IL TORNADO DI CAMPAGNOLA CREMASCA
6 giugno 2017 - Analisi del temporale che ha generato il vortice - di Alessandro Piazza
6 giugno 2017 - Analisi del temporale che ha generato il vortice - di Alessandro Piazza
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<strong>IL</strong> <strong>TORNADO</strong> <strong>DI</strong> <strong>CAMPAGNOLA</strong> <strong>CREMASCA</strong><br />
6 GIUGNO 2017<br />
Analisi del temporale che ha generato il vortice<br />
ALESSANDRO PIAZZA<br />
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COS’È UNA SUPERCELLA<br />
Una supercella è un temporale che si sviluppa in particolari condizioni<br />
atmosferiche predisponenti e che ospita al suo interno una corrente<br />
ascensionale rotante. Le supercelle sono la tipologia di temporale più<br />
intensa e quelli da cui è più probabile che si formi un tornado.<br />
La condizione principale affinché si formi una supercella è il wind shear<br />
positivo. Significa che i venti ruotano in senso orario salendo di quota (ad<br />
esempio il vento al suolo è da Sud-Est, a 1500 metri è da Sud e a 5000 metri<br />
è da Sud-Ovest). Questo permette all’updraft (la corrente ascensionale) del<br />
temporale di ruotare in senso antiorario (rotazione ciclonica nell’emisfero<br />
boreale), prendendo il nome di mesociclone.<br />
Un altro importante parametro (strettamente correlato al precedente)<br />
utile per la genesi di supercelle è lo speed shear positivo dei venti. Cioè i<br />
venti in quota devono essere più forti rispetto a quelli a bassa quota.<br />
Questo permette all’asse della cella temporalesca di essere inclinato, il che<br />
libera la base dell’updraft dalle precipitazioni (che risultano traslate in<br />
avanti). È proprio grazie al fatto che la base della corrente ascensionale sia<br />
libera dalle interferenze delle precipitazioni che permette la formazione di<br />
tutte le nubi accessorie tipiche di una supercella, tra cui anche il tornado.<br />
La principale di queste nubi accessorie è la wall cloud, che si presenta come<br />
abbassamento (in rotazione) sotto la base del mesociclone ed è formata<br />
dalla condensazione dell’umidità che il mesociclone pesca,<br />
autoalimentandosi, dalle precipitazioni principali del temporale. Il flusso di<br />
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aria dalle precipitazioni alla wall cloud a volte è evidenziato da una tail<br />
cloud, un prolungamento a forma di coda, spesso proteso verso il basso,<br />
della wall cloud.<br />
È proprio dalla base della wall cloud che si può formare il tornado, quando<br />
parte delle precipitazioni del temporale, guidate dalla rotazione, vanno ad<br />
avvolgere la wall cloud (rfd – rear flank downdraft). Questo fenomeno va a<br />
occludere il mesociclone, aumentando la rotazione della wall cloud e<br />
quindi di fatto creando le condizioni affinché la rotazione venga “stirata”<br />
verso il basso, formando il tornado.<br />
In questa immagine si può vedere una rappresentazione dell’anatomia di<br />
una supercella.<br />
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6 GIUGNO 2017 – CON<strong>DI</strong>ZIONI <strong>DI</strong> PARTENZA<br />
Nel primo pomeriggio un fronte freddo associato a una bassa pressione<br />
dovrebbe entrare con moto Ovest-Est sulla pianura Padana. Il passaggio del<br />
fronte crea condizioni favorevoli allo sviluppo di temporali, infatti l’aria<br />
fredda che entra in quota permette all’aria calda e umida accumulata nei<br />
bassi strati di salire con moti convettivi. Ecco la situazione sinottica prevista<br />
per il pomeriggio del 6 giugno nella mappa dell’altezza di geopotenziale.<br />
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Inoltre l’assetto dei venti alle varie quote, sempre grazie al passaggio del<br />
fronte freddo, si presenta molto favorevole alla genesi di temporali<br />
supercellulari, soprattutto sulla Lombardia orientale (da Milano verso Est),<br />
con venti al suolo da Sud-Est e in quota da Sud-Ovest. In questa zona è<br />
ottima anche l’energia potenziale a disposizione della convezione (CAPE),<br />
data dal soleggiamento mattutino e dall’umidità nei bassi strati. Dal<br />
radiosondaggio delle 14 di Milano Linate si notano bene la rotazione dei<br />
venti con la quota e l’alto valore di CAPE presente.<br />
