972.724284 )<br />
Il personaggio: Carmine Crocco<br />
Nato a Rionero in Vulture nel<br />
1830, a 42 anni venne condannato<br />
a morte, pena poi commutata<br />
nei lavori forzati, per<br />
aver commesso 62 omicidi, 13<br />
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tentati omicidi, 20 estorsioni,<br />
15 attentati incendiari e un’infinità<br />
di reati minori. Eppure<br />
fu, nonostante la sua confessa<br />
professione di brigante, amato<br />
e sostenuto da chi trovava nella<br />
sua opera sovversiva una possibilità<br />
di riscatto.<br />
Ma chi fosse realmente Crocco,<br />
se eroe o malfattore, è questione<br />
che ancora appassiona e<br />
divide gli storiografi locali.<br />
A capo delle bande del Vulture<br />
- Melfese, Carmine Donatelli<br />
Crocco, dopo aver combattuto<br />
per Garibaldi e poi per la controreazione<br />
al seguito del re<br />
borbonico Francesco II, si merita<br />
l’appellativo di Generale<br />
dei Briganti. Nel 1863, infatti, la<br />
sua banda conta circa duemila<br />
uomini. Contadini alla giornata,<br />
pastori, braccianti agricoli,<br />
sellai combattono con Crocco<br />
contro le misere condizioni di<br />
vita della popolazione del mezzogiorno<br />
e contro i soprusi e<br />
le prepotenze dei signori. Carmine<br />
Crocco è stato senz’altro<br />
il principale artefice dell’ultima<br />
ribellione meridionale ed<br />
universalmente riconosciuto il<br />
capo delle bande di briganti<br />
formatisi in tutte le regioni meridionali<br />
per la lotta contro l’invasore<br />
piemontese.<br />
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Il vulcano Vulture<br />
Uno sguardo al passato per<br />
capire il presente<br />
Per chi dai territori fertili e piatti<br />
delle Puglie e movimentati<br />
dell’Irpinia e della stessa Lucania<br />
si accinge a raggiungere le<br />
terre del nord della Basilicata,<br />
come per secoli hanno fatto i<br />
viaggiatori e i guidatori di transumanze,<br />
punto di riferimento<br />
inconfondibile è senz’altro la<br />
conica sagoma del più antico<br />
dei vulcani spenti, il Vúlture,<br />
museo vivente della nostra<br />
storia.<br />
Il cammino del Vulcano iniziò<br />
nel quaternario antico, circa<br />
750.000 anni or sono, quando<br />
la morfologia tipicamente collinare<br />
della zona fu stravolta<br />
dalle esplosioni del vulcano<br />
primordiale di Toppo S. Paolo.<br />
Più di mezzo milione di anni<br />
fa, dopo un lungo periodo<br />
di quiescenza, nell’arco di<br />
100.000 anni il vulcano riprese<br />
l’attività e costruì il grande<br />
edificio vulcanico che poco<br />
più tardi, a seguito della frattura<br />
parziale del cratere causata<br />
da un evento tettonico, si<br />
dimezzò.<br />
La successiva attività vulcanica<br />
esplosiva sbarrò il corso di un<br />
antico fiume, che in quel tempo<br />
scorreva nella paleovalle,<br />
dando origine ai tre grandi laghi<br />
pleistocenici di Atella, Melfi<br />
e Venosa.<br />
L’attuale forma del vulcano<br />
Vúlture cominciò a delinearsi:<br />
l’attività vulcanica, che da<br />
esplosiva divenne effusiva,<br />
contribuì con l’avanzare delle<br />
colate laviche alla tracimazione<br />
delle acque del lago di Atella<br />
verso ovest e al progressivo ritiro<br />
delle acque degli altri due<br />
laghi.<br />
Il lago pleistocenico fu denominato<br />
dal Prof. Borzatti Von<br />
Lowenstern “Lago Fantasma”<br />
presumibilmente per la sua repentina<br />
scomparsa.<br />
Dopo che il materiale eruttato<br />
si consolidò, queste terre<br />
si popolarono di piante ed<br />
animali e più tardi dell’Uomo<br />
(homo erectus); risale, infatti, a<br />
circa 300.000 anni fa il reperto<br />
osseo umano (femore di una<br />
donna adulta) rinvenuto nella<br />
paleosuperficie di Notarchirico<br />
in tenimento di Venosa.<br />
Dai margini del lago gli uomini<br />
dell’età della pietra osservavano<br />
gli ultimi fulgori del vulcano<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
37
che man mano andava estinguendosi.<br />
Risale, infatti, a circa<br />
130.000 anni fa l’ultima fase<br />
esplosiva del vulcano Vúlture.<br />
Tale importante attività provocò,<br />
a causa della diminuzione<br />
della pressione magmatica<br />
dopo l’eruzione, lo sprofondamento<br />
di una parte dell’edificio<br />
vulcanico nella camera<br />
magmatica dando origine alla<br />
grande caldera. La depressione<br />
creatasi, da lì a poco, ospitò<br />
presumibilmente un grande<br />
bacino lacustre. Cominciò<br />
così a delinearsi lentamente<br />
la morfologia dell’attuale cavea<br />
dei due splendidi laghetti<br />
vulcanici. È proprio al deflusso<br />
millenario delle acque lacustri<br />
e all’erosione delle acque superficiali<br />
che si deve l’attuale<br />
modellamento delle superfici<br />
terrestri del Vúlture, che l’uomo<br />
nel tempo ha contribuito<br />
a plasmare. Tracce della presenza<br />
dell’uomo cacciatore di<br />
grandi erbivori, all’interno del<br />
cratere, sono documentate da<br />
industrie litiche musteriane risalenti<br />
a circa 50.000 anni fa.<br />
Il Vulture: terra di boschi<br />
Il Vúlture, considerato da sempre<br />
terra di boschi e di conquista,<br />
fin dagli albori è stato<br />
teatro di dominazioni: Greci e<br />
Romani, Longobardi e Bizantini,<br />
popoli d’Oriente, Normanni<br />
e Svevi, Angioini e Spagnoli<br />
animarono a lungo queste<br />
contrade. Eppure, a partire dal<br />
XVII secolo il Vúlture appariva<br />
a molti come una selva oscura<br />
primitiva ed insicura.<br />
Per alcuni secoli, infatti, all’antica<br />
regione vulcanica fu accollato<br />
l’appellativo di terra pericolosa<br />
e inospitale, un luogo<br />
