Il Segno - Mensile della Diocesi die Bolzano-Bressanone - Anno 54, numero 1, Aprile 2018
La messa non è finita - Per un fine vita in dignità - 2800 km a piedi fino a Santiago
La messa non è finita - Per un fine vita in dignità - 2800 km a piedi fino a Santiago
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<strong>Mensile</strong> <strong>della</strong> <strong>Diocesi</strong> di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />
<strong>Anno</strong> <strong>54</strong>, <strong>numero</strong> 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2018</strong><br />
Biotestamento<br />
Per un fine vita<br />
in dignità<br />
Da <strong>Bolzano</strong><br />
2800 km a piedi<br />
fino a Santiago<br />
Un sacerdote<br />
mi ha scritto…<br />
Un sacerdote mi ha scritto<br />
a Natale: “Ho passato tempi<br />
molto difficili. Gli ultimi<br />
anni mi hanno spesso portato<br />
ai miei limiti e anche oltre.<br />
E tuttavia la mia fiducia non<br />
è crollata. Ho sperimentato<br />
di non avere le cose sotto<br />
controllo. Oggi mi è chiaro<br />
come mai prima che sono<br />
affidato allo spirito di Dio.<br />
Non voglio fare a meno di<br />
questa esperienza. Ora lo so,<br />
e non a livello teorico ma<br />
per convinzione: non devo<br />
per forza riuscire a gestire<br />
tutto. Spesso oggi ci si può<br />
rassegnare, ma si può anche<br />
crescere ancor più nella fede.“<br />
Ivo Muser, vescovo<br />
(messa del crisma <strong>2018</strong>)<br />
La messa<br />
non è finita
primo piano<br />
La messa non è finita<br />
Da un anno e mezzo don Michele Tomasi è vicario episcopale per il clero. <strong>Il</strong> punto su una<br />
Chiesa che cambia e sui sacerdoti di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong> nel mese che celebra (il 22 aprile)<br />
la Giornata di preghiera per le vocazioni.<br />
Quando è stato nominato, nell’autunno<br />
2016, nella diocesi di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />
il ruolo di vicario episcopale<br />
era nuovo, tutto da costruire:<br />
“Mi ha sorpreso in positivo l’accettazione<br />
generale da parte del clero. Nessuna<br />
preclusione“, dice don Michele Tomasi.<br />
Certo, ci sono alcune difficoltà strutturali<br />
nella gestione dell‘età anziana.<br />
“Dobbiamo essere più bravi con i sacerdoti<br />
a cui scemano le forze, e dobbiamo<br />
aiutare il clero giovane affinché non si<br />
isoli e non si sovraccarichi di lavoro. È<br />
importante la rete di contatti e di amicizie“.<br />
<strong>Il</strong> tempo per parlare con preti e<br />
diaconi permette al vicario episcopale<br />
un incontro più profondo: “<strong>Il</strong> nostro<br />
presbiterio è buono, sono persone che si<br />
impegnano. Ciascuno a modo suo, ma<br />
con grande passione. Anche la diversità<br />
è bella, c’è dibattito, i sacerdoti <strong>della</strong><br />
nostra diocesi hanno un atteggiamento<br />
molto positivo nei confronti del vescovo.<br />
Abbiamo idee diverse ma non siamo<br />
polarizzati: posizioni avanzate e posizioni<br />
tradizionali, ma non siamo divisi<br />
in blocchi o partiti. Questo ti aiuta a lavorare“,<br />
dice don Tomasi.<br />
Anche in Alto Adige la situazione del<br />
clero rispecchia la tendenza generale<br />
<strong>della</strong> progressiva diminuzione. I sacerdoti<br />
sono sempre meno e si alza la loro<br />
età media. Un dato che sta cambiando<br />
velocemente, conferma il vicario: “Un<br />
paio di anni fa il 50% dei sacerdoti aveva<br />
più di 75, adesso siamo al 56% con<br />
più di 75 anni“. Tra le ragioni <strong>della</strong> crisi<br />
si avverte anche quella di una Chiesa<br />
percepita come istituzione, spesso attraverso<br />
i mass media, mentre fa fatica<br />
la comprensione <strong>della</strong> dimensione<br />
sacramentale e spirituale. Per molti<br />
ragazzi l’agente fondamentale è l’insegnante<br />
di religione più che il sacerdote,<br />
che dato il carico di lavoro oggi è meno<br />
presente nelle scuole. “Nelle parrocchie<br />
manca anche il riferimento dei cappellani<br />
giovani. Certo, ci sono sacerdoti bravissimi<br />
con i giovani perché sono giovani<br />
dentro, ma un tempo il fatto di vedere<br />
quasi coetanei che giocavano con loro<br />
era per i giovani un punto di riferimento.<br />
Adesso abbiamo 2-3 cappellani in tutta<br />
la diocesi“, sottolinea don Michele.<br />
Tante strade nella Chiesa<br />
Anche perché un tempo la scelta era<br />
tra impegno in ambito diocesano e<br />
vita consacrata, mentre ora le opzioni<br />
sono maggiori: diaconato permanente<br />
o associazionismo laicale, ad<br />
esempio. <strong>Il</strong> discorso è valido se si dovesse<br />
accompagnare all’idea che le cose<br />
2<br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong>
primo piano<br />
che ci sono da fare nella parrocchia le<br />
possono fare i laici, osserva però don<br />
Tomasi. “La varietà dei ministeri è una<br />
ricchezza, ci sono tante forme di servizio<br />
che permettono a ciascuno di trovare<br />
la sua dimensione e vocazione. Ma la<br />
difficoltà generale è culturale, è quella di<br />
riuscire a trasmettere la bellezza di una<br />
dimensione sacramentale <strong>della</strong> vita di<br />
fede. Siamo in un mondo individualista<br />
dove resta sovrana la scelta individuale<br />
e si tenta di eliminare ogni mediazione.<br />
Ma il prete è importante per quello che<br />
nel sacramento è, non per quello che fa.<br />
La messa non è tale se il prete è bravo,<br />
ma perché mostra che è il Signore che<br />
agisce. Questa mediazione nella nostra<br />
cultura è in crisi, non riusciamo a raccontarla<br />
bene.“ Non vuol dire che nelle<br />
altre esperienze questa relazione spirituale<br />
non ci sia: “C’è una relazione viva<br />
con Gesù anche nel matrimonio – chiarisce<br />
il vicario – ma c’è un’altra forma,<br />
la dimensione sacramentale, presente in<br />
ambedue gli stati di vita, che coinvolge<br />
diversamente la tua emotività e la tua<br />
vita. Sono aiuti importanti reciproci:<br />
forme di vita sacramentali e forme di<br />
servizio nella Chiesa. Abbiamo bisogno<br />
di persone che a tempo pieno si mettano<br />
a disposizione di una comunità per farle<br />
scoprire i doni che ha“.<br />
E dunque come garantire il ricambio<br />
generazionale? Le diocesi si muovono<br />
principalmente su due versanti: il primo,<br />
“importare” vocazioni da quei<br />
Paesi (Est Europa, Africa, Asia) dove<br />
<strong>Il</strong> vicario episcopale Michele Tomasi<br />
sono ancora abbondanti. “Nella nostra<br />
diocesi questa strada non si segue<br />
in forma sistematica. Ci sono richieste<br />
di sacerdoti di altre diocesi, si procede<br />
caso per caso con i colloqui. Da noi le<br />
difficoltà supplementari sono le culture<br />
diverse e la necessità di comprendere le<br />
due lingue, che è una particolare forma<br />
di vita comunitaria in Alto Adige. Quindi<br />
l‘importazione in blocco di sacerdoti<br />
non è una prospettiva per la nostra<br />
diocesi“, spiega il vicario. Anche se non<br />
si registrano problemi di accettazione<br />
per sacerdoti che arrivano dall’estero,<br />
conferma don Tomasi. “Finora sono<br />
state belle esperienze, che hanno superato<br />
anche le difficoltà linguistiche grazie<br />
alla buona relazione umana. Faccio<br />
l‘esempio dell’amministratore parrocchiale<br />
di Tesimo, che viene dalla Tanzania<br />
ma ha studiato a Innsbruck ed è<br />
stato parroco in Germania. La nostra<br />
popolazione si dimostra molto matura“.<br />
Affrontare il cambiamento<br />
L’altra strada per affrontare il cambiamento<br />
guarda al diaconato permanente<br />
e alla crescita di un laicato<br />
con una buona formazione teologica.<br />
“In diocesi seguiamo un modello: con<br />
i nuovi avvicendamenti il sacerdote<br />
viene nominato parroco in una parrocchia<br />
e nelle altre è incaricato pastorale<br />
accanto a laici che assumono responsabilità<br />
di certi settori <strong>della</strong> vita parrocchiale,<br />
con nomina diretta del vescovo“,<br />
spiega il vicario. La collaborazione è<br />
a un livello diverso da prima, perché<br />
oggi non si può essere parroco in 6-7<br />
parrocchie. Servono collaborazione e<br />
corresponsabilità. Secondo Tomasi “bisogna<br />
lavorarci, perché veniamo da un<br />
mondo dove ci si aspetta tutto dal parroco.<br />
E i laici devono comprendere come<br />
assumere nuove responsabilità. Finora<br />
le persone le troviamo, ma dobbiamo<br />
formarle perché sono volontari, spesso<br />
presidenti del Consiglio pastorale parrocchiale.<br />
Lavoriamo assieme per capire<br />
cosa vuol dire responsabilità di catechesi,<br />
vita liturgica, caritas.“ La Chiesa<br />
di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong> può contare<br />
su tante persone ben formate teologicamente:<br />
allo Studio teologico accademico<br />
di <strong>Bressanone</strong> circa 140 giovani<br />
studiano per insegnare religione ma<br />
anche per assumere ruoli pastorali, poi<br />
ci sono i corsi per laici non più giovani<br />
ma interessati alla formazione per<br />
approfondire o per prepararsi ad assumere<br />
maggiori ruoli in parrocchia.<br />
A <strong>Bolzano</strong> c’è l’Istituto di scienze religiose<br />
che forma insegnanti di religione<br />
ma anche all’impegno in altri ambiti<br />
ecclesiali. “Tanta gente che si interessa,<br />
che si forma e partecipa, Dobbiamo stare<br />
attenti a non sovraccaricarli.“, avverte<br />
il vicario, che poi sottolinea la realtà<br />
dei diaconi permanenti: “Abbiamo un<br />
bel gruppo di 28 diaconi permanenti<br />
che dobbiamo mettere nell‘agenda <strong>della</strong><br />
vita diocesana. Ogni tanto ce ne dimentichiamo.<br />