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Un’ulteriore forzante per la formazione di temporali intensi è data dalla<br />
presenza di una dry line, cioè di una linea di convergenza nei bassi strati tra<br />
una massa d’aria più secca proveniente da Sud-Ovest (dagli Appennini) e<br />
una più umida proveniente da Sud-Est. Questa dry line interessa le basse<br />
pianure della Lombardia, che è il punto dove si sono sviluppati i temporali<br />
più forti. Nell’immagine si può vedere l’aria secca proveniente<br />
dall’Appennino in azzurro e l’aria umida da Sud-Est in giallo.<br />
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SV<strong>IL</strong>UPPO DEI TEMPORALI<br />
Verso mezzogiorno, alcuni nuclei temporaleschi sono già attivi sulle Alpi e<br />
sulle Prealpi a Nord-Nord-Est di Milano. Circa un’ora dopo una piccola cella<br />
nasce nel pavese e si sposta verso Nord-Est, senza però riuscire a<br />
svilupparsi completamente. È però il sintomo che il fronte freddo sta per<br />
entrare decisamente nella zona con i parametri termodinamici di partenza<br />
più favorevoli.<br />
Infatti non molto tempo dopo lungo un asse che da Lecco arriva fino a Pavia<br />
si forma una linea di cumuli che crescono in maniera più convinta. In questa<br />
fase la cella più intensa è quella più meridionale, tra Alessandrino e Pavese,<br />
che risulterà essere la prima supercella della giornata.<br />
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La parte centro-settentrionale della linea invece sembra fare ancora un po’<br />
di fatica a organizzarsi, infatti per il momento le celle, osservate da<br />
Melegnano (MI) non mostrano alcuna particolare struttura.<br />
ORGANIZZAZIONE DELLA SUPERCELLA<br />
Per osservare un po’ più da vicino la base della linea mi sposto leggermente<br />
più a Nord, a Paullo. Qui sembra che la cella che si trova sulla periferia<br />
orientale di Milano stia cercando di prendere il sopravvento sulle altre,<br />
infatti presenta una base nettamente separata dall’area delle<br />
precipitazioni, anche se ancora non c’è rotazione. È però un segnale di<br />
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come la cella stia iniziando a sfruttare il carburante fornito dalle correnti<br />
sud-orientali al suolo; i nuclei a sud di essa infatti iniziano rapidamente a<br />
esaurirsi.<br />
In breve tempo la cella acquisisce sempre più forza, con la base dell’updraft<br />
che si abbassa sempre di più e diventa più turbolenta. Questo processo<br />
viene sottolineato dalla presenza di tuoni ininterrotti, provenienti<br />
soprattutto dai fulmini che si scaricano all’interno dell’updraft a causa delle<br />
imponenti correnti ascensionali.<br />
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A questo punto, neanche il tempo di invertire il senso di marcia per<br />
spostarmi più a Est, dato l’avanzamento del temporale, che la cella<br />
letteralmente esplode. La base inizia a ruotare e diventa molto più bassa e<br />
turbolenta. Sotto la base di quello che ormai è un mesociclone<br />
completamente formato fa capolino la wall cloud con una lunga tail cloud<br />
che va a pescare umidità praticamente al livello del suolo. Il temporale<br />
oltretutto accelera e inizia a muoversi piuttosto velocemente verso Sud-<br />
Est.<br />
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A questo punto, per non rimanere dietro alla cella e portarmi nella<br />
posizione perfetta per apprezzare al meglio la struttura, e cioè a Nord-Est<br />
rispetto al mesociclone, mi trovo costretto a entrare nel nucleo più intenso<br />
delle precipitazioni (fare il cosiddetto “core-punching”) portandomi a Est e<br />
successivamente scendere a Sud (avrei potuto anche scendere verso Sud-<br />
Est e poi salire a Nord, ma se da un lato questa mossa mi avrebbe<br />
consentito di non finire nel nucleo delle precipitazioni, dall’altro mi<br />
avrebbe fatto perdere più tempo e probabilmente non sarei riuscito a<br />
guadagnare la posizione corretta).<br />
LA STRUTTURA NELLA FASE MATURA<br />
Una volta uscito dalle precipitazioni nei pressi di Mozzanica, davanti agli<br />
occhi mi si presenta una struttura imponente, davvero rara da vedere in<br />
Italia. Il mesociclone è davvero molto ampio e la wall cloud è praticamente<br />
