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Rivista "Agricoltura" Regione Piemonte - n.93 dicembre 2017

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Quaderni della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> - Anno XXI - <strong>n.93</strong> - Dicembre <strong>2017</strong><br />

93<br />

IL NUOVO REGIME DI QUALITA’<br />

“PRODOTTO DI MONTAGNA”<br />

L’AGRICOLTURA SOCIALE<br />

IN EUROPA E IN PIEMONTE<br />

IL PAESAGGIO<br />

E L’ARCHITETTURA AGRICOLA<br />

LA TUTELA DELLE ACQUE<br />

TRAMITE LE FASCE TAMPONE


SOMMARIO<br />

Giorgio Ferrero<br />

Assessore all’Agricoltura,<br />

Caccia e Pesca<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />

L’impegno di fare<br />

sempre meglio<br />

A fine anno, quando si è ormai a un passo dall’iniziarne<br />

un altro, si stilano i bilanci dell’anno trascorso e si fanno<br />

i buoni auspici per il futuro.<br />

Per la nostra agricoltura il <strong>2017</strong> è stato un anno con luci<br />

e ombre, difficoltà ma anche soddisfazioni; la <strong>Regione</strong><br />

<strong>Piemonte</strong>, con l’attività dell’assessorato, si è mossa per<br />

migliorare il più possibile la situazione.<br />

Buone notizie vengono dal Programma di Sviluppo Rurale.<br />

Il PSR ha ormai attivato il 77% delle proprie risorse<br />

e circa 240 milioni di euro sono già stati ammessi<br />

a finanziamento: un dato destinato a crescere rapidamente<br />

con l’avanzare delle istruttorie delle domande,<br />

e che ci conforta. Sono risorse importanti per il nostro<br />

agroalimentare, su cui le aziende agricole possono<br />

contare per rinnovarsi e svilupparsi. In particolare c’è<br />

un dato che mi fa piacere evidenziare. Sono circa 800<br />

i giovani che grazie al PSR hanno potuto avviare la loro<br />

attività agricola: di questi tempi non mi sembra poco.<br />

Buoni risultati anche sul piano della valorizzazione delle nostre eccellenze: nel<br />

<strong>2017</strong> è arrivato a conclusione l’iter per l’indicazione geografica protetta del vitellone<br />

piemontese della coscia. Igp anche per il Vermouth di Torino, che insieme<br />

con il riconoscimento della versione secca dell’Asti spumante, rappresenta un<br />

elemento di particolare importanza per la valorizzazione dei nostri vini e derivati.<br />

Interessante anche la new entry nei formaggi, l’Ossolano Dop, e il nuovo marchio<br />

a sostegno del riso piemontese, “Piemondina”, voluto fortemente dalla <strong>Regione</strong><br />

e che, sul modello di “Piemunto”, promuoverà il nostro riso sugli scaffali della<br />

grande distribuzione, in <strong>Piemonte</strong> e fuori regione. La speranza è che ottenga gli<br />

stessi ottimi risultati di Piemunto.<br />

Vorrei fare un’ultima riflessione sulle risorse primarie, l’acqua, il suolo, l’aria che<br />

respiriamo. A fine novembre, come Assessorato all’Agricoltura, abbiamo organizzato<br />

un convegno a Torino dal titolo “L’acqua in agricoltura non è uno spreco” in<br />

cui abbiamo ricevuto osservazioni importanti sull’uso di questa risorsa da parte di<br />

ognuno di noi, dalle enormi quantità sprecate nelle abitazioni attraverso scarichi<br />

e rubinetti, all’acqua piovana che va persa a causa di suoli asfaltati ed edificati che<br />

non permettono il recupero nel terreno. In quel contesto abbiamo riflettuto anche<br />

sul nostro settore, l’agricoltura, per sfatare alcuni luoghi comuni sugli sprechi:<br />

certo molto si può migliorare, ma il ciclo dell’acqua è un ciclo virtuoso che, anche<br />

laddove ne utilizza grandi quantità come in risaia, sa restituirla alla terra come se<br />

costituisse un invaso naturale.<br />

Rimane pur sempre l’attenzione che tutti dobbiamo avere per queste risorse primarie<br />

vitali, per le quali occorre rispetto e consapevolezza: da tempo siamo impegnati<br />

a limitare e regolamentare il consumo di suolo, così come dobbiamo fare<br />

per l’acqua e la qualità dell’aria.<br />

Vi lascio con il mio auspicio per l’anno che si apre: che sia un anno all’insegna<br />

della consapevolezza, delle nuove opportunità e della volontà di fare, tutti noi,<br />

sempre meglio.<br />

“Prodotto di montagna”:<br />

un’indicazione facoltativa<br />

che fornisce valore aggiunto<br />

Il formaggio Ossolano è Dop<br />

Nuovo tesoro caseario alpino<br />

per il <strong>Piemonte</strong><br />

L’agricoltura per la tutela delle acque:<br />

le fasce tampone<br />

Buona architettura per buoni formaggi<br />

Il benessere animale<br />

Stimolo etico, sociale ed economico<br />

Le norme igieniche per una buona<br />

architettura casearia<br />

Innovazione nelle aree europee<br />

rurali a confronto<br />

In <strong>Piemonte</strong> la misura 16.1 del PSR<br />

Modelli di agricoltura sociale in europa:<br />

le esperienze di Portogallo e Irlanda<br />

Le nostre esperienze<br />

Il progetto Life Help Soil<br />

I risultati per l’agricoltura conservativa<br />

Le emissioni in agricoltura:<br />

l’inquinamento c’è ma si può mitigare<br />

Il Latte tra crisi e ripresa<br />

Nuove opportunità per pesca e acquacoltura.<br />

Al via i bandi su tre misure del<br />

FEAMP 2014-2020<br />

Gli Istituti Agrari del <strong>Piemonte</strong><br />

Avviata la valutazione<br />

del PSR 2014-2020<br />

Dai cambiamenti dei consumi<br />

nuove opportunità di crescita<br />

Notiziario<br />

4<br />

7<br />

10<br />

17<br />

20<br />

22<br />

24<br />

30<br />

36<br />

42<br />

46<br />

50<br />

56<br />

58<br />

62<br />

66<br />

70


PSR 2014-2020<br />

2° anno di attività<br />

>><br />

51/67<br />

DOMANDE<br />

35.000<br />

domande ricevute<br />

?<br />

20.000<br />

domande finanziabili<br />

139 mln €<br />

di contributi erogati<br />

(pagati)<br />

OPERAZIONI<br />

ATTIVATE<br />

RISORSE<br />

ATTIVATE<br />

SU TOTALE DI 1,08 MILIARDI<br />

DI EURO (IN SETTE ANNI)<br />

835mln<br />

€<br />

LE 4 PRINCIPALI MISURE IN TERMINI DI BILANCIO<br />

MISURA 4<br />

investimenti in immobilizzazioni materiali<br />

291milioni di euro<br />

225 MLN € ATTIVATI | 11 BANDI APERTI<br />

MISURA 10<br />

MISURA 7<br />

MISURA 19<br />

pagamenti agro-climatico-ambientali<br />

servizi di base e<br />

rinnovamento<br />

dei villaggi<br />

sviluppo<br />

locale di tipo<br />

partecipativo<br />

86milioni di euro<br />

71 MLN € ATTIVATI | 6 BANDI APERTI<br />

65milioni di euro<br />

64 MLN € ATTIVATI | 23 BANDI APERTI<br />

263milioni di euro<br />

120 MLN € ATTIVATI | 15 BANDI APERTI<br />

COMITATO DI<br />

SORVEGLIANZA<br />

riunioni<br />

3 plenarie + 11<br />

consultazioni<br />

scritte<br />

Il Comitato di Sorveglianza è composto dai rappresentanti<br />

istituzionali e delle parti sociali e il suo compito è di accertare<br />

l’effettiva attuazione del PSR ed esprimere un parere sulle<br />

eventuali modifiche del Programma.


OPERAZIONE<br />

I BANDI ATTIVATI gennaio 2016-<strong>dicembre</strong> <strong>2017</strong><br />

SCADENZA<br />

1.1.1 Formazione professionale in campo forestale / in campo agricolo 31/01/<strong>2017</strong><br />

1.2.1 Attivita' dimostrative e di informazione in campo agricolo 28/09/2016<br />

3.1.1 Sostegno alla nuova adesione ai regimi di qualità<br />

30/06/2016<br />

29/06/<strong>2017</strong><br />

09/06/2016<br />

3.2.1 Informazione e promozione dei prodotti agricoli e alimentari di qualità<br />

09/03/<strong>2017</strong> (Bando A)<br />

28/04/<strong>2017</strong> (Bando B)<br />

4.1.1 Miglioramento del rendimento globale e della sostenibilita’ delle aziende agricole<br />

05/04/2016<br />

31/10/<strong>2017</strong><br />

4.1.2 Miglioramento del rendimento globale e della sostenibilita’ delle aziende agricole dei giovani agricoltori 06/07/<strong>2017</strong><br />

4.1.3 Riduzione delle emissioni di gas serra e ammoniaca<br />

17/07/2016<br />

31/01/2018<br />

4.2.1 Trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli 30/09/2016<br />

4.3.2 Ripristino di strade e acquedotti rurali al servizio di una moltitudine di aziende agricole 14/10/2016<br />

4.3.3 Infrastrutture per gli alpeggi 30/12/2016<br />

4.3.4 Infrastrutture per l'accesso e la gestione delle risorse forestali e pastorali 03/02/<strong>2017</strong><br />

4.4.3 Salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversita' 15/12/2016<br />

16/05/2016<br />

5.1.1 Prevenzione dei danni da calamita’ naturali di tipo biotico<br />

10/05/<strong>2017</strong><br />

23/03/2018<br />

5.1.2 Prevenzione dei danni da calamita' naturali di tipo abiotico (reti antigrandine)<br />

23/11/2016<br />

20/03/2018<br />

6.1 Insediamento giovani in agricoltura 20/09/2016<br />

20/09/2016<br />

6.1.1 Premio per l’insediamento di giovani agricoltori<br />

31/05/<strong>2017</strong><br />

06/07/<strong>2017</strong> (con 4.1.2)<br />

6.4.1 Creazione e sviluppo di attivita’ extra-agricole 28/02/2018<br />

7.1.1 Stesura ed aggiornamento dei piani di sviluppo dei comuni 14/06/2016<br />

7.1.2 Stesura e aggiornamento dei piani naturalistici 15/03/<strong>2017</strong><br />

7.5.1 Infrastrutture turistico ricreative ed informazione 29/04/2016<br />

7.6.1 Miglioramento dei fabbricati da alpeggio 31/01/<strong>2017</strong><br />

8.1.1 Imboschimento di terreni agricoli e non agricoli 07/06/2016<br />

10.1 Pagamenti agro-climatico ambientali<br />

15/06/2016<br />

15/06/<strong>2017</strong> (op. 4, 6, 7, 8)<br />

10.2.1 Sostegno per la conservazione, l’uso e lo sviluppo sostenibili delle risorse genetiche vegetali in agricoltura 30/03/<strong>2017</strong><br />

11.1.1 Conversione agli impegni dell’agricoltura biologica 15/06/2016<br />

Compensazione del mancato reddito e dei costi aggiuntivi da vincoli ambientali nelle aree forestali 15/09/2016<br />

12.2.1<br />

dei siti Natura 2000<br />

15/06/<strong>2017</strong><br />

13.1.1 Indennità compensativa per le zone montane<br />

15/06/2016<br />

15/05/<strong>2017</strong><br />

16.1.1 Costituzione dei Gruppi operativi del Partenariati Europeo per l’Innovazione in agricoltura (PEI) 15/11/2016<br />

16.2.1 Attuazione dei progetti pilota 17/03/<strong>2017</strong><br />

19 Sviluppo locale partecipativo Leader 22/04/2016<br />

Per tutte le informazioni riguardo ai bandi, consultare:<br />

www.regione.piemonte.it/svilupporurale


“PRODOTTO DI<br />

MONTAGNA”<br />

UN’INDICAZIONE<br />

FACOLTATIVA<br />

CHE FORNISCE<br />

VALORE AGGIUNTO<br />

Fabrizio Vidano<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />

Direzione Agricoltura<br />

Un regime<br />

di qualità<br />

“semplificato” ma<br />

regolamentato<br />

dall’Unione<br />

europea<br />

L’indicazione facoltativa di qualità<br />

“Prodotto di montagna” rappresenta<br />

una novità nel panorama delle produzioni<br />

agroalimentari di qualità riconosciute<br />

dall’Unione Europea; per la prima volta<br />

l’Unione ha ritenuto infatti opportuno<br />

introdurre e normare un secondo ordine<br />

“semplificato” di regimi di qualità (oltre<br />

a quello già da tempo definito delle Denominazioni<br />

di Origine Protette - DOP,<br />

delle Indicazioni Geografiche Protette<br />

– IGP e delle Specialità Tradizionali Garantite<br />

– STG, riunite peraltro ora in un<br />

unico regolamento) capaci di conferire<br />

valore aggiunto ai prodotti e da utilizzare<br />

su base volontaria.<br />

Tale “indicazione facoltativa” è stata<br />

istituita a livello comunitario con il Regolamento<br />

(UE) N. 1151/2012 del Parlamento<br />

europeo e del Consiglio (articolo<br />

31), nei mesi scorsi il Ministero delle<br />

Politiche Agricole, Alimentari e Forestali<br />

(MIPAAF) ha provveduto a definire le<br />

modalità di attuazione a livello nazionale<br />

fissando gli obblighi a carico degli<br />

operatori e le procedure di competenza<br />

delle Regioni, che a loro volta potranno<br />

definire ulteriori procedure operative.<br />

COME SI DEFINISCE UN<br />

PRODOTTO DI MONTAGNA<br />

In base al dettato comunitario, l’indicazione<br />

“Prodotto di montagna” può<br />

essere utilizzata unicamente per descrivere<br />

i prodotti destinati al consumo<br />

umano elencati nell’Allegato I del Trattato<br />

dell’Unione Europea per i quali:<br />

- sia le materie prime che gli alimenti<br />

per animali provengono essenzialmente<br />

da zone di montagna;<br />

- nel caso dei prodotti trasformati, anche<br />

la trasformazione, compresa la stagionatura<br />

e la maturazione, ha luogo in<br />

zone di montagna.<br />

6<br />

Agricoltura 93


E’ bene precisare che tale strumento,<br />

seppur inserito nel regolamento sui regimi<br />

di qualità, non rappresenta un vero<br />

e proprio “regime” nel senso tecnico del<br />

termine, in quanto non prevede disciplinari<br />

di produzione e, di conseguenza,<br />

l’attività di Organismi di controllo volti<br />

a certificarne la corretta applicazione<br />

(principio che sta invece alla base delle<br />

DOP, delle IGP, delle STG ecc.).<br />

L’indicazione “prodotto di montagna”<br />

può essere utilizzata in relazione a tutti<br />

quei prodotti provenienti dalle aree<br />

montane del territorio dell’Unione (individuate<br />

dai singoli Stati) che rispettano<br />

regole comuni definite a livello comunitario;<br />

sarà responsabilità degli operatori,<br />

all’atto dei controlli, dimostrare di aver<br />

rispettato tali regole.<br />

I requisiti necessari affinché gli operatori<br />

possano utilizzare tale indicazione,<br />

comprese le eventuali deroghe applicabili,<br />

sono stati specificati nel Regolamento<br />

delegato (UE) N. 665/2014.<br />

- Per i prodotti di origine animale: gli<br />

animali devono aver trascorso almeno<br />

gli ultimi due terzi del loro ciclo di vita<br />

in zona di montagna mentre, nel caso di<br />

animali transumanti, devono aver trascorso<br />

almeno un quarto del loro ciclo<br />

di vita in pascoli di transumanza nelle<br />

zone montane.<br />

- Relativamente ai mangimi: la proporzione<br />

della dieta annuale degli animali<br />

allevati, espressa in percentuale di materia<br />

secca deve essere almeno il 50%<br />

(25% per i suini e 60% per i ruminanti).<br />

- Per i prodotti dell’apicoltura: le api devono<br />

aver raccolto il nettare e il polline<br />

esclusivamente in zona di montagna; lo<br />

zucchero utilizzato per l’alimentazione<br />

delle api non deve obbligatoriamente<br />

provenire da zone di montagna.<br />

- Per i prodotti di origine vegetale: le<br />

piante devono essere coltivate unicamente<br />

in zona di montagna.<br />

- Relativamente agli ingredienti: i prodotti<br />

non compresi nell’allegato I del<br />

Trattato, erbe, spezie e zucchero possono<br />

provenire da zone non montane<br />

purché non rappresentino più del 50%<br />

del peso totale degli ingredienti.<br />

- Relativamente alle operazioni di<br />

trasformazione: la produzione di latte<br />

alimentare e prodotti lattiero caseari<br />

(esclusivamente per gli impianti già in<br />

funzione al 3 gennaio 2013), la macellazione<br />

di animali e il sezionamento e<br />

disossamento delle carcasse e la spremitura<br />

dell’olio di oliva possono aver<br />

luogo al di fuori delle zone di montagna<br />

purché la distanza degli impianti<br />

dal confine amministrativo di tali zone<br />

non superi i 30 km.<br />

GLI OBBLIGHI PER GLI<br />

OPERATORI<br />

Col Decreto 26 luglio <strong>2017</strong> il MIPAAF<br />

ha provveduto a specificare il recepimento<br />

delle deroghe previste dal Reg.<br />

665/2014; ha inoltre definito gli adempimenti<br />

degli operatori e le modalità di<br />

attuazione delle attività di monitoraggio<br />

e controllo.<br />

In merito alle deroghe il Decreto stabilisce<br />

che la distanza tra confine amministrativo<br />

delle zone di montagna e<br />

stabilimento di trasformazione possa<br />

essere di 30 km per le attività di macellazione<br />

di animali e sezionamento<br />

e disossamento delle carcasse e per la<br />

spremitura dell’olio di oliva mentre viene<br />

ridotta a 10 km per le attività di trasformazione<br />

per la produzione di latte e<br />

Ingredienti,<br />

materie prime e<br />

trasformazione<br />

devono svolgersi<br />

essenzialmente<br />

in montagna<br />

Agricoltura 93<br />

7


Importante per<br />

la valorizzazione<br />

e lo sviluppo<br />

dei territori<br />

piemontesi in<br />

chiave turistica e<br />

culturale<br />

prodotti lattiero caseari.<br />

Per quanto riguarda gli obblighi degli<br />

operatori, essi sono tenuti a:<br />

- adempiere alle prescrizioni previste<br />

in tema di rintracciabilità di cui al Reg.<br />

(CE) N. 178/2002, in modo da consentire<br />

la rintracciabilità dei prodotti, delle materie<br />

prime e dei mangimi; la documentazione<br />

giustificativa deve essere resa<br />

disponibile, su richiesta, agli Organi di<br />

controllo;<br />

- compilare e trasmettere alla <strong>Regione</strong>,<br />

almeno 30 giorni prima dell’inizio<br />

dell’utilizzo dell’indicazione “prodotto<br />

di montagna”, il modello in allegato<br />

al Decreto (o così come eventualmente<br />

modificato dalla <strong>Regione</strong> competente);<br />

nel caso di avvalimento delle deroghe<br />

circa le operazioni di trasformazione il<br />

modello deve essere inoltrato per conoscenza<br />

anche al Ministero.<br />

Regioni e Province autonome trasmettono<br />

al Ministero, entro il 31 gennaio<br />

di ogni anno, gli elenchi dei produttori<br />

operanti sul proprio territorio e, semestralmente,<br />

gli eventuali aggiornamenti.<br />

Le attività di controllo sono svolte dal<br />

Dipartimento dell’Ispettorato centrale<br />

della tutela della qualità e repressione<br />

delle frodi dei prodotti agroalimentari<br />

(ICQRF), dalle Regioni e Province autonome<br />

e dagli altri Organi di controllo<br />

ufficiali; le sanzioni amministrative previste<br />

sono quelle di cui al decreto legislativo<br />

27 gennaio 1992, n. 109 e smi, ove<br />

applicabili.<br />

Il Ministero ha infine previsto (ma non<br />

ancora attuato) la possibilità di istituire<br />

un logo unico nazionale per identificare<br />

tutte le produzioni che, a livello italiano,<br />

utilizzeranno l’indicazione “prodotto di<br />

montagna”.<br />

UN’OPPORTUNITÀ<br />

DA COGLIERE<br />

Il percorso legislativo per l’indicazione<br />

“prodotto di montagna” può considerarsi<br />

concluso. Si apre ora la fase in cui questo<br />

strumento previsto a livello comunitario<br />

dovrà essere sfruttato al meglio, sia<br />

dagli operatori sia dai Soggetti pubblici<br />

deputati alla tutela e alla valorizzazione<br />

delle produzioni agroalimentari, al fine<br />

di garantire un duplice vantaggio: nei<br />

confronti dei consumatori, che potranno<br />

essere certi della reale provenienza<br />

del “prodotto di montagna” esclusivamente<br />

dai territori montani, e verso i<br />

produttori, cui viene data l’opportunità<br />

di sfruttare a pieno l’immagine positiva<br />

della montagna (favorevolmente percepita<br />

dai consumatori in riferimento alle<br />

caratteristiche di qualità dei prodotti<br />

agricoli) per accrescere il valore aggiunto<br />

delle proprie produzioni e, più in generale,<br />

incrementare le ricadute positive<br />

sui territori montani.<br />

Per maggiori informazioni e<br />

tutta la documentazione:<br />

www.regione.piemonte.<br />

it/agri/politiche_agricole/<br />

promozione_valorizzazione/<br />

prodottimontagna.htm<br />

8<br />

Agricoltura 93


IL FORMAGGIO<br />

OSSOLANO È DOP<br />

NUOVO TESORO<br />

CASEARIO ALPINO<br />

PER IL PIEMONTE<br />

Dopo più vent’anni, si è concluso il<br />

percorso di riconoscimento della Denominazione<br />

di Origine Protetta (DOP)<br />

per il formaggio Ossolano, la più importante<br />

realtà casearia del Verbano Cusio<br />

Ossola. La Direzione Agricoltura della<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> ha condotto a termine<br />