Tra la figura del prete e quella<br />
del laico c’è questa grande risorsa. <strong>Il</strong><br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong> 3
primo piano<br />
I numeri in <strong>Diocesi</strong><br />
La <strong>Diocesi</strong> di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong>,<br />
in base alle recenti statistiche,<br />
conta 281 parrocchie, di cui 179<br />
con parroco non residente. 30<br />
sono i parroci con una parrocchia,<br />
37 gestiscono 2 parrocchie e<br />
47 seguono almeno 3 parrocchie.<br />
<strong>Il</strong> decanato di Brunico, quello<br />
con il maggior <strong>numero</strong> di parrocchie<br />
(27), ha 10 parroci residenti<br />
e 17 non residenti. <strong>Il</strong> decanato<br />
Gardena è il fanalino di coda con<br />
le sue 4 parrocchie, di cui una<br />
con parroco residente e 3 con<br />
parroco non residente. I diaconi<br />
Michael Lezuo, bolzanino, e Peter<br />
Kocevar, sloveno sono i due seminaristi<br />
del Seminario maggiore<br />
di <strong>Bressanone</strong> che attualmente<br />
stanno assolvendo il loro anno<br />
pastorale nelle unità pastorali di<br />
Dobbiaco e Nova Ponente. Con<br />
tutta probabilità saranno ordinati<br />
sacerdoti il prossimo 24 giugno<br />
a <strong>Bressanone</strong>. <strong>Il</strong> terzo seminarista<br />
Matthias Kuppelwieser, di<br />
Colle Isarco, continuerà invece i<br />
suoi studi a Trento e l’esperienza<br />
pastorale a Vipiteno.<br />
Convegno di apertura<br />
il 7-8 settembre prossimi<br />
Pastorale vocazionale<br />
tema 2019<br />
loro ruolo va definito meglio, non possono<br />
essere considerati sostituti o preti di<br />
seconda categoria. Perché sono una prospettiva<br />
molto interessante per il futuro<br />
<strong>della</strong> Chiesa e <strong>della</strong> società“.<br />
Tra le innovazioni del modello diventano<br />
cruciali le unità pastorali, ricorda<br />
don Tomasi: “È la strada maestra che<br />
sta seguendo la diocesi.“ In origine si<br />
volevano federare le 281 parrocchie<br />
per arrivare a 80, adesso sono scese a<br />
30 più le due città di Merano e <strong>Bolzano</strong>.<br />
Dentro le unità c’è bisogno di una grande<br />
collaborazione, specifica il vicario<br />
episcopale, che serve a ridefinire le comunità<br />
cristiane e i loro compiti. “È un<br />
illusione dire che basta rimo<strong>della</strong>re la<br />
struttura, perché il mondo è diverso, le<br />
forze sono calate, bisogna capire in profondità<br />
le esigenze che il Vangelo pone<br />
oggi a noi. Una volta il calcio si cominciava<br />
solo negli oratori, adesso ci sono le<br />
associazioni sportive. La Chiesa resta in<br />
dialogo ma tante cose non le fa più. In<br />
questo percorso dobbiamo capire cosa<br />
lasciare e cosa fare diversamente“.<br />
Convivenza parroci-laici<br />
In sintesi: il parroco non ricopre tutti i<br />
ruoli funzionali ma riserva a sé il servizio<br />
dell’unità, <strong>della</strong> preghiera e <strong>della</strong><br />
Parola. Ma nelle realtà parrocchiali<br />
rette da laici e da movimenti non c’è il<br />
rischio di un’autonomia troppo elevata?<br />
L’idea del vicario è chiara: “C’è un<br />
rischio teorico, ma conta che le persone<br />
pronte a mettersi in gioco scoprano che<br />
c’è bisogno gli uni degli altri. Dobbiamo<br />
tutti vigilare, laici ma anche preti, affinché<br />
la logica sia di servizio e non di potere.<br />
I laici hanno bisogno del sostegno<br />
e dell’incoraggiamento del sacerdote, i<br />
preti hanno bisogno <strong>della</strong> testimonianza<br />
di fede e collaborazione alla vita dei<br />
laici. C’è il rischio del pensiero di una<br />
concorrenza, ma più importante è la<br />
possibilità del lavoro di cooperazione<br />
nell’annuncio del Vangelo. Mi pare che<br />
la stragrande maggioranza delle parrocchie<br />
viva questo tipo di esperienza.<br />
Si fa fatica perché sono cose nuove, ma<br />
è bello perché si lavora tutti assieme,<br />
con energia e disponibilità.“<br />
In conclusione: dopo un anno e mezzo<br />
da vicario per il clero, si trova in mezzo<br />
a parroci aperti o disillusi? “<strong>Il</strong> rischio<br />
<strong>della</strong> rassegnazione c’è – risponde don<br />
Tomasi – ad esempio in alcuni confratelli<br />
meno giovani che vedono un modello di<br />
Chiesa che cambia. <strong>Il</strong> compito <strong>della</strong> diocesi<br />
è non permettere che il carico di lavoro<br />
sia così grande da soffocare i motivi per<br />
cui uno è prete. Se la gestione delle strutture<br />
è troppo complessa, vanno snellite<br />
per permettere alle persone di vivere con<br />
convinzione il loro servizio“. È chiaro che<br />
non è più possibile pensare di tappare<br />
tutti i buchi, ricorda il vicario episcopale:<br />
“Papa Francesco dice: non dobbiamo<br />
diventar e metti a occupare spazi, ma<br />
invece preoccuparci di mettere in moto<br />
processi. Vale la pena rischiare la fiducia<br />
e fare qualche errore in più piuttosto che<br />
tenere tutto fermo per non sbagliare.” pf<br />
Le vocazioni accompagneranno<br />
la diocesi di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />
nel prossimo anno pastorale<br />
<strong>2018</strong>/19. il tema annuale sarà infatti<br />
“Sulla tua Parola… dono,<br />
chiamata, missione“ e metterà<br />
al centro i testi e le decisioni<br />
del Sinodo proprio negli ambiti<br />
<strong>della</strong> pastorale vocazionale e del<br />
luoghi pastorali. Sono già state<br />
fissate anche le date del Convegno<br />
pastorale <strong>2018</strong>, l’evento di aggiornamento<br />
di clero e operatori<br />
pastorali che apre l’anno pastorale<br />
<strong>2018</strong>/19: si svolgerà venerdì<br />
7 e sabato 8 settembre prossimi.<br />
Don Michele Tomasi: attenti a non sovraccaricare il sacerdote<br />
4<br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong>
primo piano<br />
<strong>Il</strong> Monastero<br />
invisibile<br />
Singoli, famiglie, gruppi parrocchiali: anche nella diocesi di<br />
<strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong> cresce il progetto <strong>della</strong> rete per le vocazioni.<br />
di Teresa Mele<br />
Da gennaio <strong>2018</strong> nella <strong>Diocesi</strong> di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />
l’Ufficio di pastorale<br />
per le vocazioni, con l’approvazione<br />
e il sostegno del vescovo Ivo Muser,<br />
ha rilanciato l’iniziativa del “Monastero<br />
invisibile”. Un’iniziativa presente in varie<br />
diocesi italiane e in qualche diocesi<br />
tedesca, un’iniziativa che già al tempo<br />
di monsignor Wilhelm Egger si era cercato<br />
di far nascere. Cos’è il “Monastero<br />
invisibile”, cosa si propone, a chi si rivolge,<br />
come si aderisce? È un monastero<br />
non fatto di pietre, non circoscritto<br />
ad un luogo e a determinate persone,<br />
a un determinato orario, ma aperto a<br />
tutti, giovani e adulti, famiglie, ammalati<br />
e sani, singoli e gruppi… Si rivolge a<br />
chiunque ha a cuore le vocazioni, tutte<br />
le vocazioni, ma in modo particolare<br />
quelle alla vita sacerdotale e consacrata.<br />
<strong>Il</strong> suo scopo è pregare per le vocazioni,<br />
lì dove si è, nel silenzio <strong>della</strong> propria camera,<br />
mentre si viaggia, in chiesa, nel<br />
parco, dove uno meglio crede e si sente<br />
a suo agio. Si prega da soli o insieme<br />
agli altri, si sceglie l’orario che meglio<br />
combaci con i propri tempi, può essere<br />
mezz’ora o un’ora al giorno, una volta la<br />
settimana o una volta al mese. Anche il<br />
come pregare è libero: l’Ufficio, a chi lo<br />
desidera, invia ogni due mesi una traccia<br />
di preghiera, ma ognuno può farlo<br />
con i mezzi che ha: recita del rosario,<br />
preghiera dei salmi …<br />
Attualmente hanno aderito all’iniziativa<br />
20 persone singole (che pregano sia<br />
da soli che con amici), 4 famiglie che<br />
coinvolgono nella preghiera anche alcuni<br />
amici, e 4 gruppi parrocchiali che<br />
pregando in parrocchia invitano anche<br />
la comunità parrocchiale. Gli aderenti<br />
sono sia di lingua italiana che tedesca,<br />
sia <strong>della</strong> città che delle valli. Chi desidera<br />
aderire, può rivolgersi all’Ufficio<br />
per le vocazioni a <strong>Bolzano</strong>, in Piazza<br />
Duomo 2. Riceverà una scheda da<br />
compilare con i propri dati. Questa<br />
iniziativa nasce non solo da una necessità<br />
<strong>della</strong> Chiesa, ma dall’invito rivoltoci<br />
da Gesù: “La messe è molta ma<br />
gli operai pochi … Pregate dunque il<br />
padrone <strong>della</strong> messe che mandi operai<br />
alla sua messe” (Mt 9,35-38), ed è<br />
un dono che facciamo non solo alla<br />
Chiesa, ma all’umanità intera.<br />
Suor Teresa Mele è responsabile <strong>della</strong> pastorale<br />
vocazionale <strong>della</strong> diocesi di <strong>Bolzano</strong>-<br />
<strong>Bressanone</strong><br />
Sabato 21 in duomo<br />
Marzo <strong>2018</strong>: le parole<br />
del Papa a clero e seminaristi<br />
Francesco: il<br />
sacerdote è…<br />
“… in cammino: un uomo sempre<br />
in ascolto e mai solo. Bisogna avere<br />
l’umiltà di essere accompagnati.<br />
… in discernimento, per capire<br />
come andare avanti. Due le condizioni<br />
per un vero discernimento: nella<br />
preghiera, davanti a Dio, e confrontandosi<br />
con un altro, una guida capace<br />
di ascoltare e di dare orientamenti.<br />
… con lo Spirito Santo: i sacerdoti<br />
prendano lo Spirito Santo come compagno<br />
di cammino. Non basta essere<br />
buoni, bisogna vivere come se lo Spirito<br />
Santo non ci fosse.<br />
… un presbitero con grande formazione<br />
umana: bisogna essere<br />
persone normali, umane, capaci di<br />