comune che indusse molti studiosi<br />
e viaggiatori ad evitarla.<br />
Ma agli occhi degli illustri viandanti<br />
che in quegli anni osarono<br />
attraversarlo, vuoi per studio<br />
vuoi per diletto, si prospettò un<br />
paesaggio, se pur impervio, ricco<br />
di bellezze naturali e luoghi<br />
d’incanto vivacizzati da gente<br />
ospitale.<br />
Mi riferisco, appunto, ai viaggiatori<br />
del Tour (fenomeno di<br />
moda nel periodo tra il XVII e il<br />
XIX secolo) che ebbero parole<br />
di elogio per il Vúlture e per la<br />
sua natura forte e rigogliosa.<br />
A questi coraggiosi pionieri<br />
appartengono alcune delle più<br />
interessanti e suggestive osservazioni<br />
naturalistiche e paesaggistiche<br />
che, a distanza di anni,<br />
sono ancora valide.<br />
È proprio a uno di questi illustri<br />
38 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
viaggiatori, Edward Lear (1812-<br />
1888), che osò sfidare briganti,<br />
mulattiere e carrozzabili polverose<br />
attratto dalla sacralità del<br />
paesaggio, dobbiamo una fra<br />
le più belle e nutrite descrizioni<br />
dei luoghi boscati e non.<br />
Nella traduzione del diario di<br />
Lear – Viaggio in Basilicata<br />
(1847), Vincenzo Pepe esalta<br />
appunto il rapporto spasmodico<br />
che lo scrittore ha con<br />
l’elemento focale del viaggio;<br />
la sagoma armoniosa del Vúlture,<br />
difatti, emerge per tutto<br />
il corso della narrazione: “l’insistenza<br />
con cui viene descritto e<br />
rappresentato il Monte Vúlture,<br />
ogni volta al centro della scena,<br />
ed ogni volta in un cangiante<br />
gioco di prospettive, di angolazioni<br />
e di sintesi cromatiche”.<br />
La scena del Massiccio è in ogni<br />
modo emozionante lungo tutto<br />
il perimetro anche se, a detta di<br />
molti, il profilo più suggestivo è<br />
quello che ci offre la vista da<br />
Rionero in Vúlture. Oltre al pittore<br />
paesaggista Edward Lear<br />
“Ma la prospettiva verso sud,<br />
e verso est, è ancora più suggestiva,<br />
ed affatto diversa da<br />
qualsiasi altro paesaggio italiano<br />
– eccezion fatta, forse, per<br />
le zone della campagna romana<br />
che si affacciano al mare”, a<br />
confermare questa tesi, qualche<br />
decennio più tardi, fu un<br />
altro personaggio eccelso, il<br />
geologo Cosimo De Giorgi,<br />
che nel 1879 scriveva: “La fisionomia<br />
del Vúlture è veramente<br />
caratteristica. Ne ho disegnato<br />
un profilo da Rionero, città<br />
che resta alle falde orientali del<br />
monte; di là si scorge il lato più<br />
bello e più imponente dell’anfiteatro<br />
vulcanico”. Il massiccio<br />
vulcanico oggi si presenta<br />
morfologicamente dinamico<br />
nel suo aspetto esteriore man<br />
mano che lo si raggiunge o lo<br />
si avvicina con lo sguardo; si<br />
innalza isolato: cime e valloni,<br />
fossi e canaloni solcano queste<br />
terre consolidate.<br />
C’è chi sostiene che il vulcano Vultur, dio<br />
del fuoco, monte della Lucania, mirandolo<br />
da lontano assuma la tipica sagoma<br />
dell’avvoltoio (vultur) da cui anticamente<br />
prende il nome. Sono proprio i boschi,<br />
ubicati nella parte più alta del complesso<br />
montuoso, ad accentuare ancor più la<br />
conformazione orografica dell’area, ricca<br />
di profonde incisioni e piccoli fossi che<br />
drenano l’acqua a valle del monte marcando<br />
i confini di fazzoletti di terra.<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
39
Il viaggio itinerante<br />
La parola “itinerario”, nella<br />
sua eccezione più classica, viene<br />
sintetizzata come percorso<br />
di un viaggio.<br />
Pertanto non lasciatevi sfuggire<br />
l’occasione per essere protagonisti<br />
di un viaggio dalla<br />
meravigliosa scenografia offerta<br />
dalla natura dei luoghi,<br />
dal fascino di una terra antica,<br />
ricca di storia, di saperi e sapori,<br />
di colori e profumi.<br />
Allo scopo di favorire l’escursionismo<br />
itinerante quale<br />
mezzo per la diffusione di forme<br />
di turismo a basso impatto<br />
ambientale, vi proponiamo<br />
due itinerari della rete escursionistica<br />
regionale “Sentiero<br />
lucano” del CAI, meglio identificati<br />
con la sigla: SL n. 102<br />
che dai Lagni di Monticchio<br />
(Itinerario dei laghi), passando<br />
per Abbazia di San Michele,<br />
raggiunge le Fontane Piloni e<br />
dei Faggi e conduce al Monte<br />
Vulture (Sulle piste dei briganti<br />
di Crocco) e il SL n. 115<br />
e 118 che dal Museo di storia<br />
naturale del Vulture collocato<br />
nell’Abbazia di San Michele<br />
Arcangelo di Monticchio,<br />
passando per il Lago Grande<br />
di Monticchio, conduce alla<br />
Riserva Naturale Statale Grotticelle<br />
(Alla scoperta di endemismi<br />
e rarità).<br />
L’itinerario dei laghi<br />
Le ultime due bocche eruttive<br />
del Vúlture a 656 m di quota<br />
oggi ospitano due splendidi<br />
laghetti separati da un istmo:<br />
quello orientale è il minore (10<br />
ettari), quello occidentale è il<br />
maggiore e occupa un’area di<br />
40 ettari.<br />
Di fronte a questo paesaggio<br />
scatta immediata l’emozione<br />
per la bellezza dei luoghi e<br />
nessun visitatore può esimersi<br />
dall’effettuare il periplo dei<br />
due specchi d’acqua fino a toccare<br />
le acque gelide dei laghi.<br />
Seguendo l’andamento della<br />
vegetazione lacustre, in un ordine<br />
quasi sequenziale, dagli<br />
orli boscati più ampi del lago<br />
Grande si passa ai popolamenti<br />
di origine artificiale che, concentrati<br />
nella fascia più esterna<br />
dei laghi, rappresentano quella<br />
minima parte di territori della<br />
caldera rimboschiti con latifoglie<br />
più di mezzo secolo fa:<br />
