Rivista "Agricoltura" Regione Piemonte - n.93 dicembre 2017
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Quaderni della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> - Anno XXI - <strong>n.93</strong> - Dicembre <strong>2017</strong><br />
93<br />
IL NUOVO REGIME DI QUALITA’<br />
“PRODOTTO DI MONTAGNA”<br />
L’AGRICOLTURA SOCIALE<br />
IN EUROPA E IN PIEMONTE<br />
IL PAESAGGIO<br />
E L’ARCHITETTURA AGRICOLA<br />
LA TUTELA DELLE ACQUE<br />
TRAMITE LE FASCE TAMPONE
SOMMARIO<br />
Giorgio Ferrero<br />
Assessore all’Agricoltura,<br />
Caccia e Pesca<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />
L’impegno di fare<br />
sempre meglio<br />
A fine anno, quando si è ormai a un passo dall’iniziarne<br />
un altro, si stilano i bilanci dell’anno trascorso e si fanno<br />
i buoni auspici per il futuro.<br />
Per la nostra agricoltura il <strong>2017</strong> è stato un anno con luci<br />
e ombre, difficoltà ma anche soddisfazioni; la <strong>Regione</strong><br />
<strong>Piemonte</strong>, con l’attività dell’assessorato, si è mossa per<br />
migliorare il più possibile la situazione.<br />
Buone notizie vengono dal Programma di Sviluppo Rurale.<br />
Il PSR ha ormai attivato il 77% delle proprie risorse<br />
e circa 240 milioni di euro sono già stati ammessi<br />
a finanziamento: un dato destinato a crescere rapidamente<br />
con l’avanzare delle istruttorie delle domande,<br />
e che ci conforta. Sono risorse importanti per il nostro<br />
agroalimentare, su cui le aziende agricole possono<br />
contare per rinnovarsi e svilupparsi. In particolare c’è<br />
un dato che mi fa piacere evidenziare. Sono circa 800<br />
i giovani che grazie al PSR hanno potuto avviare la loro<br />
attività agricola: di questi tempi non mi sembra poco.<br />
Buoni risultati anche sul piano della valorizzazione delle nostre eccellenze: nel<br />
<strong>2017</strong> è arrivato a conclusione l’iter per l’indicazione geografica protetta del vitellone<br />
piemontese della coscia. Igp anche per il Vermouth di Torino, che insieme<br />
con il riconoscimento della versione secca dell’Asti spumante, rappresenta un<br />
elemento di particolare importanza per la valorizzazione dei nostri vini e derivati.<br />
Interessante anche la new entry nei formaggi, l’Ossolano Dop, e il nuovo marchio<br />
a sostegno del riso piemontese, “Piemondina”, voluto fortemente dalla <strong>Regione</strong><br />
e che, sul modello di “Piemunto”, promuoverà il nostro riso sugli scaffali della<br />
grande distribuzione, in <strong>Piemonte</strong> e fuori regione. La speranza è che ottenga gli<br />
stessi ottimi risultati di Piemunto.<br />
Vorrei fare un’ultima riflessione sulle risorse primarie, l’acqua, il suolo, l’aria che<br />
respiriamo. A fine novembre, come Assessorato all’Agricoltura, abbiamo organizzato<br />
un convegno a Torino dal titolo “L’acqua in agricoltura non è uno spreco” in<br />
cui abbiamo ricevuto osservazioni importanti sull’uso di questa risorsa da parte di<br />
ognuno di noi, dalle enormi quantità sprecate nelle abitazioni attraverso scarichi<br />
e rubinetti, all’acqua piovana che va persa a causa di suoli asfaltati ed edificati che<br />
non permettono il recupero nel terreno. In quel contesto abbiamo riflettuto anche<br />
sul nostro settore, l’agricoltura, per sfatare alcuni luoghi comuni sugli sprechi:<br />
certo molto si può migliorare, ma il ciclo dell’acqua è un ciclo virtuoso che, anche<br />
laddove ne utilizza grandi quantità come in risaia, sa restituirla alla terra come se<br />
costituisse un invaso naturale.<br />
Rimane pur sempre l’attenzione che tutti dobbiamo avere per queste risorse primarie<br />
vitali, per le quali occorre rispetto e consapevolezza: da tempo siamo impegnati<br />
a limitare e regolamentare il consumo di suolo, così come dobbiamo fare<br />
per l’acqua e la qualità dell’aria.<br />
Vi lascio con il mio auspicio per l’anno che si apre: che sia un anno all’insegna<br />
della consapevolezza, delle nuove opportunità e della volontà di fare, tutti noi,<br />
sempre meglio.<br />
“Prodotto di montagna”:<br />
un’indicazione facoltativa<br />
che fornisce valore aggiunto<br />
Il formaggio Ossolano è Dop<br />
Nuovo tesoro caseario alpino<br />
per il <strong>Piemonte</strong><br />
L’agricoltura per la tutela delle acque:<br />
le fasce tampone<br />
Buona architettura per buoni formaggi<br />
Il benessere animale<br />
Stimolo etico, sociale ed economico<br />
Le norme igieniche per una buona<br />
architettura casearia<br />
Innovazione nelle aree europee<br />
rurali a confronto<br />
In <strong>Piemonte</strong> la misura 16.1 del PSR<br />
Modelli di agricoltura sociale in europa:<br />
le esperienze di Portogallo e Irlanda<br />
Le nostre esperienze<br />
Il progetto Life Help Soil<br />
I risultati per l’agricoltura conservativa<br />
Le emissioni in agricoltura:<br />
l’inquinamento c’è ma si può mitigare<br />
Il Latte tra crisi e ripresa<br />
Nuove opportunità per pesca e acquacoltura.<br />
Al via i bandi su tre misure del<br />
FEAMP 2014-2020<br />
Gli Istituti Agrari del <strong>Piemonte</strong><br />
Avviata la valutazione<br />
del PSR 2014-2020<br />
Dai cambiamenti dei consumi<br />
nuove opportunità di crescita<br />
Notiziario<br />
4<br />
7<br />
10<br />
17<br />
20<br />
22<br />
24<br />
30<br />
36<br />
42<br />
46<br />
50<br />
56<br />
58<br />
62<br />
66<br />
70
PSR 2014-2020<br />
2° anno di attività<br />
>><br />
51/67<br />
DOMANDE<br />
35.000<br />
domande ricevute<br />
?<br />
20.000<br />
domande finanziabili<br />
139 mln €<br />
di contributi erogati<br />
(pagati)<br />
OPERAZIONI<br />
ATTIVATE<br />
RISORSE<br />
ATTIVATE<br />
SU TOTALE DI 1,08 MILIARDI<br />
DI EURO (IN SETTE ANNI)<br />
835mln<br />
€<br />
LE 4 PRINCIPALI MISURE IN TERMINI DI BILANCIO<br />
MISURA 4<br />
investimenti in immobilizzazioni materiali<br />
291milioni di euro<br />
225 MLN € ATTIVATI | 11 BANDI APERTI<br />
MISURA 10<br />
MISURA 7<br />
MISURA 19<br />
pagamenti agro-climatico-ambientali<br />
servizi di base e<br />
rinnovamento<br />
dei villaggi<br />
sviluppo<br />
locale di tipo<br />
partecipativo<br />
86milioni di euro<br />
71 MLN € ATTIVATI | 6 BANDI APERTI<br />
65milioni di euro<br />
64 MLN € ATTIVATI | 23 BANDI APERTI<br />
263milioni di euro<br />
120 MLN € ATTIVATI | 15 BANDI APERTI<br />
COMITATO DI<br />
SORVEGLIANZA<br />
riunioni<br />
3 plenarie + 11<br />
consultazioni<br />
scritte<br />
Il Comitato di Sorveglianza è composto dai rappresentanti<br />
istituzionali e delle parti sociali e il suo compito è di accertare<br />
l’effettiva attuazione del PSR ed esprimere un parere sulle<br />
eventuali modifiche del Programma.
OPERAZIONE<br />
I BANDI ATTIVATI gennaio 2016-<strong>dicembre</strong> <strong>2017</strong><br />
SCADENZA<br />
1.1.1 Formazione professionale in campo forestale / in campo agricolo 31/01/<strong>2017</strong><br />
1.2.1 Attivita' dimostrative e di informazione in campo agricolo 28/09/2016<br />
3.1.1 Sostegno alla nuova adesione ai regimi di qualità<br />
30/06/2016<br />
29/06/<strong>2017</strong><br />
09/06/2016<br />
3.2.1 Informazione e promozione dei prodotti agricoli e alimentari di qualità<br />
09/03/<strong>2017</strong> (Bando A)<br />
28/04/<strong>2017</strong> (Bando B)<br />
4.1.1 Miglioramento del rendimento globale e della sostenibilita’ delle aziende agricole<br />
05/04/2016<br />
31/10/<strong>2017</strong><br />
4.1.2 Miglioramento del rendimento globale e della sostenibilita’ delle aziende agricole dei giovani agricoltori 06/07/<strong>2017</strong><br />
4.1.3 Riduzione delle emissioni di gas serra e ammoniaca<br />
17/07/2016<br />
31/01/2018<br />
4.2.1 Trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli 30/09/2016<br />
4.3.2 Ripristino di strade e acquedotti rurali al servizio di una moltitudine di aziende agricole 14/10/2016<br />
4.3.3 Infrastrutture per gli alpeggi 30/12/2016<br />
4.3.4 Infrastrutture per l'accesso e la gestione delle risorse forestali e pastorali 03/02/<strong>2017</strong><br />
4.4.3 Salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversita' 15/12/2016<br />
16/05/2016<br />
5.1.1 Prevenzione dei danni da calamita’ naturali di tipo biotico<br />
10/05/<strong>2017</strong><br />
23/03/2018<br />
5.1.2 Prevenzione dei danni da calamita' naturali di tipo abiotico (reti antigrandine)<br />
23/11/2016<br />
20/03/2018<br />
6.1 Insediamento giovani in agricoltura 20/09/2016<br />
20/09/2016<br />
6.1.1 Premio per l’insediamento di giovani agricoltori<br />
31/05/<strong>2017</strong><br />
06/07/<strong>2017</strong> (con 4.1.2)<br />
6.4.1 Creazione e sviluppo di attivita’ extra-agricole 28/02/2018<br />
7.1.1 Stesura ed aggiornamento dei piani di sviluppo dei comuni 14/06/2016<br />
7.1.2 Stesura e aggiornamento dei piani naturalistici 15/03/<strong>2017</strong><br />
7.5.1 Infrastrutture turistico ricreative ed informazione 29/04/2016<br />
7.6.1 Miglioramento dei fabbricati da alpeggio 31/01/<strong>2017</strong><br />
8.1.1 Imboschimento di terreni agricoli e non agricoli 07/06/2016<br />
10.1 Pagamenti agro-climatico ambientali<br />
15/06/2016<br />
15/06/<strong>2017</strong> (op. 4, 6, 7, 8)<br />
10.2.1 Sostegno per la conservazione, l’uso e lo sviluppo sostenibili delle risorse genetiche vegetali in agricoltura 30/03/<strong>2017</strong><br />
11.1.1 Conversione agli impegni dell’agricoltura biologica 15/06/2016<br />
Compensazione del mancato reddito e dei costi aggiuntivi da vincoli ambientali nelle aree forestali 15/09/2016<br />
12.2.1<br />
dei siti Natura 2000<br />
15/06/<strong>2017</strong><br />
13.1.1 Indennità compensativa per le zone montane<br />
15/06/2016<br />
15/05/<strong>2017</strong><br />
16.1.1 Costituzione dei Gruppi operativi del Partenariati Europeo per l’Innovazione in agricoltura (PEI) 15/11/2016<br />
16.2.1 Attuazione dei progetti pilota 17/03/<strong>2017</strong><br />
19 Sviluppo locale partecipativo Leader 22/04/2016<br />
Per tutte le informazioni riguardo ai bandi, consultare:<br />
www.regione.piemonte.it/svilupporurale
“PRODOTTO DI<br />
MONTAGNA”<br />
UN’INDICAZIONE<br />
FACOLTATIVA<br />
CHE FORNISCE<br />
VALORE AGGIUNTO<br />
Fabrizio Vidano<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />
Direzione Agricoltura<br />
Un regime<br />
di qualità<br />
“semplificato” ma<br />
regolamentato<br />
dall’Unione<br />
europea<br />
L’indicazione facoltativa di qualità<br />
“Prodotto di montagna” rappresenta<br />
una novità nel panorama delle produzioni<br />
agroalimentari di qualità riconosciute<br />
dall’Unione Europea; per la prima volta<br />
l’Unione ha ritenuto infatti opportuno<br />
introdurre e normare un secondo ordine<br />
“semplificato” di regimi di qualità (oltre<br />
a quello già da tempo definito delle Denominazioni<br />
di Origine Protette - DOP,<br />
delle Indicazioni Geografiche Protette<br />
– IGP e delle Specialità Tradizionali Garantite<br />
– STG, riunite peraltro ora in un<br />
unico regolamento) capaci di conferire<br />
valore aggiunto ai prodotti e da utilizzare<br />
su base volontaria.<br />
Tale “indicazione facoltativa” è stata<br />
istituita a livello comunitario con il Regolamento<br />
(UE) N. 1151/2012 del Parlamento<br />
europeo e del Consiglio (articolo<br />
31), nei mesi scorsi il Ministero delle<br />
Politiche Agricole, Alimentari e Forestali<br />
(MIPAAF) ha provveduto a definire le<br />
modalità di attuazione a livello nazionale<br />
fissando gli obblighi a carico degli<br />
operatori e le procedure di competenza<br />
delle Regioni, che a loro volta potranno<br />
definire ulteriori procedure operative.<br />
COME SI DEFINISCE UN<br />
PRODOTTO DI MONTAGNA<br />
In base al dettato comunitario, l’indicazione<br />
“Prodotto di montagna” può<br />
essere utilizzata unicamente per descrivere<br />
i prodotti destinati al consumo<br />
umano elencati nell’Allegato I del Trattato<br />
dell’Unione Europea per i quali:<br />
- sia le materie prime che gli alimenti<br />
per animali provengono essenzialmente<br />
da zone di montagna;<br />
- nel caso dei prodotti trasformati, anche<br />
la trasformazione, compresa la stagionatura<br />
e la maturazione, ha luogo in<br />
zone di montagna.<br />
6<br />
Agricoltura 93
E’ bene precisare che tale strumento,<br />
seppur inserito nel regolamento sui regimi<br />
di qualità, non rappresenta un vero<br />
e proprio “regime” nel senso tecnico del<br />
termine, in quanto non prevede disciplinari<br />
di produzione e, di conseguenza,<br />
l’attività di Organismi di controllo volti<br />
a certificarne la corretta applicazione<br />
(principio che sta invece alla base delle<br />
DOP, delle IGP, delle STG ecc.).<br />
L’indicazione “prodotto di montagna”<br />
può essere utilizzata in relazione a tutti<br />
quei prodotti provenienti dalle aree<br />
montane del territorio dell’Unione (individuate<br />
dai singoli Stati) che rispettano<br />
regole comuni definite a livello comunitario;<br />
sarà responsabilità degli operatori,<br />
all’atto dei controlli, dimostrare di aver<br />
rispettato tali regole.<br />
I requisiti necessari affinché gli operatori<br />
possano utilizzare tale indicazione,<br />
comprese le eventuali deroghe applicabili,<br />
sono stati specificati nel Regolamento<br />
delegato (UE) N. 665/2014.<br />
- Per i prodotti di origine animale: gli<br />
animali devono aver trascorso almeno<br />
gli ultimi due terzi del loro ciclo di vita<br />
in zona di montagna mentre, nel caso di<br />
animali transumanti, devono aver trascorso<br />
almeno un quarto del loro ciclo<br />
di vita in pascoli di transumanza nelle<br />
zone montane.<br />
- Relativamente ai mangimi: la proporzione<br />
della dieta annuale degli animali<br />
allevati, espressa in percentuale di materia<br />
secca deve essere almeno il 50%<br />
(25% per i suini e 60% per i ruminanti).<br />
- Per i prodotti dell’apicoltura: le api devono<br />
aver raccolto il nettare e il polline<br />
esclusivamente in zona di montagna; lo<br />
zucchero utilizzato per l’alimentazione<br />
delle api non deve obbligatoriamente<br />
provenire da zone di montagna.<br />
- Per i prodotti di origine vegetale: le<br />
piante devono essere coltivate unicamente<br />
in zona di montagna.<br />
- Relativamente agli ingredienti: i prodotti<br />
non compresi nell’allegato I del<br />
Trattato, erbe, spezie e zucchero possono<br />
provenire da zone non montane<br />
purché non rappresentino più del 50%<br />
del peso totale degli ingredienti.<br />
- Relativamente alle operazioni di<br />
trasformazione: la produzione di latte<br />
alimentare e prodotti lattiero caseari<br />
(esclusivamente per gli impianti già in<br />
funzione al 3 gennaio 2013), la macellazione<br />
di animali e il sezionamento e<br />
disossamento delle carcasse e la spremitura<br />
dell’olio di oliva possono aver<br />
luogo al di fuori delle zone di montagna<br />
purché la distanza degli impianti<br />
dal confine amministrativo di tali zone<br />
non superi i 30 km.<br />
GLI OBBLIGHI PER GLI<br />
OPERATORI<br />
Col Decreto 26 luglio <strong>2017</strong> il MIPAAF<br />
ha provveduto a specificare il recepimento<br />
delle deroghe previste dal Reg.<br />
665/2014; ha inoltre definito gli adempimenti<br />
degli operatori e le modalità di<br />
attuazione delle attività di monitoraggio<br />
e controllo.<br />
In merito alle deroghe il Decreto stabilisce<br />
che la distanza tra confine amministrativo<br />
delle zone di montagna e<br />
stabilimento di trasformazione possa<br />
essere di 30 km per le attività di macellazione<br />
di animali e sezionamento<br />
e disossamento delle carcasse e per la<br />
spremitura dell’olio di oliva mentre viene<br />
ridotta a 10 km per le attività di trasformazione<br />
per la produzione di latte e<br />
Ingredienti,<br />
materie prime e<br />
trasformazione<br />
devono svolgersi<br />
essenzialmente<br />
in montagna<br />
Agricoltura 93<br />
7
Importante per<br />
la valorizzazione<br />
e lo sviluppo<br />
dei territori<br />
piemontesi in<br />
chiave turistica e<br />
culturale<br />
prodotti lattiero caseari.<br />
Per quanto riguarda gli obblighi degli<br />
operatori, essi sono tenuti a:<br />
- adempiere alle prescrizioni previste<br />
in tema di rintracciabilità di cui al Reg.<br />
(CE) N. 178/2002, in modo da consentire<br />
la rintracciabilità dei prodotti, delle materie<br />
prime e dei mangimi; la documentazione<br />
giustificativa deve essere resa<br />
disponibile, su richiesta, agli Organi di<br />
controllo;<br />
- compilare e trasmettere alla <strong>Regione</strong>,<br />
almeno 30 giorni prima dell’inizio<br />
dell’utilizzo dell’indicazione “prodotto<br />
di montagna”, il modello in allegato<br />
al Decreto (o così come eventualmente<br />
modificato dalla <strong>Regione</strong> competente);<br />
nel caso di avvalimento delle deroghe<br />
circa le operazioni di trasformazione il<br />
modello deve essere inoltrato per conoscenza<br />
anche al Ministero.<br />
Regioni e Province autonome trasmettono<br />
al Ministero, entro il 31 gennaio<br />
di ogni anno, gli elenchi dei produttori<br />
operanti sul proprio territorio e, semestralmente,<br />
gli eventuali aggiornamenti.<br />
Le attività di controllo sono svolte dal<br />
Dipartimento dell’Ispettorato centrale<br />
della tutela della qualità e repressione<br />
delle frodi dei prodotti agroalimentari<br />
(ICQRF), dalle Regioni e Province autonome<br />
e dagli altri Organi di controllo<br />
ufficiali; le sanzioni amministrative previste<br />
sono quelle di cui al decreto legislativo<br />
27 gennaio 1992, n. 109 e smi, ove<br />
applicabili.<br />
Il Ministero ha infine previsto (ma non<br />
ancora attuato) la possibilità di istituire<br />
un logo unico nazionale per identificare<br />
tutte le produzioni che, a livello italiano,<br />
utilizzeranno l’indicazione “prodotto di<br />
montagna”.<br />
UN’OPPORTUNITÀ<br />
DA COGLIERE<br />
Il percorso legislativo per l’indicazione<br />
“prodotto di montagna” può considerarsi<br />
concluso. Si apre ora la fase in cui questo<br />
strumento previsto a livello comunitario<br />
dovrà essere sfruttato al meglio, sia<br />
dagli operatori sia dai Soggetti pubblici<br />
deputati alla tutela e alla valorizzazione<br />
delle produzioni agroalimentari, al fine<br />
di garantire un duplice vantaggio: nei<br />
confronti dei consumatori, che potranno<br />
essere certi della reale provenienza<br />
del “prodotto di montagna” esclusivamente<br />
dai territori montani, e verso i<br />
produttori, cui viene data l’opportunità<br />
di sfruttare a pieno l’immagine positiva<br />
della montagna (favorevolmente percepita<br />
dai consumatori in riferimento alle<br />
caratteristiche di qualità dei prodotti<br />
agricoli) per accrescere il valore aggiunto<br />
delle proprie produzioni e, più in generale,<br />
incrementare le ricadute positive<br />
sui territori montani.<br />
Per maggiori informazioni e<br />
tutta la documentazione:<br />
www.regione.piemonte.<br />
it/agri/politiche_agricole/<br />
promozione_valorizzazione/<br />
prodottimontagna.htm<br />
8<br />
Agricoltura 93
IL FORMAGGIO<br />
OSSOLANO È DOP<br />
NUOVO TESORO<br />
CASEARIO ALPINO<br />
PER IL PIEMONTE<br />
Dopo più vent’anni, si è concluso il<br />
percorso di riconoscimento della Denominazione<br />
di Origine Protetta (DOP)<br />
per il formaggio Ossolano, la più importante<br />
realtà casearia del Verbano Cusio<br />
Ossola. La Direzione Agricoltura della<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> ha condotto a termine<br />
l’istanza di riconoscimento, connettendo<br />
le esigenze dei produttori locali<br />
ossolani, con le istituzioni locali, nazionali<br />
ed europee e le rappresentanze dei<br />
portatori d’interesse del tessuto produttivo.<br />
La DOP rappresenta il massimo riconoscimento<br />
comunitario per le produzioni<br />
agroalimentari, concessa solo a<br />
quei prodotti le cui fasi di produzione si<br />
svolgano esclusivamente nella zona delimitata<br />
e le cui qualità siano dovute a<br />
un particolare ambiente geografico ed ai<br />
suoi intrinseci fattori naturali e umani.<br />
Il formaggio Ossolano D.O.P si aggiunge<br />
alle denominazioni già riconosciute,<br />
prodotte esclusivamente in <strong>Piemonte</strong>:<br />
Bra, Castelmagno, Murazzano, Raschera,<br />
Robiola di Roccaverano e Toma <strong>Piemonte</strong>se;<br />
oltre a Grana Padano, Gorgonzola<br />
e Taleggio comuni a altre Regioni.<br />
Il formaggio Ossolano D.O.P. è prodotto<br />
con latte di vacche allevate, vissute<br />
e nutrite integralmente nelle Valli Anzasca,<br />
Antrona, Divedro-Antigorio-Formazza,<br />
Isorno e Valle Vigezzo.<br />
Giuseppe Paltani<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />
Direzione Agricoltura<br />
Novara-Verbania<br />
Cusio Ossola<br />
La nuova D.O.P.<br />
si aggiunge alle<br />
9 denominazioni<br />
esistenti<br />
Agricoltura 93<br />
9
Un percorso<br />
lungo, frutto<br />
dell’impegno<br />
del territorio<br />
dell’estremo<br />
Nord <strong>Piemonte</strong><br />
Il territorio di produzione interessa 36<br />
comuni. Ha una storia centenaria testimoniata<br />
da numerose fonti storiche, paesaggistiche<br />
e simboliche.<br />
COS’È<br />
Il formaggio D.O.P. “Ossolano” presenta<br />
le seguenti caratteristiche. Ha una forma<br />
cilindrica a scalzo diritto o leggermente<br />
convesso, con facce piane o quasi piane,<br />
peso da 6 a 7 kg., altezza dello scalzo da 7<br />
a 10 cm. e diametro da 29 a 32 cm. Quello<br />
d’Alpe peso da 4 a 5 kg, altezza dello scalzo<br />
da 6 a 8 cm. e diametro da 25 a 30 cm.<br />
La sua crosta è liscia, regolare, di colore<br />
paglierino che tende a divenire più intenso<br />
con l’avanzare della stagionatura. La pasta<br />
è consistente, elastica, con occhiatura irregolare<br />
di piccole dimensioni, di colore<br />
variabile dal leggermente paglierino al paglierino<br />
carico, fino al giallo intenso.<br />
L’Ossolano si riconosce anche grazie ad<br />
un aroma caratteristico, armonico e delicato,<br />
legato alle varietà stagionali della flora,<br />
risultando più intenso e fragrante con<br />
l’invecchiamento.<br />
COME È FATTO<br />
Il latte è conferito da piccole aziende<br />
agricole, mai superiori a 70 capi in lattazione,<br />
nutriti con foraggi quasi totalmente<br />
prodotti nell’area demarcata. Il latte viene<br />
lavorato crudo o previo trattamento termico<br />
di pastorizzazione e coagulato ad<br />
una temperatura compresa tra 36 e 39 °C.<br />
Effettuata la coagulazione, si inizia la rottura<br />
della cagliata fino a ridurre i granuli<br />
alla grossezza di un chicco di mais. Tale<br />
operazione si completata in un tempo tra<br />
5 e 10 minuti.<br />
Mentre il coagulo viene mantenuto in<br />
movimento, si avvia la cottura, progredendo<br />
verso temperature comprese tra 42 e 45<br />
°C per un tempo variabile tra i 15 e 30 minuti.<br />
Terminata la cottura, si estrae la cagliata,<br />
che viene successivamente pressata<br />
per espellere il siero residuo e per omogeneizzare<br />
la massa caseosa. Tale processo<br />
ha durata variabile, in relazione alla pressione<br />
applicata, che può arrivare fino ad<br />
un massimo di 12 ore.<br />
Pressione e semicottura sono le operazioni<br />
che differenziano l’Ossolano Dop da<br />
altri formaggi prodotti in zone limitrofe. Il<br />
formaggio D.O.P. “Ossolano d’Alpe” viene<br />
ottenuto da latte prodotto e caseificato in<br />
alpeggi ubicati nel medesimo territorio, ad<br />
altitudini non inferiori a 1.400 metri s.l.m.<br />
CHI LO PRODUCE<br />
Il formaggio Ossolano è espressione del<br />
“saper fare” collettivo degli agricoltori ossolani,<br />
risultato di un percorso condiviso<br />
di qualificazione.<br />
Il latte, come già detto, deriva da piccole<br />
aziende, con piccoli caseifici agricoli so-<br />
10<br />
Agricoltura 93
ciali per la trasformazione e la stagionatura.<br />
Il legame del prodotto con la storia e<br />
le tradizioni locali ha origine dai rapporti<br />
intercorsi tra le popolazioni originarie del<br />
luogo e quella dei Walser, che nei secoli<br />
giunsero dalla vicina Svizzera e si stabilirono<br />
nei territori ossolani, tanto da diventare<br />
una delle tre minoranze linguistiche<br />
del <strong>Piemonte</strong>.<br />
Ha condotto questo prezioso e complesso<br />
lavoro di riconoscimento del formaggio<br />
Ossolano DOP, il Consorzio Valorizzazione<br />
e Tutela del Formaggio Ossolano. Gli<br />
effetti positivi della DOP ricadranno sulle<br />
imprese che partecipano al processo produttivo<br />
e indirettamente sulle altre attività<br />
locali legate al prodotto. Tale riconoscimento<br />
rafforzerà inoltre i legami sociali ed<br />
identitari tra la popolazione locale, contribuendo<br />
a mantenere vitale l’economia<br />
montana legata al prodotto.<br />
DOVE È PRODOTTO<br />
L’Ossolano è prodotto in Val d’Ossola, l’estremo<br />
nord del <strong>Piemonte</strong>, che si estende<br />
sul versante italiano delle alpi Pennine dal<br />
Monte Rosa al Gries. La Val d’Ossola si snoda<br />
da nord a sud per circa 72 km con una<br />
larghezza massima di circa 37 Km. Il territorio<br />
comprende i seguenti comuni: Antrona<br />
Schieranco, Anzola d’Ossola, Baceno,<br />
Bannio Anzino, Beura Cardezza, Bognanco,<br />
Calasca Castiglione, Ceppo Morelli,<br />
Craveggia, Crevoladossola, Crodo, Domodossola,<br />
Druogno, Formazza, Macugnaga,<br />
Malesco, Masera, Mergozzo, Montecrestese,<br />
Montescheno, Ornavasso, Pallanzeno,<br />
Piedimulera, Pieve Vergonte, Premia, Premosello<br />
Chiovenda, Re, Santa Maria Maggiore,<br />
Seppiana (ora con Viganella Borgo<br />
Mezza Valle), Toceno, Trasquera, Trontano,<br />
Vanzone con San Carlo, Varzo, Viganella,<br />
Villadossola, Villette, Vogogna.<br />
Protagoniste le<br />
piccole aziende<br />
familiari con un<br />
forte legame<br />
tradizionale<br />
Agricoltura 93<br />
11
L’AGRICOLTURA<br />
PER LA TUTELA<br />
DELLE ACQUE:<br />
LE FASCE TAMPONE<br />
Elena Anselmetti,<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />
Direzione Ambiente.<br />
Hanno collaborato<br />
Lorenzo Camoriano,<br />
Direzione Opere<br />
pubbliche Montagna,<br />
Giovanni Scanabissi,<br />
Direzione Agricoltura<br />
Nel bacino del fiume Po, se non cambiano<br />
le attuali condizioni, alcuni corsi<br />
d’acqua non raggiungeranno nel 2021 l’obiettivo<br />
di qualità previsto dalla normativa<br />
europea, a causa di impatti da fonte<br />
agricola quali l’eccesso di nutrienti (azoto<br />
e fosforo) e la contaminazione da prodotti<br />
fitosanitari. Nell’ambito del Piano di Gestione<br />
del Distretto idrografico del fiume<br />
Po (PdG Po 2015), adottato il 17 <strong>dicembre</strong><br />
2015 con deliberazione n° 1 del Comitato<br />
Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Po<br />
e approvato in via definitiva nel 2016, tra<br />
le misure per la tutela delle acque superficiali,<br />
con particolare riguardo alla mitigazione<br />
degli impatti correlati alle attività<br />
agricole, è prevista la costituzione di fasce<br />
tampone multifunzionali (codice misura<br />
KTM02-P2-a009 “Realizzazione di fasce<br />
tampone/ecosistemi filtro lungo il reticolo naturale<br />
ed artificiale di pianura”).<br />
Questa misura prevede la realizzazione e<br />
la gestione di fasce di rispetto inerbite e/o<br />
arborate, di dimensione variabile, lungo i<br />
corsi d’acqua interessati, con l’obiettivo di<br />
ridurre l’inquinamento diffuso dei corsi<br />
d’acqua generato dal ruscellamento superficiale<br />
o sottosuperficiale o dalla deriva di<br />
12<br />
Agricoltura 93
CODICE ID_CI2015<br />
NOME CORPO IDRICO<br />
NOME SOTTOBACINO APPARTENENZA<br />
nutrienti derivanti dall’uso di fertilizzanti,<br />
di effluenti zootecnici e di digestati, nonché<br />
di prodotti fitosanitari.<br />
La misura è obbligatoria per i soli corpi<br />
idrici superficiali che non raggiungono l’obiettivo<br />
ecologico “Buono”, come richiesto<br />
dalla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE<br />
(WFD). Sulla base del corposo quadro conoscitivo<br />
ambientale elaborato a supporto<br />
del PdG Po 2015 (costituito dall’analisi delle<br />
pressioni e dai risultati del monitoraggio<br />
delle acque effettuati dall’ARPA), in <strong>Piemonte</strong><br />
sono stati individuati 81 i corpi idrici (c.i.)<br />
superficiali per i quali è prevista la realizzazione<br />
delle fasce tampone multifunzionali.<br />
COSA SONO I CORPI IDRICI<br />
Ai sensi della Direttiva WFD i corsi d’acqua<br />
superficiali – fiumi, torrenti, canali -<br />
sono stati suddivisi in tratti con caratteristiche<br />
omogenee relativamente agli aspetti<br />
fisici (pendenza, larghezza, substrato, altitudine,<br />
meteorologia), alle pressioni esistenti<br />
(urbanizzazione del territorio, presenza<br />
di impianti idroelettrici, di prelievi<br />
ad uso irriguo, di attività industriali, di attività<br />
agricola), alla qualità dell’acqua (dati<br />
del monitoraggio ambientale regionale rilevati<br />
da Arpa <strong>Piemonte</strong>).<br />
Per fare alcuni esempi relativi alla nostra<br />
regione, il fiume Po è stato suddiviso in<br />
12 c.i., il torrente Agogna in 5 corpi idrici<br />
(c.i.), il torrente Chisola in 3 c.i.. Ogni canale<br />
corrisponde ad un unico c.i..<br />
Nella Tabella a lato sono indicati gli<br />
81 c.i. oggetto di questa misura, e come<br />
si può vedere nell’elenco sono compresi<br />
2 c.i. dell’Agogna e 1 c.i. del Chisola, ma<br />
nessun c.i. del Po.<br />
Questi 81 c.i. ricadono nelle seguenti province:<br />
Asti (14%), Alessandria (24%), Biella<br />
(3%), Cuneo (12%), Novara (9%), Torino<br />
(39%), Vercelli (9%), e interessano complessivamente<br />
1.321 km lineari. Poiché la<br />
fascia tampone deve interessare entrambe<br />
le sponde del corpo idrico individuato, per<br />
una larghezza minima di obbligatoria applicazione<br />
di 5 m, la superficie complessiva<br />