gioire con gli altri, di farsi qualche risata,<br />
di ascoltare in silenzio un malato,<br />
di consolare facendo una carezza.<br />
Sacerdoti padri, non funzionari del<br />
sacro o impiegati di Dio.<br />
… un uomo con il tratto spirituale<br />
<strong>della</strong> “diocesanità“. Deve lavorare<br />
su tre fronti: curare il rapporto con<br />
il proprio vescovo, anche se fosse un<br />
tipo difficile, con i suoi fratelli presbiteri<br />
e con le persone <strong>della</strong> sua parrocchia,<br />
che sono i suoi figli.<br />
… impegnato a curare la propria<br />
formazione permanente: umana,<br />
pastorale, spirituale, comunitaria. La<br />
formazione permanente nasce dalla<br />
coscienza <strong>della</strong> propria debolezza:<br />
importante è conoscere i propri limiti<br />
e guardarsi dalla superbia, dall’attrattiva<br />
del potere e delle comodità.“<br />
In occasione <strong>della</strong> Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, la<br />
diocesi di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong> promuove un’ora di adorazione nel Duomo<br />
di <strong>Bolzano</strong> sabato 21 aprile dalle 20 alle 21, presieduta dal vicario generale<br />
Eugen Runggal<strong>die</strong>r. Tutti sono invitati.<br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong> 5
in evidenza<br />
Per un fine vita in dignità<br />
È entrata in vigore a fine gennaio la legge nazionale sul cosiddetto “testamento biologico“. In Alto Adige si lavora a livello<br />
provinciale e comunale alle modalità di applicazione. <strong>Il</strong> teologo su accanimento terapeutico e proporzionalità delle cure.<br />
di Martin M. Lintner<br />
La nuova legge statale regola le disposizioni<br />
anticipate di trattamento<br />
(DAT). Com’è noto, in Italia molti<br />
vescovi e cardinali hanno espresso il<br />
timore che il cosiddetto “biotestamento”<br />
si possa prestare agli “abbandoni terapeutici”<br />
e aprire la strada all’eutanasia<br />
e al suicidio assistito. Secondo me<br />
tale paura non è fondata se si definisce<br />
bene il principio biomedico dell’autonomia<br />
del paziente come diritto negativo,<br />
cioè di rifiutare una terapia, ma<br />
di non richiedere nulla dal medico che<br />
potrebbe nuocere oggettivamente al<br />
paziente. Nella Convenzione di Oviedo<br />
sulla biomedicina (1997) e nel Codice<br />
di deontologia medica (2006) il<br />
principio dell’autonomia del paziente<br />
è ormai garantito. Formulato positivamente<br />
consiste nel diritto al consenso<br />
informato, negativamente in quello<br />
di poter rifiutare un intervento ossia<br />
chiedere la sua sospensione. È importante<br />
distinguere il diritto di<br />
rifiutare una terapia e di chiedere<br />
la sua sospensione dal diritto di<br />
richiedere un intervento. Mentre<br />
il diritto di rifiutare un intervento viene<br />
garantito dal diritto <strong>della</strong> libertà di<br />
coscienza e perciò deve essere rispettato<br />
sempre, nel secondo caso il medico<br />
deve sempre valutare la volontà del<br />
paziente secondo i principi biomedici<br />
<strong>della</strong> beneficenza e <strong>della</strong> non-maleficenza.<br />
Qui viene garantita la libertà di<br />
obiezione di coscienza degli operatori e<br />
delle strutture sanitarie. La legge italiana<br />
sulle DAT riconosce esplicitamente<br />
l’obiezione di coscienza.<br />
Riguardo alla liceità morale del rifiuto<br />
ossia dell’interruzione di terapie mediche,<br />
può essere utile ricordare il discorso<br />
di papa Giovanni Paolo II del 12<br />
novembre 2004: riconoscendo che la<br />
tutela <strong>della</strong> dignità <strong>della</strong> persona non<br />
significa semplicemente mantenere in<br />
vita una persona ad ogni costo, anche<br />
al prezzo dell’accanimento terapeutico,<br />
egli ha chiarito: “La vera compassione<br />
aiuta a fermarsi quando nessuna azio-<br />
ne risulta ormai utile a tale fine. <strong>Il</strong> rifiuto<br />
dell’accanimento terapeutico<br />
non è un rifiuto del paziente e <strong>della</strong><br />
sua vita. Infatti, l’oggetto <strong>della</strong> deliberazione<br />
sull’opportunità di iniziare<br />
o continuare una pratica terapeutica<br />
non è il valore <strong>della</strong> vita del paziente,<br />
ma il valore dell’intervento medico sul<br />
paziente. L’eventuale decisione di non<br />
intraprendere o di interrompere una<br />
terapia sarà ritenuta eticamente corretta<br />
quando questa risulti inefficace<br />
o chiaramente sproporzionata ai fini<br />
del sostegno alla vita o del recupero<br />
<strong>della</strong> salute. <strong>Il</strong> rifiuto dell’accanimento<br />
terapeutico, pertanto, è espressione del<br />
rispetto che in ogni istante si deve al<br />
paziente.”<br />
Papa Francesco si è espresso su alcune<br />
questioni del fine vita il 16 novembre<br />
2017: riafferma la dottrina <strong>della</strong> Chiesa<br />
riconoscendo moralmente lecito<br />
rinunciare all’applicazione di mezzi<br />
terapeutici, o sospenderli, quando il<br />
loro impiego non corrisponde a<br />
quel criterio etico e umanistico<br />
definito “proporzionalità delle<br />
cure”. Allo stesso momento non lascia<br />
nessun dubbio che l’eutanasia rimane<br />
sempre illecita, in quanto si propone<br />
di interrompere la vita, procurando<br />
la morte. Ha specificato poi che non<br />
attivare mezzi sproporzionati, o sospenderne<br />
l’uso, equivale a evitare l’accanimento<br />
terapeutico, cioè compiere<br />
un’azione che ha un significato etico<br />
completamente diverso dall’eutanasia.<br />
Mentre l’eutanasia mira alla morte e la<br />
procura, evitare mezzi sproporzionati<br />
o sospenderli significa permettere ovvero<br />
non impedire la morte.<br />
Un aspetto importante <strong>della</strong> legge è<br />
che il medico deve adoperarsi per<br />
alleviare le sofferenze del paziente,<br />
anche in caso di rifiuto o di interruzione<br />
di un trattamento terapeutico.<br />
Devono sempre essere garantiti un’appropriata<br />
terapia del dolore, l’erogazione<br />
delle cure palliative, il sostegno psicologico<br />
e – nei casi limiti e se richiesto<br />
dal paziente – la sedazione palliativa<br />
profonda.<br />
Una questione difficile riguarda la nutrizione<br />
e idratazione artificiale<br />
che – come è ormai convenuto in ambito<br />
etico-medico – nella legge vengo-<br />
6<br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong>
in evidenza<br />
no equiparate a trattamenti sanitari.<br />
Si consente quindi di chiedere lo stop<br />
alla loro somministrazione o il loro<br />
rifiuto. La Chiesa invece definisce la<br />
somministrazione di cibo e acqua “in<br />
linea di principio” un mezzo ordinario<br />
e proporzionato di conservazione<br />
<strong>della</strong> vita e sottolinea che l’alimentazione<br />
artificiale deve essere prolungata<br />
nella misura in cui e fino a quando<br />
dimostra di raggiungere la sua finalità<br />
propria, che consiste nel procurare<br />
l’idratazione e il nutrimento del<br />
paziente (cfr. il testo <strong>della</strong> Congregazione<br />
per la dottrina <strong>della</strong> fede del 1°<br />
agosto 2007). Con tale dichiarazione<br />
si riconosce comunque che l’interruzione<br />
dell’alimentazione artificiale è<br />
giustificata laddove cibo e acqua non<br />
vengano più assimilati dal corpo del<br />
paziente oppure non gli possano essere<br />
somministrati senza causare un<br />
rilevante disagio fisico.<br />
Le DAT a mio avviso rappresentano<br />
uno strumento legittimo con cui la<br />
persona, in autonomia, decide e<br />
comunica, in anticipo, la propria<br />
volontà. Le DAT sono importanti e<br />
significative non solo per familiari e<br />
parenti, perché creano una discussione<br />
sull’ultima parte <strong>della</strong> vita e<br />
su come reagire alle malattie, ma anche<br />
per i medici, sollevati dal peso di<br />
decidere da soli su un’altra persona.<br />
Sono convinto che le DAT rinforzino<br />
l’alleanza terapeutica tra medico, paziente<br />
e i suoi parenti. A beneficiarne<br />
sono tutti coloro chi partecipano<br />
al difficile processo di dover trovare<br />
delle soluzioni in fine vita, quando la<br />
persona stessa non è più capace di<br />
formarsi, e di comunicare, un giudizio.<br />
In questo senso da un punto<br />
di vista teologico-etico consiglio vivamente<br />
di discutere le DAT con i<br />
propri parenti e il proprio medico di<br />
fiducia. Rimane tuttavia da sottolineare<br />
che le DAT sono un diritto,<br />
non un dovere. Ognuno ha perciò<br />
il diritto di non scegliere le DAT, ma<br />
piuttosto di affidarsi al giudizio dei<br />
medici e dei parenti nel caso in cui<br />
non fosse più in grado di esprimere<br />
la propria volontà.<br />
Padre Martin M. Lintner è professore di teologia<br />
morale e teologia spirituale allo Studio<br />
teologico accademico di <strong>Bressanone</strong><br />
8xmille: la tua firma per…<br />
Con l’8xmille alla Chiesa cattolica contribuisci a finanziare servizi, strutture, Caritas,<br />
formazione. L‘esempio <strong>della</strong> parrocchia di Oltrisarco a <strong>Bolzano</strong>.<br />
Con una firma sulla dichiarazione<br />
dei redditi, il contribuente può destinare<br />
alla Chiesa cattolica, ad altre<br />
comunità religiose o allo Stato l’8xmille<br />
delle imposte da versare. La<br />
firma (e quindi i fondi) alla Chiesa<br />
cattolica permettono di sostenere<br />
attività pastorali, sociali e caritative.<br />
Nel 2017 è stato possibile finanziare<br />
diversi progetti, tra cui la<br />
realizzazione nella parrocchia del<br />
Santo Rosario a <strong>Bolzano</strong> Oltrisarco<br />