pioppi (Populus alba, nigra e<br />
tremolo) e salici (Salix caprea)<br />
disposti a fasce concentriche<br />
si spingono verso gli argini più<br />
interni del lago. In prossimità<br />
delle rive umide ed acquitri-<br />
40 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
nose i saliconi lasciano il posto<br />
alla cortina palustre, una<br />
popolazione di canne suddivisa<br />
in due cinture discontinue,<br />
una più esterna di fragmiteto<br />
(Phragmites communis), che<br />
si spinge compatta nella parte<br />
meridionale dello specchio<br />
d’acqua, e una più interna e<br />
più bassa di tifeto (Typha latifolia),<br />
associato a scirpi (Scirpus<br />
lacuster), giunchi (Juncus acutus,<br />
J. effussus, ecc.) e ad altre<br />
numerose specie, che avvolgono<br />
la parte restante del lago. A<br />
ridosso di queste fusciacche la<br />
vegetazione stagnante prende<br />
possesso delle sponde sommerse<br />
meno acclivi del lago; i<br />
lamineti (Potamogeton natans)<br />
frammisti alla vegetazione<br />
sommersa offrono rifugio alla<br />
considerevole avifauna acquatica<br />
e costituiscono una fonte<br />
di nutrimento per l’ittofauna<br />
(carpe, tinche, triotti, persici,<br />
ecc.). Ma a dominare la scena<br />
è la rilevante formazione di<br />
piante a foglia galleggiante<br />
costituita essenzialmente da<br />
distese di ninfea bianca (Nymphaea<br />
alba) a cui si alternano<br />
ceratofilli e miriofilli.<br />
Percorrendo le sponde a nord<br />
del grande lago si scorge la<br />
presenza di un’altra rarità: sparuti<br />
gruppo di cipresso calvo<br />
(Taxodium dystichum) d’autunno<br />
tingono di rosso vermiglio<br />
i terrapieni delle rive del lago<br />
con le radici immerse nelle acque<br />
quiete.<br />
Lasciando il lago Grande è<br />
quasi naturale continuare il<br />
periplo – effettuabile anche in<br />
barca – del lago Piccolo: qui la<br />
vegetazione è ridotta ad una<br />
sottile striscia, opportunamente<br />
rinvigorita negli anni scorsi<br />
con una ricca varietà di specie<br />
quali l’ontano nero, l’ontano<br />
napoletano, l’olmo pumilia, il<br />
pioppo bianco, il salice, il cerro,<br />
il tiglio selvatico, l’ippocastano,<br />
il sorbo degli uccellatori, la<br />
noce, il corniolo, il nocciolo, la<br />
robinia, l’ailanto, l’acero campestre,<br />
l’acero di monte, l’acero<br />
napoletano, l’acero minore,<br />
l’acero fico o italico.<br />
Molte di queste specie, in<br />
compagnia dell’orniello (Fraxinus<br />
ornus), del bagolaro (Celtis<br />
australis) e di una miriade di altre<br />
specie arboree e arbustive,<br />
dimorano stanche all’interno<br />
del relitto arboreto, che si spinge<br />
a valle della badia raggiungendo<br />
frammentato i Ruderi<br />
dell’Abbazia Benedettina di<br />
Sant’Ippolito situati sull’istmo<br />
che separa i due laghi.<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
41
A questo punto, risalendo il<br />
pendio, si giunge alla sacra<br />
lecceta e da qui all’Abbazia di<br />
San Michele Arcangelo.<br />
Percorrendo in silenzio la navata<br />
centrale della chiesa si raggiunge<br />
la loggia principale e,<br />
in prossimità della grande finestra,<br />
si aprirà immensa la vista<br />
sui due laghetti ornati di flora.<br />
Questo rappresenta il punto<br />
ideale per osservare la strana<br />
dicromia che la vegetazione<br />
sommersa crea all’interno degli<br />
specchi d’acqua.<br />
Lo scenario è degno della divina<br />
sorgente venerata fin oltre il<br />
medioevo dai monaci basiliani.<br />
Vista dal cielo - Il Genius loci, ossia lo spirito del luogo che da secoli vive e si rifugia negli anfratti<br />
della Rupe di San Michele.<br />
Il lago Grande di Monticchio rappresenta il luogo più a sud dell’emisfero dove poter trovate le<br />
ninfee bianche che d’estate si agghindano a festa.<br />
42 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
E proprio nel cuore del Vúlture, nel bel mezzo del Grande lago, che uno sparuto gruppo di Folaghe<br />
si ricorrono.<br />
Questo versante del Monte San Michele costituisce un paesaggio a sé rispetto agli ambienti<br />
circostanti: lo contraddistingue una maestosa badia ed una copiosa vegetazione boschiva che si<br />
specchiano nelle acque gelide del più piccolo dei due laghi.<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
43
Sulle piste dei briganti di<br />
Crocco<br />
Lasciando i bordi antropizzati<br />
del più piccolo dei due laghi<br />
vulcanici e proseguendo il<br />
viaggio si risale la Rupe di San<br />
Michele e, dopo una ripida salita,<br />
ci si imbatte in una formazione<br />
artificiale di abeti (Abies<br />
alba) che da anni fanno compagnia<br />
ai secolari faggi (Fagus<br />
sylvatica), i quali a loro volta<br />
rinnovano da tempi remoti amplessi<br />
con i cerri autoctoni.<br />
Più su un nucleo di lecci (Quercus<br />
ilex), radicati sulla brulla<br />
parete rocciosa esposta a sud<br />
nel catino dei laghi, costituisce<br />
la formazione di massima importanza<br />
ecologica dell’intero<br />
massiccio vulcanico.<br />
Per scoprire questo luogo di<br />
grande suggestione basta percorrere<br />
il breve itinerario che<br />
dall’Abbazia sale fino alle Grotte<br />
di Crocco in compagnia del<br />
Genio del Vúlture.<br />
Perché, badate, è proprio qui<br />
che il Genio vive, è qui che assume<br />
le molteplici sembianze.<br />
A volte lo si ravvisa negli animali<br />
che lo animano, altre volte<br />
lo si avverte nell’elce amico,<br />
elemento di congiunzione con<br />
il sacro luogo, la sintesi dei<br />
principi primigeni: aria, acqua,<br />
terra e fuoco che questo luogo<br />
rendono suggestivo.<br />
Tutti coloro che, nel corso dei<br />
secoli, hanno avuto modo di<br />