l’istanza di riconoscimento, connettendo<br />

le esigenze dei produttori locali<br />

ossolani, con le istituzioni locali, nazionali<br />

ed europee e le rappresentanze dei<br />

portatori d’interesse del tessuto produttivo.<br />

La DOP rappresenta il massimo riconoscimento<br />

comunitario per le produzioni<br />

agroalimentari, concessa solo a<br />

quei prodotti le cui fasi di produzione si<br />

svolgano esclusivamente nella zona delimitata<br />

e le cui qualità siano dovute a<br />

un particolare ambiente geografico ed ai<br />

suoi intrinseci fattori naturali e umani.<br />

Il formaggio Ossolano D.O.P si aggiunge<br />

alle denominazioni già riconosciute,<br />

prodotte esclusivamente in <strong>Piemonte</strong>:<br />

Bra, Castelmagno, Murazzano, Raschera,<br />

Robiola di Roccaverano e Toma <strong>Piemonte</strong>se;<br />

oltre a Grana Padano, Gorgonzola<br />

e Taleggio comuni a altre Regioni.<br />

Il formaggio Ossolano D.O.P. è prodotto<br />

con latte di vacche allevate, vissute<br />

e nutrite integralmente nelle Valli Anzasca,<br />

Antrona, Divedro-Antigorio-Formazza,<br />

Isorno e Valle Vigezzo.<br />

Giuseppe Paltani<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />

Direzione Agricoltura<br />

Novara-Verbania<br />

Cusio Ossola<br />

La nuova D.O.P.<br />

si aggiunge alle<br />

9 denominazioni<br />

esistenti<br />

Agricoltura 93<br />

9


Un percorso<br />

lungo, frutto<br />

dell’impegno<br />

del territorio<br />

dell’estremo<br />

Nord <strong>Piemonte</strong><br />

Il territorio di produzione interessa 36<br />

comuni. Ha una storia centenaria testimoniata<br />

da numerose fonti storiche, paesaggistiche<br />

e simboliche.<br />

COS’È<br />

Il formaggio D.O.P. “Ossolano” presenta<br />

le seguenti caratteristiche. Ha una forma<br />

cilindrica a scalzo diritto o leggermente<br />

convesso, con facce piane o quasi piane,<br />

peso da 6 a 7 kg., altezza dello scalzo da 7<br />

a 10 cm. e diametro da 29 a 32 cm. Quello<br />

d’Alpe peso da 4 a 5 kg, altezza dello scalzo<br />

da 6 a 8 cm. e diametro da 25 a 30 cm.<br />

La sua crosta è liscia, regolare, di colore<br />

paglierino che tende a divenire più intenso<br />

con l’avanzare della stagionatura. La pasta<br />

è consistente, elastica, con occhiatura irregolare<br />

di piccole dimensioni, di colore<br />

variabile dal leggermente paglierino al paglierino<br />

carico, fino al giallo intenso.<br />

L’Ossolano si riconosce anche grazie ad<br />

un aroma caratteristico, armonico e delicato,<br />

legato alle varietà stagionali della flora,<br />

risultando più intenso e fragrante con<br />

l’invecchiamento.<br />

COME È FATTO<br />

Il latte è conferito da piccole aziende<br />

agricole, mai superiori a 70 capi in lattazione,<br />

nutriti con foraggi quasi totalmente<br />

prodotti nell’area demarcata. Il latte viene<br />

lavorato crudo o previo trattamento termico<br />

di pastorizzazione e coagulato ad<br />

una temperatura compresa tra 36 e 39 °C.<br />

Effettuata la coagulazione, si inizia la rottura<br />

della cagliata fino a ridurre i granuli<br />

alla grossezza di un chicco di mais. Tale<br />

operazione si completata in un tempo tra<br />

5 e 10 minuti.<br />

Mentre il coagulo viene mantenuto in<br />

movimento, si avvia la cottura, progredendo<br />

verso temperature comprese tra 42 e 45<br />

°C per un tempo variabile tra i 15 e 30 minuti.<br />

Terminata la cottura, si estrae la cagliata,<br />

che viene successivamente pressata<br />

per espellere il siero residuo e per omogeneizzare<br />

la massa caseosa. Tale processo<br />

ha durata variabile, in relazione alla pressione<br />

applicata, che può arrivare fino ad<br />

un massimo di 12 ore.<br />

Pressione e semicottura sono le operazioni<br />

che differenziano l’Ossolano Dop da<br />

altri formaggi prodotti in zone limitrofe. Il<br />

formaggio D.O.P. “Ossolano d’Alpe” viene<br />

ottenuto da latte prodotto e caseificato in<br />

alpeggi ubicati nel medesimo territorio, ad<br />

altitudini non inferiori a 1.400 metri s.l.m.<br />

CHI LO PRODUCE<br />

Il formaggio Ossolano è espressione del<br />

“saper fare” collettivo degli agricoltori ossolani,<br />

risultato di un percorso condiviso<br />

di qualificazione.<br />

Il latte, come già detto, deriva da piccole<br />

aziende, con piccoli caseifici agricoli so-<br />

10<br />

Agricoltura 93


ciali per la trasformazione e la stagionatura.<br />

Il legame del prodotto con la storia e<br />

le tradizioni locali ha origine dai rapporti<br />

intercorsi tra le popolazioni originarie del<br />

luogo e quella dei Walser, che nei secoli<br />

giunsero dalla vicina Svizzera e si stabilirono<br />

nei territori ossolani, tanto da diventare<br />

una delle tre minoranze linguistiche<br />

del <strong>Piemonte</strong>.<br />

Ha condotto questo prezioso e complesso<br />

lavoro di riconoscimento del formaggio<br />

Ossolano DOP, il Consorzio Valorizzazione<br />

e Tutela del Formaggio Ossolano. Gli<br />

effetti positivi della DOP ricadranno sulle<br />

imprese che partecipano al processo produttivo<br />

e indirettamente sulle altre attività<br />

locali legate al prodotto. Tale riconoscimento<br />

rafforzerà inoltre i legami sociali ed<br />

identitari tra la popolazione locale, contribuendo<br />

a mantenere vitale l’economia<br />

montana legata al prodotto.<br />

DOVE È PRODOTTO<br />

L’Ossolano è prodotto in Val d’Ossola, l’estremo<br />

nord del <strong>Piemonte</strong>, che si estende<br />

sul versante italiano delle alpi Pennine dal<br />

Monte Rosa al Gries. La Val d’Ossola si snoda<br />

da nord a sud per circa 72 km con una<br />

larghezza massima di circa 37 Km. Il territorio<br />

comprende i seguenti comuni: Antrona<br />

Schieranco, Anzola d’Ossola, Baceno,<br />

Bannio Anzino, Beura Cardezza, Bognanco,<br />

Calasca Castiglione, Ceppo Morelli,<br />

Craveggia, Crevoladossola, Crodo, Domodossola,<br />

Druogno, Formazza, Macugnaga,<br />

Malesco, Masera, Mergozzo, Montecrestese,<br />

Montescheno, Ornavasso, Pallanzeno,<br />

Piedimulera, Pieve Vergonte, Premia, Premosello<br />

Chiovenda, Re, Santa Maria Maggiore,<br />

Seppiana (ora con Viganella Borgo<br />

Mezza Valle), Toceno, Trasquera, Trontano,<br />

Vanzone con San Carlo, Varzo, Viganella,<br />

Villadossola, Villette, Vogogna.<br />

Protagoniste le<br />

piccole aziende<br />

familiari con un<br />

forte legame<br />

tradizionale<br />

Agricoltura 93<br />

11


L’AGRICOLTURA<br />

PER LA TUTELA<br />

DELLE ACQUE:<br />

LE FASCE TAMPONE<br />

Elena Anselmetti,<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />

Direzione Ambiente.<br />

Hanno collaborato<br />

Lorenzo Camoriano,<br />

Direzione Opere<br />

pubbliche Montagna,<br />

Giovanni Scanabissi,<br />

Direzione Agricoltura<br />

Nel bacino del fiume Po, se non cambiano<br />

le attuali condizioni, alcuni corsi<br />

d’acqua non raggiungeranno nel 2021 l’obiettivo<br />

di qualità previsto dalla normativa<br />

europea, a causa di impatti da fonte<br />

agricola quali l’eccesso di nutrienti (azoto<br />

e fosforo) e la contaminazione da prodotti<br />

fitosanitari. Nell’ambito del Piano di Gestione<br />

del Distretto idrografico del fiume<br />

Po (PdG Po 2015), adottato il 17 <strong>dicembre</strong><br />

2015 con deliberazione n° 1 del Comitato<br />

Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Po<br />

e approvato in via definitiva nel 2016, tra<br />

le misure per la tutela delle acque superficiali,<br />

con particolare riguardo alla mitigazione<br />

degli impatti correlati alle attività<br />

agricole, è prevista la costituzione di fasce<br />

tampone multifunzionali (codice misura<br />

KTM02-P2-a009 “Realizzazione di fasce<br />

tampone/ecosistemi filtro lungo il reticolo naturale<br />

ed artificiale di pianura”).<br />

Questa misura prevede la realizzazione e<br />

la gestione di fasce di rispetto inerbite e/o<br />

arborate, di dimensione variabile, lungo i<br />

corsi d’acqua interessati, con l’obiettivo di<br />

ridurre l’inquinamento diffuso dei corsi<br />

d’acqua generato dal ruscellamento superficiale<br />

o sottosuperficiale o dalla deriva di<br />

12<br />

Agricoltura 93


CODICE ID_CI2015<br />

NOME CORPO IDRICO<br />

NOME SOTTOBACINO APPARTENENZA<br />

nutrienti derivanti dall’uso di fertilizzanti,<br />

di effluenti zootecnici e di digestati, nonché<br />

di prodotti fitosanitari.<br />

La misura è obbligatoria per i soli corpi<br />

idrici superficiali che non raggiungono l’obiettivo<br />

ecologico “Buono”, come richiesto<br />

dalla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE<br />

(WFD). Sulla base del corposo quadro conoscitivo<br />

ambientale elaborato a supporto<br />

del PdG Po 2015 (costituito dall’analisi delle<br />

pressioni e dai risultati del monitoraggio<br />

delle acque effettuati dall’ARPA), in <strong>Piemonte</strong><br />

sono stati individuati 81 i corpi idrici (c.i.)<br />

superficiali per i quali è prevista la realizzazione<br />

delle fasce tampone multifunzionali.<br />

COSA SONO I CORPI IDRICI<br />

Ai sensi della Direttiva WFD i corsi d’acqua<br />

superficiali – fiumi, torrenti, canali -<br />

sono stati suddivisi in tratti con caratteristiche<br />

omogenee relativamente agli aspetti<br />

fisici (pendenza, larghezza, substrato, altitudine,<br />

meteorologia), alle pressioni esistenti<br />

(urbanizzazione del territorio, presenza<br />

di impianti idroelettrici, di prelievi<br />

ad uso irriguo, di attività industriali, di attività<br />

agricola), alla qualità dell’acqua (dati<br />

del monitoraggio ambientale regionale rilevati<br />

da Arpa <strong>Piemonte</strong>).<br />

Per fare alcuni esempi relativi alla nostra<br />

regione, il fiume Po è stato suddiviso in<br />

12 c.i., il torrente Agogna in 5 corpi idrici<br />

(c.i.), il torrente Chisola in 3 c.i.. Ogni canale<br />

corrisponde ad un unico c.i..<br />

Nella Tabella a lato sono indicati gli<br />

81 c.i. oggetto di questa misura, e come<br />

si può vedere nell’elenco sono compresi<br />

2 c.i. dell’Agogna e 1 c.i. del Chisola, ma<br />

nessun c.i. del Po.<br />

Questi 81 c.i. ricadono nelle seguenti province:<br />

Asti (14%), Alessandria (24%), Biella<br />

(3%), Cuneo (12%), Novara (9%), Torino<br />

(39%), Vercelli (9%), e interessano complessivamente<br />

1.321 km lineari. Poiché la<br />

fascia tampone deve interessare entrambe<br />

le sponde del corpo idrico individuato, per<br />

una larghezza minima di obbligatoria applicazione<br />

di 5 m, la superficie complessiva<br />

sulla quale è necessaria la costituzione<br />

delle fasce tampone è pari a 13.210.000,00<br />

m2, oppure 1.321 ettari.<br />

06SS3D007PI<br />

06SS3D008PI<br />

06SS2T021PI<br />

06SS1T033PI<br />

06SS2T034PI<br />

06SS2N989PI<br />

06SS1T035PI<br />

06SS1T036PI<br />

06SS2T048PI<br />

05SS2N058PI<br />

06SS4T067PI<br />

04SS2N076PI<br />

06SS3D108PI<br />

06SS3D117PI<br />

06SS3F159PI<br />

06SS1T189PI<br />

06SS1T194PI<br />

06SS2T196PI<br />

06SS1T203PI<br />

06SS1T216PI<br />

08SS1N227PI<br />

06SS1T232PI<br />

06SS3T244PI<br />

06SS2D255PI<br />

06SS2T256PI<br />

06SS2T266PI<br />

06SS2T267PI<br />

06SS2T274PI<br />

06SS3F277PI<br />

06SS2T297PI<br />

06SS2T298PI<br />

06SS2T307PI<br />

06SS2T315PI<br />

05SS2N333PI<br />

06SS2T337PI<br />

06SS3F364PI<br />

06SS1T378PI<br />

06SS1T421PI<br />

06SS2T450PI<br />

05SS2N455PI<br />

06SS1T466PI<br />

06SS1T481PI<br />

05SS1N482PI<br />

06SS1T496PI<br />

06SS1T524PI<br />

06SS2T527PI<br />

08SS1N531PI<br />

06SS2T551PI<br />

06SS1T555PI<br />

06SS2T556PI<br />

06SS1T565PI<br />

06SS2T587PI<br />

06SS1T606PI<br />

06SS2T607PI<br />

06SS2T620PI<br />

06SS2T621PI<br />

06SS1T645PI<br />

04SS2N039PI<br />

06SS2T659PI<br />

06SS2T976PI<br />

06SS2T679PI<br />

06SS2T681PI<br />

06SS2N985PI<br />

06SS2T686PI<br />

06SS2T944PI<br />

06SS2T701PI<br />

06SS2T739PI<br />

08SS2N796PI<br />

05SS4N805PI<br />

06SS5T806PI<br />

06SS2T813PI<br />

06SS2T812PI<br />

06SS2T815PI<br />

06SS3T816PI<br />

06SS3T973PI<br />

05SS1N823PI<br />

08SS2N826PI<br />

06SS2T843PI<br />

05SS2N845PI<br />

06SS1T894PI<br />

05SS2N929PI<br />

Agogna<br />

Agogna<br />

Arbogna<br />

Banna<br />

Banna<br />

Bealera del Corso<br />

Bealera del Molino<br />

Bealera Grossa del Molino<br />

Bendola<br />

Borbore<br />

Bormida<br />

Bronda<br />

Cervo<br />

Chisola<br />

Curone<br />

F.so della Acqua Nera<br />

Favriasca<br />

Fisca<br />

Fosso delle Ossa<br />

Gattola<br />

Gherlobbia<br />

Giardinetto<br />

Grana<br />

Grue<br />

Guarabione<br />

L`Arletta<br />

L`Odda<br />

Lemina<br />

Lemme<br />

Marchiazza<br />

Marcova<br />

Meletta<br />

Molina<br />

Nizza<br />

Oitana<br />

Pellice<br />

Po Morto<br />

R. del Vallone Di S. Andrea<br />

R. Il Ronzano<br />

R. Maggiore<br />

R. Redabue<br />

R. Stampasso<br />

R. Sturella<br />

Regrindo<br />

Rio Calvenza<br />

Rio Cardine<br />

Rio Cervino<br />

Rio dell`Acqua<br />

Rio della Fame<br />

Rio della Maddalena<br />

Rio delle Mogliasse<br />

Rio Essa<br />

Rio Lavassina<br />

Rio Lavassina<br />

Rio Orbicella<br />

Rio Pascoto delle Oche<br />

Rio Talu<br />

Rio Torto<br />

Rioverde<br />

Roggia Bona<br />

Roggia Corsica<br />

Roggia l`Ottina<br />

Roggia Mora<br />

Rotaldo<br />

S.N.<br />

Sabbiona<br />

Stellone<br />

Talloria di Castiglione<br />

Tanaro<br />

Tanaro<br />

Tepice<br />

Tepice di Brasse<br />

Terdoppio Novarese<br />

Terdoppio Novarese<br />

Terdoppio Novarese<br />

Tiglione<br />

Tinella<br />

Torto di Roletto<br />

Traversola<br />

Valle Repiano<br />

Versa<br />

AGOGNA<br />

AGOGNA<br />

AGOGNA<br />

PO PIEMONTE<br />

PO PIEMONTE<br />

VARAITA<br />

PO PIEMONTE<br />

PO PIEMONTE<br />

MALONE<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

PO PIEMONTE<br />

SESIA<br />

SANGONE - CHISOLA - LEMINA<br />

SCRIVIA - CURONE<br />

TANARO<br />

MALONE<br />

MALONE<br />

TANARO<br />

PO PIEMONTE<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

PO PIEMONTE<br />

SCRIVIA - CURONE<br />

SESIA<br />

SESIA<br />

SESIA<br />

SANGONE - CHISOLA - LEMINA<br />

TANARO<br />

SESIA<br />

SESIA<br />

PO PIEMONTE<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

SANGONE - CHISOLA - LEMINA<br />

PELLICE - CHISONE<br />

PO PIEMONTE<br />

TANARO<br />

SESIA<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

PO PIEMONTE<br />

TANARO<br />

SCRIVIA - CURONE<br />

MALONE<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

MALONE<br />

SANGONE - CHISOLA - LEMINA<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

MAIRA<br />

VARAITA<br />

PO PIEMONTE<br />

PO PIEMONTE<br />

SESIA<br />

PO PIEMONTE<br />

SESIA<br />

SESIA<br />

PO PIEMONTE<br />

PO PIEMONTE<br />

TANARO<br />

PO PIEMONTE<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

PO PIEMONTE<br />

PO PIEMONTE<br />

TERDOPPIO NOVARESE<br />

TERDOPPIO NOVARESE<br />

TICINO<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

SANGONE - CHISOLA - LEMINA<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

TANARO<br />

*In evidenza i 19 c.i. ricadenti in area risicola<br />

Agricoltura 93<br />

13


La <strong>Regione</strong><br />

<strong>Piemonte</strong> sta<br />

predisponendo<br />

dei documenti<br />

tecnici al fine<br />

di rendere più<br />

semplice la<br />

scelta della<br />

tipologia di<br />

fascia tampone<br />

LA FUNZIONE DELLE FASCE<br />

La misura, funzionale a ridurre l’apporto<br />

nelle acque superficiali dei nutrienti e<br />

dei prodotti fitosanitari, supera la semplice<br />

idea di fascia di rispetto non trattata<br />

contigua al corpo idrico da tutelare,<br />

prevedendo la realizzazione di fasce di<br />

rispetto inerbite e/o arborate, di dimensione<br />

variabile, comunque di almeno 5<br />

m di ampiezza, lungo i corsi d’acqua interessati<br />

e la loro conseguente gestione.<br />

La necessaria e opportuna gestione di<br />

tali fasce tampone è volta a garantire lo<br />

sviluppo di comunità vegetali complesse,<br />

idonee a migliorare la biodiversità del<br />

sistema agro-ambientale, che all’interno<br />

del paesaggio agrario determinano la costituzione<br />

di vere e proprie aree semi naturali,<br />

con funzioni ecosistemiche. Una<br />

fascia tampone, sia essa erbacea oppure<br />

arbusita/arborea, articolata nella sua<br />

composizione e gestita al fine di mantenere<br />

una ricchezza specifica può determinare<br />

una maggiore ricchezza di specie<br />

anche negli appezzamenti adiacenti, se<br />

coltivati ad esempio ad erba medica, per<br />

l’effetto sinergico che si instaura a favore<br />

dell’entomofauna utile.<br />

La <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> sta predisponendo<br />

dei documenti tecnici al fine di rendere<br />

più semplice la scelta della tipologia<br />

di fascia tampone, la metodologia per la<br />

sua costituzione nonchè per la gestione.<br />

AREE RISICOLE<br />

Laddove non sia possibile la realizzazione<br />

di tali fasce tampone multifunzionali,<br />

come ad esempio lungo alcuni tratti<br />

dei 19 corpi idrici ricadenti nell’area<br />

a vocazione risicola piemontese, che si<br />

estendono per una lunghezza totale pari<br />

a 342 km, è possibile ottenere analoghi<br />

risultati di riduzione dell’inquinamento<br />

sostituendo il diserbo chimico degli<br />

argini delle camere di risaia con metodi<br />

alternativi, come ad esempio quelli<br />

meccanici o fisici. In questo modo non<br />

si rende necessario modificare l’assetto<br />

delle camere di risaia esistenti.<br />

Questa pratica è già adottata da quei<br />

risicoltori consapevoli che un riso di<br />

qualità si produce in un agroecosistema<br />

risicolo ambientalmente sostenibile.<br />

Questi corpi idrici, evidenziati in grassetto<br />

nella Tabella alla pagina precedente,<br />

rappresentano la totalità di quelli<br />

sottoposti a misura nelle province di<br />

Novara a Vercelli, mentre riguardano<br />

marginalmente alcuni c.i. ricadenti in<br />

provincia di Alessandria.<br />

Nei soli casi in cui si debbano attivare,<br />

per altri motivi, iniziative di riordino<br />

fondiario, si raccomanda ove possibile<br />

la realizzazione di nuove strade poderali<br />

o interpoderali lungo i canali, in modo<br />

da estendere necessariamente l’area di<br />

rispetto non trattata. Nei casi di manutenzione<br />

ordinaria e straordinaria dei<br />

canali artificiali, non è consentita una<br />

semplice impermeabilizzazione delle<br />

sponde e del fondo, ma è necessario ricorrere<br />

a interventi di ingegneria naturalistica<br />

per il rivestimento degli stessi.<br />

14<br />

Agricoltura 93


COME ADEGUARSI<br />

CON IL PSR<br />

La realizzazione obbligatoria delle fasce<br />

tampone è da applicarsi entro il<br />

2021. A tal fine saranno predisposte apposite<br />

disposizioni attuative per rendere<br />

operativa la misura entro quella data sul<br />

territorio regionale.<br />

In ogni caso, è già oggi possibile aderire<br />

ad alcune misure del Programma<br />

di Sviluppo Rurale 2014-2020, come<br />

meglio specificate di seguito, che consentono,<br />

con finanziamenti dedicati<br />

che arrivano anche fino al 100% della<br />

spesa, di realizzare e poi di gestire le fasce,<br />

accompagnando così, dal punto di<br />

vista tecnico ed economico, le aziende<br />

nel loro percorso di adeguamento, per<br />

un’agricoltura sempre più sostenibile e<br />

rispettosa dell’ambiente in cui opera.<br />

E’ auspicabile che queste iniziative,<br />

volte a migliorare l’ambiente attraverso<br />

fondamentali servizi ecosistemici, siano<br />

attuate non soltanto nelle aziende ricadenti<br />

lungo gli 81 corpi idrici e, in queste<br />

ultime, anche ai margini di appezzamenti<br />

non contigui ai corsi d’acqua.<br />

Per maggiori informazioni:<br />

Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po – Direz. Ambiente<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />

www.regione.piemonte.it/ ambiente/acqua/gestione_po.htm<br />

Documentazione e dati ambientali - ARPA <strong>Piemonte</strong><br />

www.arpa.piemonte.gov.it/approfondimenti/temi-ambientali/acqua/acque-superficiali-corsi-dacqua/<br />

Localizzazione dei corpi idrici inte ressati da questa misura - Sistemapiemonte<br />

www.sistemapiemon te.it/zvnb1/gedeone.do<br />

Agricoltura 93<br />

15


CHE COSA SI PUO’ FARE CON IL PSR<br />

COSA<br />

Realizzare ai bordi di<br />

seminativi fasce inerbite<br />

multifunzionali comprendenti<br />

graminacee<br />

poliennali, da sole o<br />

consociate con leguminose;<br />

mantenere tali<br />

fasce inerbite per 5 anni<br />

e gestirle mediante sfalci<br />

e/o trinciature frequenti<br />

affinché la vegetazione si<br />

mantenga fitta a ridosso<br />

del terreno.<br />

Realizzare fasce<br />

arboree-arbustive<br />

multifunzionali<br />

Imboschimento<br />

(realizzazione di piantagioni<br />

arboree forestali su<br />

terreni agricoli, nel caso<br />

dell’impianto di boschi<br />

permanenti anche su terreni<br />

non agricoli - sempre<br />

esclusi i prati stabili)<br />

COME<br />

Operazione 10.1.4 –<br />

azione 3<br />

Operazione 4.4.1<br />

Operazione 8.1.1<br />

CHI<br />

Aziende agricole<br />

Aziende agricole e altri<br />

gestori del territorio<br />

Aziende agricole,<br />

altri soggetti privati, Enti<br />

pubblici<br />

QUANTO<br />

Importo annuo: 1.250<br />

euro/ha all’anno, ridotto<br />

a 210 euro/ha per superfici<br />

utilizzate come EFA<br />

(“greening”) o soggette<br />

al vincolo di condizionalità<br />

BCAA1 (fasce<br />

tampone inerbite)<br />

100% della spesa di<br />

realizzazione<br />

Per l’azione 1 (pioppeti)<br />

60-80%, per le azioni<br />

2 (arboricoltura a ciclo<br />

medio-lungo) e 3 (bosco<br />

permanente) 80-100%<br />

della spesa ammessa<br />

per l’investimento. Per<br />

agricoltori e altri soggetti<br />

privati che realizzano<br />

impianti di azioni 2 e 3<br />

anche premi annui di<br />

manutenzione per 5-10<br />

anni e di mancato reddito<br />

per 10 anni<br />

QUANDO<br />

Prossimo bando:<br />

primavera 2018<br />

Prossimo bando:<br />

inverno 2018<br />

Prossimo bando:<br />

entro marzo 2018


NON SOLO IN ACQUA!<br />

I margini delle risaie per la<br />

biodiversità<br />

Il valore delle aree risicole per la biodiversità<br />

è già ampiamente conosciuto, soprattutto per<br />

quanto riguarda le specie legate alle zone umide,<br />

che spesso trovano nelle camere di risaia un<br />

ambiente molto simile a delle paludi temporanee.<br />

L’agroecosistema risicolo nel suo complesso<br />

è però costituito anche da altri elementi, come<br />

canali, piccole aree umide, strade, filari di alberi,<br />

siepi, argini inerbiti, superfici incolte ecc., ciascuno<br />

dei quali può rappresentare un habitat idoneo<br />

per la sopravvivenza di numerosi organismi,<br />

anche non necessariamente legati all’ambiente<br />

acquatico. Sebbene in passato la presenza di<br />

ambienti marginali fosse piuttosto comune nel<br />

paesaggio risicolo, negli ultimi decenni l’intensificazione<br />

delle pratiche agricole ha determinato<br />

la scomparsa di gran parte di questi elementi. In<br />

particolare, le esigenze operative legate all’utilizzo<br />

di grandi macchinari hanno determinato un<br />

aumento dell’estensione dei campi a discapito<br />

delle superfici incolte circostanti, limitando anche<br />

la presenza di alberi e siepi lungo strade e<br />

canali perché ritenuti d’intralcio.<br />

Oggi, chi percorre l’area risicola tra <strong>Piemonte</strong><br />

e Lombardia si renderà conto che le superfici<br />

non coltivate presenti sono spesso unicamente<br />

costituite dagli argini di risaie e canali, in un<br />

paesaggio che si presenta drammaticamente<br />

omogeneo. In questo contesto, i margini dei<br />

campi rappresentano l’unico ambiente adatto<br />

ad ospitare le specie legate agli ambienti prativi<br />

(es. farfalle, cavallette, insetti impollinatori ecc.),<br />

altrimenti destinate a scomparire dall’agroecosistema<br />

risicolo a causa della mancanza di habitat.<br />

Tra queste, la Licena delle Paludi (Lycaena dispar)<br />

è forse la specie più importante dal punto di vista<br />

conservazionistico, figurando tra le farfalle<br />

protette a livello europeo ai sensi della Direttiva<br />

“Habitat” (92/43/CEE).<br />

Il mantenimento di condizioni ambientali favorevoli<br />

per la biodiversità sugli argini delle risaie<br />

è però strettamente legato alle tecniche di<br />

controllo della vegetazione spondale adottate<br />

dalle aziende agricole, che spesso consistono<br />

nell’utilizzo di erbicidi o nell’esecuzione di sfalci<br />

meccanici. Per questo motivo, negli ultimi anni<br />

l’Università di Pavia, in collaborazione con LIPU<br />

e <strong>Regione</strong> Lombardia, ha condotto una serie di<br />

sperimentazioni sul campo con lo scopo di identificare<br />

pratiche gestionali efficaci per garantire<br />

la sopravvivenza della fauna (soprattutto insetti)<br />

sui margini delle risaie. L’impiego di erbicidi è<br />

senza dubbio la pratica che provoca i maggiori<br />

danni alla comunità entomologica presente sugli<br />

argini delle risaie. Le ricerche condotte su farfalle<br />

e ortotteri hanno infatti evidenziato una scomparsa<br />

pressoché totale di questi insetti dai margini<br />

trattati chimicamente, anche in seguito alla<br />

ricrescita della vegetazione nei mesi successivi al<br />

trattamento. In particolare, le popolazioni di Licena<br />

delle Paludi hanno mostrato una riduzione<br />

di quasi il 90% laddove è stato effettuato un diserbo<br />

chimico (in confronto ad argini non gestiti),<br />

sottolineando il forte impatto che la pratica può<br />

esercitare su questa specie protetta.<br />

Per quanto riguarda lo sfalcio dell’erba, invece, i<br />

suoi effetti sulla biodiversità dipendono dall’intensità<br />

con cui viene applicata. Seppur meno impattante<br />

degli erbicidi, l’esecuzione di tagli frequenti<br />

può condizionare in maniera significativa<br />

gli insetti che popolano i margini delle risaie, non<br />

solo riducendone la diversità (-60% per le farfalle;<br />

-55% per gli ortotteri), ma anche modificando<br />

la struttura delle comunità dal punto di vista<br />

funzionale. Infatti, studi condotti sui coleotteri<br />

carabidi hanno dimostrato che frequenti operazioni<br />

di sfalcio sugli argini favoriscono la presenza<br />

di comunità dominate da specie generaliste<br />

e capaci di spostarsi su lunghe distanze; mentre<br />

carabidi più specializzati, come ad esempio le<br />

specie predatrici o quelle incapaci di volare, sono<br />

presenti in maniera più abbondante laddove il<br />

disturbo causato dalle pratiche agricole è minore<br />

(sfalci poco frequenti) o del tutto assente.<br />

La conservazione della biodiversità legata ai<br />

margini delle risaie può quindi essere assicurata<br />

esclusivamente adottando procedure estensive<br />

di controllo della vegetazione spondale, basate<br />

sull’esecuzione di sfalci poco frequenti (non più<br />

di 2 tagli l’anno) ed evitando l’impiego di erbicidi.<br />

Tuttavia, una corretta pianificazione delle<br />

operazioni di gestione degli argini dovrebbe<br />

anche prevedere il mantenimento di porzioni di<br />

vegetazione non tagliata durante tutta la stagione<br />

estiva (es. almeno un argine per ciascuna<br />

camera di risaia, come previsto anche dalla Misura<br />

10.1.02 del Programma di Sviluppo Rurale<br />

2014-2020 in <strong>Piemonte</strong>), in modo da garantire<br />

la presenza di aree di rifugio per l’entomofauna,<br />

dove le specie più sensibili possono completare<br />

indisturbate il loro ciclo vitale. La valorizzazione<br />

e la diffusione di queste pratiche, insieme alle misure<br />

per la conservazione della fauna acquatica e<br />

ad eventuali progetti di ripristino di siepi e filari,<br />

potrebbero contribuire a ristabilire l’originario<br />

valore ecologico dell’agroecosistema risicolo, sia<br />

attraverso l’adozione di tecniche agricole meno<br />

impattanti, che tramite un incremento della diversità<br />

ambientale, entrambi fattori essenziali<br />

per garantire la presenza di una ricca biodiversità<br />

in risaia, sia dentro che fuori dall’acqua.<br />

Davide Giuliano,<br />

Elisa Cardarelli,<br />

Giuseppe Bogliani,<br />

Dipartimento di Scienze della Terra e<br />

dell’Ambiente, Università di Pavia.<br />

Federica Luoni,<br />

Claudio Celada,<br />

LIPU - BirdLife Italia.<br />

Agricoltura 93<br />

17


PAESAGGIO, ARCHITETTURA E BENESSERE ANIMALE<br />

Stalla a Wildenstein,<br />

CH, arch. Kury Stahelin, 2013<br />

(fonte www.staehelinarchitekten.ch)<br />

Nel corso di Cheese <strong>2017</strong> la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> ha promosso una serie di<br />

incontri sui temi dell’agricoltura e delle filiere delle produzioni agricole. Uno<br />

di questi, dal titolo Buona architettura per buoni formaggi, ha affrontato il<br />

tema della qualità dell’architettura, delle strutture per l’allevamento e la trasformazione<br />

casearia e il loro ruolo nella costruzione e tutela del paesaggio<br />

contemporaneo.<br />

Di seguito, tre dei relatori intervenuti riprendono le tematiche affrontate attraverso<br />

i rispettivi sguardi disciplinari e la propria esperienza sul campo.<br />

18<br />

Agricoltura 93


BUONA<br />

ARCHITETTURA<br />

PER BUONI FORMAGGI<br />

La relazione tra la produzione agricola e la<br />

modificazione del territorio è alla base della<br />

concezione stessa dell’idea di paesaggio,<br />

questo intreccio spiega l’identificazione che<br />

i prodotti agricoli hanno avuto con i luoghi<br />

della produzione, ma anche viceversa, nel<br />

territorio europeo nel corso degli ultimi decenni.<br />

Il paesaggio, e con esso le sue architetture,<br />

è divenuto l’immagine e il veicolo<br />

commerciale dei prodotti, ha alimentato<br />

immaginari collettivi - mulini, frantoi, cascine<br />

– e ha orientato le scelte dei consumatori<br />

e le politiche economiche e territoriali,<br />

in taluni casi verso una più attenta valorizzazione<br />

dello sviluppo locale.<br />

Tuttavia, è piuttosto difficile affermare che<br />

la produzione edilizia corrente, per le diverse<br />

filiere dell’agricoltura, sia adeguata ai<br />

valori in campo e generi effetti apprezzabili<br />

sul paesaggio contemporaneo.<br />

Se la produzione vitivinicola ha colto da<br />

tempo, fino agli eccessi, l’importanza della<br />

valorizzazione dell’architettura e dei<br />

paesaggi della produzione - si pensi al fenomeno<br />

dei Châteaux francesi o delle cantine<br />

firmate da archistar -, non altrettanto<br />

si può dire, ad esempio, per la filiera della<br />

produzione casearia, nonostante ci sia stata<br />

negli ultimi anni un’analoga affermazione e<br />

crescita qualitativa. Ovviamente la diversa<br />

redditività commerciale dei prodotti può<br />

influire sulle scelte degli operatori, ma altrettanto<br />

pesano la disattenzione e l’inconsapevolezza<br />

dell’importanza che ogni singolo<br />

intervento edilizio, per modesto che<br />

sia, riveste nella costruzione del paesaggio<br />

agricolo.<br />

Prevale, ad esempio, la consuetudine alla<br />

realizzazione di strutture per l’allevamento<br />

dei capi con soluzioni standardizzate e<br />

prefabbricate – in prevalenza in calcestruzzo<br />

o acciaio -, improntate solo al rispetto di<br />

criteri quantitativi (massimizzazione dello<br />

spazio costruito, contenimento dei costi e<br />

dei tempi di costruzione, ecc.) che appaiono<br />

sempre più stridenti con le attenzioni<br />

di tutela e di valorizzazione del paesaggio<br />

rurale. Analogamente, anche gli edifici per<br />

la produzione e l’affinamento dei formaggi<br />

rivelano spesso una bassa qualità dell’architettura<br />

che, oltretutto, è inadatta ad<br />

ospitare la pratica, sempre più diffusa, della<br />

promozione in loco dei prodotti – visite dei<br />

caseifici, degustazione e vendita in azienda<br />

– in linea con una fruizione attiva del territorio<br />

che caratterizza il turismo emergente<br />

contemporaneo.<br />

D’altra parte, è oramai legittimo affermare<br />

che, anche per i formaggi, i valori di autenticità<br />

e di rispetto ambientale dei luoghi della<br />

produzione appaiano intimamente legati ai<br />

princìpi della qualità e della genuinità dei<br />

prodotti alimentari.<br />

Valori e princìpi che conducono a una necessità<br />

di una buona architettura anche per<br />

la filiera della produzione casearia contemporanea.<br />

Una ricognizione della migliore produzione<br />

architettonica recente, nel panorama europeo,<br />

rivela almeno tre possibili criteri che<br />

Massimo Crotti,<br />

Dipartimento di<br />

Architettura e Design,<br />

Politecnico di Torino<br />

Il paesaggio è<br />

divenuto il veicolo<br />

commerciale<br />

dei prodotti,<br />

ha alimentato<br />

immaginari<br />

collettivi,<br />

orientato politiche<br />

territoriali e scelte<br />

di consumo<br />

Agricoltura 93<br />

19


Va superata<br />

l’idea che siano<br />

da tutelare<br />

solo i paesaggi<br />

d’eccellenza e<br />

basti limitare<br />

l’impatto visivo<br />

delle strutture<br />

possono distinguere una buona architettura<br />

dalla mediocre edilizia agricola corrente.<br />

TRE CRITERI DA SEGUIRE<br />

In primis, un’architettura zootecnica e<br />

per la trasformazione casearia deve sapere<br />

rispondere a criteri di funzionalità e di efficienza<br />

che non si limitino al rispetto delle<br />

normative di settore, ma che si prendano<br />

cura del benessere animale e delle condizioni<br />

di lavoro degli addetti; in altri termini<br />

occorre superare l’idea invalsa che i limiti<br />

normativi e la destinazione produttiva obblighino,<br />

e rendano tollerabile, soluzioni<br />

architettoniche ripetitive e di bassa qualità<br />

edilizia prive di attenzioni paesaggistiche.<br />

Al contrario, la semplicità costruttiva,<br />

il contenimento dei costi di costruzione<br />

e di manutenzione, la rispondenza agli<br />

costruito circostante. Una responsabilità,<br />

quella ambientale, che implica l’azione coordinata<br />

e dialogica della triade committente/progettista/costruttore<br />

e richiama<br />

con forza la centralità della fase progettuale<br />

nell’iter di realizzazione.<br />

Infine, una buona architettura zootecnica<br />

o casearia deve contribuire a costruire<br />

buoni paesaggi, intesi come paesaggi diffusi<br />

contemporanei, poiché anche questi edifici<br />

partecipano alla trasformazione del territorio,<br />

così come tutti i manufatti che vengono<br />

costruiti.<br />

Occorre superare l’idea che siano da tutelare<br />

solo i paesaggi d’eccellenza e che sia<br />

sufficiente limitare l’impatto visivo delle<br />

strutture più invasive, ma piuttosto ri-affermare<br />

che il paesaggio è l’espressione visibile<br />

degli effetti delle economie che lo generano<br />

Stalla e fienile a Lignières, CH, Local<br />

Architecture, 2005<br />

(fonte www.localarchitecture.ch)<br />

standard igienico edilizi e produttivi richiedono,<br />

piuttosto, un maggiore impegno<br />

progettuale nella ricerca di soluzioni che<br />

valorizzino i contesti locali e rispondano a<br />

diversificate esigenze prestazionali.<br />

Un secondo criterio per una buona architettura<br />

è riconducibile ai temi della sostenibilità<br />

ambientale in un’accezione sistemica:<br />

il contenimento del consumo delle risorse<br />

– l’energia, l’acqua, il suolo –, l’utilizzo di<br />

componenti edilizie riciclate e riciclabili,<br />

così come l’attenzione alla disposizione<br />

insediativa degli edifici nel rispetto delle<br />

condizioni oro-idrografiche e del contesto<br />

ed è, quindi, il risultato della stratificazione<br />

di una moltitudine d’interventi sul territorio,<br />

poiché nessun edificio è neutro.<br />

Questa affermazione implica, nei confronti<br />

del paesaggio come bene comune,<br />

un’assunzione di responsabilità individuale<br />

per ogni singolo intervento e una responsabilità<br />

collettiva da parte dei soggetti destinati<br />

a stabilire regole e azioni di sostegno<br />

alle politiche agricole ed economiche.<br />

UN PAESAGGIO CONDIVISO<br />

Diventa centrale il ruolo di enti e istituzioni<br />

pubbliche nell’assumere iniziative<br />

20<br />

Agricoltura 93


per promuovere interventi in controtendenza<br />

nelle pratiche ordinarie di trasformazione<br />

del territorio.<br />

È importante che vengano introdotti<br />

principi di selezione e di aggiudicazione<br />

negli strumenti ordinari per la distribuzione<br />

delle risorse pubbliche, che incentivino<br />

e indirizzino una maggiore attenzione<br />

alla qualità dell’architettura e del<br />

paesaggio da parte dei soggetti destinatari<br />

dei finanziamenti (agricoltori, allevatori,<br />

imprese agricole e alimentari) e dei<br />

loro partner tecnici, progettisti e costruttori<br />

in testa.<br />

Occorre un’azione di accompagnamento,<br />

da parte del soggetto pubblico, quale<br />

ad esempio la messa a punto di strumenti<br />

manualistici e di linee guida per orientare<br />

la progettazione degli interventi, a cui<br />

deve necessariamente seguire una valutazione<br />

qualificata per l’assegnazione del finanziamento.<br />

Infine, nella fase attuativa,<br />

occorrerà avviare un monitoraggio e una<br />

valutazione dei risultati per misurarne gli<br />

effetti in termini di efficacia. In una tale<br />

prospettiva, la collaborazione tra soggetti<br />

istituzionali, le università e gli istituti di<br />

ricerca, può essere fondamentale per un<br />

cambiamento di rotta su questi temi e<br />

dare seguito a pratiche e sperimentazioni<br />

concrete.<br />

È quanto, ad esempio, è stato avviato<br />

dalla <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, tramite l’Assessorato<br />