delle aule catechesi e <strong>della</strong> sala<br />
conferenze e riunioni. Ma anche la<br />
costruzione <strong>della</strong> chiesa di Plaus. <strong>Il</strong><br />
contribuente può decidere con la sua<br />
firma sulla dichiarazione dei redditi<br />
(Mod. CU, Mod. 730 e Mod. UNI-<br />
CO) a chi destinare l’ 8xmille, senza<br />
costi aggiuntivi. Le somme vengono<br />
poi proporzionalmente suddivise<br />
tra le diverse comunità religiose e lo<br />
Stato in base alla percentuale delle<br />
firme sulle dichiarazioni dei redditi.<br />
Come e dove firmare DIOZESE BOZEN-BRIXEN<br />
Quanti più firmano per la Chiesa<br />
cattolica, tanti più finanziamenti<br />
Le mie tasse a chi ne ha bisogno<br />
DIOCESI BOLZANO -BRESSANONE<br />
DIOZEJA BULSAN-PERSENON<br />
DIOZESE BOZEN-BRIXEN<br />
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La mia firma può cambiare molto !<br />
8 ‰ alla Chiesa Cattolica<br />
5 ‰ alle organizzazioni cattoliche<br />
non-profit Le mie tasse a chi ne ha bisogno<br />
La mia firma può cambiare molto !<br />
www.bz-bx.net/idsc<br />
8 ‰ alla Chiesa Cattolica<br />
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8 ‰ non-profit alla Chiesa Cattolica<br />
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5 ‰ alle organizzazioni cattoliche<br />
non-profit<br />
www.bz-bx.net/idsc<br />
sono destinati alle <strong>Diocesi</strong>. Quella di<br />
<strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong> riceve in media<br />
quasi 4 milioni di euro all’anno,<br />
usati per cofinanziare i servizi <strong>della</strong><br />
Caritas, sostenere progetti architettonici<br />
nelle parrocchie, ristrutturazione<br />
di chiese, diversi servizi diocesani,<br />
progetti nelle missioni e nel<br />
terzo mondo, corsi di formazione. In<br />
ogni parrocchia, nella Curia vescovile<br />
a <strong>Bolzano</strong> e alla Caritas si trovano<br />
prospetti informativi, volantini e<br />
buste precompilate per la consegna<br />
del modello CUD. Chi non presenta<br />
una dichiarazione dei redditi, può<br />
destinare l’ 8xmille con una firma<br />
sulla scheda per la scelta allegata<br />
al modello CU. Dove firmare? Sul<br />
modello di dichiarazione (UNICO<br />
PF, Mod. 730) dal consulente fiscale<br />
o CAF, sul nuovo modello CU (ex<br />
CUD) per chi non deve presentare<br />
la dichiarazione dei redditi. I pensionati<br />
che non hanno ricevuto il CU<br />
possono utilizzare una scheda prestampata,<br />
che trovano insieme alla<br />
busta in parrocchia. Info sul web<br />
<strong>della</strong> <strong>Diocesi</strong>, www.bz-bx.net/idsc<br />
La mia firma può cambiare molto !<br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong> 7
Ecumenismo e dintorni<br />
Una Chiesa in uscita<br />
Avvenimenti e appuntamenti in diocesi, con spunti di riflessione su quanto si muove nel mondo del dialogo<br />
interreligioso. L’esempio dei Cappuccini, che a <strong>Bolzano</strong> offrono ospitalità alla comunità romena ortodossa.<br />
di Mario Gretter<br />
L’iconostasi nella chiesa dei Cappuccini a <strong>Bolzano</strong><br />
Marzo è stato caratterizzato dalla<br />
Preghiera mondiale, curata da un<br />
gruppo di lavoro ecumenico e bilingue<br />
di donne, che ci ha portato nel Suriname,<br />
stupendo Paese sudamericano,<br />
crocevia di migrazione e deportazione,<br />
di richiesta di liberazione dalla schiavitù<br />
e di nuova relazione rispettosa e<br />
costruttiva con il creato. La preghiera,<br />
alle volte chiamata “delle donne“, è<br />
sempre un’occasione di celebrazione<br />
ecumenica molto ben preparata e festosa<br />
con la possibilità di fermarsi per<br />
scoprire paesi lontani anche attraverso<br />
canti e cibi particolari.<br />
Molto sentita e familiare, è stata la<br />
preghiera ecumenica che si tiene, a<br />
cadenza bimestrale, in San Domenico<br />
a <strong>Bolzano</strong>. <strong>Il</strong> tema di questo incontro<br />
era il digiuno all’interno del cammino<br />
quaresimale dalla prospettiva evangelica,<br />
ortodossa, cattolica e delle chiese<br />
evangeliche libere. I canti di Taizé, la<br />
recita dei salmi e l’ascolto <strong>della</strong> Parola,<br />
accompagnati dalle riflessioni di diversi<br />
responsabili delle Chiese, si fanno attualità<br />
nelle preghiere di tutti presenti,<br />
ormai abituati a partecipare in maniera<br />
spontanea con le proprie intenzioni.<br />
È uno stile di familiarità che, anche<br />
con il sobrio rinfresco post preghiera,<br />
aiuta a vivere un ecumenismo molto<br />
concreto e molto diretto. Pur essendo<br />
il <strong>numero</strong> dei partecipanti piccolo, si<br />
spera di essere lievito per un ecumenismo<br />
non di nicchia.<br />
Per quanto riguarda la vita all’interno<br />
delle diverse Chiese, un cambiamento<br />
significativo è avvenuto nella comunità<br />
romena ortodossa, che a <strong>Bolzano</strong><br />
è passata dall’ospitalità offerta<br />
loro dalle suore Marcelline per oltre<br />
un anno alla altrettanto generosa ospitalità<br />
dei Cappuccini che, a partire dal<br />
1° marzo, hanno accettato di condividere<br />
la loro chiesa di via Weggenstein<br />
con la comunità ortodossa. <strong>Il</strong> contratto<br />
prevede un anno di sperimentazione e<br />
ulteriori cinque anni di couso effettivo.<br />
È interessante entrare ora nella lineare<br />
chiesa dei Cappuccini e scoprire le<br />
sgargianti e riccamente decorate suppellettili<br />
ortodosse, tra le quali spicca<br />
l’iconostasi, proprio davanti all’altare.<br />
I romeni ortodossi in Alto Adige sono<br />
oltre tremila e i loro bisogni comunitari<br />
sarebbero sicuramente più soddisfatti<br />
all’interno di una grande realtà,<br />
come può essere una parrocchia solo<br />
per loro. Per il momento questa è la migliore<br />
soluzione trovata, nella speranza<br />
e con l’augurio che possano trovare le<br />
vie e i mezzi per l’edificazione di un<br />
loro complesso parrocchiale.<br />
Anche la comunità evangelico luterana<br />
ha avuto una visita particolare:<br />
il decano <strong>della</strong> CELI (Chiesa Evagelico<br />
Luterana in Italia) è venuto in<br />
visita pastorale alla comunità di Merano.<br />
Oltre alla realtà protestante, il decano<br />
ha voluto salutare e confrontarsi<br />
con la Chiesa cattolica a partire da un<br />
cortese e aperto incontro con il vescovo<br />
Muser e un caffè in semplicità con<br />
il referente diocesano per l’ecumenismo.<br />
L’occasione è servita per fare il<br />
punto, non solo sulle attività ecumeniche<br />
e interreligiose in diocesi, che tra<br />
gruppo ecumenico a Merano e Giardino<br />
delle Religioni a <strong>Bolzano</strong> offrono<br />
un panorama in possibile espansione<br />
ma già molto interessante, ma anche<br />
per dare uno sguardo alle sfide che<br />
insieme siamo chiamati ad affrontare.<br />
Una su tutte la percepita irrilevanza<br />
del messaggio cristiano nella società<br />
d’oggi e la chiamata ad essere una<br />
Chiesa in uscita, non riversa sulle proprie<br />
preoccupazioni interne, ma consapevole<br />
di una chiamata comune di<br />
tutti i cristiani ad essere sempre più<br />
testimoni credibili e vivi del Cristo<br />
morto e risorto.<br />
I prossimi appuntamenti in aprile<br />
sono mercoledì 18 alle 19,30 con<br />
la Veglia interreligiosa per la pace nel<br />
giardino dei Cappuccini a Merano e<br />
giovedì 26 alle 20 con la Chiacchierata<br />
biblica ecumenica nella Canonica<br />
<strong>della</strong> Chiesa evangelica in via Col di<br />
Lana 10 a <strong>Bolzano</strong>.<br />
Don Mario Gretter è il referente diocesano per<br />
l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.<br />
8<br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong>
L<br />
’indagine dell’Osservatorio Caritas<br />
ha coinvolto i sindaci dei Comuni<br />
altoatesini nei quali in questi anni<br />
sono sorte case di accoglienza per le<br />
persone in fuga da guerre e povertà.<br />
Interessanti i risultati e le reazioni ai<br />
risultati.<br />
Proviamo a ricordare il clima del<br />
2015. A seguito del grande afflusso<br />
di profughi, nei paesi dell’Alto Adige<br />
si aprirono centri per dare ospitalità<br />
alle persone richiedenti asilo. In un<br />
primo tempo emersero tra la gente le<br />
paure e i pregiudizi. Come è cambiata<br />
l’opinione pubblica dopo due<br />
anni e mezzo secondo i sindaci<br />
di quei paesi? Allora prevaleva un<br />
atteggiamento negativo. Ora l’opinione<br />
pubblica è cambiata in senso più<br />
positivo secondo l’opinione di oltre<br />
due terzi dei rappresentanti comunali.<br />
Solo per uno dei primi cittadini c’è<br />
stato un peggioramento <strong>della</strong> situazione.<br />
Le paure e i pregiudizi sono decisamente<br />
diminuiti (55,6 per cento) o<br />
rimasti uguali (38,9 per cento). In tutti<br />
i Comuni c’è stata una partecipazione<br />
<strong>della</strong> comunità attraverso il volontariato.<br />
E soprattutto: la presenza delle<br />
persone richiedenti asilo, nella<br />
maggior parte dei casi, ha influenzato<br />
positivamente la vita sociale<br />
e la disponibilità delle persone a darsi<br />
da fare per gli altri. Ecco, questo è lo<br />
stile Caritas: non solo offrire servizi e<br />
gestire strutture, ma soprattutto promuovere<br />
la solidarietà nella comunità.<br />
Operare affinché ognuno si assuma le<br />
proprie responsabilità verso i fratelli,<br />
siano essi profughi, anziani soli, giovani<br />
bisognosi di orientamento, persone<br />
malate, carcerate, indebitate, marginalizzate<br />
da un sistema che si fonda, dice<br />
il papa, sulla “inequità”.<br />
I Comuni in cui finora sono stati accolti<br />
i rifugiati sono 21 (da qualche settimana<br />