rasoterra. La rotazione è molto accentuata e chiaramente visibile a occhio<br />
nudo; si capisce chiaramente che la supercella potrebbe produrre un<br />
tornado da un momento all’altro.<br />
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In questa fase l’rfd (rear flank downdraft), visibile chiaramente sul bordo<br />
posteriore del mesociclone, inizia a “tagliare” la base creando la<br />
caratteristica clear slot (intrusione di aria più fredda e secca che va a<br />
occludere il mesociclone), altro segnale di tornado imminente.<br />
La supercella si avvicina piuttosto rapidamente alla mia posizione, in cui<br />
iniziano a cadere chicchi di grandine secca. Devo quindi muovermi verso<br />
Sud-Est assecondando lo spostamento del temporale.<br />
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<strong>IL</strong> <strong>TORNADO</strong><br />
Da Mozzanica quindi mi sposto verso Castel Gabbiano. Appena superato il<br />
fiume Serio però noto un grosso funnel sotto la base della wall cloud.<br />
Probabilmente, vista l’estensione dell’imbuto, il tornado è già al suolo,<br />
anche se la nube non è completamente condensata. La distanza e il fatto<br />
che tra me e la base del temporale la visuale non fosse completamente<br />
libera ma ci fossero gli alberi presenti sulle rive del Serio mi impediscono la<br />
vista di eventuali detriti sollevati dal vortice.<br />
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Nei minuti successivi il cono si protende sempre più verso il basso. Il<br />
touchdown tornadico è evidente, anche se la condensazione non sarà mai<br />
totale fino al suolo, soprattutto a causa della scarsa umidità presente sul<br />
terreno colpito dal tornado. È importante infatti specificare come la<br />
condensazione totale o parziale di una nube a imbuto spesso non dipende<br />
dalla forza del tornado, ma dalla quantità di umidità presente al suolo e<br />
negli strati di aria immediatamente vicini al suolo. È possibile quindi avere<br />
un tornado interamente condensato che risulta però di intensità inferiore<br />
a uno solo parzialmente condensato.<br />
In questa fase la tail cloud associata alla wall cloud da cui si è formato il<br />
tornado diventa più massiccia e corposa e si protende ulteriormente<br />
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verso il suolo, segno che il vortice è ancora in fase di “crescita”, e ben<br />
lontano dal dissolversi.<br />
Come previsto infatti il tornado, continuando ad avanzare verso Sud-Est,<br />
assume una forma più compatta e levigata, con l’estremità verso il suolo<br />
che appare e scompare. Il vortice rimane comunque sempre al suolo, e la<br />
tail cloud continua a essere ben sviluppata.<br />
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Dopo qualche minuto il tornado viene parzialmente avvolto dalle<br />
precipitazioni dell’rfd, che vanno a completare l’occlusione del<br />
mesociclone, tagliando quindi il rifornimento di inflow al vortice. Questo<br />
significa che il tornado è prossimo a co0ncludere il suo ciclo vitale, ma<br />
attenzione, non vuole assolutamente dire che la sua potenza è minore.<br />
Infatti i danni maggiori di questo tornado sono stati registrati proprio nella<br />
parte finale del suo percorso, e quindi in questa fase da “rain-wrapped”.<br />
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L’immagine seguente è molto didattica perché sono presenti tutte le<br />
caratteristiche principali di una supercella classica con tornado al suolo:<br />
La wall cloud, nettamente separata dal resto della base del mesociclone<br />
(più in primo piano) dalla clear slot;<br />
la tail cloud (anche se non più sviluppata come nella fase in cui il tornado<br />
si stava rinforzando);<br />
il tornado stesso, avvolto dalle precipitazioni dell’rfd, mentre il ffd (forward<br />
flank downdraft), cioè le precipitazioni principali della supercella, si<br />
trovano a destra, al di fuori dell’inquadratura ed estese fino quasi alla mia<br />
posizione.<br />
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A questo punto il tornado, dopo circa 8 km percorsi al suolo, si dissolve<br />
velocemente.<br />
La supercella però non esaurisce la sua forza, ma si riorganizza formando<br />
una nuova wall cloud, che darà vita ad altri due tornado più a Sud-Est, nella<br />