all’Agricoltura, per l’attuazione<br />

del Programma di Sviluppo Rurale 2014-<br />

2020 introducendo, in alcune Misure di<br />

attuazione, dei criteri di valutazione sugli<br />

aspetti ambientali – come la riduzione<br />

del consumo di suolo - e per la qualità architettonico-paesaggistica<br />

degli interventi<br />

da finanziare.<br />

La definizione di indirizzi manualistici<br />

per la progettazione è oggetto di una<br />

collaborazione con il Dipartimento di<br />

Architettura e Design del Politecnico di<br />

Torino, sulla scorta di consolidate attività<br />

di ricerca e di manualistica tra le due<br />

istituzioni, che si pone l’obiettivo di sollecitare<br />

l’attenzione degli operatori verso<br />

una progettazione consapevole degli interventi<br />

edilizi e infrastrutturali.<br />

L’obiettivo principale delle linee guida<br />

E’ importante<br />

che vengano<br />

introdotti principi<br />

di selezione<br />

legati alla qualità<br />

dell’architettura e<br />

del paesaggio per<br />

la distribuzione<br />

delle risorse<br />

pubbliche<br />

all’applicazione dei criteri è di mettere<br />

in evidenza, attraverso l’esemplificazione<br />

di buone pratiche, la centralità di alcuni<br />

temi ed elementi dell’architettura e<br />

del paesaggio contemporaneo che siano<br />

di stimolo e rivalutino l’indispensabile,<br />

quanto centrale, attività di progettazione.<br />

L’auspicio condiviso è quello di vedere<br />

praticare una maggiore cura del nostro<br />

paesaggio agricolo, e delle architetture<br />

che lo abitano, e di creare occasioni per<br />

la sperimentazione di interventi che possano<br />

produrre esempi virtuosi anche nei<br />

nostri territori.<br />

Caseificio alpino Sennaria a<br />

Disentis/Munstér, CH, arch. Gion<br />

Caminada, 2010<br />

Agricoltura 93<br />

21


PAESAGGIO, ARCHITETTURA E BENESSERE ANIMALE<br />

IL BENESSERE<br />

ANIMALE<br />

STIMOLO ETICO,<br />

SOCIALE ED ECONOMICO<br />

Martina Tarantola,<br />

Dipartimento di Scienze<br />

veterinarie, Università<br />

degli studi di Torino<br />

Per molto tempo il benessere animale è<br />

stato considerato un’opzione praticabile solo<br />

all’interno di società ricche e industrialmente<br />

avanzate, mentre negli ultimi anni viene<br />

ritenuto un elemento essenziale per favorire<br />

lo sviluppo culturale e sociale, come si evince<br />

dall’interesse crescente che suscita anche<br />

tra i rappresentati della FAO. Possiamo quindi<br />

immaginare che un paesaggio montano<br />

marginale o di pianura, imbruttito da uno<br />

scollamento con il territorio, possa essere lo<br />

scenario dove lo stimolo a garantire il benessere<br />

animale porti anche a una riqualificazione<br />

paesaggistica?<br />

L’animale può essere visto come simbolo di<br />

naturalità, integralità, opportunità per un ritorno<br />

pieno a un legame autentico tra l’uomo<br />

e il proprio ambiente, depositario di una serie<br />

di significati arcaici di cui il mondo rurale è<br />

ancora oggi particolarmente pregno, mentre<br />

raramente si osserva nelle zone periurbane,<br />

dove è forte un senso di inserimento quasi<br />

meccanicistico nei ritmi della produzione industriale.<br />

L’intensificazione dell’allevamento,<br />

la competizione richiesta alle produzioni<br />

agricole, la quantità a scapito della qualità è<br />

uno specchio della parte di un processo di<br />

intensificazione della nostra società, dove<br />

anche il senso dell’estetica e della bellezza<br />

hanno lasciato il posto al puro funzionalismo.<br />

Gli “Animal machines”, animali macchina<br />

(termine coniato da Ruth Harrison nel<br />

suo famoso libro uscito nel 1964), si inseriscono<br />

perfettamente in un contesto dove il<br />

rischio di perdita di identità sia dell’animale<br />

sia del mondo agricolo è molto elevato. Poiché<br />

allevare non è semplicemente un operare<br />

ma una modalità d’essere e di porsi al mondo,<br />

il benessere degli animali chiama in causa<br />

fattori e peculiarità delle relazioni umane.<br />

Rispettare la vocazionalità del territorio dovrebbe<br />

comprenderne anche il rispetto per<br />

l’animale e l’allevatore; le razze autoctone<br />

sono importanti per il mantenimento della<br />

variabilità genetica, ma anche un patrimonio<br />

socio-culturale. Lo sfruttamento della terra<br />

per le monoculture sta impoverendo i suoli e<br />

le popolazioni, e non favorisce la fisiologia né<br />

l’etologia dell’animale. Vedere pascolare gli<br />

animali, in aree gestite in maniera razionale<br />

e adeguata ai loro fabbisogni, aiuta quell’immagine<br />

“naturale” che il consumatore sempre<br />

più richiede, associando l’antico, il tradizionale<br />

alla qualità. Ma il passato non sempre<br />

è sinonimo di prodotti di qualità, salubri ed<br />

etici. Ritengo che la zootecnia moderna abbia<br />

contribuito, insieme ad altre discipline<br />

scientifiche, ad accrescere notevolmente le<br />

conoscenze sulle esigenze e i bisogni degli<br />

animali, e che questo sapere, insieme a una<br />

consapevolezza non solo ecologica, ma anche<br />

estetica, deve porre al centro il rispetto<br />

per gli animali. Questo rispetto potrebbe<br />

22<br />

Agricoltura 93


diventare uno strumento importante per<br />

la modernizzazione delle stesse imprese<br />

zootecniche. Un approccio globale alla zootecnia<br />

che tenga conto anche degli aspetti<br />

emozionali e comportamentali degli animali,<br />

dell’importanza e della qualità del tempo<br />

trascorso con loro, della loro intelligenza, del<br />

ruolo da attori partecipativi al lavoro che gli<br />

compete, del sapere medico integrato con altre<br />

conoscenze e di una corretta interazione<br />

delle diverse specie animali e vegetali, porta<br />

a un equilibrio con l’ambiente e con l’uomo.<br />

Una mera e utilitaristica visione dell’animale<br />

può, invece, portare a una mancanza<br />

di rispetto anche dell’essere umano e del suo<br />

ambiente. Gli animali macchina possono essere<br />

ospitati in strutture che niente hanno a<br />

che fare con il territorio che le ospita, quando<br />

invece la straordinaria peculiarità culturale e<br />

storica del nostro paese può offrire eccellenze<br />

in questo settore produttivo. Il consumatore<br />

è oggi alla ricerca di prodotti identificabili,<br />

con caratteristiche di multifunzionalità,<br />

si potrebbe parlare di razze a triplice attitudine<br />

latte, carne e ambiente, dove come ambiente<br />

si intende non solo il paesaggio ma<br />

anche l’ambiente di allevamento.<br />

Attributi quali salubrità, qualità, eticità e<br />

sostenibilità ambientale sono collegati direttamente<br />

dai consumatori a carni derivanti da<br />

allevamenti che rispettano elevati standard<br />

di benessere (Borra e Tarantola, 2016). Gli<br />

allevatori per primi chiedono una maggiore<br />

regolamentazione (si pensi, per esempio, che<br />

non esiste una normativa sul bovino adulto),<br />

manodopera affidabile e sufficientemente<br />

formata (i giovani, o forse meglio dire gli italiani,<br />

non vogliono più fare questo mestiere),<br />

e, fondatamente, anche un aiuto non solo<br />

economico ma anche politico. Fino a quando<br />

si delega ai singoli consumatori o agli allevatori<br />

più virtuosi il compito di sostenere una<br />

certa tipologia di allevamento troveremo sul<br />

mercato prodotti di nicchia a prezzi elevati,<br />

mentre i prodotti più economici, ovviamente<br />

e giustamente più appetibili, mostreranno<br />

solo negli anni i loro costi sociali.<br />

L’allevatore che si preoccupa e si occupa<br />

di tutela del benessere dei suoi animali si<br />

vede partecipe e protagonista anche dello<br />

scenario sociale, responsabile moralmente<br />

verso una sua gestione e disposto in linea di<br />

massima a cooperare in maniera più fattiva e<br />

organica. Sentirsi parte attiva di una comunità<br />

diventa un fattore costitutivo della scelta<br />

riguardo modalità e tecniche di allevamento,<br />

porta a un senso di corresponsabilità verso<br />

l’ambiente naturale e a un uso razionale delle<br />

risorse ambientali, anche a livello estetico<br />

(Tarantola et al, in press).<br />

Compito di associazioni, studiosi e istituzioni<br />

è quello, infine, di garantire un flusso di<br />

informazioni il più possibile efficace attorno<br />

a un’intera filiera produttiva nonché rinforzare<br />

quei processi di fiducia che alimentano<br />

reti di sostegno e consenso, di carattere intellettuale<br />

e culturale, spesso alla base dell’incentivo<br />

verso un cambio nelle proprie scelte<br />

di consumo, in ordine a un’attenzione maggiore<br />

verso il benessere degli animali allevati.<br />

Stalla a Wildenstein (interno),<br />

CH, arch. Kury Stahelin, 2013<br />

(fonte www.staehelinarchitekten.ch)<br />

Il benessere<br />

degli animali di<br />

cui ci nutriamo<br />

è un concetto<br />

che andrebbe<br />

indagato non<br />

solo per i risvolti<br />

etici, ma anche<br />

per comprendere<br />

i cambiamenti di<br />

una società<br />

Agricoltura 93<br />

23


PAESAGGIO, ARCHITETTURA E BENESSERE ANIMALE<br />

LE NORME IGIENICHE<br />

PER UNA BUONA<br />

ARCHITETTURA CASEARIA<br />

Dott. Luca Nicolandi,<br />

S.C. “Igiene degli<br />

allevamenti e delle<br />

produzioni zootecniche”,<br />

Dipartimento di<br />

Prevenzione, ASL TO 4,<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />

Va garantita sia<br />

la sicurezza del<br />

consumatore<br />

sia il corretto<br />

inserimento delle<br />

realtà produttive<br />

nel contesto<br />

paesaggistico<br />

Come in tutte le filiere alimentari anche<br />

nella filiera latte, ai sensi del regolamento<br />

(CE) n. 882/2004, il Dipartimento<br />

di Prevenzione delle ASL deve garantire<br />

lo svolgimento delle attività di controllo<br />

ufficiale sia sugli alimenti, quali il latte<br />

e i suoi derivati (come i formaggi, gli yogurt,<br />

il burro, ecc.) che sulle strutture di<br />

produzione e sui sistemi di autocontrollo<br />

utilizzati dalle aziende di produzione. Il<br />

personale che si occupa dei controlli in<br />

caseificio è quindi coinvolto nei pareri<br />

igienico sanitari dovuti per la costruzione<br />

di nuove stalle per animali produttori di<br />

latte, nei pareri preventivi per la costruzione<br />

di nuovi caseifici o negli adeguamenti<br />

di vecchie strutture di caseificazione sia<br />

in pianura che in alpeggio. In questi casi<br />

il riferimento normativo è costituito da<br />

norme nazionali e comunitarie che definiscono<br />

i requisiti minimi che le strutture<br />

destinate all’allevamento degli animali e<br />

alla trasformazione degli alimenti devono<br />

avere. Queste norme riguardano non solo<br />

criteri destinati a garantire la sicurezza del<br />

consumatore ma anche il benessere e la<br />

salute degli animali produttori di alimenti.<br />

Sebbene i regolamenti (CE) n. 852/04 e<br />

853/04 diano indicazioni sullo schema, la<br />

progettazione, la costruzione, l’ubicazione<br />

e le dimensioni delle strutture destinate<br />

agli alimenti, che devono essere progettate<br />

e disposte in modo da consentire<br />

una corretta prassi igienica, la normativa<br />

comunitaria lascia ampio spazio ad<br />

aspetti di flessibilità per “venire incontro<br />

alle esigenze delle imprese del settore alimentare<br />

con bassa produzione e situate in<br />

regioni soggette a particolari vincoli geografici”.<br />

Il regolamento (CE) 2074/05, infine,<br />

consente deroghe strutturali per “prodotti<br />

alimentari che presentano caratteristiche<br />

tradizionali” o per alimenti prodotti “se-<br />

Caseificio alpino Sennaria<br />

a Disentis/Munstér, CH,<br />

arch. Gion Caminada, 2010<br />

24<br />

Agricoltura 93


condo metodi di produzione tradizionali”.<br />

Nel primo gruppo rientrano tutti i prodotti<br />

DOP o IGP ai sensi del regolamento<br />

(CE) 510/06 mentre nel secondo rientrano<br />

i prodotti inseriti nell’elenco dei<br />

prodotti agroalimentari tradizionali in<br />

attuazione del D.M. n. 350 del 08/08/1999<br />

cosi come riportati nell’elenco aggiornato<br />

pubblicato ogni anno in Gazzetta Ufficiale.<br />

Per questi formaggi la normativa<br />

consente l’utilizzo di grotte naturali o di<br />

cantine interrate, a patto che abbiano caratteristiche<br />

tali da contribuire allo sviluppo<br />

delle caratteristiche del formaggio.<br />

È evidente quindi che la valutazione<br />

delle strutture di caseificazione è complessa<br />

e deve tenere in considerazione<br />

svariati aspetti, non ultimi quelli connessi<br />

con la sicurezza sui luoghi di lavoro.<br />

Soprattutto nel caso dei caseifici di<br />

azienda agricola o nei piccoli caseifici<br />

cooperativi gli aspetti strutturali sono<br />

spesso importanti anche da un punto di<br />

vista turistico e paesaggistico. È sempre<br />

più frequente l’affiancamento alla struttura<br />

produttiva di un negozio, o spaccio<br />

aziendale, o addirittura di un punto di ristoro<br />

o di un agriturismo. In questi casi i<br />

produttori propongono ristrutturazioni o<br />

adeguamenti strutturali che servono anche<br />

da richiamo per possibili acquirenti o<br />

visitatori. È evidente come una cantina di<br />

stagionatura in cui l’umidità è mantenuta<br />

attraverso giochi d’acqua adeguatamente<br />

illuminati rimanga nella memoria del visitatore<br />

più a lungo di un luogo igienicamente<br />

soddisfacente ma anonimo.<br />

È quindi importante garantire la sicurezza<br />

del consumatore, attraverso il rispetto di<br />

quanto previsto dalle norme vigenti, e contestualmente<br />

un corretto inserimento delle<br />

realtà produttive nel contesto paesaggistico.<br />

Per questo è importante avere documenti di<br />

riferimento quali possono essere i manuali<br />

di buone prassi igieniche redatti da esperti<br />

della filiera di riferimento. In <strong>Piemonte</strong> è stata<br />

pubblicata nel 2016 una “Guida di buona<br />

prassi igienica per i caseifici di azienda agricola”<br />

(1) alla cui stesura hanno partecipato<br />

molti enti regionali coinvolti nella filiera lattiero<br />

casearia dei piccoli produttori: il Consorzio<br />

Agenform di Cuneo, il Dipartimento<br />

di Prevenzione dell’ASL TO 4, l’Associazione<br />

delle Casare e dei Casari di Azienda Agricola,<br />

l’Associazione Regionale Allevatori del<br />

<strong>Piemonte</strong>, la Coldiretti <strong>Piemonte</strong>, la Confagricoltura<br />

<strong>Piemonte</strong>, la Confederazione<br />

Italiana Agricoltori <strong>Piemonte</strong>, l’Istituto<br />

Nord Ovest Qualità, il Laboratorio Chimico<br />

Camera di Commercio Torino, l’Assessorato<br />

Agricoltura della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> e<br />

i Dipartimenti di Scienze Agrarie, Forestali<br />

e Alimentari e di Scienze Veterinarie dell’Università<br />

di Torino. Questa guida contiene<br />

informazioni importanti per la sostenibilità<br />

delle valutazioni strutturali che il Dipartimento<br />

di Prevenzione è chiamato a svolgere<br />

ed è importante che tali informazioni siano<br />

prese in considerazione nell’ambito delle<br />

procedure di controllo ufficiale.<br />

Stalla a Wildenstein, CH, arch. Kury<br />

Stahelin, 2013 (fonte www.staehelinarchitekten.ch)<br />

Grande<br />

importanza<br />

rivestono i<br />

manuali di buone<br />

prassi igieniche<br />

redatti da esperti<br />

della filiera di<br />

riferimento<br />

1. “Guida di buona prassi<br />

igienica per i caseifici di<br />

azienda agricola” 2016<br />

http://www.casarecasari.it/<br />

guida-di-buona-prassi-igienica-per-i-caseifici-di-azienda-agricola-versione-2016<br />

Agricoltura 93<br />

25


INNOVAZIONE NELLE<br />

AREE RURALI EUROPEE<br />

A CONFRONTO<br />

IN PIEMONTE LA MISURA<br />

16.1 DEL PSR<br />

Paolo Aceto<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />

Direzione Agricoltura<br />

Un seminario ad<br />

Atene a maggio<br />

ha permesso un<br />

confronto molto<br />

utile tra diverse<br />

realtà europee<br />

Il 10 e 11 maggio <strong>2017</strong> si è tenuto ad Atene il<br />

seminario “Moving EIP-AGRI implementation<br />

forward” dedicato all’attuazione e alle prospettive<br />

dei Gruppi Operativi del Partenariato<br />

europeo per l’innovazione (PEI-AGRI). E’ stata<br />

l’occasione per illustrare lo stato di implementazione<br />

dei Gruppi Operativi negli Stati membri,<br />

presentare esempi significativi di Gruppi<br />

Operativi già attivati, discutere degli strumenti<br />

più efficaci che la pubblica amministrazione<br />

può mettere a disposizione per realizzare progetti<br />

efficaci e utili al mondo rurale e delle metodologie<br />

per rendere più incisiva la selezione<br />

delle proposte migliori. In <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />

che ha partecipato al seminario con un suo<br />

rappresentante, l’interesse per la tematica è<br />

molto attuale: nel 2016 è stato emanato un<br />

bando all’interno del Programma di Sviluppo<br />

Rurale sulla misura 16.1 (Gruppi operativi per<br />

l’innovazione in agricoltura) per il quale è in<br />

corso l’istruttoria delle domande di sostegno.<br />

CHE COS’È IL PEI-AGRI?<br />

PEI è l’acronimo di Partenariato Europeo<br />

per l’Innovazione (in inglese: EIP – European<br />

Innovation Partnership). In realtà, e più precisamente,<br />

il nome completo è Partenariato Europeo<br />

per l’Innovazione in materia di produttività<br />

e sostenibilità dell’agricoltura (PEI-AGRI).<br />

Fa parte delle iniziative prioritarie individuate<br />

dall’UE per stimolare la crescita e l’innovazione<br />

nell’ambito della strategia Europa 2020, colmando<br />

il divario esistente tra la pratica agricola<br />

e il mondo scientifico attraverso un approccio<br />

di cooperazione. Il PEI-AGRI ha lo scopo di<br />

incoraggiare i partner ai diversi livelli istituzionali<br />

e geografici e nei diversi settori a collaborare<br />

e sfruttare l’immenso potenziale derivante<br />

dall’unione delle loro competenze. Da<br />

un punto di vista operativo, il PEI-AGRI funge<br />

da collegamento tra la ricerca e la tecnologia<br />

più all’avanguardia da un lato e gli agricoltori,<br />

le imprese, l’industria, i servizi di consulenza<br />

e le ONG dall’altro, così da tradurre i risultati<br />

della ricerca in innovazione effettiva, trasferire<br />

più rapidamente l’innovazione nella pratica,<br />

fornire un ritorno sistematico di informazioni<br />

dagli operatori agli scienziati sui fabbisogni di<br />

ricerca, rafforzare lo scambio di conoscenze e<br />

diffondere la consapevolezza della necessità di<br />

cooperare per diffondere innovazione.<br />

I GRUPPI OPERATIVI DEL PEI<br />

I progetti di innovazione del PEI-AGRI sono<br />

attuati dai cosiddetti Gruppi Operativi (GO),<br />

partenariati di cui può far parte un ampio range<br />

di soggetti, ad esempio: agricoltori, ricercatori,<br />

consulenti, imprese, gruppi ambientalisti,<br />

associazioni di consumatori, ONG, ecc.<br />

La formazione di un GO si svolge su inizia-<br />

26<br />

Agricoltura 93


tiva dei componenti attorno a un problema<br />

pratico o una opportunità che i proponenti<br />

ritengono possa condurre a una soluzione<br />

innovativa. Il GO elabora un piano, descrivendo<br />

il progetto e i risultati attesi. Inoltre,<br />

diffonde i risultati del progetto, in particolare<br />

attraverso il PEI-AGRI.<br />

I GO sono finanziati principalmente attraverso<br />

i Programmi di Sviluppo Rurale, in particolare<br />

con la sottomisura 16.1 - “Sostegno per<br />

la costituzione, la gestione e l’operatività dei<br />

gruppi operativi del PEI in materia di produttività<br />

e sostenibilità dell’agricoltura”. Tutte le<br />

caratteristiche dei GO (requisiti dei componenti,<br />

temi e tipologie dei progetti, modalità<br />

per l’accesso ai contributi, ecc.) sono pertanto<br />

estremamente variabili, in base all’approccio<br />

dato dai singoli PSR.<br />

I SEMINARI EUROPEI<br />

Come assicurare un approccio coordinato<br />

a livello continentale al tema dell’innovazione,<br />

tema che di per sé non conosce confini<br />

amministrativi? A livello nazionale un primo<br />

elemento di coordinamento è assicurato dalla<br />

Rete Rurale Nazionale (RRN) che, nell’ambito<br />

del programma approvato dall’UE per<br />

il periodo 2014-2020, ha delle specifiche attività<br />

informative e di supporto per i GO. In<br />

secondo luogo, con sede a Bruxelles, opera la<br />

Rete del PEI-AGRI che cura, a livello europeo,<br />

un approccio comune e il raggiungimento<br />

degli obiettivi generali pur nella varietà degli<br />

impianti nazionali e regionali. Tra i vari<br />

strumenti che la Rete del PEI-AGRI utilizza a<br />

questo scopo, vi è la periodica organizzazione<br />

di seminari quali quello di Atene. In questi<br />

incontri ci si scambiano esperienze e buone<br />

pratiche, si individuano approcci e strumenti<br />

utili ad aumentare l’impatto dei progetti innovativi<br />

e il coinvolgimento degli operatori.<br />

All’interno del mondo dei PSR, programmi<br />

che hanno un ambito di applicazione locale,<br />

il PEI-AGRI rappresenta un caso unico<br />

di approccio coordinato a livello europeo,<br />

che appare tanto più interessante in quanto<br />

operante “dal basso”, attraverso un’attività<br />

di confronto, scambio e dialogo che coinvol-<br />

Il tema<br />

dell’innovazione è<br />

un raro esempio<br />

di coordinamento<br />

a livello<br />

internazionale:<br />

i PSR sono diversi,<br />

si cerca un<br />

approccio comune<br />

Grafico 1<br />

Numero di GO attesi per<br />

Stato membro.<br />

* somma dei GO previsti<br />

nei singoli PSR regionali.<br />

(Fonte: Commissione<br />

Europea; PEI-AGRI;<br />

dati aggiornati a<br />

settembre <strong>2017</strong>)<br />

Agricoltura 93<br />

27


Grafico 2<br />

Distribuzione delle<br />

tematiche dei GO.<br />

Elaborazione dati del<br />

PEI-AGRI a ottobre 2016<br />

su un primo gruppo di<br />

231 GO attivati in 7<br />

Stati membri<br />

ge, informalmente, tutti i soggetti interessati<br />

(autorità di gestione, pagamento e controllo,<br />

protagonisti dei progetti di innovazione quali<br />

agricoltori, scienziati, consulenti, ecc.)<br />

27 stati membri UE e 98 PSR (su 112) hanno<br />

previsto misure di finanziamento per i GO.<br />

Sono previsti, complessivamente, 3200 GO in<br />

tutta Europa, di qui al 2020 (Grafico 1).<br />

I dati presentati durante il seminario, relativi<br />

a un primo gruppo di 231 GO attivati in<br />

7 Stati membri (Austria, Belgio, Germania,<br />

Spagna, Francia, Gran Bretagna) individuano<br />

le seguenti tematiche come le più frequenti:<br />

protezione delle colture (12% dei GO attivati),<br />

agricoltura di precisione (11%), agro-ambiente<br />

(9%), nuove filiere/marketing (8%), agricoltura<br />

biologica (8%) (Grafico 2).<br />

IL SEMINARIO DI ATENE<br />

Al seminario hanno partecipato 121 persone<br />

provenienti da 26 diverse nazioni europee.<br />

A parte la nazione ospitante, la Grecia,<br />

i contingenti più numerosi erano quelli di<br />

Italia e Germania. Nel corso dell’intero seminario<br />

si sono succedute 14 presentazioni<br />

di 10 Paesi differenti, equamente divise tra:<br />

• esempi di GO già operanti (8 casi da<br />

Germania, Belgio, Francia, Italia, Spagna,<br />

Svezia)<br />

• illustrazione di come differenti autorità<br />

di gestione nazionali e regionali hanno<br />

implementato il PEI-AGRI (6 casi: Irlanda,<br />

Romania, Svezia, Ungheria, Catalogna,<br />

Fiandre).<br />

• Il seminario ha previsto anche 4 sessioni<br />

interattive, in cui tutti i partecipanti,<br />

rappresentassero essi autorità di gestione,<br />

pagamento, controllo, GO, ecc., divisi<br />

in gruppi ristretti, hanno discusso liberamente<br />

attorno ad alcune tematiche<br />

ritenute le più importanti per un confronto<br />

tra i portatori di interesse in questo<br />

stadio di attuazione del PEI-AGRI:<br />

• moduli di domanda e accordi di partenariato<br />

• processo di selezione: quali sono i criteri<br />

di selezione che aiutano a scegliere le proposte<br />

migliori? Come soddisfare le esigenze<br />

di agricoltori e forestali e ottenere<br />

un corretto bilanciamento delle competenze<br />

necessarie a realizzare l’innovazione<br />

progettuale?<br />

• bandi per i GO: bandi aperti o su temi<br />

prefissati? Quali buone pratiche per far sì<br />

che i bandi permettano di acquisire idee<br />

innovative e raggiungano i partner giusti<br />

al momento giusto?<br />

• semplificazione: c’è spazio per una<br />

semplificazione delle procedure e/o<br />

della modulistica?<br />

CHE COSA È EMERSO<br />

Di seguito un riassunto delle principali buone<br />

pratiche per l’implementazione dei GO individuate<br />

al termine del seminario:<br />

28<br />

Agricoltura 93


• supporto, da parte dell’autorità di gestione,<br />

relativo all’intero “ciclo di vita” del<br />

progetto, a tutte le attività per la creazione<br />

e l’implementazione del progetto,<br />

ad es.: elaborazione della proposta, supporto<br />

alla compilazione della domanda e<br />

dell’accordo di partenariato, ecc. Interessante,<br />

da questo punto di vista è l’approccio<br />

ungherese;<br />

• proposta progettuale preliminare (step/<br />

Azione 1) che contenga le seguenti informazioni:<br />

−−<br />

nome del Capofila (colui che presenta<br />

la domanda in nome e per conto di<br />

tutto il gruppo;<br />

−−<br />

quali sono le competenze di ciascuno<br />

dei partecipanti;<br />

−−<br />

dettagli su altre fonti di finanziamento<br />

al fine di evitare un doppio finanziamento;<br />

−−<br />

una sintesi su quali sono le criticità affrontate,<br />

quali gli obiettivi del progetto,<br />

quale approccio è proposto;<br />

−−<br />

i benefici che potenzialmente possono<br />

derivare dal progetto;<br />

−−<br />

quadro chiaro degli impegni del gruppo<br />

relativi alla futura cooperazione per<br />

l’attuazione del progetto definitivo;<br />

• nel progetto preliminare non serve il dettaglio<br />

dei costi, che sarà allegato al progetto<br />

definitivo, ma è opportuno riportare<br />

un’indicazione di massima, l’ordine di<br />

grandezza;<br />

• una guida alla compilazione della modulistica<br />

dettagliata, contenente anche informazioni<br />

sui criteri di selezione e il peso di<br />

ciascuno di essi e informazioni sull’intero<br />

percorso dalla presentazione dell’idea alla<br />

realizzazione del progetto definitivo;<br />

• il progetto definitivo (step/Azione 2)<br />

contenente:<br />

−−<br />

obiettivi, piano di lavoro e attività descritti<br />

con il maggior dettaglio possibile;<br />

−−<br />

sintesi per gli operatori del settore da<br />

pubblicare sul sito web del PEI-AGRI,<br />

con un buon livello di comunicazione e<br />

informazione, ritenuto un punto chiave<br />

sin dall’inizio e a livello europeo;<br />

−−<br />

il contributo e il valore aggiunto che<br />

ciascun partner apporta al GO (aspetto<br />

chiave: esiste la complementarietà delle<br />

conoscenze all’interno del GO?);<br />

Come si possono<br />

conciliare i progetti<br />

di ricerca finanziati<br />

da Horizon 2020<br />

con l’innovazione<br />

sostenuta dal PSR<br />

Agricoltura 93<br />

29


−−<br />

evidenziare esplicitamente, al fine di<br />

evitare la ripetizione di attività simili<br />

effettuate da altre istituzioni o fonti di<br />

finanziamento:<br />

»»<br />

la complementarità con iniziative<br />

esistenti;<br />

»»<br />

le conoscenze già disponibili presso<br />

organismi di ricerca, stazioni<br />

sperimentali, ecc.;<br />

−−<br />

una sezione dettagliata sulla comunicazione<br />

e i diversi modi per disseminare<br />

i risultati, a breve e lungo termine;<br />

• accordo di partenariato che contenga:<br />

−−<br />

un chiaro accordo di collaborazione<br />

(non è necessario creare un nuovo<br />

soggetto con personalità giuridica);<br />

−−<br />

indicazioni sulla consultazione regolare<br />

tra i partner e modalità di report<br />

periodiche;<br />

−−<br />

modalità di risoluzione interna di<br />

eventuali conflitti (altrimenti, possibilità<br />

di interruzione del finanziamento);<br />

−−<br />

procedure per la sostituzione di un<br />

partner;<br />

−−<br />

impegno esplicito di tutti al rispetto<br />

delle scadenze e degli obiettivi progettuali;<br />

−−<br />

dettaglio finanziario, su ruoli e responsabilità;<br />

−−<br />

regole chiare sui tempi per trasferire il<br />

contributo dal Capofila agli altri partner;<br />

−−<br />

impegni chiari alla disseminazione<br />

dei risultati;<br />

• far dialogare il mondo della ricerca<br />

e quello della consulenza al fine di<br />

fare emergere idee innovative (ad<br />

es.: concetto dell’Innovation Hub del<br />

Galles);<br />

• strumenti per accompagnare gli agricoltori:<br />

sia per far emergere idee innovative,<br />

sia per ricercare partner<br />

• set di criteri di valutazione completo, che<br />

tenga conto di:<br />

−−<br />

utilità dei risultati per le imprese agricole/forestali;<br />

−−<br />

complementarietà delle competenze<br />

del partner;<br />

−−<br />

disseminazione dei risultati;<br />

• individuazione delle modalità più idonee<br />

per il coinvolgimento diretto degli<br />

imprenditori agricoli e forestali nella valutazione<br />

delle proposte progettuali, che<br />

non può essere unicamente demandata a<br />

ricercatori o consulenti.<br />

PEI-AGRI E HORIZON 2020<br />

Il PSR non finanzia la ricerca scientifica<br />

di per sè: i GO lavorano per tradurre nuove<br />

idee già esistenti in pratiche adottate<br />

concretamente da imprese, agricoltori,<br />

associazioni, ONG, ecc. nella loro attività<br />

ordinaria per migliorare la competitività,<br />

l’impatto ambientale, le ricadute sociali e<br />

così via. Tuttavia, il PEI-AGRI vuole anche<br />

essere un luogo di contatto e sinergia tra<br />

l’innovazione finanziata dal PSR e la ricerca<br />

scientifica finanziata dal programma<br />

europeo Horizon 2020.<br />

In particolare, in Horizon 2020 esistono i<br />

progetti Multi-actor approach (Approccio a<br />

più attori) e le Thematic networks (Reti tematiche)<br />

in cui il coinvolgimento dei GO è<br />

fortemente raccomandato già nella fase di<br />

selezione iniziale. A oggi, ad esempio, vi sono<br />

34 Thematic networks bottom-up (17 relative<br />

a specifici settori, 17 su temi trasversali) a cui<br />

GO già attivati o potenziali potrebbero rivolgere<br />

la propria attenzione.<br />

Il collegamento con il mondo della ricerca, a<br />

giudizio di chi scrive, è uno degli elementi su<br />

cui più c’è da lavorare. Da un lato, come è risultato<br />

evidente anche dalle presentazioni dei<br />

GO della due giorni ateniese, vi è la naturale<br />

tendenza del mondo scientifico a “monopolizzare”<br />

questo tipo di progettualità, piegando<br />

i progetti più verso la ricerca sperimentale<br />

che verso l’innovazione vera e propria. E per<br />

quanto si tratti di confini sfumati o non sempre<br />

immediatamente evidenti, tutto ciò tende<br />

a depotenziare le ricadute concrete per gli<br />

agricoltori e per gli operatori delle aree rurali<br />

30<br />

Agricoltura 93


a favore di un approccio più teorico o comunque<br />

lontano da una immediata applicabilità.<br />

D’altro canto - anche per via della complessità<br />

burocratica e procedurale dei rispettivi<br />

strumenti - l’introduzione di GO all’interno<br />

di progetti di ricerca Horizon 2020 o, viceversa,<br />

lo sviluppo di azioni innovative derivanti<br />

da attività finanziate con Horizon 2020 nei<br />

progetti finanziati con la sottomisura 16.1 del<br />

PSR, rimane a tutt’oggi un elemento poco<br />

sviluppato e su cui in prospettiva si potrebbe<br />

intervenire in maniera più incisiva.<br />

IL BANDO PSR DELLA REGIONE PIEMONTE<br />

A luglio 2016 la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> ha emanato il primo bando sui Gruppi Operativi del PEI<br />

all’interno dell’operazione 16.1.1 del PSR 2014-2020, bando che si è concluso a <strong>dicembre</strong><br />

dello stesso anno. L’intervento è strutturato in due step: nell’Azione 1 i gruppi proponenti<br />

presentano un’idea preliminare; solo chi viene ammesso a finanziamento in tale Azione<br />

lavora per scrivere il progetto definitivo e costituire il GO definitivo (eventualmente anche<br />

aggregando nuovi partecipanti) che dovrà essere presentato all’interno di un secondo step di<br />

valutazione, l’Azione 2. Solo se ammesso a finanziamento nell’Azione 2 il GO può realizzare<br />

il suo progetto.<br />

Il bando ha avuto un successo decisamente superiore alle attese: 124 domande presentate<br />