sulla quale è necessaria la costituzione<br />
delle fasce tampone è pari a 13.210.000,00<br />
m2, oppure 1.321 ettari.<br />
06SS3D007PI<br />
06SS3D008PI<br />
06SS2T021PI<br />
06SS1T033PI<br />
06SS2T034PI<br />
06SS2N989PI<br />
06SS1T035PI<br />
06SS1T036PI<br />
06SS2T048PI<br />
05SS2N058PI<br />
06SS4T067PI<br />
04SS2N076PI<br />
06SS3D108PI<br />
06SS3D117PI<br />
06SS3F159PI<br />
06SS1T189PI<br />
06SS1T194PI<br />
06SS2T196PI<br />
06SS1T203PI<br />
06SS1T216PI<br />
08SS1N227PI<br />
06SS1T232PI<br />
06SS3T244PI<br />
06SS2D255PI<br />
06SS2T256PI<br />
06SS2T266PI<br />
06SS2T267PI<br />
06SS2T274PI<br />
06SS3F277PI<br />
06SS2T297PI<br />
06SS2T298PI<br />
06SS2T307PI<br />
06SS2T315PI<br />
05SS2N333PI<br />
06SS2T337PI<br />
06SS3F364PI<br />
06SS1T378PI<br />
06SS1T421PI<br />
06SS2T450PI<br />
05SS2N455PI<br />
06SS1T466PI<br />
06SS1T481PI<br />
05SS1N482PI<br />
06SS1T496PI<br />
06SS1T524PI<br />
06SS2T527PI<br />
08SS1N531PI<br />
06SS2T551PI<br />
06SS1T555PI<br />
06SS2T556PI<br />
06SS1T565PI<br />
06SS2T587PI<br />
06SS1T606PI<br />
06SS2T607PI<br />
06SS2T620PI<br />
06SS2T621PI<br />
06SS1T645PI<br />
04SS2N039PI<br />
06SS2T659PI<br />
06SS2T976PI<br />
06SS2T679PI<br />
06SS2T681PI<br />
06SS2N985PI<br />
06SS2T686PI<br />
06SS2T944PI<br />
06SS2T701PI<br />
06SS2T739PI<br />
08SS2N796PI<br />
05SS4N805PI<br />
06SS5T806PI<br />
06SS2T813PI<br />
06SS2T812PI<br />
06SS2T815PI<br />
06SS3T816PI<br />
06SS3T973PI<br />
05SS1N823PI<br />
08SS2N826PI<br />
06SS2T843PI<br />
05SS2N845PI<br />
06SS1T894PI<br />
05SS2N929PI<br />
Agogna<br />
Agogna<br />
Arbogna<br />
Banna<br />
Banna<br />
Bealera del Corso<br />
Bealera del Molino<br />
Bealera Grossa del Molino<br />
Bendola<br />
Borbore<br />
Bormida<br />
Bronda<br />
Cervo<br />
Chisola<br />
Curone<br />
F.so della Acqua Nera<br />
Favriasca<br />
Fisca<br />
Fosso delle Ossa<br />
Gattola<br />
Gherlobbia<br />
Giardinetto<br />
Grana<br />
Grue<br />
Guarabione<br />
L`Arletta<br />
L`Odda<br />
Lemina<br />
Lemme<br />
Marchiazza<br />
Marcova<br />
Meletta<br />
Molina<br />
Nizza<br />
Oitana<br />
Pellice<br />
Po Morto<br />
R. del Vallone Di S. Andrea<br />
R. Il Ronzano<br />
R. Maggiore<br />
R. Redabue<br />
R. Stampasso<br />
R. Sturella<br />
Regrindo<br />
Rio Calvenza<br />
Rio Cardine<br />
Rio Cervino<br />
Rio dell`Acqua<br />
Rio della Fame<br />
Rio della Maddalena<br />
Rio delle Mogliasse<br />
Rio Essa<br />
Rio Lavassina<br />
Rio Lavassina<br />
Rio Orbicella<br />
Rio Pascoto delle Oche<br />
Rio Talu<br />
Rio Torto<br />
Rioverde<br />
Roggia Bona<br />
Roggia Corsica<br />
Roggia l`Ottina<br />
Roggia Mora<br />
Rotaldo<br />
S.N.<br />
Sabbiona<br />
Stellone<br />
Talloria di Castiglione<br />
Tanaro<br />
Tanaro<br />
Tepice<br />
Tepice di Brasse<br />
Terdoppio Novarese<br />
Terdoppio Novarese<br />
Terdoppio Novarese<br />
Tiglione<br />
Tinella<br />
Torto di Roletto<br />
Traversola<br />
Valle Repiano<br />
Versa<br />
AGOGNA<br />
AGOGNA<br />
AGOGNA<br />
PO PIEMONTE<br />
PO PIEMONTE<br />
VARAITA<br />
PO PIEMONTE<br />
PO PIEMONTE<br />
MALONE<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
PO PIEMONTE<br />
SESIA<br />
SANGONE - CHISOLA - LEMINA<br />
SCRIVIA - CURONE<br />
TANARO<br />
MALONE<br />
MALONE<br />
TANARO<br />
PO PIEMONTE<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
PO PIEMONTE<br />
SCRIVIA - CURONE<br />
SESIA<br />
SESIA<br />
SESIA<br />
SANGONE - CHISOLA - LEMINA<br />
TANARO<br />
SESIA<br />
SESIA<br />
PO PIEMONTE<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
SANGONE - CHISOLA - LEMINA<br />
PELLICE - CHISONE<br />
PO PIEMONTE<br />
TANARO<br />
SESIA<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
PO PIEMONTE<br />
TANARO<br />
SCRIVIA - CURONE<br />
MALONE<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
MALONE<br />
SANGONE - CHISOLA - LEMINA<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
MAIRA<br />
VARAITA<br />
PO PIEMONTE<br />
PO PIEMONTE<br />
SESIA<br />
PO PIEMONTE<br />
SESIA<br />
SESIA<br />
PO PIEMONTE<br />
PO PIEMONTE<br />
TANARO<br />
PO PIEMONTE<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
PO PIEMONTE<br />
PO PIEMONTE<br />
TERDOPPIO NOVARESE<br />
TERDOPPIO NOVARESE<br />
TICINO<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
SANGONE - CHISOLA - LEMINA<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
TANARO<br />
*In evidenza i 19 c.i. ricadenti in area risicola<br />
Agricoltura 93<br />
13
La <strong>Regione</strong><br />
<strong>Piemonte</strong> sta<br />
predisponendo<br />
dei documenti<br />
tecnici al fine<br />
di rendere più<br />
semplice la<br />
scelta della<br />
tipologia di<br />
fascia tampone<br />
LA FUNZIONE DELLE FASCE<br />
La misura, funzionale a ridurre l’apporto<br />
nelle acque superficiali dei nutrienti e<br />
dei prodotti fitosanitari, supera la semplice<br />
idea di fascia di rispetto non trattata<br />
contigua al corpo idrico da tutelare,<br />
prevedendo la realizzazione di fasce di<br />
rispetto inerbite e/o arborate, di dimensione<br />
variabile, comunque di almeno 5<br />
m di ampiezza, lungo i corsi d’acqua interessati<br />
e la loro conseguente gestione.<br />
La necessaria e opportuna gestione di<br />
tali fasce tampone è volta a garantire lo<br />
sviluppo di comunità vegetali complesse,<br />
idonee a migliorare la biodiversità del<br />
sistema agro-ambientale, che all’interno<br />
del paesaggio agrario determinano la costituzione<br />
di vere e proprie aree semi naturali,<br />
con funzioni ecosistemiche. Una<br />
fascia tampone, sia essa erbacea oppure<br />
arbusita/arborea, articolata nella sua<br />
composizione e gestita al fine di mantenere<br />
una ricchezza specifica può determinare<br />
una maggiore ricchezza di specie<br />
anche negli appezzamenti adiacenti, se<br />
coltivati ad esempio ad erba medica, per<br />
l’effetto sinergico che si instaura a favore<br />
dell’entomofauna utile.<br />
La <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> sta predisponendo<br />
dei documenti tecnici al fine di rendere<br />
più semplice la scelta della tipologia<br />
di fascia tampone, la metodologia per la<br />
sua costituzione nonchè per la gestione.<br />
AREE RISICOLE<br />
Laddove non sia possibile la realizzazione<br />
di tali fasce tampone multifunzionali,<br />
come ad esempio lungo alcuni tratti<br />
dei 19 corpi idrici ricadenti nell’area<br />
a vocazione risicola piemontese, che si<br />
estendono per una lunghezza totale pari<br />
a 342 km, è possibile ottenere analoghi<br />
risultati di riduzione dell’inquinamento<br />
sostituendo il diserbo chimico degli<br />
argini delle camere di risaia con metodi<br />
alternativi, come ad esempio quelli<br />
meccanici o fisici. In questo modo non<br />
si rende necessario modificare l’assetto<br />
delle camere di risaia esistenti.<br />
Questa pratica è già adottata da quei<br />
risicoltori consapevoli che un riso di<br />
qualità si produce in un agroecosistema<br />
risicolo ambientalmente sostenibile.<br />
Questi corpi idrici, evidenziati in grassetto<br />
nella Tabella alla pagina precedente,<br />
rappresentano la totalità di quelli<br />
sottoposti a misura nelle province di<br />
Novara a Vercelli, mentre riguardano<br />
marginalmente alcuni c.i. ricadenti in<br />
provincia di Alessandria.<br />
Nei soli casi in cui si debbano attivare,<br />
per altri motivi, iniziative di riordino<br />
fondiario, si raccomanda ove possibile<br />
la realizzazione di nuove strade poderali<br />
o interpoderali lungo i canali, in modo<br />
da estendere necessariamente l’area di<br />
rispetto non trattata. Nei casi di manutenzione<br />
ordinaria e straordinaria dei<br />
canali artificiali, non è consentita una<br />
semplice impermeabilizzazione delle<br />
sponde e del fondo, ma è necessario ricorrere<br />
a interventi di ingegneria naturalistica<br />
per il rivestimento degli stessi.<br />
14<br />
Agricoltura 93
COME ADEGUARSI<br />
CON IL PSR<br />
La realizzazione obbligatoria delle fasce<br />
tampone è da applicarsi entro il<br />
2021. A tal fine saranno predisposte apposite<br />
disposizioni attuative per rendere<br />
operativa la misura entro quella data sul<br />
territorio regionale.<br />
In ogni caso, è già oggi possibile aderire<br />
ad alcune misure del Programma<br />
di Sviluppo Rurale 2014-2020, come<br />
meglio specificate di seguito, che consentono,<br />
con finanziamenti dedicati<br />
che arrivano anche fino al 100% della<br />
spesa, di realizzare e poi di gestire le fasce,<br />
accompagnando così, dal punto di<br />
vista tecnico ed economico, le aziende<br />
nel loro percorso di adeguamento, per<br />
un’agricoltura sempre più sostenibile e<br />
rispettosa dell’ambiente in cui opera.<br />
E’ auspicabile che queste iniziative,<br />
volte a migliorare l’ambiente attraverso<br />
fondamentali servizi ecosistemici, siano<br />
attuate non soltanto nelle aziende ricadenti<br />
lungo gli 81 corpi idrici e, in queste<br />
ultime, anche ai margini di appezzamenti<br />
non contigui ai corsi d’acqua.<br />
Per maggiori informazioni:<br />
Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po – Direz. Ambiente<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />
www.regione.piemonte.it/ ambiente/acqua/gestione_po.htm<br />
Documentazione e dati ambientali - ARPA <strong>Piemonte</strong><br />
www.arpa.piemonte.gov.it/approfondimenti/temi-ambientali/acqua/acque-superficiali-corsi-dacqua/<br />
Localizzazione dei corpi idrici inte ressati da questa misura - Sistemapiemonte<br />
www.sistemapiemon te.it/zvnb1/gedeone.do<br />
Agricoltura 93<br />
15
CHE COSA SI PUO’ FARE CON IL PSR<br />
COSA<br />
Realizzare ai bordi di<br />
seminativi fasce inerbite<br />
multifunzionali comprendenti<br />
graminacee<br />
poliennali, da sole o<br />
consociate con leguminose;<br />
mantenere tali<br />
fasce inerbite per 5 anni<br />
e gestirle mediante sfalci<br />
e/o trinciature frequenti<br />
affinché la vegetazione si<br />
mantenga fitta a ridosso<br />
del terreno.<br />
Realizzare fasce<br />
arboree-arbustive<br />
multifunzionali<br />
Imboschimento<br />
(realizzazione di piantagioni<br />
arboree forestali su<br />
terreni agricoli, nel caso<br />
dell’impianto di boschi<br />
permanenti anche su terreni<br />
non agricoli - sempre<br />
esclusi i prati stabili)<br />
COME<br />
Operazione 10.1.4 –<br />
azione 3<br />
Operazione 4.4.1<br />
Operazione 8.1.1<br />
CHI<br />
Aziende agricole<br />
Aziende agricole e altri<br />
gestori del territorio<br />
Aziende agricole,<br />
altri soggetti privati, Enti<br />
pubblici<br />
QUANTO<br />
Importo annuo: 1.250<br />
euro/ha all’anno, ridotto<br />
a 210 euro/ha per superfici<br />
utilizzate come EFA<br />
(“greening”) o soggette<br />
al vincolo di condizionalità<br />
BCAA1 (fasce<br />
tampone inerbite)<br />
100% della spesa di<br />
realizzazione<br />
Per l’azione 1 (pioppeti)<br />
60-80%, per le azioni<br />
2 (arboricoltura a ciclo<br />
medio-lungo) e 3 (bosco<br />
permanente) 80-100%<br />
della spesa ammessa<br />
per l’investimento. Per<br />
agricoltori e altri soggetti<br />
privati che realizzano<br />
impianti di azioni 2 e 3<br />
anche premi annui di<br />
manutenzione per 5-10<br />
anni e di mancato reddito<br />
per 10 anni<br />
QUANDO<br />
Prossimo bando:<br />
primavera 2018<br />
Prossimo bando:<br />
inverno 2018<br />
Prossimo bando:<br />
entro marzo 2018
NON SOLO IN ACQUA!<br />
I margini delle risaie per la<br />
biodiversità<br />
Il valore delle aree risicole per la biodiversità<br />
è già ampiamente conosciuto, soprattutto per<br />
quanto riguarda le specie legate alle zone umide,<br />
che spesso trovano nelle camere di risaia un<br />
ambiente molto simile a delle paludi temporanee.<br />
L’agroecosistema risicolo nel suo complesso<br />
è però costituito anche da altri elementi, come<br />
canali, piccole aree umide, strade, filari di alberi,<br />
siepi, argini inerbiti, superfici incolte ecc., ciascuno<br />
dei quali può rappresentare un habitat idoneo<br />
per la sopravvivenza di numerosi organismi,<br />
anche non necessariamente legati all’ambiente<br />
acquatico. Sebbene in passato la presenza di<br />
ambienti marginali fosse piuttosto comune nel<br />
paesaggio risicolo, negli ultimi decenni l’intensificazione<br />
delle pratiche agricole ha determinato<br />
la scomparsa di gran parte di questi elementi. In<br />
particolare, le esigenze operative legate all’utilizzo<br />
di grandi macchinari hanno determinato un<br />
aumento dell’estensione dei campi a discapito<br />
delle superfici incolte circostanti, limitando anche<br />
la presenza di alberi e siepi lungo strade e<br />
canali perché ritenuti d’intralcio.<br />
Oggi, chi percorre l’area risicola tra <strong>Piemonte</strong><br />
e Lombardia si renderà conto che le superfici<br />
non coltivate presenti sono spesso unicamente<br />
costituite dagli argini di risaie e canali, in un<br />
paesaggio che si presenta drammaticamente<br />
omogeneo. In questo contesto, i margini dei<br />
campi rappresentano l’unico ambiente adatto<br />
ad ospitare le specie legate agli ambienti prativi<br />
(es. farfalle, cavallette, insetti impollinatori ecc.),<br />
altrimenti destinate a scomparire dall’agroecosistema<br />
risicolo a causa della mancanza di habitat.<br />
Tra queste, la Licena delle Paludi (Lycaena dispar)<br />
è forse la specie più importante dal punto di vista<br />
conservazionistico, figurando tra le farfalle<br />
protette a livello europeo ai sensi della Direttiva<br />
“Habitat” (92/43/CEE).<br />
Il mantenimento di condizioni ambientali favorevoli<br />
per la biodiversità sugli argini delle risaie<br />
è però strettamente legato alle tecniche di<br />
controllo della vegetazione spondale adottate<br />
dalle aziende agricole, che spesso consistono<br />
nell’utilizzo di erbicidi o nell’esecuzione di sfalci<br />
meccanici. Per questo motivo, negli ultimi anni<br />
l’Università di Pavia, in collaborazione con LIPU<br />
e <strong>Regione</strong> Lombardia, ha condotto una serie di<br />
sperimentazioni sul campo con lo scopo di identificare<br />
pratiche gestionali efficaci per garantire<br />
la sopravvivenza della fauna (soprattutto insetti)<br />
sui margini delle risaie. L’impiego di erbicidi è<br />
senza dubbio la pratica che provoca i maggiori<br />
danni alla comunità entomologica presente sugli<br />
argini delle risaie. Le ricerche condotte su farfalle<br />
e ortotteri hanno infatti evidenziato una scomparsa<br />
pressoché totale di questi insetti dai margini<br />
trattati chimicamente, anche in seguito alla<br />
ricrescita della vegetazione nei mesi successivi al<br />
trattamento. In particolare, le popolazioni di Licena<br />
delle Paludi hanno mostrato una riduzione<br />
di quasi il 90% laddove è stato effettuato un diserbo<br />
chimico (in confronto ad argini non gestiti),<br />
sottolineando il forte impatto che la pratica può<br />
esercitare su questa specie protetta.<br />
Per quanto riguarda lo sfalcio dell’erba, invece, i<br />
suoi effetti sulla biodiversità dipendono dall’intensità<br />
con cui viene applicata. Seppur meno impattante<br />
degli erbicidi, l’esecuzione di tagli frequenti<br />
può condizionare in maniera significativa<br />
gli insetti che popolano i margini delle risaie, non<br />
solo riducendone la diversità (-60% per le farfalle;<br />
-55% per gli ortotteri), ma anche modificando<br />
la struttura delle comunità dal punto di vista<br />
funzionale. Infatti, studi condotti sui coleotteri<br />
carabidi hanno dimostrato che frequenti operazioni<br />
di sfalcio sugli argini favoriscono la presenza<br />
di comunità dominate da specie generaliste<br />
e capaci di spostarsi su lunghe distanze; mentre<br />
carabidi più specializzati, come ad esempio le<br />
specie predatrici o quelle incapaci di volare, sono<br />
presenti in maniera più abbondante laddove il<br />
disturbo causato dalle pratiche agricole è minore<br />
(sfalci poco frequenti) o del tutto assente.<br />
La conservazione della biodiversità legata ai<br />
margini delle risaie può quindi essere assicurata<br />
esclusivamente adottando procedure estensive<br />
di controllo della vegetazione spondale, basate<br />
sull’esecuzione di sfalci poco frequenti (non più<br />
di 2 tagli l’anno) ed evitando l’impiego di erbicidi.<br />
Tuttavia, una corretta pianificazione delle<br />
operazioni di gestione degli argini dovrebbe<br />
anche prevedere il mantenimento di porzioni di<br />
vegetazione non tagliata durante tutta la stagione<br />
estiva (es. almeno un argine per ciascuna<br />
camera di risaia, come previsto anche dalla Misura<br />
10.1.02 del Programma di Sviluppo Rurale<br />
2014-2020 in <strong>Piemonte</strong>), in modo da garantire<br />
la presenza di aree di rifugio per l’entomofauna,<br />
dove le specie più sensibili possono completare<br />
indisturbate il loro ciclo vitale. La valorizzazione<br />
e la diffusione di queste pratiche, insieme alle misure<br />
per la conservazione della fauna acquatica e<br />
ad eventuali progetti di ripristino di siepi e filari,<br />
potrebbero contribuire a ristabilire l’originario<br />
valore ecologico dell’agroecosistema risicolo, sia<br />
attraverso l’adozione di tecniche agricole meno<br />
impattanti, che tramite un incremento della diversità<br />
ambientale, entrambi fattori essenziali<br />
per garantire la presenza di una ricca biodiversità<br />
in risaia, sia dentro che fuori dall’acqua.<br />
Davide Giuliano,<br />
Elisa Cardarelli,<br />
Giuseppe Bogliani,<br />
Dipartimento di Scienze della Terra e<br />
dell’Ambiente, Università di Pavia.<br />
Federica Luoni,<br />
Claudio Celada,<br />
LIPU - BirdLife Italia.<br />
Agricoltura 93<br />
17
PAESAGGIO, ARCHITETTURA E BENESSERE ANIMALE<br />
Stalla a Wildenstein,<br />
CH, arch. Kury Stahelin, 2013<br />
(fonte www.staehelinarchitekten.ch)<br />
Nel corso di Cheese <strong>2017</strong> la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> ha promosso una serie di<br />
incontri sui temi dell’agricoltura e delle filiere delle produzioni agricole. Uno<br />
di questi, dal titolo Buona architettura per buoni formaggi, ha affrontato il<br />
tema della qualità dell’architettura, delle strutture per l’allevamento e la trasformazione<br />
casearia e il loro ruolo nella costruzione e tutela del paesaggio<br />
contemporaneo.<br />
Di seguito, tre dei relatori intervenuti riprendono le tematiche affrontate attraverso<br />
i rispettivi sguardi disciplinari e la propria esperienza sul campo.<br />
18<br />
Agricoltura 93
BUONA<br />
ARCHITETTURA<br />
PER BUONI FORMAGGI<br />
La relazione tra la produzione agricola e la<br />
modificazione del territorio è alla base della<br />
concezione stessa dell’idea di paesaggio,<br />
questo intreccio spiega l’identificazione che<br />
i prodotti agricoli hanno avuto con i luoghi<br />
della produzione, ma anche viceversa, nel<br />
territorio europeo nel corso degli ultimi decenni.<br />
Il paesaggio, e con esso le sue architetture,<br />
è divenuto l’immagine e il veicolo<br />
commerciale dei prodotti, ha alimentato<br />
immaginari collettivi - mulini, frantoi, cascine<br />
– e ha orientato le scelte dei consumatori<br />
e le politiche economiche e territoriali,<br />
in taluni casi verso una più attenta valorizzazione<br />
dello sviluppo locale.<br />
Tuttavia, è piuttosto difficile affermare che<br />
la produzione edilizia corrente, per le diverse<br />
filiere dell’agricoltura, sia adeguata ai<br />
valori in campo e generi effetti apprezzabili<br />
sul paesaggio contemporaneo.<br />
Se la produzione vitivinicola ha colto da<br />
tempo, fino agli eccessi, l’importanza della<br />
valorizzazione dell’architettura e dei<br />
paesaggi della produzione - si pensi al fenomeno<br />
dei Châteaux francesi o delle cantine<br />
firmate da archistar -, non altrettanto<br />
si può dire, ad esempio, per la filiera della<br />
produzione casearia, nonostante ci sia stata<br />
negli ultimi anni un’analoga affermazione e<br />
crescita qualitativa. Ovviamente la diversa<br />
redditività commerciale dei prodotti può<br />
influire sulle scelte degli operatori, ma altrettanto<br />
pesano la disattenzione e l’inconsapevolezza<br />
dell’importanza che ogni singolo<br />
intervento edilizio, per modesto che<br />
sia, riveste nella costruzione del paesaggio<br />
agricolo.<br />
Prevale, ad esempio, la consuetudine alla<br />
realizzazione di strutture per l’allevamento<br />
dei capi con soluzioni standardizzate e<br />
prefabbricate – in prevalenza in calcestruzzo<br />
o acciaio -, improntate solo al rispetto di<br />
criteri quantitativi (massimizzazione dello<br />
spazio costruito, contenimento dei costi e<br />
dei tempi di costruzione, ecc.) che appaiono<br />
sempre più stridenti con le attenzioni<br />
di tutela e di valorizzazione del paesaggio<br />
rurale. Analogamente, anche gli edifici per<br />
la produzione e l’affinamento dei formaggi<br />
rivelano spesso una bassa qualità dell’architettura<br />
che, oltretutto, è inadatta ad<br />
ospitare la pratica, sempre più diffusa, della<br />
promozione in loco dei prodotti – visite dei<br />
caseifici, degustazione e vendita in azienda<br />
– in linea con una fruizione attiva del territorio<br />
che caratterizza il turismo emergente<br />
contemporaneo.<br />
D’altra parte, è oramai legittimo affermare<br />
che, anche per i formaggi, i valori di autenticità<br />
e di rispetto ambientale dei luoghi della<br />
produzione appaiano intimamente legati ai<br />
princìpi della qualità e della genuinità dei<br />
prodotti alimentari.<br />
Valori e princìpi che conducono a una necessità<br />
di una buona architettura anche per<br />
la filiera della produzione casearia contemporanea.<br />
Una ricognizione della migliore produzione<br />
architettonica recente, nel panorama europeo,<br />
rivela almeno tre possibili criteri che<br />
Massimo Crotti,<br />
Dipartimento di<br />
Architettura e Design,<br />
Politecnico di Torino<br />
Il paesaggio è<br />
divenuto il veicolo<br />
commerciale<br />
dei prodotti,<br />
ha alimentato<br />
immaginari<br />
collettivi,<br />
orientato politiche<br />
territoriali e scelte<br />
di consumo<br />
Agricoltura 93<br />
19
Va superata<br />
l’idea che siano<br />
da tutelare<br />
solo i paesaggi<br />
d’eccellenza e<br />
basti limitare<br />
l’impatto visivo<br />
delle strutture<br />
possono distinguere una buona architettura<br />
dalla mediocre edilizia agricola corrente.<br />
TRE CRITERI DA SEGUIRE<br />
In primis, un’architettura zootecnica e<br />
per la trasformazione casearia deve sapere<br />
rispondere a criteri di funzionalità e di efficienza<br />
che non si limitino al rispetto delle<br />
normative di settore, ma che si prendano<br />
cura del benessere animale e delle condizioni<br />
di lavoro degli addetti; in altri termini<br />
occorre superare l’idea invalsa che i limiti<br />
normativi e la destinazione produttiva obblighino,<br />
e rendano tollerabile, soluzioni<br />
architettoniche ripetitive e di bassa qualità<br />
edilizia prive di attenzioni paesaggistiche.<br />
Al contrario, la semplicità costruttiva,<br />
il contenimento dei costi di costruzione<br />
e di manutenzione, la rispondenza agli<br />
costruito circostante. Una responsabilità,<br />
quella ambientale, che implica l’azione coordinata<br />
e dialogica della triade committente/progettista/costruttore<br />
e richiama<br />
con forza la centralità della fase progettuale<br />
nell’iter di realizzazione.<br />
Infine, una buona architettura zootecnica<br />
o casearia deve contribuire a costruire<br />
buoni paesaggi, intesi come paesaggi diffusi<br />
contemporanei, poiché anche questi edifici<br />
partecipano alla trasformazione del territorio,<br />
così come tutti i manufatti che vengono<br />
costruiti.<br />
Occorre superare l’idea che siano da tutelare<br />
solo i paesaggi d’eccellenza e che sia<br />
sufficiente limitare l’impatto visivo delle<br />
strutture più invasive, ma piuttosto ri-affermare<br />
che il paesaggio è l’espressione visibile<br />
degli effetti delle economie che lo generano<br />
Stalla e fienile a Lignières, CH, Local<br />
Architecture, 2005<br />
(fonte www.localarchitecture.ch)<br />
standard igienico edilizi e produttivi richiedono,<br />
piuttosto, un maggiore impegno<br />
progettuale nella ricerca di soluzioni che<br />
valorizzino i contesti locali e rispondano a<br />
diversificate esigenze prestazionali.<br />
Un secondo criterio per una buona architettura<br />
è riconducibile ai temi della sostenibilità<br />
ambientale in un’accezione sistemica:<br />
il contenimento del consumo delle risorse<br />
– l’energia, l’acqua, il suolo –, l’utilizzo di<br />
componenti edilizie riciclate e riciclabili,<br />
così come l’attenzione alla disposizione<br />
insediativa degli edifici nel rispetto delle<br />
condizioni oro-idrografiche e del contesto<br />
ed è, quindi, il risultato della stratificazione<br />
di una moltitudine d’interventi sul territorio,<br />
poiché nessun edificio è neutro.<br />
Questa affermazione implica, nei confronti<br />
del paesaggio come bene comune,<br />
un’assunzione di responsabilità individuale<br />
per ogni singolo intervento e una responsabilità<br />
collettiva da parte dei soggetti destinati<br />
a stabilire regole e azioni di sostegno<br />
alle politiche agricole ed economiche.<br />
UN PAESAGGIO CONDIVISO<br />
Diventa centrale il ruolo di enti e istituzioni<br />
pubbliche nell’assumere iniziative<br />
20<br />
Agricoltura 93
per promuovere interventi in controtendenza<br />
nelle pratiche ordinarie di trasformazione<br />
del territorio.<br />
È importante che vengano introdotti<br />
principi di selezione e di aggiudicazione<br />
negli strumenti ordinari per la distribuzione<br />
delle risorse pubbliche, che incentivino<br />
e indirizzino una maggiore attenzione<br />
alla qualità dell’architettura e del<br />
paesaggio da parte dei soggetti destinatari<br />
dei finanziamenti (agricoltori, allevatori,<br />
imprese agricole e alimentari) e dei<br />
loro partner tecnici, progettisti e costruttori<br />
in testa.<br />
Occorre un’azione di accompagnamento,<br />
da parte del soggetto pubblico, quale<br />
ad esempio la messa a punto di strumenti<br />
manualistici e di linee guida per orientare<br />
la progettazione degli interventi, a cui<br />
deve necessariamente seguire una valutazione<br />
qualificata per l’assegnazione del finanziamento.<br />
Infine, nella fase attuativa,<br />
occorrerà avviare un monitoraggio e una<br />
valutazione dei risultati per misurarne gli<br />
effetti in termini di efficacia. In una tale<br />
prospettiva, la collaborazione tra soggetti<br />
istituzionali, le università e gli istituti di<br />
ricerca, può essere fondamentale per un<br />
cambiamento di rotta su questi temi e<br />
dare seguito a pratiche e sperimentazioni<br />
concrete.<br />
È quanto, ad esempio, è stato avviato<br />
dalla <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, tramite l’Assessorato<br />
all’Agricoltura, per l’attuazione<br />
del Programma di Sviluppo Rurale 2014-<br />
2020 introducendo, in alcune Misure di<br />
attuazione, dei criteri di valutazione sugli<br />
aspetti ambientali – come la riduzione<br />
del consumo di suolo - e per la qualità architettonico-paesaggistica<br />
degli interventi<br />
da finanziare.<br />
La definizione di indirizzi manualistici<br />
per la progettazione è oggetto di una<br />
collaborazione con il Dipartimento di<br />
Architettura e Design del Politecnico di<br />
Torino, sulla scorta di consolidate attività<br />
di ricerca e di manualistica tra le due<br />
istituzioni, che si pone l’obiettivo di sollecitare<br />
l’attenzione degli operatori verso<br />
una progettazione consapevole degli interventi<br />
edilizi e infrastrutturali.<br />
L’obiettivo principale delle linee guida<br />
E’ importante<br />
che vengano<br />
introdotti principi<br />
di selezione<br />
legati alla qualità<br />
dell’architettura e<br />
del paesaggio per<br />
la distribuzione<br />
delle risorse<br />
pubbliche<br />
all’applicazione dei criteri è di mettere<br />
in evidenza, attraverso l’esemplificazione<br />
di buone pratiche, la centralità di alcuni<br />
temi ed elementi dell’architettura e<br />
del paesaggio contemporaneo che siano<br />
di stimolo e rivalutino l’indispensabile,<br />
quanto centrale, attività di progettazione.<br />
L’auspicio condiviso è quello di vedere<br />
praticare una maggiore cura del nostro<br />
paesaggio agricolo, e delle architetture<br />
che lo abitano, e di creare occasioni per<br />
la sperimentazione di interventi che possano<br />
produrre esempi virtuosi anche nei<br />
nostri territori.<br />
Caseificio alpino Sennaria a<br />
Disentis/Munstér, CH, arch. Gion<br />
Caminada, 2010<br />
Agricoltura 93<br />
21
PAESAGGIO, ARCHITETTURA E BENESSERE ANIMALE<br />
IL BENESSERE<br />
ANIMALE<br />
STIMOLO ETICO,<br />
SOCIALE ED ECONOMICO<br />
Martina Tarantola,<br />
Dipartimento di Scienze<br />
veterinarie, Università<br />
degli studi di Torino<br />
Per molto tempo il benessere animale è<br />
stato considerato un’opzione praticabile solo<br />
all’interno di società ricche e industrialmente<br />
avanzate, mentre negli ultimi anni viene<br />
ritenuto un elemento essenziale per favorire<br />
lo sviluppo culturale e sociale, come si evince<br />
dall’interesse crescente che suscita anche<br />
tra i rappresentati della FAO. Possiamo quindi<br />
immaginare che un paesaggio montano<br />
marginale o di pianura, imbruttito da uno<br />
scollamento con il territorio, possa essere lo<br />
scenario dove lo stimolo a garantire il benessere<br />
animale porti anche a una riqualificazione<br />
paesaggistica?<br />
L’animale può essere visto come simbolo di<br />
naturalità, integralità, opportunità per un ritorno<br />
pieno a un legame autentico tra l’uomo<br />
e il proprio ambiente, depositario di una serie<br />