bassa Bresciana (segnatamente nella zona tra Manerbio, Pavone del Mella<br />
e Leno).<br />
Dopo il primo tornado però non ho più seguito il temporale, ma sono<br />
rimasto in zona in attesa di avere notizie sul territorio colpito dal tornado,<br />
per poter effettuare di persona un sopralluogo per valutare i danni e, nel<br />
caso ce ne fosse stato bisogno, prestare qualche aiuto.<br />
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LA SUPERCELLA AL RADAR<br />
Questa è la scansione radar, che mostra intensità e distribuzione delle<br />
precipitazioni, del temporale nella fase in cui il tornado era al suolo. Si nota<br />
un particolare caratteristico delle supercelle, che sui radar a nostra<br />
disposizione (a causa della bassa risoluzione delle immagini) si riesce a<br />
vedere solo in quelle più intense: l’eco a uncino (hook echo). Ossia il nucleo<br />
precipitativo del temporale assume una forma a uncino nella sua parte<br />
meridionale, dovuta proprio alla rotazione della struttura temporalesca,<br />
che trascina le precipitazioni attorno al mesociclone. Il tornado si trova<br />
proprio in corrispondenza della “punta” dell’uncino. In questo caso,<br />
nell’immagine qui sotto, appena a Sud della “protuberanza” viola più a<br />
sinistra.<br />
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I DANNI A <strong>CAMPAGNOLA</strong> <strong>CREMASCA</strong><br />
Circa mezz’ora dopo il dissolvimento del tornado mi giunge la notizia di<br />
ingenti danni a Campagnola Cremasca (CR), paese di circa 600 abitanti poco<br />
a Nord di Crema.<br />
Mi dirigo quindi sul posto per osservare la situazione.<br />
Al mio arrivo, sono già al lavoro Vigili del Fuoco e Protezione Civile per<br />
liberare le strade dai detriti più grossi. Molti alberi sono stati sradicati e<br />
bloccano alcune vie. I volontari della Croce Rossa di Crema girano casa per<br />
casa a chiedere se c’è bisogno di assistenza sanitaria. Fortunatamente alla<br />
fine una sola persona risulterà ferita in modo lieve.<br />
Parecchie abitazioni hanno subito grossi danni ai tetti, in alcuni casi la<br />
copertura è stata completamente asportata.<br />
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Nella zona Ovest del paese, la parte disabitata di una cascina è<br />
completamente crollata, bloccando la strada provinciale, che è stata chiusa<br />
al traffico.<br />
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La parte in cui si concentrano i danni maggiori è la periferia Sud-Est, in cui<br />
i cartelli stradali sono stati abbattuti, alcune cancellate hanno ceduto sotto<br />
la forza del vento e dei detriti trasportati dal vortice.<br />
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I prossimi sono due tipi di danni estremamente caratteristici dei tornado,<br />
che quindi non si ritrovano in caso di venti di tipo lineare.<br />
Nella prima immagine si vedono i buchi lasciati su una parete da tegole e<br />
altri detriti lanciati come proiettili dalla forza del tornado.<br />
Nella seconda invece si vedono alcuni alberi letteralmente scorticati, non<br />
lontani da altri invece intatti. Questo perché i venti in rotazione del tornado<br />
non sempre abbattono o sradicano gli alberi, ma se il fusto resiste, la<br />
rotazione strappa completamente le foglie e in alcuni casi anche la<br />
corteccia. Essendo poi il tornado un fenomeno molto localizzato, è<br />
possibile che a poca distanza da alberi che hanno subito questo<br />
trattamento ce ne siano altri che invece sono completamente sani.<br />
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Riporto la testimonianza di un abitante del posto: “Ho provato ad aprire la<br />
finestra per chiudere la tenda e ho visto passare in volo una sedia, meglio<br />
lasciar perdere”. Altri abitanti descrivono il suono del tornado come un<br />
forte fischio (è tipica l’associazione al suono di un treno in corsa o di un<br />
aereo).<br />
Significativa è la frase di un bambino che, seduto all’ombra di quello che<br />
rimane degli alberi di un parchetto, dice “Io non ho mai paura, di niente!”.<br />
PERCORSO DEL <strong>TORNADO</strong><br />
Dall’osservazione complessiva dei danni sul territorio, ottenuta anche con<br />
altri sopralluoghi, è stato possibile stimare il path che il tornado ha<br />
percorso al suolo.<br />