venire a contatto con la scenografia<br />
naturale del luogo,<br />
ne sono rimasti fulminati, avvertendo<br />
quasi una misteriosa<br />
presenza, lo Spirito del luogo,<br />
il Genius loci del bosco al cospetto<br />
dell’Arcangelo Michele.<br />
Infatti, ancora prima che l’uomo<br />
animasse questi luoghi,<br />
il genio si è accasato in queste<br />
cavità compenetrato nelle<br />
piante e negli animali del luogo<br />
e, delimitato questo territorio,<br />
lo ascrisse a propria dimora…<br />
A rendere ancora più suggestivo<br />
il posto, è l’assonanza che<br />
esiste tra il leccio e gli antichi<br />
ed odierni abitanti di questo<br />
luogo orograficamente inospitale.<br />
In tempi a noi lontani il<br />
leccio risalì la Rupe del Monte<br />
San Michele, si insediò fra gli<br />
anfratti di roccia vulcanica e<br />
stranamente vi trovò il suo habitat<br />
ideale; così fecero pure i<br />
monaci Basiliani che, fuggiti<br />
dall’Impero d’Oriente, già nel<br />
X secolo attribuirono a questo<br />
sito un valore particolare riconosciuto<br />
solo ai luoghi tipici<br />
della vita.<br />
Successivamente anche i pa-<br />
44 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
dri Benedettini si rifugiarono in<br />
questi luoghi per trovare eremi<br />
sicuri “nell’alta caverna del<br />
Vúlture, a piombo sul cratère,<br />
forse già sacra al dio tonante<br />
del paganesimo, ove tanti<br />
occhi dovevan poi credere di<br />
aver visto apparire, calpestante<br />
il terribile drago, la giovine luminosa<br />
immagine dell’angelo<br />
guerriero custode de’ cieli;…”<br />
(da La badia di Monticchio -<br />
Giustino Fortunato).<br />
E, ancora, i Cappuccini e i frati<br />
Francescani ospitarono nel<br />
bianchissimo convento, i briganti<br />
di Calitri: il buono Angelo<br />
del Duca, detto per vezzo<br />
Angiolillo e il Crudele Peppe<br />
Russo. Più tardi Pasquale Giordano,<br />
di Rionero, alias Bufaletto<br />
e l’amico non amico, Maso<br />
Ammaccapane, prima, Carmine<br />
Crocco, Ninco Nanco e il<br />
“Caino” Caruso poi, fecero di<br />
questi dirupi il loro quartier generale.<br />
La vetusta lecceta della rupe,<br />
sopravvissuta all’incendio del<br />
1749, è testimone antica di<br />
guerre sociali, di tradimenti e di<br />
eventi di resistenza, e solo essa<br />
è in grado di capire perché frequentatori<br />
noti e meno noti si<br />
assegnarono a dimora questo<br />
angolo impervio del mondo,<br />
abbarbicata com’è da secoli<br />
sulla Rupe di roccia lavica a cingere<br />
come una corona di alloro<br />
la bianca e maestosa badia.<br />
Dove un tempo osarono frati,<br />
briganti ed avvoltoi, più tardi<br />
il falco pellegrino (Falco peregrinus),<br />
proprio su queste rocce<br />
affioranti, preferì nidificare.<br />
Qui, negli anfratti più inaccessibili<br />
il raro gufo reale (Bubo<br />
bubo) ancora si riproduce; qui,<br />
al caldo delle rocce esposte a<br />
sud la vipera (Vipera aspis) è al<br />
contempo preda e predatore;<br />
qui, tra le cavità la faina (Martes<br />
foina) e il gatto selvatico (Felis<br />
silvestris silvestris) trovano riparo<br />
diurno.<br />
Qui osano i rapaci (aquile e falchi<br />
lanari) e gruppi sparuti di<br />
cinghiali (Sus scrofa) frequentano<br />
coraggiosi questi luoghi<br />
impervi, sicuri che mai nessun<br />
cane segugio oserà stanarli nei<br />
dirupi protetti dal Genio del<br />
luogo. Ebbene, è proprio in<br />
questa zona rupicola che continuano<br />
a vivere piante singolari<br />
e rarità faunistiche di straordinario<br />
valore.<br />
Dagli affioramenti di lava, posti<br />
a loggia sull’Abbazia, la vista<br />
del cratere è grandiosa, con lo<br />
sguardo è facile marcare i confini<br />
della splendida faggeta,<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
45
quasi a ricucire i tre tronconi di<br />
soprassuolo reduci di una unica<br />
popolazione che dalla località<br />
Li Terzi attraversa la Mancusa<br />
dei Faggi e si spinge fin sotto il<br />
Pizzuto di Melfi, interrotta solo<br />
in prossimità della Rupe di San<br />
Michele dove cede le rocce rupestri,<br />
a lei indigeste, al mitico<br />
leccio.<br />
Dopo il panoramico girotondo<br />
e i consueti richiami di echi<br />
dall’altura della rupe il viaggio<br />
può continuare e, per chi vuole<br />
portarsi ancora più su, il paesaggio<br />
vegetale e il panorama<br />
sono di quelli magici.<br />
Riprendendo il cammino verso<br />
le quote superiori ci si imbatte<br />
nella splendida faggeta,<br />
sopravvissuta al dissennato<br />
disboscamento che, operato<br />
nei secoli scorsi all’interno del<br />
teatro dei laghi, ha interessato<br />
i rilievi di Serr’Alto e Cozza<br />
pelata. La fitta fustaia di faggio<br />
(Fagus sylvatica) di origine naturale,<br />
composta da vigorosi<br />
esemplari, costituisce una fitocenosi<br />
di rilevante interesse<br />
ecologico per la inusuale localizzazione<br />
altimetrica di una<br />
parte cospicua di essa. Il popolamento<br />
si estende, infatti,<br />
per circa trecento ettari tra il<br />
limite inferiore della cerreta e<br />
il Laghi di Monticchio a quota<br />
656 m sul livello del mare. Proprio<br />
a questa quota, in località<br />
Mancusa dei Faggi, la faggeta<br />
occupa una fascia altimetrica<br />
inferiore rispetto alla cerreta,<br />
determinando una vera e<br />
propria inversione delle fasce<br />
vegetazionali, legata appunto<br />
all’azione termoregolatrice dei<br />
laghi che crea un microclima<br />
locale che simula condizioni tipiche<br />
di quote assai maggiori.<br />
Attraversando la foresta originaria<br />
di cerro (Quercus cerris)<br />
che nel versante sud est di Solagna<br />
dei Piloni circonda quasi<br />