di significati arcaici di cui il mondo rurale è<br />
ancora oggi particolarmente pregno, mentre<br />
raramente si osserva nelle zone periurbane,<br />
dove è forte un senso di inserimento quasi<br />
meccanicistico nei ritmi della produzione industriale.<br />
L’intensificazione dell’allevamento,<br />
la competizione richiesta alle produzioni<br />
agricole, la quantità a scapito della qualità è<br />
uno specchio della parte di un processo di<br />
intensificazione della nostra società, dove<br />
anche il senso dell’estetica e della bellezza<br />
hanno lasciato il posto al puro funzionalismo.<br />
Gli “Animal machines”, animali macchina<br />
(termine coniato da Ruth Harrison nel<br />
suo famoso libro uscito nel 1964), si inseriscono<br />
perfettamente in un contesto dove il<br />
rischio di perdita di identità sia dell’animale<br />
sia del mondo agricolo è molto elevato. Poiché<br />
allevare non è semplicemente un operare<br />
ma una modalità d’essere e di porsi al mondo,<br />
il benessere degli animali chiama in causa<br />
fattori e peculiarità delle relazioni umane.<br />
Rispettare la vocazionalità del territorio dovrebbe<br />
comprenderne anche il rispetto per<br />
l’animale e l’allevatore; le razze autoctone<br />
sono importanti per il mantenimento della<br />
variabilità genetica, ma anche un patrimonio<br />
socio-culturale. Lo sfruttamento della terra<br />
per le monoculture sta impoverendo i suoli e<br />
le popolazioni, e non favorisce la fisiologia né<br />
l’etologia dell’animale. Vedere pascolare gli<br />
animali, in aree gestite in maniera razionale<br />
e adeguata ai loro fabbisogni, aiuta quell’immagine<br />
“naturale” che il consumatore sempre<br />
più richiede, associando l’antico, il tradizionale<br />
alla qualità. Ma il passato non sempre<br />
è sinonimo di prodotti di qualità, salubri ed<br />
etici. Ritengo che la zootecnia moderna abbia<br />
contribuito, insieme ad altre discipline<br />
scientifiche, ad accrescere notevolmente le<br />
conoscenze sulle esigenze e i bisogni degli<br />
animali, e che questo sapere, insieme a una<br />
consapevolezza non solo ecologica, ma anche<br />
estetica, deve porre al centro il rispetto<br />
per gli animali. Questo rispetto potrebbe<br />
22<br />
Agricoltura 93
diventare uno strumento importante per<br />
la modernizzazione delle stesse imprese<br />
zootecniche. Un approccio globale alla zootecnia<br />
che tenga conto anche degli aspetti<br />
emozionali e comportamentali degli animali,<br />
dell’importanza e della qualità del tempo<br />
trascorso con loro, della loro intelligenza, del<br />
ruolo da attori partecipativi al lavoro che gli<br />
compete, del sapere medico integrato con altre<br />
conoscenze e di una corretta interazione<br />
delle diverse specie animali e vegetali, porta<br />
a un equilibrio con l’ambiente e con l’uomo.<br />
Una mera e utilitaristica visione dell’animale<br />
può, invece, portare a una mancanza<br />
di rispetto anche dell’essere umano e del suo<br />
ambiente. Gli animali macchina possono essere<br />
ospitati in strutture che niente hanno a<br />
che fare con il territorio che le ospita, quando<br />
invece la straordinaria peculiarità culturale e<br />
storica del nostro paese può offrire eccellenze<br />
in questo settore produttivo. Il consumatore<br />
è oggi alla ricerca di prodotti identificabili,<br />
con caratteristiche di multifunzionalità,<br />
si potrebbe parlare di razze a triplice attitudine<br />
latte, carne e ambiente, dove come ambiente<br />
si intende non solo il paesaggio ma<br />
anche l’ambiente di allevamento.<br />
Attributi quali salubrità, qualità, eticità e<br />
sostenibilità ambientale sono collegati direttamente<br />
dai consumatori a carni derivanti da<br />
allevamenti che rispettano elevati standard<br />
di benessere (Borra e Tarantola, 2016). Gli<br />
allevatori per primi chiedono una maggiore<br />
regolamentazione (si pensi, per esempio, che<br />
non esiste una normativa sul bovino adulto),<br />
manodopera affidabile e sufficientemente<br />
formata (i giovani, o forse meglio dire gli italiani,<br />
non vogliono più fare questo mestiere),<br />
e, fondatamente, anche un aiuto non solo<br />
economico ma anche politico. Fino a quando<br />
si delega ai singoli consumatori o agli allevatori<br />
più virtuosi il compito di sostenere una<br />
certa tipologia di allevamento troveremo sul<br />
mercato prodotti di nicchia a prezzi elevati,<br />
mentre i prodotti più economici, ovviamente<br />
e giustamente più appetibili, mostreranno<br />
solo negli anni i loro costi sociali.<br />
L’allevatore che si preoccupa e si occupa<br />
di tutela del benessere dei suoi animali si<br />
vede partecipe e protagonista anche dello<br />
scenario sociale, responsabile moralmente<br />
verso una sua gestione e disposto in linea di<br />
massima a cooperare in maniera più fattiva e<br />
organica. Sentirsi parte attiva di una comunità<br />
diventa un fattore costitutivo della scelta<br />
riguardo modalità e tecniche di allevamento,<br />
porta a un senso di corresponsabilità verso<br />
l’ambiente naturale e a un uso razionale delle<br />
risorse ambientali, anche a livello estetico<br />
(Tarantola et al, in press).<br />
Compito di associazioni, studiosi e istituzioni<br />
è quello, infine, di garantire un flusso di<br />
informazioni il più possibile efficace attorno<br />
a un’intera filiera produttiva nonché rinforzare<br />
quei processi di fiducia che alimentano<br />
reti di sostegno e consenso, di carattere intellettuale<br />
e culturale, spesso alla base dell’incentivo<br />
verso un cambio nelle proprie scelte<br />
di consumo, in ordine a un’attenzione maggiore<br />
verso il benessere degli animali allevati.<br />
Stalla a Wildenstein (interno),<br />
CH, arch. Kury Stahelin, 2013<br />
(fonte www.staehelinarchitekten.ch)<br />
Il benessere<br />
degli animali di<br />
cui ci nutriamo<br />
è un concetto<br />
che andrebbe<br />
indagato non<br />
solo per i risvolti<br />
etici, ma anche<br />
per comprendere<br />
i cambiamenti di<br />
una società<br />
Agricoltura 93<br />
23
PAESAGGIO, ARCHITETTURA E BENESSERE ANIMALE<br />
LE NORME IGIENICHE<br />
PER UNA BUONA<br />
ARCHITETTURA CASEARIA<br />
Dott. Luca Nicolandi,<br />
S.C. “Igiene degli<br />
allevamenti e delle<br />
produzioni zootecniche”,<br />
Dipartimento di<br />
Prevenzione, ASL TO 4,<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />
Va garantita sia<br />
la sicurezza del<br />
consumatore<br />
sia il corretto<br />
inserimento delle<br />
realtà produttive<br />
nel contesto<br />
paesaggistico<br />
Come in tutte le filiere alimentari anche<br />
nella filiera latte, ai sensi del regolamento<br />
(CE) n. 882/2004, il Dipartimento<br />
di Prevenzione delle ASL deve garantire<br />
lo svolgimento delle attività di controllo<br />
ufficiale sia sugli alimenti, quali il latte<br />
e i suoi derivati (come i formaggi, gli yogurt,<br />
il burro, ecc.) che sulle strutture di<br />
produzione e sui sistemi di autocontrollo<br />
utilizzati dalle aziende di produzione. Il<br />
personale che si occupa dei controlli in<br />
caseificio è quindi coinvolto nei pareri<br />
igienico sanitari dovuti per la costruzione<br />
di nuove stalle per animali produttori di<br />
latte, nei pareri preventivi per la costruzione<br />
di nuovi caseifici o negli adeguamenti<br />
di vecchie strutture di caseificazione sia<br />
in pianura che in alpeggio. In questi casi<br />
il riferimento normativo è costituito da<br />
norme nazionali e comunitarie che definiscono<br />
i requisiti minimi che le strutture<br />
destinate all’allevamento degli animali e<br />
alla trasformazione degli alimenti devono<br />
avere. Queste norme riguardano non solo<br />
criteri destinati a garantire la sicurezza del<br />
consumatore ma anche il benessere e la<br />
salute degli animali produttori di alimenti.<br />
Sebbene i regolamenti (CE) n. 852/04 e<br />
853/04 diano indicazioni sullo schema, la<br />
progettazione, la costruzione, l’ubicazione<br />
e le dimensioni delle strutture destinate<br />
agli alimenti, che devono essere progettate<br />
e disposte in modo da consentire<br />
una corretta prassi igienica, la normativa<br />
comunitaria lascia ampio spazio ad<br />
aspetti di flessibilità per “venire incontro<br />
alle esigenze delle imprese del settore alimentare<br />
con bassa produzione e situate in<br />
regioni soggette a particolari vincoli geografici”.<br />
Il regolamento (CE) 2074/05, infine,<br />
consente deroghe strutturali per “prodotti<br />
alimentari che presentano caratteristiche<br />
tradizionali” o per alimenti prodotti “se-<br />
Caseificio alpino Sennaria<br />
a Disentis/Munstér, CH,<br />
arch. Gion Caminada, 2010<br />
24<br />
Agricoltura 93
condo metodi di produzione tradizionali”.<br />
Nel primo gruppo rientrano tutti i prodotti<br />
DOP o IGP ai sensi del regolamento<br />
(CE) 510/06 mentre nel secondo rientrano<br />
i prodotti inseriti nell’elenco dei<br />
prodotti agroalimentari tradizionali in<br />
attuazione del D.M. n. 350 del 08/08/1999<br />
cosi come riportati nell’elenco aggiornato<br />
pubblicato ogni anno in Gazzetta Ufficiale.<br />
Per questi formaggi la normativa<br />
consente l’utilizzo di grotte naturali o di<br />
cantine interrate, a patto che abbiano caratteristiche<br />
tali da contribuire allo sviluppo<br />
delle caratteristiche del formaggio.<br />
È evidente quindi che la valutazione<br />
delle strutture di caseificazione è complessa<br />
e deve tenere in considerazione<br />
svariati aspetti, non ultimi quelli connessi<br />
con la sicurezza sui luoghi di lavoro.<br />
Soprattutto nel caso dei caseifici di<br />
azienda agricola o nei piccoli caseifici<br />
cooperativi gli aspetti strutturali sono<br />
spesso importanti anche da un punto di<br />
vista turistico e paesaggistico. È sempre<br />
più frequente l’affiancamento alla struttura<br />
produttiva di un negozio, o spaccio<br />
aziendale, o addirittura di un punto di ristoro<br />
o di un agriturismo. In questi casi i<br />
produttori propongono ristrutturazioni o<br />
adeguamenti strutturali che servono anche<br />
da richiamo per possibili acquirenti o<br />
visitatori. È evidente come una cantina di<br />
stagionatura in cui l’umidità è mantenuta<br />
attraverso giochi d’acqua adeguatamente<br />
illuminati rimanga nella memoria del visitatore<br />
più a lungo di un luogo igienicamente<br />
soddisfacente ma anonimo.<br />
È quindi importante garantire la sicurezza<br />
del consumatore, attraverso il rispetto di<br />
quanto previsto dalle norme vigenti, e contestualmente<br />
un corretto inserimento delle<br />
realtà produttive nel contesto paesaggistico.<br />
Per questo è importante avere documenti di<br />
riferimento quali possono essere i manuali<br />
di buone prassi igieniche redatti da esperti<br />
della filiera di riferimento. In <strong>Piemonte</strong> è stata<br />
pubblicata nel 2016 una “Guida di buona<br />
prassi igienica per i caseifici di azienda agricola”<br />
(1) alla cui stesura hanno partecipato<br />
molti enti regionali coinvolti nella filiera lattiero<br />
casearia dei piccoli produttori: il Consorzio<br />
Agenform di Cuneo, il Dipartimento<br />
di Prevenzione dell’ASL TO 4, l’Associazione<br />
delle Casare e dei Casari di Azienda Agricola,<br />
l’Associazione Regionale Allevatori del<br />
<strong>Piemonte</strong>, la Coldiretti <strong>Piemonte</strong>, la Confagricoltura<br />
<strong>Piemonte</strong>, la Confederazione<br />
Italiana Agricoltori <strong>Piemonte</strong>, l’Istituto<br />
Nord Ovest Qualità, il Laboratorio Chimico<br />
Camera di Commercio Torino, l’Assessorato<br />
Agricoltura della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> e<br />
i Dipartimenti di Scienze Agrarie, Forestali<br />
e Alimentari e di Scienze Veterinarie dell’Università<br />
di Torino. Questa guida contiene<br />
informazioni importanti per la sostenibilità<br />
delle valutazioni strutturali che il Dipartimento<br />
di Prevenzione è chiamato a svolgere<br />
ed è importante che tali informazioni siano<br />
prese in considerazione nell’ambito delle<br />
procedure di controllo ufficiale.<br />
Stalla a Wildenstein, CH, arch. Kury<br />
Stahelin, 2013 (fonte www.staehelinarchitekten.ch)<br />
Grande<br />
importanza<br />
rivestono i<br />
manuali di buone<br />
prassi igieniche<br />
redatti da esperti<br />
della filiera di<br />
riferimento<br />
1. “Guida di buona prassi<br />
igienica per i caseifici di<br />
azienda agricola” 2016<br />
http://www.casarecasari.it/<br />
guida-di-buona-prassi-igienica-per-i-caseifici-di-azienda-agricola-versione-2016<br />
Agricoltura 93<br />
25
INNOVAZIONE NELLE<br />
AREE RURALI EUROPEE<br />
A CONFRONTO<br />
IN PIEMONTE LA MISURA<br />
16.1 DEL PSR<br />
Paolo Aceto<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />
Direzione Agricoltura<br />
Un seminario ad<br />
Atene a maggio<br />
ha permesso un<br />
confronto molto<br />
utile tra diverse<br />
realtà europee<br />
Il 10 e 11 maggio <strong>2017</strong> si è tenuto ad Atene il<br />
seminario “Moving EIP-AGRI implementation<br />
forward” dedicato all’attuazione e alle prospettive<br />
dei Gruppi Operativi del Partenariato<br />
europeo per l’innovazione (PEI-AGRI). E’ stata<br />
l’occasione per illustrare lo stato di implementazione<br />
dei Gruppi Operativi negli Stati membri,<br />
presentare esempi significativi di Gruppi<br />
Operativi già attivati, discutere degli strumenti<br />
più efficaci che la pubblica amministrazione<br />
può mettere a disposizione per realizzare progetti<br />
efficaci e utili al mondo rurale e delle metodologie<br />
per rendere più incisiva la selezione<br />
delle proposte migliori. In <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />
che ha partecipato al seminario con un suo<br />
rappresentante, l’interesse per la tematica è<br />
molto attuale: nel 2016 è stato emanato un<br />
bando all’interno del Programma di Sviluppo<br />
Rurale sulla misura 16.1 (Gruppi operativi per<br />
l’innovazione in agricoltura) per il quale è in<br />
corso l’istruttoria delle domande di sostegno.<br />
CHE COS’È IL PEI-AGRI?<br />
PEI è l’acronimo di Partenariato Europeo<br />
per l’Innovazione (in inglese: EIP – European<br />
Innovation Partnership). In realtà, e più precisamente,<br />
il nome completo è Partenariato Europeo<br />
per l’Innovazione in materia di produttività<br />
e sostenibilità dell’agricoltura (PEI-AGRI).<br />
Fa parte delle iniziative prioritarie individuate<br />
dall’UE per stimolare la crescita e l’innovazione<br />
nell’ambito della strategia Europa 2020, colmando<br />
il divario esistente tra la pratica agricola<br />
e il mondo scientifico attraverso un approccio<br />
di cooperazione. Il PEI-AGRI ha lo scopo di<br />
incoraggiare i partner ai diversi livelli istituzionali<br />
e geografici e nei diversi settori a collaborare<br />
e sfruttare l’immenso potenziale derivante<br />
dall’unione delle loro competenze. Da<br />
un punto di vista operativo, il PEI-AGRI funge<br />
da collegamento tra la ricerca e la tecnologia<br />
più all’avanguardia da un lato e gli agricoltori,<br />
le imprese, l’industria, i servizi di consulenza<br />
e le ONG dall’altro, così da tradurre i risultati<br />
della ricerca in innovazione effettiva, trasferire<br />
più rapidamente l’innovazione nella pratica,<br />
fornire un ritorno sistematico di informazioni<br />
dagli operatori agli scienziati sui fabbisogni di<br />
ricerca, rafforzare lo scambio di conoscenze e<br />
diffondere la consapevolezza della necessità di<br />
cooperare per diffondere innovazione.<br />
I GRUPPI OPERATIVI DEL PEI<br />
I progetti di innovazione del PEI-AGRI sono<br />
attuati dai cosiddetti Gruppi Operativi (GO),<br />
partenariati di cui può far parte un ampio range<br />
di soggetti, ad esempio: agricoltori, ricercatori,<br />
consulenti, imprese, gruppi ambientalisti,<br />
associazioni di consumatori, ONG, ecc.<br />
La formazione di un GO si svolge su inizia-<br />
26<br />
Agricoltura 93
tiva dei componenti attorno a un problema<br />
pratico o una opportunità che i proponenti<br />
ritengono possa condurre a una soluzione<br />
innovativa. Il GO elabora un piano, descrivendo<br />
il progetto e i risultati attesi. Inoltre,<br />
diffonde i risultati del progetto, in particolare<br />
attraverso il PEI-AGRI.<br />
I GO sono finanziati principalmente attraverso<br />
i Programmi di Sviluppo Rurale, in particolare<br />
con la sottomisura 16.1 - “Sostegno per<br />
la costituzione, la gestione e l’operatività dei<br />
gruppi operativi del PEI in materia di produttività<br />
e sostenibilità dell’agricoltura”. Tutte le<br />
caratteristiche dei GO (requisiti dei componenti,<br />
temi e tipologie dei progetti, modalità<br />
per l’accesso ai contributi, ecc.) sono pertanto<br />
estremamente variabili, in base all’approccio<br />
dato dai singoli PSR.<br />
I SEMINARI EUROPEI<br />
Come assicurare un approccio coordinato<br />
a livello continentale al tema dell’innovazione,<br />
tema che di per sé non conosce confini<br />
amministrativi? A livello nazionale un primo<br />
elemento di coordinamento è assicurato dalla<br />
Rete Rurale Nazionale (RRN) che, nell’ambito<br />
del programma approvato dall’UE per<br />
il periodo 2014-2020, ha delle specifiche attività<br />
informative e di supporto per i GO. In<br />
secondo luogo, con sede a Bruxelles, opera la<br />
Rete del PEI-AGRI che cura, a livello europeo,<br />
un approccio comune e il raggiungimento<br />
degli obiettivi generali pur nella varietà degli<br />
impianti nazionali e regionali. Tra i vari<br />
strumenti che la Rete del PEI-AGRI utilizza a<br />
questo scopo, vi è la periodica organizzazione<br />
di seminari quali quello di Atene. In questi<br />
incontri ci si scambiano esperienze e buone<br />
pratiche, si individuano approcci e strumenti<br />
utili ad aumentare l’impatto dei progetti innovativi<br />
e il coinvolgimento degli operatori.<br />
All’interno del mondo dei PSR, programmi<br />
che hanno un ambito di applicazione locale,<br />
il PEI-AGRI rappresenta un caso unico<br />
di approccio coordinato a livello europeo,<br />
che appare tanto più interessante in quanto<br />
operante “dal basso”, attraverso un’attività<br />
di confronto, scambio e dialogo che coinvol-<br />
Il tema<br />
dell’innovazione è<br />
un raro esempio<br />
di coordinamento<br />
a livello<br />
internazionale:<br />
i PSR sono diversi,<br />
si cerca un<br />
approccio comune<br />
Grafico 1<br />
Numero di GO attesi per<br />
Stato membro.<br />
* somma dei GO previsti<br />
nei singoli PSR regionali.<br />
(Fonte: Commissione<br />
Europea; PEI-AGRI;<br />
dati aggiornati a<br />
settembre <strong>2017</strong>)<br />
Agricoltura 93<br />
27
Grafico 2<br />
Distribuzione delle<br />
tematiche dei GO.<br />
Elaborazione dati del<br />
PEI-AGRI a ottobre 2016<br />
su un primo gruppo di<br />
231 GO attivati in 7<br />
Stati membri<br />
ge, informalmente, tutti i soggetti interessati<br />
(autorità di gestione, pagamento e controllo,<br />
protagonisti dei progetti di innovazione quali<br />
agricoltori, scienziati, consulenti, ecc.)<br />
27 stati membri UE e 98 PSR (su 112) hanno<br />
previsto misure di finanziamento per i GO.<br />
Sono previsti, complessivamente, 3200 GO in<br />
tutta Europa, di qui al 2020 (Grafico 1).<br />
I dati presentati durante il seminario, relativi<br />
a un primo gruppo di 231 GO attivati in<br />
7 Stati membri (Austria, Belgio, Germania,<br />
Spagna, Francia, Gran Bretagna) individuano<br />
le seguenti tematiche come le più frequenti:<br />
protezione delle colture (12% dei GO attivati),<br />
agricoltura di precisione (11%), agro-ambiente<br />
(9%), nuove filiere/marketing (8%), agricoltura<br />
biologica (8%) (Grafico 2).<br />
IL SEMINARIO DI ATENE<br />
Al seminario hanno partecipato 121 persone<br />
provenienti da 26 diverse nazioni europee.<br />
A parte la nazione ospitante, la Grecia,<br />
i contingenti più numerosi erano quelli di<br />
Italia e Germania. Nel corso dell’intero seminario<br />
si sono succedute 14 presentazioni<br />
di 10 Paesi differenti, equamente divise tra:<br />
• esempi di GO già operanti (8 casi da<br />
Germania, Belgio, Francia, Italia, Spagna,<br />
Svezia)<br />
• illustrazione di come differenti autorità<br />
di gestione nazionali e regionali hanno<br />
implementato il PEI-AGRI (6 casi: Irlanda,<br />
Romania, Svezia, Ungheria, Catalogna,<br />
Fiandre).<br />
• Il seminario ha previsto anche 4 sessioni<br />
interattive, in cui tutti i partecipanti,<br />
rappresentassero essi autorità di gestione,<br />
pagamento, controllo, GO, ecc., divisi<br />
in gruppi ristretti, hanno discusso liberamente<br />
attorno ad alcune tematiche<br />
ritenute le più importanti per un confronto<br />
tra i portatori di interesse in questo<br />
stadio di attuazione del PEI-AGRI:<br />
• moduli di domanda e accordi di partenariato<br />
• processo di selezione: quali sono i criteri<br />
di selezione che aiutano a scegliere le proposte<br />
migliori? Come soddisfare le esigenze<br />
di agricoltori e forestali e ottenere<br />
un corretto bilanciamento delle competenze<br />
necessarie a realizzare l’innovazione<br />
progettuale?<br />
• bandi per i GO: bandi aperti o su temi<br />
prefissati? Quali buone pratiche per far sì<br />
che i bandi permettano di acquisire idee<br />
innovative e raggiungano i partner giusti<br />
al momento giusto?<br />
• semplificazione: c’è spazio per una<br />
semplificazione delle procedure e/o<br />
della modulistica?<br />
CHE COSA È EMERSO<br />
Di seguito un riassunto delle principali buone<br />
pratiche per l’implementazione dei GO individuate<br />
al termine del seminario:<br />
28<br />
Agricoltura 93
• supporto, da parte dell’autorità di gestione,<br />
relativo all’intero “ciclo di vita” del<br />
progetto, a tutte le attività per la creazione<br />
e l’implementazione del progetto,<br />
ad es.: elaborazione della proposta, supporto<br />
alla compilazione della domanda e<br />
dell’accordo di partenariato, ecc. Interessante,<br />
da questo punto di vista è l’approccio<br />
ungherese;<br />
• proposta progettuale preliminare (step/<br />
Azione 1) che contenga le seguenti informazioni:<br />
−−<br />
nome del Capofila (colui che presenta<br />
la domanda in nome e per conto di<br />
tutto il gruppo;<br />
−−<br />
quali sono le competenze di ciascuno<br />
dei partecipanti;<br />
−−<br />
dettagli su altre fonti di finanziamento<br />
al fine di evitare un doppio finanziamento;<br />
−−<br />
una sintesi su quali sono le criticità affrontate,<br />
quali gli obiettivi del progetto,<br />
quale approccio è proposto;<br />
−−<br />
i benefici che potenzialmente possono<br />
derivare dal progetto;<br />
−−<br />
quadro chiaro degli impegni del gruppo<br />
relativi alla futura cooperazione per<br />
l’attuazione del progetto definitivo;<br />
• nel progetto preliminare non serve il dettaglio<br />
dei costi, che sarà allegato al progetto<br />
definitivo, ma è opportuno riportare<br />
un’indicazione di massima, l’ordine di<br />
grandezza;<br />
• una guida alla compilazione della modulistica<br />
dettagliata, contenente anche informazioni<br />
sui criteri di selezione e il peso di<br />
ciascuno di essi e informazioni sull’intero<br />
percorso dalla presentazione dell’idea alla<br />
realizzazione del progetto definitivo;<br />
• il progetto definitivo (step/Azione 2)<br />
contenente:<br />
−−<br />
obiettivi, piano di lavoro e attività descritti<br />
con il maggior dettaglio possibile;<br />
−−<br />
sintesi per gli operatori del settore da<br />
pubblicare sul sito web del PEI-AGRI,<br />
con un buon livello di comunicazione e<br />
informazione, ritenuto un punto chiave<br />
sin dall’inizio e a livello europeo;<br />
−−<br />
il contributo e il valore aggiunto che<br />
ciascun partner apporta al GO (aspetto<br />
chiave: esiste la complementarietà delle<br />
conoscenze all’interno del GO?);<br />
Come si possono<br />
conciliare i progetti<br />
di ricerca finanziati<br />
da Horizon 2020<br />
con l’innovazione<br />
sostenuta dal PSR<br />
Agricoltura 93<br />
29
−−<br />
evidenziare esplicitamente, al fine di<br />
evitare la ripetizione di attività simili<br />
effettuate da altre istituzioni o fonti di<br />
finanziamento:<br />
»»<br />
la complementarità con iniziative<br />
esistenti;<br />
»»<br />
le conoscenze già disponibili presso<br />
organismi di ricerca, stazioni<br />
sperimentali, ecc.;<br />
−−<br />
una sezione dettagliata sulla comunicazione<br />
e i diversi modi per disseminare<br />
i risultati, a breve e lungo termine;<br />
• accordo di partenariato che contenga:<br />
−−<br />
un chiaro accordo di collaborazione<br />
(non è necessario creare un nuovo<br />
soggetto con personalità giuridica);<br />
−−<br />
indicazioni sulla consultazione regolare<br />
tra i partner e modalità di report<br />
periodiche;<br />
−−<br />
modalità di risoluzione interna di<br />
eventuali conflitti (altrimenti, possibilità<br />
di interruzione del finanziamento);<br />
−−<br />
procedure per la sostituzione di un<br />
partner;<br />
−−<br />
impegno esplicito di tutti al rispetto<br />
delle scadenze e degli obiettivi progettuali;<br />
−−<br />
dettaglio finanziario, su ruoli e responsabilità;<br />
−−<br />
regole chiare sui tempi per trasferire il<br />
contributo dal Capofila agli altri partner;<br />
−−<br />
impegni chiari alla disseminazione<br />
dei risultati;<br />
• far dialogare il mondo della ricerca<br />
e quello della consulenza al fine di<br />
fare emergere idee innovative (ad<br />
es.: concetto dell’Innovation Hub del<br />
Galles);<br />
• strumenti per accompagnare gli agricoltori:<br />
sia per far emergere idee innovative,<br />
sia per ricercare partner<br />
• set di criteri di valutazione completo, che<br />
tenga conto di:<br />
−−<br />
utilità dei risultati per le imprese agricole/forestali;<br />
−−<br />
complementarietà delle competenze<br />
del partner;<br />
−−<br />
disseminazione dei risultati;<br />
• individuazione delle modalità più idonee<br />
per il coinvolgimento diretto degli<br />
imprenditori agricoli e forestali nella valutazione<br />
delle proposte progettuali, che<br />
non può essere unicamente demandata a<br />
ricercatori o consulenti.<br />
PEI-AGRI E HORIZON 2020<br />
Il PSR non finanzia la ricerca scientifica<br />
di per sè: i GO lavorano per tradurre nuove<br />
idee già esistenti in pratiche adottate<br />
concretamente da imprese, agricoltori,<br />
associazioni, ONG, ecc. nella loro attività<br />
ordinaria per migliorare la competitività,<br />
l’impatto ambientale, le ricadute sociali e<br />
così via. Tuttavia, il PEI-AGRI vuole anche<br />
essere un luogo di contatto e sinergia tra<br />
l’innovazione finanziata dal PSR e la ricerca<br />
scientifica finanziata dal programma<br />
europeo Horizon 2020.<br />
In particolare, in Horizon 2020 esistono i<br />
progetti Multi-actor approach (Approccio a<br />
più attori) e le Thematic networks (Reti tematiche)<br />
in cui il coinvolgimento dei GO è<br />
fortemente raccomandato già nella fase di<br />
selezione iniziale. A oggi, ad esempio, vi sono<br />
34 Thematic networks bottom-up (17 relative<br />
a specifici settori, 17 su temi trasversali) a cui<br />
GO già attivati o potenziali potrebbero rivolgere<br />
la propria attenzione.<br />
Il collegamento con il mondo della ricerca, a<br />
giudizio di chi scrive, è uno degli elementi su<br />
cui più c’è da lavorare. Da un lato, come è risultato<br />
evidente anche dalle presentazioni dei<br />
GO della due giorni ateniese, vi è la naturale<br />
tendenza del mondo scientifico a “monopolizzare”<br />
questo tipo di progettualità, piegando<br />
i progetti più verso la ricerca sperimentale<br />
che verso l’innovazione vera e propria. E per<br />
quanto si tratti di confini sfumati o non sempre<br />
immediatamente evidenti, tutto ciò tende<br />
a depotenziare le ricadute concrete per gli<br />
agricoltori e per gli operatori delle aree rurali<br />
30<br />
Agricoltura 93
a favore di un approccio più teorico o comunque<br />
lontano da una immediata applicabilità.<br />
D’altro canto - anche per via della complessità<br />
burocratica e procedurale dei rispettivi<br />
strumenti - l’introduzione di GO all’interno<br />
di progetti di ricerca Horizon 2020 o, viceversa,<br />
lo sviluppo di azioni innovative derivanti<br />
da attività finanziate con Horizon 2020 nei<br />
progetti finanziati con la sottomisura 16.1 del<br />
PSR, rimane a tutt’oggi un elemento poco<br />
sviluppato e su cui in prospettiva si potrebbe<br />
intervenire in maniera più incisiva.<br />
IL BANDO PSR DELLA REGIONE PIEMONTE<br />
A luglio 2016 la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> ha emanato il primo bando sui Gruppi Operativi del PEI<br />
all’interno dell’operazione 16.1.1 del PSR 2014-2020, bando che si è concluso a <strong>dicembre</strong><br />
dello stesso anno. L’intervento è strutturato in due step: nell’Azione 1 i gruppi proponenti<br />
presentano un’idea preliminare; solo chi viene ammesso a finanziamento in tale Azione<br />
lavora per scrivere il progetto definitivo e costituire il GO definitivo (eventualmente anche<br />
aggregando nuovi partecipanti) che dovrà essere presentato all’interno di un secondo step di<br />
valutazione, l’Azione 2. Solo se ammesso a finanziamento nell’Azione 2 il GO può realizzare<br />
il suo progetto.<br />
Il bando ha avuto un successo decisamente superiore alle attese: 124 domande presentate<br />
(poi ridotte, al termine della prima fase di istruttoria formale, a 89), su tutte le focus area del<br />
PSR piemontese. Le focus area più frequenti sono quelle relative sull’integrazione di filiera<br />
(più di 1 terzo delle proposte), alla migliore gestione delle risorse idriche, dei fertilizzanti e dei<br />
pesticidi (tra il 20 e il 25% delle domande presentate) e al miglioramento delle prestazioni<br />