(poi ridotte, al termine della prima fase di istruttoria formale, a 89), su tutte le focus area del<br />

PSR piemontese. Le focus area più frequenti sono quelle relative sull’integrazione di filiera<br />

(più di 1 terzo delle proposte), alla migliore gestione delle risorse idriche, dei fertilizzanti e dei<br />

pesticidi (tra il 20 e il 25% delle domande presentate) e al miglioramento delle prestazioni<br />

economiche e all’uso efficiente delle risorse (1 progetto su 6).<br />

Attualmente, l’istruttoria per l’ammissione a finanziamento delle domande sull’Azione 1 è<br />

ancora in corso: le 89 domande che hanno superato l’esame di ammissibilità sono nella fase<br />

di valutazione di merito.<br />

In <strong>Piemonte</strong><br />

si stanno<br />

valutando<br />

i progetti<br />

presentati sulla<br />

misura 16.1<br />

che ha avuto<br />

un successo<br />

superiore alle<br />

aspettative<br />

Per maggiori informazioni:<br />

www.regione.piemonte.it/agri/psr2014_20/misure_interventi/M16.htm<br />

PER APPROFONDIRE<br />

- Tutta la documentazione del seminario è scaricabile al seguente indirizzo web:<br />

https://ec.europa.eu/eip/agriculture/event/eip-agri-seminar-moving-eip-agri-implementation<br />

- La Rete Rurale Nazionale dispone di un proprio programma approvato dall’Unione Europea<br />

e con un propria dotazione di risorse finanziarie. Tra le attività programmate ve ne sono di<br />

specifiche per promuovere l’innovazione, attraverso l’informazione dei potenziali partners, il<br />

supporto alla impostazione giuridico-organizzativa dei gruppi operativi e la collaborazione<br />

con il mondo della ricerca :<br />

http://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/17032<br />

- PEI-AGRI: https://ec.europa.eu/eip/agriculture/en<br />

- Rete Rurale Nazionale: www.reterurale.it/innovazione<br />

- Horizon 2020: https://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/<br />

Agricoltura 93<br />

31


Attività sociale presso l’orto della Quinta do Pisão (Portogallo)<br />

MODELLI DI<br />

AGRICOLTURA<br />

SOCIALE<br />

IN EUROPA<br />

LE ESPERIENZE DI<br />

PORTOGALLO E IRLANDA<br />

Patrizia Borsotto<br />

Michela Ascani<br />

CREA, Consiglio per la<br />

ricerca in agricoltura e<br />

l’analisi dell’economia<br />

agraria, Centro di ricerca<br />

Politiche e Bio-economia<br />

Alla fine del secolo scorso è cresciuta nella<br />

società europea la consapevolezza del<br />

ruolo multifunzionale dell’agricoltura: oltre<br />

alle finalità produttive ne sono state riconosciute<br />

altre quali la tutela ambientale, la<br />

conservazione del paesaggio, la gestione delle<br />

risorse primarie (acqua, suolo e aria) e la<br />

dimensione turistico-ricreativa, e sono state<br />

individuate esternalità positive di carattere<br />

ambientale, sociale e culturale. In Europa<br />

ciò ha portato a sviluppare esperienze innovative<br />

volte a promuovere diverse forme di<br />

assistenza e inclusione sociale, solidarietà<br />

e cura. Si è pertanto cominciato a utilizzare<br />

il termine agricoltura sociale (social/care<br />

farming e/o green care) per descrivere quelle<br />

pratiche agricole mirate a sostenere il recupero<br />

socioriabilitativo, l’inserimento lavorativo<br />

di persone svantaggiate (es. persone<br />

con disabilità psicofisiche, detenuti, tossico<br />

dipendenti, minori, emigrati), l’educazione<br />

ed i servizi per la vita quotidiana.<br />

In tutta Europa esiste un ampio e ricco patrimonio<br />

di realtà agricole attive su tematiche<br />

sociali; l’approccio utilizzato è differente<br />

nelle diverse aree geografiche anche in funzione<br />

delle tradizioni e della cultura locale.<br />

Nell’ambito dell’attività della Rete Rurale<br />

Nazionale 2014-2020 sono state organizzate<br />

una serie di visite di studio - study visit volte<br />

a conoscere realtà differenti allo scopo di<br />

creare una rete di scambi e, in una più ampia<br />

strategia, rafforzare la conoscenza dell’agricoltura<br />

sociale presso imprenditori e funzionari<br />

pubblici.<br />

In particolare si riferisce qui di due esperienze,<br />

la prima avvenuta in Portogallo nel<br />

mese di novembre 2016 e rivolta agli operatori<br />

del settore (imprenditori agricoli, operatori<br />

sociali) e la seconda realizzata nel mese<br />

di settembre <strong>2017</strong> in Irlanda e Irlanda del<br />

Nord e rivolta a dipendenti pubblici, con l’obiettivo<br />

di diffondere le conoscenze dell’agricoltura<br />

sociale e le informazioni inerenti<br />

32<br />

Agricoltura 93


il supporto allo sviluppo di pratiche e servizi<br />

di agricoltura sociale presso imprenditori e<br />

funzionari.<br />

PORTOGALLO:<br />

I PROGETTI PARTONO<br />

DAL TERZO SETTORE<br />

L’agricoltura sociale in Portogallo, a differenza<br />

di quanto accade in Italia, sviluppa il<br />

suo percorso a partire dal sociale e pertanto<br />

è esercitata principalmente dal terzo settore,<br />

dalle organizzazioni no-profit, come le cooperative<br />

sociali o comunità terapeutiche di<br />

lavoro che si rivolgono soprattutto a persone<br />

con disabilità e malattie mentali. Generalmente<br />

si tratta di realtà che hanno lo status<br />

di Istituzione Privata di Solidarietà Sociale<br />

(IPSS ) ma sono presenti anche casi in cui<br />

l’istituzione pubblica si è fatta promotrice<br />

dell’iniziativa: si può citare il Progetto Horta<br />

Solidaria che riguarda 12 istituti carcerari<br />

che hanno al loro interno degli orti per la<br />

produzione di alimenti, e il reinserimento<br />

sociale dei detenuti attraverso la formazione<br />

e la socializzazione al lavoro o le attività di<br />

agricoltura svolte all’interno degli ospedali<br />

(es. Ospedale Psychiatric di Lisbona).<br />

Il tema che ha accomunato le visite è quello<br />

dell’agricoltura sociale come servizio<br />

per le comunità locali. Infatti nel caso del<br />

Portogallo si considera l’agricoltura come<br />

strumento utile ai fini terapeutici, educativi<br />

e di benessere psico-fisico che trae le sue<br />

origini dall’agricoltura contadina e dalla<br />

propensione all’assistenza reciproca diffusa<br />

nelle aree rurali.<br />

Il percorso ha preso avvio con la visita della<br />

Quinta da Várzea (Setubal 1 ), un’azienda agricola<br />

di 24 ettari destinati alla coltivazione di<br />

orticole, piante da frutta e piante aromatiche<br />

e all’allevamento di ovini e animali di bassa<br />

corte, di proprietà del Ministero della Giustizia,<br />

che ospita una trentina di detenuti in regime<br />

di semi-libertà. I prodotti agricoli sono<br />

destinati all’autoconsumo e alla vendita diretta<br />

presso un punto vendita aperto al pubblico,<br />

situato all’interno dell’azienda stessa<br />

che permette ai detenuti di mantenere un<br />

contatto con l’esterno. I detenuti/lavoratori<br />

percepiscono una paga simbolica; acquisiscono<br />

una professionalità (molti non si erano<br />

mai avvicinati a questo genere di attività)<br />

e ricreano abitudini lavorative che facilitano<br />

il reinserimento nella società.<br />

La seconda visita ha riguardato l’esperienza<br />

all’interno della Escola Profissional Agrícola<br />

di Odivelas, un centro di ippoterapia che fornisce<br />

un servizio – realizzato nell’ambito del<br />

sistema di istruzione pubblica - indirizzato a<br />

bambini e giovani con bisogni speciali, con<br />

particolare attenzione agli studenti con disturbi<br />

dello spettro autistico e con disabilità<br />

multiple.<br />

La Quinta do Pisão è invece una realtà<br />

agro-silvo-pastorale nel Parco Naturale<br />

di Sintra-Cascais che su una superficie di<br />

quasi 60 ettari alleva pecore, asini e cavalli<br />

allo stato brado, presenta un orto, un frutteto<br />

biologico e la coltivazione di lavanda.<br />

In particolare la gestione dell’orto è affidata<br />

a lavoratori sociali, disoccupati di lunga<br />

durata, che grazie a questa opportunità ricominciano<br />

un percorso lavorativo che permette<br />

loro di riscattarsi e rimettersi in gioco.<br />

Interessante anche l’esperienza di “pick you<br />

own crop” che prevede la scelta e la raccolta<br />

in campo del prodotto da parte del consumatore<br />

che può contemporaneamente confrontarsi<br />

con i lavoratori e dar loro un ritorno<br />

importante in termini di partecipazione al<br />

processo.<br />

La study visit si è conclusa con il caso di<br />

una cooperativa di solidarietà CERCICA 2 che<br />

promuove la qualità della vita e l’inclusione<br />

Da alcuni anni<br />

è cresciuta<br />

in Europa<br />

l’attenzione alla<br />

multifunzionalità<br />

dell’agricoltura,<br />

come forma<br />

di inclusione,<br />

recupero e<br />

integrazione<br />

1<br />

Si tratta di una zona alla periferia di Lisbona<br />

caratterizzata da un elevato grado di<br />

delinquenza e alto livello di disoccupazione.<br />

2<br />

Cooperativa para a Educação e Reabilitação de<br />

Cidadãos Inadaptados de Cascais.<br />

Attività di taleaggio svolta presso<br />

la CERCICA<br />

Agricoltura 93<br />

33


Il meeting presso la sede del<br />

Social Farming Support Service<br />

Northern Ireland (SFSF-NI)<br />

Rural Support<br />

Le esperienze<br />

di Portogallo<br />

e Irlanda sono<br />

emblematiche<br />

per lo sviluppo<br />

di agricoltura<br />

sociale, stimolata<br />

in un caso dal<br />

Terzo settore,<br />

nell’altro dal<br />

sostegno<br />

pubblico<br />

sociale di persone con disabilità mentali, in<br />

un contesto di eccellenza professionale e<br />

sostenibilità, in collaborazione con i familiari,<br />

i soggetti pubblici, gli imprenditori e<br />

altri soggetti interessati. A fianco all’attività<br />

agricola, che consiste in coltivazione orticola<br />

in pieno campo e in serra sia con tecniche<br />

di coltivazione convenzionali sia biologiche,<br />

sono presenti le attività di manutenzione<br />

del verde pubblico gestite dalla CerJardin.<br />

A seconda del tipo di disabilità il soggetto è<br />

inserito nell’uno e nell’altro percorso; questo<br />

tipo di attività permette di mantenere o sviluppare<br />

capacità sociali e professionali nonché<br />

incentivare l’autonomia: in particolare<br />

l’attività di vivaismo si riflette sulle capacità<br />

di concentrazione, di comunicazione e di interazione.<br />

IRLANDA:<br />

IL SOSTEGNO PUBBLICO<br />

La study visit in Irlanda è stata rivolta specificamente<br />

a dipendenti pubblici o collaboratori<br />

di assessorati regionali, agenzie ed enti<br />

di sviluppo agricolo, servizi socio-sanitari<br />

territoriali e/o regionali e altri enti interessati<br />

a sviluppare e potenziare attività di supporto<br />

all’agricoltura sociale nel proprio contesto<br />

operativo, al fine di permettere e favorire il<br />

confronto tra i diversi ambiti disciplinari che<br />

caratterizzano la materia.<br />

La scelta dell’esperienza irlandese è stata<br />

determinata dalle peculiarità del modello<br />

di supporto all’agricoltura sociale che si è<br />

sviluppato in quella realtà. Lo sviluppo delle<br />

esperienze di agricoltura sociale è infatti<br />

supportato da soggetti strutturati e finanziati<br />

dai rispettivi Ministeri dell’Agricoltura.<br />

Si tratta di un modello “top down”, in cui<br />

lo stimolo allo sviluppo dell’agricoltura sociale<br />

è partito dall’alto, in particolare da un<br />

progetto europeo (INTERREG IVA), Social<br />

Farming Across Borders (SoFAB), che ha interessato<br />

le aree amministrative dell’Irlanda<br />

del Nord e quelle di confine dell’Irlanda tra<br />

il 2011 e il 2014. Il progetto, i cui partner erano<br />

University College di Dublino (Irlanda),<br />

capofila, il Queen’s University di Belfast (Irlanda<br />

del Nord), Leitrim Development Company<br />

(Irlanda), ha coinvolto 20 aziende agricole<br />

pilota in attività di agricoltura sociale,<br />

con la collaborazione di esperti indipendenti<br />

di Regno Unito, Scozia e Irlanda e rappresentanti<br />

dei servizi sanitari con esperienza<br />

in social and care farming. L’obiettivo è stato<br />

quello di creare una rete interdisciplinare e<br />

interterritoriale finalizzata ad incrementare<br />

l’agricoltura sociale nell’area e ad erogare<br />

agli agricoltori una serie di servizi informativi,<br />

di supporto e formativi finalizzati ad accrescerne<br />

le competenze in materia.<br />

L’interesse per l’agricoltura sociale è nato,<br />

in un contesto di bassa densità abitativa e<br />

di declino del reddito nelle aziende agricole,<br />

dalla necessità di lavorare sulla diversificazione,<br />

in un’ottica di multifunzionalità e di<br />

creazione di reddito per le imprese, e creare<br />

nello stesso tempo ricadute positive in termini<br />

di inclusione sociale sulle comunità rurali.<br />

L’obiettivo di progetto è stato centrato<br />

in pieno, e il nucleo originario di social farms<br />

(aziende che praticano agricoltura sociale)<br />

si è allargato, fino ad un numero di circa 50<br />

unità nell’intera isola e di 80/90 agricoltori<br />

che sono stati già destinatari di formazione<br />

specifica.<br />

Attualmente, grazie al finanziamento<br />

pubblico, esistono due soggetti denominati<br />

Social Farming Support Offices (Uffici di<br />

supporto per l’agricoltura sociale) che, cooperando<br />

tra loro, forniscono supporto gratuito<br />

alle social farms già esistenti, agli agri-<br />

34<br />

Agricoltura 93


coltori che intendano avviare l’attività, ai<br />

beneficiari dei servizi di e alla popolazione<br />

per la diffusione di conoscenza sul tema. Si<br />

tratta del Social Farming Support Office della<br />

Leitrim Development Company (Irlanda),<br />

situato a Drumshanbo, contea di Leitrim, e<br />

del Social Farming Support Service (Irlanda<br />

del Nord) finanziato dal Dipartimento di<br />

Agricoltura e Sviluppo Rurale nord irlandese,<br />

a Cookstown, che eroga il servizio attraverso<br />

l’organizzazione benefica (charity)<br />

Rural Support. Obiettivo e impegno degli<br />

uffici di supporto è attualmente l’ampliamento<br />

da parte delle imprese agricole dei<br />

destinatari del servizio, coinvolgendo anziani,<br />

ex detenuti, persone con dipendenze<br />

e altre tipologie di soggetti, in un’ottica di<br />

raccordo tra domanda e offerta.<br />

I 15 partecipanti all’iniziativa della Rete<br />

Rurale Nazionale, selezionati da un’apposita<br />

Commissione, provenivano prevalentemente<br />

da Assessorati regionali all’Agricoltura<br />

(10); di questi, molti erano responsabili di<br />

misure dei Programmi di Sviluppo Rurale<br />

(PSR) riguardanti l’agricoltura sociale (7).<br />

Erano presenti anche una rappresentante di<br />

un Assessorato alla Salute e al Sociale, una<br />

di un Assessorato alla Sanità, due di Aziende<br />

Sanitarie e uno di un Centro di salute mentale.<br />

Per il CREA erano presenti 4 ricercatori<br />

che si occupano di agricoltura sociale. Lo<br />

scambio all’interno del gruppo tra ambiti<br />

professionali e punti di vista diversi è stato<br />

estremamente proficuo.<br />

UNA VISITA ITINERANTE<br />

La visita si è svolta in forma itinerante,<br />

inizialmente in Irlanda e poi in Irlanda del<br />

Nord, e ha offerto ai partecipanti l’opportunità<br />

di venire in contatto sia con social<br />

farms (aziende che praticano agricoltura<br />

sociale), in cui il servizio erogato ha come<br />

principali destinatari soggetti con problemi<br />

di apprendimento, disabilità mentale e<br />

disoccupati di lunga durata, sia con i soggetti<br />

che offrono supporto alle imprese.<br />

In 3 giornate si sono svolti incontri con: i<br />

rappresentanti del Social Farming Support<br />

Office e della Leitrim Development Company,<br />

in Irlanda; i rappresentanti del Social<br />

Farming Support Service Northern Ireland –<br />

Rural Support; 4 aziende situate in Irlanda<br />

e in Irlanda del Nord.<br />

Il primo incontro si è svolto presso il Social<br />

Farming Support Office irlandese. L’ufficio<br />

è, sia fisicamente, che funzionalmente,<br />

all’interno della Leitrim Development<br />

Company, una realtà di sviluppo locale di<br />

tipo partecipativo (community led local development<br />

company - CLLD), che fornisce<br />

una serie di servizi attraverso programmi<br />

di sviluppo rurale, economico e sociale.<br />

Destinatari del supporto (assistenza tecnica,<br />

aiuti sotto forma di contributi in conto<br />

capitale, consulenza, mentoring, informazione<br />

e formazione e iniziative di sviluppo)<br />

sono comunità, individui e imprese. Lo<br />

staff del Social Farming Support Office ha<br />

illustrato il percorso che ha portato nel 2015<br />

alla creazione dell’ufficio da parte della<br />

Leitrim Development Company, con l’assistenza<br />

del Department of Agriculture Food<br />

& the Marine irlandese (Dipartimento per<br />

l’Agricoltura, l’alimentazione e la pesca),<br />

per dare seguito al lavoro altamente positivo<br />

sviluppato attraverso il progetto SoFAB.<br />

L’ufficio fornisce supporto gratuito allo<br />

sviluppo dell’agricoltura sociale in Irlanda.<br />

Tale supporto, finanziato dal Department of<br />

Agriculture, è stato confermato e rafforzato<br />

anche per il periodo successivo al <strong>2017</strong>. L’ufficio<br />

svolge consulenza a livello nazionale<br />

agli agricoltori/familiari che intendono avviare<br />

attività di agricoltura sociale, attraverso<br />

informazione e formazione, messa in rete<br />

con vari soggetti fornitori di servizi per il<br />

Visita alla Annagh Social Farm<br />

(Aghalane)<br />

La Rete Rurale<br />

Nazionale ha<br />

organizzato<br />

visite di studio<br />

in Europa per<br />

favorire lo<br />

scambio di<br />

conoscenze<br />

e il confronto<br />

con modelli più<br />

sviluppati<br />

Agricoltura 93<br />

35


Centro di ippoterapia:<br />

attività e ricovero animali<br />

Escola Profissional Agricola (Odivelas)<br />

Quinta da Várzea<br />

(Sintra-Cascais)<br />

collocamento dei destinatari delle attività di<br />

agricoltura sociale nelle aziende, assistenza<br />

ai fruitori del servizio e alle loro famiglie, in<br />

particolare nel facilitare la comprensione del<br />

potenziale di tali servizi. Per il pubblico più<br />

ampio, è inoltre attivo facendo sensibilizzazione<br />

dell’opinione pubblica riguardo all’agricoltura<br />

sociale attraverso eventi, media<br />

tradizionali e social media, collegamento<br />

con iniziative esistenti e nuovi progetti e accrescimento<br />

della conoscenza sul territorio<br />

irlandese dell’esperienza e delle pratiche di<br />

agricoltura sociale. Nell’anno in corso, l’attività<br />

sta seguendo due filoni principali: lo<br />

sviluppo di una rete nazionale irlandese di<br />

agricoltura sociale formata da tutti i portatori<br />

di interesse; l’analisi di buone pratiche di<br />

AS, in collaborazione con University College<br />

di Dublino.<br />

GLI INCONTRI CON LE<br />

REALTÀ ISTITUZIONALI<br />

L’incontro con il Social Farming Support<br />

Service Northern Ireland (SFSF-NI) – Rural<br />

Support nord irlandese ha visto la presenza,<br />

oltre che dello staff, di rappresentanti<br />

del Dipartimento Agricoltura, Ambiente e<br />

Sviluppo Rurale dell’Irlanda del Nord. Fondata<br />

nel 2002, l’organizzazione non profit<br />

Rural Support fornisce supporto in Irlanda<br />

del Nord agli agricoltori, alle loro famiglie e<br />

alla popolazione rurale. Un team composto<br />

da staff, volontari e mentori, tutti con un<br />

background rurale, è a disposizione per fornire<br />

assistenza su un’ampia gamma di temi<br />

attraverso una Helpline (linea di ascolto e<br />

aiuto) e un Farm Business Support Service<br />

(Servizio di supporto per attività di agricoltura<br />

sociale). Dal 2015, il Social Farming<br />

Support Service per l’Irlanda del Nord è coordinato<br />

dall’organizzazione benefica Rural<br />

Support. Il Social Farming Support Service<br />

è finanziato dal Dipartimento Agricoltura,<br />

Ambiente e Sviluppo Rurale dell’Irlanda del<br />

Nord attraverso lo schema “Tackling Rural<br />

Poverty and Social Isolation – TPRSI” - “Contrasto<br />

alla povertà rurale e all’isolamento<br />

sociale”. Scopo del Servizio è la promozione<br />

dell’agricoltura sociale e il supporto<br />

alle realtà esistenti. Obiettivi chiave sono<br />

inoltre: lo sviluppo della rete di fornitori e<br />

utilizzatori dei servizi di agricoltura sociale<br />

e la creazione di opportunità da essa derivanti;<br />

la promozione di buone pratiche nella<br />

fornitura dei servizi; la cooperazione con il<br />

Social Farming Support Office in Irlanda e i<br />

portatori di interesse, al fine di sensibilizza-<br />

36<br />

Agricoltura 93


e le comunità rurali e le agenzie di servizio<br />

sul tema e sul suo sviluppo. Un importante<br />

focus è sullo sviluppo di modelli di finanziamento<br />

sostenibili e modelli di riferimento<br />

per l’agricoltura sociale, che siano<br />

in grado di incrementare il numero sia delle<br />

aziende agricole fornitrici di servizi, che dei<br />

destinatari degli stessi. Tre delle 4 aziende<br />

visitate, 2 irlandesi e 2 nordirlandesi, tutte<br />

zootecniche, hanno come destinatari delle<br />

attività di agricoltura sociale soggetti<br />

con disabilità mentale e intellettiva, in un<br />

caso disoccupati di lungo periodo. Le due<br />

aziende social farms irlandesi sono in regime<br />

di produzione biologica. La prima realtà<br />

visitata, Mount Allen Farm, a Drumshanbo,<br />

azienda bio con allevamento di bovini e orticoltura,<br />

comprende e tutela vari habitat,<br />

tra cui zone umide e una torbiera, e offre<br />

percorsi e workshop focalizzati sull’ecologia,<br />

la biodiversità e la storia locali, la gestione<br />

aziendale. Lough Aedín Social Farm,<br />

a Gortlettragh, anch’essa biologica, accanto<br />

all’allevamento di bovini, equini, avicoli,<br />

comprende la gestione del bosco, frutticultura<br />

e orticoltura in serra. Annagh Social<br />

Farm, ad Aghalane, è un’azienda con produzioni<br />

ortofrutticole, trasformazione, allevamento<br />

di bovini e avicoli, gestione del bosco<br />

e delle aree umide, conservazione della<br />

fauna selvatica. Infine Gortilea Social Farm,<br />

a Claudy, con allevamento di ovini e bovini,<br />

orticoltura, gestione e cura del paesaggio,<br />

offre ai partecipanti alle sue attività un<br />

servizio di ippoterapia, in convenzione con<br />

le strutture sanitarie locali. L’aspetto più<br />

interessante della visita di studio irlandese<br />

è stato il confronto con un modello molto<br />

diverso da quello italiano, in cui il processo<br />

di sviluppo dell’agricoltura sociale è partito<br />

dalle realtà operative ed è stato successivamente<br />

accompagnato dalle istituzioni.<br />

Ulteriore peculiarità del modello che si sta<br />

sviluppando in Irlanda e Irlanda del Nord<br />

è il supporto pubblico, fornito attraverso<br />

soggetti incaricati e finanziati dal pubblico<br />

stesso, alle aziende social farms esistenti e a<br />

quelle in via di costituzione, nella consapevolezza<br />

da parte delle istituzioni del ruolo<br />

che l’agricoltura sociale può avere per il benessere<br />

sociale delle comunità rurali.<br />

IL BANDO SULL’AGRICOLTURA<br />

SOCIALE IN PIEMONTE<br />

La <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2020,<br />

attiverà nelle prossime settimane un bando sulla misura 16.9.1 “Progetti di agricoltura<br />

sociale”, che si colloca all’interno della misura 16 Cooperazione.<br />

Il bando ha un budget complessivo di 900.000 euro e prevede due ambiti di intervento:<br />

- prestazioni e attività a servizio delle comunità locali nelle aree rurali per realizzare<br />

azioni volte allo sviluppo di abilità e capacità, di inclusione sociale e lavorativa, di<br />

ricreazione e di servizi utili per la vita quotidiana;<br />

- interventi di supporto a terapie psicologiche e riabilitative di supporto sanitario<br />

(ad es. pet therapy).<br />

I beneficiari del bando sono gruppi di cooperazione costituiti da almeno due soggetti. Il<br />

gruppo di cooperazione dovrà contenere, al suo interno almeno un’impresa agricola e un<br />

ente gestore dei servizi socio-assistenziali o un ente pubblico competente per territorio. Inoltre,<br />

possono far parte del gruppo di cooperazione, i soggetti che, ai sensi della normativa<br />

vigente, possono svolgere attività di agricoltura sociale (quali ad es.: cooperative e imprese<br />

sociali, associazioni di promozione sociale, ONLUS, organizzazioni di volontariato e fondazioni<br />

attive nella progettazione e nella realizzazione di interventi e servizi sociali, ecc.).<br />

Il bando finanzia i costi degli studi sulla zona interessata, studi di fattibilità, l’animazione<br />

della zona interessata al fine di rendere fattibile un progetto territoriale<br />

collettivo, i costi di esercizio della cooperazione (personale, funzionalità ambientale,<br />

funzionalità operativa) e i costi diretti di specifici progetti (personale tecnico,<br />

materiale di consumo, consulenze e collaborazioni esterne, acquisti di macchine e<br />

attrezzature, ecc.).<br />

Per maggiori informazioni:<br />

www.regione.piemonte.it/agri/psr2014_20/misure_interventi/M16.htm<br />

PER MAGGIORI INFORMAZIONI SULLE<br />

ESPERIENZE VISITATE E I PROGETTI CITATI<br />

Quinta da Várzea, Setubal:<br />

www.carolinabico.wordpress.com/ajudam-os-mais-pobres-numa-solidariedade-mutua/<br />

www.dn.pt/noticias-magazine/interior/por-uma-vida-sem-fome-5518743.html<br />

Centro di ippoterapia della Escola Profissional Agrícola D. Dinis – Paiã<br />

www.epadd-paia.pt/escola/centro-hipico<br />

Quinta do Pisão<br />

Il parco: http://www.cm-cascais.pt/quintadopisao<br />

L’orto: http://www.cm-cascais.pt/evento/horta-da-quinta<br />

Cerjardins<br />

www.cerjardins.com/<br />

Progetto Horta Solidária www.alcancefoundation.com/projeto-horta-solidaria/<br />

Manifestazione di interesse per partecipare alla Study visit in Portogallo:<br />

www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/16330<br />

Agricoltura 93<br />

37


LE NOSTRE<br />

ESPERIENZE<br />

Prosegue il racconto di esperienze dirette di aziende,<br />

imprenditori agricoli e altri soggetti beneficiari del<br />

Programma di sviluppo rurale.<br />

Non vogliono necessariamente essere modelli, ma casi<br />

significativi, per l’innovazione che hanno portato, per la<br />

capacità che hanno dimostrato nel cogliere appieno le<br />

opportunità, per la continuità e l’ampiezza dei progetti<br />

sviluppati, o semplicemente come casi tipici di crescita e<br />

sviluppo del mondo rurale piemontese.<br />

Le tre interviste che presentiamo non hanno pretesa<br />

di esaustività o rappresentatività ma l’intento di aprire,<br />

all’interno del nuovo progetto editoriale della rivista,<br />

uno spazio vivo di esperienze concrete, che ci aiutino a<br />

raccontare che cosa si può fare con il sostegno del PSR<br />

e con il lavoro di tutti i giorni.<br />

a cura di Andrea Marelli e Valentina Archimede<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, Direzione Agricoltura


Cascina Vellero<br />

Ponzone (AL)<br />

www.cascinavellero.it<br />

Marcello Crosetto<br />

DALLA CITTÀ ALL’APPENNINO PER PASSIONE<br />

Ci racconta la storia della sua azienda?<br />

Ho 29 anni e da quando ne avevo 17 ho deciso di seguire la mia passione per l’agricoltura e<br />

l’allevamento delle capre. Abitavo a Torino: dopo aver studiato all’Istituto agrario Dalmasso di<br />

Pianezza e aver fatto tre anni alla Facoltà di Agraria, ho deciso di mollare tutto in città e trasferirmi<br />

a Ponzone, sull’Appennino alessadrino...un bel cambiamento! La mia famiglia non aveva alcuna<br />

esperienza agricola alle spalle, conoscevo questo territorio perchè ci abitava mio zio, quindi sono<br />

partito da zero proprio grazie ai finanziamenti PSR.<br />

Ora ho un allevamento di circa 130 capre (ho scelto le Camosciate delle Alpi perchè si adattano<br />

bene al clima) e trasformo il latte facendo sia formaggio fresco che stagionato, con 7 tipi diversi<br />

di stagionatura. Vendo ai ristoranti e negozi della zona, cercando di posizionarmi a un livello medio-alto,<br />

ma faccio anche vendita diretta qui nel punto vendita aziendale.<br />

Quando è iniziata la sua esperienza con il Programma di sviluppo rurale?<br />

Mi sono insediato nel 2009, sfruttando i finanziamenti del PSR 2007-2013 per l’insediamento<br />

giovani e gli investimenti e in pratica tutta la mia azienda è stata costruita grazie al Programma:<br />

la stalla, il laboratorio di trasformazione, il punto vendita.<br />

Poi piano piano ho acquistato terreni in zona. Sono stato accolto molto bene dalla gente del posto,<br />

che ha visto di buon occhio il fatto che un giovane dalla città avesse voglia e determinazione per<br />

stabilirsi qui e far crescere il territorio. Adesso sono un po’ il punto di riferimento qui in un piccolo<br />

paese. La mia azienda è a ciclo chiuso: produco il foraggio per le capre, trasformo il latte e arrivo<br />

fino alla vendita finale del prodotto.<br />

Quanto ha inciso sulle vostre scelte la possibilità di avere i finanziamenti?<br />

Per me il PSR è stato determinante, perchè senza supporto non avrei potuto partire da zero.<br />

Devo dire che ho incontrato funzionari attenti che mi hanno seguito, aiutandomi con gli ostacoli<br />

burocratici, e devo ringraziare anche la Comunità Montana che mi ha dato un ulteriore sostegno.<br />

Certo, ho dovuto anche sostenere l’investimento in prima persona, ma l’incentivo è stato importante.<br />

L’azienda è gestita da me, con l’aiuto di mio padre, i miei suoceri e mia moglie quando<br />

hanno un po’ di tempo o per attività collaterali, come le consegne.<br />

Quali sono i vostri progetti futuri?<br />

Mi piacerebbe sviluppare un’attività di agriturismo, per completare ulteriormente il ciclo: poter presentare<br />

ai clienti anche piatti della tradizione e valorizzare le nostre produzioni.<br />

Oggi la situazione di mercato è molto difficile per le piccole imprese come la mia, che devono farsi spazio<br />

contro la concorrenza industriale.<br />

Cosa direbbe a un giovane che volesse intraprendere un’esperienza<br />

come la sua?<br />

Non è una scelta facile...da piazza Bernini a Ponzone! Ma per me era una passione assoluta: prima vengono<br />

le capre, poi ci sono io. Si lavora 15 ore al giorno, in estate anche 20 e tutti i giorni dell’anno, ma è<br />

impagabile vedere la soddisfazione negli occhi dei clienti, e constatare che ristoranti e negozi continuano<br />

a richiedere i tuoi prodotti dopo anni.