completamente il nucleo di<br />
faggeta si giunge in cima a ridosso<br />
della settima meraviglia<br />
perduta: l’abetina femmina.<br />
Più a valle le querce lasciano<br />
il posto ai castagni (Castanea<br />
sativa), giovani cedui artificiali<br />
e vecchie fustaie naturali dimorano<br />
da secoli sui versanti<br />
del cono vulcanico. Degli estesi<br />
soprassuoli di castagno che<br />
nei secoli scorsi popolavano<br />
le pendici del Vúlture, fino a<br />
spingersi ai margini del greto<br />
dell’Ofanto, oggi ne ritroviamo<br />
a mala pena un paio di migliaia<br />
sopravvissuti al cancro devastatore<br />
e alle incurie delle genti.<br />
Dalla pendice esposta a nord<br />
46 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
del Pizzuto di Melfi (1326 m.<br />
s.l.m.), luogo eminente per immensità<br />
e altitudine, guardando<br />
tra i tronchi degli abeti flagellati<br />
dalla neve, la vista corre<br />
lontano verso nord est, oltre<br />
l’antica cittadina normanna, oltre<br />
La Bicocca, oltre la Piana di<br />
San Nicola di Melfi, per fermarsi<br />
nelle terre di Puglia, all’altezza<br />
del santuario garganico<br />
dove riposa il comune Angelo<br />
“intercessore”, Santus Michael<br />
Arcangelus.<br />
Dalla terrazza lavica di località Scalone, con l’ausilio della sola vista è possibile rincorrere l’andamento<br />
della vegetazione lacustre che si muove in girotondo tutt’intorno ai due specchi d’acqua<br />
fino a toccare con gli occhi le acque gelide dei laghi.<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
47
Gli insediamenti monastici<br />
Sulla stretta lingua di terra che<br />
separa i due laghi di Monticchio<br />
scorgiamo le rovine<br />
dell’Abbazia di Sant’Ippolito<br />
risalente all’epoca paleocristiana<br />
(X secolo). Dell’antico<br />
edificio di culto sono vive ancora<br />
oggi le testimonianze<br />
della presenza di comunità di<br />
Basiliani prima e di Benedettini<br />
poi. Questi ultimi nell’XI secolo<br />
edificarono sull’impianto<br />
basiliano un secondo luogo di<br />
culto e un secolo più tardi una<br />
terza struttura ecclesiastica. Il<br />
terremoto del 1456 distrusse<br />
l’abbazia posta tra i laghi, che<br />
da allora fu abbandonata definitivamente.<br />
Addossata alla<br />
Rupe del Monte San Michele<br />
a picco sul lago Piccolo scorgiamo<br />
l’Abbazia di San Michele<br />
Arcangelo, sorta intorno ad<br />
alcune grotte abitate dai Basiliani<br />
nel X secolo; a loro subentrarono,<br />
nel secolo successivo,<br />
i Benedettini. Dopo il crollo<br />
dell’Abbazia di Sant’Ippolito<br />
ed al conseguente abbandono<br />
definitivo di Monticchio da<br />
parte dei Benedettini, alcuni<br />
monaci Agostiniani si raccolsero<br />
intorno all’antico cenobio<br />
basiliano e vi restarono fino al<br />
1500.<br />
A partire dal 1608, dopo un<br />
breve periodo di abbandono,<br />
nell’abbazia si insediarono i<br />
Cappuccini. I frati iniziarono<br />
i lavori di ristrutturazione ed<br />
ampliarono l’eremo conse-<br />
La sacra grotta della rupe custodisce la statua lignea di San Michele e gli affreschi di stile bizantino<br />
raffiguranti l’immagine della Vergine e del Cristo.<br />
48 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
Poco più a valle dimorano stanche le rovine della millenaria Abbazia di Sant’Ippolito.<br />
gnandoci la configurazione attuale<br />
del complesso. Nel 1866,<br />
a seguito della sospensione<br />
delle corporazioni religiose<br />
da parte dello Stato italiano,<br />
i Cappuccini abbandonarono<br />
Monticchio. L’ultimo restauro<br />
è stato effettuato dopo il terremoto<br />
del 1980. La strada che,<br />
alla fine dell’istmo, piega verso<br />
nord-ovest conduce alle frazioni<br />
di Monticchio Bagni, Monticchio<br />
Sgarroni e S. Vito. Poco<br />
più a monte la strada conduce<br />
al bosco di Grotticelle all’interno<br />
del quale da secoli frassini<br />
e falene replicano la magica<br />
simbiosi.<br />
Alla scoperta di endemismi e<br />
rarità<br />
Per gli escursionisti più tenaci<br />
non può mancare una digressione<br />
verso il bosco delle Grotticelle.<br />
L’area boscata, ammantata<br />
da una ricca vegetazione<br />
composta principalmente di<br />
querce, carpini e frassini, si<br />
estende su una superficie di<br />
209 ettari allocati sui versanti<br />
occidentali del Vulture che si<br />
affacciano sul fiume Ofanto e<br />
sulla Fiumara di Atella.<br />
L’ambiente presenta una flora<br />
e un’entomofauna con aspetti<br />
ed elementi asiaticobalcanici<br />
di notevole interesse scientifico<br />
per la quale il Ministero<br />
dell’Agricoltura e della Foresta<br />
emanò un provvedimento con<br />
il quale nel 1971 istituì l’omonima<br />
Riserva Naturale Orientata<br />
dello Stato di Grotticelle,<br />
primo e unico esempio di area<br />
creata per la protezione di una<br />
farfalla l’Acanthobrahmaea europaea<br />
o Bramea europea, una<br />
falena sulla quale incombe il<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
49
pericolo di estinzione. La grande<br />
farfalla notturna (7,5 cm di<br />
apertura alare) dall’elegante<br />
livrea a tinte molto sobrie con<br />
vistosi e variegati disegni alari<br />
rappresenta, tra i lepidotteri,<br />
l’endemismo più raro e famoso<br />
d’Italia ed è l’unico esemplare<br />
in tutta Europa di una Famiglia<br />
(Brameidi) composta da solo 5<br />
generi divisi in una decina di<br />
specie consimili e anch’esse<br />
per lo più rare diffuse in Asia e<br />
in Africa Centrale.<br />
La Bramea Europea fu scoperta<br />
dall’entomologo altoatesino<br />
Federico Hartig nel 1963 dopo<br />
un lungo periodo di ricerca.<br />
La sua presenza è indissolubilmente<br />
