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Mozione_Orlando_Unire_l'Italia_unire_il_PD

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E dobbiamo riuscire a compiere un cambiamento più profondo, come suggerito dagli Stati generali<br />

dell’esecuzione penale. Riguarda la cultura stessa della pena. Coloro che gridano “più pene! più<br />

carcere!” non si accorgono che <strong>il</strong> nostro Paese è fra quelli con <strong>il</strong> tasso più alto di recidiva in Europa.<br />

Serve un’altra strada, che tenga insieme sicurezza e umanità, con una parola perduta per la<br />

politica che torna grazie a Papa Francesco: misericordia.<br />

L’immigrazione è la sfida del nostro tempo<br />

Nei prossimi trent’anni l’Africa raddoppierà la sua popolazione, la sola Nigeria arriverà a sfiorare i<br />

cinquecento m<strong>il</strong>ioni di abitanti, la popolazione della UE di oggi. Non è diffic<strong>il</strong>e prevedere che<br />

questa crescita demografica aumenterà a pressione migratoria verso l’Europa e l’Italia. I muri sono<br />

un’<strong>il</strong>lusione. La politica deve governare i flussi migratori in Europa come nel nostro paese.<br />

L’Italia deve tenere i capisaldi della politica che ha seguito in questi anni: controllare le frontiere e<br />

combattere i trafficanti di persone; salvare vite umane in mare e accogliere chi fugge dalla guerra;<br />

migliorare <strong>il</strong> sistema di accoglienza diffuso per richiedenti as<strong>il</strong>o e minori stranieri non<br />

accompagnati; attuare con rigore le leggi che regolano le condizioni di ingresso e soggiorno nel<br />

nostro paese. Ma occorre naturalmente fare meglio e di più. In tal senso va rafforzata la<br />

cooperazione con i paesi della sponda Sud del Mediterraneo, non solo per la riammissione dei<br />

cittadini espulsi o respinti nel nostro Paese, ma anche per <strong>il</strong> controllo delle frontiere, per<br />

contrastare chi organizza e gestisce la tratta dei migranti, per l’apertura di canali di ingresso<br />

regolare di persone in cerca di lavoro e anche per sperimentare, coi corridoi umanitari, l’ingresso<br />

sicuro e protetto di quote di richiedenti as<strong>il</strong>o. Vanno anche accelerate le procedure per la<br />

valutazione delle domande di protezione internazionale e as<strong>il</strong>o. Dobbiamo pensare al<br />

superamento di quelle norme della attuale legislazione che ancora rendono fac<strong>il</strong>e la caduta<br />

nell’irregolarità di molte persone entrate regolarmente nel nostro Paese e a rafforzare le misure<br />

per <strong>il</strong> rimpatrio volontario assistito. Sono maturi i tempi per superare <strong>il</strong> reato di immigrazione<br />

clandestina, una fattispecie non solo ingiusta, ma assolutamente inefficace e dannosa.<br />

Vanno poi r<strong>il</strong>anciate con forza le politiche di integrazione. Sono cinque m<strong>il</strong>ioni gli stranieri<br />

regolarmente residenti in Italia. Si tratta di una popolazione davvero eterogenea, composta da<br />

donne e uomini, anziani e bambini, lavoratori e non, richiedenti as<strong>il</strong>o e rifugiati. Una popolazione<br />

variegata e vitale che contribuisce per <strong>il</strong> 9% alla formazione della ricchezza nazionale e che<br />

garantisce la tenuta del nostro sistema pensionistico per circa 650 m<strong>il</strong>a nostri concittadini. Nelle<br />

nostre scuole sono quasi un m<strong>il</strong>ione di ragazze e ragazzi stranieri nati o cresciuti in Italia. Bisogna<br />

approvare subito la nuova legge sulla cittadinanza basata sullo ius soli, non si può perdere altro<br />

tempo. Dobbiamo poi riconoscere pienamente e tutelare la libertà religiosa, anche per arginare le<br />

derive di radicalizzazione. Occorre rivedere <strong>il</strong> procedimento di naturalizzazione, superando la<br />

logica concessoria e la discrezionalità amministrativa, offrendo reali e documentab<strong>il</strong>i percorsi di<br />

integrazione. Infine, è tempo di riconoscere <strong>il</strong> diritto di voto amministrativo per i lungo residenti,<br />

un passo necessario verso una cittadinanza piena fatta di corresponsab<strong>il</strong>ità e partecipazione.<br />

Dobbiamo infine pretendere che l’Europa faccia di più insieme all’ Italia. Il Migration compact va<br />

nella giusta direzione. Il Mediterraneo è una sfida epocale, non è un problema dell’Italia e della<br />

Grecia. Non è pensab<strong>il</strong>e che le proposte di revisione della Convenzione di Dublino vadano,<br />

piuttosto che in direzione di una maggiore solidarietà europea, nell’aggravio degli obblighi a carico<br />

dei paesi di primo approdo dei richiedenti as<strong>il</strong>o. Per superare l’emergenza profughi non servono i<br />

muri. Serve costruire i ponti della pace e dello sv<strong>il</strong>uppo.<br />

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