Andrea Tallone<br />

DIVERSIFICARE E SPERIMENTARE PER CRESCERE<br />

Basaluzzo (AL)<br />

www.spacciocarnifratellitallone.it<br />

Ci racconta la storia della sua azienda?<br />

Sono un giovane allevatore, senza un’azienda familiare alle spalle, che ha deciso di intraprendere<br />

questa avventura subito dopo la scuola (ho studiato come perito agrario a Voghera). Ho avuto una<br />

occasione per comprare una cascina e ho deciso di buttarmi...oggi ho 35 anni e posso dire che, malgrado<br />

la crisi e le difficoltà, vedo i frutti del mio lavoro.<br />

Ho un allevamento di bovini razza <strong>Piemonte</strong>se, con 50 fattrici, e vendo la carne nel punto vendita<br />

aziendale e da qualche anno abbiamo aperto un negozio a Novi Ligure, dove lavora mia sorella. In<br />

questo modo si è aperta una possibilità anche per lei, che faceva tutt’altro ma rischiava di perdere<br />

il posto.<br />

Quando è iniziata la sua esperienza con il Programma di sviluppo rurale?<br />

Ho iniziato con il PSR 2007-2013 facendo insediamento giovani e investimenti; ho sempre aderito<br />

alle misure agroambientali e in particolare faccio agricoltura conservativa, minima lavorazione e interramento<br />

dei reflui. Ho anche inserito un piccolo impianto a biogas e vendo l’energia all’Enel: è una<br />

discreta fonte di entrate, che in momenti di crisi è stata provvidenziale.<br />

Cerco di fare il più possibile un ciclo produttivo “chiuso”: ho terreni per il foraggio e quello che non<br />

utilizzo per l’allevamento lo vendo a un mulino della zona, che ho scelto perchè fa produzioni di<br />

qualità controllata, infatti mi mandano il loro tecnico nei campi e produco varietà particolari. I reflui<br />

cerco di utilizzarli appunto per il biogas e con l’interramento in modo da non produrre residui e ridurre<br />

l’impatto ambientale.<br />

Quanto ha inciso sulle vostre scelte la possibilità di avere i finanziamenti?<br />

Senza PSR non avrei potuto far nulla, anche se ovviamente all’inizio mi ha dovuto sostenere la famiglia<br />

per gli investimenti, ma poi ho cercato di sfruttare tutte le opportunità che si sono aperte. Diciamo che<br />

anche la crisi di questi ultimi anni in un certo senso è stato uno stimolo a diversificare il reddito e le<br />

produzioni: dalla vendita del foraggio, al biogas, ai punti vendita, alla rete di ristoranti della zona con i<br />

quali si è stabilito un rapporto di fiducia.<br />

Bisogna sperimentare: per esempio ho provato anche l’e-commerce e la vendita on line, non ha dato i<br />

risultati sperati, ma è pur sempre un tentativo.<br />

Quali sono i vostri progetti futuri?<br />

Vorrei proseguire con la logica della diversificazione, ampliare la stalla, e un progetto in particolare<br />

che vorrei sviluppare è la sub-irrigazione, che ti permette di risparmiare tantissima acqua, rientrando<br />

dall’investimento in 2-3 anni, e di avere un impianto stabile.<br />

Cosa direbbe a un giovane che volesse intraprendere un’esperienza<br />

come la sua?<br />

Bisogna sicuramente armarsi di tanta passione, perchè sarebbe difficile altrimenti fare un lavoro tanto<br />

impegnativo, ma si hanno delle soddisfazioni come in nessun altro settore.<br />

Sarebbe bello che la politica dei finanziamenti fosse sempre meno “a pioggia”, e puntasse a premiare<br />

quelli che davvero si impegnano e restituiscono qualcosa al territorio.


Val Troncea (To)<br />

Mario Giletta<br />

IN ALPEGGIO DA 5 GENERAZIONI<br />

Ci racconta la storia della sua attività?<br />

Tutto è nato da mio nonno, quando nel lontano 1920 è salito come primo margaro della<br />

borgata Troncea.<br />

Oggi, con la nascita di mio nipote, siamo ormai alla quinta generazione a salire qui tutti gli<br />

anni e mi commuovo sempre a pensare a chi non c’è più! La mia famiglia ha sempre amato<br />

questo posto: adesso è disabitato ma all’inizio del secolo c’erano molte famiglie, a cui mio<br />

nonno guardava gli animali. Poi, negli anni e con la guerra, molti hanno venduto le case e i<br />

rispettivi pezzi di terreno per andare a vivere più in basso verso Pragelato e così mio nonno<br />

ha potuto ingrandire le sue terre.<br />

Ora siamo rimasti solo noi a salire tutti gli anni in questo alpeggio e a prenderci cura di<br />

questo territorio, che dal 1980 è diventato Parco Naturale della Val Troncea.<br />

Quanti capi avete e cosa producete?<br />

Abbiamo circa 200 capi di cui 80 vacche da latte e circa 180 che prendiamo in guardiania,<br />

per pascolare circa 600 ettari di prato.<br />

Nel primo mese della monticazione, con circa 6/7 quintali di latte, mio figlio (è lui il casearo!)<br />

produce il famoso Plaisentif, il cosiddetto “formaggio delle viole” perché le vacche<br />

mangiano l’erba con i fiori che dà al formaggio un gusto particolare. Poi passa alla produzione<br />

delle tome.<br />

Quando è iniziata la sua esperienza con il Programma di sviluppo<br />

rurale?<br />

Abbiamo iniziato all’inizio degli anni 2000, quando l’allora Misura F6 del PSR dava un<br />

premio per l’alpeggio.<br />

Poi nel 2011 abbiamo abbandonato il pascolamento gestito da persone e fatto un piano<br />

pascolo aziendale che prevedeva la divisione della madria in più gruppi tramite l’utilizzo di<br />

recinti elettrificati, all’interno dei quali collocare punti acqua e sale.<br />

La turnazione ha così permesso di migliorare il pascolo, perché ogni volta si pascolano le<br />

zone migliori: abbiamo così aumentato la quantità produttiva di ogni animale oltre che il<br />

loro benessere.<br />

E’ stato quindi logico proseguire con la Misura 10.1.9 dell’attuale PSR.<br />

Come valuta l’esperienza con il PSR?<br />

Ammetto che all’inizio eravamo scettici: nel primo anno del piano pascolo è stata dura<br />

perché abbiamo dovuto stendere circa 50km di filo complessivo per creare 5 recinti, ci sono<br />

state molte spese ed il lavoro non è mancato.<br />

Grazie però anche alla competenza dei tecnici agronomi a cui abbiamo chiesto aiuto, ne abbiamo<br />

rapidamente visto gli effetti positivi, a cui si somma l’aiuto di 110€ ad ettaro previsto<br />

dalla misura per i pascoli in montagna. Insomma, rispettare gli impegni richiede di modificare<br />

certe modalità di lavoro ma alla fine posso dire che si è adeguatamente ricompensati.<br />

Come mio figlio, che ha visto il miglioramento nella produzione di latte e formaggio, consiglierei<br />

anche ad altri giovani di aderire alla misura 10.1.9 del PSR perché si ottengono dei<br />

bei risultati.