legata al Frassino orientale<br />
(Fraxinus oxycarpa) e al ligustro.<br />
Il bruco della bramea si<br />
nutre di foglie e, in particolare,<br />
di quelle di Frassino orientale,<br />
pianta di origine balcanicoorientale<br />
che costituisce un altro<br />
endemismo dell’area.<br />
Sarà improbabile incontrare<br />
vis-à-vis questa falena in quanto<br />
compare, purtroppo, solo<br />
una volta l’anno a fine inverno<br />
(tra fine di marzo e la metà di<br />
aprile) e per brevissimi periodi,<br />
infatti lo sfarfallamento è limi-<br />
50 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
tato a poche ore nella notte: i<br />
maschi volano dal crepuscolo<br />
fino alle 21, mentre le femmine<br />
si muovono dalle 20 alle 23<br />
in un’areale limitato e strettamente<br />
circoscritto.<br />
Al ricercatore Hartig, che condusse<br />
ricerche pluriennali sul<br />
Vulture finalizzate allo studio<br />
degli insetti delle zone vulcaniche,<br />
si devono altri rinvenimenti<br />
in campo entomologico,<br />
infatti, oltre alla sopracitata falena,<br />
individuò nella parte alta<br />
del Monte Vulture un’altra rarità<br />
la cosiddetta “Vulturina”,<br />
farfalla che si riteneva presente<br />
solo presso Zermatt in Svizzera,<br />
a 2800 m di altitudine (mentre<br />
la vetta del Vulture non supera<br />
i 1326 m s.l.m.).<br />
Per chi vuole approfondire lo<br />
studio sulle peculiarità naturalistiche,<br />
sugli endemismi,<br />
sulle specie rare e protette del<br />
Vulture non può che recarsi e<br />
visitare il Museo di storia naturale<br />
del Vulture, realizzato dalla<br />
Provincia di Potenza e collocato<br />
all’interno dell’Abbazia<br />
di San Michele Arcangelo di<br />
Monticchio.<br />
Curiosità:<br />
Il complesso del Vúlture costituisce<br />
un settore territoriale caratteristico<br />
e peculiare. Dato il rilevante<br />
interesse paesaggistico<br />
nel tempo sono state emanate<br />
alcune norme per la sua protezione.<br />
Il Lago Piccolo e l’annesso<br />
patrimonio forestale sono divenuti,<br />
con D.P.G.R. n.1183 del<br />
1984, Riserva Naturale Regionale<br />
Lago Piccolo di Monticchio<br />
per una estensione di circa 187<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
51
52 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
ha. Il disegno di legge dell’istituendo<br />
Parco Naturale Regionale<br />
del Vúlture è stato approvato<br />
dalla Giunta Regionale di<br />
Basilicata e passerà, si spera in<br />
tempi brevi, all’approvazione<br />
del Consiglio Regionale.<br />
Torre degli Embrici<br />
Rionero in Vulture è città risalente<br />
all’epoca romana, come<br />
testimonia la presenza di alcune<br />
ville che la Sopraintendenza<br />
ai beni archeologici ha<br />
portato alla luce nella zona<br />
“Torre degli Embrici“. Numerosi<br />
ritrovamenti sono stati<br />
rinvenuti negli scavi effettuati<br />
anche nei pressi dell’abitato.<br />
Un interessante tronco di statua<br />
in marmo bianco a grana<br />
fine, del primo secolo avanti<br />
Cristo, raffigurante Afrodite,<br />
che richiama l’Afrodite di Arles,<br />
in cui la dea prelude nella<br />
parziale nudità all’Afrodite<br />
di Cnidia, è stato rinvenuto a<br />
Torre degli Embrici. Il tronco di<br />
statua è proprietà del Comune<br />
di Rionero ed è conservato<br />
presso la Biblioteca Comunale<br />
nel Palazzo Fortunato, ove<br />
si conservano anche due epigrafe<br />
funerarie di età romana,<br />
una relativa alla famiglia Iulia,<br />
l’altra alla famiglia Anicia, nonché<br />
una cornice architettonica<br />
con ovuli a gocce del primo<br />
secolo dopo Cristo. Sempre<br />
a Torre degli Embrici nel 1995<br />
sono venute alla luce strutture<br />
murarie pertinenti ad un grande<br />
complesso rurale dell’età<br />
romana.<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
53
Le ricchezze del territorio<br />
L’Aglianico del Vulture<br />
“Sul Vulture d’Apulia, sfuggito<br />
al controllo di Pullia, mia nutrice,<br />
e sommerso dal sonno<br />
dopo il gioco, colombe misteriose<br />
mi ricopersero, fanciullo,<br />
di frondi...”.<br />
[Orazio]<br />
Il Vulture è un’area geografica,<br />
da sempre, votata alla produzione<br />
di pregiati prodotti agricoli,<br />
quale l’Aglianico del Vulture,<br />
autentico orgoglio della<br />
viticoltura lucana.<br />
Il vitigno Aglianico venne introdotto<br />
dai greci, ma fu in questa<br />
zona che trovò la sua patria<br />
ideale, raggiungendo le condizioni<br />
ideali per dare vita a vini<br />
dalle caratteristiche uniche.<br />
Tale vitigno, infatti, si è dimostrato<br />
capace di sfruttare al<br />
meglio le caratteristiche minerali<br />
del terreno nonché il clima<br />
pedemontano, con vigneti che<br />
sulle pendici del Vulture superano<br />
anche i 600 metri di altitudine.<br />
Come già accennato, il prodotto<br />
finale, derivante da tale<br />
tradizione viticola, è l’Aglianico<br />
del Vulture, un vino rosso<br />
di grande personalità, che<br />
nell’ anno 1971 ha ottenuto il<br />
riconoscimento della denominazione<br />
d’origine controllata<br />
(DOC) e nel 2010 la denominazione<br />
di origine controllata<br />
e garantita come Aglianico del<br />
Vulture Superiore.<br />
Il suo essere?<br />
Vigoroso e profumato. Provare<br />
per credere!!<br />
Le acque minerali del Vulture<br />
Il Vulture presenta sorgenti che<br />
da millenni rappresentano un<br />
immenso bacino idrominerario.<br />
Dalle sue viscere sgorgano<br />
quelle acque minerali acidule,<br />
il cui sfruttamento assicura, da<br />
oltre cento anni, lo sviluppo di<br />
un rinomato gruppo di industrie<br />
d’imbottigliamento.<br />
La montagna abbonda di sorgenti,<br />
in media fra i 400 e i 600<br />