economiche e all’uso efficiente delle risorse (1 progetto su 6).<br />
Attualmente, l’istruttoria per l’ammissione a finanziamento delle domande sull’Azione 1 è<br />
ancora in corso: le 89 domande che hanno superato l’esame di ammissibilità sono nella fase<br />
di valutazione di merito.<br />
In <strong>Piemonte</strong><br />
si stanno<br />
valutando<br />
i progetti<br />
presentati sulla<br />
misura 16.1<br />
che ha avuto<br />
un successo<br />
superiore alle<br />
aspettative<br />
Per maggiori informazioni:<br />
www.regione.piemonte.it/agri/psr2014_20/misure_interventi/M16.htm<br />
PER APPROFONDIRE<br />
- Tutta la documentazione del seminario è scaricabile al seguente indirizzo web:<br />
https://ec.europa.eu/eip/agriculture/event/eip-agri-seminar-moving-eip-agri-implementation<br />
- La Rete Rurale Nazionale dispone di un proprio programma approvato dall’Unione Europea<br />
e con un propria dotazione di risorse finanziarie. Tra le attività programmate ve ne sono di<br />
specifiche per promuovere l’innovazione, attraverso l’informazione dei potenziali partners, il<br />
supporto alla impostazione giuridico-organizzativa dei gruppi operativi e la collaborazione<br />
con il mondo della ricerca :<br />
http://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/17032<br />
- PEI-AGRI: https://ec.europa.eu/eip/agriculture/en<br />
- Rete Rurale Nazionale: www.reterurale.it/innovazione<br />
- Horizon 2020: https://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/<br />
Agricoltura 93<br />
31
Attività sociale presso l’orto della Quinta do Pisão (Portogallo)<br />
MODELLI DI<br />
AGRICOLTURA<br />
SOCIALE<br />
IN EUROPA<br />
LE ESPERIENZE DI<br />
PORTOGALLO E IRLANDA<br />
Patrizia Borsotto<br />
Michela Ascani<br />
CREA, Consiglio per la<br />
ricerca in agricoltura e<br />
l’analisi dell’economia<br />
agraria, Centro di ricerca<br />
Politiche e Bio-economia<br />
Alla fine del secolo scorso è cresciuta nella<br />
società europea la consapevolezza del<br />
ruolo multifunzionale dell’agricoltura: oltre<br />
alle finalità produttive ne sono state riconosciute<br />
altre quali la tutela ambientale, la<br />
conservazione del paesaggio, la gestione delle<br />
risorse primarie (acqua, suolo e aria) e la<br />
dimensione turistico-ricreativa, e sono state<br />
individuate esternalità positive di carattere<br />
ambientale, sociale e culturale. In Europa<br />
ciò ha portato a sviluppare esperienze innovative<br />
volte a promuovere diverse forme di<br />
assistenza e inclusione sociale, solidarietà<br />
e cura. Si è pertanto cominciato a utilizzare<br />
il termine agricoltura sociale (social/care<br />
farming e/o green care) per descrivere quelle<br />
pratiche agricole mirate a sostenere il recupero<br />
socioriabilitativo, l’inserimento lavorativo<br />
di persone svantaggiate (es. persone<br />
con disabilità psicofisiche, detenuti, tossico<br />
dipendenti, minori, emigrati), l’educazione<br />
ed i servizi per la vita quotidiana.<br />
In tutta Europa esiste un ampio e ricco patrimonio<br />
di realtà agricole attive su tematiche<br />
sociali; l’approccio utilizzato è differente<br />
nelle diverse aree geografiche anche in funzione<br />
delle tradizioni e della cultura locale.<br />
Nell’ambito dell’attività della Rete Rurale<br />
Nazionale 2014-2020 sono state organizzate<br />
una serie di visite di studio - study visit volte<br />
a conoscere realtà differenti allo scopo di<br />
creare una rete di scambi e, in una più ampia<br />
strategia, rafforzare la conoscenza dell’agricoltura<br />
sociale presso imprenditori e funzionari<br />
pubblici.<br />
In particolare si riferisce qui di due esperienze,<br />
la prima avvenuta in Portogallo nel<br />
mese di novembre 2016 e rivolta agli operatori<br />
del settore (imprenditori agricoli, operatori<br />
sociali) e la seconda realizzata nel mese<br />
di settembre <strong>2017</strong> in Irlanda e Irlanda del<br />
Nord e rivolta a dipendenti pubblici, con l’obiettivo<br />
di diffondere le conoscenze dell’agricoltura<br />
sociale e le informazioni inerenti<br />
32<br />
Agricoltura 93
il supporto allo sviluppo di pratiche e servizi<br />
di agricoltura sociale presso imprenditori e<br />
funzionari.<br />
PORTOGALLO:<br />
I PROGETTI PARTONO<br />
DAL TERZO SETTORE<br />
L’agricoltura sociale in Portogallo, a differenza<br />
di quanto accade in Italia, sviluppa il<br />
suo percorso a partire dal sociale e pertanto<br />
è esercitata principalmente dal terzo settore,<br />
dalle organizzazioni no-profit, come le cooperative<br />
sociali o comunità terapeutiche di<br />
lavoro che si rivolgono soprattutto a persone<br />
con disabilità e malattie mentali. Generalmente<br />
si tratta di realtà che hanno lo status<br />
di Istituzione Privata di Solidarietà Sociale<br />
(IPSS ) ma sono presenti anche casi in cui<br />
l’istituzione pubblica si è fatta promotrice<br />
dell’iniziativa: si può citare il Progetto Horta<br />
Solidaria che riguarda 12 istituti carcerari<br />
che hanno al loro interno degli orti per la<br />
produzione di alimenti, e il reinserimento<br />
sociale dei detenuti attraverso la formazione<br />
e la socializzazione al lavoro o le attività di<br />
agricoltura svolte all’interno degli ospedali<br />
(es. Ospedale Psychiatric di Lisbona).<br />
Il tema che ha accomunato le visite è quello<br />
dell’agricoltura sociale come servizio<br />
per le comunità locali. Infatti nel caso del<br />
Portogallo si considera l’agricoltura come<br />
strumento utile ai fini terapeutici, educativi<br />
e di benessere psico-fisico che trae le sue<br />
origini dall’agricoltura contadina e dalla<br />
propensione all’assistenza reciproca diffusa<br />
nelle aree rurali.<br />
Il percorso ha preso avvio con la visita della<br />
Quinta da Várzea (Setubal 1 ), un’azienda agricola<br />
di 24 ettari destinati alla coltivazione di<br />
orticole, piante da frutta e piante aromatiche<br />
e all’allevamento di ovini e animali di bassa<br />
corte, di proprietà del Ministero della Giustizia,<br />
che ospita una trentina di detenuti in regime<br />
di semi-libertà. I prodotti agricoli sono<br />
destinati all’autoconsumo e alla vendita diretta<br />
presso un punto vendita aperto al pubblico,<br />
situato all’interno dell’azienda stessa<br />
che permette ai detenuti di mantenere un<br />
contatto con l’esterno. I detenuti/lavoratori<br />
percepiscono una paga simbolica; acquisiscono<br />
una professionalità (molti non si erano<br />
mai avvicinati a questo genere di attività)<br />
e ricreano abitudini lavorative che facilitano<br />
il reinserimento nella società.<br />
La seconda visita ha riguardato l’esperienza<br />
all’interno della Escola Profissional Agrícola<br />
di Odivelas, un centro di ippoterapia che fornisce<br />
un servizio – realizzato nell’ambito del<br />
sistema di istruzione pubblica - indirizzato a<br />
bambini e giovani con bisogni speciali, con<br />
particolare attenzione agli studenti con disturbi<br />
dello spettro autistico e con disabilità<br />
multiple.<br />
La Quinta do Pisão è invece una realtà<br />
agro-silvo-pastorale nel Parco Naturale<br />
di Sintra-Cascais che su una superficie di<br />
quasi 60 ettari alleva pecore, asini e cavalli<br />
allo stato brado, presenta un orto, un frutteto<br />
biologico e la coltivazione di lavanda.<br />
In particolare la gestione dell’orto è affidata<br />
a lavoratori sociali, disoccupati di lunga<br />
durata, che grazie a questa opportunità ricominciano<br />
un percorso lavorativo che permette<br />
loro di riscattarsi e rimettersi in gioco.<br />
Interessante anche l’esperienza di “pick you<br />
own crop” che prevede la scelta e la raccolta<br />
in campo del prodotto da parte del consumatore<br />
che può contemporaneamente confrontarsi<br />
con i lavoratori e dar loro un ritorno<br />
importante in termini di partecipazione al<br />
processo.<br />
La study visit si è conclusa con il caso di<br />
una cooperativa di solidarietà CERCICA 2 che<br />
promuove la qualità della vita e l’inclusione<br />
Da alcuni anni<br />
è cresciuta<br />
in Europa<br />
l’attenzione alla<br />
multifunzionalità<br />
dell’agricoltura,<br />
come forma<br />
di inclusione,<br />
recupero e<br />
integrazione<br />
1<br />
Si tratta di una zona alla periferia di Lisbona<br />
caratterizzata da un elevato grado di<br />
delinquenza e alto livello di disoccupazione.<br />
2<br />
Cooperativa para a Educação e Reabilitação de<br />
Cidadãos Inadaptados de Cascais.<br />
Attività di taleaggio svolta presso<br />
la CERCICA<br />
Agricoltura 93<br />
33
Il meeting presso la sede del<br />
Social Farming Support Service<br />
Northern Ireland (SFSF-NI)<br />
Rural Support<br />
Le esperienze<br />
di Portogallo<br />
e Irlanda sono<br />
emblematiche<br />
per lo sviluppo<br />
di agricoltura<br />
sociale, stimolata<br />
in un caso dal<br />
Terzo settore,<br />
nell’altro dal<br />
sostegno<br />
pubblico<br />
sociale di persone con disabilità mentali, in<br />
un contesto di eccellenza professionale e<br />
sostenibilità, in collaborazione con i familiari,<br />
i soggetti pubblici, gli imprenditori e<br />
altri soggetti interessati. A fianco all’attività<br />
agricola, che consiste in coltivazione orticola<br />
in pieno campo e in serra sia con tecniche<br />
di coltivazione convenzionali sia biologiche,<br />
sono presenti le attività di manutenzione<br />
del verde pubblico gestite dalla CerJardin.<br />
A seconda del tipo di disabilità il soggetto è<br />
inserito nell’uno e nell’altro percorso; questo<br />
tipo di attività permette di mantenere o sviluppare<br />
capacità sociali e professionali nonché<br />
incentivare l’autonomia: in particolare<br />
l’attività di vivaismo si riflette sulle capacità<br />
di concentrazione, di comunicazione e di interazione.<br />
IRLANDA:<br />
IL SOSTEGNO PUBBLICO<br />
La study visit in Irlanda è stata rivolta specificamente<br />
a dipendenti pubblici o collaboratori<br />
di assessorati regionali, agenzie ed enti<br />
di sviluppo agricolo, servizi socio-sanitari<br />
territoriali e/o regionali e altri enti interessati<br />
a sviluppare e potenziare attività di supporto<br />
all’agricoltura sociale nel proprio contesto<br />
operativo, al fine di permettere e favorire il<br />
confronto tra i diversi ambiti disciplinari che<br />
caratterizzano la materia.<br />
La scelta dell’esperienza irlandese è stata<br />
determinata dalle peculiarità del modello<br />
di supporto all’agricoltura sociale che si è<br />
sviluppato in quella realtà. Lo sviluppo delle<br />
esperienze di agricoltura sociale è infatti<br />
supportato da soggetti strutturati e finanziati<br />
dai rispettivi Ministeri dell’Agricoltura.<br />
Si tratta di un modello “top down”, in cui<br />
lo stimolo allo sviluppo dell’agricoltura sociale<br />
è partito dall’alto, in particolare da un<br />
progetto europeo (INTERREG IVA), Social<br />
Farming Across Borders (SoFAB), che ha interessato<br />
le aree amministrative dell’Irlanda<br />
del Nord e quelle di confine dell’Irlanda tra<br />
il 2011 e il 2014. Il progetto, i cui partner erano<br />
University College di Dublino (Irlanda),<br />
capofila, il Queen’s University di Belfast (Irlanda<br />
del Nord), Leitrim Development Company<br />
(Irlanda), ha coinvolto 20 aziende agricole<br />
pilota in attività di agricoltura sociale,<br />
con la collaborazione di esperti indipendenti<br />
di Regno Unito, Scozia e Irlanda e rappresentanti<br />
dei servizi sanitari con esperienza<br />
in social and care farming. L’obiettivo è stato<br />
quello di creare una rete interdisciplinare e<br />
interterritoriale finalizzata ad incrementare<br />
l’agricoltura sociale nell’area e ad erogare<br />
agli agricoltori una serie di servizi informativi,<br />
di supporto e formativi finalizzati ad accrescerne<br />
le competenze in materia.<br />
L’interesse per l’agricoltura sociale è nato,<br />
in un contesto di bassa densità abitativa e<br />
di declino del reddito nelle aziende agricole,<br />
dalla necessità di lavorare sulla diversificazione,<br />
in un’ottica di multifunzionalità e di<br />
creazione di reddito per le imprese, e creare<br />
nello stesso tempo ricadute positive in termini<br />
di inclusione sociale sulle comunità rurali.<br />
L’obiettivo di progetto è stato centrato<br />
in pieno, e il nucleo originario di social farms<br />
(aziende che praticano agricoltura sociale)<br />
si è allargato, fino ad un numero di circa 50<br />
unità nell’intera isola e di 80/90 agricoltori<br />
che sono stati già destinatari di formazione<br />
specifica.<br />
Attualmente, grazie al finanziamento<br />
pubblico, esistono due soggetti denominati<br />
Social Farming Support Offices (Uffici di<br />
supporto per l’agricoltura sociale) che, cooperando<br />
tra loro, forniscono supporto gratuito<br />
alle social farms già esistenti, agli agri-<br />
34<br />
Agricoltura 93
coltori che intendano avviare l’attività, ai<br />
beneficiari dei servizi di e alla popolazione<br />
per la diffusione di conoscenza sul tema. Si<br />
tratta del Social Farming Support Office della<br />
Leitrim Development Company (Irlanda),<br />
situato a Drumshanbo, contea di Leitrim, e<br />
del Social Farming Support Service (Irlanda<br />
del Nord) finanziato dal Dipartimento di<br />
Agricoltura e Sviluppo Rurale nord irlandese,<br />
a Cookstown, che eroga il servizio attraverso<br />
l’organizzazione benefica (charity)<br />
Rural Support. Obiettivo e impegno degli<br />
uffici di supporto è attualmente l’ampliamento<br />
da parte delle imprese agricole dei<br />
destinatari del servizio, coinvolgendo anziani,<br />
ex detenuti, persone con dipendenze<br />
e altre tipologie di soggetti, in un’ottica di<br />
raccordo tra domanda e offerta.<br />
I 15 partecipanti all’iniziativa della Rete<br />
Rurale Nazionale, selezionati da un’apposita<br />
Commissione, provenivano prevalentemente<br />
da Assessorati regionali all’Agricoltura<br />
(10); di questi, molti erano responsabili di<br />
misure dei Programmi di Sviluppo Rurale<br />
(PSR) riguardanti l’agricoltura sociale (7).<br />
Erano presenti anche una rappresentante di<br />
un Assessorato alla Salute e al Sociale, una<br />
di un Assessorato alla Sanità, due di Aziende<br />
Sanitarie e uno di un Centro di salute mentale.<br />
Per il CREA erano presenti 4 ricercatori<br />
che si occupano di agricoltura sociale. Lo<br />
scambio all’interno del gruppo tra ambiti<br />
professionali e punti di vista diversi è stato<br />
estremamente proficuo.<br />
UNA VISITA ITINERANTE<br />
La visita si è svolta in forma itinerante,<br />
inizialmente in Irlanda e poi in Irlanda del<br />
Nord, e ha offerto ai partecipanti l’opportunità<br />
di venire in contatto sia con social<br />
farms (aziende che praticano agricoltura<br />
sociale), in cui il servizio erogato ha come<br />
principali destinatari soggetti con problemi<br />
di apprendimento, disabilità mentale e<br />
disoccupati di lunga durata, sia con i soggetti<br />
che offrono supporto alle imprese.<br />
In 3 giornate si sono svolti incontri con: i<br />
rappresentanti del Social Farming Support<br />
Office e della Leitrim Development Company,<br />
in Irlanda; i rappresentanti del Social<br />
Farming Support Service Northern Ireland –<br />
Rural Support; 4 aziende situate in Irlanda<br />
e in Irlanda del Nord.<br />
Il primo incontro si è svolto presso il Social<br />
Farming Support Office irlandese. L’ufficio<br />
è, sia fisicamente, che funzionalmente,<br />
all’interno della Leitrim Development<br />
Company, una realtà di sviluppo locale di<br />
tipo partecipativo (community led local development<br />
company - CLLD), che fornisce<br />
una serie di servizi attraverso programmi<br />
di sviluppo rurale, economico e sociale.<br />
Destinatari del supporto (assistenza tecnica,<br />
aiuti sotto forma di contributi in conto<br />
capitale, consulenza, mentoring, informazione<br />
e formazione e iniziative di sviluppo)<br />
sono comunità, individui e imprese. Lo<br />
staff del Social Farming Support Office ha<br />
illustrato il percorso che ha portato nel 2015<br />
alla creazione dell’ufficio da parte della<br />
Leitrim Development Company, con l’assistenza<br />
del Department of Agriculture Food<br />
& the Marine irlandese (Dipartimento per<br />
l’Agricoltura, l’alimentazione e la pesca),<br />
per dare seguito al lavoro altamente positivo<br />
sviluppato attraverso il progetto SoFAB.<br />
L’ufficio fornisce supporto gratuito allo<br />
sviluppo dell’agricoltura sociale in Irlanda.<br />
Tale supporto, finanziato dal Department of<br />
Agriculture, è stato confermato e rafforzato<br />
anche per il periodo successivo al <strong>2017</strong>. L’ufficio<br />
svolge consulenza a livello nazionale<br />
agli agricoltori/familiari che intendono avviare<br />
attività di agricoltura sociale, attraverso<br />
informazione e formazione, messa in rete<br />
con vari soggetti fornitori di servizi per il<br />
Visita alla Annagh Social Farm<br />
(Aghalane)<br />
La Rete Rurale<br />
Nazionale ha<br />
organizzato<br />
visite di studio<br />
in Europa per<br />
favorire lo<br />
scambio di<br />
conoscenze<br />
e il confronto<br />
con modelli più<br />
sviluppati<br />
Agricoltura 93<br />
35
Centro di ippoterapia:<br />
attività e ricovero animali<br />
Escola Profissional Agricola (Odivelas)<br />
Quinta da Várzea<br />
(Sintra-Cascais)<br />
collocamento dei destinatari delle attività di<br />
agricoltura sociale nelle aziende, assistenza<br />
ai fruitori del servizio e alle loro famiglie, in<br />
particolare nel facilitare la comprensione del<br />
potenziale di tali servizi. Per il pubblico più<br />
ampio, è inoltre attivo facendo sensibilizzazione<br />
dell’opinione pubblica riguardo all’agricoltura<br />
sociale attraverso eventi, media<br />
tradizionali e social media, collegamento<br />
con iniziative esistenti e nuovi progetti e accrescimento<br />
della conoscenza sul territorio<br />
irlandese dell’esperienza e delle pratiche di<br />
agricoltura sociale. Nell’anno in corso, l’attività<br />
sta seguendo due filoni principali: lo<br />
sviluppo di una rete nazionale irlandese di<br />
agricoltura sociale formata da tutti i portatori<br />
di interesse; l’analisi di buone pratiche di<br />
AS, in collaborazione con University College<br />
di Dublino.<br />
GLI INCONTRI CON LE<br />
REALTÀ ISTITUZIONALI<br />
L’incontro con il Social Farming Support<br />
Service Northern Ireland (SFSF-NI) – Rural<br />
Support nord irlandese ha visto la presenza,<br />
oltre che dello staff, di rappresentanti<br />
del Dipartimento Agricoltura, Ambiente e<br />
Sviluppo Rurale dell’Irlanda del Nord. Fondata<br />
nel 2002, l’organizzazione non profit<br />
Rural Support fornisce supporto in Irlanda<br />
del Nord agli agricoltori, alle loro famiglie e<br />
alla popolazione rurale. Un team composto<br />
da staff, volontari e mentori, tutti con un<br />
background rurale, è a disposizione per fornire<br />
assistenza su un’ampia gamma di temi<br />
attraverso una Helpline (linea di ascolto e<br />
aiuto) e un Farm Business Support Service<br />
(Servizio di supporto per attività di agricoltura<br />
sociale). Dal 2015, il Social Farming<br />
Support Service per l’Irlanda del Nord è coordinato<br />
dall’organizzazione benefica Rural<br />
Support. Il Social Farming Support Service<br />
è finanziato dal Dipartimento Agricoltura,<br />
Ambiente e Sviluppo Rurale dell’Irlanda del<br />
Nord attraverso lo schema “Tackling Rural<br />
Poverty and Social Isolation – TPRSI” - “Contrasto<br />
alla povertà rurale e all’isolamento<br />
sociale”. Scopo del Servizio è la promozione<br />
dell’agricoltura sociale e il supporto<br />
alle realtà esistenti. Obiettivi chiave sono<br />
inoltre: lo sviluppo della rete di fornitori e<br />
utilizzatori dei servizi di agricoltura sociale<br />
e la creazione di opportunità da essa derivanti;<br />
la promozione di buone pratiche nella<br />
fornitura dei servizi; la cooperazione con il<br />
Social Farming Support Office in Irlanda e i<br />
portatori di interesse, al fine di sensibilizza-<br />
36<br />
Agricoltura 93
e le comunità rurali e le agenzie di servizio<br />
sul tema e sul suo sviluppo. Un importante<br />
focus è sullo sviluppo di modelli di finanziamento<br />
sostenibili e modelli di riferimento<br />
per l’agricoltura sociale, che siano<br />
in grado di incrementare il numero sia delle<br />
aziende agricole fornitrici di servizi, che dei<br />
destinatari degli stessi. Tre delle 4 aziende<br />
visitate, 2 irlandesi e 2 nordirlandesi, tutte<br />
zootecniche, hanno come destinatari delle<br />
attività di agricoltura sociale soggetti<br />
con disabilità mentale e intellettiva, in un<br />
caso disoccupati di lungo periodo. Le due<br />
aziende social farms irlandesi sono in regime<br />
di produzione biologica. La prima realtà<br />
visitata, Mount Allen Farm, a Drumshanbo,<br />
azienda bio con allevamento di bovini e orticoltura,<br />
comprende e tutela vari habitat,<br />
tra cui zone umide e una torbiera, e offre<br />
percorsi e workshop focalizzati sull’ecologia,<br />
la biodiversità e la storia locali, la gestione<br />
aziendale. Lough Aedín Social Farm,<br />
a Gortlettragh, anch’essa biologica, accanto<br />
all’allevamento di bovini, equini, avicoli,<br />
comprende la gestione del bosco, frutticultura<br />
e orticoltura in serra. Annagh Social<br />
Farm, ad Aghalane, è un’azienda con produzioni<br />
ortofrutticole, trasformazione, allevamento<br />
di bovini e avicoli, gestione del bosco<br />
e delle aree umide, conservazione della<br />
fauna selvatica. Infine Gortilea Social Farm,<br />
a Claudy, con allevamento di ovini e bovini,<br />
orticoltura, gestione e cura del paesaggio,<br />
offre ai partecipanti alle sue attività un<br />
servizio di ippoterapia, in convenzione con<br />
le strutture sanitarie locali. L’aspetto più<br />
interessante della visita di studio irlandese<br />
è stato il confronto con un modello molto<br />
diverso da quello italiano, in cui il processo<br />
di sviluppo dell’agricoltura sociale è partito<br />
dalle realtà operative ed è stato successivamente<br />
accompagnato dalle istituzioni.<br />
Ulteriore peculiarità del modello che si sta<br />
sviluppando in Irlanda e Irlanda del Nord<br />
è il supporto pubblico, fornito attraverso<br />
soggetti incaricati e finanziati dal pubblico<br />
stesso, alle aziende social farms esistenti e a<br />
quelle in via di costituzione, nella consapevolezza<br />
da parte delle istituzioni del ruolo<br />
che l’agricoltura sociale può avere per il benessere<br />
sociale delle comunità rurali.<br />
IL BANDO SULL’AGRICOLTURA<br />
SOCIALE IN PIEMONTE<br />
La <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2020,<br />
attiverà nelle prossime settimane un bando sulla misura 16.9.1 “Progetti di agricoltura<br />
sociale”, che si colloca all’interno della misura 16 Cooperazione.<br />
Il bando ha un budget complessivo di 900.000 euro e prevede due ambiti di intervento:<br />
- prestazioni e attività a servizio delle comunità locali nelle aree rurali per realizzare<br />
azioni volte allo sviluppo di abilità e capacità, di inclusione sociale e lavorativa, di<br />
ricreazione e di servizi utili per la vita quotidiana;<br />
- interventi di supporto a terapie psicologiche e riabilitative di supporto sanitario<br />
(ad es. pet therapy).<br />
I beneficiari del bando sono gruppi di cooperazione costituiti da almeno due soggetti. Il<br />
gruppo di cooperazione dovrà contenere, al suo interno almeno un’impresa agricola e un<br />
ente gestore dei servizi socio-assistenziali o un ente pubblico competente per territorio. Inoltre,<br />
possono far parte del gruppo di cooperazione, i soggetti che, ai sensi della normativa<br />
vigente, possono svolgere attività di agricoltura sociale (quali ad es.: cooperative e imprese<br />
sociali, associazioni di promozione sociale, ONLUS, organizzazioni di volontariato e fondazioni<br />
attive nella progettazione e nella realizzazione di interventi e servizi sociali, ecc.).<br />
Il bando finanzia i costi degli studi sulla zona interessata, studi di fattibilità, l’animazione<br />
della zona interessata al fine di rendere fattibile un progetto territoriale<br />
collettivo, i costi di esercizio della cooperazione (personale, funzionalità ambientale,<br />
funzionalità operativa) e i costi diretti di specifici progetti (personale tecnico,<br />
materiale di consumo, consulenze e collaborazioni esterne, acquisti di macchine e<br />
attrezzature, ecc.).<br />
Per maggiori informazioni:<br />
www.regione.piemonte.it/agri/psr2014_20/misure_interventi/M16.htm<br />
PER MAGGIORI INFORMAZIONI SULLE<br />
ESPERIENZE VISITATE E I PROGETTI CITATI<br />
Quinta da Várzea, Setubal:<br />
www.carolinabico.wordpress.com/ajudam-os-mais-pobres-numa-solidariedade-mutua/<br />
www.dn.pt/noticias-magazine/interior/por-uma-vida-sem-fome-5518743.html<br />
Centro di ippoterapia della Escola Profissional Agrícola D. Dinis – Paiã<br />
www.epadd-paia.pt/escola/centro-hipico<br />
Quinta do Pisão<br />
Il parco: http://www.cm-cascais.pt/quintadopisao<br />
L’orto: http://www.cm-cascais.pt/evento/horta-da-quinta<br />
Cerjardins<br />
www.cerjardins.com/<br />
Progetto Horta Solidária www.alcancefoundation.com/projeto-horta-solidaria/<br />
Manifestazione di interesse per partecipare alla Study visit in Portogallo:<br />
www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/16330<br />
Agricoltura 93<br />
37
LE NOSTRE<br />
ESPERIENZE<br />
Prosegue il racconto di esperienze dirette di aziende,<br />
imprenditori agricoli e altri soggetti beneficiari del<br />
Programma di sviluppo rurale.<br />
Non vogliono necessariamente essere modelli, ma casi<br />
significativi, per l’innovazione che hanno portato, per la<br />
capacità che hanno dimostrato nel cogliere appieno le<br />
opportunità, per la continuità e l’ampiezza dei progetti<br />
sviluppati, o semplicemente come casi tipici di crescita e<br />
sviluppo del mondo rurale piemontese.<br />
Le tre interviste che presentiamo non hanno pretesa<br />
di esaustività o rappresentatività ma l’intento di aprire,<br />
all’interno del nuovo progetto editoriale della rivista,<br />
uno spazio vivo di esperienze concrete, che ci aiutino a<br />
raccontare che cosa si può fare con il sostegno del PSR<br />
e con il lavoro di tutti i giorni.<br />
a cura di Andrea Marelli e Valentina Archimede<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, Direzione Agricoltura
Cascina Vellero<br />
Ponzone (AL)<br />
www.cascinavellero.it<br />
Marcello Crosetto<br />
DALLA CITTÀ ALL’APPENNINO PER PASSIONE<br />
Ci racconta la storia della sua azienda?<br />
Ho 29 anni e da quando ne avevo 17 ho deciso di seguire la mia passione per l’agricoltura e<br />
l’allevamento delle capre. Abitavo a Torino: dopo aver studiato all’Istituto agrario Dalmasso di<br />
Pianezza e aver fatto tre anni alla Facoltà di Agraria, ho deciso di mollare tutto in città e trasferirmi<br />
a Ponzone, sull’Appennino alessadrino...un bel cambiamento! La mia famiglia non aveva alcuna<br />
esperienza agricola alle spalle, conoscevo questo territorio perchè ci abitava mio zio, quindi sono<br />
partito da zero proprio grazie ai finanziamenti PSR.<br />
Ora ho un allevamento di circa 130 capre (ho scelto le Camosciate delle Alpi perchè si adattano<br />
bene al clima) e trasformo il latte facendo sia formaggio fresco che stagionato, con 7 tipi diversi<br />
di stagionatura. Vendo ai ristoranti e negozi della zona, cercando di posizionarmi a un livello medio-alto,<br />
ma faccio anche vendita diretta qui nel punto vendita aziendale.<br />
Quando è iniziata la sua esperienza con il Programma di sviluppo rurale?<br />
Mi sono insediato nel 2009, sfruttando i finanziamenti del PSR 2007-2013 per l’insediamento<br />
giovani e gli investimenti e in pratica tutta la mia azienda è stata costruita grazie al Programma:<br />
la stalla, il laboratorio di trasformazione, il punto vendita.<br />
Poi piano piano ho acquistato terreni in zona. Sono stato accolto molto bene dalla gente del posto,<br />
che ha visto di buon occhio il fatto che un giovane dalla città avesse voglia e determinazione per<br />
stabilirsi qui e far crescere il territorio. Adesso sono un po’ il punto di riferimento qui in un piccolo<br />
paese. La mia azienda è a ciclo chiuso: produco il foraggio per le capre, trasformo il latte e arrivo<br />
fino alla vendita finale del prodotto.<br />
Quanto ha inciso sulle vostre scelte la possibilità di avere i finanziamenti?<br />
Per me il PSR è stato determinante, perchè senza supporto non avrei potuto partire da zero.<br />
Devo dire che ho incontrato funzionari attenti che mi hanno seguito, aiutandomi con gli ostacoli<br />
burocratici, e devo ringraziare anche la Comunità Montana che mi ha dato un ulteriore sostegno.<br />
Certo, ho dovuto anche sostenere l’investimento in prima persona, ma l’incentivo è stato importante.<br />
L’azienda è gestita da me, con l’aiuto di mio padre, i miei suoceri e mia moglie quando<br />
hanno un po’ di tempo o per attività collaterali, come le consegne.<br />
Quali sono i vostri progetti futuri?<br />
Mi piacerebbe sviluppare un’attività di agriturismo, per completare ulteriormente il ciclo: poter presentare<br />
ai clienti anche piatti della tradizione e valorizzare le nostre produzioni.<br />
Oggi la situazione di mercato è molto difficile per le piccole imprese come la mia, che devono farsi spazio<br />
contro la concorrenza industriale.<br />
Cosa direbbe a un giovane che volesse intraprendere un’esperienza<br />
come la sua?<br />
Non è una scelta facile...da piazza Bernini a Ponzone! Ma per me era una passione assoluta: prima vengono<br />
le capre, poi ci sono io. Si lavora 15 ore al giorno, in estate anche 20 e tutti i giorni dell’anno, ma è<br />
impagabile vedere la soddisfazione negli occhi dei clienti, e constatare che ristoranti e negozi continuano<br />
a richiedere i tuoi prodotti dopo anni.