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Il vortice ha lasciato tracce per circa 8 km. Ha toccato terra nei pressi di<br />
Torlino Vimercati, in cui sono stati segnalati danni a un’abitazione. Ha poi<br />
percorso la campagna fino al paese di Casaletto Vaprio, in cui si segnalano<br />
parecchi alberi abbattuti e danni ai tetti delle case. Infine, dopo aver<br />
percorso un altro tratto di campagna verso Sud-Est, è giunto a Campagnola<br />
Cremasca, in cui si sono registrati i danni maggiori. Lasciato l’abitato di<br />
Campagnola il tornado ha continuato la sua corsa nei campi, dissolvendosi<br />
però prima di attraversare la strada tra Crema e Pianengo, lungo la quale<br />
non sono stati segnalati danni.<br />
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Per quanto riguarda la classificazione del tornado, non è possibile dare un<br />
grado senza un’accurata e approfondita analisi di tutti gli indicatori di<br />
danno. L’unica cosa che possi dire, in base ai danni che ho osservato<br />
personalmente, è che probabilmente il vortice potrebbe essere classificato<br />
tra il grado EF1 E il grado EF2 sulla scala Enhanced Fujita. Di seguito una<br />
tabella in cui sono schematizzate le velocità del vento in rotazione a cui<br />
corrispondono i diversi gradi della scala EF.<br />
I <strong>TORNADO</strong> IN ITALIA<br />
I tornado, nonostante quello che molte persone ancora pensano, non sono<br />
un fenomeno esclusivamente americano. In ogni punto della Terra, ad<br />
esclusione dei circoli polari, ci può essere un tornado. Nella pianura Padana<br />
sono fenomeni rari certo, ma non tanto come si pensi. Ogni anno vengono<br />
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egistrati alcuni tornado nel Nord Italia, anche se quelli di moderata-forte<br />
intensità sono meno frequenti. Non si può a questo proposito non<br />
ricordare il tornado di Dolo, Mira e Pianiga (VE) dell’8 luglio 2015, che è<br />
stato classificato come EF4. Dunque, soprattutto tra i mesi di maggio e<br />
settembre, quando le condizioni termodinamiche lo consentono, tornado<br />
anche violenti possono interessare le nostre pianure. Nella mappa si può<br />
vedere il “rischio di tornado violenti” sul territorio italiano. La mappa ha un<br />
valore solo indicativo, in quanto è basata sulla registrazione dei fenomeni<br />
storici, e per quanto riguarda i tornado in Italia la casistica è piuttosto<br />
limitata (non tanto per la rarità del fenomeno ma per la carenza di<br />
informazioni sugli eventi tornadici del passato).<br />
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Il problema è che in Italia non siamo preparati ad affrontare questo tipo di<br />
eventi, non avendo un sistema di allerta in tempo reale, come invece<br />
accade per gli Stati Uniti. Sarebbe utile quindi cercare di diffondere sempre<br />
più la cultura in campo meteorologico affinché le persone, anche in assenza<br />
di organi ufficiali di allerta, riescano a riconoscere le situazioni<br />
potenzialmente pericolose (anche solo saper leggere le immagini dei radar<br />
meteorologici, che almeno danno l’idea dell’intensità del sistema<br />
temporalesco che sta per colpirti).<br />
Un’ultima considerazione: i termini “tornado” e “tromba d’aria” sono<br />
sinonimi. Sono due modi diversi per definire lo stesso identico fenomeno,<br />
cioè “una colonna d’aria in rotazione tra la base di un cumulonembo e il<br />
suolo”. Per cui quando intensi venti lineari vengono definiti tromba d’aria<br />
l’uso del termine è scorretto, siccome non si tratta di vento in rotazione.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
http://www.fenomenitemporaleschi.it/060708.htm<br />
http://meteomaps.hol.es/pages_help/didattica/13_temporali_multicella_supercella<br />
.php<br />
http://www.romameteo.it/newforum/showthread.php?t=11269<br />
https://weather.com/storms/tornado/news/enhanced-fujita-scale-20130206<br />
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10209207487615492&set=pcb.102092<br />
07492655618&type=3&theater<br />
36
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1446594685408369&set=pcb.1446601<br />
558741015&type=3&theater<br />
https://www.facebook.com/tornadoinitalia/<br />
http://old.wetterzentrale.de/topkarten/fsavneur.html<br />
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