aumentati per via dei progetti<br />
Sprar). I primi cittadini che hanno risposto<br />
al questionario dell’Osservatorio<br />
Caritas sono 18. Un campione moldentro<br />
la notizia<br />
Fare il bene ci fa bene<br />
Assumersi le proprie responsabilità fa bene. Possiamo riassumere così quanto è emerso dall’indagine<br />
promossa dalla Caritas diocesana sull’accoglienza dei richiedenti asilo nei Comuni.<br />
di Paolo Valente<br />
to attendibile, dunque. Alla domanda<br />
finale – “Come valuta complessivamente<br />
la presenza <strong>della</strong> casa di accoglienza<br />
nel Comune?” – in 12 hanno detto che<br />
“i vantaggi e le opportunità prevalgono”,<br />
solo uno ritiene che predominino<br />
“svantaggi e rischi”, gli altri non si ritengono<br />
in grado di fare una valutazione.<br />
<strong>Il</strong> sondaggio dimostra che la salute civile<br />
di una società si misura dalla<br />
capacità di includere e di integrare<br />
le persone. Chiunque si chiude in<br />
se stesso è destinato all’infelicità. Chi<br />
invece si apre all’altro, in modo intelligente,<br />
ne resta arricchito.<br />
Ai risultati qualche politico locale ha reagito<br />
con timore, qualche altro con rabbia.<br />
La realtà raccontata per quello che è<br />
minaccia la sussistenza del pregiudizio<br />
su cui si fonda quella propaganda populistica<br />
che fa trionfare i partiti xenofobi,<br />
nazionalisti, antieuropeisti. A chi<br />
costruisce ad arte paura e insicurezza<br />
non piace che gli si tolga la maschera.<br />
Anche il mondo dell’informazione ha<br />
colto solo in parte il messaggio lanciato,<br />
inconsapevolmente, dai sindaci<br />
altoatesini. <strong>Il</strong> bene non fa notizia.<br />
“Credo ci sia bisogno – dice papa Francesco<br />
– di spezzare il circolo vizioso<br />
dell’angoscia e arginare la spirale <strong>della</strong><br />
paura, frutto dell’abitudine a fissare<br />
l’attenzione sulle cattive notizie”.<br />
Attenzione, infatti: “In un sistema<br />
comunicativo dove vale la logica che<br />
una buona notizia non fa presa e<br />
dunque non è una notizia, e dove il<br />
dramma del dolore e il mistero del<br />
male vengono facilmente spettacolarizzati,<br />
si può essere tentati di anestetizzare<br />
la coscienza o di scivolare nella<br />
disperazione”.<br />
“Fare bene” e “bene dire” fanno “stare<br />
bene” e guardare con fiducia al presente<br />
e al futuro.<br />
Paolo Valente è direttore <strong>della</strong> Caritas <strong>della</strong><br />
diocesi di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong> 9
psicologia e spiritualità<br />
L’incredibile bisogno di credere<br />
Credente tradizionale e credente maturo: riflessione sulla fede autentica e come lavorare affinché i sogni<br />
abbiano un futuro. Soprattutto evitando di adagiarsi su posizioni di comodo.<br />
di Dario Fridel<br />
In un interessante e riuscitissimo<br />
convegno a <strong>Bolzano</strong> sulle nuove<br />
forme <strong>della</strong> spiritualità Padre Andrea<br />
Schnöller dichiarò di evitare di proposito<br />
di parlare di fede perché questo<br />
termine si presta a fraintendimenti.<br />
Egli dava dunque per scontato che solo<br />
una forma rinnovata di spiritualità<br />
garantisce una fede autentica. Non<br />
a tutti è chiaro infatti che la fede non<br />
può più essere confusa con una serie<br />
di credenze, con preoccupazioni dottrinali<br />
e morali o con la pura adesione<br />
ad una qualche istituzione. La fede vera<br />
risponde al nostro incredibile bisogno<br />
di credere, di avere quindi una fiducia<br />
radicale nella vita ed un corretto rapporto<br />
con le energie che la alimentano.<br />
Le nuove forme di spiritualità prendono<br />
quindi le distanze da tutto ciò che<br />
può isolare dalle vere istanze di vita.<br />
Esse richiedono attenzione alla realtà,<br />
coscienza profonda dei cambiamenti<br />
che questa esige per essere servita adeguatamente,<br />
capacità di respirare con<br />
tutto ciò che alimenta la vita, apertura<br />
a 360 gradi alle relazioni e alle interrelazioni.<br />
Sono esse infatti a nutrire<br />
in ultima istanza il senso del vivere.<br />
E per servire la vita, per inseguirne il<br />
flusso, per coglierne il senso abbiamo<br />
bisogno di fiducia; non di illusioni,<br />
non di paure, non di diffidenze, non<br />
di magie. Per questo i grandi mistici<br />
ci invitano costantemente ad uscire<br />
dal sonno di una coscienza ordinaria e<br />
perciò superficiale, per entrare in una<br />
coscienza ben più profonda che ci aiuti<br />
a vivere in contatto vero con le persone,<br />
con la natura, con le cose.<br />
Sono molti però quelli che ancora si<br />
accontentano di tradizioni religiose<br />
riprodotte più o meno abitudinariamente.<br />
Chi si adagia ancora dentro<br />
una religione sedentaria finisce suo<br />
malgrado con l’aderire a tutta una<br />
serie di credenze, col ripetere rituali<br />
dettati da antiche tradizioni senza che<br />
questi abbiano una adeguata risonanza<br />
emotiva personalizzata. Suo malgrado<br />
finisce con impigrirsi e proteggersi da<br />
una vita più o meno minacciante. Senza<br />
rendersene conto si lascia così imprigionare<br />
dentro un’immagine<br />
di comodo <strong>della</strong> divinità, spesso<br />
mediata da persone sacre ad essa più<br />
vicine. Siamo allora nel clericalismo.<br />
Spesso prevale la preoccupazione di<br />
salvarsi l’anima, di guadagnare la vita<br />
eterna, trascurando la storia, il creato e<br />
il corpo che pur gli appartengono.<br />
Di contro: il vero credente è creativo,<br />
si avventura, rischia di persona.<br />
Non si affida quindi ad una istituzione.<br />
Vuole accedere ad una fiducia personale<br />
in Dio e non solo ad un concetto condiviso<br />
di Dio. Impara così a sentirsi un<br />
valore. Non è quindi disposto a svendersi.<br />
Sapendo di voler servire al mistero<br />
<strong>della</strong> vita e al mistero dell’amore è<br />
costantemente alla ricerca <strong>della</strong> verità,<br />
dell’uomo, del bello e del buono. Lo affascina<br />
non un Dio onnipotente che lo<br />
renderebbe passivo, ma un Dio che ha<br />
bisogno del suo aiuto e che vuole essere<br />
scoperto come amore. Amore che<br />
pazienta, che attende, che sa aspettare<br />
che la vita sbocci. Va quindi ben al di<br />
là del piano religioso il bisogno di credere,<br />
di fidarsi, di sperare. <strong>Il</strong> bisogno di<br />
credere è insito nella persona umana;<br />
ma non necessariamente nel credente<br />
tradizionale. Questi può preferire il<br />
Dio dei miracoli, il Dio che mette in<br />
atto la sua potenza se invocato adeguatamente,<br />
il Dio che tiene in piedi le sue<br />
illusioni, il suo mondo più o meno magico<br />
e adagiato spesso entro un mare<br />
di credenze. <strong>Il</strong> credente autentico<br />
invece lavora perché i sogni abbiano<br />
un futuro. Scommette nella vita<br />
fino al punto di riuscire - all’occorrenza<br />
- a sfidarla. <strong>Il</strong> credente maturo non<br />
è un ingenuo, men che meno un fanatico.<br />
È alla ricerca, sa interrogarsi, sa<br />
dubitare, sa prendersi cura <strong>della</strong> vita,<br />
specie di quella minacciata. È capace di<br />
tenerezza e sa attingere a tutto ciò che<br />
alimenta la tenerezza, la cura, il miracolo<br />
ricorrente <strong>della</strong> vita.<br />
Dario Fridel, sacerdote, è stato insegnante di<br />
psicologia <strong>della</strong> religione e psicologia pastorale<br />
all’Istituto di Scienze religiose di <strong>Bolzano</strong><br />
nonché insegnante di religione nelle scuole<br />
superiori.<br />
10<br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong>
l‘intervista<br />
La voce dei Papi<br />
Vatileaks, la rinuncia di un papa, l’arrivo di Bergoglio: in visita a <strong>Bolzano</strong>, padre Federico Lombardi<br />
racconta 10 anni alla direzione <strong>della</strong> Sala stampa vaticana. E la sorpresa più grande.<br />
di Paolo Ferrari<br />
Padre Federico Lombardi, 75 anni,<br />
gesuita piemontese, è un grande<br />
comunicatore, e non perchè parla cinque<br />
lingue. Dopo 25 anni da direttore<br />
di Radio Vaticana e 10 alla guida <strong>della</strong><br />
Sala stampa <strong>della</strong> Santa Sede, viaggia<br />
ancora molto (è presidente <strong>della</strong> Fondazione<br />
Ratzinger), a <strong>Bolzano</strong> ha visitato<br />
il Centro pastorale e raccontato l’esperienza<br />
di “voce” del Papa, al servizio di<br />
Benedetto XVI prima (“ricordo bene il<br />
soggiorno estivo a <strong>Bressanone</strong> e il volo<br />
in elicottero alla casa del santo Freinademetz”)<br />
e di Francesco poi. “Due stili<br />
comunicativi molto diversi di vivere il<br />
pontificato: la discrezione e la delicatezza<br />
di Benedetto, che indicava con<br />
precisione e lucidità i temi trattati, e la<br />
spontaneità comunicativa imprevedibile<br />
di Francesco, attento alla personalità<br />
umana del suo ospite“, premette padre<br />
Lombardi.<br />
<strong>Il</strong> rapporto di papa Francesco<br />
con i media?<br />
È un cammino in crescendo. Quando<br />
è arrivato da Buenos Aires, aveva fama<br />
di non dare mai interviste e non parlare<br />
con i giornalisti. Poi è stato una<br />
sorpresa: credo che abbia colto una disponibilità<br />
generale nei suoi confronti,<br />
molto positiva dopo la spontaneità e il<br />
linguaggio diretto con cui ha aperto il<br />
pontificato. Ha quindi avuto fiducia che<br />
anche i media diventassero degli alleati<br />
del suo servizio di arrivare alla gente.<br />
In fondo anche papa Giovanni Paolo II<br />
aveva vissuto questa esperienza.<br />
Padre Lombardi nel Centro pastorale a <strong>Bolzano</strong><br />