Andrea Tallone<br />
DIVERSIFICARE E SPERIMENTARE PER CRESCERE<br />
Basaluzzo (AL)<br />
www.spacciocarnifratellitallone.it<br />
Ci racconta la storia della sua azienda?<br />
Sono un giovane allevatore, senza un’azienda familiare alle spalle, che ha deciso di intraprendere<br />
questa avventura subito dopo la scuola (ho studiato come perito agrario a Voghera). Ho avuto una<br />
occasione per comprare una cascina e ho deciso di buttarmi...oggi ho 35 anni e posso dire che, malgrado<br />
la crisi e le difficoltà, vedo i frutti del mio lavoro.<br />
Ho un allevamento di bovini razza <strong>Piemonte</strong>se, con 50 fattrici, e vendo la carne nel punto vendita<br />
aziendale e da qualche anno abbiamo aperto un negozio a Novi Ligure, dove lavora mia sorella. In<br />
questo modo si è aperta una possibilità anche per lei, che faceva tutt’altro ma rischiava di perdere<br />
il posto.<br />
Quando è iniziata la sua esperienza con il Programma di sviluppo rurale?<br />
Ho iniziato con il PSR 2007-2013 facendo insediamento giovani e investimenti; ho sempre aderito<br />
alle misure agroambientali e in particolare faccio agricoltura conservativa, minima lavorazione e interramento<br />
dei reflui. Ho anche inserito un piccolo impianto a biogas e vendo l’energia all’Enel: è una<br />
discreta fonte di entrate, che in momenti di crisi è stata provvidenziale.<br />
Cerco di fare il più possibile un ciclo produttivo “chiuso”: ho terreni per il foraggio e quello che non<br />
utilizzo per l’allevamento lo vendo a un mulino della zona, che ho scelto perchè fa produzioni di<br />
qualità controllata, infatti mi mandano il loro tecnico nei campi e produco varietà particolari. I reflui<br />
cerco di utilizzarli appunto per il biogas e con l’interramento in modo da non produrre residui e ridurre<br />
l’impatto ambientale.<br />
Quanto ha inciso sulle vostre scelte la possibilità di avere i finanziamenti?<br />
Senza PSR non avrei potuto far nulla, anche se ovviamente all’inizio mi ha dovuto sostenere la famiglia<br />
per gli investimenti, ma poi ho cercato di sfruttare tutte le opportunità che si sono aperte. Diciamo che<br />
anche la crisi di questi ultimi anni in un certo senso è stato uno stimolo a diversificare il reddito e le<br />
produzioni: dalla vendita del foraggio, al biogas, ai punti vendita, alla rete di ristoranti della zona con i<br />
quali si è stabilito un rapporto di fiducia.<br />
Bisogna sperimentare: per esempio ho provato anche l’e-commerce e la vendita on line, non ha dato i<br />
risultati sperati, ma è pur sempre un tentativo.<br />
Quali sono i vostri progetti futuri?<br />
Vorrei proseguire con la logica della diversificazione, ampliare la stalla, e un progetto in particolare<br />
che vorrei sviluppare è la sub-irrigazione, che ti permette di risparmiare tantissima acqua, rientrando<br />
dall’investimento in 2-3 anni, e di avere un impianto stabile.<br />
Cosa direbbe a un giovane che volesse intraprendere un’esperienza<br />
come la sua?<br />
Bisogna sicuramente armarsi di tanta passione, perchè sarebbe difficile altrimenti fare un lavoro tanto<br />
impegnativo, ma si hanno delle soddisfazioni come in nessun altro settore.<br />
Sarebbe bello che la politica dei finanziamenti fosse sempre meno “a pioggia”, e puntasse a premiare<br />
quelli che davvero si impegnano e restituiscono qualcosa al territorio.
Val Troncea (To)<br />
Mario Giletta<br />
IN ALPEGGIO DA 5 GENERAZIONI<br />
Ci racconta la storia della sua attività?<br />
Tutto è nato da mio nonno, quando nel lontano 1920 è salito come primo margaro della<br />
borgata Troncea.<br />
Oggi, con la nascita di mio nipote, siamo ormai alla quinta generazione a salire qui tutti gli<br />
anni e mi commuovo sempre a pensare a chi non c’è più! La mia famiglia ha sempre amato<br />
questo posto: adesso è disabitato ma all’inizio del secolo c’erano molte famiglie, a cui mio<br />
nonno guardava gli animali. Poi, negli anni e con la guerra, molti hanno venduto le case e i<br />
rispettivi pezzi di terreno per andare a vivere più in basso verso Pragelato e così mio nonno<br />
ha potuto ingrandire le sue terre.<br />
Ora siamo rimasti solo noi a salire tutti gli anni in questo alpeggio e a prenderci cura di<br />
questo territorio, che dal 1980 è diventato Parco Naturale della Val Troncea.<br />
Quanti capi avete e cosa producete?<br />
Abbiamo circa 200 capi di cui 80 vacche da latte e circa 180 che prendiamo in guardiania,<br />
per pascolare circa 600 ettari di prato.<br />
Nel primo mese della monticazione, con circa 6/7 quintali di latte, mio figlio (è lui il casearo!)<br />
produce il famoso Plaisentif, il cosiddetto “formaggio delle viole” perché le vacche<br />
mangiano l’erba con i fiori che dà al formaggio un gusto particolare. Poi passa alla produzione<br />
delle tome.<br />
Quando è iniziata la sua esperienza con il Programma di sviluppo<br />
rurale?<br />
Abbiamo iniziato all’inizio degli anni 2000, quando l’allora Misura F6 del PSR dava un<br />
premio per l’alpeggio.<br />
Poi nel 2011 abbiamo abbandonato il pascolamento gestito da persone e fatto un piano<br />
pascolo aziendale che prevedeva la divisione della madria in più gruppi tramite l’utilizzo di<br />
recinti elettrificati, all’interno dei quali collocare punti acqua e sale.<br />
La turnazione ha così permesso di migliorare il pascolo, perché ogni volta si pascolano le<br />
zone migliori: abbiamo così aumentato la quantità produttiva di ogni animale oltre che il<br />
loro benessere.<br />
E’ stato quindi logico proseguire con la Misura 10.1.9 dell’attuale PSR.<br />
Come valuta l’esperienza con il PSR?<br />
Ammetto che all’inizio eravamo scettici: nel primo anno del piano pascolo è stata dura<br />
perché abbiamo dovuto stendere circa 50km di filo complessivo per creare 5 recinti, ci sono<br />
state molte spese ed il lavoro non è mancato.<br />
Grazie però anche alla competenza dei tecnici agronomi a cui abbiamo chiesto aiuto, ne abbiamo<br />
rapidamente visto gli effetti positivi, a cui si somma l’aiuto di 110€ ad ettaro previsto<br />
dalla misura per i pascoli in montagna. Insomma, rispettare gli impegni richiede di modificare<br />
certe modalità di lavoro ma alla fine posso dire che si è adeguatamente ricompensati.<br />
Come mio figlio, che ha visto il miglioramento nella produzione di latte e formaggio, consiglierei<br />
anche ad altri giovani di aderire alla misura 10.1.9 del PSR perché si ottengono dei<br />
bei risultati.
IL PROGETTO<br />
LIFE HELPSOIL<br />
I RISULTATI PER<br />
L’AGRICOLTURA<br />
CONSERVATIVA<br />
B. Moretti, P. Tivano,<br />
E. Remogna,<br />
M. Gilardi, M. Gilli,<br />
F. De Palo, S. Fogliatto,<br />
L. Celi, F. Vidotto,<br />
C. Lerda,<br />
D. Said-Pullicino,<br />
R. Gorra, D. Sacco<br />
DISAFA ,<br />
Università di Torino.<br />
Il progetto,<br />
finanziato dalla<br />
UE, ha avuto<br />
uno sviluppo<br />
triennale e ora<br />
se ne divulgano i<br />
risultati<br />
Il progetto europeo Life Helpsoil (LIFE12<br />
ENV/IT/000578, durata 2014-2016) si è<br />
proposto di migliorare la qualità dei suoli<br />
e la loro capacità di adattamento ai cambiamenti<br />
climatici attraverso lo sviluppo<br />
e la diffusione di tecniche di Agricoltura<br />
Conservativa, eseguite con pratiche innovative<br />
di gestione dei terreni agricoli. Il<br />
progetto ha coinvolto 20 aziende della pianura<br />
padano-veneta (cerealicole, zootecniche,<br />
frutticole), sottoposte al confronto<br />
tra pratiche di agricoltura conservativa e<br />
agricoltura tradizionale, per valutare le<br />
tecniche più adatte alle diverse condizioni<br />
pedoclimatiche e conduzioni aziendali.<br />
Tra le aziende coinvolte, la piattaforma<br />
sperimentale di lungo periodo situata<br />
presso l’Istituto Tecnico Agrario “Don<br />
Bosco” di Lombriasco (TO) ha messo a<br />
disposizione le parcelle del campo, gestite<br />
dal 1996 con minima lavorazione e/o semina<br />
su sodo e le parcelle gestite con lavorazione<br />
tradizionale.<br />
Con il progetto Helpsoil, tra il 2015 e il<br />
2016, è stata valutata anche l’efficacia di<br />
un prodotto innovativo “biostimolante”<br />
(MICOSAT F), contenente un consorzio<br />
di microrganismi formulato per limitare<br />
le popolazioni di patogeni vegetali e incrementare<br />
la capacità di assorbimento degli<br />
elementi nutritivi, favorendo l’emergenza<br />
del seme, lo sviluppo e la resistenza della<br />
pianta agli stress idrici.<br />
LA SPERIMENTAZIONE<br />
L’azienda Don Bosco di Lombriasco è un<br />
sito già noto per altre esperienze di monitoraggio<br />
produttivo e qualitativo cerealicolo<br />
e di misura della fertilità dei suoli.<br />
Vi sono attualmente confrontati sistemi<br />
colturali caratterizzati da una rotazione<br />
quadriennale FRUMENTO-MAIS-SO-<br />
IA-MAIS, gestiti con tecniche agronomiche<br />
che si distinguono per intensità di lavorazione<br />
oppure tipologia di concimazione.<br />
Nel progetto life Helpsoil, è stato consi-<br />
44<br />
Agricoltura 93
derato il confronto fra la gestione con minima<br />
lavorazione (Min lav), caratterizzata<br />
da due passaggi di erpice a dischi prima<br />
della semina delle colture estive e semina<br />
su sodo del frumento, e la gestione con<br />
normale preparazione del letto di semina,<br />
aratura ed erpicatura prima della semina<br />
di tutte le colture in rotazione (Aratura).<br />
Le colture monitorate sono state frumento<br />
nel 2015 e mais nel 2016. I quantitativi<br />
di fertilizzante apportato in Min lav sono<br />
risultati 140 kg N/ha, 56 kg P2O5/ha e 250<br />
kg K2O/ha nel frumento e 200 kg N/ha,<br />
85 kg P2O5/ha e 86 kg K2O/ha nel mais. I<br />
quantitativi sono risultati i medesimi nel<br />
trattamento Aratura eccetto che per il fosforo<br />
dove non sono stati effettuati apporti.<br />
Per entrambe le gestioni e per entrambe<br />
le colture, al momento della semina, nella<br />
metà della superficie seminata è stato inoculato,<br />
in prossimità del seme, il preparato<br />
biostimolante granulare, impiegando il<br />
micro-granulatore della seminatrice meccanica<br />
per il frumento e di quella di precisione<br />
per il mais, alla dose di 10 kg/ha.<br />
Il controllo delle infestanti nel frumento è<br />
stato eseguito con unico intervento in copertura,<br />
nella prima decade di aprile, sia<br />
per Min lav che Aratura. Nel mais, invece,<br />
Min lav ha richiesto un intervento di diserbo<br />
totale in presemina e un intervento di<br />
diserbo di post-emergenza tardivo, rispetto<br />
al singolo intervento in post-emergenza<br />
precoce effettuato in Aratura.<br />
I RISULTATI<br />
Le produzioni<br />
Le produzioni medie di Min lav e Aratura<br />
per la granella di frumento nel 2015<br />
non sono risultate diverse e corrispondono<br />
a poco più di 4 t/ha di sostanza secca<br />
in media tra le due lavorazioni (figura 1).<br />
Sebbene l’analisi statistica non evidenzi<br />
differenze significative, nel primo anno<br />
si osserva un certo incremento produttivo<br />
a seguito dell’apporto del biostimolante<br />
solo in Min lav. Nella granella di mais<br />
del 2016, considerando le produzioni nel<br />
complesso e indipendentemente dall’apporto<br />
del biostimolante, si evidenzia una<br />
produzione elevata sia in Aratura (da 9.2<br />
a 12.4 t/ha di sostanza secca) che in Min<br />
lav, (da 5.6 a 8.7 t/ha). I due effetti semplici<br />
lavorazione e biostimolante ancora non<br />
risultano significativi, mentre l’elevata significatività<br />
dell’effetto interazione tra i<br />
due fattori (Figura 2) conferma quanto già<br />
evidenziato nel frumento 2015. L’apporto<br />
del biostimolante ha, infatti, avuto un effetto<br />
positivo sulla produzione di granella<br />
solo nel sistema Min lav; è apparso leggermente<br />
limitante nel sistema Aratura.<br />
Il controllo delle infestanti<br />
Il monitoraggio dello sviluppo delle infestanti<br />
nel frumento non ha evidenziato<br />
differenze tra il trattamento con biostimolante<br />
e quello senza, sia per il sistema Min<br />
lav che per quello Aratura. Nel complesso,<br />
l’infestazione del sistema Min lav è stata<br />
superiore rispetto ad Aratura, ma le specie<br />
presenti non sono risultate particolarmente<br />
penalizzanti.<br />
Nel mais, di nuovo il sistema Min lav ha<br />
mostrato una maggiore densità di infestanti<br />
rispetto ad Aratura, rappresentate<br />
soprattutto da Cynodon dactylon, specie<br />
Figura 1<br />
Confronto della<br />
produzione media di<br />
granella di frumento<br />
2015 nell’azienda Don<br />
Bosco di Lombriasco in<br />
t/ha di sostanza secca,<br />
con e senza apporto di<br />
biostimolante (MICO o<br />
NOMICO).<br />
Effetto lavorazione*<br />
biostimolante P(f)=ns.<br />
Figura 2<br />
Confronto della<br />
produzione media di<br />
granella di mais 2016 per<br />
i trattamenti gestiti con o<br />
senza biostimolante<br />
(MICO o NO MICO)<br />
all’interno dei sistemi<br />
colturali Aratura e Min<br />
lav. Effetto interazione<br />
lavorazione*<br />
biostimolante P(f)= 0.017.<br />
Una<br />
sperimentazione<br />
approfondita<br />
sulle tecniche<br />
di agricoltura<br />
conservativa<br />
e l’uso di<br />
biostimolanti<br />
Agricoltura 93<br />
45
Figura 3<br />
Densità totale media<br />
(piante m-2) delle piante<br />
infestanti all’interno<br />
delle parcelle: MICO =<br />
Trattato con biostimolante,<br />
NOMICO = Non trattato<br />
con biostimolante,<br />
gestione (aratura, minima<br />
lavorazione) e momento del<br />
rilievo (PRE = pre-diserbo,<br />
POST = post-diserbo).<br />
Figura 4<br />
Concentrazione media di<br />
DNA totale in fase di A)<br />
presemina e B) fioritura<br />
del mais 2016, per i<br />
trattamenti con o senza<br />
biostimolante (MICO o NO<br />
MICO) all’interno dei sistemi<br />
colturali Aratura e Min<br />
lav. Effetto lavorazione in<br />
presemina (A): P(f)=0.032.<br />
perennante e competitiva (Figura 3), conseguenza<br />
del lungo periodo di minima lavorazione.<br />
Comunque, nel momento precedente<br />
al diserbo di post emergenza, nel<br />
sistema Min lav con biostimolante (MI-<br />
CO-PRE), si rileva una densità di infestanti<br />
inferiore rispetto allo stesso sistema non<br />
trattato (NO MICO-PRE). Nessun effetto<br />
positivo nel sistema Aratura.<br />
A seguito del trattamento di diserbo<br />
(MICO o NO MICO POST) si evidenzia,<br />
in generale, uno scarso controllo di<br />
Portulaca oleracea in Aratura e Cynodon<br />
dactylon in Min lav da parte del principio<br />
attivo. Inoltre, escludendo entrambe le<br />
specie dal conteggio della flora infestante<br />
totale, cioè considerando le altre specie<br />
che costituiscono la flora infestante (differenza<br />
fra le due barre in figura 3), non si<br />
rileva alcun vantaggio imputabile all’utilizzo<br />
del biostimolante.<br />
La biologia del suolo<br />
Le misure dell’attività biologica del suolo<br />
sono state eseguite nella coltura del mais,<br />
quindi al secondo anno del trattamento<br />
con biostimolante, nei primi 15 cm di suolo,<br />
sia nell’area trattata con biostimolante<br />
che in quella non trattata. I campioni di<br />
suolo sono stati prelevati in due momenti:<br />
1) fase di presemina, prima dell’aggiunta<br />
del biostimolante in prossimità del seme<br />
di mais; 2) fase di fioritura, corrispondente<br />
al massimo sviluppo radicale e di attività<br />
biologica nella rizosfera. Tra le misure effettuate,<br />
la determinazione del contenuto<br />
di DNA totale (indicatore della biomassa<br />
viva totale presente nel suolo che comprende<br />
funghi, batteri, organismi vegetali<br />
ed animali in genere) ha rilevato valori<br />
significativamente maggiori nel sistema<br />
Min lav rispetto ad Aratura, in particolare<br />
in presemina (figura 4A). L’apporto del<br />
biostimolante ha favorito la presenza della<br />
componente fungina, di cui è costituito, e<br />
della sua biodiversità.<br />
La sostanza organica<br />
La misura del Carbonio organico totale,<br />
che corrisponde alla quantità totale di<br />
sostanza organica nel suolo, è il risultato<br />
di una storia decennale di gestione in<br />
minima lavorazione o in aratura applicata<br />
al sito sperimentale di Lombriasco. Il<br />
dato evidenzia un accumulo importante<br />
nel primo orizzonte di suolo (0-15 cm) in<br />
Min lav rispetto a Aratura (Figura 5). Negli<br />
orizzonti più profondi i contenuti sono,
invece, simili.<br />
La caratterizzazione della sostanza organica<br />
accumulata ha rilevato una elevata concentrazione<br />
della componente fresca, cioè<br />
quella frazione di sostanza organica libera<br />
nel suolo e più facilmente mineralizzabile,<br />
ma soprattutto della componente più stabile,<br />
quella fortemente legata alla frazione<br />
minerale del suolo.<br />
Quest’ultima essendo meno soggetta ai<br />
processi di mineralizzazione è potenzialmente<br />
più accumulabile nel suolo, con incrementi<br />
misurabili sul lungo periodo.<br />
Figura 5: Contenuto di Carbonio organico<br />
totale (TOC) e rapporto con Azoto totale<br />
del suolo (TOC/TN) nei tre strati per le<br />
due lavorazioni Aratura e Min lav. Le bande<br />
di errore corrispondono alla deviazione<br />
standard.<br />
CONCLUSIONI<br />
L’effetto delle lavorazioni sulle produzioni<br />
di granella di mais e di frumento<br />
confermano quanto già visto in passato.<br />
Il frumento si adatta molto bene a sistemi<br />
gestiti con minima lavorazione, senza evidenziare<br />
differenze produttive rispetto ai<br />
sistemi arati. Questo grazie all’accestimento<br />
e all’elevato potenziale competitivo nei<br />
confronti delle infestanti autunno-vernine,<br />
non particolarmente aggressive.<br />
Al contrario, seppure l’elevata variabilità<br />
non abbia consentito di evidenziarlo<br />
statisticamente, la produzione di granella<br />
di mais in minima lavorazione ha avuto<br />
una riduzione del 33% rispetto all’aratura.<br />
Ciò deriva dall’elevata competizione<br />
con alcune infestanti, soprattutto le perennanti,<br />
che concorrono per l’uso dei<br />
fattori produttivi, come l’acqua e gli elementi<br />
nutritivi in essa disciolti, più limitati<br />
nel periodo estivo.<br />
Per tale motivo, la risposta in termini di<br />
produzione di granella derivante dall’uso<br />
del biostimolante è risultata maggiore nel<br />
sistema con minima lavorazione piuttosto<br />
che nel sistema con aratura. La ragione potrebbe<br />
derivare da un miglior sviluppo della<br />
coltura nelle fasi iniziali promosso dalla<br />
maggior presenza di micro-organismi<br />
come funghi (tipo le micorrize, responsabili<br />
dell’aumento della superficie di assorbimento<br />
radicale) e batteri (responsabili di<br />
alcune attività di turnover della sostanza<br />
organica), che favorirebbe la coltura nella<br />
competizione con le infestanti.<br />
Ciò è risultato ben evidente nel mais, che<br />
non accestisce e che quindi si avvantaggia<br />
di un maggiore vigore iniziale della pianta.<br />
L’incremento della biomassa viva totale del<br />
suolo, valutata attraverso il DNA, e soprattutto<br />
della componente fungina, risultata<br />
maggiore nel sistema in minima lavorazione<br />
a seguito dell’apporto del biostimolante,<br />
conferma la maggiore abbondanza<br />
biologica che può aver favorito lo sviluppo<br />
colturale nelle prime fasi di crescita.<br />
Dopo una gestione decennale in minima<br />
lavorazione, infine, la misura del<br />
Carbonio organico del suolo ha evidenziato<br />
un contenuto maggiore nello strato<br />
superficiale del sistema con minima<br />
lavorazione rispetto ad aratura e questo<br />
grazie alla maggior presenza della componente<br />
stabile della sostanza organica,<br />
legata alla frazione minerale del suolo. È<br />
stato, inoltre, misurato anche un maggior<br />
contenuto di sostanza organica libera,<br />
più prontamente mineralizzabile, che<br />
rappresenta il substrato di partenza dei<br />
processi di turnover della sostanza organica<br />
e che meglio restituisce al suolo<br />
sostanze nutritive per la pianta.<br />
In conclusione, l’adozione di tecniche di<br />
minima lavorazione sul lungo periodo portano<br />
ad evidenti vantaggi ambientali, ma a<br />
rischi di perdite produttive, soprattutto in<br />
alcune colture come il mais, che possono<br />
tuttavia essere limitate dalla somministrazione<br />
di prodotti biostimolanti come quelli<br />
a base di consorzi di microrganismi.<br />
Figura 5<br />
Contenuto di Carbonio<br />
organico totale (TOC)<br />
e rapporto con Azoto<br />
totale del suolo (TOC/<br />
TN) nei tre strati per le<br />
due lavorazioni Aratura<br />
e Min lav. Le bande di<br />
errore corrispondono alla<br />
deviazione standard.<br />
L’adozione<br />
di tecniche<br />
di minima<br />
lavorazione sul<br />
lungo periodo<br />
portano ad<br />
evidenti vantaggi<br />
ambientali<br />
Il progetto è stato finanziato<br />
dall’Unione europea<br />
nell’ambito del progetto Life<br />
Helpsoil<br />
(LIFE12 ENV/IT/000578)<br />
www.lifehelpsoil.eu<br />
Agricoltura 93<br />
47
LE EMISSIONI IN AGRICOLTURA<br />
L’INQUINAMENTO C’È,<br />
MA SI PUÒ MITIGARE<br />
Chiara Bertora,<br />
Elio Dinuccio<br />
Università di Torino,<br />
Dipartimento di Scienze<br />
Agrarie, Forestali<br />
e Ambientali.<br />
Monica Bassanino<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />
Direzione Agricoltura<br />
Il 2015 è stato in Italia l’anno più caldo<br />
mai registrato; senza considerare<br />
il periodo autunnale, il <strong>2017</strong> è finora il<br />
secondo anno più caldo del pianeta. Il<br />
riscaldamento globale, noto come global<br />
warming o climate change (cambiamento<br />
climatico), è dovuto ad un innaturale<br />
acutizzarsi del fenomeno naturale<br />
chiamato “effetto serra”. L’effetto serra<br />
Fig. 1 - Emissioni di Gas a Effetto Serra divise per settore economico<br />
Altre energie 10%<br />
Industria 21%<br />
Trasporti 14%<br />
Edifici 6%<br />
Produzione di<br />
energia elettrica<br />
e calore 25%<br />
Agricoltura,<br />
foreste<br />
e altri usi<br />
del suolo 24%<br />
è la differenza tra l’energia emessa dalla<br />
superficie della Terra verso l’atmosfera<br />
e l’energia emessa dall’alta atmosfera<br />
verso lo spazio ed è essenziale per l’abitabilità<br />
del nostro pianeta, perché mantiene<br />
temperature compatibili con la<br />
vita. Tuttavia, a partire dalla rivoluzione<br />
industriale questo bilancio energetico<br />
globale ha subito una sostanziale modifica<br />
per l’aumento di concentrazione<br />
di alcuni gas che lo causano: l’anidride<br />
carbonica (CO2), il metano (CH4) e il<br />
protossido di azoto (N2O). Nel mondo<br />
scientifico c’è un consenso pressoché<br />
totale relativamente alle cause di questi<br />
cambiamenti, che sono da ricondurre<br />
alle attività umane (Fig. 1)<br />
L’ANIDRIDE CARBONICA<br />
Il principale gas a effetto serra è la CO2.<br />
Tra gli altri gas, è quello maggiormente presente<br />
in atmosfera, ad una concentrazione<br />
di circa 400 ppm (parti per milione), a fronte<br />
di un valore intorno ai 280 ppm nel periodo<br />
pre-industriale, ma è anche quello le cui molecole<br />
hanno la capacità minore di riscaldare<br />
l’atmosfera; tale capacità viene chiamata in<br />
climatologia Global Warming Potential (po-<br />
48<br />
Agricoltura 93
tenziale di riscaldamento globale) e per la<br />
CO2 è fissata pari a 1. L’aumento della concentrazione<br />
di CO2 in atmosfera è causato<br />
principalmente dall’uso dei combustibili<br />
fossili, naturali riserve sotterranee di carbonio<br />
(sostanza organica) utilizzate per fornire<br />
energia ai motori, che la tramutano in gas.<br />
Anche il settore agricolo contribuisce all’emissione<br />
in atmosfera di questa sostanza, sia<br />
direttamente, attraverso l’uso di macchine<br />
agricole alimentate a gasolio, sia indirettamente,<br />
con tutti i processi agro-ambientali<br />
che trasformano il carbonio dalla forma organica<br />
alla forma minerale. Questo succede<br />
sia deforestando il suolo per metterlo a coltura,<br />
sia diminuendone il contenuto di sostanza<br />
organica: la rimozione della biomassa<br />
legnosa, specialmente quando questa venga<br />
bruciata, comporta il ritorno in atmosfera<br />
della CO2 fissata nelle piante; le operazioni<br />
che provocano una diminuzione della sostanza<br />
organica del suolo (es. le lavorazioni<br />
profonde, il mancato apporto di concimi<br />
organici, la bruciatura dei residui colturali,<br />
ecc.) causano un passaggio del carbonio<br />
dalle molecole organiche benefiche per il<br />
terreno – il cosiddetto “humus”- all’atmosfera<br />
(principalmente sotto forma di CO2, in<br />
qualche caso come CH4).<br />
IL METANO<br />
Il metano di origine agricola deriva perlopiù<br />
dall’allevamento dei ruminanti e dalla<br />
coltivazione del riso; entrambi i processi<br />
hanno a che fare con fenomeni di fermentazione,<br />
cioè l’attacco delle molecole organiche<br />
da parte dei microorganismi in assenza<br />
di ossigeno. Nei ruminanti, il fenomeno è<br />
fisiologico, ed avviene nei prestomaci, dove<br />
batteri e protozoi digeriscono il foraggio<br />
ingerito, ricco di carboidrati complessi e di<br />
lignina, formando un sottoprodotto gassoso<br />
di cui l’animale si libera per eruttazione.<br />
Nel caso delle risaie, quando i terreni sono<br />
sommersi d’acqua, la sostanza organica,<br />
nativa del suolo o incorporata (ad es. con<br />
le paglie) va incontro ad una degradazione<br />
microbica in mancanza di ossigeno che conduce<br />
alla produzione di grandi quantità di<br />
metano. Studi condotti anche in <strong>Piemonte</strong><br />
(es. Peyron et al., 2016) suggeriscono di allontanare<br />
il più possibile la fase della sommersione<br />
dal momento dell’interramento<br />
delle paglie, anticipandolo anche addirittura<br />
all’autunno; la tecnica più efficace nel<br />
mitigare le perdite di metano è la semina<br />
in asciutta, in cui l’acqua arriva in campo<br />
circa 40 giorni dopo. Anche la gestione degli<br />
effluenti zootecnici genera perdite in atmosfera<br />
di significative quantità di metano:<br />
una soluzione efficace a questo problema è<br />
il loro sfruttamento negli impianti di digestione<br />
anaerobica, dove il metano prodotto<br />
durante il processo di fermentazione viene<br />
raccolto per produrre energia.<br />
IL PROTOSSIDO DI AZOTO<br />
Il protossido di azoto (N2O) è considerato<br />
un “gas traccia” perché è naturalmente<br />
presente in atmosfera in bassissime quantità<br />
(270 ppb - parti per miliardo - nell’era<br />
preindustriale, oggi salite a circa 330 ppb);<br />
le sue molecole hanno tuttavia un elevatissimo<br />
potenziale di riscaldamento, addirittura<br />
265 volte superiore a quello della CO2.<br />
Tra le varie attività umane, la coltivazione<br />
dei suoli agrari è responsabile di gran parte<br />
delle emissioni di questo gas, specialmente a<br />
seguito delle fertilizzazioni azotate: il protossido<br />
d’azoto infatti è il prodotto di due processi<br />
microbici, la nitrificazione e la denitrificazione.<br />
Evitare di somministrare azoto in<br />
quantità eccedenti le esigenze delle colture o<br />
con tempistiche non adeguate rispetto alla richiesta<br />
delle piante è un metodo efficace per<br />
contenere questo tipo di emissioni. In risaia,<br />
il protossido viene emesso principalmente<br />
durante le asciutte, nel momento in cui<br />
si somministra azoto in forma minerale (il<br />
principale precursore dell’N2O) ed il terreno<br />
Il riscaldamento<br />
globale è una<br />
realtà e le<br />
cause sono da<br />
rintracciarsi nelle<br />
attività umane<br />
tra le quali<br />
l’agricoltura<br />
Agricoltura 93<br />
49
Fig. 2<br />
Riparto percentuale delle fonti<br />
emissive di ammoniaca in<br />
atmosfera (rielaborato da Veneto<br />
Agricoltura, 2015)<br />
Fig. 3<br />
Riparto percentuale delle fonti<br />
emissive di ammoniaca di origine<br />
agricola (rielaborato da Veneto<br />
Agricoltura, 2015)<br />
è aerato al punto giusto da favorire le emissioni;<br />
può essere efficientemente mitigato<br />
anticipando il più possibile la ri-sommersione<br />
delle camere dopo le fertilizzazioni.<br />
L’AMMONIACA<br />
Oltre ai cambiamenti climatici, le attività<br />
umane immettono nell’atmosfera altri gas<br />
che provocano inquinamento; il principale<br />
è l’ammoniaca (NH3), che ha molti effetti<br />
ambientali negativi, quali la formazione di<br />
polveri sottili, le piogge acide e l’acidificazione<br />
dei suoli. Il particolato atmosferico, noto<br />
come PM10 e PM 2,5 a seconda della sua<br />
dimensione, penetra agevolmente nel sistema<br />
respiratorio umano e, nel caso di quello<br />
più fine, dai polmoni passa anche al sistema<br />
cardiocircolatorio; la sua rilevanza sulla salute<br />
umana è la causa dell’attenzione che la<br />
Comunità Europea dedica al problema dello<br />
smog, maggiormente rilevante in Pianura<br />
padana nel periodo invernale, quando l’inversione<br />
termica ne impedisce la naturale dispersione<br />
e spesso mancano precipitazioni.<br />
L’eccessiva presenza di ammoniaca in atmosfera<br />
genera anche il fenomeno delle piogge<br />
acide, causa del deperimento delle foreste e<br />
della diminuzione del pH dei suoli agricoli.<br />
Oltre che in atmosfera, l’ammoniaca può<br />
contaminare anche le risorse idriche, causando<br />
eutrofizzazione, ovvero un’eccessiva<br />
proliferazione di alghe, con ridotta fruibilità<br />
dei corsi d’acqua, morie di pesci e liberazione<br />
di tossine algali. L’agricoltura occupa una posizione<br />
dominante tra i produttori di ammoniaca,<br />
con il 96% delle fonti emissive (Fig. 2);<br />