metri.Ve n’è però anche di molto<br />
elevate, fino a 1049 metri. I<br />
materiali vulcanici forniscono<br />
alle acque sorgive una naturale<br />
effervescenza, che è diventata<br />
una delle caratteristiche più<br />
apprezzate dal mercato nazionale<br />
e da quello estero.<br />
Le acque minerali di questa<br />
zona vengono consumate per<br />
le loro particolari proprietà te-<br />
54 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
AZIENDA AGRICOLA<br />
DONATO D’ANGELO<br />
Via Padre Pio, 10 Rionero in Vulture (PZ)<br />
Tel|fax: +39 0972 724602 - info@agrida.it<br />
www.donatodangelo.it<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
55
apeutiche e curative oltre che<br />
per il gradevole gusto leggermente<br />
frizzante. Limpide, incolori,<br />
di sapore leggermente<br />
acidulo e gradevole, vengono<br />
raccolte e imbottigliate con<br />
moderne attrezzature e commercializzate<br />
sia in Italia che<br />
all’estero.<br />
L’olio<br />
Simbolo della civiltà mediterranea,<br />
non possiamo non citare<br />
l’Olivo, fiero abitante del Vulture.<br />
Gli uliveti, che si estendono<br />
lungo il pendio collinare del<br />
Monte Vulture e nella cui diffusione<br />
un ruolo determinante fu<br />
quello dei monaci benedettini,<br />
consentono il raggiungimento<br />
di livelli di eccellenza nella produzione<br />
oleicola, grazie alle<br />
loro caratteristiche che perfettamente<br />
si adattano al luogo.<br />
La cultivar più diffusa è l’Ogliarola,<br />
una varietà che sfrutta al<br />
meglio le proprietà dei terreni<br />
vulcanici, proprietà che contribuiscono<br />
alla produzione di<br />
un olio extra-vergine d’ oliva<br />
eccellente, dalla colorazione<br />
di un intenso dorato, dal profumo<br />
fresco di frutto maturo e<br />
dal gusto dolce e fruttato.<br />
Tutte queste caratteristiche<br />
organolettiche, che rendono<br />
tale prodotto di ottima qualità,<br />
speciale e sopraffino, hanno il<br />
loro punto di forza in un’ attività<br />
frantoiana che, egregiamente,<br />
è in grado di valorizzare la<br />
forza della tradizione.<br />
Per essere riassuntivi: l’olio extra-vergine<br />
di oliva , da queste<br />
parti, è frutto di un accordo armonico<br />
tra vari fattori!<br />
56 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
Tradizioni enogastronomiche<br />
Lagh’n ch’ la m’ddic’<br />
Lagane con la mollica di pane<br />
Ingredienti:<br />
600 gr. di lagane, 12 acciughe<br />
ben nettate, aglio, olio, peperoncino<br />
q.b., mollica di pane<br />
sbriciolata, prezzemolo<br />
Preparazione:<br />
Soffriggete in una padella,<br />
l’olio con due spicchi di aglio<br />
(che poi toglierete), un peperoncino<br />
spezzettato e le acciughe<br />
ridotte in pezzi. Lessate le<br />
lagane in abbondante acqua<br />
salata. Quando esse risulteranno<br />
quasi cotte, aggiungete<br />
alle acciughe la mollica sbriciolata,<br />
il prezzemolo tritato e<br />
fate tostare il tutto per qualche<br />
istante. Colate le lagane e versatele<br />
nella padella, mescolando<br />
bene al soffritto precedentemente<br />
ottenuto.<br />
La mustard’<br />
La mostarda (marmellata di uva)<br />
Ingredienti:<br />
1 Kg. di bucce spolpate di uva<br />
aglianico, 800 gr. di zucchero<br />
Preparazione:<br />
Selezionate dai grappoli di uva<br />
aglianico gli acini più grossi e<br />
Per mamme in attesa e bimbi in crescita<br />
Via Zona Artigianale - Rionero in Vulture (PZ)<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
57<br />
Tel. 0972.723830 - Fax 0972.722142 - www.iobimbo.it - rionero@iobimbo.it
staccateli dai raspi. Premeteli<br />
in una scodella avendo cura<br />
di separare bene la polpa e i<br />
vinaccioli (semi) dalle bucce, riponendoli<br />
in due recipienti diversi.<br />
A questo punto, versate<br />
le bucce in un tegame dai bordi<br />
alti, aggiungete lo zucchero<br />
e il mosto ricavato dalla polpa<br />
precedentemente scolata.<br />
Mettete sul fuoco e mescolate<br />
continuamente in modo che<br />
non attecchisca al fondo e alle<br />
pareti della pentola. Proseguite<br />
la cottura, fino a quando la<br />
marmellata non abbia raggiunto<br />
la giusta consistenza. Lasciate<br />
intiepidire e conservatela in<br />
vasetti di vetro, ermeticamente<br />
chiusi.Questa gustosissima<br />
marmellata rappresentava nel<br />
passato il “dolce” dei nostri<br />
nonni e genitori e viene tuttora<br />
consumata, sia a colazione,<br />
che a merenda, oltre ad essere<br />
un ingrediente fondamentale<br />
per la preparazione degli squisiti<br />
dolci.<br />
Pàn’ cutt all’arnurés’<br />
Pane cotto alla rionerese<br />
Il pane cotto deve la sua particolare<br />
importanza nella cucina<br />
tradizionale rionerese in<br />
FORNITURE ELETTRICHE<br />
ILLUMINOTECNICA<br />
S.r.l.<br />
SOCIETÀ UNIPERSONALE<br />
S.S. 93 (bivio Monticchio)<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE (PZ)<br />
Tel. 0972.721506 - Fax 0972.721302<br />
ele.meridionale@gmail.com<br />
58 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
quanto alimento semplice ma<br />
sostanzioso e per questo usato<br />
come “pappa” per i bambini.<br />
Ingredienti:<br />
corteccia di pane, olio, aglio,<br />
sale q.b.<br />
Preparazione:<br />
Lasciate bollire in acqua salata<br />
con uno spicchio d’aglio del<br />
pane casereccio raffermo e, a<br />
cottura ultimata, scolatelo e<br />
conditelo con olio extra vergine.<br />
I mastazzul’ ch’ lu vin’ cutt<br />
Mostaccioli col vino cotto<br />
Ingredienti:<br />
500 gr. di vino cotto, 400 gr.<br />
di zucchero, 1 busta di cacao<br />
amaro, 1 busta di cacao dolce,<br />
1 cucchiaio raso di cannella,<br />
1 bicchiere di olio di oliva,<br />
1 cucchiaio di caffè in polvere,<br />