IL PROGETTO<br />

LIFE HELPSOIL<br />

I RISULTATI PER<br />

L’AGRICOLTURA<br />

CONSERVATIVA<br />

B. Moretti, P. Tivano,<br />

E. Remogna,<br />

M. Gilardi, M. Gilli,<br />

F. De Palo, S. Fogliatto,<br />

L. Celi, F. Vidotto,<br />

C. Lerda,<br />

D. Said-Pullicino,<br />

R. Gorra, D. Sacco<br />

DISAFA ,<br />

Università di Torino.<br />

Il progetto,<br />

finanziato dalla<br />

UE, ha avuto<br />

uno sviluppo<br />

triennale e ora<br />

se ne divulgano i<br />

risultati<br />

Il progetto europeo Life Helpsoil (LIFE12<br />

ENV/IT/000578, durata 2014-2016) si è<br />

proposto di migliorare la qualità dei suoli<br />

e la loro capacità di adattamento ai cambiamenti<br />

climatici attraverso lo sviluppo<br />

e la diffusione di tecniche di Agricoltura<br />

Conservativa, eseguite con pratiche innovative<br />

di gestione dei terreni agricoli. Il<br />

progetto ha coinvolto 20 aziende della pianura<br />

padano-veneta (cerealicole, zootecniche,<br />

frutticole), sottoposte al confronto<br />

tra pratiche di agricoltura conservativa e<br />

agricoltura tradizionale, per valutare le<br />

tecniche più adatte alle diverse condizioni<br />

pedoclimatiche e conduzioni aziendali.<br />

Tra le aziende coinvolte, la piattaforma<br />

sperimentale di lungo periodo situata<br />

presso l’Istituto Tecnico Agrario “Don<br />

Bosco” di Lombriasco (TO) ha messo a<br />

disposizione le parcelle del campo, gestite<br />

dal 1996 con minima lavorazione e/o semina<br />

su sodo e le parcelle gestite con lavorazione<br />

tradizionale.<br />

Con il progetto Helpsoil, tra il 2015 e il<br />

2016, è stata valutata anche l’efficacia di<br />

un prodotto innovativo “biostimolante”<br />

(MICOSAT F), contenente un consorzio<br />

di microrganismi formulato per limitare<br />

le popolazioni di patogeni vegetali e incrementare<br />

la capacità di assorbimento degli<br />

elementi nutritivi, favorendo l’emergenza<br />

del seme, lo sviluppo e la resistenza della<br />

pianta agli stress idrici.<br />

LA SPERIMENTAZIONE<br />

L’azienda Don Bosco di Lombriasco è un<br />

sito già noto per altre esperienze di monitoraggio<br />

produttivo e qualitativo cerealicolo<br />

e di misura della fertilità dei suoli.<br />

Vi sono attualmente confrontati sistemi<br />

colturali caratterizzati da una rotazione<br />

quadriennale FRUMENTO-MAIS-SO-<br />

IA-MAIS, gestiti con tecniche agronomiche<br />

che si distinguono per intensità di lavorazione<br />

oppure tipologia di concimazione.<br />

Nel progetto life Helpsoil, è stato consi-<br />

44<br />

Agricoltura 93


derato il confronto fra la gestione con minima<br />

lavorazione (Min lav), caratterizzata<br />

da due passaggi di erpice a dischi prima<br />

della semina delle colture estive e semina<br />

su sodo del frumento, e la gestione con<br />

normale preparazione del letto di semina,<br />

aratura ed erpicatura prima della semina<br />

di tutte le colture in rotazione (Aratura).<br />

Le colture monitorate sono state frumento<br />

nel 2015 e mais nel 2016. I quantitativi<br />

di fertilizzante apportato in Min lav sono<br />

risultati 140 kg N/ha, 56 kg P2O5/ha e 250<br />

kg K2O/ha nel frumento e 200 kg N/ha,<br />

85 kg P2O5/ha e 86 kg K2O/ha nel mais. I<br />

quantitativi sono risultati i medesimi nel<br />

trattamento Aratura eccetto che per il fosforo<br />

dove non sono stati effettuati apporti.<br />

Per entrambe le gestioni e per entrambe<br />

le colture, al momento della semina, nella<br />

metà della superficie seminata è stato inoculato,<br />

in prossimità del seme, il preparato<br />

biostimolante granulare, impiegando il<br />

micro-granulatore della seminatrice meccanica<br />

per il frumento e di quella di precisione<br />

per il mais, alla dose di 10 kg/ha.<br />

Il controllo delle infestanti nel frumento è<br />

stato eseguito con unico intervento in copertura,<br />

nella prima decade di aprile, sia<br />

per Min lav che Aratura. Nel mais, invece,<br />

Min lav ha richiesto un intervento di diserbo<br />

totale in presemina e un intervento di<br />

diserbo di post-emergenza tardivo, rispetto<br />

al singolo intervento in post-emergenza<br />

precoce effettuato in Aratura.<br />

I RISULTATI<br />

Le produzioni<br />

Le produzioni medie di Min lav e Aratura<br />

per la granella di frumento nel 2015<br />

non sono risultate diverse e corrispondono<br />

a poco più di 4 t/ha di sostanza secca<br />

in media tra le due lavorazioni (figura 1).<br />

Sebbene l’analisi statistica non evidenzi<br />

differenze significative, nel primo anno<br />

si osserva un certo incremento produttivo<br />

a seguito dell’apporto del biostimolante<br />

solo in Min lav. Nella granella di mais<br />

del 2016, considerando le produzioni nel<br />

complesso e indipendentemente dall’apporto<br />

del biostimolante, si evidenzia una<br />

produzione elevata sia in Aratura (da 9.2<br />

a 12.4 t/ha di sostanza secca) che in Min<br />

lav, (da 5.6 a 8.7 t/ha). I due effetti semplici<br />

lavorazione e biostimolante ancora non<br />

risultano significativi, mentre l’elevata significatività<br />

dell’effetto interazione tra i<br />

due fattori (Figura 2) conferma quanto già<br />

evidenziato nel frumento 2015. L’apporto<br />

del biostimolante ha, infatti, avuto un effetto<br />

positivo sulla produzione di granella<br />

solo nel sistema Min lav; è apparso leggermente<br />

limitante nel sistema Aratura.<br />

Il controllo delle infestanti<br />

Il monitoraggio dello sviluppo delle infestanti<br />

nel frumento non ha evidenziato<br />

differenze tra il trattamento con biostimolante<br />

e quello senza, sia per il sistema Min<br />

lav che per quello Aratura. Nel complesso,<br />

l’infestazione del sistema Min lav è stata<br />

superiore rispetto ad Aratura, ma le specie<br />

presenti non sono risultate particolarmente<br />

penalizzanti.<br />

Nel mais, di nuovo il sistema Min lav ha<br />

mostrato una maggiore densità di infestanti<br />

rispetto ad Aratura, rappresentate<br />

soprattutto da Cynodon dactylon, specie<br />

Figura 1<br />

Confronto della<br />

produzione media di<br />

granella di frumento<br />

2015 nell’azienda Don<br />

Bosco di Lombriasco in<br />

t/ha di sostanza secca,<br />

con e senza apporto di<br />

biostimolante (MICO o<br />

NOMICO).<br />

Effetto lavorazione*<br />

biostimolante P(f)=ns.<br />

Figura 2<br />

Confronto della<br />

produzione media di<br />

granella di mais 2016 per<br />

i trattamenti gestiti con o<br />

senza biostimolante<br />

(MICO o NO MICO)<br />

all’interno dei sistemi<br />

colturali Aratura e Min<br />

lav. Effetto interazione<br />

lavorazione*<br />

biostimolante P(f)= 0.017.<br />

Una<br />

sperimentazione<br />

approfondita<br />

sulle tecniche<br />

di agricoltura<br />

conservativa<br />

e l’uso di<br />

biostimolanti<br />

Agricoltura 93<br />

45


Figura 3<br />

Densità totale media<br />

(piante m-2) delle piante<br />

infestanti all’interno<br />

delle parcelle: MICO =<br />

Trattato con biostimolante,<br />

NOMICO = Non trattato<br />

con biostimolante,<br />

gestione (aratura, minima<br />

lavorazione) e momento del<br />

rilievo (PRE = pre-diserbo,<br />

POST = post-diserbo).<br />

Figura 4<br />

Concentrazione media di<br />

DNA totale in fase di A)<br />

presemina e B) fioritura<br />

del mais 2016, per i<br />

trattamenti con o senza<br />

biostimolante (MICO o NO<br />

MICO) all’interno dei sistemi<br />

colturali Aratura e Min<br />

lav. Effetto lavorazione in<br />

presemina (A): P(f)=0.032.<br />

perennante e competitiva (Figura 3), conseguenza<br />

del lungo periodo di minima lavorazione.<br />

Comunque, nel momento precedente<br />

al diserbo di post emergenza, nel<br />

sistema Min lav con biostimolante (MI-<br />

CO-PRE), si rileva una densità di infestanti<br />

inferiore rispetto allo stesso sistema non<br />

trattato (NO MICO-PRE). Nessun effetto<br />

positivo nel sistema Aratura.<br />

A seguito del trattamento di diserbo<br />

(MICO o NO MICO POST) si evidenzia,<br />

in generale, uno scarso controllo di<br />

Portulaca oleracea in Aratura e Cynodon<br />

dactylon in Min lav da parte del principio<br />

attivo. Inoltre, escludendo entrambe le<br />

specie dal conteggio della flora infestante<br />

totale, cioè considerando le altre specie<br />

che costituiscono la flora infestante (differenza<br />

fra le due barre in figura 3), non si<br />

rileva alcun vantaggio imputabile all’utilizzo<br />

del biostimolante.<br />

La biologia del suolo<br />

Le misure dell’attività biologica del suolo<br />

sono state eseguite nella coltura del mais,<br />

quindi al secondo anno del trattamento<br />

con biostimolante, nei primi 15 cm di suolo,<br />

sia nell’area trattata con biostimolante<br />

che in quella non trattata. I campioni di<br />

suolo sono stati prelevati in due momenti:<br />

1) fase di presemina, prima dell’aggiunta<br />

del biostimolante in prossimità del seme<br />

di mais; 2) fase di fioritura, corrispondente<br />

al massimo sviluppo radicale e di attività<br />

biologica nella rizosfera. Tra le misure effettuate,<br />

la determinazione del contenuto<br />

di DNA totale (indicatore della biomassa<br />

viva totale presente nel suolo che comprende<br />

funghi, batteri, organismi vegetali<br />

ed animali in genere) ha rilevato valori<br />

significativamente maggiori nel sistema<br />

Min lav rispetto ad Aratura, in particolare<br />

in presemina (figura 4A). L’apporto del<br />

biostimolante ha favorito la presenza della<br />

componente fungina, di cui è costituito, e<br />

della sua biodiversità.<br />

La sostanza organica<br />

La misura del Carbonio organico totale,<br />

che corrisponde alla quantità totale di<br />

sostanza organica nel suolo, è il risultato<br />

di una storia decennale di gestione in<br />

minima lavorazione o in aratura applicata<br />

al sito sperimentale di Lombriasco. Il<br />

dato evidenzia un accumulo importante<br />

nel primo orizzonte di suolo (0-15 cm) in<br />

Min lav rispetto a Aratura (Figura 5). Negli<br />

orizzonti più profondi i contenuti sono,


invece, simili.<br />

La caratterizzazione della sostanza organica<br />

accumulata ha rilevato una elevata concentrazione<br />

della componente fresca, cioè<br />

quella frazione di sostanza organica libera<br />

nel suolo e più facilmente mineralizzabile,<br />

ma soprattutto della componente più stabile,<br />

quella fortemente legata alla frazione<br />

minerale del suolo.<br />

Quest’ultima essendo meno soggetta ai<br />

processi di mineralizzazione è potenzialmente<br />

più accumulabile nel suolo, con incrementi<br />

misurabili sul lungo periodo.<br />

Figura 5: Contenuto di Carbonio organico<br />

totale (TOC) e rapporto con Azoto totale<br />

del suolo (TOC/TN) nei tre strati per le<br />

due lavorazioni Aratura e Min lav. Le bande<br />

di errore corrispondono alla deviazione<br />

standard.<br />

CONCLUSIONI<br />

L’effetto delle lavorazioni sulle produzioni<br />

di granella di mais e di frumento<br />

confermano quanto già visto in passato.<br />

Il frumento si adatta molto bene a sistemi<br />

gestiti con minima lavorazione, senza evidenziare<br />

differenze produttive rispetto ai<br />

sistemi arati. Questo grazie all’accestimento<br />

e all’elevato potenziale competitivo nei<br />

confronti delle infestanti autunno-vernine,<br />

non particolarmente aggressive.<br />

Al contrario, seppure l’elevata variabilità<br />

non abbia consentito di evidenziarlo<br />

statisticamente, la produzione di granella<br />

di mais in minima lavorazione ha avuto<br />

una riduzione del 33% rispetto all’aratura.<br />

Ciò deriva dall’elevata competizione<br />

con alcune infestanti, soprattutto le perennanti,<br />

che concorrono per l’uso dei<br />

fattori produttivi, come l’acqua e gli elementi<br />

nutritivi in essa disciolti, più limitati<br />

nel periodo estivo.<br />

Per tale motivo, la risposta in termini di<br />

produzione di granella derivante dall’uso<br />

del biostimolante è risultata maggiore nel<br />

sistema con minima lavorazione piuttosto<br />

che nel sistema con aratura. La ragione potrebbe<br />

derivare da un miglior sviluppo della<br />

coltura nelle fasi iniziali promosso dalla<br />

maggior presenza di micro-organismi<br />

come funghi (tipo le micorrize, responsabili<br />

dell’aumento della superficie di assorbimento<br />

radicale) e batteri (responsabili di<br />

alcune attività di turnover della sostanza<br />

organica), che favorirebbe la coltura nella<br />

competizione con le infestanti.<br />

Ciò è risultato ben evidente nel mais, che<br />

non accestisce e che quindi si avvantaggia<br />

di un maggiore vigore iniziale della pianta.<br />

L’incremento della biomassa viva totale del<br />

suolo, valutata attraverso il DNA, e soprattutto<br />

della componente fungina, risultata<br />

maggiore nel sistema in minima lavorazione<br />

a seguito dell’apporto del biostimolante,<br />

conferma la maggiore abbondanza<br />

biologica che può aver favorito lo sviluppo<br />

colturale nelle prime fasi di crescita.<br />

Dopo una gestione decennale in minima<br />

lavorazione, infine, la misura del<br />

Carbonio organico del suolo ha evidenziato<br />

un contenuto maggiore nello strato<br />

superficiale del sistema con minima<br />

lavorazione rispetto ad aratura e questo<br />

grazie alla maggior presenza della componente<br />

stabile della sostanza organica,<br />

legata alla frazione minerale del suolo. È<br />

stato, inoltre, misurato anche un maggior<br />

contenuto di sostanza organica libera,<br />

più prontamente mineralizzabile, che<br />

rappresenta il substrato di partenza dei<br />

processi di turnover della sostanza organica<br />

e che meglio restituisce al suolo<br />

sostanze nutritive per la pianta.<br />

In conclusione, l’adozione di tecniche di<br />

minima lavorazione sul lungo periodo portano<br />

ad evidenti vantaggi ambientali, ma a<br />

rischi di perdite produttive, soprattutto in<br />

alcune colture come il mais, che possono<br />

tuttavia essere limitate dalla somministrazione<br />

di prodotti biostimolanti come quelli<br />

a base di consorzi di microrganismi.<br />

Figura 5<br />

Contenuto di Carbonio<br />

organico totale (TOC)<br />

e rapporto con Azoto<br />

totale del suolo (TOC/<br />

TN) nei tre strati per le<br />

due lavorazioni Aratura<br />

e Min lav. Le bande di<br />

errore corrispondono alla<br />

deviazione standard.<br />

L’adozione<br />

di tecniche<br />

di minima<br />

lavorazione sul<br />

lungo periodo<br />

portano ad<br />

evidenti vantaggi<br />

ambientali<br />

Il progetto è stato finanziato<br />

dall’Unione europea<br />

nell’ambito del progetto Life<br />

Helpsoil<br />

(LIFE12 ENV/IT/000578)<br />

www.lifehelpsoil.eu<br />

Agricoltura 93<br />

47


LE EMISSIONI IN AGRICOLTURA<br />

L’INQUINAMENTO C’È,<br />

MA SI PUÒ MITIGARE<br />

Chiara Bertora,<br />

Elio Dinuccio<br />

Università di Torino,<br />

Dipartimento di Scienze<br />

Agrarie, Forestali<br />

e Ambientali.<br />

Monica Bassanino<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />

Direzione Agricoltura<br />

Il 2015 è stato in Italia l’anno più caldo<br />

mai registrato; senza considerare<br />

il periodo autunnale, il <strong>2017</strong> è finora il<br />

secondo anno più caldo del pianeta. Il<br />

riscaldamento globale, noto come global<br />

warming o climate change (cambiamento<br />

climatico), è dovuto ad un innaturale<br />

acutizzarsi del fenomeno naturale<br />

chiamato “effetto serra”. L’effetto serra<br />

Fig. 1 - Emissioni di Gas a Effetto Serra divise per settore economico<br />

Altre energie 10%<br />

Industria 21%<br />

Trasporti 14%<br />

Edifici 6%<br />

Produzione di<br />

energia elettrica<br />

e calore 25%<br />

Agricoltura,<br />

foreste<br />

e altri usi<br />

del suolo 24%<br />

è la differenza tra l’energia emessa dalla<br />

superficie della Terra verso l’atmosfera<br />

e l’energia emessa dall’alta atmosfera<br />

verso lo spazio ed è essenziale per l’abitabilità<br />

del nostro pianeta, perché mantiene<br />

temperature compatibili con la<br />

vita. Tuttavia, a partire dalla rivoluzione<br />

industriale questo bilancio energetico<br />

globale ha subito una sostanziale modifica<br />

per l’aumento di concentrazione<br />

di alcuni gas che lo causano: l’anidride<br />

carbonica (CO2), il metano (CH4) e il<br />

protossido di azoto (N2O). Nel mondo<br />

scientifico c’è un consenso pressoché<br />

totale relativamente alle cause di questi<br />

cambiamenti, che sono da ricondurre<br />

alle attività umane (Fig. 1)<br />

L’ANIDRIDE CARBONICA<br />

Il principale gas a effetto serra è la CO2.<br />

Tra gli altri gas, è quello maggiormente presente<br />

in atmosfera, ad una concentrazione<br />

di circa 400 ppm (parti per milione), a fronte<br />

di un valore intorno ai 280 ppm nel periodo<br />

pre-industriale, ma è anche quello le cui molecole<br />

hanno la capacità minore di riscaldare<br />

l’atmosfera; tale capacità viene chiamata in<br />

climatologia Global Warming Potential (po-<br />

48<br />

Agricoltura 93


tenziale di riscaldamento globale) e per la<br />

CO2 è fissata pari a 1. L’aumento della concentrazione<br />

di CO2 in atmosfera è causato<br />

principalmente dall’uso dei combustibili<br />

fossili, naturali riserve sotterranee di carbonio<br />

(sostanza organica) utilizzate per fornire<br />

energia ai motori, che la tramutano in gas.<br />

Anche il settore agricolo contribuisce all’emissione<br />

in atmosfera di questa sostanza, sia<br />

direttamente, attraverso l’uso di macchine<br />

agricole alimentate a gasolio, sia indirettamente,<br />

con tutti i processi agro-ambientali<br />

che trasformano il carbonio dalla forma organica<br />

alla forma minerale. Questo succede<br />

sia deforestando il suolo per metterlo a coltura,<br />

sia diminuendone il contenuto di sostanza<br />

organica: la rimozione della biomassa<br />

legnosa, specialmente quando questa venga<br />

bruciata, comporta il ritorno in atmosfera<br />

della CO2 fissata nelle piante; le operazioni<br />

che provocano una diminuzione della sostanza<br />

organica del suolo (es. le lavorazioni<br />

profonde, il mancato apporto di concimi<br />

organici, la bruciatura dei residui colturali,<br />

ecc.) causano un passaggio del carbonio<br />

dalle molecole organiche benefiche per il<br />

terreno – il cosiddetto “humus”- all’atmosfera<br />

(principalmente sotto forma di CO2, in<br />

qualche caso come CH4).<br />

IL METANO<br />

Il metano di origine agricola deriva perlopiù<br />

dall’allevamento dei ruminanti e dalla<br />

coltivazione del riso; entrambi i processi<br />

hanno a che fare con fenomeni di fermentazione,<br />

cioè l’attacco delle molecole organiche<br />

da parte dei microorganismi in assenza<br />

di ossigeno. Nei ruminanti, il fenomeno è<br />

fisiologico, ed avviene nei prestomaci, dove<br />

batteri e protozoi digeriscono il foraggio<br />

ingerito, ricco di carboidrati complessi e di<br />

lignina, formando un sottoprodotto gassoso<br />

di cui l’animale si libera per eruttazione.<br />

Nel caso delle risaie, quando i terreni sono<br />

sommersi d’acqua, la sostanza organica,<br />

nativa del suolo o incorporata (ad es. con<br />

le paglie) va incontro ad una degradazione<br />

microbica in mancanza di ossigeno che conduce<br />

alla produzione di grandi quantità di<br />

metano. Studi condotti anche in <strong>Piemonte</strong><br />

(es. Peyron et al., 2016) suggeriscono di allontanare<br />

il più possibile la fase della sommersione<br />

dal momento dell’interramento<br />

delle paglie, anticipandolo anche addirittura<br />

all’autunno; la tecnica più efficace nel<br />

mitigare le perdite di metano è la semina<br />

in asciutta, in cui l’acqua arriva in campo<br />

circa 40 giorni dopo. Anche la gestione degli<br />

effluenti zootecnici genera perdite in atmosfera<br />

di significative quantità di metano:<br />

una soluzione efficace a questo problema è<br />

il loro sfruttamento negli impianti di digestione<br />

anaerobica, dove il metano prodotto<br />

durante il processo di fermentazione viene<br />

raccolto per produrre energia.<br />

IL PROTOSSIDO DI AZOTO<br />

Il protossido di azoto (N2O) è considerato<br />

un “gas traccia” perché è naturalmente<br />

presente in atmosfera in bassissime quantità<br />

(270 ppb - parti per miliardo - nell’era<br />

preindustriale, oggi salite a circa 330 ppb);<br />

le sue molecole hanno tuttavia un elevatissimo<br />

potenziale di riscaldamento, addirittura<br />

265 volte superiore a quello della CO2.<br />

Tra le varie attività umane, la coltivazione<br />

dei suoli agrari è responsabile di gran parte<br />

delle emissioni di questo gas, specialmente a<br />

seguito delle fertilizzazioni azotate: il protossido<br />

d’azoto infatti è il prodotto di due processi<br />

microbici, la nitrificazione e la denitrificazione.<br />

Evitare di somministrare azoto in<br />

quantità eccedenti le esigenze delle colture o<br />

con tempistiche non adeguate rispetto alla richiesta<br />

delle piante è un metodo efficace per<br />

contenere questo tipo di emissioni. In risaia,<br />

il protossido viene emesso principalmente<br />

durante le asciutte, nel momento in cui<br />

si somministra azoto in forma minerale (il<br />

principale precursore dell’N2O) ed il terreno<br />

Il riscaldamento<br />

globale è una<br />

realtà e le<br />

cause sono da<br />

rintracciarsi nelle<br />

attività umane<br />

tra le quali<br />

l’agricoltura<br />

Agricoltura 93<br />

49


Fig. 2<br />

Riparto percentuale delle fonti<br />

emissive di ammoniaca in<br />

atmosfera (rielaborato da Veneto<br />

Agricoltura, 2015)<br />

Fig. 3<br />

Riparto percentuale delle fonti<br />

emissive di ammoniaca di origine<br />

agricola (rielaborato da Veneto<br />

Agricoltura, 2015)<br />

è aerato al punto giusto da favorire le emissioni;<br />

può essere efficientemente mitigato<br />

anticipando il più possibile la ri-sommersione<br />

delle camere dopo le fertilizzazioni.<br />

L’AMMONIACA<br />

Oltre ai cambiamenti climatici, le attività<br />

umane immettono nell’atmosfera altri gas<br />

che provocano inquinamento; il principale<br />

è l’ammoniaca (NH3), che ha molti effetti<br />

ambientali negativi, quali la formazione di<br />

polveri sottili, le piogge acide e l’acidificazione<br />

dei suoli. Il particolato atmosferico, noto<br />

come PM10 e PM 2,5 a seconda della sua<br />

dimensione, penetra agevolmente nel sistema<br />

respiratorio umano e, nel caso di quello<br />

più fine, dai polmoni passa anche al sistema<br />

cardiocircolatorio; la sua rilevanza sulla salute<br />

umana è la causa dell’attenzione che la<br />

Comunità Europea dedica al problema dello<br />

smog, maggiormente rilevante in Pianura<br />

padana nel periodo invernale, quando l’inversione<br />

termica ne impedisce la naturale dispersione<br />

e spesso mancano precipitazioni.<br />

L’eccessiva presenza di ammoniaca in atmosfera<br />

genera anche il fenomeno delle piogge<br />

acide, causa del deperimento delle foreste e<br />

della diminuzione del pH dei suoli agricoli.<br />

Oltre che in atmosfera, l’ammoniaca può<br />

contaminare anche le risorse idriche, causando<br />

eutrofizzazione, ovvero un’eccessiva<br />

proliferazione di alghe, con ridotta fruibilità<br />

dei corsi d’acqua, morie di pesci e liberazione<br />

di tossine algali. L’agricoltura occupa una posizione<br />

dominante tra i produttori di ammoniaca,<br />

con il 96% delle fonti emissive (Fig. 2);<br />

quelle relative alla gestione dei reflui zootecnici<br />

e dei digestati sono le fonti più importanti<br />

(82% delle emissioni totali di ammoniaca)<br />

(Fig. 3). Tali emissioni si manifestano lungo<br />

tutta la filiera, dal momento della produzione<br />

di queste matrici fino alla distribuzione in<br />

campo, e sono influenzate da una molteplicità<br />

di fattori. Va sottolineato che l’ammoniaca<br />

è una forma azotata prontamente disponibile,<br />

pertanto da un lato le perdite di NH3 rappresentano<br />

dal punto di vista agronomico<br />

un mancato apporto alle colture, che andrà<br />

ripristinato con le concimazioni, dall’altro il<br />

rischio di perdita nell’ambiente è maggiore,<br />

soprattutto nei digestati dove la concentrazione<br />

di azoto ammoniacale può essere il 50-<br />

70 % dell’azoto totale. Le corrette soluzioni<br />

gestionali e strutturali permettono però un<br />

efficace contenimento delle perdite ammoniacali,<br />

riducendo al minimo la superficie<br />

del refluo a contatto con l’aria. All’interno<br />

dei ricoveri zootecnici è importante ridurre il<br />

tempo di permanenza delle deiezioni, mantenere<br />

una corretta climatizzazione (temperatura<br />

e ventilazione), con effetti positivi<br />

anche sul benessere degli animali, e ridurre<br />

l’apporto di acqua (es. nei lavaggi, ma anche<br />

limitando la diluizione delle acque piovane).<br />

Nella fase di stoccaggio, si può intervenire<br />

coprendo i bacini di stoccaggio, ma anche<br />

ponendo attenzione al rapporto superficie/<br />

volume nella loro realizzazione; oltre che con<br />

strutture fisse, la copertura degli stoccaggi<br />

può essere realizzata con materiali flottanti<br />

(es. elementi di materiale plastico, granuli di<br />

argilla espansa, ecc.), con significative per-<br />

50<br />

Agricoltura 93


Il Programma di<br />

sviluppo rurale<br />

interviene con<br />

operazioni a<br />

favore di pratiche<br />

agronomiche<br />

sostenibili<br />

centuali di abbattimento delle emissioni di<br />

ammoniaca (60 - 80%). Anche le strutture<br />

per il recupero del biogas, pur essendo dedicate<br />

alla captazione del metano, permettono<br />

la mitigazione delle perdite ammoniacali.<br />

Nella fase di spandimento in campo, infine,<br />

è possibile adottare sistemi di distribuzione<br />

che riducono la polverizzazione del getto, es.<br />

la distribuzione localizzata in bande rasoterra<br />

(55-60 % di riduzione delle perdite), oppure<br />

procedere all’interramento immediato del<br />

refluo (fino al 97 % di riduzione delle perdite,<br />

con l’interramento a solco chiuso). Un’efficace<br />

tecnica di abbattimento delle emissioni<br />

ammoniacali, ancora poco diffusa in Italia,<br />

ricorre all’acidificazione dei reflui (in stalla<br />

o nelle successive fasi di stoccaggio e distribuzione),<br />

consentendo di ridurre fino al 70%<br />

le emissioni di ammoniaca rispetto al refluo<br />

tal quale, e sembra essere in grado di mitigare<br />

anche le perdite di nitrati per lisciviazione.<br />

GLI INTERVENTI DEL PSR<br />

Data la rilevanza delle fonti agricole nelle<br />

perdite di ammoniaca, in accordo con gli<br />

obiettivi e le strategie europee di intervento,<br />

il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020<br />

del <strong>Piemonte</strong> ha dato ampio spazio alla tematica<br />

della riduzione delle emissioni atmosferiche,<br />

erogando un sostegno economico sia<br />

per la realizzazione di investimenti aziendali,<br />

sia per l’adozione di tecniche agronomiche<br />

sostenibili. In particolare, l’operazione 4.1.3.<br />

sostiene gli imprenditori agricoli e i giovani<br />

che si insediano per la prima volta in agricoltura<br />

nell’acquisto di macchine e attrezzature<br />

per la gestione efficiente della filiera dei<br />

reflui zootecnici e dei digestati, nonché nella<br />

realizzazione di interventi sulle strutture di<br />

stabulazione degli animali e nella riduzione<br />

del consumo d’acqua nelle attività zootecniche.<br />

Sono stati stanziati 12 milioni di euro; ad<br />

oggi sono stati oggetto di bando 5 milioni di<br />

euro. L’operazione 10.1.5. sostiene invece l’adozione<br />

per 5 anni di tecniche a bassa emissività<br />

nella distribuzione in campo di reflui<br />

zootecnici e digestati, quali la distribuzione<br />

rasoterra in bande sulle superfici inerbite e<br />

l’interramento immediato a solco chiuso sui<br />

seminativi. Sono stati stanziati 15 milioni di<br />

euro in 5 anni; ad oggi circa 9500 ettari hanno<br />

assunto l’impegno quinquennale. Anche<br />

il Piano Regionale di Qualità dell’Aria, in<br />

corso di approvazione in questi mesi, prevede<br />

azioni di mitigazione delle emissioni<br />

ammoniacali in campo agricolo, oltre che<br />

negli altri settori produttivi. In sinergia con il<br />

Programma di Sviluppo Rurale, promuoverà<br />

il ricorso a tecniche di distribuzione a bassa<br />

emissività e la realizzazione di investimenti<br />

aziendali per migliorare l’efficienza gestionale<br />

delle principali fonti emissive, stabilendo<br />

inoltre l’adozione, presumibilmente a partire<br />

dal 1/1/2021, di alcuni obblighi gestionali e<br />

vincoli agronomici per le situazioni aziendali<br />

a maggiore emissione ammoniacale.<br />

PER INFO SUGLI<br />

INTERVENTI PSR CITATI:<br />

Operazione 4.1.3:<br />

www.regione.piemonte.it/<br />

agri/psr2014_20/misure_<br />

interventi/M4.htm<br />

Operazione 10.1.5:<br />

www.regione.piemonte.it/<br />

agri/psr2014_20/misure_<br />

interventi/M10.htm<br />

Piano Qualità Aria:<br />

www.regione.piemonte.<br />

it/ambiente/aria/piano_<br />

regionale.htm<br />

Agricoltura 93<br />

51


IL LATTE<br />

TRA CRISI E RIPRESA<br />

Stefano Cavaletto,<br />

Ires <strong>Piemonte</strong><br />

Cheese <strong>2017</strong> è<br />

stata l’occasione<br />

per fare il punto<br />

sul settore latte,<br />

un comparto<br />

in forte<br />

trasformazione<br />

La valorizzazione del latte piemontese è<br />

stata al centro di una serie di iniziative presentate<br />

dalla <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> nell’ambito<br />

della manifestazione Cheese <strong>2017</strong>, tenutasi a<br />

Bra nel settembre scorso. Il <strong>Piemonte</strong> è stato<br />

protagonista nell’area collettiva allestita<br />

da Assopiemonte Dop e Igp, con i Consorzi<br />

di tutela dei formaggi piemontesi a DOP e realizzata<br />

grazie al bando della misura 3.2 del<br />

Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020.<br />

La recente crisi che ha colpito il mercato<br />

del latte ha spinto molti operatori verso uno<br />

sforzo congiunto che possa garantire ai produttori<br />

piemontesi un valore aggiunto maggiore<br />

all’interno di un contesto economico<br />

sempre più instabile.<br />

Il biennio appena trascorso è stato molto<br />

duro a causa di un’oscillazione dei prezzi che<br />

non ha eguali nella storia recente. Il prezzo<br />

del latte crudo spot nazionale ha toccato i<br />

valori minimi ad aprile 2016 con la quotazione<br />

di 23,50€/100 lt. Solo pochi mesi prima,<br />

ad ottobre 2015, veniva venduto a 36€. Andamenti<br />

analoghi si sono registrati in tutte le<br />

aree produttive interne all’Unione Europea<br />

causando una crisi molto acuta in tutto il<br />

comparto.<br />

UN SETTORE DINAMICO<br />

DI FRONTE AI CAMBIAMENTI<br />

Quello del latte è considerato da sempre<br />

tra i settori agroalimentari più dinamici e<br />

innovativi. Ha avviato ormai da molti anni<br />

un processo interno di ristrutturazione che<br />

ha portato ad una drastica riduzione delle<br />

aziende ed una contemporanea diminuzione<br />

dei capi mantenendo però invariati<br />

i volumi prodotti. In <strong>Piemonte</strong> il valore to-<br />

52<br />

Agricoltura 93


tale della produzione di latte nel 2016 era<br />

infatti molto simile a quello di dieci anni<br />

prima pur avendo subito due oscillazioni<br />

molto evidenti, dapprima nel 2008 e infine<br />

nel biennio appena trascorso. In totale, il valore<br />

della produzione regionale ammonta a<br />

307 milioni di euro, il 6,7% dell’intera produzione<br />

nazionale. Il valore trattenuto dalla<br />

fase agricola, tuttavia, rappresenta soltanto<br />

una piccola parte (17%) di quello generato<br />

dall’intera filiera lattiero casearia, al cui interno<br />

la distribuzione possiede la fetta più<br />

grande nella ripartizione del valore (50%)<br />

seguita dalla trasformazione (33%). Queste<br />

stime sono state calcolate da un recente studio<br />

dell’Osservatorio sui Mercati dei Prodotti<br />

Zootecnici che, applicato alla situazione<br />

piemontese, restituisce un valore totale per<br />

la filiera intorno a 1,8 miliardi di euro.<br />

Storicamente la bilancia commerciale del<br />

comparto regionale è deficitaria dal lato<br />

dell’import per quanto riguarda il commercio<br />

di latte, mentre si sposta ampiamente in<br />

positivo dal lato dell’export per i prodotti<br />

trasformati. I volumi di latte importato, destinati<br />

principalmente alla trasformazione,<br />

segnalano dunque ampi margini di crescita<br />

per la produzione interna ma la concorrenza<br />

del latte estero, in termini di prezzo, è<br />

altissima.<br />

In un quadro generale di grande incertezza,<br />

dovuta a dinamiche internazionali difficilmente<br />

prevedibili o controllabili (cambiamenti<br />

climatici, crisi geopolitiche, fenomeni<br />

speculativi...), l’obiettivo delle politiche di<br />

settore deve essere proprio quello di garantire<br />

agli operatori una maggiore stabilità. Le<br />

politiche europee negli ultimi anni hanno<br />

dedicato al settore lattiero caseario molte attenzioni<br />

anche con provvedimenti di grande<br />

impatto come la decisione di abolire le quote,<br />

un programma ad hoc all’interno del PSR<br />

2007-2013 (nella riforma Health Check) e<br />

alcuni “pacchetti” di misure varati in risposta<br />

alle frequenti crisi di mercato. Tuttavia<br />

questi strumenti spesso si sono rivelati poco<br />

efficaci soprattutto per quanto riguarda le<br />

tempistiche di applicazione.<br />

Un forte ostacolo alla ripresa è rappresentato<br />

anche dall’andamento dei consumi e<br />

dalle trasformazioni che stanno interessando<br />

negli ultimi anni il settore alimentare. I<br />

cambiamenti in atto nella composizione<br />

degli acquisti delle famiglie italiane non premiano<br />

i prodotti lattiero caseari così come<br />

la maggior parte dei prodotti da allevamenti<br />

zootecnici. In questo contesto, gli acquisti<br />

di latte alimentare sono calati del 7,2% dal<br />

2012 al 2016, il latte fresco addirittura del<br />

15%. Queste tendenze colpiscono indistintamente<br />

tutti i segmenti di mercato, dai grandi<br />

ipermercati ai discount fino ai negozi di vicinato<br />

ma vi sono tuttavia alcune differenze<br />

Agricoltura 93<br />

53


Dopo un periodo<br />

difficile, si<br />

registrano buoni<br />

segni di ripresa<br />

e capacità di<br />

innovazione<br />

importanti tra i diversi prodotti del settore.<br />

Il rapporto <strong>2017</strong> Ismea-Nielsen evidenzia<br />

come nell’ultimo anno il prodotto più in difficoltà<br />

sia proprio il latte alimentare (-5,8%<br />

in valore) mentre sono rimasti stabili, nonostante<br />

la crisi, sia i formaggi duri, sia yogurt<br />

e burro.<br />

IL VALORE DELLA QUALITÀ<br />

In favore delle aziende piemontesi giocano<br />

altri fattori competitivi. Il più importante<br />

riguarda la riscoperta del prodotto<br />

locale. Secondo i dati diffusi da Coldiretti<br />

sulle preferenze di spesa degli italiani, il<br />

70% predilige alimenti prodotti nel territorio<br />

in cui vive. Inoltre, in termini di spesa<br />

più della metà dichiara di essere disposta<br />

a spendere una cifra più alta se percepisce<br />

una qualità maggiore e un’origine certificata.<br />

Questi fattori si rivelano estremamente<br />

positivi per tutto il segmento delle produzioni<br />

tipiche di cui il <strong>Piemonte</strong> è ricchissimo.<br />

Infatti, oltre alle DOP riconosciute a<br />

livello comunitario (dalle maggiori Grana<br />

Padano e Gorgonzola alle 6 più piccole ed<br />

esclusive Toma <strong>Piemonte</strong>se, Raschera, Bra,<br />

Murazzano, Roccaverano e Castelmagno)<br />

sono presenti ben 50 PAT (Prodotti Agroalimentari<br />

Tradizionali) solo nel comparto<br />

lattiero caseario.<br />

Se, quindi, la materia prima risulta deficitaria<br />

rispetto alla quantità utilizzata dall’industria,<br />

lo stesso non avviene per i prodotti<br />

trasformati di cui siamo esportatori, in<br />

particolare il burro e i formaggi. In linea<br />

generale tutte le produzioni che riescono<br />

a svincolarsi dalla massificazione del mercato<br />

possono garantire ai produttori una<br />

remunerazione più corretta. I prodotti certificati<br />

rientrano certamente in questa categoria,<br />

così come quelli che hanno un forte<br />

legame con il territorio e possono giovarsi<br />

di una commercializzazione più diretta, in<br />

connessione con lo sviluppo turistico delle<br />

aree in cui si trovano e non dovendo sottostare<br />

alle regole della distribuzione moderna.<br />

LA TRACCIABILITÀ<br />

DELL’ORIGINE<br />

Un passo importante per la valorizzazione<br />

del latte italiano è stato fatto dal Ministero<br />

delle politiche agricole alimentari e forestali<br />

con l’adozione del D.M del 9-12-2016 che<br />

obbliga ad indicare l’origine della materia<br />

prima dei prodotti lattiero caseari commer-<br />

54<br />

Agricoltura 93


cializzati in Italia. Tale obbligo, quindi, si<br />

estende non solo al latte ma anche a burro,<br />

yogurt, formaggi e latticini in genere, non<br />

solo vaccini ma di qualunque altra origine<br />

animale.<br />

A livello locale la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> si è<br />

mossa in autonomia con un’iniziativa che<br />

rafforza questa indicazione: il marchio<br />

Piemunto che identifica i prodotti realizzati<br />

con latte piemontese. Varato nell’aprile<br />

2016 con l’accordo tra <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> e<br />

Carrefour, seguito poi da ulteriori accordi<br />

con altre sigle della grande distribuzione, il<br />

marchio Piemunto si è rapidamente diffuso<br />

tra gli scaffali dei supermercati piemontesi<br />

con oltre 150 prodotti in vendita.<br />

Sempre in tema di politiche pubbliche,<br />

anche il PSR 2014-2020 prevede opportunità<br />

di sostegno per il settore, ad esempio<br />

le misure dedicate allo sviluppo dei prodotti<br />

di qualità certificata (misure 3 e 4.2),<br />

il sostegno alle filiere corte locali (16.4), gli<br />

investimenti in allevamenti con basso impatto<br />

ambientale (4.1), le infrastrutture per<br />

la zootecnia montana (4.3) e infine tutte le<br />

misure che forniscono supporto alle aziende<br />

in aree svantaggiate in connessione con<br />

il turismo o l’artigianato locale (Leader).<br />

Sono dunque molteplici le forme di sostegno<br />

diretto o indiretto che sono state messe<br />

in atto per sostenere il settore. Nonostante<br />

le profonde differenze di natura normativa<br />

è comunque possibile riconoscere un filo<br />

conduttore che lega tutte queste iniziative,<br />

ovvero sostenere le aziende nel trovare<br />

dei percorsi di produzione o vendita che le<br />

distingua il più possibile dalla massa, andando<br />

alla ricerca di un proprio segmento<br />

di mercato che ne valorizzi al massimo le<br />

caratteristiche, siano esse inserite in un<br />

circuito commerciale dotato di una forte<br />

promozione come le grandi DOP, o al contrario<br />

lavorino in zone marginali lontane<br />

dai grandi mercati ma con un flusso di turisti<br />

in grado di apprezzare un prodotto di<br />

qualità.<br />

Marchio della campagna di comunicazione<br />

per identificare i prodotti<br />

realizzati con latte piemontese<br />

Il consumatore<br />

apprezza<br />

la qualità e<br />

la certezza<br />

dell’origine<br />

Confronto prezzi<br />

Italia - Francia - Germania<br />

Ripartizione %<br />

del valore nella filiera<br />

Agricoltura 93<br />

55


CHEESE <strong>2017</strong><br />

Quattro giorni di incontri ed eventi presso l’area <strong>Piemonte</strong><br />

L’undicesima edizione di Cheese, l’evento dedicato al formaggio artigianale organizzato<br />

dalla Città di Bra e Slow Food Italia dal 15 al 18 settembre a Bra, ha<br />

puntato l’attenzione sul tema dei formaggi a latte crudo. Il <strong>Piemonte</strong> è stato protagonista<br />

nell’area collettiva allestita in piazza Spreitenbach da Assopiemonte<br />

Dop e Igp, che ha raggruppato i Consorzi di tutela dei formaggi piemontesi a<br />

DOP, realizzata grazie ai fondi della misura 3.2 del Programma di Sviluppo Rurale<br />

2014-2020, in collaborazione con DMO <strong>Piemonte</strong>. L’inaugurazione si è tenuta alla<br />

presenza del presidente della <strong>Regione</strong>, Sergio Chiamparino, e degli assessori regionali<br />

Giorgio Ferrero e Alberto Valmaggia. Nell’area <strong>Piemonte</strong> si è articolato un<br />

ricco programma di incontri su temi riguardanti il comparto lattiero-caseario-zootecnico<br />

piemontese, e di appuntamenti dedicati alla presentazione e degustazione<br />

dei formaggi del <strong>Piemonte</strong> in abbinamento con i grandi vini e altri prodotti<br />

agroalimentari, con il supporto dell’Istituto alberghiero di Dronero e dell’Enoteca<br />

regionale di Acqui Terme. Tra i vari dibattiti, la presentazione della “Guida alla<br />

buona prassi igienica per i caseifici delle aziende agricole” dell’AslTo4 e della<br />

“Guida ai caseifici d’alpeggio” dell’Asl To3. Lo stand ha ospitato il 16 settembre<br />

una delle grandi conferenze di carattere nazionale di Cheese: “L’Appennino che stiamo<br />

perdendo”, una riflessione sul cambiamento epocale che sta coinvolgendo l’Italia<br />

pastorale. “La rinascita delle zone terremotate dell’Italia centrale, così come la<br />

salvaguardia e il rilancio delle aree depresse delle vallate alpine piemontesi - ha<br />

detto nel suo intervento l’assessore Giorgio Ferrero - passa attraverso un processo<br />

culturale che parte fin dalle scuole”.<br />

In quest’area si è svolta anche l’attività di accoglienza e di informazione dei visitatori<br />

sugli obiettivi del PSR - Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 del <strong>Piemonte</strong>.<br />

In programma nel corso delle serate alcuni eventi musicali organizzati in<br />

collaborazione con la città di Bra. Le attività hanno avuto anche la compartecipazione<br />

di altri soggetti come l’Assessorato regionale allo Sviluppo della Montagna<br />

e Foreste, le Organizzazioni professionali agricole e le organizzazioni del mondo<br />

cooperativo, l’ONAF, il Consorzio <strong>Piemonte</strong> Land of Perfection, l’Associazione casare<br />

e casari di aziende agricole, Agenform. In piazza Spreitenbach ci sono state<br />

anche le Fattorie didattiche del <strong>Piemonte</strong> che insieme all’Associazione regionale<br />

allevatori del <strong>Piemonte</strong> hanno svolto attività di informazione e animazione rivolte<br />

ai più giovani e alle famiglie. Il pubblico ha potuto vedere alcuni esemplari di<br />

bovini, ovini e caprini, di alcune razze lattifere allevate in <strong>Piemonte</strong> e protagoniste<br />

principali della produzione di latte destinato ai nostri pregiati formaggi. Lunedi<br />

18 settembre nello stand si è svolto il convegno di chiusura di Cheese “L’origine<br />

in etichetta”, con il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio<br />

Martina, il presidente Sergio Chiamparino, l’assessore all’Agricoltura Giorgio<br />

Ferrero, il sindaco di Bra Bruna Sibille, il presidente Slow Food Carlo Petrini, il<br />

presidente Slow Food Italia Gaetano Pascale. L’assessore Ferrero ha evidenziato<br />

che “L’etichettatura obbligatoria è lo strumento per tutelare le nostre eccellenze<br />

in ogni campo e insieme tutelare i cittadini che nella trasparenza della etichetta<br />

trovano le ragioni per una scelta libera al momento dell’acquisto. Sull’etichettatura<br />

la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, come ha riconosciuto lo stesso ministro Martina, è stata<br />

in prima fila sia nella richiesta di una apposita legge, sia nella definizione di strumenti<br />

che la anticipassero, come nel caso di Piemunto, per dare più trasparenza<br />

al mercato”.<br />

Alessandra Quaglia,<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />

Settore Ufficio stampa<br />

e nuovi media<br />

56<br />

Agricoltura 93


Agricoltura 93<br />

57


NUOVE OPPORTUNITÀ<br />

PER PESCA E<br />

ACQUACOLTURA<br />

AL VIA I BANDI SU TRE<br />

MISURE DEL FEAMP 2014-2020<br />

A cura di<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />

Settore Conservazione<br />

e gestione della fauna<br />

selvatica e acquicoltura<br />

Il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e<br />

per la Pesca (FEAMP) è l’ultimo strumento<br />

finanziario per i settori della pesca e dell’acquacoltura<br />

nell’Unione Europea per il periodo<br />

2014-2020, ed è tra i tre regolamenti che costituiscono<br />

il pacchetto di riforme della nuova<br />

politica comune della pesca (PCP).<br />

Il Settore Conservazione e gestione della<br />

fauna selvatica e acquacoltura della <strong>Regione</strong><br />

<strong>Piemonte</strong> provvede alla gestione dei fondi<br />

comunitari, accompagnando le imprese ittiche<br />

nel loro percorso di crescita fin dal 2000,<br />

inizialmente con lo Strumento Finanziario di<br />

Orientamento della Pesca (SFOP) per il periodo<br />

2000/2006. Alla chiusura della programmazione<br />

2000-2006 si evidenzia che gli aiuti<br />

concessi ai produttori ittici sono stati pari a<br />

1.142.085 euro di contributo pubblico con una<br />

partecipazione di spesa del privato di 1.190.348<br />

euro per un investimento complessivo di<br />

2.332.433 euro.<br />

Per il periodo di programmazione 2007-<br />

2013, lo strumento finanziario è stato il Fondo<br />

Europeo per la Pesca (FEP), che aveva come<br />

obiettivo il miglioramento del livello di conservazione<br />

delle risorse e dell’ambiente, la riduzione<br />

del relativo impatto socio-economico,<br />

il rafforzamento della competitività del settore.<br />

Tale obiettivo si è concretizzato attraverso<br />

una serie di misure strutturali e in particolare,<br />

nella nostra regione, l’acquacoltura, un’attività<br />

economica che ha assunto crescente rilevanza<br />

nel sistema economico piemontese, dove oltre<br />

35 impianti producono circa 2.500 tonnellate di<br />

pesca all’anno, e tra le specie spiccano la trota<br />

e la tinca.<br />

Attraverso i sopralluoghi alle aziende beneficiarie,<br />

si è potuto constatare che i fondi sono<br />

stati utilizzati anche per l’applicazione di nuove<br />

tecnologie, l’installazione di moderni impianti<br />

di trasformazione, il confezionamento di produzioni<br />

agro-alimentari alternative legate al<br />

pesce. Le risorse finanziarie messe a disposizione<br />

dal FEP ammontavano a 1.195.242 euro<br />

di contributo pubblico con una partecipazione<br />

di spesa del privato pari a 1.190.783 euro per un<br />

investimento complessivo di 2.386.025 euro.<br />

Con il FEAMP ora le risorse a disposizione<br />

(per il <strong>Piemonte</strong> complessivamente 1.283.623<br />

euro) sono indirizzate alla creazione di occu-<br />

58<br />

Agricoltura 93


pazione, alla diversificazione delle economie<br />

locali e al conferimento di una maggiore redditività<br />

e sostenibilità alla pesca.<br />

Gli obiettivi principali che la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />

si è prefissata sono:<br />

- un’acquacoltura sostenibile, che aiuti il<br />

settore a crescere e a diventare più competitivo<br />

seguendo regole su metodi di produzione<br />

ecocompatibili, anche attraverso normative<br />

rigorose in materia di qualità, salute e sicurezza,<br />

fornendo così al consumatore prodotti<br />

di alto livello, affidabili e nutritivi;<br />

- il miglioramento della commercializzazione<br />

e della trasformazione.<br />

In <strong>Piemonte</strong> si dà dunque l’avvio ad un<br />

nuovo percorso inserito nel periodo di programmazione<br />

del FEAMP 2014-2020 e nel<br />

più ampio contesto della Politica Marittima<br />

Integrata e della Crescita blu, dove l’acquacoltura<br />

ha un ruolo strategico, per la capacità di<br />

creare reddito e occupazione in relazione alle<br />

caratteristiche produttive, alle specializzazioni<br />

regionali e alle vocazioni ambientali. In un<br />

contesto caratterizzato da una cultura delle<br />

produzioni alimentari sicure e di qualità, anche<br />

per la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, coerentemente<br />

con le azioni di riforma richieste dalla Commissione<br />

europea e previa identificazione<br />

degli ambiti strategici di intervento a livello<br />

nazionale, sono stati determinati gli obiettivi<br />

attesi di crescita economica, equità sociale e<br />

uso responsabile delle risorse ambientali.<br />

I BANDI APPROVATI PER LE<br />

ANNUALITA’ 2015/2016/<strong>2017</strong><br />

(DD 676 DEL 12.07.<strong>2017</strong>)<br />

MISURA 2.48 “INVESTIMENTI PRODUTTIVI DESTINATI<br />

ALL’ACQUACOLTURA”, con l’obiettivo di promuovere la competitività<br />

delle imprese acquicole attraverso il miglioramento della produttività<br />

dell’acquacoltura; la diversificazione della produzione e delle<br />

specie allevate; l’ammodernamento degli impianti e delle condizioni<br />

di lavoro; il miglioramento del benessere degli animali comprese le<br />

attrezzature per proteggerli dai predatori; migliorare la qualità e il valore<br />

dei prodotti dell’acquacoltura; il recupero di stagni e lagune; la<br />

diversificazione del reddito tramite attività complementari. Le risorse<br />

finanziarie pubbliche sono di 274.576,88 euro.<br />

MISURA 5.68 “REALIZZARE CAMPAGNE DI COMUNICAZIO-<br />

NE E PROMOZIONE REGIONALI, NAZIONALI O TRANSNA-<br />

ZIONALI PER SENSIBILIZZARE IL PUBBLICO SUI PRODOTTI<br />

DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA SOSTENIBILI”, destinata<br />

a Organizzazioni di produttori e loro associazioni; organismi di<br />

diritto pubblico.<br />

Le risorse finanziarie pubbliche sono di 110.934,71 euro.<br />

MISURA 5.69 “TRASFORMAZIONE DEI PRODOTTI DELLA<br />

PESCA E DELL’ACQUACOLTURA”, che promuove la realizzazione<br />

di investimenti finalizzati al risparmio energetico ed alla riduzione<br />

dell’impatto sull’ambiente incluso il trattamento dei rifiuti; il miglioramento<br />

della sicurezza, dell’igiene, della salute e delle condizioni di<br />

lavoro; il sostegno della trasformazione delle catture di pesce commerciale<br />

non destinate al consumo umano; la trasformazione dei sottoprodotti;<br />

la trasformazione di prodotti dell’acquacoltura biologica.<br />

Inoltre, sono previsti investimenti che consentono di realizzare prodotti<br />

nuovi o migliorati, che portano a processi o sistemi di gestione e di<br />

organizzazione nuovi o migliorati. I soggetti ammessi a finanziamento<br />

sono le micro, piccole e medie imprese acquicole.<br />

Le risorse finanziarie pubbliche sono di 99.676,27 euro.<br />

Per maggiori informazioni:<br />

www.regione.piemonte.it/agri/politiche_agricole/caccia_pesca/<br />

feamp2014-2020.htm<br />

59


GLI ISTITUTI AGRARI DEL PIEMONTE<br />

ISTITUTO PENNA - ASTI<br />

INTERVISTA AI DIRIGENTI SCOLASTICI<br />

LUISELLA PENNA E ANGELO DEMARIA<br />

A cura di<br />

Rossella Foriero<br />

CSI <strong>Piemonte</strong>/<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />

All’inizio del Novecento il senatore astigiano Giovanni Penna fondò l’Ente Morale “Orfanotrofio<br />

maschile Vittorio Alfieri”, donandogli al contempo un vasto complesso di terreni per realizzare un<br />

progetto di formazione in ambito agrario. E’ stata questa la prima base storica dell’attuale Istituto.<br />

Negli anni ’60 il Ministero della Pubblica Istruzione sancì la statalizzazione della scuola, formalizzando<br />

la nascita dell’attuale Istituto con sezioni per esperto coltivatore e per viticoltore.<br />

Rinominato successivamente “G. Penna”, in omaggio al fondatore, l’istituto prevede un percorso<br />

formativo articolato in due indirizzi di studio:<br />

- Agraria, agroalimentare e agroindustria con 16 classi, per un totale di oltre 400 iscritti, suddivisi<br />

in Produzioni e trasformazioni e Viticoltura ed enologia;<br />

- Servizi per l’enograstronomia e l’ospitalità alberghiera con 12 classi, per un totale di oltre 300<br />

iscritti, suddivisi in Enogastronomia e Servizi di sala e vendita.<br />

Quali sono i vostri punti di forza?<br />

A fronte di un calo di aziende agricole e di attività connesse all’agricoltura, negli ultimi anni sono<br />

aumentate le imprese legate al settore turistico ed ai servizi, con una tendenza alla valorizzazione<br />

di produzioni e territorio. Gli indirizzi scelti dall’istituto consentono di attuare un sistema formativo<br />

aperto verso l’esterno grazie alla creazione di continue e strette collaborazioni con imprese,<br />

associazioni di categoria, enti locali e di ricerca e di garantire un rapido ed efficace inserimento<br />

post-diploma in vari ambiti lavorativi.<br />

Grazie alla collaborazione del Centro Provinciale Istruzione per Adulti di Asti, è stato inoltre attivato<br />

un corso serale che dà la possibilità di diplomarsi in 3 anni a tutti gli adulti che desiderano<br />

rientrare nel sistema scolastico.<br />

Com’è organizzata l’azienda agricola?<br />

Il suo ruolo basilare è quello di sostenere la didattica, in quanto i terreni, le serre, le coltivazioni e<br />

la cantina rappresentano i principali laboratori degli istituti ad indirizzo agrario. Gli alunni possono<br />

osservare i fenomeni naturali correlati allo sviluppo dei vegetali e da lì sviluppano analisi e studi<br />

scientifici; applicano inoltre quanto studiato nelle più comuni pratiche aziendali quali la potatura,<br />

la vendemmia, la vinificazione, la produzione di piante ornamentali ed ortaggi.<br />

L’altro aspetto importante è la gestione finanziaria dell’azienda, che deve essere realizzata secondo<br />

criteri di rendimento economico ed efficienza. Da ciò consegue l’importanza della modernità<br />

di attrezzature e processi tecnologici, nonché della fase di commercializzazione delle produzioni<br />

aziendali.<br />

L’azienda agricola vende, con variabilità stagionale, i prodotti che ottiene dalle proprie colture e<br />

dalle rispettive trasformazioni: colture erbacee di pieno campo, vino, mostarda e conserve, nocciole,<br />

frutta e piccoli frutti, ortaggi.<br />

Parliamo degli studenti…<br />

La maggior parte (60-70%) degli studenti proviene da altri Comuni o dalle aree rurali ed è, in<br />

modo più o meno diretto, a contatto con il mondo agricolo della provincia. Frequentemente, le<br />

60<br />

Agricoltura 93


Prosegue la serie di interviste agli Istituti Agrari del <strong>Piemonte</strong>, che<br />

partecipano alle attività del piano di comunicazione del PSR.<br />

famiglie conducono aziende con vario indirizzo produttivo: in questi casi, quando il ragazzo diplomato<br />

ha iniziato a lavorare per l’attività di famiglia, si è riscontrata una ricaduta ottimale sullo<br />

sviluppo economico ed imprenditoriale dell’azienda.<br />

I diplomati trovano collocazione professionale in molti settori: nella conduzione di aziende agrarie<br />

e zootecniche, di cantine ed altre realtà trasformative; nei controlli di qualità delle produzioni,<br />

sotto il profilo fisico-chimico, igienico ed orga nolettico; nella gestione delle attività promozionali<br />

per la valorizzazione di prodotti tipici agroali mentari; nei servizi di assistenza e consulenza tecnico-amministrativa<br />

forniti alle aziende dalle associazioni di categoria, associazioni di produttori,<br />

consorzi di tutela, etc.<br />

Quali progetti e casi di successo si possono ricordare?<br />

Le iniziative realizzate hanno due importanti obiettivi: sviluppare nei soggetti coinvolti comportamenti<br />

responsabili ispirati al rispetto della le galità, della sostenibilità ambientale, dei beni paesaggistici,<br />

del patrimonio e delle attività culturali e valorizzare la scuola intesa come comunità aperta<br />

al territorio e in grado di sviluppare l’interazione con le famiglie e la comunità locale, comprese le<br />

organizzazioni del terzo settore e le imprese.<br />

Tra i principali progetti, ricordiamo gli Orti sociali in collaborazione con il Comune di Asti, tramite<br />

il quale si è fornito un contributo formativo agli assegnatari che dovevano intraprendere la coltivazione<br />

del proprio orto; il progetto “Agricola”, grazie al quale i bambini delle scuole primarie del<br />