quelle relative alla gestione dei reflui zootecnici<br />
e dei digestati sono le fonti più importanti<br />
(82% delle emissioni totali di ammoniaca)<br />
(Fig. 3). Tali emissioni si manifestano lungo<br />
tutta la filiera, dal momento della produzione<br />
di queste matrici fino alla distribuzione in<br />
campo, e sono influenzate da una molteplicità<br />
di fattori. Va sottolineato che l’ammoniaca<br />
è una forma azotata prontamente disponibile,<br />
pertanto da un lato le perdite di NH3 rappresentano<br />
dal punto di vista agronomico<br />
un mancato apporto alle colture, che andrà<br />
ripristinato con le concimazioni, dall’altro il<br />
rischio di perdita nell’ambiente è maggiore,<br />
soprattutto nei digestati dove la concentrazione<br />
di azoto ammoniacale può essere il 50-<br />
70 % dell’azoto totale. Le corrette soluzioni<br />
gestionali e strutturali permettono però un<br />
efficace contenimento delle perdite ammoniacali,<br />
riducendo al minimo la superficie<br />
del refluo a contatto con l’aria. All’interno<br />
dei ricoveri zootecnici è importante ridurre il<br />
tempo di permanenza delle deiezioni, mantenere<br />
una corretta climatizzazione (temperatura<br />
e ventilazione), con effetti positivi<br />
anche sul benessere degli animali, e ridurre<br />
l’apporto di acqua (es. nei lavaggi, ma anche<br />
limitando la diluizione delle acque piovane).<br />
Nella fase di stoccaggio, si può intervenire<br />
coprendo i bacini di stoccaggio, ma anche<br />
ponendo attenzione al rapporto superficie/<br />
volume nella loro realizzazione; oltre che con<br />
strutture fisse, la copertura degli stoccaggi<br />
può essere realizzata con materiali flottanti<br />
(es. elementi di materiale plastico, granuli di<br />
argilla espansa, ecc.), con significative per-<br />
50<br />
Agricoltura 93
Il Programma di<br />
sviluppo rurale<br />
interviene con<br />
operazioni a<br />
favore di pratiche<br />
agronomiche<br />
sostenibili<br />
centuali di abbattimento delle emissioni di<br />
ammoniaca (60 - 80%). Anche le strutture<br />
per il recupero del biogas, pur essendo dedicate<br />
alla captazione del metano, permettono<br />
la mitigazione delle perdite ammoniacali.<br />
Nella fase di spandimento in campo, infine,<br />
è possibile adottare sistemi di distribuzione<br />
che riducono la polverizzazione del getto, es.<br />
la distribuzione localizzata in bande rasoterra<br />
(55-60 % di riduzione delle perdite), oppure<br />
procedere all’interramento immediato del<br />
refluo (fino al 97 % di riduzione delle perdite,<br />
con l’interramento a solco chiuso). Un’efficace<br />
tecnica di abbattimento delle emissioni<br />
ammoniacali, ancora poco diffusa in Italia,<br />
ricorre all’acidificazione dei reflui (in stalla<br />
o nelle successive fasi di stoccaggio e distribuzione),<br />
consentendo di ridurre fino al 70%<br />
le emissioni di ammoniaca rispetto al refluo<br />
tal quale, e sembra essere in grado di mitigare<br />
anche le perdite di nitrati per lisciviazione.<br />
GLI INTERVENTI DEL PSR<br />
Data la rilevanza delle fonti agricole nelle<br />
perdite di ammoniaca, in accordo con gli<br />
obiettivi e le strategie europee di intervento,<br />
il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020<br />
del <strong>Piemonte</strong> ha dato ampio spazio alla tematica<br />
della riduzione delle emissioni atmosferiche,<br />
erogando un sostegno economico sia<br />
per la realizzazione di investimenti aziendali,<br />
sia per l’adozione di tecniche agronomiche<br />
sostenibili. In particolare, l’operazione 4.1.3.<br />
sostiene gli imprenditori agricoli e i giovani<br />
che si insediano per la prima volta in agricoltura<br />
nell’acquisto di macchine e attrezzature<br />
per la gestione efficiente della filiera dei<br />
reflui zootecnici e dei digestati, nonché nella<br />
realizzazione di interventi sulle strutture di<br />
stabulazione degli animali e nella riduzione<br />
del consumo d’acqua nelle attività zootecniche.<br />
Sono stati stanziati 12 milioni di euro; ad<br />
oggi sono stati oggetto di bando 5 milioni di<br />
euro. L’operazione 10.1.5. sostiene invece l’adozione<br />
per 5 anni di tecniche a bassa emissività<br />
nella distribuzione in campo di reflui<br />
zootecnici e digestati, quali la distribuzione<br />
rasoterra in bande sulle superfici inerbite e<br />
l’interramento immediato a solco chiuso sui<br />
seminativi. Sono stati stanziati 15 milioni di<br />
euro in 5 anni; ad oggi circa 9500 ettari hanno<br />
assunto l’impegno quinquennale. Anche<br />
il Piano Regionale di Qualità dell’Aria, in<br />
corso di approvazione in questi mesi, prevede<br />
azioni di mitigazione delle emissioni<br />
ammoniacali in campo agricolo, oltre che<br />
negli altri settori produttivi. In sinergia con il<br />
Programma di Sviluppo Rurale, promuoverà<br />
il ricorso a tecniche di distribuzione a bassa<br />
emissività e la realizzazione di investimenti<br />
aziendali per migliorare l’efficienza gestionale<br />
delle principali fonti emissive, stabilendo<br />
inoltre l’adozione, presumibilmente a partire<br />
dal 1/1/2021, di alcuni obblighi gestionali e<br />
vincoli agronomici per le situazioni aziendali<br />
a maggiore emissione ammoniacale.<br />
PER INFO SUGLI<br />
INTERVENTI PSR CITATI:<br />
Operazione 4.1.3:<br />
www.regione.piemonte.it/<br />
agri/psr2014_20/misure_<br />
interventi/M4.htm<br />
Operazione 10.1.5:<br />
www.regione.piemonte.it/<br />
agri/psr2014_20/misure_<br />
interventi/M10.htm<br />
Piano Qualità Aria:<br />
www.regione.piemonte.<br />
it/ambiente/aria/piano_<br />
regionale.htm<br />
Agricoltura 93<br />
51
IL LATTE<br />
TRA CRISI E RIPRESA<br />
Stefano Cavaletto,<br />
Ires <strong>Piemonte</strong><br />
Cheese <strong>2017</strong> è<br />
stata l’occasione<br />
per fare il punto<br />
sul settore latte,<br />
un comparto<br />
in forte<br />
trasformazione<br />
La valorizzazione del latte piemontese è<br />
stata al centro di una serie di iniziative presentate<br />
dalla <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> nell’ambito<br />
della manifestazione Cheese <strong>2017</strong>, tenutasi a<br />
Bra nel settembre scorso. Il <strong>Piemonte</strong> è stato<br />
protagonista nell’area collettiva allestita<br />
da Assopiemonte Dop e Igp, con i Consorzi<br />
di tutela dei formaggi piemontesi a DOP e realizzata<br />
grazie al bando della misura 3.2 del<br />
Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020.<br />
La recente crisi che ha colpito il mercato<br />
del latte ha spinto molti operatori verso uno<br />
sforzo congiunto che possa garantire ai produttori<br />
piemontesi un valore aggiunto maggiore<br />
all’interno di un contesto economico<br />
sempre più instabile.<br />
Il biennio appena trascorso è stato molto<br />
duro a causa di un’oscillazione dei prezzi che<br />
non ha eguali nella storia recente. Il prezzo<br />
del latte crudo spot nazionale ha toccato i<br />
valori minimi ad aprile 2016 con la quotazione<br />
di 23,50€/100 lt. Solo pochi mesi prima,<br />
ad ottobre 2015, veniva venduto a 36€. Andamenti<br />
analoghi si sono registrati in tutte le<br />
aree produttive interne all’Unione Europea<br />
causando una crisi molto acuta in tutto il<br />
comparto.<br />
UN SETTORE DINAMICO<br />
DI FRONTE AI CAMBIAMENTI<br />
Quello del latte è considerato da sempre<br />
tra i settori agroalimentari più dinamici e<br />
innovativi. Ha avviato ormai da molti anni<br />
un processo interno di ristrutturazione che<br />
ha portato ad una drastica riduzione delle<br />
aziende ed una contemporanea diminuzione<br />
dei capi mantenendo però invariati<br />
i volumi prodotti. In <strong>Piemonte</strong> il valore to-<br />
52<br />
Agricoltura 93
tale della produzione di latte nel 2016 era<br />
infatti molto simile a quello di dieci anni<br />
prima pur avendo subito due oscillazioni<br />
molto evidenti, dapprima nel 2008 e infine<br />
nel biennio appena trascorso. In totale, il valore<br />
della produzione regionale ammonta a<br />
307 milioni di euro, il 6,7% dell’intera produzione<br />
nazionale. Il valore trattenuto dalla<br />
fase agricola, tuttavia, rappresenta soltanto<br />
una piccola parte (17%) di quello generato<br />
dall’intera filiera lattiero casearia, al cui interno<br />
la distribuzione possiede la fetta più<br />
grande nella ripartizione del valore (50%)<br />
seguita dalla trasformazione (33%). Queste<br />
stime sono state calcolate da un recente studio<br />
dell’Osservatorio sui Mercati dei Prodotti<br />
Zootecnici che, applicato alla situazione<br />
piemontese, restituisce un valore totale per<br />
la filiera intorno a 1,8 miliardi di euro.<br />
Storicamente la bilancia commerciale del<br />
comparto regionale è deficitaria dal lato<br />
dell’import per quanto riguarda il commercio<br />
di latte, mentre si sposta ampiamente in<br />
positivo dal lato dell’export per i prodotti<br />
trasformati. I volumi di latte importato, destinati<br />
principalmente alla trasformazione,<br />
segnalano dunque ampi margini di crescita<br />
per la produzione interna ma la concorrenza<br />
del latte estero, in termini di prezzo, è<br />
altissima.<br />
In un quadro generale di grande incertezza,<br />
dovuta a dinamiche internazionali difficilmente<br />
prevedibili o controllabili (cambiamenti<br />
climatici, crisi geopolitiche, fenomeni<br />
speculativi...), l’obiettivo delle politiche di<br />
settore deve essere proprio quello di garantire<br />
agli operatori una maggiore stabilità. Le<br />
politiche europee negli ultimi anni hanno<br />
dedicato al settore lattiero caseario molte attenzioni<br />
anche con provvedimenti di grande<br />
impatto come la decisione di abolire le quote,<br />
un programma ad hoc all’interno del PSR<br />
2007-2013 (nella riforma Health Check) e<br />
alcuni “pacchetti” di misure varati in risposta<br />
alle frequenti crisi di mercato. Tuttavia<br />
questi strumenti spesso si sono rivelati poco<br />
efficaci soprattutto per quanto riguarda le<br />
tempistiche di applicazione.<br />
Un forte ostacolo alla ripresa è rappresentato<br />
anche dall’andamento dei consumi e<br />
dalle trasformazioni che stanno interessando<br />
negli ultimi anni il settore alimentare. I<br />
cambiamenti in atto nella composizione<br />
degli acquisti delle famiglie italiane non premiano<br />
i prodotti lattiero caseari così come<br />
la maggior parte dei prodotti da allevamenti<br />
zootecnici. In questo contesto, gli acquisti<br />
di latte alimentare sono calati del 7,2% dal<br />
2012 al 2016, il latte fresco addirittura del<br />
15%. Queste tendenze colpiscono indistintamente<br />
tutti i segmenti di mercato, dai grandi<br />
ipermercati ai discount fino ai negozi di vicinato<br />
ma vi sono tuttavia alcune differenze<br />
Agricoltura 93<br />
53
Dopo un periodo<br />
difficile, si<br />
registrano buoni<br />
segni di ripresa<br />
e capacità di<br />
innovazione<br />
importanti tra i diversi prodotti del settore.<br />
Il rapporto <strong>2017</strong> Ismea-Nielsen evidenzia<br />
come nell’ultimo anno il prodotto più in difficoltà<br />
sia proprio il latte alimentare (-5,8%<br />
in valore) mentre sono rimasti stabili, nonostante<br />
la crisi, sia i formaggi duri, sia yogurt<br />
e burro.<br />
IL VALORE DELLA QUALITÀ<br />
In favore delle aziende piemontesi giocano<br />
altri fattori competitivi. Il più importante<br />
riguarda la riscoperta del prodotto<br />
locale. Secondo i dati diffusi da Coldiretti<br />
sulle preferenze di spesa degli italiani, il<br />
70% predilige alimenti prodotti nel territorio<br />
in cui vive. Inoltre, in termini di spesa<br />
più della metà dichiara di essere disposta<br />
a spendere una cifra più alta se percepisce<br />
una qualità maggiore e un’origine certificata.<br />
Questi fattori si rivelano estremamente<br />
positivi per tutto il segmento delle produzioni<br />
tipiche di cui il <strong>Piemonte</strong> è ricchissimo.<br />
Infatti, oltre alle DOP riconosciute a<br />
livello comunitario (dalle maggiori Grana<br />
Padano e Gorgonzola alle 6 più piccole ed<br />
esclusive Toma <strong>Piemonte</strong>se, Raschera, Bra,<br />
Murazzano, Roccaverano e Castelmagno)<br />
sono presenti ben 50 PAT (Prodotti Agroalimentari<br />
Tradizionali) solo nel comparto<br />
lattiero caseario.<br />
Se, quindi, la materia prima risulta deficitaria<br />
rispetto alla quantità utilizzata dall’industria,<br />
lo stesso non avviene per i prodotti<br />
trasformati di cui siamo esportatori, in<br />
particolare il burro e i formaggi. In linea<br />
generale tutte le produzioni che riescono<br />
a svincolarsi dalla massificazione del mercato<br />
possono garantire ai produttori una<br />
remunerazione più corretta. I prodotti certificati<br />
rientrano certamente in questa categoria,<br />
così come quelli che hanno un forte<br />
legame con il territorio e possono giovarsi<br />
di una commercializzazione più diretta, in<br />
connessione con lo sviluppo turistico delle<br />
aree in cui si trovano e non dovendo sottostare<br />
alle regole della distribuzione moderna.<br />
LA TRACCIABILITÀ<br />
DELL’ORIGINE<br />
Un passo importante per la valorizzazione<br />
del latte italiano è stato fatto dal Ministero<br />
delle politiche agricole alimentari e forestali<br />
con l’adozione del D.M del 9-12-2016 che<br />
obbliga ad indicare l’origine della materia<br />
prima dei prodotti lattiero caseari commer-<br />
54<br />
Agricoltura 93
cializzati in Italia. Tale obbligo, quindi, si<br />
estende non solo al latte ma anche a burro,<br />
yogurt, formaggi e latticini in genere, non<br />
solo vaccini ma di qualunque altra origine<br />
animale.<br />
A livello locale la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> si è<br />
mossa in autonomia con un’iniziativa che<br />
rafforza questa indicazione: il marchio<br />
Piemunto che identifica i prodotti realizzati<br />
con latte piemontese. Varato nell’aprile<br />
2016 con l’accordo tra <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> e<br />
Carrefour, seguito poi da ulteriori accordi<br />
con altre sigle della grande distribuzione, il<br />
marchio Piemunto si è rapidamente diffuso<br />
tra gli scaffali dei supermercati piemontesi<br />
con oltre 150 prodotti in vendita.<br />
Sempre in tema di politiche pubbliche,<br />
anche il PSR 2014-2020 prevede opportunità<br />
di sostegno per il settore, ad esempio<br />
le misure dedicate allo sviluppo dei prodotti<br />
di qualità certificata (misure 3 e 4.2),<br />
il sostegno alle filiere corte locali (16.4), gli<br />
investimenti in allevamenti con basso impatto<br />
ambientale (4.1), le infrastrutture per<br />
la zootecnia montana (4.3) e infine tutte le<br />
misure che forniscono supporto alle aziende<br />
in aree svantaggiate in connessione con<br />
il turismo o l’artigianato locale (Leader).<br />
Sono dunque molteplici le forme di sostegno<br />
diretto o indiretto che sono state messe<br />
in atto per sostenere il settore. Nonostante<br />
le profonde differenze di natura normativa<br />
è comunque possibile riconoscere un filo<br />
conduttore che lega tutte queste iniziative,<br />
ovvero sostenere le aziende nel trovare<br />
dei percorsi di produzione o vendita che le<br />
distingua il più possibile dalla massa, andando<br />
alla ricerca di un proprio segmento<br />
di mercato che ne valorizzi al massimo le<br />
caratteristiche, siano esse inserite in un<br />
circuito commerciale dotato di una forte<br />
promozione come le grandi DOP, o al contrario<br />
lavorino in zone marginali lontane<br />
dai grandi mercati ma con un flusso di turisti<br />
in grado di apprezzare un prodotto di<br />
qualità.<br />
Marchio della campagna di comunicazione<br />
per identificare i prodotti<br />
realizzati con latte piemontese<br />
Il consumatore<br />
apprezza<br />
la qualità e<br />
la certezza<br />
dell’origine<br />
Confronto prezzi<br />
Italia - Francia - Germania<br />
Ripartizione %<br />
del valore nella filiera<br />
Agricoltura 93<br />
55
CHEESE <strong>2017</strong><br />
Quattro giorni di incontri ed eventi presso l’area <strong>Piemonte</strong><br />
L’undicesima edizione di Cheese, l’evento dedicato al formaggio artigianale organizzato<br />
dalla Città di Bra e Slow Food Italia dal 15 al 18 settembre a Bra, ha<br />
puntato l’attenzione sul tema dei formaggi a latte crudo. Il <strong>Piemonte</strong> è stato protagonista<br />
nell’area collettiva allestita in piazza Spreitenbach da Assopiemonte<br />
Dop e Igp, che ha raggruppato i Consorzi di tutela dei formaggi piemontesi a<br />
DOP, realizzata grazie ai fondi della misura 3.2 del Programma di Sviluppo Rurale<br />
2014-2020, in collaborazione con DMO <strong>Piemonte</strong>. L’inaugurazione si è tenuta alla<br />
presenza del presidente della <strong>Regione</strong>, Sergio Chiamparino, e degli assessori regionali<br />
Giorgio Ferrero e Alberto Valmaggia. Nell’area <strong>Piemonte</strong> si è articolato un<br />
ricco programma di incontri su temi riguardanti il comparto lattiero-caseario-zootecnico<br />
piemontese, e di appuntamenti dedicati alla presentazione e degustazione<br />
dei formaggi del <strong>Piemonte</strong> in abbinamento con i grandi vini e altri prodotti<br />
agroalimentari, con il supporto dell’Istituto alberghiero di Dronero e dell’Enoteca<br />
regionale di Acqui Terme. Tra i vari dibattiti, la presentazione della “Guida alla<br />
buona prassi igienica per i caseifici delle aziende agricole” dell’AslTo4 e della<br />
“Guida ai caseifici d’alpeggio” dell’Asl To3. Lo stand ha ospitato il 16 settembre<br />
una delle grandi conferenze di carattere nazionale di Cheese: “L’Appennino che stiamo<br />
perdendo”, una riflessione sul cambiamento epocale che sta coinvolgendo l’Italia<br />
pastorale. “La rinascita delle zone terremotate dell’Italia centrale, così come la<br />
salvaguardia e il rilancio delle aree depresse delle vallate alpine piemontesi - ha<br />
detto nel suo intervento l’assessore Giorgio Ferrero - passa attraverso un processo<br />
culturale che parte fin dalle scuole”.<br />
In quest’area si è svolta anche l’attività di accoglienza e di informazione dei visitatori<br />
sugli obiettivi del PSR - Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 del <strong>Piemonte</strong>.<br />
In programma nel corso delle serate alcuni eventi musicali organizzati in<br />
collaborazione con la città di Bra. Le attività hanno avuto anche la compartecipazione<br />
di altri soggetti come l’Assessorato regionale allo Sviluppo della Montagna<br />
e Foreste, le Organizzazioni professionali agricole e le organizzazioni del mondo<br />
cooperativo, l’ONAF, il Consorzio <strong>Piemonte</strong> Land of Perfection, l’Associazione casare<br />
e casari di aziende agricole, Agenform. In piazza Spreitenbach ci sono state<br />
anche le Fattorie didattiche del <strong>Piemonte</strong> che insieme all’Associazione regionale<br />
allevatori del <strong>Piemonte</strong> hanno svolto attività di informazione e animazione rivolte<br />
ai più giovani e alle famiglie. Il pubblico ha potuto vedere alcuni esemplari di<br />
bovini, ovini e caprini, di alcune razze lattifere allevate in <strong>Piemonte</strong> e protagoniste<br />
principali della produzione di latte destinato ai nostri pregiati formaggi. Lunedi<br />
18 settembre nello stand si è svolto il convegno di chiusura di Cheese “L’origine<br />
in etichetta”, con il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio<br />
Martina, il presidente Sergio Chiamparino, l’assessore all’Agricoltura Giorgio<br />
Ferrero, il sindaco di Bra Bruna Sibille, il presidente Slow Food Carlo Petrini, il<br />
presidente Slow Food Italia Gaetano Pascale. L’assessore Ferrero ha evidenziato<br />
che “L’etichettatura obbligatoria è lo strumento per tutelare le nostre eccellenze<br />
in ogni campo e insieme tutelare i cittadini che nella trasparenza della etichetta<br />
trovano le ragioni per una scelta libera al momento dell’acquisto. Sull’etichettatura<br />
la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, come ha riconosciuto lo stesso ministro Martina, è stata<br />
in prima fila sia nella richiesta di una apposita legge, sia nella definizione di strumenti<br />
che la anticipassero, come nel caso di Piemunto, per dare più trasparenza<br />
al mercato”.<br />
Alessandra Quaglia,<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>,<br />
Settore Ufficio stampa<br />
e nuovi media<br />
56<br />
Agricoltura 93
Agricoltura 93<br />
57
NUOVE OPPORTUNITÀ<br />
PER PESCA E<br />
ACQUACOLTURA<br />
AL VIA I BANDI SU TRE<br />
MISURE DEL FEAMP 2014-2020<br />
A cura di<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />
Settore Conservazione<br />
e gestione della fauna<br />
selvatica e acquicoltura<br />
Il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e<br />
per la Pesca (FEAMP) è l’ultimo strumento<br />
finanziario per i settori della pesca e dell’acquacoltura<br />
nell’Unione Europea per il periodo<br />
2014-2020, ed è tra i tre regolamenti che costituiscono<br />
il pacchetto di riforme della nuova<br />
politica comune della pesca (PCP).<br />
Il Settore Conservazione e gestione della<br />
fauna selvatica e acquacoltura della <strong>Regione</strong><br />
<strong>Piemonte</strong> provvede alla gestione dei fondi<br />
comunitari, accompagnando le imprese ittiche<br />
nel loro percorso di crescita fin dal 2000,<br />
inizialmente con lo Strumento Finanziario di<br />
Orientamento della Pesca (SFOP) per il periodo<br />
2000/2006. Alla chiusura della programmazione<br />
2000-2006 si evidenzia che gli aiuti<br />
concessi ai produttori ittici sono stati pari a<br />
1.142.085 euro di contributo pubblico con una<br />
partecipazione di spesa del privato di 1.190.348<br />
euro per un investimento complessivo di<br />
2.332.433 euro.<br />
Per il periodo di programmazione 2007-<br />
2013, lo strumento finanziario è stato il Fondo<br />
Europeo per la Pesca (FEP), che aveva come<br />
obiettivo il miglioramento del livello di conservazione<br />
delle risorse e dell’ambiente, la riduzione<br />
del relativo impatto socio-economico,<br />
il rafforzamento della competitività del settore.<br />
Tale obiettivo si è concretizzato attraverso<br />
una serie di misure strutturali e in particolare,<br />
nella nostra regione, l’acquacoltura, un’attività<br />
economica che ha assunto crescente rilevanza<br />
nel sistema economico piemontese, dove oltre<br />
35 impianti producono circa 2.500 tonnellate di<br />
pesca all’anno, e tra le specie spiccano la trota<br />
e la tinca.<br />
Attraverso i sopralluoghi alle aziende beneficiarie,<br />
si è potuto constatare che i fondi sono<br />
stati utilizzati anche per l’applicazione di nuove<br />
tecnologie, l’installazione di moderni impianti<br />
di trasformazione, il confezionamento di produzioni<br />
agro-alimentari alternative legate al<br />
pesce. Le risorse finanziarie messe a disposizione<br />
dal FEP ammontavano a 1.195.242 euro<br />
di contributo pubblico con una partecipazione<br />
di spesa del privato pari a 1.190.783 euro per un<br />
investimento complessivo di 2.386.025 euro.<br />
Con il FEAMP ora le risorse a disposizione<br />
(per il <strong>Piemonte</strong> complessivamente 1.283.623<br />
euro) sono indirizzate alla creazione di occu-<br />
58<br />
Agricoltura 93
pazione, alla diversificazione delle economie<br />
locali e al conferimento di una maggiore redditività<br />
e sostenibilità alla pesca.<br />
Gli obiettivi principali che la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />
si è prefissata sono:<br />
- un’acquacoltura sostenibile, che aiuti il<br />
settore a crescere e a diventare più competitivo<br />
seguendo regole su metodi di produzione<br />
ecocompatibili, anche attraverso normative<br />
rigorose in materia di qualità, salute e sicurezza,<br />
fornendo così al consumatore prodotti<br />
di alto livello, affidabili e nutritivi;<br />
- il miglioramento della commercializzazione<br />
e della trasformazione.<br />
In <strong>Piemonte</strong> si dà dunque l’avvio ad un<br />
nuovo percorso inserito nel periodo di programmazione<br />
del FEAMP 2014-2020 e nel<br />
più ampio contesto della Politica Marittima<br />
Integrata e della Crescita blu, dove l’acquacoltura<br />
ha un ruolo strategico, per la capacità di<br />
creare reddito e occupazione in relazione alle<br />
caratteristiche produttive, alle specializzazioni<br />
regionali e alle vocazioni ambientali. In un<br />
contesto caratterizzato da una cultura delle<br />
produzioni alimentari sicure e di qualità, anche<br />
per la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, coerentemente<br />
con le azioni di riforma richieste dalla Commissione<br />
europea e previa identificazione<br />
degli ambiti strategici di intervento a livello<br />
nazionale, sono stati determinati gli obiettivi<br />
attesi di crescita economica, equità sociale e<br />
uso responsabile delle risorse ambientali.<br />
I BANDI APPROVATI PER LE<br />
ANNUALITA’ 2015/2016/<strong>2017</strong><br />
(DD 676 DEL 12.07.<strong>2017</strong>)<br />
MISURA 2.48 “INVESTIMENTI PRODUTTIVI DESTINATI<br />
ALL’ACQUACOLTURA”, con l’obiettivo di promuovere la competitività<br />
delle imprese acquicole attraverso il miglioramento della produttività<br />
dell’acquacoltura; la diversificazione della produzione e delle<br />
specie allevate; l’ammodernamento degli impianti e delle condizioni<br />
di lavoro; il miglioramento del benessere degli animali comprese le<br />
attrezzature per proteggerli dai predatori; migliorare la qualità e il valore<br />
dei prodotti dell’acquacoltura; il recupero di stagni e lagune; la<br />
diversificazione del reddito tramite attività complementari. Le risorse<br />
finanziarie pubbliche sono di 274.576,88 euro.<br />
MISURA 5.68 “REALIZZARE CAMPAGNE DI COMUNICAZIO-<br />
NE E PROMOZIONE REGIONALI, NAZIONALI O TRANSNA-<br />
ZIONALI PER SENSIBILIZZARE IL PUBBLICO SUI PRODOTTI<br />
DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA SOSTENIBILI”, destinata<br />
a Organizzazioni di produttori e loro associazioni; organismi di<br />
diritto pubblico.<br />
Le risorse finanziarie pubbliche sono di 110.934,71 euro.<br />
MISURA 5.69 “TRASFORMAZIONE DEI PRODOTTI DELLA<br />
PESCA E DELL’ACQUACOLTURA”, che promuove la realizzazione<br />
di investimenti finalizzati al risparmio energetico ed alla riduzione<br />
dell’impatto sull’ambiente incluso il trattamento dei rifiuti; il miglioramento<br />
della sicurezza, dell’igiene, della salute e delle condizioni di<br />
lavoro; il sostegno della trasformazione delle catture di pesce commerciale<br />
non destinate al consumo umano; la trasformazione dei sottoprodotti;<br />
la trasformazione di prodotti dell’acquacoltura biologica.<br />
Inoltre, sono previsti investimenti che consentono di realizzare prodotti<br />
nuovi o migliorati, che portano a processi o sistemi di gestione e di<br />
organizzazione nuovi o migliorati. I soggetti ammessi a finanziamento<br />
sono le micro, piccole e medie imprese acquicole.<br />
Le risorse finanziarie pubbliche sono di 99.676,27 euro.<br />
Per maggiori informazioni:<br />
www.regione.piemonte.it/agri/politiche_agricole/caccia_pesca/<br />
feamp2014-2020.htm<br />
59
GLI ISTITUTI AGRARI DEL PIEMONTE<br />
ISTITUTO PENNA - ASTI<br />
INTERVISTA AI DIRIGENTI SCOLASTICI<br />
LUISELLA PENNA E ANGELO DEMARIA<br />
A cura di<br />
Rossella Foriero<br />
CSI <strong>Piemonte</strong>/<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />
All’inizio del Novecento il senatore astigiano Giovanni Penna fondò l’Ente Morale “Orfanotrofio<br />
maschile Vittorio Alfieri”, donandogli al contempo un vasto complesso di terreni per realizzare un<br />
progetto di formazione in ambito agrario. E’ stata questa la prima base storica dell’attuale Istituto.<br />
Negli anni ’60 il Ministero della Pubblica Istruzione sancì la statalizzazione della scuola, formalizzando<br />
la nascita dell’attuale Istituto con sezioni per esperto coltivatore e per viticoltore.<br />
Rinominato successivamente “G. Penna”, in omaggio al fondatore, l’istituto prevede un percorso<br />
formativo articolato in due indirizzi di studio:<br />
- Agraria, agroalimentare e agroindustria con 16 classi, per un totale di oltre 400 iscritti, suddivisi<br />
in Produzioni e trasformazioni e Viticoltura ed enologia;<br />
- Servizi per l’enograstronomia e l’ospitalità alberghiera con 12 classi, per un totale di oltre 300<br />
iscritti, suddivisi in Enogastronomia e Servizi di sala e vendita.<br />
Quali sono i vostri punti di forza?<br />
A fronte di un calo di aziende agricole e di attività connesse all’agricoltura, negli ultimi anni sono<br />
aumentate le imprese legate al settore turistico ed ai servizi, con una tendenza alla valorizzazione<br />
di produzioni e territorio. Gli indirizzi scelti dall’istituto consentono di attuare un sistema formativo<br />
aperto verso l’esterno grazie alla creazione di continue e strette collaborazioni con imprese,<br />
associazioni di categoria, enti locali e di ricerca e di garantire un rapido ed efficace inserimento<br />
post-diploma in vari ambiti lavorativi.<br />
Grazie alla collaborazione del Centro Provinciale Istruzione per Adulti di Asti, è stato inoltre attivato<br />
un corso serale che dà la possibilità di diplomarsi in 3 anni a tutti gli adulti che desiderano<br />
rientrare nel sistema scolastico.<br />
Com’è organizzata l’azienda agricola?<br />
Il suo ruolo basilare è quello di sostenere la didattica, in quanto i terreni, le serre, le coltivazioni e<br />
la cantina rappresentano i principali laboratori degli istituti ad indirizzo agrario. Gli alunni possono<br />