Papa Francesco, dicono molti,<br />
è oggi l‘unico vero statista mondiale.<br />
È una voce autorevole che la gente<br />
ascolta con attenzione ed è considerata<br />
credibile più <strong>della</strong> maggiorparte dei politici<br />
del mondo. Francesco è un’autorità<br />
morale, un leader riconosciuto. La gente<br />
capisce che è una persona che ha messaggi<br />
importanti per l’umanità, che vale<br />
la pena ascoltarla. Basti pensare all‘impatto<br />
positivo sui temi <strong>della</strong> misericordia,<br />
<strong>della</strong> responsabilità per il mondo<br />
di domani e per la casa comune.<br />
Quanto è stato complicato gestire con<br />
i media la rinuncia di Benedetto XVI?<br />
Ero sereno, dopo aver letto il testo con<br />
cui il papa annunciava la sua rinuncia.<br />
Sereno perchè era un annuncio<br />
chiaro ed esauriente, che ho potuto<br />
presentare come la spiegazione adeguata<br />
dello spirito con cui Benedetto<br />
prendeva quella decisione. Entrai in<br />
sala stampa con il testo del Papa e il<br />
diritto canonico, nel passo in cui parla<br />
<strong>della</strong> possibilità <strong>della</strong> rinuncia.<br />
Un bel ricordo nei <strong>die</strong>ci anni alla guida<br />
<strong>della</strong> comunicazione vaticana?<br />
Sono tantissimi, sono i momenti belli<br />
<strong>della</strong> Chiesa. Penso soprattutto alle<br />
Giornate mondiali <strong>della</strong> gioventù a<br />
Colonia e Madrid con Benedetto e<br />
quella a Rio con Francesco. In particolare<br />
sono stato colpito da Benedetto:<br />
quando lui ha cominciato, la gente non<br />
era così convinta che sentisse le GMG<br />
come qualcosa di suo. Invece nei discorsi<br />
che faceva Benedetto ha sempre<br />
insistito sulle GMG, che erano per lui<br />
esperienze di vitalità <strong>della</strong> Chiesa e segni<br />
di speranza.<br />
Momenti difficili?<br />
Quelli legati ai casi di abusi sessuali<br />
nella Chiesa. Ho sempre detto che ammiro<br />
il modo chiaro in cui papa Benedetto<br />
li ha affrontati: ricerca <strong>della</strong> verità,<br />
ascolto delle vittime, nuove regole<br />
più severe, prevenzione.<br />
E la sorpresa più grande?<br />
Quando ho appreso di avere un confratello<br />
gesuita come Papa. <strong>Il</strong> pensiero<br />
di un papa gesuita mi era assolutamente<br />
estraneo. Per un gesuita la nomina<br />
a vescovo o cardinale è fuori dal previsto,<br />
figuriamoci a Papa. E allora ho<br />
pensato che padre Bergoglio si sia sentito<br />
chiamato da questa elezione a fare<br />
un servizio per la Chiesa.<br />
Quali sono oggi le sfide per la Chiesa<br />
nel mondo <strong>della</strong> comunicazione?<br />
Si parla di nuove tecnologie, ma tutta<br />
la tecnologia non può competere con<br />
il primato del contenuto. Le tecnologie<br />
tra <strong>die</strong>ci anni saranno cambiate di<br />
nuovo. Io non posso vivere la mia comunicazione<br />
<strong>della</strong> fede e <strong>della</strong> Chiesa<br />
in base alla tecnologia, io la devo vivere<br />
in base a quello che ho da dire. Lo strumento<br />
lo scegli giorno per giorno. Certamente<br />
c‘è la sfida dell’aggiornamento<br />
tecnologico, ma il punto principale resta<br />
cosa tu hai da dire e come lo dici.<br />
Ma se non hai niente da dire…<br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong> 11
pellegrinaggi<br />
Polonia, Barcellona,<br />
Cuba e in Terrasanta<br />
col vescovo<br />
Dieci mete molto interessanti e<br />
stimolanti, sul piano spirituale e<br />
culturale, offre ancora il programma<br />
<strong>2018</strong> dei pellegrinaggi<br />
diocesani: dalla visita in Polonia<br />
al viaggio in Terrasanta con il<br />
vescovo Muser fino alla Catalogna<br />
di Barcellona, per chiudere<br />
con Cuba nel gennaio 2019.<br />
Le iscrizioni ovviamente sono<br />
ancora aperte. Nel 2017 oltre<br />
mille pellegrini hanno partecipato<br />
alle iniziative offerte dalla<br />
<strong>Diocesi</strong>: “Ringraziamo tutti per<br />
l’affluenza e la fiducia“, sottolinea<br />
il responsabile dell’Ufficio<br />
pellegrinaggi Thomas Stürz, che<br />
in riferimento al viaggio con il<br />
vescovo a Gerusalemme ricorda<br />
che le controversie tra ebrei e<br />
palestinesi dell’anno scorso sono<br />
cessate “e Israele è classificata<br />
come meta di viaggio sicura e<br />
visitabile senza problemi.“ Le<br />
proposte nel dettaglio:<br />
Lourdes in aereo<br />
dall’8 all’11 maggio<br />
Polonia dal 4 al 9 giugno<br />
Lourdes in pullman<br />
dal 20 al 25 agosto<br />
Fatima dall’11 al 14 settembre<br />
Catalogna e Andorra<br />
dal 17 al 22 settembre<br />
Ravenna dal 9 al 12 ottobre<br />
Puglia (e luoghi di Padre Pio)<br />
dal 22 al 27 ottobre<br />
Assisi per famiglie<br />
dal 27 al 30 ottobre<br />
Terrasanta con il vescovo<br />
Muser dal 6 al 15 novembre<br />
Cuba dal 14 al 23 gennaio 2019.<br />
Informazioni, iscrizioni, programma:<br />
Ufficio pellegrinaggi <strong>della</strong> <strong>Diocesi</strong>,<br />
piazza Duomo 2, <strong>Bolzano</strong>,<br />
www.bz-bx.net/pilgerbuero,<br />
Tel. 0471/306222,<br />
mail pilgerbuero@bz-bx.net<br />
<strong>Bolzano</strong>-Santiago:<br />
2800 km a piedi<br />
Cammina per 30 km al giorno, alla fine saranno 2800: il pellegrinaggo molto speciale del<br />
bolzanino Andrea Gecele, che è partito da casa e a giugno raggiungerà l’Atlantico.<br />
Momenti dal pellegrinaggio di Andrea Gecele tra incontri e paesaggi diversi lungo il cammino<br />
<strong>Il</strong> nome <strong>della</strong> sua pagina facebook dice<br />
tutto: 3 milioni di passi fino a Santiago.<br />
Un pellegrinaggio molto speciale. Sì,<br />
perchè il bolzanino Andrea Gecele, un<br />
lavoro nella Polizia di Stato, è partito a<br />
febbraio da casa sua per raggiungere - a<br />
piedi - Santiago de Compostela e poi Finisterre,<br />
promontorio sull‘oceano Atlantico<br />
del nord-ovest <strong>della</strong> Galizia. Era già stato<br />
a Santiago, ma mai incamminandosi addirittura<br />
dalla porta di casa. Sono circa<br />
2.800 km. Andrea Gecele si è già lasciato<br />
alle spalle Verona, Genova, Ventimiglia,<br />
Arles. Quando ha superato Carcassonne,<br />
lo scorso fine settimana, ha tagliato il<br />
traguardo di metà percorso. La sua rotta<br />
segna poi le tappe di Lourdes, del Cammino<br />
francese per Santiago per arrivare a<br />
giugno all’Atlantico. <strong>Il</strong> pellegrino Gecele<br />
segue le frecce e la segnaletica, all’occorrenza<br />
ha anche la traccia GPS da consultare.<br />
La tabella di marcia – cammina per<br />
circa 25-30 km al giorno – viene rispettata,<br />
al momento nessun imprevisto. Oltre<br />
quattro mesi in viaggio a piedi: e il lavoro?<br />
Non bastano certo le ferie estive, per un<br />
periodo così lungo Andrea Gecele ha dovuto<br />
chiedere aspettativa dalla Polizia.<br />
Incontri e gente ospitale<br />
Ma chi glielo ha fatto fare? “Per me<br />
il cammino è un fatto spirituale perchè<br />
sono religioso. E per come la vedo<br />
io, il pellegrino parte da casa, quindi<br />
ho voluto iniziare il pellegrinaggio da<br />
<strong>Bolzano</strong>“, risponde al telefono dalla<br />
Francia. Grosse difficoltà il bolzanino<br />
finora non ne ha incontrate, gli inevitabili<br />
problemi legati all’accoglienza o<br />
al meteo sono stati superati alla grande:<br />
“Sull’Appenino ligure ho trovato<br />
una bufera di neve, poi qualche strada<br />
allagata che mi ha obbligato a cambiare<br />
percorso. Ma più avanti è arrivato<br />
anche il sole“, racconta il pellegrino<br />
altoatesino. Si è organizzato anche riguardo<br />
alle soste: le soluzioni semplici<br />
non mancano, dall’ospitalità in famiglie<br />
all’accoglienza in enti religiosi o in<br />
bed&breakfast. Ma ovviamente Gecele<br />
è attrezzato con tenda, materassino<br />
e sacco a pelo. “<strong>Il</strong> cammino mi dà la<br />
possibilità di incontrare tante persone:<br />
altri pellegrini, abitanti di paesi, contadini.<br />
C’è chi si ferma in auto e mi vuole<br />
offrire un passaggio, o chi mi indica la<br />
fermata dell’autobus e gli orari: restano<br />
sorpresi quando rispondo no grazie,<br />
ma sono un pellegrino e voglio andare<br />
a piedi“, ricorda Gecele. Qualcuno lo<br />
ha anche riconosciuto, visto che viene<br />
anche seguito su facebook, dove ogni<br />
giorno pubblica le foto e le notizie del<br />
suo cammino.<br />
12<br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong>
chiesa&comunità<br />
Reliquia di Mayr-Nusser ai Piani<br />
Una teca con legno di noce, filo spinato, vetro e metallo brunito: la preziosa testimonianza<br />
del beato affidata alla parrocchia di San Giuseppe. Un evento per tutto il quartiere bolzanino.<br />
Ogni anno la festa patronale di San<br />
Giuseppe ai Piani di <strong>Bolzano</strong> rappresenta<br />
un’occasione importante di<br />
comunione tra le diverse anime <strong>della</strong><br />
comunità parrocchiale e gli abitanti<br />
del quartiere. I Ministranten, precisi e<br />
<strong>numero</strong>si, si integrano alla compagine<br />
più familiare e sparuta dei chierichetti,<br />
lettori e Lektoren si susseguono senza<br />
soluzione di continuità nelle letture<br />
multilingue, alpini ai fornelli e Musikkapelle<br />
con i loro strumenti allietano<br />
stomaco e spirito <strong>della</strong> comunità in<br />
festa. Anche i dolci risentono delle salutari<br />
contaminazioni e il vociare a tavola<br />
dà completamento alle diverse modalità<br />
di cantare e pregare, appena vissute<br />
in chiesa. Nell’edizione di quest’anno<br />
si è però vissuto un ulteriore passo di<br />
comunione per un evento molto particolare:<br />
il vescovo Ivo Muser ha affidato<br />
una reliquia del neo beato Josef<br />