Comune di Asti trascorrono una giornata presso l’Istituto, con attività laboratoriali nell’azienda<br />

agricola e nelle aule scolastiche; il progetto ISA - istruzione e sviluppo in agricoltura, realizzato<br />

con l’Università, la rete delle Scuole agrarie Salesiane nel mondo, il Centro di ricerca CREA_ENO di<br />

Asti e che ha come obiettivo la ricerca sulla biodiversità e la formazione; le sperimentazioni viticole<br />

con prodotti ad azione biostimolante, presso i propri vigneti, in collaborazione con l’Università, la<br />

Confederazione Italiana Agricoltori ed Aziende private.<br />

Per maggiori informazioni: www.istitutopennaasti.it<br />

Agricoltura 93<br />

61


GLI ISTITUTI AGRARI DEL PIEMONTE<br />

I.P.S.A.S.R. “FOBELLI”<br />

CRODO (VB)<br />

INTERVISTA AL PROFESSORE<br />

MICHELE MERIO<br />

Qual è la storia dell’istituto?<br />

L’istituto nasce nel 1979 come istituto agroforestale dipendente dalla sede principale dell’I.P.S.A.<br />

di Trino Vercellese e diventa poi, a partire dal 1983, sede coordinata dell’I.P.S.A. di Solcio di Lesa in<br />

provincia di Novara. A partire dal 1988 diventa sede di un importante progetto di valorizzazione<br />

della vite e del melo che consente la messa a dimora di diverse cultivar per verificarne l’adattabilità<br />

al territorio. Tale sperimentazione, conclusa nel 1994, porta alla decisione di mantenere un campo<br />

catalogo di meli, utile anche alle lezioni dedicate alla potatura, e di puntare sulla coltivazione più<br />

estesa del vitigno che ha dato i migliori risultati anche ai fini della vinificazione: lo chardonnay. Nel<br />

2000 l’istituto affronta una nuova sfida che si rivelerà poi determinante in termini di ulteriore crescita<br />

della scuola: acquisisce infatti una propria autonomia gestionale grazie alla decisione di “verticalizzare”<br />

l’I.P.S.A.A. di Crodo con l’Istituto Comprensivo “Innocenzo IX” di Baceno, diventando<br />

quindi parte fondamentale di una “scuola di valle” composta da oltre 400 studenti che vanno dalla<br />

scuola d’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado. Aumenta così la collaborazione con gli<br />

enti territoriali della valle e viene diversificata l’offerta didattica: in una apposita area si realizza<br />

uno spazio compostaggio del verde a disposizione di utenze pubbliche e private, viene potenziata<br />

la dotazione tecnologica della cantina didattica e la produzione del vino da tavola denominato “I<br />

Terrazzi antichi” da uve chardonnay che ottiene la DOC “Bianco delle Valli Ossolane”; vengono<br />

infine realizzati un birrificio ed un caseificio didattico.<br />

Quali sono i punti di forza dell’istituto?<br />

Sicuramente l’apertura verso il territorio, la buona collaborazione con gli enti locali, l’ubicazione<br />

in un piccolo comune di montagna che agevola la protezione da parte della comunità locale nei<br />

confronti dei ragazzi frequentanti l’istituto, 72 dei quali, essendo convittori, ne diventano parte<br />

attiva per nove mesi all’anno.<br />

La scuola è contornata da un ambiente rurale di media montagna e consente quindi l’integrazione<br />

di lezioni pratiche organizzate negli spazi della scuola con escursioni didattiche in aziende zootecniche<br />

o in aree di interesse agronomico e botanico vicine all’istituto. L’azienda agricola didattica,<br />

ancorché non ancora formalizzata come tale, produce vino bianco DOC da uve prodotte in loco,<br />

formaggi tipici, birra artigianale, piccoli frutti (in particolare lamponi) e mele destinate soprattutto<br />

all’autoconsumo. Vengono inoltre effettuati un servizio di compostaggio a disposizione della comunità<br />

ed interventi di manutenzione del verde su aree pubbliche comunali.<br />

Parliamo un po’ degli studenti…<br />

La scuola conta 161 studenti che frequentano il corso quinquennale denominato “Servizi all’agricoltura e<br />

sviluppo rurale” ad indirizzo “Commercializzazione e valorizzazione dei prodotti agricoli e del territorio”.<br />

62<br />

Agricoltura 93


Prosegue la serie di interviste agli Istituti Agrari del <strong>Piemonte</strong>, che<br />

partecipano alle attività del piano di comunicazione del PSR.<br />

Una buona percentuale di studenti proviene da famiglie operanti nel settore agricolo e agro-zootecnico<br />

provinciale ed extraprovinciale ma molti si iscrivono al Fobelli per interesse verso le<br />

tematiche ambientali pur non provenendo dal mondo agricolo.<br />

Il legame tra studenti e territorio si rafforza anche grazie all’alternanza scuola-lavoro, grazie<br />

ad una fitta rete di aziende ben disposte a formare gli studenti nei periodi di stage sia estivi<br />

sia durante l’anno scolastico. Tali aziende operano principalmente nei campi agro-zootecnico e<br />

vivaistico e gli studenti si inseriscono attivamente nei processi produttivi.<br />

Alcuni studenti dell’istituto si sono distinti in ambiti differenziati: come casari produttori del formaggio<br />

Bettelmatt, eccellenza del territorio, gestori di aziende agrarie e agrituristiche innovative,<br />

professionisti medici veterinari, altri ancora come farmacisti, guardie forestali e guardaparco,<br />

macellai e salumieri e infine come apprezzati amministratori locali provinciali e regionali.<br />

Quali sono i progetti più interessanti in cui siete coinvolti?<br />

La scuola si è sempre distinta per la partecipazione a numerosi progetti sia locali, attivati con gli<br />

Enti parco, la Provincia, le Comunità montane ed i Comuni del territorio, sia internazionali attraverso<br />

la partecipazione a vari progetti europei (Comenius, Leonardo Erasmus plus, gemellaggi<br />

con istituti agrari di Repubblica Ceca, Francia e Bulgaria).<br />

Gli sbocchi professionali dei diplomati si concretizzano sia nelle aziende familiari sia in attività<br />

in proprio in campo agri-zootecnico o nella manutenzione del verde, anche presso aziende oltre<br />

frontiera nella vicina Svizzera: nel settore caseificazione e nel settore turistico in Canton Vallese,<br />

nel settore del giardinaggio nel Canton Ticino.<br />

Mediamente il 20% dei diplomati intraprende la carriera universitaria frequentando corsi ad indirizzo<br />

scientifico quali Scienze Agrarie, Scienze delle Produzioni Animali e Vegetali, Scienze Forestali.<br />

Per maggiori informazioni: www.innocenzoix.it/index.php/plessi/plesso-a<br />

Agricoltura 93<br />

63


AVVIATA LA<br />

VALUTAZIONE<br />

DEL PSR<br />

2014-2020<br />

IRES <strong>Piemonte</strong>,<br />

gruppo valutazione PSR<br />

(Stefano Aimone - coordinatore,<br />

Marco Adamo, Stefano<br />

Cavaletto, Enrico Gottero,<br />

Nicoletta Torchio)<br />

Ha contribuito<br />

Nicoletta Alliani (IPLA)<br />

Come tutti i programmi cofinanziati dall’Unione<br />

Europea, anche il PSR 2014-2020 è<br />

sottoposto a un’attività di valutazione obbligatoria,<br />

i cui obiettivi e caratteri generali<br />

sono definiti dai regolamenti comunitari e<br />

richiamati dal piano di valutazione contenuto<br />

all’interno del PSR stesso.<br />

Muovendosi in questo perimetro le Regioni<br />

hanno spazi di manovra rilevanti, sia per<br />

quanto concerne le modalità organizzative,<br />

sia per la definizione di attività di valutazione<br />

aggiuntive rispetto a quelle obbligatorie.<br />

L’APPROCCIO IN HOUSE<br />

E I PRIMI PASSI<br />

Con il PSR 2007-2013 la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />

aveva scelto un approccio originale, internalizzando<br />

il processo di valutazione presso il<br />

64<br />

Agricoltura 93


NUVAL 2 , affiancato dall’IRES <strong>Piemonte</strong> per<br />

alcune tematiche.<br />

Questa soluzione in house si è dimostrata<br />

funzionale ed è anche suggerita dall’European<br />

Helpdesk 3 , in quanto aumenta le possibilità<br />

di consolidare competenze valutative sul<br />

territorio e di rendere più fitto e duraturo il<br />

dialogo con l’Autorità di gestione e i portatori<br />

di interesse.<br />

La <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> ha quindi deciso di<br />

mantenere questo orientamento, assegnando<br />

il ruolo di valutatore del PSR 2014-2020<br />

all’IRES <strong>Piemonte</strong>, che della <strong>Regione</strong> è ente<br />

strumentale. Questa scelta ha l’obiettivo di<br />

preservare l’esperienza acquisita nel precedente<br />

ciclo integrandola con le capacità metodologiche<br />

e di ricerca proprie dell’Istituto.<br />

All’IRES è stato assegnato anche il ruolo di<br />

valutatore dei POR FESR e FSE, puntando<br />

a una maggiore integrazione delle attività<br />

valutative rispetto al passato, attraverso l’individuazione<br />

di temi e metodologie comuni.<br />

L’Istituto, pertanto, ha costituito al proprio<br />

interno gruppi di lavoro dedicati, coordinati<br />

da una cabina di regia formata dal direttore<br />

e dai responsabili delle singole valutazioni.<br />

La governance esterna della valutazione sarà<br />

invece affidata, come nel ciclo precedente, a<br />

un gruppo direttivo (Steering group) che<br />

comprende rappresentanti delle istituzioni<br />

e dei portatori di interesse coinvolti nel PSR.<br />

Molto importante è anche il consolidamento<br />

della rete che si è venuta a creare tra i valutatori<br />

del PSR e i partner quali IPLA per il<br />

monitoraggio ambientale, CSI per il trattamento<br />

delle informazioni e la fornitura dei<br />

dati del sistema di monitoraggio, ARPEA per<br />

alcuni aspetti specifici legati all’attuazione<br />

delle misure. Un’altra rete di cui sarà assicurato<br />

il rafforzamento è quella tra il valutatore<br />

e le istituzioni di ricerca preposte a fornire<br />

indirizzi metodologici, quali la Rete Rurale<br />

Nazionale, il già citato European Helpdesk,<br />

il CREA.<br />

Dopo aver ricevuto l’incarico alla fine del<br />

2016, l’IRES ha immediatamente avviato le<br />

attività preliminari, producendo un primo<br />

documento metodologico e attivando un<br />

fitto scambio con l’Autorità di gestione e i<br />

partner prima citati. Solo nel primo semestre<br />

<strong>2017</strong> il gruppo IRES ha organizzato o<br />

contribuito a 56 momenti di confronto (riunioni<br />

tecniche, seminari, workshop metodologici).<br />

<strong>2017</strong>: LA VALUTAZIONE<br />

INTERMEDIA<br />

Sulla base della regolamentazione europea,<br />

la prima attività valutativa ufficiale era<br />

prevista per il mese di giugno <strong>2017</strong>, in coincidenza<br />

con la presentazione del rapporto<br />

annuale di implementazione del PSR (AIR).<br />

Secondo le intenzioni del legislatore comunitario,<br />

si sarebbe trattato di una valutazione<br />

intermedia, assumendo che il PSR si fosse<br />

avviato nel 2014. In realtà, per tutte le Regioni<br />

italiane e altri Paesi europei il negoziato<br />

sul PSR attuale si è protratto molto a lungo e<br />

i programmi sono stati approvati solamente<br />

alla fine del 2015. Questo ritardo ha comportato<br />

importanti limiti nella valutazione <strong>2017</strong>,<br />

che si doveva basare sullo stato di attuazione<br />

del 31 <strong>dicembre</strong> 2016: nonostante i molti<br />

bandi aperti, erano ancora pochissimi gli<br />

interventi conclusi e, pertanto, non è stato<br />

possibile esprimere giudizi sulle principa-<br />

La valutazione<br />

del PSR è<br />

condotta da<br />

Ires, una scelta<br />

“interna”, che<br />

permette di<br />

consolidare le<br />

esperienze e<br />

le conoscenze<br />

acquisite<br />

2<br />

NUVAL: Nucleo per la valutazione delle<br />

politiche, organo della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />

preposto al coordinamento delle attività<br />

valutative dell’ente.<br />

3<br />

L’European Helpdesk per la valutazione<br />

dello sviluppo rurale è lo staff di riferimento<br />

per quanto concerne le metodologie valutative<br />

da applicare al PSR.<br />

Agricoltura 93<br />

65


Gli spunti del<br />

valutatore hanno<br />

riguardato la<br />

prima fase di<br />

attuazione<br />

del PSR, con<br />

l’apertura di<br />

molti bandi ma<br />

ancora pochi dati<br />

conclusivi<br />

li misure d’investimento. Fortunatamente,<br />

grazie ai cosiddetti “trascinamenti”, cioè gli<br />

impegni pluriennali attivati nella precedente<br />

programmazione, è stato possibile utilizzare<br />

molte informazioni sugli aspetti ambientali<br />

del Programma grazie al monitoraggio effettuato<br />

dall’IPLA in continuità con il PSR<br />

precedente.<br />

Nonostante i vincoli sopra evidenziati, l’esercizio<br />

di valutazione del <strong>2017</strong> ha mostrato<br />

alcuni interessanti risultati e si è rivelato<br />

un’importante occasione per prendere confidenza<br />

con i quesiti valutativi e i criteri di<br />

giudizio, individuare le metodologie idonee<br />

per sviluppare le risposte, testare gli indicatori<br />

anche proponendone di aggiuntivi ove<br />

utile o necessario. E’ anche stata l’occasione<br />

per rilevare alcune carenze di programmazione,<br />

suggerendo possibili correttivi.<br />

I PRIMI SUGGERIMENTI DEL<br />

VALUTATORE<br />

Ad esempio, per le misure relative alla formazione,<br />

informazione e consulenza (M01<br />

e M02), la distribuzione delle risorse finanziarie<br />

rispetto alle diverse focus area (FA)<br />

attivate dal PSR piemontese è pressoché<br />

uniforme; tuttavia una verifica svolta dal<br />

valutatore ha evidenziato che tale distribuzione<br />

non corrisponde alla reale incidenza,<br />

rispetto alle FA, dei fabbisogni formativi e<br />

informativi degli operatori agricoli e forestali.<br />

Questo riscontro suggerisce di rivedere<br />

tale ripartizione attraverso una richiesta<br />

di modifica del PSR, dato che potrebbe<br />

comportare anomalie attuative.<br />

Per quanto riguarda invece il tema della<br />

qualità e delle filiere i dati disponibili<br />

hanno mostrato un rilevante interesse dei<br />

potenziali beneficiari verso la certificazione<br />

dei prodotti, in particolare, il biologico.<br />

Inoltre l’impostazione dell’operazione 4.2.1<br />

(investimenti nelle industrie alimentari)<br />

ha previsto utili meccanismi per equilibrare<br />

l’intervento tra territori e settori con caratteristiche<br />

differenti.<br />

L’attuazione delle misure per la prevenzione<br />

dei danni da calamità naturali di tipo<br />

biotico (5.1.1) ha mostrato invece scarsa<br />

flessibilità e adattabilità alla gestione delle<br />

nuove emergenze fitosanitarie, per cui<br />

è emersa la raccomandazione di inserire<br />

e aggiornare tempestivamente l’elenco<br />

delle nuove avversità segnalate e ritenute<br />

pericolose e di potenziarne il monitoraggio.<br />

Per quanto concerne la gestione della<br />

Flavescenza Dorata, pericolosa fitopatia<br />

della vite, è emersa la necessità di attivare<br />

interventi di gestione del territorio per il<br />

recupero dei terreni abbandonati, soprattutto<br />

in presenza di vite selvatica (vigneti<br />

abbandonati).<br />

Le misure del PSR messe in atto per la conservazione<br />

della biodiversità agricola sono<br />

66<br />

Agricoltura 93


finora parse adeguate e correttamente dimensionate<br />

allo scopo. In <strong>Piemonte</strong> esiste<br />

un rilevante numero di razze animali e varietà<br />

coltivate tradizionali e il valutatore ha<br />

raccomandato di proseguire nell’approfondimento<br />

degli studi al fine di estendere le<br />

operazioni esistenti ad altri biotipi. Viceversa,<br />

nelle aree zootecniche e agricole intensive<br />

del <strong>Piemonte</strong> (con l’eccezione dell’areale<br />

vitivinicolo in cui si pratica l’inerbimento<br />

degli interfilari) sono trascurati gli aspetti<br />

legati alla biodiversità naturale e le misure<br />

del PSR volte all’aumento o ripristino della<br />

biodiversità sono applicate su superfici<br />

esigue o scarsamente rilevanti. Pertanto, è<br />

opportuno indagare le ragioni delle mancate<br />

adesioni e, ove possibile, apportare modifiche<br />

quali ad esempio, la semplificazione<br />

delle regole nei bandi, la fornitura di manuali<br />

tecnici per la corretta applicazione, la<br />

concentrazione di alcune operazioni nelle<br />

aree che ne hanno massima necessità.<br />

Per quanto concerne il paesaggio, il contributo<br />

del PSR in termini di conservazione e<br />

valorizzazione è positivo ma ancora debole<br />

in termini di qualità paesaggistica, suggerendo<br />

di aumentare le occasioni di confronto<br />

con le politiche territoriali.<br />

Il succedersi dei PSR ha nel tempo incentivato<br />

un’ampia diffusione delle tecniche<br />

di agricoltura integrata in <strong>Piemonte</strong>. Tuttavia,<br />

rispetto al passato, la riduzione degli<br />

input nelle aziende integrate finanziate dal<br />

PSR rispetto alle pratiche standard risulta<br />

meno pronunciata, anche se il contributo<br />

del PSR in termini di riduzione dell’uso di<br />

prodotti fitosanitari e fertilizzanti, attraverso<br />

gli impegni aggiuntivi riguardanti erbai<br />

ed inerbimenti, così come la conversione<br />

dei seminativi, è stato significativo. Non<br />

altrettanto si può dir per le azioni che dovrebbero<br />

favorire la riduzione dei nitrati<br />

nell’acquifero superficiale e sotterraneo e i<br />

surplus di azoto e fosforo, perché non sono<br />

sufficientemente estese per dare risultati<br />

significativi o non sono applicate nelle aree<br />

che ne hanno maggiore necessità.<br />

Inerbimenti, conversioni di seminativi in<br />

prati permanenti, imboschimenti sono<br />

operazioni diffuse su vaste superfici e<br />

molto efficaci nel sequestro di carbonio<br />

atmosferico e pertanto il valutatore ha raccomandato<br />

di incrementarne la diffusione<br />

dando priorità alle aree a maggiore potenziale<br />

di accumulo. Inoltre, le tecniche di<br />

agricoltura conservativa, attualmente oggetto<br />

di monitoraggio, sembrano mostrare<br />

efficacia nella limitazione delle perdite di<br />

carbonio organico dal suolo tipiche delle<br />

tecniche classiche di lavorazione, suggerendone<br />

una maggiore diffusione.<br />

Passando al tema dello sviluppo locale e in<br />

particolare all’approccio LEADER (misura<br />

19), la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> ha approvato nei<br />

tempi previsti i piani di sviluppo presentati<br />

dai Gruppi di azione locale. I territori rurali<br />

del <strong>Piemonte</strong> mostrano un particolare interesse<br />

per LEADER che si rivela nel ciclo<br />

2014-2020 attraverso la costante espansione<br />

dei territori dei GAL preesistenti e<br />

la nascita di un nuovo GAL (in totale sono<br />

oggi 14). I risultati dell’analisi delle strategie<br />

locali mostrano un buon livello di coerenza<br />

con le indicazioni fornite dalla <strong>Regione</strong>.<br />

In generale, tuttavia, per quanto concerne<br />

le operazioni afferenti allo sviluppo territoriale,<br />

il valutatore ha segnalato che il quadro<br />

normativo vigente non fornisce strumenti<br />

cogenti per la creazione di Unioni di<br />

Comuni con un assetto stabile e funzionale.<br />

Tale criticità è stata più volte segnalata<br />

dai referenti dei GAL piemontesi come un<br />

freno potenziale all’attuazione delle strategie<br />

di sviluppo locale.<br />

Tra gli interventi<br />

valutati<br />

positivamente,<br />

quelli sulla<br />

qualità, la<br />

biodiversità, lo<br />

sviluppo locale<br />

Agricoltura 93<br />

67


DAI CAMBIAMENTI<br />

DEI CONSUMI<br />

NUOVE OPPORTUNITÀ<br />

DI CRESCITA<br />

Stefano Cavaletto<br />

Ires <strong>Piemonte</strong><br />

A dieci anni dalla sua comparsa, la crisi<br />

economica ha lasciato segni evidenti nella<br />

nostra società. L’Italia del <strong>2017</strong>, descritta<br />

dal Rapporto Coop attraverso un’analisi<br />

molto dettagliata dell’evoluzione del carrello<br />

della spesa degli italiani, mette in<br />

evidenza alcune tendenze che si sono rafforzate<br />

nel decennio trascorso. Ne emerge<br />

una nazione segnata da grandi (e gravi) divari:<br />

sono infatti aumentate le differenze<br />

tra ricchi e poveri, tra nord e sud e soprattutto<br />

tra vecchi e giovani. La crisi ha determinato<br />

per molte famiglie un aumento<br />

dell’incertezza e dell’instabilità economica,<br />

favorendo anche l’insorgere di ansie e<br />

paure, in particolare quelle legate ai grandi<br />

mutamenti sociali e ambientali che hanno<br />

caratterizzato gli anni recenti. Queste problematiche<br />

hanno colpito soprattutto le<br />

fasce più deboli e stanno facendo emergere<br />

nei consumatori nuove necessità.<br />

Tuttavia, i dati economici dell’ultimo<br />

anno segnalano l’avvio di una ripresa,<br />

con l’aumento delle esportazioni e degli<br />

investimenti e soprattutto dei consumi,<br />

in crescita dell’1% rispetto al 2016. Una ripresa<br />

ancora moderata e non sufficiente a<br />

generare ottimismo ma che, nel dettaglio,<br />

mostra mutamenti più radicali, in grado di<br />

esprimere come e quanto l’Italia e gli italiani<br />

siano cambiati negli ultimi anni.<br />

Salute e piacere sono le caratteristiche<br />

più ricercate dai consumatori di oggi. Si<br />

scelgono stili di vita più sani ed equilibrati<br />

ma emergono anche maggiori ansie e paure.<br />

Scelte che riguardano fortemente anche<br />

il settore alimentare in cui si assiste ad<br />

un vistoso calo dei consumi di tabacco e<br />

alcool in favore dei cosiddetti cibi terapeutici.<br />

Il 46% dei consumatori cerca nel cibo<br />

un aiuto per la prevenzione delle malattie.<br />

Aumentano inoltre i disturbi alimentari e<br />

le diete su misura dettate direttamente dal<br />

medico.<br />

Il mercato dei prodotti alimentari è segnato<br />

sempre di più dalla varietà, in rispo-<br />

68<br />

Agricoltura 93


sta alle esigenze e ai gusti dei consumatori.<br />

Ne consegue, ad esempio, una maggiore<br />

richiesta di prodotti destinati a diete che<br />

siano prive di sostanze considerate nocive<br />

come zucchero, sale o grassi, ma anche<br />

la comparsa di nuovi segmenti e di nuove<br />

forme di consumo. Con l’obiettivo di sistematizzare<br />

queste tipologie di acquisto, si<br />

possono individuare alcune linee generali<br />

di comportamento.<br />

SALUTE E PIACERE<br />

DETTANO I CONSUMI<br />

La prima è sicuramente la componente<br />

salutistica. Sono nate nuove tendenze di<br />

consumo considerate più salubri che hanno<br />

visto crescere sugli scaffali dei supermercati<br />

la presenza dei cibi integrali e degli<br />

alimenti “terapeutici” come, ad esempio,<br />

semi, bacche, zenzero e farine alternative.<br />

In netta crescita sono anche gli alimenti<br />

destinati ad allergici e intolleranti come i<br />

derivati di soia, riso, avena e le farine prive<br />

di glutine. I settori che ne beneficiano sono<br />

soprattutto l’ortofrutta e i legumi, preferiti<br />

in molti casi a carne e prodotti da forno.<br />

Nel caso della carne è da sottolineare<br />

anche l’effetto di sostituzione svolto dalle<br />

carni bianche nei confronti di quelle rosse:<br />

negli ultimi 20 anni il consumo pro capite<br />

di carne rossa è passato da 24 a 19 kg all’anno<br />

mentre quello di carne bianca da 17 a 19<br />

arrivando per la prima volta alla quota di<br />

pareggio.<br />

Una seconda componente si può definire<br />

edonistica. Negli ultimi anni il cibo è entrato<br />

di diritto tra i lussi della classe media.<br />

In questa categoria rientrano i prodotti definiti<br />

di alta qualità (gli italiani risultano<br />

al primo posto per ricerca della qualità nel<br />

cibo con il 69% contro il 61% dei francesi,<br />

secondi). L’andamento di questi prodotti<br />

negli anni della crisi non ha subito flessioni<br />

nonostante le difficoltà economiche, molte<br />

tra le produzioni di qualità certificata come<br />

i vini Doc e Docg o molte produzioni Dop<br />

hanno mantenuto quotazioni e volumi<br />

produttivi simili al passato. Ciò rappresenta<br />

solo una parte di questa tendenza<br />

testimoniata anche dall’ascesa mediatica<br />

dell’argomento “cibo” (soprattutto in tv e<br />

nel campo editoriale con una escalation<br />

di popolarità dell’intero mondo culinario)<br />

e dalla crescente importanza della componente<br />

gastronomica nell’offerta turistico ricreativa.<br />

Dati interessanti emergono anche<br />

dalle analisi sul settore della ristorazione,<br />

un piacere a cui gli italiani non vogliono rinunciare<br />

nemmeno durante la crisi.<br />

Vi è, infine, una componente ecologica<br />

segnalata in primis dall’aumento di prodotti<br />

biologici (+16% sul valore), in cui l’Italia<br />

è diventato il primo paese per consumo.<br />

Se da un lato si preferiscono i prodotti più<br />

salubri, dall’altro anche tra i consumatori<br />

si diffondono modalità più “green”. Aumenta<br />

notevolmente la quota di acquirenti<br />

che scelgono la vendita diretta, gli acquisti<br />

collettivi o più semplicemente i prodotti<br />

del territorio di appartenenza. Il 70% dei<br />

La crisi<br />

economica non<br />

è finita e ha<br />

lasciato forti<br />

segni nella<br />

società italiana<br />

ma si avvertono<br />

i primi segnali di<br />

ripresa<br />

La spesa a tavola<br />

Composizione percentuale della spesa alimentare delle famiglie italiane<br />

Cambia il consumo di carne<br />

La carne bianca per la prima volta eguaglia il consumo di carne rossa<br />

Agricoltura 93<br />

69


Sono cambiati<br />

gli stili di vita,<br />

che privilegiano<br />

salute, natura<br />

e benessere e<br />

di conseguenza<br />

sta mutando il<br />

comportamento<br />

d’acquisto<br />

consumatori italiani dichiara di considerare<br />

il luogo di produzione come un fattore di<br />

scelta al momento dell’acquisto.<br />

NELLA RIPRESA NUOVE<br />

OPPORTUNITÀ<br />

Le trasformazioni del mercato non sono<br />

quindi solo negative. Anche se la globalizzazione<br />

delle merci ha messo in difficoltà<br />

molti produttori di commodities nell’ottenere<br />

la giusta redditività dal lavoro e la catena<br />

del valore premia molto di più la fase<br />

commerciale a svantaggio di quella agricola,<br />

si sta sviluppando un mercato sempre<br />

più segmentato in cui si moltiplicano le nicchie<br />

e le occasioni. Per la nostra agricoltura<br />

nascono quindi nuove opportunità, che<br />

devono essere colte dalle aziende e dalle<br />

istituzioni nello sforzo di sostenere i produttori<br />

agricoli.<br />

E’ il caso, ad esempio, dei decreti e delle<br />

leggi che obbligano le aziende alimentari ad<br />

indicare l’origine o la tracciabilità dei prodotti<br />

sulle etichette. Ad ottobre è entrato in<br />

vigore il decreto sull’etichettatura dei prodotti<br />

lattiero caseari mentre a febbraio 2018<br />

toccherà a quello dedicato a riso e pasta. E’,<br />

inoltre, in corso l’iter di approvazione per i<br />

prodotti derivati a base di pomodoro (sughi,<br />

salse, conserve). Si tratta di iniziative a<br />

livello nazionale che mirano a realizzare alcuni<br />

obiettivi importanti tra i quali citiamo:<br />

- tutelare i prodotti italiani spesso vittime<br />

di contraffazioni sui mercati esteri<br />

- migliorare la trasparenza nei confronti<br />

dei consumatori anche in un’ottica di sicurezza<br />

alimentare<br />

- incentivare l’industria alimentare nazionale<br />

ad acquistare materia prima locale.<br />

Anche la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> si sta impegnando<br />

in questa direzione come testimoniano<br />

le campagne sul latte piemontese<br />

(Piemunto), il recente riconoscimento<br />

dell’IGP al Fassone di Razza <strong>Piemonte</strong>se,<br />

il nuovo marchio sul riso o il portale<br />

Agriqualità che punta a valorizzare tutte le<br />

produzioni tipiche regionali e i relativi territori.<br />

Anche nel PSR 2014-2020 sono molte<br />

le misure che possono aiutare le aziende<br />

in questa direzione come le misure dedicate<br />

alle certificazioni di qualità (misure<br />

3 e 4.2), quella dedicata al biologico (11) o<br />

quelle per l’integrazione tra agricoltura,<br />

artigianato e turismo rurale all’interno del<br />

programma Leader.<br />

TIPICITÀ MA ANCHE FILIERA<br />

Per sostenere l’agricoltura piemontese<br />

è quindi necessario far risaltare le tipicità<br />

dei nostri prodotti e dei nostri territori ma<br />

soprattutto trovare delle forme di collaborazione<br />

tra la parte agricola e quella industriale.<br />

In <strong>Piemonte</strong> la struttura dell’agroindustria<br />

è storicamente composta di aziende<br />

medio piccole cui fanno eccezione alcuni<br />

grandi industrie dolciarie e delle bevande,<br />

settori che per loro natura si riforniscono<br />

solo in minima parte tramite la produzione<br />

agricola regionale.<br />

Inoltre, nella maggior parte dei casi, i<br />

70<br />

Agricoltura 93


nostri produttori faticano ad inserirsi nei<br />

principali circuiti commerciali. In molte filiere<br />

a scala nazionale le aziende piemontesi<br />

non rappresentano il nucleo ma fungono<br />

da elemento complementare. E’ il caso, ad<br />

esempio, dei settori zootecnici, dal suinicolo<br />

incentrato sulle produzioni di Parma e<br />

San Daniele, all’avicolo in cui l’80% del valore<br />

è trattenuto nell’area veneto-romagnola,<br />

al lattiero-caseario in cui l’area padana<br />

di Lombardia ed Emilia, con le grandi industrie<br />

del latte e i consorzi di Grana Padano<br />

e Parmigiano, rappresenta il cuore pulsante<br />

del settore. Di diversa natura il comparto<br />

bovino da carne in cui non vi è un’area dominante<br />

e in cui disponiamo di un prodotto<br />

di eccellenza, la Razza <strong>Piemonte</strong>se, che<br />

tuttavia non possiede i numeri per varcare<br />

i confini del nord ovest. Anche nei settori<br />

vegetali la situazione è simile: nel frutticolo<br />

ad eccezione di kiwi e nocciole, le nostre<br />

varietà registrano numeri inferiori rispetto<br />

alle regioni del nord est che guidano i listini<br />

nazionali per quanto riguarda l’export. L’orticolo<br />

è un settore altamente frammentato<br />

in cui l’unica area a carattere industriale è<br />

l’Alessandrino che però rappresenta una<br />

propaggine dei distretti produttivi di Parma<br />

e Piacenza. Il riso, che avrebbe i numeri<br />

per rivestire un ruolo da leader, trasforma<br />

però l’80% del prodotto fuori regione, seppur<br />

a pochi chilometri di distanza, in Lombardia.<br />

L’unica eccezione è rappresentata<br />

dal vino, in cui l’area di trasformazione si<br />

è concentrata in alcune aree storicamente<br />

molto vocate e ben organizzate.<br />

La nostra regione non si caratterizza<br />

quindi per la presenza di aziende multinazionali<br />

e nella gran parte dei casi il<br />

mercato di riferimento è quello regionale<br />

con estensione alle province limitrofe. Vi<br />

è però un tessuto ricchissimo di piccole e<br />

medie aziende, alcune di altissima qualità.<br />

Tra queste sono da ricordare sicuramente<br />

quelle aderenti ai consorzi di tutela riconosciuti<br />

dall’UE (i vini DOC e DOCG,<br />

le produzioni DOP e IGP), insieme alle<br />

numerose raggruppate sotto la sigla PAT<br />

(Prodotti Agroalimentari Tradizionali).<br />

In <strong>Piemonte</strong> sono presenti ben 332 PAT<br />

tra cui 50 nel comparto lattiero-caseario<br />

e 89 in quello ortofrutticolo e cerealicolo.<br />

Si tratta di produzioni in molti casi con<br />

una diffusione prettamente locale ma che<br />

si trovano spesso al centro di iniziative di<br />

valorizzazione del territorio, quasi sempre<br />

in connessione con le eccellenze artigianali,<br />

paesaggistiche e turistiche presenti<br />

nella medesima area.<br />

In un mercato sempre più segmentato è<br />

dunque fondamentale sapersi proporre per<br />

soddisfare le diverse esigenze che nascono<br />

in seno ad esso. Partire da una base imprenditoriale<br />

per sua natura varia e frammentata<br />

in alcuni casi può rivelarsi una risorsa e<br />

non un problema, a patto che si creino reti<br />

e circuiti organizzati che aiutino le imprese<br />

ad affrontare le innovazioni necessarie e a<br />

limitare le conseguenze delle crisi di mercato<br />

che ciclicamente si ripetono.<br />

Anche in sede europea il dibattito appena<br />

avviato sulla PAC del post 2020 ha messo<br />

tra i primi punti di discussione, voluti<br />

dal Parlamento Europeo, un focus dedicato<br />

alle piccole e medie aziende che rappresentano<br />

l’80% della platea a cui sono<br />

destinati gli aiuti diretti, chiedendo un<br />

cambiamento di rotta rispetto alla situazione<br />

attuale. A questo tema e all’adozione<br />

di forme di sostegno più rapide e flessibili<br />

saranno dedicati i prossimi dibattiti in<br />

sede europea in vista della riforma.<br />

Il <strong>Piemonte</strong> vince<br />

nella tipicità<br />

dei prodotti<br />

ma potrebbe<br />

lavorare di<br />

più sulla<br />

organizzazione<br />

della filiera<br />

Agricoltura 93<br />

71


NOTIZIARIO<br />

“L’acqua in agricoltura non è uno spreco”:<br />

un convegno sul corretto utilizzo delle risorse idriche<br />

Si calcola che dei 14 miliardi di metri cubi d’acqua naturalmente disponibili in <strong>Piemonte</strong>, circa 6 siano<br />

destinati a fini agricoli. Un’importante quota che non va affatto sprecata: infatti, oltre a svolgere un<br />

ruolo fondamentale nella produzione del cibo, l’agricoltura ne ha anche uno equilibratore, che si<br />

riflette nella disponibilità di acqua per altri scopi.<br />

E’ quanto è emerso dal convegno tenutosi il 30 novembre a Torino, organizzato dall’Assessorato<br />

all’Agricoltura della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> e da ANBI <strong>Piemonte</strong>, l’associazione dei consorzi irrigui, che,<br />

divisi nei 36 comprensori voluti dalla legge regionale, forniscono acqua su una superficie di circa<br />