1 busta di lievito, una buccia<br />
grattugiata di mandarino, farina<br />
quanta se ne riceve, 200 gr.<br />
di mandorle tostate<br />
Preparazione:<br />
In una grossa scodella versate<br />
il vino cotto, lo zucchero, il cacao,<br />
la cannella, l’olio, il caffè<br />
in polvere, la buccia di mandarino,<br />
le mandorle tostate e<br />
poco per volta la farina.<br />
Lavorate ben bene gli ingredienti<br />
con un cucchiaio di legno,<br />
fino ad ottenere una pasta<br />
omogenea e non troppo<br />
dura, quindi incorporate il lievito<br />
ed amalgamatelo alla pasta.<br />
Da essa ricavate dei pezzi<br />
allungati che schiaccerete e<br />
taglierete a forma romboidale.<br />
Ungete e infarinate la teglia<br />
da forno e disponetevi i rombi<br />
avendo cura di distanziarli per<br />
evitare che si attacchino. Infornate<br />
a 150 °C per una decina di<br />
minuti circa.<br />
Pap’rìn’j chijn’<br />
Peperoni ripieni<br />
Ingredienti:<br />
8 peperoni, 300 gr. di mollica<br />
di pane raffermo, 100 gr. di<br />
formaggio pecorino, 50 gr. di<br />
filetto d’acciuga, 1 spicchio<br />
d’aglio, prezzemolo, sale q.b.,<br />
olio d’oliva<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
59
Preparazione:<br />
svuotate i peperoni, togliendo<br />
anche il torsolo.<br />
Per il ripieno: in una scodella<br />
in cui avrete riposto l mollica<br />
di pane raffermo sbriciolata,<br />
aggiungete le acciughe, l’aglio<br />
e il prezzemolo sminuzzati. Impastate<br />
per bene il tutto con<br />
olio d’oliva. Riempite con delicatezza<br />
i peperoni con il composto<br />
ottenuto. Disponeteli in<br />
una teglia da forno, irrorateli<br />
con un filo d’olio, salate e fateli<br />
cuocere a 180 °C per circa<br />
mezz’ora. Servite la pietanza<br />
tiepida o fredda.<br />
N.B. se i peperoni non sono<br />
eccessivamente grandi, possono<br />
essere anche fritti in padella<br />
con coperchio.<br />
Ricette tratte dal libro “Sapori …per non dimenticare. Cultura e<br />
storia gastronomica del Vulture” di Rosanna Volonnino Sperduto<br />
60 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
WHITE<br />
STATION<br />
BAR BUFFET STAZIONE srl<br />
Piazzale Stazione Rionero in Vulture (PZ)<br />
Tel. 0972.721154<br />
<strong>RIONERO</strong><br />
- whitestationrionero@gmail.com<br />
IN VULTURE<br />
61
COME RAGGIUNGERCI<br />
In Auto:<br />
da Napoli: Autostrada A16 Napoli-Bari fino a Candela; direzione<br />
Potenza percorrendo la S.S. 658 (Superstrada dell’Aglianico),<br />
uscita Rionero in Vulture.<br />
da Bari: Autostrada A16 Bari-Napoli fino a Candela direzione Potenza<br />
percorrendo la S.S. 658 (Superstrada dell’Aglianico), uscita<br />
Rionero in Vulture.<br />
da Salerno: Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria fino a Sicignano;<br />
direzione Potenza Basentana, uscita Melfi-Foggia sulla<br />
S.S. 658 (Superstrada dell’Aglianico), uscita Rionero in Vulture.<br />
In Treno:<br />
Ferrovie dello Stato, linea Potenza – Foggia, stazione di Rionero<br />
in Vulture- Atella- Ripacandida.<br />
In Aereo:<br />
Aeroporto di Napoli Capodichino, a 100 m. di auto per Rionero<br />
in Vulture.<br />
Aeroporto di Bari Palese a 80 min. di auto per Rionero in Vulture.<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE (PZ)<br />
Vivaio: Via Potenza S.S. 93 km. 82<br />
Sede Legale: Piazza della Vittoria, 7<br />
Tel. 333.8218568<br />
www.vivai-mazzucca.it<br />
vivai mazzucca antonio<br />
62 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
numeri telefonici<br />
Comune di Rionero in Vulture<br />
Via R. Ciasca - tel. 0972.729111<br />
Polizia Municipale<br />
tel. 0972.729212<br />
Guardia Medica ASP<br />
Via Madre Miradio della Provvidenza - tel. 0972.773960<br />
Comando Carabinieri<br />
Via Roma - tel. 0972.721003<br />
Comando Corpo Forestale<br />
Via Galliano - tel. 0972. 721039<br />
Comando Guardia di Finanza<br />
Via Preziuso - tel. 0972.721167<br />
Pro Loco Rionero<br />
(per informazioni turistiche e visite guidate) - tel. 0972. 724284<br />
Centro Sociale<br />
Via Fiera - tel. 0972.725042<br />
Farmacia Cervone<br />
Piazza Giustino Fortunato - tel. 0972.721543<br />
Farmacia Papa<br />
Via N. Sauro, 29 - tel. 0972. 721367<br />
Farmacia Del Prete Giuseppina<br />
Località Monticchio Bagni - tel. 0972.731170<br />
<strong>RIONERO</strong> IN VULTURE<br />
63
Si ringrazia:<br />
il sindaco Luigi Di Toro<br />
l’assessore Maria Pinto<br />
l’assessore Teresa Di Lucchio<br />
l’assessore Mauro Nardozza<br />
l’ufficio commercio e attività produttive Giuseppe Archetti<br />
La segreteria del sindaco Ferdinando Di Giacomo<br />
Per i testi si ringrazia:<br />
Maria Michela Pinto<br />
Teresa Di Lucchio<br />
Gabriele Larotonda<br />
Ferdinando Di Giacomo<br />
Albino Grieco Dr. Forestale Paesaggista<br />
Cristian Strazza<br />
Andrea Gerardi<br />
Luisa Lovaglio<br />
Roberto Pallottino<br />
Rosanna Volonnino<br />
Per le foto si ringrazia:<br />
Giovanni Marino<br />
Antonio Sicuro<br />
Michele Volonnino<br />
Raffaele Pace – SkryDrone Aerial Imaging<br />
Finito di stampare nel mese di febbraio 2017<br />
per conto della MP s.r.l. - Senise (Pz)<br />
Vietata la riproduzione totale o parziale di loghi, testi e foto.<br />
Tutti i diritti sono riservati.<br />
Impaginazione grafica e stampa:<br />
Grafica 080 srl - Modugno (Ba)<br />
64 <strong>RIONERO</strong> IN VULTURE
SUPERGEST<br />
S.R.L.S.<br />
Via G. Amendola, 1 - Rionero in Vulture (PZ)<br />
Tel. 0972.723441 - 342.5400565 - 348.5626642<br />
supergestsrls@gmail.com etèMaxistore
Osteria<br />
Vecchio Cortile<br />
- Famiglia Cammarota -<br />
Via Luigi La Vista, 23 - Rionero In Vulture (PZ)<br />
Tel.0972.724664 - 340.7007068<br />
osteriavecchiocortile@hotmail.it