Mayr-Nusser, ad un anno dalla sua beatificazione,<br />
alla parrocchia. Ai tempi di<br />
Mayr-Nusser la parrocchia non esisteva<br />
e tantomeno la chiesa di San Giuseppe,<br />
ma oggi la sua casa natale sta nel territorio<br />
parrocchiale dei Piani e ci spinge<br />
ad una particolare sfida di vigilanza e<br />
attenzione per non far morire lo spirito<br />
nel quale il beato ha cercato di vivere e<br />
testimoniare il suo amore concreto ed<br />
impegnato per Cristo nella preghiera,<br />
nella carità, nella compromissione per<br />
la polis e nella vigilanza. Per l’occasione<br />
il vescovo ha inviato a rappresentarlo<br />
don Michele Tomasi, vicario per il clero.<br />
Collocazione particolare<br />
La preparazione all’accoglienza <strong>della</strong> reliquia<br />
è cominciata già molti mesi prima<br />
con le riflessioni sul luogo e la modalità<br />
di degna conservazione e presentazione<br />
<strong>della</strong> stessa a tutti i fedeli. L’altare laterale,<br />
ai piedi del grande Cristo, è sembrato<br />
da subito il luogo più adatto, mentre per<br />
quanto riguarda il reliquiario, il Consiglio<br />
pastorale parrocchiale è partito dal<br />
desiderio di riprendere le riflessioni per<br />
la nuova tomba nel Duomo di <strong>Bolzano</strong><br />
e di rispettare la semplicità dell’uomo,<br />
senza rinunciare ad una eleganza che<br />
aiuti chi si avvicina alla reliquia ad una<br />
ammirazione per la grande e nobile testimonianza<br />
di Mayr-Nusser. Legno di<br />
noce, filo spinato, vetro e metallo brunito<br />
sono stati uniti da Alessandro Cuccato<br />
di Vetroricerca in una teca, che, dopo<br />
diversi confronti con il CPP, ha portato a<br />
quanto tutti possono ammirare, ma soprattutto<br />
venerare, in chiesa: una base<br />
di noce sostiene la reliquia, sigillata sotto<br />
una campana di vetro soffiato e impreziosita<br />
da una leggera croce di foglia<br />
d’oro e un pezzo di filo spinato; il tutto<br />
inserito in una sottile cornice strutturale,<br />
ospitante i vetri antisfondamento.<br />
Esempio per i visitatori<br />
La celebrazione ha preso le mosse dal<br />
vicino parco Premstaller per arrivare<br />
in chiesa accompagnata dalla corale.<br />
Le letture del patrono, l’obbe<strong>die</strong>nte e fidato<br />
San Giuseppe, hanno trovato eco<br />
nelle scelte dell’omonimo beato e nella<br />
concretezza <strong>della</strong> testimonianza per tutta<br />
la comunità, come ha ricordato don<br />
Michele. La sua reliquia ci ricorda e ci<br />
mostra molto concretamente che la testimonianza<br />
non è una idea astratta, ma<br />
un segno di incarnazione, di impegno,<br />
di docilità alla richiesta di essere strumenti<br />
nelle mani di Dio. Molto intensa<br />
è stata la posa <strong>della</strong> reliquia nella teca,<br />
passaggio chiaro del testimone a ciascun<br />
astante, perché la vita e le scelte di<br />
Josef Mayr-Nusser siano sprone a fare<br />
altrettanto. Chi verrà ai Piani a venerare<br />
la reliquia del beato si senta sempre<br />
interrogato dal Cristo che ha concretamente<br />
mosso Mayr-Nusser alle scelte<br />
che lo hanno reso d’esempio per noi.<br />
Don Mario, parroco<br />
La cerimonia <strong>della</strong> consegna <strong>della</strong> reliquia, che sarà ora custodita in una teca nella chiesa dei Piani a <strong>Bolzano</strong><br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong> 13
chiesa&comunità<br />
Rito romano: nuove regole in <strong>Diocesi</strong><br />
Quando e<br />
dove la Missa<br />
Tridentina<br />
Con il motu proprio Summorum<br />
Pontificum del 7 luglio 2007<br />
papa Benedetto XVI ha voluto rendere<br />
nuovamente accessibile la forma liturgica<br />
tradizionale del rito romano,<br />
ossia la messa in rito antico o messa<br />
tridentina. Nel gennaio 2008 sono entrate<br />
in vigore le direttive <strong>della</strong> diocesi<br />
di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong> che regolano<br />
la sua celebrazione secondo la forma<br />
preconciliare. “Mentre nei primi tempi<br />
il motu proprio di Benedetto XVI<br />
ha avuto poca eco nella nostra diocesi,<br />
negli ultimi mesi sono pervenute diverse<br />
richieste di fedeli che hanno espresso<br />
il desiderio di vedere celebrata la<br />
messa anche secondo il rito romano“,<br />
spiega il vicario generale Eugen Runggal<strong>die</strong>r.<br />
Alla luce di questa situazione,<br />
il vescovo ha deciso che nella nostra<br />
diocesi tale celebrazione possa avvenire<br />
secondo precise modalità.<br />
La domenica e nei giorni festivi<br />
– a partire da aprile <strong>2018</strong> – si celebra<br />
la messa nel rito straordinario nella<br />
chiesa Maria Hilf (Maria Ausiliatrice)<br />
a <strong>Bressanone</strong> in zona Zinggen, di<br />
fronte al Vinzentinum. Ogni terza<br />
domenica del mese già da tempo la<br />
messa in rito antico viene celebrata a<br />
<strong>Bolzano</strong> nella chiesa di San Giorgio<br />
dell’Ordine teutonico dai sacerdoti<br />
<strong>della</strong> Fraternità di San Pietro di Wigratzbad,<br />
santuario mariano in Baviera.<br />
“Al di fuori di queste due opzioni<br />
non ci saranno altre possibilità di celebrare<br />
la messa in rito romano nelle<br />
domeniche e nei festivi nella diocesi<br />
di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong>“, sottolinea il<br />
Vicario generale. Nei giorni feriali,<br />
invece, già da anni in alcune località<br />
dell’Alto Adige (Quarazze, Salorno,<br />
val Badia) viene celebrata regolarmente<br />
la messa in rito antico. In base<br />
al motu proprio papale “Summorum<br />
Pontificum“ e alle citate direttive diocesane,<br />
è possibile celebrare la messa<br />
in rito straordinario nei giorni feriali<br />
anche in altri luoghi. Le richieste vanno<br />
indirizzate al Vicario generale.<br />
La predica col cellulare<br />
Un aiuto “tecnologico“ per le riflessioni domenicali: è la Clerus app,<br />
sperimentata anche da alcuni sacerdoti nella diocesi di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong>.<br />
Quando una buona predica può<br />
passare anche per il telefonino: è<br />
sicuramente uno strumento in più la<br />
nuova app dedicata alle omelie che si<br />
rivolge in primis a sacerdoti e parroci<br />
per aiutarli a preparare le riflessioni<br />
domenicali. Ma serve anche alla persona<br />
che cerca spunti di meditazione.<br />
Si chiama Clerus App ed è stata realizzata<br />
dalla Congregazione vaticana<br />
per il clero in collaborazione con la<br />
Segreteria per le comunicazioni. Anche<br />
alcuni parroci <strong>della</strong> nostra diocesi<br />
che hanno confidenza con il digitale<br />
l’hanno già testata. La app è gratuita<br />
e disponibile sia per Android che per<br />
i dispositivi Apple (quindi cellulari e<br />
tablet) e ogni settimana propone in<br />
rete suggerimenti per la predicazione<br />
in vista <strong>della</strong> messa domenicale.<br />
Servizio pastorale offresi<br />
Le omelie via app sono curate dal padre<br />
gesuita sloveno Marko Ivan Rupnik, teologo<br />
ma famoso anche come artista<br />
(ha realizzato i mosaici <strong>della</strong> cappella<br />
Redemptoris Mater in Vaticano e delle<br />
basiliche di Fatima e San Giovanni Rotondo).<br />
La nuova applicazione ha tra le<br />
sue funzioni anche la lettura vocale del<br />
testo, l’aggiunta di note, la possibilità<br />
di scaricare e archiviare le prediche e<br />
di condividerle sui social network. La<br />
Clerus App, nelle intenzioni dei promotori,<br />
vuole essere uno strumento<br />
che invita il sacerdote a proporre ai fedeli<br />
omelie brevi ed efficaci, evitando<br />
il rischio di tenere una lezione o una<br />
conferenza. Una raccomandazione, del<br />
resto, che va nel senso indicato da Papa<br />
Francesco nell’esortazione apostolica<br />
Evangelii gaudium.<br />
Fr. Augustine Arun è un sacerdote<br />
di Kerala (India) che studia dogmatica<br />
alla Pontificia Università<br />
Gregoriana a Roma. Si è offerto<br />
di prestare servizio pastorale nella<br />
diocesi di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong> nel<br />
mese di settembre <strong>2018</strong>. <strong>Il</strong> sacerdote<br />
ha buone conoscenze dell’italiano,<br />
del tedesco e dell’inglese. Chi<br />
volesse contattarlo può rivolgersi al<br />
Vicariato generale <strong>della</strong> diocesi (tel.<br />
0471 306201, mail generalvikar.vicariogenerale@bz-bx.net)<br />
entro il<br />
30 aprile. <strong>Il</strong> vicario generale Eugen<br />
Runggal<strong>die</strong>r inoltrerà eventuali richieste.<br />
14<br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong>
chiesa&comunità<br />
Triduo e convegno a fine aprile<br />
In ricordo di padre Emiliano Tardif<br />
Rinnovamento carismatico cattolico<br />
organizza un “Omaggio e ricordo<br />
di padre Emiliano Tardif”, che esattamente<br />
vent’anni fa fu ospite a <strong>Bolzano</strong>.<br />
“Gesù è vivo” è il tema del triduo/<br />
convegno in programma da sabato<br />
28 aprile a martedì 1° maggio al santuario<br />
di Pietralba. Per prenotazioni<br />
sul ritiro info@albergopietralba.it, tel.<br />
0471-615124. Ulteriori info: mario.<br />
mannelli47@gmail.com Celebrazione<br />
conclusiva del triduo: martedì 1 maggio<br />
a <strong>Bolzano</strong>, ore 14.30, parrocchia<br />
San Giovanni Bosco, via Sassari 4, con<br />
don Beppino Cò e padre Isidro Asensio<br />
Alvarez.<br />
Quel giorno di 20 anni fa a <strong>Bolzano</strong><br />
Amava definirsi con molta umiltà<br />
“l’asinello di Gesù”, ma alle sue celebrazioni<br />
le Chiese non riuscivano a contenere<br />
i fedeli e bisognava utilizzare gli<br />
stadi. Fu a Salerno all’Arechi (stadio da<br />