osservare i fenomeni naturali correlati allo sviluppo dei vegetali e da lì sviluppano analisi e studi<br />
scientifici; applicano inoltre quanto studiato nelle più comuni pratiche aziendali quali la potatura,<br />
la vendemmia, la vinificazione, la produzione di piante ornamentali ed ortaggi.<br />
L’altro aspetto importante è la gestione finanziaria dell’azienda, che deve essere realizzata secondo<br />
criteri di rendimento economico ed efficienza. Da ciò consegue l’importanza della modernità<br />
di attrezzature e processi tecnologici, nonché della fase di commercializzazione delle produzioni<br />
aziendali.<br />
L’azienda agricola vende, con variabilità stagionale, i prodotti che ottiene dalle proprie colture e<br />
dalle rispettive trasformazioni: colture erbacee di pieno campo, vino, mostarda e conserve, nocciole,<br />
frutta e piccoli frutti, ortaggi.<br />
Parliamo degli studenti…<br />
La maggior parte (60-70%) degli studenti proviene da altri Comuni o dalle aree rurali ed è, in<br />
modo più o meno diretto, a contatto con il mondo agricolo della provincia. Frequentemente, le<br />
60<br />
Agricoltura 93
Prosegue la serie di interviste agli Istituti Agrari del <strong>Piemonte</strong>, che<br />
partecipano alle attività del piano di comunicazione del PSR.<br />
famiglie conducono aziende con vario indirizzo produttivo: in questi casi, quando il ragazzo diplomato<br />
ha iniziato a lavorare per l’attività di famiglia, si è riscontrata una ricaduta ottimale sullo<br />
sviluppo economico ed imprenditoriale dell’azienda.<br />
I diplomati trovano collocazione professionale in molti settori: nella conduzione di aziende agrarie<br />
e zootecniche, di cantine ed altre realtà trasformative; nei controlli di qualità delle produzioni,<br />
sotto il profilo fisico-chimico, igienico ed orga nolettico; nella gestione delle attività promozionali<br />
per la valorizzazione di prodotti tipici agroali mentari; nei servizi di assistenza e consulenza tecnico-amministrativa<br />
forniti alle aziende dalle associazioni di categoria, associazioni di produttori,<br />
consorzi di tutela, etc.<br />
Quali progetti e casi di successo si possono ricordare?<br />
Le iniziative realizzate hanno due importanti obiettivi: sviluppare nei soggetti coinvolti comportamenti<br />
responsabili ispirati al rispetto della le galità, della sostenibilità ambientale, dei beni paesaggistici,<br />
del patrimonio e delle attività culturali e valorizzare la scuola intesa come comunità aperta<br />
al territorio e in grado di sviluppare l’interazione con le famiglie e la comunità locale, comprese le<br />
organizzazioni del terzo settore e le imprese.<br />
Tra i principali progetti, ricordiamo gli Orti sociali in collaborazione con il Comune di Asti, tramite<br />
il quale si è fornito un contributo formativo agli assegnatari che dovevano intraprendere la coltivazione<br />
del proprio orto; il progetto “Agricola”, grazie al quale i bambini delle scuole primarie del<br />
Comune di Asti trascorrono una giornata presso l’Istituto, con attività laboratoriali nell’azienda<br />
agricola e nelle aule scolastiche; il progetto ISA - istruzione e sviluppo in agricoltura, realizzato<br />
con l’Università, la rete delle Scuole agrarie Salesiane nel mondo, il Centro di ricerca CREA_ENO di<br />
Asti e che ha come obiettivo la ricerca sulla biodiversità e la formazione; le sperimentazioni viticole<br />
con prodotti ad azione biostimolante, presso i propri vigneti, in collaborazione con l’Università, la<br />
Confederazione Italiana Agricoltori ed Aziende private.<br />
Per maggiori informazioni: www.istitutopennaasti.it<br />
Agricoltura 93<br />
61
GLI ISTITUTI AGRARI DEL PIEMONTE<br />
I.P.S.A.S.R. “FOBELLI”<br />
CRODO (VB)<br />
INTERVISTA AL PROFESSORE<br />
MICHELE MERIO<br />
Qual è la storia dell’istituto?<br />
L’istituto nasce nel 1979 come istituto agroforestale dipendente dalla sede principale dell’I.P.S.A.<br />
di Trino Vercellese e diventa poi, a partire dal 1983, sede coordinata dell’I.P.S.A. di Solcio di Lesa in<br />
provincia di Novara. A partire dal 1988 diventa sede di un importante progetto di valorizzazione<br />
della vite e del melo che consente la messa a dimora di diverse cultivar per verificarne l’adattabilità<br />
al territorio. Tale sperimentazione, conclusa nel 1994, porta alla decisione di mantenere un campo<br />
catalogo di meli, utile anche alle lezioni dedicate alla potatura, e di puntare sulla coltivazione più<br />
estesa del vitigno che ha dato i migliori risultati anche ai fini della vinificazione: lo chardonnay. Nel<br />
2000 l’istituto affronta una nuova sfida che si rivelerà poi determinante in termini di ulteriore crescita<br />
della scuola: acquisisce infatti una propria autonomia gestionale grazie alla decisione di “verticalizzare”<br />
l’I.P.S.A.A. di Crodo con l’Istituto Comprensivo “Innocenzo IX” di Baceno, diventando<br />
quindi parte fondamentale di una “scuola di valle” composta da oltre 400 studenti che vanno dalla<br />
scuola d’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado. Aumenta così la collaborazione con gli<br />
enti territoriali della valle e viene diversificata l’offerta didattica: in una apposita area si realizza<br />
uno spazio compostaggio del verde a disposizione di utenze pubbliche e private, viene potenziata<br />
la dotazione tecnologica della cantina didattica e la produzione del vino da tavola denominato “I<br />
Terrazzi antichi” da uve chardonnay che ottiene la DOC “Bianco delle Valli Ossolane”; vengono<br />
infine realizzati un birrificio ed un caseificio didattico.<br />
Quali sono i punti di forza dell’istituto?<br />
Sicuramente l’apertura verso il territorio, la buona collaborazione con gli enti locali, l’ubicazione<br />
in un piccolo comune di montagna che agevola la protezione da parte della comunità locale nei<br />
confronti dei ragazzi frequentanti l’istituto, 72 dei quali, essendo convittori, ne diventano parte<br />
attiva per nove mesi all’anno.<br />
La scuola è contornata da un ambiente rurale di media montagna e consente quindi l’integrazione<br />
di lezioni pratiche organizzate negli spazi della scuola con escursioni didattiche in aziende zootecniche<br />
o in aree di interesse agronomico e botanico vicine all’istituto. L’azienda agricola didattica,<br />
ancorché non ancora formalizzata come tale, produce vino bianco DOC da uve prodotte in loco,<br />
formaggi tipici, birra artigianale, piccoli frutti (in particolare lamponi) e mele destinate soprattutto<br />
all’autoconsumo. Vengono inoltre effettuati un servizio di compostaggio a disposizione della comunità<br />
ed interventi di manutenzione del verde su aree pubbliche comunali.<br />
Parliamo un po’ degli studenti…<br />
La scuola conta 161 studenti che frequentano il corso quinquennale denominato “Servizi all’agricoltura e<br />
sviluppo rurale” ad indirizzo “Commercializzazione e valorizzazione dei prodotti agricoli e del territorio”.<br />
62<br />
Agricoltura 93
Prosegue la serie di interviste agli Istituti Agrari del <strong>Piemonte</strong>, che<br />
partecipano alle attività del piano di comunicazione del PSR.<br />
Una buona percentuale di studenti proviene da famiglie operanti nel settore agricolo e agro-zootecnico<br />
provinciale ed extraprovinciale ma molti si iscrivono al Fobelli per interesse verso le<br />
tematiche ambientali pur non provenendo dal mondo agricolo.<br />
Il legame tra studenti e territorio si rafforza anche grazie all’alternanza scuola-lavoro, grazie<br />
ad una fitta rete di aziende ben disposte a formare gli studenti nei periodi di stage sia estivi<br />
sia durante l’anno scolastico. Tali aziende operano principalmente nei campi agro-zootecnico e<br />
vivaistico e gli studenti si inseriscono attivamente nei processi produttivi.<br />
Alcuni studenti dell’istituto si sono distinti in ambiti differenziati: come casari produttori del formaggio<br />
Bettelmatt, eccellenza del territorio, gestori di aziende agrarie e agrituristiche innovative,<br />
professionisti medici veterinari, altri ancora come farmacisti, guardie forestali e guardaparco,<br />
macellai e salumieri e infine come apprezzati amministratori locali provinciali e regionali.<br />
Quali sono i progetti più interessanti in cui siete coinvolti?<br />
La scuola si è sempre distinta per la partecipazione a numerosi progetti sia locali, attivati con gli<br />
Enti parco, la Provincia, le Comunità montane ed i Comuni del territorio, sia internazionali attraverso<br />
la partecipazione a vari progetti europei (Comenius, Leonardo Erasmus plus, gemellaggi<br />
con istituti agrari di Repubblica Ceca, Francia e Bulgaria).<br />
Gli sbocchi professionali dei diplomati si concretizzano sia nelle aziende familiari sia in attività<br />
in proprio in campo agri-zootecnico o nella manutenzione del verde, anche presso aziende oltre<br />
frontiera nella vicina Svizzera: nel settore caseificazione e nel settore turistico in Canton Vallese,<br />
nel settore del giardinaggio nel Canton Ticino.<br />
Mediamente il 20% dei diplomati intraprende la carriera universitaria frequentando corsi ad indirizzo<br />
scientifico quali Scienze Agrarie, Scienze delle Produzioni Animali e Vegetali, Scienze Forestali.<br />
Per maggiori informazioni: www.innocenzoix.it/index.php/plessi/plesso-a<br />
Agricoltura 93<br />
63
AVVIATA LA<br />
VALUTAZIONE<br />
DEL PSR<br />
2014-2020<br />
IRES <strong>Piemonte</strong>,<br />
gruppo valutazione PSR<br />
(Stefano Aimone - coordinatore,<br />
Marco Adamo, Stefano<br />
Cavaletto, Enrico Gottero,<br />
Nicoletta Torchio)<br />
Ha contribuito<br />
Nicoletta Alliani (IPLA)<br />
Come tutti i programmi cofinanziati dall’Unione<br />
Europea, anche il PSR 2014-2020 è<br />
sottoposto a un’attività di valutazione obbligatoria,<br />
i cui obiettivi e caratteri generali<br />
sono definiti dai regolamenti comunitari e<br />
richiamati dal piano di valutazione contenuto<br />
all’interno del PSR stesso.<br />
Muovendosi in questo perimetro le Regioni<br />
hanno spazi di manovra rilevanti, sia per<br />
quanto concerne le modalità organizzative,<br />
sia per la definizione di attività di valutazione<br />
aggiuntive rispetto a quelle obbligatorie.<br />
L’APPROCCIO IN HOUSE<br />
E I PRIMI PASSI<br />
Con il PSR 2007-2013 la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />
aveva scelto un approccio originale, internalizzando<br />
il processo di valutazione presso il<br />
64<br />
Agricoltura 93
NUVAL 2 , affiancato dall’IRES <strong>Piemonte</strong> per<br />
alcune tematiche.<br />
Questa soluzione in house si è dimostrata<br />
funzionale ed è anche suggerita dall’European<br />
Helpdesk 3 , in quanto aumenta le possibilità<br />
di consolidare competenze valutative sul<br />
territorio e di rendere più fitto e duraturo il<br />
dialogo con l’Autorità di gestione e i portatori<br />
di interesse.<br />
La <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> ha quindi deciso di<br />
mantenere questo orientamento, assegnando<br />
il ruolo di valutatore del PSR 2014-2020<br />
all’IRES <strong>Piemonte</strong>, che della <strong>Regione</strong> è ente<br />
strumentale. Questa scelta ha l’obiettivo di<br />
preservare l’esperienza acquisita nel precedente<br />
ciclo integrandola con le capacità metodologiche<br />
e di ricerca proprie dell’Istituto.<br />
All’IRES è stato assegnato anche il ruolo di<br />
valutatore dei POR FESR e FSE, puntando<br />
a una maggiore integrazione delle attività<br />
valutative rispetto al passato, attraverso l’individuazione<br />
di temi e metodologie comuni.<br />
L’Istituto, pertanto, ha costituito al proprio<br />
interno gruppi di lavoro dedicati, coordinati<br />
da una cabina di regia formata dal direttore<br />
e dai responsabili delle singole valutazioni.<br />
La governance esterna della valutazione sarà<br />
invece affidata, come nel ciclo precedente, a<br />
un gruppo direttivo (Steering group) che<br />
comprende rappresentanti delle istituzioni<br />
e dei portatori di interesse coinvolti nel PSR.<br />
Molto importante è anche il consolidamento<br />
della rete che si è venuta a creare tra i valutatori<br />
del PSR e i partner quali IPLA per il<br />
monitoraggio ambientale, CSI per il trattamento<br />
delle informazioni e la fornitura dei<br />
dati del sistema di monitoraggio, ARPEA per<br />
alcuni aspetti specifici legati all’attuazione<br />
delle misure. Un’altra rete di cui sarà assicurato<br />
il rafforzamento è quella tra il valutatore<br />
e le istituzioni di ricerca preposte a fornire<br />
indirizzi metodologici, quali la Rete Rurale<br />
Nazionale, il già citato European Helpdesk,<br />
il CREA.<br />
Dopo aver ricevuto l’incarico alla fine del<br />
2016, l’IRES ha immediatamente avviato le<br />
attività preliminari, producendo un primo<br />
documento metodologico e attivando un<br />
fitto scambio con l’Autorità di gestione e i<br />
partner prima citati. Solo nel primo semestre<br />
<strong>2017</strong> il gruppo IRES ha organizzato o<br />
contribuito a 56 momenti di confronto (riunioni<br />
tecniche, seminari, workshop metodologici).<br />
<strong>2017</strong>: LA VALUTAZIONE<br />
INTERMEDIA<br />
Sulla base della regolamentazione europea,<br />
la prima attività valutativa ufficiale era<br />
prevista per il mese di giugno <strong>2017</strong>, in coincidenza<br />
con la presentazione del rapporto<br />
annuale di implementazione del PSR (AIR).<br />
Secondo le intenzioni del legislatore comunitario,<br />
si sarebbe trattato di una valutazione<br />
intermedia, assumendo che il PSR si fosse<br />
avviato nel 2014. In realtà, per tutte le Regioni<br />
italiane e altri Paesi europei il negoziato<br />
sul PSR attuale si è protratto molto a lungo e<br />
i programmi sono stati approvati solamente<br />
alla fine del 2015. Questo ritardo ha comportato<br />
importanti limiti nella valutazione <strong>2017</strong>,<br />
che si doveva basare sullo stato di attuazione<br />
del 31 <strong>dicembre</strong> 2016: nonostante i molti<br />
bandi aperti, erano ancora pochissimi gli<br />
interventi conclusi e, pertanto, non è stato<br />
possibile esprimere giudizi sulle principa-<br />
La valutazione<br />
del PSR è<br />
condotta da<br />
Ires, una scelta<br />
“interna”, che<br />
permette di<br />
consolidare le<br />
esperienze e<br />
le conoscenze<br />
acquisite<br />
2<br />
NUVAL: Nucleo per la valutazione delle<br />
politiche, organo della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />
preposto al coordinamento delle attività<br />
valutative dell’ente.<br />
3<br />
L’European Helpdesk per la valutazione<br />
dello sviluppo rurale è lo staff di riferimento<br />
per quanto concerne le metodologie valutative<br />
da applicare al PSR.<br />
Agricoltura 93<br />
65
Gli spunti del<br />
valutatore hanno<br />
riguardato la<br />
prima fase di<br />
attuazione<br />
del PSR, con<br />
l’apertura di<br />
molti bandi ma<br />
ancora pochi dati<br />
conclusivi<br />
li misure d’investimento. Fortunatamente,<br />
grazie ai cosiddetti “trascinamenti”, cioè gli<br />
impegni pluriennali attivati nella precedente<br />
programmazione, è stato possibile utilizzare<br />
molte informazioni sugli aspetti ambientali<br />
del Programma grazie al monitoraggio effettuato<br />
dall’IPLA in continuità con il PSR<br />
precedente.<br />
Nonostante i vincoli sopra evidenziati, l’esercizio<br />
di valutazione del <strong>2017</strong> ha mostrato<br />
alcuni interessanti risultati e si è rivelato<br />
un’importante occasione per prendere confidenza<br />
con i quesiti valutativi e i criteri di<br />
giudizio, individuare le metodologie idonee<br />
per sviluppare le risposte, testare gli indicatori<br />
anche proponendone di aggiuntivi ove<br />
utile o necessario. E’ anche stata l’occasione<br />
per rilevare alcune carenze di programmazione,<br />
suggerendo possibili correttivi.<br />
I PRIMI SUGGERIMENTI DEL<br />
VALUTATORE<br />
Ad esempio, per le misure relative alla formazione,<br />
informazione e consulenza (M01<br />
e M02), la distribuzione delle risorse finanziarie<br />
rispetto alle diverse focus area (FA)<br />
attivate dal PSR piemontese è pressoché<br />
uniforme; tuttavia una verifica svolta dal<br />
valutatore ha evidenziato che tale distribuzione<br />
non corrisponde alla reale incidenza,<br />
rispetto alle FA, dei fabbisogni formativi e<br />
informativi degli operatori agricoli e forestali.<br />
Questo riscontro suggerisce di rivedere<br />
tale ripartizione attraverso una richiesta<br />
di modifica del PSR, dato che potrebbe<br />
comportare anomalie attuative.<br />
Per quanto riguarda invece il tema della<br />
qualità e delle filiere i dati disponibili<br />
hanno mostrato un rilevante interesse dei<br />
potenziali beneficiari verso la certificazione<br />
dei prodotti, in particolare, il biologico.<br />
Inoltre l’impostazione dell’operazione 4.2.1<br />
(investimenti nelle industrie alimentari)<br />
ha previsto utili meccanismi per equilibrare<br />
l’intervento tra territori e settori con caratteristiche<br />
differenti.<br />
L’attuazione delle misure per la prevenzione<br />
dei danni da calamità naturali di tipo<br />
biotico (5.1.1) ha mostrato invece scarsa<br />
flessibilità e adattabilità alla gestione delle<br />
nuove emergenze fitosanitarie, per cui<br />
è emersa la raccomandazione di inserire<br />
e aggiornare tempestivamente l’elenco<br />
delle nuove avversità segnalate e ritenute<br />
pericolose e di potenziarne il monitoraggio.<br />
Per quanto concerne la gestione della<br />
Flavescenza Dorata, pericolosa fitopatia<br />
della vite, è emersa la necessità di attivare<br />
interventi di gestione del territorio per il<br />
recupero dei terreni abbandonati, soprattutto<br />
in presenza di vite selvatica (vigneti<br />
abbandonati).<br />
Le misure del PSR messe in atto per la conservazione<br />
della biodiversità agricola sono<br />
66<br />
Agricoltura 93
finora parse adeguate e correttamente dimensionate<br />
allo scopo. In <strong>Piemonte</strong> esiste<br />
un rilevante numero di razze animali e varietà<br />
coltivate tradizionali e il valutatore ha<br />
raccomandato di proseguire nell’approfondimento<br />
degli studi al fine di estendere le<br />
operazioni esistenti ad altri biotipi. Viceversa,<br />
nelle aree zootecniche e agricole intensive<br />
del <strong>Piemonte</strong> (con l’eccezione dell’areale<br />
vitivinicolo in cui si pratica l’inerbimento<br />
degli interfilari) sono trascurati gli aspetti<br />
legati alla biodiversità naturale e le misure<br />
del PSR volte all’aumento o ripristino della<br />
biodiversità sono applicate su superfici<br />
esigue o scarsamente rilevanti. Pertanto, è<br />
opportuno indagare le ragioni delle mancate<br />
adesioni e, ove possibile, apportare modifiche<br />
quali ad esempio, la semplificazione<br />
delle regole nei bandi, la fornitura di manuali<br />
tecnici per la corretta applicazione, la<br />
concentrazione di alcune operazioni nelle<br />
aree che ne hanno massima necessità.<br />
Per quanto concerne il paesaggio, il contributo<br />
del PSR in termini di conservazione e<br />
valorizzazione è positivo ma ancora debole<br />
in termini di qualità paesaggistica, suggerendo<br />
di aumentare le occasioni di confronto<br />
con le politiche territoriali.<br />
Il succedersi dei PSR ha nel tempo incentivato<br />
un’ampia diffusione delle tecniche<br />
di agricoltura integrata in <strong>Piemonte</strong>. Tuttavia,<br />
rispetto al passato, la riduzione degli<br />
input nelle aziende integrate finanziate dal<br />
PSR rispetto alle pratiche standard risulta<br />
meno pronunciata, anche se il contributo<br />
del PSR in termini di riduzione dell’uso di<br />
prodotti fitosanitari e fertilizzanti, attraverso<br />
gli impegni aggiuntivi riguardanti erbai<br />
ed inerbimenti, così come la conversione<br />
dei seminativi, è stato significativo. Non<br />
altrettanto si può dir per le azioni che dovrebbero<br />
favorire la riduzione dei nitrati<br />
nell’acquifero superficiale e sotterraneo e i<br />
surplus di azoto e fosforo, perché non sono<br />
sufficientemente estese per dare risultati<br />
significativi o non sono applicate nelle aree<br />
che ne hanno maggiore necessità.<br />
Inerbimenti, conversioni di seminativi in<br />
prati permanenti, imboschimenti sono<br />
operazioni diffuse su vaste superfici e<br />
molto efficaci nel sequestro di carbonio<br />
atmosferico e pertanto il valutatore ha raccomandato<br />
di incrementarne la diffusione<br />
dando priorità alle aree a maggiore potenziale<br />
di accumulo. Inoltre, le tecniche di<br />
agricoltura conservativa, attualmente oggetto<br />
di monitoraggio, sembrano mostrare<br />
efficacia nella limitazione delle perdite di<br />
carbonio organico dal suolo tipiche delle<br />
tecniche classiche di lavorazione, suggerendone<br />
una maggiore diffusione.<br />
Passando al tema dello sviluppo locale e in<br />
particolare all’approccio LEADER (misura<br />
19), la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> ha approvato nei<br />
tempi previsti i piani di sviluppo presentati<br />
dai Gruppi di azione locale. I territori rurali<br />
del <strong>Piemonte</strong> mostrano un particolare interesse<br />
per LEADER che si rivela nel ciclo<br />
2014-2020 attraverso la costante espansione<br />
dei territori dei GAL preesistenti e<br />
la nascita di un nuovo GAL (in totale sono<br />
oggi 14). I risultati dell’analisi delle strategie<br />
locali mostrano un buon livello di coerenza<br />
con le indicazioni fornite dalla <strong>Regione</strong>.<br />
In generale, tuttavia, per quanto concerne<br />
le operazioni afferenti allo sviluppo territoriale,<br />
il valutatore ha segnalato che il quadro<br />
normativo vigente non fornisce strumenti<br />
cogenti per la creazione di Unioni di<br />
Comuni con un assetto stabile e funzionale.<br />
Tale criticità è stata più volte segnalata<br />
dai referenti dei GAL piemontesi come un<br />
freno potenziale all’attuazione delle strategie<br />
di sviluppo locale.<br />
Tra gli interventi<br />
valutati<br />
positivamente,<br />
quelli sulla<br />
qualità, la<br />
biodiversità, lo<br />
sviluppo locale<br />
Agricoltura 93<br />
67
DAI CAMBIAMENTI<br />
DEI CONSUMI<br />
NUOVE OPPORTUNITÀ<br />
DI CRESCITA<br />
Stefano Cavaletto<br />
Ires <strong>Piemonte</strong><br />
A dieci anni dalla sua comparsa, la crisi<br />
economica ha lasciato segni evidenti nella<br />
nostra società. L’Italia del <strong>2017</strong>, descritta<br />
dal Rapporto Coop attraverso un’analisi<br />
molto dettagliata dell’evoluzione del carrello<br />
della spesa degli italiani, mette in<br />
evidenza alcune tendenze che si sono rafforzate<br />
nel decennio trascorso. Ne emerge<br />
una nazione segnata da grandi (e gravi) divari:<br />
sono infatti aumentate le differenze<br />
tra ricchi e poveri, tra nord e sud e soprattutto<br />
tra vecchi e giovani. La crisi ha determinato<br />
per molte famiglie un aumento<br />
dell’incertezza e dell’instabilità economica,<br />
favorendo anche l’insorgere di ansie e<br />
paure, in particolare quelle legate ai grandi<br />
mutamenti sociali e ambientali che hanno<br />
caratterizzato gli anni recenti. Queste problematiche<br />
hanno colpito soprattutto le<br />
fasce più deboli e stanno facendo emergere<br />
nei consumatori nuove necessità.<br />
Tuttavia, i dati economici dell’ultimo<br />
anno segnalano l’avvio di una ripresa,<br />
con l’aumento delle esportazioni e degli<br />
investimenti e soprattutto dei consumi,<br />
in crescita dell’1% rispetto al 2016. Una ripresa<br />
ancora moderata e non sufficiente a<br />
generare ottimismo ma che, nel dettaglio,<br />
mostra mutamenti più radicali, in grado di<br />
esprimere come e quanto l’Italia e gli italiani<br />
siano cambiati negli ultimi anni.<br />
Salute e piacere sono le caratteristiche<br />
più ricercate dai consumatori di oggi. Si<br />
scelgono stili di vita più sani ed equilibrati<br />
ma emergono anche maggiori ansie e paure.<br />
Scelte che riguardano fortemente anche<br />
il settore alimentare in cui si assiste ad<br />
un vistoso calo dei consumi di tabacco e<br />
alcool in favore dei cosiddetti cibi terapeutici.<br />
Il 46% dei consumatori cerca nel cibo<br />
un aiuto per la prevenzione delle malattie.<br />
Aumentano inoltre i disturbi alimentari e<br />
le diete su misura dettate direttamente dal<br />
medico.<br />
Il mercato dei prodotti alimentari è segnato<br />
sempre di più dalla varietà, in rispo-<br />
68<br />
Agricoltura 93
sta alle esigenze e ai gusti dei consumatori.<br />
Ne consegue, ad esempio, una maggiore<br />
richiesta di prodotti destinati a diete che<br />
siano prive di sostanze considerate nocive<br />
come zucchero, sale o grassi, ma anche<br />
la comparsa di nuovi segmenti e di nuove<br />
forme di consumo. Con l’obiettivo di sistematizzare<br />
queste tipologie di acquisto, si<br />
possono individuare alcune linee generali<br />
di comportamento.<br />
SALUTE E PIACERE<br />
DETTANO I CONSUMI<br />
La prima è sicuramente la componente<br />
salutistica. Sono nate nuove tendenze di<br />
consumo considerate più salubri che hanno<br />
visto crescere sugli scaffali dei supermercati<br />
la presenza dei cibi integrali e degli<br />
alimenti “terapeutici” come, ad esempio,<br />
semi, bacche, zenzero e farine alternative.<br />
In netta crescita sono anche gli alimenti<br />
destinati ad allergici e intolleranti come i<br />
derivati di soia, riso, avena e le farine prive<br />
di glutine. I settori che ne beneficiano sono<br />
soprattutto l’ortofrutta e i legumi, preferiti<br />
in molti casi a carne e prodotti da forno.<br />
Nel caso della carne è da sottolineare<br />
anche l’effetto di sostituzione svolto dalle<br />
carni bianche nei confronti di quelle rosse:<br />
negli ultimi 20 anni il consumo pro capite<br />
di carne rossa è passato da 24 a 19 kg all’anno<br />
mentre quello di carne bianca da 17 a 19<br />
arrivando per la prima volta alla quota di<br />
pareggio.<br />
Una seconda componente si può definire<br />
edonistica. Negli ultimi anni il cibo è entrato<br />
di diritto tra i lussi della classe media.<br />
In questa categoria rientrano i prodotti definiti<br />
di alta qualità (gli italiani risultano<br />
al primo posto per ricerca della qualità nel<br />
cibo con il 69% contro il 61% dei francesi,<br />
secondi). L’andamento di questi prodotti<br />
negli anni della crisi non ha subito flessioni<br />
nonostante le difficoltà economiche, molte<br />
tra le produzioni di qualità certificata come<br />
i vini Doc e Docg o molte produzioni Dop<br />
hanno mantenuto quotazioni e volumi<br />
produttivi simili al passato. Ciò rappresenta<br />
solo una parte di questa tendenza<br />
testimoniata anche dall’ascesa mediatica<br />
dell’argomento “cibo” (soprattutto in tv e<br />
nel campo editoriale con una escalation<br />
di popolarità dell’intero mondo culinario)<br />
e dalla crescente importanza della componente<br />
gastronomica nell’offerta turistico ricreativa.<br />
Dati interessanti emergono anche<br />
dalle analisi sul settore della ristorazione,<br />
un piacere a cui gli italiani non vogliono rinunciare<br />
nemmeno durante la crisi.<br />
Vi è, infine, una componente ecologica<br />
segnalata in primis dall’aumento di prodotti<br />
biologici (+16% sul valore), in cui l’Italia<br />
è diventato il primo paese per consumo.<br />
Se da un lato si preferiscono i prodotti più<br />
salubri, dall’altro anche tra i consumatori<br />
si diffondono modalità più “green”. Aumenta<br />
notevolmente la quota di acquirenti<br />
che scelgono la vendita diretta, gli acquisti<br />
collettivi o più semplicemente i prodotti<br />
del territorio di appartenenza. Il 70% dei<br />
La crisi<br />
economica non<br />
è finita e ha<br />
lasciato forti<br />
segni nella<br />
società italiana<br />
ma si avvertono<br />
i primi segnali di<br />
ripresa<br />
La spesa a tavola<br />
Composizione percentuale della spesa alimentare delle famiglie italiane<br />
Cambia il consumo di carne<br />
La carne bianca per la prima volta eguaglia il consumo di carne rossa<br />
Agricoltura 93<br />
69
Sono cambiati<br />
gli stili di vita,<br />
che privilegiano<br />
salute, natura<br />
e benessere e<br />
di conseguenza<br />
sta mutando il<br />
comportamento<br />
d’acquisto<br />
consumatori italiani dichiara di considerare<br />
il luogo di produzione come un fattore di<br />
scelta al momento dell’acquisto.<br />
NELLA RIPRESA NUOVE<br />
OPPORTUNITÀ<br />
Le trasformazioni del mercato non sono<br />
quindi solo negative. Anche se la globalizzazione<br />
delle merci ha messo in difficoltà<br />
molti produttori di commodities nell’ottenere<br />
la giusta redditività dal lavoro e la catena<br />
del valore premia molto di più la fase<br />
commerciale a svantaggio di quella agricola,<br />
si sta sviluppando un mercato sempre<br />
più segmentato in cui si moltiplicano le nicchie<br />
e le occasioni. Per la nostra agricoltura<br />
nascono quindi nuove opportunità, che<br />
devono essere colte dalle aziende e dalle<br />
istituzioni nello sforzo di sostenere i produttori<br />
agricoli.<br />
E’ il caso, ad esempio, dei decreti e delle<br />
leggi che obbligano le aziende alimentari ad<br />
indicare l’origine o la tracciabilità dei prodotti<br />
sulle etichette. Ad ottobre è entrato in<br />
vigore il decreto sull’etichettatura dei prodotti<br />
lattiero caseari mentre a febbraio 2018<br />
toccherà a quello dedicato a riso e pasta. E’,<br />
inoltre, in corso l’iter di approvazione per i<br />
prodotti derivati a base di pomodoro (sughi,<br />
salse, conserve). Si tratta di iniziative a<br />
livello nazionale che mirano a realizzare alcuni<br />
obiettivi importanti tra i quali citiamo:<br />