370.000 ettari.<br />

“La mia presenza vuole simboleggiare il forte impegno della <strong>Regione</strong> sulla risorsa acqua - ha dichiarato<br />

in apertura il presidente della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, Sergio Chiamparino - Siamo di fronte a<br />

cambiamenti climatici che ci obbligano ad intervenire”.<br />

Per Massimo Gargano, direttore di ANBI Italia, “è il modello di sviluppo che è sbagliato, fatto di consumo<br />

di suolo, di tetti, asfalto, cementificazione, dove le acque invece di essere assorbite dal terreno<br />

prendono velocità e sono difficili da recuperare. Occorre rilanciare la politica degli invasi, snellendo<br />

la burocrazia”.<br />

“Questo è il momento di investire nelle infrastrutture irrigue - ha sostenuto l’assessore regionale all’Agricoltura,<br />

Giorgio Ferrero - Nel bilancio regionale pluriennale ci saranno tre milioni nei prossimi tre<br />

anni per nuovi pozzi. Intendiamo anche spingere per la creazione di una rete di nuovi piccoli invasi<br />

che raccolgano l’acqua nel momento in cui è disponibile, per rilasciarla poi in base alle necessità,<br />

che servano anche a produrre energia pulita. Non dimentichiamo poi che senza acqua irrigua non ci<br />

sarebbero le nostre eccellenze agroalimentari, i nostri paesaggi, la nostra cultura diffusa sul territorio,<br />

che garantiscono un modello sociale e ambientale fondamentale per il <strong>Piemonte</strong>”.<br />

Gli atti del convegno sono scaricabili alla pag:<br />

www.regione.piemonte.it/agri/politiche_agricole/sibiweb/convegno_301117.htm<br />

“Piemondina” un marchio<br />

per il riso piemontese di qualità<br />

Fa esplicito riferimento al prodotto della terra e alla storia del Novecento come l’hanno vissuta per<br />

secoli novaresi e vercellesi il marchio del riso piemontese di qualità “Piemondina, risaie piemontesi”,<br />

che caratterizza la nuova campagna di valorizzazione promossa dall’assessorato all’Agricoltura della<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>.<br />

“Due anni fa” - ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, durante la presentazione<br />

del marchio avvenuta a Vercelli - la crisi ha toccato il settore del latte, mentre ora ad essere<br />

in difficoltà è il comparto del riso. Con Piemondina il consumatore saprà che il riso proposto viene<br />

dalla nostra produzione piemontese, e potrà quindi scegliere in modo più consapevole. Non si tratta<br />

di protezionismo, ma di trasparenza”.<br />

La <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, dopo la campagna “Piemunto” per la promozione del latte e dei formaggi prodotti<br />

dagli allevamenti piemontesi che ha portato a significativi risultati di vendite, ha ritenuto quindi<br />

opportuno attivare questa iniziativa di comunicazione con l’obiettivo di facilitare l’individuazione da<br />

parte del consumatore del riso proveniente da risaie del <strong>Piemonte</strong> e lavorato in impianti collocati in<br />

<strong>Piemonte</strong> o nelle province italiane confinanti.<br />

Grazie a questo marchio, i produttori risicoli locali potranno avere una vetrina all’interno dei supermercati<br />

e dei centri commerciali che aderiranno all’iniziativa: grande interesse e disponibilità<br />

nei confronti di Piemondina è stata espressa dai rappresentanti di Carrefour, Bennet e NovaCoop<br />

presenti alla presentazione.<br />

“Con i suoi 117.000 ettari coltivati, quello piemontese rappresenta oltre la metà del riso prodotto in<br />

Italia - ha ricordato Ferrero - una realtà che, grazia a oltre 1800 produttori, rappresenta un’eccellenza<br />

per la quantità e la qualità del prodotto, per l’attenzione all’ambiente nelle coltivazioni, per la storia<br />

e la tradizione culturale che incarna. Questo marchio celebra un prodotto che da quasi 200 anni ha<br />

garantito fama e redditività ad una parte importante del <strong>Piemonte</strong> e che, siamo convinti, deve giocare<br />

un ruolo di grande importanza nel futuro del settore agroalimentare”.<br />

72<br />

Agricoltura 93


I nuovi bandi del<br />

Psr 2014-2020<br />

Nelle ultime settimane sono stati aperti quattro nuovi bandi PSR:<br />

- Quello relativo all’Operazione 6.4.1, con una dotazione di 5.800.000 euro e che prevede aiuti alle<br />

aziende agricole per investimenti di tipo edilizio o in attrezzature finalizzati alla diversificazione delle<br />

attività (agriturismo, fattorie didattiche, ospitalità) attraverso l’erogazione di contributi in conto capitale<br />

a fondo perduto.<br />

- Un bando riguarda l’Operazione 4.1.3, con una dotazione di 3.000.000 di euro, che si propone di<br />

sostenere investimenti per migliorare le prestazioni economiche e ambientali delle attività agricole<br />

e di allevamento, comparto da cui si libera in atmosfera una quota significativa dell’ammoniaca di<br />

origine agricola.<br />

- Infine, sono aperti i bandi sull’Operazione 5.1.2 per il finanziamento di impianti di protezione con<br />

reti antigrandine fino al 50% della spesa ammissibile per la loro realizzazione, grazie a una dotazione<br />

di 4.000.000 di euro, e sull’Operazione 5.1.1. per la prevenzione dei danni da calamità naturali di tipo<br />

biotico causati da Drosophila e da Cimice asiatica con 1.900.000 euro.<br />

Il Psr però non si ferma qui: nel corso del 2018 apriranno numerosi nuovi bandi.<br />

Per maggiori informazioni: www.regione.piemonte.it/svilupporurale<br />

E’ attivo il servizio regionale gratuito<br />

di fornitura dati meteo e report climatici mensili<br />

L’andamento climatico dell’annata <strong>2017</strong> sta proponendo un complesso quadro di anomalie che hanno<br />

e stanno determinando forti ripercussioni sui risultati produttivi delle principali colture agrarie e<br />

sulla conduzione delle tecniche agronomiche.<br />

Il Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici segue costantemente l’evoluzione climatica e, attraverso<br />

il monitoraggio effettuato con le stazioni della rete Agrometeorologica e l’elaborazione dei<br />

dati attuali e storici, pubblica report numerici e grafici relativi a tutte le province piemontesi allo<br />

scopo di fornire un quadro aggiornato. Dalle tabelle è possibile distinguere, per ogni stazione storica<br />

considerata, l’anomalia o l’eccezionalità di un fenomeno fornendo anche una quantificazione numerica<br />

del fenomeno stesso.<br />

I bollettini ed i report sono accessibili, scaricabili ed utilizzabili liberamente (citando la fonte delle<br />

informazioni) alla voce “La bacheca dei bollettini” – “Il Clima del mese” alla pag:<br />

www.regione.piemonte.it/agri/area_tecnico_scientifica/settore_fitosanitario/pan.htm<br />

Strada, cascine e risaie:<br />

guida al paesaggio rurale della città di Vercelli<br />

E’ stato presentato lo scorso 22 settembre, presso l’Aula Magna dell’Istituto “C. Cavour” di Vercelli, il<br />

volume “Strada, cascine e risaie”, la prima Guida al paesaggio rurale della città di Vercelli che accompagna<br />

alla scoperta delle cascine storiche locali.<br />

Curata da Gabriele Ardizio, promossa dalla sezione Vercelli-Valsesia di Italia Nostra e sostenuta<br />

dall’Associazione Strada del riso vercellese di qualità, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio<br />

di Vercelli, la Guida è stata presentata da Gabriele Varalda, Dirigente della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />

presso la sede di Vercelli, che ne ha sottolineato la funzione: non solo uno strumento di marketing<br />

ma, soprattutto, un nuovo approccio culturale nel guardare, leggere e percorrere il territorio rurale,<br />

con l’obiettivo di proporre una prima selezione di tracciati percorribili, individuati tra le cascine storiche<br />

più vicine al perimetro della città.<br />

Per maggiori informazioni: www.stradadelrisovercellese.it/guida-al-paesaggio-rurale-vercelli/<br />

Agricoltura 93<br />

73


REGIONE PIEMONTE | DIREZIONE AGRICOLTURA C.so Stati Uniti, 21 - 10128 Torino<br />

ASSESSORE<br />

Giorgio Ferrero<br />

Segreteria 011/4321680<br />

CANTINO Katia, CAPRA Cristina, DE SIMONE Amelia,<br />

FLORIANO Luciano, VALESIO Giuseppe,<br />

RICONOSCIUTO Giuseppe<br />

DIRETTORE<br />

Gaudenzio De Paoli<br />

Segreteria 011/4321482<br />

Email: agricoltura@regione.piemonte.it<br />

PEC: agricoltura@cert.regione.piemonte.it<br />

ANICITO Francesca, BERTO Alessandra, BIANCO Roberto, CARAC-<br />

CIOLO Daniela, CROLLE Ludovica, DE FAZIO Rosetta, DOMINICI<br />

Claudia, FASSI Spartaco, FAVATA’ Paola, FERRERO Ezio, FERRE-<br />

RO Paolo, FOTIA Angela, FRASCELLA Patrizia, GUASCO Claudia,<br />

MARTINA Piera, MARTINO Marco, MAZZA Silvana, PAMPIRIO<br />

Giammarco, QUARTERO Natascia, SAVIO Cecilia, TESTA Fabrizio,<br />

TORASSO Susanna, TRAVAGLIA Daniela, TROMBETTA Laura, VAL-<br />

SANIA Maria, VILLANO Antonia, ZOLA Enrico<br />

SETTORE A1701A<br />

Produzioni agrarie e zootecniche<br />

Resp. di Settore Moreno Soster<br />

Segreteria 011/4324332<br />

PEC: produzioni.agricole@cert.regione.piemonte.it<br />

ANSALDI Nadia, BASSANINO Monica, BESSOLO Pierluigi, CELLINO<br />

Andrea, FALLANCA Domenica, LATINO Gianfranco, MARLIANI Rodolfo,<br />

MORATTO Martina, OTTONELLO Mara, PALMIERI Aurora,<br />

PARZANESE Emanuele, PIVA Elena, RASETTO Paola, RIGONI Miriam,<br />

TERMINI Gianfranco, VITTONE Eugenio, VIZZANO Carmen<br />

SETTORE A1702A<br />

Conservazione e gestione della fauna<br />

selvatica e acquacoltura<br />

Resp. di Settore Paolo Balocco<br />

Segreteria 011/4321507<br />

Email: settore.cacciapesca@regione.piemonte.it<br />

APROSIO Paola, AUCIELLO Paola, CANE Silvana, CANNIZZARO<br />

Alberto, GARZENA Marinella, LAVAGNO Mauro, MARCHETTO<br />

Sabrina, RAGNO Assunta, ZAMBRUNO Gian Paolo<br />

SETTORE A1703A<br />

Fitosanitario e servizi tecnico scientifici<br />

Resp. di Settore Pier Mauro Giachino<br />

Segreteria 011/4321473<br />

Email: piemonte.fitosanitario@regione.piemonte.it<br />

PEC: fitosanitario@cert.regione.piemonte.it<br />

BOCACCINO Giovanna (CEVA), BOSIO Giovanni, BOURLOT Giancarlo,<br />

BROCARDO Riccardo, CARISIO Loredana, CHERSI Catarina,<br />

COTRONEO Alba, CRAVERO Sergio, CRESSANO Giovanna (ALES-<br />

SANDRIA), CROSETTO Mirko, DAL PASSO Maria Denis (VERCEL-<br />

LI), DAVI’ Danilo, DOLZAN Stefano, DI MANGO Savina, FERRO<br />

Paolo, ELIA Irene, ELIA Sabrina, FIORE Anna Rita, GALEOTTI Gabriella,<br />

GALLO Sergio, GIACOMETTO Emanuela, GOTTA Paola,<br />

GUARINO Barbara, GULLINO Clotilde, LOVISCO Carmela, LOVI-<br />

SETTO Mariangela, MASON Giovanna, MASSOBRIO Viola, MAZZA-<br />

ROTTO Elisabetta, MORONE Chiara, NATALIA Roberto (CASALE),<br />

OGLIARA Silvia, RAZIONALE Felicita, ROSSI Andrea, SCAVARDA<br />

Giovanni, SPANNA Federico, TANGO Rocco, VENANZIO Davide<br />

SETTORE A1704A<br />

Infrastrutture, territorio rurale e<br />

calamità naturali in agricoltura<br />

Resp. di Settore Franco Antonio Olivero<br />

Segreteria 011/4321483<br />

PEC: infrastrutture@cert.regione.piemonte.it<br />

AIRAUDO Dario, ANGELETTI Alessandro, CAPPELLA Mariella,<br />

CASSINELLI Laura, COMBA Daniela, COMPAGNONE Giuseppe,<br />

FENZI Pier Giuseppe, FILA-MAURO Elena, FOLLIS Maria Teresa,<br />

GIACOBONE Ezio, LAZZARO Denis, LEGGERO Barbara, LOMBAR-<br />

DO Fortunata, LUCA’ Stefania, MADONIA Silvana, PELLISTRI Gabriella,<br />

POSSIEDI Emanuele, TOSIN Germano, VARETTO Luciano<br />

SETTORE A1705A<br />

Programmazione, attuazione e<br />

coordinamento dello sviluppo rurale<br />

e agricoltura sostenibile<br />

Resp. di Settore Mario Ventrella<br />

Segreteria 011/4321468<br />

PEC: agricoltura@cert.regione.piemonte.it<br />

AMBROSIO Dora, ARCHIMEDE Valentina, BRUNO Wanda, CAVI-<br />

GLIA Gabriella, CONSOGNO Franco, LIZZI Massimo, MARELLI<br />

Andrea, MASANTE Carlo, MICHELOTTI Daniele, PEROSINO Mario,<br />

ROMANO Maria Rosaria, SCANABISSI Giovanni, SPADETTI<br />

Chiara Margherita, TOFFETTI Francesca, VENTURELLO Irene<br />

SETTORE A1706A<br />

Servizi di sviluppo e controlli per l’agricoltura<br />

Resp. di Settore Alessandro Caprioglio<br />

Segreteria 011/4324722<br />

PEC: SSA@cert.regione.piemonte.it<br />

ACETO Paolo, ANNICCHIARICO Claudio, CIOCE Silvana, COR-<br />

DOLA Piero, DE CARO Sergio, FEMIA Tiziana, GIAIERO Prisca,<br />

LAVINA Ester, PALMISANO Angela, PASTERIS Marco, RICCI Luisa,<br />

SANGUINETTI Mario, TURLETTI Alberto, VARETTO Giuseppina<br />

SETTORE A1707A<br />

Strutture delle imprese agricole e<br />

agroindustriali ed energia rinnovabile<br />

Resp. di Settore Fulvio Lavazza<br />

Segreteria 011/4325682-3090<br />

PEC: sistemagroindustriale@cert.regione.piemonte.it<br />

BANDA Laura, BARROERO Claudio, BERTORELLO Rosanna, BO-<br />

ETTI Roberto, BOLDRINO Laura, BOTTARO Silvia, CLERICO Massimo,<br />

FAVOT Adriano, FERRO Sonia, GAGLIANO Flavio, MORONE<br />

Maria Carla, MORTARA Guido, NIZZA Luigi, PISTILLO Silvana,<br />

SALIERNO Antonio, SATTANINO Giuseppina, VERDUCI Leandro<br />

SETTORE A1708A<br />

Valorizzazione del sistema<br />

agroalimentare e tutela della qualità<br />

Resp. di Settore Paolo Cumino<br />

Segreteria 011/4325770<br />

PEC: valorizzazione.agroalimentare@cert.regione.<br />

piemonte.it<br />

BAMBINO Grazia Maria, BOASSO Franco, CACCIAPAGLIA Cristina,<br />

CONVERTINI Stefania, GIACOMELLI Paolo, PETRICIG Valentina,<br />

PETROSINO Giovanna, RUO BERCHERA Giovanna, SCARZELLO<br />

Daniela, VICENTINI Iside, VIDANO Fabrizio<br />

UFFICI DECENTRATI<br />

DEL SETTORE FITOSANITARIO<br />

Verzuolo<br />

via Don Orione, 37<br />

Tel. 0171/445750<br />

Ceva<br />

via Regina Margherita, 2<br />

Tel. 0174/701762<br />

Vercelli<br />

via Fratelli Ponti, 24 – Palazzo Verga<br />

Tel. 0161/283142<br />

Casale Monferrato<br />

tr. Valenza 4<br />

Tel. 0142/462611<br />

STRUTTURE TEMPORANEE Territorio di<br />

Alessandria-Asti<br />

Resp. Struttura Felice Lo Destro<br />

Sede di Alessandria<br />

Segreteria 0131/285111<br />

Email: agricoltura.alessandria@regione.piemonte.it<br />

Sede di Asti<br />

piazza San Martino, 11 - 14100 Asti<br />

Segreteria 0141/433511*<br />

Email: agricoltura.asti@regione.piemonte.it<br />

BAGNASCO Luigi, BALBI Claudio, BALDI Tiziana, BALDIZZONE<br />

Maria Cristina, BALLESTRASSE Giuseppe, BARISONZO Enrico Maria,<br />

BARRETTA Anna, BASANO Maria, BELLONE Giancarlo Domenico,<br />

BERGONZINI Cristina, BERTA Cesare, BERTOLI Luigi, BIANCO Bernardino,<br />

BIANCO Piero, BOGLIOLO Paolo, BONA Giorgio, BOREL-<br />

LO Carlo, BORGIO Marco, BORREANI Ornella, BORRELLO Francesco,<br />

CAGNO Antonella, CALDONE Giancarlo, CAPRA Rita, CASALE<br />

Ida, CASTELLAZZO Liana, CELLERINO Marco Giuseppe, CERMI-<br />

NARA Vincenzo, CLOVIS Bruna, COLOMBO Michela, COSTAMA-<br />

GNA Pierangela, CRESTA Andrea, CROSETTI Sergio, DAFFUNCHIO<br />

Giuseppina, DEBERNARDIS Giuseppe, DELLA RATTA Anna, DERE-<br />

GIBUS Carlo, DI FABIO Ferdinando, ERCOLI Rossana, FAVATA Maurizio,<br />

FILIPETTI Ennio Francesco, FIORETTI Daniela, GADO Daniele,<br />

GASTALDO Fabrizio, GENZONE Donatella, GIROLDO Cristina, GO-<br />

BELLO Anna Maria, GRATTAROLA Giovanni, GUERCI Luigi Renato,<br />

IADANZA Daniela, IMPERIALE Piero Paolo, IVALDI Marco, IZZO<br />

Antonio, LAGO Gabriella Lucia, LAZZARINO Vilma, LAZZARO Rosa,<br />

LIOTTA Massimo, MALINVERNI Daniele, MANTOAN Marisa, MAR-<br />

GARA Gisella, MASOERO Carlo, MATTIUZZO Vittoria, MIGNONE<br />

Nuria Antonia, MINERDO Daniela, MINETTI Mauro, MOIZIO Massimo,<br />

NOVARESE Riccardo, PALADINI Francesco, PASQUARIELLO<br />

Giuseppe, PENSABENE Giovanni, PERNIGOTTI Davide Felice, PE-<br />

SCE Emanuele, PIAZZO Loretta, PIPPIONE Marco, POGGIO Francesco,<br />

PUPPIONE Margherita, QUAGLINO Rosella, RASERO Gianbeppe,<br />

RAVERA Ornella, ROBBIANO Maria Angela, ROBERTI Angiolina,<br />

SAMORE’ Cristina, SAPPA Diego, SARZANINI Silvia, STELLA Marinella,<br />

VECCHIO Marcello, VIGNA Rita, ZAINA Giuseppe, ZANZOTTERA<br />

Igor, ZILIO Claudia.<br />

Territorio di Biella-Vercelli<br />

Sede di Biella<br />

Resp. Struttura Giovanni Gabriele Varalda<br />

via Q. Sella, 12 (accesso al pubblico da p.zza Unità d’Italia)<br />

- 13900 Biella<br />

Segreteria 015/8551511<br />

Email: agricoltura.biella@regione.piemonte.it<br />

Sede di Vercelli<br />

via Manzoni, 8/a - 13100 Vercelli<br />

Segreteria 0161/268722<br />

Email: agricoltura.vercelli@regione.piemonte.it<br />

BALDASSI Annamaria, BORASIO Fabrizio, BORDONARO Giovanna,<br />

CALIGARIS Sara, CARENZO Antonio, CASTELLANI Alberto,<br />

CASTELLETTI Gabriella, COPPO Giuseppina, DEIDDA Elisa, DEL<br />

SANTO Ennio, DI SIENA Luca, FALZETTI Giovanni, FERRAGINA<br />

Franca, FRANCESE Antonio, FRANZO Federico, GIACOBBE Costante,<br />

LIONETTI Elisa, LISSA Carla, MACHIERALDO Pierluigi,<br />

MARTINO Roberto, MASSA Maria Giuliana, MONDINO Gianluca,<br />

MORO Stefano, MORTARINO Jenny, ODISIO Irene, RAVIGLIONE<br />

Stefano, SAVIOLO Gianni, TIBALDI Raffaella, TOGNONI Radames,<br />

TONA Claudio, TOSI Monica<br />

Territorio di Cuneo<br />

Resp. Struttura Paolo Balocco<br />

corso De Gasperi, 40 - 12100 Cuneo<br />

Segreteria 0171/319376<br />

Email: agricoltura.cuneo@regione.piemonte.it<br />

ADAMO Dario, ANSALDI Ezio, ARESE Elena, ARMANDO Daniela,<br />

ARMANDO Mauro, BARBERO Luca, BELCORE Walter, BODRE-<br />

RO Clara, BOGETTI Claudia, BONA Maria Carla, BONELLI Ivana,<br />

BORDINO Stefano, BRUNA Guido, BRUNO Gianluca, CALCAGNO<br />

Andrea, CAMBIANO Giuseppe, CANALE Giovanna, CARENA Alberto,<br />

CARLIN Gianni, CLERICO Piera, COMETTO Marina, CORTE<br />

Tatiana, COSTA Valerio, CRAVERI Paolo Livio, DADONE Mario Luigi,<br />

DESCO Luigi, FERRARI Paolo, FERRERO Gianfranco, FIORINA<br />

Pierguido, GABUTTI Renato, GHIGLIA Giuliano, GIORDANO Gentile,<br />

GIORDANO Rosanna, GREGORIO Erika, GULLINO Marco, LA-<br />

VINA Annunziata, MACCARIO Raffaela, MAFFIOTTI Monica, MA-<br />

GNETTO Maurizio, MARTINO Enrica, MEINERI Enrico, MODENA<br />

Germano, OLIVERO Gemma, PANI Laura, PASQUERO Mariagrazia,<br />

PEANO Anna Maria, PERACCHIA Angela, PROSPERI Fabrizio, PUN-<br />

ZI Claudia, RUFFINO Giampiero, SARTORIO Caterina, SCARZELLA<br />

Elena, TESIO Domenico, VEGLIA Carla, VERNETTI Marco, VIALE<br />

Gianpaolo, VIBERTI Franco, VIGNOLO Luigi, VINOTTO Walter<br />

Territorio di Novara-Verbano-Cusio Ossola<br />

Sede di Novara<br />

Resp. Struttura Mario Ventrella<br />

corso Cavallotti 31 - 28100 Novara<br />

Segreteria 0321/378551*<br />

Email: agricoltura.novara@regione.piemonte.it<br />

Sede di Verbania<br />

via Dell’Industria, 25 - 28924 Verbania<br />

Segreteria 0323/589678<br />

Email: agricoltura.vco@regione.piemonte.it<br />

Sede di Domodossola<br />

via Romita, 13 bis - 28845 Domodossola<br />

Segreteria 0324/226805<br />

AGNES Andrea, AMBIEL Veronica, ARLONE Roberto, BALZANELLI<br />

Sergio, BATTAGLIA Ida Maria Antoniette, BELLOMO Anna Maria, BER-<br />

RA Michela, BOLOGNINO Franco, CANNA Daniele, CARETTI Alessandro,<br />

CAVALLO Monica, GUGLIELMETTI Sara, LANFRANCHI Simona,<br />

MAGNANI Enrica, MARCELLINO Marco, MARTELLETTI Sonia, MES-<br />

SINA Angelo, MONTE Annunziata, MORGANTI Daniela, PALTANI Giuseppe,<br />

PANIGONI Stefano, PANZIERA Marilena, PIALORSI Chiara, PILI<br />

Enzo Gianni, RIPELLINO Luca, RODEGHIERO Henri, SAVOJA Anna<br />

Maria, VENTRELLA, ZAFFINETTI Paola<br />

Territorio della Città metropolitana di Torino<br />

Resp. Struttura Vittorio Bosser Peverelli<br />

corso Inghilterra, 7/9 - 10138 Torino<br />

Segreteria 011/8616370*<br />

Email: agricoltura.torino@regione.piemonte.it<br />

ALBRY Lorenzo, ANTONIETTO Monica, BARAVALLO Andrea,<br />

BERNARD Gianni, BERTA Anna, BERTON Davide Pietro, BIANCO<br />

Cristina Giovanna, BONINO Vittorio, BORGHINO Roberto, CARO-<br />

FANO Miria, CAVAGLIA’ Carla, CAVALLO Luca, CAVELLINI Carlo<br />

Ernesto, CONTE Gian Piero, COSENZA Maria Letizia, CURTOLI<br />

Manuele, D’AGNANO Anna Maria, DAL FIUME Daniele, DELLA<br />

CROCE Fabrizio, DOMENIGHINI Flavia, ERCOLINI Guido Giulio,<br />

FALCHERO Giovanni, FENU Pierfranco, FOGLI Rosita, GIULIA-<br />

NO Silvia, GOIA Claudio, GRAMAZIO Angela, LEPERA Pasqualina,<br />

LEVO Thomas, MEDICEO Silvana, MINERVA Angela Maria, ODDI<br />

Mauro, PACE Sabrina, PERADOTTO Michele, PLAZZA Luca, PRES-<br />

SENDA Raffaella, RADICE Ivan, REALE Maria Immacolata, RO-<br />

LANDO Andrea, ROLANDO Paolo Giuseppe, RONCHAIL Marina,<br />

ROSCIO Simona, SALVATI Marcello, SCAVARDA Piercarlo, SCOTTI<br />

Piero Francesco, SIGNORI Igli, SINA Daniele, SUMMA Marilena, TE-<br />

NANI Patrizia, TOFFANO Alessandro, TURCHI Annalisa, VIGLIOC-<br />

CO Ezio Antonio, VINCENZI Carlo<br />

* numeri provvisori - Alcuni riferimenti potranno cambiare<br />

nelle prossime settimane.


Quaderni della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />

AGRICOLTURA 93<br />

Organo istituzionale di informazione della<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> – Direzione Agricoltura<br />

Iscrizione registro Sicid 3924/<strong>2017</strong> n. 24/<strong>2017</strong> -<br />

06/04/<strong>2017</strong> - registro stampa (già n. 4184)<br />

Spedizione in abbonamento postale<br />

PT/Magazine NAZ/205/2008<br />

Attività di informazione realizzata nell’ambito<br />

del piano di comunicazione del Programma di<br />

sviluppo rurale 2014-2020.<br />

Redazione: <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />

corso Stati Uniti, 21 – 10128 Torino<br />

Tel. 011/432.4722 – Fax 011/537726<br />

e-mail: quaderni.agricoltura@regione.piemonte.it<br />

Direttore Responsabile: Valentina Archimede<br />

In redazione: Andrea Marelli<br />

Segreteria: Ester Lavina<br />

Grafica e impaginazione: Carism srl<br />

Stampa: Tipografia Sosso S.r.l.<br />

Tiratura: 70.000 copie<br />

Questo numero è stato chiuso il 19/12/<strong>2017</strong><br />

Hanno collaborato a questo numero<br />

Per i testi: Paolo Aceto, Elena Anselmetti, Michela<br />

Ascani, Monica Bassanino, Chiara Bertora, Giuseppe<br />

Bogliani, Patrizia Borsotto, Lorenzo Camoriano,<br />

Elisa Cardarelli, Stefano Cavaletto, Claudio Celada,<br />

L. Celi, Massimo Crotti, F. De Palo, Elio Dinuccio,<br />

S. Fogliatto, Rossella Foriero, M. Gilardi, M. Gilli,<br />

Davide Giuliano, R. Gorra, C. Lerda, Federica Luoni,<br />

B. Moretti, Luca Nicolandi, Giuseppe Paltani,<br />

E. Remogna, Giuseppe Riconosciuto, D. Sacco,<br />

D. Said-Pullicino, Giovanni Scanabissi, Martina<br />

Tarantola, P. Tivano, Fabrizio Vidano, F. Vidotto<br />

Per le immagini: Paolo Aceto, Michela Ascani,<br />

Patrizia Borsotto, Giuseppe Paltani, Istituto<br />

Agrario “Penna”, Istituto Agrario “Fobelli”, Archivio<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, Politecnico di Torino,<br />

Università di Torino, Thinkstock.<br />

Per l’immagine di copertina si ringrazia l’Istituto<br />

IIS Velso Mucci di Bra (CN)”<br />

Contatti<br />

Web Direzione Agricoltura:<br />

www.regione.piemonte.it/agri/<br />

Web rivista “Agricoltura”:<br />

www.regione.piemonte.it/agri/quaderni/cms<br />

E-mail:<br />

infoagricoltura@regione.piemonte.it<br />

quaderni.agricoltura@regione.piemonte.it<br />

Newsletter “Agricoltura news”:<br />

www.regione.piemonte.it/agri/<br />

comunicazione/newsletter/index_mailUp.<br />

htm<br />

Contact center: 800/333444<br />

Agricoltura è prodotta rispettando l’ambiente.

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