calcio, serie B) pieno come non mai, che<br />
assistetti per la prima volta ad una sua<br />
celebrazione, successivamente a Rimini e<br />
finalmente a <strong>Bolzano</strong> al Palaonda. Sono<br />
passati venti anni dalla celebrazione bolzanina<br />
(era domenica 27 settembre 1998)<br />
di padre Emiliano Tardif ma il ricordo è<br />
ancora vivo in me assieme ai fratelli del<br />
servizio e a quanti hanno potuto essere<br />
presenti. Purtroppo molti non poterono<br />
partecipare per motivi di sicurezza avendo<br />
lo stadio superato (secondo le stime) le<br />
<strong>die</strong>cimila presenze. Anche il nostro compianto<br />
vescovo Wilhelm Egger desiderò<br />
conoscere ed intrattenersi a lungo con padre<br />
Emiliano ed il suo traduttore (dalla<br />
lingua spagnola) padre Michele Vassallo.<br />
Fra i molti sacerdoti concelebranti era<br />
presente anche don Beppino Cò, poco conosciuto<br />
ai più in quanto missionario in<br />
Senegal, che fu avvicinato da una coppia<br />
di Mario Mannelli<br />
di sposi che non riuscivano ad avere figli<br />
e cercavano una benedizione ed un conforto.<br />
“Perché venite da me - fu la risposta<br />
del missionario - andate da padre Emiliano<br />
che è lì vicino!” Gli sposi insistettero<br />
per avere invece la benedizione proprio<br />
da quel missionario, che vista la loro insistenza<br />
pregò su di loro ed impose le mani.<br />
Non trascorse un anno che i due sposi<br />
poterono testimoniare la nascita <strong>della</strong> figlia<br />
Miriam a lode e gloria del Signore.<br />
Durante la celebrazione a <strong>Bolzano</strong> furono<br />
come sempre <strong>numero</strong>si i segni, i prodigi e<br />
le testimonianze di guarigione fisica e spirituale<br />
che Padre Emiliano preannunciava<br />
con le sue “parole di conoscenza”. Pochi<br />
mesi dopo, nel giugno 1999, padre Emiliano<br />
concludeva il suo “pellegrinaggio terreno”.<br />
Perché il Signore guarisce alcuni sì<br />
ed altri no?, gli chiedevano e si chiedeva.<br />
Sarà la prima domanda che farò al Signore<br />
quando lo incontrerò, rispondeva. Ora,<br />
mentre siamo in attesa <strong>della</strong> conclusione<br />
del processo in corso per la causa <strong>della</strong><br />
sua beatificazione, siamo sicuri che avrà<br />
avuto finalmente la risposta.<br />
Padre Emiliano Tardif al Palaonda di <strong>Bolzano</strong> con padre Michele Vassallo,<br />
don Beppino Cò e il personale di servizio quel giorno di vent’anni fa al Palaonda<br />
Centro pace <strong>Bolzano</strong><br />
Tre eventi, una mostra<br />
Per dare il proprio contributo a<br />
una cultura di pace e umanità, la<br />
Caritas <strong>della</strong> diocesi di <strong>Bolzano</strong>-<br />
<strong>Bressanone</strong> ha assunto da gennaio<br />
<strong>2018</strong> la gestione del “Centro<br />
per la Pace” per conto del Comune<br />
di <strong>Bolzano</strong>. In aprile e maggio<br />
alcuni interessanti eventi.<br />
11 aprile alle 18, sala di rappresentanza<br />
del Comune di <strong>Bolzano</strong>:<br />
“Don Dante Clauser visto<br />
da vicino”, con PIERGIORGIO<br />
BORTOLOTTI, scrittore e già<br />
direttore di “Punto d’Incontro”,<br />
centro di accoglienza per emarginati<br />
e senza dimora a Trento.<br />
Modera Alessandro Pedrotti di<br />
Odos-Caritas.<br />
23 aprile alle 18.30: inaugurazione<br />
<strong>della</strong> mostra di Casa<br />
Migrantes, con GENNARO<br />
GIUDETTI, volontario dell‘ong<br />
Sea-Watch, che ha recuperato<br />
decine di migranti salvandoli<br />
da naufragi, e gli operatori di<br />
Casa Migrantes. Modera Sandro<br />
Tognolo, responsabile di Casa<br />
Migrantes.<br />
27 aprile alle 18, sala dell’antico<br />
municipio a <strong>Bolzano</strong>: “Elogio<br />
<strong>della</strong> dolcezza”, con BEATRICE<br />
BALSAMO, psicanalista, presidente<br />
dell’Associazione “Psicologia<br />
umanistica e delle narrazioni.<br />
Psicoanalisi. Arte. Scienze<br />
Umane”.<br />
9 maggio alle 18, sala di<br />
rappresentanza del Comune: “Ricordo<br />
di Aldo Moro in rapporto<br />
con l’Alto Adige”, con MAURI-<br />
ZIO FERRANDI, storico e già<br />
caporedattore RAI a <strong>Bolzano</strong>,<br />
LEOPOLD STEURER, docente e<br />
storico, KARL ZELLER e GIOR-<br />
GIO POSTAL, ex parlamentari.<br />
Modera Paolo Valente, direttore<br />
Caritas. In collaborazione con<br />
l’associazione “Geschichte und<br />
Region/Storia e Regione”.<br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 1 – aprile <strong>2018</strong> 15
numeri<br />
Da Kant a Tornatore<br />
<strong>Aprile</strong> è il mese <strong>della</strong> Giornata mondiale del libro. Viaggio in pillole nella biblioteca<br />
del Seminario maggiore e dello Studio teologico accademico di <strong>Bressanone</strong>.<br />
La splendida biblioteca barocca a <strong>Bressanone</strong><br />
<strong>Il</strong> 23 aprile si celebra la Giornata<br />
mondiale del libro, iniziativa dell’U-<br />
NESCO per promuovere la lettura, la<br />
pubblicazione dei libri e la tutela del<br />
copyright. A <strong>Bressanone</strong> un evento<br />
da non perdere: nei 5 giorni di “Libri<br />
in festa“ (23-28 aprile) la biblioteca<br />
del Seminario maggiore presenta<br />
al pubblico i suoi tesori nascosti. <strong>Il</strong> 24<br />
(orario 16-17) e il 26 (10-11) visita ai<br />
preziosi manoscritti me<strong>die</strong>vali con miniature:<br />
la biblioteca ne ha più di 120.<br />
145mila i volumi patrimonio<br />
<strong>della</strong> biblioteca diocesana del Seminario<br />
maggiore e dello Studio teologico<br />
accademico di <strong>Bressanone</strong>, situata<br />
in via del Seminario 4. È specializzata<br />
nelle tematiche <strong>della</strong> teologia e <strong>della</strong><br />
filosofia. Direttore <strong>della</strong> biblioteca è<br />
Ulrich Fistill, decano dello Studio teologico<br />
accademico e professore ordinario<br />
di Antico testamento.<br />
300 tra riviste scientifiche, quotidiani<br />
e settimanali possono essere<br />
consultati nella biblioteca<br />
20mila volumi sono custoditi<br />
nella sede dell‘antica biblioteca barocca,<br />
ultimata verso il 1772. Le opere<br />
più antiche facevano parte delle biblioteche<br />
private dei principi-vescovi<br />
di <strong>Bressanone</strong>.<br />
1493 la data a cui risale l‘antico<br />
Missale Brixinensis custodito nella<br />
biblioteca. <strong>Il</strong> libro liturgico fu stampato<br />
ad Augusta (Augsburg) su incarico<br />
di Melchior von Meckau, vescovo<br />
di <strong>Bressanone</strong> (1488-1509). Del XIV<br />
secolo è invece il “Karnoler Missal“,<br />
il messale di Cornale, una frazione di<br />
<strong>Bressanone</strong>.<br />
1781 l‘anno dell’edizione <strong>della</strong><br />
“Critica <strong>della</strong> ragion pura“ di Immanuel<br />
Kant stampata a Riga e conservata<br />
nella biblioteca antica.<br />
3 anni fa il regista premio Oscar<br />
Giuseppe Tornatore ha ambientato il<br />
set del film “La corrispondenza“ (protagonista<br />
Jeremy Irons) nella spettacolare<br />
biblioteca storica del Seminario<br />
e dello Studio teologico. Sono le<br />
scene in cui la studentessa universitaria<br />
impersonata da Olga Kurylenko<br />
studia sugli antichi volumi <strong>della</strong><br />
biblioteca.<br />
Concorso: progetti entro il 16 maggio<br />
Opere d‘artista<br />
in 12 chiese<br />
rs sacra: arte, chiesa e contem-<br />
è il titolo del progetto<br />
“Aporaneità“<br />
promosso da Südtiroler Künstlerbund,<br />
<strong>Diocesi</strong> di <strong>Bolzano</strong> <strong>Bressanone</strong> e Museo<br />
Civico di Chiusa: l’invito, rivolto<br />
agli artisti altoatesini, è a confrontarsi<br />
con gli edifici religiosi lungo la val<br />
d’Isarco attraverso la creaazione e la<br />
collocazione nella chiesa di un’opera<br />
d’arte. Nello specifico, Ars sacra chiede<br />
agli artisti locali di sviluppare idee e<br />
proposte per dodici chiese nelle quali<br />
realizzare un progetto artistico che<br />
sarà esposto temporaneamente. Sono<br />
le chiese di Rio Pusteria, <strong>Bressanone</strong>,<br />
Millan, Lazfons, Chiusa, Castelrotto e<br />
Renon, a cui si aggiungono l’abbazia di<br />
Novacella, la chiesa di San Sebastiano<br />
e la chiesa dei Cappuccini a Chiusa, la<br />
chiesa di Santa Croce e la chiesa di Nostra<br />
Signora a Sabiona. Le opere saranno<br />
selezionate da una giuria di esperti<br />
e potranno essere collocate all’interno<br />
<strong>della</strong> chiesa o su una facciata all’esterno<br />
ma anche nello spazio attiguo. Per la<br />
realizzazione dell’opera d’arte prescelta<br />
c‘è un rimborso spese di 1500 euro. <strong>Il</strong><br />
bando prevede la consegna del progetto<br />
artistico entro il 16 maggio, le opere<br />
dovranno essere installate entro il<br />
30 settembre. L’inaugurazione del progetto<br />
Ars sacra è fissata per il 13 ottobre<br />
e l’esposizione proseguirà fino al 3<br />
novembre <strong>2018</strong>. Info: www.ars-sacra.it<br />
<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong><br />
<strong>Mensile</strong> <strong>della</strong> <strong>Diocesi</strong> di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />
<strong>Anno</strong> LIV – Numero 1 – <strong>Aprile</strong> <strong>2018</strong><br />
Registrazione del Tribunale di <strong>Bolzano</strong> n. 7/1965<br />
del 21.09.1965<br />
Editore: <strong>Diocesi</strong> di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong>,<br />
piazza Duomo 2, 39100 <strong>Bolzano</strong><br />
Direttore responsabile: Paolo Ferrari<br />
Stampa: Athesia Druck srl,<br />
via del Vigneto 7, <strong>Bolzano</strong><br />
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