- tutelare i prodotti italiani spesso vittime<br />
di contraffazioni sui mercati esteri<br />
- migliorare la trasparenza nei confronti<br />
dei consumatori anche in un’ottica di sicurezza<br />
alimentare<br />
- incentivare l’industria alimentare nazionale<br />
ad acquistare materia prima locale.<br />
Anche la <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> si sta impegnando<br />
in questa direzione come testimoniano<br />
le campagne sul latte piemontese<br />
(Piemunto), il recente riconoscimento<br />
dell’IGP al Fassone di Razza <strong>Piemonte</strong>se,<br />
il nuovo marchio sul riso o il portale<br />
Agriqualità che punta a valorizzare tutte le<br />
produzioni tipiche regionali e i relativi territori.<br />
Anche nel PSR 2014-2020 sono molte<br />
le misure che possono aiutare le aziende<br />
in questa direzione come le misure dedicate<br />
alle certificazioni di qualità (misure<br />
3 e 4.2), quella dedicata al biologico (11) o<br />
quelle per l’integrazione tra agricoltura,<br />
artigianato e turismo rurale all’interno del<br />
programma Leader.<br />
TIPICITÀ MA ANCHE FILIERA<br />
Per sostenere l’agricoltura piemontese<br />
è quindi necessario far risaltare le tipicità<br />
dei nostri prodotti e dei nostri territori ma<br />
soprattutto trovare delle forme di collaborazione<br />
tra la parte agricola e quella industriale.<br />
In <strong>Piemonte</strong> la struttura dell’agroindustria<br />
è storicamente composta di aziende<br />
medio piccole cui fanno eccezione alcuni<br />
grandi industrie dolciarie e delle bevande,<br />
settori che per loro natura si riforniscono<br />
solo in minima parte tramite la produzione<br />
agricola regionale.<br />
Inoltre, nella maggior parte dei casi, i<br />
70<br />
Agricoltura 93
nostri produttori faticano ad inserirsi nei<br />
principali circuiti commerciali. In molte filiere<br />
a scala nazionale le aziende piemontesi<br />
non rappresentano il nucleo ma fungono<br />
da elemento complementare. E’ il caso, ad<br />
esempio, dei settori zootecnici, dal suinicolo<br />
incentrato sulle produzioni di Parma e<br />
San Daniele, all’avicolo in cui l’80% del valore<br />
è trattenuto nell’area veneto-romagnola,<br />
al lattiero-caseario in cui l’area padana<br />
di Lombardia ed Emilia, con le grandi industrie<br />
del latte e i consorzi di Grana Padano<br />
e Parmigiano, rappresenta il cuore pulsante<br />
del settore. Di diversa natura il comparto<br />
bovino da carne in cui non vi è un’area dominante<br />
e in cui disponiamo di un prodotto<br />
di eccellenza, la Razza <strong>Piemonte</strong>se, che<br />
tuttavia non possiede i numeri per varcare<br />
i confini del nord ovest. Anche nei settori<br />
vegetali la situazione è simile: nel frutticolo<br />
ad eccezione di kiwi e nocciole, le nostre<br />
varietà registrano numeri inferiori rispetto<br />
alle regioni del nord est che guidano i listini<br />
nazionali per quanto riguarda l’export. L’orticolo<br />
è un settore altamente frammentato<br />
in cui l’unica area a carattere industriale è<br />
l’Alessandrino che però rappresenta una<br />
propaggine dei distretti produttivi di Parma<br />
e Piacenza. Il riso, che avrebbe i numeri<br />
per rivestire un ruolo da leader, trasforma<br />
però l’80% del prodotto fuori regione, seppur<br />
a pochi chilometri di distanza, in Lombardia.<br />
L’unica eccezione è rappresentata<br />
dal vino, in cui l’area di trasformazione si<br />
è concentrata in alcune aree storicamente<br />
molto vocate e ben organizzate.<br />
La nostra regione non si caratterizza<br />
quindi per la presenza di aziende multinazionali<br />
e nella gran parte dei casi il<br />
mercato di riferimento è quello regionale<br />
con estensione alle province limitrofe. Vi<br />
è però un tessuto ricchissimo di piccole e<br />
medie aziende, alcune di altissima qualità.<br />
Tra queste sono da ricordare sicuramente<br />
quelle aderenti ai consorzi di tutela riconosciuti<br />
dall’UE (i vini DOC e DOCG,<br />
le produzioni DOP e IGP), insieme alle<br />
numerose raggruppate sotto la sigla PAT<br />
(Prodotti Agroalimentari Tradizionali).<br />
In <strong>Piemonte</strong> sono presenti ben 332 PAT<br />
tra cui 50 nel comparto lattiero-caseario<br />
e 89 in quello ortofrutticolo e cerealicolo.<br />
Si tratta di produzioni in molti casi con<br />
una diffusione prettamente locale ma che<br />
si trovano spesso al centro di iniziative di<br />
valorizzazione del territorio, quasi sempre<br />
in connessione con le eccellenze artigianali,<br />
paesaggistiche e turistiche presenti<br />
nella medesima area.<br />
In un mercato sempre più segmentato è<br />
dunque fondamentale sapersi proporre per<br />
soddisfare le diverse esigenze che nascono<br />
in seno ad esso. Partire da una base imprenditoriale<br />
per sua natura varia e frammentata<br />
in alcuni casi può rivelarsi una risorsa e<br />
non un problema, a patto che si creino reti<br />
e circuiti organizzati che aiutino le imprese<br />
ad affrontare le innovazioni necessarie e a<br />
limitare le conseguenze delle crisi di mercato<br />
che ciclicamente si ripetono.<br />
Anche in sede europea il dibattito appena<br />
avviato sulla PAC del post 2020 ha messo<br />
tra i primi punti di discussione, voluti<br />
dal Parlamento Europeo, un focus dedicato<br />
alle piccole e medie aziende che rappresentano<br />
l’80% della platea a cui sono<br />
destinati gli aiuti diretti, chiedendo un<br />
cambiamento di rotta rispetto alla situazione<br />
attuale. A questo tema e all’adozione<br />
di forme di sostegno più rapide e flessibili<br />
saranno dedicati i prossimi dibattiti in<br />
sede europea in vista della riforma.<br />
Il <strong>Piemonte</strong> vince<br />
nella tipicità<br />
dei prodotti<br />
ma potrebbe<br />
lavorare di<br />
più sulla<br />
organizzazione<br />
della filiera<br />
Agricoltura 93<br />
71
NOTIZIARIO<br />
“L’acqua in agricoltura non è uno spreco”:<br />
un convegno sul corretto utilizzo delle risorse idriche<br />
Si calcola che dei 14 miliardi di metri cubi d’acqua naturalmente disponibili in <strong>Piemonte</strong>, circa 6 siano<br />
destinati a fini agricoli. Un’importante quota che non va affatto sprecata: infatti, oltre a svolgere un<br />
ruolo fondamentale nella produzione del cibo, l’agricoltura ne ha anche uno equilibratore, che si<br />
riflette nella disponibilità di acqua per altri scopi.<br />
E’ quanto è emerso dal convegno tenutosi il 30 novembre a Torino, organizzato dall’Assessorato<br />
all’Agricoltura della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> e da ANBI <strong>Piemonte</strong>, l’associazione dei consorzi irrigui, che,<br />
divisi nei 36 comprensori voluti dalla legge regionale, forniscono acqua su una superficie di circa<br />
370.000 ettari.<br />
“La mia presenza vuole simboleggiare il forte impegno della <strong>Regione</strong> sulla risorsa acqua - ha dichiarato<br />
in apertura il presidente della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, Sergio Chiamparino - Siamo di fronte a<br />
cambiamenti climatici che ci obbligano ad intervenire”.<br />
Per Massimo Gargano, direttore di ANBI Italia, “è il modello di sviluppo che è sbagliato, fatto di consumo<br />
di suolo, di tetti, asfalto, cementificazione, dove le acque invece di essere assorbite dal terreno<br />
prendono velocità e sono difficili da recuperare. Occorre rilanciare la politica degli invasi, snellendo<br />
la burocrazia”.<br />
“Questo è il momento di investire nelle infrastrutture irrigue - ha sostenuto l’assessore regionale all’Agricoltura,<br />
Giorgio Ferrero - Nel bilancio regionale pluriennale ci saranno tre milioni nei prossimi tre<br />
anni per nuovi pozzi. Intendiamo anche spingere per la creazione di una rete di nuovi piccoli invasi<br />
che raccolgano l’acqua nel momento in cui è disponibile, per rilasciarla poi in base alle necessità,<br />
che servano anche a produrre energia pulita. Non dimentichiamo poi che senza acqua irrigua non ci<br />
sarebbero le nostre eccellenze agroalimentari, i nostri paesaggi, la nostra cultura diffusa sul territorio,<br />
che garantiscono un modello sociale e ambientale fondamentale per il <strong>Piemonte</strong>”.<br />
Gli atti del convegno sono scaricabili alla pag:<br />
www.regione.piemonte.it/agri/politiche_agricole/sibiweb/convegno_301117.htm<br />
“Piemondina” un marchio<br />
per il riso piemontese di qualità<br />
Fa esplicito riferimento al prodotto della terra e alla storia del Novecento come l’hanno vissuta per<br />
secoli novaresi e vercellesi il marchio del riso piemontese di qualità “Piemondina, risaie piemontesi”,<br />
che caratterizza la nuova campagna di valorizzazione promossa dall’assessorato all’Agricoltura della<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>.<br />
“Due anni fa” - ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, durante la presentazione<br />
del marchio avvenuta a Vercelli - la crisi ha toccato il settore del latte, mentre ora ad essere<br />
in difficoltà è il comparto del riso. Con Piemondina il consumatore saprà che il riso proposto viene<br />
dalla nostra produzione piemontese, e potrà quindi scegliere in modo più consapevole. Non si tratta<br />
di protezionismo, ma di trasparenza”.<br />
La <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, dopo la campagna “Piemunto” per la promozione del latte e dei formaggi prodotti<br />
dagli allevamenti piemontesi che ha portato a significativi risultati di vendite, ha ritenuto quindi<br />
opportuno attivare questa iniziativa di comunicazione con l’obiettivo di facilitare l’individuazione da<br />
parte del consumatore del riso proveniente da risaie del <strong>Piemonte</strong> e lavorato in impianti collocati in<br />
<strong>Piemonte</strong> o nelle province italiane confinanti.<br />
Grazie a questo marchio, i produttori risicoli locali potranno avere una vetrina all’interno dei supermercati<br />
e dei centri commerciali che aderiranno all’iniziativa: grande interesse e disponibilità<br />
nei confronti di Piemondina è stata espressa dai rappresentanti di Carrefour, Bennet e NovaCoop<br />
presenti alla presentazione.<br />
“Con i suoi 117.000 ettari coltivati, quello piemontese rappresenta oltre la metà del riso prodotto in<br />
Italia - ha ricordato Ferrero - una realtà che, grazia a oltre 1800 produttori, rappresenta un’eccellenza<br />
per la quantità e la qualità del prodotto, per l’attenzione all’ambiente nelle coltivazioni, per la storia<br />
e la tradizione culturale che incarna. Questo marchio celebra un prodotto che da quasi 200 anni ha<br />
garantito fama e redditività ad una parte importante del <strong>Piemonte</strong> e che, siamo convinti, deve giocare<br />
un ruolo di grande importanza nel futuro del settore agroalimentare”.<br />
72<br />
Agricoltura 93
I nuovi bandi del<br />
Psr 2014-2020<br />
Nelle ultime settimane sono stati aperti quattro nuovi bandi PSR:<br />
- Quello relativo all’Operazione 6.4.1, con una dotazione di 5.800.000 euro e che prevede aiuti alle<br />
aziende agricole per investimenti di tipo edilizio o in attrezzature finalizzati alla diversificazione delle<br />
attività (agriturismo, fattorie didattiche, ospitalità) attraverso l’erogazione di contributi in conto capitale<br />
a fondo perduto.<br />
- Un bando riguarda l’Operazione 4.1.3, con una dotazione di 3.000.000 di euro, che si propone di<br />
sostenere investimenti per migliorare le prestazioni economiche e ambientali delle attività agricole<br />
e di allevamento, comparto da cui si libera in atmosfera una quota significativa dell’ammoniaca di<br />
origine agricola.<br />
- Infine, sono aperti i bandi sull’Operazione 5.1.2 per il finanziamento di impianti di protezione con<br />
reti antigrandine fino al 50% della spesa ammissibile per la loro realizzazione, grazie a una dotazione<br />
di 4.000.000 di euro, e sull’Operazione 5.1.1. per la prevenzione dei danni da calamità naturali di tipo<br />
biotico causati da Drosophila e da Cimice asiatica con 1.900.000 euro.<br />
Il Psr però non si ferma qui: nel corso del 2018 apriranno numerosi nuovi bandi.<br />
Per maggiori informazioni: www.regione.piemonte.it/svilupporurale<br />
E’ attivo il servizio regionale gratuito<br />
di fornitura dati meteo e report climatici mensili<br />
L’andamento climatico dell’annata <strong>2017</strong> sta proponendo un complesso quadro di anomalie che hanno<br />
e stanno determinando forti ripercussioni sui risultati produttivi delle principali colture agrarie e<br />
sulla conduzione delle tecniche agronomiche.<br />
Il Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici segue costantemente l’evoluzione climatica e, attraverso<br />
il monitoraggio effettuato con le stazioni della rete Agrometeorologica e l’elaborazione dei<br />
dati attuali e storici, pubblica report numerici e grafici relativi a tutte le province piemontesi allo<br />
scopo di fornire un quadro aggiornato. Dalle tabelle è possibile distinguere, per ogni stazione storica<br />
considerata, l’anomalia o l’eccezionalità di un fenomeno fornendo anche una quantificazione numerica<br />
del fenomeno stesso.<br />
I bollettini ed i report sono accessibili, scaricabili ed utilizzabili liberamente (citando la fonte delle<br />
informazioni) alla voce “La bacheca dei bollettini” – “Il Clima del mese” alla pag:<br />
www.regione.piemonte.it/agri/area_tecnico_scientifica/settore_fitosanitario/pan.htm<br />
Strada, cascine e risaie:<br />
guida al paesaggio rurale della città di Vercelli<br />
E’ stato presentato lo scorso 22 settembre, presso l’Aula Magna dell’Istituto “C. Cavour” di Vercelli, il<br />
volume “Strada, cascine e risaie”, la prima Guida al paesaggio rurale della città di Vercelli che accompagna<br />
alla scoperta delle cascine storiche locali.<br />
Curata da Gabriele Ardizio, promossa dalla sezione Vercelli-Valsesia di Italia Nostra e sostenuta<br />
dall’Associazione Strada del riso vercellese di qualità, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio<br />
di Vercelli, la Guida è stata presentata da Gabriele Varalda, Dirigente della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />
presso la sede di Vercelli, che ne ha sottolineato la funzione: non solo uno strumento di marketing<br />
ma, soprattutto, un nuovo approccio culturale nel guardare, leggere e percorrere il territorio rurale,<br />
con l’obiettivo di proporre una prima selezione di tracciati percorribili, individuati tra le cascine storiche<br />
più vicine al perimetro della città.<br />
Per maggiori informazioni: www.stradadelrisovercellese.it/guida-al-paesaggio-rurale-vercelli/<br />
Agricoltura 93<br />
73
REGIONE PIEMONTE | DIREZIONE AGRICOLTURA C.so Stati Uniti, 21 - 10128 Torino<br />
ASSESSORE<br />
Giorgio Ferrero<br />
Segreteria 011/4321680<br />
CANTINO Katia, CAPRA Cristina, DE SIMONE Amelia,<br />
FLORIANO Luciano, VALESIO Giuseppe,<br />
RICONOSCIUTO Giuseppe<br />
DIRETTORE<br />
Gaudenzio De Paoli<br />
Segreteria 011/4321482<br />
Email: agricoltura@regione.piemonte.it<br />
PEC: agricoltura@cert.regione.piemonte.it<br />
ANICITO Francesca, BERTO Alessandra, BIANCO Roberto, CARAC-<br />
CIOLO Daniela, CROLLE Ludovica, DE FAZIO Rosetta, DOMINICI<br />
Claudia, FASSI Spartaco, FAVATA’ Paola, FERRERO Ezio, FERRE-<br />
RO Paolo, FOTIA Angela, FRASCELLA Patrizia, GUASCO Claudia,<br />
MARTINA Piera, MARTINO Marco, MAZZA Silvana, PAMPIRIO<br />
Giammarco, QUARTERO Natascia, SAVIO Cecilia, TESTA Fabrizio,<br />
TORASSO Susanna, TRAVAGLIA Daniela, TROMBETTA Laura, VAL-<br />
SANIA Maria, VILLANO Antonia, ZOLA Enrico<br />
SETTORE A1701A<br />
Produzioni agrarie e zootecniche<br />
Resp. di Settore Moreno Soster<br />
Segreteria 011/4324332<br />
PEC: produzioni.agricole@cert.regione.piemonte.it<br />
ANSALDI Nadia, BASSANINO Monica, BESSOLO Pierluigi, CELLINO<br />
Andrea, FALLANCA Domenica, LATINO Gianfranco, MARLIANI Rodolfo,<br />
MORATTO Martina, OTTONELLO Mara, PALMIERI Aurora,<br />
PARZANESE Emanuele, PIVA Elena, RASETTO Paola, RIGONI Miriam,<br />
TERMINI Gianfranco, VITTONE Eugenio, VIZZANO Carmen<br />
SETTORE A1702A<br />
Conservazione e gestione della fauna<br />
selvatica e acquacoltura<br />
Resp. di Settore Paolo Balocco<br />
Segreteria 011/4321507<br />
Email: settore.cacciapesca@regione.piemonte.it<br />
APROSIO Paola, AUCIELLO Paola, CANE Silvana, CANNIZZARO<br />
Alberto, GARZENA Marinella, LAVAGNO Mauro, MARCHETTO<br />
Sabrina, RAGNO Assunta, ZAMBRUNO Gian Paolo<br />
SETTORE A1703A<br />
Fitosanitario e servizi tecnico scientifici<br />
Resp. di Settore Pier Mauro Giachino<br />
Segreteria 011/4321473<br />
Email: piemonte.fitosanitario@regione.piemonte.it<br />
PEC: fitosanitario@cert.regione.piemonte.it<br />
BOCACCINO Giovanna (CEVA), BOSIO Giovanni, BOURLOT Giancarlo,<br />
BROCARDO Riccardo, CARISIO Loredana, CHERSI Catarina,<br />
COTRONEO Alba, CRAVERO Sergio, CRESSANO Giovanna (ALES-<br />
SANDRIA), CROSETTO Mirko, DAL PASSO Maria Denis (VERCEL-<br />
LI), DAVI’ Danilo, DOLZAN Stefano, DI MANGO Savina, FERRO<br />
Paolo, ELIA Irene, ELIA Sabrina, FIORE Anna Rita, GALEOTTI Gabriella,<br />
GALLO Sergio, GIACOMETTO Emanuela, GOTTA Paola,<br />
GUARINO Barbara, GULLINO Clotilde, LOVISCO Carmela, LOVI-<br />
SETTO Mariangela, MASON Giovanna, MASSOBRIO Viola, MAZZA-<br />
ROTTO Elisabetta, MORONE Chiara, NATALIA Roberto (CASALE),<br />
OGLIARA Silvia, RAZIONALE Felicita, ROSSI Andrea, SCAVARDA<br />
Giovanni, SPANNA Federico, TANGO Rocco, VENANZIO Davide<br />
SETTORE A1704A<br />
Infrastrutture, territorio rurale e<br />
calamità naturali in agricoltura<br />
Resp. di Settore Franco Antonio Olivero<br />
Segreteria 011/4321483<br />
PEC: infrastrutture@cert.regione.piemonte.it<br />
AIRAUDO Dario, ANGELETTI Alessandro, CAPPELLA Mariella,<br />
CASSINELLI Laura, COMBA Daniela, COMPAGNONE Giuseppe,<br />
FENZI Pier Giuseppe, FILA-MAURO Elena, FOLLIS Maria Teresa,<br />
GIACOBONE Ezio, LAZZARO Denis, LEGGERO Barbara, LOMBAR-<br />
DO Fortunata, LUCA’ Stefania, MADONIA Silvana, PELLISTRI Gabriella,<br />
POSSIEDI Emanuele, TOSIN Germano, VARETTO Luciano<br />
SETTORE A1705A<br />
Programmazione, attuazione e<br />
coordinamento dello sviluppo rurale<br />
e agricoltura sostenibile<br />
Resp. di Settore Mario Ventrella<br />
Segreteria 011/4321468<br />
PEC: agricoltura@cert.regione.piemonte.it<br />
AMBROSIO Dora, ARCHIMEDE Valentina, BRUNO Wanda, CAVI-<br />
GLIA Gabriella, CONSOGNO Franco, LIZZI Massimo, MARELLI<br />
Andrea, MASANTE Carlo, MICHELOTTI Daniele, PEROSINO Mario,<br />
ROMANO Maria Rosaria, SCANABISSI Giovanni, SPADETTI<br />
Chiara Margherita, TOFFETTI Francesca, VENTURELLO Irene<br />
SETTORE A1706A<br />
Servizi di sviluppo e controlli per l’agricoltura<br />
Resp. di Settore Alessandro Caprioglio<br />
Segreteria 011/4324722<br />
PEC: SSA@cert.regione.piemonte.it<br />
ACETO Paolo, ANNICCHIARICO Claudio, CIOCE Silvana, COR-<br />
DOLA Piero, DE CARO Sergio, FEMIA Tiziana, GIAIERO Prisca,<br />
LAVINA Ester, PALMISANO Angela, PASTERIS Marco, RICCI Luisa,<br />
SANGUINETTI Mario, TURLETTI Alberto, VARETTO Giuseppina<br />
SETTORE A1707A<br />
Strutture delle imprese agricole e<br />
agroindustriali ed energia rinnovabile<br />
Resp. di Settore Fulvio Lavazza<br />
Segreteria 011/4325682-3090<br />
PEC: sistemagroindustriale@cert.regione.piemonte.it<br />
BANDA Laura, BARROERO Claudio, BERTORELLO Rosanna, BO-<br />
ETTI Roberto, BOLDRINO Laura, BOTTARO Silvia, CLERICO Massimo,<br />
FAVOT Adriano, FERRO Sonia, GAGLIANO Flavio, MORONE<br />
Maria Carla, MORTARA Guido, NIZZA Luigi, PISTILLO Silvana,<br />
SALIERNO Antonio, SATTANINO Giuseppina, VERDUCI Leandro<br />
SETTORE A1708A<br />
Valorizzazione del sistema<br />
agroalimentare e tutela della qualità<br />
Resp. di Settore Paolo Cumino<br />
Segreteria 011/4325770<br />
PEC: valorizzazione.agroalimentare@cert.regione.<br />
piemonte.it<br />
BAMBINO Grazia Maria, BOASSO Franco, CACCIAPAGLIA Cristina,<br />
CONVERTINI Stefania, GIACOMELLI Paolo, PETRICIG Valentina,<br />
PETROSINO Giovanna, RUO BERCHERA Giovanna, SCARZELLO<br />
Daniela, VICENTINI Iside, VIDANO Fabrizio<br />
UFFICI DECENTRATI<br />
DEL SETTORE FITOSANITARIO<br />
Verzuolo<br />
via Don Orione, 37<br />
Tel. 0171/445750<br />
Ceva<br />
via Regina Margherita, 2<br />
Tel. 0174/701762<br />
Vercelli<br />
via Fratelli Ponti, 24 – Palazzo Verga<br />
Tel. 0161/283142<br />
Casale Monferrato<br />
tr. Valenza 4<br />
Tel. 0142/462611<br />
STRUTTURE TEMPORANEE Territorio di<br />
Alessandria-Asti<br />
Resp. Struttura Felice Lo Destro<br />
Sede di Alessandria<br />
Segreteria 0131/285111<br />
Email: agricoltura.alessandria@regione.piemonte.it<br />
Sede di Asti<br />
piazza San Martino, 11 - 14100 Asti<br />
Segreteria 0141/433511*<br />
Email: agricoltura.asti@regione.piemonte.it<br />
BAGNASCO Luigi, BALBI Claudio, BALDI Tiziana, BALDIZZONE<br />
Maria Cristina, BALLESTRASSE Giuseppe, BARISONZO Enrico Maria,<br />
BARRETTA Anna, BASANO Maria, BELLONE Giancarlo Domenico,<br />
BERGONZINI Cristina, BERTA Cesare, BERTOLI Luigi, BIANCO Bernardino,<br />
BIANCO Piero, BOGLIOLO Paolo, BONA Giorgio, BOREL-<br />
LO Carlo, BORGIO Marco, BORREANI Ornella, BORRELLO Francesco,<br />
CAGNO Antonella, CALDONE Giancarlo, CAPRA Rita, CASALE<br />
Ida, CASTELLAZZO Liana, CELLERINO Marco Giuseppe, CERMI-<br />
NARA Vincenzo, CLOVIS Bruna, COLOMBO Michela, COSTAMA-<br />
GNA Pierangela, CRESTA Andrea, CROSETTI Sergio, DAFFUNCHIO<br />
Giuseppina, DEBERNARDIS Giuseppe, DELLA RATTA Anna, DERE-<br />
GIBUS Carlo, DI FABIO Ferdinando, ERCOLI Rossana, FAVATA Maurizio,<br />
FILIPETTI Ennio Francesco, FIORETTI Daniela, GADO Daniele,<br />
GASTALDO Fabrizio, GENZONE Donatella, GIROLDO Cristina, GO-<br />
BELLO Anna Maria, GRATTAROLA Giovanni, GUERCI Luigi Renato,<br />
IADANZA Daniela, IMPERIALE Piero Paolo, IVALDI Marco, IZZO<br />
Antonio, LAGO Gabriella Lucia, LAZZARINO Vilma, LAZZARO Rosa,<br />
LIOTTA Massimo, MALINVERNI Daniele, MANTOAN Marisa, MAR-<br />
GARA Gisella, MASOERO Carlo, MATTIUZZO Vittoria, MIGNONE<br />
Nuria Antonia, MINERDO Daniela, MINETTI Mauro, MOIZIO Massimo,<br />
NOVARESE Riccardo, PALADINI Francesco, PASQUARIELLO<br />
Giuseppe, PENSABENE Giovanni, PERNIGOTTI Davide Felice, PE-<br />
SCE Emanuele, PIAZZO Loretta, PIPPIONE Marco, POGGIO Francesco,<br />
PUPPIONE Margherita, QUAGLINO Rosella, RASERO Gianbeppe,<br />
RAVERA Ornella, ROBBIANO Maria Angela, ROBERTI Angiolina,<br />
SAMORE’ Cristina, SAPPA Diego, SARZANINI Silvia, STELLA Marinella,<br />
VECCHIO Marcello, VIGNA Rita, ZAINA Giuseppe, ZANZOTTERA<br />
Igor, ZILIO Claudia.<br />
Territorio di Biella-Vercelli<br />
Sede di Biella<br />
Resp. Struttura Giovanni Gabriele Varalda<br />
via Q. Sella, 12 (accesso al pubblico da p.zza Unità d’Italia)<br />
- 13900 Biella<br />
Segreteria 015/8551511<br />
Email: agricoltura.biella@regione.piemonte.it<br />
Sede di Vercelli<br />
via Manzoni, 8/a - 13100 Vercelli<br />
Segreteria 0161/268722<br />
Email: agricoltura.vercelli@regione.piemonte.it<br />
BALDASSI Annamaria, BORASIO Fabrizio, BORDONARO Giovanna,<br />
CALIGARIS Sara, CARENZO Antonio, CASTELLANI Alberto,<br />
CASTELLETTI Gabriella, COPPO Giuseppina, DEIDDA Elisa, DEL<br />
SANTO Ennio, DI SIENA Luca, FALZETTI Giovanni, FERRAGINA<br />
Franca, FRANCESE Antonio, FRANZO Federico, GIACOBBE Costante,<br />
LIONETTI Elisa, LISSA Carla, MACHIERALDO Pierluigi,<br />
MARTINO Roberto, MASSA Maria Giuliana, MONDINO Gianluca,<br />
MORO Stefano, MORTARINO Jenny, ODISIO Irene, RAVIGLIONE<br />
Stefano, SAVIOLO Gianni, TIBALDI Raffaella, TOGNONI Radames,<br />
TONA Claudio, TOSI Monica<br />
Territorio di Cuneo<br />
Resp. Struttura Paolo Balocco<br />
corso De Gasperi, 40 - 12100 Cuneo<br />
Segreteria 0171/319376<br />
Email: agricoltura.cuneo@regione.piemonte.it<br />
ADAMO Dario, ANSALDI Ezio, ARESE Elena, ARMANDO Daniela,<br />
ARMANDO Mauro, BARBERO Luca, BELCORE Walter, BODRE-<br />
RO Clara, BOGETTI Claudia, BONA Maria Carla, BONELLI Ivana,<br />
BORDINO Stefano, BRUNA Guido, BRUNO Gianluca, CALCAGNO<br />
Andrea, CAMBIANO Giuseppe, CANALE Giovanna, CARENA Alberto,<br />
CARLIN Gianni, CLERICO Piera, COMETTO Marina, CORTE<br />
Tatiana, COSTA Valerio, CRAVERI Paolo Livio, DADONE Mario Luigi,<br />
DESCO Luigi, FERRARI Paolo, FERRERO Gianfranco, FIORINA<br />
Pierguido, GABUTTI Renato, GHIGLIA Giuliano, GIORDANO Gentile,<br />
GIORDANO Rosanna, GREGORIO Erika, GULLINO Marco, LA-<br />
VINA Annunziata, MACCARIO Raffaela, MAFFIOTTI Monica, MA-<br />
GNETTO Maurizio, MARTINO Enrica, MEINERI Enrico, MODENA<br />
Germano, OLIVERO Gemma, PANI Laura, PASQUERO Mariagrazia,<br />
PEANO Anna Maria, PERACCHIA Angela, PROSPERI Fabrizio, PUN-<br />
ZI Claudia, RUFFINO Giampiero, SARTORIO Caterina, SCARZELLA<br />
Elena, TESIO Domenico, VEGLIA Carla, VERNETTI Marco, VIALE<br />
Gianpaolo, VIBERTI Franco, VIGNOLO Luigi, VINOTTO Walter<br />
Territorio di Novara-Verbano-Cusio Ossola<br />
Sede di Novara<br />
Resp. Struttura Mario Ventrella<br />
corso Cavallotti 31 - 28100 Novara<br />
Segreteria 0321/378551*<br />
Email: agricoltura.novara@regione.piemonte.it<br />
Sede di Verbania<br />
via Dell’Industria, 25 - 28924 Verbania<br />
Segreteria 0323/589678<br />
Email: agricoltura.vco@regione.piemonte.it<br />
Sede di Domodossola<br />
via Romita, 13 bis - 28845 Domodossola<br />
Segreteria 0324/226805<br />
AGNES Andrea, AMBIEL Veronica, ARLONE Roberto, BALZANELLI<br />
Sergio, BATTAGLIA Ida Maria Antoniette, BELLOMO Anna Maria, BER-<br />
RA Michela, BOLOGNINO Franco, CANNA Daniele, CARETTI Alessandro,<br />
CAVALLO Monica, GUGLIELMETTI Sara, LANFRANCHI Simona,<br />
MAGNANI Enrica, MARCELLINO Marco, MARTELLETTI Sonia, MES-<br />
SINA Angelo, MONTE Annunziata, MORGANTI Daniela, PALTANI Giuseppe,<br />
PANIGONI Stefano, PANZIERA Marilena, PIALORSI Chiara, PILI<br />
Enzo Gianni, RIPELLINO Luca, RODEGHIERO Henri, SAVOJA Anna<br />
Maria, VENTRELLA, ZAFFINETTI Paola<br />
Territorio della Città metropolitana di Torino<br />
Resp. Struttura Vittorio Bosser Peverelli<br />
corso Inghilterra, 7/9 - 10138 Torino<br />
Segreteria 011/8616370*<br />
Email: agricoltura.torino@regione.piemonte.it<br />
ALBRY Lorenzo, ANTONIETTO Monica, BARAVALLO Andrea,<br />
BERNARD Gianni, BERTA Anna, BERTON Davide Pietro, BIANCO<br />
Cristina Giovanna, BONINO Vittorio, BORGHINO Roberto, CARO-<br />
FANO Miria, CAVAGLIA’ Carla, CAVALLO Luca, CAVELLINI Carlo<br />
Ernesto, CONTE Gian Piero, COSENZA Maria Letizia, CURTOLI<br />
Manuele, D’AGNANO Anna Maria, DAL FIUME Daniele, DELLA<br />
CROCE Fabrizio, DOMENIGHINI Flavia, ERCOLINI Guido Giulio,<br />
FALCHERO Giovanni, FENU Pierfranco, FOGLI Rosita, GIULIA-<br />
NO Silvia, GOIA Claudio, GRAMAZIO Angela, LEPERA Pasqualina,<br />
LEVO Thomas, MEDICEO Silvana, MINERVA Angela Maria, ODDI<br />
Mauro, PACE Sabrina, PERADOTTO Michele, PLAZZA Luca, PRES-<br />
SENDA Raffaella, RADICE Ivan, REALE Maria Immacolata, RO-<br />
LANDO Andrea, ROLANDO Paolo Giuseppe, RONCHAIL Marina,<br />
ROSCIO Simona, SALVATI Marcello, SCAVARDA Piercarlo, SCOTTI<br />
Piero Francesco, SIGNORI Igli, SINA Daniele, SUMMA Marilena, TE-<br />
NANI Patrizia, TOFFANO Alessandro, TURCHI Annalisa, VIGLIOC-<br />
CO Ezio Antonio, VINCENZI Carlo<br />
* numeri provvisori - Alcuni riferimenti potranno cambiare<br />
nelle prossime settimane.
Quaderni della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />
AGRICOLTURA 93<br />
Organo istituzionale di informazione della<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> – Direzione Agricoltura<br />
Iscrizione registro Sicid 3924/<strong>2017</strong> n. 24/<strong>2017</strong> -<br />
06/04/<strong>2017</strong> - registro stampa (già n. 4184)<br />
Spedizione in abbonamento postale<br />
PT/Magazine NAZ/205/2008<br />
Attività di informazione realizzata nell’ambito<br />
del piano di comunicazione del Programma di<br />
sviluppo rurale 2014-2020.<br />
Redazione: <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong><br />
corso Stati Uniti, 21 – 10128 Torino<br />
Tel. 011/432.4722 – Fax 011/537726<br />
e-mail: quaderni.agricoltura@regione.piemonte.it<br />
Direttore Responsabile: Valentina Archimede<br />
In redazione: Andrea Marelli<br />
Segreteria: Ester Lavina<br />
Grafica e impaginazione: Carism srl<br />
Stampa: Tipografia Sosso S.r.l.<br />
Tiratura: 70.000 copie<br />
Questo numero è stato chiuso il 19/12/<strong>2017</strong><br />
Hanno collaborato a questo numero<br />
Per i testi: Paolo Aceto, Elena Anselmetti, Michela<br />
Ascani, Monica Bassanino, Chiara Bertora, Giuseppe<br />
Bogliani, Patrizia Borsotto, Lorenzo Camoriano,<br />
Elisa Cardarelli, Stefano Cavaletto, Claudio Celada,<br />
L. Celi, Massimo Crotti, F. De Palo, Elio Dinuccio,<br />
S. Fogliatto, Rossella Foriero, M. Gilardi, M. Gilli,<br />
Davide Giuliano, R. Gorra, C. Lerda, Federica Luoni,<br />
B. Moretti, Luca Nicolandi, Giuseppe Paltani,<br />
E. Remogna, Giuseppe Riconosciuto, D. Sacco,<br />
D. Said-Pullicino, Giovanni Scanabissi, Martina<br />
Tarantola, P. Tivano, Fabrizio Vidano, F. Vidotto<br />
Per le immagini: Paolo Aceto, Michela Ascani,<br />
Patrizia Borsotto, Giuseppe Paltani, Istituto<br />
Agrario “Penna”, Istituto Agrario “Fobelli”, Archivio<br />
<strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong>, Politecnico di Torino,<br />
Università di Torino, Thinkstock.<br />
Per l’immagine di copertina si ringrazia l’Istituto<br />
IIS Velso Mucci di Bra (CN)”<br />
Contatti<br />
Web Direzione Agricoltura:<br />
www.regione.piemonte.it/agri/<br />
Web rivista “Agricoltura”:<br />
www.regione.piemonte.it/agri/quaderni/cms<br />
E-mail:<br />
infoagricoltura@regione.piemonte.it<br />
quaderni.agricoltura@regione.piemonte.it<br />
Newsletter “Agricoltura news”:<br />
www.regione.piemonte.it/agri/<br />
comunicazione/newsletter/index_mailUp.<br />
htm<br />
Contact center: 800/333444<br />
Agricoltura è prodotta rispettando l’ambiente.